Il diavolo e il buon Dio

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Dramma in tre atti e  undici quadri

di JEAN-PAUL SARTRE

Traduzione di GIACOMO DEBENEDETTI1

Riduzione di GIACOMO DEBENEDETTI e LUIGI SQUARZINA

(Su IL DRAMMA n. 316 - Gennaio 1963)

PERSONE

L'Arcivescovo

Servo

Colonnello Linehart

Banchiere Foucre

Heinz

Schmidt

Nasty

Gerlach

La donna

Heinrich

I borghesi

Il Profeta

Il Vescovo

I popolani

Capitano Ulrich

1° ufficiale

Portantino Hermann

Goetz

Caterina

2° ufficiale

Frantz

Contadino

Karl

Contadino

Barone Nossak

Barone Schulheim

BaroneRietschel

Contadini

1° novizio

2° novizio

Tetzel

Il Parroco

Il lebbroso Contadini

Hilda

La maestra

Il mendicante

Il forzuto

La strega

1° capo contadino

2° capo contadino


ATTO PRIMO

Primo quadro

Tra cielo e terra, a sinistra, una sala del palazzo arcivescovile; a destra la sede del Vescovo e i bastioni. In questo momento è illuminata soltanto la sala del palazzo. Il resto della scena è immerso nell'ombra.

L'Arcivescovo (alla finestra) Verrà? Signore, il pollice dei miei sudditi mi ha logorato il viso sulle monete d'oro e il tuo terribile pollice mi ha logo­rato la faccia. Eccomi ridotto a un'ombra di Arci­vescovo. Che la fine di questo giorno porti la noti­zia della sconfitta e mi si potrà vedere per traspa­renza tanto sarò consumato: e tu che te ne farai, Signore, di un ministro trasparente?

(Entra il servo)

Il colonnello Linehart?

Il Servo      No, il banchiere Foucre. Chiede...

L'Arcivescovo No, tra poco. (Pausa) Che fa Linehart? Dovrebbe già essere qui con le ultime notizie. (Pausa) E nelle cucine si parla della battaglia?

Il Servo      Non si parla d'altro, Monsignore.

L'Arcivescovo Che cosa si dice?

Il Servo      Che tutto va magnificamente. Che Conrad è bloccato tra il fiume e la montagna e...

L'Arcivescovo So, so tutto. Ma quando ci si batte, si può essere battuti.

Il Servo      Monsignore...

L'Arcivescovo Vai, vai.

(Il servo esce)

E perché lo  hai permesso, mio Dio? Il nemico ha invaso le mie terre e la mia cara città di Worms si è ribel­lata, mi ha pugnalato alle spalle, mentre guerreg­giavo contro Conrad. Non sapevo, Signore, che tu avessi  su di me  così  alti  disegni:  dovrò  finire mendico di porta in porta, cieco e condotto per mano da un bambino? Mi rimetto a te, natural­mente, se proprio t'importa che sia fatta la tua volontà. Ma tieni conto, te ne prego, che non ho più vent'anni e che non ho mai avuto la vocazione del martirio.

(Grida in lontananza: « Vittoria! Vit­toria! ». Le grida si avvicinano. L'Arcivescovo tende l'orecchio e mette la mano sul cuore).

Il  Servo (entrando) Vittoria! Vittoria! Abbiamo vinto, Monsignore. Ecco il colonnello Linehart.

Il Colonnello (entrando) Vittoria, Monsignore. Vittoria piena e regolamentare. Una battaglia mo­dello, una giornata storica : il nemico perde seimila uomini, sgozzati o annegati, gli altri sono in rotta.

L'Arcivescovo Grazie, mio Dio. E Conrad?

Il Colonnello Lo si annovera tra i caduti.

L'Arcivescovo Grazie, mio Dio. (Pausa) Se è morto, gli perdono. (A Linehart) A te la mia bene­dizione. Vai a diffondere la notizia.

Il Colonnello (mettendosi in posizione di riposo)Il sole si è appena levato, scorgiamo una nuvola di polvere...

L'Arcivescovo (interrompendolo) No, no! Niente particolari! Niente particolari, mi raccomando. Una vittoria data nei particolari, non si sa più che cosa la distingue da una sconfitta. Ma è proprio una vit­toria, almeno?

Il Colonnello Un gioiello di vittoria: l'eleganza fatta vittoria.

L'Arcivescovo Vai. Devo pregare.

(Esce il colon­nello. L'Arcivescovo si mette a ballare)

Ho vinto! Ho vinto! (La mano sul cuore) Ahi!

(Si prostra sull'inginocchiatoio) Si preghi.

(S'illumina a destra una parte della scena: bastioni, il camminamento di ronda. Heinz e Schmidt si spor­gono dai merli).

Heinz           E' impossibile... è impossibile; Dio non può averlo permesso.

Schmidt      Aspetta, adesso ricominciano. Guarda! Uno - due - tre... tre... e uno - due - tre - quattro -cinque...

Nasty          (appare sui bastioni) Che avete?

Schmidt      Nasty! Pessime notizie.

Nasty          Nessuna notizia è mai cattiva per chi è eletto da Dio.

Heinz           E' più di un'ora che guardiamo i segnali di  fuoco.  Tornano ogni minuto sempre uguali. Guarda! Uno - due - tre e cinque! (Gli indica la montagna) L'Arcivescovo ha vinto.

Nasty          Lo so, lo so.

Schmidt      La situazione è disperata; siamo intrap­polati a Worms senza viveri né alleati. Tu ci dicevi che Goetz si sarebbe stancato, che avrebbe finito col togliere l'assedio, che Conrad avrebbe schiacciato l'Arcivescovo. E invece, ecco, chi è morto è Conrad e l'esercito dell'Arcivescovo si congiungerà con quello di Goetz sotto le nostre mura e a noi non rimarrà che morire.

Gerlach     (entra di corsa) Conrad è sconfitto. Il borgomastro e gli scabini sono riuniti a Palazzo di Città e stanno deliberando.

Schmidt      Brutto affare! Quelli complottano la resa.

Nasty          Avete fede, fratelli?

Tutti            Sì, Nasty, sì!

Nasty          Allora, niente paura. La disfatta di Conrad è un segno.

Schmidt      Un segno?

Nasty          Un segno che Dio mi manda. Gerlach, va' a Palazzodi Città e cerca di sapere quel che ha deciso il Consiglio.

(I bastioni scompaiono nella notte).

L'Arcivescovo (rialzandosi) Ehi!

(Entra il servo)

Fai passare il banchiere.

(Entra il banchiere)

Siediti, banchiere. Sei tutto infangato. Da dove vieni?

Il Banchiere Trentasei ore ho viaggiato per impedirvi di commettere una pazzia.

L'Arcivescovo Una pazzia?

Il Banchiere State per tirare il collo a una gallina che ogni anno vi fa un uovo d'oro.

L'Arcivescovo Di che vai parlando?

Il Banchiere Della vostra città di Worms: ho saputo che la assediate. Se le vostre truppe la met­tono a sacco, siete rovinato, e io con voi. Vi pare età, la vostra, da giocare ai soldatini?

L'Arcivescovo Conrad non l'ho provocato io.

Il Banchiere Provocato forse no. Ma chi mi dice che non lo abbiate provocato a provocarvi?

L'Arcivescovo Era mio vassallo e mi doveva obbedienza. Ma il Diavolo gli ha insufflato di sobil­lare i cavalieri alla rivolta e di prenderne il comando.

Il Banchiere Be', vada per Conrad. E' certa­mente l'aggressore, visto che ha perso. Ma la vostra città di Worms...

L'Arcivescovo Worms il mio tesoro, Worms l'amor mio, Worms l'ingrata è insorta contro di me il giorno che Conrad ha varcato la frontiera.

Il Banchiere Molto mal fatto. Ma i tre quarti dei vostri redditi vi vengono da Worms. Chi vi pa­gherà le imposte, chi mi rimborserà i miei anticipi se trucidate i vostri borghesi come il vecchio Tiberio?

L'Arcivescovo Hanno dato molestia ai preti, li hanno obbligati a chiudersi nei conventi, hanno insultato il mio Vescovo e gli hanno proibito di uscire dal Vescovado.

Il Banchiere Bazzecole! I borghesi non si sareb­bero mai battuti se voi non li aveste costretti. La violenza va bene per chi non ha niente da perdere.

L'Arcivescovo Ma che vuoi da me?

Il Banchiere Che siano risparmiati. Paghino una bella ammenda e non se ne parli più.

L'Arcivescovo Eeh!

Il Banchiere Cosa, eeh?...

L'Arcivescovo Worms mi è cara, banchiere. Anche senza ammenda le perdonerei di tutto cuore.

Il Banchiere E allora?

L'Arcivescovo Non sono io ad assediarla.

Il Banchiere E chi altri?

L'Arcivescovo Goetz.

Il Banchiere Chi è questo Goetz? Il fratello di Conrad?

L'Arcivescovo Sì. Il miglior capitano di ventura di tutta la Germania.

Il Banchiere E che sta facendo sotto le mura di quella città? Non è vostro nemico?

L'Arcivescovo Lui e Conrad hanno invaso in­sieme le mie terre. A Dio piacendo, ho saputo che tra i due era scoppiata la discordia e ho promesso segretamente a Goetz, se si metteva con noi, le terre del fratello.

Il Banchiere Se capisco, è passato dalla vostra parte con le truppe. E poi?

L'Arcivescovo Gli avevo affidato le retrovie. Si vede che si annoiava: credo che la vita di guarni­gione non fa per lui: che è che non è, porta le truppe sotto i bastioni di Worms e inizia l'assedio senza mia richiesta.

Il Banchiere Dategli ordine...

(L'Arcivescovo ha un sorriso triste e alza le spalle)

Non vi obbedisce?

L'Arcivescovo Come ti salta in mente che un generale in campo obbedisca a un capo di Stato?

(S'illuminano i bastioni).

Gerlach     (sopraggiungendo) Il Consiglio ha deci­so di mandare dei parlamentari a Goetz.

Heinz           Ci siamo! (Pausa) Vigliacchi!

Gerlach     Ci resta una sola speranza: che Goetz ponga condizioni impossibili. Se è come lo dipin­gono, da noi non accetta neanche la resa a discrezione.

Il Banchiere Forse risparmierà i beni.

L'Arcivescovo Manco le vite umane, ho paura.

Schmidt      (a Gerlach) Ma perché? perché?

L'Arcivescovo E' un bastardo della razza peggio­re: da parte di madre. Non gode che di fare il male.

Gerlach     E' un maiale, un bastardo: fare il male è il suo unico piacere. Se vuole mettere a sacco Worms, i borghesi dovranno combattere con le spalle al muro.

Schmidt      Se ha in testa di radere al suolo la città non sarà così ingenuo da dirlo. Chiederà che lo si faccia entrare promettendo di lasciare tutto intatto.

Il Banchiere (sdegnato) Worms mi deve 30.000 ducati: bisogna fermare tutto immediatamente. Ordinate alle vostre truppe di muovere contro Goetz.

L'Arcivescovo (accasciato) Ho una gran paura che me le suoni.

(La sala dell'arcivescovado scompare nel buio).

Heinz           (a Nasty) E dunque? Siamo davvero perduti?                                                                         

Nasty          Dio è con noi, fratelli: non possiamo perdere. Stanotte uscirò da Worms e tenterò di attraversare l'accampamento e di raggiungere Waldolf; tempo otto giorni, tornerò con diecimila con­tadini armati.

Schmidt      E noi come potremo resistere otto giorni? Quelli sono capaci di aprirgli le porte stasera.

Nasty          Bisogna che siano nell'impossibilità di aprirle.

Heinz           Vuoi prendere il potere?

Nasty          No. La situazione è troppo fluttuante.

Heinz           E allora?

Nasty          Bisogna compromettere i borghesi, che abbiano paura per la loro pelle.

Tutti            Ma come?

Nasty          Con un eccidio.

(Sotto i bastioni s'illu­mina la scena. Una donna con gli occhi sbarrati è seduta ai piedi della scala che porta al cammina­mento di ronda. E' sui 35 anni. E' coperta di cenci. Passa un curato intento a leggere il brevia­rio)

Chi è quel curato? Perché non è chiuso con gli altri?

Heinz           Non lo riconosci?

Nasty          Ah! è Heinrich. Quanto è cambiato. Co­munque lo si doveva rinchiudere.

Heinz           I poveri gli vogliono bene perché vive come loro: è stato per non scontentarli.

Nasty          E' il più pericoloso di tutti.

La Donna    (vedendo Heinrich) Signor Curato!

(Heinrich fa per allontanarsi. La donna, gridando)

Dove corri con tanta fretta?

Heinrich     (fermandosi)   Non ho più niente! niente! niente! Ho dato tutto.

La Donna    Non è una buona ragione per scap­pare quando ti si chiama.

Heinrich     (tornando verso di lei con aria affranta) Hai fame?

La Donna    No.

Heinrich     Allora, che cosa chiedi?

La Donna    Voglio che tu mi spieghi.

Heinrich     (pronto) Non posso spiegare niente.

La Donna    Se non sai nemmeno di che cosa parlo.

Heinrich     Dài, fai presto. Che c'è da spiegare?

La Donna    Perché è morto il bambino.

Heinrich     Che bambino?

La Donna    (con un leggero sogghigno) Il mio. Ma insomma, curato, l'hai sepolto ieri: aveva tre anni, è morto di fame.

Heinrich     Sono stanco, sorella, non vi so più riconoscere, vi vedo tutte con la stessa faccia, gli stessi occhi.

La Donna    Perché è morto?

Heinrich     Non lo so.

La Donna    Ma sei un Curato.

Heinrich     Lo sono.

La Donna    E chi mi può spiegare allora, se tu non sai?

Heinrich     (si passa la mano sulla fronte e fa vio­lenza a se stesso) Non c'è niente che succeda senza il volere di Dio, e Dio è bontà; perciò quello che accade è sempre il meglio.

La Donna    Non capisco.

Heinrich     Dio ne sa più di te: quello che a le pare un male ai suoi occhi è un bene, perché lui ne pesa tutte le conseguenze.

La Donna    E tu questo lo capisci?

Heinrich     No! no! non capisco! non capisco nien­te! Non posso, e non voglio capire! Bisogna cre­dere! Credere! Credere!

La Donna    (con una secca risata) Tu dici che bisogna credere, e viceversa non sembra che tu creda a ciò che dici.

Heinrich     L'ho tanto ripetuto da tre mesi a questa parte, sorella, che non so più se lo dico per convinzione o per abitudine. Ma ci credo. Il dub­bio non mi ha sfiorato il cuore neanche per un attimo. (Pausa) Donna, il tuo bambino è in cielo e tu lo rivedrai lassù. (Heinrich s'inginocchia).

La Donna    Sì, Curato, certamente. Ma il cielo è un'altra cosa.  E  poi  sono  così  stanca  che  non troverò mai più la forza di gioire, nemmeno lassù.

Heinrich     Perdonami, sorella.

La Donna    Che cosa ti dovrei perdonare, Curato caro? Tu non mi hai fatto niente.

Heinrich     Perdona in me tutti i preti, i ricchi come i poveri.

La Donna    (divertita) Ti perdono di cuore. Sei contento?

Heinrich     Sì. Adesso, sorella, ci mettiamo a pregare insieme; pregare Iddio che ci renda la speranza.

(Durante l'ultima battuta Nasty scende lentamente la scala dei bastioni).

La Donna    (vede Nasty e si interrompe allegramen­te) Nasty! Nasty!

Nasty          Che cosa vuoi?

La Donna    Panettiere, il mio bambino è morto. Tu che sai tutto, devi sapere perché.

Nasty          Sì, che lo so.

Heinrich     Taci, Nasty, ti scongiuro. Guai a coloro che provocano lo scandalo.

Nasty          E' morto perché i ricchi borghesi della nostra città sono insorti contro l'Arcivescovo, il loro ricchissimo signore. Se i ricchi si fanno la guerra, muoiono i poveri.

La Donna    Ma Dio glielo aveva permesso di fare questa guerra?

Nasty          Dio glielo aveva vietato.

La Donna    Quello dice che niente succede senza il Suo volere.

Nasty          Niente, fuorché il male che nasce dalla malvagità degli uomini.

Heinrich     Tu menti, panettiere, impasti il vero e il falso per ingannare le anime.

Nasty          Secondo te. Dio permette tanti lutti e tante inutili sofferenze? Io dico che in questo è inno­cente.

(Heinrich tace).

La Donna    Dunque non voleva che il mio bam­bino morisse?

Nasty          Se lo avesse voluto, lo avrebbe fatto nascere?

La Donna    (sollevata) Preferisco così. (Al curato) Ecco, così posso capire. Allora il buon Dio è triste quando vede che soffro?

Nasty          Triste da morire.

La Donna    E non può far niente per me?

Nasty          Certo. Ti restituirà il bambino.

La Donna    (delusa) Sì, lo so! In cielo.

Nasty          No, sulla terra.

La Donna    (stupita) Sulla terra?

Nasty          Prima tocca passare per la cruna di un ago e sopportare sette anni di sventure, poi verrà sulla terra il regno di Dio: i nostri morti ci saranno resi, tutti quanti ameranno tutti quanti e nessuno avrà più fame!

La Donna    Perché attendere sette anni?

Nasty          Perché per sette anni ancora il Maligno regnerà sulla terra:  ma se ognuno di noi com­batte con coraggio, ci salveremo tutti e salveremo Dio con noi.

La Donna    Il Signore Onnipotente ha bisogno del nostro aiuto? del mio?

Nasty          Sì, sorella. Mi credi?

La Donna    (alzandosi in piedi) Sì, Nasty, ti credo.

Nasty          Tuo figlio non è in cielo, donna, è nel tuo ventre e per sette anni tu ve lo porterai, e in capo a questo tempo lui ti camminerà accanto, metterà la sua mano nella tua e tu l'avrai generato per la seconda volta.

La Donna    Ti credo, Nasty, ti credo! (Esce).

Heinrich     Così la perdi!

Nasty          Se ne sei sicuro, perché non mi hai interrotto?

Heinrich     Ah! perché pareva meno infelice. (Nasty alza le spalle ed esce) Signore, non ho avuto il coraggio di farlo tacere, ho peccato. Ma io credo, mio Dio, credo nella tua onnipotenza, credo nella tua Santa Chiesa, mia madre, corpo sacramentato di Gesù di cui sono parte; credo che tutto succede per tuo decreto, anche la morte di un bambino, e che tutto è bene. Lo credo perché è assurdo! As­surdo! Assurdo!

(La scena si è illuminata completamente. Gruppi di borghesi con le loro mogli si sono raccolti attorno al palazzo del Vescovo e stanno aspettando).

 

La Folla

—  Notizie?...

—  Nessuna notizia...

—  Che cosa facciamo qui?

—  Aspettiamo...

—  Che cosa aspettiamo?

—  ...niente...

—  Avete visto?...

—  Lì a destra...

—  Sì.

—  Che brutte facce!

—  Quando le acque sono agitate la melma sale.

—  Non si può più girare per le strade.

—  Bisogna farla finita con questa guerra, e presto. Sennò, si verrà alle brutte.

—  Vorrei vedere il Vescovo, io, vedere il Vescovo.

—  Non si affaccerà. E' troppo infuriato.

—  Chi?... Chi?...

—  Il Vescovo...

—Da quando è chiuso qui dentro, appare qualche volta alla finestra, alza la 

      tendina e guarda.

—  Non ha un aspetto benevolo.

—  Che cosa volete che vi dica, il Vescovo?

—  Lui forse avrà qualche notizia.

(Mormorii).

Voci dalla Folla

—  Vescovo! Vescovo! Fatti vedere!

—  Consigliaci.

—  Che cosa succederà?

Una Voce    E' la fine del mondo!

(Un uomo si fa largo fra la folla, balza fin sotto la facciata del vescovado e le si addossa. Heinrich si allontana da lui e si unisce alla folla).

Il Profeta

Il mondo è fottuto! Fottuto!

Flagelliamo le nostre carogne.

Flagellate, flagellate, flagellate: Dio è qui.

(Urla. Inizio di panico).

Un Borghese Ehi, ehi, calma, è solo un profeta.

La Folla     Un altro? Basta! Sta' zitto. Ne sbucano dappertutto, valeva la pena di rinchiudere i preti.

Il Profeta

La terra manda fetore

Il sole si è lagnato col buon Dio!

Signore, voglio spegnermi.

Ne ho le scatole piene di questa verminaia.

Più la scaldo e peggio puzza.

Mi sporca la punta dei raggi.

Sventura! dice il sole. La mia bella chioma d'oro

s'infanga nella merda.

Un Borghese (schiaffeggiandolo) E prendi su!

(Il profeta cade a sedere per terra. La finestra del vescovado si spalanca. Il Vescovo appare al bal­cone in pompa magna).

La Folla     Il Vescovo!

Il Vescovo Dove sono gli eserciti di Conrad? Dove sono i cavalieri? Dov'è la legione degli angeli che doveva sgominare gli avversali? Siete soli, sen­za amici, senza speranza e maledetti. Avanti bor­ghesi di Worms, rispondete; se rinchiudere i suoi ministri è gradire al Signore, perché il Signore vi ha abbandonati?

(Gemiti della folla)

Rispondete!

Heinrich     Non fiaccate il loro coraggio.

Il Vescovo    Chi è che parla?

Heinrich     Io, Heinrich, curato di San-Gilhau.

Il Vescovo    Giuda Iscariota! Va' a impiccarti.

Heinrich     Io non sono Giuda.

Il Vescovo Allora che fai tra costoro? Perché li incoraggi? Perché non sei rinchiuso come noi?

Heinrich     Mi hanno lasciato libero perché sanno che li amo, e io non mi sono unito agli altri preti solo perché in questa città perduta si dicano messe e si impartiscano Sacramenti. Senza di me, la Chie­sa sarebbe assente, Worms rimarrebbe indifesa con­tro l'eresia, si morirebbe come cani... Non fiaccate il loro coraggio, Monsignore.

Il Vescovo Chi ti ha nutrito? Chi ti ha allevato? Chi ti ha insegnato a leggere? Chi ti ha dato la tua scienza?

Heinrich     La Chiesa, mia santissima madre.

Il Vescovo    Le devi tutto. Prima di tutto appar­tieni alla Chiesa.

Heinrich     Ma sono loro fratello.

Il Vescovo    Voglio parlare a questa gente. Se perseverano nei loro errori e vogliono protrarre la ribellione, ti ingiungo di unirti agli ecclesiastici, i tuoi veri fratelli, e di rinchiuderti con essi nel convento dei Frati Minori o nel seminario. Obbe­dirai al tuo Vescovo?

Un Popolano Heinrich, non ci abbandonare, sei il prete dei poveri, sei nostro.

Heinrich     (oppresso ma con voce ferma) Ma prima sono della Chiesa. Monsignore, vi obbedirò.

Il Vescovo Cittadini di Worms, guardatela bene, questa vostra città bianca e popolosa, guardatela per l'ultima volta: diverrà la sede immonda della carestia e della peste; e come conclusione i ricchi e i poveri si massacreranno fra loro. All'entrarvi, i soldati di Goetz non troveranno che carogne e macerie. (Pausa) Posso salvarvi, ma bisogna sa­permi intenerire.

Voci            Salvateci, Monsignore! salvateci! salvateci!

Il Vescovo    In ginocchio, superbi borghesi, chie­dete perdono a Dio!

(I borghesi s'inginocchiano via via, i popolani restano in piedi)

Heinrich! Non ti inginocchi?

(Heinrich s'inginocchia)

Signore Iddio, rimetti a noi le nostre offese e calma la col­lera dell'Arcivescovo.

La Folla     Signore Iddio, rimetti a noi le nostre offese e calma la collera dell'Arcivescovo.

Il Vescovo Amen. Rialzatevi. (Pausa) Prima di tutto metterete in libertà i preti e i frati, poi aprirete le porte della città; vi inginocchierete sul sagrato della Cattedrale e aspetterete in penitenza. Noi, frattanto, andremo in processione a suppli­care Goetz di risparmiarvi la vita.

Un Borghese E se non ne volesse sapere?

Il Vescovo    Al disopra di Goetz c'è l'Arcivescovo. E' il nostro padre comune e la sua giustizia sarà paterna.

(Già da un po' Nasty è apparso sul camminamento di ronda. Ascolta in silenzio, poi all'ultima battuta scende due gradini della scala dei bastioni).

Nasty          Goetz non è l'uomo dell'Arcivescovo. Goetz è del Diavolo. Ha prestato giuramento a Conrad, che era suo fratello, e invece lo ha tradito. Se oggi vi promette salva la vita, sarete così stolti da cre­dere alla sua parola?

Il Vescovo Ohi, dico, te, là sopra, chiunque tu sia, ti ordino...

Nasty          Chi sei per darmi degli ordini? E voi per­ché state ad ascoltarlo? Voi non dovete obbedienza a nessuno, fuorché ai capi che vi siete scelti.

Il Vescovo    E a te chi t'ha scelto, arruffapopoli?

Nasty          I poveri. (Agli altri) I soldati sono con noi: ho messo degli uomini alle porte della città, e a chi parla di aprirle, la morte.

Il Vescovo Forza, sciagurato, conducili alla ro­vina! Avevano una sola possibilità di salvarsi e tu gliela togli.

Nasty          Se non ci fosse più speranza, sarei io il primo a consigliarvi la resa. Ma chi può soste­nere che Dio ci abbandona? Si vuol farvi dubitare degli angeli! Gli angeli sono qui, fratelli! No, non alzate gli occhi, il cielo è vuoto. Gli angeli sono all'opera sulla terra; stanno sgobbando sul campo nemico.

Un Borghese Quali angeli?

Nasty          L'angelo del colera e quello della peste. L'angelo della carestia e quello della discordia. Te­nete duro: la città è imprendibile e Dio ci aiuta.

Il Vescovo    L'Inferno per chi ascolta questo ere­siarca! ha offeso Dio nel suo prete!

Nasty          Fratelli, i preti non servono: tutti gli uo­mini possono battezzare, tutti possono assolvere, tutti predicare.

Il Vescovo Uh! uh! uh! anatema. (Gli getta in faccia la limosiniera).

Nasty          (indicando la porta del palazzo) Quella porta è tutta tarlata; un colpo di spalla e va giù.

(Silenzio)

Ne avete di pazienza, fratelli!

(Pausa. Ai popolani)

Sono tutti una banda: il Vescovo, il Con­siglio, i ricchi; vogliono arrendersi con la città perché hanno paura di voi. E chi paga, se lo fanno? Voi! sempre voi! In piedi, fratelli, in piedi, bisogna uccidere per guadagnarsi il cielo.

(I popo­lani rumoreggiano).

Un Borghese (alla moglie) Vieni! torniamo a casa.

Un Altro    (al figlio) Presto, chiudiamo i battenti della bottega e ci barrichiamo in casa.

Il Vescovo Mio Dio, mi sei testimone che ho fatto il possibile per salvare questo popolo. Morrò senza rimpianti nella tua gloria, perché adesso so che la tua collera si abbatterà su Worms e la ri­durrà in cenere.

Nasty          Quel vecchio vi mangia vivi. Perché ha la voce così tonante? Perché si abboffa. Fate un po' un giretto nei suoi granai: vi troverete tanto pane da nutrire per sei mesi un reggimento.

Il Vescovo    (con voce robusta) Menzogna. I miei granai sono vuoti, e tu lo sai.

(I borghesi se la battono in tutta fretta. Solo i popolani rimangono con Nasty).

Nasty          Sfondate la porta!

(Gli uomini investono la porta. Il Vescovo prega in silenzio senza ingi­nocchiarsi).

Heinrich     (buttandosi a difesa della porta) Pri­ma mi ucciderete...

Un Popolano Ucciderti? e a che scopo?

(Lo percuotono e lo scaraventano a terra).

 

Heinrich     Mi avete colpito! Vi amavo più che l'anima mia e mi avete colpito! (Si rialza e si dirige verso Nasty) Il Vescovo no, Nasty. Il Vescovo no! Me, se vuoi, ma non il Vescovo.

Nasty          E perché no? E' un affamatore!

Heinrich     Lo sai che non lo è! Tocca appena cibo, dà la sua parte ai poveri. Non c'è un chicco di grano nei suoi granai.

Nasty          E che me ne fa? C'è oro, ci sono gemme nelle sue chiese. Ti dico che tutti coloro che sono morti di fame ai piedi dei suoi Cristi di marmo e delle sue Vergini d'avorio, è lui che li ha fatti morire. Togliti di mezzo, tu. Non vali più degli altri.

Heinrich     Nasty! Nasty! Perché non mi amate? Che vi ho fatto?

Nasty          Ci hai fatto che sei prete e un prete resta prete qualunque cosa faccia.

Heinrich     Sono uno di voi, povero e figlio di poveri.

Nasty          E allora vuol dire che sei un traditore, niente altro.

Heinrich     (con un grido) Hanno abbattuto la porta!

(La porta ha veramente ceduto. Gli uomini irrompono nel palazzo. Heinrich si butta ginoc­chioni)

Mio Dio, se ami ancora gli uomini, se non ti fanno orrore, impedisci questo assassinio.

Il Vescovo Non mi occorrono le tue preghiere, Heinrich! Perdono a tutti voi che non sapete quel che vi fate. Ma te, prete apostata, te, ti maledico.

Heinrich     Ah! (Cade prostrato).

Il Vescovo    Alleluja! Alleluja! Alleluja!

(Alcuni uomini lo colpiscono. Si abbatte sul balcone).

Nasty          (a Schmidt) E adesso che si provino ad arrendersi.

Un Popolano (comparendo sulla porta) Grano non ce n'è nel granaio.

Nasty          L'avranno nascosto nel convento dei Frati Minori.

Il Popolano (urlando) Ai Minori! Al convento!

(Un gruppo di popolani esce di corsa).

I  Popolani Al convento! Al convento!

Nasty          (a Schmidt) E stanotte cercherò di pas­sare le linee. (Escono).

(Heinrich si rialza, si guarda attorno. E' rimasto solo col profeta. Vede il Vescovo che lo fissa con gli occhi sbarrati. Fa per entrare nel palazzo. Il Vescovo stende il braccio per respingerlo)

Heinrich     No, non entro. Abbassa quel braccio, abbassalo. Se non sei ancora morto, perdona. E' greve, un rancore, è una cosa terrestre; lascialo sulla terra: muori leg­gero.

(Il Vescovo cerca di parlare)

Come?

(Il Vescovo ride)

Traditore? Ma sì, certo. Anche loro, lo sai, mi chiamano così. Ma allora dimmi: come ce la faccio a tradire tutti insieme?

(Il Vescovo continua a ridere)

Ma perché ridi? Parla.

(Pausa)

Mi hanno picchiato. Eppure li amavo, Dio mio! come li amavo.

(Pausa)

Li amavo, ma gli mentivo. Gli mentivo col silenzio. Tacevo! Tacevo! con le lab­bra cucite, con i denti stretti: morivano come mo­sche ed io tacevo. Quando chiedevano pane, io mi presentavo col crocifisso. Ah! metti giù quel brac­cio, va là, siamo complici.

(Il Vescovo balbetta qual­che parola incomprensibile. Heinrich risale la scena e guarda nella strada)

Sì, la piazzabrulica di gente; si sono armati di panche e danno a tutta forza contro la porta del convento. E' robusta. Resisterà fino al mattino. Che posso farci? Niente!

(Il Vescovo lascia cadere una chiave)

Che cos'è questa chiave? Di che porta? Una porta del tuo palazzo? No? Della cattedrale? Sì? Della sacrestia? No?... Della cripta?... La porta della cripta? Quella sempre chiusa? Di'!

Il  Vescovo Sotterraneo.

Heinrich     Che va dove?... Non lo dire! Che tu possa morire prima di dirlo.

Il Vescovo    Fuori.

Heinrich     Non la raccatto.

(Pausa)

Un sotterraneo parte dalla cripta e porta fuori della città. E tu vuoi che io vada da Goetz e lo faccia entrare a Worms dal sotterraneo. Non contare su di me. Il Vescovo Duecento preti. La loro vita nelle tue mani.

(Pausa).

Heinrich     Ah, ecco perché ridevi: una bella pensata. Grazie mio buon Vescovo, tante grazie.

O  i poveri ammazzano i preti o Goetz ammazza i poveri. Duecento preti o ventimila uomini. Bella scelta che mi lasci. Certo, ventimila uomini, è qual­cosa di più che duecento; tutto sta a sapere quanti uomini vale un prete. Tocca a me decidere: tutto sommato, sono uomo di Chiesa. Non la raccatto: quei preti andranno diritti in cielo.

(Il Vescovo muore)

A meno che non muoiano come te, col furore in corpo. Be', tu hai finito, addio; perdo­nagli, Signore, come io gli perdono. Non la rac­catto. Punto e basta. No! No! No! No! (Raccatta la chiave).

Il Profeta (che si era rialzato)

Il mondo è fottuto! fottuto! Flagelliamo le nostre carogne. Flagelliamo, flagelliamo. Dio è qui!

Secondo quadro

In prossimità dell'accampamento di Goetz. Notte. Nel fondo, la città. Compare un ufficiale, la guarda. Subito dopo entra un altro ufficiale.

Il Secondo Ufficiale Che fai?

Il Primo Ufficiale Sto guardando la città: caso mai prendesse il volo, una volta o l'altra...

Il Secondo Ufficiale Ma che volo! Non l'avremo questa fortuna. (Volgendosi di scatto) Cosa suc­cede?

(Passano due uomini che portano su una barella una forma coperta da un panno. I due uffi­ciali tacciono. Il primo guarda verso la barella, alza il panno e lo lascia ricadere).

Il Primo Ufficiale A fiume! Marsch!

Il Secondo Ufficiale E'...? 

Il Primo Ufficiale Nero.

(Pausa. I due portan­tini si rimettono in cammino. Il malato geme).

Il Secondo Ufficiale Momento.

(Quelli si fermano).

Il Primo Ufficiale Be'?

Il Secondo Ufficiale E' vivo.

Il Primo Ufficiale Non mi riguarda. A fiume!

Il Secondo Ufficiale (ai portantini) Reggimento?

Il Portantino Croce azzurra.

Il Secondo Ufficiale Il mio! Dietro front!

Il Primo Ufficiale Ti gira? A fiume!

Il Secondo Ufficiale Mai, che si anneghino i miei uomini come una cucciolata di gatti.

(I due si fissano. I portantini si scambiano una occhiata maliziosa, depongono la barella e aspettano).

Il Primo Ufficiale Vivo o morto, se lo teniamo da conto molla il colera a tutto l'esercito.

Hermann    (entrando) E se non il colera, il pa­nico. Sotto! Gettatelo a fiume!

Il Portantino Questo sta frignando.

(Pausa. Il secondo ufficiale si volge contrariato verso i por­tantini, estrae con rabbia la daga e colpisce  il corpo).

Il Secondo Ufficiale Adesso non frigna più. Marsch. (I portantini escono) Tre. Da ieri, tre.

Hermann    Foss'io a comandare, toglieremmo l'as­sedio stanotte.

Il Primo Ufficiale Qua bisogna parlargli.

Hermann    E chi gli parla? (Silenzio; guardandoli).

Il Secondo Ufficiale Allora siamo fregati. Se scampiamo al colera ci sgozzano i soldati.

Hermann    A meno che non sia lui a crepare.

Il Primo Ufficiale Lui? Di colera?

Hermann    Di colera o di qualcos'altro.

(Silenzio. Entrano Goetz e Caterina).

Goetz          (entrando) Nessuna buona notizia da dar­mi? Nemmeno che ai soldati manca il pane? Nem­meno che il colera sta decimando le truppe? Nien­te da chiedermi? Nemmeno di togliere l'assedio per evitare un disastro?

(Pausa)

Tanta paura vi faccio.

(Silenzio generale).

Caterina    Come ti coccolano con gli sguardi, te­soro. Questi tipi non ti vogliono bene per niente e non mi stupirebbe affatto che un giorno o l'al­tro ti si trovi lungo disteso con un coltellaccio nella trippa.

Goetz          E tu mi vuoi bene?

Caterina    Manco per l'accidente!

Goetz          Ma intanto non mi hai ammazzato.

Caterina    Non è che me ne sia mancata la voglia.

Goetz          Lo so, lo so, che fai dei sogni d'oro. Ma non mi impressioni: alla mia morte ci saranno ventimila uomini a vezzeggiarti. E ventimila direi che sono troppi, anche per te.

Caterina    Meglio ventimila che uno solo, quando quell'uno fa ribrezzo.

Goetz          La cosa che adoro in te, è il ribrezzo che ti ispiro. (Agli ufficiali) Allora, quando lo leviamo quest'assedio? Giovedì? Martedì? Domenica? Eb­bene, miei fidi, la città non la prendo né giovedì né martedì. La prendo stanotte.

 Il Secondo Ufficiale Stanotte?

Goetz          Subito. (Guardando la città) Quel lumino azzurro laggiù, vedete? Lo guardo tutte le sere e tutte le sere in questo preciso momento si spegne. Ecco: cosa vi dicevo? Ebbene, questa è la centune-sima e ultima volta che l'ho visto spegnere. Addio: bisogna uccidere il proprio amore. Guarda quanti... Tutti lumini che scompaiono. Capperi, c'è gente che va a letto presto e che vuole alzarsi presto domat­tina. E chi la vede domattina? Bella notte, no? Non tanto chiara ma tempestata di stelle, e tra poco si alza la luna. Proprio una di quelle notti in cui non succede niente. Hanno previsto tutto, accettato tut­to, compresa la strage. Ma non per stanotte. C'è un cielo così pulito che dà fiducia, questa notte è loro. (Repentinamente) Quanta potenza! Dio, que­sta città è mia e io te la regalo. Fra poco la farò divampare per la tua gloria! (Agli ufficiali) Un prete se l'è filata da Worms e va dicendo che ci farà entrare. Il capitano Ulrich lo sta interrogando.

Il Terzo Ufficiale Hum!

Goetz          Cosa?

Hermann    Mi fido poco dei traditori.

Goetz          Invece a me piacciono tanto.

(Arriva un ufficiale cacciando avanti Heinrich con l'aiuto di un soldato).

Heinrich     (gettandosi ai ginocchi di Goetz) Tor­turatemi! Strappatemi le unghie, spellatemi vivo!

Goetz          (buttandosi alle ginocchia del prete) Sbu­dellatemi! Mettetemi alla ruota! Squartatemi vivo! (Si rialza) Evviva, il ghiaccio è rotto. (Al capitano) È...?

Il Capitano Quello che ci doveva consegnare la città.

Goetz          E poi?

Il Capitano Non vuole più parlare.

Goetz          (si riavvicina a Heinrich) Perché?

Il Capitano Dice soltanto che ha cambiato idea.

Hermann    Cambiato idea! Alla malora! Rompe­tegli i denti! Sfasciategli la schiena.

Heinrich     Rompetemi i denti!  Sfasciatemi la schiena!

Goetz          Che fanatico. (A Heinrich) Perché ci volevi consegnare la città?

Heinrich     Per salvare i preti dalla plebaglia che li vuole trucidare.

Goetz          E perché ci hai ripensato?

Heinrich     Ho visto le grinte dei vostri lanzi­chenecchi.

Goetz          E con questo?

Heinrich     Parlano da sole.

Goetz          E che dicono?

Heinrich     Che per evitare qualche assassinio provocherei una strage.

Goetz          Però ne avevi già visti, dei lanzi. Sapevi che non sono farina da far ostie.

Heinrich     Questi sono peggio degli altri.

Goetz          Andiamo! I soldati si rassomigliano tutti. Chi ti sognavi di trovare qui? dei cherubini?

Heinrich     Degli uomini. E a questi uomini volevo chiedere di risparmiare altri uomini. Se mi aves­sero giurato di lasciar salva la vita a tutti gli abitanti sarebbero entrati in città.

Goetz          Tu credevi alla mia parola, allora?

Heinrich     Alla tua parola? (Lo guarda) Sei Goetz?

Goetz          Sì.

Heinrich     Pensavo... Pensavo di potermi fidare.

Goetz          (sbalordito) Della mia parola? (Pausa) Te la dò.

(Heinrich non parla)

Se ci fai entrare nella città, giuro di lasciar salva la vita agli abitanti.

Heinrich     E vorresti che io ti credessi?

Goetz          Non era questa la tua intenzione?

Heinrich     Sì, ma prima di averti visto.

Goetz          (si mette a ridere) Eh sì, lo so: chi mi vede è raro che si fidi della mia parola: forse ho l'aria troppo intelligente per rispettarla. Ma stam-mi a sentire, prendimi alla lettera. Per fare una prova! Soltanto una prova... Non vi siete assunta questa parte, voi preti, di tentare i malvagi col Bene?

Heinrich     Tentarti col Bene? A te? Ti piacerebbe troppo.

Goetz          Ci hai azzeccato. (Lo guarda sorridendo) Toglietevi dai piedi tutti quanti.

(Gli ufficiali e Caterina escono. Goetz con una certa tenerezza)

Grondi di sudore. Quanto soffri!

Heinrich     Non abbastanza! Gli altri soffrono, non io. Dio ha voluto che io sia invasato dalla soffe­renza altrui senza mai provarla. Perché mi guardi?

Goetz          (sempre con tenerezza) Ho avuto anch'io questa faccia da moneta falsa. Guardo te e ho pietà di me stesso. Siamo della stessa razza.

Heinrich     No! tu hai venduto tuo fratello. Io i miei non li venderò.

Goetz          Li venderai stanotte. Ipocrita! Hai potere di vita e di morte su ventimila uomini.

Heinrich     Non lo voglio questo potere. Viene dal Diavolo.

Goetz          Non lo vuoi, ma ce l'hai.

(Heinrich scappa di corsa)

Alt! Che fai? Se scappi, vuol dire che hai deciso.

Heinrich     (torna indietro, lo guarda e si mette a ridere) L'hai detta. Che scappi o che mi am­mazzi non cambia nulla. Sono altrettanti modi di tacere. Io sono l'eletto del Signore.

Goetz          Di' piuttosto che sei intrappolato come un topo.

Heinrich     Una cosa vale l'altra. Un eletto, è un uomo messo con le spalle al muro dal dito di Dio. (Pausa) Perché proprio io, Signore?

Goetz          (con dolcezza) E' venuto il momento dell'agonia. Vorrei accorciartela. Lascia che t'aiuti.

Heinrich     Tu aiutarmi, quando Dio tace? (Pausa) Basta, ho mentito: non sono il suo eletto. Perché dovrei esserlo? Chi mi obbligava a uscire dalla città? Chi mi ha dato l'incarico di venire da te? Mi sono eletto da solo, questa è la verità. Lo sai che odio i poveri?

Goetz          Sì, lo so.

Heinrich     Perché se ne vanno quando io apro loro le braccia? Perché soffrono sempre tanto di più di quello che io possa mai soffrire? Signore, perché hai permesso che ci siano dei poveri? E in tal caso, perché non mi hai voluto frate? In un convento, sarei tutto tuo. Ma come essere tutto tuo fin tanto che ci saranno uomini che muoiono di fame? (A Goetz) Ero venuto a venderteli tutti e speravo che li avresti sterminati, per poter di­menticare che sono esistiti.

Goetz          E poi?

Heinrich     Poi, ho cambiato idea: non entrerai nella città.

Goetz          E se fosse Dio a volere che tu ci faccia entrare? Guarda un po': se taci, i preti muoiono stanotte, questo è poco ma sicuro. Ma i poveri? Credi che sopravvivranno? Io non tolgo l'assedio: tempo un mese, tutta Worms sarà crepata di fame. Non è che tu debba decidere della loro vita e della loro morte, devi scegliere per loro fra due morti. Vai per la più corta. Sai che vantaggio ne avranno? Se muoiono stanotte prima di avere ammazzato i preti, serbano le mani nette e si ritrovano tutti insieme in Paradiso. Altrimenti per qualche setti­mana in più di vita, li spedisci all'Inferno lordi di sangue.

Heinrich     Tu non esisti.

Goetz          Eh?

Heinrich     Non esisti. Sto sognando. Non sono uscito dalla città! Non ne sono uscito! Tutto si riduce a una tentazione di bassa lega e non molto verosimile. Che ci starei a fare, io, nell'accampa­mento di Goetz? (Indica la città) Se quei lumi potessero spegnersi! Che ci fa la città laggiù dal momento che io sono dentro di lei? (Pausa) Sto per vedere il Diavolo: quando si prepara a farmi le boccacce, lo spettacolo comincia con le fanta­smagorie.

Goetz          Lo hai già visto altre volte?

Heinrich     Più spesso di quanto tu hai visto tua madre.

Goetz          Gli somiglio?                                          

Heinrich     Tu, poveraccio, tu sei il buffone. (Pau­sa) Ho vinto. L'ultimo lume si è spento, è scom­parso il fantasma diabolico di Worms. Orsù! Adesso scompari anche tu, e questa ridicola tentazione sarà finita. La notte, nient'altro che la notte. Che tregua. (Sottovoce) Dove mi sveglierò?

Goetz          (con una repentina risata) Sei sveglio, malandrino, lo sai benissimo! Qui tutto è reale. Toccami, sono di carne e d'ossa. Toh, sorge la luna e la tua città diabolica esce dall'ombra: eccola, ti pare un fantasma? E' pietra autentica, sono autentici bastioni, è un'autentica città con abitanti autentici. E tu sei un autentico traditore.

Heinrich     Uno è traditore se tradisce. E tu fai quello che vuoi, io non tradirò mai.

Goetz          Uno tradisce se è traditore: tu tradirai. Parliamoci chiaro, curato: sei già un traditore: qui ci sono due partiti alle prese e tu vorresti essere di tutti e due. Vuol dire che fai il doppio gioco, che pensi in due lingue: nel latino della Chiesa la sof­ferenza dei poveri la chiami prova e in tedesco so­praffazione. Che può succederti di peggio se mi fai entrare a Worms? Diventerai puramente e sempli­cemente quel traditore che eri. Un traditore che tradisce, è un traditore che accetta se stesso.

Heinrich     Come lo sai, se non sono io a dettarti le parole?

Goetz          Perché sono anch'io un traditore. (Pausa) Ho già fatto il percorso che tu devi ancora fare, eppure guardami: non ho un'aria fiorente?

Heinrich     Sì, perché hai seguito la tua natura. I bastardi tradiscono sempre, è risaputo. Ma io non sono un bastardo.

Goetz          (sta per picchiarlo, poi si trattiene) Di regola, chi mi chiama bastardo non lo ripete due volte.

Heinrich     Bastardo!

Goetz          (lo abbraccia impetuosamente) Salve fra­tello caro! Salve a nome dei bastardi! Perché lo sei anche tu. Per figliarti, il clero è andato a letto con la miseria; che squallidi piaceri. (Pausa) La mia aristocratica madre si è data a uno scampaforche, e io risulto fatto di due metà che non stanno in­sieme: ciascuna fa ribrezzo all'altra. E tu credi di essere meglio assortito? Un mezzo prete e un mezzo povero, due cose che non hanno mai fatto un uomo intero. Noi non siamo nulla e non ab­biamo nulla. I figli legittimi possono godersi que­sta terra senza pagare. Tu no, io no. Sin da bam­bino guardo il mondo dal buco della serratura: è un bell'ovetto pieno dove ognuno occupa il posto che gli è assegnato, ma ti posso garantire che noi non siamo dentro l'uovo. Fuori! Rifiutalo, questo mondo che non vuol saperne di te! Fai il Male: vedrai come ci si sente leggeri.

(Entra un ufficiale)

E tu che vuoi?

L'Ufficiale   E' arrivato l'emissario dell'Arcive­scovo.

Goetz          Fallo passare.

L'Ufficiale   Porta notizie: settemila morti ne­mici, è la disfatta.

Goetz          E mio fratello?

(L'ufficiale vorrebbe par­largli all'orecchio)

Stai dove sei e parla forte.

L'Ufficiale   Conrad è morto.

(Da questo momen­to Heinrich guarda Goetz con intensità).

Goetz          Bene. S'è trovato il cadavere?

L'Ufficiale   Sì.

Goetz          E com'era? Rispondi!

L'Ufficiale   Sfigurato.

Goetz          Un colpo di spada?

L'Ufficiale   I lupi.

Goetz          Lupi? Ci sono i lupi?

L'Ufficiale   La foresta di Arnheim.

Goetz          Bene. Fila.

(Esce l'ufficiale. Pausa)

Morto senza confessione,  i  lupi  gli  hanno  divorato  la faccia, ma eccomi qui: sorrido.

Heinrich     (blandamente) Perché l'hai tradito?

Goetz          Perché mi piacciono le cose definitive. Prete, io mi son fatto con le mie mani: bastardo lo ero di nascita, ma la bella patente di fratricida la devo solo ai miei meriti. (Pausa) Mi appartiene ora, è solo mia.

Heinrich     Che cosa è tua?

Goetz          La stirpe degli Heidenstamm. Finiti, liqui­dati gli Heidenstamm, io li concentro tutti in me, da Alberico il capostipite giù fino a Conrad, ultimo erede maschio. Guardami bene in faccia, curato: sono una tomba di famiglia. Perché ridi?

Heinrich     Pensavo che sarei stato il solo, sta­notte, a vedere il Diavolo, ma adesso credo che lo vedremo in due.

Goetz          Me ne frego del Diavolo! Riceve le anime ma non è lui a dannarle. Io non mi degno di trat­tare che con Dio, i mostri e i santi prendono tutto da lui. Dio mi vede, curato, sa che ho ucciso mio fratello e il suo cuore sanguina. Sì, è vero, Signore, l'ho ucciso. E tu che cosa puoi contro  di me? Niente, mi hai già dannato da oltre quindici anni. Be', basta per oggi: si fa festa. Vado a bere.

Heinrich     (avvicinandosi a lui) Prendi.

(Estrae una chiave dalla tasca e gliela porge).

Goetz          Che cos'è?

Heinrich     Una chiave.

Goetz          Che chiave?

Heinrich     Quella di Worms.

Goetz          Basta per oggi, ho detto. Un fratello, dici niente! Non è cosa di tutti i giorni, sotterrare un fratello: posso concedermi una giornata di licenza.

Heinrich     (muovendo verso di lui) Vigliacco!

Goetz          (fermandosi) Se la prendo, dò fuoco a tutto.

Heinrich     In fondo a quella scarpata c'è una roccia bianca. Alla base, nascosta da uno sterpeto, un'apertura. Percorrete il sotterraneo, troverete una porta che si apre. Con questa.

Goetz          Il bene che ti vorranno, i tuoi poveri! Le benedizioni che ti manderanno!

Heinrich     Non mi riguarda più. Io mi perdo. Ma affido a te i miei poveri, bastardo. A te la scelta, adesso.

Goetz          Non hai detto poco fa che ti bastava ve­dere la mia grinta...

Heinrich     Non l'avevo vista bene.

Goetz          Non ti fidare! Sono quindici anni che mi faccio ribrezzo: e con ciò? Non hai ancora capito che il Male è la mia ragione di vivere? La chiave! (La prende) E così, hai venduto Conrad.

Heinrich     Io?

Goetz          Ci somigliamo tanto che ti ho scambiato per me. (Esce).

Terzo quadro

Tenda di Goetz. Dall'apertura si vede in lontananza la città sotto il plenilunio. Hermann entra e tenta di nascondersi dietro la branda. Testa e corpo scompaiono, non rimane in vista che l'enorme dere­tano. Entra Caterina e va a dargli un calcio. Quello si rialza spaventato. La donna balza indietro con una gran risata.

Hermann    Se gridi...

Caterina    Se grido sei preso e Goetz ti fa im­piccare: meglio discorrere tranquillamente. Che cosa vuoi fargli?

Hermann    Quello che tu avresti dovuto fargli da un pezzo, se avessi del sangue nelle vene. Poche chiacchiere! Togliti dai piedi e ringrazia il cielo che ci sia chi ci pensa per te. Capito?

Caterina    E a me che mi succede, se muore lui? Tutto il campo mi salta addosso.

Hermann    Ti faremo scappare.

Caterina    E soldi me ne darete?

Hermann    Qualcosa sì.

Caterina    Provvedete alla dote e io entro in con­vento.

Hermann    (sghignazzando) Te, in convento! Se ti piace vivere in una comunità, ti consiglierei piut­tosto il casino: col mestiere che hai farai quattrini a palate. Sveglia, deciditi. Ti chiedo solo di star zitta.

Caterina    Per questo  ci puoi  contare.  Che  ti venda, è escluso. Quanto a permetterti di fargli la pelle... è da vedersi.

Hermann    Vedersi come?

Caterina    Capitano, i nostri interessi non coinci­dono. L'onore dell'uomo si ricuce con la punta del coltello. Ma me, quello mi ha fatto puttana, e sono più difficile da ricucire. (Pausa) Questa notte si prende la città, la guerra è finita, e tutti a casa. Adesso che viene qui gli domando che programma ha sul mio conto. Se mi tiene con sé...

Hermann    Goetz, con sé? Ti gira? Che se ne fa di te?

Caterina    Se mi tiene non lo tocchi.

Hermann    E se ti licenzia?

Caterina    Allora fai pure. Se grido: « Te la sei voluta! » esci dalla tana e fanne quel che vuoi.

Hermann    Vai, che non mi impapocchi! Vorrei vedere che la mia impresa...

Caterina    (che da un po' sta guardando fuori) Be',  non ti resta che metterti in ginocchio e chie­dergli grazia: è qui.

(Hermann si precipita nel na­scondiglio. Caterina scoppia a ridere).

Goetz          (entrando) Che c'è da ridere?

Caterina    Ridevo di un sogno: t'ho visto morto con una spada nella schiena. (Pausa) E dunque? Ha parlato.

Goetz          Chi?

Caterina    Il prete.

Goetz          Il prete? Ah, sì. Sì, si capisce.

Caterina    E' deciso per stanotte?

Goetz          E a te che te ne importa? Cavami gli stivali. (Caterina glieli toglie) E' morto Conrad.

Caterina    Lo so; tutto l'accampamento lo sa.

Goetz          Da bere. Dobbiamo far festa. (Caterina lo serve) Anche tu.

Caterina    Chiamala festa: è cominciata con un macello e finirà con una strage.

Goetz          E' la più bella festa della mia vita. Do­mani parto per le mie terre.

Caterina    (attonita) Già domani?

Goetz          Proprio così! Lo sogno da trent'anni, non voglio aspettare un giorno di più. (Caterina appare turbata) Ti prende lo sturbo?

Caterina    (si riprende) Sai, sentirti parlare delle « tue » terre mentre il cadavere di Conrad è ancora caldo...

Goetz          Per me, sono mie da trent'anni. (Alza il bicchiere) Bevo alle mie terre e al mio castello. Ingolla! (Caterina alza il bicchiere in silenzio) Dil­lo: alle tue terre!

Caterina    No.

Goetz          Perché, zoccola?

Caterina    Non sono tue. Ti pare di non essere più bastardo perché hai fatto fuori tuo fratello?

(Goetz scoppia a ridere e le allunga un ceffone. Lei lo schiva e si ritrae ridendo)

Le terre si trasmettono per eredità.

Goetz          Ereditarle? Mio è quello che mi prendo. Forza, bevi, o...

Caterina    Alle tue terre! al tuo castello!

Goetz          E  che di notte, negli anditi, ci siano molti fantasmi arrabbiati.

Caterina    Eh già, guitto, come fai senza un pub­blico? Bevo ai fantasmi. (Pausa) Dicevi, stella mia, che è tuo quello che ti prendi?

Goetz          Nient'altro.

Caterina    Allora ti faccio presente che oltre il maniero e i feudi tu possiedi un tesoro impaga­bile di cui non fai nessun conto, si direbbe.

Goetz          Cioè?

Caterina    Io, bellezza, io in persona. Mi hai pre­sa a forza, sì o no? (Pausa) Che vuoi fare di me? Decidi!

Goetz          (la guarda, pensoso) Ho deciso: ti porto con me.

Caterina    Con te? (Fa qualche passo esitante) E perché mai? Per insediare una puttana in un ca­stello storico?

Goetz          Per farne dormire una nel letto di mia madre.

Caterina    E se mi rifiuto di seguirti?

Goetz          Spero bene che ti rifiuti.

Caterina    Ah, per portarmi a forza. Respiro. Mi sarei vergognata di seguirti spontaneamente. (Pau­sa) Perché vuoi sempre arraffare quello che forse ti sarebbe concesso col sorriso sulle labbra?

Goetz          Per essere certo che mi sarà concesso a denti stretti. (Va verso di lei) Guardami in faccia, Caterina. Cosa mi nascondi?

Caterina    (con vivacità) Io? Niente.

Goetz          Da un po' di tempo non sei più la stessa. Continui a non potermi soffrire, vero?

Caterina    Di tutto cuore, stai sicuro.

Goetz          E ti ricordi che ti ho stuprata e messa sotto i piedi?

Caterina    Non faccio altro.

Goetz          I miei amplessi ti disgustano?

Caterina    Mi dànno i brividi.

Goetz          Meraviglioso. Se fai tanto da godere nel­le mie braccia, ti scaccio seduta stante.

Caterina    Ma...

Goetz          Ormai non accetterò più niente, nemmeno i favori di una donna.

Caterina    Perché?

Goetz          Sono stufo di ricevere. Per vent'anni tutto mi è stato regalato, perfino l'aria che respi­ravo: un bastardo deve baciare la mano che lo nutre. Oh, come voglio mettermi a dare, io! A pie­ne mani!

Frantz        (affacciandosi) L'emissario di Sua Ec­cellenza.

Goetz          Avanti.

(Entra il banchiere).

Il Banchiere Foucre.

Goetz          Goetz, Caterina.

Il Banchiere Lieto di salutare un condottiero così valoroso.

Goetz          E io un banchiere così ricco.

Il Banchiere Sono latore di tre ottime notizie.

Goetz          L'Arcivescovo ha vinto, mio fratello è morto, il suo feudo è mio. E' questo, no?

Il Banchiere Esattamente. Ebbene, Sua Emi­nenza...

Goetz          Festeggiamo. Volete brindare?

Il Banchiere Il mio stomaco non regge più il vino. Sua Eminenza...

Goetz          Volete questa bella figliola? E' vostra.

Il Banchiere Non saprei che fare. Son troppo vecchio.

Goetz          Povera Caterinuccia, non ti vuole. (Al banchiere) Preferite i ragazzini? Stanotte ne avrete uno sotto la vostra tenda.

Il Banchiere No, no! ragazzini mai! ragazzini mai!

Goetz          Forse un lanzichenecco? Ne ho uno di un paio di metri, colla faccia tutto pelo: Polifemo sputato.

Il Banchiere Oh! oh! peggio ancora.

Goetz          Allora vi copriremo di gloria. (Chiama) Frantz!

(Compare Frantz)

Frantz, guiderai l'ospite attraverso l'accampamento, e bada che i soldati devono gridare:  « Viva il banchiere! » lanciando per aria i cappelli.

(Frantz esce).

Il Banchiere Vi sono obbligato, ma bramerei prima parlarvi a quattr'occhi.

Goetz          (stupito) E che altro fate da quando siete qui? (Indica Caterina) Ah! Lei... E' un animale do­mestico, parlate senza riguardi.

Il Banchiere Sua Eminenza, dicevo, ha deciso di celebrare il ritorno della pace con eccezionali misure di clemenza.

Goetz          Splendido! Aprirà le prigioni?

Il Banchiere Le prigioni? Eh no!  L'amnistia che ha in animo è di portata più generale. Vuole estenderla al suo gregge di Worms.

Goetz          Ah! Ah!

Il Banchiere Ha deciso di non formalizzarsi di uno smarrimento passeggero.

Goetz          Certo è un'ottima idea.

Il Banchiere Siamo d'accordo? Già?

Goetz          Perfettamente d'accordo. (Il banchiere si frega le mani).

Il Banchiere Benissimo, siete un uomo che ra­giona. Quando intendete togliere l'assedio?

Goetz          Domani sarà tutto finito.

Il Banchiere Domani magari è un po' presto. Sua Eminenza desidera avviare trattative con gli assediati. Se il vostro esercito si trattiene ancora qualche giorno sotto i bastioni, sarà più facile negoziare.

Goetz          Capisco. E chi negozierà con loro?

Il Banchiere Io.

Goetz          Quando?

Il Banchiere Domani.

Goetz          Impossibile.

Il Banchiere Perché?

Goetz          Caterina!  Glielo vogliamo dire?

Caterina Sì, tesoro.

Goetz          Diglielo tu. Io non oso, so che lo afflig­gerà troppo.

Caterina Domani, banchiere, tutta quella gente sarà morta.

Il Banchiere Morta?

Goetz          Tutta.

Il Banchiere Tutti morti?

Goetz          Tutti. Stanotte. Vedete questa? E' la chia­ve dellacittà. Tempo un'ora, daremo inizio alla strage?

Il Banchiere Tutti? Anche i ricchi?

Goetz          Anche loro.

Il Banchiere Ma voi dicevate di approvare la clemenza dell'Arcivescovo...

Goetz          Lo dico ancora. E' offeso ed è prete: due motivi di perdonare. Ma io perché dovrei farlo? Gli abitanti di Worms non mi hanno offeso. No, no, sono   soldato,  dunque ammazzo. Li ucciderò secondo le mie incombenze e l'Arcivescovo li perdonerà secondo le sue.

(Pausa. Il banchiere scop­pia a ridere. Caterina e poi Goetz ridono anche loro).

Il Banchiere (fra le risa) Vi piace ridere.

Goetz          E' la mia passione.

Caterina    E' un uomo spiritoso, eh?

Il Banchiere Molto. E manovra bene la sua partita.

Goetz          Che partita?

Il Banchiere Da trent'anni ho una sola massi­ma: è l'interesse a guidare il mondo. Davanti a me gli uomini hanno giustificato la propria condotta coi motivi più nobili. Io li stavo a sentire con un orecchio e mi dicevo: cerca l'interesse.

Goetz          Avete trovato il mio?

Il Banchiere Pian pianino. Voi appartenete a una categoria difficile da trattare. Con voi bisogna procedere coi piedi di piombo.

Goetz          Che categoria?

Il Banchiere Gli idealisti.

Goetz          Che roba è?

Il Banchiere Per me, vedete, gli uomini si divi­dono in tre categorie: quelli che hanno molto dena­ro, quelli che non ne hanno affatto, e quelli che ne hanno poco. I primi vogliono salvaguardare ciò che hanno: il loro interesse è di conservare l'ordi­ne; i secondi vogliono prendere ciò che non hanno: il loro interesse è di distruggere l'ordine costituito per   instaurarne   un   altro   di   loro   convenienza.

I  primi e i secondi sono realisti, sono gente con cui si può mettersi d'accordo. La terza categoria vuole sovvertire l'ordine sociale per prendere quel­lo che non ha, ma insieme conservarlo per non rimetterci quello che ha. Perciò conservano di fatto quello  che  ideologicamente   distruggono,  oppure distruggono  di  fatto  quello  che  fanno  finta  di conservare. Sono gli idealisti.

Goetz          Poveracci. Come guarirli?

Il Banchiere Trasferendoli in un'altra categoria sociale. Arricchiteli e difenderanno l'ordine costi­tuito.

Goetz          E allora arricchitemi. Che cosa mi offrite?

Il Banchiere Le terre di Conrad.

Goetz          Poverino! (Si segna. Singhiozza nervosa­mente).

Il Banchiere Che succede?

Goetz          Il senso della famiglia. Le terre comunque me le avevate già date.

Il Banchiere Ricordatevi però che le dovete alla longanimità di Sua Eminenza.

Goetz          Non lo dimentico. E poi?

Il Banchiere Mille ducati di rendita?

Goetz          E i miei soldati? Se si rifiutassero di andarsene a mani vuote?

Il Banchiere Altri mille ducati da distribuire alla truppa. Basta?

Goetz          Troppo.

Il Banchiere Allora, d'accordo?

Goetz          No.

Il Banchiere Duemila di rendita? Tremila? Più di così non posso proprio.

Goetz          Chi ve lo chiede?

Il Banchiere Ma si può sapere quel che volete?

Goetz          Prendere la città e distruggerla.

Il Banchiere Prenderla, vada. Ma porco Giuda perché volerla distruggere?

Goetz          Perché tutti vogliono che io la risparmi.

Il Banchiere (disfatto) Ma devo aver preso un granchio, allora...

Goetz          Eh sì! Non hai mai saputo trovare il mio interesse! Qual è, vediamo? Cerca, su cerca! Ma spicciati: se dentro un'ora non lo hai trovato vedrai accendersi a uno a uno i focolai dell'incendio.

Il Banchiere Se distruggete la città, potete salutarle, le terre di Conrad!

Goetz          Tenetevele! Il mio interesse, banchiere, era di averle e di viverci. Ma non sono così persuaso che l'uomo agisca per interesse. Quanto al feudo di Heidenstamm, vi si ritiri pure il signor Arcive­scovo, se gli piace, e si dia all'agricoltura: ne avrà bisogno perché stanotte ho deciso di rovinarlo. (Pausa) Frantz!

(Compare Frantz)

Prendi questo vecchio realista, bada bene che gli siano resi gli onori, poi quando sarà sotto la sua tenda, legagli mani e piedi a regola d'arte.

Il Banchiere No! no, no, no!

Goetz          Che vi piglia?

Il Banchiere Ho dei terribili reumi, le vostre corde mi dilanieranno. Volete la mia parola che non lascerò quella tenda?

Goetz          La tua parola? In questo momento il tuo interesse è di darmela, ma fra poco sarà di non mantenerla. Vai, Frantz, e stringi bene i nodi.

(Esco­no Frantz e il banchiere. In breve si udranno le grida di « Viva il banchiere », prima vicine e poi sempre più lontane e più fioche)

Evviva il banchiere!

(Scoppia a ridere)

Addio, terre! Addio, castello!

Caterina    (ridendo anche lei) Addio ritratti degli antenati!

Goetz          Vecchio citrullo! Non mi dovevi sfidare!

Caterina    L'hai presa male, eh?

Goetz          Non ficcare il becco. (Pausa) Il Male, deve fare male a tutti, e prima di tutti a chi lo fa.

Caterina    (timida) E se non entri in città?

Goetz          Se non ci entrassi, tu saresti castellana.

Caterina    Era l'ultimo dei miei pensieri.

Goetz          Garantito. Allora su con la vita: pren­derò Worms.

Caterina    Ma perché?

Goetz          Perché questo è Male.

Caterina    E perché fare il Male?

Goetz          Perché il Bene è già fatto.

Caterina    Da chi?

Goetz          Dal Padreterno. Io, per parte mia, invento. (Chiama) Gente! Il capitano Schoene. Subito!

(Goetz rimane sull'apertura della tenda e guarda fuori).

Caterina    Che stai guardando?

Goetz          Worms. (Pausa) Mi domando se c'era la luna.

Caterina    Quando? Dove?...

Goetz          L'anno scorso, quando prendevo Halle. Era una notte come questa. Io stavo sulla soglia della tenda e guardavo il torrione sopra gli spalti. Al mattino, abbiamo attaccato. (Torna verso di lei) Vada come vuole, io taglio la corda prima che cominci la puzza. In sella e chi s'è visto s'è visto.

Caterina    Tu... te ne vai?

Goetz          Domani, prima di mezzogiorno, insalutato ospite.

(Entra il capitano)

Duemila uomini in as­setto, pronti a seguirmi entro mezz'ora. Il resto dell'esercito in stato d'allarme. Fate tutto al buio e senza fracasso.

(Esce il capitano. Sino alla fine dell'atto si sentiranno i rumori soffocati dei prepa­rativi. Guarda Caterina)

Sul letto.

Caterina    No.

Goetz          Vieni, ti dico, voglio fare l'amore.

Caterina    Non ti ho mai visto così eccitato.

(Lui la prende per le spalle)

Che hai?

Goetz          L'angoscia spinge all'amore.

Caterina    Hai l'angoscia?

Goetz          Sì.

(Va a sedersi sul letto dando le spalle a Hermann nascosto)

Su! Vieni qua!

(Caterina gli si avvicina, lo spinge via e si siede al suo posto).

Caterina    Eccomi qua, sono tua. Ma prima dimmi che ne sarà di me.

Goetz          Che ne so io! Quel che vorrai tu.

Caterina    E tu che farai?

Goetz          Un altro ingaggio. Qualche altro Arcive­scovo.

Caterina    Portami con te. Ci saranno bene le volte che avrai bisogno di una donna; quando ci sarà il plenilunio e dovrai prendere una città, e avrai l'angoscia e ti sentirai in fregola.

Goetz          Una donna vale l'altra. I miei uomini me ne portano a dozzine.

Caterina    (improvvisamente) E io non voglio! Posso essere venti donne, cento, se lo desideri, tutte le donne. Prendimi in sella, non peso, il tuo cavallo non si accorgerà di me. Voglio essere il tuo bordello! (Si stringe a lui).

Goetz          Che ti prende? (Pausa, la guarda. Repen­tino) Vai via. Mi vergogno per te. (La respinge).

Caterina    (gridando) Non ti amo! Te lo giuro! e se ti amassi non lo sapresti mai! Che t'importa che una ti ami se non te lo dice?

Goetz          Che me ne fa di essere amato? Se mi ami, sei tu che godi! Vattene, porca! Non voglio che si approfitti di me.

Caterina    (gridando) Goetz! Goetz! Non mandar­mi via! Sono sola al mondo!

(Goetz cerca di but­tarla fuori dalla tenda, lei si aggrappa alle sue mani).

Goetz          Vai, o no?

Caterina    Te la sei voluta, Goetz! Te la sei voluta!

(Hermann esce dal nascondiglio e si slancia, coltello alla mano)

Ah! attento!

Goetz          (si volta e afferra Hermann per il polso) Frantz!

(Entrano alcuni soldati. Ride)

Uno almeno lo avrò spinto all'estremo.

Hermann    (a Caterina) Spia!

Goetz          (a Caterina) Eravate d'accordo? Prefe­risco così: molto meglio! (Le accarezza il mento) Portatelo via!   Fra poco vi  dirò che ne faccio.

(I soldati escono trascinando via Hermann. Pausa).

Caterina    E a me, che mi fai?

Goetz          E' vero. Devo punire anche te.

Caterina    Obbligo non c'è.

Goetz          Sì. (Pausa) A molti dei miei soldati prende il fiatone quando ti vedono passare. Ti voglio rega­lare a loro. Dopo, se sei ancora viva, troveremo qualche caporalaccio orbo e sifilitico, e il parroco di Worms vi sposerà.

Caterina    Non ti credo.

Goetz          No?

Caterina    No. Tu non sei... Non lo farai. Ne sono certa. Certa!

Goetz          Non lo farò? (Chiama) Frantz!  Frantz!

(Nasty entra, va da Goetz e lo colpisce all'orecchio)

 

Ehi là, tanghero, che fai?

Nasty          Ti colpisco sull'orecchio.

Goetz          Me ne sono accorto. (Tenendolo agguan­tato) Chi sei?

Nasty          Nasty il panettiere.

Goetz          (ai soldati che sono accorsi con Frantz) E' proprio lui?

I Soldati     Sì.

Goetz          Bel colpo, accidenti.

Nasty          Non mi hanno preso, mi sono costituito.

Goetz          Come vuoi: il risultato è lo stesso. Oggi Dio mi colma dei suoi favori. (Lo squadra) Ed ecco dunque il nostro Nasty, capo di tutti gli strac­cioni tedeschi. Sei proprio quello che mi figuravo: scostante come la virtù.

Nasty          Io non sono virtuoso. Lo saranno i nostri figli, se spargeremo abbastanza sangue perché ne abbiano il diritto.

Goetz          Ho capito: sei profeta!

Nasty          Come tutti.

Goetz          Credi? Allora, sarei profeta anch'io?

 Nasty         Ogni parola testimonia di Dio; ogni parola dice tutto su tutto.

Goetz          E va bene. Adesso però rispondi alle mie domande, e cerca di non dire proprio tutto tutto, se no facciamo domani. Ti facevamo a Worms.

Nasty          Sono uscito per cercare rinforzi e attac­carti alle spalle. Ma mentre passavo per l'accam­pamento ho sentito dire che un traditore vi aveva consegnata la città. In quel preciso istante, è sceso in me il mandato di venire qui e di parlarti.

Goetz          E chi te lo ha fatto scendere?

Nasty          Chi vuoi che sia?

Goetz          Eh, già. (Pausa) Te l'ha ordinato Iddio di colpirmi all'orecchio?

Nasty          Sì.

Goetz          Perché?

Nasty          Forse per staccare la cera che ti tappa l'udito.

Goetz          Sulla tua testa c'è una taglia. Te ne ha avvertito Iddio?

Nasty          Non aveva bisogno di  avvertirmi. Ho sempre saputo come finirò. (Pausa).

Goetz          E se anch'io avessi visto Iddio? E' uno dei suoi ministri che mi ha portato, per conto di Lui, le chiavi della città.

Nasty          (con voce mutata,  imperiosa e secca) Quale dei suoi ministri?

Goetz          Lascia correre,  tanto stai per morire. Forza, riconosci che Dio è con me.

Nasty          Con te? No, gli uomini di Dio distruggono o costruiscono, tu invece conservi.

Goetz          Io?

Nasty          Tu crei disordine. E il disordine è il miglior servitore dell'ordine costituito. Indebolisce i deboli, arricchisce i ricchi, accresce la potenza dei potenti.

Goetz          (con ironia) Per fortuna Iddio ha man­dato te a illuminarmi. Che cosa mi consigli?

Nasty          Una nuova alleanza.

Goetz          Ah, un nuovo tradimento? Molto carino: almeno questo rientra nelle mie abitudini. Con chi mi devo alleare?

Nasty          Prendi la città, stermina i ricchi e i preti, dàlla ai poveri, metti su un esercito di contadini e scaccia l'Arcivescovo; domani, tutto il paese sarà con te.

Goetz          (sbalordito) Vorresti che io mi alleassi ai poveri?

Nasty          Sono i tuoi alleati naturali. Se vuoi distrug­gere davvero, abbattere i palazzi e le cattedrali edificate da Satana, spezzare le turpi statue dei pagani, bruciare le migliaia di libri che propagano una scienza diabolica, sopprimere l'oro e l'argento, vieni con noi. Con noi, sarai il flagello di Dio.

Goetz          E dei borghesi che ne farete?

Nasty          Sequestreremo i loro beni per vestire gli ignudi e nutrire gli affamati.

Goetz          E dei preti?

Nasty          Li rimanderemo a Roma.

Goetz          E dei nobili?

Nasty          La testa.

Goetz          E quando avremo scacciato l'Arcivescovo?

Nasty          Sarà tempo di costruire la città di Dio.

Goetz          Su che basi?

Nasty          Tutti gli uomini sono uguali e fratelli, lo Spirito Santo parla per tutte le bocche, tutti sono preti e profeti, ciascuno vive collettivamente sulla terra al cospetto di tutti e individualmente nell'anima sua al cospetto di Dio.

Goetz          Non si riderà molto nella vostra città.

Nasty          Ti pare che si rida di chi si ama? L'amore sarà la nostra legge.

Goetz          E io là in mezzo che cosa farò?

Nasty          Uguale a tutti gli altri.

Goetz          E se non mi garba d'essere uguale a voi?

Nasty          Uguale a tutti gli uomini o lustrascarpe di tutti i principi: scegli.

Goetz          Proposta onesta, panettiere. Ma c'è un piccolo guaio:  i poveri mi annoiano da morire, odiano tutto ciò che mi piace: le statue, il lusso, la guerra.

Nasty          Povero acchiappanuvole: non vuoi proprio essere altro che un inutile strepito?

Goetz          Inutile, infatti. Inutile agli uomini. Ma che cosa contano per me gli uomini. Dio mi ascolta, io  gli rompo i timpani e non chiedo altro, perché è il solo nemico degno di me. C'è Dio, ci sono io e ci sono i fantasmi. Questa notte crocifiggo Dio, in te e in ventimila uomini, perché la sua sofferenza infinita rende infinito chi lo fa soffrire. La città andrà a fuoco, Lui lo sa. In questo momento ha paura, lo sento; mi sento il suo sguardo sulle mani, il  suo fiato nei capelli, i suoi angeli piangono. Sta dicendosi:  « Forse Goetz non avrà il coraggio ». Proprio come se fosse un uomo. Piangete, angeli, piangete: avrò quel coraggio. Andrà a fuoco. (A Frantz) Il cinturone!

Nasty          (con voce mutata) Ti supplico in ginocchio.

Goetz          Mi sembra, signor profeta, che Dio ha fatto cadere anche te in un bel trabocchetto.

(Nasty alza le spalle)

Lo sai quello che ti aspetta?

Nasty          Tortura e forca, sì. L'ho sempre saputo.

Goetz          Tortura e forca... tortura e forca... che monotonia. La gran noia del Male, è che ci si abitua, bisogna aver genio per inventare. E sta­notte non ho l'ispirazione.

Caterina    Dagli un confessore.

Goetz          Un...

Caterina    Non puoi lasciarlo morire senza asso­luzione.

Goetz          Ecco il genio, Nasty! Certo, galantuomo, ti darò un confessore!  E' mio stretto dovere di cristiano. (A Frantz) Il prete.

Nasty          Mai, che un papista possa insozzarmi!

Goetz          Allora ti tortureranno finché ti confessi, è per il tuo Bene.

(Entra Heinrich).

Heinrich     Che pretendi ancora da me?

Goetz          Darti lavoro nella tua professione. Questa donna va sposata d'urgenza; quanto a costui, gli darai l'estrema unzione.

Heinrich     Costui?... (Vede Nasty) Ah!

Goetz          (fingendo stupore) Vi conoscete, voi due?

Nasty          E' questo il ministro di Dio che ti ha dato la chiave?

Heinrich     Nasty!

(Nasty non lo degna di uno sguardo)

Non potevo lasciar assassinare i preti.

(Nasty non risponde. Heinrich gli si avvicina)

Di', potevo lasciarli assassinare?

(Pausa. Si volta e va verso Goetz)

Perché dovrei confessarlo?

Goetz          Perché lo impicchiamo.

Heinrich     Subito allora! Impiccatelo subito e per confessarlo trovate qualcun altro.

Goetz          O te o nessuno.

Heinrich     Meglio nessuno. (Fa per uscire).

Goetz          Al tempo, al tempo!

(Heinrich si ferma)

Vuoi lasciarlo morire senza confessione?

Heinrich     (tornando lentamente sui propri passi) No, istrione, no; dici giusto, non posso. (A Nasty) Inginocchiati. (Pausa) Non vuoi? Fratello, la mia colpa  non ricade  sulla  Chiesa  e in  nome  della Chiesa io ti rimetterò i tuoi peccati. Vuoi che mi confessi pubblicamente? (A tutti) Ho abbandonato la mia città alla strage per malizia e rancore; merito il vituperio di tutti. Sputami in faccia e non se ne parli più.

(Nasty non si muove)

Tu, soldato, sputa!

Frantz        (divertito, a Goetz) Lo faccio?

Goetz          (paternamente) Sputa figliolo, si vive una volta sola.

(Frantz sputa).

Heinrich     Ecco fatto. Heinrich è morto di ver­gogna. Rimane il prete. Un prete qualunque: da­vanti a lui ti devi inginocchiare.

(Un attimo, poi d'improvviso lo schiaffeggia)

Assassino! Sono pro­prio pazzo a umiliarmi davanti a te, dopo che tutto è successo per colpa tua!

Nasty          Mia?

(Si lancia su Heinrich. Li separano)

Chi ha tradito? Tu o io?

Heinrich     Io! Io! Io! Ma non lo avrei mai fatto se tu non avessi ammazzato il Vescovo.

Nasty          Dio mi ha comandato di colpirlo perché affamava il popolo.

Heinrich     Dio, proprio? Che bel giochetto: allora a me ha ordinato di tradire i poveri perché vole­vano ammazzare i frati!

Nasty          Dio non può comandare di tradire i poveri: è con loro.

Heinrich     Se è così, perché le loro rivolte sono sempre fallite? Perché oggi ancora ha permesso che la tua rivolta finisca nella disperazione? Dài, rispondi! rispondi! muoviti! non puoi?

Goetz          Ecco. Eccoci al momento. L'angoscia e il sudore di sangue. Come è dolce il tuo viso: lo guardo, e sento che ventimila persone stanno per morire. Ti amo. (Bacia Heinrich sulla bocca) Animo, fratello; non è detta l'ultima parola: ho deciso di prendere Worms, ma se Dio è con te può succedere qualcosa che me lo impedisce.

Nasty          (con voce sorda e convinta) Qualcosa succederà.

Heinrich     (urlando) No! Niente! Non succederà niente! Sarebbe troppo ingiusto. Se Dio doveva fare un miracolo, perché non l'ha fatto prima che io tradissi? Perché perde me, se ti salva? (Entra un ufficiale. Tutti hanno un soprassalto).

L'Ufficiale   Siamo pronti.

Goetz          Già pronti! (Pausa) Vengo.

(L'ufficiale esce. Goetz si lascia cadere su una scranna).

Caterina    Ecco il tuo miracolo, tesoro.

(Goetz si passa la mano sul viso)

Va'! saccheggia e massacra! Ciao!

Goetz          (con profonda stanchezza che a poco a poco si muterà in esaltazione fittizia) E' l'ora degli addii. Quando tornerò, sarò tutto una macchia di sangue e questa tenda sarà vuota. Peccato, mi ero abituato a vedervi.

(A Nasty e Heinrich)

Voi passerete la notte insieme come due amanti.

(A Heinrich)

Bada di tenergli la mano con tutta la dolcezza possibile mentre sarà nella morsa.

(A Frantz, indicando Nasty)

Se accetta di confessarsi, smettete subito la tortura; assolto che sia, impiccatelo.

(Come se si ricordasse solo in questo momento dell'esistenza di Caterina)

Ah! la sposa! Frantz, vai a prendere i mozzi di stalla e presentali a madama. Facciano di lei quel che vogliono, salvo ucciderla.

Caterina     (si getta impetuosamente ai suoi piedi) Goetz! pietà! questo no! non quest'orrore! Pietà!

Goetz          (arretra con stupore) Facevi così bene la spavalda poco fa... non ci credevi?

Caterina    No, Goetz, non ci credevo.

Goetz          In fondo, neanch'io. Al Male, ci si crede « dopo ». (Lei gli abbraccia i ginocchi) Frantz, libe­rami da questa donna.

(Frantz la prende e la scaraventa sul letto)

Ecco. Così. Non dimentico nulla... No! Credo che siamo a posto.

(Pausa)

E questo miracolo non si vede: comincio a credere che Dio mi lasci carta bianca. Grazie, mio Dio, grazie mille. Per le donne violate, per i bambini impalati, per gli uomini decapitati.

(Pausa)

Ascolta, Nasty, voglio dartela in soldoni: « Dio si serve di me ». L'hai visto stanotte: mi ha mandato incontro i suoi angeli.

Heinrich     I suoi angeli?

Goetz          Tutti voi. Caterina un angelo lo è sicura­mente: mi ha salvato la vita. E anche tu, e anche il banchiere. (Tornando a Nasty) E la chiave? Ormai quello che vuole è evidente: che io gli salvi i suoi pretazzoni e le sue badesse. Allora sottomano mi tenta, suscita le occasioni senza compromet­tersi. Se faccio fiasco, avrà diritto di sconfessarmi: in fin dei conti, potevo sempre buttare la chiave nella scarpata.

Nasty          Ma certo, potevi, puoi ancora.

Goetz          Attenzione, angelo: sai bene che non posso essere diverso da quello che sono. Farò il mio congruo bagno di sangue a Sua maggior gloria. Ma quando tutto sarà finito, vedrai che lui si tappa ancora il naso e urla che non l'ha voluto... Dav­vero che non vuoi, Signore? Sei ancora in tempo a impedirlo. Non pretendo che il cielo mi crolli sulla testa, basta uno sputo: ci scivolo sopra, mi rompo il femore e buona notte. No? D'accordo, non insisto. Guarda, Nasty, guarda questa chiave: va bene, una chiave, è una cosa che serve. E le mani, poi! Sono un capolavoro: bisogna lodare Iddio di avercele date. Ma sull'uso che la mano fa della chiave, Iddio declina ogni responsabilità, non lo riguarda. Certo, Signore, Tu sei l'innocenza perso­nificata: solo dall'uomo derivano odio e debolezza, violenza, morte, angoscia... Ma sì, non ti agitare, mi prendo tutto sulle spalle. Nel giorno del giudizio, mosca, acqua in bocca, sono troppo orgoglioso, mi lascio condannare ma non spiffero niente. Però non ti mette un po' a disagio, via, un tantino, l'avere dannato il tuo braccio destro? Pronti, vado: i sol­dati aspettano, questa cara chiavicina mi tira, vuol ritrovare la sua serratura. (Sulla soglia si volta) L'avete mai visto, uno come me? Sono l'uomo che mette in imbarazzo l'Onnipotente. Ci sono venti­mila nobili, trenta arcivescovi, quindici re, un papa e un antipapa, ma ditemi dove c'è un altro Goetz. A volte mi figuro l'Inferno come un deserto messo lì ad aspettare me solo. Salve.

(Fa per uscire. Heinrich scoppia a ridere)

E adesso cosa c'è?

Heinrich     L'Inferno è una cagnara, imbecille!

(Goetz si ferma e lo guarda. Agli altri)

Ecco il più incredibile degli infatuati: l'uomo che si crede il solo a fare il Male. Ogni notte la terra tedesca s'il­lumina di torce umane; questa notte, come tutte le altre, le città bruciano a decine e i capitani che le saccheggiano non guardano per il sottile. Ammaz­zano i giorni feriali e la domenica si confessano, senza storie. Ma costui si crede il Diavolo in per­sona, semplicemente perché fa il suo dovere di soldato. (A Goetz) Se tu sei il Diavolo, cialtrone, allora chi sono io, che pretendevo di amare i dise­redati e te li vendo?

(Goetz lo guarda, come affa­scinato, durante tutta la battuta. Alla fine si riprende).

Goetz          Che cosa vai blaterando? Che hai diritto anche tu di essere dannato? Te lo concedo. Tanto l'Inferno è grande, non c'incontreremo.

Heinrich     E gli altri?

Goetz          Quali?

Heinrich     Tutti gli altri. Non tutti hanno la possibilità di ammazzare ma tutti ne hanno la voglia.

Goetz          Quelli fanno il Male per libidine o per interesse: io faccio il Male per il Male.

Heinrich     Importano assai le ragioni quando è decretato che non si può fare che il Male.

Goetz          Decretato?

Heinrich     Sì, pagliaccio.

Goetz          Da chi?

Heinrich     Proprio da Dio. E' stato lui a volere che il Bene sia impossibile su questa terra.

Goetz          Impossibile?

Heinrich     Assolutamente: è impossibile l'amore! Impossibile la giustizia! Provati ad amare il pros­simo tuo e poi me ne dirai tante.

Goetz          E perché non dovrei amarlo se ne avessi la fantasia?

Heinrich     Perché basta che un solo uomo ne odi un altro, e a poco a poco l'odio contagia tutta l'umanità.

Goetz          (come tirando le fila) Quello lì amava i poveri.

Heinrich     Li ingannava sapendo di ingannarli, suscitava le loro passioni più turpi, li ha spinti ad ammazzare un vecchio. (Pausa) E io? Ero innocente e il delitto mi è piombato addosso come un ladro. Dove stava nascosto il Bene? (Pausa) Fai troppo rumore per nulla, smargiasso! Se vuoi gua­dagnarti l'Inferno, stattene pure a letto. Il mondo è una sentina: se lo accetti sei complice, se lo modi­fichi sei boia.

Goetz          Tutti dannati, allora?

Heinrich     No! non tutti! (Pausa) Io ho la fede, mio Dio, ho la fede. Non cadrò nel peccato di disperazione. (A Goetz) Siamo tutti ugualmente col­pevoli, bastardo, meritiamo tutti l'Inferno allo stesso modo, ma Dio perdona quando a lui piace perdonare.

Goetz          Non mi perdonerà se non voglio.

Heinrich     Povero fuscello,  come puoi lottare contro la sua misericordia? Come potrai stancare la sua infinita pazienza?

Goetz          Insomma, vuoi dire che il Male lo fanno tutti?

Heinrich     Indistintamente.

Goetz          E che abbia fatto il Bene, mai nessuno?

Heinrich     Nessuno.

Goetz          Capito.  (Torna al centro  della  tenda) Io voglio scommettere con te che lo farò.

Heinrich     Che cosa?

Goetz          Il Bene. Ci stai?

Heinrich     (scrollando le spalle) No, bastardo, non scommetto un fico secco.

Goetz          Sbagli: mi dici che il Bene è impossibile, quindi io scommetto che lo farò: rimane ancora il miglior modo di esser solo. Ero uno scellerato, faccio dietro-front: volto casacca e scommetto che sarò un santo.

Heinrich     Chi giudicherà?

Goetz          Tu, tra un anno e un giorno. Basta che scommetti.

Heinrich     Se scommetti hai già perduto, insen­sato! Farai il Bene per vincere una scommessa.

Goetz          Giusto! Giochiamo ai dadi, allora. Se vinco, sarà il Male a trionfare. Se perdo... Ah, se perdo, non so nemmeno io quel che farò. E' chiaro? Nes­suno che giochi contro di me? Nasty?

Nasty          No.

Goetz          E perché?

Nasty          Perché è male.

Goetz          Esatto, è male. Ma che vai rimuginando, panettiere? Sono ancora cattivo.

Nasty          Se vuoi fare il Bene, devi decidere di farlo, nient'altro.

Goetz          Voglio mettere Iddio con le spalle al muro. Questa volta sarà sì o no: se mi fa vincere, la città va a fuoco e le Sue responsabilità sono inequi­vocabili. Sotto, gioca: se Dio è con te, non devi aver paura. Non hai il coraggio, pappa molle! prefe­risci essere impiccato? Avanti, chi ha coraggio?

Caterina    Io!

Goetz          Tu? (La guarda) Perché no? (Le allunga i dadi) Tira.

Caterina    (buttando i dadi) Due e uno. (Ha un brivido) Non ti sarà facile perdere.

Goetz          E chi ti ha detto che io voglia perdere? (Rimette i dadi nel bussolotto) Dio, ti ho per la gola. E' il momento di scoprire il tuo gioco. (Tira).

Caterina    Uno e uno... Hai perduto!

Goetz          Allora farò la volontà di Dio. Ti saluto, Caterina.

Caterina    Abbracciami. (Lui l'abbraccia) Ti sa­luto, Goetz.

Goetz          (le dà la borsa) Tieni questa e va' dove vuoi. (A Franti) Frantz, di' al capitano Ulrich che i soldati possono andare a dormire. Tu, Nasty, torna in città, sei ancora in tempo a calmare gli animi. Se all'alba aprite le porte, se i preti escono incolumi da Worms e si affidano a me, a mezzogiorno tolgo l'assedio. E' inteso?

Nasty          Inteso.

Goetz          Hai recuperato la tua fede, profeta?

Nasty          Non l'avevo mai perduta.

Goetz          Hai la fortuna dalla tua.

Heinrich     A loro ridai la libertà, la vita e la speranza. Ma a me, cane, dopo di avermi costretto a tradire, a me ridarai la purezza?

Goetz          Tocca a te ritrovarla. Gran male, in fon­do, non è stato commesso.

Heinrich     Che importa ciò che è stato com­messo! quello che contava era la mia intenzione. Ti seguirò, vai pure, ti seguirò, passo dopo passo, giorno e notte; sarò io a pesare i tuoi atti, contaci. E stai tranquillo, dovunque tu vada, tra un anno e un giorno sarò all'appuntamento.

Goetz          E' l'alba. Com'è fredda. L'alba e il Bene sono entrati sotto la mia tenda e non ci hanno messi di buon umore: lei singhiozza, lui mi odia: pare di essere all'indomani di una catastrofe... D'altronde non m'importa: non devo giudicarlo, il Bene, devo farlo. Addio. (Esce).

(Caterina scoppia a ridere).

Caterina    (ridendo fino alle lagrime) Ha barato! L'ho visto, l'ho visto, ha barato per perdere!


ATTO SECONDO

Quarto quadro

Il Primo Contadino Urlano come se li scannas­sero.

Karl            Sono i baroni. Sfido, che schiumano di rabbia.

Il Primo Contadino Se gli prende la fifa e la smette?

Karl            Non c'è pericolo, è testardo come un mulo... Occhio! lui! (I contadini si nascondono; entra Goetz).

Goetz          Fratello, vorresti portarci un boccale di vino? Bastano tre bicchieri, io non bevo. Fallo per amor mio, fratello.

Karl            Per amor tuo lo farò, fratello.

(Goetz esce, i contadini sbucano dai nascondigli ridendo e battendosi le cosce).

I Contadini Fratellino, fratelluccio! Toh, piglia, per amor tuo! (Si schiaffeggiano sghignazzando).

Karl            (disponendo tre bicchieri su un vassoio) Tutti  i servitori sono suoi fratelli. Dice di amarci, ci coccola, qualche volta ci abbraccia. Ieri si è preso il gusto di lavarmi i piedi. Che padroncino ammodo, che fratelluccio delicato. Puah! (Scarac­chia) Mi scortica il palato questa parola. (Esce col vassoio).

Il Primo Contadino Quello è un uomo.

Il Secondo Contadino Dicono che sa leggere.

Il Primo Contadino Cavolo.

Karl            (torna) Ecco i miei ordini. Battere le terre di Nossak e di Schulheim. Portare l'annunzio fino all'ultima capanna: « Goetz distribuisce le sue terre ai contadini! ». Fategli riprender fiato, poi subito: « Se quel bastardo, quel puttaniere distribuisce le terre, allora perché il nobile signore di Schulheim non distribuisce le sue? ». Lavorateveli per bene, fateli sputar veleno, seminate l'agitazione. Volate.

(Gli altri escono)

Goetz, fratello amatissimo, vedrai che cosa ne faccio delle tue opere di bene. Dalle via, le terre, fai pure: verrà il giorno che ti mordi le mani di non essere morto prima! (Ride) Amore, amore! Conrad era duro e brutale, ma meglio i suoi insulti della tua bontà, mi offendevano meno.

(Entra Nasty)

E tu che vuoi?

Nasty          Goetz mi ha fatto chiamare.

Karl            Nasty!

Nasty          (riconoscendolo) Tu!

Karl            Conosci Goetz? Belle amicizie.

Nasty          Non te ne impicciare. (Pausa) Io so quel che macini, Karl! Meglio che stai quieto e aspetti i miei ordini.

Karl            La campagna se ne infischia degli ordini della città.

Nasty          Se tenti questo tiro ti faccio impiccare.

Karl            Bada a non finirci te, impiccato. E per cominciare: che cosa fai qui? Non mi torna. Parli con Goetz, poi ci sconsigli la rivolta: chi mi dice che tu non sia un venduto?

Nasty          Chi mi dice che non ti sia venduto tu per far scoppiare prima del tempo la rivolta che sta bollendo e farla schiacciare dai baroni.

Karl            Goetz.

(Entra a rinculoni Goetz, circondato dai baroni Schulheim, Nossak e Rietschel che berciano).

Nossak        Dei contadini te ne freghi: tu vuoi la nostra pelle.

Schulheim    Vuoi lavare nel nostro sangue le vaccate di tua madre?

Nossak        Sì, sotterrare tutta la nobiltà tedesca.

Goetz          Fratelli, amatissimi fratelli, non so vera­mente di che cosa vogliate parlare.

Rietschel   Lo capisci o no che metti fuoco alle polveri? I nostri contadini ci vedranno rosso se non gli diamo subito le terre, l'oro, la camicia e la benedizione per giunta.

Schulheim    Verranno ad assediarci nei nostri castelli, lo sai o non lo sai?

Rietschel   La rovina se accettiamo e la morte se rifiutiamo!

Nossak        Lo sai o non lo sai?

Goetz          Amatissimi fratelli...

Schulheim    Poche smancerie! Ci rinunzi o no? Rispondi, sì o no?

Goetz          Amatissimi fratelli, vi chiedo perdono, ma è no.

Schulheim    Assassino!

Goetz          Sì, fratello, come tutti.

Schulheim    Sacco di escrementi! Rifiuto della terra!

(Gli molla un pugno in faccia. Goetz barcolla, si raddrizza, gli si fa sopra; tutti indietreggiano. Ma Goetz d'improvviso si butta a terra bocconi).

Goetz          Angeli, aiutatemi! fate che mi vinca! (Tre­ma da capo a piedi) Non reagirò! Mi taglierò la destra se vuole colpire.

(Si torce al suolo. Schulheim gli allunga un calcio)

Rose, pioggia di rose, delizie. Quanto mi ama il Signore! Accetto tutto. (Si rialza) Sono un cane bastardo, un sacco di escrementi, un traditore, pregate per me.

Schulheim    (schiaffeggiandolo) Ci rinunzi?

Goetz          No, che vi sporcate le mani.

Schulheim    (minaccioso) Rinunzi o no?

Rietschel    Venite, stiamo perdendo tempo.

(Escono).

Goetz          (torna verso Nasty. Con allegrezza) Salve, Nasty. Salve, fratello. Due mesi fa, sotto le mura di Worms, mi hai offerto l'alleanza dei poveri. Adesso l'accetto. Un momento: parlo io, ho buone notizie per te. Prima di mettermi a fare il Bene mi è parso che bisognava conoscerlo e ci ho pensato a lungo. Ora lo conosco, Nasty. E' l'Amore, certo: ma il guaio è che gli uomini non si amano; e chi glielo impedisce? La disuguaglianza sociale, l'asservimen-to, la miseria. Dunque, sopprimerle. Fin qui siamo d'accordo, no? Sì, Nasty, in questi ultimi tempi ho pensato molto a te. La differenza è che tu vuoi rinviare il regno di Dio; io sono più dritto: ho trovato modo di farlo cominciare subito, almeno su un lembo di mondo, cioè qui. In primo luogo: le terre ai contadini. In secondo luogo: su queste terre fondo la prima comunità cristiana; tutti egua­li! Ho trovato anche il nome per il mio Falansterio: lo chiamo Città del Sole. Vuoi aiutarmi?

Nasty          Tieniti le terre.

Goetz          Trentamila contadini muoiono di fame, io mi rovino per alleviare la loro miseria, e tu vieti di salvarli.

Nasty          Tu? i poveri? Non puoi che corromperli.

Goetz          E chi li salverà?

Nasty          Non ti dar pensiero per loro: si salve­ranno da sé.

Goetz          Ma Nasty, io sono uno di voi.

Nasty          No.

Goetz          Sono stato povero tutta la vita, sì o no?

Nasty          Di poveri ce n'è di due specie, quelli che sono poveri tutti insieme e quelli che lo sono da soli. I primi sono quelli veri, gli altri sono ricchi scalognati.

Goetz          E dunque, non sarebbero poveri nemmeno i ricchi che hanno elargito i loro averi?

Nasty          No, sono degli ex-ricchi.

Goetz          Sarei perduto prima di cominciare, allora. Vergognati, Nasty, tu condanni un cristiano senza appello.

Nasty          (con tono mutato, più urgente) Stammi a sentire, mi occorrono sette anni. Fra sette anni saremo pronti per la guerra santa, non prima. Se oggi come oggi tu getti i contadini nel tumulto, in meno di otto giorni saremo schiacciati. Invece puoi aiutarci, se veramente lo vuoi.

Goetz          La tua proposta?

Nasty          Tieniti le terre. Possono servirci da luogo d'asilo e da centro di raccolta. Io mi stanzierò in uno dei tuoi villaggi. Di lì i miei ordini si dirame­ranno su tutta la Germania, di lì fra sette anni si alzerà il segnale della guerra. Che rispondi?

Goetz.         No. Grazie a me, in capo all'anno qui regneranno felicità, amore e virtù. Sul mio feudo io voglio costruire la Città del Sole, e tu vuoi che ne faccia uncovo di assassini. Dio ha vietato di spargere sangue e tu vuoi coprirne la Germania intera!

Nasty          Non vuoi versare sangue? Dalle, le tue terre, e vedrai come sanguina la terra tedesca.

Goetz          Non sarà così. Il Bene non può generare il Male.

Nasty          Sia pure: ma visto che la tua pazza gene­rosità provocherà un eccidio, vuoi dire che non fai il Bene.

Goetz          Il Bene sarebbe di perpetuare la soffe­renza dei poveri?

Nasty          Sette anni ti chiedo.

Goetz          Sette anni! E poi ne verranno altri sette... Saltimbanco, vuoi farli pazientare sino al giorno del giudizio. Io dico invece che il Bene è possi­bile, qualunque giorno, qualunque ora, anche in questo momento: io sarò colui che fa subito il Bene. Heinrich diceva: « Basta che due uomini si odino perché l'odio a poco a poco contagi l'uni­verso ». E io in verità ti dico: basta che un uomo ami tutti i suoi simili di un amore non corrisposto, perché questo amore a poco a poco dilaghi su tutta l'umanità.

Nasty          E saresti tu quell'uomo?

Goetz          Sì, con l'aiuto di Dio.

Nasty          Goetz, se mi metti i bastoni fra le ruote passerò su di te.

Goetz          Tu, Nasty, mi potresti eliminare?

Nasty          Sì, se mi ostacoli.

Goetz          Io invece non potrei: ho scelto l'amore. Distribuirò le terre.

Quinto quadro

Davanti al portale di una chiesa di campagna. Sotto il portico due scranne. Sulla prima un tamburo, sull'altra un flauto.

Goetz          (entra chiamando) Ehi! Ehi! Per trenta leghe non c'è anima viva: si rintanano. La mia bontà è piombata su di loro come una catastrofe.

(Si volge repentinamente verso Nasty)

Perché mi segui?

Nasty          Per vedere il tuo fallimento.

Goetz          Niente fallimento. Oggi pongo la prima pietra della mia città. Quelli se ne stanno in can­tina, suppongo. Pazienza. Ma basta che ne agguanti una mezza dozzina e vedrai se non li so convincere.

(Vocio, musica di piffero)

Che cosa succede?

(Entra una processione di contadini)

Vi vedo allegri. State festeggiando il grazioso dono del vostro signore di ieri?

Un Contadino Che Dio ce ne scampi, buon frate.

Goetz          Non sono frate. (Si toglie il cappuccio).

I Contadini Goetz!

(Indietreggiano sgomenti. Alcuni si segnano).

Goetz          Goetz, sì, Goetz, quell'Attila che ha dato le sue terre per carità cristiana. Faccio così paura? Avvicinatevi: voglio parlarvi. (Pausa) Be'? che aspet­tate? avvicinatevi!

(Ostinato silenzio dei contadini. Con tono più imperioso)

Chi è che comanda?

Un Vecchio (villanamente) Io.

Goetz          Avvicinati.

(Il vecchio si stacca dal gruppo e gli si accosta. I contadini li guardano in silenzio)

Di' un po': ho visto dei sacchi di grano nel magaz­zino padronale. Non mi avete capito? Niente più decime, niente più canoni.

Il Vecchio Per qualche tempo ancora, lasciamo tutto come prima.

Goetz          Perché?

Il Vecchio Per stare a vedere.

Goetz          Egregiamente. Il grano marcisce. (Pausa) E che ne dite della vostra nuova situazione?

Il Vecchio Non ne parliamo, signore.

Goetz          Non sono più il tuo signore. Puoi chia­marmi fratello.

Il Vecchio Sì, signore.

Goetz          Fratello, ti ho detto.

Il Vecchio No. Questo no.

Goetz          Te lo or... te ne prego.

Il Vecchio Voi potrete essere mio fratello quanto vorrete, io non sarò mai il vostro. Ognuno al posto suo, signore.

Goetz          Lascia andare. Ti abituerai. (Indicando il flauto e il tamburo) Che è quella roba?

Il Vecchio Un flauto e un tamburo.

Goetz          Chi li suona?

Il Vecchio I frati.

Goetz          Ci sono frati qui?

Il Vecchio Sì. Fratello Tetzel è arrivato da Worms con due novizi per vendere le indulgenze.

Goetz          (amaro) Ah, per questo eravate così di buonumore? (Improvviso) Queste cose io qui non le voglio. (Il vecchio tace) Quelle indulgenze non valgono un bottone. Che cosa credi, che Dio lo dia in senseria il suo perdono? (Pausa) Fossi ancora il tuo signore e ti ordinassi di scacciare quei tre ladroni, lo faresti?

Il Vecchio Ma voi non siete più il nostro signore.

Goetz          Vattene; sei troppo vecchio!

(Lo spinge via. Balza su un gradino e si rivolge a tutti)

Ma ve lo siete chiesto perché vi ho regalate le mie terre? (Indicando un contadino) Te, rispondi.

Il  Contadino Che ne so io.

Goetz          (a una contadina) E tu?

La Donna    (esitante) Forse perché... avete voluto farci felici.

Goetz          E' la risposta. Sì, questo volevo. La feli­cità però è solo un mezzo. Che cosa contate di fare?

La Donna    (sgomenta) Della felicità? Bisognereb­be prima avercela.

Goetz          Ce l'avrete, niente paura. Che saprete farne?

La Donna    Non ci abbiamo pensato.

Goetz          Ci ho pensato io per voi. (Pausa) Sapete che Dio ci ingiunge l'amore. Sino a ieri, fratelli, eravate troppo infelici perché uno si sognasse di chiedervi l'amore. Ho voluto che non aveste più scuse. Vi renderò grassi e tondi e voi amerete, maledizione, pretenderò che amiate tutti gli uomi­ni! Tutto appartiene a tutti, arnesi e terre in co­mune, non più poveri, non più ricchi. Saremo di esempio alla Germania intera. Orsù, ragazzi, lo tentiamo questo colpo? (La folla sorride, sospira, si agita) Finalmente! Finalmente mi sorridete.

La Folla     Eccoli! Eccoli!

Goetz          (volgendosi vede Tetzel. Contrariato) Che il Diavolo se li porti, questi frati!

(Entrano Tetzel, due novizi e il parroco. I novizi prendono gli stru­menti. Si porta una tavola che viene deposta sulla piattaforma del portico. Tetzel vi posa i suoi rotoli di pergamena).

Tetzel         E così, valentuomini! Fatevi sotto, fatevi sotto! Non è che ho mangiato aglio! (Tutti ridono) Come vanno qui le cose? Come va la campagna?

I Contadini Potrebbe andar peggio.

Tetzel         E le spose? Sempre scoccianti?

I  Contadini Eh, buon padre! Tutto il mondo è paese.

Tetzel         Non vi lagnate: servono a proteggervi dal Diavolo perché sono più puttane di lui! (Ridono) Eh, giovanotti, c'è dell'altro: dobbiamo parlare di cose serie. Musica! (Tamburo e flauto) Lavorare sempre è una gran bella cosa, ma qualche volta uno si appoggia sulla zappa, guarda un po' più in là, e si dice: « E dopo morto? che cosa mi suc­cede? ». Avere una bella tomba coi fiori sempre freschi non basta ancora: l'anima lì non ci sta. E dove se ne va? all'Inferno? (Tamburo) O in Paradiso? (Flauto) Gente mia, potete ben credere che il problema se l'è posto anche Dio. Se la prende così calda per voi, il Buon Dio, che non chiude più occhio. Ehi, te! come ti chiami?

Il  Contadino Peter.

Tetzel         Dico, Peter, qualche bicchierotto di più te lo fai ogni tanto, no? Da bravo, non dir bugie.

Il Contadino Eh! succede.

Tetzel         E alla moglie gliele dài?

Il Contadino Quando ho bevuto.

Tetzel         Ma il timor di Dio ce l'hai, no?

Il Contadino Come no, fratello.

Tetzel         E alla Madonna le vuoi bene?

Il Contadino Più che a mia madre.

Tetzel         Vedi che guazzabuglio per il buon Dio. « Quell'omino là non è poi tutto da buttar via », dice. « Io troppo male non gliene voglio fare. Pec­care, però, ha peccato. E punire lo devo ».

Il Contadino (affranto) Ah!

Tetzel         Momentino. C'è sempre i Santi, per for­tuna! Ogni Santo se l'è meritato cento volte, il cielo, ma a che gli serve? più di una volta non ci può entrare. Allora cosa dice il Buon Dio? Dice: « Le entrate che non si utilizzano, piuttosto che sprecarle, le distribuisco a quelli che non le meri­tano. Quell'ottimo Peter, per esempio, se compra un'indulgenza da Padre Tetzel potrà entrare in Paradiso con uno dei biglietti d'ingresso di San Martino ». Eh? eh? E' una bella pensata, no?

(Acclamazioni)

Da bravo, Peter, mano alla borsa. Fratelli, Dio gli propone un affare d'oro: il Paradiso per due scudi; qual è quello spilorcio, qual è quel micragnoso che non darà due scudi per la vita eterna?

(Prende i due scudi di Peter)

Grazie. Fila, torna a casa e non peccare più. Chi si fa avanti? ecco qui un'offerta della massima convenienza: questo rotolo, se lo presentate al parroco, lui è obbligato ad assolvervi da un peccato mortale a vostra scelta. Dico bene, parroco?

Il Parroco    Obbligato: è la parola.

Tetzel         E questa? (Brandisce una pergamena) Questa poi, fratelli, è una manna del Buon Dio. Le indulgenze che stanno qui, sono state studiate a speciale intenzione dei buoni diavoli che hanno famiglia in Purgatorio. Se versate la somma richie­sta, tutta la vostra famiglia buonanima spiega le ali e se ne vola in cielo. Due scudi a testa, trasferi­mento immediato. Forza! Chi compra? Chi compra? Tu: chi t'è morto?

Un Contadino La mamma.

Tetzel         Una madre, e nient'altro? Alla tua età, hai perduto solo la mamma?

Il   Contadino (riluttante) Be', avrei anche uno zio...

Tetzel         E tu lasceresti in Purgatorio il tuo povero zio? Forza! forza! Scuci quei quattro scudi.

(Li prende e li tiene sospesi sopra la bussola)

Attenti ragazzi, attenti: al cader degli scudi le anime pren­dono il volo.

(Lascia cadere gli scudi nel bussolotto. Frase di flauto)

E una!

(Seconda frase di flauto)

E due! Eccole! eccole! si librano sopra di voi: due belle farfalle bianche.

(Flauto. Applausi)

Sotto a chi tocca!

(I contadini si affollano intorno a lui)

Per tua moglie e per nonna? Per tua sorella?

(Flauto, flauto)

Obolo! Obolo!

Goetz          Indietro!

(Clamori nella folla).

Tetzel         (al parroco) E chi è?

Il Parroco    Il loro antico signore. Niente paura.

Goetz          Pazzi che siete. Ma vi pare che i martiri si siano lasciati bruciare vivi perché voi entriate in Paradiso come all'osteria? In quanto ai Santi, non vi salverete comprando i loro meriti, ma acquistando le loro virtù!

Un Contadino Meglio allora impiccarmi ed essere subito dannato. Non si può diventar santi quando si lavora sedici ore al giorno.

Tetzel         Togli la Speranza! Togli la Fede! Corag­gio! Con che cosa le sostituisci?

Goetz          Con l'amore.

Tetzel         Che ne sai tu dell'amore?

Goetz          E tu che ne sai? Come può amarli chi li disprezza al punto da vendergli il cielo?

Tetzel         (ai contadini) Io disprezzarvi, pecorelle mie?

Tutti            Oh!

Tetzel         Io non amarvi, pulcini miei?

Tutti            Sì, sì, tu ci vuoi bene!

Tetzel         Io sono uomo di Chiesa, fratelli: fuori della Chiesa non c'è amore.

(Campanelle, raganella. Appare il lebbroso. I contadini colti da panico, si ammassano sulla parte opposta della scena)

Che cosa succede?

(Il parroco e i monacelli rientrano di corsa in chiesa).

I  Contadini (indicando il lebbroso) Là! Là! Stai accorto! il lebbroso!

Tetzel         (inorridito) Gesummio!

(Pausa. Goetz si avvicina al lebbroso).

Goetz          (indicandolo a Tetzel) Bacialo!

Tetzel         Puah!

Goetz          Gesù l'avrebbe accolto fra le sue braccia. Io lo amo più di te. (Pausa. Va dal lebbroso).

Il Lebbroso (fra i denti) Eccone un altro che vuol fare il trucco del bacio al lebbroso.

Goetz          Avvicinati, fratello.

Il Lebbroso Ci siamo! (Si avvicina con malagrazia) Se si tratta della vostra salvezza non posso dire di no, ma spicciatevi. Tutti  di una risma: quasi che Dio mi abbia dato la lebbra perché loro trovino l'occasione di guadagnarsi il cielo.

(Goetz va a baciarlo)

Sulla bocca no! (Bacio) Schifo! (Si asciuga).

Tetzel         (scoppia a ridere) E adesso sei contento? Guardalo lì che si asciuga le labbra. E' meno leb­broso di prima? Di' un po', lebbroso, come va la vita?

Il Lebbroso Andrebbe meglio se ci fossero meno uomini sani e più lebbrosi.

Tetzel         Dove stai tu?

Il Lebbroso Con altri lebbrosi su nella foresta.

Tetzel         E come passate le giornate?

Il Lebbroso Raccontandoci storielle di lebbrosi.

Tetzel         E perché sei disceso al villaggio?

Il Lebbroso Per vedere se potevo rimediare una indulgenza.

Tetzel         Alla buon'ora.

Il Lebbroso E' vero che le vendete?

Tetzel         Due scudi.

Il Lebbroso Non ho il becco di un quattrino.

Tetzel         (trionfante, ai contadini) Guardate! (Al lebbroso) Vedi questa bella indulgenza nuova di trinca? Scegli: preferisci che te la regali o che ti baci in bocca?

Il Lebbroso Canchero...

Tetzel         Come vuoi tu. Scegli.

Il  Lebbroso  Canchero,  preferisco  che  me  la regali.

Tetzel         Eccotela, gratis et amore Dei. Prendila. (Gliela getta; il lebbroso la prende a volo) Adesso squaglia difilato.

(Il lebbroso esce. Campanelle e raganelle)

Avete visto? Chi lo ama di più?

La Folla     Te! te! per Tetzel, urrah!

Tetzel         A voi, fratelli! A chi tocca? Per la so­rella che è morta in paesi lontani. (Flauto) Per le zie che vi hanno cresciuti. Per tua madre. Per i tuoi genitori. Per il tuo primogenito. Obolo! Obolo! Obolo!

(I contadini seguono Tetzel. Via tutti. Un attimo di silenzio. Poi sulla soglia della chiesa ap­pare Heinrich in abito laico).

Heinrich     (viene verso Goetz senza vedere Nasty)  Per te le anime sono come fagioli.

Goetz          Chi ha parlato?

Heinrich     L'ortolano può decidere quello che serve per i fagioli ma nessuno può scegliere per gli altri il loro bene.

Goetz          Chi parla? Heinrich?

Heinrich     Sì.

Goetz          (si rialza e butta il cappuccio sulle spalle)   Ero sicuro che al primo passo falso ti avrei rivisto. (Pausa) Che vieni a fare qui? Ad alimen­tare il tuo odio?

Heinrich     « Chi semina il Bene raccoglierà il Bene ». Sono venuto a portarti il raccolto.

Goetz          È presto per raccogliere. (Pausa).

Heinrich     Caterina sta morendo: è la tua prima messe.

Goetz          Sta morendo? Che Dio accolga la sua anima. Io che ci posso fare? (Heinrich ride) Non ridere, disgraziato. Lo vedi che non sai ridere.

Heinrich     (come scusandosi) E' lui che mi fa delle smorfie così buffe...

Goetz          (volgendosi di scatto) Chi? (Capisce) Ah! (Verso Heinrich) Ormai, non vi lasciate più!

Heinrich     Mai.

Goetz          Ti terrà compagnia.

Heinrich     (passandosi la mano sul viso) E' fa­ticoso.

Goetz          (andando verso Heinrich) Heinrich, se ti ho fatto male, perdonami.

Heinrich     (con voce mutata, come se un altro par­lasse dietro di lui) Perdonarti, perché poi tu vada dovunque a menar vanto d'aver cambiato l'odio in amore come Cristo mutava l'acqua in vino?

Goetz          Il tuo odio è cosa mia. Ti libero da quello e dal Diavolo. Va' a Worms a dire le tue messe e arrivederci tra nove mesi. Hai espiato.

Heinrich     Lo sai che non s'arriva mai a espiare!

Goetz          Giusto. Niente cancella mai niente.

(Pausa. Avvicinandosi ad Heinrich con moto improv­viso)

Che sta succedendo a Caterina?

Heinrich     Le marcisce il sangue, il corpo le si è coperto di piaghe, sono tre settimane che non man­gia e non dorme.

(Nasty, che era uscito, riappare e rimane sul fondo).

Goetz          Bisogna curarla.

Heinrich     Non può guarire, deve morire.

Goetz          Ma di che cosa?

Heinrich     Di vergogna. Le fa orrore il suo corpo per tutte le mani d'uomini che l'hanno toccato. Più ancora le fa orrore il suo cuore perché vi è rimasta la tua immagine. Tu sei la sua malattia mortale.

Goetz          È stato l'anno scorso, prete, e io non riconosco i peccati dell'anno scorso.

Heinrich     Ci sono due Goetz, allora.

Goetz          Sì, due, uno vivo che fa il Bene e uno morto che faceva il Male.

Heinrich     A meraviglia. Ma non è il morto, vedi, a far morire quella figliola;  è questo bel Goetz candido e puro, che si è votato all'amore.

Goetz          Bugiardo! il delitto l'ha commesso il Goetz cattivo.

Heinrich     Non era delitto. Insozzandola le hai dato assai più di quanto possedevi: l'amore. Per­ché ti amava, non capisco come. Finché un bel giorno sei stato toccato dalla grazia, le hai messo nelle mani una borsa e l'hai scacciata. Di questo muore.

Goetz          Dovevo rinunciare al Bene o a lei.

Heinrich     Se te la fossi tenuta accanto forse la salvavi, e salvavi anche te. Ma ne valeva la pena? Salvare un'anima, una sola? Come può un Goetz abbassarsi a così poco? Ben altri erano i progetti.

Goetz          (repentino) Dov'è?

Heinrich     Sulle tue terre.

Goetz          Voleva rivedermi?

Heinrich     Sì. Poi il male l'ha stroncata lungo la via.

Goetz          Dove?

Heinrich     Non te lo dico: del male gliene hai fatto abbastanza.

Goetz          (col pugno levato, fuori di sé) Io... (Si domina) Ti servi di tutti i mezzi per vincere la scommessa! Vuoi farmi sprecare del tempo pre­zioso... Ma la troverò da me. Addio, Heinrich. (Inchi­nandosi al Diavolo) I miei rispetti.

(Nasty vorrebbe seguire Goetz. Heinrich gli sbarra la strada).

Heinrich     (timido) Nasty! (Più forte) Nasty, cer­cavo di te. Fermati! Devo parlarti. Disprezzami ma stammi a sentire. Ho percorso le terre di Schulheim: vi serpeggia la rivolta.

Nasty          Lasciami passare. So tutto.

Heinrich     E tu l'approvi, questa rivolta? L'ap­provi,  di'?

Nasty          Che t'interessa? Lasciami passare.

Heinrich     (allargando le braccia) Non prima di avermi risposto.

Nasty          (lo guarda in silenzio, poi si decide) Che io l'approvi o no, nessuno la può impedire.

Heinrich     Io posso. Posso in due giorni elevare una diga contro il mare. In cambio, voglio il tuo perdono, Nasty.

Nasty          Non ho facoltà di condannare né di assol­vere. Spetta a Dio.

Heinrich     Se Dio mi desse la scelta fra il suo perdono e il tuo, sceglierei il tuo.

Nasty          Faresti male, a lasciare il Paradiso per un fiato di voce.

Heinrich     No, Nasty;  lascerei il perdono del cielo per quello della terra.

Nasty          La terra non perdona.

Heinrich     Mi secchi.

Nasty          Come?

Heinrich     Non parlavo a te. (A Nasty) Mi si spinge all'odio, Nasty, e tu non mi aiuti. (Si segna tre volte) Così avrò un momento di tregua. Stammi a sentire, presto. I contadini si preparano. Si dispon­gono a parlamentare coi baroni. Per noi vuol dire qualche giorno di respiro.

Nasty          Che vuoi farne?

Heinrich     (indicando la chiesa; ventate d'organo) Li hai visti; si farebbero mettere a pezzi per la Chiesa: c'è più devozione in queste campagne che in tutta la Germania.

(Nasty crolla il capo).

Nasty          Il tuo clero è impotente; lo amano, è vero, ma se condanna la rivolta predicherà al deserto.

Heinrich     Non faccio assegnamento sui suoi di­scorsi ma sul suo silenzio. Prova a immaginare: un mattino, al risveglio, la gente dei villaggi trova la chiesa aperta e vuota:  la colomba è fuggita. Nessuno davanti all'altare né in sacrestia, nessuno nella cripta, né in presbiterio...

Nasty          E' possibile?

Heinrich     Tutto è pronto. Hai gente qui?

Nasty          Qualcuno.

Heinrich     Si mettano in giro per la contrada, bercino più forte degli altri, bestemmiando so­prattutto, bestemmiando. Devono provocare scan­dalo e raccapriccio. Poi, domenica ventura, a Waldorf, agguantino il curato in piena messa, lo trasci­nino nella foresta, ne tornino con le spade mac­chiate di sangue. La notte dopo, tutti i preti della regione fuggiranno segretamente dai villaggi e rag­giungeranno un castello dove sono aspettati. I bam­bini non avranno più battesimo, i peccati non sa­ranno più assolti, gli infermi avranno paura di morire senza confessione! Sarà la paura a soffocare la rivolta.

Nasty          (riflettendo) Non hanno che la loro col­lera, e dovrei farli strisciare come vermi... io!

Heinrich     Dubiti di te, profeta? Eppure non è la prima volta che li inganni.

Nasty          È la prima volta che vengo a patti con la superstizione e che mi alleo col Diavolo.

Heinrich     Hai paura?

Nasty          Il Diavolo è la creatura di Dio; se Dio lo vuole, il Diavolo mi obbedirà. (Improvvisamente) Sia.

Heinrich     Nasty, ti scongiuro: se il colpo riesce di' che mi perdoni.

Nasty          Vorrei dirlo. Il guaio è che so troppo chi sei.

Sesto quadro

L'interno della chiesa. Quindici giorni dopo. I vil­lici vi si sono rifugiati e non ne escono più. Dor­mono, mangiano lì. Ora stanno pregando. Ci sono uomini e donne sdraiati sul pavimento: i malati e gli infermi sono stati trasportati in chiesa. Altri gemono e si dimenano ai piedi del pulpito. Un orologio campanario batte sette rintocchi. Un uo­mo, che giaceva a dormire sul lastrone, si sveglia di soprassalto.

Un Uomo     Che ora è? Che giorno?

Un altro Uomo Domenica mattina, le sette.

Altri

—  No, non è domenica.

—Finite le domeniche, finite, non ci saranno più domeniche, il parroco se le è

      portate via.

—  I preti son dovuti fuggire.

—E ci hanno lasciato i giorni della settimana, i giorni maledetti della fatica e

      della fame.

—  Ho paura.

—  Ho paura!

—  Dappertutto è così.

—  Dappertutto il popolo si è rifugiato nelle chiese.

Il Primo Uomo Al diavolo allora! Mi rimetto a dormire. Mi sveglierete il giorno del giudizio.

Una Donna    Preghiamo.

(Entra Hilda con un fa­stello di paglia, seguita da due contadine cariche anch'esse di paglia).

Una Contadina Hilda! è lei, è Hilda.

Altra Contadina Ti sei fatta aspettare. Che suc­cede in paese? Di'.

Hilda           Non c'è niente da dire. Silenzio dapper­tutto, solo i muggiti delle bestie che hanno paura.

Una Voce    Fa bello?

Hilda           Non so.

La Voce      Non hai nemmeno guardato il cielo?

Hilda           No. (Pausa) Ho portato un po' di paglia per metterci i malati. (Alle due contadine). Datemi una mano.

(Quelle alzano un malato e lo stendono sulla paglia)

 

Così. Adesso questo. (Ripetono) Que­st'altra. (Alzano una vecchia che si mette a sin­ghiozzare) Non piangere, per favore, non scorag­giarli. Da brava, nonna, se ti metti a piangere qui piangono tutti.

La Vecchia   (frignando) Il mio rosario... (Indica la lastra su cui prima era adagiata).

Hilda           (contrariata, prende il rosario e lo getta in grembo alla vecchia) To! (Si riprende, e con più. mitezza) Non piangere più, ti dico: noi non ab­biamo colpe e Dio non ha diritto di punirci.

La Vecchia   (piangendo sempre) Eh, figliola, lui ha tutti i diritti, lo sai anche tu.

Hilda           (con veemenza) Se ha diritto di punire gli innocenti, io vendo subito l'anima al Diavolo.

(Tutti la guardano con un soprassalto. Lei alza le spalle e va ad appoggiarsi al pilastro, e lì rimane per qualche attimo con gli occhi sbarrati, come os­sessionata da un ricordo).

La Prima Contadina Hilda! ma che cos'hai?

Hilda           Niente.

La Prima Contadina Eri così brava a darci speranza...

Hilda           In chi? in che cosa?

La Prima Contadina Se tu ti disperi, Hilda, al­lora ci disperiamo tutti.

Hilda           Già. Non badate a quel che dico. (Rabbri­vidisce) Fa freddo. Di caldo al mondo non ci siete che voi. Dovete stringervi tra voi e aspettare.

La Contadina Vieni vicino a me. Vieni!

(Hilda non si muove. La contadina si alza e va verso di lei)

E' morta?

Hilda           Sì.

La Donna    Che Dio le dia pace.

Hilda           Dio? (Secca risata) Non la vuole.

La  Donna   Hilda!   Come  puoi  dire  una  cosa simile? (Tramestio nella folla).

Hilda           Prima di morire ha visto l'Inferno. E' bal­zata su d'improvviso, ha detto quel che vedeva, ed è morta.

La Donna    E nessun prete che la vegli?

Hilda           No. Ci tornerò io tra poco. Lascia solo che mi riscaldi.

La Contadina (volgendosi verso la folla) Chie­diamo il perdono per lei.

(Si scosta e s'inginocchia. Brusio monotono di preghiera. Appare Goetz e tra­versa la calca guardando tutti a uno a uno).

Hilda           (sottovoce) Il tuo perdono! Perdono di che cosa? Sei tu che devi chiedere il nostro! Io non so cosa mi riservi, e quella donna non la conoscevo, ma se la condanni, per me non lo voglio, il tuo cielo. Nemmeno mille anni di Paradiso mi fareb­bero dimenticare il terrore di quegli occhi. Le disprezzo, sai, quelle meschine anime in gloria che riescono a giubilare quando l'Inferno è pieno di dannati e la terra di poveri; io sto dalla parte degli uomini vivi, e non li abbandonerò mai.

 

(Goetz scorge un'oscura forma distesa su un la­strone. Alza la coperta che l'avvolge mormorando: « Caterina! ». Poi lascia cadere la coperta)

Lo amava. Ha urlato tutta la notte chiamandolo. Ma che cosa c'è, in quel bastardo?

(Si rivolge repentinamente verso gli altri)

Se volete pregare, chiedete che il sangue del curato di Righi ricada sul capo di Goetz!

Una Voce    Di Goetz!

Hilda           E' lui che ha la colpa di tutto!

Voci            Dio castighi Goetz il bastardo!

Goetz          (con una secca risata) Naturalmente! Male che faccia, Bene che faccia, riesco sempre a farmi odiare.

(A un contadino, guardando Hilda)

 

Chi è quella?

Il Contadino Ma è Hilda.

Goetz          Che Hilda?

Il Contadino Hilda Lemm. Suo padre è il più ricco mugnaio del villaggio.

Goetz          (con amarezza) La state a sentire come un oracolo. Lei vi dice di pregare contro Goetz, e voi lì, tutti in ginocchio.

Il Contadino Eh! le vogliamo bene.

Goetz          Voi? è ricca, e le volete bene?

Il Contadino Non è più ricca. L'anno scorso stava per prendere il velo, poi è venuta la carestia: lei ha rinunciato ai voti e s'è messa a vivere con noi.

Goetz          Come fa a farsi voler bene?

Il Contadino Vive come una suora di carità, si priva di tutto, aiuta tutti...

Goetz          Questo lo so fare anch'io. Ci dev'essere qualcos'altro.

Il Contadino Che io sappia, no.

Goetz          Niente? Hum!

Il Contadino E'... è fatta così.

Goetz          (scoppia a ridere) Grazie, amico: è una indicazione preziosa. (Si allontana) Se è vero che fa il Bene ne avrò gioia, Signore, com'è doveroso; purché venga il tuo regno, non conta che sia per virtù sua o mia. (Le si accosta) Salve! Conosci Ca­terina?

Hilda           (trasalendo) Perché me lo domandi? chi sei?

Goetz          Rispondimi: la conosci?

Hilda           Sì. La conosco, sì.

(Butta all'indietro il cappuccio di Goetz scoprendogli il viso)

E anche te ti conosco, sebbene non ti abbia mai visto. Sei Goetz.

Goetz          Sì.

Hilda           Finalmente!

Goetz          Dov'è lei?

(Hilda lo guarda senza rispon­dere, con un sorriso incollerito).

Hilda           La vedrai, non c'è fretta.

Goetz          Ti pare che quella donna possa soffrire cinque minuti di più?

Hilda           Ti pare che cesserà di soffrire quando ti vede? (Lo fissa. Pausa) Aspetterete, tutti e due.

Goetz          Che cosa?

Hilda           Che io ti abbia guardato quanto mi va.

Goetz          Disgraziata. Non ti conosco né ti voglio" conoscere.

Hilda           Io invece ti conosco.

Goetz          Non è vero.

Hilda           Ah no? Tu hai sul petto un ciuffo di pelo riccio, come un vello nero; a sinistra dell'inguine una vena violacea che si gonfia quando fai l'amore, sopra i reni una grossa voglia di fragola.

Goetz          Come fai a saperlo?

Hilda           Da cinque giorni e cinque notti veglio Caterina. Eravamo tre in quello stambugio, lei, io e te, e abbiamo fatto vita in tre. Lei ti vedeva dappertutto, e ho finito col vederti anch'io. Venti volte ogni notte si spalancava la porta e tu entravi. Con uno sguardo pigro e vanesio, andavi ad acca­rezzarle la nuca con due dita. Così. (Gli afferra la mano) Cosa c'è in queste dita? Che cosa sono? Carne con un po' di peluria. (Lo respinge con violenza).

Goetz          E lei che diceva?

Hilda           Quanto basta perché tu mi faccia orrore.

Goetz          Che sono brutale, grossolano, repellente?

Hilda           Bello, intelligente, coraggioso;  che sei insolente e crudele, che nessuna donna ti può vedere senza innamorarsi.

Goetz          Parlava di un altro Goetz?

Hilda           C'è un solo Goetz.

Goetz          Guardami tu, coi « tuoi » occhi. Dov'è que­sta crudeltà? dov'è questa insolenza? dov'è più l'intelligenza? Un tempo vedevo limpido e lontano, perché il Male è semplice, ma la mia vista s'è annebbiata, il mondo s'è gremito di cose che non capisco. Hilda! per favore, non essermi nemica.

Hilda           E che può importarti? non ho mezzi per nuocerti.

Goetz          (indicando i contadini) Ma loro, me li hai messi contro.

Hilda           E' gente mia e io sono cosa loro; non venire a convolgerli nelle tue faccende.

Goetz          (avvicinandosi a lei) Ti hanno voluto subito bene?

Hilda           Sì.

Goetz          Che hai fatto a questa gente,  strega? Qualche cosa avrai pur fatto, se sei riuscita dove io sono fallito!

Hilda           E tu, per stregare Caterina, che cosa le hai fatto? (Si fissano, come magnetizzati).

Goetz          (senza distogliere gli occhi da lei) Mi hai portato via il loro amore. Quando guardo te vedo il loro amore.

Hilda           Io invece quando ti guardo vedo l'amore di Caterina e ne ho raccapriccio.

Goetz          Che hai da dire contro di me?

Hilda           Ho da dirti che sei venuto a letto con me contro il mio volere.

Goetz          (stupefatto) A letto...

Hilda           Per cinque notti mi hai avuto con l'astuzia e la violenza.

Goetz          (ridendo) Forse in sogno!

Hilda           Sì, in sogno. Nel suo. E lei mi ci ha atti­rata. Volevo condividere le sue sofferenze come condivido le loro, ma era una trappola: perché ho dovuto amarti del suo amore. Adesso ti vedo, per grazia di Dio. Ti vedo alla luce del giorno e mi sento liberata!

Goetz          Sì, sì, svegliati, non ti è successo proprio niente.

Hilda           Niente. Proprio. Che importa se lei gri­dava fra le mie braccia: tu non mi hai sfiorato i seni né la bocca, non mi è successo niente. Eh sì, bel capitano, tu sei solo come lo sono i ricchi, hai sofferto soltanto delle ferite che ti sono state fatte. Io, la mia vita non so dove comincia né dove finisce, ma soffro nel corpo di tutti, sono schiaf­feggiata sulle guance di tutti, muoio di tutte le morti: tutte le volte che hai violentato una donna, l'hai violata nella mia carne.

Goetz          (trionfante) Finalmente! (Hilda lo guarda sorpresa) Sarai tu la prima.

Hilda           Che?

Goetz          La prima ad amarmi.

Hilda           Io? (Ride).

Goetz          Già mi ami. In me tu ami l'amore di Ca­terina, e io in te l'amore di costoro. Mi amerai. E se è gente tua, come affermi, facciano quel che vogliono, dovranno amarmi attraverso di te.

Hilda           (smette subitamente di ridere e lo guarda con occhio cattivo) Caterina è morta.

Goetz          Morta!   (E'  annichilito dalla notizia) Quando?

Hilda           Poco fa. Ha visto l'Inferno.

Goetz          (barcollando) Morta!

Hilda           Ti sfugge, eh? Vai, vai ad accarezzarle la nuca.

(Nel silenzio, grida  in fondo  alla  chiesa. I contadini si tirano su e si volgono verso il por­tale. Un attimo di aspettativa. Cresce il rumorio, poi appaiono Heinrich e Nasty che portano Cate­rina su una barella).

Caterina    (non grida più; sollevata sul busto emette un mormorio) No! no! no! no! no!

Goetz          Caterina! (A Hilda) Non era vero!

Hilda           Era... era vero, Goetz... il suo cuore aveva cessato di battere... (Si china sulla malata).

Heinrich     Passando l'abbiamo sentita gridare: dice che il Diavolo le tiene gli occhi addosso. Ci ha scongiurato di portarla ai piedi della croce, perché è assediata dai demoni.

(La folla si leva minacciosa davanti a loro).

Voci            No! No! E' dannata! via di qui! fuori! portatela via subito!

Goetz          Cani che siete, v'insegnerò la carità cristiana!

Hilda           Tu taci: non sai fare che il male. (Ai con­tadini) Portatela ai piedi di Cristo, se lei lo chiede.

 

(La folla si scosta in silenzio. Heinrich e' Nasty portano la barella sotto la croce).

Caterina    C'è?

Hilda           Chi?

Caterina    Il parroco.

Hilda           Non ancora.

Caterina    Va' a chiamarlo! presto! resisterò finché arriva.

Goetz          (le si accosta) Caterina!

Caterina    È lui?

Goetz          Sono io, amore.

Caterina    Tu? Ah! Credevo che fosse il parroco. (Si mette ad urlare) Voglio un prete! Andate a chiamarlo, presto! non voglio morire senza Sa­cramenti!

Goetz          Caterina, non aver paura, hai sofferto troppo qui sulla terra.

Caterina    Ti dico che li vedo.

Goetz          Ma dove?

Caterina    Dappertutto. Gettate acqua benedetta. (Riprende a gridare) Salvami, Goetz, salvami: sei stato tu, tu solo, io non ho colpa. Se mi ami salvami!

(Hilda la circonda con le braccia e tenta di riadagiarla sulla barella. Caterina si dibatte, urlando).

Goetz          (supplice) Heinrich!

Heinrich     Non sono più uomo di Chiesa!

Goetz          Nasty, tu che dici che tutti gli uomini sono preti...

(Nasty alza le spalle con un gesto di impotenza sopraffatta).

Caterina    (che non li ode) Lasciatemi! Lascia­temi!

(Hilda vorrebbe costringerla a riadagiarsi).

Goetz          (fra sé) Se potessi...

(Con decisione subitanea si volge verso la folla)

Questa donna si è perduta per colpa mia, e per opera mia si salverà. Andate.

(Tutti escono. Nasty trascina Heinrich. Hilda esita)

Anche tu, Hilda.

(Lei lo guarda ed esce).

Goetz          Eccoti qui! Per quanto avaro tu sia dei tuoi miracoli, stavolta dovrai farne uno per me.

Caterina    Dove vanno? Non lasciarmi sola.

Goetz          No, Caterina, no, amor mio, io ti salverò.

Caterina    E come farai? non sei prete.

Goetz          Chiederò a Cristo di far ricadere su di me i tuoi peccati. Mi capisci?

Caterina    Sì.

Goetz          Sarò io a portarli per te. La tua anima sarà pura come il giorno che sei nata.

Caterina    Come potrò sapere se lui ti ha ascoltato?

Goetz          Vado a pregare: se torno a te con la faccia coperta di lebbra o di ulcere, mi crederai?

Caterina    Sì, amor mio, ti crederò.

(Goetz si allontana da lei).

Goetz          Quei peccati sono miei, lo sai. Rendimi ciò che mi appartiene. Non hai il diritto di con­dannare quella donna, sono io il solo colpevole. Eccoti le mie braccia, il viso, il petto. Divora le mie gote, che quei peccati siano il pus dei miei occhi e delle mie orecchie, mi corrodano la schiena, le cosce, come un acido. Dammi la lebbra, il colera, ma salvala.

Caterina    (sempre più debole) Goetz! aiuto!

Goetz          Dio, mi senti? sei sordo? Non puoi rifiu­tare lo scambio che ti offro.

Caterina    Goetz! Goetz! Goetz!

Goetz          Ah! non posso più sentirla quella voce. (Monta sul pulpito) Hai voluto o no morire per gli uomini? eccoli qui, gli uomini: soffrono. Biso­gna ricominciare a morire. Da'! dammi le tue pia­ghe! dammi la ferita nel costato, i fori dei chiodi nelle mani! Se Dio ha potuto soffrire per gli uomini, perché un uomo no? Saresti geloso di me? Dammi le stigmate! Dammele!

(Apre le braccia in croce di fronte al Cristo)

 

Qua! a me! a me!

(Continua a ripetere « A me! » come una nenia per un incan­tesimo)

Non mi senti? Dannazione, sono un imbe­cille: aiutati che il ciel ti aiuta.

(Estrae un pugnale dalla cintola, si colpisce la mano sinistra con la destra, la destra con la sinistra, quindi il costato. Poi getta il coltello dietro l'altare, si protende e sparge il proprio sangue sul petto del Crocifisso)

Gente! qui! (La folla rientra) Il Crocifisso dà san­gue. (Vocio. Alza le mani) Vedete, nella sua miseri­cordia mi ha concesso le stigmate. Fratelli, il san­gue di Cristo scorre dalle mie mani.

(Scende dal pulpito e torna da Caterina)

Non aver più paura, amore. Ti tocco la fronte, gli occhi, la bocca col sangue di Gesù.

(Le fa gocciare il sangue sul viso)

Li vedi sempre?

Caterina    No.

Goetz          Muori in pace.

Caterina    Il tuo sangue, Goetz, il tuo sangue. Lo hai dato per me.

Goetz          Il sangue di Cristo, Caterina.

Caterina    Il tuo... (Muore).

Goetz          Inginocchiatevi.

(La folla s'inginocchia)

I vostri preti vi hanno abbandonato; ma non ab­biate paura; rimango io con voi: finché da queste mani scorrerà il sangue, non vi potrà accadere sciagura. Tornate nelle vostre case e solennizzate questo giorno: è festa. Oggi comincia per tutti il regno di Dio. Edificheremo la Città del Sole.

(I contadini sfollano in silenzio. Passando accanto a Goetz una donna gli prende la mano e si tinge il viso del suo sangue. Hilda rimane ultima, si avvicina a Goetz che non la vede).

Hilda           Non far male a questa gente.

(Goetz non risponde. Hilda si allontana. Goetz barcolla e si appoggia al pilastro).

Goetz          Miei. Finalmente.


ATTO TERZO

Settimo quadro

Altweiler. Una piazza. Alcuni contadini si aggrup­pano attorno a una donna che fa loro da maestra.

La Maestra (è una giovane dall'aria dolce. Con un bastone indica le lettere dell'alfabeto tracciate sul terreno) E questa che cos'è?

Un Contadino Una A.

La Maestra Quest'altra?

Un altro Contadino Una M.

La Maestra E queste tre?

Un Contadino O T E.

La Maestra No!

Un altro Contadino O R E.

La Maestra E tutta la parola?

Un Contadino Amore.

Tutti insieme Amore... amore...

La Maestra Coraggio, fratelli! Tra poco saprete leggere. Distinguerete il bene dal male, il vero dal falso. Adesso rispondimi tu: qual è la nostra na­tura prima?

Una Contadina (rispondendo come al catechismo) La nostra natura prima è quella che avevamo prima di conoscere Goetz.

La Maestra Com'era?

Un Contadino (idem) Era malvagia.

La Maestra Come si combatte la nostra natura prima?

Un Contadino Creandone una seconda.

La Maestra E come ce ne creiamo una seconda?

Una Contadina Insegnando al corpo i gesti del­l'amore.

La Maestra Sono l'amore, i gesti dell'amore?

Altra Contadina No, gli atti dell'amore non sono...

(Entra Hilda, i contadini se la indicano).

La Maestra Avanti! (Si volta) Ah Hilda... (Pau­sai) Sorella, tu ci metti soggezione.

Hilda          Non parlo.

La Maestra No, ma ci guardi, e sappiamo che non ci approvi.

Hilda           Non  sono  libera  di pensare  quel che voglio?

La Maestra No, Hilda. Qui si pensa pubblica­mente e ad alta voce. I pensieri di ciascuno sono i pensieri di tutti. Vuoi unirti con noi?

Hilda           No!

La Maestra Allora non ci ami.

Hilda           Sì, ma a mio modo.

(Entra Karl. Ha gli occhi fasciati. Una fanciulla lo guida).

La Maestra E voi?

La Fanciulla Cerchiamo la Città del Sole.

Un Contadino Ci siete.

La Fanciulla (a Karl) Ero sicura.

(I contadini si fanno intorno a loro).

I Contadini Povere creature! Avete sete? fame? sedetevi! Che cosa volete?

La Fanciulla Vogliamo vedere l'uomo con le stigmate.

Karl            E' vero che fa dei miracoli?

Una Contadina Non fa altro.

Karl            E' vero che le mani gli sanguinano?

Un Contadino Non passa giorno che non diano sangue.

Karl            Vorrei che ne mettesse un po' su questi miei poveri occhi per ritrovare la vista.

Una Contadina E' la sua specialità! Ti guarisce sicuro.

Karl            Che fortuna la vostra, di avere un uomo così. E non ne fate proprio più, del male?

Un Contadino Nessuno si ubriaca, nessuno ruba.

Altro Contadino Proibito ai mariti di battere le mogli...

Un altro Contadino Proibito ai padri e madri di battere i bambini...

Karl            (sedendosi sulla panca) Purché duri.

Un Contadino Durerà finché Dio vuole.

Karl            Purtroppo... (Sospira).

La Maestra Perché sospiri?

Karl            Questa ragazza ha visto dappertutto gente armata. Contadini e baroni stanno per farsi la guerra.

La Maestra Sulle terre di Heidenstamm?

Karl            No, ma tutto intorno.

La Maestra Quand'è così la cosa non ci riguarda. Noi non vogliamo male a nessuno e il nostro pro­gramma è che regni l'amore.

Karl            Benissimo! Allora lasciate che quelli si ammazzino! L'odio, la carneficina, il sangue degli altri sono gli aumenti necessari della vostra felicità.

Un Contadino Ma che dici? sei pazzo?

La Maestra Questa felicità è sacra. Ce l'ha detto Goetz. Perché non è che noi siamo felici solo per noi, lo siamo per conto di tutti. Testimoniamo a tutti e al cospetto di tutti che la felicità è una cosa possibile. Questo villaggio è un santuario.

Karl            Quando torno al mio paese voglio propa­garla dappertutto, la buona novella. Conosco in­tere famiglie che crepano di fame, e saranno ben contente di sapere che voi siete felici per conto loro. (Silenzio interdetto dei contadini). E se scop­pia la guerra, voi che cosa fate, eh, brava gente?

Una Contadina Ci mettiamo a pregare.

Karl            Ho una gran paura che dovrete schierarvi da una parte o dall'altra.

La Maestra Questo mai!

I Contadini Mai! mai! mai!

Karl            Ma non vi pare una guerra santa, quella degli schiavi che vogliono diventare uomini?

La Maestra Tutte le guerre sono empie. La violenza è ingiusta da qualunque parte venga.

Karl            Se condannate la violenza nei vostri fra­telli, la approvate nei baroni?

La Maestra No. Mai.

Karl            Eppure sì, dal momento che non volete che cessi.

La Maestra Vogliamo che cessi proprio per vo­lontà dei baroni.

Karl            E chi gliela dà, questa volontà?

La Maestra Noi.

Tutti i Contadini Noi! Noi!

Karl            E in attesa, che devono fare i contadini?

La Maestra Sottomettersi, aspettare, pregare.

Karl            Vi è caduta la maschera, traditori: non pensate che a voi quando parlate di amore. Ma badate: se scoppia la guerra vi si chiederanno i conti, non si perdonerà a chi è rimasto neutrale mentre i suoi fratelli si facevano sgozzare. Correte alle armi, ragazzi, alle armi!

Un Contadino Noi non ci battiamo.

Karl            Così sarete battuti.

La Maestra Baceremo la mano che ci percuote.

Karl            Perdiana, sapete recitarla la lezione! Ah! Non siete voi i più colpevoli, il vero delinquente è quel falso profeta che vi ha messo negli occhi questa dolcezza smarrita.

I Contadini Ha offeso Goetz! (Muovono minac­ciosi contro di lui).

La Fanciulla E colpirete un cieco, voi che dite di vivere per amare?

Un Contadino (strappando le bende dagli occhi di Karl) Bel cieco! Guardatelo: è Karl, il servitore del castello, ha il cuore marcio di odio, sono setti­mane che va in giro a predicare la rivolta.

I Contadini Impicchiamolo!

Hilda           Dov'è andata la vostra mansuetudine, pe­corelle mie? Karl è una belva perché fomenta la guerra. Ma dice giusto: la vostra Città del Sole sorge sulla miseria degli altri; i baroni la soppor­tano solo a patto che i loro contadini si rassegnino al servaggio.

Un Contadino Taci! A te ti piace, la miseria, Goetz invece vuole costruire!

Hilda           Quel vostro Goetz è un impostore. (Vocio) Su, che aspettate per picchiarmi e impiccarmi? (Entra Goetz).

Goetz          Che sono queste grinte feroci?

Un Contadino  Goetz, è che...

Goetz          Silenzio!   Prima sorridere,  poi parlare. Avanti, sorridete.

(La folla sorride).

Un Contadino (col sorriso sulle labbra) Questo tipo viene qui a predicare la rivolta.

Goetz          Evviva: è una prova. Bisogna saper ascol­tare la parola dell'odio.

Una Contadina (col sorriso sulle labbra) Ti ha offeso, Goetz, ha detto che sei un falso profeta.

Goetz          Mi odii tanto, amatissimo Karl?

Karl            Eh sì, parecchio.

Goetz          Vuol dire che non ho saputo farmi amare: te ne chiedo perdono. Sia ricondotto alla porta del villaggio e rifornito di cibo, gli sia dato il bacio della pace.

Karl            Finirà in un macello, Goetz. Il sangue di questi uomini possa ricaderti sul capo.

Goetz          Così sia! 

(Escono Karl e la fanciulla)

Preghiamo per loro.

La Maestra Goetz, c'è una cosa che ci tortura.

Goetz          Parla.

La Maestra Si tratta di Hilda. Noi le vogliamo bene ma lei ci paralizza: non è d'accordo con te.

Goetz          Lo so.

Hilda           E che ve ne importa? me ne vado.

Goetz          (colpito) Te ne vai?

Hilda           Immediatamente.

Goetz          Perché?

Hilda           Perché sono felici.

Goetz          E dunque?

Hilda           Io non servo alla gente felice.

Goetz          Hanno ancora bisogno di te.

Hilda           Credi? (Ai contadini) Avete ancora biso­gno di me?

(Silenzio perplesso dei contadini)

Lo vedi?

Goetz          (ai contadini) Ingrati, chi vi ha salvati dalla disperazione quando soffrivate? Vi ordino di restituirle il vostro amore.

Hilda           Tieniti tutto. Mi hai rubato ciò che avevo ma non puoi farmi l'elemosina con la mia moneta.

La Maestra Rimani, Hilda: è lui che lo vuole. Ti ameremo, come ci ordina l'Uomo della Prov­videnza.

Hilda           Basta! Mi avete amata per uno slancio spontaneo dei vostri cuori; adesso è passata, non se ne parli più.

Goetz          (ai contadini) Lasciateci.

(I contadini escono)

Dove andrai?

Hilda           Dove che sia. Miseria ce n'è dappertutto.

Goetz          Sempre miseria! sempre sventura! Non si può godere della loro felicità?

Hilda           (impetuosamente) Chiamala felicità! Be­lano. (Disperata) Non hanno più fame, sgobbano meno: se a loro basta questo benessere da pecore deve bastare anche a me. Ma io non posso, non ci riesco. (Pausa) Sono cattiva?

Goetz          No. Gelosa.

Hilda           E' la parola. (Pausa) Vedi, è proprio ora che me ne vada: mi hai guastata. Addio.

Goetz          Addio.

(Hilda non se ne va)

Be'? che cosa aspetti?

(Hilda si avvia)

Hilda, te lo dico: non mi lasciare.

Hilda           (senza cattiveria) Proprio tu che mi hai preso tutto, mi chiedi di non lasciarti.

Goetz          Più mi amano e più mi sento solo. Sono il loro rifugio, e non ho rifugio. Sono il loro cielo e non ho cielo. Sì, uno ce l'ho: ma com'è lontano. (Pausa) Non li amo abbastanza: dipende tutto da questo. Ho fatto la mimica dell'amore e l'amore non è venuto. Forse non ci sono nato. Perché mi guardi così?

Hilda           Non li hai mai amati. Mi hai derubato inutilmente.

Goetz          Ah! Non il loro, il tuo amore bisognava prenderti. Li avrei dovuto amare col tuo cuore.

(Entra Nasty).

Nasty          (con voce sorda) Goetz! Goetz! Goetz!

Goetz          (volgendosi) Nasty!...

Nasty          Gli uomini sono sordi.

Goetz          Alla tua voce? Bella novità.

Nasty          Sì. E' una novità.

Goetz          Dio mette alla prova anche te. Vedremo come te la cavi.

Nasty          E' scoppiata la rivolta.   

Goetz          La rivolta? (Esplodendo) Non sono stato io! Non ne ho colpa! Che si scannino, io non c'entro!

Nasty          Avevano un solo ritegno: la paura della Chiesa. Tu hai dimostrato che non avevano biso­gno di preti; adesso i profeti brulicano. E sono profeti di rabbia, che predicano la vendetta.

Goetz          Tutta opera mia?

Nasty          Sì.

Goetz          Piglia! (Lo colpisce).

Nasty          Colpisci! Colpisci!

Goetz          Ah! (Si gira su se stesso) Com'era bello il Male: potevo uccidere.

Nasty          Puoi ancora evitare il peggio.

Goetz          Io? (Un'asciutta risata) Io porto scalogna, cretino. Come ti viene in mente di servirti di me?

Nasty          Ho poca scelta. Siamo senz'armi, senza denaro, senza capitani, e i contadini sono troppo anarchici per diventare buoni soldati. Fra qualche giorno cominceranno i rovesci, tra qualche mese le stragi.

Goetz          E con questo?

Nasty          Non rimane che una possibilità. Se vin­ciamo una battaglia campale, basta una, i baroni ci offriranno la pace.

Goetz          E io che dovrei fare?

Nasty          Sei il miglior condottiero che ci sia in Germania.

Goetz          (lo guarda, poi rivolge il viso) Ah! (Pausa) Rimediare! sempre rimediare! Voi mi fate perdere il tempo, tutti quanti siete. Ho altro da fare, io.

Nasty          E lasci che la gente si squarti, pur di costruire la tua repubblica balocco, la tua città modello?

Goetz          Questo villaggio è un'arca, vi ho messo l'amore al riparo, che importa il diluvio se ho sal­vato l'amore.

Nasty          Sei impazzito? Alla guerra nessuno sfugge, ti viene a cercare a domicilio.

(Silenzio di Goetz)

Accetti?

Goetz          Come corri.

(Torna verso Nasty)

Se manca la disciplina dovrò importa. E sai che cosa signi­fica? far lavorare la forca.

Nasty          Lo so.

Goetz          Nasty, bisognerà impiccare a casaccio, per dare degli esempi. Innocenti e colpevoli senza di­scriminazione.

Nasty          Se è necessario.

Goetz          L'unica vostra risorsa è il numero. Biso­gnerà scialare vite umane.

Nasty          Tu sacrifichi ventimila uomini per sal­varne centomila.

Goetz          Nasty, io lo so cos'è una battaglia: qui se attacchiamo gioco cento contro uno che la per­diamo.

Nasty          Sto per quell'uno. Siano quelli che siano i disegni di Dio, noi siamo i suoi eletti: io il suo profeta, tu il suo beccaio, non possiamo più tirarci indietro.

(Pausa).

Goetz          Hilda!

Hilda           Che vuoi?

Goetz          Aiutami tu. Cosa faresti al mio posto?

Hilda           Voi siete dei sobillatori di uomini e io non sono che una donna. Che aiuto posso darvi?

Goetz          Mi fido solo di te.

Hilda           Perché mi vuoi fare tua complice? Obbli­garmi a decidere per te? Perché mi dai potere di vita e di morte sui miei fratelli?

Goetz          L'hai capito perché. Ti amo.

Hilda           Non lo dire. (Pausa) Mi hai fatto passare dall'altra parte; ero con chi soffre, ora sono con chi decide di far soffrire. (Pausa) Non versare san­gue. Rifiuta.

Goetz          È la nostra decisione? di noi due?

Hilda           Di noi due.

Goetz          E affronteremo insieme tutte le conse­guenze?

Hilda           Tutte.

Nasty          (a Hilda) Che c'entri tu?

Hilda           Parlo in nome dei poveri.

Nasty          Io solo ho diritto di parlare a loro nome.

Hilda           Perché poi?

Nasty          Sono uno di loro.

Hilda           Un povero, tu? Non lo sei più da un pezzo. Sei un capo.

(Goetz s'è immerso nei propri pen­sieri e non ha sentito. Alza d'improvviso la testa).

Goetz          (a Nasty) Perché invece non dire la ve­rità ai contadini ribelli?

Nasty          Cioè?

Goetz          Che non sanno combattere, e che se fanno questa guerra sono perduti.

Nasty          Ammazzeranno chi glielo dice.

Goetz          E se glielo dicessi io?

Hilda           Tu?

Goetz          Sono profeta, ho distribuito le mie terre. Mi crederanno.

Hilda           Non andare.

Goetz          (chiama) Ehi! Voi

(Rientrano i contadini)

La guerriglia serpeggia dovunque. Domani tutta la Germania sarà un campo di battaglia. Io scendo tra le popolazioni per salvare la pace.

Tutti i Contadini Goetz, non ci lasciare. Che faremo senza di te?

Goetz          C'è Hilda. Vi affido a lei. Se mentre sarò via qualcuno tenta di attirarvi da una parte o dall'altra, rifiutate di prendere le armi. E alle minacce rispondete con l'amore. Ricordate, fratelli: l'amore terrà lontana la guerra.

(Escono).

I Contadini Se non tornasse?

(Pausa).

Hilda           Preghiamo.

I  Contadini (s'inginocchiano) Signore, fate che l'amore tenga lontano la guerra.

Hilda           (in piedi) Che il mio amore tenga lontano la guerra. Così sia.

(La scena è immersa nel buio, e le prime battute del quadro successivo incalzano direttamente sul­l'ultima frase di Hilda).

Ottavo e nono quadro

L'accampamento dei contadini. Rumori, grida nel­l'oscurità.

Voci            Uh! Uh! Uh!

Voce di Goetz (dominando tutte le altre) Mori­rete tutti!

Voci            Ammazzatelo!   Fatelo  fuori!  

(Luce.  Ra­dura nella foresta. Notte. Contadini armati di ba­stoni e tridenti. Qualcuno con la spada. Altri con­troluce. Goetz e Nasty in piedi su uno sperone di roccia dominano la folla)

Uh! Uh! Uh!

Goetz          Sciagurati! Non l'avete proprio il corag­gio di guardare in faccia la verità?

Una Voce    La verità è che sei un traditore!

Goetz          La  verità  è  che  non  sapete  battervi, fratelli! (Si fa avanti un contadino erculeo).

Il  Forzuto    Io non so battermi? io?

(Ilarità generale)

Ehé, ragazzi, dice che non so battermi! Io, che ti prendo un toro per le corna e gli svito il collo!

Goetz          (balza a terra e gli si avvicina) A occhio e croce, pezzo di fratello, tu sei tre volte più forte di me, no?

Il Forzuto Io, fratellino?

(Gli dà uno spintone che lo manda a cinque passi di distanza).

Goetz          Come volevasi dimostrare. (A un conta­dino) Il tuo bastone. (Al forzuto) E tu prendi que­sto. In guardia. Via. Di punta, di taglio, fendente, stoccata. (Parando schiva i colpi dell'altro) Là! Là! Là! Che te ne fai di quella forza? Fai gemere gli spiriti dell'aria e sanguinare i venti. (Duellano) E adesso fratello ti chiedo perdono: dovrò rovi­narti un pochetto. E' nell'interesse generale Tò! (Lo legna) Perdono, buon Gesù.

(Il contadino crolla)

Convinti? Lui era il più forte e io sono tutt'altro che il più bravo.

(Pausa. I contadini tacciono stu­pefatti. Goetz ha un attimo di compiacimento per la vittoria, poi riprende)

E adesso volete che vi dica perché non avete paura della morte? Ognuno di voi pensa che toccherà all'altro. (Pausa). Ma io mi rivolgo a Dio Padre e gli dico: mio Dio, se vuoi che aiuti questa gente dammi un segno, che io sappia quelli che cadranno in guerra.

(Finge d'improvviso il terrore)

Oh! oh! oh! Che vedo mai? Ahimè, fratelli, che cosa vi succede? Visione tremenda! Ah!

Un Contadino (turbato) Che c'è? che cosa vede?

Goetz          C'è che la vostra carne squaglia come ce­ra: non vedo più che ossa. Quanti scheletri!

Un Contadino E secondo te, che cosa vuoi dire?

Goetz          Che Dio non vuole la rivolta e mi indica quelli che ci lasceranno la pelle.

I Contadini Per esempio?

Goetz          (tende l'indice verso di lui, e con voce ter­ribile) Te! (Breve pausa) Te! te! te!

Un Contadino (sconvolto ma ancora dubbioso) Chi ci garantisce che sei profeta?

Goetz          Se volete delle garanzie, guardate questo sangue.

(Alza le mani. Silenzio. A Nasty)

Ce l'ho fatta.

Nasty          (fra i denti) Non ancora.

(Si fa avanti Karl).

Karl            Creduloni, quando imparerete la diffiden­za? Ancora adesso basta che uno vi parli con voce da barone e voi vi fate pecore. Gran che, un po' di sangue sulle mani! So sanguinare anch'io.

(Alza le mani che si mettono a gocciare sangue).

Goetz          (scendendo) Mostra quelle mani. (Le ri­volta) Corpo d'un cane, teneva nelle maniche dei budelli pieni di sangue.

Karl            Mostra le tue. (Le guarda) Costui si gratta con le unghie dei vecchi graffi per farne uscire un po' di pus. Avanti, fratelli, metteteci alla prova e decidete chi di noi due è profeta.

Voci            Sì... sì...

Goetz          Fratelli, prima di essere profeta ero gene­rale. E qui si parla di guerra: se non credete al profeta, date retta al generale.

Karl            Gli darete retta quando questo generale avrà dato la prova di non essere un traditore.

Goetz          Ingrato! Perché allora mi sarei spogliato dei miei beni, se non per amor tuo e dei tuoi fratelli?

Karl            Infatti: perché? Questo è il busillis. (D'im­provviso) Dio! Dio che investighi i cuori e le reni, ti metto a disposizione il mio corpo e la mia bocca, dicci perché Goetz il bastardo ha distribuito le terre.

(Comincia a emettere grida spaventose).

I Contadini Dio è qui! Sta per parlare!

(Si inginocchiano).

Goetz          Dio! Non ci mancava che questo.

Karl            (ha chiuso gli occhi e parla con una strana voce che non sembra la sua) Olà! oh! olà! oh! la terra!

I Contadini Pronti! pronti! la terra!

Karl            (idem) Vi vedo, uomini, vi vedo.

I Contadini Pietà di noi.

Karl            (idem) Goetz! Goetz! Perché hai assegnato le terre ai contadini? Rispondi.

I Contadini (minacciosi) Rispondi! rispondi alla domanda!

Goetz          Rispondo a voi, fratelli. A voi; non a quello lì. Ho distribuito le terre perché tutti gli uomini siano uguali.

(Karl ride).

 

I Contadini

—  Iddio ride!

—  Ride Iddio!

(Nasty è sceso dalla roccia e s'è fermato dietro a Goetz).

Karl            Tu menti, Goetz. E voi figli miei, ascolta­temi. Ha un bel fare un barone, non sarà mai uguale a voi. E perciò vi chiedo di ammazzarli tutti. Lui vi ha dato le terre. Ma voi, potevate forse dargli le vostre? Se uno dà e tu non puoi restituire offrigli tutto l'odio del tuo cuore.

Goetz          Bel quaresimale! Fratelli, ve ne supplico, accettate quel che dò, accettate la mia amicizia. Non vi chiedo gratitudine.

Un Mendicante Ciancia pure, a me le elemo­sine mi dànno il vomito.

Karl            (tornando alla sua voce naturale e indicando il mendicante) Ecco uno che capisce. Le terre sono vostre: chi parla di regalarvele vi prende in giro. Prendetele! Prendete e ammazzate! solo con la violenza si diventa uomini. Se vedeste la gente della sua Città del Sole: gli sono bastati tre mesi per farne dei castrati.

Goetz          Nasty! aiutami.

Nasty          La causa è giudicata. Dio è con lui.

Goetz          (allibito) Nasty...

I Contadini Vattene! vattene! al diavolo!

Goetz          (fuor di sé dal furore) Me ne vado, non temete! Correte a farvi ammazzare; crepate, che io ballerò. Quanto siete brutti!

I Contadini (cercano di scagliarsi su di lui) Am­mazzalo! Fallo fuori!

Goetz          (strappando la spada a un contadino) Pro­vateci!

Nasty          (alzando la mano) Basta!

(Silenzio totale)

Quest'uomo è venuto qui sulla vostra parola. Impa­rate a mantenerla anche col nemico.

(La scena si svuota a poco a poco e ripiomba nel buio. Un'ul­tima torcia è rimasta infissa sulla roccia. Nasty la prende e fa per avviarsi)

Fila, Goetz; fai presto!

Goetz          Nasty! Nasty! Perché mi hai abbando­nato?

Nasty          Perché hai fatto fiasco.

Goetz          Sono lupi. Come puoi far causa comune con loro?

Nasty          In loro c'è tutto l'amore di questo mondo.

 

(Notte. Rumori che si allontanano, un remoto grido di donna, poi un chiarore su Goetz).

Goetz          (solo) Meglio così: via, verso il Bene, via, verso la sua Città del Sole. Il mio gregge mi aspetta, i miei castrati mi accoglieranno in trionfo. Ma quanto mi scocciano. (S'incammina) A te, Signore, guidami tu nella notte oscura. Io credo, vogliocrederlo: tu hai deciso che ruzzolassi fuori del mondo così perché mi vuoi tutto per te. Ed eccoci qui, così nuovamente di fronte, come ai bei tempi che facevo il Male. Ah! non avrei mai dovuto impicciarmi degli uomini, sono un intralcio, sono i rovi che bisogna scostare per giun­gere a te. Dillo: sei tu la notte, eh? la notte, la straziante assenza di tutto! Perché tu sei colui che è presente nell'assenza universale, colui che si ode quando tutto è silenzio, che si vede quando non si vede più nulla. Antica notte, immensa notte di prima degli esseri, notte del non sapere, occultami! (Con voce forte e angosciata) E' questa la tua vo­lontà? quest'odio dell'uomo, questo disprezzo di me stesso, non li cercavo già nel tempo del Male? Come distinguerò la solitudine del Bene da quell'altra?

(Lentamente è venuto il giorno)

Fa giorno.

(Si volta e scorge le macerie di Altweiler. Hilda è seduta su un mucchio di rottami e di pietre, la testa fra le mani. Lui ha un grido)

Ah! Hilda (alza la testa e lo guarda) Eccoti!

Goetz          E gli altri?

Hilda           I contadini di Schulheim si sono presen­tati qui in armi, hanno chiesto che ci unissimo a loro; abbiamo detto di no.

Goetz          Allora quelli' hanno dato fuoco al villag­gio. Rendimi la notte, nascondimi gli uomini. (Ride) E tu come hai fatto a salvarti? Nessun superstite, era tanto più semplice.

Hilda           Ci avevano chiuso in un cascinale, poi avevano appiccato le fiamme.

Goetz          Tutto in regola.

Hilda           S'è spalancata una finestra. Son saltata giù. Di morire non m'importava ma volevo ri­vederti!

Goetz          Mi avresti rivisto in cielo.

Hilda           Noi non andremo in cielo, Goetz, e anche se faremo tanto da arrivarci tutti e due, non avre­mo più occhi per vederci, mani per toccarci. Lassù non ci si occupa che di Dio. (Gli si avvicina, lo tocca) Tu sei qui: un poco di carne, rugosa, mise­revole, una vita, una povera vita. E io amo questa carne e questa vita.

Goetz          Io non amo che Dio. E quello che tu scambi per amore, è odio.

Hilda           Perché ti odierei?

Goetz          Perché credi che abbia ammazzato la tua gente.

Hilda           Sono stata io a farlo.

Goetz          Tu?

Hilda           Io a dir di no. Li preferivo morti che assassini. Goetz, con quale diritto ho scelto per loro?

Goetz          Fai come me, lavati le mani da tutto questo sangue. L'uomo sogna di agire, ma è Dio che lo guida.

Hilda           « E' stata la nostra decisione, di noi due, e sopporteremo insieme tutte le conseguenze ». Ri­cordati.

Goetz          Insieme? non lo siamo. Volevi rivedermi, toccarmi. L'hai fatto. Adesso vattene. Io per me non guarderò mai più una faccia finché avrò vita. Avrò occhi solo per la terra e per le pietre. (Pausa) Sii benedetto, mio Dio, per avermi rivelato la ne­quizia degli uomini. Punirò le loro colpe nella mia carne, tormenterò questo mio corpo con la fame, il freddo, lo staffile: perché l'uomo è fatto per distruggere l'uomo in se stesso. Morirò al mondo, e dedicherò il resto della mia vita a me­ditare sulla morte. (A Hilda) Sei ancora qui? Vat­tene. Valle a cercare altrove, la miseria e la vita.

Hilda           Il più misero sei tu. Il mio posto è qui.

Decimo quadro

Il villaggio distrutto, sei mesi dopo. Seduta al posto di prima Hilda guarda verso la strada. S'in­tuisce che vede arrivare qualcuno. Alza il capo e aspetta. Entra Heinrich, col cappello infiorato e un mazzolino in mano.

Heinrich     Siamo arrivati. (Parla a un personaggio invisibile) Togliti il mefisto. (A Hilda). Mi chiamo Heinrich, un tempo dicevo messa, oggi vivo di ele­mosina. (Al Diavolo) Dove stai correndo? Vieni qui. (A Hilda) Quando c'è puzza di morti lui va a nozze. Ma non torcerebbe un'ala a una mosca.

Hilda           Un anno e un giorno, vero? un anno e un giorno dal tempo di Worms?

Heinrich     Chi te l'ha detto?

Hilda           Ho contato i giorni.

Heinrich     Qualcuno t'ha parlato di me?

Hilda           Sì. In passato.

Heinrich     Bella giornata, eh! Ho colto fiori lungo la strada: questo è un mazzetto per il compleanno. (Glielo offre).

Hilda           No. (Lo depone accanto a sé).

Heinrich     Non bisogna aver paura di chi è felice.

Hilda           Tu non lo sei.

Heinrich     Ti dico che oggi è festa. Stanotte ho dormito. Dai, sorella, sorridimi: amo tutti gli uo­mini tranne uno e voglio vedere tutti contenti. (D'improvviso) Vallo a chiamare. (Lei non si muove) Animo.

Hilda           Riprendi i tuoi fiori e vattene.

Heinrich     (al Diavolo) Hai sentito?

Hilda           Smettila col tuo Diavolo. Non ci credo.

Heinrich     (ridendo) Ah! Ah! Sei molto bambina.

Hilda           Colui che ti ha offeso non c'è più: è morto a questo mondo. Non ti riconoscerebbe neppure, e nemmeno tu lo riconosceresti, lo so. Stai cercando un uomo e ne troverai un altro.

Heinrich     Prendo quel che trovo.

Hilda           Perché vuoi fare del male a me che non t'ho fatto nulla?

Heinrich     Non ci penso nemmeno.

 Hilda          Sarò io a sanguinare da ogni ferita che gli farai.

Heinrich     È dunque possibile amarlo? Strano. (Ride) Con me ci hanno provato in parecchi. Ma gli è andata male. E lui ti ama?

Hilda           Mi ha amato finché si è amato.

Heinrich     Avrò meno scrupolo di farti soffrire, se ti ama. Vai, chiamalo. (Hilda tace) Meglio che lo chiami tu, così sarà una sorpresa quando mi vede. No? Allora   faccio da me. Goetz! Goetz! Goetz!

Hilda           Non c'è qui.

Heinrich     E dov'è?

Hilda           Nella foresta.

Heinrich     E tu? gli credi? (Chiude gli occhi e ascolta l'imbeccata del Diavolo) Sì. Sì. Sì. (Un sor­riso malizioso. Poi) Dio ti conservi, sorella. (Al Diavolo) Muoviti, andiamo.

(Scompare. Hilda rimane sola e lo segue con lo sguardo. Entra Goetz con uno staffile nella destra e una brocca nella si­nistra. Pare sfinito).

Goetz          Chi mi chiama?

(Hilda non risponde)

Qualcuno mi chiamava. Ho sentito la voce.

Hilda           Quando digiuni senti sempre delle voci.

Goetz          Questi fiori?

Hilda           Li ho colti io.

Goetz          Ti capita di rado. (Pausa) Che giorno è oggi? Doveva venire qualcuno quest'autunno.

Hilda           Chi?

Goetz          Non Io so più. (Scuote la brocca) Senti? Sciacqua. Che musica angelica.

Hilda           Quanto tempo che non bevi?

Goetz          Tre giorni. Devo durare fino a domani.

Hilda           Perché domani?

Goetz          (con un riso idiota) Ah! Ah! devo! devo! (Pausa. Scuote la brocca) Clapp! Clapp!

Hilda           Divertiti, lusinga i tuoi desideri. Se non coltivi una tentazione dentro di te non sai più chi sei.

Goetz          Come posso vincermi se non mi tento?

Hilda           La brocca, il rumore dell'acqua, quelle pellicole bianche sulle labbra, tutte cose che co­nosco a memoria.

Goetz          Vuoi del nuovo? Servita. (Inclina la brocca) I fiori hanno sete. Bevete, bevete, la mia acqua, fiorellini. La terra e le piante li accettano, i miei doni, gli uomini no. (Capovolge la brocca) Ecco fatto: per me non ce n'è più. (Ride e ripete con fatica) Più... Più...

Hilda           Lo vuole Iddio che tu divenga un de­ficiente?

Goetz          Appunto. L'uomo va distrutto. (Getta via la brocca) Bene, dammi da bere adesso! (Cade ri­verso).

Hilda           (lo guarda freddamente, poi ride) Va là che lo sai, che ne ho sempre a portata di mano: ti conosco. (Va a prendere una brocca piena, tor­na, alza il capo di Goetz) Da bravo, dài.

Goetz          Non prima di domani.

Hilda           Su, su.

Goetz          Ero il terrore della Germania ed eccomi qui a gambe all'aria, come un lattante nelle mani della balia. Sei contento, Signore? Hilda, se mi tolgo la sete, lo sai che cosa capita?

Hilda           Sì che lo so, la tentazione della carne: vorrai fare l'amore.

Goetz          E vuoi ancora che beva?

Hilda           Sì.

Goetz          Se mi getto su di te?

Hilda           In quello stato? Va là, bevi.

Goetz          (prendendo la brocca) Una sconfitta di più! (Beve) Il corpo è uno schifo. (Beve). Finita la sete; mi sento vuoto. (Pausa) Ho sonno.

Hilda           Dormi.

Goetz          No, se ho sonno. (La guarda) Spogliati. (Lei non si muove) Sbrigati, fammi vedere, ten­tami, fammi crepare di voglia! No? e perché no?

Hilda           Perché ti amo.

Goetz          Se mi ami devi torturarmi.

Hilda           Sono tua: che bisogno c'è di fare del mio corpo uno strumento di supplizi?

Goetz          Non lo vedi che cerco di umiliarti?

Hilda           Sì, perché sono il tuo bene più grande.

Goetz          (furibondo) Tu non stai al gioco.

Hilda           Non gioco, io.

Goetz          (si alza a stento) Se ti prendo fra le braccia mi respingi?

Hilda           No. Se oserai toccarmi, vorrà dire che il tuo cuore sarà puro.

Goetz          Come si può, Hilda, amarsi senza ver­gogna? La concupiscenza è il peccato più vile.

Hilda           Guardami, guardami bene: ti paio un peccato?

Goetz          Sei bella. E la Bellezzaè il Male.

Hilda           Ne sei certo?

Goetz          Non lo sono più di niente. (Le si accosta, la tocca, poi di scatto si ritrae) Far l'amore con te sotto l'occhio di Dio? No! (Pausa) Se sapessi di una notte così profonda da nasconderci al Suo sguardo...

Hilda           Quella notte è l'amore: quando due si amano, Dio non li vede più.

(Goetz esita, poi torna a ritrarsi).

Goetz          Dammi occhi di lince perché il mio sguardo penetra sotto quella pelle. Fa' che io veda ciò che si nasconde in quelle narici, in quel­le orecchie, in quel ventre.

Hilda           (impetuosamente) A me non occorre lo sguardo di linee: ti ho curato, lavato, ho sentito l'afrore della tua febbre. Ho cessato di amarti per questo? Di giorno in giorno somigli sempre di più a quel cadavere che sarai, e io ti amo sem­pre. Se muori, mi stenderò lungo il tuo corpo e vi rimarrò lino alla fine, senza mangiare né bere: marcirai tra le mie braccia, e io ti amerò ancora.

Goetz          (tendendole lo staffile) Frustami allora.

(Hilda alza le spalle)

Frustami, avanti, frustami... vendica su di me Caterina morta, la tua giovinez­za perduta, tutti quelli che sono stati bruciati per colpa mia.

Hilda           (mettendosi a ridere) Sì, ti frusterò, por­co di un asceta, ti frusterò perché hai distrutto il nostro amore. (Prende la frusta).

Goetz          Sugli occhi, Hilda, sugli occhi.

(Entra Heinrich).

Heinrich     Frustate, prego! fate come se non ci fossi. (Si avvicina, a Hilda) I mio compagno m'ha fischiato di fare un giretto e di tornare in punta di piedi. Eh, a lui non la si fa. (A Goetz) La ragazza  voleva impedire  che ci rivedessimo.  Ma davvero non mi aspettavi?

Goetz          Io? Contavo i giorni.

Hilda          Goetz, mi hai mentito. (Lo guarda) Che cos'hai? Gli occhi ti brillano, sei cambiato.

Goetz          È il piacere di rivederlo.

Hilda           Strano piacere:  ti farà tutto il male che può.

Goetz          È la prova che mi ama. Sei gelosa, eh?

 

(Hilda non risponde. Goetz si rivolge ad Heinrich)

Quei fiori li hai colti tu?

Heinrich     Per te.

Goetz          Mille grazie. (Raccatta il mazzolino).

Heinrich     Tanti auguri per il compleanno, Goetz.

Goetz          Altrettanto a te, Heinrich.

Heinrich     Forse stanotte ti tocca di morire...

Goetz          Dici davvero? perché?

Heinrich     I contadini ti cercano per farti fuori. Ho dovuto correre per arrivar prima.

Goetz          Farmi fuori, capperi! Che onore: mi cre­devo dimenticato. E perché vogliono farmi quel servizio?

Heinrich     Giovedì, nella pianura di Gunsbach, i baroni hanno disfatto l'esercito di Nasty. Venti­cinquemila morti: il disastro. Un paio di mesi, tre e la rivolta, chi ne parla più?

Goetz          (con ardore) Venticinquemila! E natural­mente, il responsabile sono io?

Heinrich     Se prendevi il comando, dicono, avresti evitato il massacro.

Goetz          E Nasty, scappato? prigioniero? morto?

Heinrich     Te la dò in mille a indovinare.

Hilda           Lo sanno che è qui?

Heinrich     Sì.

Hilda           Chi glielo ha detto? tu?

Heinrich     (indicando il Diavolo) Lui.

Hilda           (richiamandolo con dolcezza) Goetz! (Gli tocca il braccio) Goetz!

Goetz          (trasalendo) Eh?

Hilda           Bisogna andare, Goetz.

Goetz          Dove?

Hilda           Non hai il diritto di farti scannare.

Goetz          No?... (A Heinrich) Comincia pure la tua arringa: è il momento, sono cotto.

Heinrich     (indicando Hilda) Dille che fili.

Hilda           Io non lo lascio.

Goetz          Dice bene, Hilda: questo è un processo a porte chiuse.

Hilda           Quale?

Goetz          Il mio.

Hilda           Perché te lo lasci fare? Andiamocene!

Goetz          Ho bisogno di essere giudicato, Hilda. Heinrich mi odia, dunque può persuadermi: quando i miei pensieri usciranno dalla sua bocca ci crederò.

Hilda           Se me ne vado, prometti di seguirmi subito dopo?

Goetz          Sì, se vinco il processo.

Hilda           Lo sai che hai deciso di perderlo. Addio, Goetz. (Gli si avvicina, lo bacia. Se ne va).

Goetz          (butta via il mazzolino) Coraggio, Hein­rich, frugami, rovistami fino in fondo.

Heinrich     Ma è vero che vuoi perdere?

Goetz          Niente affatto, non temere. Però, prefe­risco la disperazione al dubbio.

Heinrich     Dico dunque... (Pausa) Momento. Una lacuna della memoria. Mi passa subito. (Va avanti e indietro in preda a una viva agitazione) Eppure, stamattina mi ero ripassato tutto... Colpa tua: non sei quello che dovresti. Dov'è la tua superbia? l'in­solenza? Sei mezzo andato, che divertimento c'è a finirti? (Furente) Ah! fossi riuscito a diventare per­fido! (Al Diavolo) Suggerisci, suggerisci tu: aiutami ad odiarlo quando c'è. (Lamentoso) Quello se la squaglia sempre quando c'è bisogno di lui.

Goetz          Suggerisco io. (Pausa) Le terre.

Heinrich     Terre?

Goetz          Ho fatto male a darle?

Heinrich     Già, le terre!... Ma tu non le hai date: non si può dare quello che non si ha.

Goetz          Giusto! Il possesso è una forma di ami­cizia tra l'uomo e le cose; invece le cose tra le mie mani piangevano. Eppure, prete, se è vero che non le ho date, è vero però che i contadini le hanno avute. Che hai da controbattere?

Heinrich     Non le hanno avute perché non sono in grado di conservarle. Quando i baroni avranno invaso il feudo e insediato qualche cuginetto di Conrad nel castello di Heidenstamm, che rimarrà di tutta questa farsa?

Goetz          Evviva: né date, né avute; tutto si sem­plifica. Ma l'intenzione come la mettiamo? eh? Se avevo davvero l'intenzione di far bene, non c'è Dio né Diavolo che possano togliermela. Prenditela con l'intenzione. Scalzala.

Heinrich     Presto fatto: nell'impossibilità di godere di quei beni, hai voluto mettertene al di sopra fingendo di spogliartene.

Goetz          Oh, voce di tromba, squilla, squilla il mio pensiero: tutta menzogna, dunque, tutta comme­dia? Non ho agito, ho gesticolato. E poi? Che ha fatto, quel gigione?

Heinrich     (preso dalla frenesia di Goetz) Hai dato per distruggere.

Goetz          Toccato! Non mi bastava aver ucciso l'erede...

Heinrich     Hai voluto disperdere l'eredità.

Goetz          Ho voluto che la mia bontà fosse più rovinosa dei miei vizi.

Heinrich     Venticinquemila cadaveri. In un giorno di virtù hai fatto più vittime che in trentacinque anni di iniquità.

Goetz          Senza dire che i morti erano i poveri: esattamente quelli a cui ho finto di dispensare gli averi di Conrad.

Heinrich     E' evidente, li hai sempre odiati.

Goetz          (alzando il pugno) Carogna! (Si ferma con subitanea allegrezza) Volevo picchiarti: segno che l'hai azzeccata. Stai a sentire, prete: avevo già tradito tutti, compreso mio fratello, ma la mia fame di tradimento non era paga: allora una notte, sotto i bastioni di Worms, ho avuto l'idea di tra­dire il Male. Così è andata. Ma il Male non si fa tradire tanto facilmente: dal bussolotto dei dadi non è uscito il Bene, è uscito un Male peggiore. D'altronde, che importa: mostro o santo, per me era lo stesso, volevo essere fuori dell'umano. Dillo, Heinrich, che aspetti? parla! Ah, è vero, non puoi, ce l'ho in bocca io la tua voce. (Imitando Heinrich) Neanche il pelo hai cambiato, Goetz, soltanto il linguaggio. Hai chiamato amore il tuo odio degli uomini e generosità la tua furia di distruggere.

Ma sei rimasto lo stesso; lo stesso: nient'altro che un bastardo. (Con la propria voce) Mio Dio, sono testimone che quest'uomo dice il vero; io, imputato, mi riconosco colpevole. Ho perduto il processo, Heinrich. Contento? (Barcolla e si appog­gia al muro).

Heinrich     No.

Goetz          Hai troppe pretese. Sei certo almeno che vogliono farmi la pelle?

Heinrich     Certissimo.

Goetz          Che brava gente. Porgerò il collo e sarà tutto finito?

Heinrich     Non c'è mai niente che finisca.

Goetz          Mai? Ah già, c'è l'Inferno. Be', mi trasfor­merà.

Heinrich     Che vuoi che ti trasformi: ci sei già. Il socio (indica il Diavolo) mi ha insegnato che la terra è pura apparenza: c'è il Cielo, c'è l'Inferno, e basta. La morte è un raccontino per famiglie; per il defunto la faccenda continua.

Goetz          E per me continuerà?

Heinrich     Tale e quale. Ti godrai la compagnia di te stesso per l'eternità. (Pausa).

Goetz          Heinrich, è possibile il Bene?

Heinrich     Anniversario perfetto. Un anno fa, un anno e un giorno, mi hai fatto la stessa domanda. Ti ho risposto: no. Era notte, tu mi guardavi riden­do, dicevi: « Sei preso come un topo ». Poi te la sei cavata buttando i dadi. Ed ecco, è notte, una notte come quella là, e chi di noi due è in trappola?

Goetz          Dio, se ci rifiuti la possibilità di fare il Bene, perché ce ne hai dato questa sete ardente? Se non hai voluto che diventassi buono, perché mi hai tolto la voglia di essere cattivo?

Heinrich     Sai che non risponderà.

Goetz          E perché tace?

Heinrich     Perché non conti. Tortura i deboli o sevizia te stesso, bacia le labbra di una cortigiana o quelle di un lebbroso, muori di rinunzia o di voluttà: lui se ne infischia.

Goetz          Chi è che conta, allora?

Heinrich     Nessuno. L'uomo è nulla. Non fare quella faccia; l'hai sempre saputo, anche quando hai buttato i dadi. Altrimenti, perché avresti barato? (Goetz fa per parlare) Quegli ordini che dici di ri­cevere, sei tu stesso a darteli.

Goetz          (alzando la testa) Io solo, prete, hai ra­gione. Nessun altri che io. Supplicavo, invocavo un segno, mandavo messaggi al cielo: nessuna risposta. Il cielo non sa neppure il mio nome. Non passava minuto senza che io mi chiedessi che cosa potevo « essere » agli occhi di Dio. Ora so la risposta: nulla. Dio non mi vede, Dio non mi sente, Dio non mi conosce. Vedi quel vuoto sulle nostre teste? è Dio. Vedi quella breccia sulla porta? è Dio. Quel buco nella terra? è Dio. Il silenzio è Dio. L'assenza è Dio. Dio è la solitudine degli uomini. Non c'ero che io: solo a decidere il Male, solo a inventare il Bene. Io ho barato, io ho fatto i miracoli, sono io oggi ad accusarmi, io solo a potermi assolvere; io, l'uomo. Se Dio esiste, l'uomo è nulla; se l'uomo esiste... Dove scappi?

Heinrich     Me ne vado: il discorso è finito tra noi.

Goetz          Aspetta, curato: ho da farti ridere.

Heinrich     Stai zitto!

Goetz          Ma non sai ancora quel che voglio dirti. (Lo guarda d'improvviso) E invece lo sai!

Heinrich     (urlando) Non è vero! non so niente, non voglio saper niente.

Goetz          Heinrich, ho per te una barzelletta mai sentita: Dio non esiste.

(Heinrich si lancia su di lui e lo schiaffeggia. Sotto le percosse Goetz ride e grida)

Non esiste. Gioia, lacrime di gioia! Alleluja. Giù le mani, scemo! è la nostra liberazione. Scom­parso il Cielo, scomparso l'Inferno: la terra è nostra.

Heinrich     Ah! Che io sia dannato mille volte purché lui esista. Goetz, gli uomini ci hanno dato dei traditori e dei bastardi; ci hanno condannato. Se Dio non esiste, come si sfugge agli uomini? Dio Signore, costui ha bestemmiato, io credo in te, credo! Padre Nostro che sei nei cieli, ch'io sia giudicato da un essere infinito ma non dai miei simili.

Goetz          Non hai detto che è sordo? (Heinrich lo guarda e tace) Non si sfugge più agli uomini. Addio mostri, addio santi, addio orgoglio. Gli uomini e basta.

Heinrich     Non sanno che farsene di te, bastardo.

Goetz          Questa me l'aggiusto io. (Pausa) Non l'ho perso quel processo, Heinrich: non è stato cele­brato per mancanza di giudice. (Pausa) Ricomincio la vita.

Heinrich     Troppo comodo. (Si scaglia su di lui) No che non ricominci. Hai finito: oggi si tirano le somme.

Goetz          Lasciami, Heinrich, lasciami. E' cambiata scena, voglio vivere. (Cerca di svincolarsi).

Heinrich     (prendendolo per il collo) Dov'è la tua forza, Goetz, dov'è? Bello, che tu voglia vi­vere: così crepi disperato.

(All'estremo delle forze Goetz tenta invano di respingerlo)

Che tutto il tuo Inferno si concentri in quest'ultimo minuto.

Goetz          Lasciami. (Si svincola) Ah be'! Se uno dei due deve morire, meglio te. (Lo ferisce con un coltello).

Heinrich     Ah! (Crolla) E dopo non ci sarà più niente,niente. E domani tu rivedrai il giorno.

Goetz          (prende i fiori e li getta sul cadavere) La commedia del Bene è finita con un assassinio: così almeno non potrò più tornare indietro. (Chiama) Hilda! Hilda! (È scesa la notte).

Hilda           Hai vinto il processo?

Goetz          Non c'è stato: Dio è morto. (La prende tra le braccia) Scomparso il testimone. Sono solo a vedere i tuoi capelli, la tua fronte. Come sei « vera » da quando non c'è più lui. (Luci. Bagliori di fiaccole).

Hilda           Eccoli.

Goetz          Li aspetto.

Hilda          Ti  ammazzano.

Goetz          Chi lo sa? (Pausa) Stiamo qui. Ho bi­sogno di vedere degli uomini.

Undicesimo quadro

L'accampamento dei contadini. Karl, la strega, due contadini. La strega sta toccando i contadini con una mano di legno.

La Strega   Chi è toccato con questa mano di­venta invulnerabile:  colpisce ma non è  colpito.

Nasty          Butta via quella roba! (Si fa su di lei) Buttala!

(La strega si ripara dietro Karl).

Karl            Lasciala fare.

Nasty          Finché comando io, i capi  non pren­dono in giro le truppe.

Karl            Così le truppe crcpano coi capi.

Nasty          (ai due contadini) Toglietevi dai piedi. (I contadini escono) Che combini, Karl?

Karl            Tu meni il can per l'aia, Nasty, tu sogni, e intanto si moltiplicano i disertori. Bisogna fer­mare questa emorragia. Non abbiamo più diritto di guardare per il sottile.

Nasty          E tu che vorresti fare?

Karl            Dar ordine a tutti di farsi stropicciare da questo bocciol di rosa. Se si credono invul­nerabili non scappano più.

Nasty          Profeta di errore e di infamia!

Karl            D'accordo, sono un falso profeta. E tu che cosa sei?

Nasty          Io non volevo questa guerra!

Karl            Lo sappiamo, ma visto che non hai saputo evitarla, vuol dire che Dio non era con te.

Nasty          Fai quel che ti pare.

(Karl esce con la strega. Entrano tre contadini armati accompa­gnando Goetz e Hilda).

Un Contadino (indicando Goetz) Lo cercavamo per dargli una strizzata al collo. Ma non è più lui: riconosce i suoi torti e dice che vuole combattere con noi.

Nasty          Andatevene. (Escono) E' vero?

Goetz          Ho bisogno di voi. (Pausa) Voglio essere uno tra tutti.

Nasty          Ti par poco?

Goetz          Lo so: è la cosa più difficile. Cercavo l'amore puro: tutte sciocchezze, amarsi vuol dire odiare lo stesso nemico: farò causa comune col vostro odio. Cercavo il Bene: pura dabbenaggine; su questa terra e di questi tempi il Bene e il Male sono inseparabili.

Nasty          (guardandolo) Sei cambiato.

Goetz          Ho perduto un essere che mi era caro.

Nasty          Chi?

Goetz          Lascia stare. (Pausa) Chiedo di combat­tere ai tuoi ordini come soldato semplice.

Nasty          No.

Goetz          Nasty!...

Nasty          Da un anno e un giorno c'è qui il tuo posto per te. Prendilo. Sarai il comandante.

Goetz          No! (Pausa) Non sono nato per coman­dare. Voglio obbedire.

Nasty          Sta bene. Ti ordino di guidare l'esercito. Obbedisci.

Goetz          Sono rassegnato a uccidere, mi farò uc­cidere se occorre, ma non manderò nessuno a mo­rire. Adesso so cos'è. Non c'è nulla, Nasty, nulla: l'unica cosa che abbiamo è la nostra vita.

Hilda           (facendogli cenno di tacere) Goetz! Non lo dire!

Goetz          (a Hilda) D'accordo. (A Nasty) I capi sono soli: io voglio un brulicare di uomini in­torno a me. Lasciami essere uno come tutti.

Nasty          Ma lo sei: credi che un capo valga più degli altri?

Hilda           (a Goetz) Accetta.

Goetz          No. Trentasei anni di solitudine, basta.

Hilda           Ci sarò io con te.

Goetz          Tu sei me. Saremo soli insieme.

Hilda           Non sarai mai come loro. Né migliore né peggiore: differente. E se vi troverete d'accordo sarà un malinteso.

(Entra un gruppo di contadini sospingendo la strega).

La Strega   Giuro che male non ne fa. Un tocco di questa mano vi rende invulnerabili.

I Contadini   Se Nasty se lo lascia fare noi ti crediamo.

(La strega si avvicina a Nasty).

La Strega  (sottovoce) Te lo dice Karl: accetta o  mandi tutto a rotoli.

Nasty          (a voce alta) Va bene. Sbrigati. (Stropic­ciamento. Applausi dei contadini. Nasty con vee­menza) Filate! (Escono i contadini con la strega).

Goetz          A questo sei arrivato?

Nasty          Sì.

Goetz          Li disprezzi, allora?

Nasty          Non disprezzo che me. (Pausa) Odio la menzogna e mento ai miei fratelli perché trovino il coraggio di farsi ammazzare in una guerra che odio.

Goetz          Hilda, quest'uomo è solo quanto me.

Nasty          Più ancora. Tu lo sei sempre stato. Io ero centomila e sono ridotto a uno.

Goetz          (con voce assertiva) No.

(Nasty lo guarda)

Sofferenza, angoscia, rimorso, è roba per me. Ma se soffri tu si spegne l'ultimo guizzo: è la notte. Assumo il comando.

(Entrano i capi e Karl).

Un Capo      Nasty, le guerre bisogna saperle finire. S'è persa la fiducia. La mia gente...

Nasty          Parlerai quando ti toccherà. (Pausa). Vi dò una notizia che vale ma vittoria: abbiamo un comandante ed è il più grande capitano della Germania.

Un Capo      Quel frate?

Goetz          Tutto fuorché frate! (Butta il saio e appare in assise di guerra).

I Capi           Goetz!

Karl            Goetz! Possibile...

Un Capo      Goetz! Questo è un altro discorso!

Un Altro Capo Che discorso e discorso! E' un traditore. Scommettiamo che ci porta tutti in un agguato di quelli...

Goetz          Qui, te! Nasty mi ha eletto capo e capi­tano. Mi obbedirai o no?

Il Capo        La morte piuttosto.

Goetz          Muori allora, fratello! (Lo pugnala) E voi, statemi a sentire! Assumo il comando a ma­lincuore ma non lo lascerò. Vi garantisco che se c'è una possibilità di vincere questa guerra, sarò io a vincerla. Entro stasera esigo un bilancio com­pleto, truppe armi e vettovaglie: ne va della vostra testa. Saremo certi della vittoria quando gli uo­mini avranno più paura di me che del nemico.

(I capi tentano di intervenire)

No. Non una pa­rola. Marsch! Domani conoscerete le mie dispo­sizioni.

(Escono i capi. Goetz scosta il cadavere col piede)

Ed ecco che comincia il regno del­l'uomo. Brillante esordio. Coraggio, Nasty, sarò boia e beccaio. (Ha un attimo di malessere).

Nasty          (gli mette la mano sulla spalla) Goetz...

Goetz          Non temere, terrò duro. Li riempirò d'or­rore perché non ho altro modo di amarli, coman­derò perché non ho altro modo di obbedire, ri­marrò solo con questo cielo vuoto sulla testa perché non ho altro modo di essere con tutti gli altri. Bisogna fare questa guerra. La farò.

F I N E

Alla prima rappresentazione in Italia, al Teatro Stabile diGenova, l'8 dicembre 1962, del dramma in tre atti e undici quadri di Jean-Paul Sartre « Il Diavolo e il buon Dio », le parti furono così distribuite:

L'Arcivescovo Giorgio De Virgiliis

Servo Orazio Meli

Colonnello Linehart Arrigo Forti

Ban­chiere Foucre Raffaele Giangrande

Heinz Emilio Cappuccio

Schmidt Andrea Lala

Nasty Antonio Battistella

Gerlach Arnaldo Bagnasco

La donna Margherita Guzzinati

Heinrich Carlo d'Angelo

I Borghesi Sandro Rossi, Luigi Carubbi, Myria Selva, Vittorio Penco, Carla Bonavera, Luigi Dameri, Dina Braschi, Franco Carli, Adolfo Fenoglio

Il Profeta Giulio Brogi

Il Vescovo Gino Bardellini

I popolani Nuccia Stancanelli, Sandro Dori, Chiara Delmonte, Carlo Fonnigoni, Raffaella Rossi

Capitano Ulrich Sandro Rossi

1° Ufficiale Michele Kalamera

Portantino Alfredo Senarica

Hermann Corrado Nardi;

Goetz Alberto Lionello

Caterina Paola Mannoni

Ufficiale Giuliano Disperati

Frantz Carlo Formigoni

Contadino Vittorio Penco

Karl Omero Antonutti

Contadino Alfredo Senarica

Barone Nossak Arrigo Forti

Barone Schulhelm Giulio Brogi

Barone Rietschel LuigiCarubbi

Contadini Gino Bardellini, Dina Braschi, Emilio Cap­puccio, Giuliano Disperati, Luigi Dameri, Orario Meli, Myria Selva, Sandro Dori;

Novizio Giancarlo Fortunato

2° Novi­zio Franco Carli

Tetzel Eros Pagni

Il Parroco Adolfo Fenoglio

Il lebbroso Raffaele Giangrande

Contadini Giorgio De Virgiliis, Raffaella Rossi, Arnaldo Bagnasco, Nuccia Stan­canelli, Emilio Cappuccio, Michele Kalamera

Hilda Lucilla Morlacchi

La Maestra Carla Bonavera

Il mendicante Arnaldo Bagnasco

Il forzuto Corrado Nardi

La strega Dina Braschi

Capo contadino Michele Kalamera

2° Capo contadino Giuliano Disperati

Scene e costumi di Gianni Polidori.

Regia di Luigi Squarzina.


1 La proprietà letteraria di Il Diavolo e il buon, Dio, di Jean-Paul Sartre, è di Arnoldo Mondadori Editore, che gentil­mente ha permesso di pubblicare l'opera in « Il Dramma » nella nuova versione di Giacomo Debenedetti. La traduzione Mondadori, autorizzata nel 1957, è di Felice Dessi. Ringraziamo con gratitudine Arnoldo Mondadori.

Copyright 1963 by Jean-Paul Sartre