IL DIAMANTE DEL PROFETA
di Carlo Terron
Commedia – durata 1h 40’
Personaggi:
VIOLANTE
VALERIANA
TRANQUILLIANO
APOLLONIO
CIRO
VITO figlio di Ciro
LUCIA figlia di Ciro
FORTUNATO
ROSA
PRIMO ATTO
Allepoca dei fatti che stiamo per riferire, in questo tinello cera di tutto: il tavolo rotondo in mezzo, col tappeto vecchio di velluto gli armadi ad angolo, i festoni polverosi intorno alla luce del balcone, le poltroncine imbottite e i puff guarniti di ricami alluncinetto, i tavolucci con tre gambe, gli orologi sotto le campane di vetro, i fiori di carta sulle mensole e la poltrona che servì, in vita, ad Archimede prima, e a Prudenziano Rebulsi dopo. Cera anche un sensibile odore di verze stufate, ma quello non si vedeva. Che gente! Era di domenica sera, un sedici di marzo e ci stavano alcuni dei Rebulsi. La Violante e la Valeriana, parte dell'arredo più che persone vive, vestite con abiti prodigiosi, di non si sa quanti mai anni fa, acconciate e addobbate come Madonne il dì della sagra, sedute, colle mani sulla pancia, a contemplare Se stesse, luna nellaspetto dellaltra, come in uno specchio, ed ogni tanto si abbandonavano a chiocci e smancerati entusiasmi; Lucia, dimessa e risentita, ancor giovine e già vecchia che rammendava in silenzio della roba; e Ciro, suo padre, al tavolo a riportar cifre su un registro.
In principio sembrava una domenica di sera come tutte le altre e nulla faceva sospettare che dovesse accadere qualche cosa di insolito.
Dicevano:
VALERIANA
A quanto siamo, Ciro, a quanto siamo!
CIRO
Uhm... (mugola e continua a riportare cifre)
VIOLANTE
Quanti sono questa settimana?
CIRO
Quarantamila e duecento.
VIOLANTE
(solleva le polpe dalla sedia e si fa presso il fratello per leggere al di sopra delle sue spalle)
...e cinquantasei e settanta.
VALERIANA
... e settanta. (Le fa eco)
VIOLANTE
Ci aveva detto cinquantasei e settanta di meno.
VALERIANA
(col suo grasso ridere da quaglia che, subito, si raddoppia nella sorella) Quarantamila e duecento cinquantasei e settanta. Bene, bene.
VIOLANTE
Tra poco sarà qui anche Apollonio coi pegni.
VALERIANA
Apollonio porterà il monile della Rosaria?
Il fratello tace.
VALERIANA
Parlo con te, Ciro.
CIRO
Lo dovrebbe portare. Soldi da pagare hanno detto di non averne, dunque Apollonio dovrebbe portare loro.
VIOLANTE
Le ballava sulle tette quando se lo metteva per andare a messa. Saltava e suonava che si sentiva per tutta la chiesa. Una canzone che faceva allegria.
VALERIANA
E invidia.
CIRO
Fu pagato 356 lire nel 1909.
VIOLANTE
Quello è tutto pietre buone.
CIRO
(calcolando) Oggi non può valere meno di settantamila lire.
VALERIANA
È un bel monile.
VIOLANTE
Tanta superbia ed ora devono cederci il monile.
CIRO
Non dir dieci fin che non ce lhai in tasca. Apollonio non è ancora venuto.
VIOLANTE
Oh, Apollonio lo porterà.
Hanno esaurito il discorso.
LUCIA
(dopo un po) Bisognerà comperare dellaltro filo nero.
CIRO
Troppo filo consumi, Lucia, per quelle calze.
LUCIA
Sono le calze che non tengono più.
CIRO
Si sfilaccia un pezzo di stoffa vecchia e si ha cotone da rammendare fin che si vuole.
VIOLANTE
I capelli, invece. Per aggiustare le calze non cè meglio dei capelli. Tengono e non si vede il rammendo.
LUCIA
(maligna) Queste calze grige sono vostre, zia. Anche se volessi adoperare dei miei, non potrei rammendarle. Ci vorrebbe un mazzetto dei capelli vostri.
VIOLANTE
(spaventata) Non mi vorrai, per caso, strappare i capelli, nipote?
LUCIA
Io devo solo aggiustarvi le calze e non posso ridurmi calva per andar dietro alle vostre economie.
CIRO
Nessuno ti vuole far diventar calva. Basta raccogliere quelli che restano nel pettine.
VIOLANTE
I capelli sono sempre stati la ricchezza delle donne Rebulsi.
A Valeriana le viene l'associazione di idee di toccarsi la testa e di dire:
VALERIANA
Mica per offendere. Ma mi sa che i miei capelli si conservano meglio dei tuoi.
VIOLANTE
Vorrai dire piuttosto il contrario. Io non li ho mai rovinati col ferro.
VALERIANA
Giudica tu Ciro: si conservano meglio i capelli miei o quelli della Violante?
CIRO
Ho proprio voglia di badare ai vostri capelli! Penso ad Apollonio che ancora non si vede coi pegni.
Viene dentro Rosa, la serva, e giovine. Toglie una bottiglia da un armadio, poi alcuni bicchierini minuscoli. Si mette a riempirli e quindi li serve ai padroni.
LUCIA
A me no, Rosa.
VALERIANA
Non vuoi prendere il tuo rosolio, Lucia?
LUCIA
Sapete bene che non mi piace, quella roba lì.
VALERIANA
È tanto buono, invece.
VIOLANTE
E sano. Solo nella roba fatta in casa si sa quel che cè dentro.
LUCIA
Alla sera, prenderei più volentieri una chicchera di caffè.
VIOLANTE
Hai gusti da signori, nipote. In casa nostra, alla domenica, dopo cena, si è sempre bevuto il rosolio.
ROSA
Devo prepararglielo, signorina?
LUCIA
No, no lascia stare.
CIRO
Il caffè, di sera, batte il nervoso e impedisce di dormire.
ROSA
Se vuole. Faccio in cinque minuti.
CIRO
Ti ha detto di lasciar stare.
ROSA
Ho versato anche il bicchierino del signor Tranquilliano. (E lo mette, quello e un altro, sul tavolo).
CIRO
E se poi non lo beve?
ROSA
Glielho anche chiesto, ma non mi ha voluto rispondere. In tuttoggi non ha cacciato una parola. Sè messo in economia stretta. Ma vedrà che lo beve.
CIRO
Qualche volta non lha bevuto.
VALERIANA
Se Tranquilliano non lo beve, facciamo metà io e te, Violante.
CIRO
(sorseggiando il suo bicchierino) Tu devi sempre versare in modo che ne vada perso un dito nel piattino.
ROSA
Mi è scappata la mano.
CIRO
Dito oggi, dito domani, sono bottiglie che vanno.
VIOLANTE
Hai preparato anche per il signorino Vito?
ROSA
Glielho già messo lì. E cè pure quello del signor Apollonio. Salute signori e cerchino di non ubriacarsi. (Ritorna in cucina).
VIOLANTE
Quella lì ci ruba Vito.
VALERIANA
Vito è bello e giovine e quella serva vuol portarcelo via.
VIOLANTE
...Vito fa gola.
LUCIA
Ancora contro quella povera ragazza! È Vito che la tormenta. È Vito che non la lascia tranquilla.
VALERIANA
Tu non dici nulla, Ciro?
CIRO
Storie, fantasie di voialtre donne.
VIOLANTE
Ma lho vista io che si faceva baciare dietro la porta.
VALERIANA
Povero Vito. Povero Vito, ce lo consuma.
VIOLANTE
Ladra! Lascia aperto luscio della sua camera, la notte.
CIRO
Ebbene, non è padrona di lasciar aperto luscio della sua camera? Gira laria.
VIOLANTE
Ciro! Tutto il nostro andrà un giorno a queste due creature; non penserai, per caso, che Vito debba portare in casa una serva.
VALERIANA
Che, oltre tutto, non ha nemmeno la camicia sulla pelle.
LUCIA
(cattiva) Ma la pelle è fina, zia; ha ventanni, ha lallegria che le canta per la carne. Ha tutto quello che manca in casa nostra.
CIRO
Basta, Lucia.
VIOLANTE
Dalle una sberla, Ciro.
CIRO
Basta anche voialtre.
VIOLANTE
Sfacciata!... Trattar così chi le ha fatto da madre.
VALERIANA
Tu non ci vuoi bene, Lucia.
LUCIA
No, zia.
VALERIANA
Oohh!...
CIRO
Ho detto basta, Lucia.
VIOLANTE
Devi tenere gli occhi aperti, fratello.
VALERIANA
Meglio licenziarla.
VIOLANTE
Se la intendono. E io non voglio.
VALERIANA
E neanche io.
CIRO
Esagerate... Dopo tutto... anche se fosse... Sono giovani e piuttosto che egli vada a sperperare fuori di casa...
VIOLANTE
E intanto ce lo prende.
VALERIANA
E ce lo sciupa.
VIOLANTE
Povero innocente. (E non può fare a meno di andarlo a chiamare attraverso la porta) Vito, Vito... Vieni a bere il tuo rosolio.
E il signorino Vito subito dentro.
VITO
Agli ordini, zia. (Abbraccia la zia Violante che lo ricambia con slancio).
VIOLANTE
Caro caro caro!
VITO
(fa il suo dovere anche con la zia Valeriana).
VALERIANA
Mio mio mio!
VITO
Lo devo proprio bere?
VALERIANA
È tanto buono.
VITO
(trangugiando smorfiosamente il liquore dun fiato) Ecco, e fino a domenica prossima non ci si pensa più.
VIOLANTE
Sei pallidino, caro.
VALERIANA
Ti senti stanco?
VIOLANTE
Lo vedi, Ciro, quantè sciupato?
VITO
Sto benissimo, invece, care le mie zione maledette!
CIRO
È tornato tuo zio Apollonio?
VITO
Non sè ancora visto.
Entra invece Tranquilliano, quellaltro e tutti lo salutano con rispetto. Il nuovo venuto, senza rispondere a nessuno e badando a fare la via più breve, va a sedersi. E tace.
VIOLANTE
Lì cè il tuo bicchierino, Tranquilliano.
TRANQUILLIANO
(facendo sempre un grande sforzo a parlare ed anche, dove può, economizzando qualche mezza parola) Potevate dirmelo prima che mi sedessi.
LUCIA
(che, col fratello, viene a trovarsi discosta dalla compagnia, a mezza voce) Ora sta lì a calcolare se gli conviene spendere il fiato per andarlo a prendere, oppure rinunciare a berlo.
VITO
A me mi diverte.
LUCIA
Tu fai lipocrita e, così, ci guadagni qualche cosa anche tu.
VITO
Penso che un giorno se ne andranno allinferno tutti quanti e si potrà fare quel che ci piace.
LUCIA
Ma quando?!...
VITO
Bisogna aver pazienza. Loro vanno e i soldi restano. Queste sono due cose sicure.
VIOLANTE
Quarantamiladuecentocinquantasei, questa settimana, Tranquilliano.
TRANQUILLIANO
E...
VIOLANTE
E basta.
VALERIANA
Se Ciro non ci imbroglia...
VITO
(sempre sottovoce a sua sorella) Li senti, i fossili? Oggi è festa e dovrebbe scialare con qualche mezzo discorso. Sè risparmiato abbastanza oggi; non si è mosso e non ha aperto bocca in tutto il giorno.
TRANQUILLIANO
Se...
VITO
(subito) Eh, che dici, zio? Parla parla! (Ma laltro sè limitato ad un attuzzo verso il tavolo) Vuoi qualcosa?
VALERIANA
Il bicchierino. Vuole che gli diate il suo bicchierino.
LUCIA
Perfino le parole si fa imprestare.
VITO
Ah, quello! Ma bisognava dirlo. Eccovi servito. (Gli porta il liquore prendendo larga più che può la via e ritorna presso la sorella) ...e latto. Le parole e latto. Ha già fatto un affare. Scommessa che lo faccio parlare?
Nella stanza comincia ad esserci più animazione. Ciro si è alzato ed ogni tanto entra ed esce da una porta per vedere se arrivi laltro fratello. Il giovanotto si mette ostentatamente a sperperare andando su e giù, dimenandosi, fischiettando, toccando i mobili e cambiando di posto alle cose. Giunto vicino alla Violante, le scocca un gran bacio sulla guancia destra.
VIOLANTE
Caro il mio birbante.
VITO
(fa altrettanto sulla ganascia sinistra della Valeriana) Parti uguali perché non nascano questioni.
Ad un abile osservatore non dovrebbe sfuggire un intimo patimento sul volto di Tranquilliano.
VALERIANA
Sei allegro, stasera, Vito.
VIOLANTE
Allarga il cuore vederlo.
VITO
(smanceroso) Sono allegro, ho voglia di muovermi, di cantare; voglio bene a tutti e vorrei fare allamore.
VALERIANA
Caro.
VIOLANTE
Caro.
Ma è venuta la volta dello zio, al quale, colla più candida innocenza:
VITO
Il giusto è giusto: un bacio anche a voi, zio Tranquilliano. (Dice e glielo dà a tradimento) Ma dovreste anche restituirmelo, però.
TRANQUILLIANO
(dopo una visibile lotta interna, finisce comessere sopraffatto dal demone filosofico) Dimenarsi meno. Stare più quieti. Non parlare tanto.
VITO
(tra le parole dellaltro, alla sorella) Hai visto? Parla.
LUCIA
Ora sciala e poi si pente.
TRANQUILLIANO
...Fate paura.
VALERIANA
Cosa dici mai, Tranquilliano?
TRANQUILLIANO
Di tutti i gesti che fate, di tutte le parole che dite, quelli indispensabili sono meno del dieci per cento.
VITO
È allegria, zio, allegria di cuore.
TRANQUILLIANO
Dissipazione! Il mondo non è che dissipazione e voi non fate che sperperare voi stessi.
VITO
(Lazzarone) Siamo sani, siamo ricchi...
TRANQUILLIANO
Pazzi, siete. Continuate a buttar via energie, ve ne accorgerete. Credete che basti economizzare le... le...
VITO
(subito subito) Le?... Che cosa?
TRANQUILLIANO
I... i...
VITO
Soldi. Visto: lo zio è riuscito a farsi imprestare la parola soldi, da me.
LUCIA
Soldi! Neanche della parola ci si deve privare.
TRANQUILLIANO
E non pensate a tener da conto il più: voi stessi... Voi dissipate la famiglia. Come se non bastasse tutto quello che non si può a meno di fare dalla mattina alla... Uno spavento... gesti compiere, parole dire... e lo stomaco digerire, polmoni su e giù, cuore battere. Mai riposare.
VITO
Ha inventato il telegramma.
TRANQUILLIANO
Tutto perso... senza rimedio. Ci pensate mai, voi?
VALERIANA
Io no, Tranquilliano, non ci ho mai pensato.
TRANQUILLIANO
Incoscienti. La vita non è che un capitale che la provvidenza ci ha dato in consegna, una volta tanto, e che noi dobbiamo cercare di economizzare il più possibile e allora... eccetera...
VITO
Bè?... Avete capito, voi? Io niente.
VIOLANTE
Neanchio.
VALERIANA
Neanchio.
Leloquente personaggio spreca un gesto economico per significare basta, che ha detto anche troppo.
VITO
No, zio, per favore. Noi desideriamo comprendere bene il vostro pensiero. Ma se non vi spiegate meglio, il discorso resterà senza frutto.
TRANQUILLIANO
(piuttosto che qualcosa rimanga senza frutto si rassegna a continuare) Ciascuno ha a disposizione una somma di energia, un numero di atti, movimenti, parole fissate in precedenza...
VITO
Bene. Il capitale della vita. E allora...?
TRANQUILLIANO
Eccetera.
VITO
Non capisco; avanti, ancora un paio di frasi e forse ci siamo.
TRANQUILLIANO
Capitale consumato, tutto finito.
VIOLANTE
Vorresti toglierci il piacere di muoverci, di chiacchierare...
VALERIANA
Non costa niente.
TRANQUILLIANO
Costa la vita! Tanto più si campa quanto più ci si economizza. Voi la vita la buttate dalla finestra. Mi domando come siate ancor vivi.
VALERIANA
Ma allora, come ci si dovrebbe regolare?
TRANQUILLIANO
Lideale: immobili, senza consumare nulla di se stessi.
VITO
Magari con gli occhi chiusi.
VIOLANTE
Per risparmiare la vista.
VALERIANA
È giusto.
VITO
Immobili a pensare.
TRANQUILLIANO
Mai più. Abituarsi a risparmiare anche i pensieri.
VALERIANA
Ma è difficile.
TRANQUILLIANO
Fermi, che il cuore non battesse, che i polmoni non respirassero, che lo stomaco non... ecc...
VITO
...etera. Bene, zio, si può risparmiare un pezzo anche delleccetera.
TRANQUILLIANO
Allora forse ci si conserverebbe per sempre. Ma il destino non vuole.
Questo, pressa poco, egli ha detto, ma non è risultato come è stato riferito poiché egli ha cercato di economizzare qualche parola qua e là, dove ha potuto, qualche sillaba, le doppie e tutta la punteggiatura.
VITO
(con uno sberleffo) Ho capito: il tuo ideale è la morte.
VALERIANA
Tranquilliano è un filosofo.
VIOLANTE
Se nostro fratello avesse studiato, sai quanto avrebbe potuto guadagnare coi suoi pensieri?
VITO
Non cè più speranza di sentirvi parlare, per oggi, zio?
Non solo non parla più, ma non si esclude nemmeno che cerchi di saltare qualche atto respiratorio ed altre manifestazioni della vita vegetativa che sarebbe spreco elencare.
LUCIA
Ora deve economizzarsi una settimana almeno.
VITO
Ci avete dato una grande prova di affetto. La scoperta del risparmio biologico. Lenunciazione della vostra teoria, vi sarà costata almeno un paio dore di vita.
Laltro fa un piccolo gesto colle dita coste per dire che è poco.
VITO
Di più, dite? Eh sì, può darsi anche di più. Dio non voglia, un paio di giorni.
LUCIA
Voi vi suicidate per noi, zio.
VITO
Cosa possiamo dunque fare per dimostrarvi la nostra riconoscenza? Propongo unazione di recupero: metterci immobili, trattenendo il fiato per cinque minuti.
Ma limpazienza che ha impedito a Ciro di partecipare al discorso è stata finalmente appagata. In una delle sue esplorazioni egli ha incontrato il fratello. Ed ora viene dentro con Apollonio, il gobbo che appare alquanto esaltato.
APOLLONIO
Presto, che cè da decidere un affare straordinario.
CIRO
Tardi, stassera, Apollonio. Avrai ancora perso tempo per star dietro al mussulmano.
VIOLANTE
Quelli non fanno affari con noi. O se ne fanno, è per imbrogliarci.
VALERIANA
Teniamoci fra cristiani, finché è possibile. Fra di noi ci si scanna meglio.
APOLLONIO
(trangugiando il suo bicchierino) Invece è proprio di lui che dobbiamo parlare.
CIRO
(mettendosi a sedere davanti al registro, pronto a scrivere) Prima il resoconto.
VALERIANA
Lhai portato il monile della Rosaria?
APOLLONIO
(Impazientissimo) Eccolo qua! (E lo getta sulla tavola) Ma ce nè voluto; chiedevano unaltra dilazione, offrivano altre cambiali.
CIRO
Cambiali niente, quando cè oro da prendere.
Le gemelle si sono già precipitate sul gioiello.
VIOLANTE
Finalmente !
VALERIANA
(togliendoglielo dalle mani) Bello, bello !
VIOLANTE
(riprendendoglielo) Che peso! Che luce!
VALERIANA
Dammelo! (E se lo mette al collo) Lasciamelo tenere. Mi riscalda. Domenica lo metterai tu; una domenica per ciascuna.
APOLLONIO
(via via, gettando stella tavola affrettatamente quanto va nominando) Gli Arsani. (Un anello) Duecento per due mesi al venti.
CIRO
Poco.
APOLLONIO
Lanello vale almeno il doppio ed è escluso che possano pagare alla scadenza.
E mano a mano che lusuraio mette fuori roba fa impressione vedere le due vecchie appuntarsela addosso.
VIOLANTE
Mi va largo. Peccato.
VALERIANA
Va largo anche a me.
VITO
Provate nel pollice.
E difatti, nel pollice va bene.
APOLLONIO
Due cambiali dei Vareli. Mille per seicento a un anno. Solvibili.
CIRO
Non far confusione. Con questa furia non riesco a tenerti dietro.
APOLLONIO
Non cè altro. Ed ora attenti bene.
VITO
Facciamo testamento?
LUCIA
(alzandosi) Noi ce ne dobbiamo andare, immagino.
APOLLONIO
No, tutta la famiglia. Dobbiamo decidere uniti. Anche voi, ormai siete grandi e dovete imparare.
Intanto tutta la famiglia si va sedendo in circolo.
VITO
Coraggio, zio Tranquilliano, bisogna che facciate la spesa di avvicinarvi al tavolo.
TRANQUILLIANO
Sento anche qui.
Anche Lucia è rimasta, un po in disparte.
APOLLONIO
Ci ascolta nessuno? (Va a controllare che la porta sia ben chiusa e poi torna al suo posto) Diecine di milioni!
VIOLANTE
Oh Dio !...
Ciò fa la sua impressione. Si può giudicare da Tranquilliano il quale si decide a trascinare la sua sedia presso il tavolo e a mettersi in circolo con gli altri.
CIRO
Sicuri?
APOLLONIO
Sicuri... sicuri... I milioni non volano dentro dalla finestra senza far niente.
CIRO
Liquido, cambiali, titoli, immobili?
APOLLONIO
Un diamante.
CIRO
Un diamante?
VIOLANTE
Può valer tanto un diamante?
APOLLONIO
Anche di più. È grosso come una nocciola.
CIRO
Lhai visto?
APOLLONIO
Lho tenuto in mano. Una cosa... una cosa! La corrente elettrica! Pensate: pare che sia appartenuto a Maometto.
VITO
Il mussulmano, eh!?
TRANQUILLIANO
Vuole appioppartelo e ha inventato Maometto.
VITO
Culo di bicchiere, zio.
CIRO
Da quando, in città, è arrivato il mussulmano tu hai perso il criterio.
APOLLONIO
Se vi parlo di una cosa tanta, sarò ben sicuro, no?
CIRO
Quanto ti ha domandato in prestito?
APOLLONIO
Ma non è questo. Lui non sa niente. È già partito. È diverso.
CIRO
Quanto bisognerebbe arrischiare?
APOLLONIO
Nulla, nulla. Questo è straordinario! Ossia qualche spesa per una persona.
CIRO
Parla chiaro.
APOLLONIO
Voi dite che io ho perso la testa per il mussulmano. Vorrei vedere chi non lavrebbe persa. II mussulmano arriva improvvisamente in paese, spende e spande... automobili, servitori, mance da re... parla tutte le lingue, male, ma le parla... e poi collane, anelli, pietre grosse come uova sul turbante... pietre sulle scarpe... Cosa fa? Perché è venuto qui? Oggi canta, si ubbriaca, vola collaeroplano, abbraccia tutti quelli che incontra e promette il paradiso, il loro, si intende, pieno di donne nude; domani, chiuso in camera, nudo, si fa frustare, piange e digiuna, continua a dire che è impuro e prende a calci le sue valige di pietre preziose.
VIOLANTE
Valige? Esagerato!
CIRO
Apollonio?!
APOLLONIO
Viste, vi dico, viste con questi occhi. Lui riceve tutti, si confida con tutti, salvo, poi, quando gli cambiano gli umori, buttarli giù per le scale. Aperte con queste mani, due valige piene, toccate con queste dita.
VALERIANA
Ho capito: è il Conte di Montecristo.
APOLLONIO
Unostia! È un principe, un marajà, laccidente che so io di uno di quei paesi gonfi di petrolio. Egli non ha pace: vaga e fugge per il mondo perché è perseguitato dalla maledizione di Allah.
VITO
Cè altro?
APOLLONIO
Dice lui, dice lui che è perseguitato dalla maledizione di Allah.
CIRO
Un povero matto.
APOLLONIO
Se mi lasciate parlare...
TRANQUILLIANO
Niente divagare. Lessenziale.
APOLLONIO
È sul diamante che pesa la maledizione di Allah. Sembra che esso sia stato trafugato da una moschea, che so io... Lui lha avuto, lha comperato, glielhanno regalato, lha rubato... laccidente che lo strangoli. Quello che conta è che lo aveva. E Maometto gli ha dato ordine di disperderlo. Ed oggi lha disperso.
VIOLANTE
Che storia !
CIRO
(È rimasto molto perplesso, se no parlerebbe).
VALERIANA
Io ho una gran confusione nella testa. Questo Maometto è il mussulmano?
VIOLANTE
No. È un mussulmano, ma non è Maometto.
VALERIANA
Allora è Allah.
VIOLANTE
Ma no.
VALERIANA
Oh... prima era uno solo; adesso sono già in tre. Lha rubato a Maometto?
VIOLANTE
Sì, pressa poco.
APOLLONIO
No, no!
VALERIANA
Ma di chi era questo diamante?
APOLLONIO
Di Maometto.
VALERIANA
Allora è stato Allah che lo ha rubato a Maometto e lha dato al mussulmano.
APOLLONIO
Allah è quello che lo perseguita.
VALERIANA
E allora non gli ha dato il diamante.
TRANQUILLIANO
Concludere.
APOLLONIO
Mi dovete credere. Il mussulmano, Maometto, Allah, quelli non contano. Se volete, matto il mussulmano; ciò che ha importanza è solo il diamante e su quello non mi sbaglio.
CIRO
Che ne dici, tu, Tranquilliano?
TRANQUILLIANO
Se non finisce...
APOLLONIO
È presto detto. Oggi era più esaltato del solito. Forse era ubriaco. Vedeva Allah da tutte le parti, parlava di una spada di fuoco. Io ero là. Diceva che io ero Maometto gridava che Allah è grande e che io ero il suo profeta e mi scongiurava di non incenerirlo. Sè messo nudo di madre, ha fatto un bagno, poi mi ha baciato i piedi e ha detto obbedisco.
VALERIANA
Ho capito: è Garibaldi...
VIOLANTE
Ti ha dato il diamante!
APOLLONIO
No. Ha spalancato la finestra, ha preso il diamante e lha gettato in strada, mettendosi a gridare Sono mondo, sono mondo. Mi ha abbracciato ed ha dato ordine per partire.
TRANQUILLIANO
Tienti al diamante.
VIOLANTE
Dovè finito il diamante?
APOLLONIO
(piagnucolando, perfino)
Adesso non mi crederete, ma vi giuro che è tutto vero.
CIRO
Va avanti.
APOLLONIO
Sotto la finestra cè la trattoria del Moro Bianco, sapete; fuori cerano i tavoli apparecchiati. Bene. Il diamante è andato a finire in un piatto di minestrone preparato su un tavolo vuoto. Potete pensare come mi sono precipitato verso quella minestra.
VIOLANTE
Ce lhai?
VALERIANA
Fuori!
Una frase sopra laltra. Ci si alza, si rovesciano le sedie, unira di Allah.
APOLLONIO
Non ce lho. Quando sono arrivato giù, ho trovato un uomo seduto al tavolo che mangiava tranquillamente il suo minestrone.
CIRO
Buonanotte!
TRANQUILLIANO
Discorsi sprecati.
APOLLONIO
Io stavo lì e quellaltro continuava a mangiare, piano piano. Mi sono dovuto convincere che non si era accorto di nulla. Un uomo con quella faccia non poteva essersi accorto di nulla. Era andato un momento per un bisogno, prima di mettersi a tavola e, tornando, non sapeva che, nella sua minestra, cerano dei milioni.
CIRO
Dovevi impossessarti del piatto, in un modo o nellaltro.
APOLLONIO
Ero rimasto paralizzato, cogli occhi magnetizzati sopra le cucchiaiate, pensando al momento che, in fondo al piatto, sarebbe comparso il diamante.
CIRO
Ebbene?
APOLLONIO
Niente. Il piatto restò asciutto e nessuna traccia del diamante. Scomparso.
VITO
Forse un altro miracolo del profeta.
APOLLONIO
I casi erano due - che il diamante fosse annegato nella minestra ne ero sicuro come dellacqua del battesimo. O, durante il tempo occorrente a scendere la scala, qualcuno lo aveva preso; oppure luomo lo aveva inghiottito senza accorgersene. Il primo caso era da scartare. Nessuno sapeva della cosa, nessuno poteva aver visto niente, era stato un attimo. Mi attaccai alla seconda speranza, cioè alluomo. Gli chiesi il permesso di sedermi al suo tavolo, dovetti ordinare una minestra anchio, attaccai discorso e gli pagai anche la cena. Non lho lasciato solo un momento...
CIRO
Ed ora, dovè ora?
APOLLONIO
... Ma che tipo... uno di via, un mezzo vagabondo che va per le fiere. Dice che è anche poeta. La fatica per portarlo con me!
CIRO
Rispondi: dovè ora, disgraziato?
VIOLANTE
Lhai lasciato andare?
VALERIANA
Lhai perduto?
APOLLONIO
(esausto, ma vittorioso) È di là.
CIRO
Meno male.
TRANQUILLIANO
Questo, dovevi dir subito.
APOLLONIO
Siate pur certi, vivo o morto, a costo della pelle, a casa ce lavrei portato. Non sarà il diamante sulla mano, ma è il diamante nella sua custodia. In casa cè. Inconsapevole, ha un tesoro dentro e non ne sa niente.
LUCIA
(per la prima volta e malignetta) Ma sicuri, proprio sicuri, non lo siete.
APOLLONIO
Non può averlo che in pancia lui.
LUCIA
Anche se ce lha in pancia, non significa che lo abbiate voi.
VALERIANA
Non lo terrà mica dentro tutta la vita.
VIOLANTE
Lo dovrà far fuori, un giorno o laltro.
CIRO
A costo di tenerlo in casa finché campa.
TRANQUILLIANO
Laparatomia!
APOLLONIO
È questo, è questo che vi volevo dire fin dal principio...
VITO
Cristiani?!
APOLLONIO
No, no... è che non vuole accettare linvito neanche per qualche giorno. Dice che deve vivere qua e là, allaperto e cantare, figuratevi.
VIOLANTE
Canterà in casa nostra.
APOLLONIO
La fatica, la fatica per trascinarlo qui, colla scusa di bere una bottiglia. Bisogna far di tutto per trattenerlo, che non si allontani; non perderlo docchio un momento, mai, in qualunque circostanza. Mi spiego?
LUCIA
(sempre agra) Saranno spese.
CIRO
Pazienza.
VIOLANTE
Non importa.
CIRO
Faremo delle economie. Dopo.
APOLLONIO
Uniti, come un esercito! Non pensare al sonno, al riposo, a nulla. Tutti per lui, non lasciargli mancar niente, rendergli la vita un paradiso.
LUCIA
Ma saranno spese.
CIRO
Basta, Lucia.
VIOLANTE
Lo fa apposta.
VITO
Zio Tranquilliano, è venuto il momento che vi dovete buttar via un po anche voi.
APOLLONIO
Soprattutto, che non sospetti di nulla.
VITO
Prima di ogni altra cosa, occorre assicurarsi che lo contenga veramente...
TRANQUILLIANO
Farlo... (e col gesto intende: vomitare).
CIRO
Vedremo. Trattenerlo in casa, questa è la prima mossa.
APOLLONIO
Vado a prenderlo.
VIOLANTE
Ci sarà ancora?
APOLLONIO
(impugnando una chiave) Lho chiuso a chiave. (Via).
Tutti, si lascia immaginare in che stato, si preparano a ricevere la cassaforte vivente.
VALERIANA
Ho paura di non resisterci. Violante, mi sento venir male. È Maometto quello che deve entrare ora?
VITO
No, è Allah.
CIRO
Basta, Vito!
VIOLANTE
Animo, animo, Valeriana. Sono le prove della vita.
VALERIANA
Almeno fosse una storia fra battezzati.
CIRO
Disinvolti.
VITO
E generosi, soprattutto.
CIRO
Si farà quello che si deve fare. E chi crede di non poterci resistere che se ne vada. Ricordate: egli non sa nulla.
LUCIA
Io non ci resisto. Ma non ci resisto a unaltra cosa. (E va via).
VIOLANTE
Ma cosa fa che non viene?
Finalmente, cerimonioso e con un gran nervoso nella voce, torna il gobbo Apollonio tirandosi dietro Fortunato, dalla timidità furbesca e dalla spavalderia ribalda. Può avere un trentanni.
APOLLONIO
Avanti, avanti. Qui cè tutta la famiglia. Mio fratello Ciro, mio fratello Tranquilliano, le nostre sorelle Violante e Valeriana, mio nipote Vito. E Lucia?
CIRO
Era stanca ed è andata a letto. Restate servito. Signore.
TRANQUILLIANO
Riverito.
VIOLANTE
Benvenuto in casa nostra.
VITO
Signore...
FORTUNATO
Siete stato voi, giovanotto a chiamarmi signore? Mi fate torto. Io sono un poveretto: Fortunato.
CIRO
Fortunati noi.
FORTUNATO
Fortunato è il mio nome.
VIOLANTE
Un bel nome.
CIRO
Accomodatevi signor Fortunato. Oh, scusate. Fate come se foste in casa vostra, insomma.
APOLLONIO
Tutti nati, tutti cresciuti in questa casa, avuta dai padri dei padri.
FORTUNATO
Poveretti, bisogna aver pazienza.
VIOLANTE
Ehh?
CIRO
Come dite?
FORTUNATO
È probabile che ci morirete, anche, qui dentro.
CIRO
Provvidenza permettendolo...
FORTUNATO
È malinconico.
CIRO
Insomma...
FORTUNATO
(indicando una porta) Di lì, uscirete di lì, incassati... Conoscete già anche la camera, il letto dove tirerete lultimo respiro.
CIRO
(ridendo ebete) Già...
FORTUNATO
Sarete anche pieni di soldi, voialtri, che Dio li maledica.
CIRO
Oh pieni di soldi...!
VIOLANTE
Cosa vi salta in mente?
VALERIANA
Ricchi noi?
FORTUNATO
Eh no no, lasciate andare; per finir così, dovete essere anche ricchi. Con le vostre facce, la malattia è quella.
CIRO
Lo stretto bisogno per vivere onestamente e non dover niente a nessuno.
APOLLONIO
Ma sufficiente per offrire un po di ospitalità a una persona amica.
CIRO
Ah, questo sì.
FORTUNATO
Niente a nessuno, dite? Più si ha più si deve. Siete da compiangere. La gente si chiude in galera da sé e poi prega la Provvidenza che faccia la guardia alle serrature. Che volete farci? A voi è toccata questa disgrazia.
VIOLANTE
Voi non avete una casa?
FORTUNATO
No, io no, signora, per carità!
VIOLANTE
Signorina.
VALERIANA
Signorine tutte due.
FORTUNATO
Le vergini sagge.
VIOLANTE
Beh, abbastanza.
FORTUNATO
Poverette.
VIOLANTE
Non avete simpatia per la casa?
FORTUNATO
No, signorine, no no.
CIRO
Ma un tetto dove rifugiarsi, un letto per riposare... i parenti...
FORTUNATO
Alla larga! Per fortuna, niente di tutto ciò.
APOLLONIO
Non apprezzate la poesia della famiglia?
FORTUNATO
Ah io no. Penso che Lui, lassù, ci avrà dato i piedi per qualcosa. Oggi qua, domani là, questo è vivere secondo la sua legge. Ai dieci comandamenti bisognerebbe aggiungerne un undicesimo: non dormire due sere nello stesso letto...
VITO
Siamo a posto. (Sottovoce, allo zio Tranquilliano) Decidetevi a parlare anche voi, zio Tranquilliano.
FORTUNATO
...Nostro Signore cammina, non sta a pigione in un posto o nellaltro, e bisogna corrergli dietro per poterlo trovare. Non avete idea le gambe lunghe che ha.
TRANQUILLIANO
(decidendosi) Pure Egli ha detto...
FORTUNATO
(Subito) Ma ha anche detto: lascia tutto e seguimi. Andargli dietro, col proprio tesoro dentro e abbandonare tutto il resto.
VITO
Avete detto: tesoro dentro?
FORTUNATO
Sissignore.
VITO
Ah! Bene.
FORTUNATO
Tutti abbiamo un tesoro. Nellanima, giovinotto: la libertà.
CIRO
Ma, pure, anche la casa... fermarsi ogni tanto... magari in una casa amica, se non la propria.
FORTUNATO
Il Signore ci ha messo al mondo, non ci ha mica messo in casa, città tale, via tale, numero tale. Egli ci ha dato molto di più. Ci ha dato il mondo da percorrere e ognuno dovrà rendergliene conto, un giorno. È un dritto, lui. Lassù, quando, mi chiederà: che hai fatto della tua vita, lazzarone? io gli risponderò: ho camminato. E ci gioco la testa che, allora, mi dirà: ti sei comportato bene, vieni a sederti presso di me, Fortunato. E conoscendomi, ogni tanto mi lascerà fare un giretto.
CIRO
Sì, ma...
VITO
Volete che cambiamo discorso?
FORTUNATO
Per me, fa lo stesso. Il mio discorso è sempre quello da quando son nato.
APOLLONIO
Ma sì, beviamo questa bottiglia, invece. Rosa, Rosa...
TRANQUILLIANO
(sotto le spinte di qualcuno) Laudate Dominum in laetitia.
FORTUNATO
Ben detto. Mi piace. Volete ripetere?
VITO
Una parola!
Meno male che entra Rosa.
ROSA
Comandi.
APOLLONIO
Adesso tu vai in cantina, prendi una bottiglia di vino vecchio e la porti qui.
ROSA
Ma non è mica Natale, signore.
APOLLONIO
Non conta. Stasera si beve.
ROSA
Ha proprio detto una bottiglia? Per berla?
VITO
Per lavarsi il collo!
CIRO
Fa quello che ti si comanda.
ROSA
Sissignori.
VITO
Vado io a insegnarle.
VIOLANTE
Vito !
E tutti insieme, come vipere:
VALERIANA
No, Vito.
CIRO
Non muoverti di qui, tu. Vergognati.
FORTUNATO
(li guarda stupefatto e resta un attimo sospeso) Sei la serva, tu?
ROSA
Sì, signore.
FORTUNATO
Si sente. Io sono Fortunato.
ROSA
Sì, signore, come vuole.
FORTUNATO
Non dirmi signore, tu, perché ti do una sberla.
ROSA
Va bene. Scusi, signore. (Andandosene) Ma cosa succede stassera?
CIRO
Una stupida che non capisce niente.
FORTUNATO
Avete mai fatto la serva, voi?
CIRO
Io no.
FORTUNATO
E allora come potete dire che è stupida? Chissà quanto è difficile eseguire gli ordini della gente.
VIOLANTE
Suvvia, facciamo un po di allegria: tiriamo fuori la tovaglia bianca, Valeriana.
Le gemelle si muovono, prendono la tovaglia, la distendono, vi mettono sopra dei bicchieri. Fortunato si allunga su una sedia, trae di tasca unarmonica a bocca e si mette a suonare.
CIRO
(sottovoce, a quegli altri) Non ne caviamo niente.
APOLLONIO
Duri, duri.
VITO
(a Fortunato) Volete una sigaretta?
FORTUNATO
No, fumo la pipa.
VITO
Cè nessuno che ha una pipa, qui?
CIRO
No, ma se è necessario possiamo...
FORTUNATO
Non disturbatevi. Ho detto che fumo la pipa, non ho mica detto di aver voglia di fumarla qui. Più tardi. Allaperto. Io fumo sempre allaperto. Ora ho voglia di suonare.
Tutto tra un solfeggio e laltro.
APOLLONIO
Comodo, comodo.
CIRO
(sottovoce) se ne va, se ne va.
TRANQUILLIANO
Ubriacarlo!
CIRO
Detto e fatto!
APOLLONIO
Oh, ecco da bere. (Perché ha visto entrare la Rosa).
ROSA
La bottiglia. (Mettendola sul tavolo) Io ho fatto quello che hanno ordinato.
APOLLONIO
Vito, lì cè il cavaturaccioli.
VITO
(si accinge a sturarla).
FORTUNATO
Ti piace la musica?
ROSA
Oh sì, quando serve a ballare specialmente. (E sta per ritornare di là).
FORTUNATO
Te ne vai? Non resti qui a bere il tuo bicchiere, anche tu?
ROSA
Oh, ma io...
FORTUNATO
Forse, non si usa, in questa casa, dare un bicchiere di vino alla serva?
CIRO
Qui, qui anche tu, Rosa.
VIOLANTE
Un dito di vino cè anche per te.
VALERIANA
Siediti, dunque.
ROSA
Io faccio quello che mi ordinano, signori. (E starebbe per flettersi vicino a Vito, tanto che fa in tempo a mormorargli) Bisogna che ti parli.
VITO
Taci, ora.
VIOLANTE
No, lì no. Qui, Rosa, qui tra me e la Valeriana.
ROSA
Come vuole, signorina. (E cambia posto).
I bicchieri sono stati riempiti.
CIRO
(li serve. Primo lospite) Alla vostra salute.
FORTUNATO
Ci voleva. Sono un pochettino stracco.
VALERIANA
Camminate molto?
FORTUNATO
Più che posso.
VIOLANTE
Sempre a piedi?
FORTUNATO
Si intende. Quello di rendere il mondo sempre più piccolo è un grave peccato mortale e io cerco di evitarlo.
APOLLONIO
E chi è che si macchia di questa colpa?
FORTUNATO
Anche voi, suppongo. Il treno, lautomobile, fare più in fretta per andare da un punto allaltro, questo è rendere più piccolo il mondo e offendere la provvidenza. E poi la casa che lo riduce a un punto solo. (A Rosa, mutevole) Ti piace?
ROSA
È buono, grazie.
FORTUNATO
Siete mai stati voi, in Cina e nel Perù?
CIRO
No, io no.
FORTUNATO
Bene. Allora per voi la Cina e il Perù non esistono. Voi disconoscete lopera del Signore, la rendete meno grande. Egli va glorificato anche nella Cina e nel Perù.
TRANQUILLIANO
(a Vito, facendogli segno il bicchiere di Fortunato) Vuoto.
E Vito lo riempie.
APOLLONIO
E voi, ci siete stato?
FORTUNATO
Io no, ma spero di arrivarci un giorno. O, almeno, sarà stato nei miei progetti. Voglio che la morte mi afferri lungo la strada, e se non sarò riuscito a percorrere tutta la terra, non sarà stata colpa mia. Statemi a sentire - dirò - ho voluto contemplare tutta la vostra grandezza coi soli mezzi che mi avete dato voi, senza cercare di imbrogliarvi ed ho capito che siete largo spropositato. Perdonatemi per tutto quello che non ho potuto ammirare della creazione e abbiate pietà di me. Potevo camminare di più. È buono questo vino.
CIRO
Bevetene dunque un altro bicchiere.
FORTUNATO
Basta, basta.
CIRO
Avete paura che vi faccia male?
FORTUNATO
Oh, il vino a me non fa male. Ma, stassera, mi sento una specie di peso sullo stomaco...
APOLLONIO
Un peso sullo stomaco, dite?
CIRO
Ne siete sicuro?
APOLLONIO
Dove, dove?
FORTUNATO
Qui.
APOLLONIO
(toccandogli lo stomaco) Qui?
FORTUNATO
No, lì cè larmonica. Un po più giù. Come se avessi inghiottito un sasso.
APOLLONIO
Qui?
FORTUNATO
Ci siete.
CIRO
Vi dispiace di lasciarmi toccare?
FORTUNATO
Toccate pure.
CIRO
Se provaste... (E fa segno di vomitare).
APOLLONIO
Ecco !
FORTUNATO
Escluso. Finirei con lo star male sul serio.
CIRO
Qualche volta giova.
FORTUNATO
Non a me. Ma non preoccupatevi, signori. È un incomodo da nulla.
VALERIANA
(a mezza voce) Se potessi toccarlo anchio.
VIOLANTE
Pensa: forse è lì, due dita sotto la pelle.
FORTUNATO
Se volete, senza complimenti. (E si lascia toccare dalle due vecchie).
TRANQUILLIANO
Vi dispiace venir vicino?
FORTUNATO
Con piacere.
TRANQUILLIANO
È... lì?
FORTUNATO
(prendendogli la mano e posandosela sullo stomaco) Qui.
TRANQUILLIANO
(dopo avercela tessuta piuttosto a lungo) Raggi!
APOLLONIO
Giusto, voi dovete farvi i raggi.
VITO
Straordinario, zio.
CIRO
Non si sa mai.
VALERIANA
Potreste avere anche una brutta malattia.
VIOLANTE
È meglio vederci chiaro.
FORTUNATO
Malato io? Non dite sciocchezze. Sono un po lento di intestino ma non ho mai avuto altro.
VITO
Ah, perché voi...?
FORTUNATO
Fin da piccolo.
VITO
Benone!
ROSA
(ingenuamente) Se i padroni lo permettono, posso preparargli una borsa dacqua calda.
FORTUNATO
Ma no, non è nulla. Questa gente ha delle strane idee.
TRANQUILLIANO
Raggi!
APOLLONIO
Ma certo. Dovete assolutamente farvi una radiografia.
CIRO
Vedrete che qualcosa si scoprirà. È sempre utile conoscer ciò che si ha dentro.
FORTUNATO
Quattro passi e si accomoderà tutto. È la digestione.
CIRO
Magari siete malato.
VIOLANTE
Magari avete i calcoli.
VALERIANA
O un tumore.
VITO
Non si sa mai.
FORTUNATO
Siete sempre così ottimisti, voialtri?
APOLLONIO
In fatto di salute, la prudenza non è mai troppa.
CIRO
Siete sicuro di non aver inghiottito qualcosa di indigesto ?
Ma suo fratello lo tira per la giacchetta.
CIRO
Losso di qualche frutto, per esempio.
FORTUNATO
È probabile.
CIRO
Voi dovete star qui qualche giorno, finché vi sentirete bene. Fin che tutto sarà passato, ecco.
FORTUNATO
Ma io non mi sento affatto male.
CIRO
Caro voi, come potete asserirlo? Le malattie vengono senza far rumore. Mi ricordo uno che aveva una punta, così come voi, una semplice punta ogni tanto. Bene, neanche due mesi dopo: secco! Era unulcera. Pensate il rimorso se foste veramente malato: un cancro o cose del genere, e noi vi avessimo abbandonato così.
FORTUNATO
Tante grazie, ma non è il caso.
ROSA
(a parte, colle padrone e senza interrompere gli altri, mentre vanno sparecchiando) È veramente malato, signorina?
VIOLANTE
Malato, credo di sì.
VALERIANA
Dice bene Ciro, potrebbe trattarsi di unulcera.
ROSA
Poverino, così simpatico.
APOLLONIO
Dovete permettere anche a noi di fare un po di bene. E ve lo faremo, magari contro la vostra volontà. Vi ho capito, voi siete un uomo trascurato.
CIRO
Se volete girar il mondo, dovete aver cura della vostra salute.
VITO
Anchessa è un dono di Dio.
APOLLONIO
Noi vi faremo fare una radiografia, vi faremo curare, tutto ciò che occorrerà. Se sarà necessaria anche unoperazione. Vederci chiaro.
FORTUNATO
Siete buona gente e vi ringrazio, ma...
CIRO
Nessun ringraziamento, semplice amor del prossimo.
FORTUNATO
...Voglio dire che laria fresca basterà. Mi pare già di non sentir più nulla.
APOLLONIO
Non è possibile.
CIRO
Vi sbagliate. È suggestione.
FORTUNATO
No no, proprio più nulla.
APOLLONIO
(disperato) Insomma, voi non uscirete di qui! Ve ne scongiuro, non fateci questo torto.
CIRO
Temete di disturbare? Diteglielo, dunque, anche voi, sorelle, che, per noi, è un piacere.
Poveruomo! Ora se ne sono impossessate le due befane.
VALERIANA
(che si è ripresa) Ci sono mali che vanno e vengono e non bisogna trascurare.
VIOLANTE
Guai a tralasciare questi avvertimenti.
VALERIANA
Signore, io penso che voi abbiate, come minimo, un cancro.
VIOLANTE
Vi dovete lasciar curare.
VALERIANA
Non diteci di no.
FORTUNATO
Non fatemi ridere, care le mie signorine.
VIOLANTE
Bene, meglio se non avete niente. Stassera, intanto, dormirete in un buon letto.
FORTUNATO
Ah si, ho adocchiato un prato, appena fuori dal paese, che è un paradiso.
CIRO
Scherzate! Sarebbe unimprudenza enorme.
VIOLANTE
No no, qui da noi... in un letto vero.
VALERIANA
Coi materassi e le coperte.
FORTUNATO
(Mah, in qualche momento fa limpressione di giocare a gatto e topi. Forte). Stassera dormirò allaperto. In confidenza, sono fidanzato con una stella.
CIRO
Le sere sono ancora fredde e non si sa mai.
VALERIANA
Potreste anche svegliarvi morto, con quel disturbo nello stomaco.
VIOLANTE
Non potremo mai più perdonarcelo.
CIRO
Ce ne offendiamo, parola donore, la prendiamo per unoffesa.
Ora Fortunato tace e gli altri ne approfittano
APOLLONIO
Eh?... cosa dite?... sì?... sì?
CIRO
Ma sì!
APOLLONIO
Da bravo!
TRANQUILLIANO
Deciso!
FORTUNATO
Se è per farvi piacere, piuttosto che ve ne abbiate a male... per una sera...
APOLLONIO
Una sera? Quanto sarà necessario.
CIRO
Date tempo al tempo. Voi mettetevi nelle nostre mani e basta.
VIOLANTE
Dormirete in camera di Vito. Rosa, va a preparargli il letto. E mi raccomando. Poi verremo noi a vedere.
ROSA
Va bene, signorina. (Passando vicino a Fortunato) Dunque, resta?
FORTUNATO
Ti dispiace?
ROSA
Oh no, a me no. Deve essere allegro, lei.
E via.
FORTUNATO
Ma che buona gente si incontra per il mondo.
CIRO
Dovere, dovere.
FORTUNATO
Sentite... (Dice qualcosa allorecchio di Apollonio).
APOLLONIO
(col sudor freddo visibile) Oh Dio... Ma non avete detto...
FORTUNATO
Beh, si tenta.
VIOLANTE
(che ha compreso) In camera vostra, cè tutto loccorrente. Potreste prender freddo nel corridoio.
APOLLONIO
E poi, è anche in riparazione.
E tentano di portarlo materialmente in camera.
FORTUNATO
Allora tante grazie. Probabilmente, su un letto normale, non riuscirò a dormire, ma visto che vi fa tanto piacere...
APOLLONIO
Tanto, tanto.
TRANQUILLIANO
E domani, raggi!
FORTUNATO
Ohe, giovinotto, dovrete scusare, ma, prima di addormentarmi, io devo fare una suonatina.
VITO
Anche tutta notte, se vorrete.
E vanno, Fortunato ed Apollonio.
CIRO
Tu non chiudere occhio, sai. Quello lì è capace di alzarsi allalba e di andarsene senza salutare nessuno...
VITO
Bene.
CIRO
...E attento alle finestre... (E mentre il giovane va dietro agli altri due, a Tranquilliano) Tu alla porta della camera, Apollonio a quella di strada e io, so io a quale.
VIOLANTE
E la Rosa in camera nostra. Non si sa mai, Vito... e intanto magari quello se ne va.
TRANQUILLIANO
E se stanotte... ha...
CIRO
A quella porta ci sarò io.
TRANQUILLIANO
E se ti addormenti?
CIRO
Non mi addormenterò.
VALERIANA
Tu sei facile ad appisolarti.
TRANQUILLIANO
Caffè per tutti. E forte.
CIRO
Rosa! Rosa! La chiave.
ROSA
(affacciandosi alluscio) Di che?
CIRO
Del cesso!
ATTO SECONDO
Diciotto ore dopo, non sera ancora fatto nessun passo più in là, ma ci si era soddisfacentemente organizzati e ci si stava anche documentando.
Vito, circondato da suo padre e dalle zie, stava leggendo un libro.
VITO
... Anche il diamante, noto come Cattiva Sorte, appartiene alla stessa categoria di gemme. La sua storia è un seguito di tragiche avventure. Esso fece parte della corona dei Re di Prussia. Le ultime a portarlo furono Maria Antonietta e la Principessa di Lamballe....
CIRO
Non può essere il nostro...
VITO
... e, poco tempo dopo, finirono entrambe sotto la ghigliottina. Smarrito durante la rivoluzione, venne ritrovato nel 1830 e acquistato dal banchiere inglese Sir John Ilope, che lo pagò un milione e mezzo di franchi .
CIRO
Allora!
VITO
... Da quellepoca, tutti i suoi possessori sono periti di morte violenta dopo essere andati incontro alle più gravi sciagure, a cominciare dallacquirente che perì carbonizzato .
VIOLANTE
Speriamo che non sia di quel tipo.
VALERIANA
Misericordia, Ciro, ci sarebbe pericolo di lasciarci anche la pelle?
CIRO
Stupidate, superstizioni e invidia. Va avanti. Vedi se si parla di qualcosa che possa fare al caso nostro.
VITO
... LOrlow che prese il nome dal favorito della Zanna Caterina II, il quale lo regalò alla sua Sovrana... Niente. Il cosiddetto Cullinam, ritenuto il più grosso del mondo: carati 414... È incastonato nella Corona dInghilterra...
CIRO
Se è sulla Corona dInghilterra, non può essere nella pancia di quelluomo.
VITO
... Il Gran Mogol, famosissimo, carati 281... stimato mezzo miliardo .
CIRO
Che cifre!
VITO
Quanti zeri?
CIRO
Nove!
VITO
... La Stella del Nord, coinvolto in unaffascinante vicenda di amore e di morte... Niente... Oh, state a sentire!
CIRO
Lhai trovato?
VIOLANTE
Cè, Valeriana.
VITO
... Unaltra gemma dallesistenza leggendaria è il cosiddetto Diamante del Profeta . Esso sarebbe appartenuto a un anello di Maometto. La leggenda vuole che fosse dotato della facoltà sovrannaturale di abbuiarsi e diffondere raggi violetti al contatto del corpo di un infedele. Era considerato, per tradizione, uno dei più puri e preziosi del mondo....
VIOLANTE
Era? Lo sarà ancora, spero.
CIRO
Leggi, leggi.
VITO
... Venerato come un sacro talismano nella Moschea principale di Medina, dove rimase dalla morte del Profeta fino al principio del secolo scorso, quando scomparve in circostanze misteriose... Vuolsi, da allora, che la maledizione di Allah perseguiti quanti ne vengono in possesso...
CIRO
Non cè più dubbio: è lui.
VIOLANTE
La storia era vera.
VALERIANA
È scritto che è maledetto anche quello lì?
VITO
Maledettissimo.
Sulluscio è comparsa Lucia.
LUCIA
Tanto per saperlo, sè deciso di rimanere senza mangiare, oggi?
CIRO
Mangiare, buttar via, non hai altro in mente, tu. Abbiamo altre cose per la testa.
VALERIANA
Pensaci tu, come al solito, Lucia.
LUCIA
Se la zia Violante non si disturba a venirmi a dare la roba...
VIOLANTE
Prepara acceso il fuoco, intanto.
CIRO
Che il fuoco aspetti. Ti ho detto di stare attenta al ritorno degli altri.
LUCIA
Tranquillo, papà. Quelli tornano e quel poveretto lo riconducono. Se cadesse una bomba e non restassero che le gambe dello zio Apollonio e lo stomaco di quel disgraziato, neanche in questo caso avreste da preoccuparvi. (E va via).
VIOLANTE
Scema!
CIRO
Senza contare che non sarà già più nello stomaco, a questora.
VALERIANA
Pensiamoci su, gente. Che poi non ci capiti qualcosa di brutto.
VIOLANTE
Non labbiamo mica rubato noi.
VALERIANA
Ma pare che non sia necessario averlo rubato per finir malamente.
CIRO
Non dire stupidaggini, Valeriana. Cosa abbiamo noi da spartire con Allah e con Maometto? Siamo forse mussulmani, noi?
VIOLANTE
Dici bene, Ciro, noi siamo battezzati e non centriamo.
VITO
Apparteniamo a unaltra parrocchia, zia Valeriana.
VALERIANA
Speriamo bene, ma senza quelle storie di fuoco e di ghigliottina, mi sentirei meglio.
VIOLANTE
Oh, ecco Tranquilliano.
CIRO
Solo?
E infatti, visibilmente disfatto, egli va subito in cerca di una sedia.
TRANQUILLIANO
Per carità, silenzio. Mi è già costato un anno di vita.
CIRO
Bando alle tue sciocchezze e rendici conto.
TRANQUILLIANO
Domande precise. Da rispondere sì o no.
CIRO
Oh, non farmi perdere la pazienza. (Non è una domanda e laltro tace) Avete potuto averla questa radiografia?
TRANQUILLIANO
(Fa cenno di sì).
VITO
Se lè lasciata dunque fare?
TRANQUILLIANO
Fatica!
CIRO
Hanno scoperto qualcosa?
TRANQUILLIANO
Ancora non si sa.
CIRO
Dove è rimasto Apollonio?
TRANQUILLIANO
Ospedale.
CIRO
Lavete lasciato allospedale?
TRANQUILLIANO
No.
CIRO
E cosè rimasto a fare allospedale, Apollonio, allora?
VITO
Forse ad aspettare la lastra?
TRANQUILLIANO
Sì.
CIRO
Ma lui, lui, è rimasto con Apollonio?
TRANQUILLIANO
No. Magari.
CIRO
Come no, se con te non cè?
VIOLANTE
Lavete perso?
VALERIANA
Lavete perso!
TRANQUILLIANO
No.
CIRO
Ma dovè allora? Tranquilliano, per carità...
TRANQUILLIANO
Giardino.
CIRO
In giardino? E tu lhai lasciato in giardino, solo?!
Nipote e zie si sono precipitati alla finestra.
TRANQUILLIANO
Sì.
VITO
È là, è là che passeggia e parla con le piante.
TRANQUILLIANO
Sempre, parla!
VALERIANA
Calpesta tutta lerba, anche.
CIRO
Voi restate alla finestra e non perdetelo di vista. Senti Tranquilliano, te ne scongiuro, lo vedi anche tu se questi sono momenti da risparmiar le parole. Bisogna fare tutti il nostro dovere. Ci hai aiutato cosi bene finora... Lidea della radiografia è tua...
VIOLANTE
Ti risparmierai dopo. Resterai a letto una settimana, un mese, se vuoi.
VALERIANA
Ti daremo da mangiare in bocca.
VIOLANTE
Riguadagnerai tutto in pochi giorni.
CIRO
... Ma ora aiutaci, parla.
TRANQUILLIANO
Mi ammazzate.
CIRO
(fuori di sé) Ti ammazzo davvero, se continui così. Non farci dire quello che non si deve, Tranquilliano.
TRANQUILLIANO
Ha voluto venir via dallospedale, più aspettare... E prima, la fatica per fargli mangiare la roba per i raggi !... Tante parole. Apollonio rimasto... io, via con lui. Venti chilometri almeno... mai stanco... mai sedersi... Non voleva più venire a casa... Via per i campi. E sempre parlare... lunghi discorsi... io... Oggi ho dovuto parlare per tutta la vita. Non ricordava mai mio nome e doverglielo ripetere, così lungo. In giardino, rifiuto di venir su. Perduto almeno un mese, in giardino. Voleva che facessi le corse, eccetera... Vado a letto.
CIRO
Stai lì, invece, che hai anche tu il medesimo interesse nostro e puoi essere necessario.
TRANQUILLIANO
No, no, tutto questo non è interesse: è prodigalità. Tenersi al proprio e spendere, ogni tanto, con parsimonia, qualche pensiero nellammirarlo. Il resto è dissipazione.
CIRO
Bene, dopo avrai qualcosa di meglio da ammirare e proverai più gusto.
TRANQUILLIANO
Mi volete morto.
VIOLANTE
Cosa si potrebbe inventare, ora per farlo venir su?
VITO
Se vuole con un salto è fuori dal muro.
CIRO
Misericordia! È meglio che ci vada io.
TRANQUILLIANO
Mangiare.
VALERIANA
Hai già appetito, Tranquilliano?
TRANQUILLIANO
No, lui, mangiare. Digiuno. Deve aver fame.
VIOLANTE
Ma sì! Labbiamo tenuto a digiuno per i raggi.
CIRO
Allora, io tento di farlo salire, con la scusa di uno spuntino.
VITO
E che Allah ce la mandi buona.
CIRO
Non venir via dal balcone, tu, finché non mi vedi in giardino. Poca roba, eh, Violante. (E via trafelato).
VIOLANTE
Io vado in cucina a preparargli qualcosa da mangiare. Spese anche qui. (E si porta via le ultime parole uscendo anche lei).
TRANQUILLIANO
Valeriana, mettimi a letto.
VALERIANA
No, fratello, no, non è possibile. Hai sentito quel che ha detto Ciro.
TRANQUILLIANO
Per unora.
VALERIANA
(mercanteggiando) Abbi pazienza, è un sacrificio che merita di esser fatto.
TRANQUILLIANO
Per mezzora.
VALERIANA
Devi rimaner qui finché mangia. Non lo si può lasciar solo.
TRANQUILLIANO
Ah no. Ricomincia a parlare. È una dissipazione ambulante.
VALERIANA
Lascia parlar lui.
TRANQUILLIANO
Succhia fuori le parole come una pompa. Son rimasto in piedi tutta la notte. Resterà Vito.
VALERIANA
Andiamo presto, allora, e che Ciro non lo sappia. Ti ci metto per un quarto dora. (Prende a braccio il fratello il quale più che può lascia fare a lei, e lo conduce fuori)
Fin che Vito è alla finestra a fare il suo dovere, viene avanti Rosa. Essa porta un vassoio di roba da mangiare: frutta, un po di formaggio, ma quello non è provato, e un bicchier di vino.
ROSA
Sei qui, tu? Ti avevo detto di farti vedere, ieri sera.
VITO
Beh, ti sei agitata a non poter fare a meno di me, per una sera?
ROSA
È che ti devo dir qualcosa. (Mentre va disponendo il cibo sul tavolo).
VITO
Permesso, almeno, che, ogni tanto, ci sia altro da fare che trovarci insieme, noi due?
ROSA
Non mi pare il caso di rispondere a questo modo. Sembri tuo padre. Si vede che non hai potuto.
VITO
Perché non dovrei aver potuto?
ROSA
Mah! Non avrai avuto forza. O voglia.
VITO
Hai proprio trovato quello...! Intendimi bene, Rosa. Perché cè stato tra noi un po di confidenza, non sono affatto disposto a doverti rendere conto di tutti i miei atti.
ROSA
Mi faresti ridere, se non avessi del più serio da pensare. Tu dici che cè stato fra noi un po di confidenza. A me, mi pare che ci sia ancora tutta.
VITO
Dì pure che sono stato io il primo.
ROSA
Che discorsi stupidi fai. Io non dico niente. Mi importa tanto se sei stato tu o se sono stata io la prima... Quello che è stato è stato. Anche se mi pare di ricordarmi che fosti tu a venirmi a trovare a letto colla scusa che ti eri fatto male al dito. Ma mi sbaglierò, forse sei venuto proprio per farti fasciare il dito, senza altre intenzioni. È avvenuto e basta. (Ma tutto senza ombra di ironia e di risentimento: piana, sana e serena).
VITO
E tu, figlia di Maria, innocente, vero? Rosa Non me ne vanto, ma lo ero.
VITO
Dài, dài...
ROSA
Non te ne sei accorto? Merita proprio darci tanta importanza, noi donne, perché poi non ve ne accorgiate nemmeno!
VITO
E adesso avanzi delle pretese, vero? Quasi quasi, questa scena me laspettavo. Ti sei messa delle idee in testa, per caso?
ROSA
Quali idee per la testa vuoi che mi sia messa?
VITO
So io...? Per esempio di farti sposare. (Ma son parole che non hanno altro risultato che di accendere nella ragazza una gagliarda risata).
ROSA
No no, son mica così stupida. Tu non sei di quelli che sposano la serva. E forse neanche nessunaltra. Prima di cinque funerali, tu non puoi sposarti, di sicuro, anche se lo volessi; manco che la moglie non te la trovino i tuoi. E poi, a me, mi piace un marito allegro.
VITO
Ti è mai venuto in mente che ti possa prendere a calci?
ROSA
(con ingenua sorpresa) A me, no. Perché uno si stufa, deve prendere a calci? E io, allora? Noi cominciamo ad essere stufi insieme.
VITO
Basta, basta, ora vattene. Cominci a starmi nelle scatole.
ROSA
È solo da oggi che parli in questo modo. Si vede che sei svanito anche tu dietro la salute del signor Fortunato.
VITO
Che vorresti dire? Cosè venuta a raccontarti quella scimmia di Lucia?
ROSA
Non farmi venire il nervoso, va là. Che vuoi che mi interessi se il signor Fortunato ha nello stomaco una pietra da anello oppure un osso di nespola? Mi basta sapere, come prossimo, che non è malato.
VITO
Beh, farai bene a tener la bocca chiusa.
ROSA
Figurarsi. Già, io non vi capisco, voialtri. Mi sembrate tutti matti. (E si mette a ridere senza malizia) Hanno ragione, sì, di chiamarvi i matti Rebulsi?
VITO
(furbo) Da brava, Rosa, oggi mi gira storto... ma mi piaci sempre... e se non dirai nulla, ti regalerò anche qualcosetta. Me lo prometti?
ROSA
Sì, sì, non disturbarti. Quella che avevo da dirti è unaltra cosa. È che ho molta paura, anzi è sicuro, che ci saranno delle conseguenze.
VITO
Eh?!...
ROSA
Dico, tra noi. Sai, dài oggi dài domani, potevamo anche prevederlo, del resto.
VITO
Ah, questo! Ma non attacca mica, sai, bella. Io non centro.
ROSA
Vorrà dire che sarà stato lo Spirito Santo. Va bene?
VITO
Ti dico solo che non è possibile. E non ti credo.
ROSA
Va bene, vedremo, cè ancora tempo.
VITO
No no, io ho la coscienza tranquilla.
ROSA
La coscienza non fa buco, dicono al mio paese. Per la coscienza non sarebbe accaduto niente. È sempre cosi. Ma sei lì come se gravido fossi tu... Pretendo mica nulla, io. Ti ho voluto solo avvertire. Questo volevo dirti ieri sera. Dopotutto, se non te lo avessi detto, avresti potuto anche arrabbiarti. Certo che non fa mica piacere neanche a me, ma pazienza, rompersi una gamba era peggio. Del resto succede a quasi tutte quelle del mio paese che vanno a servizio. E anche a quelle che restano a casa, credo.
Silenzio brevemente. Ora che ha detto quanto doveva, essa sta per andarsene.
VITO
Va bene, ti porterò dalla Giovanna. Farò questo sacrificio.
ROSA
Io so cosa fa quella e ti dico che, dalla Giovanna, me, non mi ci porti. Piuttosto me lo tengo, povera creatura.
VITO
Tu farai quello che voglio io.
ROSA
Chi sei, il Padreterno, tu? Io non ti ho domandato niente, te lo dico di nuovo. Ti ho voluto solo avvisare perché mi sembrava mio dovere. Devi pensarci tu. Ma dalla Giovanna, la Rosa non ci viene. E se mi rompete le scatole, lo metto al mondo e poi ve lo lascio anche qui. (Ha detto, quando era già sulla porta Fortunato, che non può non aver udito le ultime parole).
FORTUNATO
È qui che si dà da mangiare? Mi hanno mandato su per questo.
VITO
Sì, è qui. Servitevi, fate il vostro comodo.
FORTUNATO
Come siete scuro, giovanotto.
VITO
Scusate... (E fa per andare).
ROSA
Se è per quello, ho detto che è inutile.
VITO
Devo decidere io.
ROSA
Va bene, tanto, già, poi non ci vengo. (~Ia lui è già fuori).
FORTUNATO
Se quello ha voglia di fare una passeggiata, perché vuoi impedirglielo?
ROSA
Quella, vede, è una passeggiata inutile.
FORTUNATO
Meglio. Io sono sempre dalla parte di coloro che vogliono muoversi, che vogliono andare in giro. Deve essere una malattia. Da ieri sera, mi pare di essere in castigo. Avevo limpressione che quel tuo padrone... Quanti padroni hai, tu?
ROSA
Tutti, qui.
FORTUNATO
Ti ho domandato, quanti.
ROSA
Ah, cinque, veramente: le due vecchie e i tre uomini. Comandano tutti insieme.
FORTUNATO
E quel moscardino lì, che è uscito, è tuo padrone anche quello lì?
ROSA
Beh, sì, anche quello, si capisce.
FORTUNATO
Sei, quindi.
ROSA
Per questo cè anche la signorina, allora.
FORTUNATO
Che sono sette. Ti darei una sberla.
ROSA
Anche lei!
FORTUNATO
Cristo! Stare con sette padroni. Dovresti vergognarti. Quel tuo padrone, dicevo, quello col quale sono venuto a casa, come si chiama... quello dal nome lungo...
ROSA
(di nuovo serena) Tranquilliano.
FORTUNATO
Quello lì, avevo limpressione che lui misurasse i passi. Se non ci fosse stato lui, avrei fatto anche le capriole, stamattina. Ma per quanto uno non gliene importi niente della gente, certe persone mettono soggezione.
ROSA
Quello mi mette soggezione, per il nome, figurati.
FORTUNATO
Oggi il mondo sè infilato labito da primavera. La sentivo nel naso. A me la primavera fa il solletico nel naso. Così... E poi il solletico mi entra per tutte le vene e allora devo fare le capriole. Capito?
ROSA
Mangi, dunque, qualcosa. E per lei.
Egli accetta linvito e addenta una mela.
FORTUNATO
Guarda qui che comica. Capace di essere stata tu a preparare questa roba col tovagliolo, le posate e tutto?.
ROSA
Io, si.
FORTUNATO
Mhai guardato bene? Ti sembro uno che mangia la frutta con la forchetta, io? Piglia su una mela, va là. (E gliene getta una).
ROSA
Grazie.
FORTUNATO
Scommessa che sei di campagna.
ROSA
Oh si!
FORTUNATO
Si sente. Come la primavera. Ad occhi chiusi, se mi fossi passata vicina, avrei sentito che eri di campagna. Per la campagna, io ho il sesto senso. Sai cosè il sesto senso?
ROSA
(ridendo) Io no. Come posso conoscere quella roba?
FORTUNATO
Beh, neanchio, cosa conta? Si dice così. Come le bestie, sai, che sentono a distanza senza che nessuno gli dica questo o quello. Per il naso, credo, anche loro.
ROSA
Oh, lo so. Sentono anche quando deve venire il temporale. Noi avevamo una capra che sentiva i fulmini fino a dieci chilometri.
FORTUNATO
Balle!
ROSA
Beh, a uno, due, da distante, insomma.
FORTUNATO
A uno può darsi. Ma i gatti sentono più in là.
ROSA
Io sono dai monti. Di questi giorni, si cominciava a uscire per i campi e si cantava per tutto il tempo. Non pareva neanche di lavorare. Morti dalla fatica la sera, sporchi, sudati. Poi, un secchio dacqua e via, freschi come una rosa a ballare.
FORTUNATO
Una stupida, ecco quello che sei, a star sotto gli altri.
ROSA
Non ho più nessuno. Due fratelli che si sono fatti la famiglia e sono andati via, e allora.
FORTUNATO
Ma sei di campagna, Cristo! E se sei di campagna perché ti metti con quelli li? Non sai che sono gente di unaltro sangue? Già, le ragazze di campagna, non vengono in città altro che per far bambini. To, unaltra mela.
Gliela butta e la colpisce male.
ROSA
Oè, mi ha quasi preso nella testa.
FORTUNATO
Anche la testa delicata ti è venuta a star con loro.
ROSA
I pomi sulla testa fanno male anche in campagna.
Alquanto trafelato, ma con la busta della radiografia in pugno, è venuto Apollonio.
APOLLONIO
Bene, siete qui. Ecco finalmente la vostra radiografia. Qualcosa cè, qualcosa cè.
FORTUNATO
Allegri, dunque.
APOLLONIO
(di seguito, alla Rosa) Chiamami gli altri, tu. (A Fortunato) Vi dovete curare. Ve lo avevo detto che i medici avrebbero scoperto qualcosa. Nulla di grave, ma vi dovete curare.
FORTUNATO
Caro voi, non mi sono mai sentito bene come oggi. Ei, aspettami, tu. (Alla ragazza che, finito di raccogliere i resti dello spuntino, sta guadagnando luscio).
APOLLONIO
Dove andate, ora?
FORTUNATO
Vado qui, colla ragazza. È proibito?
APOLLONIO
Ma vi dovete curare.
FORTUNATO
È quello che sto facendo. Di tu, ti sembro malato?
ROSA
A me mi sembra un uomo che sta bene al mondo.
FORTUNATO
Ora vengo a farti una suonatina con larmonica. (Escono Fortunato e Rosa).
Apollonio non ha fatto in tempo a spiegare le sue carte sulla tavola, che lha raggiunto Ciro.
CIRO
Dove sè cacciato, ora? Non era qui a mangiare?
APOLLONIO
È andato con la Rosa.
CIRO
A far che, con la Rosa? Non fidarsi di quella li.
APOLLONIO
Certo che tua figlia si guarda bene dal far niente per aiutarci.
CIRO
Lucia?
APOLLONIO
Lucia è una bella ragazza, quando si tiene su.
CIRO
Ti pare il momento, questo, di parlare della bellezza di mia figlia? Hai proprio altro da dirmi?
APOLLONIO
Lo vedi che tipo è, neanche le catene lo tengono.
CIRO
Purtroppo.
APOLLONIO
Meno male che lhai capito.
CIRO
E che posso fare io, più di quello che faccio? Sto perdendo la salute. Ma dimmi della radiografia. Dimmi tutto, Apollonio.
APOLLONIO
(Tenendo il dito su un punto di quella) Eccolo lì.
CIRO
Si vede? Dove? Dove?
APOLLONIO
Qui, dove cè la freccia.
CIRO
Quellombretta lì?
APOLLONIO
Quella. Non ci può essere alcun dubbio.
CIRO
È vero. È dunque vero?! Non mi par possibile. In casa, qui, vicino, che ci gira intorno allaltezza di un metro, così... (Fa il segno) Pensa, vale più di tutto quello che abbiamo. Tre, quattro cinque volte di più, chissà quanto!
APOLLONIO
Non perdiamo la testa. Adesso viene il più. Ma Tranquilliano dovè?
CIRO
Scommetto che sè messo a letto. (E, alluscio, chiamando) Tranquilliano, Tranquilliano! I medici non si saranno accorti, per caso, di che si tratta?
APOLLONIO
Macché. Quelli pensano solo a calcoli, a tumori, a cisti, robe incomode e senza valore. Nulla da temere da quel lato.
CIRO
Quanto?
APOLLONIO
Diecimila.
CIRO
Cosa?
APOLLONIO
Diecimila lire, purtroppo.
CIRO
Ladri!
APOLLONIO
Era necessario, Ciro, pazienza.
Appare Tranquilliano.
CIRO
Eri andato a letto, vero?
TRANQUILLIANO
Non voglio mica morire, io.
APOLLONIO
Anche morire, se sarà necessario. Ora abbiamo la prova che la pietra esiste e che esiste nel ventre di quelluomo. Eccola là.
CIRO
Fagliela osservare, non vedi che ci rimette a doversi alzare?
Apollonio fa osservare lombra del diamante a Tranquilliano.
TRANQUILLIANO
Diagnosi?
APOLLONIO
(tira fuori un certificato e legge) Corpo estraneo, probabile calcolo, mobile, nellansa inferiore dellintestino cieco .
TRANQUILLIANO
Mobile?
APOLLONIO
... mobile.
TRANQUILLIANO
Bene.
CIRO
(improvvisamente colpito) Ma dice anche cieco.
APOLLONIO
È una parte dellintestino. Mi sono fatto spiegare. Qui, guarda. (Si appoggia la radiografia sul ventre come un grembiule e mette il dito sulla parte nominata) Qui, ce lha.
CIRO
Io non me ne intendo molto, ma dico... per quanto mobile, se il budello è cieco... Esci tu, da un vicolo cieco?
APOLLONIO
Ci mancherebbe anche questa.
CIRO
Spiegati. Ti metti a risparmiare le parole anche tu? Ti avranno detto qualcosa i medici. Esce o non esce?
APOLLONIO
Di questo non si sono minimamente preoccupati.
CIRO
Con quello che ci è costato, potevi anche domandarglielo.
APOLLONIO
Hanno detto che è una sciocchezza da nulla e basta. Non potevo mica rivelare loro che si trattava del diamante.
CIRO
Cristo dun Dio, e se poi lo digerisce e gli va a finire nel sangue come una bistecca qualsiasi...?
APOLLONIO
Ciro, non chiamare le disgrazie.
TRANQUILLIANO
Escluso. Diamante: pietra dura, non solubile.
CIRO
Quello digerisce anche i sassi.
APOLLONIO
Non perdiamoci danimo. Ricapitoliamo, piuttosto. Se il diamante è già passato nellintestino, dalla bocca, non cè più speranza di farlo venir fuori.
TRANQUILLIANO
Purgarlo.
CIRO
Non cè altro. Una purga eroica. Da cavallo.
Su queste parole è venuta dentro Rosa.
ROSA
Mi occorre la chiave.
CIRO
Quale?
ROSA
Quella.
CIRO
A chi serve?
ROSA
Al signor Fortunato.
APOLLONIO
Mai! È guasto.
CIRO
In camera sua cè tutto loccorrente.
ROSA
Come desiderano. Ma il signor Fortunato non lintenderà. (E va via).
CIRO
Valeriana, Violante! (Si mette a chiamare attraverso luscio).
Entra Valeriana.
CIRO
Mettiti subito davanti alla porta della camera di quelluomo e, quando ne sia uscito, non lasciar entrare nessuno per qualsiasi ragione al mondo. Occupati tu, di tutto.
VALERIANA
Di tutto cosa?
CIRO
Di tutto. Se sarà avvenuto qualcosa te ne accorgerai.
VALERIANA
Ho capito.
Mentre una gemella esce, laltra entra.
VIOLANTE
Ebbene?
APOLLONIO
Cè.
VIOLANTE
Oh fammelo vedere.
APOLLONIO
Eccolo lì. Possederne perfino la fotografia e non poterlo avere in mano.
VIOLANTE
Ti ricordi quellosso di pesca della Valeriana? Otto giorni per liberarsene.
CIRO
Otto giorni! E il ventino di Vito, quindici gli è rimasto in corpo, che, ormai, non si sperava più di recuperarlo. Come si fa a tener qui, per tanto tempo quellenergumeno?
APOLLONIO
Ad ogni costo.
CIRO
Illusioni. È come trattener lacqua in una cesta.
VIOLANTE
Intanto, lo si purga.
CIRO
Mi sa che la fate facile, voi.
APOLLONIO
Se si persuaderà bene, e se no, colla forza.
TRANQUILLIANO
Nel cibo!
APOLLONIO
Giusto! Nel cibo.
CIRO
Ma se ne accorgerà, al gusto se ne accorgerà.
VIOLANTE
Gli faccio una crema. Zucchero, uova, cioccolata, uva passa, pinoli, pan di Spagna liquore e gialappa. In quello non la sentirà.
CIRO
Un capitale!
APOLLONIO
Tutto ciò che ci vuole, Violante: credito illimitato fino a mille lire.
CIRO
Dose per sei.
VIOLANTE
Me ne occupo io.
CIRO
Ora lo facciamo venire, tentiamo con le buone, e, se non sarà possibile, verrai tu colla crema. Sì, sì.
VIOLANTE
Io vado in cucina. (E prima che sia scomparsa).
CIRO
Zitti! Eccolo.
TRANQUILLIANO
Decisione.
FORTUNATO
(entrando) Scommetto che voi state occupandovi di me.
APOLLONIO
Indovinato. Voi non vi occupate della vostra salute; dobbiamo quindi pensarci noi.
FORTUNATO
Bene. Voialtri continuate a pensarci e io vado. Sapendo che cè qualcuno che gli sta a cuore da lontano, mi sentirò ancora più libero se è possibile. Quando mi verrà qualche disturbo penserò: ci sono delle buone anime che se ne occupano e potrò tralasciare di farlo io. Son venuto a salutarvi.
CIRO
Scherzerete!
FORTUNATO
La verità è che se, per domani, non ho portato i piedi almeno venti chilometri distante, finisce che mi si incancreniscono le gambe.
TRANQUILLIANO
Non vi siete mosso abbastanza, oggi?
FORTUNATO
Non dite questo, signore... come vi chiamate? Tr...
TRANQUILLIANO
Tranquilliano.
FORTUNATO
Avete un nome lungo. Se non mi metto della strada in mezzo alle gambe, finisce che sarò costretto a prendere a spintoni i muri della casa per farmi un po di largo.
APOLLONIO
Ve lo dico subito: non mettetevi delle illusioni per la testa. (Impugna la radiografia e gliela mette sotto gli occhi) Il vostro male è qui.
FORTUNATO
Belle, e noi ce lo lasciamo.
APOLLONIO
Lo vedete? Qui, mica uno scherzo. Scientificamente documentato.
FORTUNATO
Questa sarebbe dunque la mia fotografia per di dentro! Non mi piace. Mi fa impressione.
APOLLONIO
Piacervi o non piacervi, essa parla chiaro.
FORTUNATO
E cosa dice, cosa dice?
TRANQUILLIANO
Riposo!
CIRO
Ecco, cè bisogno di assoluto riposo per qualche tempo.
APOLLONIO
E non vi si dice tutto per non spaventarvi.
Attraverso luscio, sè vista apparire la testa della Valeriana.
VALERIANA
Niente.
CIRO
Sicura?
VALERIANA
Niente del tutto. (E si ritira).
APOLLONIO
Voi avete un disturbo serio, altroché storie.
FORTUNATO
Scusate, ma non me lo sento.
TRANQUILLIANO
Calcolo!
FORTUNATO
E che cosè un calcolo?
APOLLONIO
Che cosè un calcolo? Una pietra, un corpo estraneo che avete dentro...
FORTUNATO
Grosso?
APOLLONIO
Come una nocciola almeno.
FORTUNATO
Così piccolo?
CIRO
Insomma, non fateci parlare. Ne va della vita!
FORTUNATO
Va bene, vuoi dire che lo terrò docchio e poi ve lo manderò per rassicurarvi. Questo ve lo prometto. Giudico che ve lo meritiate. Siete contenti?
CIRO
Ma neanche per sogno.
APOLLONIO
Sentite, amico, non ricominciamo la storia di ieri sera. Avete accettato di farvi la radiografia e dovete andare fino in fondo. Dopotutto, noi siamo fuori con delle spese.
FORTUNATO
Potete tenerla per ricordo. Vi ci faccio su la dedica, se volete.
CIRO
Siete un benedetto uomo, dispiace dovervi dire certe cose, ma ci tirate per i capelli.
FORTUNATO
(dopo essere rimasto un po a goderseli) Crepi lavarizia! Vi lascerò larmonica. È la cosa più cara che posseggo.
APOLLONIO
Macché armonica! Non dite sciocchezze.
CIRO
Noi ci scalmaniamo per la vostra salute e voi ci offrite unarmonica. Ma noi vogliamo essere sicuri che, uscendo da questa casa, siate perfettamente sano. È una soddisfazione morale quella che ci aspettiamo da voi.
APOLLONIO
Insomma, voi dovete pulirvi dentro. Dalla testa ai piedi... quasi.
CIRO
E rimaner qui almeno ventiquattrore.
TRANQUILLIANO
Quarantotto!
FORTUNATO
Comandi?
CIRO
Per riconoscenza, fatelo per riconoscenza. Volevate privarvi dellarmonica? E come suonerete, come farete senza la vostra armonica?
FORTUNATO
Quando va giù il sole e viene la malinconia s~ cuore, come ci piovesse sopra... è vero, essa è tutto per me. Ne comprerò unaltra.
CIRO
Ma non sarà mai la vostra. Larmonica è come la moglie.
FORTUNATO
È vero. E per questo, ogni tanto, può far piacere cambiarla.
CIRO
Facciamo così, noi vi lasciamo larmonica e in cambio voi... Un sorso e giù.
FORTUNATO
Ebbene, ve lo confesso: ho fatto un voto di non prendere mai di quelle cose lì, dico le medicine. Ho giurato di vivere come lamico, su, ci ha messo al mondo e basta, finché vorrà lui.
TRANQUILLIANO
Ma non si tratta di una medicina.
FORTUNATO
Si tratta, si tratta. Nel mio voto è compresa anche quella. Non mi sono ricordato di escluderla. Mi dispiace.
CIRO
Ma lavete detto voi di essere... lento di corpo.
FORTUNATO
Oh, una sciocchezza. Conseguenza della vita sedentaria.
TRANQUILLIANO
No, non dite che la vostra vita è sedentaria!
FORTUNATO
Lo è, signor... quello che siete. Nonostante le apparenze, io sono un pigro. Basterà un po di moto; se è per questo, non preoccupatevi. Allaperto... Nelle camere non mi ci trovo. È cosi buffo, mi viene da ridere. Non cè da preoccuparsi, vi dico. Vi saluto, signori.
APOLLONIO
(gettandoglisi addosso) No, insomma, non ve ne andrete.
FORTUNATO
Ma voi mi aggredite!
CIRO
Sentite, facciamo cosi. Usateci questa carità, rimanete almeno a mangiare un dolce. Ve ne andrete più tardi. Questo almeno abbiamo il diritto di chiedervelo, mi pare.
FORTUNATO
La malora...! riuscite sempre a farmi cedere, voialtri. Ma vorrei pregarvi di fare un po in fretta. Devo togliere il disturbo al più presto. Ora, se non vi dispiace, vado un po in giardino. Le vostre facce, lì... ho bisogno di cambiar panorama. (E ci va diritto).
CIRO
(subito alluscio) Vito! Vito!
VOCE
(da dentro) Non cè.
CIRO
Violante!
APOLLONIO
È occupata col dolce.
CIRO
Valeriana!
VALERIANA
(comparendo) Che vuoi?
CIRO
In giardino, subito. Che quello non se la svigni. Me ne rispondi tu.
Via subito, la Valeriana.
APOLLONIO
Ci vuol altro che la Valeriana!
CIRO
Ora non ci resta che la speranza della crema.
APOLLONIO
(a fondo) E Lucia! A che ci serve che mangi la crema se poi se ne va? Perché quello se ne va, se ne va colla bocca ancora piena. E seppure la mangerà... Quello è fino, è più fino di tutti noi.
CIRO
Eh?... tu, che ne dici, Tranquilliano?
TRANQUILLIANO
Parte!
CIRO
No, no!
TRANQUILLIANO
Parte!
APOLLONIO
E invece sì. Che si muova un po anche lei, tua figlia. È della nostra medesima famiglia, infine, e con un po di bella cera... qualche complimento...
CIRO
Bella cera, complimenti, neanche le catene.
APOLLONIO
È un uomo ancora giovine, una donna gli dimostra della simpatia e quello resta.
CIRO
Non dar giù di testa, Apollonio.
APOLLONIO
(sempre più esaltato) E allora lascialo andar via così, pieno di crema, colla pietra dentro. E da unora allaltra, la lascia in un prato, chissà dove!
CIRO
Ma cosa vuoi che possa fare Lucia?
APOLLONIO
Tutto! Tutto se è necessario. Fossi io, piuttosto di lasciare che se ne vada... Ma cosa posso fare io?
È anche gobbo, poveruomo, che potrebbe fare?
CIRO
Lucia non si presterà. E poi non me la sento. Quello magari mi rovina la ragazza e poi non lascia neanche qui il diamante in pagamento.
APOLLONIO
Li faremo ballare. Ci facciamo imprestare il fonografo e li facciamo ballare. E bere. Una festa, unorgia!
CIRO
Eh, Tranquilliano? Istupidirlo di vino.
TRANQUILLIANO
Dubito.
APOLLONIO
Tu, non dubitare di nulla, hai capito?
CIRO
E Dio non voglia, lo tiene dentro tutta la vita. Con più ci si riflette e più brutti pensieri vengono.
APOLLONIO
In tal caso se io fossi una donna, una vera donna che conosce i suoi doveri, io me lo sposerei. Almeno resterebbe in casa. Oh, la Violante e la Valeriana ci sarebbero volute, ai loro tempi.
CIRO
(subitamente deciso) Via tutti! (e quelli obbediscono immediatamente) Lucia!
Poco ha da attendere ed ella viene.
LUCIA
Papà?
CIRO
Vieni qui, figliola. Siamo due benedetti temperamenti noialtri, che, invece di parole buone come vorrebbe sentimento nostro, tiriamo calci. Non ti pare?
LUCIA
Meglio calci sinceri che buone parole false.
CIRO
È così, Lucia. Carattere di famiglia, dai padri dei padri.
LUCIA
Già, non è il caso di sprecare neanche il sentimento.
CIRO
Che vuoi dire, cara?
LUCIA
Nulla. Mi viene in mente una frase della povera mamma.
CIRO
Tu adoperi sempre tua madre come un coltello contro di me.
LUCIA
Ti sbagli. Io nomino la mamma e basta. Per comodo del mio cuore. Non tolgo nulla alla famiglia, con questo.
CIRO
Mai che tu sia buona con tuo padre. Sei sempre lì come uno spinocristo.
LUCIA
Mal di famiglia, lhai detto tu. E poi, in questo momento io non ho ragione di fare lo sforzo che stai facendo tu. Papà, quanto ti è costato quel cara?
CIRO
Sono tuo padre e se mi vien lanimo di spendere un cara, me lo dovresti almeno restituire.
LUCIA
Mi hai fatta venire per dirmi cara?
CIRO
Ti ho fatta venire per chiederti un favore.
LUCIA
Io non so cosa tu voglia, ma ti conosco abbastanza per capire che, per mezzo del sentimento, tu stai tentando di combinare un affare.
CIRO
Fosse soltanto per me... io sono vecchio, ormai, e i tuoi zii mi tengono il passo. Tutto quello che si fa, alla resa dei conti è per bene vostro: di te e di tuo fratello.
LUCIA
Lo credi?
CIRO
Saresti tanto ingrata da metterlo in dubbio?
LUCIA
Lo sono. Il bene per i figli dovrebbe essere un po di gioia e di libertà finché sono giovani. Ma il bene mio è tutto quello che sta fuori di qui, oltre questa porta e questa finestra. Per te, per voi, invece, è di ridurmi uno spavento come quelle due povere vecchie. Non ci intendiamo.
CIRO
(con un certo sforzo) Tu sei ingiusta, ma non voglio fartene un rimprovero. Colpa dellinesperienza.
LUCIA
Che vuoi? Parla francamente, è preferibile.
CIRO
Nulla di speciale. Cosa ti metti in mente? Ciò che mi sta a cuore, te lho detto, è il tuo bene. Dovresti solamente darci una mano. Non essere sgarbata con quelluomo... Un po di gentilezza, un po di bella cera, una parola cortese al punto giusto... Capisci? bisogna non trascurar niente per far in modo che egli si trattenga almeno fino a domani. Tu puoi far molto, Lucia. Da brava.
LUCIA
Povero papà! Nemmeno schifo, guarda, mi fai soltanto compassione.
CIRO
... Pensa che, alla nostra morte, tu potresti avere il doppio di quello che ti spetta della tua parte.
LUCIA
Sicuro. Tutta la nostra riconoscenza dovrebbe consistere nel desiderare che andiate allaltro mondo al più presto. Ve ne accorgete di questo?
CIRO
Ma cosa dici?
LUCIA
Sei tu che lo dici.
CIRO
Dovrebbe essere una gioia, per te, accontentare tuo padre e fare la tua fortuna, mostrandoti gentile con un ospite che, oltre tutto, è un giovanotto simpatico.
LUCIA
Per me sarebbe un piacere. Tu non puoi immaginare quanto io ammiri e invidi quelluomo. Egli vive.
CIRO
Vedi che, se vuoi, riesci ad essere una ragazza di buon senso?
LUCIA
Hai capito male.
CIRO
Vale a dire che ti rifiuti?
LUCIA
Lhai detto. (E fa per andare).
CIRO
(che non si sorveglia più) Tu stassera verrai qui, sarai gentile con lui e ci ballerai anche insieme, se occorrerà. Non cè nulla di male in questo.
LUCIA
Oh guarda, qui, stassera si balla. Povera gente! Ebbene, se lo vuoi sapere, non so cosa darei pur di stare almeno cinque minuti fra le sue braccia; ma non ci ballerò insieme proprio per questo.
CIRO
Tu sei matta.
LUCIA
Un idea, papà: fallo ballare con le zie. Loro ti capiscono.
CIRO
Tu non puoi volere la nostra rovina. Bastano poche ore, forse, perché quella ricchezza ci resti qui... e sarà tua, un giorno...
LUCIA
Eh... lho capito.
CIRO
... per lui non è nulla. Tanto non sa di possederla. E per noi è la fortuna...
LUCIA
Lo so, lo so. Poveruomo, anche tu. (Ed è già mezza fuori dalluscio).
CIRO
(dissennato) Ti diseredo!
LUCIA
Questo, vedi, sarebbe forse il modo di mostrarti finalmente generoso.
CIRO
Ti caccio di casa!
LUCIA
Purtroppo, non mi vuoi abbastanza bene per farlo; ed io non sono abbastanza coraggiosa per andarmene senza che tu lo faccia. Non ho mica molta stima neanche di me stessa, sai. Vi odio perché vi somiglio, anche se vi somiglio poco.
Qualcuno, di dentro, la spinge dolcemente per entrare.
FORTUNATO
Con permesso, bella giovine. (E vien dentro).
CIRO
(con langoscia nelle parole) Mia figlia, Lucia. Quella che, ieri sera, aveva il mal di testa e non ha potuto ricevervi. Senti, figliola, il signor Fortunato ti ha fatto un complimento.
FORTUNATO
Il mal di testa avevate? Mi dispiace. E vi è passato, ora? Io ho un calcolo, dicono.
LUCIA
Il mio mal di testa era come il vostro disturbo: unidea di famiglia, Fortunato.
CIRO
Ti proibisco di dire cose insensate.
FORTUNATO
Dice cose di buon senso, invece. Vi ringrazio di chiamarmi così, col mio nome e basta. Lavete capito anche voi, che i vostri di casa sono un po fissati nel giudicare tutti malati.
LUCIA
Non bisogna farci caso. Quando si sente di star bene...
FORTUNATO
È quello che dico io. Mi piacete, voi. Dovete avere una testa come la mia.
LUCIA
Beato voi, che, tra poco, ve ne andate.
Ma suo padre, esasperato, le ha lasciato andare un ceffone.
CIRO
Basta, vergognati!
FORTUNATO
(prendendolo per un braccio) Ehi là, guardatevi dal toccare questa giovine! Mi diventate sempre più antipatico, se lo volete sapere. Non posso veder picchiare le donne. Se non temessi di sciupare le violette del giardino, credo che vi butterei giù dalla finestra con molto piacere.
CIRO
Trattare così un ospite!
LUCIA
Grazie Fortunato, ma non era necessario. Se sapeste quanto piacere mi ha fatto quello schiaffo, vi congratulereste, invece, con mio padre. Buon viaggio. (E se ne va, mentre egli soggiunge).
FORTUNATO
Potevate avvertirmi che vi piace essere schiaffeggiata. In tal caso, scusatemi, signore. Non potevo conoscere gli usi della vostra famiglia.
CIRO
Non credetele. È una ragazza stramba. Dice sempre il rovescio di quello che pensa. Anche se ha dette quelle parole, le siete simpatico.
FORTUNATO
Eh, me ne sono accorto. Vostra figlia mi ha capito subito.
Sono entrati Apollonio e Tranquilliano carichi di bottiglie.
APOLLONIO
Festa grande, oggi! Tranquilliano, va in cucina a far aprire queste bottiglie.
TRANQUILLIANO
Io?
APOLLONIO
Sì, tu.
TRANQUILLIANO
Aiuto!
FORTUNATO
Vengo anchio. Veder saltare i turaccioli è la mia passione.
E via, Tranquilliano, Fortunato e le bottiglie.
APOLLONIO
Mi basta guardarti per capire.
CIRO
Difatti.
APOLLONIO
Nulla?
CIRO
Peggio! Lha incontrato qui e ha avuto lanimo di dirgli che fa bene ad andarsene.
APOLLONIO
Quella non è tua figlia. Non può avere il nostro sangue.
CIRO
Tutta sua madre. Ma pensiamo a lui. È lì, ce lha lì, sotto il gilè, sono sicuro; lo vedo, lo vedo, quasi per unallucinazione. E se ne va, lo porta via.
APOLLONIO
No! Lo ubbriacheremo, se occorrerà, lo faremo precipitare dalle scale.
CIRO
Oh, se si fratturasse una gamba! Poterlo avere, buono, in un letto per un mese, senza che si muova!
APOLLONIO
È unidea, è unidea. E se no, gli andrò dietro io, per il mondo, magari un anno, magari tutta la vita.
Ecco la Violante col dolce fatturato e la Valeriana coi piatti e i tovaglioli.
VIOLANTE
Non ci resisterebbe una coppia di buoi.
CIRO
Il sapore..? Si sente?
VIOLANTE
Ne ho fatto assaggiare un cucchiaino alla Rosa e lha trovato eccellente.
APOLLONIO
Non potevi assaggiarla tu?
VIOLANTE
Con la facilità di corpo che ho!
Circospetto e presto, quanto il temperamento glielo consente, Tranquilliano viene a dar lallarme.
TRANQUILLIANO
Parte. Appena mangiato, parte. Addormentarlo. Sonnifero!
APOLLONIO
Come fare, ora?
TRANQUILLIANO
Vito, dal farmacista.
APOLLONIO
Lho mandato fuori io.
CIRO
Valeriana!
VALERIANA
Sì.
CIRO
Il Veronal.
VALERIANA
Cosa?
CIRO
Il tubetto della povera Almerina... quando fu malata e non poteva dormire.
VALERIANA
Roba di quattro anni fa.
CIRO
Ne sono rimaste sette pastiglie, lo so.
VALERIANA
Vado a cercarle.
CIRO
Ma presto.
Valeriana va a cercare il Veronal della cognata defunta. Vengono Fortunato e Rosa con altre bottiglie. Poi Rosa via, di nuovo in cucina.
APOLLONIO
Ed ora un bel brindisi al nostro Fortunato.
FORTUNATO
Siete proprio gente commovente. Ma chi berrà tutto questo vino?
APOLLONIO
Voi. E noi, naturalmente. Credevate che non volessimo farvi un po di festa?
CIRO
E allora, alla salute!
Brindisi generali e ripetuti con tentativi reiterati di riempire il bicchiere di Fortunato. Intanto è ritornata Valeriana.
CIRO
(sottovoce) Lhai trovato?
VALERIANA
Eccolo.
TRANQUILLIANO
Nel vino.
APOLLONIO
(forte) Violante: il dolce.
CIRO
Amico, ecco un dolce che la nostra Violante ha preparato per voi, con le sue mani.
FORTUNATO
Oh, che bel dolce. E cosa cè dentro?
APOLLONIO
Tutta roba buona. E sana.
VIOLANTE
Latte, uova, cioccolatta, zucchero, uvetta passa, pan di Spagna, pinoli e liquore.
FORTUNATO
È proprio un gran bel dolce. Più buono che bello non può essere. È un peccato mangiarlo.
APOLLONIO
I dolci non sono da guardare.
FORTUNATO
Mah... se ho quel disturbo, temo che tutta questa roba mi possa far male. Non vorrei fare unindigestione. Ne feci una, una volta, di fichi secchi e dovetti stare a letto una settimana. A letto per modo di dire: in un fienile.
CIRO
Questo non vi può far che bene.
VIOLANTE
Cose fini, da malati.
FORTUNATO
Non mi fido troppo. E se poi mi disturba?
APOLLONIO
Garantiamo noi.
CIRO
Non vi fa gola?
FORTUNATO
Gola, mi fa gola. Ma, stassera, dovendo mettermi in cammino. Sentite, non vi offendete...
VIOLANTE E TUTTI INSIEME
Labbiamo fatto apposta per voi.
APOLLONIO
Lo dovete mangiare ad ogni costo.
CIRO
È unoffesa che ci fate.
FORTUNATO
Non dico questo, voglio solo chiedervi, se non vi dispiace, ecco: che mi permettiate... la mia parte, di portarmela via. Domani mattina, lontano, sono sicuro di digerirla... E mi farà anche pensare a voi.
APOLLONIO
(con gli altri) Ah no!
VIOLANTE
Non è possibile.
CIRO
Questo si mangia sul posto.
APOLLONIO
Caldo.
TRANQUILLIANO
Freddo, si guasta.
CIRO
Domani sarebbe da buttar via.
E glielo spingono davanti.
CIRO
Mangiate dunque, senza scrupoli.
FORTUNATO
Solo?
VIOLANTE
È stato fatto per voi.
FORTUNATO
Oh bella! Ma si mangerà in compagnia.
CIRO
No, no, tutto voi.
FORTUNATO
Scusate tanto, ma questo non lo farò mai.
APOLLONIO
Non vorrete farcelo buttar via.
CIRO
Per carità, fateci questo onore. Costa un occhio della testa.
FORTUNATO
Sono un poverino, ma conosco anchio come si fa. Vi pare che possa mangiare io solo e gli altri li a guardare?
TRANQUILLIANO
Non ce nè abbastanza per tutti.
FORTUNATO
Piuttosto che restiate senza voi, mo ne privo volentieri io.
CIRO
Il pensiero lo abbiamo avuto noi, per voi.
FORTUNATO
Mi dispiace tanto, ma da solo non lo mangerò. Sarebbe approfittare troppo.
Da qualche momento, è comparsa anche Lucia e sè fermata a guardare.
VALERIANA
È una dose per una persona.
FORTUNATO
Sarà mezzo chilo a dir poco. Basta per tutti.
CIRO
Va bene. Voi ne mangiate fin che volete, senza riguardo e quello che avanza lo finiremo noi, dopo cena. E se no, guardate, per noi ne facciamo un altro. Siete contento così?
FORTUNATO
Scusate, ma non va bene neanche così. Sarebbe peggio ancora; e avreste anche il diritto di giudicarmi goloso e maleducato. Chi mi assicura che, poi, ve ne facciate davvero un altro?
TRANQUILLIANO
(Abile) Rimanete qui e vedrete.
CIRO
Preso in parola.
FORTUNATO
No no. O tutti o nessuno.
LUCIA
Avete ragione, Fortunato. Almeno le zie dovrebbero farvi compagnia.
FORTUNATO
Ecco, così posso starci. Mi piacerebbe di più che toccasse a tutti, ma se proprio non volete, regoliamoci pure così, veniamoci incontro. Cediamo per metà. Accomodatevi, signorine.
VALERIANA
(terrorizzata) Oh, io no, lho presa stamattina.
LUCIA
È roba da malati.
FORTUNATO
Meglio di così...
VIOLANTE
Io patisco di stomaco. Non posso prender niente fuori pasto.
LUCIA
Anche Fortunato soffre qualcosa di simile.
FORTUNATO
Io ho un calcolo. Signorine, signorine, voi non volete confessarlo, ma il dolce lavete fatto per noi tre. Sotto, dunque: servitevi.
VALERIANA
(come si può immaginare) No no, per piacere.
VIOLANTE
Le uova, per me... veleno!
LUCIA
Almeno per rispetto allospite, zia.
VIOLANTE
Tu taci.
VALERIANA
(mezzo soffocata) Assassina!
FORTUNATO
Vogliamo spicciarci? Francamente, i troppi complimenti mi disturbano.
APOLLONIO
(reciso) Violante, Valeriana, mangiate.
Mentre le due martiri si rassegnano al sacrificio, si sente il dovere di avvertire che non è possibile ricostruire, qui, di seguito, una frase dopo laltra, quanto accadde quella sera, con gli animi tanto riscaldati e le parole e i gesti e i sentimenti e le reazioni di ognuno che si accavallavano e si prendevano per il collo. Ed anche unaltra cosa, tanto per mettere le mani avanti. Ai palati delicati che si sentissero, eventualmente, offesi da una certa incontinenza coprolalica, si consiglia di pensare ai sublimi clisteri di Moliere e alle priapiche pozioni di Macchiavelli e passarci sopra. Che passaporto, i classici!
FORTUNATO
Servitevi da brave.
VALERIANA
Prima voi.
FORTUNATO
Prima voi invece, finitela di far storie. (E a Lucia) Si fa così?
LUCIA
Certo, prima le signore.
VIOLANTE
Ecco... Tanto per gradire. (Se ne prende un piccolo pezzetto)
FORTUNATO
Voi scherzate. (Mentre gliene dà una gran fetta) Così non vi fate nemmeno la bocca. Dovete essere un po golose voi signorine. (E, allaltra, altrettanto) Anche a voi, ecco, così mi pare proprio che vada bene.
VALERIANA
È troppo, è troppo...
FORTUNATO
Vi piace. Non fate complimenti. Si vede così bene che vi piace.
VIOLANTE
(in un estremo guizzo di riscossa) Ma deve prenderne un po anche Lucia.
VALERIANA
Anche lei sì.
LUCIA
Non disturbatevi. Per quattro non sarebbe sufficiente. Lavete preparato voi, con le vostre mani... è una vostra specialità. Io non centro.
VIOLANTE
No, anche lei.
APOLLONIO
Lasciate stare, sennò non ne resta più a sufficienza per il signor Fortunato.
FORTUNATO
Vi decidete, o devo darvelo in bocca io!
VIOLANTE
Coraggio, Valeriana.
APOLLONIO
Valeriana, dài!
VALERIANA
Si, sì.
VIOLANTE
Ma anche voi dovete farci compagnia.
FORTUNATO
Non preoccupatevi. Mangio, ma il maggior gusto è veder mangiar voi. Buono. (E a Tranquilliano) Ne volete?
TRANQUILLIANO
Grazie.
FORTUNATO
Grazie sì o grazie no?
TRANQUILLIANO
No!
FORTUNATO
Un pezzettino. È buono.
TRANQUILLIANO
Mai!
FORTUNATO
E perché?
TRANQUILLIANO
Ho il diabete!
FORTUNATO
In tal caso, esonerato.
Mentre mangiano e si complimentano, Ciro trovandosi vicina la figlia.
CIRO
Ti ammazzo.
LUCIA
In questo momento, sarebbe un passo falso.
Ora il pasto pare compiuto e Fortunato si è alzato.
FORTUNATO
Ecco fatto. Chissà che invidia se avessi mangiato da solo.
APOLLONIO
Ma voi non lavete finito.
FORTUNATO
È sufficiente. Squisito. Evviva le mani delle signorine.
Ed ha anche il coraggio dl brindarci su.
VIOLANTE
(come può) Grazie.
FORTUNATO
(preparandosi ad andare) Ho fatto tutto quello che dovevo fare, vi ho accontentati, spero di non esservi parso troppo maleducato ed ora posso partire tranquillamente. Riverisco a tutti. Mi verrete in mente spesso.
CIRO
(e gli altri, abbrutiti) Ancora un poco.
APOLLONIO
Un altro bicchiere.
TRANQUILLIANO
Minaccia un temporale.
FORTUNATO
Meglio. Dovevo giusto fare un bagno. Mi dispiace, voi, che abbiate il diabete. (Mentre comincia a stringere qualche mano) Il sole sta calando e, se prima di andare a letto non mi vede, crede che Fortunato labbia tradito. E domani mi tiene il broncio e, magari, piove davvero. (A Lucia) Voi, mi credete che il sole sia capace di tenere il broncio?
LUCIA
Vi credo, Fortunato. Buon viaggio.
Ma Rosa, stupefatta, si è messa a gridare prima ancora di essere apparsa.
ROSA
Oh Dio!... Certo si sono sbagliati. Hanno portato un fonografo, colla musica e tutto. Io non ne ho colpa.
Sè infatti già sentito suonare un ballabile e in seguito si farà anche vedere Vito con un fonografo in azione, fra le braccia.
CIRO
La musica!
TRANQUILLIANO
Ballare!
APOLLONIO
Allegri, allegri.
Si mettono a gridare tutti quanti insieme. Colei che pochi riusciranno ad udire sarà la Valeriana che va mormorando: Mi costa la vita!. Mentre tutta la famiglia cerca di trattenere lospite in ogni modo, lecito e illecito, placida e sorridente, Lucia tende le braccia a Fortunato.
LUCIA
Prima di lasciarci, volete fare questo giro di valzer con me?
ATTO TERZO
Andò a finire che riuscirono a trattenerlo anche quella notte. Nel buio del tinello, egli suonava larmonica. Era riuscito ad evadere dalla camera da letto ed ora stava lì, al buio, ad attendere lalba. Ma bisogna che la gente si persuada che, torno torno, a tutte le porte, gli occhi dei Rebulsi spiavano le sue mosse. Dopo un po che quello suonava, era venuta Lucia ed era rimasta ad ascoltare.
FORTUNATO
(nella semioscurità, quando ha finito la sua melodia)
Chiunque siate, vi ringrazio di aver ascoltato la mia musica. Per gustare la musica, di solito, la gente ha bisogno di sentirla suonata dai professori, a ore fisse, sempre dopo i pasti e scritta sulle carte, possibilmente da persone morte. Io non posseggo che una povera armonica, ma la mia musica me la invento e me la suono da me, quando ne ho voglia. Se volete anche saperlo, per me queste suonatine sono il mio modo di pregare. Io non sono capace di ringraziare il Signore e di salutarlo alla mattina colle parole delle preghiere scritte, di tutti. Voi dite il Paternostro e lAvemaria e io gli suono una polca o una mazurca e, certe mattine, gli recito qualche poesia, mia anche quella. Lui la sente e pensa: ecco quelloriginale di Fortunato che mi dà il buon giorno . E così può distinguermi da tutti gli altri. Per i miei errori di grammatica, mica per altro. Vi dico anche, che voi, là, dovete essere una donna. La Rosa no, perché quella avrebbe già fatto del baccano; quellaltra forse, quella che mi fece ballare il valzer, ieri sera.
LUCIA
Avete indovinato.
FORTUNATO
Io indovino spesso le persone.
LUCIA
Uno come voi, ve ne state qui al buio, quando, fuori, il sole si è già alzato.
FORTUNATO
Mi piace; è come nascere, penso. Quando posso, lo faccio sempre. Prima il buio e poi la luce, di colpo. È come venire al mondo, vi dico.
LUCIA
Quante fantasie avete per la testa.
FORTUNATO
Ci vuol così poco.
LUCIA
Bello è. Ma bisogna essere come voi: averle.
FORTUNATO
Tutti le hanno. Basta aspettarle e le fantasie vengono. È che le trascurano e allora finiscono col perderle. Io, questo, lo chiamo il peccato di pensare in piccolo. E invece bisogna sempre pensare in grande. Per ciò, siamo stati creati, in fondo.
LUCIA
Volete che apra il balcone?
FORTUNATO
Facciamo così: pensiamo di non essere ancora nati. Poi voi aprirete e allora veniamo al mondo. Volete?
LUCIA
Pensiamolo.
FORTUNATO
Ma bisogna tacere. Zitti, per un momento. Come morti e poi, via, la luce. Va bene? (Tacciono un attimo e, alla fine, Lucia spalanca il balcone) Avete visto? Ora siamo appena nati.
LUCIA
Siete differente da tutti, voi.
FORTUNATO
Un momento, che mi faccio vedere dal sole, se no, chissà cosa crede. (Va sul balcone e fa anche degli immaginari gesti di saluto) Ecco fatto.
LUCIA
È vero, Fortunato, che abbracciate gli alberi? Rosa mi ha detto di avervi visto abbracciare il rovere del giardino.
FORTUNATO
È vero. Sono tutti amici miei. Li abbraccio per compassione. Mi fanno pena a saperli lì, incatenati sempre nello stesso posto. Una volta non doveva essere così. È escluso che quello là possa averli fabbricati, fin da principio, in questo modo. Fu dopo, vi dico. Chissà quale colpa hanno commesso. Per quello. Ma una volta, essi avevano certamente le loro gambe, anche loro come le bestie e come gli uomini. E, un giorno, vedrete che li perdonerà e li slegherà. Sarà bello, allora, andare per il mondo, in compagnia di un pesco o di un abete; perché, dopo tutto, gli alberi sono assai più belli e anche più buoni delle bestie. Anche più puliti, sono. E, per questo, io li abbraccio.
LUCIA
(come risentita, senza una ragione) Perché siete ancora qui? Perché non ve ne siete ancora andato?
FORTUNATO
Avete ragione, sono un uomo disprezzabile. Prima quel ballo con voi, poi con la Rosa, e il bere e quel sonno che mi è venuto. È stata la tentazione delle cose. Ho vergogna di me. Suonavo appunto questo, stamattina.
LUCIA
(allimprovviso) Come vivete, voi?
FORTUNATO
Che vuol dire? Come vivo! Siete buffa.
LUCIA
Per che vivete, intendo.
FORTUNATO
Ma, per vivere, e basta.
LUCIA
Sono così pochi quelli che vivono per vivere, semplicemente. Io non ne conosco.
FORTUNATO
È la tentazione delle cose, vi dico. Io vedo la gente che vive per questo e per quello e mai per vivere. Cè il mondo e vive per la casa, cè lerba e la frutta e il bel tempo e vive per i soldi. Hanno sempre per la testa qualcosa che non centra. Credono di vivere e sono vedovi della vita. Oggi è oggi, vedete; cè il sole, il sangue caldo che va nelle vene... dovrebbe bastare. Mi capite?...
LUCIA
Vi capisco, Fortunato.
FORTUNATO
... E invece la gente ha ammazzato oggi per correre dietro a domani. Quando sono piccolo diventerò grande ... Quando sono grande diventerò ricco. Domani farò questo, giovedì avrò questaltro... il mese prossimo... lanno che viene... . È sempre così. E per questo, qualche volta, fanno anche la guerra. Oggi non cè più, e domani, quando è venuto, diventa un oggi anche lui, e così si crede di vivere e non si vive. Finché uno di questi domani è loggi nel quale si muore. E si è corso tutta la vita per arrivare a quello e basta. Ma cosa ho detto, poi?! Faccio questi discorsi confusi quando non sono contento di me.
LUCIA
Voi siete un uomo felice, Fortunato.
FORTUNATO
Che vuol dire? Io non me lo sono mai domandato.
LUCIA
Appunto per questo.
FORTUNATO
Voi, ve lo devo dire, invece, avrei voglia di abbracciarvi. Come gli alberi, lo stesso. Mi sembrate una di loro. Penso che la vostra disgrazia è che siete ricca. Bisognerebbe pregare molto e allora quello là, in aria, forse avrà misericordia di voi e della vostra famiglia e vi toglierà le catene, mandandovi in malora.
LUCIA
Molto bisognerebbe pregare, Fortunato.
Si è sentito un certo rumore, dietro una porta.
FORTUNATO
Dietro quelluscio cè qualcuno di sicuro. Quelli che pensano in piccolo: i vostri. Poveretti. Loro vogliono cambiarmi colla tentazione della malattia. Legarmi, anche me. Credono di far bene e invece è un peccato grosso. Voi siete più fortunata; non fate di questi peccati.
LUCIA
Qualche volta. Ma sono della famiglia anchio, Fortunato.
FORTUNATO
Beh, non pensateci troppo. Volete che andiamo in giardino insieme?
LUCIA
Andiamo, Fortunato.
FORTUNATO
E vedrete se vi dico una bugia che gli alberi sono degni di compassione. Quella che la gente chiama la rugiada, non è, invece, che le lagrime degli alberi. E per non farsi vedere piangono di notte, al buio. Andiamo a consolarli. Credete che ci riusciremo se dirò loro che mi fa molto piacere pensare che un giorno servirò a far crescere dei papaveri?
LUCIA
Proviamo. Ma io non riuscirò a far crescere che degli spini.
FORTUNATO
Facciamo delle margherite.
Non hanno messo i piedi oltre la soglia che, da altri usci, si precipitano dentro Apollonio e Ciro. Questultimo non ha ancora finito di vestirsi e lo farà mentre parla. Cè anche Vito.
APOLLONIO
Vito! Alla finestra. E occhi in giardino.
CIRO
Quelluomo è il diavolo. Abbiamo speso una sostanza e un passo che è un passo non si è andati avanti. Quando mi viene in mente che oggi ci si prepara una giornata come ieri, peggio di ieri, mi butterei dalla finestra.
APOLLONIO
Dovresti vergognarti a far certi discorsi. Si direbbe che siamo qui a fare i salti mortali per un pezzo di vetro qualsiasi.
CIRO
Guarda, arrivo a dire che preferirei che non ce lo avesse. Piuttosto di così, meglio che non ce lo avesse. Ma saperlo... esserne sicuri... averlo fotografato!... Quello sa tutto e non è contento finché non ci ha rovinati. Già le gemelle e Tranquilliano sono fuori combattimento; ora toccherà a noi, e poi se ne andrà soddisfatto.
VITO
A proposito, in che condizioni è lo zio Tranquilliano?
CIRO
Brutte. Dorme. È là, fermo, immobile, bianco, nel suo letto e freddo... Non mi azzardo di avvicinarmi. È vivo, è morto? Chi lo sa?
APOLLONIO
Lo fa apposta.
CIRO
Non dire eresie, Apollonio. Ha dovuto bere, quasi tutto lui il bicchiere di vino col Veronal. Non te la perdonerà. Se riesce a rimettersi in piedi non ce la perdonerà a nessuno.
APOLLONIO
Non ha fatto che il suo dovere.
CIRO
È diventato come di sasso, dieci minuti dopo, su quella sedia. E come era, è restato. E lui là, a ballare come niente fosse.
APOLLONIO
È stato necessario. Se non avesse bevuto Tranquilliano, non beveva neanche lui.
CIRO
Col risultato che si vede. Come per la crema. Preciso. Povere vecchie. Alla loro età! È per questo che dico che sa tutto e ci sta giocando. Quello ha qualche diavoleria addosso. Lhai visto? Potrebbe inghiottire la dinamite: niente. Un leone. Stamattina è stato il primo ad alzarsi, fresco e riposato come un angelo. Eppure, parte della crema laveva mangiata, parte del vino laveva bevuto. Mi fa paura, ti dico, mi fa paura. Non è un uomo come gli altri.
È venuta la Valeriana nello stato come si dirà.
VALERIANA
(flebile, trasparente e musicale) Gente, la chiave.
CIRO
Ce lha la Violante.
VALERIANA
Ah, io muoio. Tutta notte, tutta notte... lanima mè uscita. Non ho più forza, né di muovermi, né di camminare; la vista mi balla, mi gira tutto, intorno, mi sento lunga, lunga, un fil di ferro; e la terra sotto i piedi, a onde, come sulle nuvole. Cosa sarà, gente? È la fine, io dico che è la fine.
APOLLONIO
Coraggio, Valeriana, tutto passerà.
VALERIANA
Passerà sotto terra, ne sono sicura. Niente spese di fiori, ricordatevi.
CIRO
Va bene. Tu sei una martire, come tutti.
VALERIANA
Ho perso anche la vista e comincio a diventar tutta fredda dalle gambe in su.
APOLLONIO
Prendi un uovo se proprio ti pare necessario.
VALERIANA
Lo prenderò, sì, ma sarà lo stesso. E quelluomo?
CIRO
Niente! Lui niente! Prende il fresco.
VALERIANA
Birbante. E Tranquilliano?
VITO
Poche speranze.
VALERIANA
Avete mandato a chiamare il dottore?
APOLLONIO
Cè andata la Rosa.
VALERIANA
È la maledizione, non cè più dubbio. Quel libro diceva giusto. Andremo allaltro mondo tutti. Oh... Questa chiave!...
APOLLONIO
La Violante, ti ho detto. La troverai sul posto.
VALERIANA
Gente, se non mi vedrete tra dieci minuti, mandate a chiamare Don Faustino, che almeno ci si metta in pace lanima. (E corre via).
CIRO
Povera Valeriana, fa paura. Visto che cera, che occhi? In una notte è diminuita della metà...
APOLLONIO
Non far le cose più grosse di quel che sono, anche tu!
CIRO
... E la Violante, lo stesso; e Tranquilliano non si sa se sia vivo o morto. Io ci credo. Questa è la maledizione di Allah. Ora toccherà a noi.
APOLLONIO
Tirati su. Ormai, bisogna andare fino in fondo.
CIRO
Ci manca poco.
APOLLONIO
E va bene, prendi un uovo anche tu. Cosa fa, ora?
VITO
Niente, lui non fa mai niente. È là che discorre con Lucia.
APOLLONIO
Anche quella! Che gioco sta facendo quella?
VITO
Beh, se non ci fosse stata lei, ieri sera...
APOLLONIO
Ci credi tu? Lhai sentita dopo il suo ballo. Lo voleva mandar via ad ogni costo. Quella è matta.
VITO
(riflettendo) Mi pare perfino impossibile. Che non debba sentir niente?!
APOLLONIO
Uno è più lento di corpo di un altro.
CIRO
Ne ha mangiata così poca, quellassassino! Sapeva quel che ci faceva, vi dico.
APOLLONIO
Oh, poterlo squartare! E, trovato ciò che cerchiamo, come lo prenderei a calci volentieri.
Colla fretta impostale dalla necessità, arriva la Violante.
VIOLANTE
La Valeriana ha riportato la chiave?
CIRO
Non ancora.
VIOLANTE
Allora le vado incontro. Sai, penso che forse è meglio che per oggi, la chiave la teniamo noi.
CIRO
Coraggio, Violante!
VIOLANTE
Per me non preoccupatevi: pensate al diamante. (E via, di fretta).
CIRO
Tutti morti!
APOLLONIO
Prendi esempio, invece.
È comparsa Rosa.
ROSA
È venuto il medico per il signor Tranquilliano, e la signorina Violante dice che vadano loro perché lei sta molto male. Cè pericolo, cè forse unepidemia in giro?
APOLLONIO
Niente, niente, malesseri di stagione. (E a Ciro) Tu dal dottore e io in giardino... Non mi fido di tua figlia...
VITO
(a Rosa che sera avviata) Fermati un momento, tu, per piacere.
APOLLONIO
... E al dottore domandagli, cerca di informarti... Che probabilità esistono che... (Ma ingarbugliandosi perché non vuole che la serva capisca) ... una robetta qualsiasi, un sassolino, digli un sassolino... E quanto ci vuole... e quel che ci vuole... insomma mi hai capito.
Ciro via, dietro a lui, via anche Apollonio.
ROSA
Sei sempre lì, tu, di guardia al signor Fortunato. Mi fai ridere.
VITO
Non sono come te, io: non ci posso mica ballare insieme.
ROSA
Credo che piacerebbe anche a te ballargli insieme. È una bellezza. Non balla mica bene, con le regole, anzi, piuttosto male; ma con lui sembra di essere portati via dal temporale.
VITO
Bisogna essere uno straccione e un vagabondo per fare effetto su voi donne.
ROSA
Ce lhai con lui perché ci ho ballato insieme, forse?
VITO
Io non ce lho con nessuno.
ROSA
Volevo ben dire. Mi era parso, ieri sera, che foste voialtri a volermici far ballare. Ed ora gli dai dello straccione.
VITO
Beh, questo non centra. Ci hai pensato su?
ROSA
A me non mi pare uno straccione.
VITO
Ci hai pensato su, ho detto?
ROSA
A cosa dovevo pensarci su?
VITO
Non far lingenua.
ROSA
Ah, ora capisco. Non cera niente da pensare.
VITO
E allora lascia che faccia io. Domani, prima di sera, quando mi vedrai uscire di casa, vieni a raggiungermi dietro la farmacia. Voglio farti visitare.
ROSA
Da due giorni vi è venuta la mania di far visitare tutti.
VITO
È una cosa da niente, vedrai.
ROSA
Non vedrò perché non ci vengo. Tu non mi farai visitare da nessuno ti dico E meno di tutti da quellammazza creature della Giovanna.
VITO
Ma è per il tuo bene; ho già combinato tutto.
ROSA
Non credo che sia per il mio bene e puoi risparmiarti la fatica.
VITO
Bada che altrimenti sono deciso a dirlo a mio padre e lui ti ci obbligherà. E, sennò, ti caccerà di casa.
ROSA
Oh mi hai stufato, tu, tuo padre e tutti. Se non la finisci, gliele dirò io agli altri. E, se voglio, me ne vado e se no, resto.
VITO
Il peggio sarà per te.
ROSA
Tu non preoccuparti che, a me, ci bado io. E voglio anche dirti che non pensiate di far del male al signor Fortunato.
VITO
Minacci anche, ora; ti sei fatta conoscere per quella che sei. Cosa vorresti dire? Parla chiaro. Noi non abbiamo nulla da nascondere.
ROSA
Non lo so, ma da ieri avete preso tutti quanti unaria da briganti che non mi piace niente.
E se ne va via con una gran sbattuta duscio, in tempo perché Ciro, riapparso labbia vista.
CIRO
Cosha la serva, adesso?
VITO
Bisogna starci attenti a quella lì.
CIRO
Lasciala stare, tu; almeno in questi momenti, lasciala stare.
VITO
Se fosse solo questo...
CIRO
E che cè daltro, ancora! Che ci può essere più di quello che ci sta succedendo.
VITO
Per esempio che quella sa e sospetta non so cosa e mi minaccia.
CIRO
Minaccia te? Tutti, se è così, ci minaccia, tutta la famiglia. Oh, in che precipizio ci siamo cacciati!
VITO
Ma se non fa come dico io, la strangolo.
CIRO
Dovrebbe fare anche qualcosa come dici tu? Senti, tu mi farai la santa cortesia di lasciar dirigere a noi vecchi la faccenda. Quantunque, poco ci sia da dirigere, ormai.
VITO
(circospetto e timoroso) Non è questo soltanto. Lei se ne approfitta...
CIRO
Colpa tua, colpa tua.
VITO
Infine, io non so più come fare e te lo dico.
CIRO
Oh, mi aspetto di tutto. Ormai sono preparato al peggio. È un precipizio che ci si apre sotto i piedi.
VITO
È che... lei... con me... sì, intendimi...
CIRO
Cosa? Momento, che mi siedo. Cosa?
VITO
Ma sì. (E fa con le mani un gran gesto ad arco sulla pancia).
CIRO
Oh Dio!... Allah! È stato Allah!
VITO
Non è stato Allah, papà, sono stato io. Ed ora lei non vuoi lasciarsi far niente... Vuole che le cose vadano per il loro verso... Si mostra persino contenta, ed ho timore che pensi di approfittarsene.
CIRO
Senti... io vi ammazzo tutti e due; te e lei. È la ruota che gira. Le gemelle da una parte, Tranquilliano dallaltra, qui a coltellate ed io in galera.
Nel quadro della porta è comparsa Lucia.
VITO
(investendola) Ecco chi ha raccontato tutto alla Rosa.
CIRO
(già privo di voce) Assassina! E sei del nostro sangue.
LUCIA
(a suo fratello) Sei come gli altri, anche tu.
VITO
Non far la tragica, va là. Hai messo nei guai me, non loro.
LUCIA
Hai le idee confuse, Vito.
CIRO
Va via, scomparisci.
LUCIA
Sono venuta a dirvi soltanto che non contiate su di me per far le fregagioni allo zio Tranquilliano. Siccome pare che ve ne sia bisogno urgente, così, vi avviso che io non me ne occupo.
CIRO
Vuoi lasciarlo morire? Lascialo morire. Dopo che si è sacrificato per gli altri... Che quelle due povere vecchie hanno lanima attaccata per un filo... che tutti stiamo ammattendo.
LUCIA
Io non voglio niente, ma se la Provvidenza ha deciso in questo modo, non mi ci posso opporre; e neanche le fregagioni, credo. Se non altro, sarà uno di meno. (E rientra).
CIRO
(cadendo a sedere) È finita.
VITO
E allora per la Rosa, cosa decidiamo?
CIRO
Intanto va a fare le fregagioni a tuo zio.
VITO
Ma io non so fare le fregagioni.
CIRO
Dagli delle sberle. Stimolarlo, il dottore ha detto di stimolarlo in ogni modo. Pare che non ci sia altro per farlo risvegliare...
VITO
Botte? Allora ci penso io.
CIRO
... E mille lire di visita e ottocento e cinquanta di iniezioni.
VITO
Io allo zio Tranquilliano e tu pensa alla Rosa. Ricordati che, sposarla, non la sposo (E si affretta al capezzale dello zio).
CIRO
Anche questa! Una morta di fame e un bastardo in casa!
Poco gli resta da commemorare i suoi guai che, dalla riflessione, lo viene a togliere suo fratello.
APOLLONIO
Animo, Ciro. Cè qualche buon segno. Ho sprangato la porta di casa e sono riuscito a trascinarlo in cucina a bere un brodo caldo. Sai, quello aiuta.
CIRO
Dalla Rosa?
APOLLONIO
Si, le ho dato ordine di preparargliene una scodella bollente. Ma ci sono anche le gemelle che vanno e vengono.
CIRO
Sì, sì, dalla Rosa, è in buone mani. Duro ancora poco, sai Apollonio, duro ancora poco. Uno dopo laltro, tutti. È destino.
APOLLONIO
Resisti, Ciro; ho dei buoni presentimenti.
CIRO
Sai cosa ha detto il dottore? Prima di tutto, che sono un incosciente a pensare a un sassolino mentre cè uno in pericolo di vita, poi, che se il sassolino mi dà proprio fastidio, mi faccia fare unoperazione; che quello esce se vuol uscire, e se no, resta dentro, a vita; quindi che gli spiegassi come e perché Tranquilliano aveva presa tutta quella dose di sonnifero e che lui non si vuole rendere complice di un omicidio e deve fare la denuncia al Procuratore del Re; e, infine, lho dovuto anche pagare.
APOLLONIO
Ti dico che, se è necessario, farà loperazione. Mi è venuta una forza che neanche un leone. Facciamo in modo che si fratturi le gambe e lo abbiamo in mano tutto il tempo
necessario. Ma, a proposito, chi è che si trova in pericolo di vita?
CIRO
Il povero Tranquilliano.
APOLLONIO
Quel medico non capisce niente. Tranquilliano ha solo bisogno di un po di riposo.
CIRO
È sempre là come morto, ti dico, freddo ghiacciato. Liniezione non gli ha fatto niente, non lha nemmeno sentita. Oh, morirò anche pieno di rimorsi. Andiamo almeno a pizzicarlo un po, a dargli qualche sberla.
APOLLONIO
Non esagerare. Sono lunico che abbia mantenuto un po di calma, non far perdere la testa anche a me.
CIRO
Andiamo a fare le fregagioni a Tranquilliano, ti dico.
E lo trascina fuori. Dopo poco, entra Fortunato e va a cercare qualcosa nel posto dove era seduto a suonare.
FORTUNATO
Come ho potuto dimenticare la mia armonica, poi... ?! (E come lha trovata, le dà un bacio e anche le parla) Scusami tanto, sai.
Intanto, Rosa, di sulluscio:
ROSA
Glielo porto qui, il brodo?
FORTUNATO
Te ne guarderai bene. Pensi, anche tu, che un uomo come me voglia del brodo?
ROSA
Così hanno ordinato, ma se non lo vuole, non so dargli torto. Tanto è brodo di dadi.
FORTUNATO
Lo sai che avevo perduto la mia armonica? Questa gente mi sta proprio rovinando il sentimento.
ROSA
Va via oggi, lei?
FORTUNATO
Stamattina. Ho deciso di scappare.
ROSA
Fa bene.
FORTUNATO
Senti che scoperta.
ROSA
Anchio me ne andrò, più presto che posso.
FORTUNATO
Hanno voluto far visitare anche te?
ROSA
Pressa poco.
FORTUNATO
Ci scommetterei che era il giovinotto a volerti far visitare, te. Sono buona gente, ma finiscono per star sulle scatole colle loro storie
ROSA
Mah, comincio a rendermi conto che non sono neanche della buona gente.
FORTUNATO
Non fare della maldicenza, ora. È gente disgraziata che vive in castigo, ecco quello che sono e tu hai fatto male a venirci. Già, prima di tutto, non dovevi metterti a servizio.
ROSA
Bene, ora lho capito e me ne vado.
FORTUNATO
Lhai capito per quello che ti ho detto io, ieri?
ROSA
Anche per quello.
FORTUNATO
Son contento di scoprire che sei meno stupida di quanto credevo. Sembri scema e forse non sei che timida.
ROSA
E io sono contenta che me lo dica lei.
FORTUNATO
Dì un po su, bella mora, ti fa proprio fastidio darmi del tu e basta, come faccio io?
ROSA
Oh, del tu?
FORTUNATO
Al tuo paese, quando due hanno ballato e bevuto insieme, si parlano ancora col lei?
ROSA
È differente. Se si sono anche baciati, allora si danno del tu.
FORTUNATO
Non ti sembro degno? Si rimedia subito. (Rimedia).
ROSA
Cosa dice?
FORTUNATO
Dico, se mi avessi incontrato in campagna, alla sagra, quando faccio i salti mortali e recito le mie storie in piazza, o su un carro di fieno per andare da un paese allaltro, mi avresti parlato cosi, dicendomi signore?
ROSA
Non so. Credo di no.
FORTUNATO
E allora? Questo tempo in questa casa ti ha proprio rovinata.
ROSA
Davvero, lei recita le poesie e fa i salti mortali?
FORTUNATO
Ti sembro uno che racconta fandonie?
ROSA
No no, lo credo capace di questo.
FORTUNATO
Recito anche la storia di Garibaldi in poesia, quando ne ho voglia.
ROSA
Deve essere una bella vita, proprio una bella vita.
FORTUNATO
Lo puoi dire. Faccio piangere tutti se sono di estro. E le ragazze, occhiate cosi. La sai la storia di Garibaldi?
ROSA
No che non la so.
FORTUNATO
La miseria...! È una gran pazienza con te; non sai un corbello.
ROSA
Mi piacerebbe tanto sentirla.
FORTUNATO
Devi tenerti la voglia. Qui non te la posso recitare. Ci vorrebbe la gente, la musica e tutto il resto.
ROSA
Quale resto?
FORTUNATO
Il resto. Non capisci proprio niente.
ROSA
Pazienza, mi sarebbe piaciuto. Se ci incontreremo in qualche luogo, in seguito, spero di poterla sentire.
FORTUNATO
Deve te ne andrai, ora?
ROSA
Mah, tornerò al paese e mi cercherò un altro servizio.
FORTUNATO
Parti per non stare sotto padrone e pensi di cercarti un altro servizio. Sei proprio andata.
ROSA
Cosa vuole che faccia?
FORTUNATO
Per te, non cè altro al mondo che andare a farti comandare dalla gente?
ROSA
Non so fare altro.
FORTUNATO
Ti piacerebbe vivere come vivo io?
ROSA
Urca!...
FORTUNATO
Te la raddrizzerei io, la testa.
ROSA
Cosa dice?
FORTUNATO
Non mi hai capito?
ROSA
Con lei?
FORTUNATO
Non ti piaccio?
ROSA
Perché mi fa diventar rossa?
FORTUNATO
Fai poca fatica. Anche tu mi piaci. Sei un po più stupida del necessario, ma mi piaci.
ROSA
Oh, ma non posso.
FORTUNATO
Sei paralitica che non puoi? Quando uno ha le gambe sane e il cuore allegro, tutto è risolto a questo mondo.
ROSA
È che... io devo avere un bambino.
FORTUNATO
Beh, credo che succeda a tutte le donne, prima o dopo.
ROSA
Adesso mi prende in giro.
FORTUNATO
Come la tiri lunga. Credi che non me lo immaginassi?
ROSA
Lo sapeva, dunque?
FORTUNATO
Non ho detto che lo sapevo, lo immaginavo. Bastava guardare quello scimmiotto del tuo padrone giovine. E non mi dispiaceva, neanche. A me i bambini mi divertono. Ma se ti piace lui, discorso chiuso. Che ti sposi lui.
ROSA
Oh, non mi piace, e non lo sposerei quello, neanche se mi volesse. È stato che...
FORTUNATO
Come è stato lo so anchio e non mi voglio seccare a sentirlo da te, colle lagrime anche. Credevo che tu avessi il genio mio, di vivere per il mondo. Mi era venuta una fantasia sentendo parlare la tua signorina, là in giardino. Una baracchetta pitturata e cinque fantocci, in fila, colle teste dei tuoi padroni, di legno, al naturale, come li saprei fare io. Prima le due vecchie, poi il gobbo, poi quellaltro e, ultimo, quello che parla poco. In fila, coi nomi scritti sotto e la gente che gli lancia addosso le palle e li rovescia. E tu al banco che tiri i soldi. Andare per i paesi così. E io a guardare. A me il bambino non mi disturbava. Già, la donna che deve mettersi con me dovrà farne tanti dei bambini, che, uno di più, in mezzo agli altri, si confonde.
Subito dallinterno la voce della Violante.
VIOLANTE
Rosa, Rosa, corri.
ROSA
(disincantandosi) Sarà per quello che parla poco, come dice lei. È vicino agli olii santi.
FORTUNATO
Quella porta lì, va nella camera dove ho dormito?
ROSA
Sì, ci va anche quella.
VIOLANTE
(sempre senza farsi vedere) Rosa, dico!
ROSA
Vengo! Dio non voglia che sia morto. Era proprio brutto stamattina. (E via).
Dopo aver bighellonato un po e guardato e toccato, anche, le cose che sono sparse nella stanza, zufolando tra lo labbra, Fortunato apre luscio della camera della quale ha chiesto notizia e scompare. A voler essere esatti, qui cè stato un minuto di sosta, un silenzio isolato e prezioso come certe prodigiose soste in mezzo a una tempesta - forse il tempo necessario a interrogare la Rosa - quello che si è visto immediatamente dopo è stato laccorrere cauto, ma non per questo meno precipitoso, della Violante e della Valeriana, arrancanti colle loro superstiti energie, in una smorfia di dolore e di tenace sforzo. Obiettivo: luscio che ha inghiottito Fortunato e, specialmente, il buco della serratura al quale, come tirato da un elastico, si è andato ad incollare locchio rapace della Violante.
VALERIANA
Cosa vedi?
Quellaltra, senza staccare la guancia dalla specula, fa un gesto colla mano tra aspettare o tacere.
VALERIANA
Presto, ché non ho tempo da perdere. (E intanto le toglie le chiavi di mano).
VIOLANTE
Cerca.
VALERIANA
Cosa, cerca?
VIOLANTE
(voltandosi per un attimo) Oh Dio! Nel comodino non cè.
VALERIANA
È sotto il letto.
VIOLANTE
Sei sicura?
VALERIANA
Ce lho messo io. (Pausa) Ebbene?
VIOLANTE
Però...!
VALERIANA
Lasciami vedere!
VIOLANTE
Ma un momento solo.
E locchio muta alla serratura.
VALERIANA
Ride.
VIOLANTE
Ride solamente?
VALERIANA
Finalmente. Signore Ti ringrazio.
VIOLANTE
Vieni via.
VALERIANA
Taci... Ecco.
Uno alla volta, arrivano anche gli altri.
APOLLONIO
Ci siamo?
VIOLANTE
Sì, ma la Valeriana mi ha rubato il posto.
Luomo non dice niente, dà uno spintone allusurpatrice e si mette al suo posto.
VALERIANA
Non urtarmi a questo modo, nelle mie condizioni.
VIOLANTE
Sei contenta, adesso?
CIRO
Si vede?
APOLLONIO
Solo metà.
Nervosissimo, Ciro comincia a marciare su e giù per la stanza.
APOLLONIO
Ma sta un po fermo, dunque.
CIRO
Come si fa a star fermo?
VIOLANTE
Un poco ancora, Ciro, solo un poco.
CIRO
Cosa vedi? Dì, cosa vedi?
APOLLONIO
(stupefatto) Legge il giornale.
CIRO
Troppo poca era!
VIOLANTE
Per lui! Oh...
VALERIANA
La chiave?
VIOLANTE
No no, ormai...
VALERIANA
Siediti che è meglio.
VITO
(da poco che è giunto anche lui) Posso dare unocchiata?
APOLLONIO
No, sorveglio io.
CIRO
Bisogna che gridi. (Toccandosi le canne della gola) Ce lho qui, nel pomo di Adamo, ecco, mi vien su...
VALERIANA
Manda giù, Ciro.
CIRO
Io non so più quel che mi faccio. Ma quanto ci mette?
APOLLONIO
Volta pagina. Sè messo a leggere le notizie sportive.
CIRO
(di colpo, alle vecchie) Pregate! Mettetevi a pregare.
VIOLANTE
Ti pare il caso?
CIRO
Fate ciò che vi dico.
VITO
Forse bisognerebbe rivolgersi ad Allah.
CIRO
Purché preghino!
Apollonio spia, le vecchie pregano, Ciro si dispera, Vito aspetta. E anche con la fatica di dover fare tutte queste cose, per loro natura espansive e rumorose, in silenzio.
VIOLANTE
Possiamo promettere una candela a SantAmbrogio?
CIRO
Tu che ne dici, Apollonio?
APOLLONIO
Anche sei!
CIRO
Però, se tutto va bene.
APOLLONIO
(sollevando il viso dalluscio, trionfante) Ecco. Ecco.
VALERIANA
SantAmbrogio, Ti ringrazio.
CIRO
Disinvolti. Come niente fosse.
Fanno i disinvolti come possono e aspettano spasimando, ma Fortunato non si fa vivo.
APOLLONIO
Ma che fa? Che aspetta?
VITO
Purché non se ne accorga.
CIRO
Oh Dio, che sospetto.
VITO
(si mette a spiare) No. È uscito dal corridoio. Via libera.
Tutti, come un sol uomo, si precipitano nella camera. A questo punto, la penna arrossisce e fra interrompere la narrazione o chiedere perdono, sceglie il secondo. Dopo i cinque minuti più terribili della loro vita, i Rebulsi ricomparvero dietro al gobbo Apollonio il quale, alto, fra pollice e indice della mano destra, stringeva qualcosa di minuscolo a cui erano legate le loro anime e lo rimasero fin che vissero.
APOLLONIO
In ginocchio!
Nessuno lo crederà mai. Ci si misero.
CIRO
Finalmente nostro!
VITO
Che capitale!
VIOLANTE
Che magnificenza!
VALERIANA
Che luce!
CIRO
Voglio toccarlo!
VIOLANTE
Anchio.
VALERIANA
Anchio.
Se lo passano di mano in mano.
VIOLANTE
Mi scalda.
VALERIANA
Mi ridà forza.
CIRO
Toh, un bacio!
VITO
Papà...!
CIRO
Non importa. Anche Gesù fu trovato in una stalla.
VIOLANTE
E il povero Tranquilliano non è qui a godersi questo momento.
APOLLONIO
Tutti da Tranquilliano. Questo resuscita anche i morti. Se non lo risveglia la sua vista, non cè più niente da fare.
CIRO
Lo risveglierà.
Escono in processione per recare al capezzale del moribondo il viatico miracoloso.
È appena scomparsa la famiglia e rientra Fortunato. Ha le mani in tasca e un riso gaglioffo visibile dalla punta dei piedi alla radice dei capelli. Lo raggiunge subito Rosa.
ROSA
Dio buono, Fortunato, che è successo? Sono diventati tutti matti. Che gli ha fatto?
Senza parlare egli tira fuori una mano dalla scarsella e vi fa saltare sopra qualche cosa.
ROSA
Lha lei! Ma allora... Ce nerano due?!
FORTUNATO
E uno è falso.
ROSA
(scoppiando a ridere) Ha lasciato loro quello falso! Quando se ne accorgeranno...!
FORTUNATO
Senti, mora, con questo, se vuoi, la carogna che ti ha fatto quel servizio, te la faccio sposare oggi stesso.
ROSA
Lo darebbe a me, per quello?
FORTUNATO
Deciditi, che mi stufo ad aspettare.
ROSA
Ma a me, non mi piace, quello.
FORTUNATO
E allora?
ROSA
Mi aveva detto...
FORTUNATO
Lo sapevo, vuoi venir via con me. Ti piaccio io. Cristo dun Dio...! è sempre la solita storia.
ROSA
Se mi vuole...
FORTUNATO
Avrei voluto vedere che gli volessi dare per padre quello là. Marcia, allora! Ho una voglia di far lamore che ho fin il mal di testa. (Ora, inaspettatamente, va alla finestra e, con più forza che può, lancia fuori, lontano, il diamante).
ROSA
Cosa hai fatto? Lhai buttato via?!
FORTUNATO
Come vedi.
ROSA
Peccato! Ora che ci sarà il bambino...
Ma non può dire di più che laltro le lascia andare un ceffone.
FORTUNATO
Volevi legarlo a questa croce, ancora prima che nascesse? Fuori. Io gli regalo il mondo.
ROSA
Mi hai fatto male.
FORTUNATO
Cammina.
ROSA
Ma...
FORTUNATO
Così come sei. Non cè bisogno di altro. Gamba! (Mentre si avviano, a braccio) Sai, se quel pensiero ti disturba, pensa che fossero falsi tutti e due.
ROSA
Davvero?
FORTUNATO
Ma sì. Falsi tutti e due. Quello buono ce lhai nella pancia, tu.
E se ne sono andati. Subito, nella stanza deserta, viene Lucia. Va al balcone, resta un po e poi saluta quelli che vanno.
LUCIA
Ciao Rosa. Sii felice. Addio Fortunato.