Il figlio francese

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IL FIGLIO FRANCESE

IL FIGLIO FRANCESE

Commedia in due atti di LIONELLO TURRINI

Libero adattamento dal romanzo

"Un uomo, una donna e un bambino"

di Erich Segal – Mondatori  *

La scena si svolge in una casa di campagna, non lontana dal mare. Più propriamente, la casa è appena accennata sulla destra, ma tutta l'azione si svolge al centro, nel giardino. A sinistra c'è il vialetto che conduce ai campi sportivi. Sul fondo, al centro, tra i cespugli si intravede il mare.

Personaggi:

BOB                           Professore di matematica, che scopre di aver avuto dieci                                                 anni fa un figlio, nato da un incontro casuale con una                                                                     dottoressa francese (Nicole Guérin)

SHEILA                     Moglie di Bob

JESSICA                     (Jessie) Figlia maggiore di Bob e Sheila (13/14 anni)

PAULA                      Figlia minore di Bob e Sheila (10 anni)

JEAN CLAUDE        Figlio naturale di Bob e di Nicole Guérin, è il "figlio                                                         francese", protagonista della storia (10 anni)

BERNIE                     Amico di Bob

NANCY                     Moglie di Bernie

DAVEY                     Figlio di Bernie e Nancy (15 anni)

*  Erich Segal, tramite la.A.L.I. Agenzia Libraria Internazionale ha autorizzato

le rappresentazioni teatrali

ATTO PRIMO

Scena I

E' solo in scena Bob, che sta leggendo, seduto su una poltrona. Su un tavolino il telefono suona.

BOB     Pronto? Come? Sète? (verso il pubblico) E chi mi chiama dalla Francia? Louis, il sindaco di Sète... ah, non più sindaco eh, sì sono passati molti anni. Mi fa piacere, ma... non, non sei un vecchio fossile. Ma dimmi Louis, come mai... Sì, certo. Nicole. Noo! Morta? Ma come... Oh, Dio un incidente, certo, certo, me la ricordo, sempre piena di vita, altruista. Louis è una notizia atroce. Ma non capisco... sono passati dieci anni dall'ultima volta che l'ho vista e... Ha lasciato un bambino? Beh, non sapevo che si era sposata... ah, no?... Louis, per l'amor di Dio, cos'è che vorresti dire? Come non riesci... Figlio mio? Mio?... No, non pensare che sia stato un colpo... semplicemente, non ci credo. Sì, lo so che ti confidava tutto, ma come fai ad essere sicuro che il padre sono io? Sì, era maggio... ed è nato in febbraio (conta mentalmente con le dita).Maledizione, Louis, anche se è vero, non sono responsabile di... (pausa) sì capisco, mi dispiace per Marie Thérese, tua moglie, e... ma davvero non ha nessuno al mondo? Sì, sì, certo, capisco che possa essere inconsolabile, ma vieni al punto... Cosa? Vuoi dirgli che io... No, no mi spiace e poi a cosa servirebbe? E anche quando sa che in qualche parte del mondo ha un padre... No Louis, no, per l'amor di Dio. Sono sposato e ho due figlie. Senti, mi dispiace sinceramente per Nicole. Mi dispiace anche per il ragazzo. Ma mi rifiuto di lasciarmi coinvolgere in questa storia. Non intendo far soffrire la mia famiglia. Non posso. Non voglio. Questo è quanto... Addio Louis, buonanotte.(posa il ricevitore e poi si mette a ragionare ad alta voce)... Oh, Dio, che devo fare? Come posso mettere a repentaglio il mio matrimonio, dopo tutti questi anni felici, praticamente perfetti. Non c'è nulla che può farmi correre il rischio di incrinare per sempre il rapporto con Sheila. Ed il rischio c'è. Eccome, se c'è. E poi, sarà vero?... Tu sei suo padre... sai Nicole si confidava con me. Già, si confidava con te, magari è vero. Oh, Dio, no...(va al telefono, forma il numero, attende) Louis? Sono Bob. Senti... ho bisogno di tempo per riflettere. Sì, va bene, immagino che sia un bambino adorabile. Ti richiamo domani.         Buonanotte. (si risiede, prende il giornale, gira in fretta le pagine, senza leggere).

Scena II

Entra Sheila, con le figlie Jessie e Paula.

JESSIE  (continuando un discorso già in atto) Sul serio, mamma, non c'è un solo                      maschio decente in tutte le medie.

BOB     Com'è la faccenda? (e si alza per andare a baciare le sue donne, con ricercata                   naturalezza)

SHEILA  Jessie sta deplorando l'infimo livello del sesso forte a scuola... o per                   meglio dire, l'assenza del medesimo.

BOB     (prendendola in giro) Allora dovresti cambiare scuola, Jessie.

JES       Oh, papà, sei maledettamente ottuso. Tutto il Massachusetts è una             frana. Una provincia in cerca di una città.

BOB     E allora, signorina Beckwith, che soluzione propone?

JES       La mamma lo sa.

SHE     L'Europa, Bob. Tua figlia desidera fare un viaggio organizzato per                                          teenagers, questo autunno.

BOB     Ma non è ancora una teenager.

JES       Oh, papà come sei pignolo. Comunque sono abbastanza grande.

BOB     Ma sei anche abbastanza piccola da poter  aspettare un altro anno. A                                  meno che, non ti cerchi un lavoro...

JES       Cosa? Un lavoro? Ma sono troppo piccola.

BOB     Appunto. Vedi che lo dici anche tu?

JES       E se scoppiasse la guerra nucleare, potrei morire senza aver visto il                                   Louvre.

BOB     Jessica, so da fonti attendibili che non ci sarà una guerra nucleare per                                almeno tre anni. Quindi hai tutto il tempo di vedere il Louvre prima che ci facciano la festa.

JES       Papà, non essere macabro.

SHE     Sei stata tu a tirare in ballo l'argomento, Jessie.

JES       Oh, siete proprio uno strazio. Vado in camera mia (esce).

Breve pausa.

PAULA  Papà, quando avevi la mia età, per quanto ti lasciavano vedere la                                    tele?

BOB     Quando avevo la tua età la tele non c'era.

PAU     Sei così vecchio?

SHE     Tuo padre vuol dire che a lui piacevano di più i libri.

PAU     Ma quelli li leggiamo già a scuola. Posso andare adesso?

BOB     Cosa danno?

PAU     "Scott e Zelda".

BOB     Cos'è, un programma scolastico?

PAU     Oh, papà, ma non sai proprio niente.

BOB     Beh, se non ti dispiace, ho letto tutti i libri di Scott Fitzgerald.

PAU     Ma Scott e Zelda è una serie di telefilm. Si tratta di un cane marziano e di una ragazza californiana.

BOB     Affascinante. E chi è l'uno e chi è l'altro?

PAU     Zelda è il cane. E Scott è la ragazza. Beh, vado (esce).

Scena III

Bob e Sheila soli. Lui riprende il giornale, lei si siede e prende un libro. Un po' di silenzio. Lui è molto teso.

BOB     Bevi qualcosa, cara?

SHE     No, grazie (risponde alzando lo sguardo).

BOB     Ti spiace se bevo io?

SHE     Da quando mi devi chiedere il permesso?

BOB     (si alza, si versa da bere, cammina avanti e indietro) Come faccio a dirglielo?

SHE     (alza lo sguardo) Bob, che c'è?

BOB     Ehm, senti... possiamo parlare un momento?

SHE     Ma certo. Qualcosa non va?

BOB     Beh, in un certo senso. Sì.

SHE     (depone il libro, si siede meglio) Non è che stai male, vero?

BOB     (verso il pubblico) Non sto male? (a Sheila) Tesoro, devo parlarti di una cosa.

SHE     Bob, il tuo tono mi spaventa. Ti ho fatto qualcosa?

BOB     No, no. Si tratta di me. L'ho fatta io.

SHE     Cosa?

BOB     Oh, Gesù. Non sai quanto è difficile dirlo.

SHE     Per favore, non tenermi sulle spine.

BOB     Sheila, ti ricordi quando eri incinta di Paula?

SHE     Sì.

BOB     Io sono dovuto andare a Montepellier per quel convegno...

SHE     E allora...

BOB     Io (poi tutto d'un fiato) ho avuto una relazione.

SHE     No? Ma... è uno scherzo mostruoso. E' vero?

BOB     Sì, Sheila è vero. Mi... mi spiace.

SHE     Con chi?

BOB     Nessuno... nessuno di particolare.

SHE     (alzando un po' il tono) Con chi, Robert?

BOB     Si... si chiamava Nicole Guérin. Era un medico.

SHE     E quanto è durata?

BOB     Due... tre giorni.

SHE     Quanti, voglio saperlo. Due o tre?

BOB     Tre giorni.

SHE     E tre notti?

BOB     Sì... ha importanza?

SHE     Tutto ha importanza (poi tra sè) Gesù... E hai taciuto per tutti questi anni?

BOB     (accenna di sì con il capo)

SHE     Perché non me l'hai mai detto? Pensavo che il nostro matrimonio si                                    basasse sulla completa onestà. Perché diavolo non me ne hai parlato?

BOB     Intendevo farlo.

SHE     Ma...?

BOB     Io... aspettavo il momento adatto.

SHE     E secondo te, il momento adatto è venuto fuori dopo dieci anni? Senza                  dubbio hai pensato che fosse più facile. Ma per chi?

BOB     Io... non volevo farti soffrire. Sheila, se può esserti di conforto, è stata                                 l'unica volta. Lo giuro. L'unica.

SHE     No, non mi è di conforto. Una volta è già troppo.

BOB     Sheila, è stato tanto tempo fa. Ho dovuto dirtelo adesso, perché...

SHE     Vuoi andartene con lei?

BOB     (implorante) No, Sheila, no. Sono dieci anni che non la vedo. Voglio             dire...

     (poi, d'un fiato) E' morta.

SHE     Per l'amor del cielo, Bob perché mi racconti questa storia. Dovrei forse                  scrivere a qualcuno una lettera di condoglianze? Ti ha dato di volta il                           cervello?

BOB     Sheila, te lo racconto perché lei... aveva un figlio.

SHE     E noi ne abbiamo due. E con ciò?

BOB     E' mio. Quel figlio è mio.

SHE     Oh, no. Dimmi che non è vero. Non è possibile.

BOB     Sì, Sheila. E' tutto vero. Successe in occasione di quel convegno in Francia. Dopo essere stato tutto il giorno nel salone delle conferenze, avevo bisogno di un po' d'aria. Tolsi giacca e cravatta e me ne uscii, solo, a camminare. Incrociai un corteo, giovani che gridavano slogan. Ad un tratto vidi correre i flic, sai i poliziotti.

SHE     Sì, sì so chi sono i flic.

BOB     Beh, mi trovai con una randellata in testa, senza sapere chi dovevo                              ringraziare.

SHE     (sarcastica) Ed è così che vuoi giustificarti? Sai, non capivo più niente...

BOB     No, Sheila ti prego, non prendermi in giro. Venni soccorso da un paio di ragazzi che mi portarono al pronto soccorso. Lei, Nicole, era il medico di guardia. Dopo avermi medicato, mi chiese cosa ci facevo lì. Sai, le solite cose.

SHE     Certo. Lo so: le solite cose.

BOB     Beh, lei voleva scusarsi per la cattiva accoglienza che mi avevano riservato i suoi connazionali. Ed insistette per offrirmi una cena. Così - mi disse - le farò vedere che la Francia merita di essere ammirata. Non si può venire dagli Stati Uniti per fermarsi in una sala congressi e poi ripartire. Così una sera, sulla spiaggia, dopo aver fatto il bagno di mezzanotte...

SHE     Ti prego, Bob. Basta così.

BOB     Poi non ci siamo più visti, né sentiti. Io, del bambino, non ne sapevo proprio nulla.

     E' stato Louis, il sindaco... l'ex sindaco... a telefonarmi oggi. Credimi.

SHE     Credimi, credimi. Non ti posso più credere ormai.

BOB     Sheila, ti prego, ascoltami.

SHE     No. Ho già sentito abbastanza (fa per allontanarsi, ma poi si gira) Ma                                        perché, Bob, perché hai voluto dirmelo. Perché?

BOB     Perché non so che fare. Se tu...

SHE     Non sai quanto mi fai male. Avevo fiducia in te. Tanta fiducia (scoppia                               in lacrime).

BOB     (vorrebbe prenderla tra le braccia, ma ha paura) Non puoi dimenticare                                        tanti anni felici.

SHE     Ma è proprio questo. Ho scoperto proprio ora che non erano anni felici.

BOB     Sheila, no. Non puoi dire così.

SHE     (gridando) Tu mi hai mentito.

BOB     Ti prego, tesoro, sono pronto a tutto per riparare.

SHE     Non puoi. Non più.

BOB     Non mi vorrai dire che... intendi rompere?

SHE     Bob, in questo momento mi manca la forza. Per qualsiasi cosa. (si alza)                               Devo prendere un sonnifero, sennò impazzisco. Bob, puoi farmi un favore?

BOB     Sì, certo, dimmi.

SHE     Dormi sul divano in soggiorno, per piacere.

Buio.

Scena IV

Tutta la famiglia è riunita intorno al tavolo per la colazione del mattino.

JES       Chi è morto, ieri sera, si può sapere?

SHE     Mangia la tua colazione, Jessie.

PAU     Hai una bruttissima faccia, papà.

BOB     Ho dovuto rileggere alcuni lavori e ho fatto un po' tardi.

PAU     Lavori troppo.

JES       (spiegando alla sorella) Vuole acquistare fama mondiale.

PAU     Ma ce l'ha già. (verso Sheila) Non è vero mamma, che papà è già famoso dappertutto?

JES       Tranne a Stoccolma.

PAU     (abboccando) E che c'è laggiù?

JES       Il Premio Nobel, idiota! Tuo padre aspira ad un viaggio gratis in Svezia e a un tavolo migliore al club della facoltà. Capito, cervello di gallina?

SHE     Jessie, non insultare tua sorella.

JES       Mamma, la sua esistenza è un insulto per qualsiasi individuo di                                  intelligenza normale.

PAU     Vuoi del burro di noccioline in faccia?

BOB     Smettetela tutt'e due. Il Comitato del Premio Nobel prende in                                       considerazione anche la buona educazione della famiglia.

JES       Oh, gli uomini americani.

SHE     Sarebbe a dire, Jessie?

JES       Gli uomini americani sono sospinti da un'ambizione divorante. Per                                   questo sono così provinciali.

BOB     Hai qualcosa in contrario?

JES       Era solo un discorso sociologico, papà.

PAU     (prendendo le difese del padre) Papà, lei si diverte a fare il di più. Ma                                       quando non ci sei non fa altro che vantarsi di te. Per far colpo sui ragazzi.

JES       Non è vero. (verso Paula) Scema.

SHE     Jessie!

PAU     Continui a nominare papà con tutti quelli della squadra di rugby.

JES       Sei così grossolana.

PAU     Sono magra come te.

SHE     Bambine, per favore.

JES       C'è solo una bambina in questa casa.

BOB     Signorine, adesso basta. Prendete la vostra roba e andate un po' al mare. Vi accompagno per un po' (le ragazze raccolgono borse, libri, giornali, salvagenti ed escono accompagnate da Bob.

Scena V

Sheila sta riassettando la tavola. Bob ritorna.

BOB     Sheila, come posso farmi perdonare?

SHE     Non credo sia possibile.

BOB     Vuoi dire che dobbiamo separarci solo per questo?

SHE     Non lo so. Non so nulla... Ma...

BOB     Cosa?

SHE     Vorrei avere la forza di fartela pagare. Vorrei riuscire almeno a sfogare la collera.

BOB     So quel che devi provare.

SHE     Davvero, Bob?

BOB     Beh, ne ho una vaga idea. Vorrei, vorrei non avertelo detto.

SHE     Ma perché l'hai detto, Bob?

BOB     Non lo so.

SHE     Sì, che lo sai, maledizione, Bob. Lo sai. Si tratta del bambino.

BOB     Io... no, non ne sono certo.

SHE     Senti Bob, io ti leggo come un libro aperto. Non l'hai voluto, non era                                  nelle tue intenzioni, ma poiché c'è ti senti responsabile.

BOB     Non lo so.

SHE     Bob, per l'amor del cielo, sii onesto con te stesso. E' una faccenda che                                 noi dobbiamo affrontare. (Bob esita) Ebbene?

BOB     Sì, è vero. Non riesco a spiegarlo, ma sento che dovrei fare qualcosa.

SHE     Non gli devi niente di fatto. Lo sai, vero?

BOB     Sì... è rimasto solo. Forse potrei intervenire per risolvere la situazione.                              Trovare un'alternativa... capisci. Un collegio.

SHE     Come pensi di poter essergli utile?

BOB     Non so. Forse, se andassi laggiù...

SHE     A far che? Conosci qualcuno che potrebbe accoglierlo? Hai qualche idea?

BOB     No, Sheila! No, non ne ho.

SHE     E allora a che serve andar laggiù? (Bob non sa rispondere) Immagino che ci sia una sola soluzione, Robert. Farlo venire qui.

BOB     (incredulo) Ma ti rendi conto di quel che stai dicendo?

SHE     (annuisce) Non è questo il motivo per cui me l'hai detto?

BOB     E tu... tu te la sentiresti?

SHE     Per forza, Bob. Non è generosità... è autodifesa. Se non ti permetto di aiutarlo adesso, un giorno o l'altro mi potresti accusare di aver lasciato che tuo... tuo figlio venisse chiuso in un orfanotrofio.

BOB     Non farei mai...

SHE     Sì, lo faresti. Quindi sbrigati, prima che cambi idea.

BOB     (la guarda con amore) Grazie, Sheila.

SHE     Ma un mese soltanto, il tempo che staremo qui a Cape Cod. Non un giorno di più. Così questo Louis avrà un margine di tempo sufficiente per trovargli una sistemazione definitiva.

BOB     Sai quel che stai dicendo?

SHE     Sì.

BOB     Cosa diremo alle bambine?

SHE     Metteremo insieme qualche scusa.

BOB     Sei straordinaria.

SHE     No, Bob è che... telefona a Louis (esce).

BOB     Mio Dio, ma come può essere così generosa? (intanto compone il numero) Louis? Senti Louis, noi vorremmo ospitare qui il bambino... ma come si chiama... ah, ecco Jean Claude. Per un mese. Sì poi ti racconterò tutto. Una cosa è importante. Per nessuna cosa al mondo devi dirgli che io, beh... che io sono... il padre, sì. Nel frattempo tu avrai un mese per trovargli una sistemazione adeguata. Ciao, Louis, grazie.

Scena VI

Rientrano le bambine dal mare. Paula è allegra.

PAU     Che bello, mamma, come mi sono divertita.

SHE     (a Jessie, un po' imbronciata) E tu, Jessie?

JES       (alza le spalle) Uff...

PAU     Lei non si è divertita perché non c'era nessun ragazzo degno di essere                               preso in considerazione dalla signorina Beckwith.

JES       La tua solita, stupida battuta... Certo, se ci fosse stato qualcuno                                           diciamo "un po' interessante", forse...

BOB     Invece?

JES       Due stupidi gemellini di tre anni che continuavano a bagnarsi.

PAU     Non erano stupidi, Jessie, erano così simpatici, invece.

SHE     (a Jessie) Almeno è bello il libro che stai leggendo?

JES       (alza le spalle) Se può essere interessante un libro di storia che devo                                      leggere per forza...

BOB     Perché, per forza?

JES       Ma sì, la cara Miss Sleepty ci ha pregato tanto: (cambia la voce) "ragazze                   questa estate dovreste leggere molto. Specialmente letture che                                             riguardano la storia contemporanea". Sai che barba. Tutta roba                                             vecchia, mai niente di nuovo.

BOB     Beh, una novità l'avremmo, vero Sheila? (sorride sperando che lei risponda al sorriso)

SHE     (restando fredda e seria, non accetta l'invito a parlare) Digliela.

BOB     Sì, ecco. Dovremmo appunto dirvi una cosa.

PAU     (allegra e curiosa) Cosa c'è?

JES       (quasi infastidita) Beh?

BOB     Una nostra amica è morta.

PAU     Chi?

BOB     Una persona che non conoscete. Stava in Francia. Una signora.

PAU     Una signora francese?

BOB     Sì.

JES       Perché ce lo racconti se non la conosciamo?

BOB     Aveva un figlio...

JES       Di quanti anni?

BOB     Oh, più o meno l'età di Paula.

PAU     Ah, sì (molto interessata).

JES       (seccata perché è troppo giovane, guarda male Paula, poi a Bob) E allora?

SHE     (intervenendo) Allora è rimasto orfano.

PAU     Accidenti.

BOB     Per questo, poiché è solo... vorremmo invitarlo a stare con noi per un                                po'. Finché ci fermeremo qui. Sempre che a voi non dispiaccia.

PAU     Oh, accidenti. Certo, io dico sì.

BOB     (allafiglia maggiore) E tu Jessie?

JES       Beh, c'è un po' di giustizia a questo mondo.

BOB     Cioè?

JES       Se io non posso andare in Francia, per lo meno avrò un francese                                          (sottolinea) autentico con cui chiacchierare.

BOB     Ha solo dieci anni. Sarà un po' triste. Almeno nei primi tempi.

JES       Ma, papà, sarà pur in grado di parlare.

BOB     Sicuro.

JES       Il che significa che sarà un francese migliore di quello di                                                Mademoiselle O'Shaughnessy.

PAU     Ha la mia età, Jessie, non la tua.

JES       (altera) Mia cara, a te non dirà neanche il temps du jour.

PAU     Il che?

JES       Vai a studiare il francese. Vous etes une bamboccia.

PAU     Cosa? Bamboccia? (la rincorre, entrambe escono gridando).

BOB     (si avvicina a Sheila) Grazie, Sheila.

Buio.

Scena VII

In scena Sheila con Jessie. Stanno attendendo il ritorno di Bob che dovrebbe arrivare dall'aeroporto con il piccolo francese.

PAU     (entrando eccitata) Sta arrivando, mamma. Questi giorni non passavano mai. E cosa dobbiamo dirgli?

SHE     Beh, lui saluterà te e tu saluterai lui. Normale, no?

Rumore di macchina.

JES       Prepariamoci a parlare francese.

Entrano Bob e Jean Claude.

SHE     Ciao, Jean Claude. Siamo lieti di averti  qui.

JEAN CLAUDE  Grazie, Madame. Sono molto grato del vostro invito.

PAU     Ciao, io sono Paula.

J.C.       Ciao, molto lieto (sorriso che conquista Paula all'istante).

JES       (con fare aristocratico) Jean Claude, je suis Jessica. Avez vous fait un bon voyage?

J.C.       Oui, mademoiselle. Votre français est éblouissant.

JES       Cosa?

PAU     Il suo inglese è magnifico, il tuo francese è terribile.

JES       (sguardo fulminante) Paula!

J.C.       Terribile, in francese, vuol dire anche magnifico (accostandosi a Sheila)                                 Madame? (toglie dalla borsa un oggetto e glielo offre).

SHE     Per me? Oh, grazie.

PAU     Cos'è?

J.C.       (rivolto a Bob) Come si dice cendrier?

BOB     Portacenere.

SHE     Grazie... uhm... è fatto a mano?

J.C.       Sì, al nostro corso di ceramica.

PAU     Anch'io faccio ceramica (verso il pubblico) Com'è carino.

JES       Voulez-vous boire quelche chose?

J.C.       Non, merci, Jessica, je n'ai pas soif.

JES       Oh, je comprends.

PAU     (un po' gelosa) Come vanno le cose in Francia?

BOB     (intervenendo) Avremo un mucchio di tempo per parlare di queste cose, ragazze. Credo che Jean Claude sia parecchio stanco. Vero, Jean Claude?

J.C.       Un po', sì. Il viaggio è stato lungo.

PAU     La tua stanza è proprio di fronte alla mia.

BOB     (rivolto a Sheila) Porto su i bagagli?

SHE     (a Bob) No, faccio io. Da questa parte, Jean Claude (esce seguita dal bambino).

PAU     Accidenti, è carino da morire.

JES       E tu ci farai morire d'imbarazzo Mademoiselle Beckwith. Non hai la                                  più vaga idea di come si trattano gli europei.

PAU     (sprezzante) Crepa.

BOB     Su ragazze. Comportiamoci da persone adulte.

JES       Adulte? Papà, se mi odii abbi almeno il coraggio di dirlo. Da uomo.

BOB     Jessie, ti voglio bene (passandole un braccio attorno alle spalle e baciandola                                 sulla fronte) Il tuo francese è ottimo, Jess. Non avevo idea che fossi così in gamba.

JES       (trasformata) Dici sul serio, papà?

BOB     Sì, Jessie, sul serio.

PAU     Lui parla magnificamente l'inglese e ha appena la mia età.

BOB     Lui ha avuto un insegnamento privato.

JES       Come mai? E' nobile?

BOB     No, sua madre faceva il medico.

PAU     E suo padre?

BOB     Suo padre... Non so bene. Ma non mi risulta che fosse nobile.

JES       Beh, intanto che lui riposa io vado in casa a leggere.

PAU     Vengo anch'io.

Scena VIII

Le ragazze sono uscite. Bob è solo in scena. Rientra Sheila.

SHE     E' un bambino molto autosufficiente.

BOB     In che senso?

SHE     Non ha voluto che l'aiutassi a vuotare la valigia. Ha insistito per fare                                 da solo. Sono stata fredda con lui?

BOB     No. Come ti sentivi?

SHE     Secondo te?

BOB     Sei stata meravigliosa (fa per prenderle la mano, ma lei si allontana).

SHE     Si è portato a letto quella borsa di tela. Deve tenerci tutti i suoi tesori.

BOB     Probabile (Sheila va a prendere un libro, lui la segue con gli occhi). Sheila,                                   ti amo. (lei non risponde e si mette a leggere) Sheila?

SHE     Ti assomiglia; ha la tua bocca.

BOB     Davvero?

SHE     Mi stupisce che non te ne sia accorto. (pausa) Lei doveva avere gli                                       occhi castani.

BOB     Non... non ricordo proprio.

SHE     Via, Bob. (si rimette a leggere. Bob si muove goffamente, vorrebbe dire ancora                    qualcosa, ma lei lo ignora. Poi, all'improvviso) Bob?

BOB     Sì (sorpreso e con un po' di speranza).

SHE     Cos'avevo fatto esattamente... o meglio, che cosa non avevo fatto?

BOB     Eh?

SHE     Voglio dire: tu non mi hai spiegato veramente perché è successo.

BOB     Cosa?

SHE     Cosa c'era in me che non andava perché mi tradissi.

BOB     Sheila, (cerca le parole) non c'era niente che non andasse in te.

SHE     In noi, allora. Io credevo che fossimo felici.

BOB     Lo eravamo (si corregge) Lo siamo. In te, Sheila, non c'è mai stato niente che non andava ed io sono partito felice per la Francia con il pensiero di te, della piccola Jessie e di quell'esserino che ancora non sapevo che sarebbe stata Paula. Un fagottino, dentro di te, che già amavo. Te l'ho spiegato: è stato un incontro del tutto casuale.

SHE     (caustica, alzando appena gli occhi dal libro) E naturalmente dopo ogni                                     incontro casuale si finisce a letto.

BOB     (continuando, senza dar peso all'intervento della moglie)      Ero molto stanco quella sera (guarda lontano). Avevo parlato quasi tutto il giorno. Dopo la conferenza era previsto uno dei soliti rinfreschi. Ancora giacca, cravatta, aria ufficiale, incontri, presentazioni, nomi che subito dimentichi. Volevo respirare un po' d'aria fresca, in forma non ufficiale. Così, da turista qualunque. Mi credi, Sheila?

SHE     Beh, che tu ti tolga la cravatta ed esca per fare il turista qualunque non è un fatto che non si può credere.

BOB     Poi il corteo...

SHE     Sì, lo so: La manganellata in testa, il bellissimo - anzi la bellissima -            medico... Perché me lo vuoi raccontare ancora?

BOB     Tu mi hai chiesto perché ed io voglio farti capire che non c'era un perché, ma una serie di fatti, di circostanze. Quel colpo in testa durante la manifestazione - anche se non era la mia manifestazione ed anche se neppure sapevo perché manifestavano - bene, quel colpo mi ha fatto cadere all'improvviso tutta la mia aria da grande e famoso professore di matematica. In un certo senso, mi sono sentito ragazzo. Poi, forse, più tardi, sarà stato anche il vino che ho bevuto a cena. Sai, il vino francese...

SHE     (ironica) Sì, certo il vino francese. Chi non lo sa?

BOB     Poi era maggio. Quando siamo giunti a Sète, sul mare, si respirava la                                primavera a pieni polmoni.

SHE     Il vino, la primavera ed una giovane donna vicino. Magari anche molto bella.

BOB     Beh,...

SHE     E l'equilibrio...

BOB     Appunto, l'equilibrio... Vedo che mi hai capito.

SHE     (alzando la voce) Capito? (riprendendo il tono rassegnato) Ho capito che il marito, che credevo perfetto, non esiste più. Anzi non è mai esistito. Per tutti questi anni ho vissuto vicino a chi mi ha tradito. Tutti questi anni che credevo felici.

BOB     Ma lo sono stati, Sheila. Sono stati anni felici.

SHE     No, Bob. Erano tutta un'illusione.

            

(riprendono a leggere)

Scena IX

Rientrano Paula e Jessie. Poi arriverà anche Jean Claude.

PAU     Sta arrivando. Pensa mamma, ho sbirciato e ho visto che si stava                                         rifacendo il letto da solo.

SHE     Un gesto simpatico, ma cosa ci trovi di tanto straordinario?

PAU     Avevo intenzione di farlo io.

SHE     Davvero? Questo è un miracolo. Non rifai quasi mai il tuo.

PAU     Sì che lo faccio.

SHE     Sotto coercizione.

PAU     Sotto cosa? Cosa significa coercizione?

SHE     Quando sei obbligata a farlo. (entra Jean Claude) Oh, Jean Claude. Hai                                 potuto riposare un po'?

J.C.       Sì, grazie, signora Beckwith.

SHE     Vuoi qualcosa? Una tazza di cioccolato con un po' di latte?

PAU     Te lo preparo io (esce).

JES       Oggi sarà una noia. Più tardi arrivano dei nostri amici.

J.C.       Perché una noia, se sono amici?

    

JES       Non fanno altro che parlare di sport.

BOB     Jessie, perché sei sempre così? Non ti va mai bene niente.

J.C.       (a Bob) E' uno sportivo questo amico?

BOB     Bernie fa l'avvocato. Ed è procuratore di parecchi giocatori di squadre                        importanti. Baseball, hockey, football...

J.C.       Anche football?

JES       (sprezzante) La versione americana del football. Tante zucche vuote che si sfasciano.

PAU     Se Jessie trovasse il giocatore "giusto" amerebbe anche lo sport.

JES       Paula, se non la smetti... (a Jean Claude) Anche tu sei un fanatico dello sport?

J.C.       Nella maniera giusta. Non sono un fanatico.

PAU     Cosa vuol dire "nella maniera giusta"?

J.C.       Faccio molto sport perché è utile per una buona crescita - così mi diceva spesso maman - ma non passo tutto il mio tempo a fare e, soprattutto, a parlare, di sport.

PAU     Come fa Bernie, vero papà? Lui parla sempre di sport.

BOB     Ne parla perché è il suo lavoro.

PAU     Ma tu non parli sempre di matematica, anche se è il tuo lavoro.

JES       E per fortuna. La matematica è ancora più noiosa dello sport. A te                                      piace, Jean Claude, la matematica?

J.C.       Oh, sì, molto. A scuola è la materia che preferisco. L'insegnante è molto contenta di me. Un giorno mi ha anche detto:" E' come se questo dono tu l'avessi avuto in eredità".

SHE     (finora indaffarata a preparare, interrompe) Già, probabile. Ora ragazze andate a controllare se c'è acqua sufficiente in frigorifero. Dopo le sue corse, Bernie ne beve sempre in abbondanza.

Paula e Jessie escono ed entrano subito dopo.

PAU     Ecco fatto, mamma.

JES       Ci potrà annegare con tutta quell'acqua.

PAU     Facciamo un gioco, Jean Claude?

J.C.       Volentieri. A cosa giochiamo?

PAU     Oh, facci conoscere tu qualche gioco nuovo.

J.C.       (pensieroso) Vediamo. Noi facciamo spesso un gioco. Si chiama il gioco                               dei mimi. Lo conoscete?

PAU     (incuriosita) No, spiegacelo.

J.C.       Si deve mimare il titolo di un film. Gli altri devono indovinare.

PAU     Non ho capito.

JES       Per forza, sei troppo piccola per capire.

PAU     E allora, spiegamelo tu.

JES       Jean Claude lo farà senz'altro meglio.

J.C.       Facciamo un esempio. Io faccio dei movimenti e voi indovinate a quale film mi riferisco (guarda l'orologio, poi per dodici volte fa) Toc, toc... (poi mima l'accensione di un fiammifero).

PAU     Toc, toc, è pronto?

J.C.       (ride) Cosa?

BOB     (alzando gli occhi dalla rivista) Dai, Paula. Quanti erano i tocchi?

JES       Dodici.

BOB     E allora?

PAU     E' mezzogiorno, si fa da mangiare... mai sentito un film così.

J.C.       Per metà ci sei.

PAU     A mezzogiorno si accende il fuoco.

JES       Mezzogiorno di fuoco.

J.C.       Brava, Jessie.

PAU     Non vale, il merito è mio. C'ero già arrivata.

J.C.       Adesso tocca a una di voi.

PAU     (offrendosi istintivamente) Io, io. Cosa faccio? Non lo so.

JES       La solita bamboccia. Dai, faccio io (mima la caduta della neve, il freddo, poi sette "cose" basse).

J.C.       Biancaneve e i sette nani.

PAU     Sei forte, Jean Claude. Dai, un altro film.

Si sente rumore di vettura che arriva e si ferma.

Scena X

Arriva Bernie, con la moglie Nancy ed il figlio Davey.

BERNIE  (chiassoso) Salute a tutti. Ciao Sheila, sei splendida. Ragazze (adulante) sempre

     più belle. E tu Bob, sempre più vecchio. Scherzo, amico mio. Ti trovo in forma.

NANCY  (bacia Sheila) Ti trovo benissimo Sheila. Dici sempre che mi                                                spiegherai il tuo trucco per restare giovane, ma non me lo dici mai.

SHE     (tentando di scherzare) I trucchi non si svelano, lo sai.

BOB     Questo, amici, è Jean Claude Guérin, nostro ospite. Viene dalla Francia.

BER     Ciao. Io sono lo zio Bernie, questa è la zia Nancy e questo (si gira) dove sei?

     Questo è mio figlio Davey. Una vera promessa del football.

J.C.       Molto lieto di conoscervi (dà la mano a Bernie e Nancy) Ciao Davey.

NAN    (a Sheila) E' proprio carino.

BER     (a Bob) Sa giocare?

BOB     E' un po' stanco per il viaggio. Poi... non so se sa giocare.

DAVEY  (rivolto a Jessica) Avresti voglia di andare al cinema un giorno o l'altro, Jess?

JES       Mi chiamo Jessica. E, no. Non ne ho voglia. Non esco con i ragazzini.

DAV    Ho 14 mesi più di te.

JES       La cronologia è irrilevante.

DAV    Ti credi chissà chi, ma ti sbagli Jessie. E poi (alzando le spalle) ce n'è                                      tanti di pesci in mare.

JES       Bene, vai a sposarti un pesce.

DAV    Io non voglio sposare nessuno. Io farò il giocatore professionista.

JES       La cosa mi lascia fredda. E poi, che sport farai?

DAV    Sto decidendo tra baseball e pallacanestro. O magari il calcio. Mio padre dice che il calcio andrà forte nei prossimi anni. Io so calciare con tutt'e due i piedi.

JES       Non contemporaneamente, immagino.

DAV    Molto spiritosa. Te ne pentirai quando sarò un campione.

JES       Non contarci, vermiciattolo.

DAV    (cambiando) Chi è quel ragazzino?

JES       Viene dall'Europa. In visita.

DAV    A chi fa visita... a te?

JES       Beh, diciamo semplicemente alla famiglia Beckwith, di cui faccio parte.

DAV    Dove sono i suoi?

JES       Non ti riguarda. E' orfano.

DAV    Ma, guarda. E volete adottarlo?

JES       (sorpesa) Mi spiace, non sta a me parlarne (e se ne va).

BER     Allora. Davey, vieni? Dai Bob, muoviti. Dobbiamo fare un po' di sport.

     Un professore di matematica deve sviluppare anche i muscoli, non solo il cervello.

BOB     Vado a mettermi in tuta e sono pronto tra qualche istante (esce).

BER     Allora, ragazze, venite anche voi?

JES       A noi lo sport...

BER     Suvvia, venite almeno a vedere come si fa a sudare sotto il sole. Fa                                          bene sudare, sapete?

PAU     Per chi ha la pancia.

SHE     Paula, come ti permetti?

BER     Lasciala dire, Sheila, la nostra Paula (l'abbraccia) è così graziosa che la si perdona sempre, anche se è un po' impertinente. Eh, Paula, biricchina.

BOB     (entrando) Sono pronto. Possiamo andare. Forza ragazze, venite anche voi!

Escono Bob, Bernie, Davey, Jessie e Paula.

Scena XI

Rimangono Nancy e Sheila. Jean Claude si è appartato.

NAN    Cara Sheila, è sempre un piacere venirvi a trovare. Bernie diventa come un bambino appena c'è un campo sportivo. E poi siete una magnifica famiglia. Sempre unita, felice.

     Con un marito come il tuo non è difficile. Sai che lo trovo molto attraente. Ma è troppo serio. Lui è un fedelissimo. Se no, Sheila, ci farei un pensierino...

SHE     Nancy!

NAN    Oh, scherzavo... purtroppo... dai, Sheila, chi mai si sognerebbe di venire a sconvolgere la vostra felicità. Io mai di certo. (cambiando) Ho delle grosse novità Sheila.

SHE     Ah, sì?

NAN    Ormai Davey è grande e posso occupare finalmente in maniera intelligente il mio tempo libero.

SHE     Ah, sì? (sempre distratta) E che farai?

NAN    Penso che andrò a lavorare in una galleria d'arte. Sai che mi sono diplomata alla Scuola Artistica, no? Beh, finalmente spero di mettere a frutto i miei studi.

SHE     (senza dar peso) Ottima idea. Verrò a trovarti... in galleria.

NAN    Ci tengo proprio... Poi ti racconto tutto il colloquio con il vecchio Stone, il proprietario della galleria. Ma ora sono un po' accaldata per il viaggio.

SHE     (intuendo) Vuoi farti una doccia?

NAN    Volentieri. No, non scomodarti. Ormai sono di casa, qui (esce).

SHE     Ci mancava anche Nancy, con "il tuo perfetto maritino". Sì, d'accordo lo so. Lei vuole sempre scherzare, ma in questo momento, non ne ho proprio voglia... (è pensierosa).

In questo momento, con un matrimonio che traballa e lui... credimi, Sheila... vorrei, oh, Bob vorrei davvero crederti e poter ancora riprenderti tra le mie braccia, come se non fosse successo niente.         Vorrei convincermi che è solo un brutto sogno. Sì, forse è così (vede            Jean Claude) No, non è così. Eccola lì la realtà. Ma io, bambino, non ti conosco. Già, facciamo finta che noi non ci conosciamo. Ci incontriamo casualmente ed io - Ciao bel bambino, ti dico. Sei solo? E i tuoi genitori? Chi sono? Mia madre è Nicole Guérin e mio padre è Robert Beckwith. Davvero? Robert Beckwith è anche mio marito - Oh! - Non lo sapevo, dici. Già, tuo padre è anche mio marito. Questo complica un po' le cose, non ti pare? (abbandona il tono immaginario, si fa seria) Complica un po' le cose (esce).

Buio.

Scena XII

E' in scena Bob. E' sera. Tutti sono a letto. Entra Sheila in vestaglia.

BOB     (solo) Un po' di sport, dice. Per fortuna che doveva essere solo un po'. Sono tutto rotto (entra Sheila e va a versarsi un bicchier d'acqua) Oh Sheila, come è andata oggi?

SHE     Non male (con voce inespressiva).

BOB     Ma neppure bene, eh?

SHE     No, Robert, di certo non bene.

BOB     Pensi che qualcuno abbia sospettato?

SHE     Cosa?

BOB     Si sono... Uhm... chiesti chi fosse?

SHE     Non credo. E comunque non me ne frega niente.

BOB     Sheila... io...

SHE     Quel che conta, Bob, è che io lo sapevo.

BOB     Capisco.

SHE     Proprio no. Tu non hai la minima idea di quanto sia dura per me. Non ci resisto, Bob.

BOB     Pensi che dovremmo rimandarlo a casa?

SHE     (dopo una brevissima pausa, beve per prendere tempo) Senti, ho detto che ero disposta e lo sono, ma...

BOB     Ma, cosa?

SHE     Avrò bisogno di un po' di fiato. Non è possibile far semplicemente            finta che sia tutto normalissimo. Non lo è e dovrò sottrarmici, ogni tanto.

BOB     Sottrartici? Che significa?

SHE     Beh, domani - per esempio - voglio andare a passare una giornata a Boston. Dirai a Bernie e a Nancy che la mia casa editrice mi ha   chiamata perché devo... chessò... incontrare un autore. Ecco, dirai così.

BOB     (spaventato, ma conciliante)   Oh, bene. Buona idea. (intanto si è alzato e si                                avvicina per abbracciarla)

SHE     Ho preso un sonnifero, Bob, scusami. Buonanotte (esce).

Scena XIII

Bob solo in scena, prende in mano una rivista, si siede, poi si alza, cambia posto. E' un po' nervoso. Poi vede che all'interno della casa si è accesa una luce.

BOB     (avvicinandosi alla casa scopre Jean Claude) Jean Claude?

J.C.       Oui, sì? (dall'interno).

BOB     Stai bene?

J.C.       Non riuscivo a dormire e allora sono sceso per leggere.

BOB     Anch'io non riesco a decidermi ad andare a letto. Vuoi uscire?

J.C.       Sì; vengo (esce con un libro sottobraccio).

BOB     Vuoi un bicchiere di latte?

J.C.       Oh, sì grazie.

BOB     (esce di scena e rientra subito con un bicchiere di latte. Nel frattempo Jean Claude si è seduto

      e si è messo a sfogliare il libro) Ecco qua.

J.C.       Grazie (beve).

BOB     Ti sei divertito oggi, Jean Claude?

J.C.       Sì, ma... mi spiace di non sapere giocare a baseball.

BOB     Non ha importanza. Come hai potuto vedere, non so giocare neppure io.

J.C.       (sorride, riprende a bere il latte. Guarda verso il fondo) E' bello il mare. Mi stavo chiedendo quanto è lontana...

BOB     ...la Francia?

J.C.       Sì.

BOB     (tenta di scherzare) Troppo per andarci a nuoto. Hai nostalgia?

J.C.       Beh, un po'. Quando guardo le onde mi sembra di vedere la mia città.

BOB     E' una bella cittadina, Sète.

J.C.       La conosci?

BOB     Ci sono stato una volta. Molti anni fa.

J.C.       Hai conosciuto là, mia madre, o qui a Boston?

BOB     Uhm... L'ho conosciuta a Boston. Quando faceva l'internato al                                       Massachusetts General. Ci siamo incontrati in casa di amici.

J.C.       Ti piaceva?

BOB     (non s'aspettava la domanda) Era molto simpatica.

J.C.       Era un bravissimo medico. Avremmo potuto stare a Parigi , ma lei                                          preferiva il sud.

BOB     Lo so.

J.C.       Andavamo a fare il campeggio certe volte, solo maman ed io. A Pasqua siamo stati

     in Svizzera e lei mi aveva promesso che l'anno prossimo avrei preso lezioni di sci...

     (sta per mettersi a piangere, ma si trattiene).

BOB     Potrai ugualmente prendere lezioni.

J.C.       Non mi interessa più (breve silenzio, poi) Conoscevi mio padre? Lo conoscevi, Bob?

BOB     (incerto) Uhm... cosa ti ha detto di lui tua madre?

J.C.       (abbassando il capo) Che era sposato con un'altra donna.

BOB     E poi?

J.C.       Che lo amava. E che si erano amati e avevano deciso di avermi. Ma                             naturalmente lui non aveva potuto restare in Francia.

BOB     E... non ti ha detto chi era?

J.C.       No, ma io ho un'idea mia.

BOB     (teso, deve trasmettere la sua tensione al pubblico) Quale?

J.C.       Secondo me doveva trattarsi di un inglese, o di un americano.

BOB     Perché lo pensi?

J.C.       Perché se fosse stato italiano, mi avrebbe fatto imparare l'italiano. In modo che un giorno o l'altro potessi parlargli. (breve pausa). Ho sempre sperato che magari, quando fossi stato grande, maman mi avrebbe...

BOB     Raccontato tutto di lui?

J.C.       Sì, ma adesso è morta (e scoppia a piangere).

BOB (non sa cosa fare, poi si decide e lo prende tra le braccia. Il bambino gli si avvinghia, lo stringe).

J.C.       Maman.

BOB     Lo so, (cullandolo) lo so.

Scena XIV

Entra Sheila.

SHE     Bob.

BOB     (fa scivolare giù il bambino, come se fosse stato scoperto) Sheila... Stai bene?

SHE     Mi sono svegliata e tu non c'eri.

BOB     Non mi decidevo a salire. Non sentivo il sonno. E, a quanto pare, neppure

     Jean Claude.

SHE     (guardando il bambino) Oh, mi (ma non riesce a dire spiace).

BOB     (interrompendola) Non importa. Adesso andiamo tutti a letto.

SHE     Scusa, ero solo un po' preoccupata (esce).

J.C.       Bob, adesso vado a dormire.

BOB     Bene, buona idea. Andiamo.

Buio.

Fine primo atto.

ATTO SECONDO

Scena I

E' mattino. Sheila in scena sta preparando per la colazione. Dopo un po' entra Nancy.

NAN    Buongiorno, Sheila. Sei mattiniera.

SHE     Sto preparando per la colazione, perché poi devo andare a Boston.

NAN    A Boston? E ci lasci qui soli?

SHE     Beh, siete in tanti. Mi spiace: devo raggiungere la redazione. Sai è di passaggio

     uno dei nostri autori più importanti e devo incontrarlo, perché dobbiamo fare un aggiornamento a una riedizione.

NAN    Capisco. (pausa) Ah, senti Sheila. Io ieri cercavo di scherzare. Beh, mi conosci. Vorrei sempre essere allegra, ma forse ieri ho sbagliato momento, vero? Non mi sembravi serena come al solito. C'è qualcosa che non va? (Sheila alza le spalle). Forse siamo venuti ad invadere la tua casa in un momento sbagliato?

SHE     Oh, no, Nancy. Scusami tu. No, sono felice di avervi qui. Bob e Bernie                               si vedono sempre volentieri ed anche Davey si diverte al campo sportivo.

 

NAN    Beh, lui viene qui volentieri anche per Jessica. (pausa, cambia tono) Ma davvero, Sheila, non c'è niente? Non ti ho ancora vista sorridere e pensare che in vacanza noi due siamo sempre state un po' matte, non è vero? (si avvicina) Qualcosa non va?

SHE     Sì.

NAN    Cosa? Dimmi. Cosa è accaduto?

SHE     Bob mi ha tradita (in fretta a voce bassa).

NAN    (quasi ridendo) Oh, Dio Sheila, non ci credo. Non lo farebbe mai. Per lui tu sei Eva

e lui è Adamo. Proprio come se foste gli unici al mondo. Bob non è proprio il tipo, credimi.

Ma ce ne saremmo accorte. Non è possibile.

SHE     Sì, invece.

NAN    Ma via. Ho letto di questa sindrome su una rivista che parlava di psicologia.

     Diceva che è molto comune alla tua età...

SHE     (abbozzando un sorriso) Alla nostra età, vorrai dire.

NAN    Beh... diceva che le donne vicine ai quaranta vanno incontro a questi                                  momenti di insicurezza. Cominciano a farsi delle idee.

SHE     (calma) Non è una mia idea.

NAN    Oh?

SHE     Me l'ha detto lui.

NAN    No! E' sconvolgente, Sheila.

SHE     Lo so.

NAN    Senti, certe volte gli uomini mentono. Una volta una mia amica... beh non divaghiamo.(scacciando il pensiero)... non, ma non può essere Bob. Lui è maturo. Solido come una roccia. Perché venire a dirti una cosa così dolorosa se non fosse la verità? Sheila, (come chi finalmente ha capito) dev'essere vero.

SHE     E infatti lo è.

NAN    Ma perché? Siete sempre stati così felici. Sono proprio scombussolata.                               Ma per chi diavolo si è preso un'imbarcata?

SHE     Era una francese.

NAN    C'era da immaginarselo. Fatalmente doveva trattarsi di una français.

SHE     (d'istinto) Française (pausa) E hanno avuto un figlio.

NAN    Impossibile. Ne sei certa?

SHE     Sì, certissima.

NAN    Oh, no. Ma perché?

SHE     Bob sostiene di non averne mai saputo nulla.

NAN    Gli hai creduto?

SHE     Direi di sì.

NAN    Beh, e qual è la giustificazione di questa francese?

SHE     Non lo so. E' morta.

NAN    Anche questo. (continua a ripetere) E' impossibile. E' impossibile. Bob,                                 lo credevo così perfetto.

SHE     Anch'io.

NAN    Beh, però se lei è... (non vuole dire morta)... non c'è più, almeno non                                       puoi temere di perdere Bob. Il bambino... è stato chiamato Beckwith?

SHE     No.

NAN    E allora potresti far finta che sia accaduto durante l'ultima guerra                                       quando Bob era militare in Francia.

SHE     A quel tempo Bob aveva cinque anni.

NAN    (accetta l'errore, ma non demorde) Va bene, comunque potete far finta di                                 niente.

SHE     Non posso. Bob voleva vedere il ragazzo.

NAN    Dio, gli uomini come sono patetici. Perdono la testa all'idea dei figli                                  maschi. Spero che tu abbia puntato i piedi, Sheila. O tu o il ragazzo.

SHE     E' proprio quello che non volevo, Nancy. Se l'avessi costretto ad una scelta c'era sempre il rischio di perderlo. Ho dovuto essere realista e pensare anche alle bambine.

NAN    E allora?

SHE     Allora... l'hai conosciuto ieri.

NAN    Quel piccolo francese?

SHE     Proprio lui.

NAN    E le bambine che ne pensano?

SHE     Non abbiamo spiegato loro chi è il ragazzo. Lo trovano carino.

NAN    E lo è, infatti. Doveva essere bella anche la... oh scusami, Sheila.

SHE     (annuisce con il capo, poi cambia tono) Oh, devo proprio andare. Nancy,                                  per favore, pensa tu oggi a tutto. Ciao, vado a prepararmi (esce).

NAN    Ciao Sheila (tra sè) Che donna. Che forza d'animo (si scuote) Beh andiamo in cucina. Tra poco si alzeranno tutti (esce).

Scena II

Scena momentaneamente vuota. Entra Jean Claude con il suo libro e va a sedersi su una panca, lontano dal tavolo dove è preparata la colazione. Arriva Paula.

PAU     Ciao, Jean Claude.

J.C.       Salve.

PAU     Cosa stai leggendo?

J.C.       Histoire Generale... storia mondiale.

PAU     Accidenti. Devi proprio essere un intellettuale.

J.C.       Non direi. Vuoi sederti?

PAU     Certo. (si siede accanto) Che c'è di nuovo nella storia?

J.C.       Sto leggendo di Vercingetorige.

PAU     Chi è?

J.C.       Il primo eroe francese. Ha guidato un'insurrezione contro Giulio Cesare.

PAU     Mi pare di aver sentito parlare di Giulio Cesare. E come è andata?

J.C.       Lui è finito male. Cesare l'ha fatto strangolare.

PAU     Uh (si posa una mano sul collo). Ma ti lasciano leggere queste cose in Francia?

     Storie dell'orrore, voglio dire.

J.C.       (si stringe nelle spalle e non risponde)

PAU     (incalza) Ci sono figure in quel libro?

J.C.       Sì.

PAU     Ce n'è una dello strangolamento?

J.C.       Uhm, no, mi spiace.

PAU     Noi l'anno prossimo facciamo igiene.

J.C.       Cos'è?

PAU     Sai cos'è l'educazione sessuale?

J.C.       (incerto) Credo di sì.

PAU     Fate anche voi il corso, in Francia?

J.C.       Non so bene.

PAU     Beh, tu sai come nascono i bambini?

J.C.       Uhm... sì.

PAU     Chi te l'ha detto? La mamma o il papà?

J.C.       Mia madre. Faceva il medico.

PAU     Sì, lo so. Ma come mai non è stato il tuo papà a dirtelo?

J.C.       Mio padre non c'era.

PAU     Vuoi dire che era già morto?

J.C.       Come?

PAU     Mio padre ha detto che tuo padre è morto.

J.C.       Oh... beh... (lascia cadere la conversazione. Piccola pausa)

Entra Nancy con un vassoio.

NAN    Ragazzi, venite a far colazione (appoggia il vassoio ed esce).

Jean Claude depone il libro e con Paula va a sedersi a tavola.

PAU     Qual è il tuo colore preferito?

J.C.       Il colore del mare.

PAU     Ma non è un solo colore. Qualche volta è verde, qualche volta è azzurro.

J.C.       Beh, è proprio quello che mi piace nel colore del mare.

PAU     Che forte! Sei davvero una persona interessante, Jean Claude.

J.C.       Grazie. Anche tu.

PAU     (felice) Davvero? Lo pensi sul serio?  Ehi,... prima al telefono era in                                      francese che parlavi?

J.C.       (a disagio) Sì.

PAU     Suona molto bene. Io comincerò a studiarlo in sesta. Poi un giorno                                          potrò venire a trovarti.

J.C.       Sarebbe molto bello.

PAU     Sì. Uhm... parlavi con un amico?

J.C.       Sì.

PAU     Un ragazzo o una bambina?

J.C.       Nessuno dei due.

PAU     Il tuo cane?

J.C.       (ride) No, un vecchio amico di mia madre, Louis Venerguès. E' stato                                   sindaco della nostra città per parecchi anni.

PAU     (colpita) Accidenti. E di che parlavate?

J.C.       Di varie cose. Mi ha detto che chiamerà ancora per sapere come sto.

PAU     Cribbio, vorrei avere anch'io un amico così.

Scena III

Entra in scena Jessie con barattoli e padellini.

JES       Paula... Oh, ciao Jean Claude.

J.C.       Ciao, Jessie.

JES       Paula, allora mi dai una mano o no?

PAU     Oh, sì, certo (a Jean Claude) dobbiamo preparare da mangiare, perché mamma è dovuta andar via (confidenziale) un po' per dimostrare che siamo brave e un po' perché Nancy è un vero disastro.

JES       Dai Paula, porta via le tazze della colazione e fammi posto.

PAU     (esegue e rivolta a Jean Claude) Jessie ha fatto un corso di cucina a scuola.

J.C.       Oh, allora sei brava.

PAU     (rientrando) Cosa stai preparando?

JES       Beh, Jean Claude evidentemente la riconosce, ma per tua informazione

     sto preparando una sauce veloutée.

PAU     Ma è solo uno spezzatino, Jessie. Non avresti potuto mettere tutto in                                 una pentola? Dopo, lo so, sono io che devo pulire.

J.C.       Posso aiutarti, Jessica?

JES       Oh, très gentile. Sai preparare l'insalata?

J.C.       Sì, era sempre compito mio, a casa in modo che fosse già pronta quando mia madre tornava dallo studio. (prende le foglie di lattuga, le separa, le immerge una alla volta nell'acqua, le appoggia su uno strofinaccio, le asciuga, poi) Mi serve de l'ail, come si dice in inglese?

PAU     Jessie?

JES       Non ho ancora imparato questa parola. (entra in casa, si sente sfogliare,                                   poi un grido) Aglio.

PAU     Accidenti, Jean Claude. Anche l'aglio. Vuoi fare il cuoco da grande?

J.C.       No, il medico.

JES       (rientra) Jean Claude, potrei chiederti di assaggiare la salsa?

J.C.       Certo Jessica (immerge il cucchiaio di legno in una scodella, lo porta alle                                       labbra) Mmmm, molto interessante.

JES       Ma è buona, è buona?

J.C.       Superba.

JES       Oh, Jean Claude, grazie.

J.C.       Pensi di preparare anche una torta?

JES       Beh, le torte non sono la mia specialità.

PAU     Tu le sai fare, Jean Claude?

J.C.       Ne so fare una, che facevo spesso con maman. Anzi, a dire il vero, era lei che la faceva, ma io osservavo sempre e forse... sì, forse mi ricordo come si fa.

PAU     Cosa ti serve? Ti posso aiutare?

J.C.       Sì, Paula portami della farina, delle uova, del cacao, poi... vediamo che frutta c'è in casa?

PAU     Tutto quello che vuoi (esce).

JES       Una torta al cacao con la frutta? Mai vista.

J.C.       Infatti. E' praticamente una torta doppia. Sotto quella al cacao, sopra quella alla frutta.

PAU     Ecco qua. Dai che ci divertiamo.

Mentre impastano, tagliano la frutta, sbattono le uova, si infarinano ridono per la farina sul viso, parlano, Jean Claude racconta.

JES       Jean Claude, perché non ci parli un po' del tuo paese? Hai molti amici laggiù?

J.C.       Oh, Sète è una cittadina bellissima. Sul mare. Sì, a Sète ho moltissimi amici. Louis e sua moglie Marie Thérese e poi tutti i pescatori. Spesso verso il tramonto, quando ho finito di studiare, vado al porto e vedo i pescherecci che rientrano. I miei amici pescatori mi vedono, mi chiamano. Io li saluto e a volte, quando attraccano, salgo a bordo e tutti fanno a gara per offrirmi del pesce e qualche volta anche un bicchiere di vino.

PAU     Tu bevi il vino, così, con i pescatori?

J.C.       Non sempre. Spesso ringrazio, ma rifiuto.

JES       Come mai ti vogliono tutti così bene?

J.C.       Sarò simpatico (ride). No, il merito non è mio, ma di maman. Lei era il medico condotto di Sète e curava tutti con grande amore. Sempre pronta, disponibile. Correva da un capo all'altro con la sua macchina. E proprio per fare in fretta, dopo una chiamata urgente... (si interrompe, si asciuga una lacrima).

JES       Le volevi molto bene?

J.C.       Era tutto per me. Ora sono solo (pausa, per un po' rimangono zitti).

PAU     Senti, Jean Claude, ci racconterai ancora delle storie sul tuo paese e sui pescatori?

J.C.       Con piacere. Ti racconterò di quando Sète era coperta da una fitta foresta, rifugio ideale per i pirati che scorazzavano per il Mediterraneo.

PAU     Tu li hai visti i pirati?

J.C.       (ride) Oh, no. C'erano centinaia di anni fa. Però c'è ancora qualche vecchio pescatore che racconta a noi bambini storie di pirati, tramandate dai nonni dei nonni.

PAU     Che bello. E poi cosa c'è ancora nella tua città?

J.C.       C'è un bellissimo istituto di zoologia marina.

JES       E' barboso da vedere?

J.C.       Vuoi scherzare? E' fantastico. Ci vado spesso, soprattutto quando il tempo non è abbastanza bello per restare in riva al mare.

JES       (interrompendo e rimirando la tavola) Credo che abbiamo fatto un buon lavoro.

     Dai, entriamo a mettere tutto sul fuoco.

NAN    (entrando) Ma cosa state facendo? Sheila aveva incaricato me di occuparmi del pranzo.

PAU     Sì, ma abbiamo pensato che tu qui sei venuta in vacanza e quindi...

JES       (completando) non è giusto farti lavorare.

NAN    Veramente, io... oh, grazie, ragazze. Avevo giusto voglia di andare un po' in spiaggia. Lontana da figlio e marito, che pensano solo allo sport e lontana anche dai fornelli. Allora vado (esce dal fondo).

JES       Vogliamo andare? (si caricano di pentolini vari ed escono)

Scena IV

Arrivano dal campo sportivo Bob e Bernie, sbuffando.

BOB     Senti, Bernie (prende fiato) va bene che faccio una vita un po' sedentaria e alzarmi presto a correre mi fa bene, ma non temi di farmi scoppiare?

BER     Oh, non aver paura. Certo, non sei come me o come Davey. A proposito, che ne dici di mio figlio? Guardalo (e indica il campo) lo vedi come colpisce il pallone con il destro e con il sinistro. Ti dico io che diventerà un vero campione. Non trovi?

BOB     Uhm, certamente... poi tu te ne intendi.

BER     (gratificato) Beh, è il mio mestiere. Il ragazzo ha tutte le qualità che mancavano a me. Guardalo come scarta i difensori.

BOB     (guardando, quasi a forza) Sì, è bravo...

BER     (comprensivo) Comunque anche lo sport femminile, tra poco, andrà forte. Se facessi iniziare qualche sport alle tue ragazze, magari potrebbero vincere una borsa di studio per meriti atletici. Se vuoi, ti do una mano.

BOB     Detestano lo sport, Bernie.

BER     E di chi è la colpa?

BOB     Studiano ballo.

BER     Magnifica preparazione per il salto in alto. Jessie ha già l'eta giusta.

BOB     Perché non glielo dici tu, Bernie?

BER     Ho l'impressione che non mi... beh, insomma che mi detesti un po'.

BOB     Ma solo quando parli di sport. Per il resto le sei simpaticissimo.

BER     Già (poi guarda ancora verso il campo) forza Davey, (a Bob) Eh, Bob...? Ehi, ma mi sembri un po' strano oggi. Sei solo stanco? Adesso ci facciamo preparare un bel caffé.

BOB     (come rassegnato) Va bene.

BER     (quasi a prendere in giro) Va bene, che tono distrutto. E' la corsa oppure c'è qualcosa  con Sheila? Adesso che ci penso anche lei ieri mi sembrava un po' giù. (Bob non risponde) Beh, se non vuoi...

BOB     Ebbene, sì, Bernie, devo... devo parlare con qualcuno, altrimenti...

BER     Con qualcuno?... ci sono io, no? Che c'è?

BOB     Vieni sediamoci qui (sulle panche, lontani dalla casa).

BER     (dopo essersi accomodato) Di che si tratta?

BOB     Sai quel ragazzino francese che hai visto qui?

BER     Sì, il vostro ospite. Bel bambino.

BOB     E' mio.

BER     Cosa vuoi dire?

BOB     E' mio figlio.

BER     (rimane un po' interdetto, poi sbotta) Per la miseria. Vuoi dire che per tutto questo tempo hai tradito Sheila?

BOB     No, no. E' stato dieci anni fa. Non è neppure stata una "relazione". Voglio dire, si è trattato di una cosa di passaggio. La madre è morta il mese scorso. Ed è stato allora che ho saputo per la prima volta del bambino.

BER     Sei sicuro che sia tuo?

BOB     Sì.

BER     La miseria... Che tipo era lei?

BOB     Non ricordo.

BER     Non ricordi? Se avessi fatto un figlio con una, sicuro come l'oro che mi                  ricorderei che faccia aveva (cambia tono) Era bella?

BOB     Penso di sì.

BER     Hai una foto?

BOB     Ma vuoi essere serio, Bernie?

BER     Scusa Bob, Ma mi sembra una domanda ragionevole. Per tradire                                         Sheila doveva trattarsi di qualcuno tipo Rachel Welch o meglio ancora.

BOB     Guarda il ragazzo. Lei aveva i capelli più scuri, ma gli somigliava parecchio.

BER     La miseria. Tu, il mio fulgido esempio. Sheila non te la perdonerà mai, vero?

     (Bob guarda Bernie senza rispondergli) Ma cosa cavolo ci fa qui?

BOB     Non ha altri parenti. Se non l'avessimo preso con noi già si troverebbe in un orfanotrofio. C'è un tale in Francia che gli sta trovando una sistemazione. E Sheila è stata d'accordo.

BER     D'accordo? Nancy butterebbe fuori di casa me e il bambino. Che donna Sheila, davvero che donna (Bob continua a non parlare) Bob, mai avrei pensato che tu... per me tu e Sheila eravate come l'omino e la donnina sulle torte di nozze. Cosa diavolo ti ha spinto a farlo?

BOB     Non lo so. E' successo dieci anni fa.

BER     In Francia?

BOB     Sì.

BER     Ne eri innamorato?

BOB     Certo che no.

BER     Scusami, non ti credo. Non credo che un uomo sposato con una donna come Sheila possa avere una relazione con un'altra donna senza almeno pensare di esserne innamorato.

BOB     (quasi scocciato perché l'amico non capisce il problema) Ti ho detto che non ricordo.

     Quel che conta è che adesso non so cosa fare.

BER     Anche un idiota potrebbe dirtelo, Bob.

BOB     E cioè?

BER     Togliti dai piedi il bambino. Alla svelta. Subito. Tronca ogni rapporto                               o il tuo matrimonio andrà in crisi. Non pare anche a te?

BOB     Sì.

BER     (comprensivo) Già, ma immagino che sia facile dirlo quando non ci si è dentro, eh?

BOB     Certo, mettiti nei miei panni.

BER     Impossibile. Ne ho discusso un milione di volte.

BOB     Con chi?

BER     Con me stesso. Sai quanto viaggio e quante occasioni mi capitano. Ma mi sono sempre detto che nel matrimonio o è tutto o è niente. Mai neanche uno sgarro. Come Bob e Sheila. E non sono l'unico dei vostri amici a pensarla così (cambia tono) Come la prende, lei?

BOB     Penso che cominci a pesarle.

BER     Ci credo. Per questo devi far sbaraccare subito quel ragazzo, Bob. Hai troppo da erdere. Che buffo, a pensarci bene. Tu sei docente di statistica, no?

BOB     E con ciò?

BER     Ti capita una sola avventura schifa in tutta la vita. Per pochi schifi giorni.

     E a riprova ti trovi per le mani un ragazzino. Quante sono le probabilità che succeda?

BOB     Oh, (amaramente) circa una su un miliardo.

BER     Dai, andiamo a correre. Scaricherai la tensione (escono).

Scena V

Entra in scena Jean Claude con un libro. Si siede, comincia a leggere. Arriva dal campo un pallone. Poi, per prenderlo, arriva Davey.

DAV    (a Jean Claude) Sei quel francese che sta qui dai Beckwith?

J.C.       Sì, ci siamo visti ieri.

DAV    Come mai te ne stai sempre seduto da qualche parte?

J.C.       (stringendosi nelle spalle) Che male c'è?

DAV    E come mai te ne stai sempre appiccicato a Jessica?

J.C.       Sono loro ospite. Lei è mia amica.

DAV    E' la mia ragazza, Frenchie, è chiaro? (picchiandosi il pollice destro contro                                il torace) La mia ragazza.

J.C.       Non mi chiamo Frenchie.

DAV    Ah, sì? Beh, io ti chiamo come mi pare, ogni volta che mi pare, tutte le volte che mi pare, ed anche dieci volte di più Frenchie, Frenchie, Frenchie. (Davey ha raggiunto il pallone

     e se ne sta con il piede appoggiato sopra)

VOCI DAL CAMPO SPORTIVO Ehi, Davey, arrivi con il pallone?

J.C.       (si avvicina, deciso a Davey) Mi chiamo Jean Claude Guérin.

DAV    E io ti dico che ti chiami Frenchie. Frenchie, Femminuccia e... Finocchio

     (sempre più spavaldo) Frenchie Finocchio.

J.C.       (senza parlare si avvicina, tira un gran calcio al pallone e Davey cade).

VOCI   Bel volo, Davey (risate).

J.C.       (mantenendo il controllo del pallone) Mi chiamo Jean Claude Guérin                

     (Davey si avventa sul pallone, ma il ragazzino si sposta abilmente e Davey manca la presa, scivolando. Si rialza, si avventa di nuovo, ma ancora Jean Claude è abile a schivare).

BER     (entrando in scena) Sei forte, Jean Claude. Ehi, Davey, che ti succede?                                   Bravo, ragazzino.

BOB     (arriva trafelato) Bravo, ragazzo mio (si accorge di quel che ha detto) Bene,                                 Jean Claude, hai stoffa.

DAV    (approfitta dell'intrusione per togliere il pallone a Jean Claude e correre verso                                  il campo sportivo. Da lì arrivano le risate di scherno).

J.C.       (esce per rincorrere Davey, ma poi si ferma).

BER     Vieni qui ragazzo. Sai che non ho mai visto giocare così bene? Ma tu in                 Francia giochi in qualche squadra importante?

J.C.       Importante? (ride). Ma sono ancora un ragazzino, Signor Bernie.                                    Probabilmente in Francia, come in tutta l'Europa, il gioco del calcio è                             molto più avanti di qui. E a lei sembra...

BER     Mi sembra? Caspita, ragazzo. Tu sai giocare. Altroché se mi sembra,                                  Bob, ce l'ha un procuratore?

BOB     Bernie! Jean Claude ha solo dieci anni.

BER     Meglio, bisogna cominciare da molto giovani (a Jean Claude) Ma perché te ne stai qui? Vai a giocare anche tu (verso l'esterno) Ehi, Davey fai giocare Jean Claude con voi (a Jean Claude) Vai ragazzo, vai.

J.C.       (esce, anche se un po' riluttante)

BOB     Che ne dici, Bernie? E' davvero bravo?

BER     Sì, Bob, però... se vuoi un consiglio... devi liberarti di quel ragazzo,                                    prima che sia troppo tardi.

BOB     Troppo tardi per cosa?

BER     Prima che ti ci attacchi troppo.

Buio.

Scena IV

E' in scena Jessie, che sta leggendo, si avvicina Davey.

DAV    Ciao Jessie, cosa fai?

JES       (scocciata nel vedere Davey) Leggo, e ti sarò grata se ti togli dal sole.

DAV    (si guarda intorno per vedere se proietta davvero la sua ombra su Jessie)

     Ho una cosa da dirti, Jess.

JES       Non puoi dirmi niente che possa interessarmi. Squagliati.

DAV    Se ti racconto un segreto, sarai più gentile con me?

JES       Dovrebbe trattarsi di qualcosa di molto grosso.

DAV    Questa è roba da farti restare secca.

JES       Ah, sì?

DAV    Sì.

JES       (richiude il libro e con aria sprezzante) Be'?

DAV    Vieni un po' più in qua. Se mi vedono i miei mi fanno la pelle.

JES       Va bene, speriamo che ne valga la pena. (si accomodano sulla panca                                        lontano dalla casa). Allora?

DAV    Ecco, ascolta. Ho sentito i miei che parlavano ieri sera, capisci?

JES       Sì.

DAV    Parlavano a bassa voce, ma non abbastanza. Credevano che dormissi                                 già. Parlavano dei tuoi...

JES       Cosa dicevano dei miei?

DAV    Beh, per essere esatti parlavano di quel bambino francese.

JES       Be'?

DAV    E' di tuo padre.

JES       Ma cosa stai dicendo?

DAV    E' figlio di tuo padre. Tuo padre è suo padre. Chiaro?

JES       Sei uno sporco bugiardo.

DAV    No, giuro. Sul serio. Ho sentito i miei. Sai, sono talmente straniti che non hai idea.

JES       Davey, sei un piccolo, lurido bastardo (sta per scoppiare a piangere).

DAV    Calma, Jess.

JES       Vattene (lui si allontana verso il campo sportivo).

Scena VII

Entrano Sheila e Paula, senza vedere Jessie che sta singhiozzando in un angolo.

PAU     E allora, mamma. Com'era il tuo autore? Era simpatico?

SHE     Molto (poi sente i singhiozzi) Jessie.

JES       (accorre e si getta tra le braccia della mamma) Mamma.

SHE     Cosa succede, tesoro?

JES       E' vero, mamma?

SHE     Cosa?

JES       E' vero, di papà?

SHE     Uhm, non capisco, Jessie (cerca di nascondere la sua reazione).

JES       Allora è vero, te lo vedo dalla faccia.

PAU     Ma che c'è?

JES       (a Paula) Davey mi ha detto che Jean Claude è figlio di papà.

PAU     Cosa? Sei matta?

SHE     Per piacere, lasciate che vi spieghi.

JES       Prima ammetti che è vero! Dimmi che papà è effettivamente il...

PAU     (scoppiando a piangere) No, è tutta una bugia. Lui è il nostro papà. Il             nostro.

JES       Ma non capisci, piccola idiota? Ha avuto una relazione con la mamma                               di Jean Claude.

PAU     Cos'è una relazione?

JES       (brutale) E' andato a letto con lei ed hanno avuto un bambino.

PAU     (guardando la madre) Papà ci lascia?

SHE     (prendendo tra le braccia le figlie) Andrà tutto bene.

JES       Come ha potuto farlo venire qui, in casa nostra?

J.C.       (entra sorridendo) Buongiorno.

PAU     (lo aggredisce) E' il nostro papà, il nostro, il nostro.

J.C.       (confuso) Cosa vuoi dire, Paula?

PAU     Il nostro papà è tuo padre e tu vuoi portarcelo via.

J.C.       Ma no...

JES       E scommetto che la tua mamma non è neanche morta.

PAU     (si avvicina di più a Jean Claude e comincia a tempestarlo di pugni)

SHE     Paula, smettila immediatamente (li va a separare).

J.C.       (le guarda, piangendo sommessamente, poi di corsa esce)

Rumore di macchina che arriva.

SHE     E' papà.

JES       Non gli parlerò mai più (esce di corsa).

PAU     Neanch'io (segue la sorella).

Scena VIII

Sheila, poi Bob, poi esce Sheila e va a chiamare Jean Claude.

BOB     Sheila, tesoro.

SHE     Sono qui.

BOB     (accorgendosi dello stato in cui si trova Sheila) Che c'è, Sheila?

SHE     L'hanno saputo.

BOB     Chi? Cosa?

SHE     Le bambine. Hanno saputo di Jean Claude e glielo hanno gridato in faccia.

BOB     Ma come è possibile... Bernie.

SHE     Credo di sì. Bernie e Nancy ne hanno parlato e Davey ha ascoltato.

BOB     Cosa dobbiamo fare?

SHE     Noi, non dobbiamo fare nulla. Questo è un problema tuo.

BOB     Cosa ti aspetti che faccia?

SHE     Rimandalo in Francia, Robert. Adesso. Oggi. (pausa) Altrimenti me ne                                andrò io con le bambine.

BOB     Va bene (va al telefono, fa un numero) Il primo volo per la Francia, per                                   favore. Questa sera? (si gira verso Sheila) Questa sera.

SHE     Se ti sbrighi puoi farcela.

BOB     Sì, prenoti a nome Beckwith, cioè no, Guérin. Grazie. (alla moglie) Sheila, per cortesia, Puoi dire a Jean Claude che sono arrivato e che devo parlargli?

SHE     Vado (esce).

J.C.       (entra a testa bassa) Buongiorno, Bob.

BOB     Ti devo parlare, vuoi?

J.C.       Sì, va bene.

BOB     Vieni qui vicino, siediti... Non so dirti quanto mi dispiace dello scontro con Jessie e Paula. E' stato solo qualcosa che ha detto Davey a combinare il guaio (pausa) Jessie non voleva farti del male. Lo sai, vero, Jean Claude?

J.C.       (assente con il capo, senza parlare)

BOB     Mi dispiace di quanto è accaduto.

J.C.       (alza gli occhi, guarda Bob) Vuoi che torni a casa?

BOB     Ehm... beh... Jean Claude, credo, crediamo che forse sia la miglior cosa. Anche per te.

J.C.       Quando parto?

BOB     Beh, dipende... ma che ne diresti se preparassimo i bagagli in modo da essere già pronti?

J.C.       Va bene. Ho poca roba. Vuoi che lo faccia subito?

BOB     Sì, così sarà più semplice.

J.C.       Ho capito. Vado (esce).

SHE     (rientrando) Le bambine stanno piangendo.

BOB     Devo andare da loro.

SHE     Credo che non ti vogliano più vedere. Almeno così hanno detto.

BOB     Posso provare?

SHE     Non ora.

BOB     Jean Claude è andato a prepararsi. Puoi parlare tu alle bambine, mentre sono via?

SHE     E che cosa posso dire?

J.C.       (entra con la sua borsa) Sono pronto.

SHE     E' stato un piacere averti con noi, Jean Claude.

J.C.       Grazie, Madame.

SHE     Sono certa che Jessie e Paula sono dispiaciute di quel... malinteso.

J.C.       Le saluti da parte mia, per favore. Arrivederci, Madame (tende la mano).

SHE     (si china a baciarlo sulla guancia, poi esce commossa)

BOB     Ci mancherai, Jean Claude (Jean Claude lo guarda incredulo). Mi sono                                     molto affezionato a te. Veramente.

J.C.       (breve pausa) E' vero, Bob?

BOB     Cosa?

J.C.       Sei davvero mio padre?

BOB     Sì, Jean Claude, sono tuo padre (si gira vergognandosi).

J.C.       Sono contento (Bob si volta incredulo). Mia madre parlava spesso di mio                   padre. Diceva che era buono, gentile. E spiritoso. E...

BOB     Sì?

J.C.       Quando ti ho conosciuto, già quando ti ho visto per la prima volta             all'aeroporto,

ho sperato che mio padre potesse essere come te (si prendono le mani, Bob passa un braccio intorno alla spalla di Jean Claude; escono)

Scena IX

Jessie e Paula, poi arriva Sheila.

PAU     Non dovrà mai più ritornare in questa casa. Mai, mai, mai.

JES       La decisione spetta alla mamma, veramente.

PAU     Ma tu parlerai ancora con papà, dopo quello che ha fatto?

JES       Non so. Spero solo che non arrivino a dividersi. Sai, i figli di genitori                                 separati sono sempre un po' sfasati.

PAU     Oh, Jessie, sono così spaventata.

JES       Non temere, Paula. Avrò cura io di te.

PAU     Ma chi avrà cura della mamma?

SHE     (entrando) Come va, ragazze?

PAU     Cosa succederà, mamma?

SHE     Beh, papà sarà di ritorno tra poco.

PAU     Sì, ma... saremo ancora felici?

SHE     Ma naturale. Senti, il fatto più doloroso del divenire grandi è accorgersi che nessuno

     è perfetto. Nemmeno i proprio genitori.

JES       Tu vuoi ancora bene a papà?

SHE     Jess, noi siamo stati felici per quasi vent'anni. Forse più felici di chiunque altro.

     (esita, poi riprende) Un'unione quasi perfetta.

Suona il telefono.

SHE     (alza il ricevitore) Oh, Bob... Come? Un grande ingorgo, ti ha fatto arrivare tardi e avete perso l'aereo? Beh, sì può essere una soluzione. E lui? Lui, il bambino. Oh, Dio, no. (alle figlie incuriosite che si sono avvicinate) non sta bene. Sì, va bene portalo pure a casa a Lexinton. Non sarà in ordine, ma per una notte. Sì, va bene. Buonanotte (alle figlie) Vi saluta.

PAU     (ignorando il saluto) Jean Claude non sta bene? E' grave?

SHE     No, non credo. Avrà preso freddo.

PAU     Ma papà non lo sa curare, dovrebbe tornare qui... (si blocca) Scusa mamma

(lunga pausa, nessuno parla) Sai, mamma... Jean Claude... però era abbastanza simpatico. Forse... forse... mi manca.

SHE     Davvero? (a Jessie) Anche a te?

JES       (altera) No. (poi alza le spalle) Forse, ma poco.

SHE     (quasi tra sé) Certo che lui, il bambino... colpe non ne ha.

PAU     Ma lui voleva portarci via il papà.

SHE     No, Paula.

JES       Mamma... pensi che ho fatto male a trattarlo così?

PAU     E io a picchiarlo?

SHE     Beh, indubbiamente non vi siete comportate molto bene.

JES       E adesso se ne andrà con un brutto ricordo.

PAU     (tra l'ingenuo e il furbo) Mamma, ...ma può viaggiare in aereo uno che                                   non sta bene? Lo lasciano? Non dovrebbe prima guarire?

SHE     Cosa stai cercando di dirmi, Paula?

PAU     Beh, forse... se torna, giusto il tempo di guarire.

JES       E di scusarci.

SHE     (sorpresa) Oh?

PAU     (finta ingenua) Si potrebbe... telefonare nella nostra casa di città (verso                                  la mamma) saranno già arrivati?

SHE     Ci vorrà ancora un'ora.

PAU     E poi dirgli di tornare qui.

JES       Almeno a finire il suo mese di vacanza.

SHE     (si commuove e si stringe vicino le ragazze) Oh, ragazze.

Buio.

Scena X

Bob e Sheila sono in scena, di tanto in tanto si sentono le risate fuori scena. Poi i ragazzi - Jessie, Paula e Jean Claude - attraversano la scena rincorrendosi e ridendo. Si sente che è tornata la felicità.

BOB     Guarda come si divertono.

SHE     Già, meno male che la tensione si è allentata. Queste due settimane, da quando

     Jean Claude è tornato sono passate più serene. Oggi si può dire che i ragazzi abbiano dimenticato tutto.

BOB     E pensano, beati loro, solo a giocare.

SHE     Credo che quello scontro, per quando drammatico, sia servito ad eliminare, anche se non completamente quello stato di incertezza che c'era nell'aria.

BOB     Anche tu sei più serena?

SHE     Sì.

BOB     Sono felice, Sheila. Ci credi che ti amerò sempre?

SHE     Penso di sì (si abbracciano).

BOB     Mi è spiaciuto per Bernie e Nancy che si sono sentiti colpevoli.

SHE     Però è stato molto carino il loro gesto di invitare Jean Claude a passare                 alcuni giorni da loro.

BOB     Sì, molto. Anche se Bernie ne ha approfittato per fare giocare Jean Claude in quel torneo di calcio che poi hanno vinto.

SHE     E così si è risolta anche la situazione, diciamo un po' antipatica, che                                   vedeva Davey contro Jean Claude.

BOB     Uhm (sorride) quando mi avete detto che era geloso per Jessica. Mi è sembrato talmente buffo.

SHE     Sai, ho l'impressione che anche Jessica adesso sia cambiata. Ieri ho scoperto

     che al telefono era molto carina con Davey.

BOB     Non dirmelo. Mia figlia gentile con uno che fa dello sport.

SHE     Forse sta superando l'età un po' critica. Qualcosa l'ha aiutata a cambiare.

BOB     (pensieroso) Qualcosa... (illuminato) o qualcuno?

SHE     Jean Claude, intendi? E' probabile. Avere per casa un ragazzino che viene dalla vecchia Europa ed anche quella rivelazione un po' traumatica forse l'hanno maturata. (pausa) Bob, tu vorresti che restasse, vero?

BOB     Chi?

SHE     Come, chi? Dai, Bob, sto parlando di Jean Claude. Tu vorresti che                                       restasse, non è così?

BOB     Certo che no. E' fuori discussione. Avevamo detto un mese. Eravamo                                già d'accordo così.

SHE     Sì, eravamo d'accordo. Ma tu, sinceramente cosa pensi?

BOB     Beh, non sono entusiasta all'idea che se ne vada. Ma non ci si può far                                 nulla... Insomma, sì: gli sono molto affezionato.

SHE     Come tutti noi.

BOB     Già.

SHE     Voglio dire, anch'io, Bob (lo guarda negli occhi). Non credo sia                                    necessario che parta.

BOB     Hai detto...?

SHE     Senti, ci è successo qualcosa di terribile. Ci vorrà del tempo prima che le ferite si rimarginino completamente. Ma la cosa non ha nulla a che vedere con lui, Bob. Nulla.

     Inoltre è tuo figlio. Credi che potrai dimenticarlo?

BOB     (esitante) No, penso di no.

SHE     Ci sarà sempre una parte di te a chiedersi come sta, cosa sta facendo.

BOB     Sì.

SHE     E lui penserà a te. Ti adora. E' evidente.

BOB     Giusto, tesoro. Ma nella mia vita la cosa più importante siete tu e le bambine.

SHE     Sì, parliamo anche di loro (si siedono). Sono tutt'e due in un momento                                  un po' delicato. Jessie è in fase di cambiamento. In bene, si spera.

BOB     E Paula?

SHE     Lei è ossessionata dall'idea di perderti, ora però...

BOB     Ma se Jean Claude restasse...

SHE     Avremo maggiori possibilità di superare la situazione se lui è qui...                                   invece che in un angolo della mente di tutti. E intendo la tua, la mia e                            soprattutto delle bambine. Non avranno più paura che tu possa andartene.

BOB     No, questo mai.

SHE     (lo interrompe) E poi c'è un'altra cosa: tu gli vuoi bene.

BOB     Sì, gli voglio bene. (la guarda) Grazie, Sheila d'aver capito.

Scena XI

Arrivano correndo i ragazzi.

J.C.       Va bene, avete vinto. Basta. Adesso vado a rinfrescarmi un po' (esce).

SHE     Ragazze (si fermano e rinunciano a seguire Jean Claude). Papà vuole parlarvi.

BOB     Jessie, Paula... vostra madre ed io stavamo esaminando la possibilità di chiedere          a Jean Claude di... restare con noi. Vorremmo sapere come la pensate voi.

PAU     Con noi... per sempre?

BOB     Sì.

JES       E' vero, mamma? E' anche un'idea tua?

SHE     L'ho proposto io.

PAU     Beh, ecco... sarebbe in classe con me?

BOB     Probabilmente sì. Gli farebbero fare un esame. Ma tu che ne pensi?

PAU     Quest'anno cominciamo francese. Sarebbe comodo avere Jean Claude qui.

BOB     Jessie?

JES       Non ho obiezioni. Devo dire che mi è molto simpatico.

Si abbracciano tutti insieme, poi...

SHE     Venite ragazze, andiamo a prepararci per la cena (escono).

Scena XII

Rimane in scena Bob - arriva Jean Claude con il suo libro sottobraccio. Si è cambiato la camiciola. Lascia il libro e va a guardare il mare.

BOB     (lo vede) Ciao, Jean Claude. (gli si avvicina e gli mette un braccio sulle spalle)

     L'estate è quasi finita.

J.C.       Lo so. E so anche cosa significa. Grazie per i giorni meravigliosi passati qui.

     Ma purtroppo tra poco dovrò partire.

BOB     Proprio di questo volevo parlarti, Jean Claude (si avvicinano al proscenio) Uhm, che ne diresti di restare qui con noi? Voglio dire entrare a far parte della nostra famiglia.

J.C.       Impossibile.

BOB     Oh, capisco a cosa stai pensando. Siamo rimasti tutti dispiaciuti di ciò                               che è accaduto, ma pensavamo che tu avessi dimenticato. Tutti noi -                                 davvero, sai? proprio tutti - desideriamo che ti fermi. Non ti piacerebbe?

J.C.       (alza gli occhi) Bob, non posso. La scuola... la rentrée inizia tra quindici giorni.

BOB     Ma potresti andare a scuola qui, Jean Claude. E poi, dove andresti a                                  stare in Francia?

J.C.       Al St. Malo.

BOB     Cos'è?

J.C.       Un collegio. Mia madre intendeva mandarmi là. Louis ha parlato con il direttore.

     Dice che posso entrare anche adesso, se supero certi esami. E io ho studiato molto.

BOB     Sì, ho visto... ma noi... desideriamo che resti qui. Noi ti vogliamo bene.

J.C.       (commosso, ma deciso) Bob, devo andare al St. Malo. Così aveva stabilito mia madre.

     Ed è quello che devo fare.

BOB     Che devi o che vuoi fare?

J.C.       (alza le spalle, senza rispondere)

BOB     E' davvero questo che desideri... essere solo? (quasi tra sè) Ti prego,             cambia idea.

J.C.       Bob, devo andare, per molte ragioni.

BOB     (insistente) Sei proprio sicuro, Jean Claude?

J.C.       Sì (e torna a guardare il mare, le spalle girate a Bob - lunga pausa, rumore del mare).

BOB     Tornerai, Jean Claude, la prossima estate?

J.C.       Forse (rumore del mare sempre più forte).

Buio.

Si sente un rumore di aereo.

Sempre al buio si ode la voce di Paula: Papà, tornerà la prossima estate?

BOB     (triste) Forse.

FINE

IL FIGLIO FRANCESE

Traccia per Teatroforum

Autore  La classica "scappatella" - cercata o casuale - fa parte             dell'esperienza di molte persone.

A volte diventa una "storia" difficile, che si trascina per lungo tempo. A volte, invece, è solo un semplice "incidente di percorso": ci si trova coinvolti senza volerlo, oppure si vuole provare un'emozione diversa. Ma senza un seguito.

Al nostro protagonista, Bob, è capitato un incontro "romantico". Logica la conclusione, diciamo, di amore completo. Ma impreviste le conseguenze: dopo dieci anni scopre di avere un figlio.

     Poniamoci ora - dopo aver visto la commedia - alcune domande:

     a) ha fatto di tutto Bob per evitare di tradire la moglie?

     b) ha fatto bene a raccontare tutto a Sheila?

     c) come ci saremmo comportati al posto di Sheila?

     d) la storia ha un suo sviluppo perché il bambino è carino, intelligente e ben educato.

     E se fosse stato brutto e maleducato, come sarebbe stata la reazione?

e) è stata saggia la decisione di chiedere a Jean Claude di restare? In futuro Sheila avrebbe fatto della differenze?

     f) Perché Jean Claude non ha accettato?

Di fronte a questa esperienza di "altri", chiediamoci: "se mio marito o mia moglie mi raccontasse di aver avuto una "storia" - oggi si dice così - come reagirei?"

     Facciamo parlare i protagonisti, che forse ci aiuteranno a inquadrare meglio il problema.

Bob  Ho sempre voluto bene a Sheila e ho sempre considerato la famiglia come la cosa più

     importante, che sta prima di tutto.

     Però... sì, in dieci anni c'è stato un... però di tre giorni.

Sheila  Tre o trenta non importa. Ciò che conta è che c'è stato.

Bob  Dopo tocca a te. Ora non siamo più inseriti nella commedia, perciò lasciami dire.

Io mi trovavo già in "fase di tradimento" perché già avevo rinunciato a quella serata troppo formale, per uscire come un ragazzo in libertà. Forse il "tradimento" è cominciato nel momento in cui mi sono tolto giacca e cravatta. Poi... la donna era bellissima, la serata romantica: primavera, il mare, la sera calda e stellata. Non avessi ceduto al richiamo della natura, sarei stato un mostro. Invece sono stato semplicemente un uomo. Un uomo con le sue debolezze. Ecco perché non mi sembra una colpa tanto grave.

Certo, a Sheila non ho raccontato niente subito, perché era inutile farla soffrire, per una storia già chiusa e dimenticata.

Quando mi sono trovato - inaspettatamente - un figlio... in più ho avuto paura. Paura soprattutto di distruggere una famiglia, una unione che avevo cercato di costruire perfetta.

Per la seconda volta sono stato un debole. Ho avuto bisogno di appoggiarmi a Sheila perché mi aiutasse a risolvere un problema troppo grande per me.

Sheila  ... e ancora una volta la donna ha dimostrato di essere più forte dell'uomo. Dentro di

me, non vi dico cosa provavo: desiderio di fuggire, di rendergli "pan per focaccia", di umiliarlo, di urlare, di fargli male anche fisicamente, non solo con parole cattive. Però c'era un problema da risolvere.

Il caro Bob, dopo aver combinato il pasticcio, pregava la moglie che lo aiutasse a tirarlo fuori.

Cosa potevo fare? Lasciarlo tornare in Francia? E se, innamoratosi del figlio o di nuovo affascinato da quei luoghi non fosse più tornato? No, ho preferito la soluzione all'apparenza di donna "grande", capace di stare al di sopra delle meschinità. Mio Dio, Sheila, come ti ammiro, mi dicevano le amiche. Invece no, non c'era niente di nobile nel gesto.

Per una volta ho ribaltato i ruoli che prevedono la donna facile all'emozione e l'uomo più freddo e razionale. Per una volta ho soffocato l'emozione e sono diventata - io - fredda e razionale. Ho pensato: primo, fare in modo che Bob non se ne vada; secondo, con il bambino qui posso controllare la situazione.

Beh, il bambino, come avete visto, ha conquistato un po' tutti e forse tenerlo con noi non sarebbe stato difficile. Ma lui ha preferito partire e la cosa - ve lo confesso - mi ha un po'... non dico offeso, ma certamentte un po' deluso. Questo sì.

Jessie  Era un po' troppo piccolo, ma veniva dalla Francia, dall'Europa e questo mi

affascinava. Certo, quando Davey mi ha raccontato... ho odiato tutti: il papà, la mamma che sapeva e non aveva detto niente e lui, soprattutto, Jean Claude.

     Ma poi, parlandone con la mamma, mi ha fatto capire che poverino lui,             quando papà e quella signora, beh, insomma quella sera... lui, Jean Claude non c'era e quindi non poteva aver colpe.

Anche lui - ci ha detto la mamma - è nato da un atto d'amore come me e Paula. Solo che la madre era un'altra. Direi che la mamma ci ha aiutate molto a capire la situazione e ad accettare Jean Claude.

Paula  Io conoscevo dei bambini della mia età che stavano un po' con la mamma e un po' con

il papà. Ed erano sempre tristi. Ecco, quando Jessie mi ha detto quella cosa, ho avuto paura. Tanta paura. Ho pensato subito che forse papà se ne sarebbe andato.

     Non mi facevo vedere, ma lo controllavo sempre. Poi, adagio adagio, la             paura mi è passata. E adesso mi spiace che Jean Claude sia partito. Forse non voleva sorelle.

     Voi che ne dite?

Bernie  Avete mai visto crollare un idolo? Io sì. Credevo in Bob e nella sua perfezione.

Che rabbia, tutti quei sacrifici - beh, anch'io ho avuto le mie belle occasioni - per essere perfetto come Bob e lui, invece... Bella sfortuna, però: lo fa una volta sola e... zac!

Devo dire che vedere Bob avvilito e preoccupato, me lo ha fatto amare di più. Prima ero amico di una statua "dorata", poi sono diventato amico di un uomo, con la sua umanità naturalmente imperfetta. E' difficile valutare serenamente le situazioni stando al di fuori, ed io freddamente gli ho suggerito di mandar via subito il bambino. Ma lui, dentro di sé, chissà quanto soffriva.

Ho capito in pochi giorni cose che credevo lontane, di appartenenza di persone quasi irreali. Invece le vedevo vicine.

     Vuoi vedere che l'esperienza di Bob ha maturato anche me?

Nancy  La confessione di Sheila è stata un colpo per me, ma spero sia stata un bene per lei.

Non si possono tenere in gola certi segreti, che invece vorresti urlare per farli uscire. Sheila ha scelto me per liberarsene e gliene sono grata, perché mi ha considerata un'amica, anche se quella battuta sul marito affascinante - una battuta che avevo detto altre volte e alla quale lei si era sempre divertita - non era certo l'ideale in quel momento. Ma che ne sapevo?

Mi sono chiesta spesso cosa avrei fatto al posto di Sheila. Beh, io ho una reazione un po' strana: quando mi succede qualcosa di grave esco imbottita di soldi e vado a far spese. Compero di tutto e questo mi scarica. Ma forse, di fronte a quel problema, neppure comprare i Grandi Magazzini tutti interi sarebbe servito.

     Io credo che Sheila sia stata saggia. Come mi sarei comportata al suo posto, non so.

     Bisogna esserci. E io spero di non trovarmici mai.

Davey  Mi piaceva Jessica e quel francesino mi faceva un po' ingelosire.                

Figuratevi il piacere maligno che ho provato quando ho sentito i miei genitori che parlavano del fatto. Due soddisfazioni mi volevo togliere subito. Quella, più cattiva, di distruggere subito un rivale e l'altra, per me più piacevole, di dimostrarmi importante agli occhi di Jessie. Io sapevo delle cose che lei non sapeva.

Ho raggiunto solo il primo scopo, quello di rendere inaccettabile Jean Claude.

Per quanto riguarda Jessie mi ha odiato, sul momento. Ma poi, con il passare dei giorni - e soprattutto dopo il ritorno di Jean Claude - ha smesso le sue arie ed è diventata più simpatica. Speriamo...

Jean Claude  Tutto si è svolto intorno a me. I grandi con i loro problemi, le ragazze turbate.

     Davey mi odiava. Ed io? Ero ospite di una famiglia che vedevo per la prima volta.

Mia madre era appena morta. Eppure ho fatto di tutto per non far pesare la mia tristezza. Le ragazze, in particolare, aspettavano il giocattolo nuovo con cui divertirsi ed io non potevo deluderle.

A mio padre mi sono affezionato subito. Era proprio come il padre che avevo sempre sognato. E lui vedeva in me il figlio somigliantissimo a lui, specialmente nella matematica, ma più sveglio nello sport. Sheila era molto dolce, ma fredda. La capisco. Forse anche maman - che era il massimo della perfezione e delle idee moderne - avrebbe reagito nello stesso modo.

     Perché non sono restato? vi sarete chiesti.

Sarebbe stato troppo facile concludere così la storia. Ma facile per chi? Per Bob che si trovava un figlio in più a dargli soddisfazioni. E poi ero il maschio che lui aveva sempre desiderato.

     Facile per Sheila che non avrebbe avuto più nessun timore per sé e per le figlie.

     Facile per le ragazze perché, crescendo, poteva tornare utile avere un fratello maschio.

Ed anche per me, poteva essere facile. Avevo trovato subito non un padre, ma il padre, mio padre. Poi una nuova mamma che sicuramente mi avrebbe amato. E due sorelle.

Ma i miei dieci anni li avrei buttati. Sète, il mare, i pescatori mi mancavano. Lasciando per sempre la Francia mi sarebbe sembrato di tradire la memoria di maman.

     Sull'aereo sto piangendo, perché ho comunque lasciato una parte di me.                       Tornerò? Secondo voi?