Il dio del male

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«il dio del male»

atto unico

di

Alessandro Trigona Occhipinti

Scena 1

Flash Back. Camera d’albergo. Un letto, un comodino. Seduto sul letto un uomo. Di fronte, Flo con indosso un abitino molto corto, a maniche lunghe, e delle calze autoreggenti

Musica. Tom Waits "Saving all my love for you" (Elektra 1980)

Uomo: Bambina? Bambina, vieni qui. Fammi godere. Come solo tu sai fare.

Flo: Non sono la tua bambina.

Uomo: No. Non sei la mia bambina. Sei molto di più.

Flo: E cosa sono?

Uomo: La mia perdizione.

L’uomo si distende completamente. Flo gli è accanto.

Flo: Cosa vuoi che faccia?

Uomo: Mi piace quando sei tu a farmi l’amore.

Flo: (gli si mette a cavalcioni sopra) Così?

Uomo: Sì. Così. Così. Sei fantastica. Fantastica!

Flo: (cominciando a muoversi) Lo sai che potrei anche essere tua figlia...

Uomo: Ti scoperei anche se tu lo fossi.

Flo: (fermandosi) Davvero lo faresti? Mi scoperesti anche se fossi tua figlia?

Uomo: Sì, certo. Certo che lo farei.

Flo: Scoperesti veramente tua figlia?

Uomo: Sì. Scoperei anche lei. Anche mia figlia.

Flo: E perché non lo fai?

Uomo: Non faccio, cosa?

Flo: Scopare tua figlia?

Uomo: (spazientito) Perché? Perché non posso. Merda! E’ mia figlia!

Flo: E me, invece?

Uomo: Che c’entra. Tu sei una puttana. Ti pago per scoparti.

Flo: Potresti pagare anche tua figlia.

Uomo: Non diciamo cazzate. Lei non si farebbe mai scopare da me. Tanto meno per soldi.

Flo: Mentre con me lo fai?

Uomo: Sei tu che batti il marciapiede. Mica mia figlia.

Flo: (perplessa) Sì, certo. Sono io che batto. Mica tua figlia.

Uomo: Ma che cosa sono tutti questi capricci? (pausa) Dai, non ti fermare. Fammi scopare. Che ne ho voglia.

Flo: Sì. Ti faccio scopare. Ora...

Uomo: Su, brava, che poi ti faccio un regalo.

Flo: Un regalo?

Uomo: Sì. Un bel regalo.

Flo: (poco convinta) Un bel regalo...

Flo e Uomo fanno l’amore.

Stacco

Finito di fare l’amore, Flo si alza e si sistema il vestito. Uomo si mette a sedere sul letto. Accende una sigaretta. Uomo si alza in piedi. Prende dal portafogli dei soldi.

Uomo: Bambina, ecco i soldi. Sono ben guadagnati.

Flo: Come sempre.

Uomo: Come sempre.

Uomo esce. Flo, dopo essersi soffermata a guardare i soldi, lo segue.

Scena 2

Flash Back. Nebbia. Flo e Vi passeggiano. Si avvicina un agente di polizia, Gelli.

Gelli: Bambina?

Flo: Che vuoi da me?

Vi: Forse vuole il bacio della buonanotte!

Gelli: Ti debbo parlare.

Flo: Che fa, Gelli? Hai finito il "Viagra"?

Gelli: Non fare la stronza, Flo. Ho bisogno di parlarti. E conviene anche a te farlo.

Flo: Non credo che abbiamo molte cose da dirci, noi.

Gelli: No. Infatti. Non abbiamo molte cose, ma alcune cose bisogna precisarle. Adesso.

Flo: É una minaccia.

Gelli: Più che altro è un consiglio. Vedi, noi, noi dobbiamo trovare un modo di stare al mondo, insieme.

Flo: Che vuoi dire?

Gelli: Noi dovremmo arrestarvi. Portarvi con noi. Al Commissariato. La prostituzione minorile non è uno scherzo. Noi chiudiamo un occhio. Violiamo le consegne. Ma non è facile. Corriamo dei rischi. E’ quanto mai opportuno che questi rischi vengano in qualche modo ricompensati.

Flo: Ci stai chiedendo dei soldi?

Gelli: Niente di particolare. Solo un contributo. A titolo di indennizzo. Solo un modo tangibile per dimostrarci la vostra gratitudine. Come si dice: una mano lava l’altra.

Flo: Se speri di avere dei soldi da noi, ti stai sbagliando, ti stai sbagliando di grosso. Ti devi accontentare di venire con noi, gratis. E’ tutto.

Gelli: (arrabbiandosi) Bambina, è nel reciproco interesse regolare in modo diverso i nostri affari. Credimi.

Vi: Forse occorrerebbe ragionarci un po’ sopra, vero, Flo?

Flo: Vi, questo ci chiede dei soldi. Vuole dei soldi da noi! Ci vuole ricattare!

Gelli: Ricatto è una parola grossa e nessuno ha in mente una cosa simile. E’ solo un modo per cementare un’amicizia. Dai retta alla tua amica. Lei è una che capisce. Che sa dove porta il vento.

Flo: Balle! Questo è un ricatto. Uno sporco ricatto! Ed io non sono disposta ad accettarlo. Da nessuno. Figuriamoci da te.

Vi: Flo, è meglio lasciar perdere. Lasciar perdere tutto. Non vorrai compromettere...

Gelli: (sempre più arrabbiato) Bambina, qui occorre cambiare regime.. Non è più possibile tollerare una cosa del genere. Noi vogliamo aiutarvi. Proteggervi. Ma voi? Voi dovete capire. Venirci incontro. Comprendere le nostre ragioni. Non vorremmo certo dover ricorrere a certi metodi.

Flo: Io penso che tu sia solo un bastardo, Gelli! Un bastardo che vuole approfittarsi di noi.

Gelli: (interrompendola violentemente) Io non ti sto chiedendo un parere. Ti sto solo dicendo che noi non siamo più disposti a tollerare una cosa simile. Hai capito, bambina?

Flo: Fottiti, maledetto bastardo! Figlio di....

Gelli: (estrae la pistola e, improvvisamente calmo, la infila sotto la gonna di Flo) Vedi questa, bambina? Io questa te la infilo dentro la fica e te la riduco un colabrodo e poi vediamo se ci scopi ancora.

Vi: Flo, no! Lascia... lascia perdere! Gelli, pure lei... io....

Flo: (divincolandosi) Mettitela al culo la pistola, bastardo! Chissà che non sia tu a trovarci gusto!

Gelli: (schiaffeggiandola) Puttana! Maledetta puttana! Adesso ti faccio vedere io come si sta al mondo! (afferra Flo per i capelli e la porta via) Ti insegno io a vivere, piccola puttana!

Scena 3

Presente. Commissariato di polizia. Flo e l’Ispettore sono seduti ad una scrivania.

Ispettore: (leggendo con tono cantilenante dei fogli di carta) Il giorno 17 Ottobre c.a. alle ore 21.30, il sottoscritto Silvio Gelli, capo equipaggiamento della volante 3, unitamente all’agente scelto Michele Perella, percorrendo di pattuglia viale Milano, giunto all’altezza del Campo Marzio, mi sono imbattuto in due ragazze di razza bianca, poi identificate come Flo Roma di anni 15 e Vi Buccinioni di anni 16, intente ad adescare i passanti. I loro indumenti e il loro comportamento evidenziavano le loro reali intenzioni. Alla richiesta di esibire un documento di riconoscimento una delle due adolescenti ha apostrofato pesantemente l’agente Perella dando pubblica mostra della parte posteriore del proprio corpo (glutei) indicando quello quale proprio "documento identificativo" e invitando il sottoscritto e il collega di congiungersi carnalmente con loro onde poter meglio chiarire la loro effettiva posizione. Tenuto conto del comportamento osceno e provocatorio mantenuto dai due soggetti in questione, è stato necessario ricorrere al fermo di polizia e alla loro traduzione presso questo Commissariato per nuovi e più approfonditi accertamenti. Verificata la minore età delle due ragazze, si sta provvedendo alla convocazione immediata dei genitori e l’avvio della procedura relativa al compimento di reati da parte di minori. In fede, capo equipaggiamento volante 3, Silvio Gelli.

Ispettore scruta a lungo Flo che ha un atteggiamento spesso sfrontato quasi provocatorio.

Ispettore: Sai dove possiamo rintracciare i tuoi? A casa non risponde nessuno.

Flo: Andavano a cena fuori, stasera. In un ristorante. Non so quale.

Ispettore: Tuo padre avrà pure un cellulare?

Flo: Un cellulare?

Ispettore: (ironico) Sì. Quell’aggeggino piccolo. Che suona. E ci si può anche parlare. Come un telefono. Solo che è portatile.

Flo: So che cos’è un cellulare, ispettore. Ma mio padre, mio padre non ce l’ha il cellulare.

Ispettore: Vuoi farmi credere che un esimio professore, qual è tuo padre, non ha un telefonino?

Flo: No. Non è che non ce l’ha. E che è... (mentendo) è rotto. É ad aggiustare.

Ispettore: Credo che tu mi stia raccontando un sacco di balle.

Flo: (a sfida) E anche se fosse?

Ispettore: Bambina, noi possiamo tenerti qui anche quarantott’ore. Senza neanche informare i tuoi genitori. Non so se mi spiego.

Flo: Lei non può fare questo. Sono minorenne.

Ispettore: É la legge a permettermelo.

Flo scruta l’Ispettore per capirne le intenzioni.

Flo: Ispettore, cosa vuole da me? Cosa vuole che faccia?

Ispettore: Che cambi atteggiamento. E che collabori. Raccontandoci tutto. Di te. E di come sei finita sul marciapiede.

Flo: Non c’è niente da sapere. Niente da raccontare.

Ispettore: Bambina, una volante ti ha sorpreso a prostituirti quindi non venirmi a dire che non hai niente da raccontare.

Flo: Ispettore, gliel’ho detto, si è trattato solo di un equivoco. Di un increscioso equivoco.

Ispettore: è sempre tutto un equivoco, vero? Un equivoco e basta?

Flo: Nel mio caso potrebbe anche esserlo.

Ispettore: In tutti i casi potrebbe "anche" esserlo.

Flo: Ispettore, io non ho neanche sedici anni. Sono solo una ragazzina. Cerchi di capirmi. Di venirmi incontro. Se questa storia va avanti, se "tutta" questa storia va avanti, io, io sono nella merda! Nella merda fino al collo!

Ispettore: Bambina, nella merda ci sei voluta finire tu, vestendoti da puttana e mettendoti a battere il marciapiede.

Flo: Le cose non stanno proprio così.

Ispettore: Ah, no? E allora come stanno?

Flo: A cosa le serve saperlo? A portare avanti un’inchiesta? O a soddisfare qualche morbosità?

Ispettore: Bambina, non è insultandomi che risolvi la questione.

Flo: Ah no? E come si risolve, ispettore? Sbattendomi in galera?

Lunga e imbarazzata pausa.

Ispettore: No. Neanche così la si risolve.

Flo: E allora?

Ispettore: Allora niente.

Flo:(con un ghigno) Allora niente! (lunga ed imbarazzata pausa) E adesso? Cosa pensa di fare?

Ispettore: Aspettare.

Flo: Aspettare cosa?

Ispettore: Che tu cominci. A raccontarmi. Di te.

Flo: Ispettore, per me non è facile parlare, raccontare. Mi sento a disagio...

Ispettore: (ironico) Se vuoi chiamo uno psicologo? Molti collaborano con noi. Alcuni sono anche bravi. Anche tuo padre, mi sembra....

Flo: Lasci stare mio padre.

Ispettore: Era solo un esempio.

Flo: Non ho bisogno di esempi. Tanto meno di psicologi.

Ispettore: Allora non ti resta che cambiare atteggiamento. E cominciare a raccontarmi. Di te. E di come sei finita su quel marciapiede.

Flo: (abbozza un mezzo sorriso) Lei non può neanche immaginare la mia storia.

Ispettore: Perché tu hai una storia? Così giovane?

Flo: Sì. Io ho una storia. Così giovane.

Scena 4

Flash Back. Camera d’albergo. Uomo, Flo.

Uomo: Bambina?

Flo: (inquieta) Sì?

Uomo: Sei così seria, oggi. Non ti avevo mai vista così...

Flo: (inquieta) Tu non mi conosci.

Uomo: Ti conosco da sempre. Praticamente ti ho cresciuta io. Eri ancora una bambina quando...

Flo: (inquieta) E adesso?

Uomo: Adesso sei una donna...

Flo: (inquieta) E allora perché mi chiami "bambina"?

Uomo: É solo un modo affettuoso di chiamarti.

Flo: (inquieta) Tu non mi conosci.

Uomo: É solo da qualche mese che ci frequentiamo.

Flo: (inquieta) Che facciamo l’amore, vuoi dire?

Uomo: Sì certo. Che facciamo l’amore. Ma è ad sempre che ti conosco. Eri ancora una bambina quando…

Flo: (inquieta) Ecco sì, ero solo una bambina quando.... Ora, però, non lo sono. Non lo sono più. E tu neanche te ne sei accorto.

Uomo: Io voglio conoscerti. Frequentarti.

Flo: (inquieta) Fare l’amore con me.

Uomo: Sì. Certo. Fare l’amore con te.

Flo: (inquieta) E questo, secondo te, significa conoscermi?

Uomo: No! Ma è importante.

Flo: (inquieta) É importante per te!

Uomo: Sì. Importante per me. Ma anche per te.

Flo: (inquieta) Io non voglio. Non voglio più fare l’amore con te.

Uomo: Cosa vuoi dire?

Flo: (inquieta) Che non voglio più venire con te. Stare con te. Anzi. Non voglio più vederti. Non voglio neanche che tu venga più a casa mia. Che frequenti i miei.

Uomo: Cos’è questa storia?

Flo: (inquieta) Mi fai sentire sporca, tu.

Uomo: Senti, bambina, non ci inventiamo storie. Io e te - ricordi? - siamo una cosa sola. Una cosa sola. Lo hai detto tu. Ieri l’altro. Una cosa sola.

Flo: (inquieta) Io… C’ho pensato. A tutta questa storia… Non può esistere. Non ha ragione di esistere.

Uomo: Andiamo su. Vieni qui. Vieni da me. Lasciamo stare questi capricci. Lasciamo stare tutte queste storie. Diamoci l’uno all’altra. Come abbiamo sempre fatto.

Flo: (inquieta) Non voglio. Non voglio più.

Uomo: (cercando di afferrarla) Smettila di fare la stupida. Vieni qui. Dammi un bacio. E facciamo pace.

Flo: (divincolandosi) No! Ti prego. Lasciami. Lasciami stare.

Uomo: No. Non ti lascio stare. Tu sei mia. Solo mia. Io e te, una cosa sola. Una cosa sola…

Flo: (schiaffeggiandolo) Bastardo, ti ho detto di lasciarmi stare!

Uomo: (sbattendo Flo sul letto e violentandola) Ora te lo faccio vedere io chi è il bastardo.

Flo: (urlando) Noooooo!

Penombra. Uomo violenta Flo.

Musica: Alanis Morissette "You oughta know" (Maverik tm 1996)

Luce. Uomo si rialza. Flo rimane distesa sul letto, sconvolta.

Flo: (piangendo) Io… io ti odio!

Uomo: Con te bisogna ricorrere alle maniere forti. Per farsi rispettare.

Flo: Ti denuncerò.

Uomo: Non farmi ridere, bambina. Denunciarmi? E per cosa? Per questo? (indica l’ambiente circostante) E poi? Chi glielo dice ai tuoi genitori? Glielo dici tu? Oppure glielo dico io? Magari mostrandogli le "fotografie" che l’altro giorno ci siamo divertiti a fare mentre… (pausa) Cosa credi che penseranno? Che t’ho costretta? O crederanno a quello che vedranno: la loro amata figlia che posa, nuda, davanti ad un obbiettivo? Mentre è tutta intenta a fare qualche piccolo "innocente" giochino. La tua espressione non è proprio quella di una che è costretta a fare certe cose. Anzi. In quelle foto appari piuttosto divertita.

Flo: Sei un bastardo! Un maledetto bastardo!

Uomo: Io sarò un bastardo ma tu sei una puttana. Una piccola puttana. E come tale è giusto che io ti tratti. (getta dei soldi sul letto) Ecco, tieni. Prendi! Questo è quello che ti sei guadagnata. (Flo piange) Vedi. Ti pago. Ti pago per scopare. Come una puttana! Come una vera puttana!

Uomo ride poi esce. Flo rimane sul letto. A piangere.

Scena 5

Presente. Commissariato di polizia. L’ispettore, Flo.

Ispettore: Chi era quell’uomo?

Flo: Un uomo.

Ispettore: Un parente?

Flo: Un uomo.

Ispettore: Non credi che sia importante?

Flo: Era solo un uomo, ispettore. Uno come tanti. Come tutti!

Ispettore: Lo credi sul serio?

Flo: Ispettore, di notte tutti i gatti sono bigi.

Ispettore: Lo sembrano. Ma non lo sono.

Flo: Sì. Certo lo sembrano. Soprattutto quando fanno la fila per venire da me. Con i soldi in bocca.

Ispettore: Hai più rivisto quell’uomo?

Flo: Sì. Certo.

Ispettore: Spesso?

Flo: Vuole sapere se ci sono andata ancora a letto? É uno dei miei clienti. Uno dei miei "migliori" clienti.

Ispettore: Solo che adesso viene da te con i soldi in bocca.

Flo: Esattamente. Con i soldi in bocca.

Pausa.

Ispettore: Hai mai provato a parlare con i tuoi? A raccontargli di te e di quell’uomo?

Flo: Loro non avrebbero capito. Non potrebbero capire. Hanno altro per la testa, loro. E poi? Cosa avrei dovuto dirgli? Che ero l’amante di un uomo che una sera mi ha sbattuto i soldi in faccia dopo avermi violentata?

Ispettore: Avresti dovuto.

Flo: Certo. Avrei potuto. Ma… Quella sera, quando sono tornata a casa, i miei genitori erano là. Nel salotto di casa. Come ad aspettarmi. Avevo paura. Una paura fottuta. Per un momento, per un solo momento, ho avuto la tentazione di dire tutto. Di confessare ogni cosa. Poi, invece, per fortuna, non l’ho fatto.

Ispettore: Per fortuna?

Flo: Sì! Certo! Per fortuna! Per fortuna…

Scena 6

Flash Back. Salotto di casa. Genitori di Flo.

Madre: Flo, che è successo? Hai una faccia…

Flo: Mamma, io…

Madre: Sei così pallida. Ti è successo qualcosa?

Padre: Sembri sconvolta.

Flo: Mamma… papà… io… io vorrei parlarvi.

Padre: Ti senti male? Vuoi che ti visiti?

Flo: No! Non è questo, papà. E’ difficile per me… spiegarvi.

Madre: Il fatto è che tu studi troppo. Stai sempre chiusa nella tua stanza. A studiare. Con Vi. Hai bisogno di riposo. Di svagarti un po’.

Flo: Mamma, è successo che…

Madre: Non sarà ancora per quella storia dell’interrogazione di matematica che è andata male? Papà, lo sai, ti ha perdonato. Sono cose che succedono. L’importante è che tu recuperi.

Flo: No, mamma, non è per questo. Il fatto è che…

Padre: Non devi avertene a male. Capita a tutti un’interrogazione che va male. Non è successo niente. Noi abbiamo fiducia in te.

Flo:No, papà. Non è assolutamente questo.

Madre: Ho capito: hai litigato con Vi. Non può che essere questo. É così vero? (Flo si guarda intorno come disperata. Poi, abbassando il capo, annuisce) Lo sapevo. E’ così: hai litigato con Vi. Andiamo di là, amore. Andiamo di là, a parlare. Così mi racconti. Mi racconti tutto. Lasciamo in pace papà. A guardarsi il telegiornale. Papà è stanco. É sempre stanco. Quando torna a casa.

Flo: Veramente, io… (rinunciando) Sì, mamma. Hai ragione. Hai proprio ragione. Ho solo litigato con Vi. E basta. Non è successo niente. Assolutamente niente!

Madre: Lo sapevo. Lo sapevo che non si poteva trattare d’altro. Ero certa che non si trattasse di nulla di grave. Una mamma "sa" sempre quello che accade ai figli. Lo avverte. Senza aver bisogno di parlarne.

Scena 7

Presente. Commissariato di polizia. L’Ispettore, Flo.

Ispettore: E sul marciapiede? Come sei finita sul marciapiede?

Flo: É difficile spiegarlo. Dopo quella volta, mi sentivo sporca. Terribilmente sporca. Non avevo neanche più la forza di guardare in faccia i miei genitori. Temevo che anche semplicemente guardandomi negli occhi avrebbero capito, avrebbero intuito la verità.

Ispettore: Invece no?

Flo: Che vuole, mio padre è sempre fuori. E mia madre è sempre tanto impegnata con le amiche, con i parrucchieri, le partite di bridge.

Ispettore: Ti sei sentita sola ? Abbandonata?

Flo: Stronzate! Mi sono sentita salva. E ho capito che nella vita si può anche mentire, fingere. E che, se si è brave, la si può anche fare franca. Sempre!

Ispettore: Ed è così che è cominciato il gioco.

Flo: Dopo quella volta, con quell’uomo, io, io ero sconvolta. Avevo cercato di evitarlo, di evitare di rimanere con lui, ma lui, lui mi braccava, mi "tampinava". Ed i miei, beh, i miei non capivano, non si rendevano conto. Così la storia con quell’uomo è andata avanti, andata avanti in una maniera che… lascio a lei immaginare.

Ispettore: Ti violentava? Ti ha violentato ancora?

Flo: Non tanto quello. Io, io sono solo una ragazzina mentre lui, lui è un uomo. E un uomo sa sempre come comportarsi, cosa fare, con una ragazzina come me.

Ispettore: Tu non avevi modo di sfuggirgli? Di evitarlo?

Flo: Lui mi perseguitava. Mi veniva a prendere a scuola. E poi, poi mi imponeva i pomeriggi con lui. Con lui in quel suo appartamento. In quella sua garçonniere. Ed io, io non potevo dire di no. Non riuscivo a farlo. Anche perché, anche perché, in un certo senso, mi sentivo lusingata dalle insistenze, dalle attenzioni di quell’uomo. Dal suo cercarmi. Dal suo modo di… dal suo modo di amarmi…

Ispettore: Amarti? Perché secondo te quell’uomo, quell’uomo ti ama, ti ha amato?

Flo: A suo modo, in quel suo maledetto modo, penso, penso proprio di sì. Lui, lui era violento, impulsivo, mi faceva anche male. Pretendeva le cose. Ma poi, poi c’erano dei momenti, dei momenti che lui, lui sembrava cedere, sembrava calmarsi e allora, allora diventava umano e sì, sì, allora capivo che in qualche modo lui, lui mi voleva bene. Sul serio. Anche quando tirava fuori dal suo portafoglio i soldi e mi pagava.

Ispettore: Perché ti pagava?

Flo: Sì, lui aveva cominciato a darmi dei soldi. Per farmi stare zitta, per farmi sentire sua complice. Ed umiliarmi.

Ispettore: Uno strano modo di volere bene.

Flo: Ispettore, ognuno ama a suo modo.

Ispettore: Certo. A suo modo.

Pausa.

Ispettore: E il marciapiede?

Flo: La storia andava avanti. Ed io, io mi sentivo sporca, tremendamente sporca. E sempre più estranea da tutto quello che mi circondava, da tutto quello che facevo. Solo Vi sapeva, solo Vi poteva capirmi.

Ispettore: Ed insieme avete cominciato a prostituirvi?

Flo: In fondo, io già lo facevo. Con quell’uomo. Per me era come se… Poi, tante volte con Vi c’avevamo scherzato su. L'idea di prostituirci ci divertiva. E ci incuriosiva. Volevamo capire che cosa si prova. Che cosa realmente si prova a stare su di un marciapiede con la gente, gli uomini, che ti passano accanto e… Un giorno eravamo anche andate in giro vestite come delle puttane. Senza fare niente di male, però. Giusto per vedere che effetto fa, camminare, atteggiarsi. Con le macchine che si fermano e con quelli che ti fanno delle battute. Ti offrono dei soldi. C’eravamo tanto divertite…

Ispettore: Tanto divertite che alla fine lo avete fatto sul serio.

Flo: Un giorno siamo andate proprio lì, vicino alla stazione. Dove sapevamo che c’erano le puttane, quelle vere. Volevamo scherzare. Fare finta. Ad un certo punto una macchina si è fermata. E io, io, non so cosa mi sia preso, sono salita. Un po’ per gioco. Un po’ per scherzo. Sono salita. Salita per davvero. Avesse visto la faccia di Vi quando mi ha visto allontanarmi con quello.

Ispettore: E c’hai fatto l’amore?

Flo: Sì. Certo che c’ho fatto l’amore! Quando quello mi ha riaccompagnato lì, dove avevamo lasciato Vi, lei mi ha rimproverato. Mi ha anche sgridato. Ma dopo voleva sapere. Sapere tutto. Com’era andata. Le sensazioni. Quello che si prova. La volta dopo è stata lei, per prima, a farsi caricare su di una macchina…

Ispettore: Ed è così che è cominciato tutto.

Flo: La settimana dopo lo abbiamo rifatto. E anche quella appresso. E l’altra ancora. E così ogni settimana seguente. Ci siamo date una regolarità. Scegliendo il giorno più opportuno - il Martedì che i nostri genitori sono più impegnati - per farlo. Mio padre è fuori città. Il padre di Vi va in palestra e le nostre mamme hanno la partita di bridge.

Ispettore: Così voi, ogni Martedì, andate alla stazione. Una volta a settimana. Con criterio. Per non farvi scoprire…

Flo: Esattamente.

Ispettore: (perplesso) E lei, Vi, perché pensi lei lo abbia fatto?

Flo: Vi? Credo perché, credo perché lei, in cuor suo, provava invidia per la mia storia con quell’uomo. Lei ha sempre avuto una grande fretta di crescere. Quando le ho raccontato la mia esperienza, lei deve aver immaginato chissà ché. C’avrà visto dentro una grande storia d’amore, travagliata, anche violenta. Una storia da adulti, insomma. Una storia che dà emozioni. Mentre lei, lei rimaneva solo una ragazzina, una ragazzina di quindici anni.

Ispettore: Basta questo?

Flo: Siamo una cittadina di provincia. Non ci sono molte cose da fare qui. I ragazzi, i ragazzi della nostra età sono noiosi. Pensano solo ai soldi, ai motori, al calcio. Ed altre stronzate del genere. Noi cercavamo altro, cercavamo ben altro. Per noi, per noi è stato automatico cercare altrove quello che… (tace)

Ispettore: Quello che?

Flo: …quello che qui ci mancava!

Scena 8

Flash Back. Camera d’albergo. Uomo, Flo.

Flo: È questa la stanza?

Uomo: Questa.

Flo: È squallida.

Uomo: Non pretenderai mica una reggia?

Flo: No. Ma almeno…

Uomo: Almeno cosa? Bambina, qui, io e te, dobbiamo solo scoparci. Mica venirci a vivere.

Flo: Lo so. Lo so. È che io…

Uomo: Su, bambina, non inventarti storie. Già ti prendi due bei bigliettoni. Ci manca solo che andiamo al "Grand Hotel" e la facciamo completa.

Flo: Avrei preferito qualcosa di un po’ più carino, elegante.

Uomo: Non è che per caso ti stai tirando indietro?

Flo: No. Non mi tiro indietro io. Siamo qui per scopare. E basta. Non c’è problema. Non c’è nessun problema

Uomo: (l’abbraccia con foga) Ecco, appunto! E allora comincia a spogliarti, bambina, perché mi è venuta una voglia di fotterti che non resisto.

Flo: No! Non così. Mi fai male.

Uomo: Uhm, quante storie! Ricordati che sono io a pagarti. Per averti.

Flo: Sì. Tu mi paghi.

Uomo: E allora? Fai la brava. Lasciami fare. Vedrai che ti piacerà. Anche a te.

Flo: (perplessa) Sì. Piacerà. Anche a me.

Scena 9

Flash Back. Un banco di scuola. Flo e Vi.

Flo: Hai visto, Vi? L’abbiamo rifatto. Un’altra volta. Non è divertente?

Vi: Non lo so, Flo. Devo dire che è difficile credere, pensare che… (tace)

Flo: …Che io e te facciamo le puttane? Eppure hai visto com’è facile?

Vi: Non pensavo proprio di riuscirci, che sarei stata capace di farlo, di nuovo.

Flo: Ti è piaciuto Vi?

Vi: È strano. Non so, non posso dirlo. È tutto un succedersi di sensazioni. Sensazioni strane. Quando quello mi è venuto sopra. Quando mi è entrato dentro. Con il suo "coso" duro. Mi ha fatto male. Questo, a lui… a lui è piaciuto. Piaciuto molto. Poi… Poi tutto quello sbavare. Quell’ansimare. Quell’agitarsi. Avanti e indietro. A farmi male. Con quel "coso", quel maledetto "coso", che mi raschiava dentro. Sembrava non dovesse fermarsi più.

Flo: Bisogna abituarsi. É solo una questione di tempo. Poi, vedrai, non farà più male. E poi? Hai visto quanti soldi?

Vi: (ride) Sì, certo. Quando ha tirato fuori i soldi. Per pagarmi. Sarei voluta morire. Mi vergognavo come una ladra. Credo di essere arrossita. Lui mi guardava e mi dava i soldi. Tanti soldi. Sembrava mio padre quando caccia fuori il portafogli per darmi la "paghetta".

Flo: Solo che questa volta erano di più. Molto di più della "paghetta".

Vi: (ridendo) Accidenti, se erano di più. Molto di più.

Flo: Allora, Vi, lo rifaresti?

Vi: Delle volte ho paura.

Flo: Anch’io delle volte ho paura. Ma, devo dire, che la cosa mi piace… Mi eccita. Mi fa sentire… una donna. Una donna vera. Amata. Desiderata. E poi…

Vi: E poi, Flo?

Flo: Mi fa sentire viva. E vera. Come non mai.

Vi: Io non so, Flo. Ma se tu… se tu lo fai di nuovo, non posso certo lasciarti sola.

Scena 10

Flash Back. Salotto di casa. Genitori di Flo.

Madre: Oggi Flo ha preso "otto" in latino. È così brava nostra figlia.

Padre: Sì. Proprio brava.

Madre: Brava e volenterosa.

Padre: Studiosa e intelligente.

Madre: Le piace così tanto studiare.

Padre: Possiamo proprio essere fieri di lei.

Madre: Sì. Orgogliosi.

Entra Flo.

Padre: Ah, Flo. Parlavamo giusto di te.

Flo: Papà, volevo chiederti se posso dormire stasera a casa di Vi? I genitori vanno ad una festa e tornano tardi, così mi hanno chiesto se posso rimanere da loro per non lasciare Vi da sola. Posso?

Padre: Siete proprio grandi amiche tu e Vi, vero?

Madre: È così una brava ragazza.

Flo: Sì, papà. È la migliore che abbia.

Madre: Studiosa. Volenterosa. Educata.

Flo: Allora, papà, posso?

Padre: Va bene, Flo. Basta che non state alzate tutta la notte a parlare.

Flo: Grazie, pà. Sei sempre il migliore.

Padre: Mia piccola ruffiana.

Flo: Vado a prepararmi la roba.

Madre: E non ti dimenticare di noi!

Flo: Dimenticarmi di voi, mamma? Mi sembra impossibile. Anche se lo volessi mi sembra proprio impossibile.

Scena 11

Presente. Commissariato di polizia. L’Ispettore, Flo.

Ispettore: È così che li infinocchiavi?

Flo: Pressappoco.

Ispettore: E loro? Era così che si lasciavano infinocchiare?

Flo: Pressappoco.

Ispettore: Immagino che anche Vi facesse la stessa cosa.

Flo: (prende il portafotografie sulla scrivania) Lei è sposato, ispettore?

Ispettore: (con sospetto) Ti interessa?

Flo: Stavo solo chiedendo.

Ispettore: (con sospetto) Sì. Sono sposato. E allora?

Flo: Una bella donna.

Ispettore: (con sospetto) È mia moglie.

Flo: Ha anche una figlia. Avrà la mia età.

Ispettore: (con sospetto) E con questo?

Flo: (con cattiveria indicando la foto) Lei non va mai a dormire da "qualche" amica, ispettore?

Ispettore: (con sospetto) Cosa vuoi insinuare?

Flo: Io non insinuo niente. Non è mica colpa mia se anche sua figlia, qualche sera, va a dormire da una amica. Non è mica detto che anche lei… (tace)

Ispettore: (con sospetto) Anche lei, cosa?

Flo: Niente. Dicevo così… per dire.

Ispettore: E dici male!

Flo: Io dico male. Dico "sempre" male.

Ispettore: Mia figlia è diversa.

Flo: Certo. Lei sarà sicuramente una brava ragazza.

Ispettore: Una brava ragazza. Proprio così.

Flo: Magari anche studiosa.

Ispettore: Non ho di che lamentarmi.

Flo: Non è certo una che, come me, se ne va in giro, la sera, a battere i marciapiedi.

Ispettore: (trattenendosi) Se fossi tuo padre!

Flo: Se fosse mio padre? Eh? Che cosa mi farebbe, "ispettore"?

Scena 12

Flash Back. Salotto di casa. Padre e madre di Flo.

Madre: Caro, sono alcuni giorni che volevo parlarti. Parlarti di nostra figlia.

Padre: Di Flo? Perché? C’è qualcosa che non va?

Madre: É un periodo che… Mi sembra assente. Come distratta. Confusa. Come se…

Padre: Come se…?

Madre: Come se ci fosse qualcosa che non va. Ho paura che le stia accadendo qualcosa.

Padre: Perché dici questo?

Madre: L’altro giorno le parlavo. E lei? Neanche mi ascoltava. Stava con la testa tra le nuvole.

Padre: Sarà innamorata!

Madre: Innamorata? No. Non credo. Me lo avrebbe detto. Lei mi dice sempre tutto. Forse magari è solo stanca. Studia troppo. É sempre sui libri. Non esce mai.

Padre: É un’età difficile la sua. Si fa grande. É naturale che le passino mille pensieri per la testa. Se vuoi posso parlarle? Cercare di capire…

Madre: No. É meglio che le parli prima io. Cerco di capire quello che le sta succedendo. Poi, magari, le parli anche tu. Ma è bene che sia io a parlarle per prima. Tra donne c’è più confidenza. É naturale.

Padre: Come ritieni opportuno. Se è il caso, poi intervengo io.

Madre: Probabilmente è come dici tu, sarà solo l’età. E’ un’età difficile. La sua. Molto difficile. Cresce. E alla sua età è facile essere confusi.

Padre: Sì. Molto confusi.

Flo: (con dolcezza come affacciandosi dalla quinta) Sì! Confusi…

Scena 13

Presente. Commissariato di polizia. Ispettore, Flo.

Flo: Ispettore, molti miei clienti vorrebbero farmi da padre.

Ispettore: Posso immaginare il perché.

Flo: Dovrebbe vederli. Come si comportano. Come mi trattano. Come se, come se non stessero con me, ma con le loro figlie. Come se io, se io fossi loro figlia.

Ispettore: É questo che li eccita di più.

Flo: Vedesse come mi cercano. Come mi chiamano. Attribuendomi strani nomignoli: "cerbiatto", "pulcino", "pucci, pucci". Io capisco. Lascio fare. E loro? Loro mi sono grati. Si lasciano andare. Si sfogano. Con me. E vanno via soddisfatti. Come rappacificati. Con se stessi.

Ispettore: Con se stessi. E con le loro perversioni.

Flo: (abbozza un sorriso) Una volta sono andata anche con il padre di una mia compagna di scuola. Che cosa ridicola! Il giorno dopo sarei potuta andare da lei e dirle: "sai, ieri, ho scopato con tuo padre. Non è poi tanto male!" Pensi la faccia che avrebbe fatto quella! Sarebbe scoppiata a piangere.

Ispettore: Non ti fa sentire sporca tutto questo?

Flo: É il mondo ad essere sporco. Non io. Io mi limito solo a viverlo. Così com’è.

Ispettore: Non pensi che invece dovresti cercare di…

Flo: Non sarò certo io a cambiarlo, ispettore. Sono solo una ragazzina.

Ispettore: É impressionante il tuo cinismo.

Flo: Imparo presto.

Ispettore: Impari? Perché? Cosa avresti imparato fino adesso?

Flo: A stare al mondo!

Ispettore: Perché tu sai stare al mondo?

Flo: Me ne sto facendo un’idea.

Ispettore: Una brutta idea!

Flo: Pur sempre un’idea.

Ispettore: Bambina, il marciapiede non è la vita.

Flo: Certo, ispettore. Ma dovrebbe vedere come appare la vita vista da un marciapiede.

Ispettore: Anche da qui - credimi - lo spettacolo non è edificante.

Flo: (abbozza un sorriso) Lei sa come funzionano certi meccanismi?

Ispettore: Almeno per mestiere dovrei saperlo.

Flo: Vede, ispettore, io… io penso che, per strada, sul marciapiede… tutto è diverso. Appare diverso.

Ispettore: Che vuoi dire?

Flo: Tutto è più netto. Chiaro. Senza troppe falsità. Ipocrisie. I clienti, quelli, vengono. Pagano. E io… Senza troppe finzioni. Ipocrisie. Vado con loro. Faccio quello che loro mi chiedono. Li accontento. E tutto così scorre. Limpido. Senza troppi problemi. Incertezze. Tutto è semplice, chiaro!

Ispettore: Chiaro?

Flo: Niente finzioni. Niente ipocrisie. Tutto è esplicito, netto! Come se… Invece, nella vita di ogni giorno… è tutto così confuso, incerto. Con tutte quelle finzioni che una è costretta a vivere. A scuola. In famiglia. Con i miei genitori che non riesco più a capire chi siano e che cazzo vogliano da me.

Ispettore: Di certo non vederti su di un marciapiede ad adescare i passanti.

Flo: É l’unica cosa che oggi mi fa sentire viva!

Ispettore: Ti accontenti di poco.

Flo: Mi accontento di quello che sono.

Ispettore: Di quello che sei?

Flo: Di quello che sono.

Pausa.

Ispettore: E della gente? Delle malattie? Non hai paura?

Flo: So quello che rischio. Cerco di starci attenta. Con chi vado. Se sono brutte facce, evito. Per le malattie, uso sempre i preservativi. E uno spermicida che fa miracoli.

Ispettore: Bambina, quando capirai che tutto questo non è un gioco?

Flo: Nel momento in cui ho messo piede qui dentro e mi sono trovata davanti a lei, ho capito. Mi sono resa conto. Che non era più un gioco.

Ispettore: Quando ormai è tardi.

Flo: Se è tardi.

Ispettore: Non vedo come non possa esserlo.

Flo: C’è ancora molto da dire, ispettore. E anche da capire. Ed io non ho nessuna intenzione di rimanere qui a piangere, ad aspettare che le cose accadano. Non è nel mio temperamento. Preferisco andare incontro alle cose, io. Affrontarle. Scegliendo i tempi. Ed i modi. Per farlo.

Ispettore: Coraggio non te ne manca.

Flo: Invece ho una paura fottuta. Ma non posso farmi fregare. La vita vale pur sempre la pena viverla. Anche se non è proprio quella che immaginavamo che fosse. E ora, mi scusi, ispettore, ma ho bisogno di andare al bagno. Se è possibile?

Ispettore: Non è che…

Flo: Non si preoccupi. Non voglio certo crearle problemi. Non più di tanto almeno. Ho solo bisogno di rinfrescarmi. Di lavarmi la faccia. Prima che, prima che vengano i miei, a prendermi.

Ispettore: (indicando la porta al centro) La porta è quella. É il mio bagno personale. Usa pure quello…

Flo: (con un mezzo sorriso) Il suo bagno personale! Che onore!

Musica. Elisa "Sleeping in your hand" (Sugar 1997)

Andando al bagno, Flo lascia la porta aperta. L’Ispettore, infastidito, si alza per chiuderla, e scorge Flo seduta sulla tazza del cesso. Rimane alcuni istanti immobile a guardarla. La ragazza, per niente imbarazzata, lo fissa spavalda.

Stacco

Immaginario. Ispettore entra nel bagno. I due fanno l’amore.

Stacco

Presente. Flo è ancora seduta sulla tazza del cesso. L’Ispettore è immobile. Con la mano sulla porta. Si scuote. Sbatte la porta. Torna a sedersi. Flo, dopo un po’, esce dal bagno. E’ più spavalda, maliziosa.

Flo: Pensavo di dover lasciare la porta aperta. Per precauzione. Nei film fanno così.

Ispettore: Questo non è un film.

Flo: Ah, no? E allora che cos’è? Una rappresentazione teatrale?

Ispettore: Visto il tuo comportamento. E il pubblico presente, comincio a crederlo.

Flo: Anch’io comincio a crederlo.

Scena 14

Flash Back. Camera d’albergo. Uomo è seduto sul letto. Flo è in piedi. Il respiro dell’uomo è pesante, affannato.

Uomo: Tu sai chi sono io, vero, piccola?

Flo: Credo di sì.

Uomo: Sono un uomo potente. Molto potente.

Flo: Lo avevo capito.

Uomo: Sei una ragazza intelligente, molto intelligente.

Flo: Cerco di capire il mondo che ho intorno.

Uomo: Questo è importante.

Flo: Le situazioni…

Uomo: Com’è hai detto che ti chiami?

Flo: Flo.

Uomo: Uno strano nome.

Flo: Mia madre ha lavorato tanti anni in teatro. Flo è la protagonista di un testo di Beckett.

Uomo: (le porge un bigliettino) Flo, su questo bigliettino c’è il mio numero di telefono. Se un giorno dovessi avere bisogno, chiamami. Chiamami pure. Basta solo che tu dica il tuo nome. Nient’altro.

Flo: Lei è molto buono.

Uomo: No. Non sono buono. Cerco solo di aiutare gli amici. Gli amici che hanno bisogno. Capisci cosa intendo dire?

Flo: Credo di sì.

Uomo: Se un giorno dovessi avere bisogno, saprò come aiutarti. L’importante è che tu...

Flo: Non si preoccupi. Nessuno mai verrà a sapere. Di noi.

Uomo: Ero sicuro di poter contare su di te. Sei una ragazza intelligente.

Flo: Cerco di capire le situazioni.

Uomo: Quello che mi piace più di te e che sai stare al gioco.

Flo: Posso fare io qualcosa per lei?

Uomo: Venirmi più vicino…

Scena 15

Flash Back. Aula scolastica. Flo e Vi.

Flo: Vi, oggi ho conosciuto un uomo. Uno potente. Uno di quelli che contano.

Vi: Come fai a dirlo?

Flo: Bastava guardarlo per capirlo. L’espressione. Il modo di guardare. Il tono della voce. I suoi gesti. Tu lo guardi e ti rendi conto... lo avverti. E’ straordinario. Pensi subito: "questo è un uomo potente. Uno di quelli che contano".

Vi: Non capisco, Flo.

Flo: É difficile dirlo. Dovresti vederlo e, allora, ti renderesti conto. Mi ha dato un numero. Un numero di telefono.

Vi: Lo hai chiamato?

Flo: No. Non posso.

Vi: Perché?

Flo: Ha detto di chiamarlo solo nel caso in cui dovessi avere bisogno. Solo in quel caso.

Vi: Fossi stata in te, l’avrei già chiamato. Giusto per vedere…

Flo: Con un uomo del genere non puoi giocare. Non ti conviene. Non ti conviene no.

Vi: É così importante.

Flo: Credo di si.

Vi: E com’è?

Flo: É vecchio. Molto vecchio. Avrà sessant’anni.

Vi: (sorpresa) E ti piace?

Flo: Non so. Lo trovo… affascinante.

Vi: (sorpresa) Affascinante?

Flo: Sì! Affascinante. Come se… affascinante.

Scena 16

Presente. Commissariato di polizia. Flo, l’Ispettore.

Flo: (sprezzante) Posso almeno fumare, "ispettore"?

Ispettore: Fumare? Perché dovresti fumare? Hai forse qualche problema? O ti serve per poter assumere un qualche atteggiamento?

Flo: No! Che diamine! Nessun problema. Voglio solo fumare. Semplicemente perché mi va di fumare.

Ispettore: Non sei al bar o al ristorante che fai quello che ti pare e fumi quando cazzo ti pare? Sei in un Commissariato. In un Commissariato di polizia e finché rimani qui fai quello che dico io.

Flo, in modo vagamente ironico, annuisce.

Lunga pausa. Ispettore, dopo aver squadrato la ragazza, si immerge nella rilettura del rapporto.

Flo: Com’è che, ispettore, si interessa tanto a me?

Ispettore alza lo sguardo e fissa a lungo ed intensamente Flo.

Ispettore: Ho letto il rapporto. E così ho deciso di occuparmene. Direttamente.

Flo: Direttamente?

Ispettore: É una questione delicata. Che merita particolare attenzione. Non potevo certo ignorarla.

Flo: Per via di mio padre?

Ispettore: Non solo. Questa è una città di provincia. Scoppierà uno scandalo: due ragazzine di buona famiglia che si prostituiscono. I giornali ne parleranno. A lungo. E "vi" faranno a pezzi. Quindi ho deciso di occuparmene io direttamente.

Flo: Solo per questo?

Ispettore: Volevo anche capire.

Flo: Capire?

Ispettore: Capire te. Capire perché una ragazza, intelligente, che può avere tutto dalla vita, si mette a battere i marciapiedi.

Flo: Cos’è? Un complimento?

Ispettore: No. Non è un complimento.

Flo: Speravo lo fosse.

Ispettore: Non sono in vena di complimenti.

Flo: E di che cosa è in vena, ispettore? Di me?

Ispettore: (impassibile) Tu, bambina, non mi fai alcun effetto.

Flo: Non si direbbe.

Ispettore: Cosa ti fa credere che io…?

Flo: Il suo modo di guardarmi. Prima. Quando ero al bagno. Mi avrebbe scopato. Subito. Senza perdere tempo. Ed anche adesso lo farebbe. Se non fosse… (tace)

Ispettore: (impassibile) Sono un poliziotto.

Flo: Anche l’altra volta mi ha fermato un poliziotto. Eppure lui non si è fatto scrupoli. É voluto venire con me. Per lasciarmi andare.

Ispettore: É così che funziona?

Flo: Il più delle volte. Dipende da chi ti ferma. Alcuni si accontentano. Altri vogliono di più.

Ispettore: Vogliono i soldi.

Flo: Esattamente! I soldi!

Ispettore: Questa volta, invece, non sono bastati neanche quelli. E ti hanno portato qui. Con un rapporto che ti inchioda.

Flo: Ispettore, io pensavo che ci fosse un modo diverso di uscire da questa situazione. Senza troppi casini. Senza che nessuno lo venga a sapere. Tanto meno i miei.

Ispettore: É impossibile questo.

Flo: (offrendosi) Ne è proprio sicuro?

Ispettore: Stai… stai cercando di…?

Flo: (offrendosi) Penso che io e lei dovremmo trovare un accordo. Un modo diverso di intenderci. Di stare al mondo. Insieme.

Ispettore: E tu, piccola bambina, credi che io possa…?

Flo: (offrendosi) Io voglio solo convincerla che si è trattato solo di un equivoco. Di un increscioso equivoco. Noi stavamo lì. Passeggiando. Si rideva. Si scherzava. Ad un tratto sono arrivati gli agenti. E hanno frainteso. Non hanno capito che si trattava solo di uno scherzo. Di uno stupido innocente scherzo. E ci hanno portato qui, al Commissariato. Da lei. Per chiarire ogni cosa. L’equivoco.

Ispettore: Pensi veramente di potertela cavare così? Con una scopata?

Flo: É quello che so fare meglio.

Ispettore: Questa volta non ti basterà.

Flo: Ispettore, gliel’ho detto, io pensavo che lei avesse in mente qualcosa di diverso che mandarmi sotto processo.

Ispettore: Bambina, di notte, non tutti i gatti sono bigi. Anche se lo sembrano.

Flo: Ispettore, chiuda a chiave quella cazzo di porta e le faccio vedere io se sono ancora una bambina.

Ispettore: Perché ti butti via così? Devi capire che tutto questo non ti porterà a niente, assolutamente a niente!

Flo: (ride cattiva) Lo faccio per i soldi. Lo faccio per gioco. Perché mi va. Perché mi piace. Perché mi fa sentire viva! Viva.

Ispettore: Sei giovane. Di buona famiglia. Puoi avere tutto dalla vita. Tutto!

Flo: (con rabbia) Io non voglio niente! Niente! Voglio solo essere quello che sono! E basta!

Ispettore: Tu non sai quello che dici.

Flo: Lei lo crede? Lo crede davvero?

I due si guardano intensamente negli occhi. A sfida.

Ispettore: (distogliendo lo sguardo) No. Non lo credo. Non ne sono più convinto.

Flo: E allora?

Ispettore: Allora niente.

Dopo aver bussato, entra un agente. Flo e Ispettore continuano a scrutarsi negli occhi.

Agente: Ispettore?

Ispettore: (continuando a fissare Flo) Che c’è, agente?

Agente: I genitori della ragazza. Sono qui. Le vogliono parlare.

Ispettore: (continuando a fissare Flo) Di loro che arrivo.

Ispettore e Flo si guardano ancora negli occhi. L’agente esce.

Flo: (impassibile) Lei, lei mi ha tradito, ispettore.

Ispettore: No. Non ti ho tradito. Credimi. Non posso fare nulla per evitarti questo. Nulla. (si alza e, prima di uscire, si volta verso la ragazza) Mi spiace. (esce)

Flo: (alzando il dito medio in sua direzione) ‘Fan culo!

Musica: Elisa: "Labyrinth" (Sugar 1997)

Lunga imbarazzata pausa. Flo prende il telefono, compone un numero.

Flo: (al telefono) Pronto? (breve pausa) Sono io, Flo. (breve pausa) L’ho chiamata perché… ho bisogno del suo aiuto. Ho qualche problema. (entra Ispettore. I due si guardano. Ispettore lascia Flo finire la conversazione al telefono) La polizia, sì! Mi hanno arrestata. Al Commissariato. Non le dico. Volevo sapere se… Sì! Pensa di potermi aiutare? Di poter fare qualcosa per me? (pausa) Bene! Ci conto! E… e grazie.

La ragazza riattacca la cornetta. Appare quanto mai sicura di se.

Ispettore: Un cliente?

Flo: Un amico.

Ispettore: (poco convinto) Un amico?

Flo: Sì! Un amico! Un amico potente, uno di quelli che contano. (con un mezzo sorriso) Mi ha promesso di aiutarmi, che farà di tutto per tirarmi fuori dai guai. Farà pressioni. Cercherà di mettere tutto a tacere. Se ce ne sarà bisogno.

Ispettore: (con un mezzo sorriso) Immagino cosa intendesse dire.

Flo: Ecco, lo immagini. Lo immagini pure. Io…

Entrano i genitori di Flo. I genitori hanno un atteggiamento chiaramente inquisitorio. La ragazza invece apparirà più volte in soggezione. A volte anche disperata.

MUSICA

Si vedono i genitori di Flo rimproverarla aspramente mentre l’Ispettore, come relegatosi in un angolo li osserva. Flo sembra guardare i genitori con un’espressione impassibile.

Madre: Ti siamo sempre stati vicini! In ogni cosa.

Flo: Mamma, vicino mi è stato sempre quell’uomo, solo quell’uomo.

Padre: Quale uomo?

Flo: Mi veniva vicino. Mi abbracciava. Mi carezzava, sempre di più. E io? Io non riuscivo a impedirglielo, a dirgli di no. Avrei voluto farlo, ma… mi sorrideva, gentile. E cominciava a toccarmi, sempre più.

Madre: Un vicino? Un parente?

Flo: (quasi con cattiveria) Io cercavo anche di evitarlo, ma lui era sempre così presente. Mentre voi sempre così assenti.

Padre: Dovevi venire da noi, parlarci. Raccontare tutto.

Flo: (fredda) Papà, tu non capisci. Non vuoi capire. Tu sei solo, sei solo… (tace)

Padre: Solo?

Flo: (con glaciale freddezza) …tu sei niente, papà! Sei solo niente!

Il padre da’ uno schiaffo a Flo poi esce seguito dalla madre. L’Ispettore è solo con Flo che, seduta, si copre il viso piangendo.

Ispettore: (porgendo a Flo un fazzoletto) Fa male?

Flo: Solo se rido.

Ispettore: E tu non ridere.

Flo: Non credo di averne poi tanta voglia.

Ispettore: Per via dello schiaffo?

Flo: Per via di tutto.

Ispettore: Mettiamola così: poteva anche finire peggio.

Flo: Se non fosse stato per lei, probabilmente.

Ispettore: Dovevo intervenire. Non potevo certo continuare a guardare voi mentre continuavate a… (tace)

Flo: Devo anche ringraziarla per aver attenuato le mie responsabilità.

Ispettore: Solo quelle giudiziarie, però.

Flo: E non è poco.

Ispettore: No. Non è poco, che non è decisamente poco. Diciamo che, per questa volta, nessuno finirà dietro le sbarre. In fondo si è trattato solo di una ragazzata, di una "innocente" ragazzata. E niente di più.

Flo: Lo crede sul serio? Crede davvero che si sia trattata solo di questo?

Ispettore: No. Non lo credo affatto. Ma fa comodo credere nella storia dello zio maniaco che seduce l’ingenua nipote. Fa comodo a tutti. Anche a me.

Flo: E non è così? Non si è trattato di questo?

Ispettore: Forse all’inizio. Poi invece è diventata un’altra cosa, "tutta" un’altra cosa. Non è così? (Flo tace) Comunque non è sbattendoti in un correzionale che si risolve la questione.

Flo: E come la si risolve?

Ispettore: Ecco, è questo il punto: come la si risolve? (lunga pausa) Posso solo sperare che tutta questa storia serva comunque a tenerti lontana dai marciapiedi.

Flo: Su questo, ci può contare.

Ispettore: Ora andiamo di là. I tuoi genitori avranno già compilato i moduli per il tuo rilascio. E’ meglio non farli aspettare troppo. Non credo che saranno molto teneri con te.

Flo: Infondo non lo sono mai stati.

Ispettore: Che succederà adesso?

Flo: Mi manderanno in qualche collegio svizzero.

Ispettore: (sorride a mezza bocca) A rieducarti?

Flo: "Rieducarmi"? Lo crede possibile?

Ispettore: No. Pensandoci bene non lo credo possibile.

Flo fa per avviarsi verso la porta. Si ferma. Si volta verso Ispettore.

Flo: Veramente prima mi avrebbe scopata?

L’Ispettore scruta la ragazza poi si apre in un sorriso ironico a mezza bocca.

Ispettore: Lo farei anche adesso. Se ne avessimo il tempo

Flo: (sorridendo) Peccato non averne.

Ispettore: (c.s.) Già. Un vero peccato.

Flo: (divertita) E sua figlia? Scoperebbe anche sua figlia?

Ispettore: (c.s.) Chi ti dice che non l’abbia già fatto?

Flo: (c.s.) E io che pensavo che lei fosse una sorta di santo.

Ispettore: (c.s.) Nella vita tutti siamo stati santi. Almeno per una volta. Poi basta.

Flo: (c.s.) Comincio a vederla sotto un’altra luce. Più interessante. Certamente più intrigante.

Ispettore: (c.s.) Sono pur sempre io...

Flo: (c.s.) Una persona particolare?

Ispettore: (serio)Soltanto un uomo.

Flo: (divertita) Sì. Certo. Di notte tutti i gatti sono bigi.

Flo esce.

Ispettore: (serio) Sembrano bigi. Ma non lo sono.

Buio.

Musica: Alanis Morissette: "Yuo learn" (Maverick 1996)

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