Il falso biscaglino

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Farsa in un atto

di Miguel De Cervantes y Saavedra

da FARSE SPAGNOLE del secolo d'oro

Edipem Novara 1974

PERSONAGGI

SOLÓRZANO

QUIÑIONES

DONNA CRISTINA

DONNA BRIGIDA

OREFICE SERVO oCAMERIERA

POLIZIOTTO

DUE SUONATORI


Entrano Solórzano e Quiñiones.

Solórzano    Ecco qui le borse, in apparenza identiche, con le catene dentro, esattamente uguali. Basta che voi collaboriate con me, e stavolta la sivigliana resterà beffata, a dispetto della sua furberia.

Quiñiones       Vi sembra che si acquisti tanto onore o si dimostri tanta abilità con l'ingannare una donna, che ve la prendete con  simile ardore e ci mettete cosi grande sollecitudine?

Solórzano                Quando le donne sono di questo genere, beffarle è un vero gusto; tanto più che questa beffa non oltrepassa il tetto; voglio dire che non offendo Iddio né rappresenta un danno per la vittima; che burle non sono quelle che ridondano a danno d'altri.

Quiñiones       Sta bene, poiché lo volete. Da parte mia vi aiuterò in tutto quanto mi avete detto, e saprò fingere altrettanto bene quanto voi, che è tutto dire. Dove andate adesso?

Solórzano   Diritto a casa di quella donnetta allegra. Voi non muovetevi di casa vostra, che vi chiamerò al momento giusto

Quiñiones       D'accordo. Starò li inchiodato, ad aspettare.

(Escono.)

Entrano donna Cristina e donna Brigida; Cristina senza il velo, Brigida con esso, molto turbata e timorosa.

Cristina         Gesù! Che cos'hai, amica Brigida, che sembri sul punto di dar l'anima al Creatore?

Brigida           Cristina, amica mia, fammi respirare un po' d'aria, spruzzami un po' d'acqua in faccia, che mi sento morire, mi sento finire, l'anima mi scappa via! Dio mi aiuti, chiedo la confessione, in fretta!

Cristina       Che significa codesto? Povera me! Non mivuoi dire quel che t'è successo? Ha, visto un fantasma? Ti è giunta qualche brutta notizia: che è morta tua madre, che arriva tuo marito? Oppure ti hanno rubato i tuoi gioielli?                                 

Brigida           No, non ho visto fantasmi, non è morta mia madre, non arriva mio marito, che anzi gli mancano altri mesi per finire i suoi affari, dov'è andato; e neppure mi hanno rubato i gioielli. Ma mi è capitato qualcosa di peggio!                                  

Cristina         Dimmela dunque, Brigida mia, che mi sento turbata e so­spesa, finche non la saprò.                                          

Brigida           Ah, cara, tocca anche te, in parte, questa brutta notizia! Asciugami il viso, che me lo sento bagnato, come anche tutto il corpo, di un sudore più freddo della neve! Infelici quelle che condu­cono una vita sbrigliata, perché quando vogliono avere un po' d'autorità in un modo o nell'altro, gliela stroncano e gliela tolgono quando meno se l'aspettano!

Cristina         Per la tua vita eterna, amica mia, finiscila, e dimmi quel che t'è successo, e qual è la disgrazia in cui anch'io ho da aver parte.

Brigida           Eccome ne avrai parte! E molta, se sei intelligente, come infatti lo sei. Devi sapere, sorella mia, che mentre venivo or ora a visitarti, passando per la porta di Guadalajara, c'era in un gran crocchio di pizzardoni e di gente un banditore, e ho udito che an­nunciava un decreto che vieta l'uso delle carrozze1 e ordina che le donne vadano per la via a viso scoperto.

Cristina         Questa è la brutta notizia?

Brigida           Può essercene una peggiore, per noi?

Cristina         Io penso, amica mia, che si tratti di una qualche riforma delle carrozze; non che le proibiscano del tutto, ché non sarebbe possibile. E sarà giusto, giacché ho sentito dire che la cavalleria in Spagna è in decadenza, perché i giovani gentiluomini si stipano in dieci e in dodici in una carrozza, e si scarrozzano notte e giorno per le vie, senza ricordarsi che esistono al mondo i cavalli e l'equita­zione. Perciò se gli si toglie la comodità di quelle navi terrestri che sono le carrozze, torneranno all'esercizio della cavalleria, di che tanto s'onorarono i loro antenati.

Brigida           Ah Cristina dell'anima mia! Ho udito anche dire che se è permesso l'uso di qualche carrozza, è alla sola condizione che non si prestino, e che sia vietato farvi salire quelle donne che... tu mi capisci!

Cristina         Poco male. Devi infatti sapere, sorella, che fra gli intendi­tori di cose della guerra si discute se sia migliore la cavalleria o la fanteria, ed è provato che la fanteria spagnola è superiore a quella di qualsiasi altra nazione. Dunque adesso noi, donne di vita allegra, potremo ostentare a piedi la nostra gagliardia, il nostro garbo e il nostro valore, soprattutto andando in giro a viso scoperto, così poi nessuno potrà  lamentarsi d'essere stato ingannato, dato che ci ha visto!

Brigida           Ah, Cristina, non dirmi questo! Era così bello andare a spasso sedute a poppa d'una carrozza, riempiendola tutta, e avendo di fronte chi, come e quando si voleva! Su Dio e l'anima mia ti garantisco che, quando me lo prestavano qualche volta e mi vedevo seduta in carrozza con quella signorilità, mi esaltavo talmente, che mi stimavo sul serio una gran dama, e pensavo che più di quattro signore titolate potessero essere mie serve!             

Cristina         Vedete, donna Brigida, come ho ragione di dire che han fatto bene a proibire le carrozze, non fosse che per impedire a noi di peccare di vanagloria! Né era giusto che una carrozza rendesse simili le donne perbene a quell'altre; giacché vedendo occhi stranieri una donna seduta in carrozza, tutta in gran pompa e gala e scintil­lante di gioielli, potevano scambiarla per una gran dama e riverirla come tale, con scapito della nobiltà. Perciò, amica mia, non ti devi af­fliggere, ma rinfresca il tuo brio e la tua pulizia, rinnova il tuo velo di seta sivigliana e le tue scarpette che devono portare la fibbia d'argento, e vattene a passeggio per le vie, che ti garantisco che non mancheranno mosche e così buon miele, se permetti che ti s'avvici­nino: e non vi sarà inganno come quando, dice il proverbio, si bacia uno che dorme.

Brigida           Dio ti ricompensi, amica, che mi hai confortato con le tue considerazioni e i tuoi consigli! In verità penso di seguirli, e pulirmi e azzimarmi e farmi vedere a piedi, e battere la polvere tanto mi­nuta, giacché non ho chi mi tagli la testa, non essendo mio marito colui che tutti credono che lo sia, benché mi abbia dato parola di sposarmi.

Entra Solórzano.

Cristina         Gesù! In codesto modo, alla chetichella e senza bussare, si entra in casa mia, signore? Che cosa desidera vossignoria?

Solórzano    Vossignoria mi perdoni la libertà, ché l'occasione fa l'uo­mo ladro! Ho trovato la porta aperta e sono entrato, col coraggio che mi da l'intenzione di servire vossignoria, non con le parole, bensì con le azioni. E se posso parlare in presenza di questa signora, dirò perché vengo e le intenzioni che ho.

Cristina         Dalla buona presenza di vossignoria non si possono atten­dere se non buone parole e buone azioni. Dica vossignoria quel che vuole, che la signora donna Brigida è tanto mia amica da essere un altra me stessa.

Solórzano    Con tale assicurazione e tale permesso, parlerò con verità; e la verità è che sono, signora, un uomo di corte che vossignoria non conosce.

Cristina         È vero.

Solórzano   Molto tempo è che desidero servire vossignoria, obbligato dalla di lei presenza e dalle di lei doti e alte qualità; ma finora non ho potuto farlo praticamente per causa di strettezze economiche, che non mancano a nessuno. Adesso però la buona sorte ha voluto che un mio grande amico mi mandasse dalla Biscaglia un figliolo suo, biscaglino, bel ragazzo, affinché io lo conduca  Salamanca e di mia mano lo consegni a chi deve istruirlo e onorarlo. Per dire a vossignoria tutta la verità, il ragazzo è alquanto tardo e un pochino scemo; e si aggiunga a questo un difetto, che è penoso dire ma più ancora averlo, ed è che spesso si lascia prendere dal vino, benchémai in maniera da perdere tutto il senno ma solo in parte; e quando è allegro, o sbronzo quasi del tutto, è meraviglioso vedere la sua letizia e la sua liberalità. Allora regala tutto quello che ha a chi glie o chiede, e anche a chi non glielo chiede; ed io vorrei, giacché il diavolo ha da portarsi via tutte le sue ricchezze, approfittarne un po' anch'io, per la qual cosa non vedo mezzo migliore che condurlo a casa di vossignoria, - dato che le donne gli piacciono molto, -e una volta condotto qui, gli strapperemo la pelle come a un gatto. Tanto per cominciare, ho portato a vossignoria, in questa borsa una catena d'oro che pesa centoventi scudi; vossignoria mi darà in pegno di essa dieci scudi, di cui ho bisogno adesso per certe cosarelle altri venti ne spenderà per preparare una cena stasera che io le condurrò qui per il! naso, come si suoi dire, il nostro somaro o bufalo che sia, e vossignoria con un paio di complimenti diventerà padrona dell'intera catena, giacché io non desidero per me altro che i dieci scudi che vossignoria mi darà adesso. La catena è magnifica, di ottimo oro, e oltre al peso vale anche la fattura. Eccola qui; vossi­gnoria la prenda pure.

Cristina         Bacio le mani a vossignoria per la grazia che mi fa ricor­dandosi di me in così favorevole occasione. Tuttavia, se devo dire tutto il mio pensiero, tanta liberalità mi lascia alquanto confusa e un pochino sospettosa.

Solórzano                Ma di che cosa sospetta, signora mia?

Cristina         Dell'autenticità di questa catena; giacché, come si suol dire, non è tutto oro quel che brilla.

Solórzano    Vossignoria parla molto intelligentemente, degna in tutto della fama che gode di essere la più accorta dama della capitale. Mi ha fatto molto piacere vedere con quanta schiettezza e chiarezza mi ha aperto l'animo suo. Ma per tutto c'è un rimedio, eccetto che per la morte. Vossignoria si metta il velo in testa, - o mandi qualcuno, se di qualcuno si fida, - e vada in Via degli Orefici e si faccia esa­minare e pesare la catena dal verificatore dei pesi e delle misure; e una volta controllata la sua autenticità e la bellezza che ho detto, vossignoria darà a me i dieci scudi, farà qualche carezza allo scemo, e diverrà proprietaria della catena stessa.

Cristina         Qui nella casa di fianco abita un argentiere che conosco, e che mi toglierà ogni dubbio con somma facilità.

Solórzano    Codesto io voglio, amo e stimo, ché le cose chiare son benedette da Dio!                                                             

Cristina         Se vossignoria si fida a lasciarmi un momento questa catena mentre faccio questo controllo, potrà tornare fra poco e avrò pronti, i dieci scudi d'oro da darle,                              

Solórzano   Perdiana! Affido il mio onore a vossignoria, e non dovrei fidarmi di lasciarle la catena! Vossignoria la faccia vedere e controllare, mentre io me ne vado, per ritornare fra mezz'ora.

Cristina         Anche prima, se il mio vicino è in casa.

(Solórzano esce)

Brigida           Cristina mia, questa non è una fortuna, è una fortunissima piovuta dal cielo! Ahimè, come sono disgraziata io, che non trovo mai  nessuno che mi dia un  bicchier d'acqua se prima non glielo pago!  Solo l'altro giorno ho trovato per via un poeta, che di buonissima volontà econ molta cortesia mi regalò un sonetto sulla storia di Piramo e Tisbe, e me ne promise altri trecento in mia lode.

Cristina         Meglio sarebbe stato per te incontrare un genovese che ti regalasse trecento reali.

Brigida           Già  i genovesi sono in tale abbondanza e tanto facili da atti­rare, come falchi allo zimbello! Adesso poi, che sono tutti abbac­chiati e mosci per il decreto1!        

Cristina         Senti. Brigida, di una cosa ti dico che devi esser certa: che vale di più un genovese fallito che quattro poeti interi.

(Entra l'Orefice) 

Oh, mi va proprio a gonfie vele! È venuto il mio orefice! Che cosa desidera il mio buon vicino? Giusto stavo per mettermi il velo e venire in cerca di vossignoria, che così mi risparmia la fatica.

Orefice           Signora donna Cristina, vossignoria mi deve fare una cor­tesia: condurre cioè domani mia moglie alla commedia, ad ogni costo, giacché domani nel pomeriggio vorrei esser libero del tutto dagli sguardi e dalle persecuzioni di mia moglie.

Cristina         Lo farò molto volentieri. Anzi, se il signor vicino vuole di­sporre della mia casa e di quanto in essa si trova, la troverà libera e deserta; che ben so io quel che richiedono codesti affari.

Orefice           No, signora; basta che vossignoria mi trattenga mia moglie. Ma desiderava qualcosa da me? Ha detto che mi stava cercando?

Cristina         Solo questo: che vossignoria mi dica quanto può pesare questa catena, e se è d'oro vero, e di quanti carati.

Orefice           Codesta catena io l'ho avuta in mano molte volte, e so che pesa centocinquanta scudi d'oro da ventidue carati. Se vossignoria la compra e gliela lasciano senza calcolare la mano d'opera, farà un buon affare.

Cristina         Qualcosa mi costerà la « mano d'opera »; ma non molto2.

Orefice           Quando vossignoria, signora vicina, volesse disfarsi di questa catena, per la sola mano d'opera le darei dieci ducati.

Cristina         Meno ha da costare a me, se è possibile; ma faccia atten­zione a non ingannarsi, vicino, quanto all'autenticità e al peso dell'oro.

Orefice           Bella  sarebbe che non conoscessi il mio mestiere! Dico, signora, che per due volte l'ho controllata anello per anello, e l'ho pesata, e la conosco come le mie stesse mani.

Brigida           Codesto ci basta.

Orefice           So persino che me l'ha portata per controllo e per pesarla un gentiluomo della capitale che si chiama Nonsocosa  Solórzano.

Cristina         E sufficiente, signor vicino. Vada vossignoria con Dio, che da parte mia farò quanto ella mi ordina:  porterò meco sua moglie e la tratterrò anche due ore di più, se fosse necessario, che tanto non potrà spiacerle un'ora di più di divertimento.

Orefice           Con vossignoria. vorrei esser sepolto, perché la sa lunga. Bene, addio, signora vicina. (Esce.)

Brigida           Non si potrebbe fare in modo che quel Solórzano (si chiama proprio così, senza alcun dubbio), portasse qui, oltre al biscaglino, un qualche scemo anche per me, fosse pure un borgognone più beone di un otre?                                            

Cristina         Possiamo provare a dirglielo. Ma eccolo qui che ritorna! Che fretta e che diligenza! Lo spronano certo e lo assillano i suoi dieci scudi!

Entra Solórzano.

Solórzano                Dunque, signora Cristina, vossignoria ha potuto controllare? È buona o no, la catena?                                         

Cristina         Per favore, come si chiama esattamente vossignoria?

Solórzano    Don Stefano de Solórzano, sogliono chiamarmi a casa mia. Ma perché me lo domanda vossignoria?

Cristina         Per poter esser più grata alla sua perfetta onorabilità e cortesia. S'intrattenga un momento vossignoria con la signora Bri­gida, che io vado di là a prendere i dieci scudi (Esce.)

Brigida           Signor don Solórzano, vossignoria non avrebbe un qualche stuzzicadenti da offrire a me? In verità, io non credo di essere da buttar via, e in casa mia ho altrettante buone entrate e uscite che donna Cristina; a proposito della quale, se non temessi che ci stesse ad ascoltare, direi io a vossignoria qualche cosetta, per esempio che ha un paio di mammelle che sembrano bisacce sgonfie, e che l'alito non ha niente affatto profumato, perché si trucca molto1. Ciono­nostante, la cercano, la sollecitano, la vogliono; e io mi graffierei la faccia, non tanto per invidia quanto per rabbia, perché a me non c'è nessuno che dia la mano, con tanti che mi darebbero il piede! Insomma. la sorte delle brutte...2

Solórzano    Non disperi vossignoria, che, se io vivo, altro gallo canterà nel suo pollaio.

Rientra Cristina.

Cristina         Eccole i dieci scudi, signor don Stefano; e la cena sarà alle­stita questa sera come per un principe.                                   

Solórzano    Siccome il nostro scemarello deve star aspettandomi giù alla porta di strada, voglio andare a prenderlo. Vossignoria lo acca­rezzi più che può, anche se le sembrasse di star prendendo una me­dicina. (Esce.)                                                              

Brigida           Gli ho già detto, amica, di portare qualcuno buono anche per me, e mi ha risposto di sì, se aspetto un po' di tempo.           

Cristina         Un po' di tempo! Più passa il tempo e meno è probabile, per donne come noi, trovare chi ci desideri! Pochi anni, molti guadagni; molti anni, pochi guadagni, amica mia.             

Brigida           Gli ho detto anche quanto tu sei bella, pulita e desiderabile; tutta ambra, muschio e zibetto fra la bambagia!

Cristina         So bene, amica, quanto tu sia leale con gli assenti!

Brigida         (a parte) Ma guarda un po' chi deve avere tanti pretendenti! Le suole delle mie scarpe valgono più dei pizzi del suo collo inamidato! È il caso di ripetere: la sorte delle brutte.

Entrano Quiñiones e Solórzano.

Quiñiones       Biscaglino, baciare io mani vossignoria, suoi comandi1.

Solórzano    Il signor biscaglino dice che bacia le mani di vossignoria e si inette ai suoi ordini.

Brigida           Che parlare carino! lo non lo comprendo bene, ma mi sem­bra molto, molto carino!

Cristina         Io bacio le mani del signor biscaglino, e anche qualcosa di più.

Quiñiones       Buona sembrare, bella; anche sera questa cenare; catena sì, dormire no, basta io dare.

Solórzano   Dice il mio amico che vossignoria gli sembra buona e bella; che si prepari la cena; che egli le dà la catena anche se non pernotta qui, basta che gliela regali una volta.

Brigida           C'è al mondo un più generoso Alessandro? Fortuna, fortunissima, centomila volte fortuna!

Solórzano    Se ci fosse qualche marmellata e qualche sorso di vino buono per il signor biscaglino, io so che ci frutterà al cento per uno.

Cristina         Certamente! Vado subito a prenderne, e glielo offrirò mi­gliore che al Prete Gianni delle Indie2! (Esce.) 

Quiñiones       Signora restata, tanto buono come uscita.

Solórzano                Ha detto che la signora che è rimasta, cioè vossignoria, è altrettanto buona come quella che è uscita.

Brigida           Ha ragione da vendere il signor biscaglino! In fede mia, non mi sembra affatto scemo, in questo!

Quiñiones       Scemo il diavolo! Biscaglino intelligenza avere quando volere.

Brigida           Capisco! Vuol dire che scemo sarà il diavolo, e che i biscaglini, quando vogliono, sono intelligenti.

Solórzano                Esatto! Proprio così.

Rientra Cristina. con un servo o una cameriera, che porta una sca­tola di marmellata, una caraffa di vino, coltello e tovagliolo.

Cristina         Può servirsi senza timore, il signor biscaglino. In questa casa non c'è nulla che non sia la quintessenza della pulizia!

Quiñiones       Dolce me vino e acqua chiama buono, santo lo mostri, questa lo bevo, altra pure.

Brigida           Dio come parla con grazia, il signore, anche se non capisco!

Solórzano    Dice che con i dolci beve volentieri il vino come l'acqua; che questo vino è di San Martino, e che berrà anche una seconda volta.

Cristina         E anche cento volte! La sua bocca può esser misura.

Solórzano   Non gliene diano troppo che gli fa male, e già si comincia a vederlo! Ho detto già al signor Azcaray che non deve bere vino per nulla; ma è inutile!                         

Quiñiones       Andare, vino su e giù, ceppi lingua, catena piede. Tardi tornare, signora. Dio guardarti.                                   

Solórzano   Lo dice anche lui! Avevo proprio ragione io!

Cristina         Ma che cosa ha detto, signor Solórzano?

Solórzano    Che il vino è per lui come ceppi alla lingua e catene ai piedi;  che ritornerà  più  tardi, questa sera, e che Dio vi guardi.

Brigida           Oh me peccatrice! Come gli si velano gli occhi e gli s'inceppa la lingua!  Gesù, come barcolla! Deve aver bevuto proprio molto! È la cosa più lacrimevole ch'io abbia visto in vita mia: così giovane e così sbronzo!

Solórzano    Veniva fin da casa piuttosto brillo. Vossignoria signora Cristina, faccia preparare la cena, che io lo conduco a casa a farsi una dormita, a questa sera presto siamo qui di nuovo.

Cristina         Tutto sarà preparato come si deve. Vadano in buon'ora le signorie loro.

Il Biscaglino e Solórzano escono.

Brigida           Amica Cristina, mostrami codesta catena e permetti che toccandola io aguzzi ancor più il mio desiderio. Ah, com'è bella, com'è nuova e lucente, e che poco ti costa! La fortune ti piovono addosso, Cristina, senza che si sappia come: la buona sorte ti entra dalla porta, senza che tu l'abbia sollecitata! Fortunata che sei, sopra tutte le fortune! Ma lo meriti, certo, per la tua grazia, la tua ele­ganza, la tua bellezza, fascini sufficienti a render schiave le più distratte e recalcitranti volontà! Sono io che non servo neppure per far briciole da dare al gatto! Prendi la tua catena, sorella, che sto per scoppiare in pianto, non già per invidia verso di te, bensì per la compassione che faccio a me stessa!

Rientra Solórzano.

Solórzano                La maggior disgrazia del mondo ci è capitata.

Brigida           Gesù! Una disgrazia! E quale, signor Solórzano?

Solórzano    Andavamo verso casa e all'angolo di questa stessa via incontriamo un servo del padre del nostro biscaglino, recante lettere con la notizia che il medesimo padre è morente, e ordina al figlio di partire sull'istante, se vuol vederlo vivo. Manda denaro per il viag­gio, che deve intraprendersi immediatamente. Io ho preso dieci scudi per vossignoria, ed eccoli qui assieme con i dieci che vossignoria mi ha dato poco fa, e mi si restituisca la catena. Se il padre vive, il figlio dovrà darla di nuovo, o io non sarò don Stefano de Solórzano.

Cristina         In verità me ne dispiace, e non per il mio interesse, ma per la disgrazia del giovanotto, che mi era riuscito simpatico.

Brigida           Beh, sono sempre dieci scudi guadagnati con poca fatica. Pren­dili, amica, e restituisci la catena al signor Solórzano.

Cristina         Reco la catena, e venga il denaro. In verità io pensavo di spendere più di trenta scudi per la cena.              

Solórzano    Signora Cristina, cane vecchio non si può ingannarlo! Scherzi di tal fatta, giocarli ai bifolchi! Con questo cane, a un altro osso!

Cristina         A quale scopo tanti proverbi, signor Solórzano?

Solórzano    Affinché comprenda vossignoria che troppa avidità rompe il sacco! Si è fidata così bene della mia parola, da voler fare la furba, e andare incontro al lupo per la strada, come l'oca di Cantipalos?1 Signora Cristina, signora Cristina, il guadagno onesto si perde, ma quello disonesto perde anche chi lo fa! Vossignoria si riprenda questa catena, che è falsa, e mi restituisca la mia, che è quella vera, e non tenti di farmi le trasformazioni di Ovidio in così breve tempo! Figli di puttana, che bene sono riusciti a contraffarla, e che presto!

Cristina         Che cosa sta dicendo vossignoria, che non la capisco?

Solórzano    Dico che questa non è la catena che io lasciai a vossi­gnoria, anche se le somiglia. Questa è di princisbecco, e l'altra è d'oro di ventidue carati!

Brigida           Sull'anima mia, codesto lo ha detto anche il vicino, che è orefice.

Cristina         Sarà intervenuto il demonio?

Solórzano    Il demonio o la demonia, fuori la mia catena, e bando alle ciance e lasciamo perdere giuramenti e maledizioni.

Cristina         Mi porti il diavolo, e vorrei che non mi portasse, se non è questa la catena lasciatami da vossignoria! Non ne ho mai avuta un'altra di simile nelle mie mani! Accusarmi del contrario sarebbe oltraggiare la giustizia di Dio!

Solórzano    È inutile strillare, tanto c'è il Correggitore, custode dei diritti di ciascheduno.

Cristina         Se facciamo intervenire il Correggitore, io mi reputo bell'e spacciala, avendo egli cosi cattivo concetto di me, che in ogni modo la mia verità gli parrà menzogna, e la mia virtù vizio. Signor mio, se ho tenuto altra catena, oltre a questa, nelle mie mani, possa io vederle mangiate da un canchero!

Entra un poliziotto.

Poliziotto                Che grida son queste, che lagrime, che imprecazioni?

Solórzano    Vossignoria, signor questurino, è giunto proprio al mo­mento che ci voleva! Circa un'ora fa ho dato in pegno a questa signora, (che appartiene alla malavita sivigliana), una catena, in cambio di dieci ducati, che mi servivano per un affar mio; son tor­nato adesso a disimpegnarla, e invece di quella che le diedi, che pesava centocinquanta scudi di oro da ventidue carati, me ne rifila una di princisbecco, che non vale due ducati; e vuole mettere la mia giustizia alla locanda del Roveto1, a urla e strilli sapendo che sarà testimone questa signora, la quale era presente a tutto il fatto.

Brigida           È vero, presente e arcipresente sono stata; e su Dio e sulla mia anima starei per dire che questo signore ha ragione benché non riesca a comprendere dove possa essere avvenuto il cambio giacché la catena non è uscita da questa stanza!

Solórzano    Il signor poliziotto mi faccia la grazia di tradurre questa signora davanti al Correggitore, e lì si chiarirà il tutto.

Cristina         Ripeto un'altra volta che, se mi conduce davanti al Correggitore, mi reputo già condannata.

Brigida           Sì, perché con lui ho un fatto personale.

Cristina         Questa volta sono impiccata! Sono buggerata! Stavolta mi succhiano le streghe!

Solòrzano    Ebbene, voglio fare una cosa in favore di vossignoria, si­gnora Cristina, almeno perché le streghe non abbiano a succhiarvi il sangue, e vi si impicchi soltanto! Questa catena somiglia molto a quella vera del biscaglino; e siccome costui è mezzo scemo e ubria­cone, io gliela porterò e gli darò a intendere che è la sua. In cambio, vossignoria inviti il signor poliziotto alla cena che era in programma per questa sera, e si tranquillizzi, che per lei la perdita non è grave,

Cristina         Il cielo ricompensi vossignoria! Al signor poliziotto darò mezza dozzina di scudi, e un altro scudo spenderò per la cena; e sempre sarò schiava del signor Solórzano.

Brigida           Io mi romperò gli stinchi ballando alla festa.

Poliziotto     Vossignoria si è comportato da generoso gentiluomo, il cui obbligo è di servire le dame.

Solórzano   Voglio indietro ì dieci scudi datile in più.

Cristina         Eccoli, ed eccone altri sei per il signor poliziotto.

Entrano due suonatori e Quiñiones, il falso biscaglino.

Suonatore    Abbiamo udito ogni cosa, ed eccoci qui.

Quiñiones       Ora sì possiamo dire alla signora Cristina: gliel'abbiamo fatta! Una e centomila volte.

Brigida           Udite come parla chiaro il biscaglino?

Quiñiones       Io non parlo mai scuro, eccetto quando voglio.

Cristina         Che mi ammazzino se questi birbanti non mi hanno cu­culiata!

Quiñiones       Signori suonatori, che cosa aspettano a cantare la canzo­netta che gli ho dato e fatto imparare?

Suonatori

La donna più intelligente,

o sa poco, o non sa niente.

La donna che più presume

di tagliar come coltello

i vocaboli più scelti

dei discorsi aristocratici;

quella che si sa a memoria

il Lofrasso e la Diana,

e il Cavaliere del Febo c

on  Olifante di Laura 1;

quella che sei volte al mese

il gran Don Chisciotte legge;

anche se sa questo ed altro,

o sa poco o non sa niente

Quella che si crede furba

e architetta molti trucchi

fondati sull'interesse

e su capricci  tirannici;

quella che non sa guardarsi

dall'acqua cheta, come dicono,

e si getta nelle correnti

che velocemente passano;

e che pensa ch'ella sola

è il colmo d'ogni astuzia

nella vita chiamata allegra,

o sa poco o non sa niente!

Cristina         Va bene, me l'avete fatta; ma io invito ugualmente tutti alla cena di questa sera.

Quiñiones       Accettiamo l'invito, e tutto finirà nel bucato1.


1   Questo decreto fu effettivamente pubblicato il 3 gennaio 1611. L'anno avanti era stato decretato di nuovo che le donne non andassero per via tapadas, cioè col viso quasi completamente coperto.

1   Si tratta forse di un decreto del 1611, che sospendeva temporaneamente tutti i pagamenti del Tesoro reale spagnolo; fatto grave soprattutto per i Genovesi che, fin dal secolo XVI, avevano prestato ingenti somme ai re di Spagna.

2   Naturalmente la furba Cristina parla di « mano d'opera » in altro senso.

1   Nel sec. XVII sicredeva che l'eccessivo trucco del viso corrompesse i denti.

2   Il proverbio intero suonava: « la sorte delle brutte, le belle la desiderano ».

1 I biscaglini, abituati a parlar basco, parlavano lo spagnolo in maniera barocca e approssimativa-. Tutto il teatro comico spagnolo li sfrutta largamente.

2   Il leggendario sovrano medievale, non si sa se asiatico o africano.

1   Espressione proverbiale, nata (secondo Correas) dal fatto che una donna di Cantipalos (Segovia)  usciva spesso incontro ad un suo amico chiamato Lupo.

1   Espressione  proverbiale  di origine  sconosciuta.

1   Opere tutte molto lette ai tempi di Cervantes: il sardo Lofrasso scrisse il romanzo Los diez libros de la fortuna de amor (1573); la Diana è, con ogni probabilità, quella di Montemayor (1559?); il Don Olivante de Laura (1564)  è di Antonio de Torquemada; il Caballero del Febo ovvero Espejo de Principes y Caballeros era un romanzo di cavalleria.

1   Modo di dire proverbiale, il cui senso è:  « alla fine, ogni cosa si paga ».