Il fratellastro

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ATTO PRIMO

DINO DI GENNARO

IL FRATELLASTRO

COMMEDIA IN DUE ATTI

di Dino Di Gennaro

Settembre 2006

A Napoli ai giorni nostri.

Al mio nipotino in arrivo

PERSONAGGI

SAVERIO BUONOMO:  Anziano scapolo; uomo tranquillo, ha perso tutti i suoi soldi e si è indebitato fino al collo per un investimento sbagliato.

CAROLINA BUONOMO: Sorella minore di Saverio; sulla cinquantina, è una donna moderna un po’ svampita; vive da sola pur essendo comproprietaria della casa in cui vive Saverio

NICOLA GARGIULO: Amico di Saverio; donnaiolo, sulla cinquantina, un po’ aggressivo; ha prestato a Saverio una grossa cifra; è soprattutto preoccupato  per i suoi soldi.

MARISA SORRISO: Madre di Guglielmo; molto scaltra, sui cinquantacinque, parla con forte accento bolognese.

TOMMASO POZZI: Investigatore privato, sulla cinquantina; ha la parlantina sciolta e si crede grande detective. Ha uno strano “tic”: mentre parla, ogni tanto gira la testa di lato.

GERALDINA FARINA: Sulla cinquantina, cognata di Filippo, fidanzata di Marcello e madre di Giuseppe; ha il terrore dei fantasmi.

RACHELE PACE: Governante di Saverio, sulla cinquantina, ignorante, ma furba.

ENZO ESPOSITO: Ricco possidente sulla sessantina, amico di Rachele; napoletano ignorante ma furbo emigrato al nord, dove ha fatto fortuna.

PATRIZIA CORTESE: Sulla ventina, segretaria di Tommaso Pozzo.

LORENZO BUONOMO: Fratellastro di Saverio; 58 anni, è gay e vive con Filippo, suo “compagno”.

FILIPPO LO PRESTO: Sotto la cinquantina, gay, un po’ timido e pauroso.

MARCELLO LO MUSCIO: Fidanzato succube di Geraldina, sotto i sessanta, ha il terrore dei topi.

GUGLIELMO SORRISO: Figlio di Marisa, giovanotto arrogante e intraprendente; sulla ventina; parla con lieve accento bolognese

GIUSEPPE LO PRESTO: Undicenne vivace e scaltro; una vera piccola peste.

SOFIA SPAVENTA: Ragazza delle pulizie, furba e intelligente; sulla ventina.

FAUSTO SOMMA: Ragazzo delle pulizie, sulla ventina, molto focoso.

LUISA CACACE: Vicina di casa; sulla cinquantina, sempliciotta, appassionata di “soap opera”.


ATTO PRIMO

Salotto di casa Buonomo. A sinistra dello spettatore, in prima quinta, la porta dello studio di Saverio; in seconda quinta, la scala che porta al piano di sopra; sul fondo ampia comune con, a sinistra, la porta di ingresso e, a destra, il corridoio che dà sulle camere e sui servizi; a destra, al centro della parete, uscita sul balcone con tenda; un mobile sulla parete di fondo, qualche pianta, divano, poltrone e tavolino. All’apertura del sipario sono in scena Nicola, che passeggia agitato e Saverio che legge seduto sul divano. È un mattino d’inizio estate.

SCENA PRIMA

(Nicola e Saverio, poi Rachele, quindi Carolina)

NICOLA          (passeggia agitato per la scena) Io vorrei sapere come puoi fare a stare così calmo! (continua a passeggiare) Eppure dovresti essere tu a preoccuparti di più. (c.s.) Ma dico io: qua sta per succedere qualcosa che cambierà la tua vita e tu te ne stai a leggere il giornale? (Saverio continua a leggere ignorandolo) Savè, io sto parlando con te, mi senti?

SAVERIO       Come?

NICOLA          Come: “come”?

SAVERIO       Come, nel senso di “che hai detto?”

NICOLA          Ma allora non mi ascoltavi?

SAVERIO       No, leggevo il giornale.

NICOLA          No, tu devi essere pazzo…

SAVERIO       Perché leggo il giornale?

NICOLA          Sì!

SAVERIO       E ch’è, mo uno che legge il giornale è pazzo?

NICOLA          Uno che legge il giornale mentre deve succedere quello che sta per succedere, sì!

SAVERIO       Perché, che sta per succedere?

NICOLA          Savè, ma tu veramente fai? No, dico, ma allora veramente sei pazzo? Tu mi chiedi che sta per succedere? Tu lo chiedi a me?

SAVERIO       Eh! Io lo chiedo a te.

NICOLA          Perché tu non lo sai?

SAVERIO       Certo che lo so, ma non capisco perché tu sia così agitato… e poi, in fondo, la cosa riguarda più me che te, che motivo hai tu di preoccuparti?

NICOLA          No, Savè, quella riguarda tutti e due, ed io ho 60.000 motivi per essere  preoccupato per quello che sta per succedere!

SAVERIO       Nicò, io capisco le tue preoccupazioni, ma stai tranquillo: non c’è nulla di cui allarmarsi, andrà tutto bene… e mo, famme leggere ‘o giurnale.

RACHELE      (entra dalla comune) Buon giorno don Nicola… don Saverio, vi volevo ricordare quella cosuccia…

SAVERIO       Quale cosuccia?

RACHELE      Quella cosuccia che sapete…

SAVERIO       Rachè, parla chiaro, per piacere…

RACHELE      (accennando con lo sguardo a Nicola)  Ma… non so…

SAVERIO       Parla, parla,  tra me e Nicola non ci sono segreti.

RACHELE      (di getto) Allora, vi volevo ricordare che sono due mesi che non mi date lo stipendio, che i miei risparmi sono finiti, che non ci stanno più soldi per fare la spesa e che, se non mi date qualcosa, oggi non si mangia.

SAVERIO       Ma come ti permetti di dire certe cose davanti agli estranei?

RACHELE      ‘On Savè, voi mo avete detto che dovevo parlare perché tra voi e don Nicola non ci stanno segreti!

SAVERIO       Sì, ho detto che non ci stanno segreti, ma non che deve sapere i fatti miei… tié, qua ci stanno cinque euro… e vedi di farli bastare…

RACHELE      Certamente! Menù del giorno: spaghetti al rosso sbollentato e pollo in embrione saltato in padella.

SAVERIO       Rosso sbollentato e pollo in embrione?

RACHELE      Vermicielle cu’ ‘a pummarola vulluta e ova a frittata, ‘on Savè! (via dalla comune)

SAVERIO       Ah! Questa servitù moderna!

NICOLA          Qua’ moderna, Savè, chella Rachele sta ccà ‘a trent’anne.

SAVERIO       (riprende a leggere il giornale mentre Nicola continua a passeggiare) Continua l’inchiesta “calciopoli”… La Juve rischia la serie B… (a Nicola) La B? Nicò, ma tu capisci? Il Napoli lo mandarono in C1 pecché nun teneva solde e la Juve, cu’ chello c’ha fatto Moggi, rischia solo la B! Io ‘e mannasse in C2, ato che B!

NICOLA          Ma come? Tu pensi al calcio? Savè, ma te siente buono? Quelli stanno per venire qua e tu pensi al calcio?

SAVERIO       Eh! Mo leggo il giornale e penso al calcio, quando vengono “loro” pensiamo a loro… a proposito, ma a che ora ha detto che venivano?

NICOLA          Alle dieci… (guarda l’orologio) dovrebbero stare già qua… (suonano alla porta)  E’ vvi’ lloco! (va ad aprire)

CAROLINA     (entra agitata dalla porta d’ingresso) Mamma mia e che caldo… non se ne può più… Nicò, tu stai qua? … E che traffico! Per venire da piazza Carlo terzo ci ho messo tre quarti d’ora… Savè, buon giorno… a Salvator Rosa sono rimasta bloccata per venti minuti… e col caldo che fa, chiusa in una seicento senza l’aria condizionata, un altro poco morivo… (a Saverio) sono venuti?

SAVERIO       Perché, tu vedi qualcuno oltre a noi due?

CAROLINA     E che ne so? Potevano stare di la con Rachele

SAVERIO       Sì, l’aiutavano a sbattere l’ova!

CAROLINA     E che c’entrano mo le uova?

NICOLA          E’ un fatto suo con Rachele…

CAROLINA     Mah… io vado di là a rinfrescarmi… chiamatemi quando vengono… che caldo… che caldo… (via dalla comune)

NICOLA          (tra se) Sta ‘nfucata… (riprende a passeggiare nervoso, guarda l’orologio) Le dieci e cinque… ma quando vengono?

SAVERIO       Nicò, ‘a vuò fernì e j’ ‘annanzo e ‘areta e te staje ‘nu poco zitto?

NICOLA          E già, questa è l’amicizia: uno si preoccupa per lui e a lui da fastidio…

SAVERIO       Uh, NIcò e comme ‘a faje longa… (bussano alla porta) ecco qua, sono arrivati, sei contento? Apri, va’…

NICOLA          (va ad aprire) Prego…

SCENA SECONDA

(Tommaso e detti, poi Rachele e Carolina)

TOMMASO     (entra dalla porta d’ingresso) Buon giorno, c’è il signor Buonomo?

NICOLA          Sì, accomodatevi… ma… come mai da solo?

TOMMASO     E’ prima necessario chiarire certi dettagli col signor Buonomo, poi arriverà la persona… (vede Saverio) buon giorno signor Buonomo…

SAVERIO       Buon giorno, signor Pozzi, accomodatevi… ho sentito di dettagli da chiarire…

TOMMASO     (siede con Saverio e Nicola) Beh, in effetti  si tratta di dettagli, ma, come ben sapete, la serietà della ditta “Tom Pozzi detective” mi impone di esporveli prima di portarvi il brillante risultato delle indagini.

SAVERIO       Sentite, signor Tommaso…

TOMMASO     Tom, prego, Tom Pozzi…

SAVERIO       Si, vabbè, signor Pozzi, venite subito al dunque senza tante chiacchiere… avevate detto di aver trovato mio fratello e che lo avreste portato qui stamattina… allora?

TOMMASO     Lasciate che vi spieghi: vostro fratello sta giù ad aspettare che lo chiami per farlo salire, ma prima, come vi dicevo, devo parlarvi di alcuni dettagli…

NICOLA          Sì, ma veniamo al sodo… di che si tratta?

TOMMASO     Come ben sapete, non è stato facile rintracciare vostro fratello con i pochi indizi che mi avete fornito: e cioè che l’impresario teatrale Onofrio Buonomo, vostro padre, lo ebbe nel ’48 da una ballerina del “Salone Margherita”, che nel ’62, dopo la morte di vostra madre, lo riconobbe legalmente e che partì insieme a lui per Pinerolo, lasciando voi e vostra sorella con una zia, dopodiché sparì nel nulla fino al 1977, quando morì e vi lasciò in eredità questa casa in comunione con vostra sorella e il vostro fratellastro.

SAVERIO       Signor Pozzi, la storia della mia vita, se permettete la conosco già… veniamo al dunque…

TOMMASO     Ci arrivo… (sfoglia un block notes) ecco: sono partito da Pinerolo, ma di vostro fratello non  ho trovato traccia; ho dovuto quindi attivare i canali di tutta la rete informativa di Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna per poterlo finalmente rintracciare a Molfetta.

SAVERIO       Molfetta?

TOMMASO     Certamente… vostro padre, nel ’67, lasciò Pinerolo e si stabilì a Bologna, dove morì dieci anni dopo; vostro fratello visse con lui per circa due anni, poi, appena divenne maggiorenne, lasciò Bologna e, dopo aver vagabondato tra Verona, Torino, Asti e Piacenza, nel 1970, trovò lavoro in una fabbrica di calze in provincia di Mantova, dove si stabilì definitivamente. Nel 2004, andato in pensione, si è trasferito a Molfetta con la… famiglia.

NICOLA          Ah, allora ha famiglia! Hai sentito, Savé sei pure zio!

TOMMASO     No, veramente non ha avuto figli…

SAVERIO       Ma avete detto che ha famiglia…

TOMMASO     Per essere precisi, non è proprio una famiglia, ma una unione di fatto…

NICOLA          Ah, convive… ha una compagna, come si dice oggi…

TOMMASO     Non proprio…

SAVERIO       Signor Pozzi, spiegatevi meglio, ché non ho capito niente!

TOMMASO     Per convivere, convive, ma…

SAVERIO       Ma?

TOMMASO     Non ha una compagna…

NICOLA          E che convive, con un cane?

TOMMASO     No, con un compagno…

SAVERIO       (si alza di scatto) Mio fratello è ricchione?

TOMMASO     In effetti… è un po’… “gay”

SAVERIO       Nicò, tu hai sentito? Quello convive con un uomo e lui lo chiama “un po’ gay”… scusate, don Pozzi, ma per essere completamente gay che s’hadda fa’ ‘na caserma ‘e suldate?

NICOLA          E vabbè, Savè, in fondo che c’è di male? L’importante è aver ritrovato tuo fratello, così puoi finalmente vendere la casa…

SAVERIO       Tu ti preoccupi solo della casa… ma ti rendi conto di cosa significhi ritrovare un fratello dopo quarant’anni e scoprire che è una… sorella?

NICOLA          Hai visto che avevo ragione a stare preoccupato?

SAVERIO       Sì, sì, vabbè… comunque non importa, tanto a me serve solo vendere la casa, poi ognuno per la sua strada…

TOMMASO     Veramente non era questo il “dettaglio” principale di cui dovevo parlarvi…

SAVERIO       Ah! E se voi questo lo chiamate dettaglio, ch’hadda essere quello principale, ‘na catastrofe?

TOMMASO     Non proprio, ma ci siete andato vicino…

NICOLA          Parlate, Tompozzo!

TOMMASO     Ecco… come vi dicevo, vostro fratello si trasferì a Molfetta; questo perché il suo… compagno era di origini pugliesi e voleva tornare nella sua terra; infatti hanno vissuto per quasi due anni in casa della vedova del fratello di lui…

SAVERIO       Sì, ma questo che c’entra con la “catastrofe”?

TOMMASO     Ci arrivo… (sfoglia il block notes)  ecco: Geraldina qualche mese fa ha conosciuto Marcello…

NICOLA          Scusate, Tompozzo…

TOMMASO     Pozzi… prego: Tom Pozzi…

NICOLA          Sì, Pozzipregotompozzi, guardate che avete sbagliato pagina, state leggendo quella di qualche altro caso.

TOMMASO     Ma che dite? Lasciatemi spiegare: Geraldina è la cognata di Filippo e Filippo è il compagno di Lorenzo…

NICOLA          E chi è Lorenzo?

SAVERIO       Mia sorella!

TOMMASO     Ecco! Dunque, dicevo, Geraldina ha conosciuto Marcello, un rappresentante di prodotti di bellezza, di cui si è innamorata, al punto che, per poterlo vedere, ogni giorno lo chiamava per comprare un prodotto.

SAVERIO       Sì, ma ancora non vedo il nesso…

TOMMASO     Abbiate pazienza, fatemi parlare…

NICOLA          Sì, ma spicciatevi.

TOMMASO     Allora: e compra oggi e compra domani, dopo aver riempito una intera stanza di creme, rossetti et similia, Geraldina è riuscita a fidanzarsi con Marcello!

SAVERIO       Signor Pozzi, stringete!

TOMMASO     Hanno deciso di sposarsi!

NICOLA          Auguri e figli maschi.

TOMMASO     E fatemi parlare!

SAVERIO       E fallo parlare… continuate.

TOMMASO     Marcello e Geraldina sono napoletani e il mese scorso la ditta dove lavora Marcello ha aperto una filiale a Napoli, per cui gli hanno proposto di trasferirsi… pensate, proprio ora che si dovevano sposare!

SAVERIO       E allora?

TOMMASO     Allora Marcello ha proposto a Geraldina di venire a vivere a Napoli e lei, felicissima,  ha deciso di vendere la casa di Molfetta e trasferirsi a Napoli col suo amato bene.

SAVERIO       Sì, ma io che c’entro?

TOMMASO     E fatemi parlare!

NICOLA          E fallo parlare… continuate.

TOMMASO     Dopo la decisione di Geraldina, Pippo è andato in crisi…

SAVERIO       Pippo? E chi è chist’ato?

TOMMASO     Pippo… Filippo, il compagno di vostro fratello… se la cognata  vende la casa, lui e Lorenzo restano in  mezzo ad una strada. E quindi vi lascio immaginare la situazione.

NICOLA          La possiamo immaginare ma continuiamo a non capire.

TOMMASO     E fatemi parlare!

SAVERIO       E fallo parlare… continuate.

TOMMASO     A questo punto arrivo io! Rintracciato Lorenzo, l’ho contattato e gli ho detto che lo cercavate per poter vendere la casa… pensate che lui, dopo 33 anni, si era completamente dimenticato di averla ereditata...

SAVERIO       E allora?

TOMMASO     In un primo momento sembrava d’accordo a vendere, specie quando gli ho detto che la casa valeva circa un milione e mezzo di euro!

NICOLA          Embè, e dove sta la catastrofe?

TOMMASO     Lorenzo ne ha parlato a Pippo, Pippo ne ha parlato a Geraldina, Geraldina ne ha parlato a Marcello e Marcello…

SAVERIO       A chi ne ha parlato?

TOMMASO     A nessuno, però ha rimuginato sulla cosa e si è fatto venire una brillante idea!

SAVERIO       Cioè?

TOMMASO     Saputo che si trattava di un appartamento di nove stanze e tre bagni disposto su due piani, abitato solo da voi e la governate e che volevate metterlo in vendita perché troppo grande per voi solo, ha detto a Lorenzo: “Scusa, visto che i tuoi fratelli vogliono vendere la casa perché è troppo grande, perché non facciamo una bella cosa?”

SAVERIO       Che… bella cosa?

TOMMASO     “Trasferiamoci tutti a Napoli; tu e Pippo nella tua parte della casa, mentre io e Geraldina acquistiamo la parte di proprietà di tua sorella, così tuo fratello non è costretto a vendere la sua parte e può rimanere tranquillamente in casa sua!”

SAVERIO       (si alza di scatto) Catastrofe? Altro che catastrofe, questa è la fine del mondo!

NICOLA          La fine del mondo? No, la fine tua!

SAVERIO       Nicò, tu fatti i fatti tuoi!

NICOLA          E io per farmi i fatti miei ti ammazzo!

TOMMASO     Calmatevi… calmatevi… forse c’è una soluzione…

SAVERIO       Nicò, nun te ce mettere pure tu… (realizzando) Una soluzione?

NICOLA          Una soluzione?

TOMMASO     E fatemi parlare!

NICOeSAVE  E fallo parlare! Continuate… 

TOMMASO     Io ho cercato di dissuaderli, ma si sono fatti talmente prendere dall’entusiasmo, che non ne hanno voluto sapere; però, può darsi che, vedendo la casa, si rendano conto delle difficoltà e rinuncino, specie se noi li aiutiamo un poco…

SAVERIO       Li aiutiamo? E come?

TOMMASO     E’ qui che entra in gioco il grande investigatore Tom Pozzi! Vedete, trovato vostro fratello, il mio lavoro era finito, ma io, considerando la gravità della situazione, mi sono permesso di svolgere un supplemento di indagini sulla famiglia Lo Presto…

SAVERIO       E chi so’ chist’ate?

TOMMASO     Filippo… fa Lo Presto di cognome… allora, vi dicevo, le mie indagini mi hanno fatto scoprire due cose che ci saranno molto utili: la prima è che Geraldina è terrorizzata dall’idea dei fantasmi, la seconda è che Marcello ha il terrore dei topi.

NICOLA          E allora?

TOMMASO     Allora, adesso che salgono…

SAVERIO       Salgono? Chi?

TOMMASO     Vostro fratello e famiglia.

SAVERIO       Tutti e quattro? Li avete portati qua tutti e quattro?

TOMMASO     E per forza, quelli sono ansiosi di conoscervi e di vedere la casa… e poi… veramente, sarebbero cinque…

SAVERIO       Cinque?

TOMMASO     Sì, ci sarebbe anche Giuseppe…

SAVERIO       E chi è Giuseppe?

TOMMASO     Il figlio che Geraldina ha avuto da Osvaldo.

SAVERIO       E chi è Osvaldo?

TOMMASO     Ma è il fratello morto di Filippo, no?

SAVERIO       Ma dico io, non potevate far venire prima Lorenzo? Potevo cercare di convincerlo…

TOMMASO     E gli altri dove li lasciavo?

SAVERIO       In albergo.

TOMMASO     Albergo? Quelli sono arrivati stamattina alle otto col treno e non hanno prenotato nessun albergo… tanto qua la casa è grande…

SAVERIO       Uh mamma mia! Ma voi siete pazzo? Mi portate una banda in casa senza avvisarmi… e dove li metto… e che gli do da mangiare?

NICOLA          Il pollo in embrione.

TOMMASO     Calmatevi… calmatevi… vi stavo dicendo, adesso che salgono, voi dimostratevi felice di conoscerli e soprattutto fate capire loro che accettate con molto piacere che vengano ad abitare con voi…

SAVERIO       (a Nicola) È pazzo!

TOMMASO     Aspettate… è solo una finta… voi più vi dimostrate contrario, loro più si accaniscono; invece, se fate l’opposto, saranno loro stessi a convincersi… col nostro aiuto…

SAVERIO       Io non ci capisco niente! Quale aiuto?

TOMMASO     Topi e fantasmi!

NIC. e SAV.    Topi e fantasmi?

TOMMASO     Questa casa è piena di topi e infestata dai fantasmi!

NICOLA          Overo?

SAVERIO       Ma quando mai, che andate dicendo?

TOMMASO     Dico che, se glielo fate credere ve ne liberate per sempre.

SAVERIO       Ah!.. E allora fateli salire, io dico che ci stanno i topi e i fantasmi e loro se ne vanno, così poi vendiamo la casa e mi levo questo scocciatore dai piedi.

TOMMASO     Sì, e io vinco al superenalotto!

NICOLA          In che senso, scusate?

TOMMASO     Nel senso che, in questo modo, le probabilità che ci credano sono quasi le stesse.

SAVERIO       E allora come dobbiamo fare?

TOMMASO     Niente! Adesso li faccio salire, voi dimostratevi felice di conoscerli, fateli sentire a loro agio e non parlate assolutamente di topi o fantasmi, poi li fate scegliere le camere dove sistemarsi e li invitate a rinfrescarsi in attesa del pranzo…

SAVERIO       Alt! Qua non si pranza.

TOMMASO     Come: non si pranza?

SAVERIO       Ehm… non  abbiamo fatto la spesa… siamo a dieta, mangiamo poco,

NICOLA          Sì, pollo in embrione…

TOMMASO     Embè, non potete mandare qualcuno a fare la spesa?

SAVERIO       Nicò, possiamo mandare qualcuno a fare la spesa? (con le dita fa il gesto che indica i soldi)

NICOLA          (prende dal portafoglio 100 euro) E sono 60.100… Tie’!

SAVERIO       (chiama) Rachele… Raché, vieni un momento…

RACHELE      (entra dalla comune) Che vi manca?

SAVERIO       Raché, qua stanno 100 euro… vai a fare la spesa che abbiamo cinque ospiti a pranzo…

NICOLA          Cinque?

SAVERIO       Sei ospiti a pranzo…

CAROLINA     (entra dalla comune) Sei ospiti a pranzo?

SAVERIO       Sette ospiti a pranzo… neh, ci sta qualcun altro che vuole mangiare con noi oggi?

TOMMASO     No, grazie…

CAROLINA     E chi sarebbe questa gente?

SAVERIO       Nostro fratello Lorenzo con la… famiglia.

CAROLINA     Uh! Allora tengo una cognata e tre nipotini!

SAVERIO       No, Carolì, abbiamo tre cognati con prole!

RACHELE      Ma come, invitate tanta gente a pranzo e me lo dite a quest’ora? E io come faccio?

SAVERIO       Comincia a muoverti, poi si vedrà…

CAROLINA     Ti do io una mano, Rachele, non ti preoccupare… tre cognati con prole?  Mah!

RACHELE      Cose da pazzi… a quest’ora… no, io me ne devo andare da questa casa… (via con Carolina dalla comune)

SAVERIO       (a Tommaso) Allora, stavate dicendo…

TOMMASO     Dicevo… per il momento non possiamo fare ancora niente, quindi voi comportatevi normalmente, dimostrate che siete contento di averli con voi, che avete voglia di conoscerli meglio… insomma, fateli sentire a casa propria, così…

SAVERIO       Non se ne vanno più!

TOMMASO     Ma che dite?... così, non sospetteranno niente quando cominceranno le apparizioni…

NICOLA          Le apparizioni?

SAVERIO       Quali apparizioni?

TOMMASO     Ma i fantasmi, no?

SAVERIO       Ah, ho capito… Nicò, per favore, vai a comprare sette o otto fantasmi… mi raccomando, fatteli dare freschi di giornata… ah, e tornando prendi pure cinque o sei chili di topi!

TOMMASO     Ma non dite sciocchezze, penso a tutto io…  sto organizzando la cosa e vedrete che funzionerà.

NICOLA          Cosa state organizzando?

TOMMASO     La grande illusione!

SAVERIO       E’ arrivato David Copperfield!

TOMMASO     Signor Buonomo, voi scherzate, ma io sto lavorando per voi… qua, se non ci fossi io, sareste rovinato. Lasciate fare a me, adesso scendo e li faccio salire, poi vado a preparare la soluzione al vostro problema.

SAVERIO       Mah! Io non è che ci abbia capito molto, so solo che sto per passare il più grosso guaio della mia vita!

NICOLA          Savè, cerca di non passarlo, perché poi te la dovresti vedere anche con me.

TOMMASO     E per quale motivo, scusate?

NICOLA          Per 60.000… anzi, 60.100 motivi!

TOMMASO     Io non capisco...

NICOLA          Capisce Saverio e tanto basta…

SAVERIO       Capisco io, purtroppo…

TOMMASO     Comunque,  mi raccomando, ora che salgono: allegria!

NICOLA          E’ arrivato Mike Bongiorno!

TOMMASO     Signor Buonuomo, io vado.

SAVERIO       (lo accompagna alla porta) Non mi lasciate nei guai…

TOMMASO     Non vi preoccupate, vi manderò io le persone che si occuperanno della faccenda. (via dalla porta d’ingresso)

CAROLINA     (entra dalla comune con Rachele) Noi scendiamo a fare la spesa.

SAVERIO       Scendete? Quelli mo stanno salendo e voi ve ne andate?

RACHELE      Stanno già qua?

NICOLA          Tra due minuti!

SAVERIO       E preparatevi a vederli per parecchio tempo, perché si stabiliscono qua…

RACHELE      Uh mamma mia! E come si fa? Allora devo pure preparare le camere per  cinque persone!

SAVERIO       Ti da una mano Carolina.

RACHELE      Ccà s’è passato ‘nu guaio! Cose da pazzi, cinque persone! (via dalla comune)

CAROLINA     Che emozione, che emozione… ora conoscerò mio fratello!

SAVERIO       Non proprio “fratello”…

CAROLINA     Come, non proprio fratello?

SAVERIO       Non proprio fratello… nel senso di fratellastro… (suonano alla porta) vado io… (apre) Buon giorno…

SCENA TERZA

(Lorenzo, Pippo, Geraldina, Marcello, Giuseppe e detti)

LORENZO      (entra dalla porta d’ingresso insieme a Pippo, Geraldina, Marcello e Giuseppe; hanno delle valigie) Buon giorno, buon uomo, cerco il signor Buonomo… uh, che battuta: buon uomo - buonomo…

SAVERIO       Sono io… e tu devi essere Lorenzo…

LORENZO      (gli butta le braccia al collo) Saverio! Fratellone mio bello… (lo stringe e gli accarezza la schiena verso il basso)

SAVERIO       (divincolandosi) Lorenzo… fratello mio! Non fai accomodare i tuoi amici?

LORENZO      Amici? Ma questa è la mia famiglia… entrate, ragazzi, entrate… questa è casa vostra.

SAVERIO       (tra se) Ha fatto ampressa! (li fa accomodare sul divano e le poltrone) Prego, accomodatevi…

LORENZO      (resta in piedi e presenta) Pippo… questo è mio fratello Saverio… lui è Filippo Lo presto… ma io non lo presto a nessuno, vero, Pippo?

PIPPO             Sì, Lory… piacere…

SAVERIO       (stringe la mano a Pippo) Piacere mio…

CAROLINA     (a Lorenzo) Io sono Carolina, tua sorella…

LORENZO      (le bacia le guance) La mia sorellina… che emozione… quante cose ci dobbiamo raccontare…

CAROLINA     (sottovoce a Saverio) Savè, Ma chisto è…

SAVERIO       (sottovoce a Carolina) Lorenzina…

LORENZO      (si avvicina a Nicola) E questo bell’omaccione chi è?

SAVERIO       È il mio fraterno amico Nicola Gargiulo.

LORENZO      Gargiulo? Che bella rima mi ricorda… i fraterni amici di mio fratello sono fraterni amici miei… (bacia Nicola sulle guance)

NICOLA          (imbarazzato) Piacere…

PIPPO             Lory, non essere così invadente… (sottovoce) Quanno vide ‘n’ommo nun ce vide cchiù!

GERALDINA  (a Lorenzo) E a me non mi presenti?

LORENZO      Certo… Questa è Geraldina, la cognatina di Pippo… e lui è il suo bel fidanzatone! (lo accarezza)

GERALDINA  (gli toglie la mano dal viso di Marcello) Leva ‘e mmane ‘a lloco,

                         chisto ‘e ‘o mio! (porge la mano a Carolina) Molto lietissima, Geraldina Farina vedova Lo Presto, ma chiamami pure Gerry… questo è mio figlio Giuseppe e lui è il mio fidanzato Marcello, ma lo puoi chiamare Marcy…

MARCELLO   Geraldina, per piacere, lo sai che odio i nomignoli (porge la mano a Saverio) molto piacere, Lo Muscio…

SAVERIO       Lo Muscio?

GERALDINA  Sì, ma solo di cognome…

GIUSEPPE     (strattonando Geraldina) Mammà, ho fame!

GERALDINA  Peppenié, nun è ‘o mumento!

GIUSEPPE     (tempestando di pugni la madre) Ti ho detto diecimila volte che mi chiamo Giuseppe e non Peppeniello, hai capito?

GERALDINA  (bloccandolo) Giuseppe, se non la smetti, ti faccio picchiare da zio Filippo.

GIUSEPPE     Ah, ah, ah… zio Filippo… è già, io mo mi metto paura di una checca… quando si mangia?

GERALDINA  A sì? (a Marcello) Marcello, provvedi! 

MARCELLO   (con voce stentorea) Giuseppe, taci e stai al posto tuo!

GIUSEPPE     Uuuuh, che paura! Tié! (da un calcio a Marcello e si nasconde dietro Lorenzo canticchiando) lomuscio, lomuscio, lomuscio muscio muscio…

MARCELLO   Ma come ti permetti, piccola peste!

GERALDINA  Basta, smettila! Scusate tanto, il ragazzo è vivace…

PIPPO             Giuseppe, bello di zio, fa’ il bravo…

LORENZO      È ‘na parola!

CAROLINA     Beh, se ci volete scusare, Rachele ed io andiamo a fare la spesa: è tardi e deve cucinare per tutti quanti…

GERALDINA  Noo, ma quando mai? Ce ne andiamo tutti al ristorante, siete tutti ospiti di Marcello…

MARCELLO   Miei?

GERALDINA  Non tuoi tuoi, miei tuoi…

MARCELLO   Non capisco…

GERALDINA  Sono ospiti miei… ma paghi tu.

MARCELLO   Ah… ora ho capito!

GIUSEPPE     Allora mangiamo?

LORENZO      Devi aspettare, hai capito?

PIPPO             Lory, non essere così acido col bambino!

CAROLINA     Beh, allora, se è così, adesso chiamo Rachele che vi mostra la casa… (chiama) Rachele!

SAVERIO       Sta aret’ ‘a porta.

RACHELE      (entra immediatamente dalla comune) Guardate che, se la casa non è molto pulita, non dipende da me; don Saverio tiene sempre tutte le finestre aperte, dice che la casa deve prendere aria e invece prende solo polvere.

SAVERIO       La casa non deve puzzare di chiuso… e poi in casa mia comando io… io proprio per questo non mi sono mai sposato.

RACHELE      Per far prendere aria alla casa?

SAVERIO       No, per non essere comandato a bacchetta da una come te.

RACHELE      E pure io per questo non mi sono sposata

SAVERIO       Per tenere la casa chiusa?

RACHELE      No, per non tenere un marito come voi che si lamenta di tutto.

GERALDINA  E ch’è mo vi mettete a litigare? Non vi preoccupate, tanto siamo di famiglia…

CAROLINA     Rachele, portali al piano di sopra, così cominciano a scegliere le camere…

RACHELE      Sì, ma poi devono aspettare che le pulisco. Finanche a vierno adda tené ‘e feneste aperte… aria, aria, aria…(via per le scale)

GERALDINA  Ma no, andranno bene così, non vi preoccupate. (via per le scale)

GIUSEPPE     (uscendo, dà pugni alla madre) Ma allora non si mangia? Io ho fame…  (via per le scale  con Pippo, Lorenzo e Marcello)

NICOLA          Io la vedo nera!

CAROLINA     Savè, ma tu capisci? Abbiamo un fratello frocio!

SAVERIO       E questo è il minimo… preparati alla bomba.

CAROLINA     Quale bomba?

NICOLA          Siente, siente…

SAVERIO       Lorenzo e suo…  moglio Filippo hanno deciso di non vendere la loro parte di casa e vogliono vivere qua.

CAROLINA     Ah!

NICOLA          E non è ancora finito…

SAVERIO       Geraldina, che è la cognata di Filippo, vorrebbe comprare la tua parte della casa e stabilirsi anche lei qua.

CAROLINA     Embè?

SAVERIO       Come “embé”?

CAROLINA     Dove sta la bomba? Io basta che vendo la mia parte… tanto qua non ci abito.

NICOLA          E Saverio?

CAROLINA     Saverio si arrangia, vuol dire che vende anche lui la sua parte e si cerca un’altra casa come aveva progettato.

SAVERIO       E secondo te io trovo un pazzo disposto a comprarsi un terzo di una casa abitata da cinque squinternati?

CAROLINA     Già… non ci avevo pensato… e vabbè, vuol dire che ti rassegni e resti qua…

SAVERIO       Tu sarraje pazza! Io ho speso gli ultimi soldi che mi restavano per trovare quella specie di fratello, solamente per poter vendere la casa e pagare i debiti e invece mi devo trovare impossibilitato a vendere e con una tribù di pazzi in casa? Con i creditori che mi perseguitano?

NICOLA          No, gli altri creditori non ce la faranno a perseguitarti, perché prima ti faccio fuori io se non mi paghi!

CAROLINA     Senti, Saverio, tu sei mio fratello, io ti voglio bene, vorrei tanto aiutarti, ma quel poco che ricavo dalla vendita della mia parte a stento mi basta per comprare il villino a Sperlonga, quindi non contare su di me.

SAVERIO       Che bella sorella affezionata! Ma dico io, tu fino a un mese fa non ti sognavi neppure di vendere la casa, anzi hai trovato mille difficoltà e mo pensi solo a vendere la tua parte fregandotene di me.

CAROLINA     Savè, non è colpa mia se dopo che mi hai convinta io ho trovato il modo di investire la mia parte e mo il problema è solo tuo.

NICOLA          Maledetto il momento in cui sono venuto ad abitare in questo palazzo e ti ho conosciuto!

SAVERIO       Ma non dire sciocchezze, cosa sarebbe cambiato se non avessi conosciuto me?

NICOLA          Non mi sarei fatto convincere a prestarti tutti i miei risparmi. “Non ti preoccupare, quello è il colpo del secolo… se non vuoi investirli tu almeno prestameli e te li restituirò col 20 per cento di interesse in meno di sei mesi… e poi, se dovesse andare male, posso sempre vendere la casa…” e meno male che non li ho investiti in prima persona e mi sono limitato a prestarti i 60.000 euro… il colpo del secolo… t’’o desse ‘nfronta ‘nu colpo, ma ‘e pistola…

SAVERIO       Ma quello sembrava un affare fantastico, le azioni della “Telebruscolin” erano in salita vertiginosa, si prevedeva che in due mesi sarebbero decuplicate di valore… potevo mai immaginare che dopo quindici giorni avrebbero arrestato Bruscolin per falso in bilancio e le azioni sarebbero crollate? Tu almeno hai perso solo 60.000 euro, che devo dire io che ho investito tutto quello che avevo e sono rimasto al verde?

NICOLA          Io… ho perso? (lo aggredisce) Mo te strafoco! Io ti ho solo prestato i soldi e tu me li devi restituire col 20 per cento come pattuito… hê capito?

CAROLINA     (lo ferma) Nicola, lascialo… se lo ammazzi chi ti da più i soldi tuoi?

NICOLA          (lo lascia) Hai ragione, ma se non riesce a vendere la casa e non mi può pagare, preferisco ammazzarlo io, prima degli altri creditori.

SAVERIO       Ma che ammazzare? Qua dobbiamo trovare insieme una soluzione… speriamo che quello squinternato di Tompozzo faccia qualcosa… (bussano alla porta) e chi sarà adesso?

CAROLINA     Apri e lo scoprirai.

SAVERIO       (va ad aprire, Nicola lo segue) Desiderate?

SCENA QUARTA

(Sofia e detti)

SOFIA             (entra dalla porta d’ingresso) Io non desidero alcunché: ho già tutto!

SAVERIO       Beata voi… allora cercate qualcuno?

SOFIA             Io? E perché mai dovrei cercare qualcuno, quando ho già trovato tutti quelli che mi interessano?

SAVERIO       Mah! Avete bisogno di qualcosa?

SOFIA             Io, per vostra norma, non ho bisogno di nulla!

SAVERIO       Uh, mamma mia! A chi volete?

SOFIA             Ma vi ho detto non voglio nessuno…

SAVERIO       Allora che volete?

SOFIA             Niente!

SAVERIO       E perché avete bussato?

SOFIA             Perché siete voi che avete bisogno di me!

SAVERIO       Io ho bisogno di… (realizzando) ah! Ho capito! Prego, accomodatevi… (a Nicola, sottovoce) è la fantasma… l’avrà mandata Tompozzo… (a Carolina) Carolina, vai a preparare un caffè per la signorina…

SOFIA             Grazie, ne ho proprio bisogno

CAROLINA     (a Saverio, sottovoce) Ma chi è?

SAVERIO       (sottovoce) Vai, poi ti spiego.

NICOLA          (galante) Io sono Nicola Gargiulo, molto piacere…

SOFIA             (civettuola) Sofia Spaventa, molto lieta…

SAVERIO       Io sono Saverio Buonomo… quando cominciamo a… “spaventare”?

SOFIA             Che spiritoso…

NICOLA          Però, devo dire che non mi sembrate la persona adatta… una ragazza così bella chi mai potrebbe spaventare?

SOFIA             Oh, caro… Nicola, ci sono abituata…

NICOLA          Cara… Sofia… capisco… ma non siete di Napoli?

SOFIA             Me lo chiedono tutti perché non ho l’accento partenopeo… ma   sono napoletana, per la precisione, vomerese.

SAVERIO       Nicola…

NICOLA          Ah, abitate in zona…

SOFIA             Sì, al viale Michelangelo, vivo con mammà.

SAVERIO       Nicola…

NICOLA          Allora non siete sposata?

SOFIA             Neppure fidanzata, se è per questo.

SAVERIO       Nicola…

NICOLA          Ah, molto bene… sapete, anche io sono uno scapolone.

SOFIA             Che piacevole combinazione!

SAVERIO       (a voce alta) Nicola!

NICOLA          Prego?

SAVERIO       Non ti scordare i nostri problemi!

NICOLA          (distratto da Sofia) I problemi? Quali problemi?

SOFIA             Tranquillo: da questo momento non dovrete più pensare ai vostri problemi: ci sono qua io per risolverli!

NICOLA          Hai sentito? Stai tranquillo! La signorina pensa a tutto lei… (a Sofia) allora vi trattenete qua per molto?

SOFIA             Il tempo necessario… ma non temete: non scappo!

SAVERIO       Benissimo! E come pensate di procedere?

SOFIA             Beh, prima devo sistemarmi, ci sarà una camera per me, spero…

SAVERIO       Le camere sono l’unica cosa che non mancano in questa casa.

SOFIA             Perfetto! Credo che nel pomeriggio potrò anche cominciare…

SAVERIO       Bene…  e in che modo?

SOFIA             Questo, se permettete è un problema mio, conosco il mio lavoro; piuttosto dovreste mostrarmi la casa in modo che io possa organizzarmi…

CAROLINA     Ecco il caffè.

SAVERIO       Carolina, dopo che avremo preso il caffè, vuoi mostrare la casa alla signorina Sofia? Per il momento solo questo piano… (a Sofia) sa, al piano di sopra ci sono quelle… persone…

SOFIA             Ah, la casa è su due piani? Deve essere molto grande…

SAVERIO       Sì, sono nove camere, questo salotto, la cucina-tinello e tre bagni…

SOFIA             Ah! Non pensavo fosse così grande… credo che non ce la farò da sola…

NICOLA          Io l’ho detto: non può farcela da sola!

SAVERIO       Beh, se vi serve aiuto potete chiederlo al vostro principale…

SOFIA             Benissimo, allora chiamo in agenzia, permettete… (prende un cellulare e chiama) Sono Sofia… …si sono sul posto, non ci sono problemi, ma la casa è molto grande e su due piani… …infatti… …sì, qui sono d’accordo… Fausto? Ma non c’è qualcun altro?... e va bene… arrivederci. (a Saverio) Allora abbiamo risolto: tra poco verrà Fausto, un altro collaboratore, così ci divideremo i compiti… per il compenso vi metterete d’accordo col principale…

SAVERIO       Certamente, non c’è problema… Carolina, fai sistemare la signorina in una camera e mostrale la casa…

CAROLINA     (sottovoce a Saverio, mentre Nicola fa la corte a Sofia) Ma chi è chesta?

SAVERIO       (sottovoce)L’ha mandata l’investigatore: insieme a un altro che sta per venire deve dissuadere quella banda di pazzi dal restare qua.

CAROLINA     (c.s.) E come faranno?

SAVERIO       (c.s.)Te lo spiego dopo, ora vai…

CAROLINA     Signorina, se volete seguirmi…

SOFIA             Certamente… comunque io devo muovermi autonomamente per la casa per poter svolgere al meglio il lavoro…

CAROLINA     Non c’è problema… andiamo… (via dalla comune con Sofia)

SOFIA             (vezzosa) Caro Nicola, purtroppo il  dovere mi chiama… ci si vede?

NICOLA          Ma certamente, mia cara, certamente…

SOFIA             Bye bye… (via)

NICOLA          Savè, ma secondo te quella è capace di spaventare Geraldina? A me sembra capace di altre cosucce…

SAVERIO       Tu continua a fa’  ‘o farenella eh? Con tutti i guai che abbiamo!

NICOLA          Savè, i guai li hai tu, io, al massimo, ne ho uno solo: te!

SAVERIO       ‘A verità è che io di questo Tompozzo mi fido molto poco: ci manda la gente senza nemmeno avvisare…

NICOLA          Comunque la ragazza mi pare che sappia il fatto suo, mi sembra una brava attrice…

SAVERIO       A me sembra un’altra cosa… vieni, andiamo nello studio, voglio telefonare a Tompozzo… (via a sinistra con Nicola)

SCENA QUINTA

(Giuseppe, poi Carolina e Marisa, quindi Willy, Saverio e Nicola, poi Lorenzo, quindi Fausto)

GIUSEPPE     (entra dalle scale; ha uno zainetto; si guarda intorno prende dallo zainetto un grosso topo di plastica legato ad una lenza, lo nasconde sotto il divano, poi stende la lenza sul pavimento fin sulle scale) Ecco fatto! Così ci divertiamo un poco con Lo Muscio! (via per le scale; suonano alla porta)

CAROLINA     (d.d.) Scusate una attimo, signorina, vado ad aprire. (entra dalla comune  e va ad aprire) Prego?

MARISA          (entra dalla porta d’ingresso; ha l’accento bolognese) Buon giorno, abita qui Saverio Buonomo?

CAROLINA     Sì… è mio fratello… accomodatevi…

MARISA          Ma grazie, io mi chiamo Marisa Sorriso, piacere…

CAROLINA     Carolina Buonomo, piacere mio… ma… scusate, perché cercate mio fratello?

MARISA          Ma è semplice: io sono la sua mammina… e pure la tua…

CAROLINA     Sentite, se avete voglia di scherzare, avete scelto il momento sbagliato, perciò ditemi subito che volete perché ho da fare.

MARISA          Ma non ti arrabbiare, figliola… hai perfettamente ragione, io non potrei essere vostra madre… diciamo che sarei la vostra matrigna.

CAROLINA     Va bene, ho capito, vedete di andare a sfottere a qualcun altro che qua abbiamo altro da fare… (spingendola verso la porta) Arrivederci.

MARISA          Ma aspettate un momento, fatemi spiegare, sorbole!.. vostro padre si chiamava Onofrio vero?

CAROLINA     (calmandosi) Sì, allora?

MARISA          E nel ’62 si trasferì a Pinerolo con il vostro fratellastro Lorenzo?

CAROLINA     E voi come sapete queste cose?

MARISA          Ma ve lo stavo spiegando, no?

CAROLINA     (incuriosita) OK, sedetevi e raccontatemi tutto.

MARISA          (siede) Allora… nell’inverno del ’69 io facevo l’attrice in una compagnia di rivista; una sera, dopo lo spettacolo, venne nel mio camerino un impresario teatrale che era rimasto colpito dalla mia bravura e mi offrì una scrittura come protagonista in un grande musical; fu così che conobbi Onofrio. Cominciammo a frequentarci per lavoro per oltre un anno, poi, sapete, da cosa nasce cosa e, nonostante potesse essere mio padre, finii tra le sue braccia… che uomo, che maschio! Un serbatoio di testosterone!

CAROLINA     Sì, va bene, ho capito, ma poi che successe?

MARISA          Nel ’72 andammo a vivere insieme… come eravamo felici! Cinque anni da favola… prima da soli e poi con Guglielmo…

CAROLINA     Guglielmo? E chi è?

MARISA          Ma è tuo fratello, no?

CAROLINA     Mio fratello? Ma che state dicendo?

MARISA          Sto dicendo che Onofrio ed io nel 1974  avemmo un bel  bambinone che chiamammo Guglielmo… Onofrio ne era fiero ed orgoglioso, diceva sempre che era il figlio che gli era riuscito meglio.

CAROLINA     Ah! Questo diceva?

MARISA          Ma certamente! Lui diceva sempre che i figli lo avevano deluso: quelli avuti dalla moglie, li ricordava che erano adolescenti ed erano uno peggio dell’altra: la femmina, bruttina e cretinetta, non voleva studiare, mentre il maschio era un secchione che tutti prendevano in giro; il terzo, il figlio della ballerina, era stato quello che lo aveva distrutto: da bambino giocava con le bambole e già da adolescente si era rivelato una checca; pensate che tragedia, per un maschione come Onofrio, avere un figlio finocchio.

CAROLINA     Mentre invece Guglielmo?

MARISA          Oh! Il mio Willy… un bel ragazzuolo, conteso da tutte le ragazze di Bologna… (commossa) povero Onofrio, se l’è goduto solo per tre anni… come sarebbe felice se lo vedesse adesso… ora lo chiamo, è giù che aspetta…

CAROLINA     Pure lui qua?

MARISA          Ma certo! Non è salito subito, sapete, voleva prima che io ve ne parlassi… (chiama col cellulare) Willy? Puoi salire, tesoro di mamma… sì, settimo piano… bravo. È già in ascensore.

CAROLINA     E no, mo è meglio che chiami Saverio, qua le cose si stanno complicando… (chiama per le scale) Saverio…

MARISA          Bene, così finalmente conoscerò il primo figlio del mio povero Onofrio.

CAROLINA     (c.s.) Saveriooo…

SAVERIO       (d.d.) Che c’è?

CAROLINA     Vieni un momento, c’è una persona che ti vuole! (suonano alla porta) Anzi, due! (va ad aprire) Tu devi essere Guglielmo.

SAVERIO       (d.d.) Un momento, sto al telefono!

WILLY             (entra dalla porta d’ingresso con una grossa valigia) Willy, prego, Guglielmo è il nome che mi affibbiò quello squinternato di mio padre, tu invece devi essere Carolina, la cretinetta… mamma mia quanto sei vecchia!

CAROLINA     Neh, piccerì, mo vulisse abbusca?

WILLY             Dai, sorellina, sto scherzando… (si guarda intorno) Questa è la casetta allora… mmm, che brutto arredamento… cambieremo tutto…

SAVERIO       (entra da sinistra con Nicola) Che cambieremo? Neh, Carulì, ma chi è questa gente?

CAROLINA     La mamma e il fratellino.

SAVERIO       Di chi?

CAROLINA     Nostri.

SAVERIO       Neh, Carulì, ma stai dando i numeri?

MARISA          Ma no, che non dà i numeri, sorbole! Saverio, fatti vedere… ma che bel maschione che sei… tutto papà tuo… ma proprio uguale… mi sembra di rivederlo, io mio povero Onofrio… lascia che ti abbracci, figlio mio! (lo abbraccia)

SAVERIO       (divincolandosi) Ma chi è ‘sta pazza? Che state dicendo?

WILLY             Sta dicendo che lei è la vedova di Onofrio Buonomo, che io sono il figlio e che questa è casa nostra.

MARISA          Ma Willy, non così, tu me li spaventi, un po’ di tatto ci vuole: caro Saverio, cara Carolina, vi comunico che il vostro papà, in punto di morte, fece chiamare il prete per sposarmi e, testimone il sacerdote, fece testamento, lasciandomi erede universale di tutti i suoi averi.

NICOLA          No, fatemi capire… quindi voi sareste proprietari anche di questa casa?

MARISA          Ma certamente.

NICOLA          Ma allora Saverio è morto.

SAVERIO       Nicò, per piacere, non è il momento, fammi raccapezzare un attimo, che non ci capisco niente. (a Marisa) Innanzitutto voi chi siete?

CAROLINA     Savè, dice che è una attrice che papà conobbe nel ’69 a Bologna e con cui visse finché non morì e questo è il figlio che avrebbe avuto da papà… il resto te lo ha appena detto lei.

SAVERIO       Ma è pazzesco! Non è possibile! Io ho saputo della morte di mio padre dal suo esecutore testamentario che non sapeva niente di tutto questo…

MARISA          Ma è semplice: Onofrio non  mi conosceva ancora quando nel ’69 si ammalò di polmonite e fece testamento perché temeva di morire; poi non ci pensò più e nel ’77, quando morì, l’esecutore testamentario, saputo della sua morte dal necrologio che misi sui giornali, fece il suo dovere, senza sapere di me e mio figlio.

SAVERIO       E come mai avete aspettato trent’anni per farvi viva?

MARISA          Sorbole! Ma peché io non sapevo niente di questa casa a Napoli, Onofrio era un tipo che non si interessava molto a queste cose venali, per lui contavano solo le donne e il suo lavoro. Poi, un paio di settimane fa, ho saputo che c’era un tizio che faceva domande sul figlio checca di Onofrio, dicendo che lo cercava per una eredità, così, incuriosita, ho ingaggiato un investigatore, che ha scoperto che il tizio che faceva domande era un suo collega dal quale si è fatto raccontare tutto, così sono venuta a Napoli per risolvere la questione.

SAVERIO       I canali di Tompozzo scorrono.

CAROLINA     E come vorreste risolvere la… questione? 

WILLY             Beh, è semplice, vi diamo un mese di tempo per trovare una sistemazione, dopodiché ci consegnerete l’appartamento.

SAVERIO       Guagliò, ma che t’hê fumato ‘stammatina?

WILLY             Senti, fratello, per norma tua, io non fumo, ci tengo alla salute!

SAVERIO       Allora, o stai ‘mbriaco o si caduto cu ‘a capa ‘nterra.

MARISA          Ma non litigate, in fondo siete fratelli…

CAROLINA     Ma qua’ fratelli? Signo’, sentite, adesso è meglio che ve ne andate, voi e le fandonie che raccontate; se avete qualcosa da dire, parlate col nostro avvocato.

SAVERIO       Carolina, aspetta, (sottovoce) come lo paghiamo l’avvocato? Forse è meglio che discutiamo la cosa con calma; perché non tornate nel pomeriggio e ne parliamo dettagliatamente?

MARISA          Ma Saverio, noi siamo appena arrivati da Bologna, non abbiamo dove andare, quindi ci stabiliamo qua.

SAVERIO       Pure voi?

MARISA          Perché, c’è qualcun altro?

CAROLINA     Sì, abbiamo degli ospiti pugliesi al piano di sopra.

MARISA          Ma non importa, vuol dire che ci sistemiamo su questo piano… dai su Carolina, mostraci le nostre camere.

CAROLINA     Ma quali camere?

SAVERIO       (la interrompe) Carolina, le due camere in fondo al corridoio andranno benissimo, mostrale ai… signori e falli sistemare.

MARISA          Ma quali signori, io sono Marisa e lui è Willy… su, Carolina, andiamo. (via dalla comune con Willy e Carolina)

SAVERIO       Nicò, tu capisci niente? Io sto per finire in mezzo a una strada!

NICOLA          Non dire sciocchezze, tu hai un testamento regolare.

SAVERIO       E se è vero che mio padre ne fece un altro prima di morire?

NICOLA          Si può sempre impugnare e per la causa passano anni…

SAVERIO       E chi me li dà i soldi per pagare un avvocato?

NICOLA          Non ti preoccupare ho un amico avvocato… piuttosto bisogna parlarne con Lorenzo e compagni.

LORENZO      (entra dalle scale) Che ha fatto Lorenzo?

SAVERIO       Niente, Nicola si chiedeva: chissà se si sono sistemati bene Lorenzo e compagni?

LORENZO      Benissimo, fratellone bello… ah, come sarà bello abitare nella casa che fu di papà! (suonano alla porta)

SAVERIO       (va ad aprire) Prego?

FAUSTO         (entra) Buon giorno, sono Fausto, mi  manda…

SAVERIO       (lo interrompe) Ah, sì, prego accomodatevi di là… c’è già la vostra collega…

FAUSTO         (imbarazzato)  Ah… sì… va bene… (via per il corridoio)

LORENZO      Chi era?

SAVERIO       Niente… era un testimone di Genova…

LORENZO      Senti, fratellone, in attesa che si faccia ora di pranzo, perché tu e il tuo bell’amicone (accarezza la guancia a Nicola) non mi accompagnate a comprare le sigarette? Poi, dopo mangiato, mi portate a vedere un po’ di Napoli.

NICOLA          Io, veramente, avrei quella commissione da fare, Saverio, ci vediamo dopo… vado…

SAVERIO       Aspetta, Nicola, la commissione può aspettare… (sottovoce) nun me lassà sulo cu’ chisto… andiamo a comprare le sigarette… (via dalla porta d’ingresso con Nicola e Saverio)

LORENZO      Che bello, che bello, che bello! (via)

SCENA SESTA

(Sofia e Fausto, poi Geraldina, Marcello e Pippo, Giuseppe, quindi, Willy)

SOFIA             (entra dalla comune con Fausto, entrambi indossano un camice; Sofia ha in mano una scopa ed un piumino)  Hai capito perché ti ho fatto venire? Questa casa è enorme, io da sola come facevo a pulirla tutta in mezza giornata?

FAUSTO         Ma dico io, questi ricchi si devono sempre ridurre all’ultimo momento? Hanno un ricevimento  importante alle sette di sera e chiamano l’impresa di pulizia alle dieci del mattino… però, Sofì, sono contento, così possiamo stare un poco insieme… (tenta di abbracciarla)

SOFIA             Faustì, nun fa’ ‘o scemo… stiamo qui per lavorare… e poi ti ho detto mille volte che non sei il mio tipo.

FAUSTO         E dai, su, solo un bacetto… che ti costa?

SOFIA             Senti, se non la smetti glielo dico al principale e ti faccio perdere il posto. (dà il piumino a Fausto) Tié, andiamo a pulire quella stanza, vieni…

FAUSTO         (immusonito) Sei proprio cattiva… ma prima o poi cadrai ai miei piedi!

SOFIA             Nemmeno si me miette ‘o sgambetto… (via a sinistra seguita da Fausto)

GERALDINA  (entra dalle scale con Pippo e Marcello) ‘All’anema d’’a casarella! Avete visto quanto è grande?

MARCELLO   Che vi dicevo? E voi che non ci credevate! Io ho sentito l’affare dal primo momento; appena Lorenzo mi raccontò la cosa, capii che potevamo approfittarne!

PIPPO             Sì, però io non sono ancora convinto che stiamo facendo la cosa giusta…

GERALDINA  Filippo, ma come sei fifone! Il nostro piano è perfetto! Nel giro di un paio di settimane saremo padroni di questa casa.

MARCELLO   Per prima cosa, dobbiamo decidere il modus operandi… dovrà apparire come un tragico incidente.

GERALDINA  Secondo me, il metodo migliore è quello che ha suggerito Lorenzo.

PIPPO             Ma siamo sicuri di quello che stiamo facendo? Una truffa è una cosa, ma qua parliamo di due omicidi

MARCELLO   Tre.

GERALDINA  Tre?

MARCELLO   Io penso che dovremmo liberarci pure di Rachele, mi sembra troppo furba e potrebbe crearci seri problemi.

PIPPO             Ma voi siete pazzi! Tre omicidi!

GERALDINA  Filì, o duie, o tre, l’importante è che  passano per morti accidentali…

MARCELLO   E così sarà. Lorenzo già ha cominciato a preparare il terreno dicendo che vuole essere portato a vedere Napoli…

PIPPO             E che fa? Prepara il terreno facendo il turista?

GERALDINA  E certo! Con la scusa di voler fare il turista, farà in modo di farsi portare in giro in macchina da Carolina e Saverio…

MARCELLO   Sì, ma sarebbe necessario che ci andasse pure Rachele…

GERALDINA  Dobbiamo trovare il sistema per convincerli a portarla con loro.

PIPPO             Io continuo a non capire.

GERALDINA  Tu non capisci mai niente! La macchina è la chiave di tutto… Lorenzo si farà portare a vedere il mare di sera al porto di Pozzuoli; quando arriveranno sul molo, spruzzerà l’etere nella macchina trattenendo il fiato e poi scenderà chiudendoli dentro; nel giro di pochi secondi si addormenteranno per non svegliarsi più…

MARCELLO   Perché Lorenzo metterà la macchina in folle e la spingerà giù dal molo in mare; naturalmente dopo aver lasciato dentro una bottiglia vuota di cognac.

GERALDINA  Già vedo i titoli sul “Mattino”: “guida ubriaca e finisce in mare con l’auto: tre morti”.

PIPPO             Secondo me, finiamo in galera tutti e quattro.

MARCELLO   Non dire sciocchezze, sarà un gioco da ragazzi; poi faremo passare qualche mese e venderemo la casa intascando un milione e mezzo di euro.

PIPPO             Ma dico io, non potevamo accontentarci di venire a vivere qua?

GERALDINA  Si? E i soldi per pagare la parte di Carolina dove li prendevi?

PIPPO             Ma io non me la sento di uccidere tre persone per quattro soldi.

MARCELLO   Quattro soldi? Tre miliardi li chiami quattro soldi? Tu sarraje scemo secondo me… (si odono dei passi) zitti, sta venendo qualcuno.

GIUSEPPE     (entra dalle scale)Mammà, ma quando andiamo a mangiare?

GERALDINA  Ah, Peppenié, ma si proprio ‘nu guaio ‘e notte!

GIUSEPPE     Mi chiamo Giuseppe e ho fame, (batte i piedi per terra e dà pugni sul sedere della madre) hai capito che ho fameeeeeeee!

MARCELLO   (con voce stentorea) Giuseppe! Come osi picchiare tua madre?

GIUSEPPE     Gué, coso muscio, mo avessa da’ cunto a te?

MARCELLO   Certamente, piccola peste che non sei altro!

GIUSEPPE     Ma vide addò hê ‘a j’… ‘stu coso muscio!  (gira intorno a Marcello, poi scappa per le scale) Lomuscio, lomuscio, lomuscio muscio muscio; lomuscio, lomuscio, lomuscio muscio muscio…

MARCELLO   Geraldina, con tuo figlio non se ne può più!

GERALDINA  Marcè, tu lo devi capire, è cresciuto senza un padre, in casa non c’era mai una figura maschile…

MARCELLO   Va bene, ma c’era pur sempre Filippo…

GERALDINA  Filippo… figura maschile?

MARCELLO   beh… hai ragione… ma adesso pensiamo al da farsi.

WILLY             (entra dalla comune) Ah, c’è gente… voi dovete essere i pugliesi vero? Io sono Willy, buon giorno.

PIPPO             (gli tende la mano) Io sono Pippo, piacere… (a Geraldina, sottovoce) hai visto che bel ragazzo?

GERALDINA  Piacere, Lo Presto…

WILLY             A questo? Ve lo potete tenere, signora, non  mi serve…

GERALDINA  (sorridendo) Ma no, Lo presto… il mio cognome…

WILLY             E a me?

GERALDINA  A voi cosa?

WILLY             A me cosa interessa?

GERALDINA  Che cosa?

WILLY             Che prestate il vostro cognome.

MARCELLO   (sottovoce a Pippo) Chisto hadda  essere ‘nu poco scemo…

PIPPO             (c.s.) Però è bello…

GERALDINA  Scusate, ma voi appartenete alla famiglia?

WILLY             Certamente, io sono il fratello evoluto dei due anziani trogloditi.

GERALDINA  (sottovoce a Marcello) Ma ch’ha ditto?

MARCELLO   Giovanotto, spiegatevi meglio, per favore.

WILLY             E voi chi sareste?

MARCELLO   Io? Lo Muscio.

WILLY             Ah, questi sono problemi vostri… avete provato col viagra?

MARCELLO   Ma cosa vi salta in mente? Lo Muscio è il mio cognome… e non mi pare di aver sentito in vostro!

WILLY             Sorriso Buonomo.

GERALDINA  Giuvinò, qua ci sta poco da sorridere… e poi buon uomo ditelo a vostro fratello.

WILLY             Signora, la vostra ignoranza mi lascia indifferente, gia sapevo che cosa avrei trovato qui al sud, per cui non raccolgo… piuttosto, quando ve ne andate di qua?

MARCELLO   A a voi che ve ne importa?

WILLY             O bella! Che me ne importa… ah ah ah… che me ne importa… ma lo sapete chi sono io?

MARCELLO   No!

WILLY             E allora informatevi! (via dalla comune)  Che me ne importa… ah ah ah, che me ne importa… (si ferma un attimo) informatevi! Ah, ah, ah… (via)

GERALDINA  Ma ‘a do’  è asciuto chillo?

MARCELLO   Mah!

PIPPO             Però, quanto è carino!

GERALDINA  Guè, io c’ ‘o ddico a Lorenzo…

PIPPO             Ma io scherzavo…

MARCELLO   Invece di scherzare, preparatevi per andare a pranzo e pensate a trovare il modo per farli andare in macchina tutti e tre.

GERALDINA  Jammo, Filì…

PIPPO             Io continuo a pensare che stiamo sbagliando…

GERALDINA  Ah, ma si proprio ‘nu guaio ‘e notte… (via per le scale con Pippo)

MARCELLO   Questa Rachele non ci voleva proprio… secondo me è un osso duro (suonano alla porta, attende qualche attimo, vede che non arriva nessuno e va ad aprire) Prego?

SCENA SETTIMA

(Patrizia e detto, Carolina, poi Lorenzo, Nicola e Saverio, poi Marcello, Pippo e Lorenzo, poi Rachele, quindi Giuseppe, Fausto, Sofia e Geraldina )

PATRIZIA       (entra dalla porta d’ingresso) Buon giorno, c’è il signor Saverio Buonomo?

MARCELLO   Veramente è uscito… (galante) potrei esserle utile io?

PATRIZIA       No, grazie, si tratta di una faccenda personale… non sa quando rientra?

MARCELLO   Dovrebbe stare qui a momenti.

CAROLINA     (entra dalla comune) Ah, avete aperto voi? La signorina?..

PATRIZIA       Patrizia Cortese, piacere… desideravo parlare col signor Saverio, ma…

CAROLINA     Io sono la sorella, potete dire a me?

PATRIZIA       Veramente… si tratta di una cosa riservata…

MARCELLO   Beh, io vado di sopra… permesso… (via per le scale)

CAROLINA     Prego, prego… (a Patrizia) Allora, di che si tratta?

PATRIZIA       Siamo sicure che siamo sole?

CAROLINA     (si guarda intorno) Io qua non vedo nessuno.

PATRIZIA       No, intendevo: non ci ascolta nessuno?

CAROLINA     No…

PATRIZIA       Bene… io sono la segretaria del signor Tommaso Pozzi…

CAROLINA     E chi è?

PATRIZIA       È l’investigatore che vostro fratello ha assunto per trovare il fratellastro.

CAROLINA     Ah, sì… allora?

PATRIZIA       Vostro fratello non vi ha detto niente?

CAROLINA     Di cosa?

PATRIZIA       Delle apparizioni?

CAROLINA     Hadda j’ a Fatima?

PATRIZIA       Ma no, non quelle Apparizioni… le altre!

CAROLINA     Ah, Lourdes?

PATRIZIA       Ma cosa dite? Le apparizioni che devono ancora avvenire.

CAROLINA     Scusate, signurì, io non vi capisco… di che state parlando?

PATRIZIA       Ma dei fantasmi, no?

CAROLINA     I fantasmi?

PATRIZIA       Sì, quelli che devono apparire.

CAROLINA     Apparire? E dove?

PATRIZIA       Ma qua, naturalmente!

CAROLINA     Signorina… scusate… ma siete sicura che vi ha mandato Pozzi?

PATRIZIA       Certamente!

CAROLINA     No… volevo dire… siete sicura di stare bene?

PATRIZIA       Mai stata meglio!

CAROLINA     E vi capita spesso?

PATRIZIA       Che cosa?

CAROLINA     Di stare… come state adesso.

PATRIZIA       Sempre! Io sto sempre bene!

CAROLINA     Puverella!

PATRIZIA       Come?

CAROLINA     No, niente… comunque è meglio che parlate con mio fratello, perché io non sto bene come state voi.

PATRIZIA       Questo mi dispiace…

CAROLINA     A me, no.

PATRIZIA       Contenta voi…

CAROLINA     Comunque, io devo andare di là perché ho gente, voi accomodatevi qua, che mio fratello starà qui a momenti… (si apre la porta d’ingresso) eccolo qua… Saverio, ci sta questa signorina che ti vuole… permettete…

LORENZO      (entra dalla porta d’ingresso con Saverio e Nicola) Sorellina, sai dov’è il mio Pippetto?

CAROLINA     La pippetta sta sopra… (via dalla comune)

LORENZO      Allora lo raggiungo… permettete… (via per le scale)

NICOLA          (a Saverio) Ma comme ha fatto tuo padre a farlo accussì?

SAVERIO       Mah! (a Patrizia) Signorina, scusate, mi cercavate?

PATRIZIA       Sì, sono Patrizia Cortese, la segretaria del signor Pozzi…

SAVERIO       Ah, sì, io lo stavo aspettando, come mai ha mandato voi?

PATRIZIA       Mi ha mandato per organizzare le apparizioni.

SAVERIO       Signorina, qua le cose si sono complicate; io ho bisogno di parlare subito col vostro principale

PATRIZIA       Ora provo a chiamarlo… (mentre prende dalla borsa il cellulare, si ode arrivare gente dalle scale)

SAVERIO       Sì, ma andiamocene di là arriva gente, venite… (via dalla comune con Patrizia e Nicola)

MARCELLO   (entra dalle scale con Pippo e Lorenzo) Allora è tutto chiaro?

PIPPO             Sì, è tutto chiaro, ma io la vedo nera.

LORENZO      Pippo, tesoro, e non fare così, vedrai che andrà tutto bene.

PIPPO             Lory, ma tu hai il coraggio di ammazzare i tuoi fratelli?

LORENZO      Ma quali fratelli? Io li ho visti oggi per la prima volta, non sapevo nemmeno che esistessero… sono dei perfetti estranei…

PIPPO             Ma hanno il tuo stesso sangue…

LORENZO      E con questo? Quando lavoravo, per avere le giornate di permesso, io donavo il sangue, sai quanta gente ha il mio stesso sangue?

MARCELLO   Bando alle ciance, cerchiamo di organizzare bene il piano; dobbiamo trovare il sistema per far venire con loro la governante… zitti, arriva qualcuno…

RACHELE      (entra dalle scale) Ah, voi state qua? Le vostre camere sono pronte…

LORENZO      Pure quella mia e di Pippo?

RACHELE      (disgustata) Sì, pure la vostra.

PIPPO             Signora Rachele, oggi le coppie gay sono una cosa normale.

RACHELE      Signorina, prego! Saranno pure una cosa normale, ma a me pare una cosa schifosa.

MARCELLO   Signorina, capisco che ognuno abbia le proprie convinzioni, ma bisogna saper accettare i cambiamenti nei costumi…

RACHELE      pe’ me, se ponno cagnà quanta costume vonno, ma me fanno sempe schifo.

LORENZO      Quella parla così perché è signorina.

MARCELLO   A proposito, ma come mai non vi siete sposata?

RACHELE      Sto bene da sola.

MARCELLO   Dite la verità, forza, voi siete una donna ancora piacente, possibile che non abbiate mai trovato un uomo che vi piacesse?

RACHELE      Neh, ma questo è un interrogatorio?

MARCELLO   Ma che dite? È solo per curiosità… io sono convinto che avete qualcuno nel cuore… dite la verità…

RACHELE      Fatevi i fatti vostri! (via dalla comune)

MARCELLO   Questa, secondo me, è innamorata di Saverio e se è così ci facilita il compito.

PIPPO             Ma che dici? Non hai visto come si beccano tutti e due?

MARCELLO   Filippo, tu sei… diverso, non conosci le donne…

LORENZO      Lui conosce solo me!

GIUSEPPE     (entra dalle scale, raccoglie la lenza e si nasconde)

FAUSTO         (d.d.) E dai, su, che ti costa? Solo un bacetto…

SOFIA             (d.d. a voce alta) Smettila, hai capito? Lasciami in pace!

GIUSEPPE     (tira la lenza piano, il topo esce da sotto il divano)

MARCELLO   (udendo le grida di sofia, si volta verso sinistra, all’improvviso vede il topo e, urlando sale su una sedia) Aiuto, aiuto, il mostro!

SOFIA             (entra da sinistra inseguita da Fausto) Smettila, farabutto! (vede il topo e corre dal lato opposto verso il balcone per sfuggirgli) Aiuto, c’è una bestiaccia! (per aprire il balcone, cerca di scostare la tenda; nel frattempo Fausto la abbraccia; per divincolarsi, in preda al terrore, si impiglia nella tenda, che si sgancia finendo loro addosso ed urla di disperazione) Uuuuuuuuuuhhhhhhh!

GERALDINA  (entra dalle scale e quasi cade inciampando in Giuseppe che continua a tirare la lenza facendo muovere il topo e ridendo a crepapelle) Ma che sta succedendo? (vede Sofia e Fausto agitarsi  coperti dalla tenda, sente l’urlo di Sofia e li scambia per fantasmi) Ahhhhhhhh! I fantasmi… aiuto! Muoio! (sviene e nel cadere batte la testa)

MARCELLO   (sulla sedia continua ad urlare) Aiuto! Il mostro! (Sofia e Fausto, nel tentativo di liberarsi della tenda urtano violentemente la sedia e Marcello cade malamente) Aaahhh!

GIUSEPPE     (scende dalle scale, prende il topo e lo butta addosso a Marcello cantando) Lomuscio, lomuscio, lomuscio muscio muscio! (accorrono tutti gli altri a soggetto, parte la musica e si chiude il sipario)

FINE PRIMO ATTO


ATTO SECONDO

Stessa scena del primo; atto accanto al balcone, uno scaletto; in scena Luisa e Carolina sedute sul divano.. È il primo pomeriggio dello stesso giorno.

SCENA PRIMA

(Luisa e Carolina, poi Saverio)

CAROLINA         Non so come ringraziarvi, da sola non ce l’avrei fatta!

LUISA                 Ma figuratevi… meno male ca nun s’è stracciata… io però nun aggio capito comme hanno fatto a sbaglià.

CAROLINA                 Signora mia, i ragazzi di oggi sono superficiali.

LUISA                 Sì, è overo, però po’ succedere  che uno sbaglia ‘o piano, ‘a scala, ‘o numero d’’o palazzo… ma addirittura ‘a strada, no! Chille so’ venute a via Battistello Caracciolo 22, invece ‘e j’ a via Bartolomeo Caracciolo 22?

CAROLINA         Certo, però, bisogna dire che ci si è messo pure il caso di mezzo: vi sembra una cosa tanto facile che pure a via Bartolomeo Caracciolo 22 abiti una famiglia Buonomo?

LUISA                 Effettivamente è stata proprio ‘na strana combinazione… proprio come in televisione… però, dico io, ‘o principale d’’e guagliune nun se puteva sta’ cchiù accorto? Va a scrivere “via bi puntato Caracciolo”; ma comme, tu tiene l’ufficio a via Girolamo Santacroce, vuo’ immaginà che quelli pensano subito a via Battistello Caracciolo?

CAROLINA         Certo, a pensarci bene, i ragazzi non è che abbiano tutta la colpa.

LUISA                 Quello che non ho capito è pecché vostro fratello ll’ha fatte trasì.

CAROLINA         Signora Luisa, quello è stato tutto un equivoco, perché mio fratello aspettava i fantasmi e quando sono arrivati, prima la ragazza e poi il ragazzo, pensava che fossero loro.

LUISA                 Aspettava i fantasmi? Ma che dite?

CAROLINA         Ah, avete ragione, voi non sapete tutta la storia… mo vi spiego: Quello mio fratello è gay…

LUISA                 Uh, don Saverio è gay? Io nun me n’ro mai accorta… eppure abito a fianco da 25 anni…

CAROLINA         Ma no, che avete capito? Non è gay Saverio, è gay Lorenzo.

LUISA                 Ah! Allora è ‘nu fatto di doppia personalità: quando è Saverio è torosessuale e quando è Lorenzo e omosessuato! Comme è appassionante, me pare proprio una soppopara di rete quattro!

CAROLINA         Ma qua’ soap opera, ‘onna Luì, Lorenzo è un fratellastro che non avevamo mai visto perché stava a Bologna, Mantova e Molfetta.

LUISA                 Allora sono tre?

CAROLINA         Chi?

LUISA                 I fratellastri.

CAROLINA         No, uno…

LUISA                 …a Bologna, uno a Mantova e uno a Molfetta…

CAROLINA         ‘Onna Luì, me state ‘mbriacanno… non mi interrompete che vi spiego tutto.

LUISA                 Sì, sì, continuate, me piace, me piace…

CAROLINA         Allora: Lorenzo, il gay, prima stava a Bologna, poi si è spostato a Mantova e dopo a Molfetta;  Marcello, che è il fidanzato di Geraldina, che è la moglie del fratello morto di Filippo, ha paura dei topi e Geraldina ha paura dei fantasmi, così sono venuti a stare qua con Filippo e Giuseppe, che tiene il topo finto per sfottere a Marcello. Allora Tompozzo ha detto a Saverio, che se non li voleva qua, lui gli mandava i fantasmi per far mettere paura a Geraldina; quando è arrivata Sofia, per paura che la sgamavano, subito l’ha mandata in camera; poi è arrivato Fausto mentre c’era Lorenzo e così, mentre Nicola distraeva Lorenzo, lui l’ha fatto andare di là; Poi è venuta Marisa con Guglielmo e così Saverio si è scordato dei fantasmi, che nel frattempo facevano le pulizie; mentre Saverio e Nicola parlavano con Patrizia; Fausto, che è un poco rattuso, voleva toccare Sofia e lei è scappata proprio mentre Giuseppe tirava il topo; lei lo ha visto e si è tirata la tenda addosso urlando come un ossesso, mentre entrava Geraldina che, vedendo i fantasmi, è svenuta battendo la testa per terra e Sofia, per liberarsi dalla tenda, ha fatto cadere dalla sedia Marcello, che si è slogato il piede e così, invece di andare a mangiare al ristorante siamo andati all’ospedale… e come se non bastasse i pugliesi hanno capito che i ragazzi non erano fantasmi e mo non li possiamo cacciare più… avete capito?

LUISA                 (l’ha guardata a bocca aperta per tutto il tempo) No… ma  quanto m’è piaciuta! L’avevo detto che mi pareva una soppopara! E mo che succede? Raccontatemi, sono curiosa di sapere come va a finire!

CAROLINA         Mi dispiace, ma non ho la palla.

LUISA                 Ah, non ce l’ave…  (realizzando) la palla?

CAROLINA         ‘Onna Luì, la palla di vetro! Che ne so io come andrà a finire?

LUISA                 Uh, avete ragione, che scema! Mi sono talmente medesimata nella storia, che mi pensavo che era una soppa!

CAROLINA         ‘Na che?

LUISA                 Una soppa, una soppopara no?

CAROLINA         Ah, quella…

LUISA                 Quello che non ho capito, è perché avete mangiato all’ospedale…

CAROLINA         All’ospedale? Che c’entra il mangiare con l’ospedale?

LUISA                 ‘Onna Carulì, io ho sentito bene, voi avete detto: “e così, invece di andare a mangiare al ristorante, siamo andati all’ospedale”…

CAROLINA         All’ospedale ci siamo andati per il piede di Marcello, non per mangiare.

LUISA                 Aaah… ma allora siete  rimasti digiuni… volete venire mangiare qualcosa da me? Senza complimenti…

CAROLINA         No, grazie, Rachele ha fatto due spaghetti veloci e…

SAVERIO           (entra dalla porta d’ingresso) …pollo in embrione saltato in padella! Io sto qua… buon giorno, signora Luisa, come mai da queste parti?

CAROLINA         La signora Luisa mi ha dato una mano a sistemare la tenda, è stata più brava di un tappezziere, non so come ringraziarla.

LUISA                 Eh, per così poco? E poi, ‘a verità, vi ho bussato pure perché songo ‘nu poco curiosa e doppo tutto ‘o casino c’aggio sentuto, si nun sapevo ch’era succieso, io stanotte non dormivo.

SAVERIO           E mo lo avete saputo?

LUISA                 Veramente vostra sorella mi ha raccontato il fatto ma era talmente intrecciato che non ci ho capito niente.

SAVERIO           Ah! E mo come fate  a dormire stanotte?

LUISA                 Ah, non c’è problema, l’importante non è capire, ma sapere. E adesso io so.

SAVERIO           E che sapete?

LUISA                 Non lo so, ma so che lo so e sono contenta cosò.

SAVERIO           Cosò!

CAROLINA         Saverio, la signora Luisa è contenta cosò e tanto bastò.

LUISA                 Ora me ne vado, perché ho un poco da fare… e pure pecché nun veco l’ora di raccontare il fatto a mia sorella.

SAVERIO           Mi raccomando, mettete i manifesti!

LUISA                 Don Savè, ma che dite? Io me faccio ‘e fatte mieie… grazie del caffè, ‘onna Carulì.

CAROLINA         Ma figuratevi! Grazie a voi per la tenda… vi accompagno…

LUISA                 Arrivederci, don Saverio… (a Carolina sotto la porta) Non vi scordate che voglio sapere come va a finire, eh? Arrivederci. (via)

SAVERIO           (portando lo scaletto nel corridoio) Che le hai raccontato?

CAROLINA         Io? Niente!

SAVERIO           E meno male!

CAROLINA         E Nicola?

SAVERIO           Non me ne parlare! Ha detto che non mi molla finché non gli do i soldi… dice che tiene un amico avvocato e mo cercava di rintracciarlo… e i pugliesi?

CAROLINA         Stanno di sopra; Geraldina e Marcello si sono messi a letto, hanno detto che devono superare il trauma e non vogliono nemmeno mangiare; Filippo ha portato Giuseppe in rosticceria perché quella peste sbraitava che teneva fame e Lorenzo ha detto che dopo vuole uscire con noi e lo dobbiamo portare a visitare Napoli e dintorni.

SAVERIO           Sta frisco, cu’ chisti chiare ‘e luna… e i bolognesi?

CAROLINA         Sono andati a mangiare, (imitando Marisa) “Visto che in questa casa a tutto si pensa meno che a magiare, io e il mio Willy ce ne andiamo  al ristorante.” (suonano alla porta) E  ch’è già stanno ccà?  (va ad aprire) Ah, siete voi… accomomodatevi.

SCENA SECONDA

(Tommaso, Patrizia e detti, poi Sofia e Fausto, quindi Rachele, poi Lorenzo)

TOMMASO        (entra dalla porta d’ingresso con Patrizia) Eccomi qua! Appena Patrizia mi ha messo al corrente degli eventi, mi sono precipitato…

SAVERIO           Bene, accomodatevi (siedono)

TOMMASO        Ora dobbiamo trovare un’altra soluzione, visto che la carta dei fantasmi e dei topi non ce la possiamo giocare più.      

SAVERIO           (agitato) Signor Pozzi, qua le cose sono cambiate; con quello che è successo, non ho fatto in tempo a raccontarlo alla vostra segretaria, ma il problema grosso non è più pugliese, è  bolognese.

TOMMASO        Non capisco...

CAROLINA         (agitata) Sono arrivati mammà e il fratellino da Bologna!

TOMMASO        Continuo a non capire…

SAVERIO           (c.s.) Signor Pozzi, i vostri canali scorrono!

TOMMASO        Ma che dite?

SAVERIO           (c.s.) Un vostro collega di Bologna ha parlato con un altro collega e mo quelli stanno qua.

TOMMASO        Quelli chi?

CAROLINA         I sorriso!

PATRIZIA           I sorriso?

TOMMASO        Sentite, io non ci sto capendo niente; non agitatevi e raccontatemi tutto con calma. (suonano alla porta)

SAVERIO           Questi saranno loro… venite, ce ne andiamo nel mio studio… Carolì, apri tu. (via a sinistra con Tommaso e Patrizia)

CAROLINA         (apre) Voi state un’altra volta qua? Che volete, non vi è bastato il guaio che avete combinato?

SOFIA                 (entra con Fausto dalla porta d’ingresso)Il guaio lo abbiamo passato noi stamattina!

FAUSTO             Per colpa vostra abbiamo perso il lavoro.

SOFIA                 Ed ora ci dovete risarcire.

FAUSTO             Ci dovete pagare la giornata.

SOFIA                 E pure i danni morali e materiali.

FAUSTO             Io mi sono strappato il pantalone.

SOFIA                 Ed io mi sono messa una paura che sto tremando ancora!

FAUSTO             Ci dovete dare un sacco di soldi!

CAROLINA         (urlando) Neh, gué, ‘a vulite fernì? Me state facendo ‘na capa tanta!.. Ah! Voi ci avete rovinato il fatto dei fantasmi e dei topi, ci avete rotto la tenda, avete mandato due persone all’ospedale e mo volete pure essere pagati?

SOFIA                 Noi non c’entriamo niente, la colpa è stata vostra che tenete i topi in casa.

CAROLINA         Neh, picceré, guarda che qua topi non ce ne sono, questa è una casa derattizzata.

FAUSTO             Comunque ci dovete pagare!

CAROLINA         Aspettate che mo chiamo mio fratello e ve la vedete con lui… (si avvicina alla porta dello studio e chiama) Saverio, puoi venire un momento?

SAVERIO           (entra da sinistra) Che c’è? Ah, voi due state un’altra volta qua? Che volete?

CAROLINA         Vogliono essere pagati.

SAVERIO           Pagati? Quelli dovrebbero pagare loro a noi!

SOFIA                 Sentite, io l’ho già detto a vostra sorella: per colpa vostra il nostro principale ha mandato altre persone a via Bartolomeo Caracciolo e a noi non ci paga la giornata.

FAUSTO             Noi poi qua comunque stavamo pulendo.

SOFIA                 Sì, io avevo già scopato una stanza.

FAUSTO             Io non sono riuscito a scopare… però ho spolverato.

SOFIA                 Tu pensi sempre a una cosa! Comunque ci dovete pagare.

SAVERIO           Voi dovete essere pazzi.

SOFIA                 Noi non ci muoviamo di qua finché non ci date i soldi.

FAUSTO             Sì, finché non saremo risarciti non lasceremo questa casa.

SAVERIO           Ah, sì? Allora mo chiamo a Rachele e faccio preparare una camera pure per voi, perché io non ho un centesimo.

SOFIA                 Signor Buonomo, voi è inutile che scherzate, noi facciamo sul serio; per causa vostra abbiamo perso la giornata di lavoro ed abbiamo subito un infortunio sul lavoro che ci ha procurato danni morali e materiali!

FAUSTO             Danni che ci dovete risarcire immediatamente.

CAROLINA         Hai capito niente?

SAVERIO           Io ho capito solo che stamattina era meglio che non mi svegliavo.

CAROLINA         Equanto vorreste  per andarvene?

SOFIA                 Considerato la paga sindacale, i contributi, il pantalone di Fausto e la paura che mi sono messa… facciamo cinquecento euro e non se ne parla più!

FAUSTO             E vi è andata pure bene!

SAVERIO           Mi è andata bene? Mo ve ne caccio a calci a tutti e due.

SOFIA                 Ah! Ci aggiungiamo pure le minacce?

FAUSTO             Il signor Buonomo vuole proprio che lo denunciamo.

CAROLINA         Calma, calma! Smettiamola… vediamo di accomodarci… aspettate un attimo… (chiama) Rachele, vieni un attimo.

SAVERIO           Che c’entra mo Rachele?

RACHELE          (entra dalla comune)Che c’è?

SAVERIO           Gué, stai sempe pronta areta a' porta!

CAROLINA         Rachele, per piacere, mi dai quei cento euro che ti ha dato Saverio stamattina?

RACHELE          E la spesa come la faccio?

CAROLINA         Poi si vedrà, dammeli.

RACHELE          (dà i soldi a Carolina) Torniamo al pollo in embrione! (via dalla comune)

CAROLINA         (porge i soldi a Sofia) Qua stanno cento euro, pigliateveli e non fatevi più vedere, altrimenti, fateci causa.

FAUSTO             Solo cento euro?

SOFIA                 Statte zitto! (afferra i soldi e li intasca) Oggi è il vostro giorno fortunato, ci avete trovati buoni… andiamo, Fausto.(fa per andare, poi a Saverio) Signor Buonuomo, posso chiedervi una cortesia?

SAVERIO           Pure? Che altro vi manca?

SOFIA                 (gli porge un biglietto) Questo è il mio numero… potete darlo a Nicola?Grazie. Arrivederci. (via con Fausto dalla porta d’ingresso)

SAVERIO           Embè, ‘a jettasso abbascio! (mette il biglietto in tasca)

CAROLINA         Deve succedere più niente stamattina?

SAVERIO           Solo il terremoto!

CAROLINA         C’ha ditto Tompozzo?

SAVERIO           Tompozzo? Uh, mo m’’o scurdavo… (apre la porta dello studio) Signor Pozzi, accomodatevi.

TOMMASO        (entra da sinistra con Patrizia) Erano i bolognesi?

SAVERIO           No, un altro problema che abbiamo dovuto risolvere.

TOMMASO        Questo fatto dei bolognesi non mi convince… come è possibile che io non mi sia imbattuto in loro?

PATRIZIA           Beh, capo, tutti possiamo sbagliare… e poi voi avete seguito le tracce di Lorenzo, che aveva lasciato Bologna prima che il padre conoscesse questa signora... Sorriso, si chiama così?

TOMMASO        Effettivamente, io a Bologna, una volta saputo che Lorenzo era andato via, non ho più indagato.

SAVERIO           Signor Pozzi, qua, come è andata e come è venuta, il problema rimane serio, quelli vogliono prendere possesso della casa, hanno il testamento.

TOMMASO        Il testamento si può sempre impugnare.

SAVERIO           Sì, ma nel frattempo, ammesso che riuscissimo a dissuadere i pugliesi dal piazzarsi qua, comunque non potremmo vendere la casa ed io ho bisogno di soldi…

CAROLINA         Ed io pure, se no perdo il villino a Sperlonga.

PATRIZIA           E se provaste a proporre un accordo ai bolognesi?

SAVERIO           Che genere di accordo?

PATRIZIA           Beh, non saprei… potreste offrire loro una cifra in cambio della rinuncia all’eredità.

CAROLINA         E secondo voi che cifra dovremmo offrire?

PATRIZIA           Beh, considerando che loro rinuncerebbero ad un valore di circa un milione e mezzo di euro, io credo che per lo meno dovreste pensare ad una cifra intorno ai quattro-cinquecentomila euro.

SAVERIO           E da dove li prendiamo?

PATRIZIA           Dalla vendita della casa.

TOMMASO        Sempre che si riesca a convincere i pugliesi a vendere e contribuire all’offerta ai bolognesi.

SAVERIO           Innanzitutto, dobbiamo metterli al corrente della nuova situazione; non ci scordiamo che se perdiamo noi la casa, la perdono pure loro.

CAROLINA         Signor Pozzi, voi vi intendete di cose legali?

TOMMASO        Signora, per vostra norma, io, prima di essere un investigatore, sono dottore in legge.

CAROLINA         Bene, allora, secondo la legge, se i bolognesi rifiutassero l’offerta e noi impugnassimo il testamento, finchè il giudice non decide, a chi resta l’uso della casa?

TOMMASO        Certamente alla famiglia Buonomo!

CAROLINA         Sì, ma quale?

TOMMASO        Voi e i vostri fratelli, che avete ufficialmente ricevuto l’eredità, prima che comparisse il nuovo testamento che, una volta impugnato, non può essere messo in esecuzione.

SAVERIO           Il che significa che i bolognesi dovrebbero lasciare la casa?

TOMMASO        Appunto.

SAVERIO           E se poi convincessimo i pugliesi ad andarsene, potremmo vendere la casa?

TOMMASO        Finché il giudice non decide, no.

SAVERIO           Insomma, in un modo o nell’altro io sono rovinato.

PATRIZIA           Sentite a me, fate l’offerta ai bolognesi, vedrete che a loro conviene avere subito dei soldi che, del resto, fino a qualche giorno fa non si sarebbero neppure sognato.

SAVERIO           Signurì, qua si tratta di duecentomila euro a testa; con quello che mi resta riesco a stento a pagare i debiti.

CAROLINA         Ed io non ce la faccio a pagare il villino.

PATRIZIA           Provate a offrirgli quattrocentocinquantamila euro, può darsi che accettino.

SAVERIO           Maledetto Bruscolin!

TOMMASO        Chi è Bruscolin?

SAVERIO           Cose mie…

CAROLINA         Allora che facciamo?

TOMMASO        Prima di prendere qualsiasi decisione, bisogna parlare con vostro fratello.

SAVERIO           Carolì, vallo a chiamare…

LORENZO          (d.d.) Sto qua… (entra dalle scale) Di che dovete parlarmi?

TOMMASO        Signor Buonomo, è accaduto un fatto nuovo che sconvolge la situazione ed è giusto che ne siate a conoscenza.

LORENZO          Uh, mamma mia, che è successo?

SAVERIO           Non ti allarmare, è cosa ‘e niente… ci stanno solo portando via la casa.

LORENZO          In che senso?

CAROLINA         Nel senso che il nostro amato padre, prima di morire ha fatto un  altro testamento e ha lasciato tutto ad una attrice di Bologna.

LORENZO          (agitato) Uh, mamma mia! E tu m’’a chiame cosa ‘e niente? E mo come facciamo? E dove andiamo ad abitare io e il mio Pippo? E chi li sente a Geraldina e Marcello? Questo è un disastro, è un disastro!

CAROLINA         Aspetta, non ti agitare… forse ci sarebbe una soluzione, ma dobbiamo parlarne anche con tua… cognata, visto che pure a lei interessa la casa.

LORENZO          Io non ho il coraggio di dirglielo.

TOMMASO        Se permettete, gliene parlo io.

SAVERIO           Fate pure, voi sapete tutti i fatti.

LORENZO          Allora andiamo tutti di sopra… che disastro… che disastro… (via per le scale con Saverio, Tommaso, Patrizia e Carolina; suonano alla porta con insistenza)

SCENA TERZA

(Rachele, Marisa e Willy, poi Pippo e Giuseppe, quindi Nicola, Saverio, Carolina, Tommaso e Patrizia)

RACHELE          (entra dalla comune e va ad aprire mentre il campanello suona di nuovo) Sto venendo! Un momento, arrivo! (apre) Ma jate ‘e pressa?

MARISA              (entra con Willy dalla porta d’ingresso) Come?

RACHELE          Jate ‘e pressa?

MARISA              Ma non capisco… parlate in italiano…

RACHELE          Andate di pressa?

MARISA              Ma che c’entra la pressa? Non dobbiamo pressare niente noi.

RACHELE          Avete fretta?

MARISA              Oh, era questo che intendevate… no!

RACHELE          E perché suonavate così?

MARISA              Era il mio Willy che giocherellava col campanello.

RACHELE          Ma comme, all’età soia pazzea cu’ ‘o campanello?

WILLY                 Perché vi dava fastidio?

RACHELE          Sì, al paese mio le persone educate suonano una sola volta.

MARISA              Fantesca, vorreste dire che il mio willy è maleducato?

RACHELE          Lo state dicendo voi… e poi non mi chiamo Francesca, mi chiamo Rachele…

MARISA              Ma guarda un po’ se una serva si deve prendere tanta confidenza.

RACHELE          Serva ci sarete voi, io sono la governante… ho un ruolo importante in questa casa, mentre voi siete due estranei… ma lo sapete che se mi gira io ve ne caccio?

MARISA              Ma lo sapete con chi state parlando?

WILLY                 Lo sapete?

MARISA              Lo sapete?

WILLY                 Non lo sapete?

MARISA              Non lo sapete?

RACHELE          (grida) Neh, guè, ma fusseve pazze? ‘Aspit’o’… ‘sti straniere che se so’ miso ‘ncapa!

MARISA              Noi non siamo stranieri, siamo Bolognesi!

RACHELE          Zitta! Non siete napoletani, perciò siete stranieri.

WILLY                 Siete voi che siete una zulù!

RACHELE          Guagliò, si nun te staje zitto, te piglio a cavice… No, non lo so chi siete, so solo che stamattina in questa casa non si capisce più niente, è arrivata tanta ‘e chella gente ca me pare ‘o stadio San Paolo quanno ce steve Maradona… si può sapere chi siete?

MARISA              Noi siamo i proprietari di questo appartamento!

RACHELE          All’anema d’’a palla!

MARISA              Cosa?

RACHELE          A, già, mi ero scordata che non capite il napoletano, volevo dire che la palla che avete detto era talmente grande che è scoppiata e di lei è rimasta solo l’anima.

MARISA              Voi pensatela come volete, tanto quello che conta è che noi siamo gli eredi universali di Onofrio Buonomo e siamo venuti a prendere possesso della nostra eredità, quindi sarà meglio che cominciate voi a preparare le vostre valigie perché a noi non serve la governante… vero, Willy, bello di mamma?

WILLY                 Certo, mamma, non ne abbiamo bisogno… (suonano alla porta)

RACHELE          A sì? E allora, visto che non vi servo, aprite voi la porta. (via dalla comune)

MARISA              Willy, ma tu hai sentito? Cose da pazzi… apri tu.

WILLY                 E va bene… (apre) Voi state di nuovo qua?

PIPPO                 (entra con Giuseppe dalla porta d’ingresso; con sguardo sognante) Si, perché vi dispiace?

WILLY                 Mi è completamente indifferente, tanto fra poco dovrete smammare tutti.

PIPPO                 Come siete cattivo… bello e impossibile…

GIUSEPPE         Zio Filippo, ti devi far conoscere da tutti quanti?

MARISA              Non ti preoccupare, figliolo, pure se sta zitto, si capisce lo stesso che è un finocchio.

PIPPO                 Gay, prego, non siate volgare.

WILLY                 Scusate, ma siete stato sempre così?

PIPPO                 Certo! E ne sono orgoglioso; se i normali sono come voi è meglio essere diversi… vieni, Giuseppe, andiamo a vedere come stanno la mammina e papà Marcello.

GIUSEPPE         Ti ho detto mille volte che quel coso muscio non  è mio padre… figurati: uno che ha paura dei topi come una donnetta e si chiama Lo Muscio… sai che bel padre sarebbe? Meglio orfano! (via con Pippo per le scale)

MARISA              Ma che gente… che gente! Due finocchi, un marmocchio pestifero, un omaccione pauroso… che gente… andiamocene in camera, Willy, non ho voglia di incontrare altri zulù. (via dalla comune con Willy mentre entra Rachele)

RACHELE          (entra dalla comune)Cosa da pazzi! Qua se il fatto è vero finiamo in mezzo a una strada… povero Saverio, non se lo merita proprio quello che sta passando. (va al telefono e chiama) Pronto? Sono Rachele… … ma che hai fatto, non sei più venuto? ... l’aereo ha portato ritardo? E mo dove stai? … Ah, in taxi… stai arrivando? Fai presto, ché qua è successo il pandemonio… … sì, sì, un fatto nuovo: so’ arrivate altre persone… poi ti spiego mo che vieni… fai presto, mi raccomando. (riaggancia) Speriamo bene… (suonano alla porta; va ad aprire) Ah, siete voi, don Nicola?

NICOLA              (entra dalla porta d’ingresso)Ci sta don Saverio?

RACHELE          Sta sopra con i pugliesi.

SAVERIO           (d.d.) Sto qua, sto qua. (entra dalle scale con Carolina, Tommaso e Patrizia)

RACHELE          Io vado in cucina, permettete… (via dalla comune)

SAVERIO           Allora, Nicò, l’hai trovato?

NICOLA              Macché, ho chiamato allo studio e la segretaria mi ha detto che stava in tribunale alla terza civile; il cellulare lo teneva spento e così ho chiamato in cancelleria alla terza civile, ma se ne era appena andato non si sa dove. Mi dispiace, ma è l’unico avvocato che conosco… magari proviamo più tardi.

SAVERIO           Nicò, a questo punto penso che l’avvocato non serva più.

CAROLINA         Abbiamo parlato con i pugliesi, così ora pure loro sanno del problema.

NICOLA              E che avete deciso di fare?

TOMMASO        La mia segretaria ha avuto una idea che potrebbe funzionare.

PATRIZIA           Sì, ho pensato che ai bolognesi potrebbe convenire un accordo economico.

NICOLA              Che tipo di accordo?  

SAVERIO           Mo andiamo da loro e glielo proponiamo, così senti pure tu… andiamo. (via dalla comune con Carolina, Tommaso, Patrizia e Nicola)

SCENA QUARTA

(Geraldina, Lorenzo, Marcello, Pippo e Giuseppe)

GERALDINA      (d.d.) Cose da pazzi… cose da pazzi… (entra dalle scale con Lorenzo, Marcello e Pippo, ha la testa fasciata) e mo come facciamo?

LORENZO          Mo ne dobbiamo ammazzare cinque.

PIPPO                 Si, mo facciamo una strage… ma che dici, Lory?

MARCELLO       (ha un piede ingessato) Questa volta credo che Filippo abbia ragione, come si fa a mascherare cinque omicidi?

LORENZO          Ci vorrebbe una macchina più grande, una macchina a sette posti…

GERALDINA      Sì, mo affittammo ‘nu pullmann… qua dobbiamo trovare un’altra soluzione…

GIUSEPPE         (entra dalle scale) Il gas!

TUTTI                 Il gas?

GERALDINA      Peppenié, ma che dici? Non intrometterti nelle cose dei grandi.

GIUSEPPE         Prima di tutto, mi chiamo Giuseppe, poi, se i grandi non sono in grado di risolvere un problema, e il “piccolo” gli dà  la soluzione, perché non farlo intromettere?

MARCELLO       Ma che stai dicendo, Giuseppe? Noi parlavamo di un film…

GIUSEPPE         Senti, lomuscio muscio muscio, ma per caso mi hai preso per cretino come te? Voi state cercando il modo di fare fuori cinque persone per impadronirvi di questa casa, mentre non sareste nemmeno in grado di rubare le galline.

PIPPO                 Giuseppe, ma che stai dicendo?

LORENZO          Aspetta, Pippo, il ragazzo ha ragione, ci ha offerto la soluzione su un piatto d’argento… il gas! Penso proprio che oggi ci sarà una fuga di gas in questa casa.

PIPPO                 Ma Lory, che dici? Poi moriamo anche noi…

GERALDINA      Non dire sciocchezze, noi dobbiamo fare il giro turistico della città.

PIPPO                 Perché, chi fa il giro turistico non muore col gas?

MARCELLO       Cretino, chi fa il giro turistico non sta in casa mentre il fornello perde.

GIUSEPPE         Bravo Lo Muscio.

LORENZO          Sì, però come facciamo a procurare la fuga di gas se non ci siamo? E soprattutto come facciamo a farlo apparire un incidente?

GIUSEPPE         Ah, ma vi devo proprio insegnare tutto io? Il latte, no?

TUTTI                 Il latte?

GIUSEPPE         Vi siete mai scordato il latte sul fuoco?

GERALDINA      È capitato, e allora?

MARCELLO       Hê capito a Peppeniello! (Giuseppe lo guarda torvo) Ehm… Giuseppe… quando il latte bolle, esce dal bollitoio e spegne la fiamma, però il gas continua a uscire. Favoloso!

PIPPO                 Ma io non voglio uccidere a cinque persone!

LORENZO          Pippo, non sono persone, ma concorrenti.

PIPPO                 Abbiamo fatto il telequiz… e poi vuoi far morire pure Willy? Quello è così bello…

LORENZO                   Filì, mo te ceco ‘n’uocchio! Tu appartieni a me e basta!

GERALDINA      Benissimo! Allora, tra un po’, mentre tutti stanno riposando, noi ce ne usciamo per fare il giro turistico e prima di uscire mettiamo il latte sul fuoco.

LORENZO          Così i miei cari fratelli non si svegliano più e fanno una bella morte dolce dolce.

MARCELLO       Tragico incidente al Vomero: cinque persone uccise dal gas! Giuseppe, sei un piccolo genio!

GIUSEPPE         Grazie, lo so.

PIPPO                 Povero Willy, che spreco!

LORENZO          Nunn’’a vuo’ ferni’, no? (si odono voci d.d.)

GERALDINA      Andiamo di sopra, sta venendo qualcuno. (via per le scale con Pippo, Marcello, Lorenzo e Giuseppe)

SCENA QUINTA

(Marisa, Tommaso, Willy, Saverio, Carolina, Patrizia e Nicola; poi Lorenzo, quindi Rachele, infine Geraldina, Marcello, Pippo e Giuseppe)

MARISA              (entra dalla comune seguita da Willy, Saverio, Nicola, Carolina, Tommaso e Patrizia) Non se ne parla proprio, noi di qua non ci muoviamo, la casa è nostra e ce la teniamo!

TOMMASO        Signora, perdonatemi, ma la cosa non è così semplice, prima che possiate entrare in possesso dell’immobile, bisogna che il testamento venga convalidato e perché ciò avvenga, se i signori Buonomo lo impugnano, passeranno degli anni.

NICOLA              Anni? Ma scerzate?  Io non posso aspettare anni.

WILLY                 Scusate, ma voi che c’entrate? Che dobbiamo dare conto a voi? Se dobbiamo aspettare, vuol dire che aspetteremo.

SAVERIO           Ma scusate tanto, voi così facendo perdete solo tempo; se invece accettate la nostra offerta vi ritrovate  subito con una bella somma tra le mani.

MARISA              Ma quale bella somma? Voi volete liquidarci con qualche spicciolo: trecentomila euro per un immobile che ne vale un milione e mezzo.

PATRIZIA           E se i signori Buonomo aumentassero l’offerta?

MARISA              Dovrebbe essere un aumento ben sostanzioso, per stuzzicare la nostra curiosità.

SAVERIO           Trecentocinquanta?

MARISA              Non meno di seicento!

CAROLINA         Trecentoottanta?

MARISA              Cinque e cinquanta!

SAVERIO           Quattrocento, non un centesimo in più!

MARISA              Cinquecento, non un centesimo in meno!

PATRIZIA           Perché non fate quattrocentocinquanta e la chiudiamo qui?

SAVERIO           (a Carolina) Quattrocentocinquanta?

CAROLINA         Eh…

MARISA              (a Willy) Quattrocentocinquanta?

WILLY                 Eh…

TOMMASO        Benissimo, signor Saverio, vogliamo chiamare vostro fratello Lorenzo, così gli comunichiamo dell’accordo.

NICOLA              Vado io. (via per le scale)

PATRIZIA           Beh, signori Buonomo, mi pare che la mia idea abbia risolto tutti i problemi, no?

SAVERIO           Insomma…

CAROLINA         Insomma…

MARISA              Insomma…

TOMMASO        Ma forza, la mia preziosa collaboratrice ha risolto tutto e non me la ringraziate neppure?

SAVERIO           Signor Pozzi, io la collaboratrice la ringrazio, quello che invece ammazzerei siete voi!

TOMMASO        Il signor Buonomo ama scherzare…

LORENZO          (entra dalle scale con Nicola) Allora, fratelloni miei, abbiamo risolto?

SAVERIO           Lorè, ci siamo messi d’accordo: quattrocentocinquantamila euro; ora dobbiamo solo vendere la casa ed ognuno di noi tre dovrà dare alla signora qua centocinquantamila euro.

MARISA              Ma quale signora? Non dico di chiamarmi mamma, ma almeno Marisa, no?

LORENZO          Mi dispiace solo che non potremo abitare più insieme,  come sarebbe stato eccitante.

NICOLA              Allora, Saverio, visto che tutto si è risolto, io scendo a casa a mangiare qualcosa… fammi sapere, mi raccomando… arrivederci a tutti. (via dalla porta d’ingresso)

LORENZO          Ciao… Gargiulo! (sospira)

TOMMASO        Beh, penso che ce ne possiamo andare anche noi; arrivederci a tutti. (via dalla porta d’ingresso)

SAVERIO           Grazie, signorina Patrizia, se non era per voi…

PATRIZIA           Figuratevi… arrivederci. (via dalla porta d’ingresso)

MARISA              Willy, andiamo a riposare un poco, a mamma… permesso. (via dalla comune)

WILLY                 Ciao… fratelli! (via dalla comune)

SAVERIO           Embè, io a chillo ‘o ‘ccedesse!

LORENZO          E pure io.

CAROLINA         Mo mi vado a riposare un poco anche io… (via dalla comune)

SAVERIO           E pure io… (a Lorenzo) tu non ti riposi?

LORENZO          Io? Noo! Mo mi vado a preparare: io, Pippo e gli altri usciamo, andiamo a mangiare qualcosa e a fare i turisti, così ci distraiamo un poco, prima di affrontare il problema di come sistemarci, ora che non potremo più stare qua…

SAVERIO           Per questo c’è ancora tempo; finché non vendiamo la casa, qua state bene…

LORENZO          Lo so, lo so… qua si sta una bellezza… che peccato… (via per le scale)

RACHELE          (entra dalla comune)Ah, voi state qua?

SAVERIO           Perché, dove dovrei stare?

RACHELE          Come siete acido! Pensavo che eravate andato a riposare.

SAVERIO           Infatti, ci stavo andando.

RACHELE          Bravo, ne avete bisogno… riposate in pace!

SAVERIO           All’ossa toie!

RACHELE          Don Saverio, allora è proprio sicuro che vendete la casa?

SAVERIO           Raché, purtroppo sì.

RACHELE          Io, non volendo, ho sentito che dovete dare un sacco di soldi ai bolognesi.

SAVERIO           Non volendo, mentre per caso ti trovavi con l’orecchio attaccato alla porta? Raché, è meglio così che perdere tutto… non ti preoccupare, quando tutto sarà finito e mi trovo una casa più piccola ci sarà sempre posto per te.

RACHELE          Don Savè, oramai è una vita che vi accudisco e non saprei fare altro… si nun fosse p’’a capa tosta ca tenite…

SAVERIO           Vabbè, lasciamo perdere… vado a riposare.(via dalla comune)

RACHELE          (va al telefono) Pronto? Ma quando arrivi? Qua non ci capisco più niente… … come? … Ah, c’è traffico… … va bene ti aspetto a momenti allora… sì, c’è il citofono… a dopo. (riaggancia) Pure il traffico ci voleva! (via dalla comune)

GERALDINA      (entra dalle scale con Marcello, Pippo, Lorenzo e Giuseppe) Fate         piano, se no si svegliano…

MARCELLO       Chi va a mettere il latte sul fuoco?

PIPPO                 Io no!

LORENZO          Ci vado io… voi avviatevi. (via dalla comune)

GIUSEPPE         Mammà, è meglio che vado anche io, se no quello fa qualche guaio. (via dalla comune)

PIPPO                 Siamo cinque assassini!

MARCELLO       E loro sono cinque cadaveri.

GERALDINA      Facciamo uno per ciascuno. (via con gli altri dalla porta d’ingresso)

LORENZO          (entra dalla comune dopo qualche secondo con Giuseppe; solenne) Il dado è tratto!

GIUSEPPE         (solenne) Possiamo fare il brodo! (via dalla porta d’ingresso con Lorenzo; suona il citofono)

RACHELE          (entra dalla comune e risponde) Sì? … Settimo piano. (posa il citofono) Finalmente sta qua… speriamo bene.

SAVERIO           (entra dalla comune) Ah, hai risposto tu… chi era?

RACHELE          Chi era… chi?

SAVERIO           Chi era al citofono?

RACHELE          Ah, chi era al… citofono… era… era… era mio zio.

SAVERIO           Tuo zio? E quando mai hai avuto uno zio?

RACHELE          Come no? Non vi ho mai parlato di zio… Enzo?

SAVERIO           Zio Enzo?

RACHELE          Sì, quello che sta a Milano… (suonano alla porta; apre) eccolo qua…

SCENA SESTA

(Enzo e detti, poi Marisa e Willy, quindi Carolina)

ENZO                  (entra dalla porta d’ingresso con un borsone) Buon giorno.

RACHELE          Buon giorno… zio…

ENZO                  (si guarda intorno) Zio?

RACHELE          Sì, zio… Enzo, sono io, Rachele.

ENZO                  Tu si Rachele? Mamma mia, comme si vecchia!

RACHELE          Ehm… lo zio non mi vede da tanto tempo… zio Enzo, questo è don Saverio…

ENZO                  Ah, voi siete don Saverio… (guarda Saverio studiandolo) Chesto è tutto?

SAVERIO           Scusatemi tanto, io questo sono…

ENZO                  No, quella Rachele mi ha scritto tanto di voi, vi ha descritto così bene ca m’aspettavo ‘nu piezzo d’ommo… (a Rachele) Rachè, ma ce vide buono? (tende la mano a Saverio) piacere di fare la vostra canoscenza.

SAVERIO           Piacere mio… Rachele mi diceva che vivete a Milano…

ENZO                  Sì, vivo a Milano, ma so’ napulitano e pure se sto da una vita al nord, parlo sempre napoletano.

SAVERIO           Bravo, non bisogna mai scordarsi delle radici!

ENZO                  E sì, si no ‘a pianta se secca.

SAVERIO           E come mai da queste parti?

ENZO                  Embè, dopo tanti anni, mi è venuto il desiderio di rivedere la mia città natale, così mi sono concesso una vacanza e mo faccio il turista… e, trovandomi a Napoli, potevo mai fare a meno di venire a trovare mia… nipote?

SAVERIO           Certo che no.

ENZO                  Ed eccomi qua.

SAVERIO           E dove siete sceso?

ENZO                  No, veramente qua sono salito…

SAVERIO           No, intendevo: in quale albergo alloggiate?

ENZO                  Ah, non alloggio ancora, sono arrivato a Napoli stamattina.

SAVERIO           E di cosa vi occupate a Milano?

ENZO                  Case, proprietà, successioni… sono una specie di sensale.

SAVERIO           Avete detto successioni? In che senso?

ENZO                  Bhe, sapete nel fare compravendita di case, tante volte capita di dover vendere per incarico di chi ha ereditato la proprietà e allora uno si deve preoccupare delle tasse di successione, della divisione tra gli eredi…

SAVERIO           Quindi vi intendete pure di testamenti?

ENZO                  E per forza, se no come farei a lavorare?

SAVERIO           E avete detto che non avete ancora preso una stanza in albergo?

ENZO                  Veramente non l’ho ancora cercata…

SAVERIO           E non la dovete cercare, siete ospite mio!

ENZO                  Ma… veramente non vorrei disturbare…

SAVERIO           Ma quale disturbo? Rachele vive qua da più di trent’anni e questa è come se fosse casa sua. E ch’è, viene a Napoli lo zio di Rachele e noi lo mandiamo in albergo? Non scherziamo proprio! Voi restate qua quanto tempo volete!

RACHELE          Don Saverio, io non osavo chiedervelo… grazie, grazie…

ENZO                  Quand’è così, che vi devo dire? Posso mai rifiutare tanta gentilezza? (comincia ad annusare l’aria)

SAVERIO           Che c’è?

ENZO                  (annusa Rachele, poi Saverio) ‘A sentite ‘sta puzza ‘e cane muorto?

SAVERIO           Io non sento niente… (annusa l’aria) però, a pensarci bene, qualcosa c’è… Rachè, ma hai lasciato qualcosa sul fuoco?

RACHELE          No… però avete ragione, questa sembra puzza di gas, vado a vedere. (via dalla comune)

SAVERIO           Effettivamente mo la sento pure io.

ENZO                  Ah, io tengo il naso fino fino… ma siete sicuro ca nun ce sta ‘nu cane muorto?

SAVERIO           Guardate, qua cani non ce ne stanno, né morti, né vivi.

RACHELE          (entra dalla comune tossendo) Cose da pazzi! Qualcuno ha messo il latte sul fuoco e se l’è scordato; quello è uscito da fuori e ha spento la fiamma… non capisco poi chi ha chiuso le finestre, lo sapete, io non le chiudo mai se no vi arrabbiate…

ENZO                  Cose ‘e pazze, a riseco ‘e zumpà en aria.

SAVERIO           Meno male che siete arrivato voi, noi a quest’ora riposiamo e se stavamo dormendo tutti quanti non ci svegliavamo più.

RACHELE          Zio Enzo, hai salvato dieci vite umane!

ENZO                  Dieci? Ce sta tutta ‘sta gente in questa casa?

SAVERIO           No, quelli sono venuti dei parenti da fuori e poiché la casa è grande sono ospiti nostri.

ENZO                  Allora io me ne vado in albergo, voi avete già tanti ospiti…

SAVERIO           Noò! Voi di qua non vi muovete! Ve l’ho detto, la casa è grande… Rachele, porta tuo zio in una camera libera e apri tutte le finestre, fai uscire questa puzza di gas.

RACHELE          Zio Enzo, vieni con me… (via dalla comune)

ENZO                  (uscendo, annusa) A me, me pare puzza ‘e cane muorto! (via dalla comune)

SAVERIO           Gué, questo capita come il cacio sui maccheroni! Mo gli faccio vedere il  testamento dei bolognesi, non si sa mai, potrebbe trovare qualche anomalia, qualche cavillo…

MARISA              (entra dalla comune con Willy)Ma che succede? Cos’è questa puzza?

WILLY                 Ci volete avvelenare?

SAVERIO           Scusate, non si sa chi, ha lasciato il latte sul fuoco e si è spenta la fiamma…

MARISA              Mamma mia! Ma che gas usate qui a Napoli, sembra puzza di cane morto.

SAVERIO           Pure voi? Neh, scusate, signo’, ma voi avete mai annusato un cane morto?

MARISA              Io? No!

SAVERIO           E come fate a conoscerne la puzza? Forse puzza diversamente da un gatto morto?

MARISA              Ma che dici? Quello è un modo di dire… si dice così quando una puzza è strana.

WILLY                 Mammà, qua l’ignoranza regna sovrana.

SAVERIO           Io a chisto ‘o ceco ‘n’uocchio.

CAROLINA         (entra dalla comune) Savè, ma che sta succedendo: Rachele e un tizio stanno aprendo tutte le finestre e po’ ce sta ‘sta puzza ‘e cane muorto…

SAVERIO           Il canile municipale ha aperto una succursale alla compagnia del gas!

CAROLINA         E che c’entra questo con noi?

SAVERIO           Niente, niente… stava il fornello aperto ed è uscito un po’ di gas… anzi, fai una cosa, vai al piano di sopra e vedi se i pugliesi hanno le finestre aperte…

CAROLINA         Pure il gas ci mancava oggi, se sapevo me ne tornavo subito a casa mia… (via per le scale)

SAVERIO           Signora Marisa, ci sarebbe una piccola formalità, se non vi dispiace…

MARISA              Ma dammi del tu, Saverio, siamo di famiglia… allora, di che si tratta?

SAVERIO           Avete… hai portato con te il testamento di papà?

MARISA              Ma certamente, è logico, no? È giusto che voi lo vediate con i vostri occhi, qui si tratta di milioni, non sono mica bruscolini?

SAVERIO           Per favore non nominare bruscolin…

MARISA              Perché?

SAVERIO           Pecché hadda murì addo’ sta mo.

MARISA              Cosa?

SAVERIO           No, scusa…. è una cosa mia… allora, potrei avere questo testamento? Sai, c’è una persona che vorrebbe vederlo.

MARISA              Ma certamente, sta di là, Willy, va a prenderlo, è nella valigia.

SAVERIO           No, non c’è fretta, tornate a riposare, se ne parla dopo.

CAROLINA         (entra dalle scale)  Savè, di sopra non ci sta nessuno e tutte le finestre sono chiuse.

SAVERIO           Ah, sì: Lorenzo me lo aveva detto che andavano a fare un giro turistico… ma perché avranno chiuso le finestre?

CAROLINA         E si vede che in Puglia, prima di uscire, chiudono le finestre.

ENZO                  (entra con Rachele dalla comune)  È  proprio grande questa casa… oh, scusate, don Saverio, pensavo che stavate solo…

SAVERIO           Non vi preoccupate, signor Enzo, siamo in famiglia… lei è mia sorella Carolina, la signora Marisa è la seconda moglie di mio padre e lui è Guglielmo, il mio fratellastro.

WILLY                 Willy, prego… Guglielmo è solo un orrore anagrafico.

ENZO                  Molto piacere, io sono… Enzo, il zio di Rachele.

CAROLINA         Rachele, non ci hai mai detto di avere uno zio.

RACHELE          Mio zio vive a Milano…

WILLY                 Si sente.

MARISA              Piacere… così vivete a Milano… noi siamo di Bologna, siamo abbastanza vicini.

ENZO                  Ah sì, siamo vicini… come si dice… a un tiro di scoppola.

MARISA              E cosa fate di bello a Milano?

SAVERIO           Il signor Enzo si occupa di affari commerciali, vero?

ENZO                  Mi occupo di affari commerciali? Ah, sì, faccio il commerciante all’ingrosso.

MARISA             Ma bene… e cosa trattate?

ENZO                  Ehm… un po’ di tutto…

SAVERIO           Prodotti di bellezza, cosmetici…

ENZO                  Eh, proprio così, quello che ha detto lui…

MARISA              Affascinante… chissà quante belle donne conoscerete col vostro lavoro!

ENZO                  Belle donne? Sì… quelle brutte le facciamo addiventare belle…

MARISA              (prende Enzo sottobraccio) Scommetto che siete un mandrillone… un bell’uomo come voi…

ENZO                  Io? Eh, comme no?

MARISA              Scommetto che non siete sposato.

ENZO                  E avete vinto la scommessa.

SAVERIO           Marisa, il signor Enzo è stanco del viaggio, vorrebbe andare a riposare, vero?

RACHELE          Sì, lo zio vuole riposare…

ENZO                  Voglio riposare? Ah, sì, come sono stanco!

WILLY                 Mammà, andiamo a riposare pure noi…

MARISA              Hai ragione, tesorino di mamma… andiamo.

SAVERIO           Non ti scordare del testamento.

MARISA              Te lo porto dopo. (a Enzo) A dopo, bel maschione! (via con Willy dalla comune)

ENZO                  Ma ‘a do’ è ‘sciuta chesta?

CAROLINA         Oggi è la giornata delle sorprese regionali: prima i pugliesi, poi i bolognesi ed ora voi che venite da Milano.

ENZO                  Però, sono napoletano e me ne vanto. Don Saverio, Rachele mi ha contato il fatto… sarebbero questi gli eredi dalla casa?

SAVERIO           Loro così dicono… io non posso dire che non sia vero, però se voi deste una occhiata al testamento, visto che siete esperto, potrei avere la certezza.

ENZO                  Ma Rachele m’ha ditto che avete fatto un accordo con loro, avete firmato qualche cosa?

SAVERIO           No, no, è solo un accordo verbale.

ENZO                  Benissimo. E con i pugliesi come vi siete regolato.

SAVERIO           E che vi devo dire, quello è sicuramente il mio fratellastro, quindi ha diritto a un terzo della casa, solo che si è portato appresso una carovana e si sono installati al piano di sopra; hanno detto che volevano comprare pure la parte di Carolina; stavamo cercando di spaventarli per farli desistere, ma a questo punto, è cambiato tutto e pure loro sono d’accordo a vendere la casa.

ENZO                  E ditemi una cosa, questo fratellastro… come si chiama…

SAVERIO           Lorenzo.

ENZO                  Ecco, dicevo: questo Lorenzo, che tipo è?

SAVERIO           Per dirla come Tom Pozzi, è un po’ gay.

ENZO                  Ah, è ricchione!

SAVERIO           Appunto.

ENZO                  Comunque intendevo: che persona è, vi sembra una persona per bene oppure ve pare ‘nu fetente?

CAROLINA         Signor Enzo, noi lo conosciamo appena, però lui e le persone che si è portato appresso non mi piacciono proprio, non me la contano giusta.

SAVERIO           Va bè, Carolina, in fondo li conosciamo così poco, non possiamo giudicare…

RACHELE          E perché sono spariti?

SAVERIO           Eh, spariti… sono andati a mangiare e a fare un giro per Napoli.

RACHELE          E perché hanno lasciato il latte sul fuoco e hanno chiuso le finestre?

SAVERIO           Che ne sai che sono stati loro?

RACHELE          Io non sono stata, voi neppure, i bolognesi nemmeno… mo non mi dite che sono stati i fantasmi, ché non ci credo.

CAROLINA         E tu pensi che l’abbiano fatto apposta? E perché avrebbero dovuto farlo?

ENZO                  Ma è semplice, no? Per fare fuori a tutti e cinque e restare padroni indisturbati della casa.

SAVERIO           Si, mo facciamo il romanzo giallo… ma non diciamo sciocchezze, quella è gente normale… quasi normale, non hanno la faccia degli assassini…

ENZO                  Pecché, gli assassini che faccia teneno?

SAVERIO           La faccia di assassino, no?

RACHELE          Perché non chiamate Lorenzo sul cellulare per dirgli di tornare qua e vedete come reagisce?

SAVERIO           E chi me lo dà il numero?

CAROLINA         L’investigatore! Chiamalo e fattelo dare.

SAVERIO           (prende il telefono e compone il numero, ma Enzo lo ferma)

ENZO                  Aspettate, mi è venuta un’idea: non ci sta nessuno nel palazzo che potrebbe farvi un favore, come dire… delicato?

SAVERIO           Al piano di sotto ci sta Nicola, un mio carissimo amico che conosce tutta la situazione.

ENZO                  E mo sta a casa?

CAROLINA         Fino a poco fa stava qua…

ENZO                  E fatelo venire.

SAVERIO           (telefona) Nicola, sono Saverio, puoi salire un momento? … no, nessuna novità, ho solo bisogno di un favo… non si tratta di soldi, stai tranquillo. Ok. (riaggancia) Sta salendo, ma a che ci serve Nicola?

ENZO                  Facciamo chiamare da lui l’investigatore.

SAVERIO           Scusate, non lo potevo chiamare io?

ENZO                  Fa parte dell’idea…

SAVERIO           E non potreste raccontarla pure a noi questa idea?

ENZO                  E comme, no? Aspettiamo che sale il vostro amico e vi spiego… (suonano alla porta)

RACHELE          Questo sarà lui… (apre) accomodatevi.

SCENA SETTIMA

Nicola e detti, poi Marisa

NICOLA              (entra) Che è successo?

SAVERIO           Niente, che deve succedere? Questo è il signor Enzo, lo zio di Rachele…

NICOLA              Ah, Rachele ha uno zio… piacere, Gargiulo. (da la mano ad Enzo, poi annusa)

ENZO                  (ricambia la stretta) Piacere mio.

NICOLA              Ma ch’è ‘sta puzza ‘e cane morto?

SAVERIO           Ma facessero overamente ‘o gas cu’ ‘e cane muorte?

ENZO                  Signor Gargiulo, ci dovreste fare un favore.

NICOLA              Dite…

ENZO                  Dovreste fare una telefonata.

NICOLA              A chi?

SAVERIO           A Tom Pozzi.

NICOLA              Va bene, ma che gli devo dire?

ENZO                  Dite che siete salito qua, avete bussato e nessuno ha aperto e siete preoccupato perché ci dovrebbe essere qualcuno in casa… e dite pure che vi pare di sentire una puzza di gas; chiedetegli se sa dove sta il signor Saverio, lui dirà di no e allora ditegli di chiamare il signor Lorenzo per farlo tornare a casa e, se può, venisse pure lui.

SAVERIO           Mostrati allarmato.

NICOLA              Ma perché, che è successo?

MARISA              (entra dalla comune) Saverio, ti ho portato il testamento…

SAVERIO           A sì, grazie… (a Rachele) Rachele, porta Nicola in cucina e offrigli un caffè, così fa pure quella telefonata; noi vediamo un poco questo testamento.

RACHELE          E andiamo a fare il caffè! (via dalla comune)

NICOLA              Permettete. (via dalla comune)

MARISA              Allora, vogliamo leggerlo questo testamentino? (siede)

SAVERIO           Vediamo un poco… (legge farfugliando qualche parola) mi pare che sia tutto regolare… Carolì, guarda pure tu… (passa il foglio a Carolina)

CAROLINA         (legge e farfuglia) Pure a me sembra regolare… (dà il foglio a Marisa) però nostro padre si era proprio dimenticato di noi.

SAVERIO           E che ci vuoi fare, erano tanti anni che non sapeva più niente di noi…

MARISA              Ma cosa dite? Il povero Onofrio non si è mai scordato di voi, solo che negli ultimi anni della sua vita ha avuto la gioia di diventare di nuovo padre, avrà pensato che voi oramai avevate già la vostra vita e così ha pensato al suo bambino più piccolo.

CAROLINA         Sì, può anche essere, però, che bellu fetente, pato e buono!

SAVERIO           Carolina, non si parla male dei morti, pure se da vivi sono stati dei farabutti donnaioli sconsiderati e padri disamorati, insomma pure se da vivi erano ‘a munnezza ‘ell’uommene!

ENZO                  ‘On Savè, non sono certo affari miei, però nun me pare bello parlà accussì del proprio padre.

CAROLINA         Avete ragione, è vero: non sono affari vostri.

ENZO                  Scusate tanto, io dicevo così per dire…

MARISA              Ma su, ragazzi, non pensate male del vostro papà, mi fate dispiacere…

SAVERIO           Va be’, non ne parliamo più.

ENZO                  Scusate, non sono certo affari miei, ma posso dare un’occhiata al testamento?

MARISA              Avete ragione ancora una volta: non sono affari vostri, però siete una persona così simpatca… (prende Enzo sottobraccio) siete un così bell’uomo, che non vi si può dire di no… non passate mai per Bologna?

ENZO                  Certo, io ci vado spesso per lavoro… ma… il testamento…

MARISA              Ma che cosa fantastica! Allora la prossima volta che ci passate vi dovete fermare da noi.

ENZO                  Sì, con piacere… il testamento…

MARISA              Vi porterò a vedere la Garisenda e la torre degli asinelli.

ENZO                  Sì, ma le conosco già… il testamento…

MARISA              Già avete visto le nostre torri? Allora faremo una passeggiata sotto i portici…

ENZO                  Sì, i portici… ma questo testamento…

MARISA              E ci mangeremo un bel gelato…

CAROLINA         Ce ‘o vuò da’ o no ‘stu testamento?

MARISA              Ma certamente, eccolo. (dà il foglio ad Enzo)

ENZO                  (legge ed annuisce) E sì, questo testamento parla chiaro, la signora è erede universale.

SAVERIO           Siete sicuro?

ENZO                  Questo testamento è vero come è vero che io vendo i prodotti di bellezza.

MARISA              Ma perché, bel maschione, vi intendete di testamenti?

ENZO                  Certamente, io quando ero ragazzo lavoravo nello studio di un notaio.

MARISA              Aiuto notaio?

ENZO                  No, facevo le pulizie.

MARISA              Ah, ah, ah, spiritosone! (dà un pizzicotto sulla guancia ad Enzo)

SAVERIO           Beh, visto che tutto è a posto, puoi pure tornare a riposare.

MARISA              Ma io voglio fare conoscenza con il nostro milanesone.

SAVERIO           No, quello il signor Enzo è stanco del viaggio, deve riposare pure lui, (a Enzo) vero?

ENZO                  Ah, si, come avete detto voi.

MARISA              Peccato… allora dobbiamo rimandare la conoscienza…

CAROLINA         Marisa, perché non ti vai a fare una bella doccia fredda?

MARISA              Una doccia fredda? Sorbole! E perché mai?

CAROLINA         Pecché staje troppo ‘nfucata!

MARISA              Come?

SAVERIO           Carolina vuol dire che fa troppo caldo.

MARISA              Caldo? Sorbole, no, io sto bene. (a Enzo) A dopo mio bel maschione! (via dalla comune)

ENZO                  Ma ‘a dò è asciuta chesta?

SAVERIO           ‘O vvulesse sapé pur’io. (va alla comune e chiama) Nicola!

NICOLA              (entra dalla comune con Rachele)Eccomi… Tompozzo ha detto che veniva di corsa. (suonano alla porta)

CAROLINA         (va ad aprire) Ah, già state qua?

SCENA OTTAVA

Tommaso, Patrizia e detti poi Lorenzo, Geraldina, Pippo, Marcello e Giuseppe.

TOMMASO        (entra agitato con Patrizia dalla porta d’ingresso) Ma che è successo? Mi ha chiamato il vostro amico, mi ha parlato di una fuga di gas e mi ha fatto pensare al peggio; specie dopo che ho chiamato vostro fratello e mi ha detto che eravate tutti a casa.

SAVERIO           Voi ci dovete scusare, effettivamente c’è stata una piccola fuga di gas, ma era cosa da niente…

TOMMASO        Effettivamente si sente puzza di gas…

SAVERIO           Ah, Bravo!

TOMMASO        Perché?

SAVERIO           Perché avete detto che sentite puzza di gas! È proprio puzza di gas vero?

TOMMASO        In verità l’ho detto perché parlavamo di gas, però sembra puzza di cane morto.

PATRIZIA           Sì, cane morto!

SAVERIO           Ho capito, lasciamo perdere… questo è il signor Enzo, lo zio della nostra governante Rachele… in effetti è stato lui a farvi chiamare.

TOMMASO        Non capisco…

ENZO                  Ora vi spiego: fra poco qua si chiariranno un sacco di cose e mi farebbe piacere che ce stesse ‘na persona estranea ai fatti per testimone.

TOMMASO        Certo, va bene, anzi ci sta pure la mia segretaria.

PATRIZIA           Sarò felice di collaborare.

ENZO                  Avete detto al signor Lorenzo di venire subito?

TOMMASO        Sì, ha detto che stavano nelle vicinanze e sarebbero arrivati in pochi minuti.

ENZO                  Benissimo… allora, appena arrivano, accomodatevi tutti quanti in un’altra stanza e lasciatemi solo a riceverli; ‘on Savè, voi restate dietro la porta e quando dico “che destino crudele!” entrate assieme a Rachele e vostra sorella; poi, doppo cinque o sei secondi, (a Tommaso e Patrizia) trasite pure vuie. (suonano alla porta)

SAVERIO           Andiamo nel mio studio, presto. (via a sinistra con Carolina, Rachele, Nicola,Tommaso e Patrizia) 

ENZO                  (va ad aprire) Entrate, io sono il commissario Esposito.

LORENZO          (entra dalla porta d’ingresso con Geraldina, Pippo, Marcello e Giuseppe) Povero fratello mio, commissario, ditemi che non è morto!

ENZO                  Purtroppo non posso…

LORENZO          Che disgrazia, che disgrazia, ritrovo un fratello dopo quarant’anni e lo perdo lo stesso giorno… hai capito, Pippo? Hai capito? (abbraccia Pippo e piange)

GERALDINA      Ma sono morti tutti quanti?

ENZO                  Tutti!

PIPPO                 Pure quel bel ragazzino?

ENZO                  Pure!

PIPPO                 Che disgrazia, che disgrazia!

MARCELLO       Povero don Saverio! Gli avevamo chiesto di andare tutti quanti insieme al ristorante, ma lui non ha voluto, ha detto che si preparava un poco di latte caldo e non mangiava altro.

ENZO                  Sicché il latte sul fuoco l’ha lasciato don Saverio?

MARCELLO       Sì, il poveretto lo avrà messo sul fuoco e se lo sarà scordato.

ENZO                  Ma guarda un po’… che destino crudele!

SAVERIO           (entra con Carolina e Rachele, in coro con esse) Che destino crudele!

GERALDINA      (urla) Aaah, i fafà…. i fafà… i fantasmi… aiuto… i fantasmi! (sta per svenire, Giuseppe la scuote)

GIUSEPPE         Mammà, quali fantasmi, quelli sono più vivi di noi. (a Lorenzo) Te l’avevo detto che il latte era poco!

LORENZO          Giuseppe, ma che dici? Saverio, fratellone mio, che gioia! (fa per abbracciarlo)

SAVERIO           (lo allontana) Ma vide addò hê ‘a j’, assassino fratricida! (entrano Tommaso, Patrizia e Nicola)

ENZO                  ‘On Savè, scusate, facite parlà a me; però chiammate pure ‘e bolognese.

NICOLA              Vado io (via dalla comune)

ENZO                  Allora, ci vogliamo accomodare tutti quanti? V’aggi’’a raccuntà ‘nu fattariello.

SAVERIO           Signor Enzo, ve pare ‘o mumento d’’e fattarielle?

ENZO                  Stateve zitto e facite parlà a me.

SCENA ULTIMA

Marisa, Willy e detti

MARISA              (entra dalla comune con Nicola e Willy) Ma fatelo parlare il mio bel maschione!

ENZO                  Grazie, signora bolognesa! Allora, ce steva ‘na vota una bella signora che faceva la ballerina al salone Margherita; questa signora era vedova e teneva una figlia; un giorno canoscette un impresario teatrale e se ne innammorò; l’impresario pure si innammorò e insieme facettero un bellissimo figlio di nome Lorenzo…

LORENZO          È la storia di mammà!

ENZO                  Statte zitto tu, delinquente! Dicevo: passarono parecchi anni e questo impresario rimmanette vedovo pure lui e così si voleva sposare la ballerina, ma questa non lo volette perché aveva scoperto che lui si spozzoliava pure le altre ballerine; così l’impresario allegittimò il figlio e se lo portò a Pinerolo, lasciando a Napoli la ballerina con la figlia.

CAROLINA         Allora Lorenzo tiene pure una sorellastra?

ENZO                  Sì, è il destino di Lorenzo: è nato fratellastro e non ha mai potuto essere fratello!

LORENZO          Proprio così.

MARCELLO       Commissario, ma voi come sapete queste cose?

ENZO                  Nun songo commissario, pe’ furtuna vosta.

MARISA              Ma certo che non è commissario, è lo zio della governante.

ENZO                  A proposito, signora bolognesa, guardate che il vostro testamento è favezo!

MARISA              Ma non capisco… come è il testamento?

ENZO                  è favezo… non è overo!

MARISA              Ma cosa dite? Voi stesso avete detto che era vero come era vero che vendevate cosmetici!

ENZO                  Appunto! Io non ho mai venduto… quello che avete detto voi.

MARISA              Ma come fate a dire che è falso?

ENZO                  Io di testamenti non ne capisco, però questo qua è favezo perché Onofrio Buonomo non vi ha mai canosciuto.

MARISA              Ma come vi permettete?

ENZO                  Stateve zitta! Lorenzo lasciò Bologna alla fine del 1968 ed andò a Milano;  dopo quattro mesi Onofrio lo raggiungette e rimmanette  a Milano con lui fino a quando morì, perciò non avrebbe mai potuto canoscervi a Bologna e sposarvi.

GERALDINA      Uh, ‘sta zucculona! È venuta ‘a Bologna fino a ccà pe’ fa’ fesse a nui napulitane!

MARISA              Neh guè! Zucculona a chi? ‘Sta vaiassa! Io so’ cchiù napulitana ‘e te, hê capito, femmena ‘e niente? (a Patrizia) ‘Sta scema! Ma te vuò ‘nfurmà buono, primma ‘e me mettere ‘nmiezo?

PATRIZIA           Ma signora, cosa dite? Io non vi conosco!

MARISA              Ah, nun me canusce? (a Willy) Giggì, hê visto che bella nnammurata che tiene? Primma ce mette ‘nmiezo e’ ‘mbruioglie suoie e po’ fa ‘a santarella.

WILLY                 Mammà, statte zitta ch’’a faie perdere ‘o posto!

PATRIZIA           (piagnucola) Ma io che ne potevo sapere? Quando ho scritto il rapporto delle indagini che diceva che Onofrio Buonomo era rimasto a Bologna fino alla morte, mi è venuta l’idea per fare i soldi per sposarmi con Giggino… potevo mai immaginare che questo fesso (indica Tommaso) aveva fatto un casino?

TOMMASO        Patrizia! Ma come? Hai tradito il segreto d’ufficio? Mi vuoi rovinare? Sei licenziata!

WILLY                 (a Marisa) Hai visto? Patty, non preoccuparti, troverai un altro lavoro… (a Marisa) Mammà, pigliammo ‘e valigge e ghiammuncenne, primma che passammo ‘nu guaio! (via dalla comune con Patrizia e Marisa)

MARISA              Tompozzo, jate a fa’ ‘o scarparo ca è meglio. (via)

GERALDINA      Cose ‘e pazze! E comme ‘a faceva bella ‘a bolognese!

MARCELLO       Ma allora, se voi non siete commissario e loro sono dei truffatori, Lorenzo ha sempre diritto all’eredità!

LORENZO          E già io sono sempre l’erede di un terzo! Che bello! Hai sentito, Pippo?

ENZO                  Certamente, Lorenzo ha diritto a un terzo del valore di questa casa… ma tu no!

LORENZO          A sì, e perché?

ENZO                  Pecché tu nun si Lorenzo!

LORENZO          Sì? (prende i documenti) E chisto chi è? Leggete: Lorenzo Buonomo!

ENZO                  Sarraie pure Lorenzo Buonomo, ma nun si figlio a Onofrio Buonomo.

LORENZO          E domandate al signor Pozzi, domandate!

ENZO                  ‘O signor Pozzi, secondo me, farrà buono a cagnà mestiere; dopo Bologna, ha seguitato le tracce di un omomino!

TOMMASO        Ora capisco perché quando vi ho detto dell’eredità siete caduto dalle nuvole.

MARCELLO       Tutte queste sono chiacchiere, voi non avete nessuna prova che Lorenzo non sia l’erede di Onofrio Buonomo.

ENZO                  E invece ‘a tengo.

MARCELLO       E quale sarebbe?

ENZO                  Io.

MARCELLO       E che c’entrate voi?

ENZO                  Io sono Lorenzo Buonomo figlio di Onofrio, in carna e ossi! E mo è meglio che ve ne jate tutt’’e cinche primma che me veneno ‘e cinche minute e ve denuncio per tentata stragia.

GERALDINA      Pigliammo ‘e valigge e ghiammuncenno pure nuie, Marcè, ca è meglio. (a Lorenzo e Pippo) Voi avviatevi. (via per le scale con Marcello e Giuseppe)

LORENZO          Pippo andiamo via!

PIPPO                 Però, comm’era bellillo Willy!

LORENZO          Si nun ’a fernisce te faccio ‘o strascino! Jammuncenno! (via dalla porta di ingresso con Pippo)

TOMMASO        Beh, me ne vado anch’io… scusate per l’errore… vuol dire che vi farò risparmiare qualcosa sull’onorario…

ENZO                  Sì, luvate ‘a copp’’o cunto il novanta per cento e state pace…

TOMMASO        Il novanta? 

ENZO                  (lo guarda torvo) Vogliamo fare il novantanove?

TOMMASO        No, no, il novanta va benissimo… arrivederci… (via dalla porta d’ingresso)

SAVERIO           Ma allora non ho più un fratello ricchione!

NICOLA              Si però tiene ancora ‘nu sacco ‘e riebbete!

CAROLINA         Ma allora se voi non siete lo zio di Rachele, come mai siete venuto qua?

ENZO                  Picceré, ch’è ‘stu “voi” ? Io sono il tuo fratellastro.

SAVERIO           Sì, ma che c’entra Rachele?

ENZO                  Vi ho detto che mia madre aveva una bambina; papà l’ha sempe voluta bene e l’ha mantenuta finché mammà nunn’è morta; quando mammà è mancata, papà ha voluto che la mia sorellastra nun rimmanesse sola e, visto che teneva ‘n’ati duie figlie, l’ha mannata addu lloro; quando è morto, ha lasciato a me l’incarico di stare in contatto con lei e aiutarla nel bisogno.

CAROLINA         Ma… allora… Rachele…

ENZO                  È  la mia sorellastra.

CAROLINA         Ave ragione ‘a signora Luisa: chesta è peggio ‘e ‘na soap opera.

SAVERIO           (a Rachele) E tu lo sapevi?

RACHELE          Sì, ‘o sapevo, ma Lorenzo non voleva che ve lo dicessi; io stavo bene così e…

SAVERIO           E perché quando hai visto che cercavo mio fratello non me lo hai detto?

ENZO                  L’ha ditto a me, e io l’aggio ditto ‘e starse zitta pe’ vedè che succedeva.

SAVERIO           E m’hê fatto ‘stu regalo.

NICOLA              Ma allora mo Saverio puo vendere la casa?

ENZO                  No, mi dispiace, ma la casa non si vende.

SAVERIO           E io come li pago i debiti?

NICOLA              Lui come mi paga?

ENZO                  (a Nicola) Guagliò, ma tu quanto hê avé?

NICOLA              Sessantamila e cento euro e poi ci sarebbero gli interessi…

ENZO                  (prende il libretto degli assegni e scrive) Comme te chiame?

NICOLA              Nicola Gargiulo…

ENZO                  Tiè, cca stanno sissantacinchemila euri, pigliatelle e lievete ‘a ‘nanzo ‘e piede!

NICOLA              (premde incredulo l’assegno) Grazie, grazie, grazie Saverio, chiamami quando hai bisogno… grazie… grazie…

SAVERIO           Aspè, Nicò… ti faccio un altro regalo (prende di tasca il biglietto) Tié, chisto ‘è ‘o numero d’’a fantasma, ha ditto d’’a chiammà.

NICOLA              Saverio, io l’ho sempre detto: tu per me sei un fratello! (via dalla porta d’ingresso)

SAVERIO           No, per oggi basta con i fratelli, ne tengo già troppi.

CAROLINA         E mo come lo compro il villino a Sperlonga?

ENZO                  Carulì, ‘o frato, devi sapere che io a Milano ho fatto fortuna e mo tengo cinque o sei fabbrichette… tengo tanta solde ca nun saccio come spenderli… te lo compra tuo fratello il villino!

CAROLINA         (incredula, lo bacia)  Grazie, fratellone mio.

SAVERIO           Ma perché non vuoi vendere la casa?

ENZO                  Perché non è più mia.

SAVERIO           Come sarebbe che non è tua? Non è tutta tua, ma un terzo sì.

ENZO                  E no, caro Saverio, La mia parta la regalo a mia sorella Rachela, così finisce di fare la serva.

RACHELE          Lorè, ma tu overo dici?

ENZO                  E te pare ca pazzeo?

RACHELE          Allora questa è pure casa mia? Mo pozzo fa chello che voglio?

ENZO                  Hai gli stessi diritti di Saverio e Carolina.

RACHELE          Lorè, e che regalo che m’hê fatto! ‘On Savè, avete sentito?

ENZO                  Ch’è stu “don”? Saverio è il fratellastro del tuo fratellastro.

SAVERIO           Uh povero me! Io non mi sono mai sposato per non avere una donna che comandava in casa e mo…

RACHELE          Mi dispiace, Saverio, ma ora comando anche io.

SAVERIO           Povero a me! Chesta è peggio ‘e ‘na mugliera!

ENZO                  Savè, si fosse a te, a questo punto m’’a spusasse.

RACHELE          Sempre che io lo volessi…

SAVERIO           ‘O jettasse l’uosso o’ cane…

RACHELE          Ah! Finalmente pozzo chiudere tutt’‘e feneste!

ENZO                  No, Rachè, pe’ piacere, nun ’e chiudere ancora, fa’ ascì primma ‘sta puzza ‘e cane muorto.

Quadro plastico per due secondi, poi buio; parte la musica e si chiude il sipario.

FINE