Il figlio

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Commedia in tre atti

di Werther   Bellodi

PERSONAGGI

Filippo Malverni, anni 55

Lando, anni 24

Hidalgo Maner, anni 35

Comm.  Pironti, anni 50

Andrea, anni 40

Flora, anni 36

Maja, anni 30

Valentina, anni 23

In una città qualunque. Oggi.

Rappresentata la sera del 25 settembre 1951

al Teatro Olimpia di Milano dalla

Compagnia di Giulio Stival.


ATTO PRIMO

(In casa Malverni. Salone vasto e imponente, diviso da un rialzo di quattro o cinque gradini che dà su una ve­trata chiusa; sul rialzo troneggia, un pianoforte. Dalla parte opposta, un tavolino, attorno a cui sono poltrone e sedie. In primo piano, cioè verso il proscenio, il resto della sala ammobiliato con lusso. Quadri alle, pareti, radiogrammo-fono, telefono, mobile-bar. Ai lati del rialzo un ricco tendaggio che, tirato, isola la veranda dal resto dalla sala. Porte a destra e a sinistra.  Di pomeriggio.

Al levarsi della tela, Flora seduta in poltrona parla al telefono. La conversazione dura da qualche tempo perché la   donna   appare   desiderosa   di   troncare).

Flora - Ma sì, certo! Solo per questo!...  E non ti pare una cosa importante? Sì, anche imbarazzante. Scusami, ma oggi proprio... Sì, senza fallo. Arrivederci cara!    (Depone    il    ricevitore).

Andrea (entra da destra, e si ferma sul limitare).

Flora  -  Fatto?

Andrea  -   Sì,   signora.

Flora - Bisogna che trovi tutto confortevole e possi­bilmente   di   suo   gradimento.

Andrea -  La  signora  può   essere  tranquilla.

Flora - Bene.  Il commendatore è ancora in studio?

Andrea - Sì, signora. E'in discussione col comm. Pironti. Mi ha incaricato di avvertire l'autista di tenersi pronto.

Flora - Va bene, grazie!

Andrea (si inchina, leggermente ed esce).

Flora (Si alza. È in preda ad una leggera agitazione che, per quanto si sforzi, non riesce a dominare. Va a uno specchio e rimane un attimo a guardarsi. Campanello esterno. Flora trasale e si volta verso la porta di sini­stra) .

Andrea (appare annunciando) - La signora Pironti! (via).

Maja (Entra d'impeto. Chiassosa, un po' svaporata, moderna) - Tesoro! (l'abbraccia) È ancora qui mio marito, vero?

Flora - Lui e Filippo sono rinchiusi nello studio da più di due ore.

Maja - Scusami, non dovevo venire oggi. Non è il tuo giorno.

Flora - Tu puoi venire quando credi, lo sai bene.

Maja - Sei un amore, lo so. Ma parlavo di me. Ho sempre le giornate così piene! «Armando», però, mi ha rovinato il pomeriggio non ricordando di segnare il mio appuntamento.

Flora  -  Armando?

Maja - Il parrucchiere. Ho litigato naturalmente e sono uscita dal negozio col proposito di non rimetterci più piede. Ma non è possibile: ha due mani impareg­giabili. Ma intanto cosa potevo fare? Allora mi sono ricordata che mio marito doveva essere qui e così ho pensato di venirlo a prendere.

Flora - Un pensiero di buona moglie. Accomodati, cara.  Vuoi  toglierti...

Maja - No, no. Spero che il colloquio finisca presto. Ho intenzione di farmi accompagnare in qualche posto.  Sono così nervosa,  oggi!

Flora -  Per  «Armando»?

Maja - Armando? Ah, sì. Anche.

Flora - Credo che tra poco i nostri uomini saranno qui, Filippo  deve  essere  alla  stazione  fra mezz'ora.

Maja - Ah, è vero. E tu?

Flora - Io rimango qui ad attenderli.

Maja   -   Ti senti imbarazzata.?

Flora - Oh Dio, imbarazzata proprio!... Però ti con­fesso  che sono un  poco  eccitata.

Maja - Stai tranquilla! I giovani, oggi, danno così poco fastidio.

Flora - No, non è per questo. Vuoi una tazza di tè? (Fa  per suonare).

Maja - No, grazie. Vedi piuttosto a che punto sono.

Flora   -   Subito.    (Suona).

Maja - Ma se non sbaglio, doveva trovarsi qui anche Maner.

Flora - Ha telefonato che non poteva venire. (Al domestico apparso sulla porta di destra) Volete dire al signore che c'è la signora Pironti?

(Domestico si inchina ed esce).

Maja - Così manda al diavolo solo me.

Flora - Bisogna che si sbrighi se vuole arrivare in tempo al treno.

Maja - Temi che la tua vita possa cambiare col nuovo venuto?

Flora - Non credo. Ma devi ammettere che è un avve­nimento importante  per me  e per  Filippo.

Maja - Vedrai: tutto andrà bene. Ma poi, chi ti dice che si fermerà  qui  con  voi!

Flora - Ha scritto a Filippo in un certo modo! Co­munque, vedremo.

Maja - Però è perfettamente informato della situazione. Sì,  voglio  dire,  di voi  due...

Flora - Non so, credo. Filippo però, a quanto mi risulta, non   gliel'ha   mai   scritto.

Maja - Comunque è un ragazzo moderno e non se ne meraviglierà. Beata te che avrai almeno un po' di compagnia!

Flora  -  Credi?

Maja  -  Almeno  per i  primi  tempi!

Andrea (appare da sinistra) - I signori arrivano subito. (Via).

Maja - Mentre io... tu lo sai come vivo... Mio marito non esiste per me che nelle brevi ore serali.

Flora -  Scusa,  ma non  avevi  detto...

Maja - Che cosa?

Flora  -   Che  Maner...

Maja (sorride) - Doveri professionali. Ha affari con mio marito e pensa che un po' di corte alla moglie comple­ti,   anzi  rafforzi,  le  sue  combinazioni  affaristiche.

Flora - È un uomo dotato di un certo fascino.

Maja   -   Lo   hai   notato?

Flora - È molto distinto.

Maja - Per questo, molto.

Flora  -  Ha  maniere,   direi,   raffinate.

Maja - E una dentatura meravigliosa. Te ne sei accorta?

Flora - Veramente quando è mio ospite, apre rara­mente   la   bocca.

Maja - Eh già,  tu gli incuti soggezione.

Flora  -   Io?   (ride)   Non  dire  sciocchezze!

Maja - Ti assicuro. Davanti a te si sente a disagio. Me lo ha detto  più d'una volta.

Flora - Per questo allora non sei gelosa di me. (Scher­zando) Bada che il puntiglio di toglierti questa si­curezza non mi metta in condizione di civettare con lui.

Maja - Non mi sembri il tipo.

Flora - E soprattutto, cara, non ho più l'età.

Maja   (protestando)   -   Che   c'entra   l'età!

Flora - C'entra moltissimo. Almeno per me.

Maja - Dimostri esattamente, dieci anni di meno. Nes­suno penserebbe che  tu abbia...

Flora - ...gli anni che ho. E poi non dimenticare che ho Filippo.

Maja  -  L'ostacolo  maggiore.

Flora - Un caro ostacolo. Non saprei concepire una vita diversa da quella che conduco con lui.

Maja - Sei la classica «moglie» modello.

Flora - Se fossi realmente sua moglie è probabile che avrei meno scrupoli,

Maja - Non vorrai alludere a me, spero.

Flora  -   Figurati.   Parlo  in   generale.

Maja - Vedi, è questione di temperamento. Con Maner mi sono lasciata andare così. Non è tipo che possa suscitare dei capovolgimenti sentimentali. È pia­cevole, discreto, senza pretese ed ho la soddisfa­zione di sapere che la mia impressione è condivisa anche dagli altri. Mio marito sa che il socio mi fa la corte, ma non se ne preoccupa..

Flora - Ti vuole bene.

Maja - E me lo merito, credi. Non ho niente che turbi la mia coscienza. I flirt in fondo fanno parte delle abitudini di una signora, della buona società.. Perché mi guardi così? Ho detto delle sciocchezze?

Flora - No, cara. Le tue non sono sciocchezze.

Filippo (entra da sinistra al fianco di Pironti) - Cara signora le riconsegno suo marito ancora intatto. (Bacia la mano a  Maja).

Maja - Intatto? Avrei voluto vedere il contrario. Sei stanco   tesoro?

Filippo - Ha tentato di distruggermi, di là. Per fortuna che mi so ancora  difendere!

Maja (al marito, accarezzandolo) - Povero caro. (A Fi­lippo)   -   La  detesto   sa,  lei!

Pironti (a Flora) -Cara signora, Filippo è l'uomo più ostinato che abbia mai  conosciuto.

Flora - Non mi dice una novità.

Filippo - Ti sono proprio dispiaciuto, eh caro Pironti.

Pironti - Mi hai irritato. Enon poco. E guarda che a farmi perdere le staffe ce ne vuole!

Filippo -Hai torto.

Maja - Ha insomma, che cosa  è accaduto?

Filippo - Punti di vista che non coincidono.

Pironti - Coinciderebbero se quel signore là fosse meno pessimista.

Filippo -Con gli ultimi esempi che abbiamo sotto occhio...

Pironti - Eccezioni, mio caro. Non ti devi formalizzare per  questo.

Filippo - Qui è il tuo errore: regole io direi. La gente, oggi,   crolla   con   una   facilità  impressionante.

Pironti - Nell'affare che ti ho proposto, non si corre questo pericolo,

Filippo   -   Cieco!

Pironti - Ti assicuro che non lo sono. E nemmeno com­pletamente rimbecillito da prendere una cantonata catastrofica.

Filippo - Sarà, ad ogni modo questo non modifica la mia impressione.

Pironti - Tu sei cieco. E questa tua cecità ti procurerà delle   amare   constatazioni.    Puoi   contarci.

Maja - Mi pare che vi siate scambiati abbastanza compli­menti. Potevate rimanere di là se non eravate ancora d'accordo. Offrite un magnifico spettacolo di  comprensione  alle vostre donne!

Filippo - Ha ragione, signora.  Mi scusi.

Maja (al marito) -Bada che oggi rimani a mia dispo­sizione.

Pironti  -  Impossibile,  cara.

Maja - Almeno fino alle cinque, ti prego. Voglio stare un po' con te. Mi pare di non chiedere una cosa del­l'altro mondo.

Pironti (rassegnato) - E va bene, allora. Fino alle cinque però. (A Filippo) Ma bada che non ti mollo. Cocciuto tu, testardo io. L'affare intendo farlo. E voglio farlo con te. Guarda un po' cosa mi sono messo in testa.

Filippo - Tu ti metti troppe cose in testa, caro, poi perdi l'equilibrio. A proposito: e Maner?

Maja - Ma non doveva trovarsi qui con voi?

Pironti- Ha telefonato: un contrattempo. Di lui però mi posso fidare. (A Flora) Cara signora, fra pochi giorni o siederemo alla stessa tavola, brindando alla vittoria o seguiremo insieme il feretro di quest'uomo pavido.    (Le bacia la mano).

Flora (accompagnando i Pironti verso sinistra) - Spero che aspetterete che mi sia fatta confezionare l'abito a  lutto.

Maja (piano a Flora) - Se capitasse Maner...

Flora - Non verrà, hai sentito.

Maja  -  Potrebbe telefonare.

Flora  -   Allora?

Maja - Al solito posto.

Flora - Non dubitare.

Maja (baciandola) - Sei un amore.

(Saluti a soggetto. I Pirofili escono).

Flora (è ripresa dall'inquietudine. Paria, ma pensa a tutt'altra cosa) -Dunque con Pironti non hai concluso!

Filippo - Figurati! Vuol ipotecare oltre cento milioni nel prelievo di una fabbrica, che sta per chiudere i battenti. Non sono matto per arrischiare il denaro così.

Flora - Ma lui dice che ci vede l'affare.

Filippo - E lo faccia per suo conto allora e non venga a tormentare me e quel cretino di Maner. Maner può anche rovinarsi, se lo crede suo dovere, in quanto è l'amante della moglie, ma io - scusa - che doveri ho? Ho già preso le mie informazioni su questa fabbrica. No, no, niente da fare. (Guarda l'orologio) Oh là, là! Non ho tempo da perdere. Suona, per piacere.

(Flora preme il campanello) Lui parla di milioni come se fossero noccioline. Li trovi dove vuole, dal momento che gli sembra così facile.

(Andrea appare da destra) Il pastrano e il cappello, presto. (Andrea via)

Sono già esposto abbastanza in altre combinazioni piuttosto rischiose.

Flora - Eh sì! da qualche tempo hai abbandonato la tua   proverbiale   prudenza.

Filippo   -  Hai  ragione:   l'ottimismo  mi  ha  preso  la mano.  Però...  fino a un certo punto.Flora  -  Hai  dello  noie?

Filippo - Noie proprio no.   Ma non tutto  va come do­vrebbe  andare.

Flora - Mi nascondi qualcosa?

Filippo - Non è il momento di spiegarti. E non voglio amareggiarmi questa giornata. Sono già abbastanza emozionato.

(Entra Andrea con gli indumenti richie­sti. Aiuta Filippo a indossare il pastrano poi esce)

Flora  -   Ti   capisco   benissimo.

Filippo - Vedi, Flora, questo figliolo è come se mi ve­nisse al mondo oggi. Solo da oggi sono padre nel vero senso  della parola.

Flora - E sei felice?

Filippo - In questo momento sono soprattutto diso­rientato. Fra poco mi troverò faccia a faccia con un figlio  di  ventiquattro  anni  che  praticamente  non conosco.  Come sarà il nostro incontro?  Sono per­plesso. Ecco perché ho voluto andare solo ad in­contrarlo.  Qui  è tutto pronto?

Flora - Tutto.

Filippo   -   E   tu?

Flora -  Sono pronta anch'io.

Filippo -  Contrariata?

Flora - No.

Filippo - Non te lo ricordi certamente più.

Flora  -  Lo  riconoscerò.

Filippo - Lui non sa nulla di te, almeno da parte mia. Per lettera non si è mai chiari abbastanza. Poi non supponevo  che  così  all'improvviso  piombasse  qui. Ho sempre desiderato questo incontro, ma con un po' di preparazione.

Flora - Vedrai che tutto andrà bene.

Filippo - Lo spero. E sono sicuro che tu e lui andrete perfettamente d'accordo.

Flora - Credi che vorrà rimanere con noi?

Filippo - Certamente. E' per questo che gli ho scritto di venire. Deve essere stanco di condurre una vita randagia... instabile...

Flora - Una specie di figliol prodigo.

Filippo  -  Oh,  ti prego,   oggi  chiunque telefonasse...

Flora - Ho già passato ordini precisi.

Filippo - A più tardi, cara. (La bacia ed esce a sinistra)

(Floralo guarda uscire poi si scrolla come per togliersi ogni   pensiero   fastidioso.   Campanello   interno).

Andrea (da sinistra)  - C'è la signorina...

Valentina  (irrompendo) -  ...Valentina,  sì,  Valentina,  che protesta contro questa  diserzione.

(Andrea si ritira)

Flora (abbracciandola) - Ma ci siamo telefonato poco fa.

Valentina -Appunto. Il tuo tono mi ha preoccupata. E non mi è sembrato logico che tu rinunciassi al nostro bel programma.

Flora -  Ma Valentina...

Valentina - Per lui. Non ci conosce, prima di tutto, e molto probabilmente non saprà che farsene della nostra compagnia.

Flora (scherzando) - Di me, forse; ma di te... avrebbe cattivo gusto se non ti apprezzasse.

Valentina - Deve essere antipatico come sua madre.

Flora (severa improvvisamente) - Valentina! Sua madre non  c'è  più.   Non  è  generoso  fare  apprezzamenti sul   suo   conto.

Valentina  -  Scusami.  Io  esagero  sempre.

Flora - E poi, come hai detto tu, non Io conosciamo

affatto. Però ho promesso a Filippo di essergli vi­cino in questo momento. (L'accarezza) Sei   una ragazzina invadente.

Valentina - Lo sai  che ti voglio bene e ti considero più un'amica che una zia.

Flora - Lo so, piccola. E vedrai che avremo modo di passare altri pomeriggi insieme,  forse migliori.

Valentina - Con lui?


                           

Flora - Non lo so, ma lo spero. Un ragazzo di venti­quattro anni!  Sarà certamente carino con te.

Valentina - Non ti fare illusioni. Farà il padrone qua dentro. E io quando avrò desiderio di vederti dovrò fis­sarti un appuntamento da qualche altra parte.

Flora - Andiamo! Perché tanto astio ingiustificato e prematuro!

Valentina - Perché « sento » che sarà così!

Flora - Non dare ascolto alle tue sensazioni.

Valentina - Ma Filippo cosa ti ha detto? Fa dei progetti per  questo...   figliolo?

Flora - Per il momento ha solo il desiderio di averlo vicino. È naturale del resto. Dovrà pure abituarsi ad essere padre, non ti pare?

Valentina - E  tu?

Flora - Io continuerò a fare quello che ho sempre fatto. E ad essere quella che sono sempre stata.

Valentina  -  E se lui non fosse d'accordo?

Flora - Se... se... se... Sono considerazioni che non ho mai fatto. Perché non dovrebbe accettarmi? E se non capirà che cosa sono stata per Filippo in tutti questi anni, glielo spiegheremo. Ma non ce ne sarà bisogno, quindi non dobbiamo crearci dei preconcetti odiosi. (Breve silenzio).

Valentina - Sono venuta ad aggravare i tuoi fastidi.

Flora - Non hai niente  da fare?

Valentina - Niente di divertente. E in casa mi annoio troppo. Coi miei non mi ci posso vedere.

Flora - Allora rimani qui. Lo riceveremo insieme.

Valentina -  Ma io veramente...

Flora (sorride) - Sei curiosissima di conoscerlo, lo so, l'ho capito. D'altronde in quattro persone gli ar­gomenti sono più difficili da esaurirsi.

Valentina - Hai detto che ha ventiquattro anni? Presso a poco la mia età. Tu però lo conosci, lo hai già visto, no?

Flora - Da bambino. Cinque o sei volte. Era un bel bambino. Due grandi occhi e una bocca sempre sorridente.

Valentina - Allora anche lui ti conosce.

Flora - Non se ne può ricordare. Sono passati tanti anni! Io poi, non mi sono fatta più viva con lui!

Valentina- Se ti fosse vissuto accanto, oggi lo conside­reresti come tuo figlio,  no?   Lo  avresti amato?

Flora - Certo. E potrò volergli bene anche ora, se me lo permetterà. Mi è troppo caro Filippo perché possa   essere   diversamente.

Valentina - Benissimo. E me io dici, così, senza riguardi. Ma io sarò gelosa, non dubitare.  Gelosissima.

Flora - Nel mio cuore c'è posto per te, per lui, per tutti quelli che mi sono cari.

Valentina - Sei una donna rara, zia. Esteriormente sei la quintessenza del modernismo. E chi non ti co­nosce a fondo, potrebbe paragonarti, che so, a un tipo come Maja Pironti...

Flora - Ma dico, bambina!...

Valentina - ...ma chi ha la fortuna di avvicinarti e di fare la tua conoscenza, finisce per adorarti.

Flora - Adulatrice!

Valentina- Mi fa specie che Filippo non abbia mai pen­sato di legalizzare i vostri rapporti!

Flora - Per me è semplice formalità. Del resto solo che glielo avessi chiesto..,

Valentina - Hai fatto tanto per lui, quand'eri alle sue dipendenze. In casa ogni tanto se ne parla. Hai concorso anche tu al consolidamento della sua posizione.

Flora - Cose  vecchie  ormai:   dimenticate.

Valentina - No, zia, cose che non si devono dimenticare. Ha fatto anche lui molto per te, d'accordo. Ma avrebbe dovuto sposarti. Te lo sei meritato.

Flora - Sei  una  ragazza  piena  di  pregiudizi.

Valentina- No, cara. Io guardo al lato pratico, all'avvenire tuo, specialmente ora che entra in ballo questo altro!

Flora - Per  carità!   Cosa  vai  a  pensare!

Valentina - È logico pensarci, no?

Flora - Non fa per me.

Valentina - In ogni modopuoi contare sempre sul mio

appoggio. Io non ti abbandonerò mai.

Flora - Ecco  una dichiarazione  che  mi rende  vera­mente tranquilla.

Andrea (apparendo  da sinistra)   -  Signora...

Flora - Che c'è Andrea?

Andrea - Il signor Maner.

Flora - Gli avete detto che il signore non c'è?

Andrea - Desidera parlare con lei.

Flora - Va bene. Fatelo passare.

Valentina(precipitosa) - Io vado di là. Non voglio vederlo. Mandalo via presto. Non lo posso soffrire quel tipo!

(Flora fa un cenno al domestico che scompare. Valentina via da destra. Maner entra da sinistra. Eleganza irre­prensibile)

Flora - Carissimo Maner...

Maner (le bacia la mano) - Posso ossequiare per pochi

minuti l'adorabile signora Flora?

Flora - L'adorabile signora Fiora è ossequiabile sol­tanto nelle ore d'obbligo e lei non ha dato impor­tanza   al   «regolamento»   mancando   al   convegno.

Maner - Ma   ho   telefonato,    spiegando...

Flora - Sì, ma mi ha tolto il piacere di salutarla dal­l'alto   del  mio   trono.   Quindi   deve   accontentarsi della semplice signora  Flora,  la  quale  però  ha  il vantaggio  di  procurarle  una  minore  soggezione... (Movimento di Maner).

Maner - Soggezione proprio... Ma un certo imbarazzo...

Flora - È naturale, se parla  di adorazione.

Maner - Mi canzona?

Flora - No, ma desidero che lei sia più semplice con me e mi consideri solo e sempre la signora Flora. Va bene?

Maner - Battuto.

Flora - Lo sa che mio marito non ha potuto conclu­dere con Pironti a causa della sua assenza?

Maner - Ma aveva la mia approvazione in bianco. Pironti lo sapeva...

Flora - E lo sa che la signora Pironti è stata qui?

Maner - Ah sì?

Flora - Proprio. Ed appariva contrariata non poco. Sperava di vederla per avere un po' di compagnia.

Maner - Ah  dispiace.  Se  avessi immaginato...

Flora - Credo che si possa rimediare. Basterà che lei dia una capatina al « Savoia ». La troverà in com­pagnia  del  marito.

Maner - Interessante.

Flora - Ma fra mezz'ora sarà sicuramente sola.

Maner - Mi vuole mandar via?

Flora - No, ma ha giusto il tempo...

Maner - Mezz'ora ha detto. Quanto mi occorre per dirle, quello che non ho mai potuto osare in due mesi che frequento la sua casa.

Flora - Sentiamo.

Maner - Lei forse immaginerà...

Flora - Affatto!

Maner - Allora le sembrerà molto... audace.

Flora - Dopo che avrà parlato, le dirò...

Maner - Bisogna   che   cominci   da   un   pettegolezzo.

Flora - Detto da lei sarà delizioso.

Maner - Ma è una cosa seria.

Flora - Il  pettegolezzo?

Maner - La conclusione.

Flora - Se non è una faccenda lunga cominciamo pure dal principio.

Maner - Le chiacchiere che da un po' di tempo cir­colano sul conto della signora Pironti...

Flora - Ah! È per questo!...

Maner - ...le premure che ho per lei e la mia assiduità in casa sua, hanno assunto ormai una vera e propria veste diffamatoria che offende l'interessata e fa torto all'intelligenza di chi ha avuto la bella idea di metterla in giro.

Flora - Ma io, scusi, che c'entro? Non penserà che sia partito da qui il pettegolezzo?

Maner - No. Era solo per spiegare a lei, a lei sopratutto, che si tratta di una montatura, una fantasia e che le mie attenzioni verso la signora hanno carattere puramente...

Flora - Professionale.

Maner - Come?

Flora - Ma sì. Fa parte dei suoi doveri di amico e di socio del marito. Lo so, me l'ha detto anche Maja. Ma guardi che lei non se ne preoccupa affatto. Prova ne sia che l'aspetta anche oggi.

Maner - È mio fermo proposito non fornire altri pre­testi.

Flora - Caro Maner, questo non è molto lusinghiero per Maja.

Maner - Non è colpa mia se i miei pensieri sono rivolti altrove. Anzi le dirò che sono felice che le chiac­chiere abbiano preso questo indirizzo, così io posso dedicarmi al vero oggetto dei miei pensieri.

Flora - Almeno  con successo?

Maner - Ahimè, no!

Flora - È stato respinto?

Maner - No, non ho avuto ancora il coraggio di rive­larmi.

Flora - Spera forse che essa indovini?

Maner - Basterebbe che mi permettesse di dire quello che sento, quello che provo. Credere nella sincerità della mia devozione.

Floea (lo guarda in silenzio per un attimo poi atteggia la bocca a una smorfia) - E passa per un timido, lei?

Maner - Signora Flora!

Flora - Davanti a me non ha mai parlato tanto e... tanto   apertamente.   Le   confesso   che   sono   molto perplessa. Eh sì! Perché anche Filippo lavora con lei. Non vorrei che fosse il senso del dovere a spin­gerlo a tanta eloquenza.

Maner (costernato) - Signora Flora, perché vuole avvilirmi! Io l'amo. Sì. L'amo. E le giuro che la sincerità del mio sentimento...

Flora - Ma io sono sbalordita.

Maner - Ho riflettuto a lungo prima di decidermi a questo  passo.

Flora - Ecco una cosa che torna in suo onore.

Maner - E ora che l'ho compiuto...

Flora - Si sente più soddisfatto, no? Ha rimandato perfino un appuntamento d'affari molto importante per venirmi a fare una dichiarazione.

Manee - Lei capisce che non mi sarebbe stato pos­sibile...

Flora (leggermente ironica) - Capisco. Voleva riservare le sue forze per la sparatoria sentimentale. (Si alza. Calma, decisa) Non so se sia il caso di arrab­biarsi o di ridere, ma oggi è una giornata troppo importante per me per poter decidere in un senso o nell'altro.

Maner - Non si sarà offesa,  spero!

Floea - Caro Maner, in altra occasione, la sua - come dire - confessione, mi avrebbe indotta forse a discutere sull'argomento. Ma oggi, non posso ascol­tarla con serenità.

Manee - Capisco, ma domani?

Flora - Oh, domani! Chissà quello che può succedere domani!

Maner - Comunque mi lascia una porta aperta...

Flora - La porta che gli amici di casa possono sempre varcare. Ma sa che mi sto domandando quale mio atteggiamento verso di lei possa averla messa nella condizione  di confessarmi  questa pazzia?

Maner - Signora  Flora...

Flora - Basta così, la prego. In avvenire cercherò di sorvegliarmi meglio.

Maner - Lei mi mette ora in una condizione...

Flora - Coraggio, Maner, vedrà che fra non molto lei troverà più che giusto il mio comportamento. In­tanto faccia una bella cosa: vada al Savoia, sieda al tavolo della signora Pironti e le parli. La conver­sazione l'aiuterà a distendere i nervi. Domani verrà a salutarmi e a ringraziarmi del consiglio.

Maner - Lei mi ha completamente avvilito.

Flora - Non dica così. E si ricordi che io sarò sempre una buona amica. A domani.

Maner - A domani e non mi serbi rancore.

Flora - Ho già dimenticato. (Maner le bacia la mano ed esce) Valentina, vieni! Hai via libera!

Valentina (apparendo dalla parte opposta per dove è uscito Maner) - Se n'è andato?

Flora - Sì, a tempo. La mia sopportazione stava per esaurirsi.

Valentina - Non piace neanche a te? Meno male.

Flora - Filippo dovrebbe essere già di ritorno. Vuoi che andiamo a dare un'occhiata alla sua camera?

Valentina - Volentieri.

Flora - Vi metteremo dei fiori. Se il ragazzo è senti­mentale gli farà piacere.

Valentina - T'illudi!  Appartiene  a una razza!

Flora - Valentina, smettila!

(Escono da destro. Il rumore di una macchina che si arresta. Poco dopo da sinistra entrano Filippo e Lando, seguiti dall'au­tista e da Andrea che portano valigie e indumenti).

Filippo (al domestico) -Tutto di sopra, nella stanza. Pensaci tu, Andrea!

Andrea - Stia tranquillo, signore. (Fa un cenno al­l'autista ed esce con lui a, sinistra).

Filippo (si volge a Lando che è rimasto fermo a guardarsi d'attorno. Lo circonda col braccio) -Ecco ragazzo mio, sei nella  tua casa.

Lando - È proprio una bella casa,

Filippo - Sono   contento   che   ti   piaccia.

Lando - Me ne intendo di arredamenti, papà! (Si ferma, sorride con imbarazzo) Sai che mi fa un certo effetto  questa parola?

Filippo - Mi auguro che ti riuscirà facile prestissimo. Anch'io devo abituarmi a te. Ma vedrai, ci ripaghe­remo degli anni perduti.

Lando - Lo spero.

Filippo - Ma fatti vedere bene. Sono fiero di te. Sei un bel ragazzo.

Lando - La salute è buona e il fisico resistente. È stato messo a dura prova più d'una volta, lo sai?

Filippo - Bisogna che tu dimentichi il passato e io farò di tutto...

Lando - Non io rinnego affatto, anche se più d'una volta m'ha latto bestemmiare. In compenso mi ha insegnato molte cose e mi consente, oggi, di marciare sicuro.

Filippo - Tanto meglio, ma di questo avremo modo di parlarne. Vuoi andare a rinfrescarti in camera tua?

Lando - Dopo, dopo. Desidero prima vedere l'am­biente... Prendere possesso di tutto. (Lo guarda) Posso, vero?

Filippo - Certo, caro.

Lando (sale i gradini e si avvicina al pianoforte) - Sei tu che fai della musica?

Filippo  (sorridendo) - No, no. Io no.

Lando - Ah! (Discende) E come  vanno i tuoi  affari?

Filippo - Così. Qualche soddisfazione... qualche noia... ma si tira avanti.

Lando - Hai saputo fare nella vita tu, eh! La guerra ti è stata molto utile.

Filippo - Il primo passo importante, lo confesso, ri­sale a quell'epoca. Ma non sono il solo ad aver co­minciato così.

Lando - Non pensare che ti rimproveri. Al contrario. Tutto sta a incominciare, il resto va da sé.

Filippo - Non propriamente da sé. Ho sudato e come per mantenermi a galla. Se tu sapessi!

Lando - So, so. Ma adesso, vedi, questa specie di esame verso la società si impone. Chi è più agguer­rito per intelligenza, furberia, sangue freddo, passa. Gli altri sono bocciati e precipitano. Eh, per Dio! bisognava pure arrivarci al setaccio. Era troppo comodo per certuni sguazzare nell'abbondanza senza meriti. Io almeno ho rischiato la pelle e ne porto ancora i segni.

Filippo (scherzoso per sviare la 'polemica) -Senza volerlo mi hai fatto della concorrenza sleale.

Lando - Hai  rischiato   qualcosa  anche  tu?

Filippo - Eh!

Lando - La galera?

Filippo - Che dici!

Lando - Va là, puoi dirlo. L'ho rischiata tante volte anch'io! Credo che parlando insieme di queste cose ci comprenderemo perfettamente. Tu e io. Padre e figlio.

Filippo - Ma io ti voglio bene, Lando!

Lando - Di già? Ho tutta l'intenzione di volertene anch'io. Mi sei simpatico. (Gli batte una mano sulla spalla) Vedrai che andremo d'accordo.

Andrea (ritorna) - Tutto è sistemato, commendatore.

Filippo - Benissimo.

Andrea - Ha bisogno ancora di me?

Filippo - No,  grazie.

Andrea (fa un cenno d'inchino ed esce).

Lando - Commendatore! Sei un padre da rispettare tu!

Filippo - Oh, ai titoli io non ci tengo, credi.

Lando - Comunque è meglio che il titolo ci sia e che lo si senta pronunciare. Può darsi che serva anche a me. (Si guarda ancora intorno) Ma questa tua gover­nante, si può conoscerla?

Filippo - Governante?

Lando - Ma sì. Non mi hai accennato in macchina che hai una donna in casa?

Filippo - Una donna, sì, non una governante.

Lando - Ho   capito.   Un'amante.

Filippo - Veramente, Lando...

Lando - Non è la tua amante? Non vive con te?

Filippo - Sì, vive qui, da anni...

Lando - E qual è la sua mansione specifica?

Filippo - Hai un certo modo d'esprimerti! Mi metti in imbarazzo.

Lando - Non avere scrupoli e parlami senza reticenze. Dunque questa donna vive con te come una moglie.

Filippo - Ora la conoscerai. È stata tutto per me, da anni.  È una donna eccezionale!

Lando - Non ho mai creduto nelle eccezioni in fatto di donne e ne ho rispettata una sola: mia madre.

(Breve silenzio imbarazzante).

Filippo - Se vuoi andare a riposarti. Ci vedremo più tardi, all'ora del pranzo.

Lando - No, no, sto benissimo e preferisco conoscere subito le persone che mi vedrò attorno.

Filippo - Ti prego, figliolo, certe forme vanno osser-vate. Specialmente in un ambiente come il nostro che conta amicizie elevate.

Lando - Chi sono queste amicizie elevate?

Filippo - Gente per bene. In casa mia non entrano che galantuomini.  Fuori posso trattare  con  chiunque. Gli affari non hanno distintivi particolari, ma qui dentro,  in  casa  mia,   per  entrarci  bisogna  essere rigorosamente   puliti.

Lando - Sì, sì, non ti arrabbiare. E allora quest'araba fenice, si può conoscerla?

Filippo - Ti prego, Lando, prima di giudicare, bisogna conoscere a fondo una persona. Sapere ogni cosa di lei...

Lando - Ma sì, papà.  Sta tranquillo.  Sarò distinto e riservato. È necessario che mi presenti in alta uni­forme?

Filippo - Questo no. Ti accoglierà affettuosamente anche così.

Lando - Affettuosamente?

Filippo - Certo. E quando la vedrai, se hai qualche idea sbagliata sul suo conto, ti ricrederai. Non è necessario che ti dica una parola di più in pro­posito.

Flora (si affaccia a destra).

Filippo - Oh, eccoti!

Flora (con un sorriso, a Lando) - Lei è dunque... Lando!   Benvenuto.   (Gli tende  la mano).

Lando (gliela stringe) - Grazie, signora. (A Filippo) Papa mi ha parlato di lei. Ho piacere di conoscerla. (A Filippo) E veramente una bella donna, papà.

Flora - Un complimento un po' affrettato, mi pare.

Lando - Le assicuro, però, sincero,

Filippo - E tu, Flora, che dici di questo giovanotto?

Flora - Sono lieta che sia qui nella sua casa.

Lando - Veramente?

Flora - Lietissima. Ne parlavo poco fa con Valentina.

Filippo - Perché   non  l'hai   trattenuta?

Flora - Non ha potuto, ma verrà...

Filippo (a Lando) - Valentina è nipote di Flora. Una magnifica ragazza...

Lando - Sei un furbacchione, papà. Ti sei riempito la casa di belle donne.

Flora (lo guarda con aria interrogativa).

Filippo (per parare l'impressione sgradevole) - Lando scherza.   È   giovane.   Beato   lui!

Flora (suona il campanello) - Prende il tè con noi, vero?

Lando - A me  veramente  quella, bevanda...

Flora - Vuole   qualcos'altro?

Lando - No, grazie.

Filippo - Bada che il tè di Flora è rinomatissimo.

Lando - Lo prepara lei?

Flora - Io preparo la miscela. (Ad Andrea. che appare da sinistra) Il tè, per favore. (Andrea via).

Flora - Mi domandavo poco fa se rivedendola l'avrei riconosciuto.

Lando - Mi ha già visto?

Flora - Da bambino? Diverse volte.

Lando - O bella! E dove?

Flora - Da sua madre. Poi all'istituto...

Lando - All'orfanotrofio!

Filippo - Nonera un orfanotrofio. Era un asilo digni­tosissimo  dove  eri  assistito  scrupolosamente.

Lando - Per me quei posti lì sono tutti uguali. Ci vi­vono dei disgraziati.

Flora (pronta) - Ma c'è rimasto poco. Qualche mese. Poi gli zii lo hanno accolto in casa.

Lando (amaro) - E hanno completato la mia educazione.

(Andrea entra col servizio da tè. Flora si alza e serve. Andrea esce).

Flora - Latte o limone?

Lando - Faccia  lei.

Flora (mentre serve) - Il viaggio com'è andato?

Lando - Noioso fino alla frontiera. Poi è salita a Genova una ragazza e il tempo è passato più in fretta.

Flora - Le piaceva il soggiorno in Francia?

Lando - Per un certo periodo, sì. Poi, siccome non ti­rava più aria buona per me... ho preso a odiarlo. Se non veniva l'invito di papà, probabilmente sarei andato in Spagna.

Flora - Ha viaggiato molto insomma.

Lando - Più di quanto avrei desiderato. La mia cul­tura generale adesso però è ferratissima.

Flora - Ha   progetti   per  l'avvenire?

Lando (la guarda un attimo) - Secondo quello che in­tende.

Flora - Alla sua età bisogna pensare  a crearsi  una posizione  indipendente. E mi pare che possieda

tutti i requisiti.

Lando - Crede?

Flora - Guardi suo padre.  Lei non può che assomi­gliargli.

Lando - Fisicamente siamo molto diversi.

Flora - Infatti, lei somiglia stranamente a sua madre.

Lando - L'ha conosciuta?

Flora - Certamente.

Lando - È strano come nessuno mi abbia mai parlato di questo. E da parte mia nemmeno il più piccolo ricordo.

Flora (sorridendo) -Si spiega facilmente.  Era  tanto bambino!

Lando - Lei ha dunque conosciuto mia madre.

Flora (guarda di sfuggita Filippo) - Era una donna... ammirevole e le ha voluto molto bene.

Lando   (brusco)   -  Questo lo  so.

Filippo (che in questo frattempo ha continuato ad agi­tarsi sulla poltrona) -Vorresti dare un'occhiata, alla

casa, figliolo?

Lando - Volentieri, papà. Intanto bisogna che prenda possesso della mia camera..

Flora   (suona il campanello)   -  Spero  che  si   troverà bene.

Lando - Non sono di gusti difficili.  (Andrea appare)

Flora  -  Andrea,   accompagnate il   signore  nella sua camera.   (Andrea fa unleggero inchino ed attende)

Filippo - Diqualunque cosa tu avessi bisogno serviti di   Andrea,   È  bravissimo.

Lando - Mi dai troppi vizi, papà. Finirò per sentirmi un aristocratico.

(Esce a destra, seguito dal domestico. Pausa).

Filippo (Sente tutto il disagio di questo primo contatto. Passeggia senza rivolgere lo sguardo a Flora che è intenta a riunire le tazze. Alla fine si ferma) - Bé, che ne dici?

Flora (sempre calma e gentile) - Stavo per rivolgerti la stessa domanda.

Filippo - Non bisogna essere severi con lui. Pensa alla vita che ha condotto finora. Non si rende ancora conto di quanto gli capita. È a una svolta impor­tante della sua vita.

Flora - Credi che riuscirà a superarla?

Filippo - Mi pare intelligente. E l'acredine evidente che è in lui è forse opera di un'educazione poco scru­polosa.

Flora  - I  parenti  vuoi dire?

Filippo - Naturale. Gente che ha sempre vissuto nel marasma,  nell'anarchia in  tutti i  sensi.

Flora - Forse è stato un grosso errore lasciarlo nelle loro mani.

Filippo - Tu sai quanto ho fatto per averlo presso di me, purtroppo non mi è stato mai possibile. L'ho affi­dato a loro sapendo benissimo di sbagliare, ma non potevo  fare   diversamente.

Flora - Non e il caso di rammaricarsi ora. È solo que­stione di ambientazione. Vedrai che a un certo punto se ne renderà conto.

Filippo - Ma io penso a te, soprattutto.

Flora - A me? Ma, caro, il primo incontro, lo preve­devo, non poteva andare diversamente. Chissà quante chiacchiere ha dovuto sentire sul mio conto!

Filippo  -  Povera  Flora!   Quante  calunnie!

Flora - Questo, lui, non è ancora in grado di stabilirlo. Sarà, se mai, la vita che dovrà condurre qui che gli farà modificare le impressioni che si è fatto di me.

Filippo - Ti assumi un compito ben gravoso, mia cara!

Flora - Tanto maggiore sarà la mia felicità quando sarò riuscita nel mio intento. Solamente avrò molto bisogno  del  tuo  appoggio,   Filippo.

Filippo (l'abbraccia) - Quello non ti mancherà mai, cara.

Flora (guardandolo) - Tu gli vuoi bene, vero?

Filippo  (semplice)   - È  mio  figlio!

Flora - Giusto (Allontanandosi da, lui e con una sfu­matura di tristezza) - La vita in due a un certo mo­mento diventa monotona e se non subentra qualche fatto nuovo a ravvivarla...

Filippo - Perché dici questo? Ti ho forse dato motivo...

Flora - Tu no, mai.  Ma la vita stessa.

Filippo - Ti sento solo ora parlare cosi

Flora - Vuoi che aggravi la tua giornata anche con queste  sciocchezze?  Del resto la colpa  è  mia.

Filippo   -   Tua?

Flora - Avrei dovuto darti un figlio così queste malin­conie ora non esisterebbero. Da questo lato proprio non  sono  stata  una  buona collaboratrice.

Filippo - Flora, lo sai che dici delle enormità?

Flora - Non lo dico per drammatizzare. Ma ti prometto una cosa. E sai che saprò mantenerla. Ti procurerò l'affetto di tuo figlio e cercherò di farmi amare da lui. Ne ho tanto desiderio, sai. Sarà il mio figliolo, se vorrà.

Filippo - Ah, Flora, come ti vedo in  alto!

Flora (scherzosa) - Bada che sono ambiziosa e voglio salire fino a provocare le vertigini.

Filippo - Credi che Lando ci deluderà?

Flora - Dobbiamo domandarci invece se noi non deluderemo lui. Bada che pretende incito da te. Io non so come abbia vissuto fino ad oggi ma ho l'impressione che dovremo fargli dimenticare molte cose.

Filippo - Cercheremo di essere all'altezza del compito. Intanto bisognerà presentarlo ai nostri amici. In parte conoscono la storia, perciò non ci sarà bisogno di tante spiegazioni. Poi deve prendere dimesti­chezza col mio ambiente e coi miei affari.

Flora - Io credo che sia necessario lasciarlo tranquillo per   qualche   tempo.

     Filippo - Lo credi possibile, col carattere che dimostra

di  avere?  Per me,  se lui  lo  desidera...

Flora - Indagherò io con tatto. In queste  cose,  sai, ho sempre avuto la mano felice.

Filippo (affettuoso) - Non sono un miracolato anch'io da te? Se non ti avessi avuto al mio fianco, cosa avrei combinato?

Flora - Non ho operato alcun miracolo, lo sai. È bastato che ti dicessi... (piano) che ti volevo bene.

Filippo - E ti par poco?

Flora - E quel bene,  ora tu 1o vedi,  è per tutta la vita.

Filippo - Sono veramente un uomo felice, Flora. Oh, eccolo! (Lando appare improvvisamente da sinistra) Bè,   sei   contento   della  camera?

Lando  -  Straordinariamente contento. Andrea poi è impagabile. (ride) Osserva una specie di cerimoniale per tutte le cose.  (A  Flora) E'  organizzazione sua anche Andrea?

Flora - Noi viviamo così, Lando, e in fondo non ci troviamo  male.

Lando  -   Bene.   Lasciamolo  fare.   E'divertentissimo.

Filippo - Sono contento che ti piaccia. (Lo abbraccia) Vuoi  che  facciamo il giro  del parco?

Lando - Come vuoi tu, per me fa lo stesso. (A Flora) Lei   non   viene   con   noi?

Flora   -   Ma,   non   so...

Lando - Venga! Dobbiamo pure imparare a conoscerci per il  tempo  che  dovremo  rimanere insieme!

Filippo   (sorpreso)  -  Pensi  già  di  abbandonarci?

Lando - No, e perché? D'altronde come stabilire adesso che noi tre staremo insieme per tutta la vita? (cam­biando tono, a Flora) Lei suona, vero?

Flora - Qualche volta.

Lando - Stasera mi farà sentire qualcosa?

Flora   -   Con   piacere,   Lando!

Lando - Tutto a posto dunque. La famiglia si riunirà la sera. Andrea ci servirà il caffè su un enorme vas­soio d'argento e la bella matrigna farà della musica. Spero di non sconvolgere troppo questa oasi serena, bella signora. Andiamo papà! (Lo trascina verso destra).

Sipario


ATTO SECONDO

(La medesima scena dell'atto -precedente,. Qualche settimana dopo. Sempre di pomeriggio. La scena è vuota per qualche attimo poi da sinistra entra Lando con le mani in tasca. Sembra che aspetti qualcuno o qualche cosa.   Pausa.  Da destra appare Andrea).

Lando   -   Allora?

Andrea - Ha ancora molto da fare. Non vuole essere disturbato. Si muoverà quando verranno i signori Pironti  e  Maner.

Lando  -  Sempre  arrabbiato?

Andrea - Bè, non è del suo umore abituale.

Lando - Ho capito.

Andrea - Desidera altro?

Lando - No, Grazie.

(Andrea via. Lando si muove in­deciso. Sale i gradini e va ad appoggiare il viso alla vetrata. Vi resta un attimo poi si volta, si accosta al piano di cui tocca alcuni tasti a caso. Infine con uno scatto si decide. Scende in fretta, esce a destra e quasi suibito si sente la sua voce)

Andrea - Papà, mi vuoi aprire un attimo? Andiamo! Ti prometto di essere calmo. Aprimi. (Si sentono alcuni colpi battuti contro una porta poi Lando rientra) Testardo!

(Va al telefono e ferma un numero) - Pronto? C'è Hidalgo? Chiama­telo per favore. Sì, sono Malverni. (Attende) Oh finalmente! Senti, fammi il favore di venire subito qui a casa. Ma sì, il solito: baruffe in famiglia. Fai presto. Voglio metterlo con le spalle al muro. Per il suo bene, s'intende. Allora ti aspetto.

(Depone il ricevitore.   Passeggia ancora,  poi va al radiogrammofono e l'accende. usica, da ballo. Si sdraia su una poltrona).

Valentina (Si affaccia da sinistra. Vede Lando e fa per ri­tirarsi)  -  Oh,  scusi.

Lando - Avanti, avanti. Non la mangio, sa?

Valentina - Cercavo la zia.

Lando - Sarà certamente di sopra, nella sua camera. Oggi le ho dato un grosso dispiacere.

Valentina -Lo so ed è appunto per questo che sono qui.

Lando - Mi creda, non l'ho fatto apposta. (Chiude la radio)  È una donna così suscettibile!

Valentina - Le pare?

Lando - In fondo ho discusso con mio padre.

Valentina - Ha litigato!

Lando - Ammettiamolo. E con questo? Non è una cosa dell'altro mondo, mi pare.

Valentina - Per lui, sì, tanto più che non c'era ragione.

Lando - Che ne sa, lei?

Valentina - Conosco Filippo e mi basta per mettermi dalla sua parte.

Lando - E va bene, piccola. Non discuto mai con le donne. Per principio.

Valentina - La prego di non chiamarmi piccola. Non accetto nessuna confidenza  a  ei.

Lando - Sempre cortese, e simpatica. (Valentina attra­versa la scena con l'intenzione di uscire dall'altra parte) Un momento. (Valentina si ferma) Perché non cerchiamo di migliorare i nostri rapporti? In fondo, ragioni molto serie per detestarci non ne abbiamo.

Valentina - Lei non è in grado di giudicare.

Lando - Lei mi odia per istinto. Io per simpatia. (Valentina si volta a guardarlo. Lando sorride) Proprio così. Lei è una bella ragazza e io non so proprio odiare una cosa bella.

Valentina- Non ha nessun bisogno di giustificarsi. Non le ho chiesto niente.

Lando - Ciò non toglie che ci si possa parlare come due nemici  bene educati.

Valentina - Non ne ho nessuna voglia. (Si muove).

Lando - Flora è più intelligente di lei. Nutre gli stessi sentimenti verso di me, ma non disdegna di parlarmi con una certa amabilità.

Valentina- La zia non odia nessuno, purtroppo.

Lando - Il rancore è uno dei sentimenti più logici perché nasce dal ragionamento.

Valentina - Lei deve essere nato ragionatore. E sono certa che non ha mai amato nessuno.

Lando - Può darsi. La colpa deve essere del latte che ho succhiato.

Valentina - Perché parla in quel modo di sua madre?

Lando  (scattando) - Non mia madre. Non ha potuto allattarmi. È stata una balia, una donna qualsiasi, trovata chissà dove. Probabilmente in uno di quegli alveari umani dove la bestemmia diventa una specie di intercalare.  (La guarda, sghignazza)  Le sembro un  individuo  pericoloso,  lo  dica!

Valentina - Non lo so, non m'interessa. Finiamola.

Lando - Lei dice che Flora non  odia nessuno.   Può  darsi,  ma non  potrà mai provare un sentimento affettuoso  per me.

Valentina -Invece ne ha tutta l'intenzione.

Lando - Io non le offrirò mai il pretesto. Deve finire per odiarmi. E farò di tutto per riuscirvi.

Valentina  -  E perché,  scusi?

Lando - Per ristabilire l'equilibrio. Per vivere. Anzi per ricominciare a vivere. Ho bisogno di sentirmi saldo, sicuro,   in  perfetto  equilibrio  insomma.

Valentina - Sento che lei farà molto male a Flora e voglio evitarlo a qualunque costo.

Lando    (serio   guardandola   attentamente)    -   Avrebbe potuto tentare con probabilità di successo se non fosse del suo stesso sangue.

Andrea (apparendo sulla porta) - C'è il signor Maner.

Lando - Benissimo. (Andrea si ritira. A Valentina) Signorina Valentina, lei ora può andare a consolare la zia. Il nostro colloquio per il momento è sospeso.

Valentina (esce da sinistra sbattendo la porta).

Maner  (entrando) - Cosa sta succedendo  ancora?

Lando (salutandolo) - Mio padre fa i capricci e si è chiuso nello studio.

Maner - Stavolta devi averla fatta grossa.

Lando - Ma no. È che io non posso accettare il suo punto di vista negli affari. Ci sono dei momenti, sentendolo ragionare, che mi stupisce come abbia potuto susci­tare attorno a sé della fiducia.

Maner - Non esagerare! Ha lavorato molto e con molta intelligenza.

Lando - Si vede che nello sforzo si è esaurito.

Maner - Il fatto è che tu vuoi rivoluzionare il suo si­stema. Io, intendiamoci, ti capisco perfettamente e ti approvo. Invece lui e Pironti...

Lando  -  Altro  coniglio.

Maner - ...sono di un'altra razza! di un'altra epoca.

Lando - Ma dovranno cedere, perché in fondo io agisco esclusivamente nel loro interesse.

Maner - Ma lo sai che si rischia la galera?

Lando - No, solo di perdere dei quattrini se mai. La galera  può  rappresentare  un  diversivo.

Maner - Bada, caro, che io non ho avuto mai a che fare  con la  polizia!

Lando - E io sì. Per questo posso parlare.

Maner - Ti rendi conto, però, cosa vorrebbe dire per tuo padre   uno   scandalo.

Lando - E chi bada più a queste cose, oggigiorno! Se tu potessi controllare le fedine penali dei nostri conoscenti proveresti una bella sorpresa.   In molti casi un casellario giudiziario pulito non è il migliore attestato di intelligenza.

Maner - Tutte queste... considerazioni le hai dette a tuo padre?

Lando - Ho fatto di più: gli ho dato apertamente dell'imbecille.

Maner - Figuriamoci! Con quel caratterino che ha anche lui. Quando decide una cosa, lui, bisogna che sia   fatta   senza   discussioni.

Lando - Lo so, lo so. Sono bastati pochi giorni per rendermi conto di questo e altro. Ma ti garantisco che lo ridurrò alla ragione.

Maner - Hai del fegato, ragazzo! In fondo sei sim­patico. Vedrò di sistemare ogni cosa. A me qualche volta dà retta.

Lando  -  Ricordi bene il progetto?

Maner - Figurati! Non ho studiato mai tanta geo­grafia   come   in   questi   pochi   giorni!

Lando - È rischioso, lo ammetto, ma effettuabilissimo. S'intende che ci vuole abilità. In quanto alle dogane, mi arrangio io. Ho degli amici e gli slavi non sono più   furbi    dei   francesi.

Maner -  E  quando  si  dovrebbe  firmare l'impegno?

Lando - Entro domani a mezzogiorno. Ci viene dato alla firma un buon acconto in dollari. E a conti fatti, sull'intero carico di grano, ci sarà un gua­dagno netto di...   (si interrompe).

Maner - Di?

Lando -  Respira forte prima:  trentaquattro  milioni.

Maner - E tuo padre non li vuole?

Lando - Li vuole ma senza rischi. Mentre il guadagno c'è, solo a merce consegnata al completo. Bisogna pensare  anche  ai  mezzi  di  trasporto.

Maner -  E  tu  t'incaricheresti...

Lando - Di tutto. Amici fidati aspettano il via.

Maner -  Ma  costeranno  cari.          

Lando - Meno di quanto credi. Ma bisogna sbrigarsi e  ci  vuole  il  denaro  subito.

Maner - L'avrai. Sei tanto sicuro che non posso fare a meno di avere fiducia in te. Pironti capitolerà ra­pidamente: ha fatto così altre volte. Tuo padre, eh, tuo padre sarà un poco duro. Ma, alla fine, anche lui, vedrai! In fondo si tratta di agevolare il figliuolo, aprirgli   la   strada...

Lando - Se avessi avuto la possibilità, l'affare l'avrei fatto da solo, senza tante storie, ma l'opzione scade domani, capisci, e così sui due piedi non saprei a chi ricorrere,

Maner - Vado subito da tuo padre e lo convinco. Bisogna che quando arriva Pironti il terreno sia completamente   spianato.   (Esce   da   destra).

Lando (E' tentato di seguirlo. Lo trattiene l'entrata di Flora in compagnia di Valentina).

Flora - (seria, ma cortese sempre) - E'ancora nello studio   tuo   padre?

Lando - Sì, ho mandato proprio in questo momento una  staffetta  per indurlo  ad  uscire.

Flora  -  Chi?

Lando   -   Il  servizievole   Maner.

Flora  -   Ah!

Lando -  È  un  elemento  veramente  prezioso.

Flora - E tu te ne servi, vero?

Lando  -  Ti  dispiace?

Flora - No.   (A  Valentina) Non desideravi suonare?

Valentina  -  Veramente  adesso...

Flora - Fai pure.  Io rimango qui,  vicino a Lando.

Piace anche a lui la buona musica, non è vero?

Lando   (asciutto)   -   Certo.

Flora   (a   Valentina)   -   Dunque   non   ti  preoccupare.

Valentina (siede al piano e attacca un brano di Grieg).

Flora (siede poi a Lando) - Hai qualche predilezione in fatto di musica?

Lando - Non ho una cultura musicale. Ma preferisco quella che  mi permette di fantasticare.

Flora - Questa allora!

Lando (Le fa un gesto come per invitarla a lacere. Si allunga sulla poltrona, rovesciandosi sullo schienale e socchiudendo gli occhi. L'espressione dura del viso gli si distende e sembra quasi che accenni a un sorriso. Flora io guarda, e fa un leggero movimento verso Valentina come per rassicurarla. Di colpo però il giovane salta in piedi come stizzito di essersi lasciato prendere dal sentimentalismo) - Ah... perdio!... (Valentina smette di suonare).

Flora   -   Che   ti   succede?

Lando - Niente. La musica in questo momento mi infastidisce. (A Valentina). Mi scusi se non apprezzo la sua abilità, ma lei continui pure se crede. Io vado   di   là.

Flora - Aspetta un momento. E siedi per favore. Devo dirti qualcosa.

Lando   -   A  me?

Flora - Proprio a te. Io, te, Filippo ci stiamo rincor­rendo come se fossimo su una giostra. Invece bi­sogna  fermarsi e arrivare a delle spiegazioni.

Lando   -  Non capisco.   (Siede).

Flora - Sei arrivato da quasi un mese e non sono ancora riuscita a capirti. A indovinare il tuo carattere. Avrei piacere che tu stesso definissi la tua linea di condotta. (Lando la guarda) Eh sì! Mi pare che un atto di sincerità, da parte tua, sarebbe doveroso. Tuo padre e io ti abbiamo fatto capire subito quali erano le nostre intenzioni.

Lando   -   Quali?

Flora - Volerti bene con tutte le naturali conseguenze. Ma tu, finora, non hai lasciato capire se sei disposto ad accogliere questo sentimento. La tua ostilità deve avere una base, un fondamento, una logica. Tu  segui,  èevidente,  un progetto già preparato.

Venendo qui, sapevi come avresti dovuto compor­tarti. Perciò ti domando di compiere un atto di lealtà verso tuo padre. Sii franco. Spiegagli tutto quello che hai dentro di te e che ti costringe ad agire così stranamente. Non credo di chiederti una cosa   impossibile.

Lando - Non c'è nulla di strano nei  miei modi. Tutto   quello  che  penso,  lo  dico  apertamente.

Flora - Ho sentito quello che hai detto a tuo padre. Non avresti mai  dovuto arrivare a tanto.

Lando - Nessuno mi ha insegnato il rispetto filiale. E d'altronde chi poteva insegnarmelo se il padre non  c'era!

Flora - Non si tratta solo di cattiva educazione, ti ripeto: tu segui una linea di condotta già presta­bilita. Ti sei assunto un compito... ècerto.

Valentina - Zia,  se permetti io...

Flora - No, puoi rimanere. Non ho nessun pensiero segreto che mi farei scrupolo di rivelare per la tua presenza..

Lando  -  E allora avanti,  sentiamo.

Flora (lo fissa un attimo severamente) - Ah Lando...

(L'entrata di Filippo e Maner la interrompe).

Maner - Lando, guarda che... (vede Flora) Ah, signora Flora! Buon giorno. Sono lieto di incontrarla. Buon giorno, signorina Valentina. (Bacia la mano a Flora  e stringe quella  di  Valentina).

Flora - Se dovete parlare d'affari, ce ne andiamo.

Filippo (ancora di malumore) - No, rimani. Aspettiamo Pironti.

Flora   -   Prendete un caffè?

Filippo   -   Per me, no.

Flora - Lei, Maner?

Maner  -  Grazie,  l'ho  già  preso.

Lando -  E a  me non  domandi?

Flora - Sei già abbastanza eccitato!

Filippo - Lando, più tardi dobbiamo parlare noi due.

Lando - Quando vuoi. Ma non volevo offenderti, ti assicuro. Esprimevo semplicemente il mio pensiero.

Filippo - È proprio il tuo pensiero che mi preoccupa. Non il tono che hai  assunto con me.

Lando - Un tono provocato dalla discussione. Sono impulsivo.  Ti domando scusa.

Maner - Tuo padre ti parlerà di quell'affare. Credo di avere sufficientemente illustrato il tuo punto di vista.

Filippo - E non c'era bisogno, Maner. L'affare l'avevo capito da me e, a parte il rischio, mi è subito sembrato buono...

Lando - Ma allora, se è così...

Filippo  -  No,   adesso  no.   Più  tardi.

Flora - Scusa, Filippo, se intervengo. Mi sembra in­vece che sia proprio adesso il momento, Maner può venire con noi così voi due potrete spiegarvi una buona volta. (A Maner) Non le dispiace, Maner, la nostra compagnia per una mezz'ora?

Maner - Mi dispiace che sia così breve.

Flora - Appena arriva Pironti, ti avvertiamo. (Si avvicina a Filippo e gli mette una mano sulla spalla) Mi raccomando! (Prende sottobraccio Maner ed esce con lui e   Valentina da destra.  Pausa).

Lando (E' rimasto seduto e ha levato di tasca una siga­retta che però non accende. Guarda suo padre che sta in piedi, vicino al tavolino del telefono e sembra indeciso sul da farsi) - Ti ho dato una grande disil­lusione, non è vero?

Filippo - Veramente...

Lando - Eppure, papà, ti confesso che non ne sono affatto pentito.

Filippo - Ah,  lo vedo!

Lando - E sono convinto che finirai per darmi ragione.

Filippo - Ecco, vedi, è questa sicurezza, questa spa­valderia che mi irrita e mi preoccupa. Sì, perché è indice di una mentalità completamente all'opposto a quella che dovrebbe avere un giovane della tua età.

Lando - E quale dovrebbe essere, secondo te, la menta­lità di un giovane della mia età che non ha mai avuto alcuna gioia, nemmeno quella di vivere in famiglia. E con tutti gli esempi dell'ambiente dove ho dovuto vivere. Tu non sai quello che ho visto, fin da bambino; quello che ho sentito. Non c'era tempo per educarmi. È già tanto che sia arrivato fin qui senza un omicidio sulla coscienza. Perché, per il bene che mi hanno insegnato a volere al pros­simo... Non mi far parlare! Ti sentiresti veramente a disagio se volessi dirti veramente tutto. E in quanto alla spavalderia, che mi rimproveri, essa mi deriva dall'assoluta conoscenza della vita, e dal costante controllo delle mie azioni. Ho dovuto arrangiarmi da solo troppo presto, in compagnia di coetanei che non valevano certo più di me.

Filippo - Ma tutto questo livore che covi, questa ama­rezza che hai coltivato per anni, questa prepotenza, ora che sei qui nella tua casa, con tuo padre, devi abbandonarla. Devi riposare il tuo spirito accanto a. me. Devi aiutarmi perché io voglio cercare, di salvarti prima che sia troppo tardi. Tu sei un giovane già vecchio.

Lando - Ma la mia gioventù io me la godo, sai. Ti assicuro che non mi lascio sfuggire nessuna occa­sione.

Filippo - Te la godi a modo tuo, vale a dire male. Non credere che voglia farti della morale, sono stato giovane anch'io, quindi... (scuote la testa poi malinconicamente) E so anche che ho dei gravi torti da riparare. Per quanto io abbia cercato in tutti i modi di averti con me... Tu non sai, perché nessuno te lo ha mai detto, quello che ho fatto ap­pena ho avuto la possibilità, ma a un dato mo­mento ho perso le tue tracce... Con questo non voglio diminuire le mie colpe. E quando ti sei fatto vivo, non ho avuto che un desiderio: averti vicino, darti un affetto che per tanto tempo ti è mancato. M'illudevo che questo affetto tardivo fosse ancora bene accetto da te. E non puoi immaginare con quanto orgasmo ti ho atteso, perché anch'io, sì, anch'io ho bisogno di te, di un figlio che sia ve­ramente mio. E impari ad amarmi, a rispettarmi. A credere in me, nelle mie idee. (Sente che sta per commuoversi e reagisce) Ma tu mi hai fatto capire che le mie idee sono ormai superate, che non meri­tano la tua attenzione. Mi porti rancore, vero? Tu non sai dimenticare. Va bene, non mi ribello, se questo deve essere la mia espiazione. Mi rassegno alla tua volontà, alle tue decisioni. Fai tu, parla tu, cosa vuoi da me? Dimmelo apertamente.

Lando (che ha seguito il discorso con attenzione, getta, la sigaretta non accesa) - Io desidero solo che tu ti convinca che ho delle idee anche io, che puoi ac­cettare tranquillamente senza sentirti menomato nella tua dignità e nella tua paternità. Io ti voglio bene. Non mi so spiegare il perché, ma ti voglio bene. Forse te ne ho sempre voluto. Ho avuto tra le mani, non so come, una tua vecchia fotografia; ogni tanto la guardavo e mi dicevo: deve essere una buona pasta d'uomo, in fondo. E abbracciandoti alla stazione mi sono domandato come mai, pro­prio tu, hai usato mezzi di forza per troncare i tuoi legami familiari. No,adesso non dirmi niente, avrai tempo. E forse non ce ne sarà bisogno. Forse non potresti dirmi niente che io non sappia già. Hai avuto fortuna nella vita, ma tu non sei nato per certi affari. Pironti dice che sei un « onest'uomo » e pur parlando in mala fede dice la verità. Mentre lui è soltanto un presuntuoso imbecille. (Si alza, gli si avvicina e gli mette una mano sulla spalla) E se anche qualche volta, in questioni d'affari, i nostri punti di vista non s'incontrano, per il rima­nente sei mio padre. Ma devi convincerti che anche io ho qualcosa da dire. Vedrai, dammi un po' di tempo e riusciremo a superare tutte le difficoltà. (Lo scuote ruvidamente ma con una certa affettuosità).

Filippo (già rasserenato) - A che ora doveva venire Pironti?

Lando (guarda l'orologio al polso) - Veramente dovrebbe essere qui. Ma sarà rimasto bloccato dalle donne!

Filippo   -   A   proposito: e Valentina?

Lando   -   Valentina!

Filippo - Mi pare che fra voi due... Cos'è? Diffidenza, incomprensione?

Lando   -   Potrebbe   essere   simpatia.

Filippo - Una simpatia che si manifesta in quel modo è per lo meno strana. Bada che è una brava ragazza.

Lando - È un discorso che intavoleremo in un altro momento.

Filippo - Flora sarebbe contenta di vedere tra voi due un po' di buona armonia. E anch'io...

Lando - Il padre con la zia, il figlio con la nipote. E la serie continua.

Filippo   -    Cosa   vuoi   dire?

Lando - È un discorso che è meglio rimandare per ora. Ecco laggiù Pironti con gli altri. Prendilo a quattro occhi e parlagli subito. (Esce con Filippo).

(Pausa. Maja,   entra   trascinando   Lando).

Maja - Ho detto un momento solo. State tranquillo: non   vi   rubo   del   tempo   prezioso.

Lando - Immagino che vorrete farmi dei rimproveri.

Maja  -   Aspetto   delle  giustificazioni.

Lando  - Non ne ho.

Maja    -    Come?

Lando - Non ne ho a portata di mano. Volete qualche bugia?

Maja - Siete un individuo odioso. Mi avete fatto aspet­tare oltre tre quarti d'ora, ieri.

Lando  - Non  vi avevo  assicurato  che sarei venuto.

Maja - Ma voi, scusate, siete abituato a trattare le donne in questo modo?

Lando - Avete avuto un gran danno?

Maja - Sono stata una stupida a credere alle vostre parole.

Lando - Vi prego: calmatevi. Ci vedremo in un altro momento.

Maja   -   Ingrato!

Lando - Non dite questo! Sono sempre pronto a ri­cominciare. Stasera, o domani, quando vorrete. Ma adesso andiamo di là: c'è vostro marito.

Maja   -   Lando!   Stasera   a  che   ora?

Lando - Come le  altre volte.

Maja - Mio marito però non esce.

Lando - Trovate una scusa e uscite voi. Vi aspetterò al solito posto.

Maja - Caro, ti telefono alle otto.

Lando - Va bene. (Si muove).

Maja   -  Nemmeno  un   bacio?

Lando - Proprio in questo momento... (le si avvicina, l'afferra e la bacia. Flora si affaccia. I due si sciol­gono   in   fretta).

Maja (precipitosa) - Oh, Flora! Se tu! Sai Lando com'è. Sempre quel suo strano modo di scherzare. Vado da mio marito. Scusami, cara. Ma guarda cosa mi va  a  succedere   oggi!   (Esce).

Lando (aggiustandosi la cravatta) -Solo oggi! Come mente  male!

Flora (gelida) - Spero che una scena simile non si ri­peterà  più qui in casa.

Lando - È una donna troppo impulsiva.

Flora - Mi meraviglio di te. La tua spavalderia non ti consiglia conquiste più nobili, più significative?

Lando - Non c'è stata alcuna conquista da parte mia. Al contrario.

Flora - Ti lasci corteggiare, come un gigolò?

Lando - Qualche volta si. È divertente vedere le ma­novre   di   una   donna   desiderosa.

Flora -  Quanto  devi  essere  corrotto!

Lando - Vorresti sapere fino a quanto?

Flora - Dovrò troncare ogni rapporto con quella donna.

Lando - E perché? Non è per niente collaboratrice del marito. E in questioni d'affari non ha alcun potere su di lui. Speravo che fosse una donna interessata e proprio   per   questo...

Flora - Arrivi fino a questo punto?

Lando - Tu almeno collabori con mio padre.

Flora   -   Lando!

Lando - È vero che lei è sposata e tu no.

Flora   -   Lando!

Lando - Non è per offenderti. Anzi, questa è la prova della tua intelligenza e della tua forza. Vali molto, molto più di lei. Sei un nemico che si combatte volentieri.

Flora - Cominci a rivelarti per quello che sei.

Lando - Il mio ultimo progetto non è stato forse osta­colato   da   te?

Flora - Mi sono limitata ad esprimere il mio giudizio quando Filippo me l'ha chiesto. Per me, questo affare,  è un vero atto di pirateria.

Lando - Scusa, e mi sapresti dire chi sarebbe il dan­neggiato?

Flora - Sarebbero in molti, lo sai anche tu. E la prima proprio   io.

Lando - Ti manca il superfluo in casa di mio padre?

Flora (si frena a stento) - Non mi manca niente. Ma tu volevi dire un'altra cosa. E io ti rispondo subito. Il superfluo, o quello che tu chiami tale, me lo sono guadagnato con anni di duro lavoro, al fianco di tuo   padre.

Lando - Lavoro?

Flora - Lavoro, lavoro! Dalla, mattina alla sera. Alla scrivania e alla macchina da scrivere. Ti assicuro che, oggi,quando mi siedo a tavola sono perfetta­mente tranquilla.

Lando (dopo una breve pausa) - Tu conosci papà da molti   anni?

Flora - Sono entrata nella sua azienda a vent'anni.

Lando - E allora alla liquidazione sarai a posto per tutta la vita.

Flora (che comincia a perdere la calma) - Liquidazione? Ti rendi conto di quello che dici?

Lando   - Perfettamente.

Flora - Ah, ecco dove si doveva arrivare. Era ora. Da questo momento, allora giovanotto, il gioco lo si continua a carte scoperte. Tuo padre nelle sue lettere non ti ha mai parlato di me...

Lando - Una volta o due ma confusamente.

Flora - Avrebbe fatto meglio a non parlartene affatto.

Lando - Comunque dalle sue informazioni non avrei capito nulla. Mentre ero perfettamente informato della sua esistenza e della influenza che esercitava su   di   lui.

Flora - Dammi pure del tu come hai fatto finora.

Lando - Come vuoi.

Flora - Devo confessarti che i miei presentimenti non mi avevano ingannata. E fin da quando sci arrivato, dal tuo tono, ho capito che una tempesta stava addensandosi intorno a me. Ho sperato che si trattasse delle solite incomprensioni iniziali. Ora, però, bisogna essere coraggiosi affrontare l'uragano e andare fino in fondo. Veniamo alle conclusioni o meglio alle accuse che vuoi muovermi. Avanti, parla.

Lando - E'vero. Qualcuno ti ha mosso delle accuse. Da ragazzo dovevo accontentarmi di ascoltare. Però più tardi, quando i ragionamenti me li sono fatti da me, mi son detto che hai fatto semplicemente ciò che dovevi e che molte donne al tuo posto avreb­bero  fatto altrettanto.

Flora - Cioè?

Lando   -   Hai   fatto   l'amante.

Flora   -   Troppo   vago.

Lando - Un'amante fedele, interessata, provvidenziale, piena di iniziative, che è stata di grande utilità al suo uomo nell'intimità e negli affari.

Flora (ironicamente) - Me ne dai atto? Sei generoso.

Lando - Ciò non toglie che il mio odio sia andato au­mentando giorno per giorno, quanto più la mia esi­stenza si impantanava nel disordine, nell'equivoco. E soprattutto nei momenti di disperazione, quando il desiderio di un affetto vero si faceva più forte. Oh, avrei voluto averti di fronte in quei momenti! Non so cosa avrei fatto.

Flora - Se mi credi tanto colpevole, sei sempre in tempo...

Lando - No. Era undesiderio, un impulso di ragazzo dal temperamento violento. Oggi mi sono raffinato e ho raggiunto mio padre col fermo proposito di staccarti da lui,

Flora -  E  credi di  riuscirvi?

Lando - Se mio padre mi ha cercato, è segno che nono­stante la tua vicinanza, sente il vuoto attorno a sé e vuole riempirlo con qualcosa di solido.

Flora   (sempre ironica)   -  L'amore   filiale.

Lando - Iovoglio bene a mio padre. E anche lui me ne vuole.

Flora - Tu gli vuoi bene?

Lando - Venendo qui, ho ritrovato per lui tutti i miei migliori sentimenti. Ma ho bisogno che tra noi due non ci sia alcuna interferenza estranea. Io e lui soli. Lo stesso sangue. Se mia madre fosse ancora fra noi tutto   sarebbe   diverso,   ne   sono   certo.

Flora - Ti intimidisci nel pronunciare il nome di tua madre?  Che cosa temi?

Lando - E' un'emozione che mi viene dal rispetto, dalla venerazione. L'unica donna  che  io  onoro.

Flora   -  Adesso   che   non   c'è   più.

Lando  -  Sempre...   sempre...

Flora - Quando ti è stata vicina...

Lando - Anche dopo. Quando mi mise in quell'ospizio e si mise a lavorare per mantenermi. È morta per questo... per me. (Flora ha suo malgrado una smorfia) Tu ridi? Ti meravigli che io parli così? È un lato nuovo di me che non conoscevi, vero? Ho voluto rivelartelo perché tu sappia cosa penso di te, come ti considero e come intendo liquidarti, anzi, come intendiamo liquidarti.

Flora (calma, guardandolo) - E Filippo lo sa?

Lando - Certo. Da solo non avrebbe mai avuto il co-raggio. Ma sta tranquilla. Non lesinerà. Benservito di   prim'ordine   e   liquidazione   munifica. Non  ti  sarà  difficile  trovare   un   impiego   sicuro, sul tipo di questo.

Flora - Mascalzone.

Lando   -   Bada!

Flora - E io per un essere come te sono giunta a dare perfino il mio sangue. (Lando la guarda sorpreso) Eh già! Tu non sai. E nessuno di quei bravi tuoi parenti ti ha mai detto. Perché se lo avessero fatto, avrebbero dovuto per forza modificare il loro at­teggiamento verso di me. Ti hanno parlato di lei come di una vittima, come di una creatura inno­cente, quando invece la verità è un poco diversa e ti   assicuro   niente   affatto   piacevole.

Lando - Cosa, vuoi dire, vipera? Cos'è questa storia che cerchi  di inventare?

Flora - Una storia che m'ero proposta di dimenticare per lasciarti nella tua bella illusione. Speravo che tu fossi diverso, che potessi arrivare a tollerarmi se non proprio a volermi bene. Ma al tuo proposito spaventoso mi ribello perché non è giusto, no, nonè giusto.  Ho taciuto per anni,   ho promesso, è vero, e Dio m'è testimonio che avrei continuato a tacere...

Lando  -  Adesso   devi  parlare.   Voglio  sapere  tutto!

Flora (smarrita e come pentita della rivelazione) - Certo... parlerò... per quanto non ci sia molto da aggiungere. È stato un intervento naturale. Tu eri molto debole. Avevi una   malattia   terribile...

Lando - Quale?

Flora - Bisognava che il tuo sangue fosse ripulito, capisci?

Lando - Ma c'era mia madre, per questo!

Flora - Tua madre non poteva e allora mi offersi io.

Lando - Tu?  E a che titolo?

Flora   -   Conoscevo   tua   madre...   da   tempo.

Lando - Eri già l'amante di mio padre?

Flora   -   Ti   volevo   bene...

Lando  (violento)  - Rispondi:  eri già la sua  amante?

Flora - Tua madre lo seppe solo più tardi.

Lando - Ah, più tardi! E perché mia madre non mi offrì lei stessa la salvezza e accettò che tu... Perché?

Flora - Perché il suo sangue non ti avrebbe salvato.

Lando  -  Non  è  vero...   non  è  vero...

Flora (ormai scatenata) - E tuo padre non ha potuto continuare a vivere con lei.  Per questo!

Lando - Basta! (Silenzio. Il giovane si passa a più riprese, una mano sugli occhi, poi guarda la donna con rancore) E tu hai preso il suo posto! Col calcolo. Il tuo gesto ha costretto mio padre a legarsi a te. Tutto calcolo! Tutto. Oh, puoi essere orgogliosa dei risultati ottenuti. Però adesso ci sono io. Sono venuto apposta a ristabilire l'equilibrio, E se lui ha avuto della gratitudine, io non ti ho chiesto niente, non ti devo niente e agirò secondo il mio intendimento.

Flora - Fa' come ti pare, ma guarda che fra me e Filippo la partita non si può chiudere. Non sono sua moglie ma forse ho diritti maggiori. E poi, no. Niente diritti. Gli sono attaccata e anche lui a me. Vuol dir molto sai, anche per uno come te che non può capire questo genere di affetti. Tieni pre­sente questo quando crederai sia giunto il momento di agire. (Si avvia).

Lando - Ancora una parola!

Flora - No, basta. Non ho più la forza di ascoltarti. (Esce a sinistra).

(Ora Lando che è rimasto solo può togliersi la maschera e mettere a nudo le sensazioni che gli ha causato la rivelazione di Flora. Non sa se andare subito a fondo o pazientare ancora. Si sente smarrito. In questa alter­nativa lo trova Filippo che entra improvvisamente da destra).

Filippo - Ma insomma, Lando, perché non vieni di là. Adesso sei tu che ti fai desiderare... (Si accorge del viso  stravolto)   Che c'è?

Lando  (con sforzo)  - Niente.  Ora passa.

Filippo - Cosa è stato?

Lando - Una discussione un po' troppo forte.

Filippo - Una...  (allarmato) con Flora?

Lando - Niente di catastrofico.

Filippo (in orgasmo) - Di che avete parlato? E dov'è andata?

Lando - Non agitarti, papà! Non è successo niente a lei. Sono io che ho accusato il colpo. E che colpo!

Filippo -  Ma voglio sapere...

Lando - Si è parlato di me. Soltanto di me. Non ha importanza. Andiamo.

Filippo  -  No,  adesso  mi  devi  dare la  spiegazione... subito...

Lando - Ci siamo spiegati. Per il mio comportamento... i miei modi... la mia cattiva educazione... niente di particolare.    Che   dice   quell'elefante   di   Pironti? È d'accordo anche lui?

Filippo - Sì, sì, d'accordo. Ma guarda che subito dopo dobbiamo   chiarire   questa   faccenda.    (Si   avvia).

Lando (che è rimasto immobile lo inchioda con la battuta) - Papà...   tu   lo   sapevi?

Filippo(si ferma e si volta) - Che cosa?

Lando  -   Devi  rispondermi  subito,   senza  sotterfugi.

Filippo - Ma che cosa?

Lando - Che la mamma era... malata?

Filippo (colpito) - Chi ti ha detto...?

Lando - Inutile, non perdiamo tempo. Sì o no? Presto. Sì o no?  (Filippo china la testa) Così va bene. Lo sapevi. Sei stato generoso.

Filippo - È necessario che tu sappia però...

Lando - No, le spiegazioni me le darai un'altra volta, papà, e poi che importanza possono avere ormai? (Gli si avvicina e lo afferra alle spalle) Ma se perdo un ricordo che mi era caro, mi resti tu, non è vero? Non ho che te sai. E se credi che io meriti... (Filippo lo   abbraccia   senza   parlare).

Lando  (quasi col pianto nella voce)  -  Io  e  te,  papà. Io e te!...

Filippo - Sì.  Io e te, figliolo caro!

Sipario


ATTO TERZO

(La medesima scena degli atti precedenti. Alcune ore dopo. La stanza è vuota. Suono esterno di campanello. Andrea si affaccia da destra, attraversa, la sala ed esce a  sinistra,   poi  ritorna  precedendo   Maner).

Andrea - Se vuole attendere qui! La signora viene subito.

Maner - Va bene.

Andrea (esce da destra. Maner siede, evidentemente sorpreso di trovarsi in quella casa di nuovo dopo solo poche, ore).

Flora (Appare da destra. Maner si alza e le va incontro) - Caro Maner, lei è stato molto gentile ad accorrere subito.

Maner - Mi è parso di capire che si trova in una situa­zione difficile.

Flora - Infatti, caro Maner. E ho pensato a lei.

Maner  -   Ne  sono  lusingatissimo.

Flora - Non le nascondo che prima di telefonarle, ho riflettuto. Ma d'altra parte non sapevo a chi rivol­germi.

Maner - Sono contento che lei mi abbia scelto fra i tanti suoi amici.

Flora - Devo riconoscere che tra tutti lei è la persona che mi ispira maggiore fiducia. (Gli fa cenno di sedere).

Maner (siede e le prende confidenzialmente le mani) -Mi dica subito, cara signora.

Flora - Si tratta di Lando.

Maner  -  Lo immaginavo.

Flora - Indubbiamente sarà al corrente di molte cose. Lando le è diventato amico e so che le ha fatto le sue confidenze.  Ma forse non le ha detto tutto.

Maner - Se lei vuole precisarmi...

Flora - Sono disperata, Maner. Non ho saputo pa­droneggiarmi, poco fa, di fronte alle sue ingiurie e gli   ho   parlato   di   sua   madre.

Maner   -   Parlato   come?

Flora - Gli ho detto quello che non avrei mai dovuto. E ora ne provo una tale pena!

Maner - Doveva pur conoscere una volta o l'altra la verità.

Flora - Non da me.  Mi odiava già tanto!

Maner - Non pensi una cosa simile! È l'esaltazione di un giovane.  Non  ci badi.

Flora - Se lo avesse sentito! Io non chiedevo della riconoscenza. Ma almeno del rispetto, della stima. Credo  di  averne diritto.

Maner - Assolutamente, cara signora Flora! Cosa posso fare  per  lei?   Mi  dica.

Flora  - Adesso  sono imbarazzata...   non  so  più...

Maner - Vuole che gli parli io?

Flora - No, sarebbe peggio. Forse l'ho fatta venire per istinto... per parlare con qualcuno. So che lei è amico mio oltre che suo.

Maner - Il più fedele, il più affezionato, mi creda.

Flora - Grazie. Sono usciti dopo il vostro colloquio, quasi subito, padre e figlio. Lando parlava di pro­getti grandiosi... Io ho paura. Chissà cosa pensa di fare   quel   ragazzo!

Maner - Non si preoccupi. Lo lasci dire. È un carattere un po' strano. Forse è la vita nuova che lo esalta. Quando   sarà   ambientato   si   calmerà.

Flora - Vuole allontanarmi da Filippo, capisce? Liqui­darmi come una impiegata di cui non si ha più bisogno.

Maner - Si può essere più imbecilli!

Flora - Non vorrei che Filippo, in un momento di debolezza,   si  lasciasse  convincere  da  quel  pazzo.

Maner- Ma lei crede che Malverni possa dimenticare facilmente  quanto le deve?

Flora - Ma io non voglio della riconoscenza! Ho bi­sogno  di  sentirmi  realmente qualcosa   per   lui...

Maner- E non è sempre stato così?

Flora - Fino ad oggi, sì. Ma dall'arrivo di quel ragazzo è cambiato. E io senza di lui non potrei vivere, capisce? Non potrei...

Maner- Se sapesse come invidio Filippo.

Flora - Mi perdoni, Maner. Forse non dovevo rivol­germi proprio a lei. Ma pensavo che la mia amicizia potesse   esserle   ugualmente   gradita.

Maner- La è, la è, cara amica. Non badi a quello che ho detto.

Flora (gli stringe le inani) - La ringrazio. Cosa mi consi­glia   di  fare?

Maner - Di star calma per ora e osservare quello che può succedere.

Flora - C'è un pericolo e io devo sventarlo prima che sia tardi.

Maner - Io non vedo i pericoli che vede lei. Filippo le è affezionato, su questo non c'è alcun dubbio.

Flora - Gli uomini in genere sono abitudinari. Possono vivere accanto ad una donna per anni con l'illu­sione di volerle bene. Poi un giorno si accorgono di considerarla solo una cosa che fa parte dei loro ambiente e nient'altro.

Maner- Può darsi, ma ogni regola ha le sue eccezioni.

Flora - Sono convinta che Filippo per suo figlio accetterebbe qualunque rinuncia. Come fare, mio Dio.

Andrea   (appare da sinistra e si ferma)   -  Signora!...

Flora - Che c'è, Andrea?

Andrea - Non  so  se  devo...  C'è la  signora  Pironti. Ho detto che la signora è sofferente. Mi ha pregato di venire ugualmente ad annunciarla.

Maner - Mi perdoni, signora, ma non vorrei farmi trovare qui.

Flora (al domestico) - Andrea fate passare quando suono. (Andrea esce) Uscirà dall'altra parte. (Lo accompagna a destra) E grazie ancora Maner. Sol­tanto non capisco il motivo di questa fuga.

Maner - Non è una fuga. Voglio evitare scene imba­razzanti. D'altronde c'è già il mio sostituto.

Flora - Anche lei ha saputo di Lando?

Maner - Le assicuro che per quanto mi riguarda ne sono felicissimo.

Flora - Forse potrebbe essere un bene. Chi sa. Le telefono più tardi a casa.

Maner (Le bacia la mano ed esce) (Flora suona il cam­panello. Andrea compare).

Flora - Fate passare.

(Andrea via. Maja si affaccia sulla porta senza fare un passo).

Flora - Puoi  entrare.

Maja (con l'aria della grande colpevole) - Grazie. Cre­devo  che non mi  volessi  ricevere.

Flora - Effettivamente non sto troppo bene, ma tu... sei di casa.

Maja - Grazie, cara. Sono venuta per giustificarmi. Lo devo fare assolutamente.

Flora - Ti pare che ne valga la pena?

Maja - È necessario. Mi sento così umiliata! Chissà cosa avrai pensato di me!

Flora - Niente più di quello che pensavo prima.

Maja - Oh, tu fai presto a giudicare...

Flora - Senti, in questo momento non ho proprio nes­suna voglia di discutere. Veniamo invece alla con­clusione.

Maja - Quale conclusione? Non ce ne sono. È stato un semplice atto di smarrimento.

Flora - Uno  dei  tanti!

Maja - Non essere così severa! Per te è facile essere forte dal momento che ami Filippo e sei felice con lui!

Flora - Ero felice fino a poche settimane fa!

Maja - È successo  qualcosa?

Flora - Può succedere. Ed è per evitare un pericolo che adesso mi rivolgo a te.... dal momento che sei qui.

Maja - Dimmi cara, se posso esserti utile...

Flora (con ironia) - Sì, puoi essermi utile. E lo puoi proprio in virtù di quel tuo momento di abban­dono. (Maja la guarda interrogativamente) A che punto sei con lui?

Maja (chinando la testa)  -  Flora!...

Flora - Lascia gli scrupoli e parla.

Maja - Mio Dio, è una cosa... così.

Flora - Hai visto un ragazzo robusto, sanguigno e t'ha preso la curiosità di conoscerlo.

Maja - Come sei  cruda,  Flora!

Flora - Non ho tempo per le sfumature. Credi di poter esercitare  qualche influenza su di lui?

Maja - Perché?

Flora - Rispondimi.

Maja - È lui il... pericolo?

Flora - Lo intuisci, no? Bisogna che difenda la mia felicità, la mia vita. Devi fare in modo di allonta­narlo da questa casa per un po' di tempo.

Maja - Non saprei come.

Flora - Inventa qualche cosa. Trova il pretesto di un viaggio, una malattia improvvisa e lo porti con te, lontano da qui.

Maja - Impossibile. Cosa  penserebbe  mio marito?

Flora - Ti sembra un grave ostacolo il buon Pironti?

Maja - Tu... tu fai tutto facile!

Flora - Per te la vita è un gioco piacevole dei sensi e ti diverti continuamente. Devi aiutarmi, Maja. È l'unico modo per mantenere la mia amicizia, se ci tieni. E ci tieni perché ti è comoda e utile, no?

Maja - Ma come posso convincerlo a partire con me. Non accetterà.

Flora - Ti credevo una donna abile. In fondo si tratta d'un ragazzo.

Maja - Ma un ragazzo diverso da tutti gli altri. Quando credi di essere riuscita a dominarlo, scatta all'im­provviso con una frase, un gesto che li paralizzano. È un ragazzo crudele, insensibile che gode nel vedere gli altri soffrire.

Flora - È già arrivato a questo punto anche con te?

Maja (sospira) - Se tu sapessi!

Flora (la guarda un attimo) - Ma che provi per lui!

Maja - Non lo so... non lo so. Forse mi piace proprio perché è così. Scusami Flora, sono una disgraziata.

Flora (scuote la, testa) - Dopo tutto nonsei da invi­diare. Ma occorre che tu me lo porti via. Perché io possa sentirmi sicura di Filippo come prima. Temo che il potere di quell'essere diabolico agisca anche su di lui.

Maja - Ti prometto che tenterò. Sarebbe tanto bello se riuscissi. Noi due soli, lontano, molto lontano! E che questo durasse il più a lungo possibile. Tu mi disprezzi, lo so. Ma in fondo non è colpa mia. Sono nata sbagliata... e non ho più la forza di tentare di rifarmi. Se mi dicesse di compiere una pazzia, in questo momento, la compirei, pur di fargli piacere.

Flora - Il viaggio potrebbe rappresentare la pazzia. Proponiglielo. Egli ama l'avventura, il rischio. Accetterà. E io... io te ne sarò grata.

Maja - Sarebbe ridicolo se ti dicessi che mi sacrifico per la nostra amicizia, ma ti giuro che farò di tutto per allontanarlo da te.  (Si alza).

Flora - Bene. Avrò molta riconoscenza per te, e tutta  la  comprensione  che   ti   abbisogna.

Maja - Te ne sono grata. E ora scappo. Non vorrei che mi sorprendesse  qui.

Flora  Ti accompagno.

(Escono da sinistra. Flora rientra quasi subito. Ap­pare nervosa, inquieta in preda ad una oppressione che non riesce a dominare. Suona il campanello. Andrea si affaccia sulla porta).

Flora - Andrea,   è  tornato  il  signore?

Andrea - Non ancora. 

(Suono di campanello interno).

Flora - Questo è lui.

(Andrea via. Flora non riuscendo a dominarsi esce da destra. Pausa. Entra Filippo seguito da Lando e Andrea).

Filippo - È venuto nessuno a cercarmi dorante la mia assenza?

Andrea - No,   signore.

Filippo - Grazie.   (Il domestico torna via).

Lando - Allora  siamo  intesi.   Le  parli  subito,  papà.

Filippo - Subito?

Lando È meglio. Bisogna prepararla... deve abi­tuarsi all'idea...

Filippo - Ma è un progetto ancora molto vago.

Lando - Me l'hai promesso, papà. Io domani inizio le pratiche.

Filippo - Abbiamo  tempo  una settimana.

Lando - Ma se  mezz'ora fa eri  deciso...

Filippo - Ti ho detto che l'idea mi piaceva, ma non posso lare a meno di pensare a Flora, a cui tu non dai nessuna importanza. Siamo insieme da quasi diciotto anni. Come puoi credere che si rassegni a questa partenza? E anch'io, sì, ti confesso, sono sossopra. Posso essermi lasciato prendere, trasci­nato dal tuo entusiasmo, ma adesso, è logico, ci penso.

Lando - Ma non  si tratta di un abbandono...

Filippo - Ne   ha   però   tutta  l'apparenza.

Lando - Il viaggio potrebbe ridursi a una crociera...

Filippo - Da cui lei, comunque, è esclusa.

Lando - Non si può partire con una donna alle costole. Anche lei lo capirà. E poi, insomma papà, parliamoci chiaro. Se in tanti anni non hai pensato a risposarti, vuol dire che meditavi di poter ad un dato momento della tua vita, buttare all'aria ogni cosa e ricominciare a vivere senza fastidi casalinghi.

Filippo - Ho dei doveri verso di lei. Fra l'altro mi rammarico proprio di non aver compiuto quel passo a cui alludi tu. Se l'è meritato sai? Si è prodigata spassionatamente per tutti due. Anche per te quando eri bambino...

Lando - Lo so, mi ha salvato vuoi dire. L'ho saputo. E la ringrazio nella forma più clamorosa. Non avrà da lagnarsi  della  mia ingratitudine.

Filippo - Tu trovi tutto facile.

Lando - Vuoi che le parli io, se ti riesce penoso spie­garle...

Filippo - No, no. Tocca a me. Ma bisogna lasciarmi

il tempo.

Lando - Per la definizione delle pratiche c'è tempo una settimana, ma si partirà fra due, tre mesi. In tempo per sistemare le tue cose. Poi con la promessa che in un secondo tempo potrebbe raggiungerci...

Filippo - Va bene, va bene, le parlerò.

Lando - Stasera eh!

Filippo - Ma sei proprio sicuro di non poter mai affe­zionarti a lei?

Lando - Non lo so, papà. Vedremo in avvenire. Scu­sami. Riconosco di non essere abbastanza obiettivo, ma mi hanno sempre parlato di lei in modo tale che non potevo presentarmi qui con l'animo sereno. E per quanti sforzi faccia non posso ancora togliermi di dosso le impressioni passate. E non è stato suf­ficiente la rivelazione che mi ha fatto per modificare ì miei sentimenti. Non sono ancora in grado di riconoscere il mio errore e provare della ricono­scenza,

Filippo - Sei troppo orgoglioso. Basterebbe un gesto perché Flora ti aprisse le braccia.

Lando - Ora non è possibile. Non so ancora vederla come vorresti tu!

Filippo - Non come voglio io, ma come lei è in realtà.

Lando - Già, nessuno di noi... (Squilla il telefono. Lando va all'apparecchio e stacca il ricevitore) Pron­to!... Ah, siete voi! (Guarda un attimo suo padre) No, no, ditemi pure... Quando? Subito? Ma non si potrebbe... Sì, ho capito. Va bene. Fra cinque mi­nuti.  (Depone il ricevitore).

Filippo - Devi uscire?

Lando - Sì, ma per poco. Puoi approfittare di questa occasione.  Siete soli e potete parlare con  calma.

Filippo - Sì, va, va. Ma torna presto.

Lando  (esce  rapidamente  da sinistra).

Filippo (rimane un attimo indeciso poi va alla porta di destra e mette la testa dentro) - Flora, sei lì, puoi ve­nire un momento? Non ti disturbo?

Flora (appare sulla porta) - Ben tornato.

Filippo - Grazie. Lando ha dovuto uscire. Gli hanno telefonato... non so chi...

Flora - Ah!  (Pausa).

Filippo - Fa un po' freddo stasera, non ti pare?

Flora - Sì. Bisognerà chiamare l'operaio perché ri­passi la caldaia. Se continua così penso che occor­rerà accendere.

Filippo - Siamo appena ai primi di ottobre. Però, se  credi...

Flora - Forse è di dentro, Filippo che abbiamo biso­gno di un po' di calore.

Filippo (la guarda poi tenta di cambiare discorso) -Non si  è vista Valentina oggi.  Come mai!

Flora - Non osa più venire.

Filippo - Perché?

Flora - Che domanda! Lo sai benissimo i rapporti che intercorrono fra lei e...

Filippo - Flora,   volevo  proprio  parlarti  di  questo.

Flora - Lo so. Cercavi solo il pretesto. Ti ascolto.

Filippo - Mi pare che siamo tutti un po' intolleranti verso quel ragazzo.

Flora - Ti pare?

Filippo - Ha sofferto. Non ha mai avuto una famiglia. Sì, gente più o meno interessata che lo ha soppor­tato. È cresciuto selvatico, astioso, nemico di qual-siasi regola. Ma la sua aridità è solo apparente. Ha bisogno di comprensione. (Mentre parla passeggia con le mani dietro la schiena) In questi giorni si è confidato con me. Sono suo padre ed è logico che mi assuma la responsabilità di capirlo per aiutarlo a ritrovarsi. Fino al momento in cui comprenderà di avere una casa, una famiglia, degli affetti reali.

Flora - E cosa conti di fare!

Filippo - Niente di speciale, ma credo che un viaggio con me in piena confidenza gli riuscirebbe di grande giovamento.

Flora - L'idea del viaggio è partita da te?

Filippo - Da me e da lui. Perché?

Flora - Se l'avete avuta tutti due e già una bella prova di comprensione.

Filippo - Tu non credi che il viaggio...

Flora - Credo... credo. Perché non dovrei credere. E dove avete deciso di andare?

Filippo - Ne abbiamo parlato solo vagamente ma ritengo che l'America sia un suo desiderio da rea­lizzare.

Flora - Il   paese   degli   illusi.

Filippo - La nostra non è illusione.

Flora - Non mi riferivo propriamente a voi. E par­tireste?

Filippo - Oh, non subito. Non c'è poi gran fretta.

Flora - Se volete raggiungere il vostro scopo mi sem­bra invece che dovreste accelerare. Se l'America deve   essere   il   toccasana   perché   ritardare.

Filippo - Non sono progetti da prendersi alla leggera. Ho degli affari  qui, delle posizioni da sistemare...

Flora - Fra l'altro  hai  anche  me.

Filippo - Tu?

Flora - Fra le varie questioni da sistemare, non credi che ci sia anche la mia?

Filippo - Cosa c'entra!

Flora - Scusa. Hai detto che parti tu e lui. Va bene, ma io?

Filippo - Tu per ora rimani qui.

Flora - Ad aspettarvi?

Filippo - Per il  momento.

Flora - E fino a quando?

Filippo - Mah...   esattamente  ancora  non lo  so.

Flora - Però   pensi  di  sistemare  tutti  i   tuoi  affari prima.

Filippo - Sai,  è prudente  andando tanto lontano!

Flora (lentamente, scuotendo la testa) - Filippo,  come devi   essere   tormentato.

Filippo - Io?

Flora - Tu parli, parli e non hai la forza di dire come stanno effettivamente le cose.

Filippo - Ma  che  ti  viene in  mente!

Flora   (alzandosi)   -   Che   una   spiegazione   molto   più esauriente s'impone. E se non hai il coraggio di farlo tu, parlerò io.

Filippo - Non ti capisco.

Flora - Tuo figlio è venuto qui col fermo proposito di staccarti da me.

Filippo - Non è vero.

Flora - E vedo che non ha perso tempo.

Filippo - Ma   come  puoi   dire  delle enormità  simili, Flora!

Flora - Sono pronta  a scusarti,  anche  se in questo momento sei  completamente   dalla sua parte.

Filippo - Dubiti di me?

Flora - No,  caro.  Sei in  perfetta buona fede,  tu.  E credi  realmente alla storiella  del  viaggio  che  dovrebbe trasformare tuo figlio. Ti sei lasciato pren­dere dalle responsabilità paterne,  ecco tutto.

Filippo - Scusa, non ti pare doveroso da parte mia, un piccolo sacrificio...

Flora (amara) - Mi piace quel « piccolo sacrificio » che ti fa chiudere in un batter d'occhio il tuo pas­sato e ti spedisce  al di là dell'oceano.

Filippo - Perpoco... il tempo strettamente necessario...

Flora - Finché il signorino sentirà la nostalgia della casa in cui non ha mai vissuto. Di me che mi con­sidera una volgarissima mantenuta, e non ti dirà: basta, papà, torniamo a casa. Riprendiamo il nostro posto.   Sono   completamente  guarito.

Filippo - E non credi che sarebbe bello vederlo ritor­nare come vorremmo? Completamente cambiato. Affettuoso con me... con te...

Flora - Anche con me?

Filippo - Certamente. È più facile che impari a cono­scerti e ad apprezzarti da lontano dopo che io gli avrò parlato a lungo di te, della tua vita, al mio fianco. Comincerà a provare della riconoscenza per tutto quello che hai fatto. E quando torneremo non lo riconoscerai più.

Flora - Insomma questa partenza  è proprio  decisa!

Filippo - Se è l'unica soluzione per poter rimanere insieme noi tre!

Flora - Filippo, in tanti anni, non ho mai pesato su di te. Non ti ho mai chiesto un sacrificio. Ebbene, oggi, sono costretta a chiederti un grande favore: non partire.

Filippo - Ma Flora!

Flora - Non partire, Filippo!

Filippo - È assurdo.

Flora - È  pericoloso!

Filippo - Non vedo quali pericoli...

Flora - Lo sento! Questa partenza segnerebbe la fine di tutto,

Filippo - Sei pazza!

Flora - Possiamo trovare qualche altra soluzione e sono pronta a ridurre tutte le occasioni di trovarmi con lui. Appena il necessario, per gli occhi del mondo.   Ma  ti   prego,   rinuncia  a   questo   viaggio.

Filippo - Non sembri più la donna coraggiosa e intel­ligente  che   ho  sempre  conosciuto.

Flora - Non sono altro che una povera donna che difende la sua felicità. La sua vita. Il suo amore. Tutto. Non partire. Filippo!

Filippo - Flora, non fare così. Non credere che io sia felice di questa soluzione. Un viaggio simile, alla mia età... ma lo faccio per lui! Se ti dico che ritor­nerò...

Flora - Ma quando...  quando?

Filippo - Non lo so. Forse a Pasqua... forse anche prima. Una specie di resurrezione. Via, smetti quell'atteggiamento così sconfortato. Sorridi! (l'ac­carezza) Flora, non ricordi le burrasche che abbiamo passato? Anche in quei momenti il tuo sorriso era uno spiraglio di luce e di speranza. Mi hai portato fortuna sempre. E oggi, fallo per lui, per mio figlio!

Flora - Un   sacrificio   che   non   sarà  riconosciuto.

Filippo - Sta' calma ora. Torneremo su questo argo-mento prestissimo. E lo chiariremo in modo da infonderti la più assoluta tranquillità. Scusami. Vado di là. Devo chiudere le partite con Maner e Pironti.

Flora - Maner! Ecco vedi, quello è un uomo a cui sento  di  poter  ricorrere  in   qualunque  momento.

Filippo - Perché   proprio   a   lui?

Flora - Perché  mi   è  profondamente   devoto.

Filippo - Ah, e me lo dici così!

Flora - Come dovrei dirtelo?

Filippo - Flora, perché tenti di ingelosirmi? Non sei tipo tu per queste cose. A più tardi! (Esce a destra).

Lando (appare improvvisamente da sinistra. È eccitato. Flora non appena lo vede entrare fa l'atto di ritirarsi) - Aspetta tu!

Flora - Cosa  vuoi?

Lando - Ho visto ora la signora Pironti.

Flora - Non vorrai raccontarmi le tue imprese con quella donna!

Lando - Mi ha sciorinato tutta la gamma dei senti­menti umani fino ad arrivare a un progetto di fuga. Mi  congratulo  con  te.

Flora - Che c'entro io?

Lando - L'idea della fuga  è partita, da te.

Flora - È ridicolo.

Lando - Hai tentato tutte le vie per impedire ciò che fatalmente deve accadere. Ti sei perfino servita di una donna che disprezzi.

Flora - Mi sono limitata a condividere il suo desi­derio.

Lando - Ah, lo confessi!

Flora - Che cosa?

Lando - Che  vuoi  che io  me ne  vada.

Flora - Dal momento che qui nulla è di tuo gradi­mento.

Lando - Ah sì, io me ne andrò sicuramente da qui, ma non con lei. Le donne in fondo non sono i mi­gliori compagni di viaggio.

Flora - Farai  quello  che  vorrai.   (Si muove).

Lando - Non  ti  interessa  sapere  con  chi  partirò?

Flora - Finiamola  Lando.   So  già  tutto.

Lando - Ah, ti ha già parlato. Bene. Che cosa gli hai risposto?

Flora - Ti   prego,   tronchiamo   questo   discorso.

Lando - Chissà le parole di odio che sono uscite dalla tua bocca. Mi piacerebbe sentirle anch'io. Mi fa­rebbero   buona   compagnia.

Flora - Non odio nessuno, Lando. Nemmeno te. Anzi, sono perfettamente convinta dell'utilità di questo viaggio.

Lando - Davvero?

Flora - Sì. Sono anch'io del parere, che laggiù ritro­verai te stesso, la tua serenità. E ritornerai guarito.

Lando - Ammesso che mi decida a tornare. Ma di che cosa dovrei guarire?

Flora - Dalla   cattiveria   e   dall'ingratitudine.

Lando - Sono entrambe pienamente giustificate, bella signora.

Flora - Sei    molto    presuntuoso.

Lando - No. Sono giustificato dalla vita, così come mi è stata data. La sola, la vera responsabile della mia miseria,   sei  tu.

Flora - Ah si?

Lando - Sì, tu, anche se in un'epoca lontana hai com­piuto un gesto in apparenza grande, nobile. E' stato un calcolo, un piano preparato con arte malvagia per costringere una donna a diventare una disgra­ziata. Ma hai sbagliato i tuoi calcoli. Intatti mio padre non ha mai voluto sposarti perché sentiva che se lo avesse fatto si sarebbe macchiato di una grossa colpa, di quelle che non si perdonano.

Flora - Stai dicendo delle infamie.

Lando  -  Ho   parlato  a  lungo  con  lui..

Flora - Menti! Lui non può averti detto questo, non   può   perché   non   è   vero!

Lando - L'hai chiuso in un cerchio senza uscita, ma sono venuto io a liberarlo. E verrà via con me, per sempre.  Senza più ricordi, a cominciare dal tuo...

Flora - Bada Lando, bada a quello che fai!

Lando - Non ho paura delle tue minacce, povera donna.

Flora - Tu mi offendi senza pietà... e io invece ne ho ancora  tanta  per  te.

Lando - Ti dispenso da questo sentimento. Non so che  farmene della tua pietà.

Flora - Ti supplico,  non provocare l'irreparabile.

Lando (ridendo) - Che cosa vorresti fare? Mio padre ormai è dalla mia parte. Crede solo in me.

Flora - Mi  ama  ancora, come lo  amo io.

Lando - Ti ha amato. Ma da molto tempo confonde l'amore con l'abitudine.

Flora (cadendo di peso a sedere) - Sei perfido!

Lando - Finalmente ti vedo soffrire... È venuto il momento della rivincita. Soffri come hai fatto sof­frire   mia   madre.

Flora - Non dire questo! Per pietà di te stesso.

Lando  -  Cosa?

Flora (affannosamente) - No, no, non posso. Non fare che io manchi al mio giuramento.

Lando - Finiscila, commediante. Mio padre è nello studio, vero? (Si avvia ma sul limitare della por­ta si ferma) Ah, bada. Stasera pranziamo fuori e sarà così per molte altre sere. Devi cominciare ad abituarti  alla  solitudine.

Flora - Fermati!

Lando  -  Che  c'è  ancora?

Flora - Dove vai? Da tuo padre? Se cerchi lui, non è in quella  stanza!

Lando   -   Come!

Flora - Tuo padre non è là.

Lando - Non è in studio?

Flora - Filippo Malverni è nello studio, ma quello... non  è tuo padre.

Lando (avanzando verso di lei minaccioso) - Cos'hai detto?

Flora (ormai all'impossibilità di frenarsi) - Dico che ho taciuto anche troppo una verità tremenda che mi soffoca da quando hai messo i piedi qua dentro come un padrone. Non ti unisce nessun vincolo a questa casa. Nello studio c'è un brav'uomo che non ha mai saputo. Tuo padre, quello vero, è da tutta altra parte...  nella  strada... non ha nome,  non ha volto... uno dei tanti... Ecco, ora sai tutta la verità... tutta...

Lando (l'ha afferrata ai polsi) - Non è vero... dimmi che non è vero... maledetta... (Fa per colpirla. Flora china la testa. Lando la respinge con violenza e si passa una mano al viso)  Mia madre!...

Flora (è scivolata come stremata di forze su una poltrona) - Non ho mai parlato... avevo promesso, tu mi hai costretta...

Lando (tentando un ultimo gesto di ribellione) - Natural­mente hai le prove. Si possono buttare in faccia tante calunnie, ma questa è la più spaventosa e non si può se non si ha la sicurezza... Ci sono le prove,   no?

Flora - Sì. Mi furono affidate proprio da lei. Avrei dovuto distruggerle, invece le ho conservate. Pen­savo che un giorno avresti dovuto conoscere la verità...

Lando  -   Per stroncarmi,  come  ora.

Flora - No. Mi sarei rivolta a un uomo consapevole dei suoi sentimenti, di ogni atto della sua vita. E ti avrei indotto, qualora, ce ne fosse stato bisogno, a sti­mare quell'uomo che amo e che metto al disopra di tutto.

Lando - Non si può amare un simile imbecille!

Flora   - Lando!

Lando - È ora che apra gli occhi, che conosca tutta la realtà  di  queste  miserie.  E  sarò  io...   (si muove).

Flora - No, in nome del bene che Filippo ti vuole.

(Lando si ferma e si appoggia a un mobile come se le forze gli venissero meno. Guarda la donna come per invitarla   a   parlare).

Flora (lentamente senza guardarlo in faccia) - Quando tua madre mi chiamò pochi minuti prima della fine per dirmi tutto, ebbi un pensiero cattivo. Confessare ogni cosa. In questo modo mi sarei garantita il mio avvenire. Ma quando lo vidi curvo su di te che gli sorridevi, non ebbi il coraggio. E quando per diversi anni non ebbe più tue notizie, fui io a mantenere accesa la speranza della tua ri­comparsa. Ormai eri diventato una creatura nostra, soltanto nostra. (Pausa. Triste ma col tono di chi è ormai rassegnalo al proprio destino) - E che tu sia ormai padrone del tuo cuore lo prova la sua deci­sione di partire con te, di abbandonare tutto pur di vederti fiorire sulle labbra un sorriso buono. Sei tu il vincitore. Io rimarrò qui o altrove, non importa. Seguirò da lontano i suoi sforzi e la tua rinascita, ma se io non sarò più con lui, se non lotto più e mi rassegno, promettimi che non lo tradirai. Gli ri­marrai vicino e gli vorrai bene. Lo merita, credimi. E finirai per essere finalmente in pace anche tu. (Si porta un fazzoletto alle labbra per soffocare i singhiozzi).

Lando (durante lo sfogo della donna è rimasto fermo appoggiato al mobile. Ha continuato a fissare Flora, ma il suo sguardo è andato gradatamente spegnendosi. L'espressione dura e cattiva è scomparsa, anche la voce ha perduto i toni aspri e ha ora una inflessione profondamente dolorosa. Si muove lentamente, con sforzo, dirigendosi verso l'uscita).

Flora   (ancora sgomenta)   -   Lando   no...

Lando - Me ne vado, signora. Dopo quanto ho saputo non posso più rimanere. (Ad un gesto di lei) Non si deve preoccupare per me. Me la sono sempre cavata nella vita... Mi sento solo umiliato... avvilito... vuoto. Tutta la mia forza mi veniva dall'odio che avevo dentro. Il figlio con la sua vendetta da com­piere è stato battuto. Evidentemente il mio pro­getto era sbagliato fin dal suo concepimento. Se le è possibile, dimentichi questo giovane bilioso che le è passato accanto per un istante. Non le dico nem­meno di perdonarmi il male che le ho fatto. Forse lo farà. E'tanto buona lei!E a quell'uomo che sta di là, basterà dirgli una cosa qualsiasi... Sarà molto facile fargli credere che sono partito con un'altra persona... che mi ha legato per tutta la vita. Seguiterà ad amarmi da lontano. Tanto, avevo capito che non avrebbe mai potuto stimarmi. Ma lei gli sarà vicino e lo riavrà tutto per sé, come è giusto che sia.

(Flora tenta di sollevarsi) No, rimanga lì, al suo posto.

(Flora congiunge le mani e lo implora con gli occhi di rimanere, non avendo la forza di parlare)

No, io no. Non ne ho il diritto. Lei sì. Addio signora!

(Esce rapidamente. Flora si abbatte sullo schienale della poltrona).

Sipario