Il folle amore

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IL FOLLE AMORE

IL FOLLE AMORE

Commedia

Di JEAN FAYARD

(Traduzione di ENRICO LEOTARDI DI BOYON).

Personaggi

Bernardo

Giacomo

Odette

Il cameriere

Bernardo                    - UN CAFFÈ (come tutti i caffè).

Giacomo                   - Straordinario.

Giacomo                   - Tutto! anche tu, e questo poco m'importa; ma perfino io!

Bernardo                  - Perchè credi di essere straordinario, sciocco?

Bernardo                  - E trovi la cosa tanto originale.

Giacomo                   - Perchè inganno Odette.

Bernardo                  - Credevo avessi per lo meno sco­perto un, nuovo cocktail o un metodo onesto per barare al poker.

Giacomo                   - Tu non capisci mai niente. Non ti faccio un rimprovero: ho troppa stima del tuo spirito così elegantemente limitato. Ma se ti dico che mi stupisco di tradire Odette, si è perchè, in realtà, trovo in ciò qualche cosa di straordinario.

Bernardo                  - Se gli uomini pensassero a quello che fanno, passerebbero la vita a stupirsi.

Giacomo                   - Eccoti finalmente un po' meno bestia. E per quanto la cosa mi appaia inquie­tante, voglio farti una domanda: francamente, non trovi strano che io inganni Odette, pur volendole molto bene; che io la inganni più che posso, e che più. la inganno, più sento d amarla?

Bernardo                  - È naturalissimo. E dimmi, ti fa piacere ingannarla?

Giacomo                   - Molto.

Bernardo                  - Benissimo. Ebbene, mio caro, que­sta non è altro che una prova che tu le vuoi bene. Quando uno dubita del suo amore per una donna, non vi è che un esperimento, in­fallibile: ingannarla... se ciò è un po' doloroso, non la si ama... ma se invece fa pia­cere, allora non c'è nessun dubbio, si è in­namorati. Ma, ben inteso, più le si è infedeli, più si pensa a lei. Tu, per esempio, fili con la piccola Ginetta, ma non pensi a lei, altro che per paragonarla a Odette.

Giacomo                   - Sì, paragono tutto a Odette: è come la mia unità di misura, il mio franco oro.

Bernardo                  - Ebbene, vecchio mio, non e è nulla di curioso nel tuo fenomeno. Tu ami talmente Odette che vuoi ritrovarla in ogni tuo atto, in ogni circostanza della tua esisten­za... e perciò corri dietro ad altre donne che, ogni volta, devono renderti appieno il suo va­lore e le sue grazie. Ingannala, ingannala più che puoi, se desideri realmente esserle fe-i dele con lo spirito... ingannala, ma non dir­glielo, poiché le donne non capiscono come si possa ingannarle per amore. Ma, soprattutto, non insuperbirti, non crederti originale. Io stesso, quando ero con Etyennette de Santa Fé de Bogota... (Bernardo racconta la sua storia, fin dagli inizi, naturalmente, e, nata­mente, Giacomo non ascolta una parola).

Odette                      - A che pensi?

Giacomo                   - A tutto.

Odette                      - Salvo che a me.

Giacomo                   - Non penso mai a te in tua pre­senza.

Odette                      - Se ti disturbo, posso andarmene,

Giacomo                   - Te lo chiederei, infatti, se volessi pensare a te. Ma in questo momento non vo­glio; per riposarmi.

 Odette                     - Pensi tanto a me, quando non mi vedi?

Giacomo                   - Credo... ogni cosa mi fa pensare a te.

Odette                      - E quando ini vedi?

Giacomo                   - È molto differente. Tu mi fai pensare ad ogni cosa. Mi capisci?

Odette                      - Poco.

Giacomo                   - E allora, va bene. Anch'io non capisco bene quello che dico; ma questo non prova nulla. Dev'essere quel fenomeno che si suol chiamare eloquenza.

Odette                      - Semplicemente!... E tu credi che quando uno fa un discorso non capisca quello che dice?

Giacomo                   - Certo, altrimenti non direbbe una parola. E io, se ti dico soltanto : « ti amo », ti assicuro che non mi capisco.

Odette                      - Non sei troppo gentile.

Giacomo                   - Anzi, appunto perchè ti voglio molto bene; le parole « ti amo », cosi enfatiche e comuni non hanno alcun rapporto con un sen­timento così complicato com è il mio amore. Ti assicuro che quando penso veramente a te...

Odette                      - E sei solo...

Giacomo                   - Naturalmente... ebbene, penso a te in mille modi: ti vedo mentre ti metti il cappello, o nel salotto, o in atto di prendere il tè; ti vedo davanti allo specchio che ti pettini, nel letto al tuo svegliarti, in abito da sera, in accappatoio da bagno... Talvolta penso a te con ira o con rancore... Ma non un istante mi dico: «Quanto l'amo! ». Que­sto mi viene in mente dopo, quando non ti amo più, quando ho finito di pensare a te pei* pensare a me... E terribilmente egoista la pa­rola « amare ».

Odette                      - Tu devi essere tutt'altro che egoi­sta, perchè ogni volta che ti chiedo se mi ami, non mi rispondi mai.

Giacomo                   - Probabilmente. Del resto, che cosa proveresti, se ti ripetessi « ti amo » dalla mattina alla sera?

Odette                      - Nulla, senza dubbio, ma mi farebbe piacere. È come per la pubblicità: se leggo dappertutto che il cioccolato X è il migliore, ciò non mi prova nulla... ma mi convince. Se ogni momento tu mi dicessi di amarmi, crederei forse al tuo amore, come credo al cioccolato ben lanciato.

Giacomo                   - Se no, non mi credi?

Odette                      - Un poco, ma per ragionamento.

Giacomo                   - E le donne non credono mai per ragionamento.

 Odette                     - Sì, ma per ragionamento è facile credere una cosa, ma è anche più facile era dire poi il contrario.

Giacomo                   - E tu credi qualche volta il contrario?

Odette                      - Certo...

Giacomo                   - Non è gentile quello che mi dici.

Odette                      - Sarebbe ben peggio che ti dicessi quello che penso. E poi, non varrebbe la pena di amarsi, senza approfittarne qualche volta dirsi delle cose poco gentili.

Giacomo                   - Ebbene! approfittane.

Odette                      - Sì, volevo ancora dirti un'altra

Giacomo                   - Sono pronto.

Odette                      - Spesso... credo perfino che tu inganni...

Giacomo                   - Piccola mia, è la decima volta che mi fai questa riflessione. Scusami se lo dico, ma non potrebbe essere più stupida.

Odette                      - Vedi, t'inquieti. Quando mostro di non credere al tuo amore, ti rattristi; quando penso che tu mi inganni, t'offendi... una dlT que, delle mie idee, è vera.... se l'altra è falsa.

Giacomo                   - (a  corto d'argomenti) Questi sono ragionamenti... Credevo che tu non potessi dere nulla per ragionamento.

Odette                      - Sì, ho detto che posso credere cosa e poi il contrario...

Giacomo, tentando un tono persuasivo, poiQ non ha argomenti validi da opporre  Ebb credi il contrario.

III. UN ALTRO CAFFÈ.

(esattamente uguale al primo)

Giacomo                   - Straordinarie.

Bernardo                  - Chi?

Giacomo                   - Le donne.

Bernardo                  - Si crede sempre così. Sono cosi ordinarie se ci occupiamo di loro, e non sono affatto se ce ne infischiamo. È lo stesso per gli oggetti d'arte. Quando diciamo di cosa : « Bellissimo! » non è vero che l’oggetto sia bellissimo, siamo noi che tale] vediamo.

Giacomo                   - Ciò significa che sono io che ini le donne straordinarie...

Bernardo                  - Vuoi ancora raccontarmi una storia di Odette?

Giacomo                   - Sei pazzo.Ti prevengo che certi scherzi idioti non mi piacciono.

Bernardo                  - Non la inganni, tu?

Giacomo                   - Non è una ragione.

Bernardo                  - Già, tu lo fai per amore!

Giacomo                   - Infatti, ma il male è che essa sospetta.

Bernardo                  - Dal momento che è vero...

Giacomo                   - Non bisogna che sia vero.

Bernardo                  - E tu non ingannarla.

Giacomo                   - È molto più semplice continuare a nasconderglielo.

Bernardo                  - Come ti pare... E poi dicono che le donne sono bugiarde.

Giacomo                   - Non fare riflessioni. Sai benis­simo che cosa mi accade. Odette non lascia passar giorno senza chiedermi se la inganno, e con chi, e dove, e quando... e come... Qualche volta mi domando se non proverebbe piacere un po' sadico a farsi raccontare ogni cosa, con tutti i particolari.

Bernardo                  - Diffida di questa impressione... E il mezzo più facile, per una donna scaltra, di far confessare... Non lasciarti, sfuggire nulla!

Giacomo                   - Naturalmente... e pure mi sembra di compromettermi di più a negare. E poi, negando, siamo sempre al medesimo punto, mentre se confessassi una buona volta, almeno saremmo un pò più avanti...

Bernardo                  - Non nella buona direzione.

Giacomo                   - Sarà, ma nulla è più noioso quanto il sentirsi dire ad ogni istante : « Con chi mi hai ingannato? » (Aria scherzosa), oppure: « Oggi mi hai ingannato! » (Aria tragica), ovvero: «Dimmi, ti piace ingannarmi? » (Aria candida), o ancora: «Vedi, caro, se tu mi ingannassi... » (Aria patetica).

Bernardo                  - Mi sembra abbastanza vario. E le tue risposte?

Giacomo                   - Sono assortite: indignazione: «Oh!» Ironia: «Ah! ah! come sei stupida! » Im­pazienza: « Ne ho abbastanza, alla fine. » Drammaticità : « Che io muoia all' istante, se... ».

Bernardo                  - Dev'essere uno spettacolo emo­zionante.

Giacomo                   - Scherza, se vuoi. Io ne ho abba­stanza.

Bernardo                  - Ebbene! è semplicissimo. Con­fessa.

Giacomo                   - Credi?

Bernardo                  - Ma certo; confessa senza confessare, non dir nulla di ciò che è vero. Inventa una falsa avventura, e poi confessala.

Giacomo                   - Capisco... ma se lei ci crede sul serio?

Bernardo                  - Nessun pericolo. Le donne hanno molta famigliarità con le menzogne; non è possibile far loro credere vera una cosa falsa. Fin dalle prime parole essa reagirà, non tro­vando naturale una confessione cosi rapida... Tu inventerai tanti particolari vaghi, indefi­niti... ed essa non crederà una parola di tutto ciò, ma si divertirà al gioco, fingerà di cre­dere, e per lei sarà la miglior prova della tua fedeltà. Dal momento che è gelosa, ossia af­fetta dalla malattia del dubbio, falla dubitare di ciò che le dici, piuttosto che di. quella che non dici.

Giacomo                   - Sei sicuro del tuo mezzo?

Blrnardo                   - Sicurissimo. Tanto più che quando ero con Marmala di Dundee... (La storia pro­segue, perdendosi nel rumore del bar).

IV.

UN RISTORATORE.

(adatto per due amanti che si conoscono già ab­bastanza e che si amano ancora. Un po' di musica in modo che non si possa udire tutto quanto si dice e si possa anche tacere senza troppo imbarazzo. Non troppa musica affinchè sia sempre possibile una conversazione. Cono­scenti; ma abbastanza distanti e disseminati per­chè non sia possibile parlar loro da posto... ma soltanto lanciare qualche sorriso).

Odette                      - Di al cameriere che il mio coltello è sporco.

Giacomo                   - Non è sporco, sono impronte di­gitali.

Odette                      - E ti sembrano pulite?

Giacomo                   - E sacro sudore proletario.

Odette                      - Non fare dello spirito. Non posso adoperare questo coltello... Allora dammi il tuo.

Giacomo                   - Per carità! (Chiama il cameriere, con rammarico, poiché trova ridicolo fare os­servazioni per conto di terzi). Cameriere! potete portar via il vostro cartellino antro­pometrico.

Il cameriere              -???

Giacomo, tendendogli il coltello per evitare una spiegazione troppo lunga ed oziosa Portatemi un coltello pulito.(// cameriere si allontana).

 Odette                     - Bravo! Riesci a prendere in giro i camerieri.

Giacomo                   - Perchè?

Odette                      - Quello non ha capito nulla.

Giacomo                   - Lo spero. Mi sarebbe seccato se avesse riso.

Odette                      - E rimasto sbalordito. (Approfitta della musica e degli asparagi per rimanere silenziosa qualche minuto).

Odette                      - A chi sorridi?

Giacomo                   - A me stesso, per la musica. Ri­cordi ( questa canzone: Yes! We have not bananas...

Odette                      - Non hai sorriso come quando si sor­ride ad una canzone. Tu sorridevi ad una donna!

Giacomo                   - E come si sorride ad una canzone?

Odette                      - Cosi. (Sorride come quando si sor­ride ad una canzone). E tu hai sorriso così. (Sorride come quando si sorride ad una donna). Scommetto che sorridevi a Maud.

Giacomo                   - Ah! ci sei caduta. Maud è a destra, mentre io sorridevo a sinistra.

Odette                      - Confessi che guardavi qualcuno.

Giacomo                   - E un'abitudine.

Odette                      - Oh! Te ne supplico, non fare del-1 ironia... Facevi l'occhietto a Peggy.

Giacomo                   - Peggy! Oh! questa è buffa! Co­nosco Peggy da dieci anni e mai ho pensato di farle la corte... Non è il mio genere!

Odette                      - E qual'è il tuo genere?

Giacomo                   - Non lo so, nulla di ben definito, ma in ogni caso non una donna grassa, molle e pigra come Peggy.

Odette                      - Preferiresti Maud?

Giacomo                   - Se dovessi scegliere tra le due, certamente!

Odette                      - Ebbene, valla a trovare, la tua Maud, se ci tieni tanto.

Giacomo                   - Chi ti ha detto che io tenga a Maud?

Odette                      - Tu, in questo momento.

Giacomo                   - Sei completamente pazza, mia cara; è un'ipotesi alla quale nemmeno tu credi...

Odette                      ( definitiva) Io non faccio ipotesi.

V.

IN CAMOZZA

(Una carrozza è sempre più intima di un al­bergo; la presenza di un vago pericolo avvi­cina sempre di più gli occupanti).

Odette                      - Non mi tieni mica il broncio, vero?

 Giacomo                  - Ma no! In fondo, mi fa piacB che tu sia gelosa.

Odette                      - Che vuoi? Mi fa male vederti gii dare le altre donne. Ti ho fatto delle sol ridicole, ma ti giuro che non te ne farò pia | Tu però avrai bea 'flirtato con qualche don da quando mi conosci... Ebbene, raccontai l'ultima tua avventura... ti assicuro cheH mi divertirà infinitamente.

Giacomo                   - Veramente? Ci tieni?

Odette, stupita di una resistenza così ie/M    - Ma si!...

Giacomo                   - L'ultima?

Odette                      - Sì.

Giacomo                   - E mi giuri che non mi chied«| più nulla, dopo?

Odette                      - Giuro.

Giacomo                   - Non ti dirò il suo nome, tal più che non la conosci... È una donna... donna bionda, bionda sai... alta un metro e i tanta... E sempre vestita di turchino... o vero] poiché dice che questi colori meglio si confa al suo viso, e del resto, è vero... Ama la sica, la poesia; legge Anatole France...

Odette, sorridente, già tranquilla, con aria niona    - Ah! legge Anatole Franco? (// seguito si perde nel frastuono di una s&

da illuminata).

VI.

A. CASA

(Un letto piuttosto largo. Giacomo è som le coperte, solo, non esattamente nel mezzo,! aspetta Odette che s'indugia in mille operazq inutili). Odette, passeggiando, col pretesto di andare

Vedere se la porta è ben chiusa         - Come ba

la tua signora bionda?

Giacomo                   - Mio Dio... un po' come tutte

donne dipende dal desiderio che si di esse....

Odette                      - È di buona famiglia?

Giacomo                   - Buonissima... È divorziata, e

ciò in rapporti un po' tesi con la famigliai

una vecchia famiglia cattolica come nei te]

manzi di Huysmaus... Odette, pettinandosi   - Come l'hai conosciuti

Giacomo                   - Ad un ricevimento...

Odette                      - Come si chiama?

Giacomo                   - No! Non mi chiedere il suo no Ti ho già detto abbastanza.

Odette                      - Sì, caro.

Giacomo                   - Vieni a letto, abbiamo parlato abbastanza dì lei. In fondo, mi fa piacere li fa male vederti guar­di ho fatto delle scene! le non te ne farò più..» | tato con qualche donna,, i... Ebbene, raccontami.. ti assicuro che ciò ite. ì Ci tieni? resistenza così debolei che non mi chiederai irò il suo nome, tanto i... È una donna... una ù... alta un metro e set­ta di turchino... o verde, xilon meglio si confanno | o, è vero... Ama la mu-Anatole France... tranquilla, con aria sor-Wtole France?;/ frastuono di una stra-

I. MA.

[argo. Giacomo è sotto saltamente nel mezzo, ei lugia in mille operazioni

;ol pretesto di andare a en chiusa      - Come bacia i?

.. un po' come tutte le desiderio che si ha

i famiglia?

a... È divorziata, e per-o tesi con la famiglia... cattolica come nei ro-j

- Come l'hai conosciuta? eevimento...

chiama?

mi chiedere il suo nome, bastanza.

etto, abbiamo parlato ab-

 Odette, ora sta caricando l'orologio.           - No, no! mi diverte molto quella donna... Sono bel­le le sue mani?

Giacomo                   - Bellissime... Lunghe, sottili...

Odette                      - Un po' rosse, forse?

Giacomo                   - Anzi, bianche,.come l'avorio.

Odette, abbracciandolo         - Ah! ti adoro, to­polino mio. Bacia così, Lei?

Giacomo                   - Pressappoco.

Odette                      - Meglio di così?

Giacomo                   - Non sono stato ben attento: rico­mincia.

Odette, baciandolo a lungo   - Ebbene?

Giacomo                   - Baci meglio tu.

Odette                      - Ah! stavo per diventare gelosa, sai?

Giacomo                   - Non bisogna. È soltanto un ca­priccio.

Odette                      - Saresti contento che io fossi ge­losa di lei?

Giacomo                   - Forse, un pochino... Anzi mi di­spiace che tu non lo sia...

Odette, finalmente è entrata nel letto            - Oh! sono gelosissima, in fondo, mi contengo, ma avrei una voglia matta di cavarle gli occhi.

Giacomo                   - Non esagerare!

Odette                      - Non mi conosci, caro.

Giacomo                   - Sì, sì, ti conosco. Sai, ha delle attaccature deliziose...

Odette, sempre sorridente     - E le spalle?

Giacomo                   - Meravigliose! Sono forse ciò che ha di più bello.

Odette                      - Ti adoro!

Giacomo, irritato da quest'assenza di reazione, e proseguendo       - E poi ha un bel sorriso, in un angolo della bocca, così... {Fa un sorripó così, senza tuttavia turbare la tranquillità di Odette).

VII.

A. CASA.

Odette                      - Le sette e dieci. È tardi, caro; avete almeno preso il tè dalla vostra amica?

Giacomo                   -   Non si può nascondervi nulla...

Odette                      - E l'ufficio?

Giacomo                   - Sono andato via alle cinque. Sa­pete... Quando si ama...

Odette                      - A chi lo dite! Com'era vestita?

Giacomo                   - Seta verde... speranza!

Odette                      - Un po' fuori di moda, senza dubbio.

Giacomo                   - Per carità. Ultimo figurino.

Odette                      - E il tè, a casa sua?

Giacomo                   - Certamente.

Odette                      - Che piano?

 Giacomo                  - Quarto.

Odette                      - E alto.

Giacomo                   - Ma c'è una bella vista.

Odette                      - Su che cosa?

Giacomo                   - Su Parigi... sopra un pezzo (li Parigi.

Odette                      - Quanti pezzi?

Giacomo                   - Uno solo, grazie.

Odette                      - Ascensore?

Giacomo                   - Certo. Vorreste mica...

Odette '                    - Vi sono tante case vecchie.

Giacomo                   - La casa invece è nuovissima; an­cor più della vostra, cara.

Odette                      - Non vi offendete. Esistono case vec­chie, bellissime; hanno una loro bellezza parti-colate, più i raccolta.

Giacomo                   - Vi assicuro che la casa della mia amica non possiede alcuna di queste bellezze particolari.

Odette                      - Eravate solo?

Giacomo                   - Solo, con lei, si capisce.

Odette                      - Lo spero.

Giacomo                   - Ed ora, cara, abbracciatemi.

Odette                      - Così presto? Non avete paura di cancellare le tenere impronte?

Giacomo                   - Il ricordo è incancellabile.

Odette                      - Bisogna che vi occupiate molto di lei, poiché non ha molte distrazioni. Poche fa­miglie ricevono volentieri una donna divorziata.

Giacomo                   - Chi ve lo dice? Anzi, è molto ricercata... È lei che...

Odette                      -   È da buon cavaliere il difenderla... Ma ho le mie informazioni... le sue avventure hanno fatto molto parlare la gente.

Giacomo                   - Dite senz'altro che è una sgual­drina.

Odette                      - Non ho nessuna intenzione di par­lar male di una donna che amate. Constato, semplicemente.

Giacomo                   - Fate delle maligne insinuazioni.

Odette, ad un tratto    - Sei contento, stupido, che io sia gelosa di lei.

Giacomo, tentando di continuare il gioco      - No, non voglio che diciate male di una donna per la quale nutro una sincera amicìzia.

Vili.

Giacomo                   - E gelosissima. Bernardo         - Ancora?

Giacomo                   - Più che mai... Ora è gelosa di lei. Bernardo - Di chi? Di Laura? Giacomo             - Nemmeno per sogno; pensi forse  una dell piazze falle dal ghia Alda Borei so;uino, all'at-Merighi capitò fortuna di dove: una sera, a ì.o» camera d'alberg< L'indomani m£ dere la Merighi addormentata sa

Perchè non ' Lucio |:

donni Don liodri: Perchè mi. conica la Mi cambialo

S 'a |i.

io, Ini l'ai) laziolie

che le abbia raccontato... Dell'altra, dell'A­mante Immaginaria!

Bernardo                  - Ed è molto gelosa?

Giacomo                   - Lo diviene.

Bernardo                  - Tuttavia, essa non può credere alla sua esistenza.

Giacomo                   - Evidentemente... ha capito be­nissimo il gioco... per otto giorni ci siamo divertiti un mondo. Ora, però, fa sul serio.

Bernardo                  - E ti dispiace che sia gelosa?

Giacomo                   - Sì e no! È un po' lusinghiero il fatto che essa sia gelosa di un fantasma... e non è pericoloso... Ma ora comincia a di­ventare un ossessione.

Bernardo                  - E colpa tua. Avrai esagerato.

Giacomo                   - Forse! In principio non era af­fatto gelosa, e io ero un pò seccato.

Bernardo                  - È adesso?

Giacomo                   - Ora fa mille appunti spiacevoli, mille insinuazioni bugiarde.

Bernardo                  - Non possono essere bugiarde, dal momento che questa donna non esiste.

Giacomo                   - Si che lo sono. Essa esiste per me. Ho inventato una donna ideale, che avrei potuto amare. Bella, elegante, un po' arti­sta... Ed è assai spiacevole udire che essa conduce una vita irregolare, che i suoi ve­stiti sono fuori di moda, e che bacia come una provinciale. Poiché invento, non sono mica così bestia da inventare una donna brutta, inelegante e grossolana: per quello che mi costa farla di mio gusto!

Bernardo                  - Sono sicuro che sei stato tu a trovarle dei difetti. Odette non avrebbe po­tuto trovarli da sola, senza qualche indicazione.

Giacomo                   - Bisognava pure... per darle una apparenza di realtà... Non potevo mica dire: è bella come il sole, ha la voce del cristallo, i più piccoli piedi del mondo, un vitino da ve­spa, una bocca simile ad uno scrigno tempestato da trentadue perle splendenti. Perciò ho. fatto due o tre piccole restrizioni... Ma guarda come Odette è in mala fede! Ho detto che l'Amante Immaginaria è alta un metro e settanta... È molto, ma non poi esagerato... Ebbene? ora mi dice continuamente : « Come va la Donna Gigante? » Una donna di un metro e set­tanta... Non trovi ciò idiota?

Bernardo                  -  convinto         - Oh! Sì!

A CASA

Giacomo                   - Mi fai sempre il muso?

Odette                      - Non te l'ho mai fatto, caro!... Ma  che vuoi? Sono triste. Non vorrai mica impe­dirmelo.

Giacomo                   - È idiota essere triste. Se vuoi noni rivedrò più quella donna.

Odette                      - Non basterebbe... penseresti sempre! a lei! Sono triste che tu pensi ad altri che al me, ecco tutto... È idiota, è stupido, ma èl 1 amore!

Giacomo, non può fare il giro della tavola rol tonda per andare a baciare Odette, percha la mossa èli pare ridicola e di dubbia e/1 ficacia     - Mi ami male.

Odette                      - Non si ama né male, nò bene. I

Giacomo                   - Se vuoi non parleremo mai più di lei.

Odette                      - Sì, ma ogni volta che tu ci peni serai, io lo saprò, e ne soffrirò lo stesso. I

Giacomo                   - Non ci penserò più... Sei tu chai( mi obbligavi a pensarci parlandomi sempre ri lei... In fondo essa è insignificante... Se non la conoscessi...

Odette                      - Non è più insignificante, ora cH ha potuto rattristarci.

Giacomo                   - Andiamo, finiamola una buona voi ta... Sorridi, via, sii buona... ti giuro che noi penserò più che a te... come prima. I

Odette                      -  sorridendo, ma con un po' di tristezza- Non potrà mai più essere del tutto come prima, caro!

{Giacomo, che non ha nulla da rispondere, noi risponde. Sorride soltanto con tristezza, col molta tristezza).

FINE