Il diavolo e l’acqua santa

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p-Daga dét, daga dét Pasquall che per Pasqua al g'ha de ès töt nèt e löstèr

IL DIAVOLO E L’ACQUA SANTA

COMMEDIA IN DUE ATTI

Autore

CAMILLO VITTICI

Iscrizione S.I.A.E. N.118123

(In caso di traduzione dialettale si prega di specificare alla SIAE il titolo originale dell'opera)

PERSONAGGI

Don Mansueto

Il Parroco

Leone

Il Sindaco

Nazzaro

Il crocefisso

Elpidio

Il nonno

Palmira

La nonna

Giuseppe

Il sacrestano

Maria

Sua moglie

Giacomo

Il pittore

Dolores

Figlia di Leone

Florinda

La perpetua

Armando

Il nipote

L’Angelo

La scena si svolge…

Primo tempo: Sacrestia di una chiesa

Secondo tempo: Una stanza di una casa qualunque

La storia

Siamo a Natale. Fra  due mesi si svolgono le elezioni comunali e il Parroco e il Sindaco sono ai ferri corti a causa delle rispettive posizioni politiche. Nella sacrestia della chiesa il Cristo della croce, che inutilmente li tiene a bada, decide di tornare una seconda volta sulla terra, ma non più sotto forma di un bambino, ma di un vecchio barbone da strada.

PRIMO ATTO

(Una sacrestia. In un angolo una croce con il  crocefisso. La voce del Cristo giunge da fuori scena. Don Mansueto e Giuseppe, il sacrestano, stanno sistemando degli arredi)

DON MANSUETO:    Dai, dacci dentro Beppe, che per la Messa di Natale deve essere tutto pulito e lustro.

GIUSEPPE: A proposito di Natale don Mansueto, perché il Signore a Natale è fra la Madonna e San Giuseppe e a Pasqua è fra due ladroni?

DON MANSUETO:  Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi. Smettila di fare delle domande cretine e di dire stronzate Beppe!

GIUSEPPE:  Me perché è così arrabbiato in questi giorni don Mansueto?

DON MANSUETO: E me lo chiedi? Allora vuol dire che il tuo cervello va a gas o, al massimo, a petrolio. Quattro anni fa’ hanno vinto loro. Per un voto, un solo voto, un solo maledetto voto!

GIUSEPPE:  Di chi parla don Mansueto? Delle elezioni?

DON MANSUETO:  Certo che parlo delle elezioni! E per un voto hanno vinto loro. Bolscevici! Scomunicati! Leninisti!

GIUSEPPE:   Quelle bestemmie lì, mi scusi signor prevosto, io però non le ho mai sentite…

DON MANSUETO:   Guarda che queste non sono bestemmie! Pensi che un prete possa bestemmiare?

GIUSEPPE:   Beh, qualche volta si possono dire… se proprio ci vogliono… Ma chi sono quei bolsi lì?

DON MANSUETO:   Magari fossero solo bolsi, ma quei bolscevici lì sono i comunisti! E hanno vinto loro, capisci? Hanno vinto loro! Ma ‘stavolta saremo noi a vincere!

GIUSEPPE:   La mia Maria  dice che i comunisti non ci sono più; che ora ci sono quelli di Rifondazione Comunista…

DON MANSUETO:  Partito Di Satana! Comunisti erano e comunisti sono!

GIUSEPPE:   E' vero, sulla loro bandiera hanno ancora la falce e il martello… E poi la mia Maria  ha detto che i comunisti mangiano i bambini… Chissà se li mangiano crudi o prima li fanno bollire…

DON MANSUETO:  Li mettono al forno perché in Siberia fa un freddo cane.

GIUSEPPE:   La mia Maria  mi ha detto che in Russia, quando c’erano i comunisti, erano tutti poveri

DON MANSUETO:  E' vero, tutto vero. Sulla Bibbia non c'è, ma io sono convinto che Adamo ed Eva fossero comunisti. Ecco perché Dio li ha mandati fuori dalle palle!

GIUSEPPE:   Adamo ed Eva comunisti?

DON MANSUETO:  Sì, comunisti; erano nudi, scalzi, dividevano una mela in due e credevano di stare in Paradiso.

GIUSEPPE:   La mia Maria  mi ha detto che…

DON MANSUETO:  Ma non la smette mai di parlare della tua Maria?

GIUSEPPE:   No, mia moglie è peggio di una mitraglia. Ta ta ta ta…

DON MANSUETO:  Ma tu, Beppe, e tua moglie, posso sapere per chi avete votato l’ultima volta?

GIUSEPPE:   Il voto è segreto!

DON MANSUETO:  Ma non per i preti. Lo sai, o no, che noi abbiamo il segreto del confessionale?

GIUSEPPE:   Beh, se proprio lo vuol sapere, abbiamo fatto il segno sullo scudo con la croce, proprio come ce l'ha insegnato lei quando mi ha promesso di aumentarmi lo stipendio, ma, per ora, io, di aumenti, non ne ho visto uno.

DON MANSUETO:  Certo che ti ho promesso l'aumento, ma se avessimo vinto noi. Invece, quei senza Dio, per un voto… Per un solo voto! (Si rivolge al crocefisso) Ma è possibile che lassù, nell'alto dei cieli, abbiate permesso che accadesse simile misfatto?

VOCE DI GESU’:  Don Mansueto, don Mansueto; non hai mai sentito parlare di democrazia? Tu forse pensi che io sia sceso su questa terra per fare una passeggiata o per predicare che gli uomini sono tutti uguali? Dimentichi che mio padre ha dato all'uomo la libertà di comportarsi come vuole, nel bene e nel male?

DON MANSUETO:  Signore; grazie per avermi fatto udire ancora una volta la tua voce. Ma forse tu non sai che nel nostro piccolo paese di Borgo Pelato gli uomini non sono proprio tutti uguali.

VOCE DI GESU’:  Attento don Mansueto, ti pare proprio che ci sia qualcosa che io non conosca?

DON MANSUETO:  Non mi vorrai dire, Signore, che il Leone, il nostro sindaco, quel rosso, sia uguale a quelli che credono in te, che ti pregano, che si inginocchiano in questa Chiesa. Quello è un figlio di buona…

VOCE DI GESU’:  Sua madre era davvero una donna buona. Ha avuto sette figli, li ha tutti battezzati, li ha allevati cristianamente…

DON MANSUETO:  Ma la pecora nera c'è in tutte le famiglie e il Leone è proprio la pecora nera.

VOCE DI GESU’:  Ma non hai detto che è rosso?

DON MANSUETO:  Rosso politicamente, Signore…

VOCE DI GESU’:  Veramente, più che pecora, si chiama Leone…

DON MANSUETO:  Leone di nome, ma sempre pecora nera! E si è schierato dall'altra parte. Dalla parte dei rossi ed è proprio per quello che lo chiamano il Leone dei Rossi

VOCE DI GESU’:  Ma guarda che anche ai miei tempi c'erano i pubblicani e i farisei e non erano certo dalla stessa parte…

DON MANSUETO:  Ma non cerano i rossi!

VOCE DI GESU’:  Sei sicuro che anche i rossi, come li chiami tu, non abbiano delle buone idee per la testa e che non siano dalla parte della povera gente, dei lavoratori, dei diseredati…

DON MANSUETO:  Ma non dei preti e della Chiesa! Ma poi, con tutto il rispetto, che ne sai tu dei lavoratori che non hai fatto altro che passeggiare, fare miracoli, frequentare donne di un certo mestiere, per non far nomi, la Maddalena…

VOCE DI GESU’:  Che ne so io dei lavoratori? Dimentichi che fino a trentatre anni sono stato a bottega da mio padre e io solo so quanto ho lavorato in quella falegnameria… Vai, continua a spolverare, don Mansueto, e calmati che, bianchi o rossi, sono sempre fratelli miei. Buon lavoro don Mansueto.

DON MANSUETO:  Beppe…Beppe, hai sentito qualcosa?

GIUSEPPE:   Ho sentito solo che borbottava qualcosa. A una certa età, don Mansueto, mi scusi, ma si parla ad alta voce da soli… La mia Maria mi ha detto che l'Altzeimer incomincia così…

DON MANSUETO:  Ma chi è insomma la tua Maria? La bocca del Vangelo?

MARIA:   (Entrando) No, del Vangelo no, ma la bocca della verità, sì! Caro il mio don Mansueto, le cose vanno così. La democrazia del poppolo ha stabilito che anche il Leone dei Rossi può mettersi in lista per diventare il sindaco di Rocca Pelata. In questo paese si deve vedere proprio di tutto. E’ peggio di Sedano e Camorra!

DON MANSUETO:  Si dice Sodoma e Gomorra, Maria…

MARIA:  La gente si interessa solo dei fatti degli altri. A proposito don Mansueto, non sono venute a confessarsi due sposine che hanno messo le corna ai loro mariti?

DON MANSUETO:  Lascia perdere Maria, lascia stare…

MARIA:  Se non sono venute verranno presto, perché sotto Natale di solito vengono tutti a confessarsi. Dopo tutto lo dice anche il vangelo… Scomunicarsi almeno una volta l'anno  e sconfessarsi a Pasqua! Se vuole, signor prevosto, le posso anticipare io qualcosa… La Rosina delle Rane, per esempio, quella faccia di madonnina infilzata, dicono che l’hanno vista abbracciata al farmacista…

DON MANSUETO:  Smettila Maria, piantala! Non fare la sacrilega! Chiudila quella lingua malefica!

GIUSEPPE:   E’ una parola… Adesso che è partita…

MARIA:    La Cornelia, la figlia del Giovan Battista della Passerera, che col moroso faceva i giochi erostici dietro il muro dell’oratorio…

GIUSEPPE:   La lingua l’avrai lunga, ma la memoria mica tanto. Guarda che quelle cose le facevamo anche noi due prima di sposarci…

MARIA:    Chi lo fa per amore non è un peccatore!

GIUSEPPE:    Per amore senz’altro, ma anche perché ci piaceva…

MARIA:    Tutte balle; non è vero un bel niente! Chi lo fa per piacere, lo fa per mestiere!

DON MANSUETO:  Ma si può sapere dove li impari quei proverbi lì?

MARIA:    Dal libretto rosso di Mao! L’ha portato a casa l’Elpidio, mio padre e tuo suocero, che l’ha preso nel bar della Dolores. Siccome è orbo come una talpa ha chiesto a me di leggerglielo

DON MANSUETO:  Ma se è scritto in cinese!

MARIA:    La Maria, quando si mette, conosce anche l'arabo! Che grande uomo è stato…

GIUSEPPE:   Quale uomo?

MARIA:    Il Mao! E quanti pensieri aveva… e, man mano che gli passavano per la testa, tirava fuori un quaderno e li scriveva tutti in bella scrittura. Il Bortolo Pancetta, il rappresentante dell'estremità sinistra italiana, mi ha dato una notizia… Un giorno un certo Onassis, che di mestiere faceva l’armaiolo…

DON MANSUETO:  Armatore, Maria, armatore…

MARIA:   …E’ andato a trovare il Mao. Alla fine di una bella cena il Mao gli ha regalato il libro dei suoi pensieri. L’Onassis, che al momento non sapeva cosa dargli per ricambiare, ha tolto dalla tasca il libretto degli assegni, con la sua penna tutta d’oro ha scritto una cifra con tanti, ma tanti zeri e glielo ha consegnato e gli ha detto: ecco Mao, vedrai che con questo assegno di pensieri non ne avrai più! Allora, per tornare alle confessioni della Pasqua, vedrà che arriveranno anche un paio di ometti del paese che avranno da raccontarle qualcosa… Per esempio quelli che vanno all’osteria… non tanto per un calicino, ma per guardare nel muso e allo stomaco di una certa barista che risponde al nome della Dolores dei Rossi, quella anticristo della figlia del Leone, il nostro sindaco mangiapreti. Si mette lì davanti, gli fa un sorriso con le sue labbra gonfiate col silicone, e lasciamo perdere lo stomaco che sembra la coppola di San Piero a Roma e loro non capiscono più niente; perdono la bava, gli occhi gli escono dal muso ed è come se gli avessero fatto l'anestesiologia generale. Guarda Beppe che se un giorno ti vedo entrare in quell’osteria ti faccio fare l’operazione che fanno al toro  quando lo fanno diventare un bue! Veramente, signor prevosto, fra il mio Beppe e un bue non so proprio dove sia la differenza. Forse, ecco, non ha le corna perché ha sposato la sottoscritta Maria, detta Mary per le persone intime, che di peccati lussuosi non ne mai fatti nemmeno uno.

DON MANSUETO:  Guarda che non ci sono peccati lussuosi, ma lussuriosi.

MARIA:    Insomma, volevo dire che il mio corpo è sacro e invincibile…

GIUSEPPE:   Inviolabile, Maria, inviolabile…

MARIA:    E l'utero è mio e guai a chi me lo tocca!

DON MANSUETO:  Ci vorrebbe un bel coraggio…

MARIA:    E si può sapere perché quella cornice è ancora vuota?

GIUSEPPE:   Perché don Mansueto ha dato l'incarico al Giacomo pittore di preparare un bel quadro della Madonna della Nebbia da infilarci per Natale. A proposito, sarà pronto?

DON MANSUETO:  Veramente il Giacomo mi ha detto che gli mancavano solo quattro pennellate. Domani dovrebbe portarmelo.

MARIA:    Basta che sia diverso da quei santini, di quelle immaginette che stanno distribuendo in paese…

DON MANSUETO:  Di che santini parli?

MARIA:    Questo per esempio...

DON MANSUETO:  (Si rivolge verso il crocefisso) Signore, Signore… Hai visto anche tu quello che sto vedendo io?

VOCE DI GESU’:  E' un po’ che ho visto anch'io quei santini che stanno girando in paese da una settimana.

DON MANSUETO:  E non mi hai detto niente?

VOCE DI GESU’:  Ma per chi mi hai preso? Per Giuda? Guarda che io la spia non l'ho mai fatta. Certo però che tu e il Giorgetti, il tuo candidato a sindaco, siete venuti proprio bene! Tu con un fucile in mano e lui con un paio di corna di cui sarebbe invidioso anche un cervo.

DON MANSUETO:  Signore, pensi che sarebbe peccato se io andassi in soffitta, tirassi fuori il Novantuno che mi sono portato a casa come souvenir della guerra, e sparassi qualche colpo in quel posto al Leone dei Rossi?

VOCE DI GESU’:  Un prete omicida?

DON MANSUETO:  Ma no… Solo una piccola carica di sale grosso nelle cartucce, magari con qualche piccolo grano di pepe…

VOCE DI GESU’:  E dire che ti chiami don Mansueto… Non diventerai mai vescovo figliolo se nel tuo furente cervello albergano queste idee malsane… Riprendi, suvvia, riprendi i tuoi lavori e ricordati che la miglior vendetta è il perdono.

DON MANSUETO:  Il perdono? Non solo un fucile ci vorrebbe per quella gente, ma un bazuka, un cannone, la bomba atomica! Maria, fammi un piacere; porta questo sant… questa immaginetta al ragionier Giorgetti e digli che gli devo parlare.

MARIA:    Il Giorgetti? Buono quello lì… Agli ordini signor prevosto. Faccio tutto quello che mi comanda. Ogni suo ordine è un mio desiderio. Io non sono come la Ginetta delle Lucertole che, quando suo marito le chiede un piacere, si gira dall’altra parte e nemmeno come la Luigina, la comare, che quando… (Mentre parla Beppe la spinge a forza fuori dalla scena).

GIUSEPPE:   Ma posso sapere, signor prevosto, perché ha scelto proprio il Giorgetti per metterlo contro il Leone dei Rossi?

DON MANSUETO:  Perché è un uomo di chiesa, virtuoso, esemplare padre di famiglia…

GIUSEPPE:   Mah… A me però piacerebbe sapere perché i suoi tre figli sono tutti rossi…

DON MANSUETO:  Comunisti?

GIUSEPPE:   No, rossi di capelli, quando il padre è nero e la madre è bionda…

DON MANSUETO:  Giochi inscrutabili della natura! (Riguarda la fotografia) Guarda qua Beppe! Che sovversivi! Che coraggio! Mancare di rispetto in questo modo al rappresentante di Dio in terra…

GIUSEPPE:   Adesso pensa di essere il Papa…

DON MANSUETO:  E al futuro sindaco! E che corna lunghe hanno fatto al Giorgetti…

GIUSEPPE:   (Canticchiando) Nero il padre, bionda la madre, rossi i figli e la sorella ed è rossa anche quella… Ed è rossa anche quella…

DON MANSUETO:  (Legge l'altro verso) Ma… ma… Guarda qua… C’è anche il programma elettorale… Numero 1: Al posto del crocefisso, nella sala consigliare, metteremo il ritratto del grande padre Lenin. Numero 2: Stringeremo le strade del paese e allargheremo i marciapiedi, così i ricchi che hanno le macchine grosse non potranno circolare e andranno a piedi come il popolo proletario. Numero 3: Il municipio verrà allargato di modo che si potrà ottenere una discoteca che chiameremo "Il peccato mortale" dove il popolo lavoratore potrà passare le sue calde serate. "Peccato mortale"; hai capito come lo chiamano? "Peccato mortale"! Ma saremo noi a vincere! Sicuramente vincerà il Giorgetti!

GIUSEPPE: :   Ma a me piacerebbe sapere perché ha scelto proprio il Giorgetti per fare il sindaco…

DON MANSUETO:    : Ho scelto il Giorgetti come candidato sindaco perché ascolta, obbedisce ed ha cieca fiducia nel suo parroco, che sarei io

GIUSEPPE: :   Questo l’hanno capito tutti… (Si sente bussare forte)

DON MANSUETO:  Avanti! La chiesa è aperta per tutti!

LEONE:  (Entrando) Anche per l’attuale e prossimo sindaco di Rifondazione Comunista di Rocca Pelata?

DON MANSUETO:  Si parla del diavolo e sbuca il Leone dei Rossi! E’ per caso venuto a confessarsi e a lavare la sua anima nera?

LEONE:  Io non so se ho l’anima perché non me l’hanno trovata nemmeno quando ha fatto l’appendicite, ma, se proprio dovessi averla e la lavasse con la sua acqua santa, non sarebbe certo nera, ma rossa!

DON MANSUETO:  Beppe, va di là in chiesa a sistemare l’altare della Madonna; anzi, porta di là anche questa cornice che, appena pronto, ci infileremo il quadro. (Beppe esegue ed esce)

DON MANSUETO:  Potrei sapere di grazia perché il Leone dei Rossi è venuto a farmi visita qui in sacrestia?

LEONE:  Per sentire una lezione di catechismo

DON MANSUETO:  Di… di catechismo?

LEONE:  Sì, di catechismo e magari parlare un po’ del vangelo…

DON MANSUETO:  Del vangelo? Ma se nella vostra casa avete solo i libri che hanno scritto  quei senzadio di Stalin e Lenin…

LEONE:  Reverendo, si dimentica il Capitale di Marx…

DON MANSUETO: Ascolta Leone… Non è che per caso hai avuto una visione celeste?

LEONE:  No, celeste no, ma nera, nera come la sottana della suora Pasqualina quando è passata nelle case a consegnare il vangelo. Ne ha dato uno anche alla mia Santa…

DON MANSUETO: Per sopportare te altro che Santa dovrebbe chiamarsi… anche Martire! Guarda che il Vangelo è il libro delle verità!

LEONE:  La verità di chi?

DON MANSUETO:  Di Cristo!

LEONE:  O di don Mansueto?

DON MANSUETO:   Non capisco…

LEONE:  (Sfoglia il libro) Pagina 18: "Quando venne a sapere dai Magi che in Giudea era nato colui che sarebbe diventato il nuovo re dei giudei, il Re Leone dei Rossi ordinò la strage di tutti gli innocenti".

DON MANSUETO:  Davvero c’è scritto così?

LEONE:  C’è scritto così. Pagina 36: "Si ritirò nel deserto per quaranta giorni e lì iniziarono le tentazioni da parte del diavolo che aveva l'aspetto e il ghigno feroce e cattivo del Leone dei Rossi"

DON MANSUETO:  Davvero c’è scritto così?

LEONE:  C’è scritto così. Pagina 44: "E allora Ponzio Pilato si rivolse alla folla e disse: Chi volete che venga liberato? Il Nazzareno o il Leone dei Rossi?"

DON MANSUETO:  Davvero c’è scritto così?

LEONE:  C’è scritto così. Pagina 62. "Accanto a lui erano in croce anche due ladroni, uno buono e uno cattivo. Quello cattivo si chiamava Leone". E, alla pagina successiva, "Perdona, padre, il Leone dei Rossi perché non sa quello che fa".

DON MANSUETO:  Davvero c’è scritto così?

LEONE:  C’è scritto così. E’ sicuro caro il mio reverendo di non sapere niente di questa storia?

DON MANSUETO:  Prova a guardare di chi è quel vangelo…

LEONE:  Vangelo secondo san Matteo…

DON MANSUETO:  E allora?

LEONE:  Allora che cosa?

DON MANSUETO:  Non c’è scritto vangelo secondo don Mansueto e quindi io non c’entro proprio nulla

LEONE:  Ad ogni modo volevo avvisarla di persona che prima o poi riuscirò a trovare la tipografia che ha stampato questa specie di vangelo…

DON MANSUETO:  E allora?

LEONE:  E allora ci sarà un uccellino che volerà dal Vescovo a raccontare che razza di pastore c’è da queste parti e a mostrargli questo libro delle verità!

DON MANSUETO:  A proposito di tipografia… Non è che qualcuno sia andato in una tipografia a far stampare delle immaginette con sopra due santi, uno con il fucile in mano e l’altro con le corna lunghe così?

LEONE:  Io so soltanto che i vostri santi hanno nelle mani solo un fiore e un cerchione sulla testa…

DON MANSUETO:  Però, sul retro, c’è scritto il programma elettorale del tuo partito…

LEONE:  Di solito, dietro ai santini, c’è una preghiera e quella preghiera le consiglio di leggerla tante volte perché sarà sicuramente esaudita! Ad ogni modo… Riderà bene chi riderà ultimo reverendo! (Esce senza salutare)

DON MANSUETO:  (Rivolgendosi al crocefisso) Signore, hai visto anche tu che faccia da tolla che ha il candidato sindaco dei senzadio?

VOCE DI GESU’:  Non può essere un senzadio uno che è venuto con il vangelo in mano. Ma piuttosto, don Mansueto, mi sembra di non ricordare bene qualche particolare… D'accordo che i giornalisti, in questo caso il mio apostolo Matteo, tendono ogni tanto a sparare cazz… a scrivere cose non vere, ma non mi sembra che abbia descritto il volto del diavolo durante le tentazioni del deserto. Mi ricordo invece bene di un certo Barabba che è stato barattato con me, ma il Leone dei Rossi mi sembra di ricordare che non ci fosse proprio

DON MANSUETO:  Per forza! In quei momenti lì vorrei proprio vedere come farebbe uno a ricordarsi tutto e per di più conciato in quel modo... Le spine sulla testa, botte da orbi, la gente che urla e che piange, i galli che cantano tre volte, condannato senza avvocato, appello e cassazione…

VOCE DI GESU’:  Mi hanno fatto bere aceto e vino, ma è la prima volta che qualcuno mi vuol dare da bere delle cavolate simili. Sei sicuro don Mansueto di non sapere nulla di questo nuovo vangelo che è stato distribuito a tutto il paese di Rocca Pelata?

DON MANSUETO:  (Inginocchiandosi) Gesù, tu che sai tutto, perché mi chiedi questo?

VOCE DI GESU’:  Perché, prima che io assolva il tuo peccato di veemenza, di imprudenza e di bassa propaganda, devi confessare la tua verità.

DON MANSUETO:   Gesù, tu che sai tutto, sai anche che, se i rossi ritornano anche questa volta in Comune, continueranno a tenere la foto di Stalin al posto della tua croce…

VOCE DI GESU’:  La mia croce si può benissimo portare nel cuore.

DON MANSUETO:  E la discoteca? Il "Peccato mortale"? Sarà davvero il covo del peccato. Droga, wiski, donne perdute…

VOCE DI GESU’:  L'hai detto prima tu… Anch'io frequentavo la Maddalena, che non era certo uno stinco di santa, anche se devo dire che ai miei tempi i santi non li avevano ancora inventati, ma non sono mai caduto in tentazione, anzi, è stata una buona occasione per condurla alla retta via

DON MANSUETO:  Ma dove andrà il Leone a trovare tutti i soldi per fare tutte quelle cose che ha promesso nel programma elettorale?

VOCE DI GESU’:  Magari, per questo, chi non ti dice che abbia rivolto una preghierina a me per aiutarlo nei suoi intenti…

DON MANSUETO:  A te? Proprio a te che, scusami se telo dico sinceramente, a te che hai le mani bucate? (Si alza) Una preghierina a te? Dal Leone dei Rossi? Da un anticristo come lui? Ma se non l’hanno nemmeno battezzato! Guarda che li ho sfogliati i registri parrocchiali…

VOCE DI GESU’:  Magari non nella tua parrocchia, magari in un paese vicino… Sai, sua madre era molto religiosa…

DON MANSUETO:  Signore; Signore, uno che ha avuto il coraggio di stampare dei santini con su…

VOCE DI GESU’:  Sempre peggio di colui che ha fatto stampare un vangelo secondo don Mansueto.

GIACOMO:   (Entrando) Buongiorno Don Mansueto. E’ pronto il quadro della Madonna della Nebbia

DON MANSUETO:  Finalmente! Sto scoppiando dalla voglia di vederlo. Fammelo vedere subito

GIACOMO:   Pronti. (Svolge la tela e la appende ad un cavalletto in modo che sia nascosta al pubblico. Appoggia a terra la sua borsa). E’ bella sì o no? Guardi che occhi dolci, che espressione divina, e la bocca? Più che una bocca sembra un fiore. (Don Mansueto incomincia a rabbuiarsi in viso con un'espressione atroce) E i capelli? Sembrano una cascata di brillanti che fanno da cornice a quel visetto delicato che ha l’espressione di un pezzo di paradiso…

DON MANSUETO:  Scandalo! Tradimento! Ingiuria grave! Ma questa… Ma sarebbe questa la… Sarebbe questa la Madonna?

GIACOMO:    Insomma, non l’avrà presa per san Giuseppe… Un visino così bello e espressivo…

DON MANSUETO: Ma questo… Ma questo è il ritratto… O madonna mia e signore! Questo è il ritratto… O madonna mi sta venendo un colpo!  Questo è il ritratto della Dolores dei Rossi!

GIACOMO:   Bravo reverendo! Ho voluto che la sua Madonna fosse la più bella di tutte le madonne delle altre chiese dei paesi vicini. Ammiri che espressione angelica, che sguardo divino, che sorriso celestiale…

DON MANSUETO:  Espressione angelica? Sguardo divino? Sorriso celestiale? Ma questa è… Questa è una pu… Una tro… Una trovata che non mi aspettavo. La Madonna, la mia Madonna col muso della Dolores dei Rossi! Ma si può sapere come ti è venuto in mente…

GIACOMO:   Insomma, reverendo, è la più bella ragazza del paese ed era logico che…

DON MANSUETO:  Logico? Logico una bella mado… (Volgendo lo sguardo verso il crocefisso) Perdonami signore. Ma con tutte le belle ragazze che ci sono in paese come hai fatto ha scegliere proprio quella?

GIACOMO:   Ho chiesto consiglio al sindaco mentre prendevamo una birra al bar. Gli ho detto che dovevo dipingere una Madonna e mi occorreva una modella. Lui mi fa cenno dietro al balcone e mi dice: ”Che ne dici di quella?”. Sono rimasto fulminato!

DON MANSUETO: Magari tu fossi rimasto davvero fulminato col 380 volt! Così non avresti fatto questo sacrilegio!

GIACOMO:   Perché? Bella, con due occhi da gazzella, con una espressione che faceva girare la testa anche alla statua di Garibaldi in mezzo alla piazza… Ho capito subito che quella era la mia Madonna

DON MANSUETO:  Ma non la mia di Madonna! Questa è la Dolores, la figlia del Leone dei Rossi, quel malnato di un sindaco! Lo sentivo, lo sentivo che me ne avrebbe combinata un’altra delle sue.

FLORINDA:  (Entrando) Don Mansueto è pronto il pranzo. Venga subito perché si raffredda

DON MANSUETO:  Cos’hai preparato Florinda?

FLORINDA:  Radicchio bollito, due uova di pollaio e acqua minerale della fontana…

DON MANSUETO:  E gli altri santi giorni della settimana invece cosa mi prepari? Dillo anche al Giacomo.

FLORINDA:  Radicchio bollito, due uova di pollaio e acqua minerale della fontana…

GIACOMO:  Ma sa preparare solo quello?

FLORINDA:  Io sarò una donna senza fantasia, però non sono scema…

DON MANSUETO:  Non ho mai detto che sei scema. Ma si può sapere perché dici così?

FLORINDA:  Perché ogni tanto sparisce una gallina dal pollaio ed è inutile che lei mi dica che è stata la volpe perché, in quelle occasioni, trovo le ossa nella pattumiera, e le volpi non spreparano la tavola…

DON MANSUETO:  Può darsi benissimo che sia sonnambulo…

GIACOMO:  Sì, un sonnambulo affamato…

DON MANSUETO:  Per forza… Radicchio bollito, due uova di pollaio e acqua minerale della fontana tutti i giorni! Già che ci sei Florinda, da’ un’occhiata a questo quadro e dimmi se ti piace il viso della Madonna della Nebbia. (Scopre il quadro)

FLORINDA:  Madonna mia santissima! Angeli e santi del paradiso! Ma questa è… Ma questa è… (Si fa il segno della croce). Vadi di dietro satana! Questa è…

DON MANSUETO:  Dillo, coraggio, dillo…

FLORINDA:  Quella senza Dio della……

DON MANSUETO:  Della Dolores dei Rossi! (Rivolgendosi al pittore) Capito svampito cos’hai combinato? E adesso che l’ha vista la Florinda sta certo che fra quindici minuti lo sa tutto il paese

FLORINDA:  Cosa crede lei? Che sia una chiacchierona?

DON MANSUETO:  Tu sei peggio della radio, del telegiornale, del Gazzettino Parrocchiale…

FLORINDA:  E allora? Viene a pranzo o no? Guardi che le sue uova saranno ormai fredde e gelate

DON MANSUETO:  Vengo, ma ho paura che le uova oggi mi saranno indigeste. Vieni anche tu Giacomo, ormai è fatta!

GIACOMO:  Ma a me il radicchio con le uova non piacciono…

D:MANSUETO: Ti è piaciuta la Dolores dei Rossi  e ti farai piacere anche le uova e i radicchi. (Escono).

DOLORES:  (Entra di soppiatto e, dopo un po’ di esitazione, si avvicina e scopre il quadro) Che bestia! Che disgraziato! Che traditore! E per fortuna mi ha detto che voleva farmi un ritratto per portarlo ad una mostra! E’ lui invece il mostro! Imbroglione! Hai capito? Senza dirmi niente mi ha fatto diventare una Madonna… E addirittura in chiesa! Proprio a me che se sento l’odore di una candela mi vengono gli urti del vomito! Ah, ma questa me la pagano! Prima quell’imbrattatele di Giacomo e poi quel sacco di carbone di don Mansueto. Ehi! C’è nessuno da queste parti?

GIACOMO:   (Entra ed esprime meraviglia) Dolores; cosa fai tu qui in chiesa?

DOLORES:  Cercavo proprio te, ruba musi a tradimento!

GIACOMO:   Ruba… Cosa?

DOLORES:  Ruba musi!

GIACOMO:   Non capisco…

DOLORES:  Ah no? Non capisci? De chi il muso che è spiaccicato su questo quadro?

GIACOMO:   E’ la Madonna della Nebbia…

DOLORES:  La nebbia l’hai tu nel cervello! E come si chiama questa madonna?

GIACOMO:   Maria, come tutte le altre Madonne

DOLORES:  E invece si chiama Dolores! Bel coraggio che hai avuto… Invece di portarmi alla mostra mi hai portato in una chiesa

GIACOMO:   Ma, dopo tutto, anche questa è una mostra… Qui un quadro è sotto gli occhi di tutti. Certo che quel viso che ho disegnato, quell’espressione così dolce, così delicata, non sembra certo quella che hai in questo momento… adesso è duro, cattivo, sconvolto… Dov’è la Dolores che mi guardava con due occhioni così belli? Due occhi di una ragazza serena, due occhi nei quali si poteva scorgere il cielo, il sole… Va bé, se proprio non ti piace, se proprio mi sono sbagliato nel vederti così… (Toglie dalla borsa un pennello e un barattolo) vorrà dire che cancellerò la tua faccia… (Si appresta a farlo, ma viene trattenuto dalla donna)

DOLORES:  Aspetta… Aspetta un attimo. Lasciamelo guardare bene. Certo che… certo che…

GIACOMO:   Certo che?

DOLORES:  Certo che è proprio bella... Che bella espressione, dolce, serena…

GIACOMO:   Come la tua in questo momento, Dolores… Io ti ho vista così e così ti ho dipinta. Cancello tutto?

DOLORES:  Tu cancelli una bella madonna!

GIACOMO:   Veramente sto cancellando davvero una bella Madonna, una Madonna con i tuoi occhi, con le tue labbra, col tuo viso…

DOLORES:  Allora, Giacomo, non hai proprio capito niente! Ti ho detto che tu cancelli una bella madonna per dirti che non devi cancellare niente. (Si avvicina e pone una mano sulla spalla a Giacomo) Che bella… Che dolce…

MARIA: (Entrando) Sarà anche dolce, ma ha il muso di una senzadio! Non sei tu che a carnevale vai sul carro dei rossi con la minigonna e con un reggipetto che copre solo… non farmi parlare! Scandalosa! Non sei tu che hai dietro al banco del bar il ritratto di Lenino e di Stalino? Comunista! Non sei tu che di notte – e guarda che ti ho vista!- hai pitturato sul muro della chiesa "La religione è il doppio del popolo"?

GIACOMO:   Oppio, oppio dei popoli. E’ una frase di Lenin…

MARIA: Non importa se sul libro l’ha scritta quello lì, ma sulla chiesa l’hai scritta tu! Atea! Eretica! Miscredente! E io, e gli altri dovremmo venire qui in chiesa ad inginocchiarci davanti al muso di questa qui e pregarla con devozione e magari chiederle delle grazie…

GIACOMO:   Veramente di grazie ne ha tante. Guardi com’è carina… Il viso, i seni…

MARIA: Non è bello quel che è bello, ma è bello quel che piace e a me questa non piace! Mi sembrerebbe di pregare il diavolo! E’ uno scandalo, la pietra dello scandalo e basta! Io, quella lì, non la prego! Né oggi, né domani, né mai! (Rivolgendosi alla porta) Beppe! Beppo! Giuseppe!

GIUSEPPE:  (Entrando trafelato) Chi mi chiama? Ah, sei tu Maria…

MARIA: No, non sono io, è la Marilina Moròe. Certo che sono io, imbranato! Sei diventato orbo?

GIUSEPPE:  Cosa vuoi Maria?

MARIA: Da domani ti licenzi da sacrestano

GIUSEPPE:  Perchè?

MARIA: Guarda questo quadro…

GIUSEPPE:  (Lo guarda) Ostrega, quella Madonna lì è proprio meglio della Marilina Moròe. Se è bella accidenti!

MARIA: Bella? Allora è vero; sei diventato orbo come l’Elpidio, tuo suocero

GIUSEPPE:  Guarda Maria che le cosine belle le so ancora vedere… e senza occhiali…

MARIA: E adesso guarda questa (Mostra la Dolores)

GIUSEPPE:  Non sapevo che la Madonna avesse una gemella… Ma lei, signorina. Non è… Non è la…

MARIA: La Dolores dei Rossi, la comunista!

GIUSEPPE:  Allora vorresti dire che anche la Madonna  era… Era comunista?

MARIA: Ma Beppo! Ma allora sei proprio rimbambito! La comunista è la Dolores, non la Madonna! E, fino a quando in chiesa ci sarà questo quadro, tu non farai più il sacrestano e io divento mussulmana o testimone di genova! Così impara anche il prevosto! Che scandalo! Che scandalo! Bisogna che vada a confessarmi…

GIUSEPPE:  Per quali peccati? Perché con me è un po’ che non ne fai…

MARIA:  Per il peccato di vista

GIUSEPPE: Di cosa? Di vista? So che c’è quello di gola, ma quello di vista non l’ho mai sentito…

MARIA: E allora lo invento io! Di vista, sì, perchè ho visto una figura scandalosa. (Uscendo) O Gesù d'amore acceso, non vi avessi mai offeso… (Esce rincorsa da Giuseppe)

DOLORES:  No Giacomo, non cancellarla. Quella Madonna piace anche a me. Se la Madonna era davvero una bella signora come dicono allora vorrei conoscerla meglio, sapere chi era e magari diventare una sua amica, una sua fans…

DON MANSUETO: (Entrando) Eccola qui la pietra dello scandalo, l'ambasciatrice del sindaco, la rappresentante dell’ex impero sovietico… (Giacomo e Dolores continuano a parlare fra di loro) Signore, Signore, guardami, ascoltami, ti prego… Dimmi che devo fare per far uscire questa peccatrice dalla tua casa…

VOCE DI GESU’:   Don Mansueto, don Mansueto… Quand'è che diventerai davvero mansueto non solo di nome, ma anche di fatto? La Dolores, la Dolores dei Rossi come tu la chiami, non è altro che la pecorella smarrita che, anche solo per un momento, è tornata nell'ovile…

DON MANSUETO:  Pecorella smarrita? Ma quella è la pecora nera…

VOCE DI GESU’:   Nera o bianca che sia è sempre una mia pecorella. Guarda come sta osservando rapita il volto della mia mamma…

DON MANSUETO:  Io non so com’era il volto della tua mamma, ma di sicuro non doveva assomigliare alla Dolores dei Rossi… E poi non era comunista!

VOCE DI GESU’:   Ai miei tempi la politica non era a questi livelli… Non c'era Lenin, non c'era Stalin; c'erano solo i romani che dettavano la loro legge… Guarda quella donna con altri occhi don Mansueto e scruta nel profondo della sua anima…

DON MANSUETO:  Per scrutare la sua anima ci vorrebbe un cannocchiale e, una volta trovata, bisognerebbe metterla in lavatrice per ripulirle tutto il rosso che ha addosso

VOCE DI GESU’:  Guarda gli occhi di quella ragazza. Non ti dicono nulla? E sì che gli occhi, come si suol dire, non sono altro che lo specchio dell'anima… E quell'anima non mi sembra così sporca come tu dici…

DON MANSUETO:   (Si rivolge ai due giovani). Neh, voi due, non è che per caso state facendo le tortorelle? E proprio qui in chiesa? Ascolta Dolores…

DOLORES:  Ascolti lei invece don Mansueto. Invece di guardarmi come se il diavolo fosse entrato nella sua chiesa, si renda conto che io, dopo tutto, sono una donna, magari della banda dei Rossi, ma una donna con le sue emozioni e, perché no?, con le sue debolezze. E le dico anche che è la prima volta in vita mia che sono entrata in una chiesa e che questo ambiente mi sta dando una sensazione di pace e di strana gioia…

DON MANSUETO:  Non dirmi Dolores che anche tu hai un’anima, un cuore, dei sentimenti…

DOLORES:  Ma cosa crede reverendo, che io sia fatta di ghiaccio? Che io pensi solo…

DON MANSUETO:  A Stalin, a Lenin, alla bandiera rossa e al partito di Rifondazione Comunista!

DOLORES:  (Commuovendosi) Ma io sono una donna, don Mansueto, una donna con l’anima, col cuore e con un cervello.

DON MANSUETO:  Un cervello fatto a immagine e somiglianza a quel senza Dio di tuo padre, il Leone dei Rossi.

LEONE:   (Entrando) Mi ha per caso chiamato reverendo?

DON MANSUETO:  Come al solito… Si parla del diavolo…

LEONE:    E compare il sindaco. Sindaco di oggi e sindaco di domani se permette.

DON MANSUETO:  Io non permetto un bel niente! Non dire gatto se non l’hai nel sacco!

LEONE:    Stia tranquillo prete; l’elezione ha già un suo vincitore: il Leone dei Rossi! E la sera dell’elezione, senza rancore, le offrirò una gran bevuta alla salute mia e del partito di Rifondazione comunista! Proprio come abbiamo fatto all’ultima mia vittoria elettorale. E la ringrazio ancora, volente o nolente, di aver accettato

DON MANSUETO:  No, con te, caro il mio signor sindaco, non bevo più

LEONE:    Certo, certo… Se la ricorda la predica che ha fatto il giorno dopo la nostra ultima ciucca?

DON MANSUETO:  Veramente…

LEONE:    Se è a corto di memoria gliela ricordo io… E guardi che si sono accorti tutti di quello che ha combinato… Non si beve fino alle cinque del mattino e alle sei si dice messa prima… Intanto ha messo la vodka nell'acqua e non il vino e non è stato bello che abbia messo limone e zucchero sul bordo del calice. La manica della tonaca non doveva essere usata come tovagliolo. E la predica? Non si ricorda cosa ha detto a predica?

DON MANSUETO:  Tu c’eri?

LEONE:    No di certo, ma me l’hanno riferito. Guardi che i comandamenti sono dieci e non dodici. Ci sono dodici apostoli e non dieci… I vizi capitali non sono i peccati degli abitanti di Roma. Non ci si riferisce alla croce come"quella grande T di legno". Non ci si riferisce a Gesù Cristo e i suoi discepoli come "JC e la sua rock band". Non ci si riferisce a Giuda come "quel figlio di puttana "; il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo non sono "Il Vecchio, Junior e il fantasmino". La toilette dove ha vomitato a metà messa in realtà era il confessionale... e non è stato bello dire le parolacce perchè lì non c’era lo sciacquone. L'iniziativa poi di chiamare il pubblico a battere le mani durante i canti è stata lodevole, però ballare la macarena e fare il trenino è sembrato a tutti un po’ esagerato. Poi si ricordi che l'acqua santa serviva per benedire e non per rinfrescarsi la fronte e la testa sudata e, se davvero era ancora accaldato dai fumi del vino, poteva almeno mettersi le mutande quando si è alzato al mattino… Che spettacolo quando ha tentato di rinfrescarsi tirando un po’ su la tonaca! E poi si ricorda ciò che ha detto a proposito dei peccatori? Che invece di andare all’inferno, vadano a farsi fottere! E si ricorda che ha parlato anche del Concilio?

DON MANSUETO:  No, mi avevi fatto bere come una spugna, maledetto stalinista!

LEONE:    E allora glielo ricordo io… Che il Concilio vaticano aveva stabilito che la messa non doveva più durare un’ora, ma due tempi di 45 minuti e che quello che girava per la chiesa vestito di nero non era il sacrestano, ma quel “cornuto dell’arbitro”… E siccome la domenica successiva doveva venire il Vescovo, lei lo ha chiamato “quella checca vestita di rosso”.

DON MANSUETO:  Non è vero, non è assolutamente vero!

GIUSEPPE:   E’ vero, don Mansueto, è tutto proprio vero… C’ero anch’io… Quel cornuto dell’arbitro… E, alla fine della messa, invece del solito “ite missa est” ha detto: "Che mal di testa, andate tutti fuori dai coglioni".

LEONE:    Bella sbronza eh?

DON MANSUETO:  Non c’è che dire… Bella sbronza!

VOCE DI GESU’:  Bella sbronza, Don Mansueto… Certo che non l’aspettavo una cosa simile da un mio ministro…

DON MANSUETO:  Signore, forse tu non ti sei accorto che i tempi sono cambiati… I preti devono stare in mezzo alla gente, ai fedeli, ai peccatori, conoscere da vicino le loro debolezze per poterle poi assolvere… Se un giorno decidessi di tornare ti renderesti conto di come le persone e le cose di questo mondo siano cambiate e il modo di vivere sia più complicato che ai tuoi tempi…

VOCE DI GESU’:  Pensi proprio che non lo sappia che i tempi sono cambiati? Ma forse hai ragione tu don Mansueto; sarà meglio che, invece di stare chiuso in questa tua chiesa come in ogni altra chiesa, esca ancora una volta a dare un’occhiata per vedere come vanno le cose nel mondo. Forse dovrei nascere di nuovo… Anzi, ho deciso; ritorno davvero sulla terra. Ovviamente dovrò chiedere il permesso al Padre… Pensi che ci siano delle grotte con delle mangiatoie da queste parti? Magari anche un asino e un bue? Magari dei pastori?

DON MANSUETO:  (Inginocchiandosi) Gesù, scusa se te lo dico, ma non è che a duemila anni di età anche a te la testa non vada un po’ in… convalescenza? La gente ora nasce in ospedale, con tanto di ostetrica e di dottori… Con tanto di mamma accanto…

VOCE DI GESU’:  In questo ti devo dar ragione… Allora vedrò di non rinascere più come un bambino. Lo troverò un modo più consono e adeguato a questi tempi… Lo troverò; lo puoi scommettere!

DON MANSUETO:  (Rivolgendosi al pubblico) Io sarò un testone, ma questo mi sa che, se si mette in testa una cosa, è capace di farla davvero!

SECONDO ATTO

(Appartamento comune. Armando, su una scaletta, sta ornando l’albero di Natale. Giuseppe è al tavolo e legge dei fogli)

NB. La parte del discorso dell’Angelo (tratto finale in corsivo) è facoltativa a discrezione del regista.

ARMANDO: Come ti stavo dicendo, papà, il mio maestro ci ha consigliato di portare in casa, per la sera del Natale, un povero, un barbone insomma, uno di quelli che dormono in strada. L’ha chiamata “Operazione un povero ad ogni tavola di Natale”

GIUSEPPE: Certo che, mangiare una sera all’anno e digiunare gli altri 364, chissà come ingrasserà… Lascia perdere Armando… Cosa credi, di scendere le scale e trovarlo fuori della porta ad aspettarti?

ARMANDO: Non è così difficile, anche perché ho coinvolto anche nonno Elpidio. Durante le sue passeggiate nei giardini ne ha conosciuti parecchi e vedrai che uno l’avrà già trovato e raccattato.

GIUSEPPE: Così non solo avremo tua nonna Palmira con tutta quanta la collezione delle sue malattie, un nonno che, con i tremori del Morbo di Parkinson che si ritrova, mi fa venire i capogiri, ma anche un barbone che magari puzza come una cisterna di letame…

ARMANDO: Ma papà…

GIUSEPPE: Senti Armando, continua a fare l’albero e non rompere le palle

ARMANDO: Ma papà! Guarda che finora non ne ho fatta cadere una!

GIUSEPPE: Non parlavo di quelle… Lavora e sta zitto. Basta tua madre a rompermi i timpani…

ARMANDO: Papà, l’angioletto ha un’ala soltanto. L’altra si è rotta…

GIUSEPPE: Vuol dire che volerà di traverso! Così perderà anche l’altra contro il muro!

ARMANDO: Sei arrabbiato papà?

GIUSEPPE: No, solamente incazzato! Sto controllando le spese di tua madre. Gabbia per il canarino… euro 25. Ma cosa se ne farà di una gabbia del canarino se non abbiamo nessun canarino?

ARMANDO: E se già ce l’avessimo dove lo terremmo, nel forno?

GIUSEPPE: Certo che come tacchino di natale sarebbe un po’ magrolino… Un coperchio per una pentola dal diametro di 80 centimetri… Ma cosa l’avrà preso a fare se noi non l’abbiamo una pentola di ottanta centimetri?

ARMANDO: Per metterci il tacchino che non abbiamo.

GIUSEPPE: Io bestie in tavola non ne voglio, ad eccezione di tua madre e dei tuoi nonni. E poi io faccio parte della L.C.S.T.G.

ARMANDO: E cos’è quella L.S….

GIUSEPPE: Lega contro lo sterminio dei tacchini e delle galline! Esiste la lega protezione degli uccelli? E quella delle foche monache? E allora io sto per fondare quella della protezione dei tacchini e delle galline! A me piacerebbe sapere perché tua madre non è ancora rientrata.

ARMANDO: C’è traffico la vigilia di Natale…

GIUSEPPE: Sì, ma lei è a piedi. Così la torta di gelato si squaglia e addio dolce…

MARIA: (Entrando con la borsa) Ecco qua. La torta di gelato, il vin santo, il panettone e l’angioletto di zucchero.

GIUSEPPE: Ma cosa c’entra l’angioletto di zucchero? Lo sai che tua madre, fra tutte le altre malattie, ha anche il diabete e quella non rinuncia a niente

ARMANDO: Allora passalo a me che lo metto sull’albero al posto di quello con l’ala rotta (Lo appende sul retro dell’albero)

MARIA: Ecco qua. Anche otto bottiglie di sciroppo per la tosse.

GIUSEPPE: Otto… Otto bottiglie per la tosse? Ma se qui nessuno ha la tosse…

MARIA: Certo che nessuno di noi ha la tosse. Sono per mia madre.

ARMANDO: Davvero la nonna sta male?

MARIA: Mai stata così bene! Le sue malattie sono tutte inventate. E’ solo che le fanno comodo

GIUSEPPE: Otto bottiglie di sciroppo per la tosse!

MARIA: Intanto le passa la mutua e poi, quando vengono le vicine a trovarla, non deve offrire niente? L’hai mai assaggiato questo sciroppo? E’ buonissimo! Pensa che al mattino mia madre ci intinge i biscotti…

GIUSEPPE: Al mattino dovrebbe mangiare il latte invece, per il calcio

MARIA: Lo so che ha bisogno di calcio per via dei suoi dolori deformabili…

GIUSEPPE: Ma non potevi arrivare prima a casa?

MARIA: No, non potevo. Sono andata dal dottore.

GIUSEPPE: Dal dottore? A fare dal dottore?

MARIA: Sono andata al reparto di orologeria perché mi bruciava l’orina

ARMANDO: E che ha detto il dottore?

MARIA: Appena arrivato mi ha detto detto:”Sangue?”. E io ho risposto:”Rosso”. E il dottore: “Gruppo?”. E io: “Quale gruppo? Sono venuto da sola”. “Fattore erre acqua?”. E io: “Quale acqua? Guardi dottore che io bevo solo vino”. “Ma non ha mai fatto esami prima d’ora?”. “Sì, la quinta elementare”. “Volevo dire le analisi… TAS? VES?”. “Altroché, anche l’ INPS, ICI, ICIAP… Tutto pagato!”. Poi mi ha prescritto un collutorio…

GIUSEPPE: Per le urine? Mi sembra che faccia bene da tutt’altra parte…

MARIA: Certo, per le urine. Perché? Tu non usi la supposta per il mal di testa? Anche quella la usi da un’altra parte… Mi ha dato il Tantum Verde… Devo fare gli organismi in gola…

ARMANDO: Guarda mamma che si chiamano gargarismi…

MARIA: E poi mi ha richiesto gli accertamenti… L’azotemina…

GIUSEPPE: Azotemia!

MARIA: La glicerina…

ARMANDO: Glicemia!

MARIA: La cretineria…

GIUSEPPE: Creatininemia, Maria, creatininemia…

MARIA: E le piastrelle…

GIUSEPPE: Ma cosa devi piastrellare? La piastrine!

MARIA: Poi ha notato che avevo un’eruzione Catania…

ARMANDO: Cosa c’entra l’eruzione a Catania! Cosa c’entra l’Etna? Eruzione… Forse cutanea, non Catania…

MARIA: Infatti! E io cos’ho detto? Poi mi chiede se sono nata a termine, “No dottore, sono nata a … (indicasi un vicino paese), in maternità.

GIUSEPPE: A termine, Maria, vuol dire se la gravidanza di tua madre è durata nove mesi…

MARIA: Guarda, Beppe, che, per la legge di gravidanza universale, di solito non si partorisce a diciotto mesi… A meno che non si tratti di due gemelli… Nove più nove fa diciotto… Poi, già che ero lì, gli ho detto che mi spunta il fosforo sui capelli…

ARMANDO: Forfora, mamma, forfora!

MARIA: Quanto mai gliel’ho detto… Non si è messo a chiedermi tutto sulla mia famiglia? “Suo padre ha avuto malattie?” Guardi dottore, mio padre sta bene come spero di lei… Certo, se non fosse per il morbo di Pakistan…

GIUSEPPE: Parkinson, Maria, Parkinson…

MARIA: Va bene, va bene, non arrabbiarti. Esatto… Il Parco di Morbinson… E se non fosse per il cactus che ci è venuto in testa…

ARMANDO: Ictus, mamma, ictus!

MARIA: Esatto, questo ics che c'è venuto in testa, mio padre non si potrebbe lamentare... A parte il fatto che è anche un po’ orbo…

GIUSEPPE: Ma le pillole per l'ictus, le prende?

MARIA: Certo, ogni mattina passo da lui e gli do una pillola di ottomila grammi…

GIUSEPPE: Di ottomila… Ma lo sai quant’è una pillola di ottomila grammi?

MARIA: Tanta…

GIUSEPPE:  No, è un pillolone così… Di otto chili!

MARIA: No, forse otto millimetri. Però gli fa bene perché con quella gli cala anche la pressione. Mi fa: “Ma perché? Suo padre era iperteso?”. “No, era benzinaio, prima ancora faceva il carpentiere...”. E lui: “Ma il cuore come gli va?”. E io: “Va tutti i mesi dal guardiologo”…

ARMANDO: Dal cardiologo vorrai dire…

MARIA: Invece no, dal guardiologo, quello che fa la guardia al cuore. Ha detto che si deve mettere il Bleck &Decker…

GIUSEPPE: Il Pace-maker, Maria, il pace-macker!

MARIA: Poi ha voluto sapere di mia madre, quella povera donna… Gliel’ho detto che mia madre è stata tanto ammalata… Sono stata tre settimane intere al suo capezzolo…

GIUSEPPE: Capezzale, Maria, capezzale, non capezzolo!

MARIA: Le erano venute le vene vorticose; le hanno fatto il topless…

GIUSEPPE: A tua madre… Il topless? Non era per caso il doppler?

MARIA: Doppler… Kapper… Come capperi si chiama? Mi dice: “Sua madre non doveva mangiare idrocarburi!”

ARMANDO: Carboidrati, mamma; si chiamano carboidrati!

MARIA: Poi mi dice: “Sua madre è diabetica?”. “No- rispondo io, è d’Argento Palmira. “No, dice, sua madre ha il diabete mellito?”. “Io non so dottore cos’è quel merlino lì, ma so di certo che non si zucchera mai. Insomma ha lo zucchero che sale e il calcio che cala. Infatti ha l’ostio-pelosi, no, la stereo-pelosi. Ed è proprio per quello che usa la Calciotonina spray. Di solito la spruzza sulle ginocchia, ma quando ha il raffreddore anche nel naso e passa subito”.

ARMANDO: Sentite un po’ voi due… Io vado a chiamare i nonni perché l’albero è ormai pronto e, nello stesso tempo, passo in pasticceria per le paste.

GIUSEPPE: Vai, vai che quelli sono così lenti a camminare… Per fortuna abitano nella casa in parte alla nostra…

ARMANDO: A presto. Ciao (Esce)

MARIA: Io vado in cucina a preparare i piatti (Esce)

PALMIRA: (Entrando. Claudicante, curva e lenta nei movimenti) Ma non potevate prendere l’appartamento al pianterreno? Magari con l’ascensore? Che dolore, che dolore le mie ossa. Devo avere la cervicale dappertutto! Per non parlare della grotta ai ditoni dei piedi…

GIUSEPPE: Gotta, Palmira, si chiama gotta… Sono gli acidi urici…

PALMIRA: Saranno anche acidi unici, ma proprio a me dovevano capitare? E, se non bastasse, sono uscita dall’ospedale solo la settimana scorsa

GIUSEPPE: Ma si può sapere per cosa è stata ricoverata?

PALMIRA: Mi hanno fatto l’elettroeiaculazione nell’utero…

GIUSEPPE: Guarda Palmira che quella si chiama elettrocoagulazione. Per cosa?

PALMIRA: A dire la verità non l’ho capito. Il dottore ha detto che ci avevo le cozze…, no, i molluschi, le seppie…

GIUSEPPE: Sì, le aragoste… Non è che fosse un polipo?

PALMIRA: Bravo! Proprio una di quelle bestie lì. Il polipo, quel disgraziato. Io sentivo che c’era qualcosa che camminava su e giù…

GIUSEPPE: E te l’hanno data la cura?

PALMIRA: Certo che me l’hanno data. Mi hanno fatto la ricetta per i candelotti vaginali

GIUSEPPE: Candelotti? Ma cosa sono? Dinamite?

PALMIRA: Certo che mi provocano di quell’acidità… Quando li prendo col thè li digerisco abbastanza bene, ma con l’acqua mi rimangono sullo stomaco per tutto il giorno

GIUSEPPE: Ma i candelotti… Le candelette le prende per bocca?

PALMIRA: Per forza, come supposte mi fanno schifo; mi sembrano paracarri…

GIUSEPPE: Ma il nonno dov’è?

PALMIRA: L’ho visto salire le scale assieme ad un vecchio. Fra uno e l’altro devono avere almeno duecento anni. Li ho appena superati in curva.

ARMANDO: (Entrando) Ecco i pasticcini. Li porto in cucina. (Entrano i due vecchi. Ad Elpidio tremano forte le mani x il Parkinson e porta due grossi occhiali da vista )

NAZZARO:  Grazie Elpidio, grazie! Mai trovata una persona più gentile di te. Ma che fatica quelle scale…

ELPIDIO: Ormai siamo arrivati. Siediti. Anche tu sei stato gentile; mi hai aiutato a vedere i gradini. La mia vista si è tutta acciaccata. Siediti qui al tavolo. Fra poco le donne ci porteranno qualcosa da bere

PALMIRA: Elpidio! Ma si può sapere dove l’hai raccattato questo?

GIUSEPPE: E’ stata un’idea del maestro di Armando. Operazione “Un povero ad ogni tavola di Natale”

PALMIRA: Veramente io ho sempre sentito dire Natale con i tuoi…

GIUSEPPE:   E questo lo adottiamo per questa sera!

PALMIRA: Contenti voi… La casa dopo tutto è la vostra… Qui mi sembrano diventati tutti matti… Casa mia, casa mia, pur piccina che tu sia, qui mi sembra una follia! Vado anch’io in cucina a dare una mano. E vi raccomando voi due giovincelli… Non parlate di donne che domani è Natale. (Esce)

ELPIDIO: Parlare di donne? Ma se non vedo i gradini delle scale come farò a guardare le donne?

NAZZARO: Ma che disturbi hai alla vista?

ELPIDIO: Il culista…

GIUSEPPE: L’oculista, Elpidio, è l’oculista; il dottore che cura gli occhi…

ELPIDIO: Quel dottore oculare lì, insomma, ha detto che mi devo operare di carattere…

GIUSEPPE: Cataratta, Elpidio, cataratta!

ELPIDIO: No, di carattere! Perché mio padre aveva un carattere davvero brutto! Magari, se mi operano, il mio diventa più buono. La mia Palmira dice che io ho un carattere di bestia!

NAZZARO: E perché non ti operi?

ELPIDIO: Perché ho troppo acido turco

GIUSEPPE: Acido urico!

NAZZARO: Ma ti avranno dato una cura…

ELPIDIO: Certo che me l’anno data. Una bustina al giorno di Pibigas…

GIUSEPPE: Biochetasi, Elpidio, Biochetasi!

ELPIDIO: E due cucchiaini al giorno di Malocchio. Ma io non ci credo!

GIUSEPPE: Di Malocchio?

ELPIDIO: Sì, più o meno si chiama così. Forse Maialox…

GIUSEPPE: Macchè Malocchio! Macchè Maialox! Maalox, Maalox… E’ per lo stomaco, per il vomito

ELPIDIO: No, per il vomito mi ha dato le iniezioni di Plasmon…

GIUSEPPE: Plasil, Elpidio, Plasil! Mi sembra di essere in una gabbia di matti. Vado di là e mi calmo un po’! (Esce)

ELPIDIO: Ma si può sapere cosa stavi facendo nel parco? A proposito, come ti chiami?

NAZZARO: Mi chiamo Nàzzaro.

ELPIDIO: Nàzzaro? Che strano nome…

NAZZARO: Ognuno si becca il nome che gli hanno dato. Certo che anche il tuo… Elpidio, non è certo più bello…

ELPIDIO: Ognuno si becca il nome che gli hanno dato, hai ragione. Incominci ad essermi simpatico Nazzaro. Ma mi dici cosa stavi facendo su quella panchina del parco con quel freddo che fa?

NAZZARO: Sono abituato al freddo io. Quando sono nato mia mamma mi ha detto che faceva un freddo cane…

ELPIDIO: Ma uno straccio di stufa dovevate pur averla…

NAZZARO: No, è stato un ricovero di fortuna… C’era solo un bue magro magro e un asino spelacchiato

ELPIDIO: Ma non sarai nato in una stalla…

NAZZARO: Chi nasce in una reggia, chi in una casa e chi in una stalla

ELPIDIO: Certo che i tuoi non dovevano navigare nell’oro… Ma non avevano un lavoro?

NAZZARO: Mio padre un lavoro l’aveva. Era falegname in un paesino di provincia, ma in quel momento eravamo in trasferta. Sai… le elezioni…

ELPIDIO: Le elezioni? Da noi sono fra due mesi. Ma io non potrò votare… Guarda le mie mani… Come minimo della scheda ne faccio un cartoccio… Ma cosa c’entrano le elezioni e la politica? Bastava che i tuoi andassero al seggio…

PALMIRA: Sì, ma il seggio era lontano. Parecchi giorni di strada ci volevano per arrivarci e mio padre non voleva lasciarci soli… E dovevamo andarci sul dorso di un asino…

ELPIDIO: Cose d’altri tempi Nazzaro…

NAZZARO: Cose d’altri tempi Elpidio…

ELPIDIO: Senti Nazzaro, posso sapere quanti anni hai? Penso che, più o meno, dovremmo avere la stessa età…

NAZZARO: Mica tanto; io ne ho più di duemila…

ELPIDIO: Più di… Mi stai prendendo per i fondelli Nazzaro? Guarda che le bugie non si devono mai dire, tanto più a Natale!

NAZZARO: Sapessi che storie ho avuto io per il fatto di aver sempre detto la verità… Certo che questa è davvero un bell’appartamento. Pulito, caldo, ordinato…

ELPIDIO: E, visto che ti piace, diremo al Beppe, il mio genero, di trovarti una cuccia, pardon, una branda per questa notte così domani staremo ancora assieme.

NAZZARO:  Mi sembra una brava persona tuo genero. Mi sembra di averlo già visto…

ELPIDIO: Adesso è in pensione, ma a tempo perso fa il sacrestano da don Mansueto, il nostro prevosto.

NAZZARO:  E hai detto che si chiama?

ELPIDIO: Giuseppe; e mia nuora Maria

NAZZARO: Che combinazione! Anche mio papà e mia mamma si chiamavano Giuseppe e Maria. Sono sicuro che domani sarà il mio compleanno più bello

ELPIDIO: Il tuo compleanno? Domani?

NAZZARO: Sì, domani; il 25 dicembre

ELPIDIO: Adesso capisco perché sei nato al freddo e al gelo se sei nato a Natale e avevi solo come stufa un bue… Come hai detto?

NAZZARO: Magro magro…

ELPIDIO: E un asino…

NAZZARO: Spelacchiato!

ELPIDIO: Senti Nazzaro, io una storia come la tua la conosco già… Però c’è qualcosa che non quadra… Insomma, mi hai messo addosso una confusione tremenda. Ma tu…. No… il Pakistan ce l’ho, un po’ tanto orbo lo sono, ma anche l’arteriosclerosi Dio mio…

NAZZARO:  No, no Elpidio… Chiamami solo Nazzaro … Qui sono in missione segreta. La leggi la Bibbia?

ELPIDIO:    No, non riesco a leggere neanche le parole grosse sui manifesti delle elezioni sui muri del paese…

NAZZARO:  Se tu la conoscessi in nessuna pagina c’è scritto che questo mio ritorno era stato annunciato…

ELPIDIO:    Ma allora tu… lei… voi… Tu vorresti dire che sei veramente…

NAZZARO:  Tu l’hai detto!

ELPIDIO:    Veramente io non ho detto un bel niente! Di imbroglioni, guaritori, maghi e imbonitori c’è pieno il mondo! Ah, e io che per un attimo ci stavo cascando!

NAZZARO:  Di Tommaso ce n’è già stato uno e anche quello era mio amico... (Mostra le mani) Guarda

ELPIDIO:    Accidenti che fetta! Ti sei tagliato le vene?

NAZZARO:  No, soltanto chiodi, ma grossi e lunghi come pugnali…

ELPIDIO:    No, ti prego, non continuare a mettermi in confusione. Non vorrai farmi credere che tu… Ma se sei un povero Cristo come me!

NAZZARO:  Tu l’hai detto!

ELPIDIO:    E cos’avrei detto di grazia?

NAZZARO:  Povero… Cristo…

ELPIDIO:    Ma se m’hai detto che ti chiami Nazzaro…

NAZZARO:  Certo, Nazzaro alla moderna, ma Nazzareno all’antica…

LEONE:    No, no, non ci casco! Ma per chi mi hai preso? Per un allocco? Ma guarda tu che tipo dovevo stasera trovarmi fra le mani…

NAZZARO:  Già, le tue mani… Te le sei guardate le mani?

ELPIDIO:    Non ho bisogno di guardarmi queste maledette mani. Sono anni che me le guardo. Sono anni che non mi obbediscono più. Sono anni…

NAZZARO:  Te le se guardate le mani?

ELPIDIO:    (Scorge che le sue mani sono senza più tremori) Non ci credo, non ci credo, non ci posso credere! Ma… ma… Palmira! Armando! Maria! Venite! Correte tutti! (Tutti gli altri si precipitano nella stanza. Maria ha nelle mani un vassoio con dei bicchieri. Giuseppe i suoi fogli. Elpidio allarga le braccia). Guardami Palmira

GIUSEPPE:   Me se è tutta la vita che ti guardo! Cos’è questa storia; si diventa più belli la vigilia di Natale? Eh, Alain Delon?

ARMANDO:  Ma nonno, ti è andato alla testa il Parkinson?

ELPIDIO:    Il Pakistan? Quale Pakistan? Dammi quel vassoio Maria…

GIUSEPPE:   No Elpidio, i bicchieri! (Elpidio prende il vassoio, lo tiene alto a mano larga e fa un giro della stanza fino a deporlo sul tavolo. Manifestazioni di sorpresa e di stupore generale)

ELPIDIO:    E questo è niente. (Toglie gli occhiali) Dammi i tuoi fogli Beppo. “Nota delle spese assurde della mia Maria, detta la sprecona”…

GIUSEPPE:   Ma… ci vede?

ARMANDO:  Riesci a leggere nonno?

PALMIRA:   Madonna mia benedetta! Vuoi vedere che le cure del nevrologo e del culista hanno fatto effetto tutte assieme? Con quello che abbiamo pagato poi… Pensi signor barbone che, dopo la visita, gli ho chiesto il mio disturbo, insomma, la pagella…

ARMANDO:  Si chiama parcella nonna…

PALMIRA:   E lui mi fa: “50 neuro”

GIUSEPPE:   Euro, si chiamano euro…

PALMIRA: Poi, per farmi fare lo sconto, gli ho detto che avevo il mio nipote Armando che era tossicoindipendente…

MARIA:   Ma è sei matta Palmira? Lo sa che non è vero!

PALMIRA:   Tranquilla Maria, era solo per farmi fare lo sconto… Gli ho anche detto che si faceva le iniezioni di Mariana… di Maria Giovanna…

ARMANDO:  Si chiama marijuana nonna!

PALMIRA:   E che non potevo avere i soldi perché lui, quel fetente di mio nipote, me li chiedeva tutti i giorni. Allora mi ha detto che, vista la situazione, la visita non me la faceva pagare. Però mi ha anche detto che potevo andare alla guardiola medica che lì la visita era gratis, ma io gli ho risposto che, quando si tratta della salute, io non bado a spese! Ma come sono contenta che al mio Elpidio si siano fermate le mani. Oddio, però servivano a qualcosa quando ballavano come quelle della televisione. Come si chiamano? Ah, le Zoccoline.

ARMANDO:  Veline, nonna, le Veline!

PALMIRA:   Quando faceva caldo mi mettevo lì vicino e mi muovevano l’aria come un ventilatore. Quando dovevamo versare il formaggio sugli spaghetti lo faceva in un modo divino. Quando si dovevano agitare le medicine prima dell’uso poi era formidabile! Il guaio era quando si giocava a carte… Dopo un minuto erano tutte volate via. Solo a me, però, sono rimasti i miei dolori romantici, la mia colonna invertebrata tutta storta, i miei piedi che neanche il pediatra non è riuscito a sistemarmi…

NAZZARO:  Perché Elpidio non balli un valzer con tua moglie?

ELPIDIO:    Perché non ballo… Ma se le facessi anche fare un solo giro si sfascerebbe e dovremmo impiegare tutto il giorno di Natale a raccogliere le ossa e a risistemargliele al posto giusto …

NAZZARO:  Io, se fossi in te, ci proverei… Non vuoi bene alla tua Palmira?

ELPIDIO:  Certo che le voglio bene, anche se ormai sono un sacco d’anni che siamo assieme…
NAZZARO:  E questo che vuol dire? Guarda Elpidio che il matrimonio è come una sveglia vecchia. Se non lo carichi ogni mattina si ferma E un giro di valzer potrebbe ricaricarvi…

ELPIDIO:    Bah, se lo dici tu… Vuole ballare signora?

PALMIRA:   Ma sei diventato tutto scemo Elpidio? Non è che a voi due vi sia sbattuta in testa la stella cometa? Ma se l’ultima volta che abbiamo ballato è stato non so quanti secoli fa il giorno del matrimonio… Guarda che le mie ossa sono più fragili di un guscio d’uovo… No no, io non mi muovo!

ARMANDO:  Dai nonna, prova (Accende uno stereo e suona un valzer)

ELPIDIO:    Vuol favorire madama?

PALMIRA:   Vuole scherzare Fred Astaire? (Elpidio la prende di botto e si lanciano in un valzer vorticoso. Alla fine tutti applaudono. Palmira rimane da ora in posizione normale) Ma… ma… (Si tocca le ossa) Ma… Elpidio… Elpidio… L’avresti detto che la tua Palmira sarebbe diventata così elastica e slanciata come quella ballerina là… La Carla Fraccica?

ELPIDIO:    E il tuo Elpidio senza il Pakistan così fermo come il ponte di Messina sullo Stretto di Gibilterra?

GIUSEPPE:   E la tua vista come va?

ELPIDIO:    Bene, benissimo! Prima da vicino non vedevo bene; il dottore oculare mi aveva detto che ero presbitero e che da lontano ero lesbico…

PALMIRA:   Quanti anni mi dai Elpidio?

ELPIDIO:    Quanti anni ti do? Ma non ti bastano quelli che hai?

NAZZARO:  Complimenti Ginger Roger! Non sapevo che fosse una tal ballerina…

PALMIRA:   Non ci posso credere! Il mio pediatra mi ha sistemato i piedi e l’ossologo mi ha aggiustato tutte quante le ossa!

GIUSEPPE:   E allora festeggiamo! Festeggiamo il Natale che viene!

ELPIDIO:   Il vino! Beppe, porta in tavola in vino!

GIUSEPPE:   Accidenti il vino! La testa l’ho infilata nei tuoi conti e mi sono dimenticato il vino! E adesso che facciamo? Ormai i negozi sono chiusi…

ELPIDIO:    Ma che Natale è se non c’è il vino?

NAZZARO:  Non c’è problema Elpidio… Maria, ce l’hai una brocca d’acqua?

ARMANDO:  Acqua e pasticcini? Che schifo! Almeno la Coca cola…

GIUSEPPE:   Non c’e nemmeno la Coca Cola…

NAZZARO:   Maria, ce l’hai una brocca d’acqua?

ELPIDIO:    A me l’acqua fa male. Mi va su e giù dal sarcofago…

ARMANDO:  Esofago, nonno, esofago…

ELPIDIO:    E mi si pianta fra lo stomaco e il duotreno

GIUSEPPE:   Duodeno, Elpidio, duodeno…

NAZZARO:   Maria, ce l’hai una brocca d’acqua?

GIUSEPPE:   Certo che ce l’ho una brocca d’acqua. Acqua purissima potabile di rubinetto

NAZZARO:  E allora, per favore, vai a prenderla

MARIA:  Bah, se proprio insiste… Qui hanno tutti l’arteriosclerosi nella testa… (Esce)

GIUSEPPE:   E sì che i barboni ogni tanto un goccetto di vino se lo fanno…

NAZZARO:  Solo per combattere il freddo e non morire congelati su una panchina… Più che un vizio è una necessità

ELPIDIO:   E con il cibo come fate?

NAZZARO:  Le pattumiere davanti alle case ne sono piene… E poi c’è la Charitas che pensa a sfamarci… “Qualunque cosa fate ad un povero è come l’aveste fatta a me”.

ARMANDO:  E chi l’ha detto?

NAZZARO:  Hai mai sentito parlare di un tale Gesù, Armando?

ARMANDO:  Guarda che io tutte le domeniche vado al catechismo…

MARIA:   (Rientrando) Ecco l’acqua

NAZZARO:  Dammela. (Maria depone i bicchieri sul tavolo. Sul fondo si sarà versato anticipatamente del tamarindo x vino rosso, del caffè x la Coca Cola, succo d’arancia x lo spumante, menta x la menta. Il regista può trovare di meglio…) Tu Elpidio che vuoi?

ELPIDIO:    Vorrei del vino rosso, ma, visto che c’è solo acqua…

NAZZARO:  Per il mio amico Elpidio ecco il vino rosso (Man mano che l’acqua si colora nel bicchiere rimane allibito. Così faranno gli altri) E per Beppe?

GIUSEPPE:   Magari ci fosse uno spumantino…

NAZZARO:  Lo spumantino per Beppe… Spumantino anche per Maria?

MARIA:   Magari!

NAZZARO:  E spumantino anche per Maria

ARMANDO:  E la Coca Cola per Armando

NAZZARO:  E la Coca Cola per Armando. E per la Palmira?

PALMIRA:   Io bevo solo la menta. Mi fa bene all’apparato dirigibile

NAZZARO:  E la menta per la Palmira. E per me acqua, la cosa più naturale e più importante che il Padre ci ha dato. Cin cin! Buon Natale! (Bevono)

PALMIRA:   Ma… ma… Elpidio, dimmi che non ho preso il delirio tremendo…

ARMANDO:  Delirium tremens, nonna!

ELPIDIO:    E io un cactus cerebrale…

GIUSEPPE:   Ragazzi, non ditemi che sto sognando… Ma… ma…

ELPIDIO:   Niente ma! Io ho capito tutto

PALMIRA:   Cos’hai capito Elpidio? Ma se nella tua vita non hai mai capito un accidente! Allora spiegami cosa sta succedendo…

GIUSEPPE:   Mi ha versato acqua e sto bevendo uno spumante favoloso!

ARMANDO:  Mi ha versato acqua e sto bevendo Coca Cola!

ELPIDIO:    E questo rosso? Mai bevuto di così buono in vita mia!

PALMIRA:   E la mia menta? Eccezionale!

GIUSEPPE:   Senti… Cerchiamo di capire quello che sta succedendo in questa casa… A proposito, come ti chiami?

NAZZARO:  Nazzaro

GIUSEPPE:   Senti Nazzaro… Dov’è che hai imparato a fare i giochi di prestigio?

ELPIDIO:  Adesso basta! Adesso parlo io e chiudete quelle ciabatte che avete al posto della bocca! Non vi siete accorti che in questa casa sta succedendo qualcosa di speciale? Le mie mani non tremano più, vedo meglio di un falco, la Palmira ha ballato come non ha mai ballato in vita sua, l’acqua si è trasformata in vino, in Coca Cola, in menta… La volete capire o no che questo vecchio è…

NAZZARO:  E’ un barbone; solo un barbone Elpidio, un povero come mille altri che si invitano a tavola a Natale perché è d’uso che a Natale, e solo a Natale, si debba essere buoni. Ma tutto il resto dell’anno? Che fanno e dove vanno questi diseredati, questi disgraziati, questa feccia della società? E sì che ogni giorno sono accanto a voi, accanto a tutti gli altri che passano e li vedono solo come un fastidio, solo come uno sfregio della città, solo come qualcuno da sopportare, ma non da capire, non da aiutare, con cui parlare almeno una volta, cui dire almeno una volta “Come stai? Hai bisogno di qualcosa? Dove dormi stanotte?”.

GIUSEPPE:   Non dimenticarti, però, che noi ti abbiamo raccattato, accolto e ospitato…

NAZZARO:  Infatti; siete stati gli unici… Una notte qualcuno ha tentato di dar fuoco ai giornali con cui mi coprivo, altri mi hanno allontanato a spintoni dal marciapiede e altri ancora mi hanno insultato e cacciato perché, affamato, ero entrato in un bar a chiedere l’elemosina…

ELPIDIO:    Meriterebbero che Dio li strafulmini!

NAZZARO:  No, Dio li lascia liberi gli uomini di agire come vogliono; ha dato loro la libertà di pensare, di agire, di comportarsi e di litigare… A proposito di litigare… Quasi mi dimenticavo… Posso chiedervi un grosso favore?

ELPIDIO:    Guarda che un letto fino a domani lo troviamo. L’Armando lo mandiamo a dormire dalla zia…

NAZZARO:  Non si tratta del letto… Vorrei incontrare il Parroco e il sindaco di Rocca Bruciata

PALMIRA:    Quando? Adesso? La vigilia di Natale?

NAZZARO:  Sì, adesso, la vigilia di Natale

ELPIDIO:    Ma come…

PALMIRA:   Aspetta Elpidio. Credo di avere una mezza idea. (Va al telefono e, scorsa la guida, compone il numero) Pronto; ah sei tu Florinda? No, no; non è per i nostri pettegolezzi questa volta… Non è che ci sia da quelle parti don Mansueto? Buon giorno reverendo; sono la Palmira, la moglie dell’Elpidio. Dovrebbe venire subito a casa mia a dare l’estrema unzione a mio marito perché il morbo di Pakistan è peggiorato e sta per morire. Grazie, grazie don Mansueto. Venga di corsa, è urgente. L’aspettiamo

ELPIDIO:    E brava la mia Palmira. Adesso tocca a me (Va al telefono e, scorsa la guida, compone il numero) E’ lei signor sindaco? Sono l’Elpidio. Il marito della Palmira, la mamma della Maria del sacrestano. I dolori le hanno preso di colpo la testa ed è diventata tutta matta. Il dottore e i carabinieri hanno bisogno della sua firma per ricoverarla in manicomio. Sì, è urgente. Grazie sindaco. L’aspettiamo. Scusa Nazzaro per la bugia…

NAZZARO:  Le bugie le abbiamo catalogate fra i peccati veniali…

ELPIDIO:  E ora tutti nell’altra stanza. Qui ci fermiamo solo noi due vecchi. (Gli altri escono) Non dovrebbero tardare molto. Devono poi fare solo una cinquantina di metri… Pensa che il Leone dei Rossi è un comunista sfegatato mentre sua moglie Santa va tutte le mattine a messa. E’ proprio vero… ognuno ha la sua croce

NAZZARO:  Non dirlo a me…

DON MANSUETO:  (Entra trafelato con la boccetta dell’olio santo. Si mette la cotta) Eccomi! Allora, dov’è… Scusa Elpidio, ma non eri tu che stavi male?

ELPIDIO:  Scusi la bugia don Mansueto, ma la verità è che non sono io ad aver bisogno di lei, ma quel signore qua…

LEONE:    (Entra con respiro affannoso) Accidenti quante scale! E allora? Il dottore? I carabinieri? La matta?

ELPIDIO:    Qui non ci sono dottori, né carabinieri e nemmeno matti. C’è solo questo vecchio che…

NAZZARO:  Falli sedere amico mio… (Eseguono) Allora don Mansueto, contento di ritrovarmi qua?

DON MANSUETO:  Oddio! Ma questa voce… Io questa voce la conosco bene! Mi venga un colpo se… (Si inginocchia) Signore… Ma allora… Allora la tua promessa di ritornare…

LEONE:    Non ci sarà la matta, ma il matto c’è! Povero prevosto; le elezioni gli hanno preso la testa…

NAZZARO:  Forse non riuscirò a mettere la pace nel mondo, ma almeno a Rocca Pelata sì. (Si alza) Come potreste pensare che i continenti,  le grandi nazioni e tutti i popoli della terra possano vivere in pace se in pace non riescono a vivere quattro gatti, perdon, due gatti di due fazioni diverse di un piccolo paese come il vostro?

LEONE:    Ma si può sapere chi è questo vecchio che pretende di dare lezioni di comportamento a un sindaco e a un prevosto?

DON MANSUETO:  E’ un vecchio che ha un po’ più di testa di me e di te, bolscevico mangiapreti!

LEONE:    Per avere più testa di un prete ci vuole poco, venduto al Vaticano!

NAZZARO:  Bene! Che bello spettacolo! Ma se i capi sono così, come saranno i cittadini? Ora ascoltatemi bene. Lasciate che nel vostro sangue entri una flebo di umiltà, di comprensione e di pace. Lasciate in soffitta i vostri rancori e percorrete insieme la strada verso la giustizia e la democrazia, senza imbrogli reciproci, senza santini e senza strani vangeli.

ELPIDIO:  Io non ci capisco molto di questa storia, ma, se potessi appena appena parlare con Dio, saprei io cosa dirgli…

NAZZARO:  E tu parla; non è detto che non ti senta…

ELPIDIO:  Per prima cosa gli direi di mandare su questa terra un angelo…

NAZZARO:  A proposito di angelo… Si può sapere Elpidio dove è andato a finire quell’angioletto di zucchero che tuo nipote ha nascosto per via del diabete della nonna?

ELPIDIO:  Veramente io non c’ero e nemmeno tu. Ma se proprio ci deve essere… Armando l’avrà sicuramente appeso all’albero… Ma questo cosa centra?

NAZZARO:  Cercalo

ELPIDIO:  Ma va a sapere dov’è andato a finire fra palle, palline e lampadine…

DON MANSUETO:   Se ti dice di cercarlo… cercalo!

NAZZARO:  Lascia stare; sarà lui a venire da te… (Da dietro l’albero esce l’Angelo. Veste candida. Fascio di luce. Stupore generale)

ANGELO:  In principio era il Verbo e il Verbo si è fatto uomo. La sua potenza l’aveva nascosta e i potenti l’uccisero. L’uccisero inchiodato su due pali legati a croce. Tanti, troppi, non l’avevano conosciuto… Ma, vinta la morte, si ricongiunse al Padre. Attese invano che sbocciasse il seme della sua parola, ma sulla terra continuarono a prevalere l’egoismo, l’odio e le guerre. Dopo duemila anni s’allontanò ancora dal Padre per ritornare nuovamente sulla terra, ancora una volta pronto a soffrire, ad essere aggredito, perseguitato, cacciato. Questa volta non come un bambino, ma come un vecchio, un barbone da strada, umile e anonimo fra la gente. Dall’alto una voce lo richiamò poiché i tempi erano maturi per un altro diluvio purificatore, ma implorò di lasciarlo sulla terra finchè non avesse trovato qualcuno che lo accogliesse, non come Dio, ma come uomo. Uomo coperto di stracci, povero e affamato. E in questa casa trovò il suo tabernacolo, il tepore d’un ambiente sereno, un giaciglio caldo per la notte, il profumo del pane, una culla di affetti e, finalmente, cinque uomini di buona volontà e altri due con la zucca più dura, ma, in fondo in fondo, con un cuore da bambino. Ora potrà di nuovo ritornare al Padre e annunciare che i suoi semi non sono tutti caduti su una roccia, ma su terreno fertile e fecondo. Che il vostro Natale sia l’inizio di una nuova era di pace e di amicizia. (Ritorna dietro l’albero. Segni di grande stupore degli astanti)

NAZZARO:  E ora datemi la vostra mano… (Le prende fra le sue) Ora stringetevele forte, magari tanto forte fino a farvi male, ma non disgiungetele più. Pace?

DON MANSUETO:  Pace

LEONE:    Pace. Però la Madonna del quadro in chiesa non si tocca…

DON MANSUETO:  Allora dovremmo ritoccare un po’ il naso, la bocca e gli occhi, altrimenti sembra tutta…

NAZZARO:  Sembra veramente tutta alla mia mamma e a me piace tanto così. E quei due ragazzi… Come si chiamano? Ah sì, il Giacomo e la Dolores, lasciate che realizzino il loro amore. Si sposeranno in chiesa…

LEONE:   Questo mai! Dovranno passare sul mio cadavere!

DON MANSUETO:  Per questo c’è sempre pronto e oliato il mio Novantuno a pallettoni in soffitta…

NAZZARO:  Avete promesso pace e che pace sia. Ora me ne posso anche andare

DON MANSUETO:    Ma dove vai col freddo che fa?

ELPIDIO:    Sulla sua panchina nel parco…

NAZZARO:  No, Elpidio, lui sa benissimo dove ritornerò, anche se dovrò stare di nuovo in una posizione molto scomoda… Dovrò darmi ancora da fare per tenerlo continuamente d’occhio… E terrò d’occhio anche te Leone. E ricordatevi entrambi… E’ ancora oggi, più che mai valido e attuale, quello che, quando avevate i calzoni corti, vi è stato insegnato al catechismo: “Beati gli uomini di buona volontà!”.