Il diluvio che verrà

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Spettacolo teatrale liberamente tratto da

“AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA”

di Garinei e Giovannini

Scritto da Alessandro Ronchini & Claudio Caraffi

I PERSONAGGI

  DON SILVESTRO             Parroco del paese

  CRISPINO                                Sindaco del paese

  ORTENSIA                               sua moglie

  CLEMENTINA                         sua figlia

  TOTO                                       il “tontolone”

  VIRGINIA                                 Presidentessa della squadra di calcio

  IL CARDINALE

  TONIO                                      fornaio

      cittadini del paese

LA VOCE DI LASSÙ


ATTO I

A sipario chiuso si sente una voce che dice:

LA VOCE DI LASSÙ: C’era una volta, anzi c’è, o meglio ancora: potrebbe esserci un piccolo paese di montagna che sta qui, lì, dovunque piaccia a chi sta ascoltando. Il paese che io, da quassù, ho scelto per questa favola.

Da dietro il sipario si cominciano a sentire, all’improvviso, delle voci di un coro che cantano “a cappella”.

Evviva, evviva, evviva, evviva, evviva,

evviva, evviva, evviva, evviva, evviva.

Il sipario si apre su un gruppo di gente in che canta in coro sotto la direzione di un giovane in jeans. Sono gli abitanti del paese. Il direttore muove molto freneticamente sia le mani che il corpo.

Aggiungi un posto a tavola

che c’è un amico in più

Se sposti un po’ la seggiola

stai comodo anche tu

Gli amici a questo servono:

per stare in compagnia

Sorridi al nuovo ospite

non farlo andare via

dividi il companatico

raddoppia l’a a a a l’allegriaaaa!

SILVESTRO: La porta è sempre aperta,

                       La luce è sempre accesa

CORO: La porta è sempre aperta,

             La luce è sempre accesa

SILVESTRO: Il fuoco sempre vivo, la mano sempre tesa

CORO: Il fuoco sempre vivo, la mano sempre tesa

            La porta è sempre aperta,

            La luce è sempre accesa

SILVESTRO: E se qualcuno arriva

                       Non chiedergli: “Chi sei?”

CORO: No, no, no; no, no, no, no;

SILVESTRO: E se qualcuno arriva

                       Non chiedergli: “Che vuoi?”

CORO: No, no, no; no, no, no, no;

             No, no, no

SILVESTRO: E corri verso lui con la tua mano tesa

                       E corri verso lui

                       Spalancagli un sorriso e grida: “Evviva!” “Evviva!”

CORO: Evviva, evviva, evviva, evviva, evviva,

             evviva, evviva, evviva, evviva, evviva.

SILVESTRO: Bravissimi, molto meglio dell’ultima volta. Per stasera basta così. Andate pure a casa. Grazie e buonanotte a tutti.  (Comincia ad indossare la tonaca)

TUTTI: Buonanotte!

SINDACO: (Entra di corsa) Allora, allora siamo pronti per le prove?

(tutti ridono)

ORTENSIA: Ma Crispino caro, abbiamo appena finito!

SINDACO: (Al colmo della malafede) Ma no… anche oggi in ritardo. Oh, ma che iella! Che peccato. Eh, sapete, fra le pratiche del comune e gli affari della mia falegnameria…. Lei mi scusa vero signor Parroco?

SILVESTRO: Certo, signor Sindaco; tanto più che lei è arrivato PUNTUALISSIMO.

SINDACO: In che senso, mi scusi?

SILVESTRO: Nel senso che è arrivato giusto alla fine delle prove, come voleva lei.

SINDACO: E perché, di grazia?

SILVESTRO: Perché è stonato come una campana e non vuole che lo si sappia.

(tutti ridono)

SINDACO: Io stonato? Oh, ..oh… io che ho passato la giovinezza nei migliori teatri lirici.

ORTENSIA: Si, Crispino, ma facevi il bigliettaio!

SINDACO: E che vuol dire. Un posto di alta responsabilità, di competenza. Se non c’ero io il teatro non incassava i soldi e allora… addio musica! E adesso lei d’un tratto…STONATO! Per me lei è pure un po’ sordo!

CLEMENTINA: (Passando gli da un calcio negli stinchi)

SINDACO: Ahi!

CLEMENTINA: Oh, scusa papà.

SILVESTRO: (Si avvicina alla pedana da direttore) Mi scusi tanto. La prego di cantare!

SINDACO: Io?

SILVESTRO: E che io? Certo!

SINDACO: (Si avvicina di malavoglia alla pedana e comincia a cantare la prima strofa di “Un posto a tavola” stonando maledettamente)

SILVESTRO: (Correggendo) No signor sindaco, più armonico, più armonico.

SINDACO: Beh, io l’armonia ce l’ho nel sangue. “Aggiungi un posto a tavola..”

TOTO: (Smettendo di sbrigare alcune faccende canta con voce profonda e intonata) “Che c’è un amico in più….”.

SINDACO: (Indispettito) E tu, Toto, cosa ti intrufoli? (ride) Tanto tu di buono hai solo la voce. Zac!

TOTO: (a Silvestro) Che disse lu Sindaco?

SILVESTRO: Niente, niente… (con tono di rimprovero) Signor Sindaco!

SINDACO: Che ho detto di male? Lo sanno tutti che Toto è …..vero? (fa il gesto per dire che è un po’ scemo) .

SILVESTRO: Tutti, si! Ma meno che lui. Per tanti anni siamo riusciti a non fargli venire sospetti, e adesso lei… In fine dei conti non è colpa sua se è un po’ tonto.

SINDACO: E che è colpa mia?  E’ buffo questo clero! (e si riprende il cappello)

La gente va a baciare la mano a don Silvestro

SILVESTRO: Buonanotte Giacomo, buonanotte Lina, Cesira.

GIACOMO: Buonanotte, don Silvestro e alla prossima.

Tutti sfilano rispettosamente davanti a lui e lo salutano. Don Silvestro rivolge a tutti una breve frase di saluto.

CLEMENTINA: Don Silvestro, la sua canzone la trovo leggendaria… sicuramente vinceremo il concorso dei cori della provincia, e sarà tutto merito suo.

SILVESTRO: Grazie Clementina. Ciao a tutti.

SILVESTRO: Buonanotte Tommaso, grazie per il vino. E’ così buono che lo riserverò per le messe cantate.

Toto si avvicina con una candela accesa

SINDACO: Anche le messe si canta, ‘sto fanatico! …. (Starnutisce) Chi ha acceso la candela?

TOTO: Sono stato io. Nun te piace?

SINDACO: Grazie. Sono allergico. Adesso starnutirò sino a casa (se ne va starnutendo).

Ultima della fila è ancora Clementina, che ha fatto il giro e si è rimessa in fila per salutare ancora don Silvestro. Gli bacia la mano e don Silvestro la guarda con sorpresa. Poi lei scappa via ridendo.

SINDACO: Cammina, ragazzina!

In canonica sono rimasti solo Don Silvestro e Toto; quest’ultimo è intento a mettere in ordine la stanza e don Silvestro prende in mano un attrezzo ginnico.

TOTO: Ma che fai? Tu sei prete, non ti servono i muscoli.

SILVESTRO: Una mia debolezza Toto, …e poi se si trascura il corpo si finisce che anche l’anima mette su pancia. Il nostro corpo è in prestito; bisogna averne cura per restituirlo al Signore quando sarà il momento.

TOTO: E quanto sarà sto momento? Vorrei saperlo sa’! Magari me faccio un bagno.

SILVESTRO: Tranquillo Toto, ho conosciuto poche persone linde come te, dentro e fuori.

TOTO: Ah, bene, mò sono felice.

SILVESTRO: Sei felice?

TOTO: Bo! Non saprei… Io so’ sempre stato come me vedi tu. Secondo te, so’ felice io?

SILVESTRO: Sì Toto, penso proprio di sì.

CLEMENTINA: Permesso?

TOTO: Ciao Clementi’.

CLEMENTINA: Ciao Toto, salve padre, vorrei confessarmi.

SILVESTRO: Ancora! Ma se lo hai fatto stamattina.

CLEMENTINA: E’ che ho peccato di nuovo.

TOTO: Ammazza quanto se’ peccaminosa…. Don Silve’ me sa che le dovrai da’ ancora l’assoluzione. Addio! (e se ne va)

CLEMENTINA: Oggi Padre nel bosco mi sono macchiata di un peccato grave…

SILVESTRO: Clementina, la confessione è un sacramento, non uno smacchiatore.

Si preparano per la confessione, poi Silvestro si fa il segno della croce.

SILVESTRO: Su, dimmi…

CLEMENTINA: Io alle tre ero nel bosco, e stavo riposando al fresco, quando è arrivato il solito, lo stesso delle altre volte… e ha cominciato a farmi dei complimenti, e io facevo sempre di più la vanitosa

SILVESTRO:  E poi?

CLEMENTINA:  Io continuavo a dirgli di smettere di adularmi, ma in realtà ero sempre più contenta…

SILVESTRO:  E poi?

CLEMENTINA: Poi mi ha chiesto di sposarlo…

SILVESTRO:  E poi?

CLEMENTINA: Poi mi sono svegliata… Mi dica Padre, è un peccato molto grave?

SILVESTRO: (visibilmente irritato)  Per penitenza dirai dieci Pater, Ave e Gloria.

CLEMENTINA: E basta!

SILVESTRO: Ma Clementina, i sogni non sono peccati. (Le fa la benedizione) E ora va a casa, da brava.

CLEMENTINA: Va bene.

(Silvestro si allontana, pur rimanendo in scena, e clementina inizia, non sentita da Silvestro, un monologo)

CLEMENTINA: Peccato, Peccato davvero!

Lui non capisce, lui non può capire;

ma io lo amo!

Oh se non portasse quell’abito, se lui non fosse lui,

allora tutto sarebbe più facile;

io ti direi: “Ti amo”

e tu mi diresti: “Anch’io”;

Ma tu non puoi,

ed io son qui….

Peccato Silvestro,

peccato che sia un peccato

se no ti amerei alla follia;

ma io già ti amo alla follia,

e non posso dimenticarti..

Se tu non fossi tu

Potrei amarti senza scrupoli

Ma se non fossi tu

Forse nemmeno ti amerei.

Peccato Silvestro,

peccato che sia un peccato. (Esce)

Intanto in canonica Silvestro inizia a preparare il letto e nel mentre suona il telefono e dopo qualche squillo  va a rispondere.

SILVESTRO: Pronto!

LA VOCE DI LASSÙ: Finalmente!

SILVESTRO: Chi parla?

LA VOCE DI LASSÙ:  Dio.

SILVESTRO:  Chi io?

LA VOCE DI LASSÙ:  (con impazienza) Dio, Dio, il tuo Dio.

SILVESTRO:  (ironico) Ah, Dio… scusa non ti avevo riconosciuto. Ti credi spiritoso? A rompere l’anima alla gente?

LA VOCE DI LASSÙ:  Mai fatto nulla di simile, caso mai il contrario…

SILVESTRO:  Ma va alla Mecca!

LA VOCE DI LASSÙ:  Alla Mecca… dalla concorrenza! Ma ho forse sbagliato numero? Tu sei Don Silvestro?

SILVESTRO:  Si, e tu sei un cretino! (e riattacca il telefono)

LA VOCE DI LASSÙ:  Ma come ti permetti! Tu devi essere impazzito! Nessuno ha mai osato sbattere il telefono in faccia a Dio!

SILVESTRO:  (con occhi stralunati verso il cielo) Dio mio, Dio mio. (si butta in ginocchio) Padre Nostro che sei nei cieli…

LA VOCE DI LASSÙ:  (impaziente) Lo so benissimo dove sono! Alzati e ascoltami! Ho deciso di mandare il secondo diluvio universale.

SILVESTRO:  Signore, hai intenzione di annegare tutti di nuovo?

LA VOCE DI LASSÙ:  Precisamente, e tu costruirai un’arca e con essa salverai il tuo paese.

SILVESTRO:  E tutti gli altri innocenti nel mondo !

LA VOCE DI LASSÙ: Ma quali innocenti! Sai tu che fine farebbe il mondo se lasciassi fare alla gente d’oggi?

SILVESTRO:  Ma Signore, perché io, perché il mio paese?

LA VOCE DI LASSÙ:  E perché no?

SILVESTRO:  (basito per la risposta) E questo diluvio quando ci sarà?

LA VOCE DI LASSÙ:  Inizierà Sabato, ti do tre giorni di tempo.

SILVESTRO:  (ironico) Non saranno troppi….

LA VOCE DI LASSÙ:  Comincerete a lavorare all’alba del secondo giorno poiché la prossima notte, la prima, io l’ho destinata alla procreazione. Ogni uomo si giacerà con la sua donna e genererà un figlio.) Concepiti in questo vecchio mondo, essi nasceranno nel nuovo e dal vecchio erediteranno.

LA VOCE DI LASSÙ: Figliolo, domattina all’alba suonerai le campane e darai al tuo paese la lieta novella. Io mi farò vivo con te di tanto in tanto ma , ricorda.. solo tu potrai sentirmi.

SILVESTRO:  Si figurati, appena gli do la novella quelli mi chiudono in un manicomio. E come faccio?

LA VOCE DI LASSÙ:  Tu farai quello che ti è stato ordinato, Silvestro!

SILVESTRO:  Sissignore.

LA VOCE DI LASSÙ:  A me!

SILVESTRO:  Come?

LA VOCE DI LASSÙ:  A me. Addio… a me. Eh..

SILVESTRO:  (ride) Ah, addio,… a te! (comincia ad agitarsi) Oddio! Ho parlato con Dio! Dio Padre, Onnipotente, onniveggente, onnitutto… Oddio, devo restare calmo, devo mantenere la calma, se no… Aiuto! Non ricordo niente! Cosa devo fare? Cosa devo dire? Ah, si! … Calmo, Calmo… se no mi viene un coccolone e allora addio arca e addio tutto. Oddio ho parlato con Dio! Silvestro Calmati!

(stramazza sul letto che si rompe)

Le luci si spengono completamente. Quando si riaccendono è l’alba e si sente un grande scampanio che risveglia tutto il paese e anche Don Silvestro. Tutti scendono in piazza vestiti con dei lunghi vestaglioni e don Silvestro esce con la tonaca allacciata male, e guarda il campanile che suona.

SILVESTRO:  (a Dio) Che fretta! Tra poco le avrei suonate io stesso.

LA VOCE DI LASSÙ:  Corri, svelto! Vai a dare la novella.

Finisce lo scampanio.

CLEMENTINA: Don Silvestro, le sue campane mi hanno svegliata al punto giusto, sapesse cosa stavo sognando…. Mi può confessare?

SILVESTRO:  Non è il momento Clementina!

TONIO: Don Silvestro cosa c’è?

SINDACO: Perché ci ha chiamato? Che succede?

SILVESTRO:  Che succede?

SINDACO: Come: “Che succede?”. Sono io che lo chiedo a lei. E’ lei che ha suonato le campane, no?

SILVESTRO:  No… si… quasi.

SINDACO: Si o no? I casi sono due!

SILVESTRO:  Non Sempre.

CESIRA: Padre, di grazia, non ci faccia stare in pena.

SILVESTRO:  Vi dirò tutto…

SINDACO: Oh, visto che il clero ha deciso di dire tutto dichiaro aperta questa seduta straordinaria del Consiglio Comunale.

La gente si dispone tutt’intorno con ordine.

SINDACO: La parola al nostro buon curato.

SILVESTRO:  (con penosa disinvoltura) Bella giornata eh? Ma ho l’impressione che il tempo si guasterà.

SINDACO: E lei ci ha svegliati all’alba per comunicarci le previsioni del tempo?

SILVESTRO:  In un certo senso … è proprio così!

SINDACO: E allora..

SILVESTRO:  (con voce bassissima) Ho parlato con Dio.

SINDACO: Eh?

SILVESTRO:  Ho parlato con Dio! Egli mi ha affidato il compito di annunciarvi il secondo diluvio universale, e di dirvi che dobbiamo costruire un’arca, come quella di Noè, poiché solo il nostro paese si salverà.

CLEMENTINA: Oh, si, un’arca… che idea leggendaria!

SINDACO: Un’arca eh? Io l’avevo capito da un pezzo che questo qui era un po’ andato… Su via da bravo, a letto.

SILVESTRO:  No, il diluvio ci sarà davvero, e noi siamo stati scelti per ripopolare la Terra.

CLEMENTINA: Ripopolare, che idea leggendaria!

SINDACO: Su, da bravo, a letto. Se mai ci fu un curato bisogno d’essere curato, quel curato è lei, signor curato.

SILVESTRO:  Non sono pazzo! Vi dico che ho parlato davvero con Dio!

SINDACO: Dunque lei gli ha parlato. E come?

SILVESTRO:  Come “Come”?

SINDACO: Con che sistema? Una visione, una visitazione o più semplicemente un sogno? Insomma come le ha parlato?

SILVESTRO:  Al…… Al telefono.

SINDACO: Ah….. al telefono…

SILVESTRO:  Se io fossi al suo posto non mi crederei mai.

SINDACO: Per la prima volta siamo d’accordo io e lei….. Su, su da bravo, a nanna.

SILVESTRO:  (urlando) Le campane.

SINDACO: Cosa c’entrano le campane?

SILVESTRO:  Non le ho suonate io! Le ha suonate Lui. (Indicando il Cielo)

CLEMENTINA: Ma papà, perché non vuoi credergli? Se io fossi Dio gli telefonerei ogni giorno!

SINDACO: E bene, ammettiamo per assurdo che questa storia del diluvio sia vera. L’umanità scompare e noi ci salviamo. Ma dico, perché proprio noi?

SILVESTRO:  Perché no?

SINDACO: Scusi, ma è una risposta idiota.

SILVESTRO:  E quello che……(con tono solenne) E’ quello che mi ha detto Dio!

SINDACO: Va bene, ma chi ci dice che lei non si è inventato tutto per scucirci dei soldi un’altra volta?

SILVESTRO:  No! Vi dico che le campane non le ho suonate io.

TOTO: Perché nun suonano ancora?

SILVESTRO:  Perché Dio vuole che crediate perché avete fede, e non perché costretti dall’evidenza di un miracolo!

CLEMENTINA: Ma io sono convinta che se lei volesse un miracolo lo saprebbe fare, padre.

SILVESTRO:  Ma Clementina, ti pare possibile che io faccio un gesto e le campane….

Silvestro muove una mano e le campane iniziano a suonare come dirette dalle mani del “direttore” don Silvestro.

TOTO: Avete visto? Lui move lu dito e le campane … Zac! Se mettono a sonà.

CLEMENTINA: Bravissimo padre, lo dicevo che se voleva ci sarebbe riuscito!

SINDACO: Perdonate, ma non potrebbe essere uno scherzo del vento?

TONIO: Del vento?

SINDACO: Si, del vento, o ancora peggio una montatura organizzata per raggirarci.

CARLETTO: Montatura di chi?

SINDACO: Del clero, per scucirci del denaro!

ORTENSIA: Ma Crispino, tu sai pensare solo a quello?

SILVESTRO: Scusate, questo non è uno scherzo del vento, né una montatura del clero, e non sono nemmeno io; qui l’unico campanaro è il Signore che vuole provarvi che quello che ho detto è vero. Io sono solo il suo “direttore d’orchestra”, il suonatore è Domineiddio.

SINDACO: Sicuramente un gran bell’effetto! Cittadini, fate pure la vostra arca, che se poi il diluvio non ci sarà… beh, sarà un’ottima attrazione turistica.

CLEMENTINA: Viva papà!

TONIO: Si, viva il Sindaco!

TUTTI: Viva il Sindaco!

SILVESTRO:  Molto bene, mi compiaccio della sua decisione. Ora l’importante è che lei ci fornisca il legname.

SINDACO: Non ho capito bene l’ultima frase.

SILVESTRO: Signor sindaco, lei è il proprietario del bosco ed è anche l’unico falegname in paese; l’unico che ci può dare il materiale è lei!

SINDACO: Ma non ci penso proprio!

SILVESTRO:  Ma senza legname…

SINDACO: Certo il legname ci vuole, e anche parecchio, ma io sfortunatamente non ne ho.

CLEMENTINA; Ma papà il deposito è pieno.

SINDACO: Tutto venduto per i banchi alla Cappella delle Orsoline, Clementina.

CLEMENTINA: Ci sono ancora tutti i faggi da tagliare.

SINDACO: Venduti ai Cantieri Navali, Clementina bambina.

CLEMENTINA: E tutta quella catasta di legno vicino al ponte?

SINDACO: Venduta alle Ferrovie dello stato, Clementina bambina cretina.

SILVESTRO:  Signor Sindaco, se il legname non ce lo dà lei, che è l’unico falegname della zona, chi ce lo deve dare?

SINDACO: Eh, già! Idea! Visto che lei è così intimo della Sacra Famiglia, perché non fa una telefonatina a San Giuseppe? (ridacchia) Ortensia, Clementina, a casa! Signor parroco, invece del legname mi permetta di darle la mia simpatia… la ossequio.

TOTO: Don Silvè, me che te scuraggi? Perché nun fai un altro miracolo e fai apparire il legno qui?

SILVESTRO:  Ma che sciocchezze dite… mi avete forse preso per un santo? Su forza tutti a casa.

Silvestro rimane solo in scena. E chiude gli occhi
SILVESTRO:  Signore, fai apparire il legname per l’arca! (apre gli occhi e vedendo che il legname non c’è) Beh?
LA VOCE DI LASSÙ:  Vuoi che ti porti pure le valigie?  

SILVESTRO:  (confuso) Hai ragione….Perdonami signore.

Silvestro esce di scena e rimane illuminata solo la casa del Sindaco, in cui entrano i tre abitanti. Clementina sta piangendo.

SINDACO: Clementina, se non smetti di piangere, vengo lì io e ti faccio piangere davvero!

CLEMENTINA: (Piangendo) Voglio ridere quando le acque ci sommergeranno e moriremo tutti per colpa tua! Voglio proprio ridere.

ORTENSIA: Perché? Perché non vuoi dare il legname al parroco?

SINDACO: Perché me lo ha chiesto gratis, e io invece voglio guadagnare…. E poi se Dio avesse veramente bisogno di quel legname, il modo per averlo lo troverebbe.

Squilla il telefono.

SINDACO: Pronto? Si sono il sindaco. Chi?…Le ferrovie dello Stato? Stia tranquillo signor capo-reparto. E’ tutto pronto, il carico parte domani.… Come sarebbe “Non ci serve più”. Pronto, pronto. (il Sindacoriaggancia e guarda le due donne) Vi proibisco di ridere, tanto io il guadagno lo faccio coi Cantieri Navali.

Squilla il telefono

Si! Cantieri Navali? Come non volete più il legname! E perché? Ah, chiudete il cantiere… Bravi, proprio il momento giusto , voglio proprio vedere quando le acque vi sommergeranno e morirete tutti. Ma che sto dicendo? No, no non dicevo a voi!(riattacca) E’ una semplice coincidenza! Tanto mi bastano le Orsoline. Con quelle guadagno per tre.

Squilla il telefono, il sindaco esita un attimo poi, terrorizzato, risponde.

SINDACO: Si, sono il sindaco. Che c’è?

Si illumina anche la canonica. Don Silvestro parla al telefono; parla imitando la voce di una donna dall’accento veneto.

SILVESTRO:  Signor Sindaco, son Suor Severina del Convento di Sant’Orsola… Mi spiace tanto ma il suo legname non ci serve più…

SINDACO: Ma non dovevate fare i banchi per la cappella? Come fate senza banchi?

SILVESTRO:  Xe un fioreto! Restemo tute in piedi, benedeto.

SINDACO: E io? Lei mi ha ordinato tre quintali di legno! … Che ci faccio ora? Dove me lo metto tutto ‘sto legno?

SILVESTRO:  Mi son monaca … non son pratica de ‘ste cose…. Riverisco..

Il sindaco riattacca con rabbia. Silvestro riattacca a sua volta e tutto contento si avvia verso la casa del Sindaco. Il Sindaco passeggia su e giù mentre Ortensia e Clementina sono felicissime, la moglie addirittura accende una candela davanti a San Crispino.

ORTENSIA: Grazie San Crispino!

SINDACO: Tre ordinazioni, avevo, tre! E sono andate via in meno di tre minuti! (starnutisce) E spegni quella candela! (starnutisce) Lo sai che sono allergico!

Silvestro entra in casa del Sindaco.

SILVESTRO:  Salute e prosperità.

SINDACO: Sono rovinato!

SILVESTRO:  Che c’è, non capisco?

SINDACO: Manco io capisco!

ORTENSIA: Avesse visto don Silvestro! Una cosa incredibile, doveva essere qua!

CLEMENTINA: Il telefono squilla eh….

SINDACO: Zitte! Non ne voglio più sentire parlare di questa storia! E tu, spegni quella candela, ho detto!

SILVESTRO:  Allora signor Sindaco, ora che le ordinazioni sono state annullate ce lo date il legname?

SINDACO: Beh, certo… (realizzando) Come, come, come? E lei che ne sa?

SILVESTRO:  Non me lo ha detto lei?

SINDACO: No!

SILVESTRO:  Forse la signora?

ORTENSIA: Eh, no.

SILVESTRO:  Clementina.

CLEMENTINA: SI!

SINDACO: No! E bravo don Silvestro!

Va verso il telefono con un sorriso astuto. Silvestro si morde le labbra.

SINDACO: (formando il numero) lo dicevo che ad ogni cosa c’è una spiegazione… Pronto… Convento delle Orsoline?

Silvestro rivolge una preghiera silenziosa a Dio

SINDACO: Suor Severina sono io… Volevo avvertirla che il carico di legname è pronto e sta per partire.

LA VOCE DI LASSÙ:  (che imita Suor Severina) Ma insomma basta, benedeto! Glielo ho già detto cinque minuti fa…non insista… lei farebbe perdere la pazienza anca al Padre Eterno! Il suo legno non ci serve più, la saluto.

Riaggancia.

SILVESTRO:  (Guardando in alto) Grazie!

LA VOCE DI LASSÙ:  (arrabbiato) Prego.

SINDACO: E va bene clero, sembra che abbia ragione lei!

CLEMENTINA: Bravo papà, ora abbiamo il legname…

SILVESTRO:  Bravo Signor Sindaco..

SINDACO: Insomma basta! Il legno è mio e non ve lo do! Punto e stop.

ORTENSIA: Ma Crispino perché?

SINDACO: Perché due non fa tre, perché il Papa non è Re, perché il Re non è Papa, perché tu sei una rapa!

CLEMENTINA: Ma insomma papà, ora il legname non ti serve più! Daccelo a noi, sii buono!

Tutti escono in piazza, raggiunti anche dagli altri e tutti attendono la risposta del Sindaco.

SINDACO: Non mi serve più? Sapete cosa non serve più a voi? Un sindaco! Ecco a voi la mia fascia. Me ne vado!

Tutti hanno un sussulto di sorpresa.

SINDACO: Ma non preoccupatevi, tornerò. Con i gendarmi!

SILVESTRO:  Signor Sindaco, lei non può farlo, la notizia del diluvio non può trapelare.

SINDACO: Ma chi vuole che ci crederà a questa pagliacciata! Dovreste finire in galera tutti! Ora vi vado a denunciare, non me lo impedirete con la forza!

TUTTI: Si!

SILVESTRO:  Prendetelo!.

Tutti inseguono il sindaco che scappa, fino a quando non viene preso da due compaesani.

SILVESTRO:  Chiudetelo a chiave nel cascinale!

Lo portano via.

SILVESTRO:  (con solennità) Non c’è più tempo da perdere. Figliole, andate a preparare un pasto sostanzioso per i vostri uomini. E voi andate a preparare i vostri strumenti.

UOMINI: Si!

SILVESTRO:  Ce la faremo, vedrete, Egli guiderà la nostra mano.

UOMINI: Si!

LA VOCE DI LASSÙ:  Silvestro!

TONIO:  Lavoreremo anche tutta la notte, se necessario!

TUTTI: Si!

SILVESTRO:  Al lavoro, operai del Signore! Affilate le vostre asce e date forza alle vostre braccia.

TUTTI: Si!

LA VOCE DI LASSÙ:  Silvestro!

SILVESTRO:  Forza andate e lavorate!

TUTTI: Si!

Ormai sono andati via tutti.

LA VOCE DI LASSÙ:  (urlando) Silvestro!

SILVESTRO:  Che c’è! Oh scusa Signore.

LA VOCE DI LASSÙ:  Ce ne è voluto per farti tacere!

SILVESTRO:  Perché, cosa ho fatto?

LA VOCE DI LASSÙ:  Un lieve errore, eppure lo avevo detto a cosa era destinata questa prima notte.

SILVESTRO:  La procreazione! E’ vero Signore, ero talmente preso dall’arca che me lo sono dimenticato.

LA VOCE DI LASSÙ:  Ho visto!

SILVESTRO:  E adesso? Guardali come lavorano. Sarà difficile distoglierli.

LA VOCE DI LASSÙ:  Lo so, dovrò darmi da fare, adesso. Bene, scenda una notte splendida, si alzi un lieve venticello, le stelle in cielo splendano più che mai, la luna brilli nel suo splendore… E tu Silvestro non vuoi proprio fare niente?

SILVESTRO:  Che devo fare?

Il Signore sta per rispondere quando entra in scena Virginia, la Presidente della squadra di calcio, con un pallone in mano, urlando a tutti gli uomini che accorrono, non Toto che rimane in scena, ma in disparte

I giocatori sono Claudio, Giacomo, Tommaso, Ernesto, Walter, Sergio, Carletto e Tonio.

VIRGINIA: Allora, pelandroni, che fate! Smettetela di lavorare. Dovete allenarvi, fra tre giorni abbiamo una partita, ed è pure molto importante! Ora venite qua. Stasera faremo una partitella amichevole tra di noi, però voglio che diate il massimo, tutte le vostre forze. Chiaro!!

TUTTI: Si Signora!

VIRGINIA: Cominciate a riscaldarvi, e mi raccomando: negli allungamenti… piedi a martello!

Tutti si preparano per la partita.

SILVESTRO:  Ecco, questa qui proprio non ci voleva! Ah, se Dio sapesse…

LA VOCE DI LASSÙ:  Io so tutto. Sono onnisciente se non ti dispiace!

SILVESTRO:  E adesso che possiamo fare!

LA VOCE DI LASSÙ:  Ma chi è mai questa donna?

SILVESTRO:  E’ la donna peggiore che ci sia sulla faccia della Terra, credo. E’ una vera arpìa che non conosce neanche la parola amore, e per disgrazia nostra è anche la presidentessa della società di calcio del paese.

LA VOCE DI LASSÙ:  E con ciò?

SILVESTRO:  Basta che lei fiati che tutti gli uomini… bum.. si mettono a tirare calci a un pallone, e… così la notte della procreazione si va a fare benedire…

LA VOCE DI LASSÙ:  Veramente io l’ho già benedetta… Comunque non si potrebbe mandare da lei un uomo per farla innamorare...

SILVESTRO:  E chi ci mandiamo? Qui l’unico scapolo sono io! Ah, no aspetta c’è Toto, eccolo la!

LA VOCE DI LASSÙ:  E allora mandiamoci questo Toto.

SILVESTRO:  Non è così facile! Lei è una molto colta e vuole solo gente al suo pari e… come dire … Toto, in quanto a materia grigia non è molto ben fornito…

LA VOCE DI LASSÙ:  Beh, se il problema è solo qui, si può ovviare benissimo. Fammelo localizzare e vedrai.

SILVESTRO:  Eccolo.

Toto riceve come una folgorazione dopo di che rinviene e si ritrova d’incanto “intelligente”.

VIRGINIA: Ok! Giochiamo a due tocchi… e mi raccomando i tiri… Dov’è che dovete tirare?

TUTTI: Nello specchio.

VIRGINIA:(Facendo finta di non aver sentito) Dove?

TUTTI: (Gridando più forte) Nello specchio!

TOTO: (Si avvicina a Virginia) Mirabile signora, dal volto di pesca, mi farebbe la cortesia di voler venire a prendere un drink con me? Ne sarei onorato. Se poi le va domattina potrei accompagnarla a visitare la pinacoteca in città, che ne dice?

Virginia è come presa da un colpo di fulmine per Toto.

VIRGINIA: Oh, grazie, con molto piacere! Un attimo solo.  Ragazzi, scusate per stasera l’allenamento è sospeso, ci vediamo….. non lo so quando… addio!

SILVESTRO:  Signore sei davvero Grande!

LA VOCE DI LASSÙ:  Silvestro… Comunque vedo che tu non vuoi proprio fare niente.

SILVESTRO:  Ma signore, cosa posso fare?

LA VOCE DI LASSÙ:  Perché non canti?

SILVESTRO:  Che?

LA VOCE DI LASSÙ:  Si, canta. Perché: prima quando facevi “Aggiungi un posto a tavola”, si, e adesso? Avanti… canta… crea l’atmosfera.

SILVESTRO:  Io?

LA VOCE DI LASSÙ:  Ma devo proprio fare tutto io?

SILVESTRO:  Ma cosa canto?

LA VOCE DI LASSÙ:  Va bene, ti suggerirò. Anche il paroliere! Uffa.  (Sussurra, per suggerire) Notte da non dormire, da fare giorno, da stare in due…

SILVESTRO:  Ho capito… (Comincia a cantare)

SILVESTRO:                 Notte da non dormire

Da fare giorno

Da stare in due.

Notte da innamorare

Che dolce nido

Le braccia sue

Le braccia sue

E’ per voi, è per voi

Per voi due.

CORO (TUTTI)             Notte da ringraziare

Stupenda notte

È qui per voi

Notte da naufragare

Nel mare caldo

Degli occhi suoi

Magica è questa notte

Le stelle piovono su di noi

Tutto sussurra e grida

Sussurra amore e grida amore

E a tanto amore non si può dire di no.

                                      Notte da non dormire

Da naufragare

Nel mare caldo

Degli occhi suoi.

Notte da innamorare

Che dolce nido

Le braccia sue

CLEMENTINA              Notte da malincuore

Da rinunciare

Da dire addio

SILVESTRO                  Notte da malincuore

Un malincuore

Ch’è solo mio

SILVESTRO E

CLEMENTINA  (Insieme ma all’insaputa l’uno dell’altra)

Perfida è questa notte

Le stelle piovono su di noi

Tutto sussurra e grida

Sussurra “amore” e grida “amore”

E a tanto amore

Io debbo dire di no.

CORO                           Notte da non dormire

Da naufragare

Nel mare caldo

Degli occhi suoi

Notte da innamorare

Che dolce nido

Le braccia sue.

Buio

SIPARIO

FINE PRIMO ATTO


ATTO II

Piazza del paese. Un gallo saluta il nuovo giorno. Tutti escono dalle case per iniziare a lavorare. Tra gli ultimi esce anche Toto, che entra in canonica per parlare con Silvestro.

SILVESTRO:  Ciao Toto.

TOTO: Buongiorno, Reverendo, le auguro una prospera giornata…

SILVESTRO: Come è andato il tuo appuntamento di ieri sera con la signorina Virginia?

TOTO: Ma come ha fatto a sapere del mio incontro con la signorina?

SILVESTRO:  Ricorda Toto: mai sottovalutare un prete di paese; il prete sa sempre tutto….

TOTO: Comunque è andata egregiamente. Prima siamo andati al caffè “Montagna” a prendere un cocktail, poi siamo usciti a “rimirar le stelle”, come dice il Poeta. Sa una cosa Don Silvestro? Credo che tra noi due sia scoccata la magica scintilla dell’amore…

SILVESTRO:  Immagino Toto, immagino…

In quel momento arriva in Piazza Virginia, seguita da Clementina che la chiama…

CLEMENTINA: Signorina, signorina…

VIRGINIA: Si?

CLEMENTINA: Buongiorno signorina, posso parlarle?

VIRGINIA: Oh cara, dimmi pure bimba!

CLEMENTINA: Signorina, in paese si dice che lei ieri sera sia uscita con Toto e…

VIRGINIA: Certo cara, ma … di un po’ , non sarai mica la sua ragazza?

CLEMENTINA: Chi, io? Oh, no no. Io sono innamorata di un altro uomo, e per questo l’ho fermata, siccome quest’uomo non mi nota per niente…

VIRGINIA: Oh cara, ma io che posso farci?

CLEMENTINA: Ma, visto che lei è riuscita a far innamorare Toto, credevo che potesse dirmi quale è stato il suo segreto…

VIRGINIA: Ma il mio, cara, è stato un grande colpo di fulmine, per tutti e due…. Ma perché mai questo ragazzo non dovrebbe notarti, sei così carina…

CLEMENTINA: Ma sa, credo che la sua professione lo costringa a questo.

VIRGINIA: Ho capito, il solito Carabiniere.

CLEMENTINA: No…

VIRGINIA: Guarda, io non sono esperta di carabinieri, comunque credo che non ci sia professione al mondo che possa impedire a due innamorati di sposarsi… Hai mai provato a farlo ingelosire?

CLEMENTINA: Veramente no.

VIRGINIA: E allora senti che cosa devi fare… (Virginia sussurra qualcosa all’orecchio di Clementina che annuisce un paio di volte)

CLEMENTINA: Oh, grazie signorina, grazie, farò senz’altro così!

VIRGINIA: Di niente cara, …. Per favore, chiamami pure Virginia, va bene?

CLEMENTINA: Certo! Grazie Virginia!

L’attenzione ritorna sulla canonica e sul dialogo tra Don Silvestro e Toto.

SILVESTRO:  Toto, allora, che intenzioni hai?

TOTO: Beh, padre, di continuare a frequentarla.

SILVESTRO:  E all’arca, non ci pensi più?

TOTO: Come no! anzi le volevo chiedere, se non fosse di troppo disturbo, se si potrebbe costruire una stanza doppia per me e per Virginia…

SILVESTRO:  Ma Toto, Virginia non è del paese e su questo il Signore è stato molto preciso

TOTO: Beh se questo è il problema… (andandosene) Tieniti libero per domani mattina.

Corre fuori in piazza e si ferma da Virginia.

TOTO: Virginia, luce dei miei occhi, è tutta la notte che ci penso: vorresti farmi l’onore di diventare mia moglie?

VIRGINIA: Oh Toto, certo tesoro! Con molto piacere.

TOTO: Virginia, cara, ti amo tanto, e poi vedrai quanti figli avremo, tutti belli, forti e intelligenti: il non plus ultra del genere umano.

VIRGINIA: Oh Toto, amore mio. Sai fino ad adesso non avevo mai pensato a un figlio, però ora mi sembra una cosa fantastica.

TOTO: E poi così potremo stare sempre insieme, sull’arca. Vedrai che bel viaggio di nozze t’organizza Totino tuo…

VIRGINIA: Ma di che arca stai parlando?

TOTO: Ma perché non ti è giunta la novella? Adesso sarà mia cura metterti al corrente di tutto.

I due iniziano a passeggiare mano nella mano e si avviano ad uscire.  

nel frattempo arriva Clementina

CLEMENTINA: Buongiorno Padre, vorrei confessarmi.

SILVESTRO:  Ancora!

CLEMENTINA: Sa padre, stanotte mi sono macchiata di un peccato grave, anzi …gravissimo: ero nella mia stanza e ad un certo punto ha bussato alla finestra uno sconosciuto, uno straniero.  Io ero troppo curiosa, non ho saputo resistere e gli ho aperto. Lui mi ha guardata e mi ha detto:” Clementina, non posso più aspettare, ti voglio sposare, così potrò portarti finalmente via da questo paese.” E io, in preda alla passione gli ho detto di si…

SILVESTRO:  Clementina, ma è mai possibile che tu faccia sempre gli stessi sogni?

CLEMENTINA: No, padre, quest’uomo c’era veramente…

SILVESTRO:  E me lo racconti così?

CLEMENTINA: (Speranzosa) Perché, le dispiace?

SILVESTRO:  E me lo chiedi? Sono sconvolto! Ma questo straniero…

CLEMENTINA: (Piena di speranza) Si

SILVESTRO:  Avrà saputo dell’arca. Il nostro non è più un segreto… nessuno doveva sapere dell’arca.  Vado a suonare le campane. Meglio, lo vado a cercare io questo straniero !

CLEMENTINA: Non c’è nessuno straniero!

SILVESTRO:  E’ già andato via?

CLEMENTINA: Non è mai esistito… Me lo sono inventato io.

SILVESTRO:  E perché?

CLEMENTINA: Speravo che confessandole una cosa così grave, lei avrebbe perso la testa… Speravo che ci restasse male. Almeno…che si arrabbiasse… (piagnucolando) Ho sbagliato, mi perdoni e mi assolva, magari mi dia una penitenza severa…

SILVESTRO:  (facendo il gesto di darle un ceffone) Te la darei io una penitenza…!

Clementina scappa via schivando lo schiaffo.

Buio

Entrano gli uomini e iniziano a lavorare per preparare l’arca

WALTER: Su forza, dobbiamo darci da fare.

CARLETTO: L’arca deve essere pronta per domani.

SERGIO: Però vi dirò che un po’ mi dispiace dover lasciare questo mondo, non mi sembrava poi così male…

CARLETTO: Si, e poi all’idea di essere gli unici abitanti sulla Terra…

WALTER: Spero questo non voglia dire dover eleggere Crispino Presidente della Repubblica… Dio ce ne scampi. (ride)

Tutti ridono

Arriva Rosa, seguita dalle altre donne.

ROSA: Avete saputo di Toto e Virginia?

TOMMASO: Perché, che hanno fatto?

ROSA: Che hanno fatto? Cosa stanno per fare, vorrai dire! Si vogliono sposare!

TONIO: E vabbè, e a me cosa me ne importa!? Auguri e figli maschi!

CESIRA: Te ne importa si, caro Uomo1, visto che se si sposa Toto, Virginia non è più una forestiera e… e può venire con noi sull’arca!

ERNESTO: (ridendo) Beh, almeno potremo fare qualche partitella, con tutta quell’acqua che verrà, di tempo ne avremo..

TOMMASO: (ridendo) Per non parlare del fatto che dopo saremo noi i Campioni d’Italia, ma che dico, i Campioni del Mondo…

LINA: Spero non diciate sul serio… Il diluvio è una cosa seria! Noi quella…(cerca la parola) quella sottospecie di incrocio tra Gaucci e Carolina Morace sull’arca non la vogliamo!

CESIRA: (minacciosa) E non osate, uomini, a dire che la volete, perché se no sapremo ben noi come farvi cambiare idea…

TOTO: (arrivando) Signori! Signore! (accenna ad un inchino) Buon giorno a tutti! Avete saputo la lieta novella?

FULVIO: (ipocrita) No Toto, che ci dici di nuovo?

TOTO: Convolerò oggi stesso a giuste nozze con la signorina Virginia…

ROSA: Ah, Toto, che bella notizia…

Entra Virginia

VIRGINIA: Buongiorno a tutti, (a Toto) buongiorno luce dei miei occhi.

TOTO: Ciao aria dei miei polmoni, conosci tutti qui?

VIRGINIA: Beh, certo… (guarda le donne) forse non tutti…

TOTO: Piccola manchevolezza a cui è facile ovviare. (rivolto alle donne) Signore, vi presento la futura Signora Toto..

VIRGINIA: Molto lieta di fare la vostra conoscenza… (si avvicina alle donne e le saluta una ad una)

TOTO: (guarda la scena poi pensando ad alta voce) “Tanto gentil e tanto onesta pare, la donna mia, quando l’altrui saluta…”

ERNESTO: Toto, ma che blateri?

TOTO: Oh, niente, E’ solo che quella visione leggiadra mi ricorda quella soavità che solo il sommo Dante ha saputo cogliere.

ERNESTO: Eh?

TOTO: Oh tu, o mia musa ispiratrice, mia divina, tu sei la mia Beatrice…

ERNESTO: Ma non si chiamava Virginia?

TOTO: (sospira per l’ignoranza degli uomini) Lasciamo perdere.

Entra Don Silvestro

SILVESTRO:  Buongiorno a tutti.

ROSA: Buongiorno un corno!

SILVESTRO:  Signora che c’è?

ROSA: Eh, che c’è, eppure lei dovrebbe saperlo bene…

SILVESTRO: Ma io…

LINA: E non tenti di scusarsi adesso, eh! Tanto qui la colpa è anche sua!

SILVESTRO:  Ma insomma mi volete dire che succede?

LINA: Perché lei ci vuol far credere che non ne sa niente! Ma se è proprio lei a sposarli!

SILVESTRO:  (sorpreso) Ma a sposare chi?

CESIRA: Ma Toto e Virginia, e chi se no?

SILVESTRO:  Ma, Toto, era per questo che dovevo tenermi libero? … Ma auguri, anzi… congratulazioni, a tutti e due naturalmente.

VIRGINIA: Grazie Don Silvestro.

SILVESTRO:  Sarà per me un vero piacere unirvi in matrimonio.

ROSA: Insomma, visto che qui nessuno si decide a dirlo, lo dirò io. Noi quella lì (indica Virginia) sull’arca non ce la vogliamo!

TOTO: E perché mai?

TUTTI: Perché non ci piace!

TOTO: Non vi piace? Ma quando vi compra le magliette nuove…

CESIRA: Sì, e poi chi le lava?

TOTO:…Oppure quando vi fa vincere il torneo provinciale vi piace però! Cos’ha mai fatto quest’angelo mio? Solo perché le piace il calcio… Ma fatemi il piacere!

LINA: Insomma non ci piace e basta! E non la vogliamo!

SILVESTRO:  Ma come! Vi si presenta una occasione bellissima per aprire la porta al forestiero e voi dite “non ci piace”? Non ricordate “Aggiungi un posto a tavola che c’è un amico in più”? Vergognatevi! (ai due) Voi due dopo sposati salirete sull’arca con noi. (a tutti) E ora al lavoro… (nessuno si muove) Su, abbiamo pochissimo tempo, al lavoro…

ROSA: Abbiamo detto che quella lì sull’arca con noi non ce la vogliamo! (Tutti voltano le spalle a Silvestro)

SILVESTRO:  Ah, è così? Mi lasciate solo… in un momento come questo, la gente del mio paese mi lascia solo. E va bene, farò da solo. (Inizia a prendere degli attrezzi e comincia a lavorare, poi, vedendo che l’impresa è impossibile, si ferma e guarda al cielo, cominciando a cantare)

SILVESTRO:       Signore, è inutile

In questo momento

Abbandonato da Te

Solo fra la mia gente

Mi sento solamente

una formica.

CORO:                 Una formica

È solo una formica

Uno zero … una nullità

I granelli di sabbia

Per lei sono montagne

Ma basta che abbia

Vicino le compagne

E una formica smuove le montagne.

Una formica

Da sola non esiste

Ma resiste soltanto perché sa

Che come tante gocce fanno il mare

Tante formiche possono formare

Una comunità.

Ma se da sola affronta la fatica

Allora si ch’è solo una formica.

CLEMENTINA:   Ma due formiche

Sono due formiche

Un’idea di solidarietà.

C’è ben poco da fare

Di fronte alle montagne

Ma se può contare

Su tutte le compagne

Quella formica smuove le montagne.

TOTO E

VIRGINIA:          Ma due formiche

Più altre due formiche

Il principio d’una società

CLEMENTINA,

VIRGINIA e TOTO:

Su coraggio, coraggio

Passatevi il messaggio

Al nostro lavoro

unite il vostro coro

1° GRUPPO:        Un’altra s’aggrega… un’altra si fa sotto

è già siamo un gruppo

insieme siamo

2° GRUPPO:        Otto

formiche

l’esempio è trascinate

per altre formiche che chiamano altre

3° GRUPPO:        TANTE

formiche

che vengono in aiuto di altre formiche

crescendo ogni minuto

il lieto fermento

diventano già

4° GRUPPO:        CENTO

formiche

schierate in lunga fila

son mille … duemila

son tutte le formiche

che esistono … corrono

le montagne smuovono

E insieme esistono

Sgobbano

Le montagne smuovono

E insieme esistono

Lottano

Le montagne smuovono

E insieme esistono – Vincono

Le montagne smuovono

E insieme siììììììììììììììììììì!

E insieme siììììììììììììììììììì!

E insieme sì!

Durante il finale della canzone tutti cominciano a lavorare prendendo in mano attrezzi e, se possibile, portando dentro i primi pezzi dell’arca.

Buio

SIPARIO

FINE SECONDO ATTO


ATTO III

Si apre il sipario. Tutti gli attori sono presenti in scena tranne Tonio e il sindaco. L’arca è completa!

SILVESTRO: Bravi ragazzi, ottimo lavoro!

TONIO (da fuori scena): Don Silvestro!

Arriva di corsa TONIO

TONIO (affannato): Don Silvé! Il sindaco... il sindaco... il cascinale è vuoto, è scappato

SILVESTRO: Chi è scappato?

TONIO: Il sindaco!

Stupore e brusio di tutti

SILVESTRO: Bisogna ritrovarlo... Se sparge la notizia del diluvio, siamo perduti... Su, voi di qua (indica ad un gruppetto una direzione (l’uscita del palco alla sua destra) e quelli si avviano), voi al bosco (indica ad un altro gruppetto la direzione opposta e quelli si avviano), voi, venite con me alle porte del paese (tutti quelli rimasti sul palco si avviano verso la direzione presa dal primo gruppo seguendo Silvestro)

Quando la scena rimane vuota, dal piedistallo della statua di San Crispino ecco uscire il sindaco.

SINDACO: (guarda nella direzione da dove è uscito Silvestro, incomincia a passeggiare avanti e indietro, ma è ancora piegato per il lungo stare in una posizione scomoda) Clero! Sono duemila anni che ci racconti le tue favole!... Ma io scoprirò i tuoi trucchi... Ti smaschererò e con astuzia volpina degna di Ulisse mista alla spavalderia di Robin Hood, difensore di ogni oppresso, arriverò a sciogliere i tuoi nodi... dritto come ‘na spada, ah!!! (Nel tentativo di raddrizzarsi resta piegato in due dal dolore, poi si riprende) Il telefono!  

Il sindaco si dirige verso il telefono, quello usato da Don Silvestro nel primo atto

SINDACO: (compone un numero, attende trionfante la risposta) Alò, alò... SOS polizia, SOS polizia... attenzione. Sono prigioniero... Si tratta di un pazzo furioso... Un pazzo... No! Il pazzo non sono io. E’ il parroco. E’ lui che mi tiene prigioniero... Io non sono il parroco! Ci mancherebbe. Io sono il sindaco. Il parroco, certo Silvestro, è un tipo losco. Ha convinto tutti che ci sarà il secondo diluvio universale... Come dice? Quando c’è stato il primo? Circa tremila anni fa. Ah, lei non se lo ricorda? Non era ancora nato, controllerà in archivio? Ma con chi parlo personalmente?... Com’è il suo nome, prego?... Pecora?... Pecora... Come Pecora?... Beh non ti avvilire. Senti, Pecora, segnati questo numero. 5743... Hai scritto, Pecora? Richiamami qui appena avrai controllato... Ma fai presto... Ti lascio, Pecora... Sento arrivare qualcuno... forse è il pazzo... sì, il prete pazzo. Quindi pazzo e chiudo... sì.... buonanotte... (si corregge) Passo e chiudo.

Corre a nascondersi di nuovo nella statua. Appena in tempo per non essere visto dalla tutta la gente del paese che sta tornando. Entrano le prime persone  

ROSA: Non si trova!

CESIRA: Dove sarà?

TONIO: Nel granaio non c’era

CLAUDIO: Neanche nella falegnameria

Entra Ortensia

ORTENSIA: Ho guardato dappertutto, giù in cantina, su in soffitta, la legnaia, il magazzino, ma vi giuro neanche l’ombra di Crispino

Arrivano altre persone

TOMMASO: Siamo andati fino al bosco e non abbiamo trovato niente!

ERNESTO: Noi siamo stati alla montagna

SERGIO: E noi alla foce del torrente

LINA: Io ho cercato nel pagliaio, ho trovato pure un ago (lo mostra), ma il sindaco proprio no!

VIRGINIA: Io non conosco affatto Crispino, ma se non è matto non parlerà!

ORTENSIA: Mio marito è un fanfarone capace di tutto: se ha aperto bocca sarà un gran disastro!

Po va ad inginocchiarsi ai piedi della statua di San Crispino

ORTENSIA: San Crispiiiino! San Crispino te ne supplico, fammi ritrovare mio marito, lui che indegnamente è omonimo di un gran santo come te.

VIRGINIA: San Crispino? Ma chi è?

TUTTI(stupiti): Non conosci San Crispino?

CLAUDIO, GIACOMO e TONIO: Non conosci San Crispino?

VIRGINIA: No!

CLAUDIO, GIACOMO e TONIO: Non conosce San Crispino!

CLAUDIO: Devi sapere...

GIACOMO: ...che tanti anni fa...

TONIO: ...ci fu un’orribile siccità!

CLAUDIO: Secchi i fiumi...

GIACOMO: ...secco il torrente...

TONIO: ...secchi i prati e le campagne.

CLAUDIO: A tutta quanta la povera gente...

GIACOMO: ...le si seccavano gli occhi per piangere...

TONIO: ...e potevano solo pregare per far finire la siccità.

CLAUDIO: E la gente pregava e pregava...

GIACOMO: ...ma inutilmente.

TONIO: Non sapevano che lì vicino:

CLAUDIO, GIACOMO e TONIO: C’ERA CRISPINO!

CLAUDIO: Fuori dalla grotta...

GIACOMO: ...dove stava da un mese...

TONIO: ...Crispino trovò una brocca d’acqua gelata

CLAUDIO: Ne bevve un sorso poi corse in paese...

GIACOMO: ...la fece vedere a tutta la gente assetata...

TONIO: ...e per poco non lo assalirono!

CLAUDIO: Ma lui disse soavemente:

GIACOMO(con tono dolce): “Chi sta in fila si attacca alla brocca...

TONIO(con tono duro): ...ma a chi spinge un calcione in bocca”

CLAUDIO: E bevettero tutti in abbondanza

GIACOMO: E si riempirono tutti la pancia (fa il gesto di avere la pancia piena)

TONIO: E questo è il miracolo di San Crispino

TUTTI:   Ti preghiamo San Crispino,

              tu che hai l’occhio tanto fino

              tu che hai il fiuto di un volpino,

              ritrova il sindaco!

Entra Fulvio. La gente si volta a guardarlo con espressione perplessa. L’aspetto del ragazzo è tale da giustificare lo stupore di tutti: scalzo, scarmigliato, ha il viso annerito e graffiato, è avvolto da una coperta.

LINA: Fulvio, hai trovato il sindaco?

FULVIO (scuote la testa stremato): L’ho cercato dappertutto... Sulla montagna, nella foresta, persino alla Grande Grotta che sta vicino alla sorgente...

TONIO: Sei entrato nella Grande Grotta? Sei ammattito?

FULVIO: No! Nella grotta ho intravisto la figura tozza del sindaco in pelliccia che tentava di nascondersi. L’ho afferrato per il braccio e gli ho gridato. “T’ho preso Crispino...” (fa un attimo di pausa) Nel sentirsi chiamare Crispino l’orso che stava nella grotta ha perso la testa (lascia cadere la coperta e appare seminudo e graffiato)

TOTO: Davvero non sapevi che la Grande Grotta è la tana dell’orso bruno, fiera crudele ed assetata di sangue.? Non te lo aveva mai detto nessuno?

FULVIO (fulminandolo): Ah, perché ti pare che se lo sapevo io ci entravo?

LINA (accarezzandolo): O caro, cosa t’ha fatto quel brutto orsaccio cattivo? Stai bene?

FULVIO: Sì, non preoccupatevi per me. Pensate all’arca...

SILVESTRO: Acceleriamo i preparativi... per essere pronti prima che il Sindaco torni con i gendarmi...

ORTENSIA: Ormai è tutto inutile... Rinunciamo a quest’arca...

SILVESTRO (che non si aspettava una risposta del genere): No... Non è detto... Forse il sindaco non parlerà... forse...

VIRGINIA: Forse, forse... Ma scusi: lei ogni tanto parla con Domineiddio, no? Che aspetta? Si metta in contatto e si faccia dire dove è andato il sindaco.

SILVESTRO: Ma...

CLEMENTINA: Sì, sì, provi, Don Silvestro...

CLAUDIO, GIACOMO E TONIO: Sentiamo cosa dice il Signore

SILVESTRO: Ma non è possibile!

TONIO: Scusaci Silvestro, ma DEVE essere possibile. Anche perché se il Signore non ti dovesse dar risposta, magari vorrebbe dire che ci ha ripensato, che non ci sarà più il diluvio, che possiamo smontare l’arca e rendere il legname al sindaco

La gente appare d’accordo con Toto, tutti attendono la risposta del parroco. Silvestro è pensieroso, capisce che la situazione gli sta sfuggendo di mano, poi ha un’idea

SILVESTRO: E va bene. Proverò a mettermi in comunicazione col Signore. In ginocchio!

Tutti i paesani si inginocchiano insieme a Silvestro. Assume un atteggiamento ispirato. Apre le braccia e guarda verso il cielo.

SILVESTRO: Signore! Signore!

TONIO: Non è in casa?

SILVESTRO: Silenzio, anche quando risponderà solo io potrò udirlo. Chiaro? (riassume l’atteggiamento precedente) Signore... Come dici? (tende l’orecchio come se ascoltasse) Sì... Oh, Signore, grazie, grazie, ma che bella notizia, come sono felice!... Certo, sì, certo... Subito, immediatamente... Grazie! (si raccoglie in preghiera, e rimane in silenzio apposta per spazientire i suoi compaesani)

TONIO: (lo tira per la tonaca) Eh beh?

ORTENSIA:Non ci faccia stare in pena!

SILVESTRO: (si riscuote dalla finta estasi e si volta con viso radioso) Possiamo stare tranquilli e riprendere i preparativi per l’arca. Il sindaco non ci nuocerà più... (fa un gesto vago) Sta lassù.

ORTENSIA: (Urla e si abbatte priva di sensi tra le braccia di Clementina) Morto?

SILVESTRO: No... Sta lassù in montagna!

ORTENSIA: (rinvenendo tira un sospiro di sollievo) Ah!

SILVESTRO: Si è convertito e presto tornerà per imbarcarsi

CLEMENTINA: (stupefatta ma non incredula) Chi, papà?

SILVESTRO: E voi amici orsù: il Signore ha ordinato di fare presto. Andate a preparare i bagagli... (gli attori cominciano a uscire dalla scena) Toto, Tonio, andate a prendere una bella corda che prepariamo la statua di San Crispino per metterla sull’arca

In piazza rimane solo Silvestro, il quale si sposta in canonica, si inginocchia e comincia a pregare

SILVESTRO: Mi dispiace, Signore. Ho dovuto mentire per tranquillizzarli... (guarda verso l’alto) Ma pure tu... Vedi che sto negli impicci e non ti fai più vivo... Eh che diamine!

LA VOCE DI LASSÙ:(irato) Silvestro!

SILVESTRO: (abbassa lo sguardo impaurito) Scusa!

E ritorna di corsa in piazza, mentre in quel momento sopraggiunge Toto.

TONIO: Forza, Don Silvestro... cominciamo a lavorare (cominciano a legare la statua, il piedistallo) Sai, Silvè: mi sento più tranquillo mo’ che so che sul barcone ci viene pure lui (facendo intendere che si riferisce alla statua)

TOTO: Anche il mio cuore si rasserena a questo pensiero.

SILVESTRO: Con tutto il rispetto per San Crispino, possiamo contare su ben altro aiuto. Hai dimenticato ad esempio il miracolo che ha fatto il Signore espressamente per te?

TOTO: (Si ferma a pensare un attimo, poi capisce) Hai ragione, padre... me l’ero quasi scordato... E’ che vedi... oramai... mi sembra di conoscere da sempre la “Divina Commedia” a memoria.

Silvestro lo guarda stupito, poi esce seguito da Toto. Immediatamente dalla statua di San Crispino si comincia a sentire la voce del sindaco.

SINDACO: Non ne posso più di stare qua dentro. (smette un attimo di parlare e cerca di uscire, ma è bloccato dalle corde) Non riesco ad uscire. Aiuto!

Arriva Virginia con una borsa

VIRGINIA: San Crispino mio, che t’hanno fatto: sembri un salame... Guarda un po’ che t’ho portato? (tira fuori dalla borsa un grosso cero)Io te lo do, ma tu dovresti fare per me un miracolo. Anzi non a me, ad una ragazza del paese, una certa Clementina. Vorrebbe tanto mettersi insieme ad un certo carabiniere, ma sai com’è complicato. Poi suo padre, a quanto mi dicono, è mezzo scemo. E’ tanto disperata poverina! Allora posso contare sul tuo aiuto? Tu fai arrivare il carabiniere e io ti accendo il tuo bel candelone... (accende la candela)

SINDACO: (un forte starnuto)

VIRGINIA: Salute! (dubbiosa) San Crispino sei stato tu?

SINDACO: E chi... (con voce da santo)E chi se no?

VIRGINIA: Il santo parla! (cade in ginocchio). Un mi... un mi... miracolo!... Che... che devo fare?

SINDACO:(Con voce da santo)Prima di tutto toglimi dai piedi quella candela e poi scioglimi.

VIRGINIA: Che?

SINDACO: (con voce irata)Scioglimi!

VIRGINIA: Sì... sì... ma perché? Non vuoi salire sull’arca? (Comincia maldestramente a sciogliere i nodi con mani tremanti)

SINDACO: No

VIRGINIA: E come mai?

SINDACO: (con voce da santo)Il diluvio non ci sarà.

(In quel momento Silvestro arriva e si blocca, senza essere visto, a guardare la scena)

SINDACO: Dillo anche agli altri

VIRGINIA: Ma Don Silvestro?

SINDACO: E’ un bugiardo. Diffidate di lui. E’ un megalomane pazzo. E’ anche stonato.

VIRGINIA: Oh, poveri noi... E l’arca?

SINDACO: L’arca deve essere smontata... E il legname restituito al proprietario: l’ottimo sindaco. In quanto al carabiniere, ti prometto che verrà: anzi ne verranno parecchi, così la tua amica potrà scegliere. E, anzi, vai, vai sbrigati... Avverti tutti che il diluvio non ci sarà.

VIRGINIA: (andandosene senza però aver finito di slegare la statua)Sì... sì... Chissà cosa dirà Don Silvestro!

SILVESTRO (uscendo da dove era nascosto): Che cosa dovrei dire, Virginia?

VIRGINIA: La statua di San Crispino mi ha parlato.

SILVESTRO: Davvero? E perché adesso Crispino non parla più? Perché, grandissimo Santo, a me non vuoi far sentire la tua voce?

VIRGINIA: Perché lei non gli è simpatico... Mi ha detto che è stonato e che l’arca è tutta una sua invenzione

SILVESTRO: E se fosse?

VIRGINIA: Non conti su di me, sa. Io non le reggo il gioco. Voglio cominciare bene la mia vita di sposa (fa per andarsene)

SILVESTRO: Ah... perché tu credi ancora di sposarti oggi?

VIRGINIA: (bloccandosi)

SILVESTRO: (ride da uomo di mondo) Povera figliola! Rifletti... Toto è giovane, libero... E’ come un affamato: il mondo per lui è una immensa vetrina di pasticcere, piena di ragazze alla crema... Perché dovrebbe accontentarsi di una sfogliatella sola?

VIRGINIA: Che sfogliatella! Infatti ha una gran fretta di sposarmi...

SILVESTRO: Lo credo! Sa che domani comincerà il diluvio... Ma se viene a sapere che domani il diluvio non c’è più... e che ha tutto il tempo di passare davanti alla vetrina del pasticcere... Sai, uno, non pressato, cambia idea... Chiede un periodo di fidanzamento... Tanto non ha più fretta, perché... (si ferma e cambia tono, fa finta di non ricordare)  Quand’è che San Crispino ti ha detto che ci sarà il diluvio?

VIRGINIA: Domattina... (scandendo) improrogabilmente.

SILVESTRO: Sei una sfogliatella intelligente.

Virginia scappa via, Silvestro rimane solo. Sorride. Guarda sornione la statua, la rilega per bene. Sta per allontanarsi. Ci ripensa. Con gesti lenti sposta la candela portata da Virginia davanti alla statua e la accende. Mentre esce, è seguito da una miriade di starnuti.

N.B.: La statua deve essere il più vicino possibile alla canonica, in modo che non interferisca con la scena successiva.

Scende la notte, Silvestro rientra in scena canticchiando “Notte da non dormire”

LA VOCE DI LASSÙ: Di’ un po’, Silvestro.

SILVESTRO (mettendosi sull’attenti, ma allegro) Signore!

LA VOCE DI LASSÙ: Ma tu hai studiato dai gesuiti?

SILVESTRO: Perché?

LA VOCE DI LASSÙ: Bravo... Sei uno psicologo, dopotutto... Mi sei piaciuto, per Dio.

SILVESTRO: (reagisce sorpreso) Eh! Ti ho sentito, sai?

LA VOCE DI LASSÙ: Beh? Sono il solo che lo può dire. Detto da me non è una bestemmia: è semplice autocritica.

SILVESTRO: (accenna un saluto militare, aspetta ancora un attimo, poi, resosi conto che la “comunicazione” è terminata si avvia verso l’arca)Sono le nove e tutto va bene... anzi benissimo! San Crispino ci protegge più che mai. Buonanotte, amici: il Signore vi saluta e vi benedice.

Silvestro è davanti all’arca. La guarda ergersi imponente in mezzo alla piazza. Decidendo improvvisamente si arrampica sulla scaletta e sull’arca. Silvestro si guarda intorno come ad assicurarsi che nessuno lo veda.

SILVESTRO: Ecco il patriarca Noè che scruta il cielo minaccioso... Sebbene sferzato dal vento, egli resta al suo posto, dritto a prora, immobile come il destino. Le nuvole nere si addensano turbinose... (Comincia ad imitare il vento e si infila l’impermeabile)Affrettati vecchio patriarca... Ordina al tuo equipaggio di imbarcarsi...

SILVESTRO: Avanti gli animali!

(SCENA DELL’ARCA)

...ma il patriarca non scende sottocoperta. Resta ad interrogare l’orizzonte. (Silvestro si aggiusta sotto il mento uno straccio bianco per farlo sembrare una lunga barba) Se non fosse per l’imponente barba bianca lo si potrebbe veder sorridere... E, adesso, venga pure il Diluvio! Scccct! Crash boom! Apriti cielo!

Una risata fa trasalire Silvestro. E’ Clementina che sbuca fuori. Silvestro si toglie la finta barba: è molto imbarazzato.

SILVESTRO: Clementina! Da quanto tempo sei lì?

CLEMENTINA: (sorridendo)Abbastanza...

SILVESTRO: Cosa stavi facendo?

CLEMENTINA: Sognavo anch’io... Sono così eccitata all’idea di questo viaggio.

SILVESTRO: Non sarà una crociera, sai.

CLEMENTINA: Oh, certo... Sarà molto più emozionante, vicino a lei!

SILVESTRO (severo): Clementina! Avevo avuto l’impressione che tu fossi cambiata...

CLEMENTINA: Sì... Mi sono sempre comportata come una ragazzina stupida. Ora invece sono una donna responsabile che ha il coraggio di dire quello che pensa.

SILVESTRO: Brava!

CLEMENTINA: (urlando) Ti amo!

SILVESTRO: (“bofonchia” fra sé e sé) Ti amo? Ma tu guarda questa, te lo do io “ti amo”! (Si toglie l’impermeabile) Aspetta che adesso scendo. (scendendo dall’arca)E poi grida anche... (ora rivolgendosi a Clementina che ha di fronte)Clementina, cosa hai detto?

CLEMENTINA: Ti amo!

SILVESTRO: Shhhhhh! (le prende una spalla perché smetta di parlare, poi si guarda intorno per vedere che non li senta nessuno)Ma insommaClementina, io sono un prete.

CLEMENTINA: Non è colpa mia... Non potresti spretarti?

SILVESTRO: (sorride e recita una frase retorica) Preti si nasce, Clementina...

CLEMENTINA: Ma ho sentito di tanti che hanno buttato via la tonaca.

SILVESTRO: Non erano nati preti. Io sì... (cercando di autoconvincersi)

CLEMENTINA: Migliorerebbe le cose se mi facessi monaca?

SILVESTRO: (facendo il gesto ironico di “molto” con la mano) Eoh, come no!?!

CLEMENTINA: Ma, dopo il diluvio, non ci sarà più nessuno a condannarti.

SILVESTRO: Come, “nessuno”? (Alza gli occhi al cielo)

CLEMENTINA: Ma perché “non si può”?

SILVESTRO: Non si può, lo sai il perché

CLEMENTINA: Dove è scritto?

SILVESTRO: E’ peccato

CLEMENTINA: Chi l’ha detto?

SILVESTRO: E’ peccato

CLEMENTINA: Se l’amore è peccato non riesco a capire perché sia stato inventato!

SILVESTRO: L’amore in sé non sarebbe peccato: ma per me è condannato, proibito, in assoluto vietato.

CLEMENTINA: Che destino il mio! Sono obbligata al celibato tale e quale a te: non è giusto!

SILVESTRO: (Sorride) Peccato, che cosa leggendaria sarebbe stata vivere insieme... O forse questo dovevi dirlo tu?

Si guardano e ridono, poi i loro sguardi si fanno malinconici e si abbassano

SILVESTRO: Ora vai a casa Clementina, domani ci aspetta una giornata pesante.

CLEMENTINA: A domani, Silvestro

Silvestro rimane da solo, comincia a passeggiare avanti e indietro.

SILVESTRO: Oh Dio, Dio, Dio...

LA VOCE DI LASSÙ(facendogli il verso): Oh Silvestro, Silvestro, Silvestro... Che è successo?

SILVESTRO: Penso di essermi innamorato di Clementina.

LA VOCE DI LASSÙ: Eh, effettivamente mi avevi dato l’impressione...

SILVESTRO: E non dici niente?

LA VOCE DI LASSÙ: Auguri e figli maschi.

SILVESTRO: Ma, i preti… non possono sposarsi... il celibato!

LA VOCE DI LASSÙ: Lo so Silvestro; sai qual è la missione che avevi scelto per la tua vita: ora sta a te decidere cosa fare. Tu sei libero!... Dormici su.

SILVESTRO: Va bene... buonanotte.

Silvestro si dirige verso la canonica, si fa buio... poi, quando ritorna la luce, canta il gallo. Parte una musica nuziale e dopo poco si accendono le luci. In scena sono presenti Toto, Virginia (ovviamente vestiti da sposi) e tutti gli invitati. In scena è presente un cero acceso. Don Silvestro è pronto per celebrare il matrimonio.

SILVESTRO: (alzando la voce per superare la musica, che si interrompe) Prima di celebrare questo matrimonio voglio dirvi una cosa...

TUTTI: Viva Toto! Viva Virginia!

SILVESTRO: Devo dirvi una cosa che riguarda la statua di San Crispino...

TUTTI: Viva San Crispino!

Clementina si volta verso la gente che urla e si porta l’indice davanti alla bocca incitando al silenzio.

CLEMENTINA: Sssss!

SILVESTRO e CLEMENTINA: Sssss!

Nel silenzio si sente uno starnuto: proviene dalla statua ed è il sindaco a farlo. Tutti le corrono vicino tranne Clementina che rimane un po’ distante.

CESIRA:Miracolo!

TUTTI: Miracolo!

SILVESTRO: Fermi. Nella statua è nascosto il Sindaco.

Tommaso e Giacomo tirano fuori il sindaco dal piedistallo della statua. Silvestro spegne la candela.

SINDACO: (Dopo essere uscito, ma rimanendo un po’ aggrovigliato nella corda, rivolgendosi a Silvestro con rabbia) Se lo sapeva che stavo chiuso lì dentro, non mi poteva tirare fuori prima?

CLEMENTINA: (Ridendo) Papà che figuraccia! Leggendaria!

SINDACO: Aspetta che vengo lì e vedrai (sta finendo di divincolarsi dalle corde). Te lo do io il carabiniere!

CLEMENTINA: Ma quale carabiniere?

SINDACO: So tutto, (poi, rivolgendosi ad Ortensia) anche se tu mi consideri poco intelligente...

ORTENSIA: Uno che si chiude dentro una statua, tanto furbo non mi pare...

SINDACO: Ah, la dolce sposa! Te lo faccio vedere io quello capace di tutto! (Fa per saltarle addosso, ma è bloccato dagli stessi due che lo hanno tirato fuori) Lasciatemi andare!

VIRGINIA: E questo sarebbe il Sindaco?

SINDACO: Sì, perché?

VIRGINIA: Allora io ho creduto a te, non al Santo. E ho acceso anche una candela!

SINDACO: Bel favore... Del resto cosa ci si può aspettare da una che nella testa ha solo un pallone?

VIRGINIA: Come si permette? Io sono stata redenta dall’amore!

SINDACO: Redenta?

TOTO: Signor Sindaco, guardi che la mia signora non è più come prima, e questo grazie a Dio. Perciò la prego di... TAPPARSI IMMEDIATAMENTE LA BOCCA!

GIACOMO: Bravo Toto!

SINDACO: Qui se c’è uno che può dire basta...

SILVESTRO: Sono io. Chiudetelo in canonica e restate a sorvegliare le uscite... Verrò a liberarla non appena comincia a piovere.

SINDACO: (mentre lo stanno portando via) Clero, presto le vedrò mordere la polvere!

Sempre gli stessi due ragazzi portano il sindaco in canonica (che non è illuminata).

SILVESTRO: (ai presenti) Diamo inizio alla cerimonia... (si rivolge a Toto) Vuoi prendere questa donna come tua sposa?

TOTO: Sì!

SILVESTRO: (Si rivolge a Virginia) Vuoi prendere quest’uomo come tuo sposo?

VIRGINIA: Sì!

SILVESTRO: Ora siete marito e moglie... (li benedice)

TUTTI: Evviva gli sposi!...

VIRGINIA: (chiama) Clementina!

CLEMENTINA: (si volta. Virginia le lancia il suo bouquet. Clementina lo afferra al volo)

Clementina rimane in disparte fissando rapita i fiori della sposa. Le luci si abbassano, gli attori escono di scena, resta una debole luce sulla statua che comincia a parlare senza però inizialmente effettuare nessun altro movimento.

STATUA DI SAN CRISPINO: Questi si sono dimenticati di me! Mi lasciano a terra! E che sono scemo? Io me ne vado (e corre via)

In scena rimane solo il Sindaco nella canonica che si illumina.

Il Sindaco si alza in piedi e comincia a passeggiare su e giù come una belva in gabbia. Squilla il telefono. Con un balzo e un urlo di trionfo, Crispino va a rispondere.

SINDACO: (al telefono) Finalmente. Pronto, Pecora!... Parla, ti ascolto! (Nessuna risposta) Alò? Sei Pecora?

LA VOCE DI LASSÙ:(dopo un attimo di pausa di riflessione) In che senso? Dov’è Silvestro?

SINDACO: All’inferno!

LA VOCE DI LASSÙ: No. Impossibile. Lo saprei.

SINDACO: Ma chi parla?

LA VOCE DI LASSÙ: Dio.

SINDACO: Ah... T’ho pizzicato! Sei il socio di Silvestro

LA VOCE DI LASSÙ: (divertito)Beh... in un certo senso, sì.

SINDACO: Lo ammetti! Ma a me non siete riusciti ad ingannarmi... Il diluvio, le campane, i miracoli! Io sono ateo, quant’è vero Dio.

LA VOCE DI LASSÙ: Tutto in me è eterno, tranne la pazienza... Sono Dio e te lo proverò.

SINDACO: E come? Come? Come?

LA VOCE DI LASSÙ: Così.

Le luci si spengono e si sente un fragore di tuono. Una vampata che colpisce il Sindaco. Quando si riaccende la luce Crispino è immobile, col telefono in mano, gli occhi vitrei e la bocca spalancata. L’abito molto bruciacchiato.

SINDACO: Aio, aiuto, mamma! (Sviene accasciandosi all’indietro)

SILVESTRO (entrando): Signor Sindaco, che succede? (Si china su lui; poi vede il ricevitore staccato, e lo prende per rispondere) (Balza in piedi) Pronto!

LA VOCE DI LASSÙ: Affrettati, Silvestro... Qualcuno ha parlato e non c’è più molto tempo... Fai salire tutti sull’arca. Sta per scoccare l’ora X. Addio!

SILVESTRO: A te.

LA VOCE DI LASSÙ: Come?

SILVESTRO: Addio, a te.

LA VOCE DI LASSÙ: Silvestro, ti pare il momento!

Entrano di corsa Clementina, Ortensia, Tonio e Cesira. Guardano stupiti la scena di Crispino sdraiato che si tiene aggrappato ad una gamba di Silvestro.

SINDACO: Silvestro, Silvestruccio mio... Non mi lasciare, non mi lasciare!

SILVESTRO: Su, su, si alzi...

CLEMENTINA: Papà!

ORTENSIA: Crispino!

SINDACO: Il diluvio! Ci sarà il secondo diluvio universale... Ci sarà, ci sarà, ci sarà!

Attimo di silenzio stupito di tutti.

TONIO: (Alla Aldo di Aldo, Giovanni e Giacomo)Mia! Non ci posso credere! L’ha capito pure lui!

Silvestro cerca di liberarsi dalla stretta del sindaco, cammina come può ma il Sindaco non molla e lo segue strisciando

SINDACO: Portatemi sull’arca, per carità!

SILVESTRO: Ma si capisce che verrà anche lei... Si alzi.

Il Sindaco balza in piedi e cerca di abbracciare Silvestro che si para come può

SINDACO: Santo, bello, Silvestruccio mio... L’ho sempre detto io che aveva ragione!

SILVESTRO: A chi ha parlato del diluvio?

SINDACO: ...A... alle forze dell’ordine... Solo a Pecora... Ma non mi avrà creduto... E’ un questurino e quelli alle denunce vere non ci credono mai...

SILVESTRO: Ma il potere ha le orecchie lunghe; su: andiamo ad imbarcarci!

Si dirigono tutti verso l’arca, tranne Tonio che va nella direzione opposta.

SILVESTRO: E adesso tutti a bordo!

Entrano in scena tutti i paesani tranne Tonio, ma quando sono saliti Silvestro, Clementina, Toto, Virginia, Ortensia e il Sindaco è sulla scaletta, ecco arrivare Tonio di corsa...

TONIO: Sta arrivando un altissimo Prelato... Beh, tanto alto non è, ma sapeste che impressione!

Entra un Cardinale accompagnato da due carabinieri. Gli uomini e le donne presenti, Sindaco compreso, cominciano a guardare con meraviglia e ammirazione il Cardinale.

TUTTI QUELLI GIÙ DALL’ARCA: (in coro salmoidale) Come è bello il Cardinale! Come è grande il Cardinale!

SILVESTRO (a Clementina) Clementina, ho paura!

SINDACO: Quale onore, Eminenza... E’ venuto per imbarcarsi con noi? Il diluvio comincerà tra poco... Giusto in tempo! Si accomodi. Dico bene, Don Silvestro? Eminenza, questa è l’arca che ci salverà!

CARDINALE (comincia a ridere... piano dapprima, poi sempre più sgangheratamente).

SINDACO: Ride, è contento.

Come contagiati, i carabinieri del seguito, poi l’intero paese, gli fanno eco. Di colpo, il Cardinale smette di ridere e chiede imperiosamente il silenzio.

CARDINALE: Basta! Il diluvio non ci sarà.

SINDACO: Guardi, Eminenza, che io ho sentito la voce del Signore.

CARDINALE: mmmh!

SINDACO: Beh, sembrava proprio la Sua voce. E poi sono stato colpito da un fulmine divino...

CARDINALE: Ma quale fulmine divino e fulmine divino: sarà stato un corto circuito...

SINDACO: Sì certo... Poteva anche essere un corto circuito... come no.

TUTTI: Com’è bello il Cardinale! Come è grande il Cardinale! (E a poco a poco passano dalla parte del Cardinale, stringendosi attorno alla sua figura)

CARDINALE: Venite diletti, dilettissimi figli, venite sotto le ali della grande madre chiesa.

SILVESTRO: (alla sua gente, incurante del Cardinale) Dove andate?... Non vi lasciate abbagliare: se un Cardinale vi ha ordinato di abbandonare l’arca è Dio stesso che vi ordina di risalire!

CARDINALE: (furibondo) Ma chi si crede di essere lei: se Dio avesse proprio voluto parlare con qualcuno, avrebbe scelto il Papa.

SINDACO: Beh, questo è giusto... il Papa! Dio si sarebbe rivolto al Papa... Io l’ho sempre detto, Eminenza, ma non mi hanno dato retta, specialmente Don Silvestro. (Agli altri) Visto? Ha ragione il Cardinale.

CLEMENTINA: Papà!... Ma come? Sei sempre stato contro il clero e adesso gli ubbidisci?

SINDACO: C’è clero (indica Silvestro) e clero (indica il Cardinale). Lassù una parrocchia di montagna. Quaggiù il potere della chiesa...

CARDINALE: Il potere della chiesa!

Sotto le “ali” della chiesa si stringe la gente.

SINDACO: Io ho scelto!

CLEMENTINA: Papà, questo è tradimento!

SINDACO: Farò finta di non aver sentito. Ortensia, Clementina uscite!

ORTENSIA: (Con tono di rassegnazione) E va bene, caro…

Ortensia esce, mentre Clementina rimane vicina a Silvestro.

TUTTI: Com’è bello il Cardinale! Come è grande il Cardinale!

VIRGINIA: (Rivolgendosi al cardinale)Eminenza! Mi scusi... Don Silvestro... ci ha sposati un’ora fa (si stringe a Toto). Che dice: è valido il matrimonio?

CARDINALE: (Con tono severo) Assolutamente no!

VIRGINIA: Ah! E allora?

CARDINALE: (Con tono dolce) Vi risposo io!

VIRGINIA: Grazie, quale onore! Andiamo Toto.

Si avvia verso il Cardinale seguita da Toto.

SILVESTRO: Non mi credi nemmeno tu?

TOTO: (Imbarazzato)Padre, io ti credo, sì! Ma se devo vivere senza Virginia, allora bene: affronterò la morte!

CARDINALE: (Rivolto a Silvestro): Lei disonora l’abito che porta!

SILVESTRO: Ah sì? (Si sfila la tonaca e la butta di sotto).

CARDINALE: Indemoniato!

CESIRA: Ah sì. Indemoniato!

CARDINALE: Lei è un ossesso!

ROSA: Un ossesso!

CARDINALE: Il diavolo in persona!

ORTENSIA: Ah. E’ Satana che parla per bocca di lui? Si chiami l’esorcista.

Tutti si fanno il segno della croce allontanandosi dall’arca e avvicinandosi se possibile ancor di più al Cardinale.

SILVESTRO: Ma siete impazziti? Tornate su, vi prego. Per il vostro bene.

CARDINALE: Chiudete quell’arca, una notte all’aria fresca chiarirà loro le idee. Ora andiamo!

SINDACO: Eminenza, vuole onorare il mio desco? Si imbandisca la mensa... Vino e cibo a volontà... In tal modo a Sua Eminenza grande onore si farà.

CARDINALE: (cantando) Parappappara pappara pappà.

SINDACO: (scandendo) Intonatissimo.

Si avviano verso l’uscita

VIRGINIA: Com’è alto il Cardinale!

TUTTI: Com’è alto il Cardinale!

Soli sull’arca, Silvestro e Clementina seguono con occhi tristi la processione che scompare.

SILVESTRO: E tu, Clementina, non vai con gli altri?

CLEMENTINA: Io sto dove stai tu!

SILVESTRO: Perché mi credi?

CLEMENTINA: Perché ti amo.

SILVESTRO: (sospira) Forse non è importante il perché... L’importante è che rimani...

CLEMENTINA: (posa la testa sulla spalla di Silvestro)Saremo come Adamo ed Eva. Col vantaggio che tu risparmierai una costola e non sentiremo sibilare tra i piedi nessun serpente tentatore.

LINA: (Fuori scena) Psst... Pssssst ssssst! (Clementina e Silvestro si guardano intorno)

CLEMENTINA: Ho sentito un sibilo.

Entra furtivamente Lina.

LINA: Pssst! Ehi, voi due!

CLEMENTINA: Oh, cara Lina... Ci hai ripensato... vuoi venire con noi...

SILVESTRO: Un momento, calo una corda...

LINA: Usatela voi due per scendere, la corda! Ho buone notizie: il Cardinale è disposto a perdonarvi: ha detto che pur di evitare uno scandalo a Roma sono disposti a molte cose... Anche ad una promozione!

SILVESTRO: Non se ne parla nemmeno!

LINA: Ci pensi... E tu, Clementina cerca di convincerlo: fai male a restare lassù. Beh, io rientro... Anche perché non vorrei che cominciasse a piovere. Una goccia! (Si avvia. Clementina e Silvestro guardano verso il cielo. Lina si blocca. Guarda in alto terrorizzata, poi si avvia rapidamente verso l’uscita)Cardinale... Eminenza... (poi un tuono, e ora con voce più allarmata) Eminenza!

Tutti entrano in scena. La pioggia cade fitta. Guardano verso il cielo impauriti. Corrono verso l’arca tentando invano di salire perché non hanno più la scala.

VOCI: Il diluvio... il diluvio! Don Silvestro, facci salire. Aiuto! Silvestro, aiutaci!

SILVESTRO: Non riesco a sbloccare la scala! (al cielo) Signore, aiutali!

LA VOCE DI LASSÙ: No! Non lo hanno meritato.

La gente guarda in alto, smarrita e supplichevole.

SILVESTRO: Ti sentono anche loro?

LA VOCE DI LASSÙ: Era ora che mi facessi sentire... Salpa, Silvestro. Solo tu e Clementina vi salverete...

SILVESTRO: Solo noi due su seimila milioni di persone. Soltanto noi due?

LA VOCE DI LASSÙ: Beh, giusto il doppio di quando ho cominciato.

SILVESTRO: (Con tono disperato) Signore... Non posso abbandonare questa gente... Lo so, sarebbero comunque  scomparsi milioni di uomini... Ma io quelli non li conoscevo. Questi sono miei amici...

LA VOCE DI LASSÙ: E’ illogico!

SILVESTRO: E’ umano. Signore non posso abbandonarli: hanno bisogno di me, e io ho bisogno di loro. “Amali come te stesso” è l’invito più bello che c’è, e me lo hai insegnato Tu.

LA VOCE DI LASSÙ: Edificante! Ma tu farai quello ch’io ti ordino... avrai nuova “gente” da amare, ragazzo... Sta a te e Clementina rifornirmi di anime migliori di queste... E non sarà difficile, vedrai...

SILVESTRO: E’ amando ciascuno di loro che Ti amo, Signore e quindi no, non posso lasciarli: è più forte di me. Questo è l’amore secondo me, e l’ho imparato da te. (Poi si prepara a uscire) Vieni Clementina?

CLEMENTINA: No, ho paura. Silvestro non andare: morirai anche tu!

LA VOCE DI LASSÙ: Fermati!

Silvestro esce dall’arca.

LA VOCE DI LASSÙ: Come hai osato! Non posso fare il diluvio senza salvare nessuno... Ma guarda che razza di testone dovevo scegliere... Così imparo a concedere il libero arbitrio... E va bene, Silvestro. Come vuoi tu...

SILVESTRO: Grazie, Signore!

LA VOCE DI LASSÙ: Lascia andare. Sono uno che sa perdere... Via la pioggia. Si ritirino le acque. Su con l’arcobaleno!

TUTTI: (cantano) Evviva... evviva... evviva... evviva... evviva...

                               Evviva... evviva... evviva... evviva... evvi...

Tutti interrompono di colpo il grido evviva, rendendosi conto di aver ignorato Don Silvestro il quale, deluso e senza tonaca, si sta avviando verso la canonica. La gente si scansa al suo passaggio, conscia di essere in grave torto; solo Toto osa seguirlo

TOTO: Silvestro, ci hai salvato tutti quanti. Grande Giove, se non era per te... Ma quanto siamo stati ignoranti... Pofferbacco! (prova a darsi degli schiaffi) Io mi prenderei a schiaffi...

Silvestro arriva alla porta della canonica. Tonio è il più vicino.

TONIO: Ma che fai, adesso, ci lasci?

SILVESTRO: (Con voce irata) Sì.

Tutti abbassano la testa, Silvestro entra in canonica per poi uscire immediatamente dopo

SILVESTRO: No!

Tutti rialzano la testa felici e cominciano a cantare (stavolta anche Silvestro). Intanto un carabiniere aiuta a scendere Clementina dall’arca, e qualcuno restituisce la tonaca a Don Silvestro che se la rinfila)

TUTTI: Evviva, evviva, evviva, evviva, evviva!

(Clementina va a davanti a Silvestro)

CLEMENTINA: Mi perdoni Silvestro? Ops.. Mi perdona Don Silvestro?

SILVESTRO: (Sorridendole) Di che cosa Clementina? I sogni non sono peccati. (Dopo che lei è tornata dal carabiniere, riprende)  Su, smontiamo l’arca e ridiamo il legname al signor sindaco...

SINDACO: Grazie, signor Parroco. E bentornato fra noi. Permette (canta, stonando maledettamente come la prima volta): Aggiungi un posto a tavola che c’è un amico in più (tende la mano a Silvestro che gliela stringe). Stonato?

SILVESTRO: (Sorridendo bonario) Intonatissimo!

Gli attori imbandiscono una tavola mentre il coro incomincia a cantare

CORO:            Aggiungi un posto a tavola

                        che c’è un amico in più

                        se sposti un po’ la seggiola

                        stai comodo anche tu

                        Gli amici a questo servono

                        a stare in compagnia.

                        Sorridi al nuovo ospite

                        non farlo andare via

                        Dividi il companatico raddoppia

                        l’a  a a a l’allegriaaaa

SILVESTRO: (Si alza e guardando verso il cielo con molta semplicità) Perdonami, Signore, se non ho saputo fare la Tua volontà... Non succederà mai più... Ma ora, Ti prego: non ci abbandonare...

LA VOCE DI LASSÙ: Testone, aggiungi un posto a tavola. Non vedi che sto arrivando?

Improvvisamente dall’alto scende una colomba andandosi a mettere proprio di fronte a Don Silvestro.

Lo spettacolo è finito. Tutti gli attori si alzano in piedi, fanno l’inchino e iniziano la passerella. Contemporaneamente il coro inizia a cantare, sottovoce, “Aggiungi un posto a tavola”.

Finita la passerella, tutti gli attori sono in fila sul proscenio; raggiunti dal coro, tutti insieme cantano a piena voce:

CORO &

ATTORI:         Aggiungi un posto a tavola

                        che c’è un amico in più

                        se sposti un po’ la seggiola

                        se sposti un po’ la seggiola

                        starai più comodo tu…

                        Gli amici a questo servono

                        a stare in compagnia.

                        Sorridi al nuovo ospite

                        Non farlo andare via.

Dividi il companatico

                        raddoppia l’allegria

                        Aggiungi un posto a tavola

                        E così  E così  E così  E così …

Così sia!

FINE