Il folletto delle brutte figure

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di Stefano

Benni


Dimenticati tutti gli scioperi, di colpo: le urla di morte, le barricate, le comuni, le mi­nacce di impiccagione ai lampioni, la porpo­ra al Pere Lachaise, e il caglio nero e aggru­mato sul goyesco abbandono dei distesi, dei rifiniti; e le cagnare e iblocchi e le guerre e le stragi, d'ogni qualità e d'ogni terra; per un attimo! per quell'attimo di delizia. Oh! Spa-smo dolce! Procuratoci dal reverente frac; "Un taglio limone-selz per il signore, sissi­gnore..."

(CARLO EMILIOGADDA)

A - Ma quello non è Vantone?

B - Quale dici?

A - Quello che sta scendendo dal taxi.

B - Vantone I'esperto di mondanità?

A - Proprio lui. Non hai letto il suo libro "La vera classe"? Ha venduto più di duecentomila copie. Guarda com'è ele­gante con lo smoking. Guarda con quale nonchalance ha congedato il tassista...

B - Sta andando certamente a una festa.

A - Credo di sapere quale. Vedi que1 portone in cui stanno entrando le due signore in pelliccia?

B - Sì. Chi ci abita?

A - La contessa De Meres. E la casa più esclusiva della città e oggi si festeggia il compleanno della contessa. Solo duecen­to invitati. Essere li significa davvero far parte dell'élite mon­dana della città.

B - Come fai a saperlo?

A - L'ho letto sul giornale. C'è tutta la gente che conta; politici, attori, scrittori...

B - Guarda, infatti li c'è Alberti: Dio com'è vecchio! E com'è ingrassato! Sembra proprio che quello smoking gli vada stretto.

A - Mi sa che la contessa non gli risparmierà una delle bat­tute feroci che I'hanno resa famosa.

A - Guarda... Vantone si è fermato a parlare con un bambino.

B - Non è un bambino... è un nano... un nano con un cap­potto lungo fino ai piedi.

A - Certo lui non va alla festa dei De Meres.

B - Vantone sembra piuttosto infastidito...

V - Insomma, si levi dai piedi... le ho già dato mille lire.

F - Non voglio soldi, signore.

V - E cosa vuole? Ho fretta.

F - Vorrei il suo fazzoletto, signore... per soffiarmi il naso.

V - Lei e pazzo! Si vede lontano un miglio che lei non si lava da chissà quanto tempo... e poi il fazzoletto mi serve, sto andando a una festa.

F - Mi permetto di insistere.

V - Se lo soffi con le dita.

F - Non sarebbe di buon gusto, signore...

V - Ah, buon gusto! forse lei non sa con chi sta parlando!

F - No, con chi?

V - Con Domenico Vantone, scrittore e sociologo, autore del libro "La vera classe".

F - E lei sa chi sono io?

V - Lei è un nano fastidiosissimo con un cappotto troppo grande nonché di pessima fattura... si levi dai piedi.

F - Io sono il folletto delle brutte figure.

V - Come?

F - Il folletto delle brutte figure. Mi dia il fazzoletto o se ne pentirà.

V - Si tolga dai piedi, mostriciattolo.

A - Signore... quell' ometto le ha dato fastidio?

B - Sì. Mi meraviglio che lo facciate restare qui davanti!

A - Provvedo subito. Michael, allontana quel pezzente... si, quel nano cui il signor Vantone ha appena dato una peda­ta... che non importuni più gli invitati!

V - Contessa De Meres, sono lieto e onorato di essere ospi­te nella sua casa. Permetta che mi presenti: Domenico Van­tone.

C - Benvenuto! Chi non la conosce! La seguo sui giornali, in televisione... lei si occupa di un argomento che purtroppo pochi apprezzano: il buon gusto! E modestamente io credo di essere un' intenditrice, se non proprio quanto lei...

V - Oh contessa... il suo stile e la sua classe sono un esem­pio inimitabile per la mondanità ahimè spesso dilettantesca di questa città...

C - Ebbene, venga allora a conoscere gli altri ospiti... le presento le mie figlie Veronica e Ottavia... ragazze, vi la­scio con uno dei beniamini della serata. E ora vogliate scu­sarmi...

V - Una madre incantevole per due figlie incantevoli.

VE - Ho letto il suo libro signor Vantone... è scritto in modo divino.

V - E c' ho fatto anche un bel po' di grana.

VE - Come ha detto, scusi?

V - Ehm, no... volevo dire... mi ha fatto avere un bel po'   di grane... piccole invidie, risentimenti di chi ho criticato. Ma certo qui starò a mio agio: siamo tra simili, questa e un' Università del bon ton.

VE - Oh sì! Noi selezioniamo molto... non amiamo la gente volgare... sono io stessa ad esempio a scegliere i camerieri e, lei mi perdonerà la franchezza, non amo quelli di colore... trovo che sia un vezzo da nuovi ricchi... non vorrei sembrarle
razzista, ma... per quanto li si ripulisca sono sempre un po' scimmieschi.

C - Su Veronica, non ricominciare con questi tuoi discor­si... venga al buffet signor Vantone... me ne occupo sempre io personalmente.

V - Si vede.

C - Se questa vuole essere una battuta sulle mie misure, non è nuova, signor Vantone. So di non essere una silfide.

V - Per carità... non mi sono spiegato... volevo dire che si vede che c' è nella preparazione di questo buffet molto più del semplice impegno professionale di un pasticciere o di un cuoco... c' è lo stile di una padrona di casa... tutti sono capaci di prenotare il buffet preconfezionato da un Cairoli qualsiasi...

C - Lei ha un occhio clinico, Vantone... infatti il buffet e proprio del Cairoli "qualsiasi", il più prestigioso ristoratore della città.

O - Meno male che se ne e andato, Veronica... e meno male che è un esperto di buongusto!

VE - Mi e sembrato davvero maleducato... o forse queste pro­vocazioni fanno parte di un nuovo modo di essere brillanti.

O - Preferisco il vecchio stile, allora...

G - Caro Vantone, felice di vederla... Lei conosce già l' onorevole Chiodi e l'attore De Bozza? Si sta divertendo?

V - Sì, Ghislandi, per quanto... non capisco...

G - Che cosa?

V - Non lo so Ghislandi, venga qui un momento... mi è suc­cessa una cosa terribile con le figlie della contessa... due gaffes imperdonabili... una con la cicciona... volevo dire la maggiore delle sorelle... Le parole mi sono uscite di bocca senza che me ne rendessi conto... Come potrò rimediare?

G - Oh, io credo che in materia di educazione nessuno possa insegnarle niente. Comunque potrà rifarsi nel resto della serata

V - Lo spero... ma mi sento strano.

G - Via, via... non posso certo darle consigli in fatto di donne.

V - Lo credo bene, dato che lei è finocchio!

G - Vantone, ma come si permette...

V - Mi perdoni... io non capisco cosa mi succede... volevo dire...

CO - Vantone, su, non si apparti con Ghislandi... abbiamo molte cose da chiederle. Ad esempio: in quali casi va fatto il baciamano? V - In quali casi?

CO - Sì... mettiamo che io voglia presentarmi a quella signo­ra la...

V - Quella truccata come una baldracca vicino a quello scheletro?

CO - Si dà il caso, signore, che lo scheletro sia mia moglie, e la baldracca la moglie dell' onorevole qui presente.

A - Hai sentito? Sembra che tra Vantone e le figlie della De Meres non sia scattata la scintilla della simpatia.

B - Eppure lui è proprio un bell' uomo, elegante...

A - Sì, ma... non ti sembra che abbia i pantaloni sbottonati?

B - Mio dio, è vero...

CO - Signor Vantone... V - Mi dica.

CO - La avviso che ha i pantaloni completamente aperti sul davanti...

V - Mio dio è vero... dove posso abbottonarmeli?

CO - Vada la dietro.

V - La dove? Ma qua non ci sono porte... insomma ci sarà pure un cesso in questa casa di merda... senta lei, dov' è il cesso? 

CO - La toilette, come noi francofili ci ostiniamo a chiamarla, è li in fondo, e in questa casa di merda ce ne sono altre set­te, e lo dico con cognizione di causa perché sono il proprieta­rio, il conte Augusto De Meres.

V - Dio, dio, sono rovinato! Ma cosa mi sta succedendo? Anni di lavoro, di paziente presenza nei salotti, di pubbliche relazioni e stasera mi sto giocando tutto... ma perché parlo a vanvera? E questi pantaloni aperti... eppure ricordo bene di averli abbottonati... Cristo, cosa ci fa lei qui?

F - Si sta divertendo?

V - Cosa fa lassù sul lampadario? Com' è entrato?

F - Si convinca: io sono un folletto, il folletto delle brutte figure. E se ripensa a quello che le e successo stasera dovrebbe credermi.

V - Vorrebbe dire che è lei che... che mi fa fare...

F - Sono io e gliene faro fare ancora.

V - Sgorbio immondo... rovinare la reputazione a me, il nu­mero uno della mondanità cittadina...

F - Piano, piano. Forse ora è il numero dieci.

V - Se ti becco!

A- Hai sentito? Hanno trovato Vantone ubriaco nella toi­lette che tirava scarpe contro il lampadario.

B - Certo una cosa è scrivere di classe, e un' altra cosa è averla...

A - Che faccia tosta! Darsi tante arie da maitre a penser e poi guardatelo lì...

B - Ma cosa fa? Ha portato via il bicchiere a una signora... C - Cosa fa, screanzato!

V - Mi scusi... credevo che fosse una cameriera.

D - Le sembra che mia moglie assomigli a una cameriera?

V - Oh certo che no, è il vestito che mi ha ingannato... oh, sono costernato... posso rimediare aiutandola a riempire il piatto? Vuole dei pomodorini ripieni signora? Vuole un po' di caviale? Su, ne prenda a volontà, chissà quando potrà ri­mangiarne dell' altro... mi scusi... le ho macchiato tutto il vestito.

D - Metta giù le mani da mia moglie!

V - Sono desolato... oh dio, cosa mi sta succedendo... pos­so versarle da bere, signore? Tenga fermo quel bicchiere per dio! Per forza che gliel' ho versato sui calzoni... Via, non la faccia cosi lunga... ecco adesso ci pensa la signora a sistemar­le i calzoni che di queste cose se ne intende... oh dio! Devo sparire!

H - Ma chi è quel pazzo che corre urtando gli invitati?

C - Augusto devo parlarti... Vantone si sta comportando in modo vergognoso... penso che non sia il caso che rimanga ol­tre.

CO - Ma cara, ti rendi conto? Espellere un invitato... non è mai accaduto a casa nostra...

C - Guardalo lì... e seduto per terra e piange...

CO - E si sta soffiando il naso nel vestito della marchesa Blondel.

C - Ah questo non puoi permetterlo... caccialo subito!

CO - Sì, cara... ma dovrò essere prudente... e pazzo, non vedi che sta parlando con il tavolo?

V - Esci fuori di lì sotto, nano maledetto... è tutta colpa tua!

F - Allora mi crede adesso?

V - Non lo so... so che mi sto comportando come un pazzo...

se lei è la ragione di tutto questo, la supplico di smetterla.

F - Forse...

V - Ecco il mio fazzoletto... ci si soffi pure il naso.

F - Poteva decidersi prima... comunque grazie.

V - Allora, la smetterà di tormentarmi?

F - Non lo so...

V - Come non lo so... Dov' è andato? Dov' è finito?

CO - Signor Vantone, non so cosa stia cercando sotto il tavo­lo, ma la prego di seguirmi di là.

V - Sì, signor conte... oh io posso spiegarle... spiegarle tut­to... il folletto verde...

CO - Si calmi... lei e alterato... la prego di lasciare subito la mia casa, ha già offeso abbastanza ospiti.

V - Ma io posso spiegarle... non mi permetterei mai di of­fendere una casa che da sempre e per questa città un' oasi di stile nella volgarità imperante... questi ospiti squisiti... che il nostro paese non merita... e che qualcuno solo perché esclu­so si permette di criticare mentre da essi e solo da essi viene quella cultura del raro e del per pochi che distingue un paese civile da un paese del terzo mondo.

CO - Le sue parole mi lusingano... ma devo dire che lei, finora ….

V - Ma non ha dunque capito? E' stato uno scherzo... uno scherzo crudele ma necessario... sì, solo così io potevo far ri­saltare lo stile di questa casa... solo fingendo l'intrusione di una subitanea, inattesa volgarità... le chiedo perdono per questa iniziativa a cui mi ha portato l' immenso amore per l'arte, per la scienza della mondanità. Io ho voluto mostrare il buio affinché più radiosa splendesse la luce... affinché la vostra composta, indignata reazione rivelasse ancor più ful­gidamente ciò che io sapevo... che al mondo esiste ancora un posto di gente di vera classe!

A - Hai sentito la bizzarria di Vantone?

B - Sì... ha finto di essere maleducato.

A - Lo trovo molto spiritoso.

B - In verità io non ci trovo nulla di spiritoso.

A - Forse ha ragione... queste feste sono spesso noiose. In fondo, non e un segno di classe dare verve alla serata?

B - E soltanto un uomo di classe può osare di mostrarsi vil­lano, proprio perché sa di non esserlo!

A- Infatti ora e li che tiene banco e affascina l'uditorio con la sua conversazione.

G - E la sua piscina ideale com'è?

V- Martini freddo, acqua tiepida, donna calda.

O- Che uomo spiritoso!

VE - Comprerò subito il suo libro.

C- E ci dica: come si riconosce un uomo di successo?

V- Dallo sguardo?

VE - Da ciò che dice?

V - Signori, calma. Non e facile rispondere: diremo così: un uomo a cui tutti chiedono la definizione di uomo di successo e certo un uomo di successo.

VE - Alla faccia della modestia.

V - La modestia, come dice il nome, è la virtù delle persone modeste.

CO - Ma lei ha avuto dei maestri?

V - Beh, dovrei dire che ho avuto dei maestri alla rove­scia... è proprio dagli esempi negativi che si impara... dal po­polino volgare che vediamo per strada... la sua malagrazia spacciata per genuinità... la sua ignoranza, ineleganza, gof­faggine per giustificare le quali digrignano pretese di ingiu­stizia... io non ho peli sulla lingua: signori, una persona supe­riore è una persona superiore e basta... una persona brutta è brutta... un purosangue è un purosangue e un nano è un nano!

F - Mi ha chiamato?

V - Oh, no!

G - Cosa c' è signor Vantone... è impallidito, non si sente bene?

V - No, lui... io... potrei avere qualcosa da bere?

G - Ma lei trema!

V - Non e nulla, credetemi.

C -Vantone, io e mio marito litighiamo spesso su come e quanto si deve profumare un uomo.

V - Modestamente ho studiato a fondo la cosa... dunque ci sono vari tipi di uomini...

F - Bada Vantone! Per quello che hai detto io, folletto del­le brutte figure, in virtù dei poteri a me conferiti ti condanno a sparare subito dieci peti di cui l'ultimo ti sarà fatale!

V - No!

CO - Cosa c'è, Vantone?

V - Voglio dire, no! Non a tutti e concesso profumarsi... ogni uomo ha un profumo adatto... ahimè, ecco il primo!

G - Vantone ma perché parla così ad alta voce?

V - E un argomento acui tengo particolarmente... ecco il primo consiglio che vi do, dicevo ahimè; due, tre, quattro! Quattro sono i tipi di profumo: l' aggressivo, il sensuale, il virile, lo sportivo, oh dio, cinque!

O - Quattro o cinque?

V - Cinque! Avevo dimenticato il nostalgico, che si addice a uomini di una certa età, con un fascino sfaccettato, fatto di nuances, mentre: sei! Sei forse tu adatto a un profumo forte, di quelli che fanno centro al primo colpo? Sì, a patto che tu sappia imporre la tua personalità. Del resto: sette!

VE - Perché si agita così?

V - Sette! Ahimè no, otto! Otto uomini avrò conosciuto nella vita che avevano un profumo diciamo così ad personam; bastava entrare in un posto per accorgersi che c' era no... era come se avessero quel certo... Aiuto; nove!

CO - Nove?

V - Nove è il mio profumo preferito.

VE - Mai sentito nominare.

V - Lo fa solo per me un piccolo profumiere in rue de Rivo­li... e un aroma di tabacco ed elicriso molto pas-de-loup, ma e vi assicuro che l'effetto è inarrivabile... sembra...

RRRRRRRRRUMBLEEEEEEEEEEEEEEEE!!!

F - Dieci! (ammicca al pubblico e si spengono le luci)

- Pronto, Sono il direttore, passami subito il capo redat­tore... pronto, sto telefonando da casa De Meres; ho una no­tizia sensazionale... allora rifacciamo la prima pagina... spo­sta l'Iran e i due uccisi dalla mafia in seconda e apri con que­sto titolo a quattro colonne:

Occhiello: Terremoto nella mondanità.

Titolo: "E' finita l'era Vantone."