giallo in due parti e un epilogo
di IVANO BERTOLETTI
Personaggi:
Stefania
Lorenzo
Monica
Il commissario Ruperti
Davide
Castelli
Salone di un appartamento con arredamento moderno e lussuoso. La porta di sinistra conduce alla parte interna della casa, mentre la porta d'ingresso è a destra. Contro la parete di fondo c'è la libreria e in uno dei suoi scomparti, centralmente, c'è un giradischi.
« EPILOGO »
Una donna, con i capelli sciolti sulle spalle e con indosso una vestaglia azzurra, è di spalle al proscenio, il viso non riconoscibile, e sta mettendo un disco. Solo la sua persona è in penombra, mentre il resto della scena è completamente al buio. Le voci dei Beatles rompono il silenzio, ma, quasi contemporaneamente, il silenzio è devastato da due spari. La donna ha un sussulto e, senza un gemito, scivola lentamente sul pavimento, con il volto nascosto, rivolto verso la parete di fondo...
(si chiude il sipario.)
PRIMA PARTE
All'aprirsi del sipario la scena è vuota. Sul divano c'è una borsa di plastica con stampigliata la scritta di un negozio di abbigliamento. Dopo alcuni secondi entra da sinistra Stefania, vestita elegantemente. Ha in mano un sacchetto dell'immondizia, pieno e chiuso con un legaccio. Esce a destra. Poco dopo rientra, mette sul giradischi « Yesterday » dei Beatles, va al mobile bar, prende un bicchiere e una bottiglia di whisky e ne versa un poco. Si siede sul divano e, con più sorsi, beve il whisky. Tra un sorso e l'altro rimane con lo sguardo fisso nel vuoto. Terminato di bere, esce a sinistra con il bicchiere, e rimette la bottiglia al suo posto. Apre la borsa di plastica, ne estrae un maglione dal disegno e dai colori giovanili. Lo guarda per qualche istante, quindi lo indossa. Se lo sistema e sta per uscire a sinistra, quando suona il campanello. Stefania compie con il capo uno scatto improvviso, quasi spaventata dallo squillo. Rimane bloccata a fissare la porta d'entrata. È tesa. Secondo squillo.
Stefania - (ancora immobile) Chi è?
Monica - (da fuori) Sono io, Monica.
Stefania - Ah, sei tu. (si rilassa) Ti apro subito. (toglie il disco, va alla porta e apre. Entra Monica con una borsa-valigia che depone subito sul pavimento. Le due donne si abbracciano.)
Monica - Ciao. Come stai?
Stefania - Bene. E la mia nipotina come va?
Monica - Ottimamente. Anche se, ormai, non sono più una « nipotina », visto che da poco sono già ventidue.
Stefania - (ha un sorriso amaro) « Già ventidue ». Che cosa dovrei dire dei miei trent’otto? Se i tuoi sono « già » così tanti, allora io cosa sono, un fossile?
Monica - (arretra di un passo, guardandola) Sei in splendida forma, Stefania. Sei sempre una donna di classe. Che bel maglione! È nuovo?
Stefania - Doveva essere una sorpresa, invece mi hai colta in flagrante.
Monica - Una sorpresa?
Stefania - (indicando il maglione) Questo è per te; l'ho appena comperato in un negozio del centro. È il mio regalo, anche se in ritardo di qualche giorno, per il tuo compleanno. Spero che ti piaccia.
Monica - (sorride) Oh, grazie, Stefania, grazie tante. (la bacia) È veramente originale. Toglimi una curiosità, però, come mai lo indossi?
Stefania - L'avevo già provato in negozio, in quanto abbiamo la medesima taglia. E, non so, così, adesso ho voluto rimetterlo. Forse perché mi fa sembrare più giovane. (guarda la nipote) O forse più stupida.
Monica - Insisti, eh? Non vuoi proprio rinunciare alla tua autocommiserazione. E fai male; per me ti sta benissimo.
Stefania - Ti ringrazio per la tua comprensione. (amara) Almeno da parte tua, perché per il tempo questo vocabolo non esiste. Il tempo è implacabile: dapprima lentamente, poi sempre più veloce macina i tuoi anni, li schiaccia inesorabilmente.
Monica - Lo sai che ho letto una frase di non so più chi, che diceva: « Non è il tempo che passa, ma siamo noi che passiamo ».
Stefania - (abbozza un sorriso) Il risultato non cambia. Il tempo è una corrente eterna che spesso rischia di affogarti.
Monica - Che cosa vuoi dire?
Stefania - (scuotendo il capo) Niente. Lasciamo perdere queste tristi elucubrazioni. (si toglie il maglione, si siede sul divano e mentre lo ripiega) Dimmi piuttosto come mai sei arrivata in anticipo. Ti aspettavo fra un'ora.
Monica - Beh, sono partita prima del previsto e poi, stranamente, ho trovato poco traffico dalla mia cittadina alla grande Milano.
Stefania - (ripone il maglione nella borsa di plastica) O forse hai esagerato con la velocità. So che ti piace premere sull'acceleratore. È un difetto di voi giovani.
Monica - (ride) Devo ammettere che hai indovinato. Non ho mai impiegato così poco tempo a percorrere i chilometri che mi dividono da casa tua.
Stefania - (porge la borsa di plastica a Monica) Tieni. Se vuoi portare la tua borsa di là (indica a sinistra), la camera è sempre quella.
Monica - Grazie ancora. (prende il maglione, si alza, e raccoglie la borsa da viaggio.)
Stefania - Ti preparo qualcosa da bere?
Monica - Sì, prenderei volentieri un aperitivo.
Stefania - (alzandosi) Ottima idea. Ti farò compagnia.
(Monica si avvia a sinistra e poi esce. Stefania, in piedi, rimane a fissarla. Quindi va al mobile bar e prepara i due aperitivi. Rientra Monica.)
Monica - Come sta Lorenzo? (prende il bicchiere che Stefania le porge.)
Stefania - (sedendosi sul divano) Lui sta bene. (guarda l'orologio) Fra non molto sarà a casa, sempre che qualche riunione improvvisa con il Direttore Generale non lo trattenga più del solito.
Monica - (si siede anche lei sul divano; entrambe cominciano a sorseggiare gli aperitivi) Beh, un Direttore Commerciale come lo è Lorenzo non ha limiti d'orario. La sua è una posizione di primo piano nell'ambito aziendale e questo comporta vantaggi, soprattutto economici, ma anche svantaggi, come la più completa disponibilità.
Stefania - Già, è vero. (fissa il proprio bicchiere) Vedo che conosci molto bene l'attività di mio marito.
Monica - Indirettamente, in quanto ritengo che sia molto simile a quella del Direttore Commerciale della mia azienda. (breve pausa) Pensi che Lorenzo riuscirà a facilitare la mia assunzione?
Stefania - Credo proprio di sì. Anche se toccherà a te fare una buona impressione. Domani avrai il primo colloquio, vero?
Monica - Sì, con il Direttore del Personale.
Stefania - Come mai questa decisione? Sei stanca del tuo ambiente di lavoro?
Monica - Così, un insieme di motivi. Voglia di novità, di provare in un'azienda più grande, di vivere a Milano giorno e notte. Il desiderio di cambiare, di fare nuove esperienze. Se non lo faccio a questa età...
Stefania - Giusto. È la ricerca del nuovo una delle caratteristiche della gioventù. Anche se alcuni la definiscono « insoddisfazione ». (Ha terminato di bere e depone il bicchiere sul tavolino.)
Monica - (brusca) Non è il mio caso.
Stefania - E la mamma?
Monica - Oh, mamma sta benissimo. (beve, poi depone il bicchiere ormai vuoto) Forse si risposa. (Stefania, pensierosa, ha ancora lo sguardo perso nel vuoto. Non risponde) Ho detto che forse si risposa.
Stefania - (come destandosi) Scusami, Monica. Chi si risposa?
Monica - (sorridendo) Mia mamma, tua cognata.
Stefania - (meravigliata) Virginia?! Ma non mi ha mai detto nulla. Anche durante l'ultima telefonata non ne ha accennato minimamente.
Monica - Beh, è un argomento delicato; poi niente è ancora sicuro, e tu lo sai che la mamma su queste cose è molto riservata.
Stefania - Sono veramente sorpresa.
Monica - È più che naturale, non sono fatti che succedono tutti i giorni.
Stefania - E lui, chi è?
Monica - (scherzosa) Ecco la sua scheda: proprietario di un maneggio; cinquant'anni, quindi solo quattro in più della mamma; vedovo pure lui, con una figlia già sposata.
Stefania - E quando si sono conosciuti?
Monica - Mi sembra circa quattro mesi fa. Sì, poco prima delle mie ferie estive. La mamma ha accompagnato un'amica al maneggio e da lì è nato tutto quanto,
(con ironia) insomma, è sbocciato il grande amore.
Stefania - (risentita) Perché usi questo tono ironico? Non credi possibile l'amore a quell'età? Pensi che sia un privilegio di voi giovani?
Monica - Ma no, figurati. So che l'amore non conosce età. È che mi devo abituare all'idea di vedere la mamma comportarsi come una ragazzina: l'attesa della telefonata, il prepararsi all'appuntamento... Io, comunque, sono molto felice per lei. La vedo più serena, con tanta voglia di vivere. Ti dirò, spero tanto che tutto finisca in un bel matrimonio.
Stefania - Avrai un nuovo padre.
Monica - Non credo proprio. Se mi stabilirò qui, a Milano, i miei rapporti con lui saranno sporadici. Sinceramente però devo ammettere che come uomo non mi dispiace, è molto simpatico.
Stefania - (dopo una pausa) E tu? I tuoi legami sentimentali? Sei sempre con Giorgio?
Monica - (per un attimo è confusa) Che cosa? io?... no, ci siamo lasciati, anzi, se devo essere sincera, l'ho lasciato io, cinque mesi fa.
Stefania - Come mai? ti eri stancata di lui?
Monica - Non lo so. La verità è che mi sono innamorata di un altro. (silenzio)
Stefania - Se preferisci non parlarne.
Monica - È che la mia situazione tu la definiresti signorilmente « irregolare ».
Stefania - (intreccia le dita, stringendole) Cioè?
Monica - Beh, sono innamorata di un uomo con alcuni anni in più dei miei. Anche lui è completamente pazzo di me.
Stefania - Non credo che la differenza di età sia un ostacolo all'amore. Conosco alcune di queste coppie che vivono felicemente, forse meglio di tante altre.
Monica - Pienamente d'accordo. Però, Stefania, nel mio caso la vera « irregolarità » non è la differenza di età.
Stefania - (quasi sottovoce) E quale, allora?
Monica - Lui è sposato da parecchi anni. (Stefania tace) Ti ho scandalizzata?
Stefania - E la moglie lo sa?
Monica - No.
Stefania - Non voglio fare la moralista, ma ti rendi conto che stai rovinando una famiglia? Hanno figli?
Monica - Fortunatamente no. Non credere che la colpa sia solo mia. I colpevoli sono sempre in due, anzi, magari la vera e unica colpevole è la moglie che non riesce a renderlo felice.
Stefania - (contrariata) La tua mi sembra un'affermazione alquanto paradossale. La moglie, la vittima, diventa la responsabile di questo disordine. Assurdo. Quindi tu ti ritieni nel giusto.
Monica - Non dico questo. Io sono solo innamorata. Lo voglio, capisci. Sei una donna e certamente sai cosa voglio dire. Noi donne innamorate siamo angeli ma, se occorre, anche diavoli e siamo disposte a tutto.
Stefania - È vero. Anche la moglie però caverà fuori le unghie per non perderlo.
Monica - (sicura) Non le basterà. È una battaglia impari, perché io ho un'arma che lei non possiede più: i miei ventidue anni.
Stefania - (alzandosi, amara) Oggi non esistono più schemi morali. Tu sei una degna figlia del nostro tempo.
Monica - Cara Stefania, se vuoi emergere, non solo devi saper nuotare, ma devi lottare per non finire affogata.
Stefania - Magari affogando gli altri.
Monica - Se occorre, sì.
Stefania - Mors tua, vita mea.
Monica - Già.
(Da destra entra Lorenzo con una ventiquattrore).
Lorenzo - Oh, Monica, sei già qui? Ciao, Stefania. (la bacia, mentre Monica si alza) Ciao, Monica. (la bacia)
Stefania - (guarda l'orologio) Oggi sei riuscito a tornare presto. Sono le sei meno un quarto.
Lorenzo - Eh, sì, mezz'ora fa avevo già lasciato il mio ufficio, per correre a casa a ricevere nostra nipote, invece sono stato preceduto. (a Monica) A proposito, come va?
Monica - Tutto bene.
Lorenzo - Anche il viaggio?
Monica - Sì.
Stefania - A parte la forte velocità.
Lorenzo - Il solito vizio, vero Monica?
Monica - (con ironia) Ti prego, Lorenzo, non cominciare con la predica; ci ha già pensato Stefania a redarguirmi.
Stefania - Senza risultato.
Lorenzo - Me ne guardo bene, lo so che sarebbero parole al vento.
Monica - Sono una nipote ribelle. E la nipote ribelle vuole sapere cosa deve fare domani.
Lorenzo - Ah, sì, certo. Prima fammi sistemare questa. (indica la valigetta e si dirige a sinistra, poi si ferma) E non dimenticatevi che questa sera siete invitate a cena, da me. Ho già prenotato.
Monica - Bene. E dove si va?
Lorenzo - In un nuovo locale. Sarà una sorpresa anche per te, Stefania. (esce)
Monica - Cosa c'è? Non mi sembri molto entusiasta dell'idea di uscire.
Stefania - Diciamo che non ne sono dispiaciuta, anche perché non dovrò occuparmi della cena.
Monica - Però a te è sempre piaciuto cucinare.
Stefania - È vero. Solo che questa sera non ne ho voglia e non ho molta fame.
Monica - Su, vedrai che davanti a piatti prelibati, già pronti, ti tornerà l'appetito.
Stefania - Lo spero. (rientra Lorenzo) Non ti ho ancora chiesto sino a quando ti fermi.
Monica - Tre o quattro giorni dovrebbero bastare per i miei colloqui, vero Lorenzo?
Lorenzo - Senz'altro. (sorridendo) In settimana si deciderà il tuo destino.
Stefania - Beh, adesso vi lascio, vado a farmi una doccia, ne sento proprio il bisogno.
Monica - Ciao.
Lorenzo - A dopo. (Stefania esce. Lorenzo e Monica si guardano) Vedo che avete già bevuto. (indica i bicchieri) Per favore, mi prepari qualcosa?
Monica - E cioè?
Lorenzo - Whisky. (Monica esegue) È da molto che sei arrivata? Monica - Un quarto d'ora. (Con il bicchiere pronto si avvicina a Lorenzo, glielo porge e la matto di lui lo prende, sovrapponendosi a quella di lei. Monica fa per avvicinarsi ancora di più. ) Lorenzo - (a voce bassa) No. (Monica stacca la mano dal bicchiere e Lorenzo allora sì dirige alla porta di sinistra, e con voce normale) La mamma come sta? (socchiude la porta e tende l'orecchio.)
Monica - Benissimo. È solo un po' preoccupata dell’eventuale mio trasferimento a Milano. (Lorenzo, sempre fermo accanto all'uscio, fa un cenno negativo con l'indice della mano.)
Lorenzo - Beh, si abituerà, ormai non sei più una bambina.
Monica - Ho l'impressione che per lei lo sarò sempre.
Lorenzo - (ancora immobile presso la porta) Come tutte le madri.
Monica - Per che ora è fissato il colloquio?
Lorenzo - Domani pomeriggio, alle due. (le fa cenno di tacere; ascolta attentamente per qualche secondo, poi chiude la porta e con il capo annuisce, avvicinandosi alla nipote. Depone il bicchiere vuoto. Ora sono una di fronte all'altro. Si fissano per pochi attimi e quindi si abbracciano) (sussurrando) Amore mio.
Monica - (anche lei in un sussurro) Amore, amore. (si baciano, ma Monica si stacca quasi subito) Dobbiamo fare attenzione. Non possiamo rischiare di farci scoprire proprio ora.
Lorenzo - Hai ragione. Ma non corriamo nessun pericolo; Stefania è sotto la doccia e per un po' potremo stare tranquilli. Vieni, sediamoci.
Monica - (mentre si siedono sul divano) Non sospetta nulla?
Lorenzo - Assolutamente no.
Monica - Ne sei sicuro?
Lorenzo - Perché me lo chiedi? Ti ha forse fatto capire di sapere della nostra relazione?
Monica - (dubbiosa) Mah, non so. Prima che tu arrivassi ha volutamente fatto cadere il discorso sui miei legami sentimentali, come se volesse mettermi alla prova.
Lorenzo - (allarmato) Che cosa?
Monica - Mi ha domandato se stavo ancora con Giorgio.
Lorenzo - E tu, come hai risposto?
Monica - (scrollando le spalle) Le ho solamente detto che mi sono innamorata di un uomo sposato, con alcuni anni in più dei miei. Non può averti collegato a me solo per questo. (breve pausa) A meno che non fosse già a conoscenza di qualcos'altro.
Lorenzo - Impossibile. Ti posso assicurare che non sa niente di noi due.
Monica - Sei certo di non esserti mai tradito?
Lorenzo - Sì, perché nei suoi confronti mi sono sempre comportato come prima che tu entrassi nella mia vita. Per Stefania io continuo a essere un ottimo e fedele marito.
Monica - (sempre dubbiosa) Eppure... devi sapere che poi ha proseguito con un certo discorso sulla moralità del mio comportamento che mi ha lasciata molto perplessa.
Lorenzo - (le prende le mani) Non ti preoccupare. Lo sai già che Stefania è molto rigida sulla fedeltà coniugale. Non ammette sbandate di nessun tipo. In questo è una donna d'altri tempi. Mi immagino la sua reazione davanti alla realtà di una nipote che le confida di andare con un uomo sposato. (Si fissano, in silenzio, per alcuni istanti.)
Monica - Non c'è alternativa alla nostra decisione?
Lorenzo - Purtroppo no. Solo due giorni fa parlavamo di una coppia, nostri amici. Lui ha lasciato la moglie e Stefania ha detto: « Ricordati, Lorenzo, io non permetterò mai che ci succeda una cosa del genere. Tu sei mio, per sempre ».
Monica - (sarcastica) Proprio una donna tutta d'un pezzo, la zietta. Non ci lascia nessun'altra possibilità. (abbozza un sorriso) Si può dire che è lei a rendere obbligatoria la nostra scelta.
Lorenzo - Basta, non parliamo più di lei. Dobbiamo procedere come stabilito.
Monica - Sì, ma occorre che rivediamo il tutto in ogni dettaglio. Come la prova generale di una compagnia teatrale, prima del debutto.
Lorenzo - Va bene. (si alza) Meglio non correre rischi. (esce a sinistra, mentre Monica si accende una sigaretta. Lorenzo rientra quasi subito.)
Monica - Possiamo parlare?
Lorenzo - Sì, è ancora sotto la doccia. Ne avrà per parecchio tempo prima che esca dal bagno. (si siede)
Monica - È indispensabile vedere le cose con l'occhio della polizia e sollevare tutte le obiezioni possibili, anche le più stupide.
Lorenzo - Analizziamo ogni fase: il prima, il durante, il dopo. La pistola?
Monica - È sul fondo della mia borsa da viaggio.
Lorenzo - Carica?
Monica - No, la caricherò poco prima di usarla. Ho sei proiettili.
Lorenzo - Quanti colpi?
Monica - Non più di due. Meno colpi, meno rumore.
Lorenzo - Provenienza dell'arma?
Monica - Sconosciuta. Con i tuoi soldi non è stato difficile procurarla.
Lorenzo - Sei sempre convinta che spetta a te compiere il delitto?
Monica - Più che mai. Quando una moglie viene uccisa, il primo indiziato è il marito. Non è roba da romanzi gialli, è la realtà. Il tuo dovrà essere un alibi di ferro, inattaccabile.
Lorenzo - Ora del delitto?
Monica - Domani, quando ritornerò qui dopo il colloquio che avrò avuto con il tuo Capo del personale.
Lorenzo - Io sarò impegnato tutto il pomeriggio in a-zienda con dei clienti stranieri. Quindi il mio alibi sarà perfetto.
Monica - I vicini degli altri tre appartamenti?
Lorenzo - I due del piano superiore non ci sono. Un appartamento è vuoto, l'altra famiglia tornerà soltanto la settimana prossima. Valeria, la nostra amica dell'appartamento accanto, domani, come ogni mercoledì, sarà da sua madre.
Monica - Perfetto, tutto come previsto.
Lorenzo - Come avverrà il delitto?
Monica - Quando sarò rientrata mi cambierò d'abito. Poi chiederò a Stefania di mettermi un disco per festeggiare il buon esito del primo colloquio. Così la musica coprirà un poco il rumore dei colpi. (pausa) Poi le sparo.
Lorenzo - Con i guanti?
Monica - Sì, con i guanti.
Lorenzo - Cosa fai subito dopo?
Monica - Mi rimetto il vestito di prima, così qualsiasi eventuale analisi della polizia su di esso darà esito negativo. Poi devo simulare un furto riuscito, con l'assassinio della padrona di casa. Apro alcuni cassetti lasciando in disordine il contenuto. Prendo i gioielli di Stefania e il poco contante che avete in casa. Il contante lo tengo io, mentre i gioielli, insieme alla pistola e ai miei guanti, li metto nel sacchetto dell'immondizia. Lo chiudo ed esco a buttarlo nell'apposito contenitore. Rientro e quindi telefono alla polizia.
Lorenzo - E le chiavi di casa?
Monica - Saranno nella toppa, all'interno. Un indizio in più: Stefania ha aperto all'assassino.
Lorenzo - Interrogatorio. « Quando e come ha trovato il cadavere? »
Monica - « Sono rientrata a casa direttamente dall'azienda di mio zio, dove ho avuto un colloquio pre-assunzione. Ho trovato la porta aperta. Appena entrata ho visto il corpo di mia zia sul pavimento. »
Lorenzo - « Ha toccato il cadavere? »
Monica - « No, ho capito dal sangue e dalla rigidità che
era morta. » Lorenzo - « Ha notato qualcuno prima di entrare? »
Monica - « Nessuno. » Non pensi che sia meglio che dica di aver incontrato un uomo che usciva dalla palazzina. Potrebbe avvalorare di più la tesi del furto.
Lorenzo - (deciso) No, mai. Ti chiederebbero l'identikit, come era vestito e tutto il resto. E alla fine si ac-corgerebbero che hai inventato tutto. No, non avrai visto nessuno. È più semplice, più lineare. Il delitto è avvenuto solo pochi minuti prima che tu entrassi. La sparizione dei gioielli, del denaro e il disordine saranno più che mai sufficienti per addossare la responsabilità a uno sconosciuto. Chiaro?
Monica - Va bene.
Lorenzo - « Cosa ha fatto quando è giunta dinanzi all'uscio di casa? »
Monica - « Ho suonato ripetutamente, ma non ricevendo risposta ho provato a girare la maniglia e mi sono accorta che la porta non era chiusa a chiave. »
Lorenzo - « A che ora è rientrata? »
Monica - « Un minuto prima che vi telefonassi. Ero terrorizzata dalla scoperta e ho pensato subito alla polizia. Così vi ho chiamati immediatamente. »
Lorenzo - « La serratura non presenta segni di scasso e la chiave era nella toppa, quindi sua zia ha aperto all'assassino. Le risulta che apriva facilmente a sconosciuti? »
Monica - « Veramente, non lo so come si comportava in queste occasioni. » Lorenzo, questo lo chiederanno anche a te.
Lorenzo - Dirò che io le raccomandavo di fare attenzione quando si presentava gente estranea. Solo questo.
Monica - Beh, la polizia penserà che il ladro è riuscito a convincerla a farlo entrare.
Lorenzo - « Che cosa ha toccato? »
Monica - « Niente. Solo il telefono. »
Lorenzo - (con un gesto della mano) Aspetta. Fammi controllare di nuovo. (esce a sinistra, per rientrare poco dopo) È ancora in bagno. (si siede nuovamente) « Come erano i rapporti tra i suoi zii? »
Monica - « Ottimi. Per me si volevano veramente bene. Penso che i loro amici possano confermarlo. » La polizia scaverà comunque nella tua vita.
Lorenzo - Non troveranno nulla. I nostri incontri sono avvenuti sempre lontano da Milano, in altre città, quando io ero in trasferta per motivi di lavoro. « Faremo il possibile per trovare l'assassino. »
Monica - « Ne sono convinta. Arrivederci. »
(I due si appoggiano soddisfatti alla spalliera del divano. Si sorridono, mentre Lorenzo le stringe la mano.)
Lorenzo - È fatta, amore.
Monica - Sì, amore mio, sì. (rimangono in silenzio per alcuni attimi) E dopo?
Lorenzo - Dopo sarà necessario fare attenzione come prima, forse più di prima. La polizia non mollerà l'osso con facilità.
Monica - Ma dovrà arrendersi all'evidenza. Un delitto perfetto.
Lorenzo - No, Monica, non esiste il delitto perfetto. Esistono solo casi rimasti insoluti. E il nostro andrà a ingrossare il numero.
Monica - E la polizia sarà costretta ad archiviare il caso.
Lorenzo - La mia vita sarà irreprensibile. Un uomo solo, distrutto dalla tragica perdita dell'adorata moglie, troverà nel proprio lavoro la forza per continuare a vivere. Tu tornerai a casa tua sino al momento dell'assunzione, che potrà avvenire non prima di un mese. Poi, a Milano, abiterai per alcuni mesi in un altro appartamento e in questo periodo i nostri saranno normali rapporti tra zio e nipote. Dopo, finalmente, il nostro amore potrà diventare pubblico, con tutti i sacri crismi dell'ufficialità.
Monica - Ancora lunghi mesi di sentimenti nascosti.
Lorenzo - (deciso) Non abbiamo alternative. Dobbiamo agire con accortezza se vogliamo chiudere definitivamente e nel migliore dei modi il cerchio.
Monica - Lo so, Lorenzo, lo so che è meglio così. Tutti dovranno credere che lo zio, rimasto solo nel dolore, troverà una nuova ragione di vita nell'amore che è nato tra lui e la propria nipote. (ironica) Dopo la notte, l'alba; dopo la violenza, la speranza; dopo la tragedia, l'amore. Veramente una bella commedia.
Lorenzo - Che dobbiamo recitare al meglio, sino in fondo, se non vogliamo destare sospetti e rischiare di ritrovarci tra i piedi la polizia.
Monica - E questa casa?
Lorenzo - Costituirà il degno epilogo. La venderò. E i due colombi costruiranno altrove il loro nido d'amore. Un motivo più che valido per gli altri, perché queste mura, testimoni dell'omicidio della moglie, non si addicono a ricominciare una nuova vita. I terribili ricordi di quel giorno sarebbero troppo vivi, palpabili. Ed è così, anche se la verità non è la loro verità. (Monica, silenziosa, con lo sguardo lontano, sorride) A cosa stai pensando?
Monica - Sognavo. Domani e tutti i mesi d'attesa erano volati via, nel nulla. C'eravamo noi due, liberi, felici, innamorati.
Lorenzo - (sussurrando all'orecchio di Monica) Non è un sogno. Basta saper attendere e tutto si compirà.
Monica - E la commedia sarà finita. (accentuando) Il sipario calerà definitivamente. (ridono. Squillo di campanello. Entrambi reagiscono con uno scatto del capo, fissando la porta d'ingresso. Attimi di silenzio) Chi può essere?
Lorenzo (nervoso) Non so, non aspetto nessuno.
Monica - Calmati, non abbiamo nulla da temere, almeno per ora. (nuovo squillo) Su, vai ad aprire.
(Lorenzo si alza e va ad aprire. Entra il commissario Ruperti. )
Ruperti - Buonasera. Sono il commissario Ruperti della Squadra Mobile, sezione omicidi.
(Lorenzo, in piedi, e Monica, seduta, restano come paralizzati, senza proferire parola. Ruperti li osserva, in silenzio, per alcuni secondi, poi si chiude il sipario.)
Fine Prima Parte
SECONDA PARTE
Senza soluzione di continuità. Ancora qualche secondo di silenzio.
Ruperti - Ho forse detto qualcosa che non va?
Lorenzo - No... è che... un commissario di polizia...
Monica - Non ci aspettavamo...
Lorenzo - È l'ultima persona che pensavo di trovare sull'uscio.
Ruperti - (fa alcuni passi, volgendo loro le spalle e guardando intorno) È vero. Noi siamo sempre inattesi e la nostra improvvisa comparsa in scena, di solito, causa apprensione. (si ferma e si gira verso i due) Ma voi mi sembrate addirittura scioccati dalla mia intrusione.
Monica - (non più titubante) Beh, è la prima volta che vedo un commissario in carne e ossa, e, lo ammetto, sono al massimo della sorpresa.
Lorenzo - Anch'io, quasi stento a crederci.
Ruperti - E già. Come se fossimo degli extraterrestri. Invece esistiamo e facciamo parte di questo mondo che magari ci snobba, ma che, quando occorre, ci chiama. (sorride) E allora, come adesso, può succedere che il semplice cittadino abbia un incontro ravvicinato del terzo tipo.
Lorenzo - È certo che non ci sia un errore?
Ruperti - Me l'aspettavo. Questa è la domanda di prammatica che immancabilmente mi viene rivolta da una persona su due. Beh, direi di iniziare con le presentazioni; io l'ho già fatto. (a Lorenzo) lei è...
Lorenzo - Lorenzo Pasetti, e lei è Monica, mia nipote.
Ruperti - Nipote per quale vincolo di parentela?
Monica - Mio padre era il fratello della moglie di Lorenzo.
Ruperti - Era?
Monica - È morto quattro anni fa.
Ruperti - Mi spiace. Abita con lo zio?
Monica - No, da oggi sono ospite per tre o quattro giorni. Vivo a Luino, con mia madre.
Ruperti - La conosco, Luino, non sua madre. Bella cittadina. Ci sono stato più di una volta. Quand'ero ragazzo ho trascorso parecchie vacanze estive in un pae-sino di montagna, vicino a Luino. Mia zia aveva una casa in affitto. Viene spesso a Milano?
Monica - Raramente.
Lorenzo - È da me in quanto sta per essere assunta nellasocietà dove lavoro.
Ruperti - C'è qualcun altro in casa?
Lorenzo - Mia moglie. È di là, è sotto la doccia.
Ruperti - (breve pausa, poi a Lorenzo ancora in piedi) Non è meglio che ci sediamo?
Lorenzo - (distratto) Come?... ah, sì, certo. (si siede sul divano,. accanto a Monica, mentre il commissario si accomoda su una sedia attorno al tavolo.)
Ruperti - (guardandoli) Sono meravigliato. Monica - (sospettosa) Di che?
Ruperti - Di voi due. È forse la prima volta che non mi si chiede « che faccio qui ».
Monica - Volevo porle questa domanda, ma mi sembrava troppo scontata.
Ruperti - Signor Pasetti, ritengo che lei conosca i vicini dell'appartamento accanto.
Lorenzo - Davide e Valeria? Certo. Sono amici miei e di mia moglie.
Ruperti - (a Monica) E lei?
Monica - Solo di vista.
Ruperti - Il motivo della mia presenza è dovuto a Valeria, la sua amica, sig. Pasetti. Vede... dovrei essere abituato a dare certe notizie, ma non è così, glielo assicuro.
Lorenzo - (allarmato) Che cosa le è successo?
Ruperti - (breve pausa) Valeria è morta. È stata uccisa.
Lorenzo - (balzando in piedi) Cosa?!
Monica - (con gli occhi sbarrati) No.
(Ruperti tace e li osserva. Monica, freneticamente, si accende una sigaretta; Lorenzo, teso, fa due passi verso il proscenio, si gira, va al mobile bar e si versa del whisky.)
Lorenzo - Ne vuole?
Ruperti - No, grazie, sono in servizio. E poi non bevo mai superalcoolici. Mi piace il vino, quello sì. Io bevo vino dei colli piacentini. Ogni anno faccio il pieno direttamente dal produttore e poi lo imbottiglio insieme a un mio amico. Non è vino pregiato come quello che certamente beve lei, ma è buono, vivo, gustoso. (Lorenzo con due sorsi ha vuotato il bicchiere. Monica fuma, senza guardare il commissario. Hanno entrambi paura di porre domande, soprattutto temono le risposte. Dopo una pausa e scuotendo leggermente il capo) Siete sorprendenti, lo sapete, tutti e due.
Monica - (fissandolo) Perché?
Ruperti - Ma, scusatemi, non mi chiedete nemmeno come è stata assassinata Valeria. Almeno per curiosità.
Lorenzo - Ha ragione. È che sono stato... come dire... folgorato dalla notizia. Valeria è una mia cara amica.
Ruperti - Era, ormai.
Monica - Io, in pratica, non la conoscevo, ma sono sconvolta dalla sua morte per assassinio. Chi l'ha uccisa?
Ruperti - (accenna un sorriso) Ehi, adesso corre troppo. È mio compito scoprirlo e sto lavorando per questo. E mi occorre anche il vostro aiuto.
Monica - Come possiamo...
Ruperti - (interrompendola) È semplice, dovete solo rispondere a qualsiasi tipo di domande, anche le più strane e indiscrete.
Lorenzo - (sedendosi vicino a Monica) Come vuole. Siamo a sua completa disposizione.
Ruperti - Valeria è stata uccisa nel suo appartamento, con due colpi di pistola.
Lorenzo - (sorpreso dal particolare) Quando è avvenuto il delitto?
Ruperti - Secondo la mia esperienza, approssimativamente un'ora fa. Il medico legale sarà in seguito più preciso. (guarda l'orologio) Quindi verso le diciassette e un quarto, diciamo dalle diciassette in poi.
Monica - (incredula) Due colpi, ha detto?
Ruperti - Sì, due colpi all'altezza del cuore. Ha sentito qualcosa?
Monica - No, impossibile. Vede, io sono arrivata verso le cinque e mezza, e in casa c'era Stefania, mia zia. Da allora non abbiamo udito alcun colpo. (Ruperti, nel frattempo, estrae da una tasca un quadernetto e una penna biro, e prende nota dell'orario di Monica. Sul quadernetto, che lascerà sempre sul tavolo sino a quando se ne andrà, segnerà soltanto gli orari che verranno dichiarati dagli interrogati.)
Ruperti - (a Lorenzo) E lei, quando è rientrato?
Lorenzo - Alle sei meno un quarto. (a Monica) Ti ricordi che Stefania ha detto l'ora, perché ero tornato prima del solito. (Monica annuisce, mentre il commissario annota nuovamente.)
Ruperti - (a Lorenzo) Quando ha visto per l'ultima volta Valeria?
Lorenzo - Ieri sera, a casa sua. Io e mia moglie siamo stati invitati a cena. Abbiamo trascorso una tranquilla serata in compagnia e niente faceva presagire...
Ruperti - A che ora vi siete lasciati?
Lorenzo - Poco prima delle undici; non facevamo mai tardi.
Ruperti - Erano frequenti questi incontri?
Lorenzo - Beh, ogni tanto si cenava insieme, o da noi o da loro.
Ruperti - Facevate altro in comune?
Lorenzo - Sì, gliel'ho detto che siamo amici. Ad esempio, più di una volta siamo andati a teatro insieme.
Monica - Mi scusi, ma tutto questo lo può chiedere al marito.
Ruperti - Signorina, lasci a me i metodi d'indagine. Le dico solamente che più risposte si hanno alle medesime domande, più ci si avvicina alla verità.
Lorenzo - E Davide lo sa? dov'è?
Ruperti - È stato il marito a scoprire il cadavere e ad avvertirci.
Lorenzo - Quando l'ha trovata?
Ruperti - (guarda il quadernetto) Dice di essere arrivato a casa alle sei meno dieci. Noi abbiamo ricevuto la sua telefonata alle sei meno otto. Alle sei eravamo qui.
Monica - Siete stati rapidi.
Lorenzo - Il commissariato non è molto distante dalla nostra palazzina.
Monica - Ma non c'è alcun indizio che possa far supporre il perché dell'omicidio?
Ruperti - Qualche cosa c'è. (a Lorenzo) Lei sa se Valeria apriva facilmente a sconosciuti? Lorenzo - (meravigliato) Perché?
Ruperti - La prego, non mi risponda con una domanda.
Lorenzo - Mi scusi. Per quello che ne so, Valeria era molto prudente. Non si fidava di nessuno.
Ruperti - Lo stato in cui abbiamo trovato l'appartamento fa pensare a un ladro. Alcuni cassetti erano a soqquadro e, secondo il marito, sono spariti i gioielli della moglie e tre o quattrocentomila lire. (Lorenzo e Monica si guardano allibiti) La porta non presenta segni di effrazione. (c'è smarrimento, paura negli occhi dei due)
Monica - Perché l'avrebbe uccisa?
Ruperti - Non so, forse Valeria ha reagito. Anche se, stranamente, è stata colpita alle spalle. I fori d'entrata dei proiettili non lasciano dubbi.
Lorenzo - Magari Valeria cercava di fuggire dalla casa, di nascondersi.
Ruperti - (si alza, pensieroso) Può darsi. (va alla finestra) Come erano i rapporti tra Davide e Valeria? (voltandosi) Naturalmente lo chiedo a lei, signor Pasetti.
Lorenzo - (resta indeciso un attimo) Buoni, per non dire ottimi. Era una coppia molto unita.
Ruperti - (guarda oltre il vetro) Sta calando la nebbia. Un fine novembre degno del suo nome. Mi piacciono le giornate nebbiose. Milano, avvolta in questa ovatta impalpabile, mi affascina, sembra più intima, più raccolta. Mi piace l'autunno. È una stagione gonfia di malinconia, non di tristezza però, una malinconia calma, silenziosa, che mi procura sensazioni segrete e mi fa misteriosamente riflettere. (Breve pausa, poi torna a guardarli) Sinceramente devo ammettere che amo tutte e quattro le stagioni, rappresentano il divenire della vita. Non riuscirei a vivere in quei luoghi dove per quasi tutto l'anno non esiste il rinnovarsi della natura.
Lorenzo - (fissando il commissario) Perché mi ha chiesto dei rapporti esistenti tra Valeria e Davide?
Ruperti - Il marito, in casi del genere, è il primo sospettato, sempre.
Monica - Ma se lei stesso ha detto che è opera di un rapinatore. I cassetti in disordine, il denaro e i gioielli rubati.
Ruperti - (sta nuovamente scrutando dalla finestra) Già, è vero. Farà freddo stasera. (si gira verso i due) Io però sento che qualcosa non mi convince. È solo una sensazione, ma difficilmente il mio fiuto mi ha ingannato.
Lorenzo - Davide ha affermato di essere rientrato alle sei meno dieci, e io so che c'impiega mezz'ora dall'ufficio a casa. Quindi alla presunta ora del delitto era ancora in ufficio.
Ruperti - Giusto, e questo lo stiamo verificando. Ma lei dimentica una cosa: si può uccidere facendo uccidere.
Monica - (colpita) Un mandante?, e l'assassino fa credere a un furto.
Ruperti - Un mandante che può aver fornito al killer una copia delle chiavi di casa.
Lorenzo - Non ci credo. Queste sono fantasie.
Ruperti - Se non avessimo queste fantasie, lo sa quante celle vuote ci sarebbero nelle nostre carceri. Quando è giunto davanti a casa ha notato la macchina di Davide, parcheggiata fuori?
Lorenzo - Ma se le ho detto che io sono arrivato alle...
Ruperti - (deciso) Signor Pasetti, forse non mi ha capito. Io credo a tutto e a niente. Lei risponda soltanto, toccherà poi a me trarne le conclusioni.
Lorenzo - No, non c'era, anche perché di solito Davide la mette direttamente nel box.
Ruperti - (si siede; a Lorenzo) Dov'era oggi pomeriggio?
Lorenzo - In ufficio, sono uscito alle cinque e mezza. (sottolineando) Io, in un quarto d'ora sono a casa. (Ruperti prende appunti.)
Ruperti - (a Monica) E lei?
Monica - (sorpresa) Io? ero in viaggio da Luino a Milano. Appena arrivata ho parcheggiato la macchina nella via adiacente la palazzina. Davanti non c'era posto.
Ruperti - Alle cinque e mezza?
Monica - Sì, alle cinque e mezza circa.
Ruperti - La Scientifica è già al lavoro. Secondo lei, signor Pasetti, che impronte digitali troverà, oltre a quelle di Davide e Valeria?
Lorenzo - Beh, senz'altro le mie e quelle di mia moglie, visto che ieri sera eravamo da loro. (dopo una pausa) E sicuramente quelle della signora Marisa.
Ruperti - (meravigliato) La signora Marisa? e chi è?
Lorenzo - La domestica di Valeria. Valeria insegnava alle superiori e due otre volte alla settimana la signora Marisa veniva per qualche ora ad aiutarla nelle faccende di casa.
Ruperti - Anche oggi?
Lorenzo - Non lo so. Ma Davide non gliene ha parlato?
Ruperti - No, probabilmente non ci ha pensato.
Lorenzo - Comunque mia moglie lo sa.
Ruperti - Dovrò sentire anche lei.
Lorenzo - Vado a chiamarla?
Ruperti - No, aspettiamo ancora un poco.
Monica - Lei crede che rileveranno le impronte dell'assassino?
Ruperti - Ne dubito. Usare i guanti è la cosa più logica per un malvivente, oltre a essere normale in questa stagione. (si alza e va alla libreria; fa scorrere lo sguardo sui titoli dei libri) È un appassionato di gialli, sig. Pasetti? Vedo libri di Patricia Highsmith, di Mary Higgins Clark e della « signora del delitto », Agatha Christie.
Lorenzo - Mi piacciono i gialli psicologici. Mia moglie legge solo Agatha Christie.
Ruperti - Ah, i tre volumi del « Teatro di Agatha Christie ». (ne prende uno) « Trappola per topi ». Una commedia fortunata. Lo sa che a Londra è ininterrottamente rappresentata dal 1952?
Lorenzo - Sì, lo so, l'ho anche letta.
Ruperti - La Christie è stata accusata più volte di comportamento sleale verso il lettore. Barava, capite, e, secondo me, barava bene. E così il povero lettore, alla fine del libro, restava a bocca aperta. È successo anche a me, letta l'ultima pagina, di pensare, al colmo dello stupore e dell'ammirazione, che ancora una volta la vecchia Agatha mi aveva giocato. (mentre rimette il libro al suo posto) Eh, sì, veramente la regina della narrativa gialla. (a Monica) E lei, signorina, legge i gialli?
Monica - Alcuni, soprattutto quelli di Perry Mason.
Ruperti - « L'avvocato del diavolo ». Piace anche a me, mi appassionano i suoi trucchi, la sua abilità.
Monica - Non sapevo che i commissari leggessero i gialli.
Ruperti - (sorridendo) Non solo, io scrivo commedie gialle.
Lorenzo - Mi sorprende, commissario.
Ruperti - Beh, che c'è di tanto strano? I gialli li scrivono: vecchie signore, professori, casalinghe, avvocati, persino i ragionieri, perché non dovrebbe scriverli un poliziotto? Anzi, direi, che è la persona più adatta, non crede?
Lorenzo - In effetti, è vero. (compare da sinistra Stefania. Ha i capelli sciolti sulle spalle e indossa una vestaglia azzurra. Lorenzo si alza e si avvicina alla moglie) Stefania, (indicandolo) il commissario Ruperti.
Ruperti - Buonasera, signora.
Stefania - Buonasera. Mi scusi per l'abbigliamento, ma ho udito una voce sconosciuta e la curiosità...
Ruperti - Non si preoccupi, per me non è un problema.
Lorenzo - (le prende le mani) Cara, è successo una cosa terribile. (Stefania lo fissa negli occhi) Valeria... Valeria è stata uccisa.
Stefania - (quasi urlando) Che cosa?! Non è possibile! (Stefania abbraccia il marito.)
Lorenzo - Purtroppo è vero. Le hanno sparatocon una pistola. Il commissario è incaricato delle indagini. Stefania - (scossa) Ma solo ieri sera... eravamo...
Ruperti - Signora, forse è meglio che si accomodi. Devo farle alcune domande, anche se capisco che non è il momento migliore.
Lorenzo - Vieni. (l'accompagna al divano e si siedono, mentre Ruperti ritorna a sedersi sulla sedia di prima.)
Ruperti - Lei, oggi pomeriggio, non ha sentito nell'appartamento accanto dei rumori insoliti, degli spari, delle urla, non so, qualsiasi cosa di strano?
Stefania - (scuotendo il capo) No, nulla, né rumori, né spari, né grida d'aiuto.
Ruperti - Cosa ha fatto oggi pomeriggio? (apre il suo quadernetto. )
Stefania - Sono uscita poco dopo le tre e mi sono recata in centro ad acquistare un maglione per mia nipote Monica. Un regalo per il suo compleanno. Sono ritornata a casa verso le cinque e un quarto, cinque e venti. (Ruperti scrive) A che ora hanno sparato i due colpi?
Ruperti - Prima mi dica se ha incontrato qualcuno che usciva dalla palazzina.
Stefania - Nessuno. Perché?
Ruperti - Quasi con certezza il delitto è avvenuto verso le cinque, forse appena prima del suo rientro. E se ricordasse di aver notato una persona sconosciuta...
Stefania - No, non c'era nessuno, nemmeno sul marciapiede.
Ruperti - ... una macchina partita all'improvviso. Ci pensi bene.
Stefania - (rimane qualche attimo pensierosa) No, era tutto tranquillo.
Ruperti - Peccato, poteva essere una traccia.
Stefania - E Davide?
Lorenzo - Ha trovato lui il corpo.
Stefania - (con un filo di voce) Mio Dio.
Ruperti - La porta era chiusa, ma non a chiave, e la casa era stata messa sottosopra. I gioielli e il denaro sono spariti.
Stefania - Un ladro, quindi.
Ruperti - (ironico) Un ladro sfacciatamente fortunato. Una palazzina di quattro appartamenti completamente disabitata, se si eccettua la presenza di Valeria. E lei avrebbe aperto a uno sconosciuto?
Monica - E se il ladro studiava da qualche tempo le abitudini degli abitanti di questa palazzina? Potrebbe aver scelto il momento giusto.
Lorenzo - È vero, può essere una possibilità, commissario.
Ruperti - Certo, ma allora devo chiedere a lei e a sua moglie se avete visto qualcuno intorno alla palazzina nei giorni precedenti. (Stefania guarda il marito.)
Lorenzo - No, che io ricorda, tutto era come sempre.
Stefania - Anche per me non c'è mai stato niente di anormale.
Ruperti - (a Stefania) Oggi, ha visto Valeria?
Stefania - No. Lei al mattino insegnava e io nel pomeriggio sono uscita. Però c'era Marisa.
Ruperti - La domestica? oggi pomeriggio? Stefania - Sì, al martedì viene dalle due e mezza alle quattro e mezza.
Monica - Probabilmente è stata l'ultima persona a vedere Valeria viva.
Ruperti - A parte l'assassino. Dovrò sentirla. Quindi l'omicidio è avvenuto tra le quattro e mezza e le cinque e un quarto. (Entra Castelli, l'aiutante del commissario.)
Castelli - Buonasera. Scusa, Ruperti, ma ho notizie dei movimenti del marito. Posso parlare liberamente?
Ruperti - Di' pure, Castelli.
Castelli - Abbiamo rintracciato la sua segretaria e due suoi colleghi. Tutti hanno confermato che egli ha lasciato l'ufficio verso le cinque e un quarto.
Ruperti - Per favore, di' al marito di venire da me. Prima fatti dare il numero di telefono della domestica e chiamala. Nel pomeriggio era con la signora.
Castelli - Subito. (esce)
Stefania - Che cosa c'entra Davide, se è stato un rapinatore?
Ruperti - Signora, le apparenze fanno credere a un furto, ma io, per principio, non credo all'evidenza. O meglio, ci credo soltanto quando ho provato che l'evidenza è la verità.
Stefania - Mi scusi, commissario, ma in questo caso a che è dovuta la sua incredulità?
Ruperti - Un misto di intuito professionale e di incongruenze. Per esempio: non c'è alcun segno di colluttazione. E allora perché il rapinatore deve ucciderla? Ammettiamo che Valeria si rifiuti di mostrargli dove sono i gioielli e i soldi. Lui cosa fa? le spara e si mette a cercarli, correndo il rischio di farsi scoprire con un cadavere tra i piedi. Dopo un omicidio non preparato, si pensa solamente a lasciare il luogo del delitto. E se invece Valeria ha subito indicato dov'erano gioielli e denaro, perché la uccide? e, soprattutto, perché si prende la briga di buttar per aria la casa? Cos'altro poteva cercare ancora? una mappa del tesoro? (si alza e si avvicina nuovamente alla libreria. A Stefania) Come vede tutto puzza di falso, di indizi lasciati appositamente per far credere a un rapinatore.
Stefania - Ho capito quello che sta pensando. Lei crede che Valeria sia vittima di un piano studiato meticolosamente, addirittura uccisa per mano di una persona che conosceva bene.
Monica - È vero, commissario? È questo che crede?
Ruperti - (prende un trentatre giri) I Beatles. (guarda gli altri trentatre giri) Tutti dei Beatles. (si volta verso i tre) Chi è il patito in famiglia?
Stefania - Io. Già da ragazzina impazzivo per loro. E non hanno mai smesso di piacermi.
Ruperti - Come a me. Io e lei siamo più o meno coetanei, e a quei tempi i Beatles rappresentavano qualcosa di incredibile per gli adolescenti come noi. La sua è proprio una bella raccolta, io ho solo qualche quarantacinque giri dell'epoca. (depone il disco)
Monica - Non ha risposto alla mia domanda.
Ruperti - È un'altra delle eventualità che io devo prendere in considerazione.
Stefania - È terribile se fosse così.
(Entra Davide. Lorenzo e Stefania si alzano subito, Monica dopo qualche attimo. Il commissario Ruperti rimane accanto alla libreria, appartato, a osservare ogni movimento, ogni reazione.)
Lorenzo - (gli stringe la mano nelle sue mani) Davide, sono... sono senza parole, è tremendo quello che è successo. Ti sono vicino.
Davide - Grazie, Lorenzo.
Stefania - (lo bacia sulla guancia; è commossa) Devi,essere forte, Davide.
Davide - Sì... cercherò...
Lorenzo - Ti ricordi mia nipote, Monica?
Davide - Certo.
Monica - (si danno la mano) Mi spiace, veramente.
Davide - Grazie.
Lorenzo - Siediti. (lo fa sedere sul divano) Come ti senti? (si siede vicino a lui) Posso aiutarti?
Davide - Non so. Quasi non mi sono ancora reso conto di quanto è avvenuto. Mi sembra di vivere in una dimensione irreale. Come... come... non riesco nemmeno a spiegarmi.
Lorenzo - Sei confuso. È normale, dopo un fatto del genere.
Davide - (disperato) Ma perché Valeria ha fatto entrare uno sconosciuto? È sempre stata prudente. E io spesso le raccomandavo di fare attenzione, con tutti i tipi strambi che girano in città.
Stefania - Può essersi presentato in diversi modi. Proprio l'altra settimana leggevo sul giornale di un ladro che si è spacciato per un fattorino delle poste che doveva consegnare un telegramma.
Lorenzo - Non hai notato nei giorni scorsi qualche persona che si aggirava intorno alla nostra palazzina?
Davide - No, nessuno.
Lorenzo - Vedrai che lo troveranno.
Davide - Non ho più voglia di niente. Mi sento completamente svuotato.
Stefania - Ti preparo qualcosa?
Davide - Lascia stare. Non riuscirei a mandar giù neppure una goccia d'acqua. Non dovevano farmi questo, capisci. Valeria era tutto per me.
Lorenzo - Lo so, lo so...
Davide - (dopo una breve pausa) Così, in pochi secondi, è stata spezzata la sua vita... la nostra vita... (pausa) Dov'è il commissario?
Ruperti - Sono qua, sig. Corsi.
Davide - Mi ha fatto chiamare, mi dica.
Ruperti - (fa dei passi verso di loro) Volevo sapere perché non mi ha parlato della sua domestica?
Davide - Ha ragione. Non ci ho pensato. Ero troppo sconvolto.
Ruperti - La capisco.
Davide - Oggi la signora Marisa ha fatto dalle due e mezza alle quattro e mezza, è il suo orario del martedì. (pausa) Quando faranno l'autopsia?
Ruperti - Forse domani.
Davide - Commissario, ho accettato l'invito di mia sorella, vado da lei. Abita a Milano. Non me la sento di rimanere in casa, in quella casa.
Ruperti - Vada pure. Lasci soltanto il nuovo recapito a Castelli; può darsi che avrò ancora bisogno di lei.
Davide - (si alza) Buonasera, commissario. (saluti asoggetto, poi Davide esce.)
Monica - Com'è ridotto, poverino.
Stefania - Mi sembra un altro uomo.
Lorenzo - (a Ruperti) Ha visto il suo stato oppure per lei questo non conta niente?
Ruperti - Quando avrò trovato l'assassino, ragionerò come voi.
Monica - Commissario, mi sono ricordata un particolare. Dove ha trovato la chiave di casa di Valeria?
Ruperti - Bella domanda, degna di un detective. Era all'interno, nella toppa.
Monica - Quindi è stata Valeria ad aprire.
Ruperti - Non è detto. Davide può averla messa lui quando è tornato a casa. (sorride) Come vede, le pensiamo proprio tutte, noi poliziotti. Beh, io tolgo il disturbo. (si rimette in tasca il quadernetto e la biro che erano rimasti sul tavolo) Ho bisogno di riflettere. (si indica la fronte) Qua dentro ho una specie di registratore, ma devo ripassare il nastro in determinate condizioni, altrimenti non funziona. Devo riuscire a far silenzio dentro di me e intorno a me, per poter leggere nella mia mente. Purtroppo non sempre è possibile. (prende un biglietto dalla tasca e lo depone vicino al telefono) Vi lascio questo; se ricordaste qualche nuovo particolare, chiamatemi pure. Buonasera. (tutti e tre rispondono al saluto, mentre Ruperti esce.)
Stefania - (brusca) Che cosa vuole che ricordiamo, se nessuno di noi era in casa al momento dell'omicidio.
Monica - Non ti preoccupare. La polizia è strana e noiosa.
Lorenzo - È il loro mestiere. Diciamo che sono fastidiosi a fin di bene.
Stefania - Quel commissario! Ha il coraggio di sospettare di Davide. Scommetto che anche noi siamo nel suo mirino.
Lorenzo - Non c'è da stupirsi. Per lui siamo tutti potenziali colpevoli. (Rientra Ruperti.)
Ruperti - (accanto alla porta aperta) Scusate, mi sono scordato di chiedervi se qualcuno di voi possiede una pistola.
Stefania - Io, no.
Monica - Nemmeno, io.
Lorenzo - Sino a due mesi fa, sì. Mi è stata rubata dall'auto, insieme ad altri oggetti, un giorno che mi trovavo nello studio dell'avvocato della mia società. Ho fatto immediatamente la regolare denuncia.
Ruperti - Come mai aveva un'arma?
Lorenzo - Così, per difesa personale. Sono anni che ho il porto d'armi. Non sempre la tenevo in macchina, il più delle volte la lasciavo in casa.
Ruperti - Era certo che quel giorno fosse in macchina?
Lorenzo - Sì, perché prima di partire metto sempre il libretto di circolazione nel vano porta oggetti, e la pistola c'era.
Ruperti - Grazie e arrivederci di nuovo. (i tre salutano Ruperti. Pausa di silenzio.)
Monica - E per questa sera?
Lorenzo - È inutile cambiare programma. Non possiamo fare niente né per Valeria né per Davide.
Stefania - Allora vado a mettermi qualcosa di decente. (esce)
Lorenzo - (a Monica, ma come chiedendolo a se stesso) Che cosa è successo?
Monica - (muovendosi nervosamente, con tono secco) Non lo so. Non lo so.
Lorenzo - (stringe i pugni e scuote il capo) È incredibile, allucinante. Ma lo capisci, lo stesso delitto. Il nostro delitto, in tutti i particolari, è stato eseguito qui.
(indica l'appartamento accanto) da un'altra persona. L'abbiamo ideato, maturato, preparato in ogni dettaglio e ora scopriamo che qualcun altro se neè appropriato, mettendolo in pratica prima di noi. Lo capisci questo?
Monica - (rabbiosa) Sì che lo capisco! Cosa credi? che sia rimbecillita? La mia mente sta lavorando da quando il commissario ce l'ha comunicato. (pausa.) E se fosse stato un ladro, si tratterebbe solamente di una coincidenza, di una pura e stramaledetta coincidenza.
Lorenzo - Se fosse stato un ladro... ma questo non è certo. Anche il commissario Ruperti non ne è troppo convinto. (si avvicina a Monica. Sono viso a viso) E adesso? noi due? (le accarezza il volto.)
Monica - Non ci fermiamo, non ci fermiamo. (appoggia il capo contro la spalla di Lorenzo. Questi la cinge, solo un attimo, poi si staccano.)
Lorenzo - Che cosa possiamo fare?
Monica - Quello che abbiamo deciso. Non è cambiato nulla. Un secondo omicidio simile al primo. Un altro tentativo di furto, magari compiuto dalla stessa persona.
Lorenzo - Con una grossa differenza: che a sparare saranno state due pistole diverse.
Monica - Coincidenza per coincidenza. O due rapinatori differenti o lo stesso rapinatore con due pistole. (sarcastica) Sarà un problema per il nostro commissario ficcanaso, solo per lui. Noi saremo al sicuro perché non potranno mai provare che a sparare sarò stata io.
Lorenzo - (si siede sul divano) Sta diventando tutto più difficile.
Monica - È sempre stato difficile, Lorenzo. (si siede accanto a lui) Ma le difficoltà si superano con la volon-tà, e noi vogliamo, con tutto il nostro essere, che l'ostacolo che si frappone alla nostra felicità sia eliminato.
Lorenzo - (fissandola intensamente negli occhi) Sì, lo vogliamo.
Fine Seconda Parte
EPILOGO
Una donna, con i capelli sciolti sulle spalle e con indosso una vestaglia azzurra, è di spalle al proscenio, il viso non riconoscibile, e sta mettendo un disco. Solo la sua persona è in penombra, mentre il resto della scena è completamente al buio. Le voci dei Beatles rompono il silenzio, ma, quasi contemporaneamente, il silenzio è devastato da due spari. La donna ha un sussulto e, senza un gemito, scivola lentamente sul pavimento, con il volto nascosto, rivolto verso la parete di fondo. Dopo alcuni istanti, la scena torna in piena luce e accanto alla porta d'ingresso c'è Stefania con in mano una pistola. Fissa il corpo esanime di Monica, quindi si muove velocemente. Lascia la pistola sul tavolo ed esce a sinistra. Rientra con un sacchetto dell'immondizia, quasi del tutto vuoto. Prende un quotidiano e ne appallottola alcuni fogli che butta nel sacchetto, gonfiandolo in tal modo. Prende la pistola, toglie i proiettili, poi avvolge con un'altra pagina di giornale sia i proiettili sia la pistola, buttandoli nel sacchetto. Esce a sinistra e solo dopo un po' rientra con in mano alcuni oggetti d'oro e alcuni biglietti da cinquantamila lire. Avvolge il tutto nuovamente in un'altra pagina e li mette dentro il sacchetto. Va altrettanto con i guanti che si toglie in questo momento. Poi spiegazza quanto resta del giornale e lo usa per ingrossare il contenuto del sacchetto. Lo chiude con un laccio ed esce a destra. Rientra dopo alcuni secondi senza il sacchetto. Toglie il disco, guarda la chiave nella toppa, osserva tutt'intorno, poi va al telefono e compone il numero che legge sul bigliettino lasciato dal commissario.
Stefania - Pronto, vorrei parlare con il commissario Ruperti... grazie... (pausa) sono la signora Pasetti... sì... esatto... dove ieri c'è stato un omicidio... mi può passare il commissario Ruperti?... come?!... è venuto da me?... dovrebbe ormai essere qui... ho capito... va bene, grazie. (depone la cornetta; e spaventata. Spazia con lo sguardo tutta la scena, esce a sinistra, ritorna poco dopo e infine si siede.)
(Passano alcuni secondi. Squillo di campanello. Stefania si alza e va ad aprire: è il commissario Ruperti.)
Ruperti - Buongiorno.
Stefania - (concitata) Commissario, l'ho appena chiamata... un altro omicidio... Monica... (si commuove, indicando il cadavere. Ruperti, sorpreso, la scosta bruscamente e si avvicina al corpo di Monica; si china su di lei, le mette una mano sul collo e rimane qualche istante immobile, curvo. Poi si rialza. È adirato.)
Ruperti - È appena successo.
Stefania - Non so, l'ho trovata così.
Ruperti - (assorto) Sono stato uno stupido.
Stefania - Che cosa dice?
Ruperti - (alzando la voce e fissando Stefania) Ho detto che sono stato uno stupido, un maledetto stupido.
Stefania - Ma... che significa?
Ruperti - (secco) Il perché me lo dovrà spiegare lei.
Stefania - Io?!... ma... non capisco...
Ruperti - Ne è sicura?
Stefania - (ormai spaventata) Si può sapere cosa sta farneticando? Mia nipote è morta e lei...
Ruperti - (interrompendola) Sua nipote è stata uccisa.
Stefania - Sì, è stata uccisa. (insicura) Io ero fuori questa mattina... sono rientrata da pochi minuti... la porta era aperta... lo stesso delitto di ieri... sono spariti i gioielli e il denaro...
Ruperti - È vero, un omicidio uguale a quello di Valeria. Lo stesso assassino, o meglio, la stessa assassina. (pausa) Lei.
Stefania - (ha gli occhi sbarrati, le trema la voce) Lei... lei è pazzo.
Ruperti - No. Della sua colpevolezza sono certo.
Stefania - (quasi urlando) Non può incolparmi di ciò che non ho commesso. Io ero assente sia ieri, sia oggi.
Ruperti - Quando passano a svuotare i bidoni della spazzatura? (Stefania lo guarda allibita, con la bocca semi-aperta) Devo ripetere la domanda?
Stefania - Ma... che cosa c'entra? (Ruperti la fissa senza parlare) Oggi è mercoledì, nel pomeriggio.
Ruperti - Bene. Ora le dimostrerò come sono arrivato a lei.
Stefania - Non potrà... non potrà...
Ruperti - Si ricorda che le avevo detto che la mia memoria è simile a un registratore. Ieri sera mi mancava la giusta concentrazione e alcuni particolari mi sfuggivano. Ma questa mattina, con la mente fresca, ho risentito il nastro e una sua frase mi ha illuminato, di colpo, e così ho saputo.
Stefania - Quale frase?
Ruperti - Lei ha affermato di essere stata in centro ad acquistare il maglione per Monica e di essere rincasata verso le cinque e un quarto. L'ora l'ho scritta.
Stefania - Questo è vero. Ebbene?
Ruperti - Ma subito dopo mi ha chiesto: « A che ora hanno sparato i due colpi? ». Si ricorda?
Stefania - Sì. Cosa c'è che non va?
Ruperti - Due colpi, signora. Due colpi!
Stefania - (non capisce) Perché? Valeria è stata uccisa con due colpi di pistola, o no?
Ruperti - Indubbiamente. Ma lei come poteva saperlo?
Stefania - (colpita) Lei... o Lorenzo l'avete detto quando mi avete comunicato la notizia.
Ruperti - (scuote il capo) No. Quando ne abbiamo parlato lei era in bagno. In sua presenza si è detto soltanto « sparato con una pistola » e « se ha sentito degli spari ». Certo, « spari », al plurale, ma perché allora non tre o quattro? Due. Lei sapeva che erano due.
Stefania - Non... non mi ricordo di aver parlato di « due colpi ». Lei si sbaglia.
Ruperti - Ho sbagliato solamente a non accorgermene prima. E questo è costata la vita a sua nipote, purtroppo. Stefania - (isterica) Le sue sono solo parole, parole e basta!
Ruperti - Ha ragione. Sino a pochi minuti fa, sì. Ora ho anche le prove. (Stefania tace) E tutto per un colpo di fortuna. Vede, io avevo appena parcheggiato poco distante dalla palazzina e stavo scendendo dalla macchina, quando l'ho vista buttare un sacchetto dell'immondizia nell'apposito contenitore. E sin qui tutto regolare. Soltanto quando, entrato, ho saputo del nuovo omicidio, il suo gesto è diventato strano, illogico. Perché la zia, con il cadavere della nipote in casa, va a gettare via l'immondizia? (Stefania, annichilita, si lascia andare sul divano, con il capo abbassato, gli occhi chiusi. Ruperti si avvicina al tavolo. Rimangono in silenzio per parecchi secondi. Egli appoggia le mani sul tavolo) Lei sa che nel sacchetto troverò i suoi gioielli e la sua pistola.
Stefania - (con un filo di voce) E i miei guanti.
Ruperti - (va alla finestra e guarda fuori) Il cielo si è rannuvolato. Ieri nebbia, oggi probabilmente pioverà. Farà meno freddo, speriamo. (ritorna al tavolo e si siede) Lei ha ucciso due persone: una sua cara amica e sua nipote. E io non riesco a capirne il movente. Potrei azzardare delle ipotesi, ma sento che sono lontane dalla verità. Perché questi due omicidi? Perché?
Stefania - (dopo una pausa, rialza il capo) Due mesi e mezzo fa ho avuto la certezza che mio marito mi tradiva... mi tradiva con Monica, mia nipote. Capisce, lei me lo aveva portato via. E questo io non potevo permetterlo. Lorenzo era ed è mio. Tutta la mia vita è costruita su di lui, per lui. Lei, con la sua gioventù, me l'ha stregato, rovinando la nostra felicità.
Ruperti - Ne ha parlato a suo marito?
Stefania - Lui crede che io non sappia niente. Ho voluto che fosse così. Io lo rivolevo completamente, perciò l'intrusa andava eliminata, senza destare sospetti in lui. E mi sono adeguata fingendo. Esternamente dovevo essere quella di sempre, mentre dentro di me il dolore mi riduceva a pezzi. Io ho sempre amato mio marito e sapere che mi ingannava per colpa di lei, di Monica, mi faceva impazzire.
Ruperti - Come ha fatto a scoprire l'infedeltà di suo marito?
Stefania - Lorenzo, a volte, deve recarsi per motivi di lavoro in altre città. Quando succede, alla sera prima di coricarsi, mi telefona sempre. Poco più di quattro mesi fa era a Firenze, al solito albergo. Ricevo la telefonata e, durante la conversazione, sento distintamente il fischio di un treno. Al momento non do rilievo alla cosa, ma, finita la telefonata, quel particolare mi ronza nel cervello. Di un fatto sono sicura: l'albergo dove alloggia Lorenzo è molto distante dalla ferrovia. Il dubbio diventa parte di me. Non penso ad altro. E faccio l'unica cosa che posso fare: richiamo l'albergo, chiedendo di Lorenzo. La risposta è lancinante: mio marito non è ancora rientrato. Capisce? Lorenzo non poteva incontrarsi con Monica in un albergo che frequentava da anni, e quindi quella sera telefonava da un altro luogo vicino alla ferrovia. E lui mi faceva credere di essere nella sua camera.
Ruperti - Lei aveva scoperto che suo marito le aveva mentito, ma non il perché.
Stefania - Io ho pensato subito a un'altra donna. Il tarlo si era insinuato e non cessava di rodermi. Una donna che vedeva a Firenze... o una donna che... Quindici giorni dopo era a Torino, e anche in quella occasione tutto si ripete come in un copione. Volevo sapere, dovevo sapere. Non potevo vivere nell'angoscia più grande. E fu così che mi rivolsi a un investigatore privato. E fu così che due mesi e mezzo fa egli, nel suo ufficio, mi mostrò alcune fotografie scattate a Verona. Rimasi senza fiato quando i miei occhi videro Lorenzo insieme a Monica, la mia immorale nipote. E fu così che cominciai a pensare a come estirpare quella pianta bacata. Dovevo fare in modo che nessuno sospettasse di me. Uccidere con la certezza di non venire scoperta, per riavere Lorenzo. Architettai il mio piano, un duplice omicidio: assassinare Valeria facendo credere a un ladro, e nello stesso modo assassinare Monica. Nemmeno lei, commissario, sarebbe arrivato al vero movente.
Ruperti - (esterrefatto) È aberrante. Lei ha ucciso Valeria, una sua amica, così, solamente perché le serviva per allontanare eventuali sospetti sulla sua persona. L'ha usata come carne da macello.
Stefania - Io odiavo Monica, la odiavo immensamente. E l'odio, spesso è come l'amore, non conosce limiti.
Ruperti - Valeria è diventata la vittima innocente del suo odio. Nonostante nella mia professione sia abituato a vederne di ogni genere, questo suo delitto razionale, programmato di un innocente mi sconvolge. Forse è vero che non ci sono confini alla malvagità umana. E tutto è ancora più assurdo se si pensa che non è servito a nulla.
Stefania - Se lei non mi avesse scoperto, io sarei tornata a vivere felicemente con Lorenzo.
Ruperti - (picchiando il pugno sul tavolo) No! (si alza) Lei non si rende ancora conto di quello che ha compiuto. Non avrebbe potuto tornare a una vita felice. No! Lei dimentica una cosa: il rimorso.
Stefania - Si sbaglia. Non c'è, assolutamente.
Ruperti - Per ora. E come quando si subisce il trauma di una ferita. A caldo non si sente niente, ma poi il sangue sgorga e il dolore diventa vivo, violento. È solo questione di tempo e quando capirà il male fatto, il rimorso l'avvolgerà completamente, diverrà il suo padrone e la sua esistenza sarà distrutta. Come ha distrutto la sua vita (indica il corpo di Monica) e quella di Valeria. Perché soltanto allora comprenderà l'inutilità di questi due omicidi. (si porta alla finestra, si è calmato) Sta piovendo. Giornata uggiosa. (c'è un lungo silenzio.)
Stefania - (abbattuta) Commissario, come ho fatto a ridurmi così? Io ho sempre cercato di condurre un'esistenza corretta, onesta ed eccomi qui, invece, assassina. Come può succedere questo? La vita che cos'è? Ha il valore di quattro pallottole, sparate alle spalle, perché non avevo il coraggio di toglierla con i loro occhi nei miei?
Ruperti - Mah, forse è cambiato il senso della vita. Lo so che già all'inizio Caino uccide il fratello, ma oggi sembra che conti solo il possedere. Non ci si arresta dinanzi a nulla, e la vita degli altri passa in secondo piano. Vince l'egoismo, e nel suo nome si calpesta ogni principio, ogni valore, ogni rapporto tra uomo e uomo. Lei è diventata succube dell'odio e si è comportata di conseguenza, cancellando dal suo animo ogni residuo di tolleranza e di rispetto verso gli altri. A uno sgarbo morale, ha risposto con una reazione moralmente inaccettabile, togliendo la vita. (si siede. Pausa) La pistola è quella di suo marito?
Stefania - Sì, è stato facile. Sapevo dove andava quel giorno. Sono arrivata nella via dove la macchina era parcheggiata, e con la seconda chiave sono salita e ho potuto tranquillamente rubare la pistola, lasciando poi la macchina aperta. Un furto lontano da casa non poteva essere collegato a questi delitti, anche perché la pistola è di un calibro molto comune.
Ruperti - Intelligente. Senza l'arma del delitto non a-vremmo potuto provare nulla. Come ha fatto a pagare l'investigatore senza destare sospetti in suo marito, visto il costo di quel tipo di indagini?
Stefania - Ho un conto corrente personale. Lorenzo è sempre stato del parere che io debba avere una mia indipendenza economica. Una cifra fissa del suo stipendio finisce mensilmente sul mio conto corrente, e quindi...
Ruperti - (rimane un poco pensieroso) Voglio essere sincero con lei, anche se quanto le dirò la farà soffrire di più. Ieri, quando sono entrato in questa casa, Lorenzo e Monica sono rimasti terrorizzati dalla mia presenza. Ho letto dentro i loro occhi la paura, lo smarrimento totale, soltanto perché io ero lì. Mi temevano come se fossero dei colpevoli.
Stefania - (tesa) Che cosa vuol dire?
Ruperti - Voglio dire che lei li ha preceduti. (Stefania lo fissa con gli occhi sbarrati) Secondo me stavano tramando nei suoi confronti. Lei era il loro obiettivo, o meglio, la loro vittima.
Stefania - (scossa) No, Lorenzo, no. È impossibile.
Ruperti - Già. E anche Lorenzo non crederà che sua moglie abbia ucciso due persone. E invece...
Stefania - (si copre il volto con le mani) È terribile... non ho più speranze... non ho più niente...
Ruperti - Si può sempre risalire dal fondo, se si vuole. L'animo umano è un mistero e in questo mistero c'è sempre posto per la risurrezione. (lunga pausa) Mi permette di venire a trovarla?
Stefania - Lei ha sbagliato mestiere.
Ruperti - (accenna un sorriso) Quand'ero ragazzino ebbi l'occasione di ascoltare un missionario che era venuto nella mia parrocchia. La storia della sua vita mi affascinò. E già mi vedevo vivere coraggiosamente in paesi lontani e selvaggi per aiutare i più deboli. Solo più tardi mi accorsi che non bastava essere coraggiosi per fare il missionario, ma ci voleva una gran fede. E così eccomi qua a fare il commissario di polizia. Con un unico e grande rammarico, che purtroppo questo mestiere, come lo chiama lei, non mi permette di prevenire il male. Quando intervengo, quasi sempre è già avvenuto.
Stefania - Perché il tempo non si ferma al periodo dell'adolescenza? L'età dei sogni, degli entusiasmi, dei grandi ideali. Forse l'età più bella... Perché strada facendo si diventa sempre più complicati?...
Ruperti - (non risponde; dopo una pausa) Ora devo chiamare i miei colleghi.
Stefania - (guardandolo) Un favore. Mi mette « Yesterday »?
(Ruperti si alza, va a mettere il disco e, mentre là musica si diffonde, si dirige alla finestra. Da uno sguardo oltre il vetro. Stefania ha il capo leggermente chino. Ruperti si allontana dalla finestra e va al telefono. Compone un numero. Si vede solo il movimento delle sue labbra, senza udire alcuna parola.)
F i n e
NOTA: per le interpreti di Stefania e Monica è richiesta solo una somiglianza nella struttura fisica. Entrambe, a parte quando indossano la vestaglia azzurra, hanno sempre ì capelli raccolti.