Il dramma di Via Nuova

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lii ÙRI1MMA DI VIA NUOVA

IL DRAMMA  DI VIA NUOVA

(Giovanni Sfetez)

PERSONAGGI

ARMANDO

TOMMASO

GERMARO

VITTORIA

SERAFINA

VIRGINIA

Il suggeritore

Un pompiere

Un delegato di P.S.

Personale di palcoscenico

In una città d’Italia – Oggi

PARTE PRIMA

Stanza in casa di Serafina. Nel fondo, la comune chiusa a chiave; un armadio; un appendiabiti; sedie. A sinistra, letto; comodino sul quale una bottiglia con poc’acqua; bicchiere. Più sul dinanzi una stufa e, lì presso, una poltrona. A destra, sul proscenio, finestra; più in fondo, un lavamano; un baule; parecchie valigie. Nel mezzo: tavolino sul quale un lume a petrolio, acceso.

SCENA I

ARMANDO solo

(nervosissimo, è intento a stringere le cinghie di una valigia, troppo piena di roba. Non riesce. Si asciuga la fronte. Va al tavolino, prende un mozzicone di sigaro, già acceso; fuma, con avidità. Torna alta valigia; stringe le cinghie, rabbioso. Origlia, cre­dendo di aver  udito dei passi, e sospende il lavoro, fissando la comune, pauroso, allibito. Pausa. Guar­dingo va a spegnere il lume a petrolio, poi, con precauzione, apre la finestra. Si ode bussare alla comune. Altra pausa. Corre al tavolino, prende il piattello dei  mozziconi, per gettarli in istrada; poi, cangiando idea, va a gettarli nella stufa. Si bussa più forte)

SCENA II

Detto, poi SERAFINA, GERMANO e TOMMASO

ARMANDO  Eh?

SERAFINA  (di dentro)  Scusi. Ci sono due signori che cercano di lei.

ARMANDO  (allibito si copre il volto con le mani). Si… si… Adesso che mi vesto!... (si leva 1a giacca che getta su una sedia. Disordina le coperte e le lenzuola,ecc...)  Un momento e mi sbrigo... (è fuor di sé)  Le hanno detto il nome?

SERAFINA   (c. s.) Il signor Baldi e il signor Gossi...

ARMANDO  Ah, vengo! (respira a pieni polmoni)

GERMANO  (di dentro, scuotendo la porta)  Pigrone non hai dormito abbastanza!

TOMMASO  (del pari)  Due giorni che non reciti!

ARMANDO  (dopo aver dato un’altra occhiata alla stanza, andando ad aprire)  Avanti… avanti....

GERMANO  (entrando)  Sei ancora assonnato!

TOMMASO  (entrando)_ Dio mio che puzza!… che puzza!

ARMANDO  Ho apertola finestra adesso... (va al lavamano, sì lava; poi infila la giacca)

TOMMASO  C’è un odore di trinciato da pipa, taglio grosso, che, se il nostro governo avesse il naso delicato, come lo abbiamo noi, e avesse a cuore la vita dei fumatori, assolutamente dovrebbe vietarne la vendita e gettare un prodotto migliore!

ARMANDO  Ma, io fumo toscani. Ne vuoi uno?

TOMMASO  No. Preferisco le sigarette. (siede e fuma)

ARMANDO  (andando alla comune e parlando verso l’interno) Faccia per tre, signora Serafina!

GERMANO   Offri?

TOMMASO   Lascialo fare!

GERMANO  (che è andato alla finestra) Chiudo, sai, Fa freddo! Cinque gradi ed un cielo di piombo!

ARMANDO  Come vuoi!

TOMMASO  Brutta stanza da scapolo, la tua!

ARMANDO  Sicuro che non è bella. Con ingresso obbligato!

GERMANO  Ah, senza uscita di soccorso non farebbe per me! Io voglio godere la vita e gli amori di scapolo. Le occasioni non mancano, e un giovane artista da teatro può sempre interessare!

TOMMASO  Tu, perché sei fortunato! Io non ho mai ricevuta una letterina affettuosa; mai delle dichiarazioni!  Tu è un’altra cosa. Mi hai fatto vedere, questa mattina, due buste color di rosa ed una bianca con monogramma pressato in oro, dalla quale si sprigionava l’odore del muschio!

GERMANO   Violetta!... violetta!

TOMMASO  Lettere che non siano scritte da qualche creditore o da qualche strozzino non ne ho mai ricevute!

GERMANO  Tua colpa!

TOMMASO  Mia colpa?

GERMANO  Non sai metterti in evidenza.

TOMMASO  Coi creditori e con gli strozzini, sì!

GERMANO  Ma non con le ragazze.

TOMMASO  (ad Armando)  Dimmi, se qualche sim­patia viene a trovarti, come fai in caso di sor­presa?

ARMANDO  Come faccio?

TOMMASO  Capisco: non fai nulla!

GERMANO  (accorgendosi delle smanie di Armando) Eh.… stai male?

ARMANDO  Si…ho avuta un po’ di febbre... una pessima notte!

TOMMASO  Allora, quattro soldi di chinino dello stato...

GERMANO  Svago! Svago!... Se vuoi andremo al caffè, a fare una partita a  ‘scopa ‘  fino all’ora della recita.

TOMMASO  Appunto, siamo venuti a prenderti...

ARMANDO  Grazie. Verrò volentieri… dopo cola­zione.Sapete: un po’ di cioccolata, nient’altro. Ecco qui la signora Serafina…

TOMMASO  Ebe!

GERMANO  Giunone!

SCENA III

Detti e SERAFINA, con un vassoio sul quale tre tazzine di cioccolato

SERAFINA   Zucchero non ce n’è. Faranno loro…

TOMMASO  Grazie! (le cinge la vita, scherzando)

SERAFINA   Oh!... (si scioglie)

TOMMASO  (a Germano)  T’ ho detto che non sono fortunato!

GERMANO  Ma non sono cose che si fanno in presenza di terzi!

TOMMASO  Ha inteso, signora Serafina?

SERAFINA  (seria)  Ho inteso, si signore!

TOMMASO  Non s’abbia a male. L’ho fatto per diversivo! Abbiamo provato, dalle dieci fino adesso, un dramma giudiziario col suo bravo prologo d’azione terrorizzante. Uno strangolamento…

SERAFINA  (c. s) Con permesso... (via)

SCENA IV

ARMANDO, GERMANO, TOMMASO

TOMMASO  S’è adirata sul serio, Vedi a che cosa lui mi è giovato il tuo consiglio di mettermi in evidenza!... (ad Armando) Bissolfi che strangola Vittoria… (mangia e beve)

GERMANO  Cose da far rabbrividire! (fa altrettanto)

TOMMASO  Figurati se non la strozzerebbe sul serio geloso com’è di Campelli, il primo attore giovane, e quasi certo d’essere preso in giro da Vittoria!

ARMANDO  Non si può dire...

GERMANO  Lo mangi tu quel panino?

ARMANDO  No.

GERMANO  Allora, se permetti...

TOMMASO  Mi servirò io! (Prende di mano a Germano il panino e fa la zuppa nella cioccolata)

GERMANO  Ma Bissolfi è a posto!... Ha degli scatti violenti; si irrita; sa trovare l’effetto!

TOMMASO  La parte o era per lui o era per te; tu, anzi, saresti stato migliore... Hai più colorito…

ARMANDO  (che si i alzato)  Insomma vogliamo andare?

TOMMASO  (mangiando) Pronto!... (si alza)

GERMANO  (del pari, ad Armando) Ma non vorrai uscire così, col freddo che abbiamo!...

ARMANDO  (distratto)  Ah, già!... prenderò il soprabito...

           

SCENA V

Detti e SERAFINA, poi VITTORIA

TOMMASO  Ah canaglia!

GERMANO  La simpatia!

ARMANDO  (andando alla comune)  Avanti! avanti...

GERMANO  Vittoria?

VITTORIA   (entrando)  Non disturbo?

TOMMASO  La prima attrice della compagnia!…

VITTORIA  (eccitata)  Un fatto nuovo!... un fatto nuovo!... (apre il borsellino dal quale cadono, a terra, parecchie lettere che Germano raccoglie e le riconsegna)  Grazie.

TOMMASO  Dio! Quanti amori!

VITTORIA   (porgendo un giornale) Leggete!  Leggete!

GERMANO  Cosa?

VITTORIA  Uno strangolamento. E, stasera, al teatro, la produzione nuova, svolge un’azione simile! Si direbbe che il lavoro abbia ispirato l’assassino!

GERMANO  (che ha spiegato il giornale)  “Il delitto di via nuova”?

VITTORIA   Quello...quello!  E noi si rappresenta “Il dramma di via nuova”!  C’è tutto l’argomento del prologo... (prendendo il giornale dalle mani di Germano, per consegnarlo ad Armando)  Leggi!

ARMANDO  (allibito . Mi secca!... (ridà il giornale a Germano)  Ma tu... è la prima volta che vieni nella mia stanza da scapolo...

VITTORIA  Bissolfi mi ha fatto una scenata!... E sono stanca!... Non c’è il caso che io possa liberarmi dai suoi sospetti!…

TOMMASO Ma gliene dai motivo!

VITTORIA  (scattando) Io?!…(calmandosi), Ma che? sono forse sua moglie? o è il mio tutore che in tutto ci vuol mettere il naso?…. Non ero neanche alzata: e lui, a casa mia, come padrone, a rovistare le mie robe!... E trovò delle lettere che avevo scritte ad un’amica...

TOMMASO  Quelle che ti son cadute dalla borsetta?

VITTORIA   Quelle!... Oh, sospetteresti anche tu?

TOMMASO (comicamente)  Oooh!.. Io non sospetto!

ARMANDO (forzandosi a scherzare)  Tommaso è certo che non sono dell’amica!

VITTORIA   Quasi quasi gliele laccio vedere!

TOMMASO  Già! .. Ma non voglio… e non mi importa!

GERMANO (legge) “Di fatti: appena il funzionario entrò nella stanza osservò che il cordone del campanello che serviva per chiamare la carne­nera, era stato tagliato. L’assassino, per strangolare la signorina Torrigliani, aveva adoperato un fazzoletto che era rimasto sul tavolino.”

VITTORIA   Insomma, le lettere gliele ho strappate di mano, a viva forza, e lui, adiratissimo, mi ha afferrata pei polsi, mi ha ghermita, mi ha minacciata… e sono venuta qui, appunto perché voi tutti mi aiutiate a fargli comprendere la ragione, e ripetiate che mi lasci in pace! che mi lasci stare! che, di lui, sono stanca e non voglio finire per le sue mani !...

ARMANDO  Vedrò… gli parlerò io!

VITTORIA   E se proprio insiste, e se proprio mi ac­cusa e se proprio vuole che gli sia stata infedele... ebbene, si persuadetelo che non sono ragazza per lui; che sono cattiva, leggera, volubile; che non l’amo... e che lacommedia che recita, e che mi fa recitare, fuori del teatro, non mi piace e potrebbe avere un triste epilogo!

TOMMASO  Via! Via!... Infine è per la centesima volta che ve ne dite di crude e di cotte!

VITTORIA    Ma ora sono stanca e mi metto sotto la vostra protezione!

TOMMASO  Ah, così?

GERMANO   Interessante! ... (dà il giornale ad Armando che lo sgualcisce e lo getta a terra)

ARMANDO  (a Vittoria) Vieni con noi, se non ti dispiace.

GERMANO  Andiamo a fare una partita a ‘scopa’ al caffè del Corso...

VITTORIA   Nel solito camerino ?... Ci vengo! Tommaso, dammi il tuo braccio!

TOMMASO  Eh?…io?.mettere in gelosia Bissolfi…

VITTORIA   (ridendo ed indicando col dito) Tu?

GERMANO  Ma se ti ho detto che non hai mai saputo metterti in evidenza?

TOMMASO  E vorresti che adesso… no... no!

GERMANO  (aVittoria)  Ti darò io il braccio...

VITTORIA   Ed io lo accetto… dalla parte del cuore!

GERMANO  E se Bissolfi sarà geloso; tanto peggio per lui!Crepi di gelosia!

TOMMASO (a Germano che lo fissa)  Io non ho nulla in contrario!…

GERMANO (ad Armando) Ma tu cos’ hai?... Sei di pessimo muore!

ARMANDO(scuotendosi)  Vengo subito, vengo... Andate pure!... (arresta lo sguardo sul giornale sgualcito. Ha un momento di incertezza, poi) Pren­do il soprabito e vi raggiungo!… (irritato) Dite sempre di andare e si è sempre qui!... capirete!...

TOMMASO (incamminandosi)  Dio, che giornataccia.

GERMANO  Al caffè del Corso...

VITTORIA   Nel camerino...

TOMMASO  Fai presto che ti attendiamo…

ARMANDO  Ma vengo!... vengo subito!

TOMMASO  (uscendo cogli altri) Si dev’essere alzato  conil piede sinistro!... Quando io metto a terra,di mattina, il piede destro mi succede lo stesso!

VITTORIA  (di dentro)  Matto!... matto!... (ride)

SCENA VI

ARMANDO solo

(appena sono usciti, con lo sguardo fisso alla comune per non essere sorpreso, raccoglie da terra il giornale, si avanza sul proscenio, le mani gli tremano. Cerca con gli occhi, dov’è l’articolo di cronaca; legge) “A piedi del letto, stesa supina, con le braccia allargate, stava la povera Maria…La guancia destra metteva in evidenza le sanguigne ecchimosi…(ha un brivido)…stendentesi, dal muscolo del tiroide fin presso la carotide…una larga chiazza cianotica, dovuta a qualche urto violento…Ma, dell’assassino nessuna traccia!…” (volge lo sguardo alla porta; ha un nuovo brivido; si asciuga il fronte. Va a gettare il giornale nella stufa, poi infila il paltò, lo abbottona con mano convulsa; prende il cappello, se lo calca in testa ed esce precipitosamente)

IL SIPARIO E’ CALATO

Dopo qualche minuto d’intervallo, a sipario calato, si presenta GERMANO

GERMANO   Per improvvisa indisposizione dell’attore Pietro Bisolfi, che doveva agire nel prologo della produzione “Il dramma di via nuova”, la parte di Remigio Varaldi verrà sostenuta, senza alcuna prova, dall’attore Armando Guerzoli. (si inchina e via)

AVVERTIMENTO PER GLI ATTORI

Armando sostiene la parte di Remigio; Vittoria la parte di Emilia; Tommaso la parte di Federico, e Virginia la parte di Luisa.

                                 

PARTE SECONDA

Un salottino, elegantemente ammobiliato. Porta in fondo e laterali. Tavolino, sedie. A sinistra toilette da signora. A destra mensola sulla quale un vassoio, di metallo bianco, ed un servizio da thè.    

SCENA I

EMILIA e LUISA

Emilia, in elegante accappatoio, seduta presso la toilette, si scioglie i capelli. Luisa presso la mensola; prende il vassoio e lo pone sul tavolo.

LUISA    Devo versare il thè?

EMILIA  Si.

LUISA    Vuole dei biscottini?

EMILIA  Metti li.

LUISA    Nient’altro?

EMILIA  No. Nient’altro!… (volgendosi verso la comune) Guarda. Ho udito camminare.

LUISA   (va alla comune ed osserva dentro scena, poi si volge sorridendo) C’è il signor Federico...

EMILIA (alzandosi, un po’ indispettita ed un po’ sorridendo) Oh! ... E’ la terza volta!

SCENA II

FEDERICO e dette

FEDERICO  (si presenta. fermandosi sulla soglia nel fondo; guarda Emilia e si inchina )

EMILIA       Ebbene?

FEDERICO Concedetemi ancora un momento... (Luisa esce dalla sinistra) Cosa volete; non sono capace di andarmene, ad onta che mi abbiate messo alla  porta per la seconda volta. Giungo in fondo al corridoio… e sto li, come inchiodato. Mi pare di non avervi detto tutto!

EMILIA       Tutto, tutto!... già due volte!... e due volte ci siamo augurati la buona notte...

FEDERICO (avanzandosi)  Siete crudele. Pare che vi dispiaccia di accordarmi due minuti di collo­quio. (siede)

EMILIA       Ma è la terza volta!

FEDERICO (levando di tasca l’orologio)  E... mi avete accordato sette minuti, compreso il tempo che sono andato e venuto nel corridoio…

EMILIA      (seccata)  Dio, come sono lunghi sette minuti!

FEDERICO Ciò dipende da voi. Se poteste interes­sarvi di me...

EMILIA       Si, si carino!

FEDERICO (si alza)  Mi avete detto carino?

EMILIA      (dandogli la mano)  Buona notte.

FEDERICO Mi licenziate?

EMILIA      No.

FEDERICO Mi pregate di andarmene; è lo stesso!

EMILIA      (scherzando) So che non siete ragionevole...

FEDERICO Vi giuro... (siede)

EMILIA       E me lo dimostrate anche!

FEDERICO (toccando il vassoio, ecc…)  Il thè ?...Questo è già freddo. Se permette farò io per voi…. (mesce)

EMILIA       Dovrò dunque andarmene io?

FEDERICO (con grido)  No!  No!... (s’alza)

EMILIA      Ad un patto allora….

FEDERICO Sentiamo...

EMILIA      (indicando la poltrona)  Voi là... io qui...

FEDERICO Ma sarò ben felice...

EMILIA       E siate spiccio (siede) Ditemi tutto… tutto quello che volete dirmi, e poi...

FEDERICO Già!Ma passano presto due minuti….

EMILIA      (alzandosi)  Insomma...

FEDERICO Ma vi sono anche quelli che si ricorda­no sempre...

EMILIA      (scherzosa)  Ad esempio quei due minuti che, al circolo, avete guadagnato al marchese Torri...

FEDERICO Ventimila franchi. In grazia vostra. Mi portate fortuna... Non badavo alle carte: ho guadagnato. Quando faccio diversamente non mi succede. Ma non sarò un ingrato... (Emilia si alza) Punterà sempre sulla dama di cuori !... Ho anzi una proposta a farvi, ed è questo il motivo..

EMILIA       Una proposta!

FEDERICO  (avvicinata sedia a quella di Emilia. Emilia scosta la sua)  E’ una cosa che va detta sotto­voce...

EMILIA       Ma se siamo soli...

FEDERICO  Non pertanto... Va detta sottovoce...

EMILIA        Luisa è andata al quarto piano a riposare.

FEDERICO  (contento)  Ah, si?

EMILIA       Ma posso chiamarla...

FEDERICO  No!  No!... E’ meraviglioso che non abbiate paura...

EMILIA       Di che cosa?

FEDERICO (confondendosi) Già!…volevo dire... Ma non chiamate in due non ci sonotestimoni ed èpiù facile intendersi... (avvicina la sedia).

EMILIA       Là!… là!… o suono il campanello elettrico! (pausa) Ma è poi cosa proprio confidenziale?

FEDERICO Confidenzialissima. Voi vi sarete accor­ta che io ho una sincera affezione per voi... Tanto più espansiva quanto più Giorgio Sarazzi, che voi amate, è lontano. Un’affezione da misurarsi a chilometri di ferrovia!

EMILIA       Badate che Giorgio è in viaggio di ritorno.

FEDERICO  Oggi è distante almeno trecento e cin­quanta chilometri!

EMILIA        La vostra affezione quindi è diminuita...

FEDERICO   Purtroppo io vorrei che...

EMILIA        Sentiamo...

FEDERICO  Che la mia affezione fosse sempre uguale di intensità, come lo scorso anno che Sarazzi s’era fermato una settimana a  Pietrobur­go!... Ma ci sarebbe un mezzo!…Riflettete; egli è ammogliato: io scapolo... egli ha 46 anni, io ne ho 40 e in fatto d’amore, dopo i 45 si ama... molto meno… cioè, non si ama con lo stesso vigore di 40...

EMILIA        E perciò voi, da qui a cinque anni...

FEDERICO  Io non ho alcuna predisposizione per invecchiare e noninvecchierò. Mi serberò sempre di 40. Facciamo così: è una proposta... Congedate Sarazzi !...

EMILIA       (alzandosi)  Stasera sono passati i minuti di colloquio che mi avete chiesti; vi ho ascoltato...

FEDERICO  E…

EMILIA       Non ho nulla a rispondervi. Ritornate domani che la vostra affezione sarà diminuita di 200 chilometri.

FEDERICO Siete proprio crudele! (Emilia tocca il bottone della soneria che si deve sentire distinta) Eh?

EMILIA      Vi farò accompagnare da Luisa...

FEDERICO Come? Non è andata al quarto piano?

EMILIA       Non ancora...

SCENAIII

LUISA e detti

EMILIA        Accompagna il signore... ed assicurati che l’uscio sia ben chiuso; poi va a riposare...

FEDERICO  Ma….

EMILIA       (a Luisa)  Se avrò bisogno di te, durante la notte, ti sarà avvisata la soneria.

FEDERICO  Proprio... sono scacciato?

EMILIA      No, no! Vi accompagnerò anch’io... Per assicurarmi che non siate rimasto nel corridoio per la quarta volta! (porgendogli la mano) Do­mani spero di rivedervi...

FEDERICO  Certo!

EMILIA       Non qui; al circolo!…(prende un lume che è sul tavolo)

FEDERICO Non qui?

EMILIA       Forse... (escono tutti)

SCENA IV

REMIGIO, poi EMILIA

REMIGIO  (entra da una laterale. Si avanza, leva di tasca un coltellino e recide i fili della soneria elettrica. Origlia, appressandosi alla comune; poi rientra nella stanza dalla quale era uscito)

EMILIA   (torna col lume. Si arresta, per aver udito rumore. Muove inquieta per la stanza. Ritorna presso la comune. Remigio comparisce sulla soglia della laterale. Emilia si volge e dà un debole grido) Ah!

REMIGIO  Non gridare!...

EMILIA    (spaventata) Tu?!...

REMIGIO  Non mi aspettavi...

EMILIA     Ma come?…   da dove sei entrato?... Dalla finestra?

REMIGIO  Dalla porta… E siamo soli, ed è inutile che gridi!... e ti consiglio a non farlo! (Emilia si accosta alla soneria) E lascia quel bottone!…Ne ho recisi i fili congiuntori…

EMILIA    Ah!

REMIGIO (freddamente)  Domando solo che mi ascolti!... (ironico) Con me sarai più sicura che non lo fossi conla tua cameriera!

EMILIA    (indignata)  La tua è una mala azione! La peggiore delle azioni!

REMIGIO (freddamente) Sii tranquilla ed ascolta­mi… ed io che, al solo vederti, ho provato l’inferno ti prometto che mi serberò calmo!

EMILIA    (appoggiandosi  alla mensola. Un po’ alteramente)  Cosa vuoi?

REMIGIO  Rammentarti il passato.

EMILIA    (inquietissima)  Ti scongiuro!… Se tu rima­ni qui, io impazzisco!... io muoio di spavento!

REMIGIO  Dopo sei anni, oggi, ti ho vista al circolo; vicino ad un signore che giuocava da pazzo; e tutto il fuoco della passione, e tutte le punte di spillo che hai voluto incidermi nel cuore, e tutto il fiele, e tutti i dolori che mi hanno rattristati sei anni di vita, in un solo momento mi furono presenti!

EMILIA    Remigio!

REMIGIO Allora... avrei voluto scagliarmi su te, ed afferrarti, e costringerti ad ascoltarmi, e rivelarti tutto il martirio della mia esistenza, e chiederti perché volesti gettarmi nella dispera­zione e uccidermi la pace!... Ti ho seguita... quell’uomo è venuto da te... Ed ho profittato per nascondermi in una delle tue stanze...

EMILIA     (supplichevole) Remigio!

REMIGIO  Fu un tempo che i tuoi vezzi funesti, che la tua voce, più soave di quella degli angeli, che il tuo sorriso divino, che la tua malia mi avevano sconvolto, reso debole schiavo ai tuoi voleri; incosciente nella mia ardente passione a discendere il bene dal male, per l’ascendente che tu avevi sulla mia volontà. Tutto credetti bene quanto era tuo desiderio, tuo capriccio; tutto male quello che io non potevo conseguire per appagarti. E l’onesto mio animo, a poco a poco, si trasformò... si diede alla disonestà. Ma il tur­pe delle mie azioni era compensato dai tuoi baci!

EMILIA     Ah, basta!…

REMIGIO  Non basta, no! Accecato d’amore, dominato dalla tua volontà capricciosa, dalla tua passione per il lusso, minacciato di perderti, dopo ogni scena violenta tra noi due.... per riuscire a soddisfare il tuo desiderio, per riavere il tuo affetto, per riavere i tuoi baci, quando mi era chiusa ogni via per ottenere dei prestiti... rubai! Si rubai a mio padre un importo vistoso.. che fu tuo... (esaltato). Mi avessi consigliato un assassinio, io, ti avrei obbedito!…. E tu, e tu, dopo avute tante prove della mia passione, del mio delirio funesto, senza il quale la vita mi sarebbe stata intollerabile, tu, mi abbandonasti... per fuggire con un amante!

EMILIA      (facendosi un po’ d’animo)  In conclusionecosa vuoi?…(forzandosi a sorridere)  O credi che ioamassi colui?

REMIGIO  (disperatamente)  Sei anni che ti cerco e che mi fuggi, e che conto gli amanti che hai traditi; gli amanti che hai trascinati alla rovina e quelli che, per  te, si sono ammazzati!

EMILIA    (forzandosi  a ridere e con un po’ di civette­ria) Perché indagare nel mio passato?... Ora, del mio passato, io sono ravveduta, pentita e pronta a tornare quale fui i primi giorni che ci siamo conosciuti!

REMIGIO  (recisamente)  No!…  Mi condurresti al suicidio!

EMILIA     (c. s.) Remigio, tu mi dai dolore a non credermi! La fiamma che in te è avvinta in me non fu mai spenta... Mai!... Fui incostan­te; si, è vero... Fui volubile: è vero!...Fui spen­sierata... diedi libero corso al mio impulso, sem­pre instabile, irrequieto, desideroso di correre nella vita per goderne le gioie... Mi credetti dominatrice...

REMIGIO   (vivamente) Si... dominatrice!... Sirena che nei lacci della rete avvolge gli innamorati, per inebriarli col canto e poi darvi la morte!

EMILIA     (aprendo le braccia, lasciva)  Ora son tua! ora son tua !... (con seduzione) Dammi un soave ineffabile bacio e dimentica il passato, e torna ancora a nuova vita d’amore, stretto tra le mie braccia!... (lo stringe)

REMIGIO  (respingendola)  Lusingatrice infame! Il tuo bacio insidioso l’ho già gustato! Il tuo amore l’ho già provato quando delirante mi trascinavo ai tuoi piedi, per invocare... (Emilia piange. Remigio le strappa, bruscamente, il fazzoletto dagli occhi) Giù! giù! che io veda le tue lacrime inutili, le tue lacrime menzognere... alle quali non mi commuoverò né presterò fede… Per me tu non avesti pietà e non sei degna ch’io’ ne abbia per te!... Mi hai suscitato più potente dell’amore: l’odio violento!

EMILIA     (ridendo) Ah! ah ! ah!

REMIGIO (fuor di sé)  Non ridere! Non disfidarmi col tuo riso da maliarda, col tuo sguardo acceso di bramosie concupiscenti; col tuo ansare lascivo?...

EMILIA    (morbosamente)  Ti amo!... Ti amo!...

REMIGIO(c. s.) Ah maledetta!…

EMILIA    (con grido disperato)  Remigio!…

REMIGIO  Ch’io mi inebriper l’ultima volta (si scaglia su Emilia; le avvolge attorno il collo il fazzoletto. La soffoca)

EMILIA    (con grido)  Arman…(stramazza a terra)

REMIGIO  Ridi!... ridi, sirena!... (ha uno scoppio di risa convulse. Impazzisce)

SCENA ULTIMA

Detti, il suggeritore, poi TOMMASO, VIRGINIA, GERMANO, ecc…

IL SUGGERITORE  (scocca le dita per richiamare Ar­mando alle parole che sono scritte nel copione)

ARMANDO              (rivolto al pubblico) No!... non è così che ho strozzata Maria!…Non è così!

IL SUGGERITORE (fa degli altri richiami) 

ARMANDO              Era ai miei piedi, e disperatamente implorava pietà, gridando: Armando!... Ritorna in te, per il bene che ti ho voluto... Per il mio amore che si rinnova forte, senza eguale...

TOMMASO            (accorrendo) Armando!…

GERMANO            (ad Armando)  Per Dio!…

VIRGINIA        (che è andata ad assistere Emilia; spaven­tata) Un medico accorrete!...(entra il pompiere e qualcuno di palcoscenico che circondano Armando)

ARMANDO         (forte respingendo tutti)  Io la respinsi!... E Maria rovesciò sul tappeto!... E cieco d’ira, io le strinsi la gola!...

(ride scherzosamente. Entra il delegato di pubblica sicurezza ed altra gente. Tutti parlano animatamente a soggetto, ma analogamente all’azione. Il sipario viene calato)