Il fantasma del povero Piero

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Atto Primo

IL FANTASMA DEL POVERO PIERO

COMMEDIA IN DUE ATTI

Autore:

Camillo Vittici

vitt@sfera.net

Iscrizione S.I.A.E. N.118123

(In caso di traduzione dialettale si prega di specificare alla SIAE il titolo originale dell'opera)

PERSONAGGI

Teresa                                     La madre

Pina                                        La figlia

Beppo                                     Il figlio

Piero                                       Il fantasma

Don Redento                          Il Parroco

                   Lucrezia                                 La moglie del Piero

Medium                                  Il Medium

Maghino                                 Il Mago

La storia si svolge nel soggiorno di una casa modesta

La storia

La moglie e i figli del Piero, per scoprire dove il padre ha nascosto la grossa vincita del totocalcio, si rivolgono ad  un medium e organizzano una seduta spiritica. Ed infatti il Piero appare, ma purtroppo non è il padre, ma un altro Piero. Terminata la seduta, tuttavia, il fantasma non ne vuol sapere di andarsene e la condizione per partire è piuttosto complessa e impraticabile.

Atto Primo

(La Teresa è in scena. Sta rassettando la casa. Entra Beppo)

TERESA: Allora Beppo? Abbiamo fatto qualcosa questa volta?

BEPPO: Stavolta come le altre volte. Un buco nell'acqua. Non ne è uscito uno…

TERESA: E pensare che ero proprio sicura: 24 la data del funerale del Gigi Scatoletta..., 42 il Giovanni Ossibuchi stritolato come uno spezzatino sotto il treno; 54 i morti dell'apparecchio che è caduto in Perù, 70 la disgrazia...

BEPPO: Mamma... È possibile che i tuoi numeri tu li tragga soltanto dalle disgrazie?

TERESA: Non è proprio vero invece. L’83, per esempio, è la frattura della gamba del Nando qui in parte a noi.

BEPPO: Perché, non sarebbe una disgrazia anche quella?

TERESA: Quella invece è una buona notizia, perché così smetterà di salire sulla nostra pianta di notte e rubarci tutte le mele con la scusa che i rami vanno al di là del suo muro, rubamele a tradimento! Almeno se me lo avesse chiesto...

BEPPO: E se te l'avesse chiesto cosa gli avresti risposto?

TERESA: Di andare a comprarle dal fruttivendolo! Quella pianta lì non la deve toccare nessuno, è una pianta sacra e inviolabile

BEPPO: Perché è sacra e inviolabile?

TERESA: Perché l'ha piantata il Piero, tuo padre, il giorno che è nata da tua sorella Pina

BEPPO: Certo che nostro padre ci ha fatto un bellissimo scherzo! Chissà dove ha nascosto i soldi che aveva vinto al Totocalcio... Certo che dovevano essere proprio tanti...

TERESA: Pensa che a me aveva detto che con quei soldi avrebbe potuto comperare mezzo paese...

BEPPO: Certo che, a dirlo fra di noi, non aveva la testa troppo giusta...

TERESA: Non dirlo a me... In banca non li voleva tenere altrimenti tutti avrebbero saputo che aveva vinto al Totocalcio e aveva paura che amici o parenti venissero a battere cassa...

BEPPO: E così va' a sapere dove le avrà nascoste

TERESA: Bisogna però anche dire che era un grande avaraccio. Pensa che, per non sospendere i soldi del funerale, ha lasciato per testamento che voleva essere bruciato... No, come si dice?... Cremato perché costava meno e io ho dovuto rispettare la sua volontà perché prima o poi non volevo che venisse di notte a grattarmi i piedi. Una fiammata, un filo di fumo e addio Piero. Guarda lì cosa m’è rimasto... Una scatola di cenere e più niente.

BEPPO: Ma nel testamento non ti ha scritto dove ha nascosto i soldi?

TERESA: Di sicuro deve averlo scritto prima di aver vinto al Totocalcio e dopo deve essersene dimenticato. Pensa che ogni tanto mi scompare in sogno e mi da un numero da giocare al lotto.

BEPPO: Solo un numero?

TERESA: Te l'ho detto che in terra che era un grande avaro e dove è andato a finire non deve poi essere cambiato molto.

BEPPO: E che numero ti ha dato?

TERESA: Il cento.

BEPPO: Ma il cento non c'è nel lotto! Ma tu non gliel'hai detto?

TERESA: Certo che gliel’ho detto, e non appena una volta.

BEPPO: E lui che ti ha risposto?

TERESA: Che lui non è scemo e che ci sta dentro. Anche lui con la sua mania degli indovinelli... Non per niente leggeva tutte le settimane la settimana enigmistica che fregava all'osteria.

BEPPO: Mamma, raccontami bene il sogno che fai…

TERESA: Allora... Mi compare lì davanti e mi dice: Teresa, quanto fa una mano? E io: cinque. E lui: e due mani? E io: dieci. E lui: e dieci mani? E io: cento. E poi spariva.

BEPPO: Certo che come ragioniera vali proprio come il due di coppe. Quanto fa una mano?

TERESA: Anche tu come tuo padre?

BEPPO: Rispondimi dunque; quanto fa una mano?

TERESA: Una mano fa cinque. Mi prendi per un'interdetta?

BEPPO: E dieci mani?

TERESA: Insomma, una mano cinque... Dieci mani... Vergine Santissima, fanno cinquanta!

BEPPO: ... E non cento!

TERESA: Certo che, a pensarci bene, il cinquanta è uscito tante volte...

BEPPO: E tu testa dura...

TERESA: ... Ho dato un calcio alla ruota della fortuna! Certo che poteva essere un po' più chiaro, che Dio l'abbia in gloria. (Entra la Pina).

PINA: Mamma, Beppo, ho trovato la soluzione.

BEPPO: La soluzione a che cosa?

PINA: La soluzione per trovare dove nostro padre ha nascosto i soldi; semplice!

TERESA: Guarda Pina che per te sarà anche semplice, ma guarda che noi sono quattro anni che stiamo diventando matti per risolvere questa storia senza venirne ad una conclusione.

BEPPO: E allora sentiamola questo soluzione così semplice.

PINA: Aprite bene le orecchie. Sono aperte?

BEPPO: Guarda che nel fare la doccia stamattina le ho disintasate con l’idraulico liquido e lustrate come il pavimento della sala. Allora?

PINA: Una seduta spiritica!

BEPPO: Io ho sturato le orecchie, ma a te è rimasta l'acqua nel cervello...

TERESA: Che cosa sarebbe quella cosa li? Una seduta spiritosa?

PINA: Spiritica mamma, spi-ri-ti-ca!. Ci si mette attorno ad un tavolino, ci teniamo tutti la mano e si chiama nostro padre.

TERESA: E lui entra, si siede, si versa un calice di vino e dice: guardate che i soldi li ho sotterrati sotto la pianta delle mele...

PINA: E se fossero davvero lì sotto?

BEPPO: Ma se ho vangato venti volte tutto l'orto e ho buttato all'aria tutto il cortile... Non contare delle stronzate Pina.

TERESA: Io però non ho ancora capito cosa vorresti fare.

PINA: Allora... Si prende un Medium...

TERESA: Cos'è? È una cosa da mangiare?

PINA: Il Medium è una persona che riesce a parlare con i morti.

TERESA: E loro rispondono?

PINA: Certo che rispondono!

TERESA: Io continuo a non capirci niente... Ho mai saputo di un morto che risponde…

BEPPO: Certo che ne abbiamo provate tante che potremmo provare anche questa. Ma come si fa a trovare il Medium?

PINA: Tranquillo! A quello ho già pensato io. Pensa che la figlia del povero Andrea Ciabatta due volte per settimana chiama suo padre e lui arriva e le parla.

TERESA: Perché due volte la settimana? Le altre sere i morti vanno al cinema?

PINA: Io non lo so dove vanno i morti le altre sere, ma di certo due volte la settimana lui, quando lo chiamano, viene a rispondere.

BEPPO: E quand'è che potrebbe essere libero quel Medium li?

PINA: Sorpresa!... Questa sera, anzi, fra un po' arriverà da noi. Ripeto, ho pensato io a tutto.

BEPPO: E se noi non avessimo voluto combinare questo affare?

PINA: Guarda Beppo, quando ci sono i soldi di nostro padre di mezzo qualsiasi modo avessimo usato per trovarle ci sarebbe andato bene.

BEPPO: Che rospa sei! Dopo tutto, se li troviamo, li dividiamo subito e sistemiamo i nostri debiti. Certo che tu, in quanto a vestiti, rossetti e parrucchiera, non ti tiri per niente indietro.

PINA: Perché tu invece, fra il fumo, andare al bar e alla partita, mi sembra che non risparmi più di tanto. E anche tu mamma, con la tua mania del lotto, spendi tutti quei quattro soldi della pensione di nostro padre.

TERESA: Guarda che io devo spendere un mucchio di soldi per curare le mie malattie e io non ho nemmeno il tìc. Pensa che la settimana scorsa il dottore mi ha trovato un polipo all'utero. Io non lo so come ho fatto a prendere un polipo se non sono mai stata nemmeno al mare... Ad ogni modo quei soldi ci servono e farò tutto il possibile per trovarli. Io non sono come la mia amica Maria.

BEPPO: Cosa c'entra la tua amica Maria?

TERESA: C'entra, c'entra… Perché lei, tutti i sabati sera, andava in chiesa davanti all'altare di Sant'Antonio e gli metteva nel vaso un paio di margherite e gli diceva: Sant'Antonio, fammi vincere al Totocalcio domani; se mi fai fare un tredici ti prometto che ti porto un mazzo di rose al posto delle margherite.

BEPPO: E allora?

TERESA: Allora, siccome non vinceva mai, il sabato successivo andava ancora in chiesa e ricominciava da capo. Un giorno, allora, Sant'Antonio deve essersi stancato, l'ha guardata...

PINA: Sant'Antonio ha guardato la Maria?

TERESA: Sì, Sant'Antonio ha guardato la Maria; me l’ha detto lei! Ha guardato la Maria e le ha detto un po' incazzato: "Guarda Maria che è inutile che tu venga sempre qui a rompermi le madonne. Se vuoi che ti dia una mano a vincere, almeno compila la schedina!"

BEPPO: Sentite donne: cosa necessita per fare quella... cerimonia li?

PINA: Quasi niente... Il nostro tavolino rotondo e nient'altro.

TERESA: Allora non costa molto.

PINA: Forse dovremo dare qualcosa di mancia al Medium, ma nulla di più.

BEPPO: Allora, mamma, sei d'accordo anche tu?

TERESA: Basta che saltino fuori questi benedetti soldi e vado prendere anche il tavolo di cemento di tre quintali che abbiamo in cortile.

PINA: Allora dobbiamo solo aspettare. Ormai è sera, fuori è buio e dovrebbe essere l’ora giusta. (Bussano).

PINA: Avanti! (Entra una figura piuttosto lugubre, vestita di nero. Voce cavernosa).

MEDIUM: Buona sera signori. Sono il Medium che avete ingaggiato per la seduta spiritica di questa sera.

PINA: Buonasera signor Medium. Grazie per essere venuto nella nostra casa.

MEDIUM: Il piacere è mio. Mi presento: sono il Medium Sepolcro Buonamorte, mio padre si chiamava Loculo Buonamorte e mia madre Mortisia Crepacuore.

TERESA: Che famiglia allegra...

PINA: Guarda mamma che anche la gente normale e famosa può chiamarsi così. Quel campione di sci per esempio? Si chiama Tomba. L'ex presidente degli industriali? Fossa...

TERESA: Ma almeno hanno tutta un'altra cera...

PINA: Mi hanno detto che lei è di più bravo di tutti a chiamare i morti qui sulla terra.

MEDIUM:   Verissimo. Mi sono diplomato Mago all'ateneo di Babilonia, all'università di Santo Spirito, all'istituto internazionale di San Sepolcro. Nelle mie sedute ho parlato con Napoleone dopo la battaglia di Waterloo…

TERESA:   Cos'è Beppo? Io di water ne conosco solo uno, quello del cesso.

MEDIUM:   Ho richiamato il fantasma di Garibaldi dopo la sua partenza in millecento…

TERESA: Non lo sapevo proprio che a quei tempi ci fosse già la millecento... Al massimo la Topolino...

MEDIUM:   …e dopo che è andato a Marsala…

TERESA:   Il mio Piero andava solo a grappa...

MEDIUM:   Ho evocato l'anima di Giuliano l'Apostata…

TERESA:  Anche al mio Piero si era ingrossata la prostica e si alzava tutte le sante notti a fare acqua sei o sette volte...

MEDIUM:   Se siete d'accordo direi di iniziare la seduta. Tutto pronto?

PINA:   Tutto pronto signor Medium. (La Pina porta in centro della stanza il tavolino rotondo)

MEDIUM:   Quando volete possiamo incominciare. Il tramonto ci copre col suo triste sudario, le tenebre ci stanno abbracciando, la notte ci avvolge col suo nero mantello e l'ora degli spiriti si avvicina…

TERESA:   Beppo, a me questo qui mi fa un po' di paura, mi sembra il rappresentante della buona morte…

BÉPO:   Veramente, se deve parlare con i morti non vorrai che metta un vestito a colori o si vesta da carnevale...

MEDIUM:   Ora ascoltate e seguite alla lettera quello che vi dirò. Ponete una candela sul tavolo e accendetela. (La Pina esegue) Spegnete le luci (La Pina esegue) Prendete posto attorno al tavolo. (Eseguono) Ora datevi la mano e tenetela stretta. Vi raccomando il massimo silenzio.

TERESA: (A bassa voce) E se mi viene da starnutire?

BEPPO:   Tienila!

MEDIUM:   Silenzio! Ora dovete fare un silenzio di tomba.

TERESA:   (A bassa voce) Beppo, ho paura! Questo parla già di tombe...

BEPPO:   Anch'io ho paura, ma se è per trovare i soldi di papà salterei anche dalla finestra o passerei la notte al cimitero.

MEDIUM:   Ora concentratevi… ancora più concentrati… Siete concentrati?

TERESA:   Si signore, siamo un campo di concentramento. Sono più concentrata della conserva nel tubetto...

MEDIUM:   Come appelliamo il defunto?

TERESA:   Non ho mai saputo che i morti si dovessero pelare...

MEDIUM:   Il nome! Come si chiamava il defunto?

PINA:   Piero. Però quando era quaggiù in terra lo chiamavano Piero del Menga.

MEDIUM:   E cosa volete dal Piero?

TERESA:   Ci  deve sapere signor Mediano…

MEDIUM:   Medium, signora, Medium!

TERESA:   Ci chiedo scusa signor medio, ma io di questi lavori non sono tanto pratica. Insomma, il mio Piero aveva vinto un sacco di palanche alla Sisal ed è morto e spirato senza dircelo dove le aveva nascondite e a noi ci piacesse trovarle.

MEDIUM:   Ho compreso tutto. Ora concentratevi di nuovo. Piero! Piero! Se ci sei batti un colpo! (Pausa) Piero, ti ripeto, se ci sei, se sei presente batti un colpo!

TERESA: (A bassa voce) Ci deve sapere signor medio che il mio Piero era un po' sordo d'orecchia  e forse sarebbe meglio levare un po' di più la voce.

MEDIUM:   Silenzio! Piero! Se ci sei batti un colpo! (Pausa. Si sente un colpo secco. La Teresa salta in piedi con un urlo)

TERESA:   Madonna mia benedetta che paura!

MEDIUM: Seduta! Non rovini tutto proprio ora signora. Si sieda! E' giunto il contatto. (Pausa) Piero! Se ci sei ancora batti due colpi! (Si sentono due colpi) Ecco, ora siamo sicuramente in contatto. Concentratevi. Piero, avverto la tua presenza. Sei qui, vero? Ti sentiamo… Puoi parlare?

(Dal fondo della scena, illuminato da un faro che inquadri solo lui, avanza la figura del Piero in veste bianca. Gli astanti, tuttavia, non la notano) Piero! Puoi parlare?

PIERO:   Guardate che alle persone, prima di morire, non tagliano via la lingua e, quindi, posso parlare. Si può sapere cosa volete?

TERESA:   (A bassa voce) Beppo... Pina... Me la sto facendo addosso dalla paura. La più dura è da imbottigliare...

MEDIUM:   E ora dicci Piero… dove hai nascosto i soldi che hai vinto al Totocalcio?

PIERO:   Al Totocalcio? Magari avessi vinto al Totocalcio... L'unica volta che ho vinto qualcosa è stato alla fiera di beneficenza dell'oratorio ed ho vinto un rotolo di carta igienica bucata…

TERESA: (A bassa voce) Impostore, era e rimane un impostore. Non lo ascolti signor Medio. I soldi li ha proprio vinti. Glielo giuro sulla testa del Piero.

MEDIUM:  E allora gli parli direttamente lei signora.

TERESA: Cosa devo dirgli?

MEDIUM: Quello che le viene dal cuore.

TERESA: Piero... Pierino...

PIERO: Che c'è!

TERESA: Ma sei davvero il Piero?

PIERO: Guarda che dov’ero io non c'è l'anagrafe. Piero ero in terra e Piero sono lassù.

TERESA: Allora Piero, ascolta la tua Teresa che quando eri qua ti voleva così bene...

PIERO: Io di Terese non ho mai avute e non ne ho mai conosciute.

TERESA: Ma Piero, cosa dici, non ti ricordi della tua Teresa, della tua Pina e del tuo Beppo?

PIERO: Io, di quella gente lì, non ho mai sentito parlare.

TERESA: Signor Medio, non gli creda; era ed è rimasto un bugiardo e uno spergiuro.

MEDIUM: Dimmi creatura dell’aldilà, tu sei il Piero?

PIERO: Certo che sono il Piero, altrimenti non sarei nemmeno venuto qui.

MEDIUM: Sei veramente il Piero ... Il Piero del Menga?

PIERO: Il Piero della Menga? Guardi che forse qui c'è uno sbaglio. Io sono il Piero, ma sulla terra mi chiamavano Piero Saponetta.

MEDIUM: Ma allora tu non sei il Piero del Menga?

PIERO: Certo che mi sembra di parlare con delle travi marce. Vi ho detto che io sono il Piero Saponetta.

MEDIUM:   Ma perché sei venuto tu?

PIERO: Allora, qualcuno mi ha detto che da queste parti chiamavano un Piero e, siccome dove sto io di Piero ce ne sono una carretta, hanno scelto me e sono venuto giù. Lo sbaglio d'avete fatto voi; dovevate chiamare il Piero del Menga e non un Piero qualsiasi.

MEDIUM:   Ma tu dove abitavi in vita?

PIERO: Proprio in fondo al paese in via Misericordia al 26.

MEDIUM: E di che sei morto?

PIERO: Non lo so. Il dottore mi ha detto che crepavo di salute; io non lo so se di salute si può crepare, ma io sono morto davvero. Quella pettegola di mia moglie va in giro a dire che ero alcolizzato per il vino, ma io bevevo solo grappa. Volete sapere ancora qualcosa o sono libero?

MEDIUM: Piero, scusaci se abbiamo invocato per errore della tua presenza. La prossima volta invocheremo l'entità del Piero del Menga. Tu, Piero Saponetta, sei libero! (Il faro si spegne e il Piero, non visto, si siede su una sedia in un angolo della stanza).

MEDIUM: Amici, credo che abbiamo sbagliato entità. Sarà meglio rimandare a domani sera. Accendete pure la luce e spegnete la candela. (Si alza) Ci vediamo domani sera, signori e vedrete che questa volta andrà sicuramente meglio. Che la notte buia e profonda sia con voi.

BEPPO:   E con lo spirito tuo…

TERESA: Lascia stare gli spiriti Beppo che stasera ne abbiamo già abbastanza di quel tipo lì che ci è arrivato fra i piedi.

PINA: Buona notte, signor Medium, grazie. Ci vedremo domani sera. (Il Medium esce. Si risiedono al tavolo).

BEPPO: Però... Non avrei mai pensato che queste trovate dovessero funzionare davvero.

PINA: Guarda tu però che sfortuna non aver trovato subito alla prima sera nostro padre...

TERESA: Certo che di Piero là in quel posto chissà quanti ce ne sono. È una bella cosa che non sia arrivato qui San Pietro in persona. Bisogna proprio che domani sera quel rappresentante di pompe funebri stia ben attento a chiamare il Piero del Menga, altrimenti chissà cosa ci arriverà stavolta.

PINA: Io mamma me ne vado a letto perché è tardi e devo alzarmi presto domani per andare a lavorare. Rimetto al suo posto il tavolino e poi vado. Ciao. (Fa per uscire e si accorge della presenza del Piero seduto su una poltrona dietro di loro. Urlando…). Mamma! Beppo! Madonna mia che paura!

BEPPO: Che c'è Pina? Hai visto il diavolo?

PINA: Peggio ancora. Guarda qui chi c'è! (Si girano anche gli altri verso il Piero).

TERESA: Ma... Ma questo ... Questo è...

PIERO: Il fantasma del povero Piero per servirla.

BEPPO: Quello di prima?

PIERO: Certo, quello di prima. Quanti Piero volete portar qui ancora?

TERESA: Ma... Ma... Ma non dovevi sparire?

PIERO: Veramente io sono stato chiamato, ma nessuno mi ha detto di sparire.

BEPPO: Ma cosa aspetti ad andartene?

PIERO: Perché… Perchè io non ho molta voglia di andarmene via.

BEPPO: Perché non hai voglia di andartene?

PIERO: Perché a scendere la strada è in discesa, ma per ritornare c'è da arrancare come un mulo.

PINA: Ma se sei uno spirito non dovresti pesare molto e non faresti tanta fatica ad andare in salita.

PIERO: Il fatto però è un altro... Insomma... La volete proprio sapere tutta?

BEPPO: Dimmela tutta...

PIERO: Il fatto è che non ricordo più che strada devo fare per tornare indietro...

TERESA: Ah, non andiamo male... Non vorrà per caso stare qui in casa nostra per tutta la vita!

PIERO: Per tutta la vita no, ma per tutta la morte sì.

PINA: E noi cosa potremmo fare per …aiutarti?

PIERO: Ho paura che non ci sia molto da fare. Quando morirà qualcuno in questa casa allora lo seguirò, ma prima… niente da fare!

TERESA: Come? Come? Cos'hai detto?

PIERO: E sì che non mi sembra di parlare giapponese... Quando morirà qualcuno in questa casa allora lo seguirò, ma prima… nulla da fare!

TERESA: Porca miseria, qui si fa davvero spessa... Ma… proprio in questa casa?

PIERO: Proprio in questa casa.

TERESA: Ma non potrebbe andar bene qualcuno del paese? Per esempio la Maria delle Befane che ha 93 anni e quando respira le senti tanto di quel catarro che sembra un trattore? O magari il Girolamo Acchiappamosche che ha preso un cactus cerebrale e sono tutti lì ad aspettare che crepi da un momento all'altro?

PIERO: Niente da fare, io me ne andrò quando creperà qualcuno in questa casa.

TERESA: Ma guardate voi cosa ci doveva capitare... Almeno fosse servita a qualcosa la seduta spiritosa di questa sera... Certo che il Medio, quel balordo, avrebbe potuto chiamare il Piero del Menga, non questo qui.

PIERO: Guarda che il Piero del Menga, anche se l'aveste chiamato, non poteva scendere.

TERESA: Perché non poteva scendere?

PIERO: Perché stava studiando con un angelo il modo di risparmiare nella gestione delle spese del paradiso.

TERESA: Avaro anche lassù! Ma allora vuol dire che si trova in paradiso?

PIERO: Certo che è su e anch'io, se proprio lo volete sapere. Abbiamo fatto un po' di anni di Purgatorio e poi ci hanno chiamato al piano di sopra.

TERESA: E si può sapere cosa ha deciso di fare per risparmiare sulle spese del paradiso?

PIERO: Di vendere tutte le croci d'oro dei cardinali, di vendere tutti gli anelli dei vescovi...

TERESA: Ma a quelle cose non deve pensarci il Signore?

PIERO: No, lui è fuori di discussione.

TERESA: Perché?

PIERO: Perché lui non sa risparmiare; ha le mani buche!

TERESA: Ma allora... Allora tu conosci il mio Piero...

PIERO: Altro che conoscerlo! Siamo due amiconi…

TERESA: Ma... Non ti ha mai parlato dei soldi che ha vinto al Totocalcio?

PIERO: Certo! Me ne parla quasi tutti i giorni…

TERESA: Ma non ti ha detto per caso dove le ha nascoste?

PIERO: Certo che me l'ha detto.

TERESA: Allora... Allora tu vuoi dire che… che sai dove le ha nascoste.

PIERO: Certo che lo so.

TERESA: Allora dimmelo, lazzarone che non sei altro!

PIERO: Ve lo dirò nel preciso momento in cui io partirò da qua, insomma quando rincorrerò il primo che morirà in questa casa.

PINA: E se noi ti facessimo dire qualche messa? Magari un ufficio con la scuola cantorum?

BEPPO: Magari porteremmo dei fiori freschi tutti i giorni sulla tua tomba.

PIERO: Niente da fare. Le messe non mi servono perché sono già in paradiso e ai fiori ci pensa mia moglie a mettermeli di plastica, così durano tutto l'anno, che se riesco a comparirle davanti almeno una volta la faccio morire di paura quella bestia!

TERESA: Perché quella bestia?

PIERO: Perché non ha mai smesso di parlar male di me sia prima che dopo morto! E che io ero un ubriacone, e che io ero un lazzarone, e che io non sono mai stato capace di fare niente...

TERESA: Dai Piero, dai Pierino... Dimmi dove ha nascosto i soldi...

PINA: Ho paura mamma che non te lo dica neanche a morire.

PIERO: Per forza... Sono già morto...

BEPPO: Però qui dobbiamo trovarla una soluzione; non possiamo sempre tenerlo qui in casa!

TERESA: Beh, dove vuoi metterlo? Nel cortile? Così che, quando passa, la gente crepi di paura? (Rivolgendosi verso il pubblico). Daiperò anche voi, datemi una mano. Cosa fareste in questa situazione se anche voi aveste un fantasma nella vostra casa? Un fantasma che, per di più, se ne vuole andare solo quando creperà uno di noi? Per favore, pensateci su un momento e ditemi come dobbiamo fare. Ma fate in fretta, parlatene fra di voi e fatecelo sapere prima che cominci il secondo atto.

Atto secondo

(I tre sono seduti al tavolino. Il Piero è fuori scena)

BEPPO: Insomma mamma, se dobbiamo tenere conto dell'età, la prima a morire dovresti essere tu...

TERESA: Beppo, ma dici queste cose a tua madre? Guarda tu adesso che per far sparire il fantasma del Piero devo diventare un cadavere freddo e disteso.

PINA: Mamma, io di cadaveri caldi e in piedi non ho mai visti. Guarda che ti faremmo fare un bel funerale, chiameremo quattro preti, la banda, cinque o sei corone di fiori con su due dei nastri viola dove ci sarà scritto " i tuoi cari figli prediletti", un bel loculo a mezza altezza per riuscire meglio a metterci fiori, la lucetta accesa giorno e notte, la tua bella fotografia a colori...

TERESA: Solo a pensarci sono davvero felice... Guarda tu se queste sono cose da dire a tua madre, brutta piattola! E se invece noi facessimo morire la gatta con una polpettina all'arsenico, non sarebbe lo stesso? Dopo tutto fa parte della famiglia...

PINA: Guarda che quello sarà morto, ma non è mica scemo. Non credo che ci caschi…

BEPPO: Insomma, qualcuno bisogna che si sacrifici per il bene degli altri.

PINA: E perché non te?

BEPPO: Perché, se dobbiamo trovare i soldi del papà, bisogna che ci sia qualcuno che sia capace di investirli, di farli fruttare e di… spenderli.

PINA: Per quello sono capace anch'io. Muori tranquillo Beppo, non ci sono problemi e ti assicuro che ti faccio costruire una tomba talmente grande che deve assomigliare a un condominio. Ti faccio mettere la fotografia a colori, una bella lapide di marmo, una lucetta sempre accesa, una bella dedica...

BEPPO: E cosa ci scriveresti per esempio?

PINA: "Il Beppo dei Menga era buono come il pane. Lascia sconsolate nel dolore e nella ricchezza la sua mamma adorata e sua sorella Pina che gli voleva tanto bene". Contento?

BEPPO: Contento una bella madonna! Vacci tu allora al cimitero che la dedica te la faccio io.

PINA: Che cosa ci scriveresti per esempio?

BEPPO: "Qui giace morta la povera Pina, che andò nell'aldilà, sacrificandosi poverina, per trovare i soldi di papà". Ti va bene questo?

PINA: Altro che! E magari potresti continuare col dire: "Per avere quattro ghelli - questa scema di famiglia -    lasciò questo, lasciò quelli- ed il Beppo se li piglia".

DON REDENTO: Permesso? Permesso? Ho già visto, devo entrare senza che nessuno mi dica avanti.

TERESA: Mi scusi, mi scusi don Redento, ma stavamo ragionando di... affari di famiglia. Venga, si accomodi. Le faccio un caffè?

DON REDENTO: No no grazie. Anzi, vi dirò che vado di fretta.

TERESA: E perché va di fretta.?

DON REDENTO: C'è la Ester dei Bortoli che sta male e bisogna che vada a darle l'estrema unzione.

TERESA: Ma non è quella che abita tutta sola in quella cascina che sembra stia in piedi per un miracolo?

DON REDENTO: Proprio quella, figliola.

TERESA: Lei lo sa signor prevosto che noi siamo gente di poche parole, ma abbiamo un cuore grande così che non è tutto nostro. Insomma, per fare un'opera di carità cristiana noi potremmo… ospitarla qui nella nostra casa. Povera creatura!

DON REDENTO: E se per caso venisse a morire proprio qui nella vostra casa? Non ci avete pensato?

TERESA: Sarebbe una vera fortuna!

DON REDENTO: Una fortuna che muoia?

TERESA: No, non che muoia, ma che potesse prepararsi all'eventuale dipartita per l'al di là  con tutti i conforti religiosi e familiari e in un ambiente sereno e tranquillo.

DON REDENTO: Certo Teresa che lei è proprio una santa donna per voler fare un'azione del genere, ma non credo che il dottore permetta di trasportarla nelle condizioni in cui si trova.

TERESA: Peccato. Un vero peccato mortale.

(Don Redento ogni poco tossisce).

TERESA: Ma che brutta tosse ha don Redento. Si faccia curare. Vada almeno dal dottore...

DON REDENTO: Veramente, per dirla fra di noi, è proprio colpa del dottore se ha beccato questa tosse.

PINA: Come, come per colpa del dottore?

DON REDENTO: Sono andato dal dottore per farmi provare la pressione del sangue e lui mi guarda e mi dice: "Don Redento, guardi che lei deve fumare dieci sigarette al giorno, non una di più". Dopo qualche giorno ho telefonato al dottore per dirgli che mi era venuta una brutta tosse e lui mi dice: "Guardi signor prevosto che saranno le sigarette". E io: "Non ho dubbio signor dottore che sono state le sigarette perché io non ho mai fumato in tutta la mia vita e la tosse m'è venuta a fumare le dieci sigarette che lei mi ha prescritto". Ma, ditemi un po', si può sapere la ragione per la quale mi avete chiamato qui nella vostra casa? C'è qualche ammalato?

PINA: Don Redento, più che un ammalato c'è un ... c'è un morto.

DON REDENTO: Come una morto? In questa casa siete in tre e mi sembra che stiate bene tutti tre.

TERESA: No signor Prevosto, non siamo noi che siamo morti, glielo assicuro, glielo giuro sulla testa della buona anima del mio povero marito...

DON REDENTO: Veramente non c'è tanto da giurare, se state in piedi e respirate tutti tre vuol dire che non siete morti.

TERESA: Vedete ragazzi cosa vuol dire avere studiato? Ha capito subito che noi non siamo morti…

DON REDENTO: E il morto chi sarebbe allora?

BEPPO: Il morto, reverendo, sarebbe il Piero.

DON REDENTO: Fatemi capire brava gente. Lo so benissimo che vostro padre è morto quattro anni fa e so anche che non ha voluto un funerale cristiano e che ha preferito essere cremato. Forse vi riferite a quella scatolina dove tenete le sue ceneri?

BEPPO: No Don Redento, purtroppo è un altro Piero.

DON REDENTO: Se prima non capivo niente, adesso capisco ancora di meno.

TERESA: Signor Prevosto, devo dirle una cosa, ma lei, per piacere, non si arrabbi. Deve sapere che ieri sera noi abbiamo fatto una seduta spiritosa.

DON REDENTO: Avete raccontato le barzellette?

BEPPO: Era una seduta… spiritica, reverendo.

DON REDENTO: Una seduta spiritica nella vostra casa! Che scandalo! Perdonali Signore! Essi non sanno quello che si fanno.

TERESA: Veramente noi sapevamo quello che stavamo facendo. Per non tirarla troppo lunga, volevamo chiamare il mio povero marito per chiedergli... Se era finalmente arrivato in paradiso.

DON REDENTO: E cos'è successo?

PINA: È successo che al suo posto è arrivato un altro Piero.

DON REDENTO: E che fine avrebbe fatto questo Piero?

BEPPO: E di là che guarda la televisione.

PINA: Insomma, Signor Prevosto, noi l'avremmo chiamata per dargli una benedizione speciale per farlo ritornare da dove è venuto.

DON REDENTO: Cose dell'altro mondo!

TERESA: Proprio cose dell'altro mondo!

DON REDENTO: Quindi io dovrei fare una specie di esorcismo allora. Mah, io credo che mi stiate prendendo in giro. Ma io voglio stare al gioco. Andate a chiamare questo Piero e voi state di là che ci penso io. (Escono). Guarda tu cosa mi tocca sentire. I miei parrocchiani che fanno le sedute spiritiche per chiamare i morti... (Entro il Piero).

PIERO: Mi hanno detto che qualcuno mi chiama.

DON REDENTO: Saresti tu il Piero?

PIERO: In carne ed ossa, anzi in puro spirito.

DON REDENTO: Guarda che io sono venuto qui per rimandarti da dove sei venuto.

PIERO: Magari ci riuscisse... Io mi stanco a star qui a non far niente.

DON REDENTO: Adesso mettiti lì e ascolta.(Trae il breviario e legge) Spiritus qui venisti ad mundum nostrum per orationem ominum pauce fidèi…

PIERO: Mi scusi, ma guardi che io non capisco proprio niente di quello che lei sta dicendo.

DON REDENTO: Come non capisci niente? E sì che queste formule sono scritte in latino.

PIERO: Ma per me quella roba lì è arabo. Guardi che io a scuola ho fatto solo la seconda...

DON REDENTO: Allora cosa facciamo?

PIERO: Se non lo sa lei che è del mestiere...

DON REDENTO: E se ti essi una benedizione speciale, magari quella urbi e orbi?

PIERO: Veramente, mi scusi, ma orbo sarà lei!

DON REDENTO: Teresa! Beppo! Pina! (Entrano).

PINA: È andato?

DON REDENTO: No, è ancora lì. Non posso fare proprio niente. Non sa il latino...

BEPPO: E allora?

DON REDENTO: Io adesso devo andare a dare l'estrema unzione alla Ester dei Bortoli.

TERESA: E noi cosa ne facciamo di questo qui?

DON REDENTO: Semplice, gli fate dare qualche lezione di latino e, quando lo capirà, mi chiamate; io gli recito ancora la formula di prima e lui partirà. Buonasera a tutti. (Esce).

PINA: Mamma, io ho un'altra idea.

BEPPO: Se è come quella di ieri non tirarla nemmeno fuori.

TERESA: Beppo, idea, buona o cattiva, qui bisogna provarle proprio tutte. Vai avanti Pina.

PINA: Io stamattina mi sono rivolta a un Mago. Gli ho raccontato tutto e lui mi ha detto che avrebbe pensato lui a far partire il Piero. Insomma, con quattro parole magiche mi ha assicurato che metterà tutto apposto.

BEPPO: Per me quello lì non lo fa partire nemmeno il capostazione col cappello, la paletta e il fischietto.

TERESA: E quand'è che dovrebbe venire quel Mago li?

PINA: Alle cinque precise spaccate.

BEPPO: Veramente adesso sono le cinque precise spaccate...

PINA: E allora dovrebbe essere già qui. Mi ha detto che lui è preciso come un orologio svizzero.

Mago: (Bussa). Si può?

PINA:   (Gli va incontro. Entra il Mago vestito in modo stravagante con un turibolo in mano) Buona sera Mago Maghino. Sono proprio contenta che lei si sia ricordato di venire.

MAGO:   Mago Maghino sa tutto, conosce tutto e ricorda tutto. Mago Maghino conosce il passato, conosce il presente e conosce il futuro.

TERESA:   Allora conosce anche il nostro di futuro?

MAGO:   Mago Maghino è il detentore dell'unico, vero e infallibile oroscopo dell'umanità. Ora ti dirò il vostro futuro prossimo donna... (Declama con le braccia aperte) State a sentire che Mago Maghino-ora vi dice il vostro destino. Or siate allegri, povera gente-anche se oggi avete niente. Vedo ricchezze, vedo milioni-e in questa casa nuovi ricconi. Vedo miliardi cader come manna-su questa gente povera in canna. Diventerete ricchi sfondati-bene vestiti e ingioiellati. Ora il futuro non sarà più nero-con le palanche del povero Piero.

TERESA:   Parla proprio come un libro stampato...

MAGO:   Perché il vostro futuro l'abbiate presto in mano - dovete comprare il magico talismano. Dieci euro, prego. (Consegna un ciondolo che gli altri si metteranno al collo. Versano a turno i dieci euro)

TERESA:   Veramente, invece di diventare ricchi, siamo ancor più poveri di 10 euro...

PINA:   Mamma, guarda che questo devi prenderlo come un investimento... Guarda che neanche un cagnolino ti lecca la mano se non gli dai niente...

MAGO:   I miei poteri esoterici vanno al di là dei mari, al di là delle terre emerse e sommerse, al di là delle nuvole, al di là delle stelle…

TERESA:   Proprio come un missile…

MAGO:   Il problema lo conosco e pertanto uscite da questa stanza di modo che possa dare sfogo ai miei poteri magici e occulti. (Escono) Ed ora a me, anima inquieta.

PIERO:   Guarda che io sono qui calmo e pacifico. Mi sembra che sia tu il più agitato...

MAGO:   (Gira attorno al Piero salmodiando e diffondendo fumo d'incenso) Martiri, santi e Belzebù - fate che il Piero torni lassù. Spiriti, folletti ed entità - fate che il Piero vada via di qua. Forze del bene, forze del male - fate che il Piero vada fuori dalle palle!

PIERO:   (Gira su se stesso seguendo le volte del Mago) Se fai ancora qualche giro va a finire che mi fai venire i balordoni. (Il Mago continua) Et…ciù! Et...ciù! La vuoi smettere o no di far andare avanti e indietro quello scatolotto? Guarda che io sono allergico al fumo, vuoi capirla sì o no?

MAGO:   (Continuando) Santi, Arcangeli e Padreterno - fai tornare quest'anima all'inferno!

PIERO:   Oéla... piano, piano… Guarda che io non sono mai stato all'inferno, ma, se continui in quel modo, ti ci mando io con due porconi di quelli giusti!

MAGO:   San Pancrazio, San Gervaso e San Vittorio - fa tornare questo tipo al Purgatorio!

PIERO:   Questa è bella! Ci sono già stato tre anni e 10 mesi e tu vorresti mandarmi giù di nuovo!? Tu sei proprio matto!

MAGO:   Santi e Martiri fate un sorriso - riprendetevi questo tizio in Paradiso.

PIERO:   Guarda che lì mi riprenderebbero indietro volentieri, ma sono io che non mi ricordo più la strada per ritornarci.

MAGO:   San Gaudenzio, San Michele e San Clemente - sbrigatevela voi che io non posso fare niente. (Esce ancora turibolando)

PIERO: Et…ciù! Et...ciù! Penso sia la prima volta che riescono a fare ammalare un morto... E adesso chi chiameranno? La Chiesa l'hanno chiamata, la scienza l'hanno chiamata, adesso rimane solo il presidente della Repubblica... (Rientrano gli altri).

BEPPO: Ma sei ancora qui?

PIERO: Perché? Dove dovrei essere? Al cinema?

PINA: Allora, non ha funzionato nemmeno con il Mago?

PIERO: Ve l'ho detto, io partirò da qua quando potrò rincorrere l'anima di qualcuno che creperà in questa casa. Punto e basta! (Bussano alla porta. Il Piero si siede in un angolo).

TERESA: Chi è?

LUCREZIA: (Da fuori). I mortiii!

PINA: Madonna mia, allora è un vizio! Chi sarà mamma?

TERESA: Avanti!

LUCREZIA: (Entra con una scatola per raccogliere le offerte). Buona sera donne, ciao Beppo.

TERESA: Accidenti a te Lucrezia, mi hai fatto prendere un tale spavento che domani dovrò andare in farmacia a comperare lo sciroppo per i vermi.

LUCREZIA: Come mai Teresa?

TERESA: Ma non potresti rispondere "sono la Lucrezia Saponetta" e non i "i mortiii". (Il Piero ha un sussulto). Se mi fossi trovata per caso a passare dalle parti del cimitero e avessi sentito "i mortiii" come minimo mi sarebbe venuta una polpettazione al cuore e come massimo sarei crepata con un colpo apostolico. È questa la maniera di rispondere?

LUCREZIA: Ma Teresa, lo sai che al venerdì vado in giro a raccogliere le offerte per l'ufficio funebre di tutti i morti del paese. Poveri defunti, tante volte dimenticati da chi è rimasto qui in terra, senza preghiere e de profundis, Con questi soldi che tiriamo assieme facciamo almeno dire una straccia di messa. Dopotutto non pensi che anche il tuo Piero ne abbia bisogno?

TERESA: Guarda che il mio Piero è già in paradiso.

LUCREZIA: Come fai a saperlo? Io non ne sarei poi molto sicura. Ti è per caso comparso in sogno?

TERESA: Lo so e basta.

LUCREZIA: Io invece vado a raccogliere questi soldi perché penso anche all'anima disgraziata del mio Piero. Poveretto. Chissà quante centinaia di anni di purgatorio dovrà fare per quello che ha combinato sulla terra.

TERESA: La madonna! Non avrà ammazzato qualcuno!

LUCREZIA: Ammazzato non ha ammazzato nessuno, ma per il resto le ha fatte proprie tutte, proprio tutte, quel tira tardi, lazzarone, ubriacone, mangiapane a tradimento! Povero martire. E sì che ogni sei mesi che gli porto anche i fiori sulla tomba. Non che li meriti, ma, lo sai cosa dice la gente se non cambi i fiori ai morti sulla tomba. Se glieli metti di plastica dicono che sei avara e che non vuoi cambiarli tutte le settimane, se li metti cosi così dicono che quando era in vita non gli volevi poi troppo bene, se tu glieli mette molto belli dicono che vuoi fare il dì più e far sfigurare le tombe vicine. Insomma, fra un po' glieli faccio dipingere sulla tomba così diranno almeno che ho fatto un'opera d'arte.

TERESA: Cosa vuoi farci, pensa che noi non possiamo nemmeno andare il cimitero a trovare il nostro Pietro perché lui, quell'originale, ha voluto farsi bruciare. Guarda cosa mi è rimasto, uno scatolotto di polvere. Pensa che il Beppo un giorno, sopra pensiero, l'ha preso per lo scatolino del pepe. Non l'ha messo sull'insalata?

LUCREZIA: In quanto a originale anche il mio Piero non gli mancava niente. Pensa che prima di morire, per paura di svegliarsi dopo essere stato sepolto, ho dovuto promettergli di mettergli nella cassa un cellulare.

TERESA: Quale? Quello dei carabinieri?

LUCREZIA: Non quel cellulare li, il telefonino, quello che usano adesso e che la gente tiene in tasca per telefonare e fare i messaggi.

TERESA: Fare i massaggi col telefono? Certo che le inventano proprio tutte… Io ero abituata col telegrafo della posta…

PINA: Ma si può sapere perché voleva il telefono nella cassa?

LUCREZIA: Te l'ho detto, se per caso si fosse svegliato per ... Come si chiama? La morte trasparente...

BEPPO: Morte apparente, Lucrezia...

LUCREZIA: Ecco, proprio quella; se per caso si fosse svegliato dopo morto lui avrebbe preso il telefono e mi avrebbe chiamato per dirmi che era ancora vivo e che l'avevamo sotterrato per errore.

PINA: Allora hai fatto l'abbonamento alla Telecom...

LUCREZIA: No, io ho comprato un tesserino da venti euro e gliel'ho messo dentro. Però devo confessarvi una cosa; lui si è fatto promettere di farsi mettere il telefono e la tessera e io, per essere apposto con la coscienza, gli ho messo nella cassa il telefono e la tessera...

TERESA: E allora cos'hai da confessare Lucrezia?

LUCREZIA: Che non gli ho messo la batteria! Non si sa mai, quello sarebbe stato capace di svegliarsi apposta per fare dispetto a me.

PINA: Certo Lucrezia che non hai un gran bel ricordo del tuo povero Piero...

LUCREZIA: Cosa? Pensa che ha venduto perfino la bicicletta per andare all'osteria e a me aveva detto che gliel'avevano rubata. Non solo, mi ha sempre fatto fare una vita grama tant'era avaro. Pensa che tutte le volte che mi vedeva mangiare un nuovo si metteva a piangere perché diceva che, se invece di mangiarlo, l'avessimo messo sotto la chioccia, avremmo potuto avere una gallina di più nel pollaio. Capito Teresa?

TERESA: Ma non potevi conoscerlo prima di sposarlo che era così avaro?

LUCREZIA: Certo che avrei potuto capirlo, ma l'amore mi aveva chiuso gli occhi. Pensate che una sera, proprio quella sera che mio padre e mia madre avevano deciso di uscire a cena con i loro amici, gli avevo promesso di farlo salire in casa. Gli avevo detto che, come segnale, avrei gettato dalla finestra una moneta da dieci centesimi. Io la moneta gliel'ho l'ho gettata, ho atteso un paio d'ore, ma lui non è salito. Il giorno successivo, quando l'ho visto alla funzione del mese di maggio, gli ho chiesto perché non era salito in casa. E lui, quell'avaraccio, ha detto che aveva passato un paio di ore a cercare i dieci centesimi…

PIERO: (Si presenta di botto davanti alla moglie) Invece non è vero, brutta rospa! Brutta bestia e bugiarda che non sei altro! Non era una moneta da dieci centesimi, ma di un euro! Sprecona!

LUCREZIA: (Lo vede che starà strabuzza gli occhi). Ma... Ma... O Dio. O Dio mio... Ma tu sei... Ma tu sei...

PIERO: Il Piero, il tuo povero marito che tu hai fatto crepare di disperazione per aver avuto una belva come te per moglie. Il Piero, si, quel buono a nulla, lazzarone, ubriacone, mangiapane a tradimento!

LUCREZIA: Santa vergine del rosario, madonna mia che paura! Ragazzi mi sento male... Madonna il mio cuore... Il mio cuore...(Cade morta a terra. Tutti le si fanno attorno e Lucrezia, non vista e durante le prossime battute, si toglie l'abito e rimane con una veste bianca come quella del Piero)

PINA: Lucrezia... Lucrezia... Svegliati! Beppo, falle la respirazione bocca a bocca...

BEPPO: Io no che non le faccio la respirazione bocca a bocca. Ha il fiato che puzza come una mucchio di letame. E se puoi mi rimane attaccata la dentiera? Se proprio insisti vado a prendere la pompa della bicicletta…

TERESA: Neh ragazzi... Io direi di lasciar fare al Signore. Quello che decide lui è sempre ben fatto.

PINA: Cosa vuoi dire mamma?

TERESA: Insomma, se la sua anima vuole volare in paradiso... Ci vada pure. Sia fatta la volontà del signore. Se lui la vuole tirar su assieme ai suoi angeli, lasciamolo fare, che vada pure su...

PINA: Mamma, per me la Lucrezia è morta  e defunta spiaccicata.

BEPPO: Fammi vedere. A me sembra proprio che sia morta davvero. E adesso cosa succede?

TERESA: Io penso davvero di saperlo cosa succede. Se è giusto quello che io penso tutte le nostre disgrazie dovrebbero finire. Allora Piero, non aspettavi, per partire, che qualcuno crepasse in questa casa? Adesso devi mantenere la parola...(I tre si scostano. La Lucrezia, seguita dal faro, si alza lentamente e si avvia, uscendo, piano piano verso la porta. Il Piero, fregandosi le mani e salutando con cenni del braccio, la segue. Utile musica ad hoc).

TERESA: Fatto, tutto fatto. Non mi sembra vero ragazzi. Il Piero ha rincorso la prima persona che è crepata in questa casa. Alleluia!

BEPPO e PINA: Alleluia!

PINA: Però il Piero non ha mantenuto la sua promessa.

BEPPO: Quale promessa?

PINA: Insomma, quella di farci sapere, nel momento in cui fosse partito, dove sono nascoste i soldi di nostro padre.

BEPPO: Accidenti è vero. Io non riesco a capire come facciano a entrare in paradiso quegli imbroglioni lì.

TERESA: (Guardando il tavolino) Guarda guarda qui... Ma... Era qui anche prima questa busta?

PINA: Veramente io non l'ho vista prima.

BEPPO: Cosa sarà?

PINA: E se provassimo ad aprirla?

TERESA: (La afferra e legge sulla busta) " Spiegazione su dove il Piero del Menga ha nascosto le palanche". (Si siedono con ansia attorno al tavolo chiusa ). Allora? La apro?

PINA: Insomma mamma, è una vita intera che attendiamo questo momento! Dai, aprila...

TERESA: La apro?

BEPPO: Svegliati! O vuoi farmi prendere un infarto al cuore?

TERESA: Ragazzi, voi sapete che io ho il diabete mellifluo e la pensione arteriosa e non vorrei che  per l'emozione mi venga anche un collasso cardio circonvallatorio... Ci provo?

PINA: Prova!

TERESA: Ragazzi, ascoltatemi un attimo, cosa ne faremo di tutti questi soldi?

PINA: Io smetto subito di lavorare e faccio la signora. Come prima cosa vado in un istituto di bellezza, mi faccio gonfiare le labbra con il silicone, mi faccio gonfiare lo stomaco, mi faccio gonfiare...

BEPPO: Guarda che a quella maniera lì rischi di diventare un pallone. Io invece mi accontenterei di una Ferrari Testa rossa per far scoppiare di invidia i miei amici. Ci caricherei una bella ragazza e andrei dritto dritto fino alle Maldive.

PINA: Con la macchina?

BEPPO: Come vuoi che vada alle Maldive? Col treno? Non lo so se ci sono le rotaie fino là…

TERESA: Neh, cari i miei due paperoni, non sarebbe meglio sapere prima quante sono questi benedetti soldi? Io mi accontenterei di qualcosa di meno di voi. Una bella pelliccia di visone che mi giunga fino in fondo i piedi come quello della mia amica Maria che va in giro che sembra la principessa del pisello, una bella vasca da bagno di quelle che sparano fuori l'acqua da tutti buchi, come si chiama... ah, Vacussi, per farmi passare tutti dolori romantici che ho addosso e dieci o quindici euro per far dire una straccia di messa per il vostro povero padre così generoso da lasciare qua la sua famiglia a nuotare nell'oro e nella ricchezza. Allora, la apriamo questa lettera?

PINA: Sbrigati, cosa aspetti?

TERESA: Che mi si calmi il cuore, no?(Apre la busta, tremando estrae lentamente il foglio e legge) Gentile famiglia del Piero del Menga. Grazie per l'ospitalità. Approfitto della partenza per l'al di là della mia Lucrezia per rincorrerla con sommo piacere. Così, se apre una ancora volta la bocca, gliela chiudo subito io. E così vi liberate anche della buonanima del Piero Saponetta. Volevate sapere dove il vostro Piero ha nascosto le palanche? Ve lo dico bello, preciso e chiaro. Quando è morto, al momento di chiudere la cassa, un notaio, confuso nel mezzo degli ospiti, gli ha messo dentro tutte le sue palanche perché le aveva vinte lui ed erano soltanto sue e aveva deciso di portarsele con lui per sempre nell'aldilà. Io il mio dovere l'ho fatto. Ciao. Ci vedremo lassù. Il vostro Piero Saponetta" (Profondo silenzio)

TERESA: (Rivolgendosi verso la fotografia del Piero chiusa ). Disgraziato, porco, lazzarone! E io che davo sempre cinque centesimi alla Lucrezia per le messe dei morti...

PINA: E adesso cosa facciamo?

BEPPO: Semplice... Andiamo al cimitero, apriamo la cassa...

TERESA: Io dico che tu Beppo sei tutto scemo.

BEPPO: Perché?

TERESA: Ma non ti ricordi, cretino, che si è fatto bruciare lui e la cassa? Quel rospo i soldi li ha bruciati assieme a lui!

PINA: Che disastro!

BEPPO: Che disgrazia!

TERESA: Chi è disgraziato vorrai dire! Guarda Piero, questo non me lo dovevi fare. Adesso ragazzi vi vendico io! (Prende il barattolo delle ceneri. Legge l'etichetta) "Ceneri appartenenti al defunto Piero del Menga" (Esce e poco dopo si sente il rumore dello sciacquone del bagno. Rientra) Lì, adesso sei nel posto che ti meriti!

PINA: Ma mamma, ha il buttato il papà nel cesso?

TERESA: L'avrei buttato giù volentieri quella bestia! Dovete sapere che da quel forno dove l'hanno bruciato non è uscito più niente, solo fumo e basta. Devono essersi sbagliati a fare qualcosa, magari hanno messo troppa legna. Sono stata io a togliere un po' di cenere dalla stufa, metterla in questa scatola per darvi un ricordo del vostro padre.

PINA: E adesso che si fa?

TERESA: Adesso non ci rimane altro che tirarci su ben benino le maniche e cercare di tirare avanti da soli. Avete capito ragazzi? Ciao vasca da bagno, ciao pelliccia di visone...

PINA: Ciao silicone...

BEPPO: Ciao Ferrari…

TERESA: (Si rivolge al pubblico) Avete capito cari i miei amici che siete stati qui bravi bravi tutta la sera a rincorrere la nostra avventura? Allora ascoltatemi bene e pulite bene le orecchie perché ho una cosa importante da dirvi. C'è un proverbio che sembra inventato apposta per la nostra storia; e sapete che dice? "Chi aspetta le scarpe dei morti, camminerà a piedi nudi per tutta la vita".