Il duca di Sorrento

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Luigi Filippo Parravicini

Il Duca di Sorrento

Commedia

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Personaggi

Don Giovanni Maria, Duca di Sorrento.

Donna Angela Maria Assunta, la Duchessa consorte.

Bianca, Melissa, Fiordaliso, figlie del Duca.

Mariti e Nipoti in ordine cronologico.

Conte Manfredi, marito di Melissa.

Bob Kelter, marito di Fiordaliso.

Lupo, figlio di Melissa; con Gimmy suo amico, 18 anni.

Tancredi, figlio di Melissa, detto Teddy; con Edoardo suo amico, 17 anni. Guelfo, filgio di Bianca, detto anche Spolpettaus; con Giacomo suo amico16 anni.

Goffredo, figlio di Bianca, detto Gogo, nipote; 14 anni.

Solaia, figlia di Fiordaliso, bambina di 12 anni.

Falco, figlio di Fiordaliso, 8 anni.

Roberto, figlio di Bianca, 4 anni.

Jacopo, figlio di Melissa, detto Japo, è il più piccolo della compagnia, hacirca quattro anni.

La fortuna.

Filippini in livrea.

Luogo: residenza estiva della famiglia del Duca. Casa ad un piano in stile coloniale con parco antistante. Grande tavolo circolare all’aperto, sotto una quercia. Un prato verde. Un tavolino più piccolo per i bambini di lato, nascoto oltre il proscenio. Giochi dei bambini sparsi a terra ma circoscritti in quella zona. Sedie di vimini, sdraio. Una fontana con una vasca per i pesci rossi. Ninfee. Dall’altra parte oltre la siepe, un’altalena, una panca per gli esercizi, una sbarra, un bilancere, vecchi pesi arrugginiti, delle fasce T.R.X. per allenamento.

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La scena potrà essere ambientata indistintamente in un luogo di villeggiatura: mare, montagna o campagna a seconda delle scelte del regista e delle necessità di rappresentazione. Ovviamente i riferimenti cambieranno di conseguenza.

ATTO PRIMO

Scena prima

Solaia e la Fortuna al centro.

Il sipario si apre a metà.

Solaia – Ma davvero posso scegliermi il nome che voglio?

La Fortuna – Certo tesoro, che nome ti piace?

Solaia (riflette un istante, mentre le gote s’imperlano di rosso) – Non lo so…

La Fortuna – Basta che me le lo dici: … dimmi che nome vuoi e io te lo metto.

Solaia – Davvero?

La Fortuna – Certo!

Solaia (non riuscendo a nascondere l’imbarazzo si volta di lato) – Ne ho tre!

La Fortuna – Ok! Allora quello che vuoi me lo dici e lo mettiamo, poi se non sei sicura, lo cambiamo. Ma perché ti piace scegliere il nome? Solaia – Mi piace che il mio nome sia scritto in un libro.

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La Fortuna – Vuoi che ti dica la verità: lo sai qual è il nome più bello? Il

nome più bello è il tuo. Perché così dovunque andrai, tutti sapranno che è

il tuo!

Solaia – Ok!

La Fortuna – Ok. Non vuoi andare dai nonni?

Solaia – Sì…

La Fortuna – Ciao Solaia.

Solaia – Ciao.

Senza interruzioni di scena il sipario si apre completamente e la bambina si sposta dall’altra parte del palco. Il Duca, Donna Angela Maria e Jacopo seduti su un muretto sotto un albero. Tutto intorno buio… sono illumitati da una luce particolare. Jacopo, il nipote, è tra le braccia del nonno.

Il Duca è vestito di lino, con una vecchia camicia e un gilet di fine fattura che lo tiene al fresco. Ha pantaloni bianchi, una croce al collo, piccola, discreta, con accanto la medaglietta della Madonna di Parigi.

Al dito ha un chevalier con uno zaffiro incastonato e il blasone di famiglia. Mentre Solaia si siede vicino a loro, il Duca ha già iniziato la battuta.

Il Duca (chinandosi verso il bambino e parlando sottovoce) – Vedi Japo, lì c’è una cosa molto importante (indicando un punto lontano sullo sfondo, illuminato di bianco e d’argento, che solo più tardi si scoprirà di natura mistica). Devi stare buono, perché è molto, ma molto importante, è la cosapiù bella che c’è… e vedi tutti quei Signori e quelle Signore che gli stanno intorno… (Vicino alla luce non c’è nessuno, sono immaginari) Sono tutti molto importanti e non devono essere disturbati.

Jacopo forse intimorito dà segno di aver capito muovendo il capo. La nonna si china a sua volta e gli porge un libretto e una matita colorata. Poi ancora sottovoce.

Donna Angela Maria – Ecco… Prendi questo Japo; scrivi qua.

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Il bambino, tranquillamente, si mette a disegnare sul quadernino appoggiato al muretto. Si chiude il sipario e poi si riapre.

Scena seconda

Il Conte Manfredi e Melissa, al buio, probabilmente in macchina ma non seduti, muovendosi sulla scena; stanno avendo un battibecco, moderatamente brillanti e autonomi.

Squilla il telefono. Melissa al volante, lascia tutto, lo prende e risponde come se sia l’unica cosa da fare al mondo, e l’ultima cosa da fare nella vita.

Melissa (sull’apprensivo andante) – “Sì amore... dimmi... come stai, hai mangiato? … ma com’è il posto, bello? Sì, sì … me lo avevano detto. E come stanno Teddy e gli altri? … mi raccomando… ma hai soldi? Non prendere freddo… Sì, ciao… a domani. Tesoro, che Dio ti benedica, ti voglio bene.”

Manfredi – Come sta?

Melissa – Bene…

Manfredi – E cosa ti ha detto?

Melissa – Niente.

Manfredi (leggermente ironico) – Non parla?

Melissa (con tono da madre) – Manfredi, non hai capito: io a mio figlio non gli chiedo niente, sono già anche troppo presente come madre. Non voglio che abbia una madre possessiva, che gli dica tutto quello che deve fare! L’ultima cosa che voglio al mondo è che si appoggi a me per qualsiasi problema: ogni tanto deve imparare a cavarsela da solo… Manfredi (smaccatamente ironico) – Ma non mi dire!? Lo sai che non ci avevo mai pensato...

Melissa – Manfredi, non fare il cretino.

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Pausa.

Manfredi – Il padre li ha chiamati?

Melissa – Mai. Non una volta. E il peggio è che adesso sono loro che non vogliono più parlargli.

Manfredi – La cosa non mi stupisce… Breve pausa.

Melissa (ignorandolo e continuando con il solito tono) – Io lo conosco mio figlio, e solo per come mi risponde, già ho capito come sta. Io lo so benissimo come sta…

Manfredi – Ma come sta?

Melissa – Non sta bene. È stanco.

Manfredi – Non ha dormito?

Melissa – No. È stanco di tutto, è stanco della vita.

Manfredi – E come l’hai capito?

Melissa – Sei insopportabile.

Manfredi – … Melissa! Tu sei l’unica donna al mondo che se incontrasse

il  Papa   o   il   Dalai   Lama   riuscirebbe   a   dirgli   che   non   può   capire.

(Cambiando tono e discorso) Ci sei stata in questo posto? Lo conosci il

risorante?

Melissa – Sì.

Manfredi – Dobbiamo uscire qua?

Melissa – Sì.

Squilla il telefonino. Melissa risponde.

Melissa (parlando al telefono) – Ah, sì, sì… sì, ho capito! (Poi rivolgendosi al marito e chiudendo il ricevitore) – È l’uscita sbagliata! Eraquella dopo.

Manfredi – Gira a destra.

Melissa – No.

Manfredi – Sei sicura?

Melissa – No, no. Vado dritto, la conosco.

Breve pausa.

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Manfredi (ripensandoci) – … non ne sono certo, ma io credo proprio che se tu incontrassi il Santo Padre riusciresti a dirgli che non può comprendere… (Poi, mimando la voce della moglie) “Eh… Santità… Cosa vuole che le dica: Lei non può capire, non ha capito… Non c’è niente da fare… (Melissa scoppia a ridere) È una cosa particolare: una cosa o la senti o non la senti… E una madre le sente certe cose… Mi dispiace ma Lei non può comprendere…

Melissa (ancora ridendo) – Non è vero!

Manfredi – Sì che è vero! Lo faresti eccome, e lo sai!

Melissa – No! Non è vero…

Manfredi – Guarda che la strada era quella… credo si debba andare di là!

Melissa – No, no no no no… La so io. Va bene di qua!

Breve pausa, i due si guardano. Passano degli istanti imbarazzati. Manfredi – Ecco, lo sapevo! Abbiamo preso l’Aurelia in senso contrario! Sta a vedere che per ritornare a Roma passiamo per Livorno. Melissa – Nooo…

Manfredi (mimando il verso) – Sìii!

Melissa – Davvero?!

Manfredi – Sìii. Era l’uscita dopo non l’uscita prima!

Melissa – E adesso che facciamo?

Manfredi – Niente! Facciamo dieci chilometri e ritorniamo indietro. Ci passeranno tutti avanti e ci perderemo ancora. Melissa – Sì tesoro, ma tu dimmi che mi vuoi bene!

Manfredi (serio e scocciato) – Certo che ti voglio bene!(cambiando tono) Ma non hai il satellitare?

Melissa (felice e soddisfatta) – Sì, ma in questa macchina non so come si usa!

Scena terza

Banda di ragazzini in mezzo a un campo. Tutti i nipoti del Duca, con amici al seguito. Dai 14 ai 18 anni. Presi singolarmente sono tutti bravi

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ragazzi, educati, sensibili, taluno addirittura colto, ciascuno comunque dotato di caratteristiche singolari che con l’età si iniaziano a delineare. In gruppo naturalmente danno il peggio di sé.

Nella comitiva esiste una precisa gerarchia di stampo pseudo marziale dettata dall’età anagrafica. Vi sono esplicite differenze nei rapporti interpersonali per cui la differenza di un solo anno di età si rivela un ostacolo insormontabile.

Parlano e vivono comunque tutti insieme, come se fossero un unico coro, non avendo ancora trovato ciascuno la propria strada e cercando invece disperatamente di affermare la propria. Sono comunque molto legati gli uni agli altri, specialmente tra fratelli.

Armeggiando intorno a un petardo gigante che hanno intenzione di esplodere.

Gofferdo – Allora?! Dove lo facciamo?

Teddy – Sfasciamo qualcosa!

Lupo – Mettilo lì, che quando brilla implode tutto!

Guelfo – Perché non lì sopra, che c’è più spazio?

Giacomo – No. Lì non va bene. Non vedi che l’erba è secca, può prendere fuoco.

Lupo – Lo vedi che testa c’hai!?

Teddy – Sei proprio Spolpettaus…

Lupo – Mettiamolo qui, così esplode tutto il cancello!

Gimmy – Ma scusa, se tuo nonno ha fatto questo cancello, ci sarà un motivo, no?

Teddy – Certo! Allora non facciamo esplodere niente! Dammelo. Lo faccio brillare su questa pietra.

Gli passano il petardo e lui fa come per accenderlo.

Guelfo – Stai attento! Scappa che Lupo l’altro giorno gli ha tolto lo stoppino!!

Giacomo – Può scoppiare all’improvviso.

Goffredo – Aiuto!!! (E corre via).

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Tutti si dileguano rapidamente mentre Tancredi con molta calma dà fuoco alla miccia, ci passa sopra camminando, che manca poco la calpesti, e si alllontana. Dopo qualche secondo di silenzio il petardo brilla in un botto di un frastuono assordante. Tutti tirano un sospiro di sollievo.

Lupo (rivolgendosi a Giacomo) – Sai l’anno scorso quante serpi abbiamo ammazzato?!

Giacomo – Sì, davvero? E come le ammazzavate?

Lupo – Con la mazza da baseball.

Giacomo – Davvero?! Ma non avevi paura?

Lupo – Ma che paura! Certe bestie così… (indicando la lunghezza con le braccia) Le cercavamo sotto i sassi. Giravamo il sasso e beng!!! Neavremo trovate una ventina!

Tancredi – E le nutrie! Ti ricordi Lupo?!

Lupo – Sì, Sì! Anche le nutrie!!!

Tancredi – Le nutrie non muoiono mai! Una roba bestiale.

Giacomo Ma come, non muoiono? Se gli spari con la pistola, o col fucile…

Tancredi (con aria sgomenta e dispiaciuta) – No, no…

Lupo – Sai quanto abbiamo provato? Con la carbina, con il fucile, a sparargli tre, quattro o cinque volte?! Il nonno ci dava 20 euro a nutria. Perché rovinano i fossi, fanno dei danni pazzeschi.

Tancredi – Io una volta col macete… (mimando il gesto dell’uomo della giungla) Hai presente il macete? Io l’ho vista,l’ho rincorsa e con un colpogli ho tagliato di netto una gamba. Secca tutta la zampa, all’altezza della coscia, con la zampetta e tutto, è venuta via di netto. Goffredo – Che schifo!!!

Tancredi – … E ha continuato a correre nel campo, lasciando dietro una scia di sangue. E poi si è buttata nel fossato. Gimmy – E non l’hai presa?

Tancredi – Non sono riuscito. È scappata via nell’acqua e non l’ho più rivista.

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Giacomo – E allora come facevate?

Tancredi – Niente. Hanno preparato delle trappole e poi le ammazzavamo col coltello, gli tagliavamo la gola.

Lupo – Teddy ha provato a mettergli il petardo in bocca e farle saltare.

Tancredi – Sì perché hanno fame. Hai capito? Dopo due giorni nella

gabbia mangerebbero qualsiasi cosa.

Giacomo – E saltavano in aria?

Teddy (con disappunto)– No. Lo sputavano prima … Giacomo – E allora come facevate?

Tancredi – Gli tagliavo la gola! Sai come il maiale? Che quando gli tagli la gola fa “Cr…..”! Gli si mette una bacinella sotto per raccogliere il

sangue e poi si taglia la gola e lui fa “Cr…”!

Goffredo – Però siete sadici!

Breve pausa. Tancredi lo guarda interrogativo e non risponde.

Lupo – È la vita in mezzo alla natura. È la vita in campagna.

Tancredi – E poi l’uomo ha sempre cacciato!

Gimmy – Certo!

Giacomo – L’uomo è un cacciatore.

Guelfo – Lo sapete che c’è quel film americano, hanno fatto pure il gioco, che una notte all’anno, si esce la sera e si possono ammazzare tutti quelli che si vogliono.

Giacomo – Davvero? E come?

Guelfo – Niente: tutti aspettano quella notte per uscire, e stermirare i loro nemici. Che di solito sono i poveri, in maniera che così diminuendo il genere umano, i ricchi riescono a rimanere sempre più ricchi e a migliorare l’umanità.

Edoardo – Ma scusa, non ha senso!

Guelfo – Perché no?!

Edoardo  –  Se  io  sono  ricco,  cosa  me  ne  frega  a  me  di  andare  ad

ammazzare un povero.

Giacomo – È vero!

Edoardo – E poi scusa, la violenza chiama sempre violenza.

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Giacomo – Certo! Se tu mi ammazzi mio fratello, poi io verrò ad ammazzare te!

Guelfo – Sì. Ma i ricchi quella sera non escono, perché hanno la Security nei residence e quindi i poveri non possono ammazzarli. Gimmy – Che stupidaggine!

Giacomo – È vero!

Lupo – L’altra sera c’era un tipo mezzo urbiaco che ha detto “Perché Lupo è un cretino!” Io sono andato lì, l’ho guardato e gli ho detto: “Che vuoi tu?” e lui: “Niente, scusa”. Ha fatto pippa e se ne è andato.

Tancredi (mettendosi braccia conserte a mimare la posa) Io stavo lì dietro. Se si azzardava, gli entravo col destro. Goffredo – Teddy lo ammazzavi?! È vero?

Tancredi – Io non lo ammazzavo, lo punivo… Mai andare sotto con rabbia! Io sono come Gesù, non ammazzo, arrivo e punisco. Mai sottovalutare il nemico; me lo ha insegnato il mio maestro.

Giacomo – Oh..! Questa sera dobbiamo trovare delle ragazze ubriache. Lupo – Prima le cerchiamo sobrie. Poi se non le troviamo, ci buttiamo su quelle ubriache!

Tancredi (rivolgendosi a Giacomo) – Sì, tanto tu che gli fai? Gli chiedi di accendere?

Giacomo – Almeno io gli parlo, tu neanche quello!

Guelfo – Sì… ma se non fumi, cosa gli chiedi di accendere a fare? Giacomo – E che c’entra scusa? Posso accendere un falò!

Lupo – Io non vado dalle ragazze! Sono loro che devono venire da me. Edoardo – E ci vengono?

Lupo – Certo che ci vengono… Allora io le parlo, le faccio vedere che sono un filosofo, un poeta, un sognatore, le faccio vedere un mondo meraviglioso, e le dico:(il tono è da trionfo apocalittico con braccio teso e dito puntato in avanti) “ Tu… qui,non puoi entrare!”Le tratto malissimo eloro muoiono!

Tancredi – Lupo mai stai zitto! Che si ti chiama quella, corri come un coniglio.

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Lupo – Ma che c’entra! Qui è un’altra cosa. Lì è perché siamo a casa!

Gimmy – E buona notte!

Scena quarta

La Duchessa Donna Angela Maria con le figlie Bianca, Melissa e Fiordaliso, e un filippino. Bianca con Roberto in braccio. Il bambino è piccolino e gracile, ma molto carino e sta mangiando un gelato.

Donna Angela Maria (con molta classe, mai snob, educata ma ferma, rivolta al filippino) –Dato che questa casa è un resort, un campus, unporto di mare… Che cosa è questa casa? Un ostello, un albergo? Un Bed

&Breakfast… Ecco io vorrei uno di questi cosi della Algida. (Con tono colloquiale) Ha presente uno di questi frigoriferini col vetro e tutti i gelatidentro, con la Viennetta, il Cornetto, il Fior di Latte e tutto quello che vogliono, perché tanto dico… tanto vale… meglio averli tutti. L’ideale sarebbe che li portassero qua. Penso che si possa avere (Il filippino assentisce col capo) non credi, Bianca?

Bianca – Ma certo mamma. Se glielo chiedi ti portano qualsiasi cosa. Donna Angela Maria – Telefoniamo.

Bianca – Certamente.

Arriva la comitiva dei ragazzi, tutti mezzi fradici, con i piedi sporchi, i costumi e magliette bagnati. Evidentemente hanno fatto il bagno.

Donna Angela Maria (rivolta a Gimmy - da notare che Gimmy non è un suo nipote ed è tatuato) – Allora Gimmy: mi hanno detto che ti seiammazzato. È vero?

Gimmy – Sì Signora…

Donna Angela Maria – Che cosa hai fatto? Il salto mortale in avanti dagli scogli, e stavi scivolando battendo con la testa sulle rocce?

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Gimmy (con ossequio e un po’ imbarazzato) – È… Sì, Signora… ma il salto era all’indietro.

Donna Angela Maria – Eh… sì, sì… A te è andata bene che stavo pregando… Devi ringraziare il Signore, ma non si può sempre mica aspettare la Madonna che ti venga a salvare! E perché poi si dice: “Aiutati che Dio ti aiuta!”. Qui sembra invece che facciate tutto il contrario… E che questo è tentare la sorte...! E anche tu Melissa! Gli avessi detto una volta di no a questi figli!?

Melissa – Dai mamma, è una vita che lo fanno quel gioco!

Bianca – Io dico sempre di no.

Fiordaliso – Vi siete divertiti ragazzi?

Voci indistinte. –Sì, sì…

Donna Angela Maria – E tu che hai fatto Tancredi, ti sei buttato anche tu? Tancredi – Sì, nonna…

Donna Angela Maria – E figuriamoci… E tu Lupo?

Lupo (soddisfatto) – Certo!

Goffredo – Nonna, anch’io mi sono buttato!

Bianca – Ma no mamma, lui si è buttato di piedi.

Guelfo – Sì, di piedi.

Solaia – Nonna: anche io mi sono buttata!

Donna Angela Maria – Ecco! Ci mancava solo questo…

Scena quinta

Detti. Falco, il figlio di Fiordaliso, compare camminando sul tetto della casa, praticamente in bilico sul cornicione, facendo finta di essere un funambulo. Non è alto, solo un piano, ma è un bambino di 8 anni.

Fiordaliso (gridando) – Falco cosa stai facendo? Scendi subito!!! Falco (la guarda ridendo) – No…

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Fiordaliso (inseguendolo) – Vieni subito qui. Non vai più al mare! Oggi vai subito in camera, lo dico a tuo padre.

Falco continuando a ridere.

Fiordaliso (continuando a urlare) – Ti tolgo il telefonino, ti tolgo tutto. Donna Angela Maria – Io non voglio vedere. La Duchessa si alza prende, la borsa, il suo libro e il Rosario e fa per andarsene.

Fiordaliso – Vieni subito qua!

Falco – Va bene…

Il bambino si avvicina e la mamma riesce ad afferralarlo per la collottola!

Donna Angela Maria (uscendo di scena) – Io vado a riposare…

Fiordaliso – Non lo devi fare più! È pericoloso!

Falco – Ma Teddy e Guelfo lo fanno…

Fiordaliso – Tu non devi guardare gli altri. Loro sono grandi e comunque sbagliano anche loro! Adesso arriva papà, poi vedi! (esce di scena col bambino).

Scena sesta

Gli atteggiamenti e la pronuncia di Tancredi sono spiccatamente popolari e ostentatamente introversi. Ovviamente è solo una reazione per provare di tenere a distanza la realtà. Il ragazzo non è affatto stupido e tanto meno insensibile. Spesso però, rimane vittima del suo stesso gioco.

Melissa (seriamente, provando con tutta se stessa a fare la madre) –

Tancredi! Guelfo! Venite qui…

Tancredi – Che c’è mà…

Melissa – Vi devo spiegare le regole del campus estito, perché le avete firmate e adesso dovrete partire.

Bianca – Sì, giusto. Anche tu Guelfo, vieni qui.

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I due ragazzi si avvicinano alle rispettive madri ciondolando, con fare annoiato, uno accanto all’altro.

Melissa – Teddy, tu è la prima volta che vai, devi capire che questi non sono italiani; questi sono inglesi! Ti cacciano…

Guelfo assentisce col capo.

Melissa – Non è come qua che puoi fare come ti pare che tanto poi arriva mamma e ti para, lì ci sono le regole... Ci hanno mandato questo bel foglio informativo, che hai firmato.

Teddy – Ma chi c’ha capito niente. Era inglese!

Melissa – Appunto!

Guelfo – Sì, sì.

Melissa – E allora te le devo spiegare!

Guelfo – Sono le solite cose.

Bianca – Guelfo stai zitto.

Melissa – Non potete bere, non potete fumare, non potete drogarvi e non potete fare tardi.

I due ragazzi si guardano e ridono.

Melissa – Quando rientrate la sera non dovete aver bevuto, e loro possono controllarvi! Tancredi, guarda, tu hai firmato! Se ti beccano, ti rimandano indietro.

Tancredi – Allora ci facciamo beccare l’ultimo giorno! Così non ci possono rimandare indietro.

Melissa – Siete in camera con due ragazzi più piccoli. Siete contenti? I due ragazzi si guardano esterrefatti.

Tancredi – Forse non hai capito, ma noi quelli della nostra età li meniamo… pure più grandi.

Melissa – Ma non parli la lingua! Se loro ti prendono in giro non li capisci…

Tancredi – Li capisci, li capisci… Se ti prendono in giro lo capisci dal tono della voce… È una lingua internazionale…

Melissa – A proposito: se ti meni lì dentro, ti cacciano! Se ti meni di fuori, arriva la polizia e ti mette in prigione!

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Tancredi – Sì… se ti beccano!

Guelfo – Teddy non ce la fa a trattenere il suo odio represso.

Melissa (molto seria) – Guarda Tancredi, stai attento a quello che mi combini, perché te lo dico subito: ti mando il tuo maestro di boxe. Per me

èmolto semplice. Gli pago due giorni in albergo e te lo mando lì… Poi te la vedi tu con Luciano, e lo sai che con lui non si scherza…

Tancredi – Dai mamma… ti prego. Ma ti pare che vado in giro a menare qualcuno?!

Melissa – Guarda, io ti voglio dare fiducia… non mi fare casini! Bianca (con una certa autorità) – Guelfo… Tancredi, venite qua.

Il figlio si avvicina rispettosamente. Tancredi resta sbracato sul divano a guardare il telefonino.

Bianca (tenendo in mano una busta trasparente con dei biglietti) – Allora ragazzi, vi ho preparato queste due buste con dentro tutto quello che avrete bisogno all’aereoporto, e poi quando arriverete… Questa è la “boarding card”, dovrete fare il “ceck-in”…

Guelfo – Sì, certo mamma.

Bianca – Quando arriverete ci sarà una navetta che vi preleverà; e certamente vi chiederanno il “Voucher”.

Tancredi la guarda allibito, smette di ascoltare e si rimette a guardare il telefonino.

Bianca (alzando leggermente la voce) – Hai capito Teddy?! Loro ti chiederanno: “May I have your Voucher?”

Tancredi – Che…?

Bianca – Tancredi, sono inglesi... sveglia!!! E tu che gli dici (imitando la voce del nipote) Oh ma che vuole questo?! Mo’ ti do un pugno!!!

Tutti ridono.

Tancredi – A mà… ma è come viaggiamo sempre?

Melissa – Certo tesoro! E che zia chiama la carta d’imbarco “Boarding Card” ma è come viaggiamo sempre.

Tancredi – Ah… allora va bene!

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ATTO SECONDO

Scena prima

Arriva il Duca con la moglie, Donna Angela Maria, con in mano un mazzo di fiori bellissim. Detti. La signora non dice nulla ma si vede bene che è raggiante. È il loro anniversario di nozze. Quando il Duca parla tutti ascoltano, grandi e piccoli. Pronuncia i termini chiarmente, scandendo le parole, lentamente, in ottimo italiano, quasi da dizione, solo se non fosse che ama fingere di avere una leggera inflessione dialettale. Intorno a lui c’è come un alone di riverenza, discreta ma presente, per cui le sue parole vengono percepite come un piccolo siparietto, al quale tutti, per la verità favorevolmente compiaciuti, non possono sottrarsi. Poi Robertino e Bob, il marito di Fiordaliso, con la moglie e i due figli Falco e Solaia.

Il Duca – Al giorno d’oggi, sembra impossibile trovare un fioraio, siete

scesi al corso? Ci sono solo boutique, ma vi pare? Non c’è più un fioraio in

centro    del    paese…       Oggi    vado    per    cercarlo:    buotique!!!   Dico…

(cambiando tono di voce) non è che mi toccherà andare al cimitero per

trovare un mazzo di fiori?

Fiordaliso – E come hai fatto papà?

Il duca – Fortunatamente, davanti a quello che era il vecchio negozio, ho trovato una signora che mi ha indicato la strada… E poi comprare i fiori… mica è facile, c’è tutta una cerimonia, la scelta, l’incarto, il bigliettino… davanti a me c’era una signora, un donnone, sembrava una virago… che parlava italiano… correttamente, però si sentiva che aveva un qualcosa dietro… nella dizione, qualcosa nella erre… nelle consonanti: troppo dure, troppo marcate… e l’ha fatta lunghissima! Non la finiva più! Si vede che aveva voglia di chiacchierare… Io mi sono ben guardato da lasciarmi

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sfuggire anche solo una mezza parola, me ne stavo in un angolo (mimando la posa) fermo, zitto, come un soldato, perché mi avrebbe attaccato unbottone che non ti dico… Robertino!

Il Duca prende tra le braccia il nipote che arriva correndo con un fucile Winchester in braccio. Il Duca lo afferra abbracciandolo.

Il Duca – Ah ma che è bello… che cos’è questo? Lo posso vedere? (il bambino gli porge il fucile giocattolo) e spara, eh? (il fucile ha la carica, si muove e fa i rumori, e il duca se ne avvede… poi gli ridà il fucile e bacia il nipote.)

Arriva Solaia che nascosta dietro al padre Bob, ha cucito una coronicina di fiori per la nonna.

Il Duca – Ciao Bob...

Donna Angela Maria (Ricevendo la collana, raggiante) – Oehh ma grazie!

Guarda  questa  me  la  metto  subito.  (Poi  rivolta  alla  figlia)  Hai  visto

Fiordaliso cosa ha fatto Solaia per me… (e prende a baciare la bambina).

Il Duca (con fare da intenditore) – Ho visto il vino… grazie Bob, Châteaux Lafite, del ’99. Da dove vieni questa volta?

Bob – Sono arrivato da Londra, in macchina, e mi sono fermato una notte a Ginevra, e poi due giorni a Milano a lavorare.

Donna Angela Maria – Bob ha portato delle cose buonissime da Milano… ha portato della mortadella, del caviale, il vino, dello champagne e un formaggio stagionato.

Il Duca – Molto bene, molto bene Bob… Grazie. Andrò a leggere il quotidiano.

Scena seconda

Bianca e Melissa con i figli Robertino e Jacopo in braccio, discorrono sedute in giardino.

Bianca – Mannaggia a me e a che mi è venuto in mente di andare a questa festa dei bambini! Guarda che caviglia… (mostrando l’arto).

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Melissa – Ma sei caduta?

Bianca – Sì, su quel sentierino sterrato, ho preso una storta e sono caduta!

Stradine maledette!

Melissa – È gonfia... ma hai messo qualcosa?

Bianca – Sì, una cremina gel.

Mellissa – Non hai messo del ghiaccio?

Bianca – Si deve mettere anche il ghiaccio? Ho messo del Voltaren...

Melissa – Comunque il ghiaccio, male non gli fa…

Bianca – Ho sbattuto anche il ginocchio. (alzando un poco il tono di voce) Io non li capisco questi?! Sono miliardari! Dico… compratevi una macchinina!

Melissa – Tu dimentichi che è molto chic abitare in posti stupendi e meravigliosi in mezzo al niente! Spiagge isolate, paradisi tropicali, tramonti mozzafiato, senza acqua potabile ed energia elettrica… È tutto molto in… anche se lavarsi può essere un problema…

Bianca (alzando il tono) – E allora dico: non fate le feste dei bambini! Tu non sai cosa non mi è uscito dalla bocca quando sono caduta! Melissa – Hai imprecato?

Bianca – Come non mai! Ero fuori di me! Melissa – Ma sei caduta all’andata o al ritorno?

Bianca – All’andata… Poi lì facevo la dura, non ho chiesto neanche l’acqua! Alla fine la mia amica me lo ha detto: “Ma dai insomma, scusa… mettiamo almeno un po’ d’acqua fresca!”. Perché questi abitano in una zona protetta, per cui è vietato avvicinarsi in automobile… ma allora io dico: (indicando con il braccio teso il pendio di una montagna) una salita così! Non fate le feste per i bambini… Poi quando sono arrivata avevo fame… almeno assaggio due pizzette, pensavo… Niente, la merenda consisteva in una unica crostatina per i bambini, ovviamente questi se la sono divorata! E per noi non è rimasto niente. Poi a me il dolce non piace neanche… pazienza: ho fatto la dieta.

Melissa – Tipico… Più sono ricchi e meno ti danno da mangiare… E chi c’era? C’era Jasmina, c’era Maria Letizia?

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Bianca – Sì… però senti, Maria Letizia è carina, ma io con Jasmina non ce la faccio più! Jasmina è troppo snob... Non è possibile essere così; tutto, io dico tutto, gira intorno al nome, ai soldi, ai soldi, al nome, al potere, all’incarico, al palazzo… basta! Quello va bene per questo, quest’altro no perché ha perso quell’altro. Va bene che io gioco la parte… Ma insomma! A tutto c’è un limite!

Melissa – Sì, Jasmina ormai è diventata una cosa insopportabile!

Bianca – Sai che quando camminavo nel cortile della scuola di Guelfo, si stupivano per chi salutavo?! Melissa, credimi, camminavamo insieme aspettando che uscivano i ragazzi e mi diceva nell’oreccio “Ah no, ma come, saluti questa?! Quella no, questa sì, quella non devi salutarla… ma come!?!” Insomma, dai!

Melissa – Poi non è che non sappiamo da dove vengono… chi era il marito e come ha fatto a fare i soldi!

Bianca – Appunto! Vogliamo nasconderci dietro un dito?

Melissa – Queste più arrivano dal basso e più diventano snob!

Bianca – Invece Caterina era carina.

Melissa – Sì. Lo è sempre stata.

Bianca – E c’era anche Anastasia, ma non c’era il marito.

Melissa – Anastasia lo aiuta moltissimo il marito! Guarda: un continuo, pranzi, ricevimenti… colazioni. Per lui si spacca in quattro, mentre dicono che lui sia un opportunista pazzesco e che non ti faccia un favore neanche se ti ammazzi.

Bianca – Melissa… Perché tu glielo chiederesti un favore al marito di Anastasia?

Melissa – Nell’ambiente si dice che possa prenderti, rubarti il posto e lasciarti in mezzo alla strada, senza battere un ciglio! Bianca – Dicono così?

Melissa – Sì… Poi dicono tanto dei miei che abitano in borgata… intanto suo figlio c’ha i piercing al naso… i miei figli saranno pure di borgata, ma i piercing non li hanno! … e alla festa di Lupo? Il suo era talmente ubriaco da non reggersi in piedi… si è vomitato l’anima. Gliel’ho rimesso su un

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taxi e a casa alle due e gliel’ho rimandato in uno stato pietoso. Poi il giorno dopo mi ha fatto chiamare per chiedermi scusa…

Bianca – Ti ha fatto richiamare dal ragazzo?

Melissa – Sì.

Bianca – Chissà quanto le è costato?

Melissa – Davvero!

Bianca – Questa gente è tutta forma, tutta apparenza… Per una così non esiste niente! Di valori neanche a parlarne; sono carta straccia. Parole al vento!

Melissa – Lo sai che io lei l’ho vista crollare?

Bianca – Davvero?

Melissa – Sì! Ma in una maniera che non ti dico, era diventata piccola, piccolissima, piccola così! L’ho vista vergognarsi in un modo… Bianca – Ma che è successo?

Melissa – Eravamo in Austria, in montagna, e non so come, o per quale ragione il figlio piccolo era tornato da una gita e le aveva portato in regalo una di quelle Madonnine, sai quelle bianche che si illuminano di azzurro o o di viola, a seconda del tempo? - Cosa che se me la porta mio figlio, mi butto in ginocchio e lo bacio dalla punta delle dita dei piedi alla radice dei capelli - Sai quelle statuine che si illuminano? Bianca – Sì. Certo.

Melissa – Gliel’ha data davanti a tutti, e c’ero anch’io… E lei si è vergognata davanti a me… (quasi incredula) perché diceva che era volgare?! Si è vergognanta moltissimo. Ti giuro: si sarebbe voluta sotterrare!

Bianca – Guelfo quando è andato a Medjugorje ne ha presa una per mia suocera e la nonna, che se l’è messa sul tavolino!

Melissa – Poveri ragazzi!

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Scena terza

Il Conte Manfredi con Lupo. Lupo è un ragazzo nel pieno dell’adolescenza. C’è un qualcosa di irresistibile nei suoi occhi, è una purezza, una pulizia di fondo e una dolcezza che sconvolge. Ha i capelli e gli occhi castani, ed è alto e magro, molto gradevole di aspetto. Ha un tono di voce melodioso e pronuncia la erre moscia appena accennata. Ha buon gusto, sa vestirsi e in complesso ha molta classe.

Lupo – Manfredi, la vuoi sapere la mia tecnica con le ragazze? Manfredi – Sì, dimmi.

Lupo – Ieri sera è arrivata una e mi ha detto: “Lupo, quanto sei bello… sei bellissimo, ti amo…”.

Manfredi – E tu che le hai detto?

Lupo – Niente, per un po’ le ho parlato.

Manfredi – Sei stato gentile?

Lupo – Sì, certo! Poi a un certo punto mi sono girato e le ho detto “Ok adesso vattene”. E lei è morta, e mi voleva sempre di più…

Manfredi – È questa la tua tecnica?

Lupo – Sì, io aspetto che vengano.

Manfredi – Cioè tu non vai mai da loro?

Lupo – No, mai. Sono loro che devono venire da me… Manfredi – E poi?

Lupo – Poi niente, io vado là e le dico che mi piace suonare il piano, che non voglio vedere la gente, che mi piace leggere, mi piace pensare, la solitudine, che vivo in un mondo mio, meraviglioso… che la vita per me è qualcosa di inutile e tragico, che al mondo preferisco ritirarmi nel mio io, e le parlo in francese…

Manfredi – Lupo? Ma tu non parli mica bene il francese?

Lupo – Ma che mi frega, tanto queste capirai cosa capiscono? Basta l’accento… e aspetta, qui svengono tutte: (con tono trionfale) che vado a

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cavallo nei boschi, che faccio queste passeggitate lunghissime al tramonto; a questo punto svengono. Ti piace la mia tecnica?

Manfredi – Ti va bene con queste perché stai in un paesino… E se trovi una altolocata che sa andare a cavallo e che parla bene il francese?

Lupo – Allora lì scatta la tecnica inversa! Faccio il duro, faccio il pirata. La vedi questa? (Scoprendosi la camicia sulla spalla) è una cicatrice! Me la sono fatta in una rissa…

Manfredi (guardando il punto indicato) – Lupo, ma è piccolissima?

Lupo (con il dito sul viso) – Questa? Una coltellata. Devi sempre fare l’opposto. Il pirata e il signore…

Manfredi – E ci stanno?

Lupo – Tutte!

Manfredi – Tutte?

Lupo – Non ho mai fallito! Hai capito qual è la mia tecnica? Se arriva una principessa io faccio il pirata, e se è una normale viceversa. Il principe e il pirata. È questo il mio segreto: darle quello che non ha!

Manfredi – Il giorno che t’innamorerai, scoprirai di aver detto un sacco di

stupidaggini.

Lupo – Perché?

Manfredi – La vita cambia… adesso sei giovane e pensi solo a divertirti e a fare lo stupido, poi man mano che crescerai le cose si complicano. Magari ti sposi o fai un figlio, la vita cambia. Lupo – Io non mi sposerò mai!

Manfredi (ridendo) – Perché? Non stai bene con la tua ragazza? Adesso non dovete andare in vacanza insieme…

Lupo –Va beh, ma che c’entra? Con lei è diverso…

Manfredi – E cosa c’è di diverso?

Lupo (breve pausa) – Non saprei.

Manfredi – Ma lei ti piace?

Lupo – Sì, molto.

Manfredi – E ti trovi bene con lei? Lupo – Sì, ma io non voglio sposarla…

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Manfredi (sorride) – E lei?

Lupo – No, neanche lei vuole sposarmi.

Manfredi – Vedrai che prima o poi un pensierino le viene… Lupo si ferma un istante a riflettere.

Manfredi – Ascolta Lupo, quando stai con lei tu dovresti riuscire a fare questo: dovresti riuscire a mantenere la tua identità. Lupo – Che vuol dire?

Manfredi – Non è facile, è… Tu adesso quando stai con lei cosa fai? Le dici tutto, pensi a voce alta, le chiedi a cosa sta pensando e cose così? Lupo – Sì. È per quello che è bello stare con lei! Posso dire quello che voglio e lei mi capisce.

Manfredi – Appunto… Più andrai avanti così, però, più capirai che ci sono dei rischi… A stare con un’altra persona, si impara. L’amore, il rapporto di coppia, si evolve, si cresce insieme, è come se a un certo punto tu ti debba fermare e andare allo stato successivo. E in molti casi non puoi farlo con lei, devi farlo da solo…

Lupo – In che senso?

Manfredi – Allora: tu dovresti trovare la tua identità, che non è lei: è fuori di lei, è dentro te stesso. Mentre lei, dovrebbe trovare la sua, che non è dentro di te, ma è dentro di lei. Poi dopo, insieme, quando vi incontrerete, farete insieme qualcosa d’altro, di più importante, che varrà molto di più della somma di voi due presi singolarmente. Comunque vai avanti… stai tranquillo, fatti la tua giornata, poi il resto verrà da sé…

Lupo – Credo di aver capito… ma la mamma questo non lo fa?!

Manfredi – Esatto! ( Facendo segno con la mano) Cioè ci prova, ma a volte non riesce. Sei sveglio tu!

Lupo lo guarda compiaciuto.

Manfredi – Per assurdo tu l’amore lo devi trovare dentro di te, prima che in una donna… non puoi pensare che il mondo ti dia, ti dia, ti dia. Non funziona così! Se no passerai la tua vita a cercare in questo, in quella, in quello e in quell’altro, senza mai trovare niente. E nulla sarà mai

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abbastanza. Sostanzialmente tu dovresti credere a Dio, non a un uomo o alla donna.

Lupo – E la mamma che deve fare?

Manfredi – Il problema di tua madre è che è una donna che ha dovuto superare grandi difficoltà, ha dovuto crescervi da sola, farvi da padre e da madre insieme, e questo non è possibile… e in più è una presona particolare, e più sei grande, più ci sono delle tensioni, più sei intelligente e più sei solo. Poi ci sono delle responsabilità: il lavoro, i figli. Come ti dicevo… ma tu in questo la puoi aiutare, come stai già facendo… (sottovoce) Presto diventerai un uomo. (Cambiando tono) Quand’è cheparti?

Lupo – Lunedì.

Manfredi – E quanto state via?

Lupo – Una settimana.

Manfredi – È la prima volta che andate via insieme?

Lupo – Uhm…

Manfredi – Guarda, mi raccomando, stai attento: ti devi comportare bene. Se ti fa innervosire, o c’è un momento in cui non ce la fai più; esci e ti fai una passeggiata da solo. Ti calmi, ti tranquillizzi, se vuoi ci chiami. E poi torni da lei. (Molto seriamente) Lupo: non devi sclerare… ti devi comportare bene, te lo dico.

Lupo     (Sorridendo   e    nascondendo   l’imbarazzo)     –      Ma   io   non   ho

problemi… che dici?

Manfredi – Siamo intesi?

Lupo – Ok.

Manfredi – Dammi il cinque!

Il ragazzo gli batte il cinque

Manfredi – Ce li hai i soldi?

Lupo – Sì, si... me li ha dati il nonno.

Manfredi – Allora divertiti… e in bocca al lupo!

Lupo si mette a ridere e i due si abbracciano.

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ATTO TERZO

Scena prima

Nella palestra improvvisata all’aperto, Teddy, Gimmy; arriva il Duca. Teddy durante la prima parte della scena apparirà leggermente abbattuto. Di carattere introverso, cerca di non lasciare trasparire le emozioni, ma per chi lo conosce, è evidente.

I tempi e la maniera di parlare del Duca sono dilatati; come se facesse fatica a tirar fuori gli argomenti dal ricordo di un passato lontano, forse sbiadito, e si sforzasse a tutti i costi di collegarlo col presente. Effettivamente non c’è alcuna discontinuità tra ciò che era il passato e ciò che sarà il futuro. L’unica sua difficoltà è quella di continuare a credere e a sperare nella vita che esiste.

Il duca – Che fate oggi ragazzi, non vi allenate?

Teddy – Ci siamo già allenati.

Il Duca – Buono! E che avete fatto?

Teddy – Ho fatto i dorsali, i bicipidi e il petto.

Il Duca – Forti è… (abbracciando uno dei ragazzi) Gagliardi! Com’era, duro?

Gimmy – Ci siamo sfondati!

Il Duca (rivolto a Teddy) – A te che cos’è che ti servono, i dorsali? Vedo

che i pugili hanno i dorsali.

Teddy – Sì, anche…

Il Duca – Ma perché? (mostrando il movimento) per quando tiri indietro il pugno?

Teddy – Sì, ma anche quando lavori sullo stretto.

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Il Duca – Ah, quando sei sulla corta distanza?

Teddy – Esatto.

Il Duca – E tu sai tirare in guardia sinistra?

Teddy – Sì, certo.

Il Duca – E si cambia spesso guardia?

Teddy (Diventando serio tutto a un tratto) – No, non spesso. Solo quando mi fa malissimo il deltoide e non reggo più. Si cambia molto più spesso in M.M.A.

Il duca – E cosa sarebbe?

Teddy – Mix Martial Art… Sai: arti marziali miste… Quelli che combattono nella gabbia. Lì si può fare tutto.

Il Duca – Ah… (breve pausa) non conosco. E di trazioni alla sbarra

quante ne fai?

Teddy – Dieci.

Il Duca – Non di più?

Teddy – No, no. Però faccio quelle che poi giri sui polsi e ti tiri su… (mimando il gesto).

Il Duca – Quelle che ti tiri su… Sì me le ricordo.

Teddy    –     Più   che    altro   facciamo    addominali     e   flessioni…   In      un

allenamento ne faccio circa 700.

Il Duca – Cosa?!

Teddy (rivolgendosi a Gimmy) – Sai che una volta le ho contate. Noi facciamo serie da 30 flessioni, (sempre mimando) e poi con le gambe in aria, per gli addominali la bicicletta, uno si ferma e continua l’altro, io non mi fermo mai. Ne ho contati circa 690.

Il Duca (rivolto a Gimmy) – Ma anche tu le fai?

Gimmy (scuotendo la testa) – No, no…

Il Duca – E quand’è che inizi gli allenamenti per prepararti ad un incontro? Due mesi, tre mesi prima?

Teddy – Tre mesi prima. Ma io comunque mi alleno sempre. Però si fanno cose diverse; è che cambia il tipo di attività. Sotto allenamento, alla fine si fa molto fiato, molta resistenza.

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Il Duca – Molto cardio?

Teddy – Sì. Molta agilità, molta velocità. Io adesso mi sfondo e faccio massa, ma è più una cosa di testa; è uno sfogo dello sfogo.

Il Duca – Ho capito… (Breve pausa, il Duca sembra riflettere, muove qualche passo poi ritorna) Ascolta Tancredi: io ti ho visto combattere (Il duca si mette in guardia). Tu sei veloce, hai classe, hai molta classe, sulring ti sai muovere, sei intelligente, sei velocissimo, balli sul ring e poi ti metti di traverso e muovi sul busto (dicendo queste cose il Duca si esalta e si mette a tirare di boxe) e sai colpire e quando colpisci fai male… Io tiassicuro che non è facile, bisogna essere molto intelligenti. Non è facile, non è cosa da tutti; tu sei molto giovane e dominare una struttura come la boxe non è uno scherzo! Per quello la chiamano la “nobile arte”, è un gioco logico, è quasi una filosofia, anzi: certamente è una filosofia, è una filosofia di vita. Tu sul ring sei molto intelligente… Ci sono tipi di intelligenza diversi. Sono solo strutture diverse, logiche diverse, ma la mente è una. (Il ragazzo lo guarda negli occhi commosso) Tu non lasciarti abbattere, non credere a chi ti dice il contrario. Adesso devi fare gli italiani, no?

Teddy – Sì, a gennaio; ma prima devo fare due o tre incontri per avere il punteggio necessario.

Il duca – Certo: ma il tuo maestro lo sa…

Teddy – Sì certo: li organizza lui.

Il duca – Apputo: tu seguilo. Non aver paura, non farti fregare… io con lui ci ho parlato, e so che è una persona di esperienza, e ci si può fidare. Non cambiarlo, è una vecchia volpe e sa tutti i segreti del mestiere. Non lasciarlo mai. Poi se avete bisogno di qualcosa, venite da me.

Teddy – Ma potrei andare in Inghilterra o in America?

Il duca – No, tu devi stare qui, devi finire la scuola e devi vincere l’italiano; se riuscirai. Poi per il resto della tua vita, farai quello che vuoi… Se non emergi qui, è inutile andare altrove. Se e quando avrai vinto l’italiano poi deciderai. Io se fossi in te non farei il professionista e tenterei

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di andare alle Olimpiadi. Ma questo è un altro problema. Ricordati di studiare, perché se non studi tua madre non ti manda più in palestra.

Teddy – Anche il mio maestro…

Il duca – Ecco, appunto. Lo vedi che avevo ragione. Adesso dov’è tuo fratello? Gli devo parlare…

Scena seconda

Fiordaliso, Bob, Solaia e Falco, al ritorno da Portofino. Bianca e Melissa.

Melissa (Con grande entusiasmo) – Ciao Solaia! Come stai amore, dove siete stati?

Solaia – A Portofino…

Melissa – E com’era, bello?

Solaia – Lunedì c’erano le nuvole, poi il resto bello.

Melissa – E ti sei divertita?

Solaia (annoiata) – Sì…

Bianca (rivolta al bambino più piccolo) – E tu Falco, ti sei divertito?

Falco – No… Portofino non era bello… Era sempre brutto, però ho fatto il

bagno con le onde grandi.

Bianca – Ma dove?

Falco – A Paraggi, sul pontile… ma l’acqua era sporca, piena di foglie e di erba.

Melissa – Ma perché c’era stato il temporale…

Fiordaliso – Pensa che glielo ha anche detto al bagnino: “Da noi l’acqua non è mai così. È molto più bella, chiara e pulita..!”. Bianca – E quello cosa ha risposto?

Fiordaliso – Che aveva ragione, perché quella era una lingua di mare, una striscia, per cui, lo sporco si depositava in fondo…

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Falco – E poi voleva fare innamorare la mamma… Sì, ha nuotato un pezzo lunghissimo tutto sott’acqua e senza respirare, perché voleva…

Le tre sorelle ridono…

Fiordaliso – Ma no… che dici, Falco?

Falco – Sì, sì, è così…

Melissa – Faceva la corte alla mamma?

Fiordaliso – Ma no…

Bianca – Guarda che i bambini le sentono le cose…

Solaia (alzando un reggiseno da una sdraio con una penna in mano) – E questo cos’è?

Melissa – Ah! Questo è il reggiseno della zia!

Solaia – E perché è qui?

Melissa – Ieri la zia era qui che leggeva un libro, le dava fastidio, allora la zia se l’è tolto e l’ha dimenticato! Oggi vuoi venire in barca con noi, tesoro?

Solaia – No. In barca si sta storti..

Melissa (accarezzando la bambina - il clima tra le due diventa più intimo)

– È vero tesoro… allora cosa facciamo? Facciamo dei costumi da bagno con l’uncinetto.

Solaia – Che bello! (Rivolta alla mamma) La zia li sa fare...

Fiordaliso – Certo! (mostrando il suo spolverino) Questo lo ha fatto lei! Melissa – Ne facciamo uno grande grande per te e uno piccolo piccolo per me…

Solaia – Davvero? Melissa – Certo tesoro…

Solaia – Vorrei avere i capelli come i tuoi… fini e sottili.

Melissa – Ma anche i tuoi sono bellissimi… Guarda come sono, lunghi e biondi?

Solaia – Sì ma pesano… (tenendosi i capelli con le mani) Sono stufa di andare in giro ed avere queste cose qua…

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Melissa – Lo sai che l’altro giorno ho trovato dei costumini intimi viola, il pezzo sopra e il pezzo sotto? Ne ho comprati cinque… Se vuoi la zia te ne regala uno?!

Fiordaliso – No, grazie! Li conosciamo i regali della zia Melissa… (poi sorridendo) Ti ricordi il tuo regalo, da quel ladrone del tuo amico delnegozio di animali?

Bianca e Melissa scoppiano a ridere!

Fiordaliso – Sì, sì…Questi sono i regali della zia! Ci ha regalato un cane

che diceva aveva due mesi, invece aveva due giorni! Con tutti i documenti

tarocchi e carte in regola… Veniva dall’Ungheria e aveva il cimurro! Ci

siamo ritrovati a Capri con questa bestiolina piccolissima con gli attacchi

epilettici, che vomitava chiuso in bagno e stava per morire… Bob apriva la

porta  e  diceva  (mimando  la  scena):  “Oh  poverino…  che  schifo!”  la

richiudeva… e se ne andava. Solaia apriva la porta: “Oh poverino… che

schifo!” la richiudeva e se ne andava.

Melissa – Com’è che si chiamava?

Fiordaliso – Maxi… un chihuahua bianco, poverino… piccolo così! Peggiorava ogni giorno di più; tutti i sintomi del cimurro… vomitava in continuazione. Il bagno allagato ovunque… Trova il veterinario… prendi questo cane che sembrava morto, durissimo, tutto rigido, con la lingua di fuori e le crisi epilettiche… portalo dal veterinario ad Anacapri! Il veterinario ha preso il telefono ha chiamato il ladrone del negozio di animali e lo ha insultato! “Questo è cimurro! E lei lo sapeva!”

– A un certo punto gli ho detto: “Senta, al mondo c’è di peggio! Mi faccia un’iniezione e m’ammazzi questo cane, perché mi ha rotto i cog…ni!”

Scusate, ma io devo pensare ai miei figli! Tutti ridono.

Fiordaliso – E poi racconta ai bambini…: “Ma no... c’è una signora che ha già detto che vuole adottarlo, adesso deve stare qui e riposare… guarisce dal veterinario che lo cura, e poi la signora ha già detto che lo prende!

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– Con i regali della zia Melissa, grazie! Ma siamo a posto così! Oggi è meglio fare l’uncinetto!

Melissa – Poi quello del negozio, ha chiamato e ci ha ridato i soldi… ha dovuto sopprimere tutta la cucciolata.

Fiordaliso – Te li ha ridati?

Melissa – Sì… certo. Se non voleva attaccarlo a tutte le altre bestie e andare fallito.

Scena terza

Il Duca e Lupo, domenica d’estate al tramonto. Sensazione di quiete assoluta, cicale in sottofondo. Con molta calma, guardando l’orizzonte.

Il Duca – E cosa hai deciso di fare dopo?

Lupo – Scienze politiche o Legge…

Il Duca – Tanto gli esami sono quasi uguali, hai tutti i diritti, le procedure,

tanto vale che fai Legge.

Lupo – È meglio?

IL Duca – Sì… qualsisasi azione al mondo mantiene un riferimento giurico… Se devi vendere una casa, assumere un dipendente, divorziare dalla moglie… c’è sempre di mezzo un notaio o un avvoccato. Io un poco mi sono pentito che non l’ho fatta… avrei dovuto. Purtroppo quando sono cresciuto io era così, o lavoravi o lavoravi…

Lupo – Davvero?

Il Duca Sì…

Pausa.

Il Duca – Sai, la guerra è un qualcosa di devastante per qualsiasi tipo di economia… Non conta se sei nobile o plebeo… i soldi finiscono e quando ti sparono addosso o ti muore qualcuno, non è che il nemico sta a vedere se sei Conte o Barone… Anzi, di solito i cecchini mirano ai graduati!

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Lupo – Ma tu l’hai fatta?

Il Duca – No, io ero bambino… ma l’ho vista… e purtroppo ne ho pagato le conseguenze, come tutti… (Breve pausa) Alla tua età mi sono trovato sull’orlo della bancarotta, con un patrimonio immenso, senza una lira in tasca, con debiti e tasse da pagare… Non avevo vent’anni! Tutto quello che ho fatto l’ho costruito. (Meditabondo) In vita mia credo di aver piantato più di quarantacinquemila alberi… (Pausa) Tu devi stare attento Lupo, non ti fare ingannare, grandi privilegi comportano grandi responsabilità… E non ci crederai, ma basta un attimo, per mandare tutto a carte quarantotto.

Il ragazzo lo guarda esterrefatto.

Il Duca – La vita non è facile… un investimento sbagliato, un socio disonesto… Tu fai conto che anche solo sbagliare il commercialista, ti puoi mettere in un mare di guai!

Il ragazzo lo guarda attonito.

Il Duca – Lupo, tu non devi mai dimenticarti una cosa: senza la sofferenza, la fatica e forza di volontà non si arriva a nulla! Hai capito? Lupo – Sì.

Il Duca – Non ci sono scorciatoie o strade alternative! ... per nessuno! Tu devi scegliere i tuoi valori e per questi devi essere disposto a morire. Non c’è altro nella vita: tutto qua. La vita è la lotta per difendere ciò in cui credi!

– Tu sei mio nipote, e sei il nipote più grande. Io ti aiuterò, mio figlio Duccio certamente ti aiuterà, tua madre ti aiuterà, Manfredi certamente ti aiuterà, ma verrà il giorno, e non è lontano, in cui ti troverai a dover affrontare delle scelte. Tutto quello che facciamo oggi per voi, è cercare di prepararvi a quel giorno!

Il ragazzo sembra aver capito.

Il Duca – Lupo, conosci il primo comandamento?

Lupo – Certo nonno: “Amerai il Signore tuo Dio, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente!”

Il Duca (con calma, sembra molto stanco) – … non è quello.

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Lupo – Ma come?!

Il Duca – Questo è quello che ti insegnano i preti al catechismo! (Breve pausa) Il primo comandamento è un papiro di una pagina e mezza, (indicandolo) lungo così!

– Il primo comandamento è questo: “Io sono il Signore tuo Dio… Terribile e buono… lento all’ira, che perdono il peccato ma non lascio inpunita la colpa sino alla terza e alla quarta generezione, ma che dimostro benevolenza e fedeltà, fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti!” (Breve Pausa) Hai capito?!

Lupo (imbambolato) – Cosa?!

Il Duca – E lo sapevo che non c’avevi capito niente! (Alzando la voce) “Perdona la colpa ma non lascia impunito il peccato!” Che vuol dire? Lupo – E che vuol dire?

Il duca – Vuol dire che devi svegliarti! Che se uno sbaglia lo devi perdonare, ma lo devi anche punire… come è giusto che sia. Quindi ci deve essere una punizione, una conseguenza… Proporzionata! Se no buona notte! Uno sbaglia all’infinito! Hai capito?

Lupo – E sì... certo!

Il Duca – Ecco! Appunto… Se no ti punisce Lui! Sino alla terza e quarta generzione! Hai capito?

Lupo – Si, nonno.

Il Duca – Mentre, se sei bravo - e noi dobbiamo essere quelli bravi! - Il Signore conserva benevolenza sino a mille generzioni… Quanto è una generazione?

Lupo – Non lo so…

Il Duca (con tranquillità) – Una generazione sono circa venticinque anni! La nostra famiglia potrebbe avere, chessò... quaranta, cinquanta generazioni, almeno quelle documentate. Questo vuol dire che la benevolenza di Dio è infinita, perché non è possibile avere 1000 generazioni. Hai capito Lupo?

Lupo – Sì nonno!

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Il Duca – Quindi ti devi impegnare, devi faticare, devi studiare! Non devi restare indietro con gli esami. Prendi diciotto, copia, arrabbattati, prendi tutto quello che c’è; studia! … e adesso vatti a divertire e goditi le vacanze con la tua… Come si chiama?

Il ragazzo non fa in tempo a dire il nome.

Il Daca –Va beh… quello che sia! Però ricordati: quando torni, devi metterti sotto. Siamo d’accordo?

Lupo – Sì nonno.

Il duca – Va bene?

Lupo – Certo!

Il duca – Adesso vai.

Le luci si attenuano.

Lupo – Ti voglio bene, nonno.

Il Duca – Anche io ti voglio bene.

Il ragazzo si allontana. Il Duca rimane solo. Il Duca – Che Dio ti benedica, ragazzo… Una lacrima scende a rigare il viso del Duca.

Sipario

Questa commedia è dedicata al Duca Don Ascanio Sforza Cesarini per tutto ciò che di bello e di buono, un uomo possa fare nella vita.

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L’opera “Il Duca di Sorrento” di Luigi Filippo Parravicini è rigistrata in Siae di Roma il giorno 28 Lugio 2014 con numero di repertorio …..

www.luigifilippoparravicini.it

cell. 348/7563370

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