Il fico d’India

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IL FICO D'INDIA

IL FICO D'INDIA

Commedia in tre atti di Franco Giacomarro.

PERSONAGGI:

Claudio Bianchini, rappresentante di ombrelli, 45 anni.

Giuseppe Macaluso, venditore ambulante, 75 anni.

Contessa Eufrasia Aragonas di Caltavuturo,40 anni.

Zà Rosa la cumpustera, contadina.

Luigi Insanchi, capostazione.

Giovanni Lanas, pastore.

Michele Caputo, maresciallo.

Pubblico Ministero.

Avvocato accusa.

Avvocato difesa.

Rosalia, ragazza, 18 anni.

Giuseppe, fidanzato di Rosalia, 25 anni.

Zà Sara, madre di Rosalia, 40 anni.

Forestiero.

Minica, spettatrice udienza.

Pippina, sua sorella.

Uscieri del tribunale.

Carabinieri.

Tamburinaio

ATTO PRIMO

(Estate, agosto. Paesino di Malabanna. Sono le cinque del mattino. La facciata di una stazione ferroviaria. Una strada. Un orologio sulla porta della stazione. Un lampione elettrico in stile antico. Due panchine di legno appoggiate al muro della stazione e collocate ai lati del portone centrale. Insegna blu col nome del paese: "Malabanna". Su un lato della scena c'è la bancarella di un semensaio che è sdraiato su una poltroncina portatile e russa con la bocca aperta, tenendo in testa una coppola e ha addosso una coperta bucherellata. Ai lati di una delle panchine ci sono due vasi con fiori. Si ode il rumore di un treno che arriva in stazione e una voce sonnecchiante annuncia dall'altoparlante:)

VOCE: "E' in arrivo sul primo binario treno locale Palermo-Agrigento".

( Attimi di silenzio. Di nuovo la voce)

VOCE:  "E' in partenza dal primo binario treno locale Palermo-Agrigento".

(Rumore del treno che riparte. Si apre la porta d'ingresso della stazione ed esce un signore vestito distintamente, con una 24 ore e un grosso sacco come quelli che si usano per il gioco del golf pieno di ombrelli di vari colori e forme. E' un rappresentante di ombrelli. Ai lati della stazione si trovano due muri di pietra grezza; dietro uno di loro spunta la parte superiore di un fico d'india. 11 rappresentante si guarda intorno, si siede su una panchina e poi, visto l'ambulante, si alza e gli si avvicina deciso)

SCENA PRIMA

(Claudio, semensaro)

CLAUDIO: Buongiorno. (Il  semensaro continua a dormire. Più forte) Ehi, dico a lei!(Nessuna reazione. Urlando) Buongiorno!

SEMENSARO: (Svegliandosi di soprassalto) Simensa! Iu sulu simensa vinnu! Un sulu simensa, ma puru pistacchi, ciciri, nuciddi pastigghie, castagne…ma ssù cosa chi dici lei unni lu vinnu!

CLAUDIO: E io come faccio a capire che lei non vende giornali, dato che qui non c'è un'insegna? (Alza gli occhi)

SEMENSARO: Ma egregiu amicu, chi ci lu scrivu a fari? Tanti lu sannu tutti chi vinnu sti cosi. E poi si vidinu! Lei nni vidi giornali? Chi ci pari chi li tegnu ammucciati ccà sutta?

CLAUDIO: Va bene, ho capito: lei non vende giornali ma solo dannati semi di zucca salati! Vuol dire che mi

siedero' qui ad aspettare un taxi!

SEMENSARO: (Ridendo) Chi aspetta lei, lu craxi? Lu sapi chi ci dicu? Si facissi nna bedda passiata a l'appedi, accussì si sdulica li rini! Lu taxi!

CLAUDIO: E' inutile che ride e sbraita così, tanto non la capisco! Ci vorrebbe il traduttore simultaneo, ci vorrebbe!

SEMENSARO: Ora sugnu iu chi un capisciu a lei!

CLAUDIO: E ora la prego di tacere! E la smetta di importunarmi con le sue chiacchiere! (Si siede sulla panchina e apre la 24 ore, ne estrae un block-notes e comincia a scrivere. Il semensaro si alza e, non visto, sbircia dentro il block-notes. Claudio se ne accorge) Beh? Cosa guarda? Qua ci sono scritte cose private, che non sono tenuto a far conoscere a lei!

SEMENSARO: Ma picchi si sta arrabbiannu? Iu sugnu arfabeta! E cu ci capisci ddocu? Mi nni vaiu, un si pigghiassi colliri!

CLAUDIO: Ah, era ora! (Il semensaro si allontana e ritorna a sedersi sulla sdraio. Claudio riprende a scrivere e improvvisamente si sente il canto di un gallo. Claudio sbuffa infastidito)

SEMENSARO: La sveglia! Cantau lu addii. di mastru Brasi Fumunivuru!

CLAUDIO: Che bel paese! A quest'ora dormono tutti! (Guarda l'orologio della stazione) Alle cinque e un quarto!

SEMENSARO: Chi talia lu roggiu? (Ride) Fermu è! Avi dudici anni chi è fermu!

CLAUDIO: E perché non lo aggiustano?

SEMENSARO: E a chi servi? Li cristiani Vhannu lu roggiu! E poi c'è lu addu...(Si ode il raglio di un asino)

CLAUDIO: (Sempre più agitato) A che si ci mettono… sveglia mattutina, galli, asini, bestie…cittadini… villani! (Riprendendo a scrivere, poi fermandosi) E qui…non piove mai?

SEMENSARO: Ccà? Avi sei misi chi un chiovi! Ma picchi ci `nteressa a vossia?

CLAUDIO: Perché io…vendo ombrelli!

SEMENSARO: (Ridendo) E lei ccà veni a vinniri paracqua? E a cu l'avi a vinniri? Cu si l'avi a accattari? Ccà li viddani si `ntruscianu cu nna visazza! Lei ci lu vidi un viddanu cu lu zappuni nta nna manu e un paracqua nta ll'atra?

CLAUDIO: Basta così: ho capito! Me ne vado immediatamente! Vado via da questo posto abbandonato da Dio! (Chiude la borsa frettolosamente e si avvia verso la porta della stazione, infuriato. La borsa, nella fretta, è stata chiusa male e si apre. Alcuni fogli volano a terra e Claudio li raccoglie con rabbia, richiude la borsa ed entra nella stazione. Subito dopo si ode un tuono. Claudio esce di nuovo, si affaccia alla porta aprendola lentamente e alza gli occhi al cielo. Poi apre il palmo della mano per vedere se piove)

SEMENSARO: (Che ha guardato tutta la scena divertito) Sutta la pinsillina un ci chiovi: si mittissi dù parma chiù avanti! (Claudio avanza) Un chiovi! Si sentinu li botti, ma un cadi nenti. S'assittassi, ascutassi a mmia! Ma poi, dunni voli in? Prima di dumani ccà treni unni passanu chiù: tiranu tutti diritti! Appena vidinu lu nomu di stù paisi, li freni unni l'appizza nuddu!

CLAUDIO: E secondo lei io dovrei stare qui lino a domani? Che bella prospettiva! Eh già: Silenzio, vita tranquilla, niente stress, rischio d'infarto zero, suoni e rumori della natura…meglio di così…si muore! Anzi, si campa cent'anni!

SEMENSARO: Ma chi voli fari, duttù? Chi voli moriri prestu? Megghiu tardu chi mai!

CLAUDIO: Va bene, io devo stare qui fino a domani: non posso mica camminare sui binari!

SEMENSARO:

E picchi no? Tantu ccà treni tini passanu piccaredda! Poi, quannu c'è scioperu, unni passanu di tuttu puntu!

CLAUDIO: E rai dica: qua non c'è un alloggio? Un alberghetto, una bettola, una pensioncina?

SEMENSARO: Pinsioni? Tutti chiddi chi voli! Di quarantacinc'anni a acchianari tutti pensionati sunnu!

CLAUDIO: Ma no, cosa ha capito? Dove si dorme, qui?

SEMENSARO: A tutti banni! C'è nna vilitudini! Ccà cu un dormi è fora di la norma!

CLAUDIO: E non poteva essere altrimenti! Beato il gallo! Signor gallo? Non risponde! Dorme anche lui. Ha dato la sveglia e poi…si è riaccucciato! Furbo, il gallo!

SEMENSARO: (Un po' risentito) Egregiu amicu, anchi si lu addu un cantassi si susissiru tutti lu stessu. Lu sirvizzu è beddu e lu panuzzu puru. E poi un cumenciamu a affenniri; chi s'immagina chi ccà semu tutti vili? Talìa stu pulintunazzu! Di dunni veni, lei?

CLAUDIO: Da Milano!

SEMENSARO: E chi nni voli sapiri lei di la Sicilia?

CLAUDIO: Non ne voglio sapere niente, nè ora nè mai! (Comincia a camminare nervosamente e a guardare tutti gli oggetti presenti sulla scena, con disprezzo: la panchina, le piante, una finestra, il muro. Ad un tratto si ferma a guardare estasiato un albero di fico d'India. Si gira verso il semensaro e gli chiede) E questo che cos'è?

SEMENSARO: Chiddu? Ficudinia è! La Sicilia senza ficudinie chi fussi Sicilia? A st'ura specialmenti hannu nna friscura…Li issi a cogghiri e li sazzassi, sunnu duci comu lu meli! (Claudio esce dalla scena. 11 semensaro non se ne accorge e continua a parlare come se Claudio fosse ancora lì) Però stassi attentu , picchì si spina tuttu si un fa attenzioni! Cu un c'è abituatu ci finisci tinta! Hannu certi spuncigghiuna… (Si ode un urlo disumano. E' Claudio che si è ferito una mano tentando di raccogliere un frutto) Chi fu? Chi successi? A vossia: chi fù? (Claudio rientra in scena: si tiene la mano destra e si intuisce che si è ferito con i frutti. 11 suo volto è teso e stravolto per il dolore, i movimenti lenti e misurati. Tenta in tutti i modi di controllare la propria ira)

CLAUDIO: (Con voce rotta dal dolore) Poteva almeno dirmi che i frutti erano coperti di spine! Maledetto idiota!

SEMENSARO:Ma lei appi nna prescia…Mancu mi fici finiti lu discursu chi subitu si nn'iu a cogghiri li ficudinie. Ma poi, chi era orvu? Unni lu vitti chi c'eranu li spini?

CLAUDIO: Ho avuto piena fiducia in lei e questo è il risultato! (Avvicina la mano ferita al volto del semensaro, che la guarda attentamente)

SEMENSARO: Ma iu ccà unni viu spini!

CLAUDIO: Ha visto? Non le vede lei, non le ho viste io! E ora sa che faccio io? Eh? Lo sa che faccio? Io…

SEMENSARO: (Interrompendolo) Pigghia lu trenu…e si nni và!

CLAUDIO: E no! Troppo facile, caro mio! Io chiamo i carabinieri e faccio una bella denuncia!

SEMENSARO: E a cù denuncia, a mia?

CLAUDIO: A lei? Naturalmente! Al di là di ogni ragionevole dubbio! E poi denuncerò…la Sicilia!

SEMENSARO: La Sicilia ? E chi ci trasi?

CLAUDIO: Come che c'entra? Colpire così al cuore, anzi, alla mano, un povero estraneo che non conosce niente di questa terra e far crescere queste offende infiorescenze dappertutto! E poi per colpire in maniera subdola tutti coloro che qua non vivono e che, per fortuna, sono solo di passaggio!

SEMENSARO: Sti cosi ccà unni li chianta nuddu! Criscinu suli, comu li ciuri di Maiu! E poi a lei cu ci lu dissi di veniri ccà? Un si la vinni a circari lei sta cungniuntura?

CLAUDIO: Intanto chiamo i carabinieri e poi si vedrà! Razza di villani rozzi! (Estrae dalla tasca un telefonino cellulare e compone un numero) Pronto…Polizia? Sono Claudio Bianchini, rappresentante di ombrelli della ditta "Sperochepiove". Sa, mi è accaduto un fatto increscioso: un ficodindia…sì, un ficodindia mi ha ferito! Come? Ho bevuto? Sono pazzo? Ma cosa sta dicendo? Ne ho almeno trecento infilate qui nel palmo della mano! Vada al diavolo? Badi a come parla, insolente e maleducato! Ma non fmisce qui! Verrò con il mio avvocato e anche voi pagherete questo misfatto! Arrivederci! (Riattacca)

SEMENSARO: Ma chi parla sulu? Li spini ci arrivaru n'testa!

CLAUDIO: E questa terra di chi è? Chi ha piantato queste cose maledette qui, vicino a un luogo pubblico?

SEMENSARO: Ddocu è nni donna Rosa la Cumpustera. Voli chi la chiamu e ci  parla?

CLAUDIO: La chiami, la chiami subito! (I1 semensaro esce) Che civiltà! Alberi scandalosamente orrendi! Ti perseguitano dappertutto, ti volti e li vedi sempre: di giorno, di notte, vicino le stazioni! Ci manca solo che li mettano dentro i cimiteri! Più consoni a quelli che stanno…(Fa cenno con un dito verso il basso. Arriva la zà Rosa, seguita dal semensaro)

SCENA SECONDA

(Zà Rosa e detti)

SEMENSARO: Ccà c'è la zà Rosa!

ZA' ROSA: (Avvicinandosi con cortesia) Tantu piaciri, signuri: iu sugnu la zà Rosa! (Allunga una mano, Claudio gli offre il mignolo della mano sinistra) Ma lei unni l'avi la destra? Picchi mi salutau cu la sinistra e pi ghiunta cu lu itu nicu? Chi aiu la rugna?

CLAUDIO: Signora, ringrazi il cielo che non le ho dato la destra, perchè avrebbe provato su di lei il male che ho provato io, poco fa, quando tentai di raccogliere i frutti dello scandalo!

ZA' ROSA: (Al semensaro, a bassa voce) Ma chi vastasu! Sà chi ci fici cu ddà manu…(A Claudio) Ma iu chi c'entru? SU cosi unni li chiantavi iu! (Guarda la mano di Claudio) ma lei è tutta spinatu! Aspittassi chi aiu un priparatu bonu pi scippari li spini: ora lu vaiu a pigghiu! (Sta per uscire, ma è bloccata dalla reazione di Claudio)

CLAUDIO: Stregonerie! Fattucchierie! Preparati malefici! Non voglio niente! Mi tengo le mie spine e buonanotte!

ZA' ROSA: (Delusa) Ava scusari, facissi cuntu chi un ci aiu dittu nenti! Una megghiu si comporta, chiù pidati abbusca! Dici l'anticu: "Iu beni unn'aiu fattu mai e mali un mi nn'aspettu di nuddu!"

CLAUDIO: Anche le citazioni, adesso? Ah, ma non finisce qui! Pagherete tutti! Lei, il semensaio, la Sicilia, il capostazione…

SCENA TERZA

(Capostazione e detti)

CAPOSTAZIONE: Si sparla di cu un c'è?

CLAUDIO: (Tentando di uscire dall'imbarazzo) Ma ora…c'è! E con chi ho il piacere, anzi, il dispiacere di parlare?

CAPOSTAZIONE: Veramente lu dispiaciri è tuttu lu mè! Luigi Insanchi, tantu pi un fari lu vastasu: capustazioni! E poi ce scrittu puru nta la birritta!

CLAUDIO: Come se non sapessi leggere! Tanto piacere, ma io non posso darle la mano. Claudio Bianchini, rappresentante di ombrelli.

ZA' ROSA: Veru è, la manu un ci la pò dari!

CAPOSTAZIONE: E…picchi?

ZA' ROSA: Si si voli spinari, ci la dassi e poi lu vidi!

CAPOSTAZIONE: Ma si pò sapiri di soccu caspitina stati parlannu? Mi sentu pigghiatu di li turchi, stamatina!

CLAUDIO: Caro signore, denunzierò anche lei!

CAPOSTAZIONE: E' stranu: ccà vicinu manicomi un ci nn'è!

CLAUDIO: Peccato, perché sarebbero strapieni! Le sembra giusto dico, le sembra logico permettere di far crescere qui, vicino a un luogo pubblico, un albero così pericoloso?

CAPOSTAZIONE: Ma lei parla di la ficudinia? Non è chi ci `ngagghiau punti lei? (Ride) Lu solitu pulintuni! Unn'è lu primu chi ci capita! Ma lei unn'è sicilianu, veru?

CLAUDIO: E si vede! Anche lei mi darà soddisfazione davanti al giudice! E' ora di porre fine a quest'inganno, affinché le generazioni future possano evitare di incappare in un simile gioco al massacro!

SEMENSARO: (Fa una pernacchia) M'avi a scusari, ma ci stava precisa! Lu discursu era troppu perfettu!

CLAUDIO: Qui si oltraggia un povero cittadino inerme!

ZA' ROSA: E cu tutti sti paracqua chi avi dintra lu saccu, avogghia di difennisi! Tantu ccà un chiovi mai! Almenu ci servinu a cacchi cosa! (Entra in scena fischiettando il maresciallo; cammmina con le mani dietro la schiena)

SCENA QUARTA

(Maresciallo e detti)

MARESCIALLO: Eh, zù Peppe…Salute, donna Rosa…Signor Insanchi…(A Claudio) E lei…è stranio?

CLAUDIO: Lei capita proprio al momento giusto! Sì, estraneo! Si dovrebbe intuire da tante cose: linguaggio, vestiario, portamento…

SEMENSARO: Sì, arrivati santu Cutufatu!

MARESCIALLO: (Guardando dentro il sacco) Paracque? Caro Luì, proprio antora ho riavuto una citrofonata! (Ride) Se mi ricordo…mi veni proprio di tenimi li cianchi e li contracianchi! Una telefranata chi ti nnicapitano dui o tri in tutta la corriera! Mi telefrana uno scanusciuto chi parrava como a uno allittrato morto assai, e fà: "Mi è accaduto un fatto scantoso: un ficotinto mi ha firito!" Un ficotinto! E mi ha anche amminazzato: "Vada al diavolo! Parli come badi! Ma non finisce quane!" Il ficotinto! (Nessuno ride. Il maresciallo dopo un   se ne accorge) Chi cene? Non si arride ccane? (Claudio apre la mano e la avvicina al volto del maresciallo che appena vede le spine diventa improvvisamente serio) Sì, veramente sdulicante, da rattogliarsi lo zucco dell'aricchia! (Senza parole si allontana in un angolo, mortificato dalla gaffe)

CLAUDIO: Ride bene chi ride ultimo! E' lei che mi ha mandato al diavolo, poco fa? Lo ha già dimenticato? Ha la memoria un po' corta, non le pare? E adesso come la mettiamo?

MARESCIALLO: Mah…spurga la sua annuncia e buonanotte a li musicanti!

CLAUDIO: Bella giustizia! Trovandosi di fronte al fatto compiuto, il signor tutore della legge decide di essere ligio al dovere, dopo aver capito di aver torto marcio!

MARESCIALLO: La ricordi che vossia si troffa all'assenza di un pubbrico afficiale nel chino assercizio della sua defecazione!

CLAUDIO: E lei si trova davanti a un cittadino che reclama ad alta voce i suoi diritti!

MARESCIALLO: (Gridando ancora più forte) E la si renta conto e ragione che ci sonno anche dei dolori! Ho ditto: spurga la sua annuncia e ci mettiamo una rocca di `ncapo!

CLAUDIO: Non ci pensiamo più? Questo è solo l'inizio! La vedremo! La vedremo!

SEMENSARO: E ch'amu a vidiri? Fari un strallacitu tantu pi una pala di ficudinia? Aviti a fari ridiri veru li polli?

ZA' ROSA: No, lassalu iri! Lassaci fari la denunzia a stu signuri ccà, chi nn'amu a teniri li cianchi pi lu ridiri!

CAPOSTAZIONE: Si, facissi la denuncia subbitaniamenti! Senza perdiri tempu! Tantu ccà un succedi mai nenti! E' una bona pinsata rumpiri la sunnacchiara di stu paisazzu! Sugnu stuffu di sentiri sempri e sulu addi, friscaletti, scecchi chi arragghianu e treni mascariati! (Arriva un gregge. Nuvola di polvere. Claudio inizia a tossire)

CLAUDIO: Maledizione, che schifo! Spinato e impolverato! (La polvere copre tutto) E' un'indecenza far pascolare questi animali idioti, rumorosi e puzzolenti vicino a un centro abitato!

SEMENSARO: Nna vota mi vinni la tussi canina e mè matri mi purtau nta la mannira e cumenciavi a cìarari e n'tempu di nenti mi passaru la tussi! Lei l'appi la tussi canina?

CLAUDIO: (Tossendo) No, ma mi sta venendo adesso! (A poco a poco la polvere si dirada. Il capostazione, la zà Rosa e il maresciallo si sono dileguati. E' rimasto solo il semensaro. Claudio si guarda intorno) Ma...sono spariti! D'accordo col pastore! Col pecoraio! Ehi, signor pastore, dico a lei, si, a lei! (Appare il pastore dalla polvere)

SCENA QUINTA

(Pastore, Claudio e semensaro)

PASTORE: Dici a mmia? E chi voli?

CLAUDIO: Fa il finto tonto? Lei ha permesso, con questa polvere artificiale, la fuga ignominiosa di alcune persone per me importantissime!

PASTORE: Ma chi sta dicennu? Iu ha cunnnattiri cu ducentu pecuri e cu dù cani di mannira, ma…(Fa le corna) cu li crasti nè ci cummattu, nè ci vogghiu cummattiri!

CLAUDIO: (Guarda il fico d'India, poi le pecore alcune volte. Pensa un po', poi, ad un tratto, folgorato da un'intuizione) Mi dica, signor pastore, cosa mangiano Le sue care e profumate…(Si tura i1 naso) pecorelle?

PASTORE: Tutti cosi mancianu! Puru li petri!

CLAUDIO: Allora perché non mangiano queste fogliacce qua? (Indicando i fichi d'India)

PASTORE: Li ficudinie? Pi farimi sparai di la zà Rosa? (Claudio esce dalla tasca un libretto degli assegni, vi scrive sopra qualcosa e dà un assegno al pastore)

CLAUDIO: Ecco qua: bastano?

PASTORE: (Guarda l'assegno, lo gira e lo rigira, lo mette controluce) E chi è sta carta? (Claudio sfrega la punta delle dita per voler dire "soldi") Sordi? E pi fari chi? (Claudio indica prima le pecore, poi fa il gesto di mangiare e indica infine i fichidindia) Va bè: chi ci pari, chi m'accatta cu quattru picciuli? (Straccia l'assegno) Sbagliau strada vossia!

CLAUDIO: (Imbarazzato) Via, via! Fuori dai piedi anche lei! Tutti d'accordo! Un cuore solo e un'anima sola!

PASTORE: L'aiu dittu sempri iu: chiossà canusciu li pecuri, chiossà disprezzu li cristiani! Amuninni! (Si toglie il cappello) A sà binidica, 'ccillenza! (Alza il bastone per far camminare le pecore ed esce imprecando le solite frasi intraducibili che i pastori usano per guidare il gregge)

SCENA SESTA

(Claudio, semensaro)

CLAUDIO: Che posto schifoso! Pecore, puzza, galli, polvere, fichidindia! Mi fa un male questa mano…non posso più toccare niente! Ah, che male! Maledetti frutti! Ah, ma presto tornerò alla mia città, al rumore delle auto, dei claxon, alla vita frenetica, vetrine, negozi, dinamicità, lavoro! Qui invece sanno solo dormire dalla mattina alla sera! E anche la notte! Tutti seduti davanti ai bar, al circolo, tutti alla processione col cero in mano, le confraternite, i bruscolini, i ceci, le castagne…(Dice queste ultime parole con voce sempre più forte per farsi sentire dal semensaro)

SEMENSARO: Però un chiovi: a la facciazza sò!

CLAUDIO: Stia zitto lei! (Quasi smaniando) Questo sole che picchia…questo silenzio…la polvere…il caldo…la luce accecante…(Si corica sulla panchina) Ma non finisce qui…domani denuncio tutti e buonanotte…sì, buonanotte…(Comincia ad assopirsi sempre di più, parlando con un tono sempre più sonnecchiante e dimesso) E poi…me ne vado in città…sì, in città…al nord…a lavorare…altro che dormire…chi dorme…non piglia pesci…(Si addormenta e comincia a russare. Si ode il canto delle cicale)

SEMENSARO: Un sapi soccu si perdi! Ccà spampina lu ficatu, atru chi scrusci e scrusci! (Si avvicina a Claudio e si accorge che si è addormentato) Avia vogghia d'addummiscisi a Milanu, cu lu trammi chi ci passava a latu! Ma dumani a la causa ci vogghiu essiri puru iu! Un mi la vogghiu perdiri sta farsa! Già mi l'immaginu li risati! Dumanna: "Picchì denunciau lei?" Risposta: "Pi nna pala di ficudinia!" (Ride. Entra la zà Rosa con un annaffiatoio. Al lati della panchina sulla quale riposa Claudio ci sono due grossi vasi con fiori. La zà Rosa innaffia il primo dei due vasi, poi, senza alzare l'annaffiatoio, sta per innaffiare l'altro vaso ma bagna Claudio che tra l'altro non ha visto. Claudio si sveglia di soprassalto, si alza, prende la borsa con gli ombrelli e comincia a urlare)

CLAUDIO: Piove! Sia ringraziato il cielo! Ombrelli! Ombrelli per tutti i gusti: neri, rossi, gialli e a pois! Ombrelli! Ombrelli! (Esce continuando a urlare)

ZA' ROSA: Moru moru ch'è foddi! Ma dunn'è chi chiovi?

SEMENSARO: Si, chiovi…l'arruciasti tu a ddù criaturu! Mancu ti nn'addunasti?

ZA' ROSA: Chi sacciu iu? Mancu tu vitti! Ccà, supra la panchina, un ci dormi mai nuddu! (Rumore di passi) Sta turnannu, amuninni chi nn'ammazza! Si mi vidi cu stu cosu n'manu, mi cancia la facci, mi cancia! (La zà Rosa scappa, posando sulla panchina l'annaffiatoio. Claudio rientra in scena con la faccia stravolta e nera per la rabbia. Getta a terra il sacco con gli ombrelli e si siede sconsolato sulla panchina dove è appoggiato l'annaffiatoio. Lo tocca con la schiena, poi esclama)

CLAUDIO: Falso allarme! Ma cosa c'è qui dietro? (Senza voltarsi cerca con la mano di toccare l'oggetto che ha dietro, poi lo afferra proprio con la mano ferita e lo alza in aria in atteggiamento di sfida, come se impugnasse una spada, ma getta un grido di dolore) Aaahh! La mano! (Prende l'annaffiatoio con l'altra mano) In tribunale! In tribunale! Tutto il paese in galera! Tutti! Tutti! (Urlando, getta a terra l'annaffiatoio. Esce dalla scena. Si odono i suoni che hanno caratterizzato questo primo atto: il gallo, le cicale, l'asino, le pecore. Il semensaro si alza e controlla se l'annaffiatoio è vuoto)

SEMENSARO: Vacanti è: ora pozzu dormiri n'paci! (Si assopisce sulla poltrona, mentre si sente per l'ultima volta il canto del gallo)

FINE DEL PRIMO ATTO

                                

                               

ATTO SECONDO

(Aula della Pretura di Malabanna. Due giorni dopo il primo atto.Un cartello in alto, al centro della scena, con una bilancia e la scritta: "La legge è uguale per tutti. Scanno degli imputati e dei testimoni. Al centro il Pubblico Ministero, alla sua destra l'avvocato dell'accusa e alla sinistra quello della difesa. Su un lato della scena i testimoni, gli accusati e l'accusatore. Il pubblico è come se fosse dal lato del pubblico in sala. Si sta concludendo un'altra causa intentata dalla madre di una ragazza che è fidanzata con un ragazzo accusato di averla violentata o disonorata)

SCENA PRIMA

(P.M., Avvocato accusa, Avvocato difesa, Claudio Bianchini, Maresciallo, CapostaZi0ne zà Rosa, Pastore, Semensaro, Rosalia, Giuseppe, Zà Sara, madre di Rosalia)

AVVOCATO ACCUSA: (E' in piedi e cammina quando si apre il sipario. Sta per dire la arringa finale) Guardate, guardate bene gli occhi di questa giovane e carina fanciulla, turbati da un atto inconsulto e inqualificabile compiuto dall'imputato; in un turbine di passione peccaminosa egli abbandonò l'umana ragione e guidato solo dal suo istinto animalesco approfittava nel buio della notte di una povera bambina indifesa!

GIUSEPPE: Ma si c'eranu lu luci addumati!

P:M.: Silenzio! Avvocato, prosegua.

AVVOCATO ACCUSA: Tutta la corruzione dell'uomo moderno vive e alberga in lui. La viltà, l'egoismo. . .Egli, spinto dal fuoco inestinguibile della sicula lussuria, trascinava nelle fiamme dell'inferno quest'angelo paradisiaco, infangando il suo candido onore! (Applausi) Grazie, grazie, ma.. .continuiamo! (Esce dalla tasca un grosso fazzoletto e si soffia il naso in maniera molto rumorosa, spezzando così la solennità del momento) E che dire di questa povera madre? Guardatela ha perso vent'anni di vita in una settimana, è magra, spaurita, indifesa, offesa nella sua dignità di madre e di donna! Ma…io non sono venuto qui per seppellire Cesare, ma per farne l'elogio!" E io, invece, sono venuto qui per seppellire una madre…

ZA' SARA: (Interrompendolo) A tò soru!

P.M.: Silenzio! O la denuncerò per oltraggio alla corte! Continui la  sua arringa, avvocato.

AVVOCATO ACCUSA:  Dicevo, io sono venuto qui per seppellire una madre...

ZA' SARA: Arrè ci torna!

Basta! Ora è troppo! Sono costretto a allontanare dall'aula la signora!

AVVOCATO ACCUSA: Ma no, avvocato, sia clemente! La signora, in evidente stato di shock, non capisce allegorie, allusioni, citazioni, giochi di parole! Io ho usato le metafore, le figure retoriche! La signora non può penetrare a fondo la metafora!

GIUSEPPE: Giustu! Comu dici lei è! Ma quali mità fora! Era... Tutta dintra era!

ZA' SARA: Vastasu e porcu!

P.M.: Allontanate l'imputato dall'aula!

AVVOCATO ACCUSA: Mi permetta, Vostro Onore, di invocare la clemenza vostra considerando l'incapacità mentale dell'imputato di comprendere linguaggi e terminologie specificatamente forensi. Pertanto chiedo che l'imputato rimanga alla presenza della corte.

P.M.: (Sbuffando) Concesso! Si prosegua.

GIUSEPPE: (Alzandosi) Rusulia!

ROSALIA: (Urlando) Pippineddu mè!

ZA' SARA: Spartitivi, scillirati!

AVVOCATO ACCUSA: (E' messo con le spalle al muro dal palese sentimento che i due dimostrano davanti a tutti) E allora.. .vista la palese consensualità dei due giovani.. .mi rimetto al giudizio della corte! Fate il vostro dovere con coscienza e con serenità. Grazie. E come disse il Cristo alla peccatrice, io dico a questo giovane perduto: "Chi è senza peccato, scagli la prima pietra!"

P.M.: In piedi! la corte si ritira per deliberare. (Tutti si alzano. La corte esce)

GIUSEPPE: Rusulia, cori mè!

ROSALIA: Pippineddu! Ciatu di lu mè cori!

ZA' SARA: E battinu a coppi! Tu cu chissu un ti ci mariti, quantu è veru Diu!

ZA' SARA: (A Giuseppe) Sensu a postu e manu n'tasca!

PIPPINA: (Piano, alla sorella) Ma vidi chi sorta di vastasaggine! Un c'è chiù ritimegna! Cosi chi sentu!

ROSALIA: (Che ha sentito) Cosi chi senti? Pensa Pi tia, strascinata e caiorda chi un sì atra!

MINICA: Oh, svriugnata, lassa stari a mè soru! E prima di parlari, lavati la vucca cu lu sapuni!

ZA' SARA: SI, cu l'azolu s'avi a stuiari la funcia ! Vinistivu pi mettiri suareddi, ah? Tantu lu sannu tutti di cu discinniti!

ROSALIA:  (Ironica) Uncà, Pippineddu è un beddu criaturu. . .Siccomu lu `nfalittavi iu, a vuiatri sta storia un vi pò calari! Picchì v'avissi piaciutu strummuliarlu ora una, ora l'atra!

GIUSEPPE: (Tentando di calmare le acque) Avogghia, zittitivi e un facemu sciarri e liti! Ccà semu nta la Pretura e si vuciati ancora, sta discussioni finisci n'galera!

MINICA: Quantu nn'aviti nta li burnii! La Zà Sara pari nna badissa, pari!

ZA' SARA: Avissivu a veniri nni mia a durnannari a dinucchiuni nta nna strada china di ciciri caliati, grandissime fetenti!

PIPPINA: Fetenti a niatri? Vuiatri ci vulistivu veniri ccà, e nni stati dannu un spettaculu chi mi pari lu teatru di li pupi!

MINICA:  Sì, lu circulu sequestru mi pari! Tutta dintra.. .mità fora. . .La luci addumata... (Ride)

ROSALIA: Riditi, riditi, ciavulazzi! Cosa di cunserva siti! Facci arrapacchiati!

PIPPINA: Pensa pi tia tu, chi ha lu cozzu quantu chiddu di un viteddu!

GIUSEPPE: Ma dicu iu, santu Patri di li pirreri, ma è mai possibbile chi v'aviti a sciarriari sempri? Mittitici nna petra `ncapu e un si nni discurri chiù!

MINICA: Nna petra? Un ruccuni n'testa v'avissi a cadiri! Tali matri, tali figghia!

ZA' SARA: Tali soru, tali soru!

PIPPINA: E poi, chi bedda coppia di turtuli! Nuddu si pigghia si un si rassumigghia!

MINICA: (A Giuseppe) Appena tornanu li giudichi videmu: t'avissiru a dan trent'anni di sirvizza sfurzati!

GIUSEPPE: (Sdrammatizzando) Sì a tutti chiddi chi ficiru soccu fici iu ci avissiru a dan  li lavori forzati, astura fussiru tutti cu l'ernia a lu iudiscu!

PIPPINA: Ma ch'è `gnurantatu! Minichà, chi ci trasi l'ernia cu li babbaluci?

MINICA: Chi c'entra? .. .Chi capisti? Ci capitaru babbaluci cu la scorcia dura: pi rumpili ci vosi nna forza.. .e ci vinni l'ernia!

ZA' SARA: Menu mali chi li `gnuranti semu niatri!

ROSALIA: (A Giuseppe) E si ti dunanu trent'anni iu chi fazzu? Cu ccù arrestu? Ma tu chi vò mannatu lu cucciddatu? O cacchi ciura di brocculu?

GIUSEPPE: Si, pi fari scappari di lu carciri tutti li mè cumpagni!

ROSALIA: Si scappi puru tu, ti mannu sulu brocculi! Di chiddi fetenti, chi provocanu lu rivugghiu di stommacu!

PIPPINA: Accussì trunìa e pò essiri chi cadi nn'anticchia d'acqua e lei pò vinniri tutti li paracqua chi voli!

MINICA: Quannu chiovi un sicca nenti!

E chi vi pò siccari a vuiatri au uttu' ponnu siccari, è veru, don Pippì? (Giuseppe fa segno alla suocera con le mani e gli chiede cosa vuole, ma proprio in quel momento Rientra la corte) Accussi prestu? Nna botta e nna argiazza?

P.M.: In piedi: diamo lettura della sentenza. Oggi 17 Agosto 1997, nella Pretura di Malabanna la corte, visti gli art. 21 e 22 del Codice Penale, comina 45 della legge 3/12/1948, visto che la fidanzata dell'imputato era consenziente, assolve dall'accusa di violenza carnale e sequestro di persona l'imputAto Giuseppe Mezzacanna perché il fatto non sussiste e ne ordina l'immediata scarcerazione! (Urla di gioia dei giovani, di rabbia della madre)

GIUSEPPE: Comu un sussisti? Eccomu si sussisti, avvocà! Perciò mi fà fari sta ran mala fiura davanti a li mà paisani? Rusulia!

ROSALIA: Pippineddu, abbrazzami! (Si abbracciano felici)

ZA' SARA: (Sbattendo i piedi a terra per la rabbia) Oh, figghia mia, comu ti disonorasti! (Sviene. Viene rianimata dai presenti che la soccorrono e viene tràscinata fuori a braccia)

P.M.: (Tra sè, asciugandosi il viso con un grosso fazzoletto bianco) Si vede che la Sicilia cambia. Una sentenza come questa.. .vent'annni fa…avrebbe fatto scoppiare una guerra! Adesso, invece... (Riprende il suo tono austero e autoritario, prende una carpetta, la apre, ne estrae un foglio e inizia a leggere) Dichiaro aperta la causa intentata dal signor Bianchini Claudio, nato a Milano il 15 maggio del 1952, rappresentante di ombrelli contro alcuni nostri concittadini. I fatti si sono svolti come segue: il Bianchini, trovatosi alle 5,30 del mattino del 12 Agosto 1997 presso la stazione ferroviaria di Malabanna, verso le 5,50 si procurava ferita da spine di fichidindia che tentava di raccogliere, istigato a far ciò dal semensaio signor Giuseppe Macaluso, che lo invitava a raccogliere i frutti suddetti senza avvertirlo del pericolo incombente. Il Bianchini raccoglieva i frutti e si procurava le ferite sopracitate. Inoltre il Bianchini denuncia, oltre al semensaio appena nominato, anche il Capostazione signor Luigi Insanchi, reo di aver permesso vicino a un luogo pubblico la crescita delle piante in questione. Il Bianchini denuncia inoltre il Maresciallo della locale Caserma dei carabinieri Michele Caputo per sospetta omissione di soccorso, per non aver creduto ad una telefonata di protesta fatta dal Bianchinì stesso con il suo cellulare, per denunciare i fatti. Il Bianchini denuncia inoltre il pastore Giovanni Lanas, reo di aver permesso la fuga indisturbata degli imputati dileguatisi in seguito al polverone alzato dal passaggio del gregge guidato dal Lanas. Infine il Bianchini sporge ennesima denuncia contro ignoti accusati di averlo bagnato con un innaffiatoiO mentre egli dormiva beatamente sulla panchina antistante la stazione. Si dia inizio alle testimonianze. La parola alla difesa. Si introduca l'imputata Rosa Guicciardi fu Casimiro, detta Zà Rosa la Cumpustera. (L'avvocato invita la zà Rosa a prendere posto sul banco degli imputati)

AVVOCATO DIFESA: Prenda posto, signora, prego. (La donna si siede. L'avvocato prende la Bibbia e si avvicina alla donna)  Giura di dire la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità? Alzi la mano destra e dica "Lo giuro".

ZA' ROSA: Dica lo giuro! (Ilarità del pubblico)

AVVOCATO DIFESA: Ma no, dica solo "Lo giuro"!

ZA' ROSA: Solo lo giuro!   (Altre risate)

AVVOCATO DIFESA: Va bene, andiamo avanti. Dica come sono andati i fatti.

ZA' ROSA: Iu un vitti nenti e un sacciu nenti!

AVVOCATO DIFESA: (Tra sè) Cominciamo bene!  (Alla donna) Dica come sono andati i fatti.

ZA' ROSA: Quali fatti? Tu mi fazzu li fatti rnè!

AVVOCATO DIFESA: Ma i fatti, i fatti accaduti alla stazione due giorni fa!

ZA' ROSA: Du iorna fa? E cu ci pensa? Cu stu sonnu chi ...... Mi sentu tutta la testa chi mi firdiculia!

P.M.: Se l'imputata insiste con questo atteggiamento di negazione, verrà incriminata per reticenza!

ZA' ROSA: Ma quali riticedda? Tu

AVVOCATO DIFESA: Ma signora, si rende conto che con il suo atteggiamento non farà che peggiorare la situazione?

ZA' ROSA: Ma chi ci ha diri, professù?

AVVOCATO DIFESA: Avvocato, avvocato! Prosegua!

ZA' ROSA: Duttù, m'avia a cridiri: iu stava lavannu nna muntagna di robbi lordi, mi susivi a li cincu picchi lei lu sapi megghiu di mia: la matinata fa la iurnata. Doppu nna mezz'urata vinni don Pippinu lu siminsaru e mi chiama dicennumi:"Zà Rosa, c'è unu "ncuntinenti chi ci voli parlari! Vinissi subbitu!" Ora, si lu cristianu chi mi vulia parrari avìa perditi, iu chi ci avia a fari?

AVVOCATO DIFESA: Di che perdite si tratta?

ZA' ROSA: Cavuli sò! S'era `ncuntinenti, cacchi perdita l'avia a aviri! (Risate del pubblico)  `Nsumina, com'era era, arrivu ddà tutta sudata e scantata e mi viu davanti stu signuri assittatu ddocu chi un mi vosi dan  mancu la manu! Mi pruiu lu itu nicu, pari chi avia la rugna! Poi lu capivi picchi mi chiamau: atru chi `mpidimentu! S'avia spinatu cu li ficudinie chi sunnu nta la mè terra e vulla cuntu e ragiuni!

AVVOCATO DIFESA: Allora lei dichiara la sua completa estraneità alla vicenda?

ZA' ROSA: Certu! Lu straniu iddu è! E poi chi c'entru iu? Ora ogni trenu chi arriva m'ha mettiri a vuciari:"Un tuccati li ficudinie?" E poi, quannu ci vitti la manu spinata, ci vulia livari li spini, ma iddu mi mannau a ddù paisi!

AVVOCATO DIFESA: Il discorso della mia cliente scivola via liscio come l'olio. Non fa una grinza. Cosa poteva sapere lei dell'ignaro viaggiatore che, spinto...(Interrompendolo)

P.M.: Avvocato, l'arringa la farà dopo!

AVVOCATO DIFESA: Chiedo scusa, Vostro Onore. Signora, ha finito? Ha qualcosa da aggiungere?

ZA' ROSA: Veranenti, marescià, manca nna cosa: lu stessu iornu, un quartu stava abbivirannu li rasti chi sunnu davanti la stazioni. Abbiviravi la prima rasta, poi ivi pi la secunna e tra la prima e la secunna vitti chi l'acqua, a lu postu di cadiri n'terra, scrusciu unni facìa, comu si `ncapu la panchina ci fussi tipu.. .nna spugna!

CLAUDIO: Quella spugna, signora, ero io!  (Risate del pubblico)

P.M.: Silenzio! Lasci parlare l'imputata!

ZA' ROSA: Verainenti ha putatu mò maritu, ma si lei voli, ci pozzu pruvari puru iu!

AVVOCATO DIFESA: (Preoccupato) Basta così. Ho finito.

P.M.: La parola all'accusa. Avvocato...

AVVOCATO ACCUSA: Signora Rosa, mi dica: lei ha buoni rapporti con tutto il vicinato?

ZA' ROSA: Iu aìu rapporti sulu cu mò maritu! L'atri li canusciu, nni salutamu, ma poca cunfidenza!    

AVVOCATO ACCUSA: Va bene. Lei è stata accusata, nel 1962, di percosse ai danni di Concetta la Mezzascatola, per le quali è stata condannata a  tre mesi di carcere!

ZA' ROSA: La tappinara chi è! Mi vulla futtiri lu zitu! Di notti e notti! A mmìa! A donna Rosa la Cumpustera!

P.M.: Basta! Con il suo linguaggio lei ha offeso la corte! Guardie, conducete fuori dall'aula l'imputata!  (Viene allontanata anche se urla e oppone resistenza) Venga introdotto l'imputato Giuseppe Macaluso, semensaio.  (Entra il semensaro. Si siede) La parola all `accusa.

AVVOCATO ACCUSA: Alzi la mano destra e giuri di dire la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità. Dica lo giuro.

SEMENSARO: Arrè? Ma unni lu facistivu diri a la zà Rosa, antura?

AVVOCATO ACCUSA: Ma quella è un'altra persona! Alzi la mano destra!

SEMENSARO: (Alza la sinistra) Chissa?

AVVOCATO ACCUSA: Ma no, la destra, la destra!

SEMENSARO: Certu, si chissa unn è la destra, allura è chissa. . . (Alza finalmente la mano destra)

AVVOCATO ACCUSA: Allora, lei ha premeditatamente mandato allo sfacelo il signor Claudio Bianchini

§EMENSARO: A lu sfacelu? Ma si ci fici cumpagnia pi mezz'ura? E poi ci dissi di sazzari li ficudinie, ma mentri chi ci stava dicennu "Stassi attentu a li spini" (Sbatte le mani tra di loro) Paf! `Ngagghiau! Iddu picchi appi sta prescia?

AVVOCATO DIFESA: Un signore che viaggia tutta la notte. . .a digiuno.. .non c'è un bar.. .la prima cosa che vede.. .l'assalta!

SEMENSARO: Menu mali chi li pecuri passaru mezz'ura doppu! (Risate del pubblico)

AVVOCATO ACCUSA: Non le permetto di fare dell spirito su un fatto così grave! E del signor Bianchini, si è divertito per un pezzo dopo il misfatto!

SEMENSARO: E ch'avìa a fari? Ccà un c'è nuddu tantu cretinu di tuccari li ficudinie! Mali pi iddu! Ma iu, avvocà, chi c'entru? Chi mi po’ capitari? Mi portanu dintra?

AVVOCATO ACCUSA: Si limiti a rispondere alle domande e non faccia commenti!

SEMENSARO: Mi fici li megghiu risati, veru è! Ma iddu, stu signuri, trattava a tutti cu li pedi! Chi ci pari chi semu tutte armali? Semu cristiani comu a iddu e megghiu d' iddu e travagghiamu tutti dui a la iurnata, perciò semu nta la stessa varca!

P.M.: Avvocato, basta con questa farsa! Proceda!

AVVOCATO ACCUSA: Ho finito!

P.M.: Signor Macaluso, si accomodi pure! Si introduca l'imputato Luigi Insanchi, Capostazione. (Entra l'imputato che si toglie, il cappello e si siede)

AVVOCATO DIFESA: Alzi la mano destra e giuri di dire la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità. Dica "Lo giuro".

CAPOSTAZIONE: (Si alza in piedi, alza la paletta che aveva nascosto sotto la giàcèà della divisa, si mette il fischietto in bocca, fischia e

poi sclama) Lo giuro!

P.M.: Ma che cos'è questa pagliacciata?

CAPOSTAZIONE: Sapi, mi `mmedesimu sulu si sugnu bardatu accussì nta sti occasioni tragiche! (Risate) Si sbagliavi, dumannu scusa. Cridìa ancora di essiri a la stazioni!

AVVOCATO DIFESA: Signor Insanchi, è vero che l'accusatore vi ha apostrofato pesantemente?

CAPOSTAZIONE: Certu! La nostra, brigadiè, è nna stazioni pacifica: c'è un silenziu. . .Pari un campusantu! E tutti li scrusci si sentinu troppu boni e puru li cristiani chi parlanu n'matula si sentinu!

AVVOCATO DIFESA: E lei cosa ha sentito?

CAPOSTAZIONE: `Ntisi certi palori un pocu f ora casedda, comu:"Pagherete tutti! Lei, dl semensaro, la Sicilia, il capostazione!" Quannu "htisi lu mà nomu, dittu di un cristianu chi mancu avìa vistu cii li baddi di I2"òcchi, niscivi pi vidiri comu stava la facenna!      

AVVOCATO DIFESA: E ecisa è accaduto?

CAPOSTAZIONE: M'atttovu'davanti stu signuri "distintu" chi vuciava comu nna carcarazza n'caluri contru di mia dicennu chi un ci avìa a fari chiantari li ficudinie a latu a la stazioni! Appuntà, livatini li ficudinie e di sicilianu unn'arresterà chiù nenti!

AVVOCATO DIFESA: Discorso saggio e serio. Per me può bastare.

P.M.: La parola all' accusa.

AVVOCATO ACCUSA: Signor Insanchi, è vero che lei ha detto al Bianchini la frase: "Il dispiacere è tutto mio" al momento delle presentazioni?

CAPOSTAZIONE: E ch'avissi duvutu diri, doppu chi chiddu mi dissi:"E con chi ho intravedono i denti mancanti.  (Ilarità del pubblico. Il P.M. invita tutti al silenzio con il campanello)

CLAUDIO: Nemmeno dentisti in questo paese!

P.M.: Continui il suo interrogatorio, avvocato! E il pubblico faccia silenzio, altrimenti farò sgombrare l'aula!

AVVOCATO ACCUSA: (Trattenendo a stento l'ilarità) Questo è, come `i dice, ridere a denti stretti! Lei ha detto al signor Bianchini di sporgere denuncia perché qua, in questo paese, non accade mai nulla...

CAPOSTAZIONE: Certu! C'è nna vilumata! Nta sta specie di mortoriu ci voli ogni tantu un tirrimmotu, nn'ammazzatina, nna malaria! M'addivertu iu chi sugnu `mpuntatu, pensa lu pubbricu! Ha ha ha!

AVVOCATO ACCUSA: Allora conferma tutto?

CAPOSTAZIONE: Ma sì, confermo! Con-fer--mo! (Sillabando)

AVVOCATO ACCUSA: Si accomodi pure. Vorrei interrogare adesso il Maresciallo Michele Caputo. Prego, maresciallo, si accomodi.  (Il maresciallo si siede)

MARESCIALLO: (Esce dalla tasca un foglio di carta e lo legge) Impaletti la mano non manca e giuda di dire la vilità, tutta la vilità e tutt'altro che la vilità! Dica "Lo giuda". Lo giuda. Manca quacchi coscia?

AVVOCATO ACCUSA: Dieci e lode! Bravo! Che prontezza di spirito! Che tatto! Mi ha risparmiato un inutile sproloquìo! Andiamo ai fatti: lei ha rivolto al qui presente signor Bianchini delle ingiurie telefoniche?

MARESCIALLO: Eccetto, abbuccatu! Sona lu citrofanu di magnesiu in casemma, a li cinco e due quarti d'ora di matina, ci avevo una sonnacchiara...ascuto un discorso morto eccitato di un orno chi mi dice:"Mi hanno stroppiato! E io domanno: "Con socco?" A domanna risponde§'Col ficotinto!" Si pensi se potrebbi arrestare como un cozzo di cincu un  scanciati davanti a una richiamata di quella razza! Un ficotinto! Pinsavo: chissà chi lo sa chi è sto scemo più scemo che telef rana a sUora e como ci spercia? Bella chista! Se ci ricordo, mi vene una chioda fissa!

CLAUDIO: Avvocato, vedete? Siamo alle solite! Continua a offendere, "la legge!" E poi dicono che si deve avere fiducia nella giustizia! Col cavolo!

P.M.: Basta! Ho detto che lei deve tacere! Parlerà quando sarà interrogato! Avvocato, prosegua.

AVVOCATO DIFESA: Insomma, lei ha offeso il signor Bianchini?

MARESCIALLO: Io? Illo fu che ha vilumato l'anime dei Carabbinieri! Telefronare pi quattro spunciglioni difichitintì a noi, alla gioiosa anima che mi degno di fare presente che semo sempre i meglio, in mare, in cielo, nta la strata o in dissetata trazzera!

P.M.: Marescià, ha finito la sua arringa? La parola alla difesa.

AVVOCATO DIFESA: Beh, dopo un'arringa del genere.. .rinuncio alla mia difesa.

P.M.: Come vuole! Si introduca l'imputato Giovanni Lanas, pastore. Laparola alla difesa. Avvocato...

PASTORE: Avvocà, iu sulu sti robbi aiu! Si cci cummeni accussi, vasinnò mi nni valul  (Si alza)

AVVOCATO DIFESA: Ma no, si sieda pure! C'è scritto pure qua: "La legge è uguale per tutti!" (Indica il cartello appeso alla parete)

PASTORE: Si. lu dici lei.

AVVOCATO DIFESA: Alzi la mano destra e...

PASTORE:  S'aisu lu vastuni lu stessu è?

P.M.: (Divertito) Sì, come Mosè e Aronne!

PASTORE: Però quannu lu zizì aisa lu vastuni, li pecuri currinu...

P.M.: Si aprono come il mar Rosso!

AVVOCATO DIFESA: Signor Lanas, ci dica come si svolsero i fatti.

PASTORE: Mah, la matina mi susu a li cincu, vaiu a trovu li mè pecuri, poi li munciu, fazzu la ricotta, la tumma, la filacciata, lu tumazzeddu, la zabbina. . .A lei ci piaci la zabbina, avvocà?

AVVOCATO DIFESA: (Imbarazzato) Sì, sì, ma.. .andiamo al sodo!

PASTORE:  Si, ma tu ova unni manciu! Hannu lu polistirolu e po mi vennu l'acidi unnici, li dulura automatici, la tussi canina e la lucciula cronaca! Iu manciu latticini, atru chi ova! E senza aggiunta di farina lattea! Lu sapi chi ci dicu, avvocà? Viniti unu di sti ìorna tutti nni la mannira nni mia e facemu nna bedda zabbinata e livamu tutti cosi di `mmezzu! Lu signuri ccà ritira la denunzia e un ci pinsamu chiù!

CLAUDIO: E io dovrei andare in quel posto maleodorante? Meglio morto! Meglio cadavere!

PASTORE: Chi voli veniri cu li naschi attuppati? Ogni cacatedda di pecura è sustanza!

P.M.: Abbiate rispetto per la corte!

PASTORE: Chiù rispettu di chissu? Vi `mmitavi a tutti pi aggualari la facenna.. .Ma ancora nna risposta un mi l'aviti datu!

AVVOCATO DIFESA: (Tentando dì salvare la situazione) Ecco, signori della corte: il signor Lanas sconosce le regole del foro, non avendo mai messo piede in un tribunale e quindi merita tutta la vostra e la nostra comprensione.  (Al pastore) Allora, cosa è accaduto quando ha incontrato il signor Bianchini?

PASTORE: Iu ci ivi a lu `ncontru, doppu chi avia passatu cu li pecuri a latu a la stazioni. Certu, un pocu di pruvulazzu l'aisavi: avi quattru misi chi un chiovi! Ma quannu abbattiu iu mascarò iddu mi vitti e m'accusau chi fici scappari a tutti chiddi chi iddu avìa a denunziari! Iu ci dissi:"E iu chi c'entru?" Poi mi detti un ttoq$tiu di carta lungarinu, dunni c'era la sè firma e un numsnaru scritti. Ci nni mancavanu quattru!

AVVOCATO DIFESA: Quattro cosa?

PASTORE: Quattru nummari, pi fari nna bedda cinchina! Mi detti lu pizzinu e mi dissi:"Perchè non dice alle sue pecore di manciare il ficotintiat'

AVVOCATO DIFESA: (Soddisfatto) E questa, signori, è corruzione bella e buona! Ho finito, vostro Onore.                

P.M.: La corte si ritira per...

AVVOCATO DIFESA: (Interrompendolo) Vostro onore, chiedo che sia richiamato l'imputato Michele Caputo, Maresciallo, per una testimonianza aggiuntiva.

P.M.: Ma come, se poco fa avete detto che...

AVVOCATO DIFESA: Lo svolgersi della causa ritiene indispensabile intervenire con questa preziosa testimonianza.

P.M.: E sia! Si richiami l'imputato Caputo!

AVVOCATO DIFESA: Maresciallo, dica la verità: nella sua onorata carriera aveva mai ricevuto una telefonata così particolare?

MARESCIALLO: No, accertamenti, no! Sape, nni chiamano tante vote. . .armeno mille!

AVVOCATO DIFESA: Al giorno?

MARESCIALLO: No, all'ano! Ci ciamano per ammazzatine, arrubbatine, ojnkjuec4ta, crape  che non insertano la mannera, ctasti abusivi...

CLAUDIO: Più abusivi di cosi...

MARESCIALLO: Cosce di ordinaria estrema unzione!

CLAUDIO: Certo, a queste cose ci avete fatto il callo, ormai!

P.M.: Signor Bianchini, la richiamo all'ordine! taccia, per favore! Avvocato, continui.

AVVOCATO DIFESA: Allora, diceva?

MARESCIALLO: Dicevo che doppo cose di gravi condizioni e incresciose siccità che inchino di fango...

CLAUDIO: (Interrompendolo) Impolverano! Il fango c'è quando piove!

MARESCIALLO: Chi inchino di fango, dicla, la nostra campagnaN, arriva quane chisto signore, che si sentiva carciofo, chi domannava sconto e arraggione di un fatto accossì banane! E chi volete, mi vinne da arridere e ho pinsato ad una bardasciata! Ma nonno stante la bananità del caduto, sogno pronto a dire al signor paracquaio le mie utili cuse e scuse!

CLAUDIO: Io non accetto scusa da nessuno!

MARESCIALLO: Binissimo! Abbuccato, non ho arto da allungare lo suco! (Si alza)

P.M.: Finite le testimonianze, si proceda alle arringhe finali dell'accusa

e della...

VOCE DAL PUBBLICO: Signor giudice, mi perdoni...

P.M.: Chi ha parlato? Silenzio!

CONTESSA: (Si avvicina con andamento frettoloso: è vestita molto elegante) Ma sono io, la contessa Eufrasia Aragonas di Caltavuturo!       

P.M.: (Imbarazzata) Oh, contessa, mi perdoni! Prego, si accomodi! Cosa possiamo fare per lei? (La contessa si siede sul banco degli imputati) A cosa dobbiamo l'onore di questa graditissima visita? (Galantemente gli avvocati  si alzano e le baciano la mano, tranne il Bianchini. La contessa ci rimane male)

CONTESSA: (Al Bianchini) E lei?

CLAUDIO: (Ride) Ha ha ha! Neanche al vescovo! Figuratevi se io...

CONTESSA: (Delusa) Che peccato! Pensavo di avere a che fare con un distinto gentiluomo e invece...

CLAUDIO: (Esaltato dall'elogio) Quand'è così... (Si precipita a baciare la mano della contessa, inginocchiandosi esageratamente)

CONTESSA: Ma com'è galante! Che uomo affascinante!

SEMENSARO:

Moglie e buoi.. .dei paesi tuoi!

CONTESSA: (Dopo un'occhiata di biasimo) Li lasci perdere! Ma. . .andiamo a noi! Io, signore, sono qua . . .per lei!

CLAUDIO: (Stupito) Per.. .per me? E a che titolo?

CONTESSA: Ma per testimoniare la sua buona fede! Io, egregi signori, ho visto e ho sentito tutto!

TUTTI: Tutto?

CONTESSA: Sì, tutto, tutto! Avete dimenticato che la mià villa si trova proprio davanti alla stazione? Allora? (Silenzio imbarazzato) Non mi interrogate? Va bene, allora parlo io. Dunque, come tutti sapete... (Guarda Claudio) ma lei non lo sa, e allora glielo dico, abito sola nella mia villa, dopo la morte del mio caro, adorato e fedele marito... (Si ode un colpo di tosse artificioso) Sa, una donna sola, come me, non più giovanissima, ma nemmeno tanto vecchia da ignorare il fuoco dell'umana passione, che deve fare tutto il santo giorno? Chiudersi in stanze malsane, in compagnia degli acari della scabbia? Ma dedicarsi alla lettura, alla poesia, alla coltivazione delle...

SEMENSARO: (Interrompendola) Di li ficudinie!

CONTESSA: (Prosegue facendo finta di niente) Dicevo, alla coltivazione delle arti come mezzo di elevazione ed evasione utile e dilettevole, convinta come sono che l'arte affina lo spirito e allontana il misero pettegolezzo! Un giorno.. .sa, io mi alzo presto la mattina, entro in quello che una volta era lo studio di mio marito che, appassionato dì astronomia, aveva acquistato un vecchio telescopio per osservare le meraviglie del cielo stellato...

SEMENSARO: E tutti li  fimmini chi arrivavanu cu lu trenu!

CONTESSA: Mi avvicino al telescopio che, per puro caso, era puntato verso la stazione e assisto a tutta la scena: il signor Bianchini parla e confabula gesticolando con il semensaio, poi si fa male ad una mano, ma credetemi, proprio nel momento in cui il povero ambulante stava avvisando il Bianchini del pericolo, il signore si feriva, si arrabbiava, se la prendeva con tutti. Credete a me, è inutile raccontarvi il resto: questa storia non ha colpevoli. Sono tutti innocenti! Si è trattato di uno spiacevole equivoco: il pastore, Bianchini.. .come fa di nome?

CLAUDIO: Claudio.

CONTESSA: Caro Claudio, permette che la chiami cosi? (Claudio allarga le braccia) Lasci perdere tutto! Ritiri la denuncia! Lei è un uomo di spirito, di mondo, gentile, caro... (Gli si avvicina accarezzandolo) Non faccia caso a queste sciocchezze! Sono bazzecole, quisquilie, pinzellacchere! Cose di poco conto! Quello che conta, nella vita, è ben altro!

CLAUDIO: (Sorridendo in maniera artificiosa) Mi dispiace deluderla, contesssa, ma.. .non posso accettare. Io ho i miei principi che mi impediscono di..,

CONTESSA: Principi? Ma non mi faccia ridere! La giustizia, sì, è un valore universale; ma quante volte essa viene tradita in nome dell'umana   Si lasci guidare da un animo nobile come il mio che da nobile casata discendo, non per colpa mia, ma dei miei che mi vollero al mondo! Allora? Sono sicuro che non tradirà la mia fiducia e si renderà conto che questa non è una terra inospitale, tutt`altro!

CLAUDIO: Ma contessa, lei che cosa sta a fare qui? Perché non cambia aria? Qua si campa per forza d'inerzia, aspettando la morte! Vada in città!

CONTESSA: E perché dovrei cambiare aria? Qua l'aria è bella, pura, poche auto, brava gente... E io ho con tutti rapporti cordiali e improntati alla massima semplicità. E' lei che dovrebbe restare qui tra noi!

CLAUDIO: E per far cosa? E poi qua piove casi poco! Che se ne miei ombrelli, qua? No, non se ne parla nemzneno!J contati mai? Sono talmente pochi... Il fatto è che se ne parla tanto, anche troppo! E di milioni di onesti cittadini, nessuno  iciliani!   aro Claudio, si rassegni: tutto il mondo è paese!

CLAUDIO: Basta! Non cedo! Ho dato la mia parola e...

CONTESSA: (Rassegnata) Va bene; uomo.. .d'onore. il signor Bianchini. E allora.., visto che lei non vuol recedere dalle sue posizioni di intransigenza, tolgo subito il disturbo e chiedo scusa alla corte per la mia inutile intrusione. Signori. ..(Si ripete la scena del baciamano, ma quando Claudio si avvicina alla contessa, questa gli prende la mano e gliela stringe) Diamoci la mano, è meglio. Buon viaggio, caro Claudio. (Con sarcasmo) E felice ritorno a casa! (Esce frettolosamente)

P.M.: Terremo conto di questa preziosa testimonianza per il prosieguo dell'inchiesta. Procediamo adesso alle arringhe dell'accusa e della difesa. La parola all'accusa.

AVVOCATO ACCUSA: Signori della corte, guardate, guardate bene gli imputati: essi sono tutti dei poveracci, uomini e donne che, spinti dal desiderio di scherno, scagliavano contro l'ignaro e malcapitato signor Claudio anatemi, inganni, offese, bugie, calunnie! Ma cosa sono, signori, le spine? Sono attributi superflui e innominabili di fiori profumati, di rose delicate! Le spine! Tremendi aculei che straziarono le carni del povero signor Bianchini! E chiedo, implorando, che tutti gli alberi di fichidindia esistenti nel Solo così potremo estirpare questo maleficio che ci ha condannati, vita naturai durante, a convivere quotidianamente con questi subdoli obbrobbri orripilanti: le spine! Pertanto chiedo che gli imputati siano condannati ad abbattere le suddette piante senza l'ausilio dì alcun tipo di guanti. "Amore con amor si paga!" Ho finito! (Si mette a sedere stremato)

P.M.: La parola alla difesa per l'arringa finale.

AVVOCATO DIFESA: Grazie, vostro onore. Le spine: ah, signori, le spine! Piccoli aghi innocui che non hanno mai ucciso nessuno! Prendersela con i fichidindia! Con le spine! E dare poi la colpa a poveri cittadini onesti colpevoli solo di essere là per caso, come il pastore o come la signora Rosa, colpevole solo di essere la proprietaria del terreno sul quale sorgono i pomi della discordia!

SEMENSARO: Ma quali puma? Ficudinie eranu!

AVVOCATO DIFESA: Silenzio! Se altri colleghi di altri tribunali sapessero l'argomento di questa causa, saremmo vittima di scherno! Una denuncia, signori, per un ficodindia! Per una mano solo sfiorata dai tanto bistrattati aculei che altro non sono che mezzi di difesa che piccole piante ergono come le mura di Gerico, per tenere lontani predatori, golosi, incontinenti e scocciatori forestieri! Poniamo fine a questa farsa inutile! Fichidindia di tutto il mondo,'ùnitevi! Che vengano assolti tutti gli accusati e che sf erga un monumento di pietra grezza, tufo o marmo al frutto simbolo della Sicilia nel mondo: il ficodindia! (Applausi)

P.M.: La corte si ritira per deliberare. E che Dio ce la mandi buona! (La corte esce)

SEMENSARO: Bona…biunna…e cu un pettu tantu! (Fa un gestaccio allargando le braccia davanti al petto)

FINE DEL SECONDO ATTO

ATTO TERZO

(La stessa scena del 1° atto, tranne un particolare: in un angolo della scena c'è un monumento eretto al ficodindia! L'atto si svolge due giorni dopo la fine del secondo)

SCENA PRIMA

(Claudio, semensaro)

CLAUDIO: (Ha gli stessi abiti del primo atto, la stessa 24 ore, lo stesso sacco con gli ombrelli. Sembra pronto per ripartire. Cammina nervosamente attorno al monumento e parla imitando la voce del P.M.) Tutti assolti! Perché il fatto non sussiste! Tenendo conto della buona fede degli imputati.. .Certo, buona fede! Tutti alla processione! E come se non bastasse, il monumento! A tempo di record! Anche il monumento! Sconfitta completa!                                                                  Anche la lapide posta alla base del monumento.) "A perenne ricordo della visita del signor Claudio Bianchini, in memoria del ficodindia, simbolo visivo della nostra terra di Sicilia, il sindaco pose. . .Addì 19 Agosto 1997!" E senza nemmeno una spina! Vergogna! Vergogna!(Per la rabbia dà un calcio al monumento, ma si Là male a un piede)

SEMENSARO: n si piggniassi collirii E poi, lei ddocu c'è scrittu, mentri iu e tutti l'avutrì...

CLAUDIO: Perché, volevate anche voi il vostro nome scritto qua? Dopo il guaio che avete combinato? Bella sfacciataggine!

SEMENSARO: Mih, ma lei è durul Mori un papa e si nni fà n'avutru!

CLAUDIO: Nemmeno le spese, ci ho preso! Tutto! Ho perso tutto: soldi, ombrelli, lavoro.. .ma soprattutto, ho perso la faccia!

SEMENSARO: Ma si pari chiù tunnu e lisciu di un muluni? E poi la facci unni l'avi ancora? Si poi l'avissi a perdiri, iccassi nna vuci, e ci aiutamu a circalla!

CLAUDIO: E chi? Proprio quelli che me l'hanno fatta perdere? Certo! Solo voi sapete dove si trova!

SEMENSARO: Sì.. .niatri un sapemu nenti!

CLAUDIO: Eh già: voi non sapete niente, non avete visto niente, non avete sentito niente.. . Sempre i soliti, siete!

SEMENSARO: E ch'arnu a vidiri? Chi c'è di vidiri ccà? Chi c'è di sentiri? Lu addu chi canta, lu trenu chi arriva e chi partì.. .e nent'avutru! Ma lei...unn'avi mugghieri, figghi, famigghia, và, unn `avi?

CLAUDIO: (Quasi con fierezza) No! Sono felicemente celibe!

SEMENSARO: Mah, chi razza di cristianu! E amici, mancu nn'avi?

CLAUDIO: Amici? Gli amici vanno e vengono.. .e poi.. .meglio soli che male accompagnati! E lei? Non ha famiglia?

SEMENSARO: Certu chi l'aiu! Dù figghi chi studianu: unu ragionieri e n'avutru è all'università: quartu annu di ingegneria! Studiusì, ah! Mi nni pozzu vantari! Sunnu dù tesori!

CLAUDIO: E sua moglie?

SEMENSARO: Mà mugghieri dintra è: abbada a la casa. Lava, stira, coci...

CLAUDIO: (Sorridendo ironicamente) Ho capito: è casalinga!

SEMENSARO: Lu dissi comu si stessi parlannu di cacchi armalu tintu! Mè mugghierì, anchi si studiu unn'avi, avi sicuru chiù dignità di lei e po’ dari scoladì vita a tutti! Ma lei picchi un si marita? Lu sapi ch è beddu quannu la sira unu, stancu di travagghiari, torna dintra e trova la tavula cunsata e un beddu piattu di favi cu li zalachi? Spampina lu ficatu e lu cori godi!

CLAUDIO: Eh, beato lei! Io lavoro sempre: giorno e notte, aspettando il diluvio universale! E se non piove io ombrelli non ne vendo e non mangio.

SEMENSARO: Picchi, si iu un vinnu simensa., chi fa, campu?

CLAUDIO: Ma lei ha le castagne, le noccioline.. . può mangiare quelle, in alternativa!  Invece io, mettermi a mangiare ombrelli…

SEMENSARO: N'matula si senti carcocciula! Tutti dui nta la stessa varca semu!

CLAUDIO: Ed ora parto e tolgo il disturbo, non si preoccupi! Ancora per  poco e...

SEMENSARO: Picchi, parti? Ma dunn'avi a ghiri? S'assittassi e pigghiassi aria pura! (Silenzio) Ma almenu na cartullina mi la manna quannu arriva a la casa?

CLAUDIO: Ma chi ha tempo di spedire cartoline?

SEMENSARO: L'avissi iu sta furtuna di iriminni a Milanu! Mannassi cartulini a tuttu lu paisi!

CLAUDIO: Beato lei che ha tempo da buttare via alle ortiche!

SEMENSARO: Ccà darrè ci nn'è nna troffa tanta!

CLAUDIO: Di che?

SEMENSARO: Di firdiculi! Però unni li tuccassi, pi carità, altrimenti spunta nn'atra causa e nn'atru monumentu! Hannu li spini!

CLAUDIO: Lei prende proprio lucciole per lanterne! Io parlo di una cosa e lei ne capisce un'altra! Ma non avete ancora capito che io e voi non abbiamo niente in comune? Mettetevelo in testa: viviamo in due pianeti diversi, lontani anni luce l'uno dall'altro!

SEMENSARO: Picchi, lei unn'è italianu comu a mmia? (Silenzio imbarazzato. Claudio comincia a camminare nervosamente e a guardare l'orologio con insistenza)

CLAUDIO: Questo treno che non arriva... E la contessa? Gran bella donna!

SEMENSARO: Bedda fimmina e gran signura! Trattusa cu tutti: mancu pari cuntissa, m'avi a cridiri! Ormai, nta lu dumila, un ci nnè chiù carrozze e cavaddi!

CLAUDIO: Ma ci sono ancora i treni! Il biglietto! Ho dimenticato di fare il biglietto! La prego, mi controlli i bagagli.. .non si sa mai, qualcuno potrebbe...

SEMENSARO: Issi tranquillu! Chiuvissi, alrnenu...  (Claudio entra velocemente dentro la stazione)

SCENA SECONDA

(Zà Sara e semensaro)

ZA' SARA: (Entra in scena con andamento stentato e zoppicante) Oh, don Pippineddu!

SEMENSARO: Zà Sara, chi si dici? Un c'è oggi appressu a li picciotti?

ZA' SARA: Appressu a li picciotti? Ma si mancu mi pozzu riminari? Li picciotti sù sempri picciotti! Hannu li ammi diritti e li cianchi tisi, mentri iu... strascinu li pedi n'terra! La prossima simana si maritanu, all'ottu di matina! Hannu fatti tanti sacrifici, mischineddi!

SEMENSARO: E poi. sì nni fuieru!

ZA' SARA: E bonu fù! E cu l'avia a paari tutti ssì spisi? L'abitu biancu, lù,fotografu, l'organista, lu ciuraru, lu pranzu, la vesta nova, e li capiddi? Li capiddi un mi l'avia a fari? Putia arristari accussì spampinata? E quantu sordi ci vonnu? Un capitali, nna rovina di casa! Fici trent'anni di cusiri pi accuddari quattru sordi, chi ci appizzavi quasi la vista di l'occhi e un viu mancu ssù pedi di carrubbu! (Indica il monumento)

SEMENSARO: Veramenti chissu monumentu è: a li ficudinie!

ZA' SARA: Chi sacciu socch'è? E cu lu vidi? Mi dispiaci sulu pi mè figghia, chi si disonorau di ssà manera!  (Piange) Mah, chi c'è di fari? Chiddu chi si spinau chi sapi? Nta stu munnu c`è cu sordi nn'avi a ghiccari e cu unn'avi nenti! Ma pi furtuna, quannu un ci semu chiù, unn'avemu problemi di nudda specie!

SEMENSARO: Un si facissi illusioni! Puru a lu cimiteru ci sunnu làpiti e làpiti!

ZA' SARA: Pozzu cridiri chi mancu all'atru munnu c'è nn'anticchiedda di giustizia? Uncà lu Signuruzzu chi fici viaggiu n'matula?

SEMENSARO: E si. vitti, mlschìnu, comu ci finìu! (Vedendo che la donna continua a piangere, cerca di confortarla) Avogghia, zà Sara; tinissi ccà! Si mandassi dù cocci di simensa.  (Porge un pacchetto alla donna, che lo accetta con piacere)

ZA' SARA: Grazie, grazie assai! (Comincia a mangiare e a sputare addosso al semensaro le bucce della semensa) Bah, mi nni vaiu. A sà binidica, zù Pippinu! (Esce)

SEMENSARO: (Infastidito, asciugandosi il volto con un fazzoletto bianco) Faciti beni a porci! Mischina, ci sta niscennu lu sensu di  fora! Mancu si fidau a manciarisi dù cocci di simensa! (Proprio in quel momento arrivano i due avvocati e il P.M. che parlano e ridono)

SCENA TERZA

(Avvocato accusa, avvocato difesa, P.M. e semensaro)

AVVOCATO DIFESA: (Ride) Ha ha ha! Non mi era mai accaduto nella mia già trentennale

carriera...

SEMENSARO: Cala!

AVVOCATO DIFESA: Di difendere dei poveri disgraziati, rei di aver causato ferite lacero-contuse da. . . fichidindia! Buona questa! (Ride)

P.M.: (Ridendo anch'egli) E quando ho letto la sentenza, dovevate vedere la faccia del povero Bianchini! Era gialla, anzi verde! Come una pala di ficudinia! Ha ha ha!

AVVOCATO ACCUSA: SI, proprio comica la cosa! E poi la decisione di erigere il monumento al fiCodindia! Ha ha! L'accusa più difensiva della mia carriera! L'unica causa persa che mi ha quasi fatto sentire vincitore! Però, a pensarci bene, non capisco l'odio che questo Bianchini nutre per la nostra cara terra, piena di sole, di luce, di calore. Mentre al nord, la nebbia.. .non si vede un fico secco!

AVVOCATO ACCUSA: Un ficodindia, vuole dire! Ha ha ha!

AVVOCATO DIFESA: Buona questa! Però, almeno la nebbia si vede? Ha ha ha! Bene, andiamo a prenderci un bel gelato al Ficodindia, sempre se abbiano tolto.. .i semi! (Ride)

P.M.: E'una parola, togliere tutti i semi! Ci vorrebbe una bella pazienza!  (Escono, continuando a ridere)

SEMENSARO: Quannu cala la china, tutti li strunza natanu! Chi genti fini! Ci avianu a livari Possa! Ci avissi a veniri nna botta di diarrea a tutti tri. . .Peccatu chi li ficudinie attuppanuì'vasinnò, a st'ura... (Esce dalla stazione Claudio col biglietto in mano. Da un lato della scena arrivano Rosalia e Giuseppe. Lui mangia un pacco di semensa, lei lo tiene a braccetto. Sono vestiti di festa. Appena  si avvicinano si accorgono della presenza di Claudio)

SCENA QUARTA

(Claudio, semensaro, Giuseppe, Rosalia)

ROSALIA: (Al fidanzato) Talla cu c'è: lu paracquaru di li ficudinie!  (Si avvicinano sorridenti a Claudio) Comu semu, ah? Un si ricorda chiù di niatri? (Claudio è perplesso)

GIUSEPPE: Comu un si ricorda chiù? La causa chi ci fu prima di chidda sò, a la pretura!

CLAUDIO: Ah, ora ricordo! la violenza carnale! Sì, che divertimento! Che cosa buffa! Violenza carnale! (Visto l'atteggiamento di scherno dì Claudio, i due giovani diventano serissimi. Claudio stringe la mano ad entrambi) s la vostra cara mamma? Dov'è? Non vi segue come un'ombra? Perchè,  sapete, in certi film sulla Sicilia si vede una coda appresso...

ROSALIA: Sì.. .chi cridi ancora a sti cosi lei? Duttù, semu nta lu dumila!

GIUSEPPE: E poi nni maritamu la prossima simana!

CLAUDIO: (Sempre con il solito sarcasmo) E la mamma.. .E' d'accordo?

ROSALIA: Beh, l'importante è chi   semu d'accordu niatri dui! Chi c'entra mè matri nta ssà storia, unni l'aiu caputu!

GIUSEPPE: Lu fattu è chi stu signuri unni l'ha caputu ancora nè dunni arrivau, nè cu cu avi a chi fari.. .E' veru?

CLAUDIO: (Imbarazzato) Ma. . .che devo dirvi? Certe volte si giudica così... dall'esterno.. .senza capire che..,

ROSALIA: (Tentando di toglierlo dall'imbarazzo) Allura, niatri seguitamu a passiari, anzi, spidugghiamuni, Giusè, picchi sta niscennu lu santu! Arrivederci, professù!

GIUSEPPE: E chi, unni videmu chiù?

CLAUDIO: Credo proprio di no.

ROSALIA: Picchì, parti?

CLAUDIO: E che dovrei fare, restare qui?

GIUSEPPE: Picchi, chi fussi nna tinta pinsata? Ccà si trova tra amici!

ROSALIA: Chi cortesia?

CLAUDIO: Ma.. .di avermi salutato!

GIUSEPPE: Mih, ma veru turcu è! Niatri cu tutti li canuscenti accussì facemu!

CLAUDIO: Con tutti? Ma siete matti?

ROSALIA:   Pazzi? Sì!  (Guarda Giuseppe negli occhi) Pazzi.. .d'amuri! (Si allontanano guardandosi negli occhi)

SEMENSARO: L'amuri è amuri.. .Unn'è brodu di ciciri! Ccà si soli diri: tri cosi un si ponnu ammucciari: sordi,  saluti e amuri!

CLAUDIO: Perché, qua non cè il segreto bancario? (Si sente in lontananza il suono di una banda musicale. A un certo punto tutti coloro che sono stati denunciati dal Bianchini si staccano dal corteo processionale e si avvicinano a Claudio)

SCENA QUINTA

(Maresciallo, Capostazione, zà Rosa, Pastore e detti)

ZA' ROSA: Ma stu signurì pò pinsari: ma chisti di mia chi vonnu? Passavamu di ccà picchì oggi è la festa di lu Santu Patri. Poi lu vittimu ccà e allura dissimu: picchì un ghiemu a salutari a lu signor Claudio chi parti?

CLAUDIO: (Sorpreso, ma sempre un pò freddino) E fate così con tutti quelli che partono? .

MARESCIALLO: Sape, è una quistioni di cornasia. Da niavotri si usa e consuma accossì!

PASTORE: Si un si schifìa la pì lu fetu di tumazzu, ci dugnu la manu. A sà binidica e buon viaggiu!  (Gli stringe la mano)

CAPOSTAZIONE: E unni purtassi rincùli, signor Claudiu! E si cacchi ghiornu ci capita arrè di passari di ccà, pinsassi chi ccà avi amici chi un si scordanu di vossia! Unu comu a lei un si scorda facirmenti!

CLAUDIO: E... il processo?

ZA' ROSA: Ma lei ancora a lu processu pensa? Mih, chè malupinsanti! Avogghia! E facissi buon viaggiu!  (Lo abbraccia e lo bacia, stringendogli affettuosamente le guance) Talà chè beddu! Pari un tiru, pari!

MARESCIALLO: Passamoci di ncapo! Como si non avissì sul cesso niente! (Tende la mano al Bianchini ma esita un pò)

CLAUDIO: Stringa, stringa pure! Le spine sono volate via!  (Anche il Capostazione gli dà la mano. Tutti si allontanano)

SCENA SESTA

(Claudio, semensaro)

SEMENSARO: (Claudio è ammutolito e mortificato) Lu signuri è servitu! Un si l'aspittava, ah?

CLAUDIO: Siete tutti così, leccapiedi e ruffiani! Ah, ma io non ci sto! (Il semensaro prepara un grosso pacco, lo riempie di sementi varie e lo offre a Claudio) E questo.. .è per me?

SEMENSARO: Si passa iu tempu, mentri viaggia.

CLAUDIO: Quanto le devo?

SEMENSARO: (Risentito) Ma chi fà, m'affenni? Sordi mi voli dari? Si nn'issi, pi cortesia! "Quantu ci ha dari"? Si li manciassi tutti a la mè saluti! (Tra sè) Chi ci vinissi nna scrincìa!

CLAUDIO: (Freddamente) Grazie. (Esce un ombrello dal sacco e lo porge al semensaio) Ecco saldato il mio debito.

SEMENSARO: (Getta a terra l'ombrello) E chi mi nni fazzu? Ccà un chiovi mai! (Vedendo che il Bianchini esita) Ancora ccà è? Lu trenu perdi! Salutamu! (Claudio prende la sua roba e si avvia verso la stazione, ma esita, tentenna, si gira e si rigira, è incerto e indeciso. Poi cede e entra nella stazione, risolutamente. S'ode il rumore del treno che arriva e si risente la solita voce che annuncia:)

VOCE: "E' in arrivo sul primo binario treno locale Agrigento-Palermo." (Secondi di silenzio. Di nuovo la voce)

VOCE: "E' in partenza dal primo binario treno locale Agrigento-Palermo." (Rumore del treno che parte. Silenzio. Dopo un pò esce dalla porta il Bianchini, stravolto.)

SEMENSARO: Chi fà, si nni pintìu? (Claudio non risponde. Esce dalla porta della stazione un distinto signore, forestiero anche lui. Si avvicina alla bancarella e chiede)

SCENA SETTIMA

(Forestiero e detti)

FORESTIERO: Buongiorno. Mi dà il "Corriere della Sera"?

CLAUDIO: Ma non lo vede che qua non vendono giornali?

FORESTIERO: Con chi ho l'onore di parlare, prego?

CLAUDIO: Bianchini Claudio, per servirla.

FORESTIERO: Forestiero anche lei, si capisce!

CLAUDIO: (Lentamente) Ma. . .forse.. .diciamo che.. .e. . . se non fossi forestiero? Se fossi cittadino di.. .Malabanna?

FORESTIERO: Lei? Così distinto? Ha ha! (Ride) No! Non può essere vero! In mezzo a un'orda di bifolchi! Ha ha!

CLAUDIO: (Serio) Lei ride, signore? Rida, rida pure!  (Lo prende per un braccio e lo conduce sotto il ficodindia) Questo, lei, lo conosce?

FORESTIERO: (Spaventato) No! E.,. .che cos'é?

CLAUDIO: E' un ficodindia. E fa dei frutti prelibati e saporiti! Perché non li assaggia? Sù, li assaggi, perché lei ha fame, sì, fame! Li raccolga, con la mano, così! (Gli prende con forza una mano e la preme contro uno dei frutti, causando le ire del forestiero che inizia a urlare)

FORESTIERO: Aiuto! La mano! Ahi, che dolore! Maledetto siciliano! Pazzo!

CLAUDIO: SI, sono siciliano! Siculo! Della Trinacria! Anzi, non sono siciliano!

FORESTIERO: E ti pareva!

CLAUDIO: (Urlando con tutto il nato che ha in corpo) Sugnu sicilianu! Su gnu sicilianu! Sicilianu!  (Il semensaro, dapprima sconvolto, comincia a battere le mani ed esulta, mentre Claudio dà pugni sulla testa del forestiero che è in ginocchio davanti a lui) E poi è inutile che sbraita tanto! Lei sta offendendo un monumento nazionale! E non sporga denuncia! E' tutto inutile! Saranno tutti assolti perché il fatto non sussiste! Fuori dai piedi! Via!  (Il forestiero esce tenendosi la mano dolorante. Giunge in quel momento la contessa col binocolo in mano e col solito ventaglio)

                                                    

SCENA OTTAVA

(Claudio, semensaro, contessa)

CONTESSA: (Giungendo con il fiato corto) Bravo, Claudio, bravissimo!

CLAUDIO: (Appare finalmente sorridente) Ha visto tutta la scena, non è vero, contessa? Non nè avrei dubitato nemmeno un istante!

CONTESSA: Allora, si è deciso?

CLAUDIO: Che dovevo fare? Nessuno può resistere al fascino arcano del canto del gallo, della polvere delle greggi, del raglio dell'asino! E poi le cicale, i grilli, il profumo delle zagare... (Si avvicina alla contessa) e.. .delle nobildonne di Sicilia!  (Gli bacia la mano con passione)

CONTESSA: (Imbarazzata da tanto trasporto) Sì, ma.. .andiamoci piano.. .non precipitiamo gli eventi.. .Nobildonna. . .ma fino a un certo punto! Sa, la mia casata è in decadenza...

CLAUDIO: Meglio ancora! Si ricordi, contessa, che la vera nobiltà sta nel cuore dell'uomo e non nel suo conto in banca!

CONTESSA: Ma lo sa che lei è un'altra persona rispetto a quella che ho conosciuto tre giorni fè? Che strana metamorfosi!

CLAUDIO: Voluta! Meditata a lungo e... voluta! E.. .mi dica: contessa, lei sa cucinare?

CONTESSA: Ma certo! Pasta di casa,  tortellini alla bolognese…

CLAUDIO: Bellissimo! Meravigliso! Magnifico!   (Altro baciamano. Poi si ferma pensieroso) Sì, ma come farò con il mio lavoro? Qui non piove mai...

CONTESSA: Ma provi a reclamizzare ombrelli per il sole! Sono tanto romantici!

CLAUDIO: (Entusiasta) Che idee! Che mentalità imprenditoriale!

CONTESSA: (Tra sè) Che fame! (A Claudio) Ma.. .abbandoniamo i miseri formalismi! Diamoci. . .del tu!

CLAUDIO: E. ..come dovrei chiamarti?

CONTESSA: (Maliziosa) Chiamami. . .Frisina!

CLAUDIO:  Frisina mia! Chiamami. . .Claudino!

CONTESSA: Claudino! Andiamo! (Escono lentamente, tenendosi per mano e continuando a guardarsi negli occhi e a ripetersi i nomi a vicenda. Si

CONTESSA: Ma.. .ClaudinoV

CLAUDIO: Andiamo!  (La trascina via con la forza)

SEMENSARO: (Che ha seguito tutta la scena senza parlare) E si ficiru li ficu! Anzi: li ficudinie! (Si siede. Si odono il canto del gallo,il raglio dell'asino, il gregge, le cicale.. .Il semensaro si assopisce sulla sedia)

SCENA NONA

(Semensaro e tamburinaio)

(Da lontano si ode un tamburo. Sta arrivando l'urlatore del paese)

                         

TAMBURINAIO: Sintiti sintiti sintiri! (Tamb.) Annunziamu lu prossimu matrimoniu di la cuntissa Eufrasia Aragonas di Caltavuturu (Tamb.) cu lu furasteru ora sicilianuClaudiu Bianchinl `ntisu lu paracquaru!  (Tamb.) Attenzioni'atuti§li futasteri chi un canuscinu li ficudinie: (Tamb.)Stati attenti chi vi spinati, picchi (Tamb.) Li ficudinie hannu li spini! Li ficudinie hannu li spini!  (Esce, ripetendo tante volte la stessa frase, fino a che si abbassano le luci e cala la tela)

F    I    N    E