Il fosso senza vergogna

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IL FOSSO

IL FOSSO

SENZA VERGOGNA

ovvero

DOVE VA A FINIRE LA

NOSTRA CIVILTA’

Due atti teatrali

di

Franco Zaffanella

PROTAGONISTI

        LA LATTINA

         

          LA BOTTIGLIA DI VETRO

          LA BOTTIGLIA DI PLASTICA

          IL GIORNALE

LA SCALDINA ( Piccolo contenitore usato in passato per

riscaldare il letto con le braci)

          LA FAMIGLIA TARABASCANI

          L’AIRONE

         

          I BAMBINI CHE GIOCANO

          LA BANDA          DEL PAESE

                         

                                                                                               

PRIMO ATTO

( La scena è in semibuio )

NARRATORE - E’ la primavera del 2000 e un nuovo giorno

sta per nascere nel paese di Naibba.

Dolcemente la luce inizia ad illuminare ogni cosa: le case,

le strade, gli alberi, i campi.

La chiesa del piccolo borgo svetta maestosa su tutto,

la campana batte le sette e piano piano ovunque tutto

si anima.

Un operaio si avvia al lavoro nella vicina fabbrica, salutando

la figlia che corre a prendere l’autobus per la scuola.

Un contadino rumorosamente passa col trattore trainando

un grosso rimorchio.

Il fornaio apre il suo negozio da dove esce un buon profumo

che invade tutto il vicinato.

Ognuno sa cosa fare, ognuno sa dove andare, ma qualcuno,

nel piccolo fosso che fiancheggia la strada comunale, non

lo sa.

Sono immobili, bruciati dal sole e dalla pioggia, ognuno,

con una storia diversa.

( La scena viene illuminata, nel fossato c’è la bottiglia di

  plastica, la bottiglia di vetro, il giornale, la lattina).

LATTINA - ( Stiracchiandosi la pelle ) Ehi! sveglia! Sta nascendo

un nuovo giorno! . . . Dai che c’è il sole!

BOTTIGLIA PLASTICA -  Ma smettila! Possibile che tutte le mattine

devi urlarci nelle orecchie!

BOTTIGLIA DI VETRO - E’ vero, continua ad urlare come se

dovessimo andare chissà dove.                           

LATTINA - Ma non vedete che mi sto sciupando tutta!

GIORNALE - ( Ironicamente ) Povera lattina, si sta sciupando tutta,

e noi cosa credi che stiamo qua a fare?

LATTINA - Parli bene tu che sei qua da solo cinque giorni, ma io

sono undici mesi che sono in questo fosso!

BOTTIGLIA DI VETRO - Ahh, ahh, hhhaa, (ride) undici mesi! Ma cosa vuoi che siano undici mesi, io sono qua da diciotto anni!

                                                1

TUTTI - Diciotto anni!!

BOTTIGLIA DI VETRO - Certo, e da cinque sono interrato qua e non

riesco più a muovermi.

BOTTIGLIA DI PLASTICA - Beh, anche noi siamo bloccati.

BOTTIGLIA DI VETRO - No voi potete ancora muovervi,quando le piogge riempiono il fosso, l’acqua vi può portare lontano da qui.

LATTINA - Che bello, allora qualcuno potrebbe vederci.

GIORNALE - Ma sei proprio fissata! Tutti ci vedono! Ma non fanno niente, in fondo sono stati gli uomini a gettarci qua.

BOTTIGLIA DI VETRO – Si, ma gli uomini non sono tutti uguali, forse

Lattina ha ragione.

LATTINA - Tu Giornale non lo sai che noi possiamo tutti essere

riciclati e non rimanere qua a marcire e ad inquinare la terra.

GIORNALE - E lo dici a me che sono già stato riciclato.

LATTINA - Tu sei già stato riciclato?                   

Ma che fortuna, nessuno di noi finora è stato riciclato.        

BOTTIGLIA DI PLASTICA - E prima cos’eri?

GIORNALE - Ero nato come una rivista scientifica, poi come vedi

sono diventato un giornale sportivo, e quell’ignorante che mi ha

preso poi mi ha buttato qua.

LATTINA - Anch’io voglio essere riciclata! Perchè quel bambino mi

ha gettato qua? Ah se potessi averlo tra le mani!

BOTTIGLIA DI PLASTICA - Che discorsi, purtroppo siamo noi che

finiamo sempre nelle loro mani.

GIORNALE - E poi la colpa non è di quel bambino, ma è dei suoi

genitori che non gli hanno insegnato che molti rifiuti, come noi,

oggi possono essere riciclati.

LATTINA – Giornale, va bene che tu la sai lunga, ma a me non piace

affatto essere chiamata rifiuto.

BOTTIGLIA DI VETRO - Hai ragione Lattina, non siamo rifiuti, noi

possiamo rinascere!

GIORNALE - Anch’io vorrei rinascere un’altra volta credetemi, però

ho le mie preoccupazioni.

BOTTIGLIA DI PLASTICA - Ma quali preoccupazioni, visto che già una volta hai fatto questa bella esperienza.

GIORNALE - Il problema è che potrei diventare . . .

LATTINA - Diventare cosa?

GIORNALE - Potrei diventare, carta igienica!

( Tutti scoppiano a ridere )                            

LATTINA - Ahhh ahhh ahhh, (ride) carta igienica.                

BOTTIGLIA DI VETRO - Ahh ahh, (ride) allora è meglio che tu sia finito

in questo fosso.                                                 2   

BOTTIGLIA DI PLASTICA - Ti ha evitato una fine non certo profumata.

( Tutti ridono di nuovo )

GIORNALE - C’è poco da ridere, potrei anche diventare le pagine

di un libro famoso, oppure un quaderno scolastico.

LATTINA - Però gli uomini sono veramente stupidi, senza

accorgersene buttano via soldi ed energia, non capiscono che attraverso il riciclaggio si possono trarre grossi vantaggi sia economici sia per l’ambiente.

GIORNALE - Pensa che ricavare la carta nuova dalla carta vecchia

richiede il 40% di energia in meno rispetto ai procedimenti tradizionali e riduce il conseguente inquinamento del 95%!

BOTTIGLIA DI PLASTICA - Basta! Mi state annoiando con questi

discorsi, lasciatemi dormire in pace!

LATTINA - Tu pensi solo a dormire, ma lo sai che con la tua plastica

si possono produrre oggetti utili a costi molto contenuti, ad

esempio con lana e filato ottenuti da cinque bottiglie riciclate si

realizza un maglione ecologico.

BOTTIGLIA DI PLASTICA - Però, non mi dispiacerebbe diventare un

bel maglione.

LATTINA - Ah, io ho un sogno, vorrei tanto diventare un Microchips.

BOTTIGLIA DI VETRO - E  pensate  che l’energia risparmiata a

riciclare una bottiglia come me è in grado di far accendere una lampadina da 100 watt per 4 ore.      

( Inizia a farsi buio )

GIORNALE - E la carta? Sapete che ogni 70 Kg di carta riciclata

si salva dall’abbattimento un albero.                       

LATTINA - Io, se fossi riciclata con l’energia che si risparmierebbe si riuscirebbe a far funzionare una televisione per 3 ore, ma sapete che

riciclare l’alluminio consente diridurre l’inquinamento  dell’aria del 75%!

BOTTIGLIA DI PLASTICA - Basta! Per favore adesso basta! Mi fate

venire il mal di tappo! Ah come stavo bene in quel negozio di

alimentari, la si che si sentivano discorsi interessanti.

LATTINA - Immagino come erano interessanti. ( Ironicamente )

Mi dia due etti di mortadella, un kg di pane e due yogurt, a me signora dia due litri di latte, tre etti di prosciutto, oh come lo vuole signora cotto o crudo, e il latte lo vuole scremato, o parzialmente scremato . . .

( Interrompendo Lattina )

BOTTIGLIA DI VETRO - Silenzio!! Si sta fermando qualcuno!

LATTINA - Finalmente! Speriamo che ci portino via!

GIORNALE - Peccato che si stia facendo buio.                 3

( E in scena arriva una macchina con sopra la famiglia Tarabascani interpretata da 4 personaggi ), uno di loro scende si guarda intorno e approfittando dell’oscurità getta nel fosso un oggetto: la “Scaldina”).

LATTINA - Ehi! Siamo qua non ci vedi?!

BOTTIGLIA DI VETRO - Aiuto! Liberateci!                 

GIORNALE - Ehi!                                       

BOTTIGLIA DI PLASTICA - Mi sa che quello invece di raccoglierci ci manda qualcuno a farci compagnia.

LATTINA - Ma sei proprio un piantagrane eh!

GIORNALE - Attenti! Stanno buttando qualcosa!

BOTTIGLIA DI VETRO - Ma cos’è?

LATTINA - Si è arrivato qualcosa, ma c’è troppo buio, non vedo cos’è.

Maledetti, approfittano del buio per buttare via le cose.

( La famiglia Tarabascani riparte con la sua macchina)

BOTTIGLIA DI PLASTICA - Cosa vi avevo detto, e adesso lasciatemi dormire in pace, e tu Giornale cerca di girarti, almeno domani ho qualcos’altro da leggere.

BOTTIGLIA DI VETRO - E dormi! Ma questa è peggio di un ghiro.

GIORNALE - Si e poi pretende che mi giri, ma per chi mi ha preso? 

Per un contorsionista!

LATTINA - Ma questa cosa che è arrivata perchè non parla?

GIORNALE - Avrà preso una botta in testa.

BOTTIGLIA DI VETRO - Vedremo domani cos’è.

LATTINA - Si domani domani , intanto un altro giorno se ne è

andato e noi siamo ancora qua, speriamo . . .               

( Interrotta da Bottiglia di plastica )                     

BOTTIGLIA DI PLASTICA - Silenziooo!!

NARRATORE - Nel piccolo fosso che fiancheggia la strada

comunale del paese di Naibba torna il silenzio.

Il buio della notte fonde ogni cosa, e tutto sembra sparire,

tutto diventa nero, mentre nelle case degli uomini si accendono

le luci, e tutto diventa chiaro e bianco.      

                

FINE PRIMO ATTO

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SECONDO ATTO

( La scena è in semibuio )

NARRATORE - Arriva un nuovo giorno a Naibba, è domenica

e la luce rischiara un paese deserto e malinconico.

Nel piccolo fosso Lattina come al solito crea già fermento

anche a causa della nuova arrivata.

( La scena si è illuminata )

LATTINA - Amici! Sveglia! Oggi è domenica!

BOTTIGLIA DI PLASTICA - Cosa c’è? Ma almeno oggi vorrei stare a dormire, hai capito!?

LATTINA - Ma non vedi? Guarda cos’ hanno buttato ieri sera.

BOTTIGLIA DI PLASTICA - Lo vedo, e allora?

GIORNALE - ( Stirandosi la pelle ) Ma cos’è?

BOTTIGLIA DI VETRO - In diciotto anni ne ho visti di tutti i colori ma una cosa così non lo ho mai vista, mi sembra un contenitore.

LATTINA - Lo vedo anch’io, ma a cosa poteva servire? Io non ho

mai visto un recipiente di ferro fatto così.

GIORNALE - L’unica cosa che possiamo fare è chiederglielo.

BOTTIGLIA DI PLASTICA - Ma lasciatela in pace non vedete che sta

dormendo.

BOTTIGLIA DI VETRO - Senti Bottiglia di plastica perchè non te ne

vai a fare un giro sei diventata insopportabile!                

LATTINA - Brava Bottiglia di vetro, hai fatto bene a dirgli così.

BOTTIGLIA DI PLASTICA - Magari potessi andarmene da qua, sono

stanca di sentire tutti i giorni le stesse stupidaggini.

GIORNALE - Lo facciamo solo per l’interesse comune.

LATTINA - Si, e adesso sveglio questa cosa. Ehi! Ehi mi senti!!

BOTTIGLIA DI VETRO - Mi sembra anche dura d’orecchi.

LATTINA - Ehiii!!!

SCALDINA - Ohh! Cusa gh’è?   (Ohh! Cosa c’è?)

LATTINA - Buongiorno.

SCALDINA - Par te al sarà an bel de, ma par me no!  (Per te sarà un bel giorno, ma per me no! )

GIORNALE - Ma perchè parli in dialetto?

SCALDINA - Parchè me su vècia belu, e u sempar parlà in dialet. (Perchè io sono vecchia bello, e ho sempre parlato in dialetto).

LATTINA - Ma come ti chiami?

SCALDINA - Scaldina, chestu l’è al me nom. ( Scaldina. questo è il mio nome ).

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LATTINA - Io sono Lattina, lui è Giornale, quella è Bottiglia di

Plastica . . .

BOTTIGLIA DI VETRO - E io sono Bottiglia di vetro.

GIORNALE - Ma cosa facevi prima che ti buttassero qua?

SCALDINA - Cusa favi? Ma a scaldàvi i lèt no! Im meteva in dal pret, dopo söta li querti, e le favi al me duver.

(Cosa facevo? Ma scaldavo i letti no! Mi mettevano nel “prete”,dopo sotto le coperte, e li facevo il mio dovere).

LATTINA - Ma come?                

SCALDINA - Ma come! Ma come!

BOTTIGLIA DI PLASTICA - Scaldina, adesso sei a posto, vedrai che lavaggio del cervello!

LATTINA - Ma finiscila mucchio di plastica!

SCALDINA - Che dentar im meteva li brasi chi tuleva dla stuva a

legna, dopu im meteva dentar in an bagai da legn, “al pret” e scaldavi al lèt, parchè na volta a g’nera mia di riscaldament.

(Qui dentro mi mettevano le braci che prendevano dalla stufa a legna, dopo mi mettevano dentro ad un coso di legno, “ il prete”, e scaldavo il letto, perchè una volta non c’era il riscaldamento).

GIORNALE - Ma allora ne hai di anni.

SCALDINA - Par Diu, me su dal trentacinc, i ma druvà fina al stantöt, pu i ma mes in giardin con dentar di fiur, sevi da belesa, i diševa lor.

(Per Dio, io sono del trentacinque, mi hanno usata fino

al settantotto, poi mi hanno messo in giardino con dentro dei fiori, ero di bellezza, dicevano loro).

LATTINA - Ma allora perchè ti hanno buttato?                

SCALDINA - I ma butà parchè . .  ( Mi hanno buttata perchè . . . )

GIORNALE - Perchè?

SCALDINA – Parchè a gh’u an büs in dal cul!  ( Perché ho un buco nel sedere!! )

BOTTIGLIA DI PLASTICA - Ma non potevano metterti nel ricovero del ferro?

SCALDINA - Vè! Va che me am pias mia tant andà al ricovero, va ben! La in meša a töti i vech.

(Vè! Guarda che a me non piace tanto andare al ricovero,va bene! La in mezzo a tutti i vecchi).

LATTINA - Ma Scaldina cos’hai capito, almeno la potresti essere riciclata, e diventare, che ne so, un bel martello, oppure un pezzo di automobile . .

SCALDINA - Mah, me su sul che na volta i butava via gninte, e i m’avres giustà, ades inveci . . .                                    6

(Mah, io so solo che una volta non buttavano via niente,e mi avrebbero aggiustato, adesso invece).                      

GIORNALE - Si ma i tempi sono cambiati, adesso c’è il consumismo.

SCALDINA - Bèla roba al consumismo, varda che induva som,

dentar in an fos ch’al gh’ha gnanca an pö ad vargogna.          

(Bella cosa il consumismo, guarda qua dove siamo, dentro in questo fosso che non ha neanche un po di vergogna).

BOTTIGLIA DI PLASTICA - Ma ti abituerai cara scaldina a questo

fosso, perchè sarà la tua tomba.                        

SCALDINA -  Quela at ta cunà vè! Me pos esar ancora utile, basta

ch’im giösta al bus ca gh’o in sal cul!    

(Quella che ti ha fatto nascere vè! Io posso essere ancora utile, basta

che mi aggiustano il buco che ho nel sedere).

LATTINA - Non ascoltarla, Bottiglia di plastica ha preso tanto di

quel sole che non sa più quel che dice.

BOTTIGLIA DI PLASTICA - No io so quel che dico; Questa sarà la nostra tomba!

BOTTIGLIA DI VETRO – Zitti sento che arriva qualcuno.

GIORNALE – Chi può essere? Si c’è qualcuno.

BOTTIGLIA DI PLASTICA – Mi sa che cominciate ad avere qualche allucinazione.

LATTINA – No arriva davvero qualcuno.

SCALDINA – Sarà la famiglia Tarabascani che viene a buttare via qualcos’altro.

LATTINA – No sono dei bambini.

( A questo punto entrano in scena diversi bambini che iniziano a giocare con la palla, qualcuno di loro ha lattine e sacchetti di patatine).

BOTTIGLIA DI VETRO –  Bambini! Venite a prenderci! Raccoglieteci siamo qua!

LATTINA – Qui nel fosso!

GIORNALE – Non siamo rifiuti!

SCALDINA –  A vulom vivar! (Vogliamo vivere!)

BOTTIGLIA DI PLASTICA – E’ inutile che gridiate quelli pènsano solo a giocare, a bere e a mangiare.

LATTINA – Se invece di fare il piantagrane ti mettessi ha gridare anche tu forse ci sentirebbero!

( I bambini ad intervalli iniziano a buttare nel fosso quello che hanno finito di consumare )

GIORNALE – E’ vero forse ci potrebbero aiutare, i bambini sono più sensibili a queste cose.                                 7

BOTTIGLIA DI PLASTICA – Ecco guarda come sono sensibili, ci stanno buttando altre cose per farci compagnia.

LATTINA – In fondo non è colpa loro, se i grandi queste cose non le insegnano come possono i bambini impararle.

SCALDINA – Paroli Santi. ( Parole Sante ).              

( I bambini finiscono di giocare e se ne vanno)

GIORNALE – Anche loro se ne sono andati, è un vero peccato.

BOTTIGLIA DI VETRO – Però se non sbaglio oggi dovrebbe essere la festa del paese e da qui dovrebbe passare la banda.

LATTINA – La banda?

BOTTIGLIA DI PLASTICA – Era ora! Così almeno cambiamo un pò la musica, perché in questo fosso è sempre la stessa solfa.

GIORNALE – Si ma cosa ce ne facciamo della banda?

SCALDINA – Ah farom an baltin. (Faremo un balletto)

LATTINA – Non metterti anche tu, qua abbiamo già Bottiglia di plastica che fa la spiritosa.

BOTTIGLIA DI VETRO – Potrebbe essere una possibilità in più.Tanta gente che passa a piedi sulla strada, più probabilità avremo di essere visti.

GIORNALE – Speriamo, tanto non ci costa niente.

BOTTIGLIA DI PLASTICA – Sperate, sperate, magari ce ne andiamo tutti a cavallo delle note della musica, eh che ne dite?

LATTINA – Vai al diavolo bottiglia di plastica.

( Piano piano in sottofondo si sente la musica della banda che sta arrivando )

BOTTIGLIA DI VETRO – Ecco stanno arrivando sentite?

LATTINA – Si arrivano, si sente la musica.

GIORNALE – Cerchiamo di farci vedere più possibile.

( La banda entra in scena e fa diversi giri sul palco, poi se ne vanno).

BOTTIGLIA DI VETRO – Che delusione, speravo proprio che qualcuno ci vedesse.

LATTINA – Si loro pensano alle loro feste e a noi non ci pensa nessuno.

BOTTIGLIA DI PLASTICA – Ve l’ho già detto questa sarà la nostra tomba.

( A questo punto ai bordi del fosso compare improvvisamente

  un airone )

AIRONE - Non è vero! Questa non sarà la vostra tomba!

SCALDINA - Mamma cara ma chi’èla cla bröta bestia le!

( Mamma cara ma chi è quella brutta bestia li! )

LATTINA - Ma è un uccello, è il nostro amico Airone.

BOTTIGLIA DI VETRO - Come mai da queste parti Airone? Non c’è acqua da molto tempo in questo fosso, e qui non c’è niente da pescare.. 8

GIORNALE - E perchè hai detto che questa non sarà la nostra tomba?

AIRONE - Sono venuto apposta per voi, ho buone notizie da darvi.

TUTTI - Davvero?!

AIRONE - Ho sentito dire che alcuni uomini hanno deciso di raccogliere tutti i rifiuti che ci sono nei fossi intorno al paese di Naibba.

GIORNALE– Davvero? Evviva! Questa si che è una bella notizia!

LATTINA - Ce ne andremo finalmente da qua!              

BOTTIGLIA DI VETRO - Ma quando lo faranno?

AIRONE - Domenica prossima.

BOTTIGLIA DI VETRO - Che meraviglia! Dopo 18 anni uscirò da

questo fosso,l’avevo detto che gli uomini non sono tutti uguali!

SCALDINA - Ma alura im vegn a tö anca me?

( Ma allora vengono a prendere anche me?)

LATTINA - Ma certo, tutti ce ne andremo.

BOTTIGLIA DI VETRO - Grazie Airone, tu sei più fortunato non corri

di questi rischi, sei un animale protetto.

AIRONE - Si sono protetto, ma i fossi dove vado a pescare sono

sempre più inquinati.

LATTINA - Sono sempre loro, gli uomini!

SCALDINA - Su capì ben alura, cun na man it caresa e cun cl’atra it

bastuna.

(Se ho capito bene allora, con una mano ti accarezzano e con l’altra

ti bastonano).

AIRONE - Brava, proprio così.

LATTINA - Per fortuna le cose stanno cambiando.

BOTTIGLIA DI VETRO - Veramente sono diversi anni che dicono che

le cose stanno cambiando. ( Si sta facendo buio )               

AIRONE - Scusate ma adesso devo andare si sta facendo buio,

ciao a tutti, anzi addio!                                 

LATTINA - E’ vero non ci vedremo più, addio Airone.                  

BOTTIGLIA DI VETRO - Ciao Airone, buona notte.

GIORNALE - E grazie della bella notizia!

BOTTIGLIA DI PLASTICA - Chissà se per te è una bella notizia

Giornale, se poi vai a finire dentro un water, ahhh ahhh ahhha (ride) . . .

GIORNALE - Tu sei sempre la solita, pensi di essere spiritosa!

BOTTIGLIA DI VETRO - Meno male che presto ci porteranno via così

non sentiremo più le tue sciocchezze.

AIRONE - Addio amici! E con tutto il cuore spero di non vedervi più.

( Ed esce di scena mentre tutti lo salutano. La luce continua ad abbassarsi nel fosso improvvisamente si fermano di parlare )

BOTTIGLIA DI PLASTICA - Hei ma che vi ha preso!? State già dormendo?                                            9

LATTINA - E’ che . . . fra qualche giorno ci separeranno. . . e non ci

vedremo più. ( Malinconicamente )

BOTTIGLIA DI PLASTICA - Ma come, mi tormentate tutti i giorni con

la storia del riciclaggio, ed ora che si avvera questo sogno tu

Lattinafai la sentimentale, ma questa è bella, io finalmente

non sentirò più le vostre lagne! E quando sarò fuori di qua la . . .

( Interrotta da tutti gli altri )                           

TUTTI GLI ALTRI - Zitta!!

Buio

                                                   

NARRATORE - Quella settimana sembrava non finire mai,

ognuno cercava di disporsi in modo da esser visto e raccolto.

Finalmente la domenica arrivò e tutti furono presi, separati,

e mandati al riciclaggio che tanto avevano sognato.

(Ritorna la luce in scena sgombra da tutti i personaggi, che

possono essere rappresentati nei modi desiderati.

Poi quando il narratore riprende a parlare, ritornano in scena

nell’ordine di chiamata e nella nuova veste).

NARRATORE - Lattina fu fortunata diventò proprio un microchip, mentre bottiglia di vetro si ritrovò in una nuova bottiglia di vetro,

ma più leggera e affusolata.

Giornale si riciclò in una carta stradale, Scaldina divenne

una lucida fiammante vanga, mentre Bottiglia di plastica,

sfortuna sua diventò uno scopino da water.

In ogni caso ognuno ritornò ad essere utile agli uomini,

gli stessi che tempo prima li avevano “condannati” a morire

e inquinare l’ambiente. Il piccolo fosso che fiancheggia la strada comunale del paese di Naibba ora è finalmente libero da ogni rifiuto.

Una nuova coscienza apre finalmente gli occhi degli uomini,

e sopratutto, i “polmoni” della natura.

FINE