Karl Valentin
IL FINIMONDO
Ieri pomeriggio alle nove me ne stavo seduto al ristorante « L'arancia rossa marcita » e dato che il giorno prima avevo portato a riparare il mio orologio d'oro dal pasticciere mi è presa una fame cosi lancinante che come prima colazione mi sono ordinato per cena due porzioni di gelato di senape e un rapanello lesso. Siccome però sono proprietario di una casa e in ogni appartamento ho una famiglia piena di cimici, malgrado il mal di gola che ho già da ottantasette anni ho giocato « Attenti all'uomo bianco » coi figli del vicino. Proprio in quel momento il fotografo sfonda la finestra nella casa di dietro. In preda al panico mando a chiamare un maestro di cetra e quel tipaccio d'una cameriera sostiene di aver già acceso il fuoco nella ghiacciaia. Intanto il mio figlio più piccolo si toglie i calli dal gomito con la calamita, nella mensa popolare di Lipsia sulla Ruhr hanno confuso un cespo di radicchio con la nuova tariffa tranviaria, il sindaco tenta di salire sul rimorchio posteriore del telefono a gettoni, ma disgraziatamente non sa nuotare e con la cravatta di batik urta la torta alla panna appena sfornata e ci fa un buco. Nella confusione il guardiano del campanile di Sant'Emeran porta un'aringa alla Bismarck ai bagni dei cani, il rapido di Norimberga si è infilato sui binari del tram di Nymphenburg; tutti i vetturini di Monaco sono andati a confessarsi, e se per caso un vigile non fa suonare la sua «veglia in cima al Wendelstein, la fruttivendola chiede per un chilo di camicie da bambino un bacio dell'amicizia. Nonostante tutti i tentativi di costruire una piscina maschile per signore sulla cupola destra del campanile della Frauenkirche, l'ufficio del bambinello della fontana resta provvisoriamente chiuso e l'ergastolo per i bambini al di sotto dei dieci anni viene abolito a generale richiesta.
Se invece i pattinatori d Monaco essendo venuto a mancare il pane bianco, non dovessero far raddoppiare i loro pattini prima della fine dell'anno scorso, dovremo attenderci, a tutto svantaggio del turismo, forti precipitazioni temporalesche. Purtroppo però il sindaco si è dileguato nel nulla perché sul dirigibile Zeppelin non c'era il numero civico; disgraziatamente lui lascia la porta aperta e nel giro di cinque minuti gli spuntano quaranta pedicelli. Li rincorre, s'impiglia con le scarpe di gomma nelle frange della moglie, inciampa nel castello di sabbia del suo bambino di tre anni e grida: « Chi vuole andare sotto le armi? ». Tutto era perdonato e dimenticato, sua moglie ha venduto le sue vene varicose come bisce dal collare, la cuoca si è fidanzata col pappagallo, il padrone di casa ha fatto i gargarismi con le ipoteche e nella scatola dei maggiolini è scoppiata l'epidemia di stomatite. “Guai a voi, guai a voi” disse il benemerito maestro del gasometro. “Non giudicate se non volete essere giudicati” ; in quel momento si squarciano le nubi e con la folgore negli occhi avanzano diciotto facchini che annunciano la fine del mondo. A destra e a sinistra quattro vergini panate e dorate reggono in mano un panino al burro nichelato. L'aria vibrava come galantina di maiale, la terra sussultava, i Vesuvii sputavano miele e crauti. Civette notturne e diurne, giugnolini e avvoltoi svolazzavano come spettri sul pavimento, un vecchio pàté di fegato in preda al panico esplose e al termine del discorso subentrò all'improvviso la fine.