Il dilemma del marito

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                                                          ALFREDO   TESTONI

                                                IL

                              DILEMMA DEL MARITO

                                         

                                      Commedia in tre atti

                                                                P E R S O N A G G I

                                                                          °°°°°°°°

ANTONIO        BELLOTTI          padrone di una drogheria

ANGELA                                       sua moglie

FERDINANDO AGOSTINI

PROF. GILBERTO BONI              padre di Angela e di

ROSA

Il padre di Ferdinando

La madre

NANE                                             boscaiolo

LISA                                                vecchia serva dei Bellotti

CAPRASIO TINTI                          Giornalista

La signora VIRGINIA

CARLO                                           portinaio

                                                La scena succede a Venezia

                                                            

                                            °°°°°°°

                                                                                 1

                                                            ATTO   PRIMO

                                                     (SCENA STABILE)

Un salotto di una casa borghese, con qualche accenno ad una eleganza moderna, di gusto molto discutibile.  Ai lati quattro usci.  Uno in fondo.

                                                           SCENA   I

                               ROSA,  LISA,  poi  ANTONIO

ROSA    (E’ una giovanetta simpatica di vent’anni. Di modi semplici. Sta accomodando in un vaso dei garofani rossi)

LISA             (La vecchia serva, inginocchiata, spolvera i piedi della tavola che è nel mezzo)

ANTONIO       (Come un bolide, entra dal primo uscio che è a destra. E’ agitato. Richiude l’uscio e si ferma a un tratto. Le due donne, lo guardano spaventate ).

ROSA       Ma sei matto ad entrare così?

ANTONIO     In casa mia entro come voglio. Ho lasciato un momento il negozio perché avevo bisogno di salire qui. Dov’è mia moglie?

ROSA         E’ andata fuori a fare acquisti.

ANTONIO (con un risolino sardonico)  Già, gli acquisti nei negozi. Ne so qualcosa io degli acquisti. Poco fa il marito della…coso…, di sua moglie insomma, è entrato in drogheria e mi ha detto ridendo: “Quando viene la mia signora, la serva presto. Ieri ha dovuto star qui due ore”. Due ore! Capite?

LISA          Io no

ANTONIO       E quella signora non era comparsa. Dove era stata invece quelle due ore? Eh? (guarda insistentemente ora l’una ora l’altra).

LISA          A me lo domanda? Io non lo so.

                                                                           2

ANTONIO        E nemmeno io.

ROSA               Ma mia sorella non è la signora coso!

ANTONIO  (agitando in aria una lettera) Ma la gente è maligna e lo so per prova (legge)  “Sorvegliate vostra moglie. Un avventore” E ieri quest’altra (prende fuori di tasca un’altra lettera)   “ Perché vostra moglie esce così spesso di casa? “ Perché?

ROSA        Lo saprà lei.

ANTONIO     Lo dovreste sapere anche voi.

ROSA (ride)  Ma non siamo qui a fare la guardia di pubblica sicurezza.

ANTONIO    E dovrebbe essere specialmente tuo padre a sorvegliare! Quel caro mio suocero! E invece se ne sta tranquillamente a mangiare, a bere e a prendermi in giro per il mio carattere un po’ apprensivo!

LISA        Altro che apprensivo!

ROSA       Gelosissimo!

ANTONIO      Ma non capite che un commerciante deve godere del credito eh?...(tira fuori un’altra lettera) “ Quando vengo a comperare da voi e vi vedo amareggiato per le vostre sventure domestiche, mi vien voglia di cambiar bottega. Un avventore”.

ROSA          Ma ne hai una collezione!

ANTONIO  (con mistero a Lisa)  e così?...Avete scoperto?

LISA           Ma che scoperto? Se la signora ha un contegno corretto…

ANTONIO         Ecco quello che mi spaventa. Troppo corretto. Ma è una testa così leggera!

ROSA            E poi qui in casa chi capita?

ANTONIO       Pochi, lo so…Ma intanto capita il sig. Ferdinando, il mio computista, un giovane…timido, sì, ma giovane.

ROSA            Quello è troppo gentiluomo, troppo educato.

ANTONIO    Oh, per questo anche i gentiluomini educati, se possono, te la fanno!

                                                                            3

ROSA         Ma il signor Agostini, no.

ANTONIO     Perché?

ROSA          Perché quello è troppo gentile con me. Tutti questi fiori di chi sono? Egli sa che prediligo i garofano rossi, e quasi ogni giorno ha il pensiero gentile di portarmene.

ANTONIO     Così che tu lo sposeresti?

ROSA         Certe cose non le vengo a dire a te.

ANTONIO    Se  hai giudizio non sposerà te, né altre. Per i beni guadagnati che si fanno a prendere moglie!

ROSA (adirata)  Avanti, bravo! E’ tanto difficile a trovare marito, e tu fai questa bella reclame al matrimonio! Grazie tante. La tua gelosia è diventata una malattia!

ANTONIO         Lo so!

ROSA                E trascuri gli affari! E invece di essere in negozio…

ANTONIO        Sono qui! Ma badi lei, e badate voi che io non sono uno di quei mariti imbecilli che passano sopra a…No!

LISA   (se ne va scuotendo la testa)

                                                         

                                                             SCENA     II

                                                Gilberto   e   detti

GILBERTO (dal mezzo.    Un uomo d’età matura. Veste di nero, porta gli occchiali cerchiati d’oro e ha l’aria solenne) Che cosa succede?

ANTONIO           Succede…succede, caro suocero, che vostra figlia non è ancora rientrata. E sono le diciassette. Come ieri.

                                                                          4

GILBERTO           Si vede che doveva fare acquisti.

ANTONIO            Anche lui, gli acquisti!

GILBERTO            Siete diventato insopportBILE CON LA VOSTRA GELOSIA. Vi garantisco che se avessi saputo prima…

ANTONIO          Oh, anch’io1

GILBERTO          Ed ecco la riconoscenza che mi è dovuta per avere laasciato che una Boni, figlia di uno dei più chiari professori di storia, sposasse un droghiere.

ANTONIO         Ma un droghiere che vi fa il piacere di tenervi in casa sua…

GILBERTO         Riscuotendo la dozzina…

ANTONIO         Buona quella! Appena per gli stuzzicadenti! La vostra pensione non basta a mantenervi.

ROSA               Andiamo via, questi discorsi!

ANTONIO        E’ lui che mi stuzzica!

GILBERTO        E’ lui che mi mortifica. Voi sapete bene che se sono uscito dall’insegnamento prima di avere la mia   pensione intera, è stato per scrupolo di onestà1 Non potevo tollerare un torto fatto a un collega e mi sono ritirato.

ANTONIO         Io non dico…

GILBERTO         E tutti conoscono la mia correttezza! E sono segnato a dito per la mia serietà di carattere! E le mie figlie, mia moglie…

ANTONIO       Quella è morta!

GILBERTO        Sanno che non transigo davanti all’onore1

ANTONIO         Sempre l’eterno discorso!

GILBERTO          Perché se sapessi che mia figlia venisse meno ai suoi doveri, non potrei sopportare la vergogna!

ANTONIO            Lo so a memoria!  (siede)    

                                                                                   5

GILBERTO       E la nostra famiglia, di generazione in generazione, nei matrimoni non ebbe mai una macchai!

ANTONIO (scattando)  Ah, questa poi!

GILBERTO  (con aria da compassione)  Là,là…Badate al vostro zucchero e al vostro caffè. Rosa, c’è posta per me?

ROSA               Questi  (gli dà vari opuscoli)

GILBERTO         Riviste scientifiche, che io studio…

ANTONIO          Ed io pago.

GILBERTO   (lo guarda con disprezzo poi si volge a Rosa) Vieni di là. Mi devi dattilografare un nuovo capitolo (si avvia a sinistra).

ROSA                 Lungo?

GILBERTO          Piuttosto. Sulla guerra dei trent’anni.

ROSA                  La signora Virginia, or ora dalla finestra, mi ha avvertito che viene a prendermi.

GILBERTO            Aspetterà!

ANTONIO (mettendosi davanti a Gilberto) Io voglio sperare che quando arriva lei, sospenderete il dettato, e le direte l’animo vostro e anche il mio! Perché io, se non mi si danno spiegazioni  esaurienti, la faccio grossa, grossa! (dà un forte pugno su di un piccolo scrittoio).

                                                         SCENA   III

                                                  Angela,   Lisa   e   detti

ANGELA      (una graziosa donnina, giovane, dall’aria furba e intelligente. Entra dalla porta di fondo in una elegante toletta da passeggio tenendo fra le mani vari pacchetti. Ha corso molto per le scale e alla vista del marito si preoccupa, ma poi cerca di mostrarsi indifferente)  Ehi, là! Mi fracassi il secretaire?

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LISA   (segue Angela e l’aiuta a levarsi il cappello) 

ANTONIO       Secretaire! Vale a dire dove tieni i segreti!

ANGELA (ride)  Se è aperto!

TUTTI    (ridono)

ANGELA         Addio babbo, Rosa…

ANTONIO         Sono le dieci e mezzo, cara. Si può sapere dove sei stata?

ANGELA  (mostra i vari pacchetti)  A fare acquisti, come vedi. Caffè per te.

ANTONIO        E vai a coperare il caffè da un altro droghiere.

ANGELA         Scusa! Anche ieri trovasti il caffè così cattivo! Era il tuo.

ANTONIO           E’ vero!

GILBERTO          Siete contento adesso? Avete sentito? Una bella figura ci avete fatto!

ANTONIO (fa per andarsene dall’uscio di destra poi si ferma) Però per comperare del caffè, tre ore, come per la moglie di coso, sono troppe!

ANGELA  (seccata)    Sono stata dalla sarta, sono stata a prendermi un paio di guanti…Ma insomma, Antonio, sei diventato…

ANTONIO         Insopportabile, lo so.

ANGELA          Ogni volta che torno a casa, una scenata!

GILBEERTO  (disperato)  Me l’ammazza quella creatura, me l’ammazza1

LISA                   Senta, signor padrone…

ANTONIO          Via voi!

LISA                   Dopo trent’anni mi scaccia, oh!

ANGELA            No, restate. Voglio testimoni tutti!

ROSA                   Calmati, Angela…

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ANGELA  (si accalora sempre più)  Anche ieri mi ha accolta come se avessi commesso un delitto! Ed ero uscita per lui, per lui! (con un singhiozzo nella voce) A colazione, vi ricordate, egli aveva manifestato il desiderio di avere qualche cartella della lotteria nazionale. Si era alla vigilia dell’estrazione. Egli diceva di non potere uscire, ed io che cosa faccio, eh? Esco, in fretta, senza far parola ad alcuno, corro in fretta a comperare cinque cartelle con il mio denaro, torno in fretta, e perché sia più gradita la sorpresa ho la bella idea di rinchiuderle in quel cassetto là con scrittovi sopra: “ Queste cartelle sono del mio maritino!”.

GILBERTO        Bene speso quel vezzeggiativo!

ANGELA            Ah! Oh!  “Che cosa nascondi in quel cassetto? il tuo amante? I tuoi amanti?  Voglio vedere!  Scostati”. E volle vedere, il geloso! E volle toccare con mano!  (va allo scrittoio, estrae la busta e la getta con ira sulla tavola)  E sono ancora qui! E non sono lettere dell’amante, queste!

ANTONIO (disorientato)  Eh! NON C’è BISOGNO DI FARE UNA SCENA TRAGICA! Confessai subito il mio torto, e gradii tanto le cartelle che le pagai il doppio, dieci lire.

ANGELA       Che io non volevo, ti ricordi? Perché era un regalo che ti facevo.

ANTONIO  (si mette la busta in tasca) Ma ieri era ieri…

ANGELA  (canzonandolo)  E oggi non potevo andare a comperarne altre, perché non ne vendono più!

ANTONIO      Ma oggi si compera caffè!

ANGELA  (accalorandosi)  E oggi mi si torna a fare altre scene! Come se io non sapessi il perché me le fa, questo signore! Per mascherare le sue gherminelle, perché io non parli delle sdolcinature con tutte le donne, perché non mi accorga della corte che fa alla nostra vicina di casa…

ANTONIO      Io?

ANGELA         E se vuoi che io non mi muova più di casa, ebbene chiudimi qui, incatenami qui. Ammuffirò qui, mi ammalerò qui, morirò qui, così sarai libero di sposare la cara signora Virginia, qui sopra!

ANTONIO         Ma se ha marito!

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ANGELA      Ammazzerete anche lui! Uno più, uno meno. Una volta che siete sulla strada dei delitti! (via dal secondo uscio a sinistra)

ANTONIO      Sempre delle esagerazioni!

 GILBERTO         Ah, voi le chiamate esagerazioni?  Ringraziate Iddio che io sia un uomo superiore!  Altrimenti! E non capisce, questo droghiere, che sospettando di mia figli, sospetta di me, di te, (a Rosa) della mia intera famiglia. E insultando lei, quell’angelo, insulta me perché egli sa che se mia figlia venisse meno ai suoi doveri…

ANTONIO           Non potreste sopportarne la vergogna! E dagliela!

GILBERTO          Semplicemente vi disprezzo!  Rosa, vieni al lavoro.  Rosa, vieni al lavoro. Vieni, perché  la vista di quell’uomo mi amareggia troppo! (via a sinistra dal primo uscio).

ANTONIO            Lo amareggio. E mi mangia quintali di zucchero!

LISA                      Io non capisco perché tu debba sempre sospettare il male.

ANTONIO         Appunto perché voglio bene a mia moglie. E poi anche perché se si comincia a dubitare che un negoziante lascia correre, chiude un occhio ed è di manica larga con sua moglie adultera, si finirà per credere che anche i suoi generi siano adulterati!

LISA                    Certi discorsi in faccia a una ragazza!

ROSA                   Oh! Per questo li capisco!

ANTONIO            Allora tanto meglio!  (via dal primo uscio a destra)

                                                                         9

                                                         SCENA     IV

                                           Ferdinando    e   detti

LISA   (s’incammina verso il fondo e guarda fuori) C’è il signor Agostini

ROSA  (contenta)   Lui! Lasciaci soli! E’ la volta che parla!

LISA     (via)

FERDINANDO  (un giovane abbastanza elegante. Di maniere timide. Ha vari garofani rossi in mano).   E’ permesso?

ROSA  (con molta amabilità)  Oh, il signor Ferdinando. Avanti.

FERDINANDO  (offrendole i fiori) Oggi è la sua festa e ho voluto portarle questi pochi fiori.

ROSA             Ella mi confonde. Anche oggi dei fiori. E sempre il mio fiore preferito: garofani rossi. Guardi, come so conservarli. (segna i garofani che sono nel vaso) Ma oggi non è la mia festa. E’ fra quattro mesi.

FERDINANDO   (un po’ confuso9  Va bene. Per allora.

ROSA                   Grazie tante!

FERDINANDO   (sempre imbarazzato) E stanno tutti bene? Il signor Antonio sarà in negozio.  E…e la signora Angela sta bene?

ROSA                  E’ venuta a casa da poco (vede arrivare Angela da destra) Eccola qui.

                                                                 SCENA    V

                                     Angela,  Ferdinando,  Rosa,  Gilberto

ANGELA   (saluta)  Signor Agostini…

ROSA                Guarda, Angela, i bei fiori che il signor Ferdinando mi ha regalato. Li metterò di là, in camera mia.

                                                                          10

In un vasetto vicino al mio letto. Cambierò acqua tutti i giorni. Grazie, Signor Ferdinando!

GILBERTO  (di dentro)   Rosa, Rosa!

ROSA                 Il babbo mi chiama per dattilografare . Peccato! Compermesso ( via dal primo uscio a sinistra)

ANGELA  (appena certa che Rosa è uscita)   Ma come mai qui?

FERDINANDO        Volevo ad ogni costo sapere come siete stata accolta per il ritardo…Sono salito con la scusa dei fiori…

ANGELA               E’ una scusa che dura troppo. Mia sorella si lusinga e ciò mi dispiace.

FERDINANDO             Lo so! E lo faccio a malincuore anch’io, ma almeno così me la tengo amica; non sospetta e mi dà utili informazioni. Da un’ora non vivo più: vi ho lasciata così nervosa così agitata…

ANGELA          Io non so come abbia potuto padroneggiarmi, quando sono entrata in casa!

FERDINANDO    Ammetterete però  che la vostr agitazione era esagerata.

ANGELA              Esagerata?  Avere accolto il vostro invito? Essere venuta da voi? La chiama esagerazione!

FERDINANDO       Scusate: avete salito le sale, siete entrata, vi siete fermata nella prima stanzetta, vi siete messa a sedere nella prima sedia che avete trovato e non vi siete alzata di là che per uscire!

ANGELA                   E vi par poco? Che cosa potevo fare di più?

FERDINANDO         Dovete dire, che cosa potevate fare di meno! Lasciarmi ieri le più tenere speranze…

ANGELA               Ieri? Trascinarmi in una gita in gondola, condurmi alla perdizione…

FERDINADO         No: vi ho condotto semplicemente a Murano.

                                                                       11

ANGELA                E lasciar credere al barcaiolo che eravamo due sposini freschi!

FERDINANDO       E  invece?

ANGELA                 Caro mio, bisogna andare adagio. Dovete ben sapere che ho un marito che conta tutti i miei passi.

FERDINANDO         Ne avete fatti così pochi. Ieri in gondola, oggi là, sempre seduta…

ANGELA                E scherza!

FERDINANDO      Avete ragione. E non dovrei scherzare dopo il dolore che mi avete procurato! Fuggita, fuggita come se vi foste trovata davanti a un assassino! E io che non ho chiuso occhio pensando ad oggi. E sono andato là alle dodici per aspettarvi! E non vi dico i battiti del cuore quando sono suonate le tredici, l’emozione delle quattordici, l’ossessione delle quindici…E vi ho visto entrare, cadere su di una sedia e rimanere là fino alle sedici!

ANGELA                Perdonate! E’ stato  più forte di me. Entrare tutto in una volta in un appartamento di un giovanotto…

FERDINANDO           Ma, cara mia, non si può mica entrare a più riprese!  Oggi una scala, domani un’altra…

ANGELA                 Ci vuole pratica…

FERDINANDO          C’è un appartamentino libero al piano terreno. Prenderò quello!

ANGELA              No, no. Là, mai più! Mai più!

FERDINANDO (rassegnato)  Come volete. Torneremo a Murano.

ANGELA   (contenta)  Grazie!  E non dovremmo più far tanto tardi come oggi, altrimenti non sapremo più quali scuse trovare con mio marito.

FERDINANDO     Che?!  Con voi la mia immaginazione si allarga, spazia lontano…Quella di ieri per esempio, trovata nel momento di lasciarvi, che idea splendida!

                                                                      12

ANGELA  (sorridendo)  Sì, ma non vi saranno sempre delle lotterie nazionali, e voi non avrete sempre delle cartelle in tasca e fare il bel gesto di darmele per regalarle a mio marito, come ieri…

FERDINANDO      E oggi qual bel gesto trovar? Volete quelle che mi sono rimaste?

ANGELA  (seguita  aridere)  Oggi la vendita è chiusa. Sarebbe inutile privarvi anche di quelle…

FERDINANDO        Ma che privare? Con voi vorrei dividere tutto in parti uguali. E intanto divido con voi le giornate, le notti, i pensieri, i desideri…

ANGELA                Le cartelle…

FERDINANDO       Le cartelle…le gioie, i dolori, le emozioni, le speranze…Come sarei felice che anche voi foste la mia metà!

ANGELA             Davvero? E allora dobbiamo dividere anche questo (estrae dal portamonete un biglietto da dieci lire)

FERDINANDO          Che cosa?

ANGELA               Le dieci lire che mio marito mi ha dato per le cartelle.

FERDINANDO        Oh, voi mi offendete. Perché sono un modesto contabile?  Un miserabile impiegato nel negozio di vostro marito?  Provo già una repulsione a prendere dalle sue mani lo stipendio…E’ vero che è così poco!

ANGELA               Come siete buono, Ferdinando!

FERDINANDO (avvilito)  “Siete, siete “…Sempre quel voi freddo e compassato! Angela! Angela, se è vero che mi vuoi bene, dammi almeno del tu…

ANGELO              No, siate buono. Più di quello che vi ho dato, non posso

FERDINANDO       Ma è poco, Angela!

ANGELA                Ma il mio bene, tutto!

FERDINANDO  (esaltato)  Sì! Sì!

                                                                      13

                                                              SCENA   VI

                                       Antonio,  Angela,  Ferdinando

ANTONIO  (Più che di corsa entra a precipizio dal primo uscio di destra. Corre verso i due, pallido, tremante, con gli occhi sbarrati, senza avere la forza di pronunziare una parola)

ANGELA  (presa da spavento, stende le mani verso Antonio)  No, no, Antonio! Era venuto a portare fiori…

FERDINANDO  (indietreggiando) Un mazzetto alla signorina Rosa, lo creda!

ANTONIO             Una sedia…dell’acqua…Il cuore non batte più; la testa mi gira! E’ enorme, e’ enorme!  (Angela e Ferdinando sono ancora in preda a una forte agitazione)

ANGELA            Quella tua maledetta gelosia ti rovina!

ANTONIO  (con un filo di voce e con un gesto largo delle braccia, chiama Angela vicino a sé) Qui, Angelina, che ti senta fra le mie braccia! (a Ferdinando) E anche lei! Io devo abbracciare tutti per sapere se sono ancora vivo, se sono io o un altro. Dov’è tuo padre, la Rosa, la Lisa, tutti i miei conoscenti?

ANGELA        Antonio sei così esaltato che mi fai paura!

ANTONIO       Sì?  Mio Dio! Avrei perduto la testa?  Ma no…tu sei Angelina  questo è il  Gazzettino uscito or ora. Non è un’allucinazione, spero! Lì, là…(segna vari punti del giornale) Non vorrei aver letto male! Signor Ferdinando, lei che conosce bene i numeri legga, legga: Qui, là…dove è scritto: estrazione della lotteria. Ma aspetti un momento (prende fuori di tasca una cartella della lotteria) Avanti…adesso legga

FERDINANDO   (legge)   “Serie B”

ANTONIO                Serie B

FERDINANDO          “ Il numero  100.345…”

ANTONIO                   100345.  Avanti, avanti…

FERDINANDO  (con voce che va sempre più affievolendosi)  “E’ il numero vincente  del premio di trecento mila lire della lotteria nazionale”.

                                                                        14

ANTONIO  (segnando la cartella) Questi, questo! In una delle cinque cartelle che mi hai comprato tu, Angela.

ANGELA   (sbarrando gli occhi e confrontando la cartella col giornale)  No?!

ANTONIO          Sì! Ecco qua le altre quattro….era la quinta, l’ultima. 100mila e 345. Ricordavo i miei anni…già. Mi era rimasto in mente che una delle cartelle finiva con 45 e quando ho letto il numero, ho subito guardato e…e (vede Ferdinando che si asciuga il sudore, quasi preso da uno svenimento) Dio, com’è diventato pallido! Angelina, anche tu tremi!...Angelina, Ferdinando, avete gli occhi fissi! Eh, vedete se è una forte emozione! Figuratevi per me! Dovevo prepararvi a poco, a poco…

FERDINANDO      Ecco…come si fa per la morte del padre…d’un figlio…

ANTONIO            Ma qui si tratta della vita, dell’avvenire. Trecento mila lire!

FERDINANDO        Trecento mila lire!

ANTONIO                La ricchezza per noi!

ANGELA                 Ma sei certo? Potrebbe essere stampto un numero per un altro.

ANTONIO  (con un grido)  No, non dirmelo! Se ripeti una cosa simile muoio d’un accidente!

ANGELA  (cercando di frenare invano la sua emozione)  Ho detto così perché tu ti calmi. Non precipitare! Hai parlato con qualcuno?

ANTONIO             No. Giù in negozio mi sono sentito un freddo addosso. Sono corso su subito…

ANGELA            Per adesso terrei nascosto a tutti…

ANTONIO            Ma come potrò nascondere trecento mila lire!

ANGELA              Per evitare intanto la curiosità della gente.

ANTONIO           Ma lo saprà subito. La cartella è stata venduta a Venezia.

ANGELA              Sì, va bene, ma aspettiamo. Bisognerà prima riscuotere la somma.

ANTONIO           Andrò a Roma (mette la cartella nel portafogli)  Dio! Che non la perda! (giubilante)  Angelina, devo tutto a te, a te sola! Ma vedrai che non mi mostrerò ingrato. La somma è mia ed è tua…

                                                                      15

ANGELA  (con un moto di gioia)  Sì? E’ anche mia? E potrò disporne?

ANTONIO          Disporremo insieme. Se sono ricco io, lo sei anche tu. Spenderò io e spenderai anche tu…

ANGELA          Giustissimo. Perché volere o no la cartella l’ho acquistata io.

ANTONIO         Ma io te l’ho pagata il doppio. E’ mia doppiamente. Non è vero signor Ferdinando?

FERDINANDO        Già…ma sa…

ANTONIO            Lei sarà il mio capo contabile! Le crescerò subito lo stipendio! Verrà a Roma con me. Spesato di tutto. Non è prudente che io vada e torni solo con un tesoro simile addosso…

ANGELA             Vedi se ho ragione di consigliarti a tenere la notizia nascosta! Un complotto, un brutto tiro…

ANTONIO  (allarmato)  Verissimo!

ANGELA             Andremo tutti e tre a Roma.

ANTONIO         Benissimo. E questo sarà davvero un viaggio tranquillo.

ANGELA            Intanto torna in negozio e cerca di mostrarti tranquillo.

ANTONIO       Sì(tastandosi addosso) Dio! Il portafogli? Ah! E’ qui. Vado, Angelina, qui che ti abbracci! Scusi, sa, amico mio, ma lei comprende!...Hai bisogno di denaro? Ce n’ho in cassa! Te ne anticipo quanto vuoi! E poi adesso che credito! Tutte le banche aperte a me! (sbuffando) Qui si soffoca! Troppo ristretti questi locali! E questi mobili! Tutto nuovo! (cambia idea) E come farò a dormire stanotte? (serio) Devo star male! (si tasta il polso) Se andassi da un medico? (a Ferdinando) Lei quando è agitato, che cosa prende?

FERDINANDO  (con aria avvilita)  A quanto pare, io non prendo niente!

ANGELA  (con uno scatto)  Ah, no!

ANTONIO  (si volta)  No? Come?

FERDINANDO        Prendo bromuro.

ANTONIO              Ne hai in casa, Angela? Preparamene una buona dose. Adesso torno. Le gambe mi tremano! Mi pare di avere un enorme peso addosso. Infatti trecentomila lire, tutte in una volta! E’ sbalorditivo! (via dal primo uscio di destra).

                                                                       16

(Angela e Ferdinando seguono con gli occhi Antonio)

ANGELA  (con uno sfogo)  Non è possibile! Così, no, no! Sono stata lì lì per dir tutto! Ma bisogna che egli sappia…

FERDINANDO  (con sentimento)  La cartella è sua. Lo divisi in due il pacchetto. Cinque in una mano, cinque nell’altra (gestendo) Perché allungai  questa e non quella?  (con rammarico) E lo chiamammo un bel gesto!

ANGELA        No, la cartella è tua, Ferdinando acquistata coi tuoi risparmi.

FERDINANDO  (gradevolmente sorpreso) Mi dai del tu?

ANGELA              Sì, sì, perché non ho sentito mai di volerti bene come adesso. Ecco: lo dico. E lui pareva che facesse di tutto per torturarti! E tu per salvare me, non hai detto una parola (sempre più si accalora) Bisogna trovare una soluzione! Ma vuoi che io ti lasci portar via la tua fortuna, il tuo avvenire, se sono stata io la causa di tutto? No, no. Mio marito dopo tutto è un uomo onesto e quando saprà…

FERDINANDO       Saprà che cosa? Che io ti ho dato le cartelle? Perche te le ho date?

ANGELA             Per farmi un regalo.

FERDINANDO    E perché non gliel’hai detto prima? E perché le dai a lui? E perché te le fai pagare? Vorrà indagare, vorrà sapere…

ANGELA              Dopo tutto del male non ne abbiamo fatto!

FERDINANDO      Ma il nostro modo di agire lo lascia credere. Egli così sospettoso, così geloso…

ANGELA  (con una mossa da bambina piagnucolosa)  E’ enorme!

FERDINANDO         Ho sempre giuocato, non ho mai vinto un soldo e, sissignore, stavolta…

ANGELA               Ma almeno adesso sai che ti voglio bene e questo ti fa piacere, non è vero?

FERDINANDO      Oh, sì!

ANGELA                Vedi come lo dici! Lo sento; tu finirai per odiarmi quando vedrai mio marito felice nel benessere della sua casa.

                                                                              17

E io? Mi sembrerebbe di essere mantenuta da te! No, no. Glielo dico subito.

FERDINANDO      Non ne avrai il coraggio.

ANGELA                E allora diglielo tu!

FERDINANDO     Io?

ANGELA               Una scusa un pretesto, una ragione qualunque…

FERDINANDO       Non è facile!

ANGELA                  Ah, Ferdinando, come sono infelice!

FERDINANDO        Anch’io non sono molto fortunato!

ANGELA   (con uno scatto)  Ecco il rimprovero! Il tuo rimprovero!

FERDINANDO          Ma no, è che…Vedremo, studieremo, troveremo.

ANGELA              Sì, sì. Ci penseremo insieme. Domani verrò da te.

FERDINANDO   (con gioia)  Da me?  Là? Al primo piano o al pin terreno?

ANGELA                 Dove vorrai.

FERDINANDO          Purché non ti fermi alla prima sedia!

ANGELA                     No, no Ferdinando, povero mio Ferdinando! Ma se la notizia si sa già? V a sentire, corri…

FERDINANDO             Sì! Ma tu fatti animo! Che tuo marito non ti veda piangere per aver vinto trecento mila lire!

ANGELA             Trecento mila lire! E’ troppo1 E’ troppo!

FERDINANDO    Certo che sarebbe bastato anche meno!

ANGELA                Mi prometti di stare tranquillo fino a domani? Sarò da te alle quindici. Vedrai che una soluzione la troveremo! Non angustiarti! E non pensare male di me. Da me non avrai dispiaceri. Te lo giuro. A domani. Vorrei pure farti dimenticare ciò che hai perduto! Sorridi, sorridi…

FERDINANDO 8SORRIDENDO) Se non ti fermi all’ingresso, ho vinto anch’io! (via dal fondo)

ANGELA (lo segue con gli occhi, poi esclama con vivo dolore) Chi poteva immaginarlo? Chi?

                                                                            18

                                                                 SCENA      VII

                                                    Gilberto    e Angela

GILBERTO   (dal primo uscio a sinistra, con carte in mano, pronto per uscire) Torno a pranzo (vede Angela) Che cosa è successo? Una disgrazia?

ANGELA           No! Si era qui con mio marito…

GILBERTO         Ho capito! Un’altra scenata! Ma questo passa i limiti! Voglio sapere, dimmi…

ANGELA             Ma dirti che cosa? Lasciami stare (SI AVVIA A DESTRA).

GILBERTO          Qui bisogna prendere una risoluzione!

ANGELA  (con tutto calore) Questo sì. E la si prenderà. Domani! Vedrai, babbo, che cosa farò domani! (via dal secondo uscio di destra)

GILBERTO           Ma quello non è un marito, è un cannibale!

                                                           SCENA   VIII

                                             Antonio   e  Gilberto

ANTONIO ( entra esaltando)    Ah, sei tu, suocero mio? Angela dov’è?

GILBERTO         Dov’è? Di là nella sua stanza a piangere, a disperarsi. L’ho trovata qui in lagrime!

ANTONIO           In lacrime? Lacrime di gioia!

GILBERTO            Di gioia? E ha il coraggio di dire di gioia! Vi accorgerete domani, manigoldo, che cosa farà!

ANTONIO (sempre più animato) Lo so! Lo so! (risoluto)  Se non parlo, soffoco! Perché ho vinto trecento mila lire!

GILBERTO         Che?!      Voi? Tu? E’ vero? E’ vero?

ANTONIO     (con un grido)   La lotteria nazionale!

GILBERTO  (aprendogli le braccia) Tonio, Toniuccio mio!

                                                                    19

                                                    ATTO     SECONDO

                                                        °°°°°

                                                      SCENA   I

                                          Antonio, Gilberto, Caprasio Tinti

GILBERTO   (a Caprasio)  Lei è del giornale che esce la sera?

CAPRASIO  (un giovanotto di modi spigliati, che ha fra le mani foglietti bianchi e matita)        Precisamente!

ANTONIO          E’ già venuto un redattore del giornale che esce il mattino. Io però non volevo dir niente fino a stasera.

GILBERTO  (mettendogli confidenzialmente una mano sulla spalla) Caro Tonio, i giornalisti non hanno tempo da perdere.

CAPRASIO         Ieri sera, appena avvenuta l’estrazione, si seppe che la cartella era stata venduta a Venezia e, capirà, ci siamo messi alla caccia come segugi. Oggi abbiamo scovato, come vede, la fortunata preda, e siamo qua.

ANTONIO         E vuole sapere?...

CAPRASIO         Il pubblico è desideroso di avere dei dettagli.

ANTONIO         Davvero? Infatti in negozio c’è tale una ressa che dovrò chiamare le guardie. Mi sono già arrivate tante lettere…

CAPRASIO         Di congratulazioni, immagino…

ANTONIO          No, domande di prestito.

CAPRASIO         E mi vuol dare qualche particolare della sua vita?

ANTONIO          Ho così pochi particolari,,, E poi la mia testa è tanto confusa! Non ho chiuso occhio in tutta la notte.

GILGERTO            La verità è che il nostro Antonio è troppo modesto. Dirò io.

CAPRASIO      (prende appunti)

                                                                         20

GILBERTO  (dettando con solennità) Antonio Bellotti ha sposato la figlia del cavaliere, professore Gilberto Boni, uno dei più noti storiografi del nostro paese, che…

CAPRASIO             Benissimo!  Adesso  vorrei sapere…

GILBERTO   (con forza)  Che…che non sdegnò di imparentarsi con un simile droghiere, perché…

CAPRASIO       Ottimamente. E adesso, signor Bellotti, mi dica lei: come acquistò la cartella?

ANTONIO           Fu un gentile pensiero di mia moglie che…

GILBERTO  (subito) Che acquistò la cartella per farne un dono allo sposo, ad dimostrando così quei sentimenti gentili che le furono instillati dal suo illlustre genitore professor Boni!

ANTONIO          Io direi…

GILBERTO            Aspetta: che…

CAPRASIO  (mette in tasca le cartelle e la matita e si alza in fretta) Sono aspettato dal signor direttore. I dati principali li ho avuti.

ANTONIO       E chi glieli ha dati?

CAPRASIO         La vecchia donna di sevizio in un’intervista che ho avuto con lei.

ANTONIO           La Lisa? Intervistata anche lei?

CAPRASIO          E mi ha dato anche una fotografia di lei. Che ho mandato già in redazione.

ANTONIO            Come? Nel giornale ci sarà il mio ritratto?

CAPRASIO             Stasera lo vedrà!

ANTONIO  (con gioia)  Sì?

GILBERTO        E allora, guardi che primizia le offro io! (va a prendere una fotografia da un tavolino) Vede? In un gruppo, io e mia figlia, fatto il mese scorso in piazza  S. Marco. Può scriverci sotto: “Suocero e moglie del vincitore fra i piccioni”.

CAPRASIO       Grazie. Ma per stasera non si fa più in tempo. Lo metteremo nel giornale di domani.

                                                                     21

GILBERTO          Chi sa come lo gradiscono i lettori (stringendo la mano a Caprasio) E noti,  tre abbonamenti annui per noi.

CAPRASIO  (nell’uscire)  Sarà fatto.

ANTONIO       Tre abbonamenti non sono troppi?

                                                                   SCENA      II

                                                                    Lisa   e  detti

LISA  (con un biglietto in mano)  Cercano di lei signor padrone.

GILBERTO  (prende il biglietto)  Che veda.  “La presidenza del Tiro a segno nazionale”. Fateli accomodare nel salottino. Adesso vengo.

LISA  (via)

ANTONIO           Permetterai che ci venga anch’io!

GILBERTO   (dolcissimo)  Scusa. Tonietto, lo faccio per te. Tu sei solo avvezzo a trattare con la gentetta che viene a spendere. Devi pensare che la tua vita è mutata. Ora non sei più tu, sei un altro.

ANTONIO         lo so e appunto come l’altro, vorrei fare come voglio io.

GILBERTO          E’ per il tuo interesse, Toniuccio mio, tu sai quanto bene ti voglio.

ANTONIO          So anche questo. Mi hai già chiesto trenta mila lire per mettere su una casa tua!

GILBERTO         Dopo tutto ne dovrei avere di più, come padre di colei che ti ha dato la cartella. Se io non mettevo al mondo tua moglie…

ANTONIO         Ma senti che discorsi!

                                                    SCENA      III

                            Rosa,   Virginia.  Antonio   e Gilberto

ROSA   (entra dal fondo carica di involti. E’ allegra).

                                                                      22

VIRGINIA  (una signora piacente, vestita con eleganza, segue Rosa)

ROSA         Buon Giorno!

 ANTONIO  (va incontro a Virginia con molta cortesia) La signora Virginia! S’accomodi, s’accomodi!

ROSA              Guardate quanti acquisti!

GILBERTO       Adesso non ho tempo (via).

VIRGINIA        E tutte compere fatte dietro i miei consigli!

ANTONIO  (sempre con molta amabilità)  Avrei io pure tanto bisogno dei suoi consigli!

VIRGINIA         Eccomi qua. Ella sa che dove posso…

ANTONIO  (le stringe lungamente la mano)  Oh, grazie!

VIRGINIA         Ma ora devo scappare…mio marito è così geloso!

ANTONIO         Un marito geloso, che supplizio!

VIRGINIA   (con un’occhiata)  E’ geloso specialmente…di lei!

ANTONIO  (giubilante)   Di me?  Di me?

VIRGINIA         Gli uomini come lei, sono pericolosi!

ANTONIO         E quando la rivedrò?

VIRGINIA       Qui ho sempre paura di disturbare, qui…

ANTONIO        QUI?

VIRGINIA         Addio, Rosa. I miei complimenti, signor Antonio (via)

ANTONIO  (accompagna Virginia fino all’uscio e ritorna indietro allegro, soddisfatto, canticchiando).

ROSA              Antonio, ho bisogno di parlarti.

ANTONIO        Che cosa vuoi? Presto, perché ho fretta.

ROSA                Mi sbrigo subito (dolcemente) Antonio, è giunto il momento in cui tu puoi rendermi felice.

ANTONIO           Io?

                                                                      23

ROSA          La vita che conduco qui non mio va. Con la mania che ha il babbo di dettare, io non ho un’ora di libertà e io vorrei…vorrei anch’io, come mia sorella…

ANTONIO       Prendere marito? Legarti per essere libera?

ROSA              Non è un legame se sposo il giovane che mi piace e che dà prove certe che gli piaccio…

ANTONIO (ridendo)   Ah, è vero, Il computista, a sentir te.

ROSA             A sentir me?  Anche Angela lo sa. Ma è timido e dovresti incoraggiarlo tu.

ANTONIO        Io?  Che c’entro io?

ROSA            Assicurandomi una buona dote. Ora sei ricco…

ANTONIO     Una buona dote? (adirato)  Ma se io do retta a te, a tuo padre, a tutti, appena riscosse le trecento mila lire, dovrò fare dei nuovi debiti! Niente, niente. Se è innamorato di te, ti sposi così.

ROSA            Ma se gli dai appena da vivere!

ANTONIO      Adesso capisco! Scommetto che è stato il caro signor Ferdinando a suggerirti l’idea della dote!

ROSA               No, non è vero!

ANTONIO       E’ così!

ROSA               Dammi almeno una speranza!

ANTONIO        T’ ho dato trecento lire stamane, e basta.

ROSA                 E  vuoi che sia quella la mia dote, se ho spese già duecento lire? Ed è mio cognato che agisce in questo modo, un uomo che si è visto arrivare addosso una fortuna senza meritarla! Avaro! Ma chi sa, chi sa! Se mi ci metto io, vedrai, vedrai!  (via a sinistra dal primo uscio)

ANTONIO        Brava!  Fammi il malocchio, adesso!

                                                   

                                                            24

                                                   SCENA     IV

                                             Carlo   e   Antonio

CARLO  (tipo di portinaio) Compermesso!

ANTONIO       Avanti1 Ah, sei tu, Carlo?

CARLO  (consegnando con aria furba ad Antonio due lettere)  Altra posta. Due lettere che odorano di muschio. Ho creduto bene portargliele io…

ANTONIO    Hai fatto bene. Quanta corrispondenza! Peggio d’un ministro!  (apre una lettera. E gongolante di gioia)  Piovono! Piovono!

CARLO (insinuante)  Naturale! E’ un coro generale. “Dio! Com’è simpatico! Che bell’uomo!” (segna la lettera)  Esi vede!

ANTONIO     Sì?  (lo guarda e poi finge un’aria grave) Che! Che! Sono lettere commerciali! Proposte per nuovi affari. Il lavoro cresce (sottolineando le parole) E il male si è che in negozio non ho un momento di libertà. Eh, sì! Mi abbisogna di un altro ufficio, una succursale per la segreteria (guardando Carlo). Tu che sei pratico della città, dovresti incaricarti di trovare un locale silenzioso, appartato.

CARLO        Dove potete lavorare un po’ in pace. Capisco.

ANTONIO    Senza essere disturbati….avrai competente mancia, se te ne occupi.

CARLO      Con tutto il piacere!

ANTONIO     Bravo! E ora va via. C’è qui mia moglie…

CARLO (esce)

                                                               SCENA   V

                                              Angela    e   Antonio

ANGELA (da destra, vestita per uscire)  E’ tornata mia sorella?

ANTONIO      E’ tornata per chiamarmi avaro! Dillo tu se lo sono! M’hai chiesto

                                                                         25

stamattina tre mila lire. Te le ho negate? Le avevo in cassa e sono stato felice di dartele. Ma basta!

ANGELA      Vedi quante noie! Se tu mi avessi dato retta a non dir niente fino a staseera…

ANTONIO       Ma non è  mia la colpa. Tutti lo sapevano già da stamattina. E’ stata intervistata perfino la Lisa. Sono stato in Prefettura per le modalità. Non vado più a Roma. Domani riscuoto la somma alla Banca. Stasera il mio ritratto sui giornali. Domani mattina il tuo.  Ho già  ordinato un mobilio tutto nuovo, dorato.

                                                             SCENA   VI

                                                         Gilberto   e   detti

GILBERTO  (dal mezzo, con aria solenne)  Sei socio onorario del Tiro a segno

ANTONIO      Ma se non ho mai sparato con un fucile.

GILBERTO         Hai fatto un’elargizione di mille lire

ANTONIO        Io?

GILBERTO       Io, a nome tuo.

                                                              SCENA   VII

                                                               Lisa  e  detti

Lisa  (entra nel mezzo)  C’è il presidente della società dei Commercianti.

GILBERTO       Vengo.

ANTONIO  (tagliandogli la strada)  No, caro, vado io stavolta!

GILBERTO       Ma…

ANGELA  (risoluta)   Papà, lascia andare Antonio. Devo parlarti.

                                                                         26

ANTONIO            Deve parlarti. Grazie, Angela. Così mi risparmi per lo meno altre mille lire! (via dal mezzo)

GILBERTO     Che cosa vuoi? Ma che hai? Anche a colazione non hai detto una parola. Sospiri. Non è il modo più comune per esprimere la gioia.

ANGELA (scattando)  E vuoi che vada alla finestra a gridare: “ Sono contenta, sono felice?” Eh? Vuoi che io salti e balli per la casa? Eh? Non posso! (calmandosi) Babbo, dopo aver riflettuto tutta notte, ho deciso di parlare prima con te. , onesta…Tu sei una persona seria, onesta…

GILBERTO        Perdio!

ANGELA           Che cosa dicesti tu alla presenza di tutti gli invitati, nel giorno delle mie nozze?

GILBERTO         Che cosa dissi?

ANGELA              “La nostra famiglia di generazione in generazione…”

GILBERTO           Nei matrimoni non ebbe mai un macchia.

ANGELA              “E se sapessi che mia figlia vien meno ai suoi doveri…”

GILBERTO            Non potrei sopportare la vergogna!

ANGELA   (con un grande respiro di sollievo)  Ah! Questo mi dà un vero piacere, perché avrò in te un appoggio, un grande appoggio (con aria trionfante)  Babbo ci siamo. La macchia c’è!

GILBERTO        Come?!

ANGELA        Sì

GILBERTO  (con gli occhi sbarrati) E questa macchia?

ANGELA          L’ho fatta io!

GILBERTO         Tu?!

ANGELA            C’è un uomo…

GILBERTO          Un uomo? Dove?

ANGELA           Nella mia vita. Un giovane che mi piace.

GILBERTO        Ti piace?

                                                                            27

ANGELA             Molto, dirò moltissimo.  

GILBERTO          Ma egli non lo sa?....

ANGELA              Credo che lo sappia perché gliel’ho detto io!

GILBERTO         Oh!

ANGELA              E io piaccio a lui molto, moltissimo

GILBERTO            Disgraziata!

ANGELA               Lasciami dir tutto. (in fretta) E’ innamorato di me e lo dice da vario tempo, tutti i giorni.

GILBERTO           A chi?

ANGELA               A me per via, in vaporetto, in gondola, in casa….

GILBERTO            Tua?

ANGELA                E in una quasi sua!

GILBERTO (con disperazione)  Mia figlia!  E io che fino a ieri avrei messo le mani sul fuoco!

ANGELA            E non te le saresti bruciate, giacchè non ha avuto ancora un bacio lui! Ma adesso…

GILBERTO            Parla di baci! Come se tu non fossi ugualmente colpevole! Come se tu non avessi già un amante! Oh!

ANGELA               Ieri l’altro ci accorgemmo di aver fatto tardi. Mio marito, sospettoso, mi avrebbe accolta al solito con una scenata.

GILBERTO          E non aveva forse ragione, poveretto?

ANGELA           Allora lui, l’uomo che mi ama e che è intelligentissimo, mi suggerì una scappatoia.

GILBERTO           Scappatoia? L’inganno, devi dire!

ANGELA               Affrontare mio marito sorridendo e dirgli che io ero stata fuori per acquistargli un regalo!

GILERTO                Il regalo del disonore!

                                                                28

ANGELA              E il regalo me lo offrì lui, l’uomo che io amo…

GILBERTO         E  tu accettasti? La figlia  d’ un  Boni!

ANGELA  (adagio, adagio)  E mi diede da portare in dono a mio marito le cinque cartelle che aveva con sé…

GILBERTO      Dio! (pendendo dalle sue labbra) Per cui la cartella che ha vinto?

ANGELA        Era la sua!

GILBERTO     Del giovane che ti piace!

ANGELA         Del mio amante!

GILBERTO   (con un grido)  No! Per fortuna non è ancora il tuo amante!

ANGELA      Ma è lo stesso lo ha detto tu!

GILBERTO    Andiamo adagio. Coi piedi di piombo. Lo hai visto dopo?

ANGELA        Sì!

GILBERTO     E che cosa ti ha detto?

ANGELA       Niente! Attende la mia decisione.

GILBERTO     E la tua decisione?

ANGELA        Ferma, immutabile. Io ho commesso una colpa, di cui egli è vittima, e non è giusto che debba essere punito per me! Perciò a lui tocca la fortuna che la provvidenza divina gli ha concessa e che ingiustamente è andata a mio marito.

GILBERTO  (con un pugno sul tavolo) Ingiustamente, niente affatto. La provvidenza divina ha voluto così risarcire tuo marito del male che quel caro signore gli ha fatto! Se non ti avesse attirato nelle sue spire, egli avrebbe ancora le sue cartelle in tasca. Peggio per lui!

ANGELA      No. Avrebbe ancora le sue cartelle, se io non avessi accettato le sue offerte d’amore. La colpa è mia!

GILBERTO       E va bene. E così dei punita anche tu col rammarico e il dolore che proverai a sopportare la ricchezza che ti è arrivata!

ANGELA       Ed è questa la soluzione che mi suggerisci?

                                                                     29

GILBERTO       La sola possibile, mia cara!

ANGELA           Ma la mia colpa?....

GILBERTO        Ha delle grandi attenuanti! Non lo hai ancora baciato

ANGELA          Sì? Va benissimo (fa per andarsene) Addio, babbo.

GILBERTO        Dove vai?

ANGELA           Sono già le quindici. T’ho già detto che aspetta la soluzione.

GILBERTO        No, aspetta te.

ANGELA           Naturale, dobbiamo trovarla insieme.

GILBERTO       Ah, no, cara. Ci sono io!

ANGELA           Io devo regolare i miei conti soltanto con mio marito!

GILBERTO        Disgraziata! Ma tu conosci pure il suo carattere geloso! E i mariti gelosi nella storia sono terribili! Otello, Lancillotto! Eh, che tragedie!

ANGELA          Le ho viste.

GILBERTO      E se non ti ammazzerà, ti caccerà di casa come una disgraziata e io, io non potrei accoglierti nella mia!

ANGELA        Perché no? Se mio marito ti dà trenta mila lire…

GILBERTO      Ma non me le darà più!

ANGELA        Ah, dilla tutta!

GILBERTO      Perché… (subito) perché le rifiuterei! (con voce dolce) No tu non devi fare passi falsi. Oggi restain casa. Piuttosto studieremo qualche mezzo…

ANGELA         No, no. Sono le quindici e mezzo. Aspetta da mezz’ora la soluzione.

GILBERTO  (piglia il cappello e se lo calca in testa)  A costo di seguirti a nuoto per il Canal Grande.

ANGELA        Eva bene. Cedo alla violenza. Speravo che fossi tu a parlare con mio marito. Ma fa niente. (freddo) Glielo dirò io.

GILBERTO          Tu?  Tu sei pazza! E  farti più colpevole di quello che sei? Perché in

                                                                     30

cosa hai fatto? Niente! E poi, scusa, da quando in qua una moglie va a dire proprio a suo marito d’ingannarlo? Dov’è la logica? E procurargli quel dolore! Che cuore hai?

ANGELA       Insomma, o tu o io.

                                                        

                                                          SCENA   VIII

                                                Antonio  e  detti

ANTONIO  (si asciuga il sudore. Ha un pacco di lettere in mano) Sono venuti a propormi la presidenza della Società dei Commercianti. Guardate qui. Proposte per ampliare il mio commercio, per fare acquisti colossali.

ANGELA      Ma perché metteerti tanti pensieri? Non eravamo contenti anche prima? Non si guadagnava abbastanza anche allora? (con disprezzo) D afarne di quelle trecento mila lire!

ANTONIO  (guardando Gilberto)  Hai visto? E ha torto la bocca nel dire trecento mila lire!

GILBERTO  (cerca la scusa) Essa dice così perché si vada cauti a spendere.

ANGELA (risoluta)  Non è per questo Antonio, devo parlarti.

ANTONIO      Anche a me?

GILBERTO       Niente, niente. Stai per essere il più grande industriale di Venezia e non puoi dare udienza così facilmente…

ANTONIO      Ma mia moglie…

GILBERTO      Tua moglie, io, la tua famiglia, i commessi, la servitù, tutti d’ora in avanti aspettino il turno, che diamine! (a Angela) E tu lascialo lavorare e andiamo di là. (contento a vedere entrare la Lisa) Non vedi? Sempre gente…

                                                                        31

                                                            SCENA    IX

                                                    Lisa   e   detti

LISA   (entra dal mezzo)  Il padre e la madre del signor Ferdinando, vogliono vedere lei, signor padrone. Non è valso che io dica di attendere. Sono qui.

                                                                SCENA    X

                                                  Il padre,   la madre   e detti

(Il padre e la madre sono due vecchietti simpatici, di modi umili. Entrano in fretta, raggianti di gioia).

LA MADRE (corre a baciare le mani di Antonio)  Tanta bontà!

IL PADRE  (fa altrettanto)   Tanta generosità!

LA MADRE       E anche lei, signora!  (bacia le mani ad Angela)

ANTONIO   (guarda l’una e l’altra)  Si può sapere?

ANGELA        Non abbiamo fatto niente, amici miei!

LA MADRE      Niente?  Tre mila lire!

IL PADRE        Mandateci a casa!

GILBERTO       Tre mila lire?!

ANTONIO  (fulminando con un’occhiata la moglie) Ma scusa, Angelina…

ANGELA        Che cosa sono tremila lire? Non dovete nemmeno ringraziarci.

LA MADRE     Nostro figlio era già uscito quando ci hanno portato una busta con entro tremila lire e un semplice biglietto  “Antonio Bellotti droghiere per regalia; in acconto”.

ANTONIO      Come in acconto?!

                                                                              32

GILBERTO      Già! (subito per rimediare) E’ stato un modo delicato perché non appaia un’elemosina.

ANGELA        Non elemosina!

LA MADRE  (commossa fino alle lacrime) E lo dobbiamo a nostro figlio!

ANGELA  (commossa essa pure)  Oh, sì!

ANTONIO        Ma…

GILGERTO         Ed ora basta con le emozioni…(cerca di allontanare i due vecchi).

IL PADRE         Sì, sì ce ne andiamo…

LA MADRE     Ma prima, permetti, Domenico mio?

IL PADRE      Che cosa?

LA MADRE     Che io baci  questo nostro benefattore?

IL PADRE      Oh, sì!

ANTONIO  (di malumore)  Faccia pure!

IL PADRE    Vorrei anch’io…ad Angela).

ANGELA  (baciandolo con espansione)  Con tutto il cuore!

GILBERTO  (spingendoli fuori) Ci commoviamo troppo!  (I due vecchietti se ne vanno)

LISA    (è commossa e piange)  Padrone, lei è grande! (via)

ANTONIO      Anche lei!  (SEMPRE Più DI MALUMORE AD Angela) Accidenti! Se cominci a fare di quelle regalie…

ANGELA           Essi sono poveri e noi no!

ANTONIO        Ma se dai a tutti i poveri tremila lire alla volta…

ANGELA (animandosi)  Ti dispiace tanto di quelle tremila lire?  Caro mio, devi prepararti a spenderne ben di più…

ANTONIO     Di più? Sicuro; tutto dalla finestra! Ti avverto che quelle sono state le prime e le ultime.

                                                                33

ANGELA      (sfidandolo) Davvero?  Sì?  Sì? Alllora devi  sapere…

GILBERTO   (con un grido)  Angela, non permetto!

ANGELA    (che è diventata tutta dolcezza)  No, babbo, lasciami dire. Non spaventarti. E’ un’idea che mi è venuta in questo momento. (fa sedere Antonio) Antonio, mettiti a sedere qui. Tu, babbo, qui. ( fa sedere anche Gilberto) Io qui nel mezzo. Vedrete che ci intenderemo benissimo senza urli, senza liti e senza scandali.

ANTONIO      Senza scandali? Come?

GILBERTO     Già, senza che si sappia fuori, ciò che si dice qui. E’ semplice, semplicissimo…(si accalora) e tu non devi accalorarti ad ogni parola.

ANTONIO           Sei tu che hai un’aria agitata…

GILBERTO         Io? (guarda la figlia)  E’ l’argomento che mi interessa.

ANGELA  (calma) Ragioniamo. (ad Antonio) Se non ti avessi portato io quelle cartelle, tu avresti vinto la lotteria? No. Avrei potuto trattenermi le cartelle e tu saresti rimasto a bocca asciutta. Dunque senza di me, niente. Qualunque patto io avessi posto prima, tu lo avresti accettato senza fiatare. Se si vince, voglio la metà! Accettato! Qua la mano. Ecco, sta bene!  Vero? Non l’ho detto, ma si sottintende. Dunque, sebbene abbia la convinzione di essere io sola la vincitrice, pure per farti piacere, mi contento della metà.

ANTONIO       Della metà?!

ANGELA        Tu fai ciò che vuoi del tuo denaro e non devi ingerirti su l’uso che farò del mio. Siamo così perfettamente liberi, felici e soprattutto senza rimorsi. Eh?

ANTONIO       Perché se non ti do centocinquantamila lire, avrei dei rimorsi?

ANGELA  (cupamente)  Sì, e io più di te.

ANTONIO         Anche tu?  (guarda Gilberto e ride) E’ graziosa!

GILBERTO        Graziosissima!

ANTONIO          Per fortuna che tutto questo è uno scherzo!

ANGELA             No! Tutto questo è serio. E ti dirò di più che non mi smuovo dalla mia decisione. Non posso ribassare nemmeno di un centesimo!

                                                                      34

ANTONIO    (a Gilberto)  Capisci? E parla sul serio, come se non avessi acquistato io le cinque cartelle.

ANGELA          Non è vero. Se tu le avessi acquistate, avresti speso cinque lire. Me ne hai date dieci. E’ una regalia che hai fatto, non una compera.

ANTONIO   (Gilberto) Ma non senti come ragiona? E io sto qui a perdere tempo!

ANGELA         Dunque, no?

ANTONIO       No, centocinquantamila volte no.

ANGELA         Va bene. Tu vedi che ho fatto di tutto per evitare lo scoppio della bomba.

ANTONIO       Una bomba?

ANGELA          Ma la giustizia innanzi tutto e a costo di tutto!

ANTONIO   (seccato)  Ah, cara mia, lo scherzo ha un limite e basta. Perché io non sono uso ad esere preso in giro e tu conosci il mio carattere!

ANGELA        Ed è appunto perché lo conosco, che vorrei evitarti un colpo.

ANTONIO       Un colpo! Addirittura!

GILBERTO        Calmati, Tonio mio….

ANTONIO         Che c’è? Che c’è?

ANGELA           C’è, c’è che quelle cartelle non le ho acquistate io!

ANTONIO        Non le hai acquistate tu?

ANGELA           Perciò non erano mie e non potevo disporne, ecco!

ANTONIO       E perché non me lo hai detto ieri l’altro? Ieri? Stamattina?

ANGELA         Perché mi avresti fatto una delle solite scene di gelosia. Ti dissi che ero stata ad acquistare le cartelle…

ANTONIO         Mentre non era vero! Però le cartelle le avevi.

ANGELA           Me le aveva date un signore…

ANTONIO         Un signore? Un maschio?

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ANGELA (con timore)  Sì, un uomo giovane e bello? (si allontana a poco a poco) Ci siamo trovati varie volte a passeggio.

ANTONIO       Ah, tu vai a passeggiare con un uomo giovane e bello? E dove?

ANGELA     (fissando paurosa Antonio)  Qua, là: a Murano.

ANTONIO        Benone!  Ti dà le cartelle, tu le porti a casa e io…io dovrei bere tutta questa storiella e sarei così zotico da non capire che tu adesso per ottenere il tuo scopo, affastelli bugie su bugie (dà in scoppio di risa)

ANGELA  (sbalordita per il contegno del marito) Tu dunque non credi?

ANTONIO     Che cosa devo credere’

ANGELA         Che quel signore mi faccia una corte assidua…

ANTONIO        Anche assidua?

ANGELA          E che io l’accetto.

ANTONIO        Davvero’

ANGELA   8sempre più eccitata dall’aria incredula di Antonio) Mentre tu, mio marito, trattieni delle cartelle che sono sue.

ANTONIO       Una bella fortuna che mi capita! Peggio per lui!

ANGELA  (con tutta la forza)  No, non è una bella fortuna per te, no…perché quell’uomo è il mio amante!

ANTONIO  (ha uno scatto d’ira contro Angela)

GILBERTO  (cerca di trattenerlo)

ANTONIO  (è faccia a faccia. Ha un momento di sosta, poi con tutta la forza esclama): Non è vero!

ANGELA  (non sa più cosa dire. Guarda il marito, guarda il padre) E quell’uomo così geloso, non mi crede!

ANTONIO  (parlando a Gilberto) Con la sua idea fissa in testa, niente più la ferma! Più le vanno a vuoto i suoi fantastici racconti e più rincara la dose! Fino a confessare di avere addirittura un amante, perché con i miei scrupoli di coscienza allontani da me quel denaro che mi brucia le mani e lo divida con lei. (ad Angela) E così avresti ottenuto il tuo scopo! Ah! Se fosse vero quello che dici, perdio, allora

                                                                       36

sì…Non la metà di quel denaro, ma tutto, tutto lo getterei in faccia a quel miserabile! (con un moto di disprezzo) Non denaro, ma fango!

ANGELA       E allora tieni il tuo denaro e io mi tengo il mio amante.

ANTONIO      E seguita a credermi un imbecille! Non sono nato ieri, io1  Sono troppo ingenue le tue trovate per smuovere un uomo navigato come me? Vedi? Non hai pensato nemmeno alla furberia più elementare per avvalorare la tua confessione. E’ troppo poco dire. “Ho un amante” per avere centocinquantamila lire!  La prova sarebbe il nome. Ma tu te ne guardi dal dirlo. non lo sai. Ah, se tu facessi un nome e io vedessi davanti a me veramente un uomo, allora sì, allora sì!

ANGELA      Tu vuoi il nome del mio amante perché quel denaro ti bruci le mani?

ANTONIO      Ma il nome non salta fuori.

ANGELA       Lo vuoi? Lo vuoi?  Va bene. E’ il tuo contabile. Il signor Ferdinando.

ANTONIO     Il signor Ferdinando? (gira per la scena) E’ enorme! E’ incredibile! E’ sbalorditivo!

GILBERTO      (ad Angela con rimprovero) Che casa hai fatto, disgraziata?

ANTONIO  (si ferma ad un tratto davanti a Gilberto) Il suo amante, il mio contabile!

GILBERTO       Ma no, ma no, Tonio mio!

ANTONIO        Lui! Lui?!  E per far colpo, sceglie proprio colui che è innamorato di sua sorella, che le porta ogni giorno dei garofani rossi….sono innamorati tutti e due, e lei…e lei. (dà in una grande risata) Cara mia, decisamente non hai fortuna!

GILBERTO   (abbraccia Angela) Figlia mia, sei salva!

ANGELA    (è al colmo della meraviglia e dello sdegno. Poi fa uno sforzo per apparire calma) Hai ragione! Non ho fortuna. Vedi? (mostra l’orologio ad Antonio) Infatti sono già le sedici e un quarto. E’ troppo tardi! Alle quindici sarebbe stata tutt’altra cosa!

ANTONIO  (sempre canzonandola) E allora aspettiamo a domani.

ANGELA      E perché no? A domani!

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 ANTONIO      E domani sarai più calma e ti convincerai che non posso darti centocinquantamila lire per procurarti i tuoi minuti piaceri.

ANGELA          Infatti quali piaceri,  per quanto minuti puoi procurarti tu?  Niente, mai niente! Lascia stare. Me li procurerò io.

ANTONIO       Ecco…..

ANGELA          Con quell’altro! (via a destra)

ANTONIO        E seguita a minacciare! Se non la conoscessi a fondo, comincerei a dubitare!

GILBERTO          Di che? Se con il tuo finissimo acume hai spiegato così bene tutto?

ANTONIO (contento)  Sì, eh? Se lo dici tu…

GILBERTO          Una picca. Naturale. Per avere denaro da disporre e favorire tutti…

ANTONIO         Lo si è già visto.

GILBERTO          Capirai; ella vede di buon occhio che il signor Ferdinando faccia la corte a sua sorella…

ANTONIO        Lo so. E ha già mandato tre mila lire alla famiglia

GILBERTO         Ecco. Come spieghi benissimo tutto!

ANTONIO          Ed è il signor Ferdinando che muove tutte le fila per il suo interesse…

GILBERTO       Si capisce!

ANTONIO        Oh, ma gliela canto chiara. Sicuro. Anche a lui!

                                                                 SCENA      XI

                                                           Ferdinando   e   detti

FERDINANDO   (appare sulla porta con aria imbarazzata) Compermesso.

ANTONIO   (a Gilberto)  Benissimo. Lui! Lasciami solo.

GILBERTO         Ma…

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ANTONIO           Fammi il piacere. Me la sbrigo in poche parole.

GILBERTO           Oramai……(se ne va a sinistra fregandosi le mani)

FERDINANDO    Ero venuto….

ANTONIO           Lo so. Venga avanti, caro signor Ferdinando. E’ meglio spiegarci subito senza giri di parole, poiché io sono a giorno di tutto.

FERDINNANDO  (sorpreso)   Lei sa?

ANTONIO               Tutto!

FERDINANDO        Tutto?!

ANTONIO              E tiriamo le somme. La sua famiglia ha avuto tremila lire….

FERDINANDO        Sissignore, ed ero venuto per ringraziarla…

ANTONIO              Va bene. E basta!  Adesso non un soldo di più. So che lei ha mosso molte pedine, ma mi permetta di dirle che ciò non è degno di lei.

FERDINANDO       Scusi…

ANTONIO         Se davvero è innamorato, non deve badare all’interesse, tanto più che posso assicurarla che è ricambiato di pari amore.

FERDINANDO  (sempre più sorpreso)  Senta….

ANTONIO        Sì, sì, me lo ha detto lei francamente. Dunque venga qui quando vuole, se la pigli, se la goda, io per parte mia sono contento, ma non metto più fuori un soldo. Siamo d’accordo? Qua la mano e arrivederla (se ne va dal primo uscio di destra)

FERDINANDO  (guarda da dietro ad Antonio con aria di disprezzo)  Oh! Mi fa perfino schifo!

                                                            SCENA     XII

                                                    Angela   e  Ferdinando

ANGELA   (dalla seconda porta a destra)  Ah, sei tu!  Mi hai aspettato?

FERDINANDO        Fino ad ora.

                                                                  39

ANGELA            Non ho potuto.

FERDINANDO       Angela! Tuo marito è diventato pazzo.

ANGELA             Lo so.

FERDINANDO    Ha detto che è contento che io ti pigli e ti goda. Oh!

ANGELA                  Lui?! No. Parlava certo di Rosa, che tu dovresti sposare!

FEERDINANDO        Io?

ANGELA               Già. Perché io gli ho detto tutto

FERDINANDO        Sì?

ANGELA                 E per suscitargli la gelosia, per obbligarlo a rifiutare quella vincita per la sua dignità, gli ho confessato perfino che eri il mio amante!

FERDINANDO        E lui?

ANGELA  (avvilita)    Non lo ha creduto. Vedi se siamo sfortunati!

FERDINANDO       Molto!

ANGELA             Ero arrivata fino a proporgli che se ne privasse della metà (con dolcezza) Ti contenteresti di centocinquantamila lire?

FERDINANDO  (con un sospiro sentimentale)  Oh sì!

ANGELA           Ma non te le dà.

FERDINANDO     No?

ANGELA             Perché non sei il mio amante.

FERDINANDO    Ma una volta proprio peruaso che io lo fossi…

ANGELA            Ti getterebbe in faccia la somma intera!

FERDINANDO      Capisci!

ANGELA            Così che io ho fatto il mio piano. S è un uomo d’onore, manterrà la sua parola, una volta che sa d’essere disonorato!

FERDINANDO       E il tuo piano?

                                                                         40

ANGELA             E’ in questa lettera diretta a lui. Gliela faccio avere domani alle quattordici e mezzo. Poche righe. Gli dico che sono da te elle quindici dandogli l’indirizzo del tuo, no, del nostro appartamentino. Alle quattordici e trentacinque ha finito di leggere. Oh, la leggerà parecchie volte per la sorpresa! In cinque minuti prende il cappello ed esce di casa. Dieci minuti per arrivare al Canal Grande. Cinque minuti per il traghetto, altri dieci per giungere al calle S. Tomà. Otto per arrivare al n.3427. Suona, aspetta che gli si apra, sale le scale, uscio a destra, entra. Alle quindici e trenta tutto al più alle quindici e trentacinque, ci ha sorpreso!

FERDINANDO  (piuttosto freddo) Dopo mezz’ora appena?  Non avremo tempo da perdere.

ANGELA               Sarò puntualissima!

FERDINANDO     E se gli salta il ticchio di venire con un commissario di polizia?

ANGELA            Che gioia!

FERDIANDO      Il processo!

ANGELA             Ma dopo la separazione, io sono libera e vengo a stare con te.

FERDINANDO    E credi che mi dia le trecentomila lire? E’ anzi il caso che egli pretenda trecentomila lire da me come indennizzo…se le avessi.

ANGELA           Sta sicuro. Egli non viene accompagnato. Uno scandalo, sarebbe la sua rovina! Viene solo. E ragioneremo.

FERDINANDO     Ragionare, in quelle condizioni!

ANGELA                Avremo noi il coltello per il manico.

FERDINANDO      No. Potrebbe averlo lui.

ANGELA              Hai paura?

FERDINANDO       Sì…per te!

ANGELA  (con tutta l’esaltazione) Per me? Per me?! Ma parla allora, dì tutto! Perché io non vada incontro a dei pericoli, tu dunque preferisci il silenzio? E ti assoggetti piuttosto alla povertà pur di avere il mio amore? E sei pronto a rinunziare al denaro, alla vincita, a tutto per poterci liberamente amare? E’ così’ E’ così?  (gli getta le braccia al collo) E’ grande quello che fai! Grazie! Oh, grazie!

FERDINANDO  (confuso)  Calmati…

                                                                        41

ANGELA       Ora che so questo, sono veramente felice! Almeno adesso potrò amarti senza rimorsi! Avremo la più grande libertà! Niente più lettera a lui!  (sgualcisce la lettera e se la mette in seno) Non ha voluto nemmeno credere che io sia la tua amante.

FERDINANDO  (piuttosto freddo) Naturale! Qual è quel marito che avrebbe potuto crederlo? Un marito lo crede tutt’al più quando la moglie nega.

ANGELA           Ma io non lo dirò più che a te, a te solo di volerti bene! Penserò sempre a quello che hai fatto per me, e voglio essere d’ora innanzi allegra, elegante, bella perché tu possa dire: “Sono io che la rendo contenta!” Perché è tutto tuo, qui, tutto tuo! Ed io più tua di tutto! Sei contento?

FERDINANDO (sbalordito)  Tanto!

ANGELA              Ah! Ora sì benedico quella fortuna che mi ha dato la prova del tuo amore e della tua anima nobile, forte, grande, inverosimile! Ferdinando il tuo è un eroismo! E ora vado, vado perché nessuno sappia che sono stata con te. Adesso dobbiamo prendere tutte le precauzioni. Negare, negare sempre. A domani, non è vero’

FERDINANDO  (sempre freddo) A domani! Ma se seguitiamo a dire sempre domani, si arriva alle calende greche!

ANGELA              No, domani non vi saranno più ostacoli. Alle quindici. Attendimi a braccia aperte! (si guarda attorno e poi gli salta al collo)  Mio eroe! (via a destra):

FERDINANDO     (è come intontito vorrebbe parlare e non può)

                                                         SCENA     XIII

                                   Lisa  accompagnata  da  due  facchini

LISA  (fa strada ai facchini che portano un bellissimo sofà dorato) Appoggiatelo là!

FERDINANDO          Che cos’è?

LISA                    Il mobilio nuovo  (via)

FERDINANDO  (cadendo a sedere sopra il sofà, mentre i facchini se ne vanno) E dire che è mio. Tutto mio!

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                                                       SCENA     XIV

                                           Rosa   e   Ferdinando  

ROSA  (entra dal primo uscio a sinistra) Oh, signor Ferdinando!

FERDINANDO (cerca di contenersi e fa per alzarsi) Signorina!

ROSA  (con aria triste)   No, no, resti seduto. Immagino, sa, il perché di quella sua aria avvilita! Ha parlato anche lei con quel mio caro signor cognato! Eh! Che bravo uomo! Quando avrebbe potuto farci tutti felici! (con commozione, esaltandosi a poco a poco)  Ma questo dolore che ora veggo impresso nel suo volto, mi dà tutta la forza per lottare e per vincere! Su, su quella fronte! Vedrà, vedrà…!  (lo guarda a lungo teneramente)  Coraggio, Ferdinando! ( si allontana sorridendogli)

FERDINANDO  (la segue con lo sguardo; fa per alzarsi a poco a poco, a bocca aperta, ma poi si lascia di nuovo cadere sul sofà senza pronunziare una parola).

                                                        

 

                        

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                                                        ATTO    TERZO

   La stanza ha tutti i mobili nuovi, eleganti. Qua e là scatole e scatoloni da modista.

                                                             SCENA    I

                                                          Lisa  ed  Angela

LISA  (sta guardando un cappello)

ANGELA   (entra dal fondo in un elegante vestito da passeggio. E’ affannata ed ha una scatola in mano) Lisa! Lisa!  Ah, sei qui?  Hai moneta spicciola da dare alla bambina della modista?

LISA            Che cosa devo darle?

ANGELA      Una lira, due lire….

LISA    (scuote la testa e se ne va)

ANGELA   (apre la scatola e tira fuori una camicetta guardandola con compiacenza)

LISA  (di ritorno) La ringrazia molto. E’ la quarta o quinta volta che quella ragazzetta viene e ogni volta una lira. Quella lì diventa milionaria!

ANGELA          Guarda! Eh, che eleganza!

LISA            Un’altra?

ANGELA     E questo cappello? Ti piace? Comprato adesso…

LISA            Dovremo sgomberare il solaio per metterci tutta questa roba.

ANGELA     Sono i negozianti che quasi te la impongono: “ Prenda questo, anche quello. Mandiamo tutto a casa”. Capirai, quando si ha ddel credito! Dio, che differenza dalla settimana scorsa! E io voglio essere una delle signore più eleganti di Venezia. Voglio  piacere, devo piacere! ( si commuove) Lisa! E’ mio obbligo, mio stretto obbligo! Sarei la più spregevole delle creature, la più ingrata se non lo facessi!

                                                                       44

LISA            Oh, per questo suo marito si accontenterebbe anche di meno!

ANGELA     Lui?! ( la guarda scuote il capo) Lisa, prendi quelle scatole e portale di là da me. Ne verranno altre ( via dal secondo uscio di destra )

LISA  ( la segue) Altre? Misericordia!

                                                      SCENA  II

                                                           Antonio   e   Lisa

ANTONIO  ( entra dalla prima porta a destra. E’ affaccendato, stanco, di cattivo umore. E’ carico di rotoli, di lettere, di giornali)  Lisa! Dove si è cacciata anche lei?

LISA  ( di ritorno ) Sono qui. Uno alla volta, santo Dio! Devo portare alla signora questa roba.

ANTONIO       Mia moglie è di là?

LISA            E’ tornata or ora. E’ stata da tutte le modiste.

ANTONIO   Si vede.

LISA              Ed è così contenta!

ANTONIO     Non piange più? Meno male! Ma voi lasciate lì tutto, e venite qua! Qua!

LISA            Comandi?

ANTONIO  Brava! Bravissima! ( apre un giornale) Che cosa vi salta in testa di andare a spettegolare, eh? Che io sono di un carattere strambo, gelosissimo, che gli affari non andavano bene, che in casa si facevano dei debiti?

LISA          Mi hanno detto che quando si fa la cosa…l’intervista, bisogna dire la verità.

ANTONIO      Ma, nossignore. E’ il contrario, invece! Una bella reclame che mi si fa qui, sotto il ritratto di mia moglie! (le mostra il giornale).

LISA            Oh, come è riuscita bene!

ANTONIO  Benissimo anzi, perché dal gruppo hanno tagliato fuori suo padre!

                                                                     45

LISA             E il mio lo metteranno?

ANTONIO    Niente di più probabile. Ma voi intanto non aprirete più bocca con nessuno. Ha abbastanza pensieri!

LISA             Ne ha molti?

ANTONIO    Certo che se seguita così, è troppo! Finisco in un letto. Si è visto nessuno degli amici di casa? La signora Virginia è venuta  a prendere Rosa? Si è visto il portinaio?

LISA              Nossignore.

ANTONIO      Io sono venuto su dal negozio per respirare un momento. Per la strada la gente mi segue. Tutti vogliono conoscermi. Questa sera i droghieri mi offrono un banchetto, che pago io. Troppo, troppo!

(suonano di dentro)

ANTONIO          Suonano. Altri inviti…

LISA              Altre scatole!

ANTONIO      Se chiedono  di me, non ci sono!

LISA                 Poveretto! Mi fa quasi compassione! (via)

ANTONIO    (le grida dietro) Non ci sono mai. Voglio adottare anch’io il metodo degli impiegati negli uffici pubblici (via dalla seconda porta a sinistra)

                                                 SCENA   III

                                                          Lisa  e  Nane

LISA         Avanti, andrò a vedere se la signora c’è. Il padrone no, quello è via, lontano.

NANE  (è un vecchio barcaiolo dalla allegra faccia abbronzata. E’ un po’ timido e parla veneziano) Pecà! Lo gavaria visto volontiera.

LISA         Si può sapere che cosa volete?

                                                                     46

NANE     La xe stada una combinazion. No che guardo mai ai foi…e…sissignor, amcuo me vedo tacada sui muri quela cara creatura! Ela! La g’ho subito conosuda!

                                                 SCENA     IV

                                                Antonio,  Nane  e  Lisa

ANTONIO   (esce dalla seconda porta a sinistra)  Salute, buon uomo (a Lisa ) Chi cerca?

LISA            Cerca della signora.

NANE  (complimentoso) Za che tuti i se ralegra, cussì anche mi…

ANTONIO     E dagliela!  (dà a Nane una moneta)  Va bene, va bene. Prendete e andate. (si avvia per uscire dalla prima porta a destra)

NANE  (serio)  Ah, no, sior! El perdona, ma mi son vegnudo solo per dire alla siora che quella notizia g’ha fato contento anca el povero barcarol de Murano.

ANTONIO  (si ferma)  Di Murano?

NANE               Ciò, proprio de Murano, no…digo cussì, perché la padrona la capirà megio. E mi me gavaria complimentà anca con il paron s’el fosse sta in casa.

LISA           Ma, scusate…

ANTONIO (a Lisa) Questo non è qui per intervistare; dunque zitta voi!

NANE            Corpo d’un can, che fortuna! Ma almanco loro g’ha il modo de spenderli e de goderseli. I xe tanto zoveni!

ANTONIO        Già!

NANE             In ogni modo el ghe lo diga lu, che el me par uno de lamegia. Lu xe de famegia?

Antonio           Oh, Dio! Così, così…

NANE             Forse, so pare…

ANTONIO      Non precisamente.

                                                                       47

NANE          Ah, ciò; el pare del mario.

LISA   (ride di gusto) Ah, è bella1 Come mi diverto!

ANTONIO   (dà un’occhiata a Lisa)

LISA  (sempre ridendo)  Va bene. Glielo dirò io e arrivederci.

ANTONIO       Si ha un bel dire di aver cambiato carattere, ma la curiosità, è sempre curiosità. ( a Nane, forzandosi di apparire allegro) Perché è molto giovane il marito? Non lo hai visto almeno sui giornali?

NANE           Lo g’ho visto solo quando li condusevo in gondola.

LISA  (con uno scoppio di risa9  In gondola’ Loro? Oh1

ANTONIO     Non ridete , Lisa!

LISA              Ma non sente?...

ANTONIO     Sento, sento!

NANE  (guardando Lisa)  Ma cossa gala, quela galina vecia padovana? I xe stadi loro a dirme che i gera mario e muier. Sposini freschi.

ANTONIO         A Murano? In viaggio di nozze…

NANE               Se i vedeva dal muso

ANTONIO       Ah, perché erano felici? E…si abbracciavano?

NANE             I stava strucai. La capirà, in gondola…

ANTONIO     E…niente altro?

NANE              Se capisce che gaveva sudision de mi!

LISA  (sempre godendosela)  Chi sa chi era quella coppia!  (a Nane) Voi ci vedete poco, caro mio!

                                                               SCENA   V

                                                           Angela   e   detti

ANGELA  (entra dalla seconda porta a destra, in una vestaglia vaporosa. E raggiante di felicità)

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NANE   (andandole incontro) Ah! Ghe vedo poco! (con calore salutando Angela)  Siora! Complimenti, siora, e con tuto el cuor!

ANGELA ( confusa)  Grazie, ma…

ANTONIO        Tu conosci questo barcaiolo?

ANGELA (con un grido)    No!

ANTONIO (colla stessa intonazione) No!  (a Nane) Avete capito? No.

NANE  (sorpreso) Ma mi son el barcarol de Muran…(vede entrare Ferdinando ed ha un movimento di gioia) Ah!

                                                  SCENA   VI

                                                    Ferdinando   e   detti

FERDINANDO  (con i libri in mano entra dalla prima porta a destra)

NANE  (gli va incontro con aria trionfante) Ben arrivà, sior! Complimenti anca a lu!

FERDINANDO      Ma io….(guarda Angela)

ANTONIO        Lei conosce questo barcaiolo?

FERDINANDO (colla stessa intonazione di Angela) No!

ANTONIO           No! (a Nane)  Siete persuaso?

LISA                 Lo dicevo io!

ANTONIO  (a denti stretti)  Lo dicevo anch’io. No!

NANE  (guarda or l’uno or l’altro e finisce col dire) Oh, questa, ciò, la xe bela! Non me gera mai capità in vita mia una cossa compagna! (poi con arietta furba) Va ben, va ben!...Stavolta, ciò, g’ho pescà un gambaro! Perché, i scusa, qualo xeo el mario de la parona?

ANTONIO      Sono io!

NANE             Ecco, ecco, ciò, che el ex lu! I me perdona, siori. Vecio e mezo orbo. Complimenti ( a Antonio) El me lo doveva dir prima che el xera lu! (via)

                                                                     49

LISA  (lo accompagna sempre ridendo)

                                                          SCENA     VII

                                    Antonio,   Ferdinando   e    Angela

ANGELA  8con aria disinvolta) E’ da compatirlo, poveretto. Un po’ brillo…

FERDINANDO (forzandosi a ridere) Già.

ANTONIO  (imitandoli) Già! (pausa) (a Ferdinando)  Lei a portato i conti?

FERDINANDO      Ci sono varie firme da fare.

ANTONIO (ad Angela) E tu? Che cosa mi hai portato?

ANGELA         Io? Io sono venuta a prendere duemila lire.

ANTONIO       Duemila lire?  Vuoi fare una nuova regalia?

ANGELA         Già. C’è una famiglia…

ANTONIO  (scattando)  Un’altra!

ANGELA         Tu sai che ho le mani bucate! Do, do…

ANTONIO        Dai, dai…(guarda i due a lungo, poi risolutamente va a prendere due sedie) Caro signor Ferdinando, vuole accomodarsi qui? E tu, cara, là? Bravi, così. E adesso parliamoci coi nervi a posto, con calma e specialmente con precisione, perché questo non è un colloquio che succeda tutti i giorni. (a denti stretti)Dunque a noi. Non so se lei sappia, caro signor Ferdinando, le confidenze, diremo così, che mia moglie mi ha fatto ieri. Lei sa?

ANGELA  (fa cenno a Ferdinando di dire di no)

FERDINANDO       Nossignore!

ANGELA  (subito) E io sono pronta a disdire tutto ciò che ho detto. Era un tentativo il mio, come hai detto tu ottimamente, per avere metà della somma vinta da te.  Che pazzia! E ho detto bugie su bugie. Ma per fortuna tu non hai creduto a niente. E hai fatto benissimo, non è vero signor Ferdinando?

FERDINANDO (giocherellando con le carte che ha in mano) Ha fatto benissimo.

                                                                          50

ANTONIO         Per cui a Murano, quel gondoliere ha condotto altri, non voi due. A Murano!

ANGELA         Ha condotto altri, non noi due.

ANTONIO          Perché fra voi due…non è esistita mai quella simpatia, diremo cos’, di cui parlava Angela.

ANGELA (franca)    Mai!

ANTONIO  (ad Angela)  Così che le cartelle le hai acquistate tu.

ANGELA         Io, io

ANTONIO  (a Ferdinando)  E così niente regalo da parte sua.

ANGELA          Niente, niente!

FERDINANDO  (a fior di labbra) Niente, niente.

ANTONIO          Dica forte. Così: niente!

FERDINANDO (più forte)  Come vuole: niente!

ANTONIO         Bravo! Perché desidero che non rimanga di mezzo il più piccolo equivoco, ora specialmente che ho già riscosso il denaro!

FERDINANDO (con un risolino ebete) Ah, lei ha già riscosso?

ANTONIO         Sì! (con calma apparente) E adesso che voi stessi mi date la certezza che lei, caro signor Ferdinando, non può accampare alcuna pretesa su quella somma, sono tranquillo e non se ne parli più. Lei seguiterà ad averne pochini, ma non sarà per mia colpa e non potrà avere alcun dispiacere se mi saprà ricco e contento.

ANGELA (con rimprovero) Antonio! Perché mortificare così la gente?

ANTONIO       Dico così perché sono contento all’idea che adesso noi ce ne andremo a viaggiare…

ANGELA       Chi?

ANTONIO     Io e tu. T’avevo promesso un regalo. Ebbene, ti regalerò prima Parigi, po Londra…

ANGELA          E si viaggerebbe?

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ANTONIO        Tutto l’anno?! (prorompe) Ah, no, ah, no!

ANTONIO      (scatta egli pure9  Lo sapevo che avresti detto di no! Eh! Sono furbo? (con aria grave) E voi due a non capire questa mia astuzia! Come se io non sapessi che si tenta di giuocarmi come un allocco! No! Adesso so tutto! Adesso credo a tutto. Vere le gite a Murano, veri i vostri appuntamenti, vere le cartelle, vero tutto! (a Ferdinando) E io voglio, pretendo che lei mi dia soddisfazione!

FERDINANDO (con aria mite)  Senta, signor Antonio!

ANGELA  (spaventata)  Il signor Ferdinando non vi dirà niente.

ANTONIO      E io me la prendo grande, enorme, completa! (a Ferdinando9 Sarebbe toccata a lei quella fortuna. Ebbene mi tengo le trecento mila lire! (trionfante) Sono soddisfatto!

ANGELA   (con tutto lo sdegno)  Sei semplicemente un cannibale1

ANTONIO           Io?!

ANGELA           Sì, perché non è giusto che tu torturi due anime! Sissigmore, perché se vuoi sapere la verità vera…

ANTONIO          Un’altra verità?

ANGELA              Tutto ciò che ti dissi ieri è scrupolosamente esatto, fuorchè…

ANTONIO            Fuorchè?

ANGELA            D’essere la sua amante!

ANTONIO         Menzogna!

ANGELA           Aspetta! (CALMA) Ma lo sarò.

ANTONIO        La sarai?

ANGELA            Oggi o tutt’al più domani. Ferdinando può dirlo. Non ti avrei ingannato se non quando avessi avuto la prova del tuo egoismo ingiusto e cattivo. Ora questa prova l’ho. E tutti, sai, tutti sapranno le cose come sono andate, dall’a alla zeta. Mi faccio intervistare anch’io! E quando sarà divulgato il fatterello piuttosto grottesco, vedrai che ogni compratore di caffè ti dirà con un bel sorrisetto: ” Mi  raccomando sa, me ne dia della quantità migliore Di quella che certo adopera in casa da offrire all’amante della sua signora”. E bada che tu lo hai 

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voluto. Ti sei chiamato pienamente soddisfatto, dunque il permesso d’avere un amante me lo hai dato. E io me lo prendo.

ANTONIO          Sì? Sì?! A costo di tenerti chiusa a chiavistello in una camera.

ANGELA              Sequestro di persona1  Non puoi !(a Ferdinando) E’ vero che non può’

FERDINANDO        Non può.

ANGELA                 A costo di far fare un’interpellanza in parlamento! E dire che questo uomo (segna Ferdinando) ha avuto la delicatezza di rinunziare alla sua fortuna senza un lamento per non compromettermi! Per me, per me lo ha fatto e l’ho chiamato un eroe!

ANTONIO            E me lo dice in faccia!

ANGELA           E sarà il mio eroe!

ANTONIO        Vedremo! (minaccioso) Ti sfido!

ANGELA              Sì? (tira fuori di tasca una lettera sgualcita) Prendi! Questa lettera era diretta a te. ( con le proprie mani la toglie dalla busta) Eccola! Mi sfidi? Leggila, così conoscerai l’ora e l’indirizzo. Gretto borghese! (via dalla seconda porta a destra)

ANTONIO   (dà un’occhiata alla lettera e poi si volge con impeto a Ferdinando) E lei con la paga che gli do io, si permette di tenere degli appartamenti clandestini (leggendo) in Calle S. Tomà n.3427, secondo piano, uscio a destra?  Ciò non è chiaro! E farò una verifica di cassa.

FERDINANDO   (offeso)  Signor Antonio!

ANTONIO   (lo investe) E lei viene qui in una casa onorata a ingannar tutti?

FERDINANDO           Senta…

                                                                 SCENA   VIII

                                                      Gilberto   e   detti

GILBERTO   (entra nel mezzo)  Che cosa succede?

ANTONIO        Ah, una cosa semplice, semplicissima. Mia moglie che mi avverte

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che oggi alle quindici e mezzo in Calle S. Tomà n. 3427, secondo piano, uscio a destra, mi ingannerà con il signor Ferdinando Agostini, qui presente!

GILBERTO         Andiamo, via, la solita storiella di ieri…

ANTONIO          Di ieri, ma oggi è un altro paio di maniche. (inveisce contro Ferdinando) E non so chi mi tenga…

FERDINANDO   (prende il coraggio a due mani)  Oh, insomma…che cosa le ho poi fatto? Dopo tutto le ho procurato trecentomila lire! (via dal primo uscio di destra)

ANTONIO         Capisci? E io che cosa devo dirgli? Non vedi che arie piglia? E  le trecentomila lire me le butterà in fccia sempre!

GILBERTO          Ma che! Una volta che te ne vai a viaggiare con tua moglie e mi lasci qui a dirigere l’azienda…

ANTONIO          Tu? In quanto a questo ci penseremo. Viaggiare con mia moglie? Un bel viaggetto di piacere. E poi lei non viene. Sta qui con quell’altro. Sono i suoi patti: io i quattrini, lei l’amante. E tutti sapranno quello che sono! Perché Angela è una donna che mantiene la sua  promessa. La conosco! Capirai, una testolina, così esaltata, all’idea di avere per amante un eroe…

GILBERTO        Un eroe?

ANTONIO         Perché infatti per lei, lui si sacrifica a non dimostrare il più piccolo dispiacere per la perdita delle trecentomila lire! E bada che fralei e lui, finora, non ci sono state che diverse gite fino a Murano.

GILBERTO          Credi?

ANTONIO          Se fossero andati…più in là, mia moglie non si sarebbe scagliata contro di me con tanto accanimento. Sarebbe più remissiva. Ti pare? Grida, si affanna, inveisce troppo. Farebbe tante minacce per l’avvenire se ci fosse stato già un passato? Dal loro contegno ho avuto la prova lampante che io non lo sono ancora, ma sto lì lì, sull’orlo del precipizio!

GILBERTO       Ah, no! (con forza) Tutt’altro  che poca! (pausa) Bisognerebbe arrivare a tempo per impedire la catastrofe finale, senza scandali, giacchè ormai siamo in bracccio alla celebrità! Un bel giorno me lo vedo lui ritrattato sui giornali. E poi, volere o no, devo a lui la mia fortuna.

GILBERTO         Tentava però di ingannarti.

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ANTONIO       E siamo sempre qui, Se non tentava d’ingannarmi, io non sarei adesso quasi ricco. Ecco il duplice argomento.

GILBERTO            Il dilemma! 

ANTONIO            Già. O cedere sdegnosamente il denaro a lui con onestà scrupolosa o chiudere un occhio e tenermelo…o onesto o…oh! (con commozione) Vorrei chiamare, uno per uno, tutti i mariti che sono a giorno della mia situazione per sentirne il parere…

GILBERTO           Ti griderebbero subito: “ Sii onesto! Sii onesto!”

ANTONIO        Sì?

GILBERTO         Perché non sono nel tuo caso!

ANTONIO   (sempre combattuto! E poi…sentine un’altra. Per quanto faccia, non mi riesce di odiare quel giovane. Non mi  è antipatico. Che cosa vuoi? Mi ha chiuso la bocca dicendomi: “ Dopo tutto le ho procurato trecentomila lire!”

GILBERTO         Ma allora se ti è simaptico…

ANTONIO  (con forza) Ma non fino al punto dipermettergli di essere l’amante di mia moglie!  Il male è che piace molto anche a me, mia moglie! E lei? Non posso rimproverare troppo nemmeno lei per la sua leggerezza! Qaunti mariti sono ingannati senza avere l’utile di un centesimo! Io almeno!...(dopo aver pensato) Se potessi cavarmela con una grossa regalia…

GILBERTO        Non eviti le ciarle.

ANTONIO        Interessarlo nell’azienda? E’ la stessa cosa. Il pubblico vorrebbe sapere la ragione di questa società e così tanto la mia drogheria quanto la mia casa andrebbero avanti sotto la ditta: “Antonio Bellotti e compagni!”

GILGERTO           Giusto.

ANTONIO        E lui seguiterebbe a passare per un eroe! Dove trovare dunque una soluzione che tranquillizzi la   mia  coscienza come uomo e la mia tranquillità come marito?

GILBERTO        Mah!

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                                                       SCENA      IX

                                                                  Rosa   e   detti

ROSA    (è pronta per uscire e si ferma alla vista dei due)

GILBERTO       Dove vai?

ROSA                Dove vado?  (risoluta avanzandosi) Vado a cercarmi da vivere!

GILBERTO        Tu?

ANTONIO        Un’altra nuova di zecca!

ROSA               Sì! Perché non voglio più essere alla mercè del mio signor cognato! Si tenga pure il suo denaro; noi vivreno con la nostra povertà, ma felici!

GILBERTO        Ma che discorsi sono questi?

ANTONIO        Mi fai il santo piacere di spiegarti?

ROSA               Non l’ho già detto che avrei presa una grande decisione. E l’ho presa io e la prenderà anche lui!

ANTONIO     Tu? Lui? Lui chi?

ROSA              Tutti e due. Ora che sono certa che egli mi vuol bene e mi ha dato la forza di parlare, posso dirlo forte! Io e Ferdinando!

GILBERTO       Il  signor Agostini?

ANTONIO       Lui? Tu? Non mi raccapezzo più! T’ha parlato? Anche parlato? E vi siete detto?...

ROSA            Domandalo a lui!

ANTONIO   A lui? (risoluto andando verso il fondo)  Lisa! Lisa!

GILBERTO       Lisa! Lisa!

ANTONIO       Se fosse vero! E ti sposerebbe? (con più forza) Lisa!

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                                                      SCENA    X

                                                                 Lisa   e  detti

LISA  (entra) Un momento. Eccomi!

ANTONIO        Niente un momento. Andate giù in negozio. Dite al signor Ferdinando di salire qui subito.

LISA  (tentennando)  Ma…

ROSA  (con parole concitate cerca di persuaderla e la spinge fuori dell’uscio di sinistra)

ANTONIO  (con gli occhi lucenti)  Sarebbe una soluzione!

GILBERTO  (con esaltazione)  La migliore! Tu dai una dote a mia figlia, egli la sposa e così metti chieta la tua coscienza.

ANTONIO  (soddisfatto) E una volta che egli sposa la Rosa, addio eroismo per mia moglie!

ROSA   (è già rientrata)

                                                     SCENA   XI

                                                           Angela  e  detti

ANGELA   (esce dal secondo uscio di sinistra)

ANTONIO  (la vede e le va incontro)  Succedono delle cose sempre più sbalorditive! Sai che cosa dice Rosa? Lei e il signor Ferdinando stanno prendendo una grande risoluzione.

ANGELA       Quale?

ANTONIO    Di sposarsi!

ANGELA   (al colmo della sorpresa si volge a Rosa) Tu con…lui?

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ROSA         Angela mia, devi essere la meno meravigliata tu che conosci tutte le attenzioni che quel giovane ha avuto sempre per me.

ANGELA       Ma ti ha parlato? Ti ha detto?

ROSA  8con entusiasmo)  Tutto…con gli occhi! E’ così timido e parla così poco1 allora ho preso il coraggio a due mani io, poiché Antonio è stato sordo alle mie preghiere.

ANTONIO  (con tutta la forza) Ah, no! Non sono più sordo! Vi sposate? Vi volete bene? Sì? Sì? (con un grido) Centomila lire di dote!

GILBERTO  (con un altro grido) No. Centocinquantamila!

ROSA  (sbalordita) Tu mi dai?...

ANGELA       Ma scusa Antonio…

ANTONIO    Non è da tre giorni, cara Angela mia , che mi predichi che pe non aveere preoccupazioni e perché mi sia conservata la stima, devo cedere una parte della somma a lui?

ROSA            Come? Come? (giubilante9 E tu, Angela, peroravi così la nostra causa? Oh! Grazie! Tu sei la più santa delle sorelle!

                                                     SCENA   XII

                                                  Lisa,   Ferdinando   e   detti

LISA   (entrando affannata)  Eccolo qui…

FERDINANDO  (ad Antonio, titubante) Lei cercava di me?

ANTONIO  ( a Lisa)  Via voi!

LISA     (via)

ANGELA  (avanzandosi)  Signor Ferdinando!

ANTONIO       No, aspetta. Signor Ferdinando!

ROSA               Antonio, lascia dire a me. Signor Ferdinando! Quando ho parlato male di mio cognato, avevo torto. Egli ed Angela da tre giorni pensavano al bene nostro. E Antonio è così buono, così generoso che mi assegna una vistosa dote per la nostra felicità.

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ANTONIO        Centomila   lire!

GILBERTO         Anzi, centocinquantamila!

FERDINANDO  (mal reggendosi in piedi, si appoggia ad una seggiola) Senta, sentano…io non capisco…

ANTONIO          Sono troppe?

GILBERTO          Sono poche?

ANTONIO          Le bastano settantacinquemila?

ANGELA     (non togliendo mai gli occhi di dosso a Ferdinando)  Ma lasciatelo parlare!

ROSA           Non parla mai! E’ appunto per questo che ho parlato io!

ANTONIO      Cento…

GILBERTO     ….cinquantamila lire di dote!

ANGELA   (con una grande ironia) E di più una bella sposina!...

FERDINANDO     Si spieghino più chiaro, per carità!

                                             SCENA   XIII

                                                      Lisa   e   detti

LISA  (entra)  Signor Antonio…è venuto…

ANTONIO  (con veemenza)  Non ricevo nessuno. Dicano a voi quello che vogliono.

LISA              Ho capito (via)

ANTONIO     E così!...(si fa avanti)

FERDINANDO  (seguita ad asciugarsi il sudore)

ANGELA  8dominando tutti gli altri)  Capirete…egli non si aspettava tanta generosità. Vedrete che cercherò di convincerlo io con due parole…

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ROSA        Sì, sì…

ANGELA  (si avvicina a Ferdinando e gli dice con voce concitata)  Rifiuterai, immagino…

FERDINANDO      E’ che…sono così sbalordito che…che

ANGELA   8lo guarda e poi con un sorriso amaro e scuotendo la testa)  Che non ti sei ancora deciso. E’ giusto. Del resto a pensarci bene ecco una soluzione imprevista che può avere il suo lato buono…per tutti! Guardando al suo imbarazzo, comincio a vedere anch’io le cose sotto il loro aspetto reale! (con apparente calma) Là…sarò io a darti consiglio! Accetta! Già avresti finito per accettare lo stesso. Mah! Era destino che io e tu non dovessimo tornare mai più in Calle S. Tomà! Chi sa! Quando ci rifletteremo freddamente, troveremo che è stato meglio così. Su, non fare la tragedia, adesso. Tutt’al più questa è una commedia…a lieto fine. Mia sorella è carina, ti vuol bene, e tu con lei sposi centocinquantamila lire. Capisci, eh! Scommetto che ti comincia già a piacere. Vedi? Sono io che ti dico: sposala. E così mio marito ha pagato il suo debito verso di te…e ho pagato anch’io!

ROSA         E’ così? (con grande interesse mentre tutti gli altri si avvicinano ai due)

ANGELA     E’ felice addirittura!

                                                              SCENA    XIV

                                                         Lisa,  Rosa   e   detti

LISA   (entra con una carta in mano)  Era Carlo, il portinaio, che ha recato per il signor Antonio l’indirizzo per la sua succursale…

ANTONIO  (confuso)  Quale succursale? Io non so..

GILBERTO      Date qua (legge) “Calle S. Tomà n. 3427 uscio a destra secondo piano…”

ANGELA   (con forza)  Ah, là no!

ANTONIO  (confuso, protesta di non sapere niente)

                                                                  F I N E