Stefano Palmucci
(2007)
Commedia brillante in tre atti
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Il diavolo li fa e poi li accoppia
(commedia brillante in tre atti di Stefano Palmucci)
(tutti i diritti riservati: spalmucci@omniway.sm 3382015713
Pos. SIAE 201804)
Personaggi:
Giovanni Darloni
Anna (moglie di Giovanni)
Lucio Ferro (il diavolo)
Fighini (il commercialista)
Tonino Bond (linvestigatore)
Marisa (colf)
Renato (il venditore di enciclopedie)
Arnaldo (il mediatore)
Silvia (infermiera)
Denise (infermiera)
Marino (Poliziotto)
Salotto di casa Darloni, comunemente ammobiliato. Ampio divano, poltrone, ta-volo, mobilia varia. Una entrata principale in fondo a sinistra, che d sul corridoio. Una a destra verso il resto della casa e una a sinistra verso lo studio. In scena Lucio seduto sul divano e Giovanni, padrone di casa, in piedi.
Giovanni:(serio) E cos, lei sarebbe il diavolo
Lucio:(orgoglioso) in persona!
Giovanni:proprio.il diavolo
Lucio:n pi e n meno
Giovanni:(sempre serio) e non neppure da solo, se ho capito bene
Lucio:siamo quasi seicento, in tutto il mondo
Giovanni:eh, la peppa!
Lucio:senza contare quelli che stanno sottoterra. Ma quelli sono pochi, una de-
cina
Giovanni:comunque siete sempre della stessa razza
Lucio:s, anche se quelli sono pi importanti, comandano di pi, e si chiamano
Satana.
Giovanni:ah, ho capito
Lucio:e poi ancora sopra, anzi no, sotto, c il capo, che uno solo
Giovanni:(come per indovinare) Belzeb!
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Lucio:no, si chiama Lucifero, che poi significa portatore di luce. Anche se io
non ho mai capito il perch. Sta in un buio. Laltro giorno, quando mi ha
mandato a chiamare, ho inciampato in un sasso, ho fatto un ruzzolone per
terra, che mi sono scorticato tutto
Giovanni:e cosa voleva?
Lucio:mi voleva mandare qui da voi, ma non abbiamo potuto parlare molto per-
ch era incacchiato duro, aveva un diavolo per capello Giovanni: mi pare giusto
Lucio:bisogna capirlo: ormai vecchio, ha quasi diecimila anni. Per ancora in
gamba, eh? Ha ancora tutti i suoi denti. Due - trecento anni fa ha fatto unernia, ma adesso si ripreso
Giovanni:(lo guarda poi scoppia a ridere) giovanotto, sa che lei ha una bella fanta-
sia?
Lucio:non mi crede?
Giovanni:no. Per la ringrazio lo stesso, perch mi ha fatto fare quattro risate, e di
questi tempi, non cosa da poco
Lucio:perch non mi crede?
Giovanni:mettiamola cos. Ci siamo fatti due risate, abbiamo scherzato, ma il gioco
bello finch dura poco. (per congedarlo) Adesso mi deve scusare, ma
avrei proprio da fare
Lucio:ma io non ho scherzato per niente. E questo non mica un gioco
Giovanni:guardi, se scappato da un manicomio, o ha voglia di prendermi in giro, a
me non interessa. Per, davvero, adesso si fatto proprio tardi (gli mo-
stra luscita).
Lucio:mi deve spiegare perch non intende darmi retta
Giovanni:(inizia a spazientirsi) perch lei non il diavolo, va bene? E un uomo in
carne ed ossa, come me. Il diavolo non cos, fatto differente
Lucio:e come fatto, secondo lei?
Giovanni:lei non va mai al cinema? Eh? Non ha mai visto uno di quei quadri antichi?
Prima di tutto il diavolo cornuto, e poi ha la coda rossa, e poi ha il forco-
ne e poi le zampe come un caprone. E poi quando arriva, arriva con un
bel botto, non suonando alla porta, come ha fatto lei
Lucio:scusi, ma se mi fossi presentato cos combinato, come dice lei, e se mi
fossi fatto trovare nel suo bagno, o nella sua camera, cosa crede che sa-rebbe successo?
Giovanni:(pensandoci un attimo) forse mi sarebbe venuto un colpo secco...
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Lucio:bravo! Infatti stamattina prima di uscire per venire qui da lei, ho dovuto en-
trare dentro questuomo (indica se stesso) e imparare questa strana lin-gua, che non avevo mai sentito prima
Giovanni:(sarcastico) ah per, ha fatto presto ad impararla
Lucio:e pensare che senza questo vestito, tutto nudo, sono di una bellezza im-
pressionante
Giovanni:eh, me lo immagino
Lucio:ma ormai lo sappiamo che quando ci presentiamo al cospetto di voi uomi-
ni, quando ci vedete come siamo davvero, vi viene un colpo
Giovanni:allora vi potreste presentare davanti mia moglie, anche con un bel botto,
che se viene un colpo a lei, facciamo poco danno
Lucio:allora si convinto?
Giovanni:meno di prima
Lucioe perch?
Giovanni:perch il diavolo non veste cos bene; nero, tutto impiastricciato,
pieno di polvere, di carbone, di fuliggine. Si dice pure: diavolo sporco
Lucio:Stamattina, per venire qui ho fatto un bagno che sono stato tre ore dentro
la vasca. Ed era un secolo che non toccavo un goccio di acqua. Vai a fare
del bene alla gente.hanno proprio ragione i miei colleghi
Giovanni:(non sa cosa dire) va bene, sono convinto, contento? Lei il diavolo. E un
diavolo che mai. Un diavolo bellissimo. Adesso vada, vada pure contento
che se fa il bravo questaltranno le daranno la promozione, la faranno sa-
tana e poi chiss, un giorno, se muore quel vecchietto
Lucio:(credendoci) si, sicuro. Troppa strada devo fare ancora
Giovanni:oh, bene, allora cominci a camminare, vada, vada (cerca di spingerlo fuo-
ri).
Lucio:un momento, signor Giovanni, ancora non posso andare via: non le ho fat-
to la proposta
Giovanni:che proposta?
Lucio:sono venuto qui apposta
Giovanni:per farmi la proposta?
Lucio:e per chiedere quanto costa
Giovanni:(spazientito) insomma volete capire si o no che io non ho il tempo di stare
dietro a tutti i suoi giochi?
Lucio:solo due minuti, signor Giovanni. Abbia pazienza ancora due minuti e poi
la lascio ai suoi affari. Glielo prometto
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Giovanni:e allora forza, faccia questa proposta alla svelta, cos la schiantiamo e po-
tremo andare ognuno per la sua strada
Lucio:io sono venuto per chiedere di comprare la sua anima. E per metterci
daccordo sul prezzo
Giovanni:(sbrigativo) gliela regalo!
Lucio:ah no, no no. Non si pu mica. La devo pagare, scritto sopra il regola-
mento
Giovanni:allora voglio dieci milioni. Deuri, naturalmente
Lucio:(estrae taccuino e matita e calcola velocemente) s, dovremmo starci den-
tro. E poi? Solo soldi? Pu chiedere qualsiasi cosa
Giovanni:allora voglio anche una villa del valore di dieci milioni. Sempre deuri, natu-
ralmente
Lucio:(scrive sul taccuino) va bene, e poi? Mi rimasto ancora un buco. Chieda
pure lultima cosa
Giovanni:(ci pensa un attimo) posso anche fare un cambio?
Lucio:si capisce
Giovanni:mia moglie ha cinquantanni. La cambierei con due di venticinque
Lucio:(scrive) va bene. Affare fatto. Adesso sono a posto
Giovanni:oh, finalmente. Era ora. Adesso vada a cercare qualcun altro da prendere
in giro o matto come lei
Lucio:(uscendo) le lascio il mio biglietto. Vedr che mi cercher presto
Giovanni:(sarcastico) sicuro. Lo tengo da conto sopra la tavola, cos non lo perdo
Lucio:porco me!
Giovanni:cosa c?
Lucio:scusi, volevo dire: porco diavolo
Giovanni:cosa successo?
Lucio:ho preso i biglietti vecchi. Adesso che c internet li abbiamo fatti nuovi
Giovanni:ah, ma lo stesso, per me va bene anche questo
Lucio:no no, voglio fare le cose per bene, altrimenti dicono ch facciamo le pento-
le senza i coperchi. Che poi, non mica vero niente
Giovanni:ah, no?
Lucio:macch! E stato Dante, a mettere in giro questa voce
Giovanni:Dante chi? Canducci? Quello che sta ai casetti?
Lucio:no, Dante Alighieri, ma adesso morto
Giovanni:allora non lho conosciuto
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Lucio:quella volta che pass con Virgilio, ha visto che cerano molte pentole
senza coperchi, e ha cominciato a dire in giro che non eravamo capaci di farli
Giovanni:e invece non vero?
Lucio:ma no. E solo perch noi non li adoperiamo. Se mettessimo il coperchio
sopra le pentole, non si creerebbe quel fumo nero che fa tanto atmosfe-ra.
Giovanni:e con questo Dante, vi siete spiegati?
Lucio:s, ma era troppo tardi. Ormai lui aveva gi cominciato a ricavarci sopra
tutta una commedia
Giovanni:ah, se la gente comincia a chiacchierare, la chiacchiera diventa verit
Lucio:beh, cosa volete farci? Allora, ha una penna?
Giovanni:(la prende dal taschino) s!
Lucio:abbia pazienza, dopo vado davvero
Giovanni:voglio sperare! Cosa devo scrivere? (volta il bigliettino per scrivere dietro)
Lucio:allora, se vuole andare nel sito : vu vu vu.
Giovanni:(scrive) vu vu vu.
Lucio:vallinferno
Giovanni:(risentito) a chi??
Lucio:a nessuno, il nome del sito: vu vu vu, vallinferno, punto com
Giovanni:ah d (rassegnato scrive) punto com
Lucio:invece la mail : diavolo sessantadue
Giovanni:sessantadue?
Lucio:s, il mio numero. Diavolo sessantadue, lumaca
Giovanni:lumaca?
Lucio:s, lumaca. Quella lumachina.
Giovanni:ah, volete dire la chiocciola (scrive)
Lucio:non sono ancora esperto
Giovanni:me ne sono accorto
Lucio:punto inf
Giovanni:(finisce e mette via la penna) Ecco fatto, adesso vuole andare?
Lucio:S, adesso posso andare. Allora aspetto la sua chiamata. Io sar sempre
qui dattorno (esce al centro con satanica risata)
Giovanni:(solo) Ma guarda te, tutti i matti capitano a me. Pareva uno tanto per bene,
pulito, lavevo preso per un testimone di Genova, guarda te invece che ra-zza di matto uscito fuori(entra Anna)
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Anna:chi era, Giovanni?
Giovanni:da quando hanno chiuso i manicomi, non si campa pi
Anna:(sarcastica) e pensare che ti ci trovavi cos bene, l dentro. Era proprio il
tuo posto
Giovanni:(non cogliendo) era uno convinto di essere il diavolo
Anna:allora potevate giocare insieme. Te credi di essere un signore
Giovanni:no, io sono un signore, prego
Anna:s, sei il signore del piffero
Giovanni:o piffero o no, adesso sono un signore
Anna:sei solo un pidocchio rifatto
Giovanni:sono uno che si fatto da s, e che arrivato dove arrivato
Anna:(sarcastica) ah, ne hai fatta di legna. Da Montescudo a Carpegna
Giovanni: una colpa o una vergogna essere partito da niente, con le pezze sul se-
dere, e avere messo su unimpresa di sette operai? Dico sette! A me pare
che quando ti stacco lassegno per le tue spese non ti vergogni per niente,
o mi sbaglio?
Anna:che villano! Ecco dove vanno a finire tutti i tuoi discorsi: ai soldi. Te pensi
che ci siano solo quelli nella vita, eh? beh ti sbagli di grosso perch nella
vita c la cultura, c leleganza, c la raffinanza, ci sono dei traguardi
che con i soldi non li puoi comprare!
Giovanni:ah, bei traguardi. Quelli che ti ha messo nella testa tua mamma, o quelle
quattro befane sgangherate che vengono a prendere il caff tutti i giorni e
che crepano di invidia per tutti i soldi che abbiamo
Anna:siccome ne abbiamo molti! Noi la mandiamo, ma se guardiamo i conti del-
la tua ditta, sei sempre in rosso
Giovanni:che ignorante. Che ingenua. I debiti per unimpresa sono ricchezza. Lo di-
ce sempre il mio commercialista
Anna:ah, bel commercialista. A parte il fatto che ci sei solo te a chiamarlo cos, a
uno che arrivato si e no a fare la quinta elementare. Vedrai che quando si fa lo stipendio per s, i debiti non sono pi una ricchezza
Giovanni:la quinta lha finita e poi diventato anche ragioniere, se proprio lo vuoi
sapere
Anna:no, non ragioniere, ha fatto lEinaudi. E poi alle scuole serali. Me lo ha
detto la Gianna, che ha parlato con la cognata della moglie
Giovanni:ecco, ecco i vostri discorsi raffinati! Chiacchiere, chiacchiere e invidia
Anna:no, linvidia ce lhai te, perch tra di noi facciamo dei discorsi e dei ragio-
namenti che te non arrivi a capire
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Giovanni:ci vorranno degli studi per capire dove hanno aperto un negozio nuovo, o
con chi si fidanzata, questo mese, la figlia della Gianna
Anna:che ignorante! Che ignorante!! Cosa vuoi capire te, che non sei neanche
buono di parlare litaliano?
Giovanni:puretta! Io quando mi metto sono buono di parlare litaliano meglio cane
te.
Anna:ah, sicuro!
Giovanni:anche se ho fatto solo le scuole basse sono buono di parlare anche
litaliano farcito.
Anna:s, farcito con le patate
Giovanni:non bacilare, te, non bacilare
Anna:ah, io non bacilo mica
Giovanni:e poi te lho detto cento volte: se la storia non ti va bene, quella la porta
Anna:e te lo sai che non ti dar mai la soddisfazione di andare via da qui. A me-
no ch tu non scucia una buona fuoriuscita.
Giovanni:la fuoriuscita pronta sulla punta di queste scarpe vh: un bel calcio nel
sedere, ecco la fuoriuscita che ti do (ride).
Anna:la vedremo: chi la dura la vince. (suonano alla porta)
Giovanni:intanto va a vedere chi , che io stamattina, tra te e quel matto di prima,
non ho ancora combinato un cappero (esce verso lo studio)
Anna:(mentre va ad aprire) s s, ha da venire anche per te (rientra con Mari-
sa) oh allora Marisa, oggi ho un sacco di panni da stirare, poi c da fare ilbucato nuovo e ci sarebbe da pulire le finestre
Marisa:ma signora, le ha dato di volta il cervello? Forse s scordata della mia
sciatica. Alle finestre non ci arrivo, per il bucato non mi posso piegare, for-se, le stirer due fazzoletti
Anna:allora cominci dalle mie camicie, che mi servono per domani
Marisa:per carit, hanno quel pizzo di tulle che ci vuole unora e poi non vengono
bene lo stesso. Se ha fretta meglio che vada in lavanderia
Anna:va bene, vedr come posso fare. Dopo, se facciamo in tempo, volevo an-
che sbrinare il frigorifero
Marisa:allora non faccia affidamento su di me, per carit. Ho una bronchite che
mai, no posso stare molto davanti al frigorifero. Si far dare una mano da suo marito
Anna:dopo sentir. E passata a prendere il latte con linsalata fresca?
Marisa:no, oggi mi ha portato il mio Valdo, non sono passata da nessuna parte
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Anna:allora andr io, far tutto un giro. Tra due giorni, quando ritorna, dovremo
guardare quellarmadio di sopra, per vedere se c qualcosa da buttare via
Marisa:ah, mercoled non posso venire. Mi tocca badare i bambini di mia cognata,
che va a spasso. (suonano) Eh, comoda la vita delle signore (esce verso il resto della casa, mentre Anna va ad aprire, entra Fighini)
Anna:a lei? (ha un atteggiamento sarcastico e astioso) Il nostro commerciali-
sta
Fighini:(non coglie) suo marito c, signora? Avrei delle carte da fargli firmare
Anna:non saranno altre cambiali?
Fighini:no, signora, sono i documenti della consegna di domani
Anna:no, perch, ultimamente gli porta solo cambiali. Pare che le cose non va-
dano tanto bene
Fighini:cerchiamo di mandarle meglio che si pu, signora
Anna:bisogna vedere per chi, cercate di mandarle
Fighini:il padrone suo marito. Si vede che a lui sta bene cos...
Anna:che vada pure, allora. E nel suo studio, la sua vacca da mungere
Fighini:(inizia ad alterarsi) non si preoccupi, signora, che c poco da mungere in
una casa dove qualcuno ha le mani bucate
Anna:per fortuna che qualcuno pensa di goderseli, quei due soldi. Se no sareb-
bero gi finiti nelle tasche di qualche sanguisuga
Fighini:se proprio lo vuole sapere, la sanguisuga che dice lei ha salvato la barac-
ca dal fallimento gi un paio di volte. Se non fosse stato per merito di que-
sta sanguisuga qui, lei, cara la mia signora, adesso avrebbe le pezze sul
sedere, invece che gioielli e vestiti firmati
Anna:questo lo dice lei! Io dico che se quello scemotto di mio marito avesse
preso un commercialista diplomato, a questora navigheremmo in un mare di soldi
Fighini:anche io dico che navighereste in un mare, ma di unaltra cosa
Anna:come far mio marito ad imparare un po di raffinanza, avendo appresso
un individuo simile?
Fighini:e lei dove lha imparata? Da quei greppi da dove viene?
Anna:stia attento signor Fighini, perch un giorno o laltro mander un perito del
tribunale a controllare tutti i suoi conti
Fighini:troveranno perito suo marito, a sopportare una donna cos!
Anna:mangiapane a tradimento!!
Fighini:che paura! Mi fa tremare lorlo della camicia, signora delle mie scatole!!
(entra Giovanni)
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Anna:parassita!!
Giovanni:oh, a volete fare basta! Vi volete fare sentire da tutto il palazzo? (i due si
guardano in cagnesco)
Fighini:avevo bisogno di un paio di firme, per la consegna di domani (fa firmare
due fogli sul tavolino)
Giovanni:ecco fatto
Fighini:grazie. (verso Anna) Vado a respirare unaria un po pi pulita
Anna:basta che si tolga dalle scatole, per adesso .
Fighini:(a Giovanni) allora ci vediamo domani, Giovanni, oppure oggi pomeriggio
passi in ditta?
Giovanni:no, un passaggio lo faccio di sicuro, Claudio
Fighini:allora a dopo. (esce)
Anna:come fai? Come fai a sopportare un individuo cos? Hai visto come d su
a coda dritta? Quello deve avere la coscienza sporca come il bastone del pollaio...
Giovanni:per nel suo mestiere una lenza. Te bada alla casa che agli affari ci
penso io
Anna:e allora d ai tuoi dipendenti che stiano in ditta e che non vengano qui a
casa. Adesso vado che devo fare dei giri (prende la borsa il soprabito e fa
per uscire, entra da destra Marisa asciugandosi le mani con uno strofinac-
cio)
Marisa:ah, signora, se va a prendere il latte, mi prenda anche sei uova e due ci-
polle, che stasera faccio la frittata al mio Valdo
Anna:(sulla porta, alza gli occhi al cielo) va bene (ed esce)
Giovanni:Marisa, dopo pu passare a dare la polvere nel mio studio, che ora di
darci?
Marisa:eh, oggi non ce la faccio, mercoled non ci sono. E meglio che provveda
da solo (suonano, i due si guardano)
Giovanni:pu andare ad aprire la porta?
Marisa:perch? E pi vicino lei (ed esce a destra. Giovanni guarda in alto poi v
ad aprire, entra Arnaldo)
Arnaldo:(visibilmente trafelato) Porca boia Giovanni, ti devo dire una cosa da non
credere! Da non credere!!
Giovanni:cosa successo? Dai, datti una calmata e mettiti a sedere. Vuoi qualcosa
da bere? (lo invita a sedersi)
Arnaldo:s, sar meglio. Dammi un goccio di quello buono
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Giovanni:(prende bicchiere e bottiglia da un mobile) Dai, su, sta calmo, cosa sar
mai
Arnaldo:il tuo pezzo di terra. Quel calanco che mi hai dato da vendere tre anni fa
Giovanni:s. Non mi dirai che hai trovato da vendere
Arnaldo:da vendere? Stai a sentire cosa successo. Stamattina, mentre stavo fa-
cendo certi conti in ufficio, cos allimprovviso, entrato un signore, che non parlava neppure bene litaliano
Giovanni:allora vi capivate bene, perch anche te, scusa se te lo dico, ma non sei
un gran letterato
Arnaldo:no, ma questo parlava un mezzo americano, una specie di americano, a-
veva un modo di fare come di uno che era stato in America, una pronuncia americana, perch poi lui era (ci pensa) eh, americano
Giovanni:s, ma cosa voleva da te?
Arnaldo:mi ha spiegato che i suoi non erano di qui. Erano andati in America prima
della guerra e avevano una casa proprio l, sopra il tuo pezzo di terra
Giovanni:nel mio calanco? Si vede che questa casa caduta sotto i bombardamen-
ti, perch quando lho comprata io, non cera niente
Arnaldo:s, deve essere andata cos. Ma lui adesso lo vuole comprare, si infor-
mato in giro ed venduto da me apposta per domandarmi il prezzo
Giovanni:ah, per! Stai a vedere che questa la volta buona che ce la facciamo a
vederla!
Arnaldo:aspetta, aspetta, stammi a sentire. Siccome che io sono furbo come una
volpe, quando ho capito che era una faccenda di ricordi, di sentimenti, ho cominciato a tirare che mai sopra il prezzo
Giovanni:ah, bravo. Li freghi tutti cos, te. Con quella faccia da mezzo demente, la
gente ti vede, ti senti parlare, e dice: questo un cretino che non capisce
niente. E allora te: trach! Tutto dun botto, gli dai la fregata
Arnaldo:eggi! (soddisfatto, poi ci pensa, non sapendo se gli ha fatto un compli-
mento o no) Comunque a questo americano, che aveva laria di esserepieno di soldi, ho cominciato a dirgli che la terra non era in vendita
Giovanni:allora non hai solo laria: sei un demente davvero! Ma sei matto ad andar-
gli a dire cos?
Arnaldo:stai tranquillo, Giovanni, io li conosco i miei polli. Lui, quando ha sentito di-
re cos, ha cominciato ad alzare la posta
Giovanni:(gli brillano gli occhi) davvero? E a quanto arrivato?
Arnaldo:(compiaciuto) prova a dire
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Giovanni:abbiamo sempre detto che sei mi davano un paio di milioni era molto. Ci
da di pi? Tre milioni?
Arnaldo:questo un Berlusconi, Giovanni, uno che non sa pi dove metterli. Do-
vevi vedere come era vestito: aveva un abito di sartoria, una camicia bian-
ca immacolata, una cravatta tutta dorata e poi un cappotto, oh, un cappot-
to, che un cappotto cos io non lavevo mai.no, aspetta, il cappotto non
laveva
Giovanni:lascia stare il cappotto, stupidone, e dimmi quanto ci da, che non ne posso
pi
Arnaldo:allora, siccome che, pi io facevo no con la testa, pi lui alzava la posta,
sono arrivato a dirgli che non era questione di soldi Giovanni: te vuoi farmi venire un colpo secco. E lui?
Arnaldo:lui, siccome che era gi arrivato ad offrire dieci milioni deuro, mi ha detto
che anche lui aveva un bel pezzo di terra ed era disposto a costruirci so-pra una casa da altri dieci milioni, da aggiungere al prezzo
Giovanni:oh Madonna santa, mi sta venendo la pelle doca!
Arnaldo:abbiamo fatto tredici, Giovanni, questi sono colpi di fortuna che non capi-
tano due volte nella vita
Giovanni:e quindi per quel calanco, mi darebbe una casa del valore di dieci milioni,
pi altri dieci milioni di eur .(si spegne lentusiasmo e subentra una certa
perplessit).
Arnaldo:si! E una cosa da non credere, eh?
Giovanni:sei sicuro che ti ha offerto proprio dieci milioni?
Arnaldo:si capisce che sono sicuro, lho sentito con le mie orecchie
Giovanni:(sempre perplesso) proprio dieci? Non nove o undici?
Arnaldo:dieci milioni di soldi e dieci milioni di casa, (compiaciuto) cifra tonda!
Giovanni:ma guarda te che strano .
Arnaldo:luned ho fissato lappuntamento con lavvocato per fare il passaggio. Ci
vediamo alle nove, l da Bacciocchi
Giovanni:s, va bene. Allora se non c altro, ci vediamo l
Arnaldo:(notando le perplessit) cosa c Giovanni? stai bene? Non farti venire un
infarto proprio adesso, eh?
Giovanni:no, no, sta tranquillo. Mi devo solo abituare allidea. Ci vediamo da Bac-
ciocchi, te fai preparare tutte le carte
Arnaldo:va bene, faccio in un attimo, trullaler trullal (esce contento)
Giovanni:(ripensandoci tra s e s) ma no, impossibile, tutta una coincidenza.S, il diavolo, ma lascia andare, dai, brigante che non sei altro. Non mi far
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rovinare la festa da quel matto. E solo una coincidenza. (suonano alla
porta. Giovanni va alla porta di destra e chiama) Marisa vuole andare ad
aprire la porta?
Marisa:(da fuori) sto guardando sentieri
Giovanni:allora che provi di trovare il sentiero per andare ad aprire la porta!
Marisa:(entra e va verso la porta dentrata) stato fortunato, c la pubblicit
(rientra con Silvia e Denise, due infermiere) la signora non c. Se va be-ne lo stessoc quello l (indica Giovanni e rientra a destra)
Denise:scusate, noi cercavamo la signora Anna
Giovanni:s, mia moglie, ma adesso fuori, andata a fare delle spese
Silvia:(compassionevole) oh, lei il marito? Poverino
Denise:poveruomocos giovane
Giovanni:eh gi, ho fatto la mia quella volta che mi sono sposato con una donna co-
s. Ma voi come fate a saperlo? La conoscete?
Silvia:oh, ci scusi, signor Darloni, noi siamo due infermiere dellospedale. Io so-
no Silvia e lei Denise. Siamo passate perch avevamo bisogno di parlare con sua moglie
Denise:ma forse stato meglio che abbiamo trovato prima il marito, cos potremo
dare la notizia un po alla volta
Silvia:giusta, cos lo prepariamo e potr darci una buona mano quando dovremo
parlare con la moglie
Giovanni:che notizia, cosa successo?
Denise:lei sa che sua moglie venuta in ospedale la settimana scorsa, per fare le
sue solite analisi?
Giovanni:s, mi pare che me labbia detto
Silvia:si tenga forte, signor Darloni: risultato che sua moglie ha un bruttissimo
male
Giovanni:mia moglie? Ma sicuro?
Denise:si, e di un tipo che non si pu operare. Non c speranza. Il dottore ha det-
to che le rimangono al massimo due mesi di vita
Silvia:di solito si mandano i risultati per posta, ma in questi casi ci vuole un in-
fermiere perch non si sa la persona come pu reagire
Denise:e allora stavolta siamo venute noi due, dato che a lavoriamo insieme e
siamo di strada
Silvia: la prima volta da quando abbiamo finito la scuola da infermiere che ci
capita questa triste incombenza. E di una tristezza disarmante, vero Deni-se (comincia a piagnucolare) ?
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Denise:davvero. (piangnucola anche lei) C una bella differenza tra leggere una
notizia su un foglio e doverla comunicare allinteressato di persona
Silvia:a me dispiace per quella donna, ma tra due mesi lei finir di soffrire. Inve-
ce questuomo, poverino, nel fiore degli anni, dover sopportare una cosa cos
Giovanni:no, ma lei non si preoccupi, signorina
Denise:(sempre piagnucolando) non ci dovremmo fare coinvolgere, ma difficile.
Un belluomo cos, nel fiore degli anni, dover rimanere senza la sua don-na
Giovanni:beh, a una volta finito il lutto stretto, le donne si trovano
Silvia:se lei crede, signorcome si chiama?
Giovanni:Giovanni
Denise:Giovanniche bel nome, poverino
Silvia:se lei crede, signor Giovanni, noi potremmo passare tutti i giorni, per vede-
re come sta sua moglie, e anche per vedere come se la passa lei Giovanni: ah, sarebbe un conforto da ridere
Denise:ci pensi Silvia, come far questuomo da solo? Tutti i lavori della casa, la-
vare, stirare, cucinare, chi ci penser?
Silvia:eggi, in una coppia quello che parte star male, ma a volte sta peggio
quello che resta
Denise:avete dei figli, che stanno qui con voi?
Giovanni:ne abbiamo due, a ormai sono grandi e fanno vita autonoma
Silvia:poverino, tutto da solo, in una casa cos grande
Denise:Silvia, e se noi venissimo ad abitare qui, dopo il lutto? Dove abitiamo a-
desso vogliono un affitto esagerato
Silvia:ah, io lo farei con molto piacere. Potremmo dare una buona mano a
questuomo, fare le faccende, tirarlo un po su nei suoi momenti di sconfor-to
Denise:giusto, e non credo che ci faccia pagare pi di quanto paghiamo adesso.
Lei cosa dice, signor Giovanni?
Giovanni:(che ha seguito il dialogo incredulo) nooofarvi pagare? Ma volete scher-
zare? Se poi mi darete una mano e mi starete vicino noi momenti di scon-
forto, di solitudine, semmai se c da mettere qualcosa per le spese, per
queste prestazioni professionali, ben volentieri .
Silvia:Ma scherzer! Stia pure tranquillo che saremo a posto cos. E vedr che
staremo bene insieme, come una famiglia .
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Giovanni:(che non ci pu credere) s, come una famiglia, e la domenica mattina fa-
remo colazione tutti insieme, nel lettone grande
Denise:ma quella donna che venuta alla porta, chi era?
Giovanni:quella eraera la nostra vicina. Una mezza matta che quando le si rompe
la televisione, viene a rompere le scatole qui da noi
Silvia:ho capito, signor Giovanni
Giovanni:macch signor. Se dobbiamo abitare tutti insieme, mi potete chiamare
semplicemente Vanni.
Denise:(con malizia) mo non sar che dopo lei far il galletto, con due donne cos
giovani..
Silvia:deve essere una lenza, Vanni. Con un bel faccino cos
Giovanni:ma no, per quello potete stare tranquille, potrei essere vostro padre. A proposito, so che non galante chiedere let ad una donna, ma visto che
voi siete cos giovani
Denise:abbiamo venticinque anni. Abbiamo fatto la scuola da infermiere e abbia-
mo finito due anni fa
Giovanni:(resta un po turbato) ma guarda te, proprio venticinque (entra Marisa)
Marisa:(rivolta a Giovanni) prima aveva qualcosa da dire sul fatto che guardo la
televisione?
Giovanni:(imbarazzato) eh? no no, pu venire a vedere la televisione tutte le volte
che vuole
Marisa:ah, ecco. Perch se no lo sa che io ci metto poco ad andare dai sindacati
eh?
Giovanni:no no, non c bisogno. Vada pure a guardare tutto quello che vuole (cer-
ca di farla rientrare, facendo segno alle ragazze che un po matta).
Marisa:(rivolta alle ragazze) la guardo qui perch noi a casa non abbiamo ancora
la padella (e rientra)
Silvia:la padella?
Giovanni:s, ve lho detto che mezza matta. Voleva dire la parabola
Denise:ah, e cosa diceva a proposito dei sindacati?
Giovanni:sperchi sindacati hanno installato una televisione grande per i pen-
sionati che hanno problemi di vista, e lei minacciava di andarla a vedere l,
credendo di farmi un dispetto
Silvia:ho capitobeh, se sua moglie non ritorna, credo che non ci potremo trat-
tenere oltre, ormai si fatto tardi
Denise:uh, vero. Abbiamo da fare altri giri
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Silvia:torneremo domani. Mi raccomando, Vanni, non dica ancora niente a sua
moglie. Non sappiamo che reazione avr, pu darsi che abbia bisogno di un sedativo
Giovanni:sicuro! Quella ne ha bisogno quando sta bene. Domani portatene una bel-
la scorta, fate conto di dover addormentare un elefante
Denise:hi hi, che simpatico. Credo che staremo molto bene qui con lei
Silvia:credo anche io. Potrei dire che non vedo lora
Denise:allora ci vediamo domani, Vanni
Giovanni:(ancora sognante) s, bella
Silvia:ci vediamo(escono)
Giovanni: porca boia che fortuna che ho avuto!! Non ci posso credere!! Ho preso due piccioni con una fava. Mia moglie che va allaltro mondo e questi due pezzi di ragazza vengono a stare qui da me!!! Ma sar vero? Se un so-gno, non mi voglio svegliare. Due ragazze di venticinque(si calma e re-sta perplesso) oddio. Non sar che qui le coincidenze cominciano adessere parecchie. Prima i dieci milioni di euri, pi la villa, adesso perdo la moglie e guadagno queste due ragazze. Mmmmla faccenda si ingarbu-glia un po troppo. E meglio che chiami il mio uomo di fiducia, solo lui pu aiutarmi (va al telefono, compie un numero e resta in attesa) Claudio sei
te? Vieni qua, che qui stanno succedendo delle cose .che cose? Cose
da non credere da non credere!!!. (cala il sipario).
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Secondo atto
(in scena Fighini e Bond, attendono Giovanni)
Bond:di, Claudio, sei sicuro che quello se la berr tutta, la storia?
Fighini:sta tranquillo, io lo conosco bene. Sono il suo uomo di fiducia
Bond:mah, speriamo. Ma se vediamo che butta male, stiamo pronti a prendere
la porta
Fighini:vedrai. Quello un pesce che si mangia lesca con la canna e tutto
Bond:s, ma non sar che poi comincer a mordere anche al pescatore?
Fighini:ma no, questo uno scemo da competizione. Se sarai capace di dargli ad
intendere quello che abbiamo escogitato, vedrai che stavolta gli caveremo un bel po di quattrini
Bond:cercher di fare la mia parte
Fighini:hai capito bene cosa devi dirgli?
Bond:s, per oggi ho capito tutto, non ci dovrebbe essere problema. E per pros-
simi giorni che prevedo un po pi di fatica
Fighini:perch? Baster dargli un po di carne di lodola ogni tanto
Bond:si ma poi, quando sar uscito da qui, come faccio a scoprire se quello
uomo o un diavolo?
Fighini:macch diavolo, quello un imbroglione che vuole estorcere dei quattrini
al signor Giovanni, te lo dico io. E allora meglio che glieli estorciamo noi, prima che lo faccia lui
Bond:va bene. Allora lo teniamo un po in cariola, finch non si stufa di pagare
Fighini:s, dobbiamo solo stare attenti a non tirare troppo la corda. Ma stai tran-
quillo che per quello ci penso io
Bond:limportante che dopo tu mi dia la mia parte
Fighini:Tu tieni su il gioco, e poi faremo met per uno (entra Giovanni)
Giovanni:oh, Claudio, sei arrivato finalmente
Fighini:si. E sono in buona compagnia, come puoi vedere. (Bond si mette in po-
sa)
Giovanni:(guarda Bond scettico) e sarebbe quello, lo zero zero sette?
Fighini:Proprio lui. E linvestigatore pi bravo della Romagna. Qualcuno dice an-
che di Pesaro.
Giovanni:Sei sicuro? Non mi pare che abbia laria tanto sveglia .
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Fighini:Ma cosa dici, Giovanni? Quello un travestimento. Pare un mezzo defi-
ciente, per non dare nellocchio. Nel suo mestiere, pi dai limpressione di essere un povero demente, pi sei bravo
Giovanni:allora faccio fatica a pensare ad uno pi bravo di questo
Fighini:Te guarda Colombo, quello della televisione. Non gli daresti una cicca, e
invece i ladri e gli assassini li manda tutti in galera
Giovanni:ma questo lo conosci bene? Lhai visto allopera?
Fighini:ma scherzi o fai sul serio? Questo mangia il fumo alle pipe. Questo, se fai
una scoreggia capace di dirti cosa hai mangiato ieri sera
Giovanni:ah, mah, proviamo pure. (a Bond) piacere, Giovanni Darloni.
Bond:(impostato) mi chiamo Bond. Tonino Bond.
Giovanni:Claudio mi ha detto che lei un investigatore, e uno dei pi bravi
Bond:diciamo cos che, oggi come oggi, nel mio mestiere, difficile trovare di
meglio
Giovanni: un po che fa questo mestiere?
Bond: la prima volta (segni di Fighini). E la prima volta che mi fanno una do-
manda del genere. Ormai pi di ventanni che sono nel giro
Giovanni:e lavora qui nella zona? Perch, per dire la verit, io non lavevo mai senti-
ta nominare prima
Fighini:eh, non un caso, Giovanni. La sua specialit lavorare in incognito. Se
tutti lo conoscessero, che incognito sarebbe?
Giovanni:giusto. Si vede proprio che non mi intendo. Ha lavorato anche a dei casi
importanti?
Bond:boh, non mi pare proprio
Fighini:eh, Giovanni, adesso vuoi sapere un po troppo. Diciamo cos che dietro i
casi di cronaca pi importanti degli ultimi anni, cera lui. Ma non si mai potuto sapere, perch altrimenti salterebbe tutta la copertura
Giovanni:oh capito. E che genere di investigazioni fa, di solito?
Bond:tutti i generi. Pedinamenti, travestimenti, appostamenti, spionaggio. Ma la
mia specialit, sono le corna. A volte i mariti sono cos convinti che la mo-
glie abbia lamico che, se non ce lhanno, mi tocca farlo a me, he he he.
Fighini:beh, adesso vogliamo venire al nostro caso, Tonino?
Bond:s, giusto, scusate
Giovanni:Claudio le ha spiegato la situazione?
Bond:s. Mi ha spiegato tutto. Ma non ce nera bisogno, perch io sono cos fur-
bo che avevo gi capito tutto da solo. Non si preoccupi che ai suoi guai adesso ci pensa Bond. Tonino Bond
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Giovanni:(verso Fighini, sarcastico) allora siamo a posto, posso dormire sonni tran-
quilli
Bond:ora dovrei farle due o tre domande, se per lei va bene .(tira fuori un tac-
cuino e una penna)
Giovanni:come no? siamo qui apposta .
Bond:dunque signor Giovanni. Se non mi sbaglio, questo signore che si pre-
sentato a casa vostra, voleva darvi ad intendere di essere il diavolo, giu-sto?
Giovanni:s, giusto
Fighini:vedi? Vedi come ha gi inquadrato il problema? Questo un dritto, te lo
dico io
Bond:e questo signore, secondo lei, era proprio il diavolo, oppure era un essere
umano?
Giovanni:(basito, poi verso Fighini) sarebbe lui quello che mangia il fumo alle pipe?
Fighini:ma Giovanni, non capisci? Questa era una domanda retorica, questo
uno psicologo che ti studia, che vuole capire chi sei .a questo non gli
sfugge una penna...
Giovanni:mah, se lo dici te
Fighini:(a Bond) Tonino, qui non c bisogno di studiare niente, devi solo comin-
ciare a fare il tuo lavoro. Dunque, dovrai scoprire di questuomo che dice di essere il diavolo, chi veramente e cosha in testa. Hai capito?
Bond:ho capito benissimo. Non ti preoccupare, che in due o tre giorni torner
qui con tutte le informazioni del caso
Fighini:bene, bravo. Allora per il pagamento come facciamo? Vuoi una caparra o
paghiamo tutto alla fine del lavoro?
Bond:ah no, non c bisogno. Io mi fido. Faremo tutti i conti dopo, con calma
(Fighini si dispera)
Fighini:s, ma una caparra ci vorr, un fondo spese
Bond:ah, s, giusto, il fondo spese. Lei, signor Giovanni, mi dia mille euro subi-
to, che poi il resto me lo dar quando sar tutto finito Giovanni: ah, per, mi pare un po salata questa caparra
Fighini:ti dir, Giovanni, che per un professionista cos qualificato, mi pare anche
poco
Giovanni:(stacca un assegno) ecco, tenga pure, se mi cava fuori dai pasticci, sa-
ranno ben spesa
Bond:(intasca) vedr, vedr, signor Giovanni, saranno i soldi meglio spesi della
sua vita
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Fighini:va bene, allora noi aspettiamo che si faccia vivo lei, signor Bond. Quanto
pensa che dovremo aspettare?
Bond:(verso luscita) ah, in due o tre giorni, scoprir qualcosa, non vi preoccupa-
te per quello
Giovanni:mi raccomando, signor Bond, faccia un buon lavoro. Aspetter sue notizie
sopra le spine
Bond:ci vediamo presto. Molto presto (esce)
Giovanni:avremo fatto bene a metterci nelle mani di quel tipo? A me non da nessu-
na fiducia
Fighini:stai tranquillo, la persona giusta nel momento giusto. Ho mai sbagliato
su queste cose? Ti sei mai pentito di avermi dato la tua fiducia?
Giovanni:hai ragione. Mi sono sempre fidato e te hai sempre trovato la via duscita.
Anche se a volte mi costata cara
Fighini:Lascia perdere, Giovanni. Davanti ai guai della vita, non bisogna guardare
ai soldi (entra Marisa con uno spolverino in mano)
Marisa:(a Giovanni) allora, dovera la polvere? Nel suo studio?
Giovanni:(contento) s!
Marisa:ecco! (Marisa gli da lo spolverino e se ne ritorna a destra. Delusione di
Giovanni. Da fuori entra Anna, con qualche borsa)
Anna: ancora qui, il nostro commercialista posticcio?
Fighini:ha voglia di storie, signora?
Anna:proprio per niente. Forse lei non un commercialista posticcio?
Fighini:posticcia sar lei. Anche oggi vedo che le borse non le mancano. E sono
anche belle piene
Anna:Giovanni, lo senti? Questuomo si permette di venire a vedere dentro la
borsa della tua spesa. E io dovrei farmi guardare dietro per accontentare questo tipo qui?
Giovanni:per piacere Anna, lascia andare, non mettere becco nei miei affari
Fighini:giusto, parli quando pisciano le galline
Anna:e lei quando fa la neve rossa!!
Fighini:se cerca storie, stia pur tranquilla che ha trovato pane per i suoi denti
Giovanni:per piacere, anche te Claudio, lascia perdere
Fighini:va bene, vado. Ho visto che a casa tua comanda la Francia
Anna:se comandasse la Francia, lei sarebbe gi licenziato da un bel pezzo, glie-
lo dico io!!
Fighini:poverina. Io licenziato? Lei sogna lasino che vola, signora mia
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Anna:e lei non canti tanto da gallo, che verr anche il suo momento..
Giovanni:oh, vogliamo finirla qui?
Fighini:s, vado, vado, che ho cose pi importanti cui pensare Noi ci vediamo
pi tardi (esce)
Anna:allora? Quando ti decidi di licenziarlo?
Giovanni:te piuttosto, quando ti decidi di licenziare la golf, che mi fa ammattire?
Anna:quando ce ne potremmo permettere uno pi brava, e per qualche ora di
pi. Per quello che la paghiamo, oggi, si trovano solo quelle ragazze dellest
Giovanni:e perch quelle non vanno bene? Ce n qualcuna che non male
Anna:povero sporcaccione. Quelle ti ribaltano come un calzetto e ti lasciano in
braghe di tela
Giovanni:comunque io mi sono stancato di farmi prendere in giro da quella l. Le ho
detto di dare una spolverata nel mio studio, stata solo capace di darmi questo coso e poi sparita di l
Anna:adesso ci parlo io
Giovanni:(la guarda) te piuttosto, stai bene?
Anna:s, perch?
Giovanni:hai qualche sintomo, ti gira la testa?
Anna:no, sto bene, a cosa ti riferisci?
Giovanni:no, a niente. Prima sono venute due ragazze che ti cercavano
Anna:e cosa volevano?
Giovanni:boh, parlottavano di qualcosa ma non ho capito bene. Comunque domani
ritornano
Anna:devono essere quelle ragazze della lotteria della parrocchia
Giovanni:ah, s, mi sa che hai vinto il primo premio
Anna:macch, la lotteria ancora da cavare. Queste vendono solo i biglietti
Giovanni:allora te inutile che li compri
Anna:perch?
Giovanni:no, niente, dicevo cos. Domani ci caveremo la curiosit
Anna:(uscendo verso destra) capirai che curiosit
Giovanni:(si siede sul divano e inizia a leggere un giornale . Poco dopo entra Mari-
sa, si guarda un po attorno, poi prende una rivista e si mette a leggere
anche lei sul divano, vicino Giovanni. I due si guardano un po) Noi, a lei,
la paghiamo?
Marisa:a voltee poco
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Giovanni:e per quel poco che le diamo, lei, cosa fa?
Marisa:mi rompo la schiena per pulire i suoi pavimenti e per lavare le sue mutan-
de.
Giovanni:ah, s?, allora com che mi tocca sempre comprarle nuove?
Marisa:si vede che lei ha troppo potenza dentro i pantaloni. Sar contenta sua
moglie. (suonano, i due si squadrano senza che nessuno si muova)
Giovanni:(con intenzione) hanno suonato
Marisa:s, ho sentito anche io, non sono mica sorda (non si muove)
Giovanni:se nessuno va ad aprire, quello va via
Marisa:e a me cosa importa? La casa sua (e riprende a leggere)
Giovanni:(si alza di malavoglia, sbuffando. Rientra con Bond) gi qui? Bene. Ci
sono novit?
Bond:s. Ho fatto tutte le mie indagini e ho preparato un piano dazione
Giovanni:ha fatto in un lampo. Dica pure
Bond:(verso Marisa che ha continuato a leggere) lei pu sentire?
Giovanni:(a Marisa) le dispiace alzare il sedere e andare a leggere da unaltra par-
te?
Marisa:(alzandosi) sua moglie ha proprio ragione: proprio un ignorante! (esce a
destra)
Giovanni:allora? Dica pure, cosa ha scoperto?
Bond:ho fatto tutte le mie indagini sul diavolo, e adesso sono cos preparato
sullargomento, che sono sicuro che se me ne trovo uno davanti, sto poco a stabilire se racconta frottole o un diavolo veramente
Giovanni:bene! Allora come facciamo?
Bond:avrei pensato di fare cos: lei lo chiama al telefono, lo fa venire qui, io gli
faccio i raggi mentre lei aspetta dietro la porta
Giovanni:giusta. Bellidea. Lo chiamo subito. (fruga nelle tasche e prende il biglietto,
compone il numero) pronto Lucio? lei? Sono Giovanni, Giovanni Darloni
si ricorda? E stato qui stamattina. Avrei bisogno di lei, se potesse venire
qui un momento, se non le dispiace. Va bene, laspetto. (chiude)
Bond:cosa ha detto?
Giovanni:ha mangiato la foglia. Viene subito.
Bond:bene, allora lei pu gi andare di l. E stia attento di non fare venire qui
nessuno, intanto che io gli faccio i raggi
Giovanni:non si preoccupi per quello. Alle donne ci penso io. Lei che faccia il suo
mestiere con la calma
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Bond:vedr che star poco a prendergli le misure. Sono quasi convinto che sia
un imbroglione, ma non si sa mai
Giovanni:va bene, allora lascio fare a lei, che sa fare il suo mestiere. Poi se ha bi-
sogno, oppure quando ha finito, mi viene a chiamare
Bond:daccordo, stia pure tranquillo. Qui ci pensa Bond. Tonino Bond
Giovanni:allora vado (esce a destra, Bond si siede e suonano alla porta. Bond v ad
aprire e rientra con Lucio)
Bond:buongiorno
Lucio:oh buongiorno. Mi scusi, io cercavo il padrone di casa, il signor Giovanni.
Mi aveva detto che mi aspettava qui. Forse ho sbagliato orario
Bond:No no, non ha sbagliato per niente, che si accomodi pure. Il signor Gio-
vanni non c, ma ha incaricato me di occuparmi di lei
Lucio:(sorpreso) a s? E di cosa ci dobbiamo occupare?
Bond:dobbiamo fare una prova. Una cosa da niente, non si preoccupi
Lucio:mi scusi ma io non capisco. Dov il signor Giovanni?
Bond:ha bisogno che glielo dica io? Dovrebbe saperlo da solo, se tutto quello
che dice in giro vero
Lucio:e cosa direi io, in giro?
Bond:che lei non un uomo di questo mondo
Lucio:credo di cominciare a capire dove vuole arrivare. Possa sapere lei chi ?
Bond:mi chiamo Bond. Tonino Bond
Lucio:ha un volto familiare. Dove lho gi vista? Al cinema?
Bond:pu darsi. Viene anche lei al fulgor la domenica sera?
Lucio:no, io non vado da nessuna parte
Bond:allora si confonde con qualcun altro
Lucio:pu darsi. Non che lei sia uno dellaltra sponda?
Bond:non credo proprio, per quello pu stare sicuro!
Lucio:non ha capito. Dicevo se per caso lei un angelo
Bond:no, non sono un angelo. Sono solo uno incaricato dal signor Giovanni di
farle delle prove, per vedere se quello che racconta sia vero, oppure se ha solo intenzione di prenderlo in giro, va bene?
Lucio:ho capito. Va bene, faccia pure tutte le prove che vuole, non c problema
Bond:(estrae il taccuino) dunque, prima di tutto (estrae da una tasca uno
specchietto) lei sa cosa questo?
Lucio:deve essere uno specchio, mi pare
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Bond:eggi. Secondo le mie indagini e le mie investigazioni, il diavolo non si de-
ve vedere, specchiato allo specchio. Dunque, guardi l dentro (glielo d). Cosa vede?
Lucio:(dopo aver guardato nello specchio) niente
Bond:(stupito) come niente?
Lucio:niente. (glielo rende) perch lei cosa vede?
Bond:(si specchia) qui ci sono io. Lo specchio funziona. Lei non vede niente?
(glielo rid)
Lucio:(si riguarda) eh, no, io non vedo niente
Bond:(scettico, prende lo specchio e lo depone) mmmva bene, passiamo alla
seconda prova
Lucio:va bene
Bond:dunque, secondo le mie indagini il diavolo conosce tutte le lingue del
mondo. Lei le conosce tutte?
Lucio:tutte!
Bond:Allora cominciamo con linglese. Come si dice mano?
Lucio:(sicuro) men!
Bond:mmmuomo?
Lucio:oumen!
Bond:mmmproviamo con lo spagnolo. Come si dice (si guarda intorno) diva-
no?
Lucio:(pronto) divanos!
Bond:porta?
Lucio:portas!
Bond:tavolo?
Lucio:tavolos!
Bond:sedia?
Lucio:sedias!
Bond:mmmcaos?
Lucio:(titubante, poi) casinos!
Bond:mmmsentiamo il francese. Come si dice venite qui?
Lucio:venz ici!
Bond:e andate l?
Lucio:(ci pensa, poi si reca nella zona del palco indicata da Bond) venz ici!
Bond:proviamo il tedesco. Come si dice che ora ?
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Lucio:sie bitte wolkswagen?
Bond:mmm, complimenti, seconda prova superata. Allora adesso facciamo la
terza, quella pi difficile. La prova del fuoco
Lucio:dica pure
Bond:dalle informazioni che ho raccolto, al diavolo dovrebbe dare fastidio la vi-
sta di una croce
Lucio:(imbarazzato) oh, mi scusi, ma adesso dovrei proprio andare via
Bond:(lo ignora e si guarda attorno) qui in casa non mi pare di vedere una croce
Lucio:(sempre pi a disagio, si avvicina alla porta) devo proprio scappare
Bond:pare che basti incrociare le braccia come una croce, cos (incrocia le brac-
cia a mo di croce davanti Lucio)
Lucio:(preso da panico esagerato si accascia sul divano) aaaahahahah!!!!!!!!!
Bond:o anche cos (pospone le braccia sempre a m di croce)
Lucio:(ancora pi addossato al divano) aaaahahahahhah!!!!!!
Bond:per, le viene fastidio. Anche con le gambe, cos? (incrocia le gambe)
Lucio:(ulteriore panico) aaaahahahhahahaaaaaaaahh!!!!!!!!!!!!
Bond:ma guarda un po. Cos? (incrocia le braccia a mo di ics)
Lucio:(spalanca la bocca per urlare, ma poi ci ripensa, la chiude e si calma) no,
cos no
Bond:ah no? e com mai?
Lucio:eh, quella una ics, non una croce
Bond: vero, ha ragione
Lucio:adesso si convinto, o vuole andare avanti a farmi venire un infarto?
Bond:no, non si preoccupi. Non lavrei mai detto ma mi tocca arrendermi
allevidenza: lei proprio un diavolo
Lucio:oh, finalmente qualcuno che ragiona
Bond:mi scusi pure, ma capir che era una cosa difficile da credere
Lucio:e adesso, cosa intende fare?
Bond:adesso chiamo il signor Giovanni, che laspettava di l (si dirige verso la
porta dello studio e chiama) signor Giovanni! (dopo un momento entra Giovanni)
Giovanni:(raggiante) allora?
Bond:allora aveva ragione lui. E proprio un diavolo!
Giovanni:(spiazzato) davvero?
Bond:s, non c pi dubbio. Ha superato tutte le prove che gli ho fatto.
Quelluomo non uomo, un diavolo!
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Giovanni:(ancora incredulo) ma guarda te .
Bond:beh, allora io il mio lavoro lho fatto. Le lascio la fattura. (stacca un bigliet-
to). Le ho fatto bene, non ho messo su tutte le spese. Facciamo duemilaeuro e siamo a posto cos
Giovanni:ah perper fortuna che ha fatto bene
Bond:s, la mia natura di essere generoso. Mi basta il pensiero di sapere che
ho chiuso un altro caso oltre ai duemila euro naturalmente Giovanni: naturalmente (stacca un assegno)
Bond:grazie mille, allora, anzi duemila. Arrivederci e buona fortuna da Bond.
Tonino Bond
Giovanni:eh, anche a lei (Bond esce. Giovanni si volta verso Lucio) allora era pro-
prio vero
Lucio:cos pare. Non si era ancora convinto, dopo che le avevo servito su un
piatto dargento tutto quello che mi aveva chiesto?
Giovanni:mi pareva strano. Ma adesso che mi ha fatto sentire il profumo di questo
piatto, me lo vuole togliere?
Lucio:neanche per sogno. Il nostro patto sempre valido, per quel che mi ri-
guarda. E lei che adesso deve decidere se mi vuole vendere la sua anima
Giovanni:la prenda pure! Basta che ci stringiamo la mano, oppure devo firmare
qualcosa?
Lucio:no, non c niente firmare. Lei deve solo fare qualcosa per me
Giovanni:ci mancherebbedica pure
Lucio:subito. Ecco leidovrebbe ammazzare un uomo
Giovanni:cosa? Ma matto? e perch?
Lucio: il modo per vendere la sua anima
Giovanni:devo ammazzare un uomo?? E chi?
Lucio:uno qualsiasi, il primo che le capita alla porta
Giovanni:ma come faccio? Non ho neanche un fucile, a caccia non vado
Lucio:non c mica bisogno del fucile per ammazzare qualcuno. Lo pu fare ac-
comodare qui, sopra questo divano e poi dargli una botta sulla testa, con questo posacenere (mostra un grosso posacenere sul tavolo).
Giovanni:ma lei da i numeri. E dopo cosa faccio? Mi mettono in galera!
Lucio:per quello, ci penser io a fare sparire tutte le prove
Giovanni:e come faccio a fidarmi? Lo sanno tutti che ad ammazzare un uomo, si
prende lergastolo
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Lucio:ma lei lo legge il giornale la mattina? Tutti quei politicanti che rubano, gli
assassini che spariscono, i mafiosi liberiquella tutta opera nostra Giovanni: davvero? Ma allora sono in parecchi ad avere venduto lanima
Lucio:eh, non faccio per vantarmi, ma siamo un pezzo in l
Giovanni:si pu dire che ci sia rimasto solo io
Lucio:ah s, siete rimasti davvero molto pochi
Giovanni:non ci sarebbe un altro modo?
Lucio:no, quello lunico modo per avere tutto quello che mi ha chiesto. E scrit-
to sul regolamento
Giovanni:porca boia. Adesso come faccio? Io non voglio rinunciare a tutti i miei so-
gni. Ma anche ammazzare un uomo, non una cosa da prendere cos, al-la leggera
Lucio:ci pensi pure sopra. Poi quando ha deciso mi chiami. Io sar sempre da
queste parti (suonano alla porta) Ecco. (solenne) E lui. La vittima designa-
ta. Ci pensi bene, signor Giovanni, una botta sulla testa e la sua vita
(schiocca le dita) cambier.
Giovanni:porca boia, che situazione. Che stresscosa faccio?
Lucio:io vado, le lascio fare la sua conoscenza. Le do solo un ultimo consiglio:
non si affezioni troppo ci vediamo (esce con risata satanica. Poco dopo entra Renato)
Renato:(ha una ventiquattrore) Buongiorno, posso?
Giovanni:oh buongiorno. (tra s) Poverino, com giovane .
Renato:(non coglie) beh, mica tanto. Comunque grazie del complimento. Lei il
signor Darloni, vero? Permette? Mi chiamo Renato, Renato Gentiloni e a-vrei piacere di parlare con lei, se avesse un po di tempo da dedicarmi
Giovanni:(compassionevole) come no? Ma sicuro. Venga pure avanti. Vuole un caf-
f?
Renato:no grazie, lho gi preso
Giovanni:(lo fissa strano, poi dimprovviso) Lei ha dei figli?
Renato:(sconcertato, poi risponde) s, due. Dodici e quattordici anni
Giovanni:(tra s) oh poverinii due orfanelli
Renato:posso venire al motivo della mia visita?
Giovanni:sicuro, dica pure
Renato:dunque (estrae un volume dalla valigetta) volevo domandarle se aveva
avuto modo di vedere lultima opera della De agostini, unenciclopedia che si chiama Le meraviglie della natura
Giovanni:ne ho sentito parlare alla televisione, ma non la conoscevo
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Renato:oh, allora se permette vorrei farle vedere il primo volume
Giovanni:(come assente) lei sta bene, signor Renato?
Renato:(sconcertato) s, grazie
Giovanni:le fa male qualcosa? Ha dei problemi?
Renato:no no, tutto a posto, davvero.
Giovanni:(deluso) ho capito
Renato:dunque le dicevo che questo primo volume glielo lascio gratis, per una set-
timana, cos se lo guarda con calma. Guardi anche la qualit della carta, la
copertina, oltrech naturalmente i contenuti. Qui comincia con tutte le me-
raviglie del mondo animale, dai pesci
Giovanni:(ancora deluso) mi scusi signor Renato, se vuole lasciare qui questo vo-
lume una settimana, faccia pure, ma a me non interessa proprio
Renato:(lo fissa disperato, poi scoppia in un pianto dirotto) mi scusi signor Gio-
vanni. Non colpa sua. Ma io sono disperato. Sono un fallito. Non sono capace di fare niente, neppure di vendere unenciclopedia
Giovanni:ma no, su, non faccia cos
Renato:sono un buonannulla. E un anno e mezzo che non batto un chiodo, non
si vende unenciclopedia neanche a morire. Basta, voglio farla finita
Giovanni:(si ingalluzzisce) come?
Renato:non colpa sua. Avevo gi deciso prima di entrare qui dentro. Mi ero det-
to: basta, se non riesco a vendere una enciclopedia neanche qui, io mi ammazzo!
Giovanni:(si illumina) bravo!
Renato:eh?
Giovanni:no, dicevo che un uomo cos deciso, da ammirare
Renato:e non prova a fermarmi?
Giovanni:macch, matto? Ormai, se deciso, che posso fare io? Anzi, inutile
cincischiarebisogna farlo e basta
Renato:mi scusi, mi aspettavo una reazione differente
Giovanni:sa cosa far invece? Mi piacerebbe mantenere i suoi figli agli studi
Renato:grazie. Grazie, lei troppo buono
Giovanni:non lo dica neanche per scherzo. Eha gi pensato al come?
Renato:eh, anche quello un bel problema. Perch, vede, io sono delicato di sto-
maco, non posso vedere il sangue. Mi viene fastidio
Giovanni:buttarsi da un palazzo? (Renato fa no con la testa schifato), sotto un tre-
no? (ancora) testate contro un muro?
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Renato:no, io pensavo di prendere dei sonniferi
Giovanni:bravo! Bellidea. Bisogna andarli a comprare in farmacia. (estrae il porta-
foglio) Posso offrire io?
Renato:no grazie, fino ad una scatola di sonniferi, ci arrivo
Giovanni:no no, davvero, insisto. Offro io. Ecco cinquanta euro, si prenda anche un
caff. Ma prima eh? mi raccomando, non dopo, eh eh eh
Renato:non so cosa dire. Grazie, lei proprio buono
Giovanni:(improvvisamente perplesso) per mi viene un dubbio mmmmi scusi
signor Renato, le dispiace se lo faccio accomodare un momento nel mio
studio? Dovrei fare una telefonata
Renato:se non le dispiace, vorrei andare subito a fare quello che devo fare. Non
mi sento troppo bene .
Giovanni:abbia pazienza solo due minuti. Faccio una telefonata che non pu aspet-
tare e poi la vorrei salutare come si deve
Renato:non sto proprio bene. Mi hanno preso dei brividi di freddo
Giovanni:(prende il proprio giacchetto dallappendiabiti) ecco, prenda questo e si
accomodi un momento. Bisogna che si riprenda un attimo, prima di farlo
(lo accompagna verso lo studio) faccio in un secondo e sono subito da
lei
Renato:va beneaspetter di l, ma faccia presto, per piacere (Renato esce)
Giovanni:porca miseria, mi venuto un dubbio, dove ho messo quel biglietto? (si
fruga nelle tasche) ecco, qua. (prende il telefono e compone un numero)
pronto Lucio? lei? S. Volevo dirle che tutto fatto. Si vuole ammazzare
da solo. Va bene, no? a no? Cos non valido? E sicuro? Lo devo fare
io. Ho capito. Dopo per mi da una mano, come mi aveva promesso eh?
S, va bene, daccordo. Ci vediamo (chiude, tra s) porca boia, lo sape-
vo
Renato:(sulla porta dello studio. Sbatte gli occhi) mi scusi signor Giovanni, ma ho
perso una lente a contatto. Deve essere successo prima, quando ho pian-to. Senza quella sono cieco come una talpa
Giovanni:porc.gliela cerco io, non si preoccupi, si metta comodo di l (Renato tor-
na in studio inciampando) ci mancava solo la lente a contatto. (V verso laltra porta e chiama) Marisa. Marisa!! (dopo un po esce Marisa)
Marisa:cosa c?
Giovanni:Marisa, dobbiamo cercare una lente a contatto, mi dia una mano (si mette
in ginocchio a cercare la lente)
Marisa:ho appena messo su un goccetto di caff, lei lo vuole?
Giovanni:lasci stare il caff e mi dia una mano, adesso!
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Marisa:ah no, la pausa caff sacra. Labbiamo scritto sul contratto di lavoro
Giovanni:e sul contratto non c scritto che io sono il padrone?
Marisa:no, lei il datore di lavoro. C una bella differenza
Giovanni:se lei non mi da una mano subito, il datore di lavoro la pu anche licen-
ziare
Marisa:ci deve solo provare. Vado diritta dai sindacati. (esce)
Giovanni:che vada nel casino, lei, non dai sindacati .porca boia, tutte a me capi-
tano, tutte a me!!!(si inginocchia e inizia la ricerca con affanno. Cala il sipario).
Fine secondo atto
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Terzo atto
(scena vuota, dopo un po entra Fighini dalla porta principale)
Fighini: permessosi pu? (dalla porta di destra esce Anna)
Anna:(fredda) ah lei?
Fighini:suo marito c? Avrei delle carte da fargli firmare
Anna:(guarda il portaabiti) il suo cappotto non c. Deve essere uscito
Fighini:(si guardano poi, colpo di scena, si abbracciano) Anna!
Anna:Claudio! Non possiamo andare avanti cos. Quando potremo uscire dalla
clandestinit, e fare la vita di una coppia normale, che si vuole bene?
Fighini:porta pazienza ancora un po, Anna. La messa in scena che avevamo ar-
chitettato comincia a dare i suoi frutti. Ormai questione di giorni
Anna:io non ce la faccio pi a reggere questa commedia. A che punto siamo?
Fighini:ho parlato ora con quel tipo che fa il diavolo. Ha avuto una telefonata da
tuo marito che si quasi convinto. Sono proprio venuto a vedere se aveva bisogno di un ultima spinta
Anna:bisogna dire che i tuoi attori sono stati bravissimi. Anche se la storia ci ver-
r a costare
Fighini:per quello hai ragione, ma pensa che dopo, quando sar in galera, ci po-
tremo godere tutti i soldi che abbiamo messo da parte, pi limpresa di tuo marito
Anna:io non ne potevo pi, di dover tutte le volte fare la cresta sulla spesa, per
mettere da parte qualcosa per i nostri giorni futuri
Fighini:anche io, mi ero quasi fuso i cervello, per cercare di imbrogliare le carte
della ditta, e fare sparire tutti i mesi qualcosa per noi due. Tieni duro un al-tro po, Anna, ci siamo quasi
Anna:oh, Claudio, che uomo sei, come hai fatto ad architettare tutto questo stra-
tagemma? E dove hai trovato tutti quegli attori?
Fighini:ho affittato tutta una compagnia filodrammatica. Si chiama piccolo teatro
Arnaldo Martelli. E di San Marino, qui non li conosce nessuno, ma sono bravissimi
Anna:ah, davvero, quello che fa il diavolo, quelle due ragazze, quello che ha fat-
to lamericano che dovrebbe comprare quel pezzo di calanco. Non hanno sbagliato una virgola
Fighini: stato lanno scorso, quando sono stato in vacanza a San Marino una
settimana. Mi capitato di andare a vedere uno spettacolo di questa com-
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pagnia, e siccome che erano bravissimi e facevano morire dal ridere, ho cominciato a rimuginare un piano per fregare tuo marito
Anna:ti ricordi quando non trovavamo il nome di quel mediatore cui aveva dato
da vendere il suo calcanco?
Fighini: stato il momento pi brutto. Per fortuna che poi lho trovato tra le sue
carte. Su quellaffare era sempre stato riservato
Anna:gi, chiss perch. E linvestigatore? Anche lui era un attore?
Fighini:no, quello lho rimediato tra i miei vecchi amici di scuola. Per quello non
cera bisogno di un attore, mi bastava un cretino qualsiasi che smuovesse le acque, e non troppo furbo da capire il resto dellimbroglio
Anna:allora quel Bond era proprio quello che ci voleva
Fighini:sono andato a botta sicura. Capirai che ha fatto la prima sette volte
Anna:bravo. Bravo. Come sono orgogliosa del mio uomo
Fighini:non potevamo andare avanti cos. A vederci sempre di sfuggita. A dover
inventare tutti quei viaggi per tuo marito, per poter approfittare di quei po-chi momento di felicit
Anna:anche io non ce la facevo pi. Claudio, sono quasi due anni che va avanti
questa storia
Fighini:pensa che ce ne saranno cinquanta di felicit per noi due, con tuo marito
dietro le sbarre di una galera
Anna:non vedo le ore, Claudio
Fighini:adesso io vado. Fino che la faccenda non finita non possiamo abbassa-
re la guardia. Vado a cercarlo per convincerlo di fare questultimo passo
Anna:s, va bene. Ormai nelle tue mani, su di te ha una fiducia cieca
Fighini:allora ci vediamo presto, patatina mia
Anna:s, a prestosquaquerone (Claudio esce dalla porta principale, Anna rien-
tra a destra. Giovanni emerge da dietro il divano, con una lente a contatto sul dito indice)
Giovanni:ma guarda te dove era andata a finire, dietro il divano. Lho trovata final-
mente. Solo che ho trovato anche un bel paio di corna e una tresca gran-
de come un covone di fieno (si affaccia Renato)
Renato:mi scusi, signor Giovanni, ma io dovrei proprio andare via. Ha trovato la
mia lente a contatto?
Giovanni:S, lho trovata, qui. Ma lei dove va?
Renato:come dove? A fare quello che abbiamo detto, no?
Giovanni:ma matto? Io pensavo che scherzasse
Renato:no, io non scherzavo affatto. Sono proprio disperato
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Giovanni:ma lasci perdere, per piacere. Non ci pensa alla sua famiglia, eh? ai suoi
figli?
Renato:ma se ha detto che ci pensa lei
Giovanni:ma vuole mettere la differenza? E lei, solo perch non trova la sua enci-
clopedia, si vuole ammazzare? Lasci perdere, che c di peggio nella vita.
Mogli che fanno le corna ai mariti, amici che tradiscono la tua fiducia
Renato:s, quello vero
Giovanni:e poi, mi ascolti, adesso ho bisogno del suo aiuto. Se disposto a darmi
una mano, le prometto che comprer due enciclopedie.
Renato:(si illumina) davvero? Addirittura due?
Giovanni:se lei mi aiuta ad inscenare una farsa che mi venuta in mente, anche
tre!!
Renato:porca boia, con tre enciclopedie vendute, sono a posto per almeno sei
mesi
Giovanni:ecco, si metta pure la sua lente a contatto e venga di qua. Dovrebbe scri-
vere una lettera per me...(escono nello studio. Giovanni si porta dietro il te-lefono cordless. Entrano da destra Anna e Marisa)
Marisa:allora signora, io vado. Oggi ho lavorato per tre, mi sono spezzata la
schiena, sono stanca morta
Anna:va bene Marisa, allora se mercoled non pu, ci vediamo venerd
Marisa:non so. Se la schiena non va meglio, credo che dovr andare dal dottore
Anna:addirittura? Sta cos tanto male?
Marisa:eh si. Per fare tutti i suoi lavori pesanti qui in casa sua, mi sono ridotta
proprio male
Anna:va bene. Allora ci vedremo quando star meglio
Marisa:ecco, dato che forse salter qualche giorno, non che potrebbe pagarmi
subito la mesata?
Anna:adesso mio marito non c. Se lo vuole aspettare
Marisa:non posso, perch il mio Valdo qui di sotto che mi aspetta. Casomai
mander lui il ventisette a ritirare la busta
Anna:come crede
Marisa:alle sette e mezza della mattina del ventisette, sar qui
Anna:va bene. Allora, auguri
Marisa:a proposito, volevo dire: non che la busta potrebbe essere un po pi pe-
sante? Io vedo che tutto cresce..
Anna:sentir con mio marito
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Marisa:bisogna anche considerare che lei ha cominciato a chiedermi anche delle
prestazioni fuori orario
Anna:io? Quando?
Marisa:oggi non dovevo passare a prendere la sua spesa dal droghiere? Quello
era prima del mio orario di lavoro e non previsto sul mio contratto
Anna:lei per non passata, se non mi sbaglio
Marisa:s, ma lei me lo ha chiesto ugualmente
Anna:sentir con mio marito. Anche se, bisogna che glielo dica perch so che lui
lo tirer fuori: lei ha maneggiato le bottiglie dei liquori, per caso?
Marisa:io? Ma cosa dice, signora? Io ai liquori non vado davvero
Anna:non sarebbe mica niente, ma lui fa una solfa lunga con questa storia
Marisa:mi sar messa un goccio di mistr nel caff, qualche volta
Anna:no, pare che manchi da parecchie bottiglie
Marisa:ma questa cosa grossa, signora, si rende conto di quello che dice?
Anna:non il caso di scaldarsi cos, Marisa
Marisa:(sdegnata) ma suo marito cosa fa? Ci mette un segnetto? Mi meraviglio di
lei, signora, che crede cos alle accuse quelluomo, senza nessuna prova
Anna:il fatto , Marisa, che noi non beviamo affatto, e le bottiglie sono quasi tut-
te a met
Marisa:(inzia a piagnucolare) mi scusi, signora, ma io non posso stare oltre, in
una casa dove venuta a meno la fiducia, la stima,,,
Anna:s, Marisa, adesso non faccia cos
Marisa:(sempre piagnucolando) se ogni tanto mi faccio un goccetto, solo per ri-
prendermi dalle fatiche che faccio qui, per tirarmi su da quei lavori pesanti che sono costretta a fare
Anna:su, Marisa, non la volevo offendere. Per piacere che smetta di piangere.
Le prometto che dopo far un discorso con mio marito e le far avere la busta pi pesante
Marisa:(smettendo immediatamente) grazie sgnora. Lei una santa donna. Come
ha fatto a prendersi un uomo cos?
Anna:eh, Marisa, si vede che quella volta lho scelto nel mazzo
Marisa:bisognerebbe schiacciargli la testa, delle volte
Anna:verr anche il suo momento, stia pure tranquilla
Marisa:allora ci vediamo, signora. E mi raccomandola busta pesante (esce. An-
na siede sul divano. Entra Fighini)
Fighini:Anna, ancora non lho trovato. Dove pu essere andato?
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Anna:non ne ho idea. Il suo cappotto non c ancora
Fighini:allora vuoi dire che siamo soli?
Anna:s. Ne vogliamo approfittare?
Fighini:io ci sto!
Anna:e se dovesse tornare, che ci trova di l?
Fighini:tranquilla. Ho qui due o tre carte da fargli firmare. Quando lo sentiamo
cominceremo una della nostre solite litigate. Ormai abbiamo messo su un bel repertorio
Anna:giusto, dai andiamo, vieni di qua (escono verso destra. Dallo studio esco-
no Giovanni e Renato).
Giovanni:(sta leccando una busta per chiuderla) ecco fatto, venga pure. Ha scritto
proprio bene. Adesso si deve mettere disteso sul divano e fare finta di es-sere morto, fino che io non le dir di svegliarsi
Renato:va bene. (si accomoda) mi metto cos?
Giovanni:s, cos va bene. Lei faccia finta di essere morto. Adesso io mi metto que-
sti guanti (prenda da un cassetto un paio di guanti e se li infila), la sua let-
tera qui in tasca, do una spolverata a questo posacenere (col proprio faz-
zoletto) e poi possiamo iniziare la commedia
Renato:dovr anche trattenere il fiato?
Giovanni:non c bisogno, se non vuole morire davvero basta che faccia finta di
dormire. Il poliziotto daccordo con noi, qualche amico mi rimasto
Renato:va bene, da questo momento allora sono morto, (finge di spirare) ah!
Giovanni:(controlla a piccoli passi la porta di destra, poi comincia ad urlare) Aiuto!!!
Aiuto!! Anna, vieni qua!! Uh madonna santa, cosa ho fatto!! morto,
morto!! (accorrono Anna e Fighini).
Anna:(fingendo sorpresa e esagerando) Giovanni, cosa hai fatto! Cosa suc-
cesso?
Giovanni:lho fatto fuori! lho ammazzato!!
Anna:ma ti ha dato di volta il cervello! Hai ammazzato un uomo!?!
Fighini:o porca boia Giovanni, stavolta lhai fatta grossa. Ma perch?
Giovanni:non lo so neanche io, un raptus, cosa vuoi che ti dica?
Anna:o poveri noi, poveri noima chi era?
Giovanni:era uno che mi voleva vendere dei libri, ha insistito, ha insistito a me ha
dato su il nervoso e gli ho dato una botta in testa con questo posacenere
Fighini:qui bisogna chiamare i carabiniere, non c altro da fare
Anna:ma come hai potuto fare una cosa del genere, disgraziato che non se al-
tro?
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Giovanni:non lo so, avevo questo posacenere nelle mani, toh! (glielo d)
Anna:(lo prende senza pensarci, poi realizza e lo passa a Fighini) ah! Che schi-
fo!
Fighini:(lo posa sul tavolo) io chiamo i carabinieri, il telefono dov?
Giovanni:(Giovanni si toglie i guanti) di l, ma non c bisogno. Li ho gi chiamati
io (suonano alla porta) ecco, sono arrivati (entra il poliziotto)
Poliziotto: Buongiorno. Maresciallo Mezzanotti. (mostra un distintivo) E stato lei a
chiamare? Cosa successo qui?
Fighini:c stato un omicidio
Poliziotto: un omicidio?
Giovanni:(recuperando la calma) S, quei due hanno ammazzato questuomo (indica
Anna e Fighini, sopresa dei due)
Anna:ma cosa dici, Giovanni? sei diventato matto del tutto?
Fighini:(rivolto al poliziotto) Maresciallo, questuomo fuori di s. E comprensibi-
le, dopo quello che ha fatto
Giovanni:sono tranquillo e innocente come una colomba. Siete voi due gli assassini
Anna:e perch avremmo dovuto compiere un tale crimine?
Giovanni:ve lo spiego subito. (estrae la lettera) Questo povero uomo s e imbattuto
in una storia che gli costata la pelle. Stia a sentire: (legge la lettera) Si-
gnor Darloni, posso testimoniare con i miei occhi che sua moglie e il suo
commercialista Fighini se la intendono. La cosa va avanti da molto tempo.
Oggi sar l da lei per spiegarle i particolari e per portargli le prove. Renato
Gentiloni.
Anna:no, non vero niente!!
Giovanni:quando questo povero uomo arrivato, loro hanno capito tutto e lo hanno
tolto di mezzo, con questo posacenere
Anna:non siamo stati noi. Estato lui!
Giovanni:(verso il poliziotto) che controlli pure, maresciallo. Le lascio fare il suo me-
stiere
Poliziotto:(avvicindandosi a Renato) sembrerebbe sia stato colpito da un corpo con-
tundente.
Giovanni:gli hanno datto una pacca sulla testa, altro che contro un dente. Faccia
un controllo delle impronte digitali sopra il posacenere, vedr che ci trova
quelle di loro due
Anna:s, quello vero, ma perch (confusa). Claudio, io non capisco pi
niente. D qualcosa, cosa succede?
Fighini:(rassegnato) c poco da dire, Anna. Stavolta ci ha fregato
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Anna:come sarebbe a dire?
Fighini:sveglia Anna! Non capisci? Il nostro Giovanni ha capito la nostra tresca e
ha rivoltato le carte sulla tavola. Vero Giovanni?
Giovanni:chi di spada ferisce.
Anna:o madonnina santa, e adesso?
Giovanni:(raggiante) e adesso tutti quegli anni di galera, invece che io, ve li fate voi!
Anna:Claudio ma vero? Fa qualcosa (inizia a piangere)
Fighini:non c niente da fare, Anna. Un buon giocatore deve riconoscere quando
ha perso. Complimenti Giovanni, non avrei mai detto che eri cos furbo
Giovanni:grazie. Non faccio per vantarmi, ma anche io quando mi ci metto, sono un
bagaglio
Fighini:quando ti sei accorto della tresca tra me e lAnna?
Giovanni:prima. Quando voi parlavate, io ero dietro il divano, a cercare la lente a
contatto di questo signore. A proposito, signor Renato, adesso pu anche
alzarsi (Renato si rianima, sorpresa dei due)
Anna:ma allora non era morto..
Giovanni:no, vi andata bene. Mi basta di avere due testimoni della vostra tresca.
Cos posso licenziare in tronco questo serpente e divorziare da te. Ti la-
scio i tuoi stracci, ma per la buonuscita, te la prendi nel sacco! (Anna
scoppia a piangere, Fighini la consola).
Poliziotto: allora Giovanni, io andrei. Mi dispiace per quello che hai scoperto oggi. Se
hai ancora bisogno di me, sai dove puoi trovarmi.
Giovanni:eh, s, grazie Marino. S che su di te posso sempre contare.
Poliziotto: e poi pensa che almeno adesso hai saputo come stavano realmente le
cose. In fondo meglio tardi che mai.
Giovanni:s, per quello hai proprio ragione. Si vede che fino ad oggi sono stato cieco
e sordo, per non accorgermi di niente
Poliziotto: no, Giovanni. Ricordati che i mariti sono sempre gli ultimi ad accorgersi
delle corna che gli mette la moglie. Anzi, sai cosa faccio? Vado a casa a vedere cosa combina la mia, che non si sa mai
Giovanni:eh vai pure, tombolotto(Marino esce)
Fighini:Giovanni, non ci vuoi ripensare? La colpa stata tutta la mia, sono stato io
che ad architettare tutta la commedia. Lei solo una vittima
Anna:non vero. Sono stata io che lho portato nel peccato. Divorzia pure da
me, ma tienti il tuo commercialista
Giovanni:com, ma mi volete fare piangere? Siete commoventi, ma io ormai ho de-
ciso e indietro non ritorno. Raccogliete i vostri stracci e poi fuori dalle sca-
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tole, e alla svelta. Lo sapete come si dice: la farina del diavolo, va tutta in
crusca. (i due escono mestamente a destra, Anna piange, Fighini la con-
forta. Poi verso Renato). E lei? Si vuole ancora ammazzare?
Renato:neanche per sogno, signor Giovanni. Oggi ho imparato che sono altre le
cose importanti, nella vita
Giovanni:giusto! Il mio povero nonno lo diceva sempre. Se felice vuoi campare, tre
cose devi fare: mangiare, cagare, caricare!
Renato:eh! aveva proprio ragione
Giovanni:io oggi comincio una vita nuova. E per cominciare (prende a braccetto Re-nato e si rivolge verso un mobile) qui pensavo di mettere su una bella li-
breria, dove metterci tre enciclopedie.(mentre di due confabulano cala il
sipario)
fine
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