Il figlio sorridente

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Commedia in due atti

di Umberto Simonetta

Arnoldo Mondadori editore - Milano 1984

Personaggi

Davide, 16 anni

Simone, suo fratello, 12 anni

adriana, loro madre

Vittorio, loro padre

Davide, molto molto tempo dopo, non si sa esattamente quando *

* Per comodità questo personaggio viene  indicato nel testo come DAVIDE   2.

ATTO PRIMO

A sipario chiuso Davide 2 entra in sala e si siede fra il pubblico, in poltrona di prima fila o meglio in un palco se c'è. Durante tutta la narrazione egli vedrà dunque gli altri personaggi ma non sarà mai visto da loro. Davide 2 è un bel vecchio: può avere barba, baffi e lunghi capelli bianchi. È vestito in jeans e maglietta come un giovane di questi anni. Ha un binocolo e lo usa per seguire ciò che avviene in scena. Si apre il sipario. La scena è a due piani: sotto un soggiorno abbastanza elegante. La co­mune è al centro. A sinistra una porta: di là c'è la ca­mera matrimoniale di Adriana e Vittorio. Sopra la stanza da letto dei due fratelli, Davide e Simone. Vi si accede per una scaletta a destra nel soggiorno. Sono in scena Adriana e Vittorio. Lei sta preparando qualcosa da man­giare e sembra molto impegnata a farlo. Lui è discre­tamente agitato e le si rivolge un po' aggressivo.

Vittorio        E allora? secondo te Maliverni questa sarebbe la stesura definitiva? ma l'hai riletta almeno? (Cambiando tono, diventando più discorsivo)   Questa volta non l'ho fatto chiamare, sono andato io direttamente da lui. Sono entrato dentro come una bestia, dovevi vedermi. Lui stava telefonando, telefona sempre, ha messo giù su­bito. Ha cominciato a non essere più padrone del suo sguardo, come gli succede nelle situazioni disperate, quel­le che lui giudica situazioni disperate... con gli occhi che gli scappavano per tutta la stanza... E io duro, con lui bi­sogna essere durissimi: e allora? è la stesura definitiva per te, questa?... Non lo so, Malinverni, a questo punto cosa vuoi che ti dica... La rifarò io. Non è che ne ave­vo molta voglia, sinceramente, perché forse tu non te ne rendi conto ma ho anche qualche altro impegno durante la settimana... ma pazienza, la rifarò io. Troverò il tempo. (Ridendo)   Credo che mi odi. Malinverni è definitiva­mente la persona più stupida che conosca.

Adriana         Bisognerà che lo invitiamo a cena una di queste sere.

Vittorio        Sì.

Adriana         È un sacco di tempo che non l'abbiamo più in­vitato... Quanto sarà, sarà un anno? (Vittorio annuisce con un mezzo grugnito.)   La moglie è poi guarita da quella roba?

Vittorio        Credo, sì. Non lo so.

Davide2        Mi hanno sempre fatto ridere i ritorni. Il rien­tro nella vecchia casa dove hai vissuto da ragazzo. Il personaggio che avanza lento, esita, si guarda in giro tra il commosso e l'eccitato, accarezza un vecchio sopram­mobile, si sofferma davanti a una foto, sorride, apre un libro, lo sfoglia, sospira il titolo: ... L'Iliade... Racconti del giorno e della notte... Giulio Cesare... Moby Dick... ecco, il mio libro preferito... Sì, iritorni sono ridicoli, non c'è scampo: già visti, già vissuti. Specialmente i ri­torni degli altri. Ma questo è il mio. È il tuo. Non so che emozioni mi darà. (Indica Vittorio)   Mio papà. Era come milioni di altri. (Indica Adriana)   Mia mamma. Come milioni di altre.

Adriana         Chissà se mi verrà bene, non l'ho mai fatto. Ma no, sono sicura che mi verrà malissimo. E va be', senti, se è una porcata si fa in fretta: si prende e si sbatte via, ti pare? apro le mie solite scatolette...

Vittorio        Ma quali solite scatolette che non mangiamo mai scatolette. Eppoi perché dovrebbe venirti male?

Adriana         Ma perché sì, perché credo d'aver sbagliato tut­to. Eppoi ci metto troppa passione... Debbo imparare a usare più cervello e meno cuore... Assaggia un po'.

Vittorio(      assaggia). È squisito. Semplicemente squisito. Sei bravissima.

Adriana         Gli piacerà?

Vittorio        Calma. Certo che gli piacerà.

Adriana         L'ho sognato anche stanotte.

Vittorio        Anch'io.

Davide2        È imbarazzante per un figlio di sedici anni es­sere sognato tutte le notti dal papa e dalla mamma.

Vittorio        Com'era il tuo stavolta?

Adriana         Ah era bello... eravamo su in montagna... ma non proprio in montagna montagna... una specie...

Vittorio        In collina.

Adriana         Sì, ma non dirlo con quel tono, appiattisci tutto.

Vittorio        Tesoro se tu mi dici che non era proprio monta­gna montagna non c'è scampo: è collina. Beh, eravate su in collina e cos'è successo?

Adriana         C'era molto verde e lui saltava i ruscelli, i tor­renti... Tutt'intorno una gran pace... C'erano anche degli animali... ma non proprio degli animali animali...

Vittorio        Che cos'erano, dei centauri, delle sirene?

Adriana         (non raccoglie)   ... a un certo punto lui ha preso in braccio un piccolo cerbiatto o un camoscio, non so, una di quelle bestie lì... e insieme hanno cominciato a giocare, a correre...

Vittorio        I cerbiatti e i camosci però sono animali animali. Gentili, teneri, carini ma animali.

Adriana         E il tuo com'era? com'era il tuo?

VittorioMah, lo sai che io sono più terra terra, non mi capita mai di sognarlo con sfondi spettacolari. Niente, era in casa. Leggeva. Moby Dick.

Adriana         Il suo libro preferito. (Esitante)   L'hai mai so­gnato nudo?

Vittorio  Sì.

Adriana         Anch'io. (Ridono.)   Però è strano. Ci sogniamo con più frequenza di lui che di Simone

Vittorio        Non è poi così strano, Adriana. Lui è il pri­mogenito.

Adriana         (che non ha capito). Già.

Davide2        (facendo il verso). Già. No papà, non regge la scusa del primogenito. Lo sapevi benissimo e lo sapevi anche tu, mamma. Vi sognavate di me molto più che di mio fratello perché il vostro amore, il vostro sconfinato immenso ridicolo amore gravava rutto sulle mie spalle. Spalle gracili all'epoca. Del resto perché tentare di giu­stificarsi miei cari? ci sono sempre stati i figli prediletti. Purtroppo.

AdrianaHai più sognato Milena?

Vittorio        No. Mai.

Adriana         Se fosse ancora qui avrebbe due anni più di lui.

Davide 2        Una figlia morta in tenera età arricchisce molto la biografia di una famiglia media.

(Entra Simone)

Simone           Ciao.

Vittorio        Ciao Simone Tutto bene?

Adriana   Com'è andata a scuola?

Simone   Bene. (Guardando il piatto in mano alla madre)   Cos'è? mi fai assaggiare?

Adriana         To'. (Simone assaggia.)   Com'è, com'è?... come ti sembra?...

Simone           Uuhmmm... squisito... cos'è?

Adriana         Non lo so. Ma sì, è una cosina che ho tentato... È buona sul serio?

Simone   Straordinaria. Me ne fai assaggiare un altro cuc­chiaio?

Adriana         No, altrimenti non ne resta più per tuo fratello

Simone   Oh, scusa, che stupido. Non ne avrò mangiato troppo? Ce ne sarà ancora abbastanza per lui?

Adriana         Simone, tesoro... tu sei proprio come noi. Do­vresti sforzarti di essere un po' meno come noi. I figli si amano con più trasporto quando sono esattamente il no­stro contrario.

Vittorio        Non confonderlo, Adriana È normale che il mi­nore abbia una simpatica idolatria per il maggiore.

(Entra Davide Ha in mano un sacchetto di plastica.)

Davide   Ciao.

Vittorio        Davide!

Adriana         Davide!

Simone           Davide!

Vittorio        Fatti vedere un po', ragazzo mio...

Adriana Nostro.

Simone   Giusto, nostro.

Vittorio        Sai cos'è successo stanotte?... io e tua mamma ti abbiamo... indovina un po' cosa ti abbiamo...

Davide            Sognato. Mi avete sognato.

Vittorio        Bravo. Indovini sempre.

Davide   Mi sognate sempre.

Adriana         Giocavi con i cerbiatti o con i camosci...

Davide   (non gliene importa niente)    Ah, interessante.

Adriana         E com'è andata a scuola, amore?

Davide   Beh, insomma. È morta la professoressa d'inglese.

(Attimo di perplessità fra gli altri)

AdrianaÈ morta...

Davide   La lezione era quasi finita. Lei stava in piedi da­vanti alla cattedra, improvvisamente pràk! è crollata a terra.

Adriana         Oh poverino! chissà come ti sarai spaventato

Vittorio        Come ti senti adesso, figliolo? siediti. (A Simone)   Portagli un whisky.

Adriana         Vuoi andar di sopra a sdraiarti sul letto? È pal­lidissimo.

Vittorio        Non pensarci più adesso. È tutto passato.

(Simone arriva col bicchiere di whisky e lo porge al fratello)

Davide   No, grazie. (Simone beve lui mentre Davide tira fuori dal sacchetto un panino e fa per addentarlo)

Adriana         Fermo!... ma cosa fai, sei impazzito? cosa fai?

Davide   Mangio un panino. Perché?

Adriana         (a Vittorio)   È sconvolto.

Vittorio        Per forza poveretto. Quella scema che ti va a crollare davanti alla cattedra.

Davide   Ma no, sto benissimo. Ho un po' di fame e sic­come...

Adriana         Davide caro... dammi questa roba... (Gli strappa il panino dalle mani)   Ti ho preparato un mio piatto...

Simone   È squisito...

Davide   Non mi va di mangiare una cosa complicata ades­so... (Allunga la mano per riprendere il panino)   ... dammi il panino.

Adriana         Capisco il tuo stato d'animo, amore, ma devi reagire...

Vittorio        Non facciamo drammi, Adriana. Se ha voglia di mangiare il suo panino lasciagli mangiare il suo panino. (Ne prende un pezzettino e lo mangia)   Che tra l'altro debbo dire è buonissimo. È veramente buono.

Adriana         Ah, certo è squisito ne sono convinta. (Ne man­gia un pezzo)   Sì, gustosissimo.

Davide   Li fanno in un barettino lì vicino al liceo.

Adriana         Domani li preparerò anch'io. Ma non so se mi riuscirà di farli così buoni.

Vittorio        Conviene comperarli. Li comperi tu, Davide?

Davide   (stupito)   Beh se volete... quattro panini?

Simone   (alla madre)   Dammene un pezzetto anche a me. (Ottenutolo, approva con esagerazione)   Uhhhmmmm!

Adriana         Sì, Simone, lo sappiamo, è stato appena detto: è prelibato. Ormai su questo non si discute, è una realtà ac­quisita. Ma qui si addensano nubi e vorrei subito dira­darle. Per cominciare io non sono la mammina querula che pretende di imporre alimenti stravaganti e sofisticati al figlio che invece desidera cibi semplici e poveri...

Vittorio        Ma perché questa improvvisa polemica, Adriana?

Adriana         Sì, perché poi altrimenti vien fuori un quadro tutto sbagliato: con te che ti precipiti a dire « lasciagli mangiare il suo panino se ne ha voglia »... questa io la trovo una vigliaccata di una slealtà imperdonabile...

Vittorio        Adriana..

AdrianaSì, Vittorio, sì: una vigliaccata. « Se ha voglia di mangiare il suo panino lasciagli mangiare il suo pa­nino »... traduzione: io sono comprensivo, mi rendo con­to dei bisogni e persino delle fantasie, dei vezzi di mio figlio... Tu invece... cioè io... a volte non capisci che i ragazzi vanno lasciati liberi di fare quelle cose che a noi possono sembrare stravaganze, bizzarrie...

Vittorio        Adriana, esageri...

Adriana         No, no, non esagero. Che poi tutto il succo del tuo atteggiamento nei suoi confronti, tutto il significato di quel « lasciagli mangiare il suo panino » va letto così: perché io, tuo padre, sono più comprensivo e liberale? ma perché ti amo di un amore più profondo...

Vittorio        No, che c'entra... certo sì, è un altro tipo di affetto, ha caratteristiche differenti: il tuo è materno il mio è paterno... questo non lo puoi negare...

Adriana         Dio mio da che Storia è Storia, da che Poesia è Poesia l'amore materno è sempre stato... (Non termina la frase ma si rivolge a Davide in cerca di consenso)    Nè?

Davide   State dilatando una questione banalissima... Per un panino!  io non volevo suscitare tutto questo...

Adriana         (interrompendolo)   Ormai l'hai suscitato, amore. Comunque ci tengo ancora a sottolineare che io non sono una di quelle madri... ma sì, di quelle insopportabili creaturine casalinghe che s'affannano in cucina a prepa­rare mangimi memorabili per i loro cuccioli, a consultare l'Artusi... Io di solito non sto lì a... ma lo sapete, no? Ma per una volta che... per una volta! No, lui arriva col panino... e il padre e il fratello subito a dirgli che è straordinario, che è squisito... e io disgraziata ci riman­go male è normale accidenti, perché ci tenevo che almeno assaggiasse la mia porcata... Non tanto per il tempo che mi c'è voluto per prepararla ma così, per una piccola soddisfazione... niente. Chiarito questo e chiarito anche che nonostante le apparenze non la considero affatto una tragedia adesso prendo il mio piatto, lo scaravento nella pattumiera senza drammi e via libera al panino...

Davide            Che non c'è più.

Adriana         Che non c'è più? come non c'è più? (A Vittorio e a Simone)   L'avete finito? E va be' pazienza, adesso esco e vado a comperarne un altro. Vicino al liceo hai detto?

Davide   Mamma...

Adriana Sì...

Davide   Se adesso dico che desidero mangiare il tuo piatto tu come la prendi? ipocrisia, offesa personale... come la prendi?

Adriana         Beh, come vuoi che la prenda? con diffidenza.

Davide   Cioè pensi che sia un goffo tentativo di consolazione, un modo per riparare...

Adriana         È evidente...

Davide   Invece è solo curiosità. E un po' anche fame. (Va a prendere il piatto e comincia a mangiare. Dopo qualche cucchiaiata la madre gli prende il cucchiaio e lo imbocca, tenendoselo sulle ginocchio )

Davide 2        Quel piatto accadeva tanti tanti anni fa. Chissà quanti.  È stato in quel momento, mangiando, che m'è venuta l'idea. Mentre la mamma m'imboccava... era delizioso davvero quel suo piatto... mentre m'imboccava ricordo che ho avuto come una folgorazione, un lampo: dovevo impedire che il loro immenso straripan­te amore mi annientasse. Ma in che modo? Fondando un'inconcludente convivenza alimentata di continuo dal disaccordo instaurato per tacito accordo? o scappando di casa secondo le più malinconiche tradizioni del birichinaggio figliale? la morte della professoressa d'inglese mi aveva come ingolosito. In piedi davanti alla cattedra poi improvvisamente pràk a terra. E se fosse capitata la stessa cosa alla mamma?

(Adriana cade a terra con un gemito)

Vittorio        (atterrito)   Adriana!

Simone   Mamma!

(Vittorio si china su di lei. Le tasta il polso, le ascolta il cuore. Scuote la testa)

Vittorio        (a Davide)   Tu, tu l'hai uccisa!... Tu!... Perché non volevi mangiare il suo piatto... Preferivi il tuo panino!

Simone   Assassino!

Vittorio        Matricida!... come farai ora a sopportare un ri­morso così pesante... povero figlio mio... (Il tono è cam­biato: da sdegnato è diventato amorevolissimo)   ...avrai bisogno di tutto l'affetto, di tutto l'amore del tuo papà che ti starà sempre vicino, che ti comprenderà, ti giustifi­cherà, ti aiuterà a dimenticare, a rifarti una vita...

Simone   E io sarò il tuo fratellino devoto...

Adriana         (Si rianima e risorge)   ...e io ti apparirò in sogno tutte le notti... Mi siederò ai piedi del tuo letto e ti veglierò amorosamente, come se fossi ancora viva... Sarò viva! sarò viva per te, amore mio...

Davide   (si pulisce la bocca col tovagliolo)   Grazie.

Davide 2         Ecco che cosa sarebbe accaduto se fosse capi­tato alla mamma. Ne ero certo: non mi sarebbe stato facile sfuggire alla loro adorazione. Mi venivano in mente certi racconti d'avventure africane in cui l'esploratore bianco una volta catturato dai selvaggi viene elevato da loro stessi a divinità. Ma appena tenta di squagliarsela perde ogni attributo sacro e viene infilzato in un girar­rosto. Ero ancora molto confuso. Ma l'idea... ormai l'idea era caricata. Bisognava studiare come farla esplodere.

               (Adriana esce, Simone sale in camera sua e si mette a letto. Nel soggiorno rimangono Vittorio e Davide)

Vittorio        Stanco, eh? ci credo. È stata una giornata pe­sante anche per te. Di cosa è morta?

Davide   Infarto.

Vittorio        Quando si ha il cuore delicato non si dovrebbe insegnare. È una vergogna. Ad ogni modo if you want to practice your English with me I' m at your disposition.

Davide   Thank you so much, Daddy.

Vittorio        Oh, ho avuto anch'io una giornata faticosa.

Davide   È morto qualcuno anche da voi?

Vittorio        Figuriamoci, da noi non muore mai nessuno. Tutti sanissimi. È per via del solito Malinverni: non me ne combina una giusta. Stamattina sono entrato nel suo ufficio come una bestia, dovevi vedermi: Secondo te Malinverni questa sarebbe la stesura definitiva? ... quasi quasi si mette a piangere. Non è adatto a fare quel lavoro: ci vuole intelligenza, fantasia, cultura, sensibi­lità... Tu. Tu saresti bravissimo, saresti l'ideale tu.

Davide   Beh, io, sai...

Vittorio        Lo so, lo so, tu avrai altri progetti. È logico. Figurati se io voglio interferire nei tuoi progetti futuri... Detesto quei padri ficcanaso che sono costantemente lì in agguato come belve: « Allora, cosa vuoi diventare?... hai deciso che via prendere?... hai fatto le tue scelte?... ». Per carità. Ognuno è padrone del proprio avvenire, deve decidere da solo. Ti ho mai chiesto qualcosa io, ti ho mai forzato a parlarmi dei tuoi programmi?

Davide   No, onestamente mai.

Vittorio        Se tu vuoi dirmeli... (Pausa, lo guarda esitante)   ... me li dici... (Altra pausa, altra esitazione).. altrimenti...

Davide   Giusto.

Vittorio        Sì, giusto, giusto... Certo che è giusto. Oddio è anche umano che a me piacerebbe...

Davide            Piacerebbe anche a me.

Vittorio        Che cosa?

Davide   Non so. Qualche cosa.

Vittorio        Ho capito ma... per esempio?

Davide   Ecco, è quello che mi manca: un esempio.

Vittorio        Davide, dimmi la verità... questi discorsi tra pa­dri e figli sono sempre un po'... un po'... rancidi...

Davide   È un bell'aggettivo rancido... Sì, sì, hai ragione pa­pà: sono rancidi.

Vittorio        Evabbè saranno rancidi però vanno anche fatti sant'Iddio... Certo, cerimonie tradizionali dirai... I con­flitti fra noi e voi... per carità... Romanzi, saggi, film e te­lefilm... e le inchieste... e tutti ogni volta convinti di aver detto la parola definitiva: « I figli di oggi sono più... O meno...»rispetto a quelli di ieri naturalmente. Che erano più o meno rispetto a quelli dell'altro ieri e sa­ranno più o naturalmente meno rispetto a quelli di do­mani, di dopodomani e via avanti che s'infila una gene­razione dopo l'altra come perline... Imbecilli. Io voglio sapere solo una cosa da te, Davide, rispondimi sincera­mente:   ti trovi bene, sei felice qui in famiglia?

Davide 2        Cosa si risponde a una domanda del genere ri­volta da un padre così paterno?

Vittorio        Non mi hai risposto.

Davide   Qui?... in famiglia?... se mi trovo bene?... dun­que... sì... perché me lo chiedi? tu non ti trovi bene?

Vittorio        No, io mi trovo benissimo ma la questione non è se io... Voglio dire: hai forse qualche motivo di lamen­tela, d'insoddisfazione? ti senti forse un po' trascurato?

Davide   No!... No. Semmai il problema non è di difetto... Questo vostro grande amore è come un... non so, mi stringe troppo.

VittorioOh no, Davide No. Il nostro amore per te per noi è tutto. (Duro)   Non puoi togliercelo.

Davide   Allentarlo. Si potrebbe... potreste allentarlo un po­chino.

Vittorio        Stai tranquillo. Il mio amore non ti mancherà mai. Fino a quando io vivrò.

(Su quest'ultima affermazione Davide si gira a guardare il padre con uno sguardo significativo. Poi sale in camera da letto per andare a dormire. Adriana entra nel sog­giorno: è in vestaglia. Marito e moglie si sistemano co­me una tranquilla coppia di coniugi in attesa di vedere la TV. Ma anziché la TV c'è uno schermo sul quale ap­pariranno poi le diapositive)

Adriana         Eccomi qua, Vittorio Hai visto? ha mangiato proprio di gusto.

Vittorio        Sì. Complimenti.

Adriana         Non hai ancora acceso?

Vittorio        Aspettavo te. (Aziona il proiettore e sullo scher­mo appare la prima diapositiva: Davide in costume da gondoliere)

Adriana         Come stava bene vestito così.

Vittorio        Stava bene sì. E lui che non voleva, ti ricordi? Aveva vergogna. (Altra diapositiva: Davide con in braccio Adriana )

Adriana         Al parco, il 7 settembre dell'anno scorso. (Altra diapositiva:   Davide con Vittorio)

Vittorio        Un mese dopo. Al parco. Con me. (Nuova dia­positiva: vestito da schermitore, col fioretto, in posizio­ne di "en garde")

AdrianaQui è stupendo. Tienila su un momento.

Vittorio        Sì, è molto elegante, ha classe, ha stile. Che pec­cato che non abbia mai voluto andare a lezione di scherma.

Adriana         Forse dovevamo insistere di più. Mi sarebbe pia­ciuto vederlo più spesso vestito così.

(Le diapositive si susseguono: Davide in varie pose e ve­stito da cowboy. da indiano, da marinaretto, da calcia­tore, ecc. Mentre le diapositive sfilano prosegue il dia­logo fra Vittorio e Adriana)

Adriana         Mah, chissà.

Vittorio        Cosa c'è?

Adriana         Non so... Tu pensi che ci sarà riconoscente?

Vittorio        Di cosa?

Adriana         Del grande affetto che abbiamo per lui.

Vittorio        Sono sicuro di sì. Ho notato che ogni tanto quan­do ci guarda ha gli occhi umidi.

Adriana         È un buon segno. Gli occhi umidi sono un buon segno.

(Nella stanza dei ragazzi. Simone si sveglia mentre Davide si sta preparando per andare a letto)

Simone   Davide! ...lo sai che ti stavo sognando?

Davide            Anche tu adesso?

Simone. Facevi l'amore con una bellissima ragazza.

Davide   Beh è più divertente che giocare coi camosci. (Ri­dono)   Dormi, dài. Simone

Simone           Se ti chiedo una cosa me la dici?

Davide            Cosa?

Simone           Con quante ragazze sei stato?

Davide            Buonanotte. (S'infila a letto)

Simone   (si è alzato dal suo per andare a sedersi sul letto del fratello)   Con quante ragazze sei stato?

Davide            Ma tutte le notti questa storia delle ragazze?

Simone           Ai miei compagni i loro fratelli ci raccontano tutto.

Davide            Che disastro.

Simone   Tu invece... tu sei molto chiuso. Allora cosa serve avere un fratello?

Davide   Non sono chiuso, sono riservato.

Simone   È la stessa cosa.

Davide   Beh no. c'è una sfumatura di differenza. Sono ri­servato e ho sonno.

Simone   Io lo so come fai tu... Se una ragazza non ci sta tu le salti addosso con la forza... Vero?

Davide            Falso.

Simone           Se fossi una ragazza io con te ci starei subito.

Davide   Questa è una gran consolazione. E per la verità è anche un po' inquietante perché se tu fossi una ragazza saresti mia sorella. E io ho già avuto una sorella. Milena. Che è morta da piccola. (Si mette a dormire)   Buonanotte.

(Sotto nel soggiorno: continuano a sfilare le diapositive e riprende il dialogo fra Adriana e Vittorio)

Adriana         Non tutti i genitori amano i propri figli come noi amiamo i nostri.

Vittorio        Il nostro, Adriana. Il nostro. Noi amiamo più Davide di Simone

Adriana         Già. Perché è il primogenito. Sai una cosa, Vittorio, pensavo a un fatto. Tu credi che se Davide morisse noi riverseremmo tutto il nostro amore su Simone? Oh, guarda com'è incantevole qui.

Vittorio        Se Davide morisse?... come fai a pensare a un'ipotesi così straziante?... sì, veramente incantevole. Certo non c'è dubbio che se un malaugurato giorno lui dovesse mancarci noi avremmo sempre la possibilità di usare il nostro amore su Simone

Adriana         Usare! ti sembra un verbo appropriato?

Vittorio        Di trasferire. Di trasferire il nostro amore su Simone. Ma perché questi discorsi inutili e angosciosi. Davide vive, è pieno di vita, è la vita stessa. E anche noi siamo pieni di vita. La famiglia vive!

(Sopra: Davide dorme e Simone lo sveglia bruscamente scotendolo)

Simone   Davide.. Davide!

Davide   (si sveglia rassegnato)   Eh?

Simone           Tu sei sessualmente vigoroso?

Davide   Eh?

Simone   Sei sessualmente vigoroso tu?

Davide  Io... io credo che ti ucciderò, Simone.

Simone   II fratello di un mio compagno dice che ha già fatto l'amore con sette ragazze. Tu di più, vero? Con quante?

Davide   (lo fissa prima di parlare, poi pacatamente)   Simone, io non sono ancora mai stato con una ragazza.

Simone   Non è vero!... lo dici per farmi rabbia!

Davide   Ma che importanza ha per te?

Simone   Tanta!

Davide   D'accordo. Va bene. Come vuoi. Con quante ra­gazze è stato quel mascalzone?

Simone   Sette.

Davide            Io quattordici.

Simone   Lo sapevo!... Evviva!... E ci sono state tutte su­bito?

Davide   Beh... sette sì e sette no.

Simone   E cos'è che hai fatto per convincere quelle sette-no?

Davide   Gli sono balzato addosso come un bruto, piegan­dole ripetutamente ai miei voleri...

Simone   E loro?

Davide   Oh... loro invocavano la consueta pietà le sventu­rate ma... (Tronca il gioco)   Buonanotte Simone.

Simone   No, aspetta... vai avanti ancora, ti prego!... (Davide si è già riaddormentato ma lui lo scuote)   Davide!... Davide!... voglio che ne violenti di più!

Davide   (implorando)   Non questa notte...

Simone   Davide.. io voglio essere come te... Insegnami a essere come te... (Il fratello dorme e lui rassegnato se ne torna nel. suo letto)

Davide 2        Il mio piccolo Simone. Era così impegnato ad amarmi che non s'accorgeva di essere così poco amato.

(Sotto e scattata l'ultima diapositiva)

Vittorio        Ecco qua, finite anche stavolta purtroppo.

Adriana         Cosa vuoi che ti dica, io mi diverto sempre. Non saprei passare una serata diversamente.

Vittorio        Ci mancherebbe altro che passassimo le serate di­versamente. Per noi Adriana non è un semplice modo di passare una serata: è una fede. Come per i cattolici an­dare a messa...

Adriana         ... o per gli ebrei in sinagoga o per i musulmani in moschea o...

Vittorio        Sì va be' ma basta il primo esempio.

Adriana         È magnifico. Ogni volta che vedo queste diaposi­tive mi emoziono. E ogni sera scopro un particolare nuo­vo: un occhio, un dito, un foruncolo, una piega del ve­stito... (Suona il telefono)   Pronto... pronto... pronto... (Mette giù)

Vittorio        Pensavo Adriana, pensavo a una cosa: non c'è niente di più banale... anzi, più che banale: di più pa­tetico... di più pateticamente banale di un padre che parla dell'avvenire dei propri figli. I sentimenti sono risaputi. Qualsiasi parola, qualsiasi speranza è scontata.

Adriana         È vero, Vittorio. Siamo banali.

Davide 2        Ecco, loro non è che vivessero con la testa in­filata in un sacco. Ogni tanto dei lampi, delle intuizioni li avevano... Qualche volta sentivo arrivare i loro discorsi mentre stavo per addormentarmi... Certo a così tanti tanti anni di distanza le immagini non sono più molto limpide, qualche frase, qualche battuta del dialogo non la ricordo più con esattezza... Ma il quadro è fedele, i colori li ri­cordo:   sono proprio quelli...

VittorioQuando io ascolto un padre che mi parla dell'avvenire di suo figlio... sto dicendo un'assurdità perché poi in pratica non ho mai la pazienza di starlo ad ascol­tare...

Adriana         E quando io sento una madre che mi parla dell'av­venire di suo figlio...

Vittorio        Sì d'accordo ma adesso stavamo parlando di quan­do io sento un padre... di quando un padre tenta di dare corpo alle proprie aspirazioni divinando la carriera, il fu­turo, la vita di suo figlio... Mio dio salta sempre fuori un raccapricciante catalogo di imbecillità... Eppure...

AdrianaEppure?

Davide 2        Eppure...

Vittorio        ...eppure anch'io penso all'avvenire di Davide, ci penso continuamente... Alle volte è una gioia, alle vol­te un incubo... E non so... forse m'illudo di essere di­verso da quei padri che non sopporto... Io credo, io sono certo di riflettere sull'avvenire di Davide in modo più co­scienzioso, più responsabile... meno retorico... al di fuori degli stereotipi che detesto... Io vedo mio figlio muo­versi in un futuro... in un futuro che gli appartiene...

(Sopra: Davide si alza dal letto. È vestito e truccato da suo padre. È suo padre)

Davide   Secondo te Malinverni questa sarebbe la stesura definitiva? ma l'hai riletta almeno? Non lo so, a questo punto cosa vuoi che ti dica, la rifarò io. Credo che mi odi. Malinverni junior è la persona più stupida che co­nosca. (La camera torna al buio)

Adriana         Bisognerà che lo invitiamo a cena una di queste sere.

Vittorio        Chi?

Adriana         Malinverni, stavo pensando a Malinverni.

Vittorio        A Malinverni? come mai pensi a Malinverni mentre io ti sto parlando del futuro di Davide?

Adriana         Non lo so.

Vittorio        Che persona stupida. Credo che sia la persona più stupida che conosca. (Dà un bacio alla moglie e va in camera sua)

Adriana         (sale nella stanza dei ragazzi. Li guarda un atti­mo mentre dormono. Dà una carezza a Simone)   Buonanotte caro. (Si china a dare un bacio a Davide)   Buonanotte amore mio.

Davide   (di soprassalto con un urlo)   Aaaah!

Adriana         Oh no, mi dispiace... ti ho svegliato?

Davide   Ah sei tu mamma... Che è successo?

Adriana         Niente tesoro, ero salita soltanto per darti il ba­cio della buonanotte. E ti ho svegliato, maledizione! Una parte con l'intenzione di fare le cose migliori e le riescono sempre le peggiori.

Davide   Non importa, adesso mi riaddormento. Torna pu­re giù.

Adriana         Sì però anche tu... addirittura un urlo! tua mam­ma si china affettuosamente per darti un bacino mentre dormi, è normale, lo fanno tutte le mamme e tu cacci un urlo...

Davide   Scusa. Credevo che fosse Simone.

Adriana         Simone? tuo fratello di solito viene a baciarti mentre dormi?

Davide   Qualche volta. Qualche volta viene anche il papà.

Adriana         Anche il papà? Ma è un pellegrinaggio. Dio mio non è per essere fiscale, non voglio togliere niente a nes­suno ma il bacio al figlio che dorme è tradizionale ap­pannaggio della mamma. La mamma si avvicina al lettuccio, sosta un attimo trepidante a guardare la propria crea­tura che dorme: serena... si china e le dà un bacio. Eh!

(Davide sbadiglia vistosamente)

Oh sì, lo so, lo so caro, hai ragione... tu hai sonno e io sono qua a divagare. Mi rendo perfettamente conto di essere una cretina, una stupida, ma è l'istinto. Non si può pretendere di reprimere l'istinto materno. Nessuno può pretenderlo. Sì, sì, lo so bene che oggi c'è questa tendenza, questa scuola, sono informata: le madri che non debbono essere più madri ma amiche, compagne, estranee...

Davide   Mamma capisco il tuo sfogo... molto amaro... ma riprendiamolo domani... Se mi vuoi dare il bacio della buonanotte... (Porge la guancia)

Adriana         (ignorando la guancia e stringendoselo a sé con tra­sporto)   Oh Davide, amore mio... tra poco non ci sarà più tuo fratello e nemmeno tuo padre e... e nemmeno tua madre a svegliarti con un bacio mentre dormi...

Davide   (con un filo di speranza)   Non ci sarà più nessuno?

Adriana         Sarà un'altra che ti sveglierà. Sarà lei. Che ti sve-glierà. Con un bacio. La notte. Lei.

davide.   Lei chi?

Adriana         Non lo so. Non so come sarà e non ho nessun diritto di saperlo. So soltanto che tu la prenderai fra le tue braccia... queste braccia che ti ho fatto io... la strin­gerai, l'accarezzerai... sento la tua mano che passa an­siosa su tutto il suo corpo... la bacerai... e lei si lascerà andare a te... completamente... E tu la desidererai tutte le notti... I motivi per cui tu sceglierai proprio lei invece di un'altra resteranno sempre oscuri per me... però... però io so come tu la vuoi... tu la vuoi dolce... comprensiva... tenera... materna... puttana, perché tu la vuoi puttana...

Davide   No, puttana no.

Adriana         Candida. Ingenua. Ingenua e viziosa.

Davide   Ingenua è sufficiente.

Adriana         No, tu sei maschio e voialtri maschi vi conosco: le pretendete viziose. Viziose e schifose.

Davide   Io sarò maschio ma per quel che mi riguarda non la voglio né viziosa né tantomeno schifosa.

Adriana         Oh come se non la conoscessi!... No, naturalmen­te non so chi sia, non so che faccia abbia ma la conosco... oh se la conosco!

Davide   Ma chi conosci, mamma? Chi?

Adriana         La conosco, la conosco. È inutile che tu sorri­da in quel modo. La conosco. Certo ironizzare, deridere è invitante... ma cosa ne sapete voi, cosa ne sanno gli altri delle battaglie che avvengono qui dentro? (Si batte il petto)   Voi che avete il sorriso così pronto!... cosa ne sapete... (Cambiando tono)   Maledizione questo mio la­mento è un classico, tutto quello che ho detto e fatto da quando sono salita è stato un classico. La madre che s'identifica nella donna del figlio... la gelosia per l'intru­sa... il rancore per gli estranei... tutti ruoli precisi... ma è inutile tentare di sottrarsi al proprio ruolo, non si può soffocare l'istinto. È come impedire a un cane di abbaiare.

Davide   (consolandola)   Ci possono essere paragoni più carini...

Adriana         In effetti. Questo del cane è troppo limitativo. Mi fa torto. Scusa questa mia irruzione, Davide. Dormi adesso, dormi tranquillo.

(Scende nel soggiorno mentre suona il telefono.  Entra Vittorio, in pigiama, risponde)

Vittorio        Pronto... pronto... pronto... (Mette giù. Alla mo­glie che gli si è fatta accanto)   Dormono?

Adriana         Sì. Simone si era già addormentato. Davide inve­ce no. Aveva voglia di far due chiacchiere.

Vittorio        Ah sì? di cosa avete parlato?

Adriana         (vaga)   Così, di alcune cose.

Vittorio        Vale a dire?

Adriana         Non mi avevi mai detto che ogni tanto vai su a dargli un bacio mentre dorme.

Vittorio        Beh? cosa c'è di strano? è un gesto normale, af­fettuoso.

Adriana   È un gesto più da madre che da padre.

Vittorio        Che sciocchezze. Quante volte tu con lui hai avu­to dei comportamenti più da padre che da madre. Non ci trovo niente di stravagante. Ma poi. padre... madre... che senso ha definire le parti così drasticamente? per lui noi siamo intercambiabili. Siamo la famiglia. (La bacia affet­tuosamente Si avviano nella loro stanza allacciati. Poi lui si stacca)

Adriana         (insinuante)   Non vieni a letto?

Vittorio        Sì, subito. Mi fermo un attimo a riguardare que­sta cosa poi vengo...

(Adriana mentre Vittorio sfoglia un fascicolo esce e va in camera sua. Lui velocemente sale le scale Entra nella stanza dei ragazzi che dormono Sveglia Davide chiaman­dolo a voce bassa)

Vittorio        Davide... Davide... (Lo scuote)   Davide... Davide!...

Davide   (di soprassalto)   Sì mamma... ah sei tu papà...

Vittorio        Scusa tesoro se ti sveglio ma è solo per dirti che non devi dire alla mamma che qualche volta vengo su a darti un bacio mentre dormi. È stupidamente gelosa.

Davide   Chi?

Vittorio        Come chi, la mamma. Sostiene che il ruolo di mamma dà diritto esclusivo al bacio notturno. Le sue fisime. Io non ci trovo niente di indecoroso in un pa­dre che dà un bacio al figlio primogenito prima che s'ad­dormenti.

Davide   Prima che s'addormenti chi?

Vittorio        Il figlio, no? ad ogni modo tu non dirglielo alla mamma.

Davide   Ormai gliel'ho già detto.

Vittorio        Infatti. Non ripeterglielo. Non dirle neanche che sono salito su a dirti questa cosa. Non dirle niente. Non dirle mai niente. Buon riposo. (Lo bacia rapidamente)

Simone   (si è svegliato)   Papà!

Vittorio        Eh?  Sssst!

Simone   (a voce bassa)   A me non lo dài il bacio della buonanotte?

Vittorio        Eh? sì, certo. (Bacia rapidamente e distratta­mente anche lui e ridiscende veloce e furtivo le scale mentre i due ragazzi si rimettono a dormire)

Davide2        Le nostre notti, le nostre tranquille notti famigliari... Il silenzio e la quiete erano rotti ogni tanto, uma­namente, da rumori... meglio, da suoni: suoni d'amore...

(Si sentono gemiti provenire da sotto)

(Davide si è svegliato. Si mette a sedere sul letto. Si alza, si copre sommariamente, scende le scale e si ferma a guardare nella stanza da letto dei genitori: la porta infatti è rimasta aperta Un attimo dopo Adriana e Vittorio esco­no e si precipitano verso di lui Anche loro sommaria­mente vestiti: Vittorio avrà indossato un lenzuolo, Adriana un piumino)

Adriana         Davide!

Davide   Sì?

Adriana         No!

Vittorio        Tu!

Davide   Io...

Vittorio        Tu... tu ci hai visti... o mio dio...

Adriana         Oh no amore, no... perché? perché ci hai visti?... perché?

Davide   C'era la porta aperta.

Adriana         È terribile... No, questo no, non è giusto, questo non doveva capitarti... È un trauma spaventoso per te... No, non doveva succederti... Non può esserti successo... (A Vittorio)   Non potevi chiudere la porta tu?

Vittorio        E tu non potevi spegnere la luce?

Adriana         Era la porta che andava chiusa! si poteva tenere la luce accesa e la porta chiusa... mio dio...

Vittorio        Si poteva tenere la porta aperta e spegnere la luce...

Davide            Non litigate adesso... non fa niente...

Vittorio        (dopo averlo guardato un attimo, cercando le pa­role)   Sai, Davide.. queste sono cose che... che succe­dono... che possono succedere... io e tua mamma ci vo­gliamo bene e...

Adriana         Sì, sì, ci vogliamo bene sì, ma ne vogliamo molto di più a te...

Vittorio        Ma che discorsi, certo che vogliamo più bene a te... Su questo non si discute nemmeno. Molto di più.

Adriana         Credimi. Immensamente di più.

Davide   Beh che c'entra... si tratta di un tipo di amore di­verso...

Adriana         No!

Davide   (stupito)   Come no?

Vittorio        Sì! (Alla moglie)   Sì. Eh, sì. È un tipo di amore diverso. (A Davide)   Hai ragione.

Adriana         (non ha ben capito dove il marito vuole arrivare ma non intende farsi trovare spiazzata. A Davide)   Sì. Certo. Hai ragione. È un tipo di amore diverso... Quello che abbiamo per te è... di natura più sublime... (Al marito)   Vero? è così, no?

Vittorio        Senz'altro... Il nostro è un amore animalesco... Come due animali. Io e lei...

Adriana         Due animali. Due bestie. (Dopo un attimo d'im­barazzo)   Ma tu... tu non dovevi vederci!... non dovevi star lì a guardarci con i tuoi occhi puliti... (A Vittorio)   Non potevi chiuderla la porta?

Vittorio        E tu non potevi spegnerla la luce?

Adriana         Davide.. Dadi... non so cosa dire... mi è cascato addosso tutto... sono avvilita, umiliata... ma è inutile che sto qua a elemosinare un'assoluzione... (A Vittorio)   Ti rendi conto? dev'essere stato agghiacciante per lui, po­verino. Terrificante.

Davide   Ma no, perché agghiacciante, terrificante? Indiffe­rente. Eppoi è stato un momento... vi ho appena intravi­sti... ho visto pochissimo... come una pellicola oscurata...

Adriana         (a Vittorio)   È sconvolto.

Davide   Ma no, macché sconvolto.

Adriana         Sì, lo sei. Anche se adesso per pura clemenza verso di noi fingi di non esserlo. Ma sei troppo informato per non individuare che tipo di ferita hai sofferto... Non esi­stono rimarginazioni in questi casi e tu lo sai... So che lo sai... È ovvio che quanto sei stato costretto a vedere ti impedirà per sempre di avere rapporti con una donna.

Davide   Beh... non precipitiamo le cose...

Adriana         Voglio dire rapporti normali, corretti. Certo po­trai sempre avere legami d'altro genere... dio mio chis­sà di che genere.

Vittorio        (cupo)   Non è difficile immaginarli. C'è tutta una casistica in materia.

Adriana         Madonna santa. Perdonaci Davide.. perdonaci.

Vittorio        Non lo faremo più.

Adriana         Del resto lo facevamo pochissimo, sai? (A Vittorio)   Vero?

Vittorio        Non lo se... non puoi pretendere che tenessi il conto. Lo facevamo sì, qualche volta. Perché negarlo? Qualche volta lo facevamo. Ma adesso basta, adesso no: non lo faremo più. Mai più.

Davide   Ripeto: non precipitate le cose. Potreste farlo chiu­dendo la porta. O spegnendo la luce.

Adriana         No, non doveva succederti, no... Amore, ce la farai a tornare a dormire? ... riesci a riprendere sonno?

DavideI o sinceramente non capisco perché vi preoccupate tanto. Cosa c'è poi di così sconvolgente? In definitiva bene o male tutti i genitori lo praticano.

Adriana         Ma non tutti i figli stanno a guardare.

Vittorio        Ha ragione Davide Le tue apprensioni, Adriana, sono convenzionali. Non trattiamolo come se fosse un bambino deficiente. Lui è sviluppato dalla testa ai piedi e sa benissimo come funzionano queste faccende.

Davide   Sì, lo so benissimo. A grandi linee.

Vittorio        Lei ti vede sempre come se tu frequentassi an­cora l'asilo. Sembra che non desideri rendersi conto che sei cresciuto.

Adriana         No, un momento, un momento. Lasciamo perdere gli asili e le crescite, Vittorio, per cortesia. Io pensavo, così a botta calda, che avrebbe potuto essere un choc per te vedere tuo padre e tua madre... pensavo a future inibizioni, a un possibile rifiuto del coito, a reticolati di ogni tipo... Però riflettendoci meglio... perché bisogna sempre riflettere, no?... riflettendoci meglio mi sembra che sì, non c'è dubbio: hai ragione tu, Davide.. Siamo genitori giovani, aperti, contemporanei, efficienti... cosa c'è di così sconvolgente dopotutto?

Vittorio        Appunto.

Adriana         Anzi, in un certo senso è bene che sia accaduto questo.

Davide   Sì?... ecco qui non ti seguo più tanto... Perché è bene?

VittorioSì, spiegati meglio Adriana:  perché è bene?

Adriana         Ma perché così non ci sono più veli fra noi. Tut­to è limpido e chiaro, tutto si svolge alla luce del sole. Ed è bene per te, amore, sapere che il tuo papà e la tua mamma hanno ogni tanto qualche cedimento di gusto e si ac­coppiano come bestie in un rito che non ha niente a che vedere con l'amore... Quell'amore che conserviamo unicamente per te, amore.

(Adriana e Vittorio si avviano verso la loro camera da letto e escono. Davide rimane solo. Dopo un istante i genitori rientrano e se lo trascinano dietro)

Davide 2        Avevo finalmente preso la mia decisione. Pen­savo di farlo un giorno, rientrando da scuola. La scena... eh quella scena me l'ero immaginata tante ma tante di quelle volte che ormai mi sembrava di averla già vissuta...

(Dalla comune entrano Vittorio e Simone)

Vittorio        ...bravo Malinverni! hai fatto una relazione ec­cellente. Complimenti. Mancano soltanto quattro punti. Essenziali naturalmente. Ma il superfluo quello l'hai mes­so dentro tutto. Adesso ti riprendi la tua brava rela­zione, ci inserisci i quattro punti essenziali, tagli tutto il resto e avrai fatto un ottimo lavoro...

Simone   (ridacchiando per compiacenza)   Chissà come ci sarà rimasto...

Vittorio        Dovevi vedere che faccia... ha cominciato a di­ventare grigio, lui non può diventare bianco, lo è già. E lo sguardo... gli occhi che gli sfuggivano in giro... Mi odia, lo so, mi vorrebbe vedere morto. Che uomo mediocre. Malinverni è uno degli uomini più mediocri in una società di mediocri...

Adriana         (entra dalla sua camera)   Bisognerà che lo invitia­mo a cena una di queste sere. Lui e la moglie. Se è guarita. Ma che ora è?

Simone           Mezzogiorno e trentasette.

Adriana         Davide è in ritardo di due minuti.

Vittorio        Non essere apprensiva come sempre, cara. Due minuti non è la fine del mondo.

Simone   Si sarà fermato a parlare con qualche ragazza. Ne ha talmente tante!

Adriana         E tu che ne sai?

Simone   Me l'ha detto lui. Con me si confida.

Vittorio        Anche con me si confida. Moltissimo.

Adriana         (guardando gli altri due con aria di sfida)   Anche con me, anche con me. Si confida anche con me. Enormemente. Che ora è?

Simone   Mezzogiorno e quaranta.

Vittorio        Però. Sono cinque i minuti di ritardo. Avrà l'oro­logio indietro.

Davide   (entra)   Buongiorno a tutti!

Adriana         Davide!

Simone   Davide!

Vittorio        Davide!

Davide   Scusate il ritardo. (Estrae una pistola e spara pri­ma alla madre poi al padre poi a Simone: uno alla volta si accasciano con un grido. Rimette la pistola in tasca)   Ecco fatto, tutto a posto. Adesso bisogna farli scompa­rire. Ci vuole una trovata originale. Farli a pezzi. Mi sembra l'idea migliore. A pezzettini poi metterli in sac­chetti di plastica. Oppure... buttarli nel Naviglio. No, è sfruttato. Tutti li buttano nel Naviglio. Siamo sempre lì, quando ben bene li hai fatti fuori non hai fatto niente. È dopo che ti voglio...

Davide 2        Questo naturalmente avveniva nella mia fervida ma ingenua immaginazione di ragazzo privo di qualsiasi malizia.

(Nel soggiorno Adriana, Vittorio e Simone riprendono le posizioni di prima mentre Davide esce dalla comune)

Davide 2        In realtà non osai spingere l'azione così a fondo. Non ero ancora preparato. Le cose andarono in modo mol­to diverso. Tornando da scuola un giorno mi limitai a mettere in scena quella che nei miei intendimenti doveva rappresentare una specie di grandiosa prova generale.

Adriana         Che ora è?

Simone   Mezzogiorno e trentasette.

Adriana         Davide è in ritardo di due minuti...

Davide   (entra)   Buongiorno a tutti!

Adriana         Davide!

Simone   Davide!

Vittorio        Eccoti qua finalmente...

(Davide estrae la pistola e spara alla madre, al padre e a Simone)

Adriana         Aaaah!... Davide no!

Vittorio        È impazzito!...

Simone   Aiuto!... aiuto!

Davide   Calma, calma. È a salve.

Vittorio        È a... salve?

Davide   Certo, altrimenti saresti morto, no?

Vittorio        Eggià, altrimenti sarei morto.

Adriana         Ma come... come hai potuto fare una cosa così... Mi verrà un infarto come alla tua professoressa di ma­tematica.

Davide   D'inglese, mamma...

Adriana         Non è la materia che conta, caro.

Davide   Ma volevo soltanto scherzare... È un gioco. Vo­levo farvi ridere... Non si  può neanche scherzare?

Adriana         Ma è un gioco crudele... spietato.. pericoloso....

Vittorio        Su, su Adriana, non esagerare... Sempre con le tue ansie eccessive... Un po' di sense ofhumour... (Pren­de la pistola a Davide e la punta contro di lui)   È un giocattolo... Bum! bum!

Davide   Non ci sono più colpi dentro. Ne avevo messi solo tre.

Simone   (prendendo la pistola al padre e puntandola con­tro Davide)   Io l'ho capito subito che era un gioco... bum!  bum!

Vittorio        (prende la pistola a Simone e la porge alla mo­glie)   Spara anche tu, Adriana... è un gioco...

Adriana         (punta la pistola contro di sé)    Eggià, è un gioco.

Vittorio        Bum bum!

Adriana         (ripete meccanicamente)   Bum bum. Molto divertente.

Davide   Però non capisco. Come avete potuto pensare che sparavo sul serio?

Simone   Io l'ho capito subito che facevi per ridere. (Prende la pistola alla madre e la punta contro Davide)   Bum! bum! (Poi esce ridendo)

Davide            E tu papà? tu hai creduto che io...

Vittorio        (ridacchiando imbarazzato)   Beh, ti dirò... Ti ve­do entrare, tirar fuori la pistola, puntarla contro di noi... ho pensato: questo è diventato matto...

Davide   E tu mamma? hai pensato che io volessi spararti sul serio?

Adriana         Io... io non ho fatto a tempo a pensare a niente...

Davide   Ma scusate, ragioniamo. Che motivo avrei per uc­cidervi? Voi pensate che ci sia qualche motivo?

Adriana         No, nessuno. Con tutto il bene che ti voglia­mo. (Esce)

Vittorio        No, certo, se uno va in cerca di un motivo ra­zionale non lo trova. Ma siccome viviamo in un'epoca curiosa in cui qualche volta l'irrazionale prende il so­pravvento per un attimo ho temuto...

Davide 2        In fondo se ci ripenso papà non era del tutto stupido poveretto.

Vittorio        Invece hai voluto solo divertirti e farci diver­tire. È un buon segno quando in famiglia c'è un clima di allegrezza. (Si sfila l'orologio e glielo dà)   Tieni, te lo regalo. Te lo sei meritato.

Davide            Grazie papà, ma ne ho già uno.

Vittorio        Da ragazzo desideravo tanto possedere un oro­logio come questo. Ma mio padre purtroppo non poteva regalarmelo. Erano tempi diversi. Adesso che final­mente posso concedermelo voglio che il mio primoge­nito ne abbia due. Me lo sono meritato. (Esce) 

(Davide guarda l'orologio e se lo mette al polso destro)

Adriana         (entra e gli consegna un astuccio)   Tieni, amore. È per te.

Davide   (tira fuori dall'astuccio un altro orologio)   Un altro?

Adriana         No, non ringraziarmi. Vedi, da ragazza deside­ravo tanto avere un orologio così. Ma i miei purtroppo non potevano regalarmelo. Erano tempi diversi. Adesso che finalmente posso concedermelo voglio che il mio pri­mogenito ne abbia due. Ne ho il diritto. (Esce)

Davide 2        Una cosa mi appariva sicura: con la violenza non avrei mai trovato il coraggio di eliminarli.

Davide   (mettendosi il terzo orologio al polso)   No, deci­samente no.

Davide 2        Le loro facce terrorizzate mentre gli sparavo con la pistola a salve mi avevano commosso. No, mai avrei potuto compiere un'azione così turpe e volgare.

Davide   Devo inventare un sistema più dolce. Più affet­tuoso.

Davide 2        Perché non volevo far loro del male. Per nes­suna ragione al mondo avrei fatto loro del male. Vo­levo solo che non ci fossero più. Ma bisognava trovare un sistema simpatico.

Davide           Il veleno.

Davide 2        Ecco! Il vecchio, generoso, buon veleno. In fondo rimane sempre la  soluzione  più civile.

Davide            Me lo procurerò a scuola.

Davide 2        In quell'epoca a scuola si poteva trovare di tut­to. Dalla stricnina ai topicidi.

(Davide esce)

Vittorio(entra assieme a Adriana e Simone)   Dovevate vederlo!... Ha cominciato a sudare... tutte le perline di sudore sul naso e su quel suo doppio mento che ballonzola

come un budino... e sudava anche sulle orecchie il deficiente... Che uomo disgustoso. (Ad Adriana preve­nendola)   Sì, lo so, lo so, dobbiamo invitarlo una di que­ste sere...

(Suona il telefono)

Simone           (risponde)     Pronto...   Pronto...   Pronto!   (Mette giù: nessuno ci fa caso)  

Davide   (entra. Ha una bottiglia di liquore in mano)   Ciao a tutti!

Adriana         Davide!

Simone   Davide!

Vittorio        Che cos'è si brinda a qualcosa? c'è una ricor­renza?

Davide   Nessuna ricorrenza. È un regalino.

Vittorio        Un regalino? per chi?

Davide   Per tutti. È un liquore straordinario, speciale.

Vittorio        Scommetto che l'hai comprato in quel barattino là vicino al liceo...

Davide 2        Mio padre aveva di queste intuizioni geniali.

Davide   Sì, l'ho preso proprio lì.

Davide 2        Perché  deluderlo  dopotutto.   Gli   restava  così poco da vivere.

Adriana         Lo teniamo per stasera o lo assaggiamo subito?

Simone   Subito, subito!

Vittorio        Ma sì, assaggiamolo subito.

Adriana         (a Simone)   Prendi i bicchieri, caro. Che genere di liquore è? molto forte?

Davide   Ha un gusto deciso.

Adriana         Ho capito, dev'essere un po' sul tipo di quelli che fanno i monaci, con le erbe. Una specie di elisir di lunga vita.

Davide   Esatto, una specie di elisir.

(Simone ha portato i bicchieri. Si siedono tutti e quat­tro. Davide versa da bere)

Vittorio        Il profumo è stuzzicante. Hai avuto un pen­siero simpatico, Davide Son quelle cose che ti mettono di buon umore per tutta la giornata.

Davide   Beh... era un pezzo che volevo farvi questo rega­lino.

Vittorio        Se non avessi paura di cadere nella retorica più fastidiosa direi che... ma non lo dico. Non intendo la­sciarmi intenerire troppo dalla situazione. Noi lombardi abbiamo il pudore dei nostri sentimenti. Però mi fa piacere notare che nonostante il clima di confusione e di sbandamento che c'è in giro, qui a casa nostra... la famiglia... insomma la famiglia c'è. Regge bene.

Adriana         (applaudendo)   Vittorio hai fatto un brindisi stu­pendo... (Lo abbraccia, lo bacia)   Mio dio ecco che ci risiamo: è un classico anche questo: la moglie devota che abbraccia commossa il marito di fronte ai figli sor­ridenti... Riusciremo mai a sfuggire ai luoghi comuni?... Cin cin Davide, alla tua salute!

Davide   Alla vostra.

(Tutti bevono tranne Davide che non visto dagli altri, secondo le più nobili tradizioni degli avvelenatori, but­te via il contenuto del bicchiere con gesto rinascimen­tale)


ATTO SECONDO

(Ritroviamo tutti come li abbiamo lasciati alla fine del primo atto)

Simone   (manda giù l'ultimo sorso)   Uhmmm... un net­tàre!...

Adriana         Nèttare tesoro, si dice nèttare.

Simone   Un nèttare... vero?

Vittorio        Gradevole, sì. Si lascia bere.

Adriana         Ha un sapore molto particolare. Come imma­ginavo è un po' sul genere di quelli che fanno i monaci.

Davide   Sono contento che vi piace...

Adriana         Piaccia...

Vittorio        Ma no, nel linguaggio parlato uno dice piace. Non fare la maestrina, Adriana

Adriana         Hai ragione, scusa. A volte non mi accorgo di pignoleggiare.

Vittorio        (ridendo)   Beh meno male che ti sei rifatta usan­do un verbo molto personale: pignoleggiare... esiste il verbo pignoleggiare?

Davide   (con la bottiglia in mano)   Ancora un po'?

Vittorio        Ma sì. Oddio non vorrei prendermi la ciucca ma dopotutto si vive una volta sola.

Davide   È vero, si vive una volta sola...

Adriana         (a Davide che è pronto a versarle)   Pochissimo, amore. (Vedendo che Simone tende il bicchiere)   Tu non dovresti, Simone.

Davide   Eh no, tu non dovresti no, Simone Ma ormai. (Versa al fratello)

Vittorio        Per una volta un goccio in più non può fargli male. Da ragazzo quando i miei mi proibivano di bere mentre loro sbevazzavano o di fumare mentre fumavano m'invelenivo contro di loro. Provavo una di quelle rab­bie... (A Simone)   E proprio quand'ero ancora un ra-gazzino più o meno della tua età mi sono promesso: se un giorno mi capiterà di avere dei figli Beh non voglio che subiscano le stesse frustrazioni che ho dovuto su­bire io. E quando poi finalmente i figli li ho avuti questo proponimento per me è diventato l'undicesimo comandamento

Adriana         Sì, io sono d'accordo con te. Però c'è anche la tendenza opposta.

Vittorio        Cioè?

Adriana         Cioè quei genitori che ritengono sia giusto e co­struttivo lasciare che i figli passino attraverso le mede­sime esperienze, naturalmente anche negative anche sgra­devoli che hanno avuto loro.

Vittorio        La linea dura, la conosco. No, io sono invece convinto che se si è indulgenti, onesti, leali... se cer­chiamo di capire i nostri figli, di capire i loro problemi, le loro diversità... possibilmente senza farglielo troppo pesare, senza sottolineare continuamente: « Guardate che io vi capisco... » Beh io credo che se con loro ci comportiamo così alla fine veniamo ripagati.

Davide            Non c'è dubbio, papà. Un altro goccino? (Versa)

Adriana(porgendo il bicchiere)   Un goccino anch'io. So che mi andrà alla testa naturalmente... O mio dio un altro classico... La madre televisiva che porge il bicchie­re sorridendo e dice: « Mi andrà alla testa... ». Che vergogna. Non c'è scampo (Accorgendosi che Davide non beve)   Ma e tu non bevi?... Dì la verità che vuoi ubriacarci tutti...

Simone   (allegro)   La mamma ha smascherato il furfante!

AdrianaSventando i suoi loschi piani... Tu vuoi rimanere l'unico lucido, eh? Ma non è giusto... (Gli porge il bic­chiere pieno)   Ubriachi noi, ubriaco anche tu.

Simone   Una famiglia completamente ubriaca.

Vittorio        Sembra un titolo di cronaca: « Intera famiglia avvelenata dai funghi». ...Ma voi non sentite come... come un senso di... una pesantezza...

Simone           Sì, io sì...

Adriana         Anch'io... sento qualcosa che non funziona... (A Davide)   Anche tu?

Davide            No, io no. Io non sento assolutamente niente.

Adriana No? è strano.

Davide   Sì, a pensarci bene è abbastanza strano. Dovrei sentire qualcosa e invece non riesco a sentire niente.

Adriana         Si vede che a te non fa lo stesso effetto che... (Non termina la frase si accascia sulla sedia, imitata subito da Vittorio e da Simone)

Davide   (Li guarda. Si alza e gira attorno a loro. Fa cenni di approvazione col capo. Contempla Simone, lo accarez­za, si china a baciarlo sulla fronte. Poi dopo un attimo, smarrito)  

E adesso?

(Si siede di fronte a loro voltan­do le spalle al pubblico)

Davide2        (entra)   Li guardavo, seduto di fronte a loro. La famiglia.   Mi ero liberato della famiglia. Del loro amore. C'ero riuscito. E adesso? Cosa sarebbe accaduto adesso5 Al piccolo smarrimento iniziale venato appena appena da un timido rimorso stava già subentrando l'appagato or­goglio di chi ha disfatto le eterne regole, piegato le decrepite logiche, abbattuto le antiche mura... Erano lì e io non mi limitavo a guardarli: li contemplavo. Come un artista che ha appena terminato la sua opera, quella che forse sarà il suo capolavoro... Ormai non pensavo più di farli a pezzettini e metterli in sacchetti di pla­stica. No, li volevo conservare tutti interi. Un modo c'era. Imbalsamarli. Tenerli lì imbalsamati. Come Lenin. Come Chiara d'Assisi. Come non ricordavo quanti pro­tagonisti e profeti e padri madri fratelli delle patrie... Imbalsamarli. Certo non è facile imbalsamare per uno che non è pratico ma non avevo dubbi: a scuola m'a­vrebbero insegnato come si faceva.

Davide   Sono sicuro che qualche mio compagno di scuola ha già imbalsamato i suoi genitori.

Davide 2        Il Sormani per esempio che era sempre così allegro o il Pedrini che si diceva che non avesse mai avu­to una discussione coi suoi, o magari il Gorla che di fronte a noi tutti faceva delle telefonate alla madre così affettuose che non potevano che essere finte... o il Masetti che aveva l'aria così quieta...

Davide   Uno di loro m'insegnerà quei piccoli accorgimen­ti che sono indispensabili...

Davide 2        Perché ci tenevo a fare una cosa fatta bene non una pecionata... Anche proprio per rispetto verso di loro... Una volta imbalsamati potevo sistemarli nel ti­nello: gli avrei fatto prendere posizioni naturali e amo­revoli... (Esegue su Adriana Vittorio e Simone, apren­dogli le braccia ecc.)   Gli avrei dischiuso le labbra a un sorriso bonario, così quando sarei rientrato a casa li avrei ritrovati lì, accoglienti e silenziosi... La loro pre­senza, finalmente discreta, mi avrebbe rassicurato... Le loro facce familiari mi avrebbero tenuto compagnia... avrebbero rappresentato la continuazione di quei legami che io avevo reciso con caparbia ma senza il mini­mo rancore... Mamma, papà, Simone. i miei cari, nel soggiorno, le braccia tese in un abbraccio caldo ma con­gelato...  Mamma...  papà... Simone. (Esce)

(Suona il telefono: i morti si rianimano, si stirano. Vittorio risponde)

Vittorio        Pronto... pronto... pronto! (Mette giù)   Ah, che bella dormita, ragazzi! Non mi capitava da tempo di dormire così di gusto... M'è sembrato di essere in co­ma... (A Davide)   Bisogna dire che il tuo elisir ha fatto effetto.

Adriana         Ho dormito proprio bene anch'io.

Simone   Anch'io.

Adriana         Come in estate quando mi addormento in spiag­gia, sulla sdraio. E tu amore, non ti sei addormentato tu?

Davide   Sì. Sì, sì. Sì, ho dormito anch'io. Sì.

Adriana         Io però stavolta non ho fatto nessun sogno.

Simone   Nemmeno io.

Vittorio        E neanch'io. Una dormita implacabile, ottusa, refrattaria a qualsiasi visione.

Adriana         Curioso... Non ti ho sognato Davide.. È la pri­ma volta che succede quest'anno.

Davide   Ho sognato io. Ho fatto un sogno che c'eravate dentro tutti e tre.

Vittorio        Ah sì? Tutti e tre? e cosa facevamo? dov'era­vamo? eravamo qui in casa o ci hai sognato in uno di quei paesaggi spettacolari come fa la mamma, con ru­scelli, cime nevose, spiagge assolate?

Davide   Eravate qui in casa... tutti e tre... Eravate...

Adriana         Eravamo?

Davide   Molto... molto tranquilli.

Vittorio        Beh non mi pare che neanche tu faccia dei sogni eccezionali. In questo almeno mi assomigli. Bene, sai che era proprio buono quel tuo elisir? non ce n'è rimasto più?

Davide  No, mi spiace. Mi spiace moltissimo.

Adriana         Sei stato veramente carino a portarlo. Dirò la frase stupida ma non posso trattenerla: siamo dei genitori fortunati ad avere un figlio come te. Bisogna pe­rò anche ammettere onestamente... e modestamente... che questa fortuna ce la siamo meritata.

Davide            Sì, ve la siete proprio meritata. Giorno per giorno.

Vittorio        Se andiamo avanti di questo passo credo che ci abbracciamo tutti e ci mettiamo a piangere. Basta con le commemorazioni!

Simone   Quando avrò la sua età sarò anch'io come Davide. Vero?

Adriana         Speriamo.

Vittorio        Io e tua madre faremo di tutto perché questo accada. Non sarà facile magari ma ci auguriamo di riuscirci.

Davide   Ci riuscirete senz'altro. Scommetto che arrivato alla mia età Simone avrà i miei stessi sentimenti. Identici.

Simone   Sì!

Davide   (ai genitori)   E questo grazie a voi.

Adriana         No, grazie anche a te. Non sottovalutarti, caro. Grazie anche a  te.

Vittorio        Piantiamola con le esaltazioni reciproche. Vo­glio passare una bella serata...

Simone           Le diapositive?

Vittorio        Hai indovinato. Dammi una mano.

(Mentre Vittorio e Simone preparano lo schermo per la consueta proiezione, Davide sale in camera sua. Ci trova Davide 2 che, entrato, osserverà ogni sua mossa)

Davide 2        Non riuscivo a nascondere la mia depressione. Il veleno che mi avevano spacciato a scuola era solo de­bole sonnifero: ero rimasto vittima di imbroglioni sen­za scrupoli...

(Osserva Davide che sta frugando in una cesta di vimini: ne tira fuori vari oggetti e li butta a terra: dischi, cuffie, pattini a rotelle, libri, magliette)  

Non mi fidavo di ritentare con una nuova dose. Ormai ero così timoroso di un ennesimo fallimento da non po­ter pensare a troppe bizzarrie... Anche se la violenza mi faceva orrore, anche se rimaneva brutalmente estra­nea alla mia cultura avevo capito che s'imponeva come l'unica soluzione accettabile. Ma il ricordo della pistola che avevo impugnato sia pure per scherzo era, troppo inquietante... Pensai a lungo prima di decidere a quale arma affidare le mie speranze...

(Davide tira fuori dalla cesta un grosso martello. Lo guarda sorridendo. Salta giù e rincorre i familiari che scappano in tutte le direzioni tra urla di raccapriccio. Dopo un attimo di questo inseguimento che avrà avu­to un accompagnamento di suoni e luci adatti, il sog­giorno rimane vuoto e silenzioso)

Davide 2        Quella volta andò molto meglio. Rasentai il successo. (Esce)

(Adriana rientra con la testa fasciata e un braccio inges­sato. Simone rientra un attimo dopo emettendo mugolii)

Adriana         Sì, caro, certo. Stai buono.

(Simone torna a mugolare)

Adriana         Ho capito, non essere così impaziente tesoro.

Vittorio        (entra in carrozzella da invalido. Ha i capelli bianchi. È molto ottimista)   Come va, come va, tutto bene?

AdrianaInsomma... C'è chi sta peggio di noi. Non pos­siamo lamentarci. (Chiama)   Davide!

(Simone mugola ancora)

Vittorio        (ad Adriana)   Cos'ha il piccolo?

Adriana         È un ragazzo estremamente sensibile. Non so quanti altri ragazzini della sua età sarebbero diventati muti per lo spavento. A te sono venuti i capelli bianchi ma la parola ti è rimasta.

Vittorio        Beh io non sono più un ragazzino, ne ho passa­te ormai... (Chiama)   Davide!... La mia medicina, Davide..

Adriana         (chiama)   E la mia iniezione, amore!... Davide!

Vittorio        Davide!

(Davide entra. Indossa un camice bianco da infermiere Spinge un carrello con le medicine. Simone mugola)

Vittorio      (mentre Davide gli porge le medicine e un bic­chiere d'acqua)   Grazie caro... (Ridacchiando)   Sono una gran seccatura tutti questi intrugli ma c'è scritto che fan bene...

(Davide va dalla madre a farle l'iniezione)

Adriana         Strofina con un po' di cotone e alcol prima e dopo mi raccomando, amore... Ahi!... È molto dolorosa ma tu sei diventato un esperto. Hai una mano leggerissima... Ogni volta mi pare di star meglio. Grazie te­soro. Ti sei ricordato di tuo fratello? Ha già mugo­lato diverse volte.

(Davide dà a Simone un inalatore di quelli che si usa­no per far tornare la voce. Simone ringrazia con un mugolio)

Vittorio        Scusa Davide ma ho lasciato di là il giornale, credo sul letto. Saresti così gentile...

Adriana         E le mie pastiglie, amore.

Vittorio        E gli occhiali... Sono in bagno, credo.

(Davide esce)

Vittorio        Eh, se non avessimo lui!

Adriana         Davvero. È un angelo. Gli altri ragazzi della sua età se ne starebbero tutto il giorno fuori con gli amici o con la morosa. E noi saremmo nelle mani di una di quelle infermiere scontrose, crudeli...

Vittorio        Guariremo presto. Sì, Adriana: dobbiamo cer­care di guarire presto soprattutto per lui, poverino. Dobbiamo mettercela rutta.

(Davide rientra con giornale,  pastiglie, occhiali.  Li dà a Vittorio e Adriana)

Adriana         Le mie buone pastiglie... grazie amore.

Vittorio        Ecco qua tutto il mio necessario. Grazie grazie.

(Simone mugola imperioso verso Davide)

Adriana         Sì, sì, adesso ti porta anche le tue cosine, vero Davide?

(Davide esce portandosi dietro il carrello)

Vittorio        (gli grida dietro)   Portami anche una coperta, caro, da mettermi sulle gambe. M'è venuto freddo.

Adriana         Forse ti farebbe bene una cosa calda. Un tè, una camomilla.

Vittorio        Sì, ma mi dispiace disturbare sempre lui...

Adriana         Lo fa volentieri. È tanto affettuoso e servizie­vole. (Grida)   Davide il papà avrebbe bisogno di una cosa calda... potresti per favore se non ti dispiace... (Ve­dendo Davide che entra con una tazza fumante sul car­rello)   Oh tesoro, grazie!... non si fa a tempo a chiederti una cosa che tu subito...

Vittorio        (mentre Davide gli dà la tazza e gli sistema la coperta)   Comincia con l'essere un po' imbarazzante... Sei talmente gentile e premuroso con noi che dovremmo passare le giornate a ringraziarti...  (Vedendo che Davide non raccoglie le sue parole ed è già andato da Simone a portargli un catino e un bicchiere per i garga­rismi)  

Ma cosa c'è Davide.. qualcosa che non va?

(Davide non risponde e si avvia verso la scaletta che porta alla sua camera mentre Simone incomincia a fare i gargarismi)

Vittorio        Non stai bene forse?

Adriana         Oh mio dio non ti senti bene?... ti sei misurato la febbre? Prendi un'aspirina.

(Davide è salito in camera e ridiscende con una grossa fune che ha tirato fuori dalla cesta)

Vittorio      Cosa    ti succede, Davide? (Mentre Davide co­mincia a legarlo)   Stavo per dirti « cosa ti

succede figlio mio » ma mi è sembrato subito troppo retorico... E anche un tantino angoscioso, quasi un'invocazione...

Adriana         (divertita)   Hai ragione... « Figlio... figlio mio! ». È anche un'invocazione più materna che paterna...

Vittorio        Infatti. Allora ho pensato per un attimo di chia­marti « amico mio »... Ma è retorico anche un padre che in un appartamento in pieno centro di Milano si rivolge al figlio chiamandolo « amico mio »... No?... È innatu­rale.

(Davide non raccoglie e continua a legare)

Bene, Davide, ti chiedo con tutta la franchezza e l'affetto che ho per te: che cosa ti sta succedendo? qualche problema? ti vedo depresso. Come assente. Cosa c'è che non va?

Adriana         (mentre Davide ha iniziato a legarla)   Io credo di saperlo.

Vittorio        Anch'io, anch'io credo di saperlo. Ma vorrei che fossi tu a spiegarcelo, Davide Sempre che tu ne abbia voglia naturalmente.

(Pausa mentre Davide continua a legare la madre)

Guarda che se non ne hai voglia nes­suno ti obbliga a parlarne.

Adriana         (mentre Davide controlla che la sua legatura sia a posto)   Non devi pensare che ti serbiamo rancore per quel che è successo. So che non l'hai fatto per farci male. Ti conosco bene. So che la tua timidezza ti porta a compiere gesti di cui poi finisci col pentirti. Eri così anche da bambino, un impulsivo. Va be' ormai è acqua passata. Pensiamo al futuro.

Vittorio        Sì, pensiamo al futuro. Come abbiamo sempre fatto. (Davide comincia a legare Simone)   Tutto si ag­giusterà. Ce la siamo sempre cavata, no?... E non ho dubbi: ce la caveremo anche stavolta. Dopotutto, guar­da qua: sembrava che dovesse cascare il mondo, che do­vesse crollarci addosso ogni cosa e invece eccoci ancora qui, tutti riuniti. Tutti e quattro insieme, belli e tran­quilli. La famiglia c'è. È viva.

Adriana         Ma perché ci hai legati?

Vittorio        Adriana ti prego non ricominciare con le tue an­sie. Se vuole legarci lascia che ci leghi. Cosa c'è di tanto strano? Avrà le sue buone ragioni. (A Davide)   Scommetto che è un gioco, vero? Non devi continua­mente frustrare qualsiasi sua iniziativa, Adriana Forse è per questo che lui ogni tanto s'immalinconisce. Per­ché gli sembra che qualcuno voglia tarpare la sua crea­tività. (A Davide)   Vero?

Adriana         No, no, un momento Vittorio, un momento, non ci siamo. Mi hai rozzamente frainteso, tanto per cam­biare. (A Davide)   Io ti ho chiesto perché ci hai legati per pura curiosità, per desiderio di partecipazione, la mia domanda non conteneva nessuna critica.

(A Vittorio)   Siccome legati fin adesso non ci aveva ancora mai le­gati... volevo sapere se per caso appunto si tratta di un nuovo gioco... M'interessava anche sapere di che fibra è questa corda... è canapa buona?

Davide            Tutto.

Adriana         Scusa?

Davide            Tutto. Ho sbagliato tutto.

Vittorio        E lo dici con quel tono così abbattuto? Ma chi non sbaglia nella vita? Tutti quanti abbiamo fatto al meno una dozzina di sbagli!

Adriana         Ah è per questo che sei immusonito, perché hai sbagliato qualcosa? mio dio non è che io ami molto ci­tare i proverbi ma tesoro... chi fa sbaglia. Fortunata­mente c'è sempre un rimedio a tutto.

Davide   Questo è vero.

Adriana         Certo che è vero. Tranne che alla morte al resto si rimedia sempre. Su, coraggio... cos'è che hai sbagliato.

Davide   Tutto.

Vittorio        Tutto non significa niente. Sentiamo cos'è que­sto tutto, parliamone. Certe cose è inutile tenersele den­tro. Discutiamone insieme.

Davide   C'è molto poco da discutere, papà. Ho sbagliato punto e basta. Per sottrarmi al vostro amore totale non devo eliminare voi.

Adriana         Eliminare noi? ma tu non hai mai cercato di eli­minarci, amore. Cosa dici?

Davide   Devo eliminare la causa.

Vittorio        Che causa?

Davide   L'oggetto. Devo eliminare l'oggetto.

Vittorio        L'oggetto? quale oggetto?

Davide   Io. Non fate finta di non capire. Sono me stesso che devo far fuori.

Adriana         Ma... cosa vorresti fare?

Vittorio        Andartene da casa, abbandonare la famiglia?

Davide   No, mi recuperereste. Riuscireste a convincermi a rientrare.

Adriana         E allora? non capisco.

Vittorio        Che progetti hai? se possiamo aiutarti...

Davide   Mi piacerebbe tanto fare una bella morte. Una morte importante. Di quelle che rimangono. Morire sto­ricamente. In un agguato... crivellato da 27 pugnalate: come Giulio Cesare... Oppure sul rogo come Giordano Bruno... O mangiato dai cavalli come Diomede... Come Dillinger, sulla sedia elettrica... o in duello come Ca­vallotti... Segato in due come Isaia...

Adriana         Ma caro...

Davide   Come Barbarossa annegato in due dita d'acqua... o arrostito sulla graticola come san Lorenzo... Decollato come san Giovanni, scorticato come san Bartolomeo... come san Sebastiano trafitto da cento frecce o anche da una sola, nel tallone, come Achille... Di colera... come Nino Bixio! O come Byron di malaria... di peste come Tiziano, di tisi come la Traviata o come Apollinaire di spagnola... Persino di parto come Caterina Pazzi... O in una caldaia come" Berenice... Come Desdemona: soffo­cata... o strangolata dalla propria sciarpa come Isadora Duncan... Come Costantino III avvelenato dalla suo­cera... Nel bagno, come Marat o fucilato come Murat... O come Robespierre, sulla ghigliottina... Colpito da una crisi di follia come Maupassant... Mi sarebbe piaciuta una di quelle belle morti leggendarie: saltando per aria come Pietro Micca... fatto rotolare in una botte aguzza di chiodi come Attilio Regolo... precipitando nell'Etna come Empedocle o rapito in cielo come Enea o come Achab: trascinato negli abissi del mare da una balena bianca... O almeno trasformato in una statua di sale come la moglie di Lot...

Vittorio        (a Adriana)   Non c'è da preoccuparsi... sta sol­tanto attraversando una crisi d'identità...

Adriana         Davide io sono orgogliosa di scoprire che hai del­le ambizioni... Ambizioni che sinceramente non sospettavo ma morire di parto... Capisco annegato come il Barbarossa ma trascinato negli abissi del mare da una balena bianca...

Vittorio        Certo sono soluzioni fantasiose, non posso eh» compiacermi. Vedi che quando io ti dicevo chesaresti andato benissimo al posto di quell'imbecille di Malinverni avevo ragione? Lui così gretto, così prevedibile... Tu invece!  Scorticato come san Bartolomeo...

Adriana         Davvero amore, davvero... Sei stato straordinario a confidarci le tue aspirazioni. Io, dico la verità, quando penso alla morte mi vedo in uno stanzone d'ospe­dale affollatissimo, circondata da perfide suore e bene che vada travolta da una macchina mentre attraverso sulle strisce... ma strangolata dalla propria sciarpa come Isadora Duncan... mai... Hai una fantasia d'artista! Scu­sami amore ma è l'ora della mia iniezione...

Vittorio        E le mie pillole...

(Simone mugola)

Adriana         Sì, caro, adesso ti porta anche le tue cosine.

(Davide esce col carrello)

Vittorio        È un bravo ragazzo. Ricco di estri, d'immagi­nazione.

(Suona il telefono.  Essendo tutti legati nessuno ovvia­mente va a rispondere. Simone mugola inquieto)

Adriana         Cosa c'è Simone?

(Simone mugola ancora indicando con la testa la porta dove è uscito Davide)

Adriana         Sì, sì, stai tranquillo, adesso tuo fratello ti porta  la caramellina per la gola...

(Simone insiste nel mugolio indicando la porta)

Vittorio        L'avrà legato troppo stretto. Ti ha legato trop­po stretto, caro? Un po' di pazienza...

(Si sente uno sparo.  Adriana e Vittorio si guardano mentre Simone mugola più forte. Davide entra col carrello: dà la medicina al padre, le pastiglie al fratello, si prepa­ra a far l'iniezione ad Adriana)

Adriana Amore, ci hai fatto prendere una paura terribile...

Vittorio        Parla per te, Adriana. Ma quale paura?

Adriana         Quello sparo...

Vittorio        Beh? Devi sempre drammatizzare ad ogni co­sto... Se uno dovesse mettersi in agitazione tutte le vol­te che sente un colpo di pistola...

Davide   (al padre)   Sì.

Vittorio        Sì cosa, caro?

Davide   Sì. È mia intenzione farmi fuori. Ho sparato ades­so un colpo di prova. No, la pistola la escludo. D'accor­do, sarà un classico ma non mi dà garanzie sufficienti. Uno si punta la pistola alla tempia e finisce col centrarsi il naso o l'orecchio... Eppoi il colpo di pistola alla tem­pia o al cuore è roba da generali che hanno perso la guerra o da giocatori che si sono rovinati al casinò.

Vittorio        Bravo, questo si chiama ragionare.

Adriana         (mentre Davide le fa l'iniezione)   Ma cosa dici, Vittorio?... (A Davide)   Il cotone e l'alcol prima e dopo mi raccomando... Ahi!...

Vittorio        Cosa dico, dico che non conviene suicidarsi per­ché non c'è mai la sicurezza al cento per cento di riuscire.

Davide   Dipende papà, dipende. Certo se uno decide di farlo col gas si sa in partenza che finisce in ginocchio sul pianerottolo a invocare aiuto ai vicini...

Adriana         Tesoro io non voglio contraddirti ma hai pro­prio deciso di... non potresti rifletterci ancora un attimo?

Davide            No mamma. Ormai ho deciso.

AdrianaMio dio, è spaventoso... E... quando?

Davide   Adesso.

Vittorio        Adesso?!

Adriana         Mi rendo conto che dire « pensa a noi » in un momento come questo può sembrare inopportuno...

Davide            Ma è proprio a voi che penso...

Vittorio        Sì, sì, sì, certo, capisco... Davide, parliamoci a viso aperto. Se questo è il tuo desiderio tua madre ed io non lo ostacoleremo come non ti abbiamo mai osta­colato. Ti ricordi quando non hai voluto prendere le­zioni di scherma? Non ti abbiamo mai ostacolato e non lo faremo neanche adesso. Ci  puoi contare. Vuoi  sui­cidarti, va bene. Ti lasceremo morire con la morte nel cuore.

Davide   Grazie. Sapevo di poter contare sulla vostra so­lidarietà. D'altra parte non avete la minima possibilità d'impedirmelo:  vi ho legati per questo...

Adriana         Ah, ecco perché...

Davide   Esatto. Ho studiato a fondo la mia eliminazione, ieri notte nel mio letto mentre mi arrivavano i vostri di­scorsi: parlavate di guarigione, di futuro... (A Vittorio)   Tu dicevi che bisognava trovare la forza di ricomin­ciare... Io pensavo che dovevo trovare la forza di finire...

Vittorio        Ti confermo che se è questo che vuoi noi ti sta­remo vicini fino all'ultimo.

Adriana         Ma sei sicuro che è proprio questo che vuoi? non aver timore di cambiare idea all'ultimo momento. Nes­suno ti accuserà d'incoerenza.

Vittorio        Vediamo un po'. Esaminiamo la situazione se­renamente, senza pregiudizi. Con la rivoltella no, e so­no d'accordo... Con il gas nemmeno per via del piane­rottolo e condivido anche questo... Come intendi far­lo, hai qualche progetto?

Davide   Siamo sempre lì... È chiaro che mi andrebbe moltissimo un suicidio strepitoso... Un taglio di rasoio alla gola come Tigellino... o la cicuta come Socrate... o come Mitridate,  di  spada...  Anche  facendomi  mordere il seno da un aspide come Cleopatra...  Come Narciso buttandomi in un lago... O col karakiri come quegli uf­ficiali giapponesi che vennero scartati come kamikaze: si sono suicidati con la scimitarra per l'umiliazione di non potersi suicidare con l'aereo:  è il massimo... (Pre­para la forca)

Vittorio        Ecco, sì, hai ragione, questa potrebbe essere una soluzione interessante...

Davide   Quale?

Vittorio        Questa degli ufficiali giapponesi che si sono sui­cidati col karakiri perché respinti come kamikaze... Sai che facciamo? domani andiamo insieme a un'agenzia, prendiamo quattro biglietti d'aereo per Tokio... una volta là c'informiamo cosa bisogna fare, se ci sono delle pratiche particolari...

Adriana         È un'idea brillantissima, geniale. Ho appena vi­sto un programma di viaggi, ci sono un sacco di facili­tazioni convenienti per il Giappone...

Davide   Per favore! Non è degno di voi.

Vittorio        Scusa.

Adriana         (a Vittorio)    Siamo forse ridicoli?

Vittorio        Calma. L'importante è non avere dignità.

Davide   Niente karakiri. Per quanto è un suicidio che fa­rebbe gola a molti. È così esaltante. Bene, dal momento che mi avete assicurato la vostra collaborazione sen­tiamo un po' voi cosa proponete. Tu mamma? papà? di tagliarmi le vene neanche a pensarci, è più banale del colpo di pistola. Buttarmi dalla finestra? si finisce sempre addosso a qualcuno. I barbiturici, ci sarebbero i barbiturici. Ma ci vuole una stanza d'albergo. Chi si sui­cida coi barbiturici lo fa sempre in una stanza d'al­bergo. Allora, ci sono proposte?

Adriana         Io direi di non affrettare la tua decisione. Hai tutto il tempo davanti. Sei così giovane.

Vittorio        Naturale. Si possono trovare altre soluzioni, nuo­ve, che nessuno ha mai sperimentato. Basta mettersi lì un momento...

Adriana         Hai tanta di quella fantasia!

Davide   Appoggiare la testa sulle rotaie in attesa del rapido... O come Giuda, impiccato a un albero di fico per il  rimorso...

Adriana         Ma che rimorso devi avere tu? non verso di noi certamente. Le sofferenze che i figli prediletti ci inflig­gono sono come un tributo d'affetto.

Davide   Lasciarsi morire di fame. O di vergogna. Come il vescovo di Fano morto di vergogna dopo essere stato sodomizzato da  un  principe  Farnese.

Vittorio        Ecco, vedi? Questa per esempio è una trovata. È parlando che vengono fuori le idee...

Adriana         Da ragazza conoscevo un Piero Farnese. Non so se fosse principe.

Davide   Ci vuole troppo tempo per morire di vergogna. Specie in un paese come questo. No, basta con le ri­cerche. Eppoi, che titoli ho io per pretendere un sui­cidio di rango? Le statistiche testimoniano che l'ottanta per cento dei suicidi medi sceglie l'impiccagione. (Fa calare la corda dall'alto. C'è il cappio)   Ecco qua. (Tutti e tre la guardano, poi dopo un attimo di esitazione Davide  s'infila il cappio)

Adriana         No!

Vittorio        Aspetta!

Davide   La vera tragedia è che adesso dovrei dirvi qual­cosa. Il congedo. Non mi viene niente più di ciao.

(Simone mugola vivacemente)

DavideCosa c'è, Simone? non fare così.

(Simone insiste a mugolare)

Adriana         Povero piccolo. Si offre di prendere il tuo posto.

(Simone annuisce vivacemente)

Davide   È un gesto molto nobile ma anche molto senza senso. Lo sappiamo tutti che questi scambi non avven­gono mai.

Vittorio        Non essere ingeneroso... Non deriderlo. Lo fa per amore.

Davide            Già, ma se io accettassi?

Adriana         Povera creatura... sarebbe felice di sacrificarsi per te.

Davide   Allora d'accordo. Accetto. (Si toglie il cappio)   Vieni, Simone (Infila il cappio al fratello: appena questi sente la corda attorno al collo scoppia a piangere)

Adriana         No, un momento!... Sono io che devo andare lì. Togli la corda a Simone, mettila a me.

Vittorio        No, Adriana.. ci vado io. Voglio andarci io!

Adriana         Ci vado io. Ti prego, Davide

Davide   (allarga le braccia)   D'accordo. (Toglie il cappio a Simone e lo mette alla madre)

Adriana         Prima tu dicevi che non ti veniva niente più di ciao. Siamo proprio profondamente diversi A me ven­gono un fiume di parole. Mi vedo con questo cappio al collo e penso: ecco, sono la madre che si sacrifica per salvare i figlioletti... Un classico, fino all'ultimo so­no perseguitata dai classici... No! No, non è questo il mio ruolo... no!

Davide   Infatti. Non è il tuo ruolo. (Le toglie il cappio)   Coraggio, mamma.

Vittorio        Sì, coraggio Adriana E coraggio anche a te Davide, e a te Simone. Questa è una resa dei conti. E i conti li paga il capofamiglia. Per favore, Davide.

Davide            Sei proprio sicuro papà?

Vittorio        Non posso assistere allo smembramento della famiglia. Me ne andrò guardandovi e illudendomi che sia ancora unita. (Davide gli infila il cappio)   Eccomi, sono pronto. Non so più dove ma ho letto che quando uno sta per morire rivede tutto, proprio tutto tutto, gli sfila davanti tutta la sua vita come un film girato velocissimo. (Chiude gli occhi e li riapre)   A me non sfila davanti niente. Sarà  la stanchezza o sarà che non  sto ancora per morire... Ecco, Davide, non scambiarla per vigliac­cheria ma mi pare che ci siamo lasciati un po' tutti prendere la mano dall'eroismo... Ragioniamo pacata­mente, esaminiamo gli argomenti uno alla volta... An­zitutto: è proprio indispensabile questa cerimonia?

Davide   No papà, no.

Vittorio        Lo vedi che se ragioniamo con serenità... Togli­mi questa cosa.

Davide   (togliendogli il cappio)   Non è indispensabile per te che non desideri andartene. Che sei cocciutamente at­taccato alla vita. (S'infila la testa nel cappio)   Mi avete fatto perdere un sacco di tempo.

Adriana         No amore, no!

(Simone mugola disperato)

Vittorio        Ragioniamo... aspetta!

Adriana         Davide!

Davide   Ciao. Ciao a tutti.

(Il tentativo fallisce: Davide ruzzola per terra. Esplosione di gioia da parte degli altri tre. Senza che nessuno li abbia slegati sono tutti sciolti. Davide rimane a terra)

Simone   Non c'è riuscito, non c'è riuscito!... Fallimento!... Fallimento completo!

Adriana         Simone ha riacquistato la parola!

Vittorio        Ve l'ho detto:  tutto s'aggiusterà...

Adriana         Oh mio dio il mio cuore... (A Davide, rimasto a terra)   Tesoro vammi a prendere le mie gocce...

Vittorio        E un whisky per me...

(Davide si rialza, prende il carrello, si avvia all'uscita)

Adriana         Prendi anche le iniezioni!

Vittorio        Doppio il whisky...

(Suona il telefono. Davide lascia il carrello e va a ri­spondere)

Davide   Pronto... pronto... pronto...

Adriana         Le mie gocce caro...

Davide   (risponde alla madre come un servo)   Pronto!

Vittorio        Il mio whisky...

Davide   (risponde al padre)    Pronto!

Davide2        (entrando)   Era assolutamente inutile gridare pronto pronto... Dall'altra parte del telefono non ri­spondeva mai nessuno...

Davide   (con la cornetta del telefono in mano)   Pronto...

Adriana         Le mie iniezioni...

Davide   (a lei)   Pronto!

Vittorio        Il mio whisky...

Davide   (a lui)   Pronto! (Esce col carrello)

Davide 2        Però non sono proprio sicuro che i fatti si siano svolti esattamente così come li ho ricordati... È passato tanto di quel tempo e la mia memoria... Può anche darsi che sia finita diversamente... Ogni tanto sen­to come un nodo alla gola...

(Davide rientra:  porge il bicchiere al padre, s'avvia a fare l'iniezione alla madre)