due tempi
di Tullio Kezich
dal romanzo di Luigi Pirandello
Giulio Einaudi Editore - Torino 1975
PERSONAGGI
Io, Mattia Pascal
Silvia Caporale
Adriana Paleari
Anselmo Paleari
Pepita Pantogada
Terenzio Papiano
Pinzone
Oliva Malagna
Romilda Pescatore
Don Eligio Pellegrinotto
Il signor Romitelli
La vedova Pescatore
Mino Pomino
Berto Pascal
Batta Malagna
Don Antonio Pantogada
Lo svizzero
Il giovane pallido
Il croupier
Il capostazione
Primo cliente
Secondo cliente
L'avvocatino
L'ubriaco
La prostituta
Primo teppista
Secondo teppista
Primo carabiniere
Secondo carabiniere
Viaggiatori, giocatori, passanti
Il fu Matita Pascal di Tullio Kezich, dal romanzo di Luigi Pirandello, andato in scena per la prima volta l'8 novembre 1974 al Teatro Duse di Genova, nell'allestimento del Teatro Stabile diretto da Ivo Chiesa e Luigi Squarzina. Protagonista: Giorgio Albertazzi. Scene e costumi: Gianfranco Padovani. Musiche: Doriano Saracino. Regia: Luigi Squarzina.
PRIMO TEMPO
Da una parte all'altra, nel buio, inquietanti arpeggi di chitarra. Al centro un improvviso suono di sonagli. Poi la voce di una donna che guaisce rabbiosamente come un cane alla catena. In fondo si delinea un lenzuolo bianco, che comincia a riverberare luci fosforiche da fuoco fatuo. E mentre il lenzuolo si gonfia come una vela, la luce biancastra che ne emana permette di intravedere il tavolo della seduta spiritica e le persone sedute intorno: la signorina Caporale al centro, sotto il lenzuolo, e poi, nel senso dell'orologio, io, la signorina Adriana, il signor Anselmo Paleari, la signorina Pepita, il signor Terenzio Papiano... Tutti personaggi che adesso non c'entrano, arriveranno pi tardi, li conosceremo meglio al momento opportuno. Appena riuscir a dare un po' di ordine a questi sogni, a queste fantasticherie, a questo affollarsi di ricordi e di supposizioni. La Caporale si lamenta in modo straziante, Pepita ride istericamente tra divertita e allarmata, Paleari zittisce ansioso, io mi protendo sempre pi verso Adriana il cui volto adesso brilla nell'oscurit... Ma subito un gran colpo, un colpo formidabile viene vibrato sul tavolo. Tutti si alzano, gridano, corrono di qua e di l trascinandosi dietro le sedie e rovesciandone qualcuna. Anche il lenzuolo viene tirato gi, io mi ritrovo al centro del carosello con la benda sull'occhio destro. Perch la benda ora? Me la tolgo immediatamente, quasi strappandola.
Io No, la benda ora no! Che c'entra tutto questo? Questo viene dopo... Adriana! Signorina Caporale! Pepita!
Adriana Mattia!
Caporale Mattia!
Pepita Mattia Pascal!
Sento che mi chiamano, ma non riesco a vederle bene.
Io No, no. Questo viene prima! Non siete voi, sono le serve che mi chiamavano bambino nella grande casa di mia madre... Quando mi perdevo nel buio, in un labirinto di stanze vuote...
Pepita Mattia!
Adriana Mattia!
Caporale Mattia Pascal!
Io la mamma, rimasta sola dopo la morte del babbo, che mi cerca, mi fa chiamare dalle serve per stringermi a s, per coccolarmi... Vengo, mamma, sono qui...
Caporale Mattia!
Pepita Mattia!
Adriana Mattia Pascal!
Dal groviglio di personaggi ancora informi o inespressi che si agita sul fondo emerge Pinzone, precettore alto e magrissimo. Mi taglia all'improvviso la strada, apostrofandomi in versi.
Pinzone
Alto l! Giovanetto, presta orecchio
a chi ti insegna a vivere giocando.
Contempla la tua imago nello specchio
poich alla Musa vai sacrificando.
Mi trascina davanti a uno specchio immaginario.
Io Pinzone! Il mio precettore! Tutti quei versi che tirava fuori... Niente scuole per Mattia Pascal, solo gli insegnamenti di Pinzone. Ma s, la vita un gioco, un enimma, una sciarada...
Pinzone
Impara a mente i canti burchielleschi,
all'estro maccaronico ti affida:
perfino pellegrin fra le ossa e i teschi
farai brillare l'oro di re Mida!
Io S, signor maestro, s. Ma adesso mi faccia tornare dalla mamma...
Pinzone
Dottissimo in bisticci fidenziani
in enimmi e in versicoli contorti
sfidar potrai i tipi pi balzani
facendo scompisciare i vivi e i morti.
Ors, Mattia, ripeti con fervore:
In cuor di donna quanto dura amore?
L'ultimo verso me l'ha sussurrato perch io lo ripeta gridando.
Io In cuor di donna quanto dura amore?
Oliva che fa l'eco, la futura madre di mio figlio.
Oliva ...ore!... ore!... ore!
Pinzone, soddisfatto, mi fa cenno di continuare.
Io Ed ella non mi am quant'io l'amai?
L'eco, questa volta, viene da Romilda, la mia futura moglie.
Romilda ...mai!... mai!... mai!
Continuo a ripetere il gioco di Pinzone.
Io Del vero amore non mi sono accorto?
Risponde Adriana, il mio vero amore.
Adriana ... corto!... corto!... corto!
Soddisfatto, Pinzone mi abbraccia e scandisce in coro con me l'ultima domanda.
Io e
Pinzone Or chi sei tu che s ti lagni meco?
Adesso l'eco la fanno tutti i personaggi, presenti e futuri, in un susseguirsi di invocazioni che mi costringono a correre da una parte all'altra.
Tutti ...eco!... eco!... eco!
Dall'alto della sua scala da lampionaio, dov' intento come sempre a sistemare i libri della biblioteca, don Eligio Pellegrinotto mi ha lanciato un volume, armato del quale inseguo l'eco menando inutilmente grandi colpi nel buio in direzione di personaggi, figure, forme che spariscono come davanti a uno scongiuro. Finalmente, tac, mi pare proprio di aver inchiodato qualcosa al tavolone di centro.
Io Eccolo, eccolo, eccolo! L'ho preso, don Eligio, l'ho preso! Questo era un ragno di una specie rara: acrosoma horrida. Ma sar vero che ammazzare i ragni porta male?
Don Eligio, sempre sulla scala, allarga le braccia perplesso. Siamo e resteremo per sempre nella chiesetta fuori mano di Santa Maria Liberale, non so per quale ragione sconsacrata e adibita a ospitare i libri della biblioteca che un certo monsignor Boccamazza nel 1803, esattamente un secolo fa, volle lasciare al nostro comune di Miragno. Io ne sono il bibliotecario, anche se chi lavora soltanto don Eligio. Ho trent'anni o poco pi e una gran barba rossiccia.
Io Sa cosa le dico, caro don Eligio? Mi pare di essere ormai al di l del malocchio. In fin dei conti io sono morto, per il momento, gi due volte... La prima per errore e la seconda... Mah.
Mi viene da ridere.
Una volta, quando qualcuno dei miei amici o conoscenti dimostrava di aver perduto il senno fino al punto di venirmi a chiedere un consiglio, o un suggerimento, io mi stringevo nelle spalle e gli rispondevo: Io mi chiamo Mattia Pascal. Grazie, caro, questo lo so faceva l'altro. E io: E ti par poco?... Non pareva molto, per la verit, neanche a me. Ma adesso?...
Don Eligio sceso dalla scala, riprende il libro che mi ha gettato e me lo porge.
Eh, lo so che i libri lei non me li butta per dar la caccia ai ragni, amico mio. Lei pensa: stiamo in una biblioteca, che anche un ex luogo di culto, la chiesa sconsacrata di Santa Maria Liberale. Anche se dei nostri concittadini non ne viene mai uno a chiedere libri, stiamo in mezzo alla cultura, approfittiamone. E vorrebbe che io povero guardiano di libri, passassi il tempo a leggere, proprio come faceva il bibliotecario mio predecessore, il signor Romitelli. Se lo ricorda? Era sordo, cieco, rimbecillito e non si reggeva diritto. Eppure ogni mattina me lo vedevo spuntare a quattro piedi, compresi i due bastoni, uno per mano...
Appare il signor Romitelli, un vecchietto cadente, reggendosi su due bastoni.
... Tac... tac, tac... Poi si siede l, apre il cassetto del tavolino, ne tira fuori quel vecchio libraccio, il Dizionario storico dei musicisti, artisti e amatori morti e viventi e si mette a leggere forte.
Romitelli Birnbaum Giovanni Abramo... Birnbaum Giovanni Abramo fece stampare... Birnbaum Giovanni Abramo fece stampare a Lipsia nel 1738... A Lipsia nel 1738... Un opuscolo in ottavo... In ottavo...
Io Ma cosa pu importare, mi chiedo io, a un uomo nel suo stato, a due passi dalla morte (mor, infatti, mor quattro mesi dopo la mia nomina a bibliotecario), che cosa pu importargli che Birnbaum Giovanni Abramo abbia fatto stampare a Lipsia nel 1738 un opuscolo in ottavo...?
Romitelli In ottavo...
Io Che se ne faceva di queste date, di queste notizie di musicisti? Era anche sordo!
Romitelli si alza, mi scruta come se mi vedesse per la prima volta, mi consegna il libro e sparisce nel buio appoggiandosi ai suoi bastoni. Metto gi il libro con decisione.
Io Eh, no, signor Romitelli. No, don Eligio mio. Non mi pare pi tempo, questo, di legger libri, e tanto meno di scriverne. Soprattutto se lei mi dice che il mio libro, il libro dei miei ricordi, dovrebbe essere condotto sul modello di questi che lei va scovando qui...
Leggo.
...il signor conte si lev per tempo, alle ore otto e mezzo precise... La signora contessa indoss un abito viola con una ricca fioritura di merletti alla gola... Ma le pare possibile?
Don Eligio sembra perplesso.
Anche per la letteratura, come per tutto il resto, io debbo ripetere il mio solito ritornello: maledetto sia Copernico. Perch quando la terra non girava...
Don Eligio ha un gesto di impazienza e mi volta le spalle, tornando sulla sua scala ad armeggiare fra gli scaffali.
Non girava, non girava. E se girava, l'uomo non lo sapeva e dunque era come se non girasse. Insomma quando la terra non girava e l'uomo, vestito da greco o da romano, vi faceva cos bella figura e tanto si compiaceva della propria dignit, credo bene che si potessero leggere o ascoltare o perfino scrivere storie di noialtri esseri umani, piene di minuti particolari. Ogni individuo era importante o poteva credersi tale. Ma quel Copernico, don Eligio, ci ha levato di colpo tutte le illusioni. Dal giorno della sua bella scoperta, eccoci qui a girare su un invisibile trottolino, cui fa da ferza un filo di sole, su un granellino di sabbia impazzito che gira e gira senza sapere perch, senza pervenire mai destino, come se ci provasse gusto a girare cosi per farci sentire ora un po' di caldo, ora un po' di freddo e per farci morire, spesso con la coscienza di aver commesso una sequela di sciocchezze, dopo cinquanta o sessanta giri. Che cosa siamo ormai nell'universo? Niente, meno che niente. Storie di vermucci, ormai, le nostre. Prima di Copernico, allora s, il fu Mattia Pascal si sarebbe potuto sfogare raccontando la sua storia, scrivendola, magari... Come dice la gente? La mia vita un romanzo. Ma ora come si fa? Star soli bisognerebbe. Lavorare con le mani. E non pensare a niente. Perch appena uno pensa, non pi solo.
Infatti sul fondo torna ad animarsi il solito informe groviglio.
Ho letto proprio ieri in un libro - ci casco anch'io, vede? - che i nostri pensieri e i nostri desideri si incorporano in una essenza plastica, nel mondo invisibile che ci circonda, e subito vi si modellano in forme di esseri viventi. E questi esseri appena formati non sono sotto il dominio di chi, pensandoli, li ha generati, ma godono di una vita propria... Spesso labilissima, momentanea: una bolla di sapone. Ma a volte, invece, un pensiero che si ripete spesso o un desiderio vivo e costante formano un essere che pu anche durare parecchi giorni... Cos finiamo per essere legati, dal pensiero, a dei compagni invisibili e indesiderati che rappresentano per noi ininterrottamente la commedia del nostro passato...
La scena tornata ad animarsi dei vari personaggi del paese che puntualmente intervengono nei monologhi che faccio dialogando con don Eligio: Oliva, Romilda, la vedova Pescatore, Mino Pomino, mio fratello Berto...
Manca qualcuno... qualcuno di dopo, s... ma senza il quale non possiamo, qui...
Riappare Anselmo Paleari, un vecchio di sessant'anni, in mutande di tela, con i piedi scalzi entro un paio di ciabatte, nudo il torso roseo, ciccioso, senza un pelo, con un turbante di schiuma in capo, una mano insaponata e l'altra che regge un manifestino.
Paleari La tragedia di Oreste in un teatrino di marionette!
Io Come?
Paleari Marionette automatiche, di nuova invenzione. Stasera, alle ore otto e mezzo, in via dei Prefetti numero 54. Sarebbe da andarci.
Io La tragedia di Oreste?
Paleari Di Sofocle dice il manifestino. Sar l'Elettra.
Io Abbia pazienza, signor Anselmo. Qui tutt'al pi possiamo rivivere un'altra tragedia. O una tragicommedia, via.
Paleari d un'occhiata critica agli altri personaggi.
Paleari Non sar per caso una farsa?
Io In tutti i modi, guardi, lei entra pi tardi. Fa parte di un altro capitolo.
Lo avvio cortesemente a ritirarsi.
Paleari Come preferisce.
Io Per cominciare avremmo bisogno di Batta Malagna.
Don Eligio mi fa cenno di tacere. Indica un punto del pavimento e resta immobile in ascolto. Anch'io ascolto in silenzio, poi annuisco a don Eligio e lo assecondo nel gioco.
Io Che sia lui?... Ha ragione, don Eligio, proprio lui.
Don Eligio si sposta rapidamente da un'altra parte, indica un altro punto, resta in ascolto. Lo seguo, annuisco ancora.
Scava, scava... Lo sente il vuoto? lui... lui... Quello che ci scava la terra di sotto i piedi... La talpa, come lo chiamava zia Scolastica... la talpa!
Seguendo quel rodere immaginario arriva alla talpa in persona, Batta Malagna: piccolo, tozzo, panciuto, con i baffi e il pizzo, e indossa un paio di pantaloni che gli cadono larghi come una veste.
Malagna Abbiamo avuto un'altra bella bussata.
Io Lo so a memoria il ritornello, signor amministratore.
Malagna La nebbia ha distrutto sul nascere le olive a Due Riviere, la filossera s' abbattuta sui vigneti dello Sperone.
Io Ci resta il podere della Stia col mulino.
Malagna Tutto ipotecato. Vi siete mangiati tutto, tu e tua madre.
Io Ma com' possibile? Mio padre ci ha lasciato una fortuna in terre, in case... Prima di morire giur alla mamma che non avremmo mai avuto preoccupazioni di denaro. E lei, poverina, vissuta in questa convinzione.
Malagna Farina del diavolo! Lo saprai, non vero, come nacque la fortuna di tuo padre?
Io Commerci marittimi.
Malagna Fece una gran vincita giocando a carte, altroch. Fu a Marsiglia, con il capitano di un vapore mercantile inglese.
Io Chiacchiere di paese.
Malagna Voce di popolo. Tuo padre torn a Mirano ricco, ma quel capitano inglese non torn pi a Liverpool: per la disperazione si anneg in mare.
Io Anche se fosse vero, voi da mio padre non avete avuto che benefici. L'ho saputo da mia madre che il babbo, povero illuso, vi stimava una persona onesta.
Malagna Perci mi ha lasciato la cura dei vostri affari e io ho sempre fatto del mio meglio...
Io Per scavarci la terra sotto i piedi, per divorare tutto ci che potevate... Talpa!
Malagna La colpa del disastro tua: sei stato sempre un fannullone.
Io Io lavoro! Sono bibliotecario alla Boccamazza!
Malagna Due lire al giorno. Un tozzo di pane che il Comune ti ha passato per via di raccomandazioni. Almeno tuo fratello si salvato con un buon matrimonio.
Vagamente interessato, poich si parla di lui, Berto si avvicina: bello, elegante e un po' annoiato come sempre.
Io Non starlo a sentire, Berto. Un tipo come questo non crede all'amore, pensa che ci si sposi solo per scavare cunicoli da talpa nella fortuna della moglie.
Berto alza le spalle e si accende una sigaretta.
Berto Per me pu dire quello che vuole. Gente invidiosa, paesani.
Io Beato te che sei fuori, ormai, dalle chiacchiere di Miragno. Ti sei trasferito altrove, hai la tua vita... E la mamma da mantenere l'hai lasciata a me...
Malagna Il nostro Berto a posto, sistemato: ha la moglie con il pedigr. Tu invece, Mattia,...
Io Io invece... Bisogner pure che ne parli, eh, don Eligio, del mio matrimonio.
Don Eligio fa un gesto allarmato.
Pulitamente, gi... Ma come si fa a parlarne pulitamente. Voi sapete bene che...
Malagna Tu fai piangere i sassi.
Io Se sono ridotto in queste condizioni perch voi mi avete derubato giorno per giorno. Credete che non sappia chi adesso, dietro a un prestanome, il vero padrone dei beni miei e di mia madre? Siete voi, Batta Malagna, che vi siete messo d'accordo con gli strozzini!
Malagna Le prove! Ti sfido a trovarne una, la pi piccola!
Io E come si fa, con un artista del furto? Un ladro pi ladro di voi non nascer pi sulla faccia della terra!
Malagna il modo di parlare fra parenti?
Io Il nostro sangue si intreccia per vie che mi ripugnano al solo pensarci.
Oliva Ti pare bello quello che dici?
Mi rivolgo a Oliva, ancora florida del suo aspetto di bellezza campagnola, giovane, fresca.
Io Ma tu, Oliva, come hai fatto a sposarlo? Vedovo, vecchio, ripugnante... Ne parlavamo insieme ridendo, ti ricordi?
Oliva Venivi tutti i giorni alla fattoria delle Due Riviere.
Io Dove tu vivevi con i tuoi, e mia madre poveretta credeva che io stessi per mettere giudizio e prender gusto ai lavori della campagna... Diceva a mia zia Scolastica: Mattia va tutti i giorni a Due Riviere per il raccolto delle olive. E la zia le rispondeva...
Oliva Di un'Oliva, di un'Oliva sola!
Io Due ciliegie le labbra e che denti... Ma da quelle labbra neppure un bacio. Un bacio!
Oliva ride, Malagna la prende per il braccio quasi trattenendola.
Malagna Ti proibisco di parlare e ridere con lui.
Io E invece l'unica Oliva delle Due Riviere la raccoglieste voi, Batta Malagna. O dovrei dire che la compraste a suon di quattrini?
Oliva smette di ridere e mi volta le spalle.
Per, figli niente. Eh, Batta? Quelli non si possono comperare. E neanche rubare. Oppure s? Ma intanto, con la moglie che non vi dava l'erede, in casa c'era una scenata al giorno.
Malagna Niente?
Oliva Niente.
Malagna Mi hai ingannato con la tua aria di ragazza sana, vissuta sempre all'aria aperta! Una macchina perfetta per far figli ti avevo giudicata! Se l'avessi saputo non ti avrei innalzata fino a questo posto, gi tenuto da una vera signora...
Io ... alla cui memoria non avrei mai dovuto fare un tale affronto. Anche questo ve l'ho sentito ripetere cento volte.
Oliva si rivolge a me per cercare conforto.
Oliva successo in pi di un caso di aver figlioli anche dopo dieci o quindici anni dal giorno delle nozze.
Io Quindici anni? Ma quanti ne avr, allora, il tuo sposino? Duecento?
Malagna sbuffa e si allontana seccato. Va a confabulare con la vedova Pescatore.
Non ti mai venuto il sospetto che tra lui e te, come dire?, la mancanza possa essere pi sua che tua?
Oliva Anche se la colpa sua, mio marito non lo ammetter mai. Io non potr mai dimostrarlo e cosi lui continuer a maltrattarmi per tutta la vita.
Io Si fa presto a fare la prova, se puoi avere figli o no... Basta che tu dica una parola, Oliva, e io...
Oliva La parola no.
Io Pensaci, Oliva.
Oliva Ho detto no.
Io Troppo onesta. Di un'onest incrollabile. Si venduta, ma non si concede.
L'ho detto al mio amico Gerolamo Pomino, detto Mino in uno dei tanti pomeriggi passati al caff ad ammazzare il tempo e a parlar di donne. C' anche mio fratello Berto.
Berto Ih! Come la fate lunga a sofisticare sulle femmine... Se ci stanno, se non ci stanno... Ma basta fare cos...
Schiocca le dita.
... e le femmine arrivano.
Pomino Sarebbe proprio bella, Berto. Uno fa cos...
Tenta di schioccare le dita, ma non ci riesce.
Ma come fai, sangue di Bacco?
Berto tanto semplice...
Schiocca le dita. In quel momento passa Pepita e gli sorride. Berto si alza, le si affianca e si allontana con lei.
Pomino Roba da chiodi. Lui risolve tutto facendo cos... Tenta ancora, invano, di schioccare le dita.
Insomma, come fa lui... E intanto io... Senti. Ho bisogno di un consiglio.
Io Da me?
Pomino S. Se mi sei amico mi devi aiutare.
Io mi stringo nelle spalle.
Io Io mi chiamo Mattia Pascal.
Pomino Grazie, caro. Questo lo so.
Io E ti par poco?
Pomino Non scherzare. Io divento matto per una ragazza, e non riesco neppure a parlarle.
Io Chi ? La conosco?
Pomino la figlia di una cugina di Batta Malagna, il tuo amministratore. Si chiama Romilda Pescatore.
Io La figlia della vedova?
Pomino Io l'amo, l'amo, l'amo, l'amo, l'amo. Ma come faccio a dirglielo?
Io Cos, come lo dici a me. Sei seducentissimo.
Pomino Ti pare?
Io Commuoveresti Lazzaro nella tomba.
Pomino Per ora ho commosso la serva. Mi ha detto che le due Pescatore, madre e figlia, han sempre l per casa Batta Malagna e che cosi, all'aria, le sembra che lui mediti qualche brutto tiro, d'accordo con la cugina che una vecchia strega.
Anche don Eligio, interessato, venuto a sentire di che si tratta.
Io Che tiro?
Pomino Mah, la serva dice che Malagna va l a piangere di non aver figli. La vedova Pescatore, dura, arcigna, gli risponde che gli sta bene. Pare che questo diavolo di donna, alla morte della prima moglie di Malagna, si fosse messa in capo di fargli sposare Romilda.
Io E adesso vorrebbe?...
Pomino Adesso Malagna si dichiara pentito e la strega, dopo averne dette di tutti i colori al suo indirizzo, lo riceve affabilmente e fa in modo da lasciarlo spesso solo con la nipote...
Io Ah, vecchio satiro... Mi viene una gran tentazione di rompergli le uova nel paniere. Pomino, tu sei nato con la camicia: di questa faccenda me ne occupo io.
Pomino S, per mi raccomando la ragazza. Per me una cosa di destino. Io l'amo, l'amo, l'amo...
Io Ho capito. E io far di tutto per spianarti la strada.
Mi rivolgo a don Eligio.
Mi serve per una scusa, un pretesto qualsiasi.
Don Eligio consulta un incartamento e mi porge una cambiale.
Io Perch no? Una scadenza urgentissima, certo. Baster simulare una grande agitazione...
Con la cambiale in mano, mi metto a correre su e gi per farmi venire il fiato grosso. Cosi, tutto accaldato e in sudore, piombo nel salotto buono della vedova Pescatore, fra le incisioni nere e un po' lugubri del suo defunto marito, in un'atmosfera di lutto protratto. Naturalmente Batta Malagna l, in visita.
Io Malagna! La cambiale!
Rimango di sasso di fronte a Romilda, che una splendida figliola con due occhi notturni, tra due bande di capelli neri come l'ebano, ondulati, che le scendono sulla fronte e sulle tempie quasi a far meglio risaltare la viva bianchezza della pelle.
Malagna Che cambiale?
Io La cambiale che scade oggi. Mi manda la mamma, che sta tanto in pensiero.
Consegno la cambiale a Malagna senza stornare lo sguardo da Romilda. Malagna d un'occhiata all'effetto...
Malagna Ma fatto! Tutto fatto! Perbacco, che soprassalto! L'ho rinnovata a tre mesi, pagando i frutti s'intende. Ti sei davvero fatta tutta questa corsa per cos poco?
E ride facendo sobbalzare il pancione. Poi mi presenta alle donne.
Mattia Pascal. Marianna Dondi, mia cugina.
Pescatore Vedova Pescatore.
Malagna Romilda Pescatore, la mia nipotina. Vuoi un vermouth? Un rosolio?
Io Un vermouth, grazie.
Malagna Prendi il rosolio che meglio.
Fa un cenno a Romilda, come se fosse in casa propria, e la ragazza va a prendere la rosoliera e i bicchierini. Pi a bassa voce, Malagna mi illustra la situazione delle Pescatore.
Povere donne, come vedi. Campano con una rendituccia di quarantadue lire mensili. Ma casa modesta, casa onesta dice il proverbio.
Io Veramente questo proverbio io non l'ho mai sentito.
Malagna Ultimamente le ho aiutate un poco. Qualche mobiluccio. Qualche po' di denaro. Il sangue non acqua. E io ho un cuore, Mattia, grande cos...
Fa un gesto spropositato con le mani.
Io Grande come, scusate?
Sull'occhiata insospettita di Malagna, rientra Romilda con una rosoliera nuovissima: un elefante inargentato, con una botte di vetro sul groppone e tanti bicchierini appesi tutti intorno che tintinnano.
Malagna Te l'avevo detto di prendere il rosolio. Guarda che rosoliera. Un regalo mio.
Prendiamo il rosolio. Malagna, che si mangia Romilda con gli occhi, non resiste a sussurrarmi un commento.
Che ne dici? Bella, eh, bella?
Io La rosoliera?
Malagna La ragazza! Romilda!
Io Non somiglia affatto alla madre.
Malagna Questo il ritratto del padre, eseguito con le proprie mani davanti allo specchio. Francesco Antonio Pescatore, valentissimo incisore, era mio cugino. In famiglia abbiamo anche una vena artistica. morto pazzo a Torino.
Io Beh, la ragazza non somiglia neppure al pazzo.
Devo commentare questo strano fatto con don Eligio.
Cos bella, che sia figlia di un altro? Ma come immaginare un uomo, e per giunta bello, capace di essersi innamorato di quella l?
Indico la vedova Pescatore.
Forse era un pazzo pi pazzo del marito.
Giro intorno a Romilda, ancora con il bicchierino del rosolio in mano.
Romilda Spero che lei ritorner a trovarci.
Io (Ah, no! Non cominciamo! Io non c'entro! Io sono qui per parlare di Pomino e basta!)
Pescatore Il signor Pascal non avr certo tempo, con tutte le occupazioni che ha.
E mi strappa quasi il bicchierino vuoto di mano.
Malagna Ah, ah, ah! Questa buona! Se il ministro degli affari inutili!
Io Trover, trover il tempo... Fra un'occupazione e l'altra lo trover...
Rassicuro Pomino.
Io Sempre per conto tuo, naturalmente. Per parlarle di te. Potrei proporle una passeggiata sulle mie terre, fino al mulino alla gora della Stia...
Pomino Allora ti piaciuta?
Io Della madre non ne parliamo. Ma la figlia, ci giurerei, onesta oltre che bella. E noi due dobbiamo metterla al riparo, a ogni costo, dalle mire infami di Malagna.
Pomino Noi due?
Io Bisogner prima accertare tante cose, andare in fondo, studiare bene. Capirai, non puoi mica prendere una risoluzione tanto grave sui due piedi.
Pomino Tu dici forse... sposarla?
Io Non dico nulla, io. Per adesso.
Pomino Io l'amo, l'amo, l'amo, l'amo...
Io Vedi? Tu sei nato marito come si nasce poeta.
Stiamo passeggiando, Romilda e io, ai bordi della gora della Stia, non lontano dal mulino. venuto il momento per portare a fondo l'attacco: naturalmente, l'attacco di Pomino.
un bravissimo ragazzo, Mino Pomino, e certo far strada. Uno dei migliori partiti del paese. Figlio del cavalier Gerolamo Pomino, assessore comunale. E poi innamorato come un matto di questi occhi belli, di questo nasino, di questa bocca, di tutto... Di questa mano, che io vorrei baciare... Per conto di Pomino, s'intende.
Porto la sua mano alle labbra e la bacio forse troppo appassionatamente.
Romilda Ma tu capisci quello che ci sta succedendo, Mattia?
Io In qualche modo mi pare d'intuire... Ma come si fa? Bisogna essere prudenti.
Lei si alza sulle punte dei piedi e mi bacia sulla bocca. Che colpa ne ho io? Che cosa farebbe chiunque al mio posto? Mi godo il bacio, poi mi sottraggo alla stretta e faccio qualche passo.
Non precipitiamo le cose.
Romilda Perch aspettare se ho scoperto che ti amo?
Io Via, non possibile! Amare me? Ma hai visto quest'occhio che tende a guardare per conto suo, da un'altra parte? E questa barbaccia rossa da orco, l'hai vista bene?
Romilda Non scherzare, Mattia... Io sento che anche tu ti sei innamorato di me.
Io E Pomino?
Romilda Smettila con quell'imbecille di Pomino, non lo sposer mai, neanche dipinto... brutto, insipido... Dimmi invece quello che senti tu per me. Mi ami?
Forse proprio cos, forse l'amo.
Io Ma s, s...
Romilda E allora portami lontano, Mattia!
Io Lontano dove?
Romilda Lontano da casa mia, da mia madre... da quello l.
Io Vuoi dire lontano da Batta Malagna?
Romilda Da tutti. Portami via, portami via. Ma subito, subito...
Io Subito una parola. Come si fa? C' mia madre, tua madre, Pomino... Tanta di quella gente...
Romilda ha un sorriso strano, mi tende le braccia.
Romilda Qui non c' nessuno, Mattia.
S, Romilda, hai ragione tu. Tutto pu essere cos facile. Tu mi ami, io ti amo: facciamo l'amore. Quanto dura questo momento di felicit nelle fratte vicino alla gora della Stia? Mentre mi sciolgo dall'abbraccio di Romilda, in tempo per sorprenderci salta fuori Pomino.
Pomino Giuda Iscariota! Caino! Iago! Gano di Maganza!
Ci resto male. Vorrei spiegargli, convincerlo della mia buona fede.
Io Macch Gano di Maganza! Le cose fra me e lei, Mino, sono a un punto tale che non posso tirarmi indietro.
Pomino Sei un uomo senza sentimenti.
Se ne va infuriato. Continuo a sfogarmi con don Eligio.
Io Non vero! Non solo ho compromesso Romilda, ma sono pazzo di lei. E mi figuro, momento per momento, di vederla apparire, poverina, a chiedermi di sposarla. E io? Debito di coscienza.
Ecco, infatti, Romilda.
Romilda Signor Mattia virgola la scongiuro virgola se lei un gentiluomo virgola di non occuparsi pi di me in alcun modo e di non venire pi in casa mia punto sar bene che noi non ci vediamo pi punto distintamente e addio punto e a capo Romilda Pescatore.
Se ne va con passo deciso. Io la lettera l'ho levata di tasca.
Io E come sarebbe? Io pronto, qua, a fare il mio dovere, a riparare ci che in un attimo di follia sono stato trascinato a compiere... E lei? Distintamente e addio? Ma cosa le prende a quella l?
Oliva arriva piangendo, con un fagotto in mano.
Oliva Mattia, sono la donna pi infelice del mondo.
Io Senti adesso quest'altra.
Oliva Io torno dal mio babbo. La pace della mia casa distrutta per sempre. Mio marito...
Io Ebbene?
Oliva venuto trionfante ad annunciarmi che aspetta un figlio da un'altra donna.
Io impossibile, andiamo! Tuo marito non pu avere figli. Nessuno lo sa meglio di te.
Oliva Forse gliel'hanno fatto credere...
Io Chi?
Oliva Quelle due, madre e figlia.
Non capisco pi niente: perch Romilda aveva detto di amarmi? Che cos' successo dietro le mura di casa Pescatore?
Io E che razza di porcheria questa? Tu sai, allora, con chi s' messo?
Oliva Una nipote! E la madre, la madre d'accordo!
Io Lo dici a me? Distintamente e addio. Tieni, leggi.
Oliva prende la lettera, la guarda come stordita.
Leggi. La ragazza di cui sono innamorato mi d il benservito dopo essere entrata nel letto di suo zio... Da' qui, te la leggo io.
Cerco di riprendere la lettera, ma Oliva se la stringe contro il seno.
Oliva No! Non te la do pi. Questa ora mi serve! Cos tutti sapranno che sei tu il padre di quella creatura che deve nascere...
Io E a cosa vuoi che serva? Vorresti mostrargliela? Ma in quella lettera non c' una parola per cui Malagna potrebbe non credere pi a ci che egli invece felicissimo di credere. Te l'hanno accalappiato bene, tuo marito, la vedova Pescatore e l'ingenua Romilda, degna figlia di sua madre. A meno che...
Oliva Cosa posso fare?
Rido, acre.
Io Devi dirgli che ti sei sbagliata. Devi dirgli di s, che vero, verissimo che lui pu avere figli... Fagliene uno anche tu.
Oliva Ma non vengono...
Io Ho detto che devi fargli un figlio, Oliva, non che devi farlo con lui...
Mentre guido Oliva verso un angolo buio, come per appartarmi con lei, don Eligio crolla il capo un po' scandalizzato.
Prima per infatuazione e adesso per rabbia, la parte che mi tocca sempre la stessa. Non spiacevole, certo. Mi scusi, don Eligio, di queste cose, lo so, bisognerebbe parlare in maniera pi velata. O non parlarne affatto, come in quel lungo mese mentre passeggiavo da solo assaporando la mia vendetta...
Malagna schiaffeggia duramente Oliva.
Malagna Puttana! Bagascia!
Io Ma perch? Adesso che la moglie gli d un figlio...?
Malagna si rivolge a me.
Malagna Esigo subito una riparazione.
Io Da me? Cosa c' da riparare? Che torto vi avrei fatto?
Malagna Io ti voglio vedere in chiesa.
Io In chiesa? A fare che?
Malagna A sposare quella che tu hai disonorato, rovinato.
Guardo Oliva, interdetto.
Io Sposare? Ma come sarebbe? E chi dovrei sposare?
Oliva ha digerito gli schiaffi, ma sa ormai di aver vinto. entrata nel gioco e mi sorride ambiguamente.
Malagna La povera orfana che tu hai sedotto: mia nipote Romilda.
Io Veramente io ho ricevuto una lettera...
Malagna Ah, si? Quale lettera?
Guardo speranzoso verso Oliva, che strappa la lettera e se ne va.
Tu fai troppo il furbo, Mattia Pascal. Tu t'impicci di troppe cose. Sei uno di quegli uccelli che fanno il nido non importa dove... Ma adesso Romilda te la sposi.
Io Dopo che ha fatto quello che ha fatto?
Malagna La ragazza non ha fatto altro che confidarsi con la madre e la madre ha avuto il buon senso di lasciarla sola con me.
Tento di spiegare l'intrigo a don Eligio.
Io Voleva cogliere al volo l'occasione, la vedova Pescatore. Per questo non aveva impedito le mie passeggiate in campagna con Romilda. E ora, dal colloquio privato con la nipotina, lo zio sarebbe uscito padre! Pi sporca di cos!
Malagna Ma cosa stai pensando? Appena fummo soli Romilda scoppi in lacrime e mi raccont tutto.
Io Anche ci che la madre pretendeva da lei?
Malagna Insomma io ho avuto piet di quella ragazza. E potevo ben capire che la madre non volesse vederla sposata con te, un buono a nulla, uno scioperato. E siccome io ho un cuore grande cosi, ho detto: Iddio non mi ha dato figlioli, vuol dire che questa creaturina quando nascer la terr come se fosse mia.
Io Si pu essere, mi domando, pi onesti di cos? Tutto ci che ha rubato al padre, lo avrebbe restituito al figlio nascituro.
Malagna E invece Iddio mi ha voluto dare la consolazione di avere un figlio legittimo, io, da mia moglie. Un figlio inaspettato, ma mio. Nato dentro casa mia e dunque mio. Cos tu, Mattia, ti sposi la ragazza che hai sedotto.
Io Questo levatevelo dalla testa!
Malagna C' il codice penale, Romilda minorenne. Vuoi andare in chiesa accompagnato dai carabinieri? Vuoi spezzare il cuore alla tua povera mamma? No, caro, non hai via d'uscita. Gusterai anche tu le gioie del matrimonio.
Ho capito la trappola in cui mi ha cacciato Batta Malagna e mi avvento contro di lui, quando si ripresenta il signor Anselmo Paleari.
Paleari tanto occupato lei qui? Davvero non pensa di venire con me a vedere le marionette? La tragedia di Oreste.
Io Ho altro per l'anima, mi scusi, che le marionette. Non vede che sono sul punto di commettere uno sproposito? Costui, Batta Malagna se lo merita! Voleva soltanto un figlio... Era pronto a rubarmi quello di Romilda, insieme con la madre, comprando l'uno dentro l'altra... Cos tutto quello che aveva rubato al padre lo avrebbe restituito al figlio nascituro. Ora che colpa ne ha lui, poveretto, se io ingrato e sconoscente gli ho guastato le uova nel paniere procurandogli un secondo figlio, legittimo. Ma due sono troppi anche per un assetato di paternit come Malagna. Due no! Eh, due no, perbacco!... E io che sentivo un debito di coscienza!
Rifaccio il gesto di scagliarmi su Malagna, ma gi con minore convinzione.
Paleari la coscienza che ci rende vili. Senta un po', a proposito, la bizzarria che mi venuta in mente. Se nel momento culminante, proprio quando la marionetta che rappresenta Oreste sta per vendicare la morte del padre sopra gli assassini, si facesse uno strappo nel cielo di carta del teatrino, che avverrebbe? Dica lei.
Io Non so proprio.
Paleari Lei non pensa che Oreste rimarrebbe terribilmente sconcertato da quel buco in cielo?
Io E perch?
Paleari Mi lasci dire. Oreste sentirebbe ancora gli impulsi della vendetta, vorrebbe seguirli con smaniosa passione, ma gli occhi, sul punto, gli andrebbero l, a quello strappo, donde ora ogni sorta di cattivi influssi penetrerebbero nella scena, e si sentirebbe cader le braccia. Oreste, insomma, diventerebbe Amleto.
Io Oreste diventerebbe Amleto?
Paleari Tutta la differenza fra la tragedia antica e la moderna consiste in ci, creda a me: in un buco nel cielo di carta.
Don Eligio rimasto tanto colpito dalle parole del signor Anselmo che, con mia grande meraviglia, andato a prendere la sua scala, ci salito fino in cima e ha fatto un bello strappo nel cielo della scena: in modo che da ora in poi mi vedr piovere addosso una luce diversa. Il ragionamento di Paleari mi ha definitivamente smontato.
Io Eh, gi. Beate le marionette sulle cui teste di legno il finto cielo si conserva senza strappi. Niente perplessit angosciose, per loro. Possono attendere con gusto alla loro commedia. Di quel buco in cielo, non si accorgono proprio. Ma io...
Sono gi nel mio inferno domestico, dove si fa avanti la vedova Pescatore. Dietro a lei Romilda gi spettinata e ciabattona come una moglie incinta, che non si cura pi di piacere al marito.
Pescatore Che hai concluso? Non ti era bastato di esserti introdotto in casa mia come un ladro per rovinarmi la figliola? Non t'era bastato?
Io Eh, no, cara suocera. Perch se mi fossi arrestato l, vi avrei fatto un piacere, reso un servizio.
Pescatore Lo senti, Romilda? Osa vantarsi della bella prodezza che andato a commettere con quella puttana di Oliva Malagna! Ma che hai concluso? Non hai abbandonato anche tuo figlio cos? Tuo figlio, che porter il nome di un altro?
Io E voi non avete cacciato via mia madre, che poverina, derubata di tutto, era stata costretta a venire a vivere qui con noi?
Pescatore Certo, via! Fuori tua madre e fuori anche tu!
Io Vedo che vi brucia di avere liete notizie del figlio che deve nascere a Oliva, tra gli agi e in allegria. Mentre quello della vostra preziosa Romilda, che doveva essere l'erede della fortuna di Batta Malagna, nascer nell'incertezza del domani, nell'angustia di questa casa dove tutti ci odiamo dal giorno delle nozze.
Pescatore Io ti odio, s. Perch sei la rovina mia e di mia figlia.
Io Voleva viaggiare in carrozza, la vedova Pescatore; e adesso invece, vede minacciata la sua rendituccia di quarantadue lire mensili dall'appetito del genero... Cos' che si mangia oggi?
Romilda Ma stai zitto, Mattia, stai zitto, per carit!
Io Stai zitta tu. Se penso in quanti modi ti ho vista: come una vittima, da principio. Poi come una sgualdrina. Adesso non so.
Romilda Non puoi vedermi come tua moglie?
Io Se penso che per un attimo ho creduto alla tua sincerit: portami via, portami via subito...
Romilda Io ero sincera. Sarei fuggita con te, subito... Perch non l'hai voluto?
Io E allora la colpa di tutto sarebbe mia?
Romilda Non parliamone pi. Cerchiamo di vivere la nostra vita.
Io Qui dentro? In questa casa, sotto lo sguardo benedicente di mamm, in mezzo a questi mobilucci, alla rosoliera? Lasciamo stare, pensa piuttosto a dare alla luce il frutto del nostro amore... Nostro figlio.
Sono rimasto solo con don Eligio.
E furono invece due bambine, gemelle... Mi pare di vederle ancora, l nella cuna, l'una accanto all'altra. Si sgraffiavano fra loro con quelle manine cosi gracili eppur quasi artigliate da un selvaggio istinto che incuteva ribrezzo e piet... Una mi mori pochi giorni dopo, l'altra volle darmi il tempo di affezionarmi a lei, con tutto l'ardore di un padre che, non avendo pi altro, faccia della propria creaturina lo scopo unico della vita. Volle avere la crudelt di morirmi quando aveva gi un anno, e s'era fatta tanto bellina, tanto, con quei riccioli d'oro che mi avvolgevo attorno alle dita. Mi chiamava pap e io le rispondevo subito: Figlia; e lei di nuovo: Pap... Cos, senza ragione, come si chiamano gli uccelli tra loro...
Don Eligio mi mette affettuosamente una mano sulla spalla.
Mi mor contemporaneamente alla mamma mia, nello stesso giorno e quasi alla stessa ora. Non sapevo pi come spartire la mia pena. Lasciavo la piccina che riposava e scappavo dalla mamma, che non si curava di s, della sua morte, e mi domandava di lei, della nipotina... Dur nove giorni questo strazio. Quando tutto fu finito io non sentii dolore, no, sul momento: mi addormentai. Sicuro. Dovetti prima dormire. Poi, si, quando mi destai il dolore mi assal rabbioso, feroce... e fui quasi per impazzire. Vagai un'intera notte per il paese e per le campagne... Non so con che idee per la mente: e qualcuno mi vide, nel podere della Stia, presso alla gora del mulino... un mugnaio, e disse poi che avevo tutta l'aria di uno che vuol buttarcisi dentro.
Tiro fuori dalla tasca un biglietto appallottolato da cinquecento lire e glielo mostro.
Cinquecento lire! Me le mand mio fratello come per pagarmi le lacrime.
Riappaiono minacciose Romilda e la vedova Pescatore.
S, ci sar stata una delle infernali scenate con mia suocera e mia moglie, che non voglio neanche pi ricordare tanto intollerabile era il disgusto che mi procuravano... Via, via! Andate via!
Le allontano con un cenno perentorio.
Non volevo pi vederle, non sapevo pi resistere allo schifo di vivere a quel modo... E cos, per una risoluzione quasi improvvisa, fuggii dal paese con le cinquecento lire in mano. Che furono la causa della mia prima morte.
Don Eligio mi prende le cinquecento lire, che mi sono rimaste in mano, e le cambia con un mucchio di fiches. Non so dove metterle, me ne riempio le tasche. Intanto don Eligio volta il tavolone e lo trasforma in un tavoliere da gioco con la roulette, il tappeto verde e i numeri. Lo assecondo divertito a preparare la scena del casin, che intanto si va animando di giocatori in marsina. Il signor Anselmo Paleari arriva con un lanternino dal vetro rosso, mi tira per la giacca e me lo mostra ammiccando.
Paleari Visto cosa ho portato?
Io Toh, il lanternino con il vetro rosso. Ma questo si adopera per quelle famose sedute...
Paleari Si lasci servire.
Va a collocare il lanternino rosso e lo accende, dando alla scena una cert'aria di inferno da operetta. Soddisfatto del suo intervento, Paleari se ne va. Magro, barbuto, livido, vestito di nero, mi si avvicina don Antonio Pantogada.
Pantogada Senor, bienvenido en la confraternita de la ruleta! Me presento: don Antonio Pantogada, jugador. Usted podr encontrarme en todos los casino: Biarritz, Ostenda, Baden-Baden... Pero Montecarlo es para chi crede en el juego corno Roma para chi crede en Jesucristo.
Io Veramente io non credo in Ges Cristo, volevo dire, non credo nel gioco. Avevo pensato di andare a Marsiglia e di imbarcarmi, magari con un biglietto di terza classe, per l'America, cos alla ventura. Mi chiamo Mattia Pascal.
Pantogada L'America dove uno meno se l'aspetta, en el paradiso y en el enfierno... Cristobal Coln, Cristoforo Colombo, un espaol corno yo, la encontr donde credeva de encontrar las Indias. Y si usted encontrara l'America en Montecarlo?
Il croupier d il via al gioco. Accanto a lui, come secondo croupier, manovra il rastrello don Eligio.
croupier Messieurs, faites vos jeux!
Un omone dall'aria svizzera mi fa le sue confidenze.
Svizzero Ah, il 12! Il 12! Il 12 il re dei numeri ed il mio numero! Non mi tradisce mai.
Croupier Rien ne va plus!
Svizzero Si diverte a farmi dispetti, magari spesso. Ma poi, alla fine, mi compensa sempre della mia fedelt.
Croupier Douze, rouge, pair et manque!
Svizzero Mi ha parlato! Mi ha parlato!
Io Come potrei fare perch un numero parlasse anche di me?
Don Eligio mi indica il 25. Metto diverse fiches su quel numero.
Io 25!
La ruota gira.
Croupier Vintcinq! Rouge, impair et passe!
Pantogada El juego del puto, la primera carta es triunfo!
Ho vinto. Allungo la mano sul mio mucchietto moltiplicato da abili colpi di rastrello di don Eligio, che mi fa cenno di lasciare la posta dov'. Un giovane pallido, di cera, con un grosso monocolo all'occhio sinistro, non osa guardare la roulette e mi si appoggia come se stesse per svenire.
Giovane pallido Non ho il coraggio di guardare. Questo colpo molto importante per me. uscito il 16?
Io No, il 25.
Giovane pallido Non mi resta che uscirne con dignit.
Il giovane si allontana affranto.
Pantogada La fortuna es mujer y la mujer, la donna, come usted sabe, es una ramera, una baldracca.
Io 25!
La ruota gira.
Croupier Vintcinq! Rouge, impair et passe.
La mia vincita si moltiplica e la cosa comincia a piacermi. Don Eligio mi fa cenno di lasciare ancora la posta dov'. Si avvicina una cocotte con una rosa in mano e me la offre.
Cocotte A toi, mon chri. Vuoi giocare insieme con me?
Io Dipende da quale gioco e da quanto costa.
Cocotte Tu metti il capitale, io la fortuna. a va?
Io No, cara, non va, non va. Io sono solo e gioco da solo. 25!
Pantogada Muy bien! Adelante! Adelante!
La cocotte d la rosa a Pantogada che la prende con un inchino. La roulette gira.
Croupier Vintcinq! Rouge, impair, et passe.
Il mio mucchio aumenta sempre.
Vintcinq!
Vinco di nuovo.
Vintcinq!
Pantogada mi conduce verso la finestra.
pantogada Ven un momento con migo y mira por la ventana... Dalla finestra, guarda... Qu es lo que ves?
Io Gli alberi, don Antonio. Un grande parco pieno di alberi.
Pantogada Es necesario haber visto mucho para ver quello che io vedo... En todos los arbles, vers las sombras de los hombres colgados... Le ombre dei giocatori impiccati. Los que como t, Mattia Pascal, volevano fare saltar Montecarlo.
Io No, mi creda, io non voglio far saltar proprio niente... Non so nemmeno come si gioca, sono pi di passaggio. Dovevo andare in America, forse ci vado appena smetto.
Don Eligio mi fa cenno di lasciare il denaro sul 25.
Gira la roulette.
Croupier Vintcinq!
Si ripresenta il giovane pallido.
Giovane pallido Signore, oso ricomparirle davanti per un prestito. Vorrei tentare ancora una volta.
Io Veramente io non la conosco e cos su due piedi...
Pantogada No le haga caso. Es contra la costumbre de la casa: le dar yo la ltima fiche.
D una fiche al giovane.
Giovane pallido Posso almeno puntare dove punta lei?
Io Faccia un po' come vuole! 25!
Giovane pallido 25!
Croupier Huit, noir, pair et manque!
Don Eligio rastrella via le puntate mie e del giovane.
Giovane pallido Quand' cos... Signori, buonasera.
Si allontana. Io rimango come spaesato.
Svizzero Perch non esce il 12? Dove ti nascondi, birichino? Vieni fuori, fatti vedere... Parlami ancora!
La cocotte gli offre un fiore.
Cocotte Vuoi giocare con me sul 12?
Pantogada El sueo de todos, aqui, es de fare saltar Montecarlo. Sabes cosa pasa cuando salta la banca? Los croupiers cubren la mesa, il tavolo, con una gran carpeta negra.
Io Una cosa un po' funebre.
Pantogada Como a la puesta del sol se vede un ultimo rayo prima della noche, as la fortuna, antes de marcharse, ti sorride una ltima vez. Juega!
Io S, gioco tutto... tutto sul 35!
La ruota gira.
croupier Trentcinq! Rouge, impair et passe!
Don Eligio spinge verso di me una valanga di gettoni. Mentre incasso, stordito da tanta fortuna, si sente un colpo di pistola. Tutti accorrono. il giovane pallido che si sparato e giace coi piedi uniti, come se si fosse messo a giacere prima, per non farsi male cadendo. Mi inginocchio accanto a lui, tiro fuori di tasca un fazzoletto e glielo stendo sulla faccia.
Svizzero L'importante capire quand' il momento in cui i numeri non ti parlano pi.
Cocotte Vuoi giocare ancora con me?
Croupier Messieurs, faites vos jeux!
Pantogada Pero claro, Mattia Pascal! La rueda est en marcha. Sientate a tu sitio! Juega! Juega!
Io No, no... Non ho la grinta del giocatore... Non gioco pi... Basta, non giocher mai pi...
Trovo il monocolo del giovane in terra, accanto al corpo, e me lo incastro nell'orbita per provare.
Tutto potevo immaginare tranne che dopo poche ore dovesse accadere qualcosa di simile anche a me...
Butto a terra il monocolo e mi metto a raccogliere rapidamente i gettoni con don Eligio.
Ho vinto ottantaduemila lire... Oltre cento anni di lavoro in biblioteca! Centosessanta anni di pensione della vedova Pescatore! Come rester quando gliele far vedere? Riscatter la Stia e mi ritirer in campagna a fare il mugnaio... Non vedo l'ora di mostrare a quelle due donne che anch'io valgo qualcosa: ottantaduemila lire!
Il treno in corsa, sto tornando a Miragno. Nel mio scompartimento ci sono altri due viaggiatori qualsiasi. Uno legge un giornale di Genova, Il Caffaro o Il Secolo XIX. Passa il controllore che don Eligio con un berretto da ferroviere, a bucare i biglietti. Poi c' una fermata e quello che leggeva si alza e se ne va, lasciando il giornale sulla poltrona. L'altro viaggiatore sonnecchia con il cappello sugli occhi. Prendo il giornale e comincio a scorrerlo.
Io ... Lo Zar e la Zarina di Russia hanno ricevuto a Peterhof una speciale missione tibetana, che ha presentato alle loro Maest i doni del Lama...
Guardo l'orologio.
E che saranno questi doni del Lama?
Mi figuro l'accoglienza che mi faranno la vedova Pescatore e sua figlia a Miragno.
Pescatore Neanche se tu ci avessi portato i doni del Lama, guarda. Furfante sei, furfante rimani.
Romilda Tredici giorni senza dar notizie! E noi qui a morire di crepacuore.
Mi diverto a immaginare ci che potrei rispondere.
Io Ma insomma cos' successo di tanto grave?
Pescatore Hai perso il lavoro, se proprio vuoi saperlo. Non sei pi bibliotecario. Hanno messo al posto tuo un altro morto di fame!
Romilda Ti sei portato via la chiave della biblioteca. Alla notizia della tua sparizione hanno dovuto scassinare la porta!
Tiro fuori di tasca la grossa chiave della biblioteca e scoppio a ridere.
Io Davvero l'ho portata con me tutto questo tempo?
Pescatore E tu ridi, infame, ridi dopo che ti sei buttato di nuovo in mezzo a una strada! Ma io ti faccio morire di fame, sai? Due povere donne non possono aver l'obbligo di mantenerti!
Rimane senza parola alla vista del portafogli gonfio, che ho tirato fuori.
Dove li hai rubati?
Io Settantasette, settantotto, settantanove, ottanta, ottantuno.
Pescatore Cosa hai fatto? Ladro, truffatore, assassino della carne umana!
Romilda Ti sei macchiato di sangue? Tu, Mattia?
Io ... cinquecento, seicento, settecento, dieci, venti, venticinque; ottantamila settecento venticinque lire e quaranta centesimi!
Quietamente raccolgo i biglietti, li rimetto nel portafogli, e mi alzo.
Non mi volete pi in casa? Ebbene, vi ringrazio. Me ne vado e tanti saluti.
No, come congedo posso trovar di meglio. Torno a sedere e ci riprovo. Mi alzo e riprendo:
Dopo tutto il veleno che mi avete fatto inghiottire... No, neanche questo va bene.
Mi risiedo. Ci penso un attimo, mi alzo e riprendo.
Vecchia strega, mi hai sempre considerato un fallito, una nullit... Adesso la fortuna mi ha sorriso, tutto questo denaro...
Pescatore E a che si ridurranno ottantamila lire o poco pi, con i debiti che hai? Pensa ai tuoi creditori. Filippo Brisigo, il Recchioni...
Io Il Recchioni! Chi ci pensava pi?
Cado a sedere.
Pescatore ...E Cichin Lunaro, il torinese, e la vedova Lippani. Chi altro c'? Ih, hai voglia! Il Della Piana, Bossi.
Romilda ... e Margottini.
Io Margottini, c' anche Margottini! Tutta questa gente, me n'ero dimenticato. A Montecarlo ho vinto per loro!
Sto parlando forte e ho svegliato il mio compagno di viaggio, che mi guarda stupito. Gli dico qualcosa, tanto per darmi un contegno.
Io Eh, la vita dura. inesorabile. Non si sfugge al proprio destino, vero? Non si sfugge mai.
Mi guarda come un pazzo, fa un cenno qualsiasi di assenso e si rimette a dormire. Sbuffando, riprendo in mano il giornale. Guardo in seconda pagina.
Io Vediamo un po' la cronaca. Suicidio. Ci telegrafano da Miragno... Chi si sar suicidato in quel buco di paese? Ieri sabato 28 stato rinvenuto nella gora di un mulino un cadavere in istato di avanzata putrefazione... Il mulino sito in un podere detto della Stia... Il mio podere!
Mi alzo in piedi, per essere pi vicino al lume.
... a circa due chilometri dalla nostra citt. Accorsa sopra luogo l'autorit giudiziaria con altra gente, il cadavere fu estratto dalla gora per le constatazioni di legge e piantonato. Pi tardi esso fu riconosciuto per quello del nostro...
Non credo a ci che leggo.
... del nostro bibliotecario Mattia Pascal. Scomparso da parecchi giorni. Causa del suicidio: dissesti finanziari. Io? Estratto dalla gora? In istato di avanzata putrefazione? Puah. Ma possibile che mi abbiano riconosciuto.
In un lampo vedo la scena come deve essersi svolta al mulino della Stia: il fagotto del cadavere di quel poveretto, tanto simile a me, e intorno i mostri della mia vita di Miragno.
Malagna lui, lui, brutto da morto come da vivo.
Romiilda Povero, povero Mattia!
Pomino Me l'aveva fatta grossa, ma vederlo, ridotto cos...
Pescatore Tutte a me! Tutte a me devono capitare le sventure!
IoTutte a lei? Ma non sono io il morto? Tirato fuori dall'acqua verdastra della gora, fradicio, gonfio, orribile.
Nel raccapriccio, incrocio le braccia sul petto e con le mani mi palpo, mi stringo.
Io no, io no... Chi sar quello? Mi somigliava, certo... Avr forse avuto la barba anche lui, come la mia... la mia stessa corporatura... E mi hanno riconosciuto!
Fra la gente alla Stia si fa largo mio fratello Berto, che scruta commosso il cadavere.
Berto In fede dichiaro che costui risponde al nome di Mattia Pascal. mio fratello.
Malagna proprio lui.
Pomino Anche da morto ha conservato quella sua espressione... dispettosa.
Romilda Che cosa ti abbiamo fatto, Mattia, perch ci svergognassi in questo modo?
Pescatore Ma non finiranno mai queste formalit? Qui c' un puzzo che non si resiste!
Io Basta, basta cos! Mi avete riconosciuto? Tutto a posto, seppellitemi pure.
La banda comunale di Miragno attacca una marcia funebre. Un piccolo gruppo di persone si riunisce intorno al feretro nel cimitero. Mia moglie e mia suocera inalberano veli da lutto; anche Oliva ha un fazzoletto abbrunato sulla testa e sembra commossa, al braccio di Batta Malagna. Berto ha il lutto al braccio. C' anche don Eligio, stavolta proprio nelle funzioni da prete. Si fa avanti, con un foglietto tra le mani, Mino Pomino. A un suo cenno la banda smette di suonare.
Pomino Mattia Pascal! Non si avevano notizie di te da alquanti giorni: giorni di tremenda costernazione e d'inenarrabile angoscia per la desolata famiglia, costernazione e angoscia condivise dalla miglior parte della nostra cittadinanza, che ti amava e ti stimava per la bont dell'animo, per la giovialit del carattere e per la natural modestia...
Io Grazie, caro, grazie.
Tutti zittiscono. Pomino alza il volto dal foglietto tentando di individuare il disturbatore, poi riprende.
Pomino ... per la natural modestia, dicevo, che ti aveva permesso di sopportare senza avvilimento e con rassegnazione gli avversi fati, onde dalla spensierata agiatezza ti eri in questi ultimi tempi ridotto in umile stato. Quando, dopo il primo giorno della tua inesplicabile assenza, la famiglia impressionata si rec alla biblioteca Boccamazza, dove tu, zelantissimo del tuo ufficio, ti trattenevi quasi tutto il giorno ad arricchire con dotte letture la tua vivace intelligenza...
Io ... e a dar la caccia ai ragni...
Ancora una volta tutti zittiscono.
Pomino Subito, innanzi alla porta chiusa della biblioteca, sorse nero e trepidante il sospetto che tu ti fossi allontanato dal paese per qualche segreta ragione. Ma ahim! La perdita recente della figlioletta e dell'adorata madre insieme, dopo la perdita degli aviti beni, aveva profondamente sconvolto il tuo animo, povero amico nostro... Tutto il paese prende parte al cordoglio della tua vedova sconsolata, del fratello in lacrime, della suocera affezionatissima, del fedele amministratore, e tutti hanno voluto accompagnare la tua salma all'estrema dimora. Col cuore lacerato diciamo dunque per l'ultima volta, al nostro buon Mattia: Vale diletto amico, vale.
La banda riattacca la marcia funebre. Per seguire le ultime fasi della cerimonia, sono addirittura montato in piedi sul sedile del treno. I parenti e gli amici si stanno abbracciando. Pomino sembra molto partecipe nell'abbracciare Romilda.
Io Grazie, Pomino. Grazie, moglie mia. Grazie anche a te, vedova Pescatore, e a te, Batta Malagna, che hai voluto essere presente con la tua signora. Grazie, caro Berto. Grazie don Eligio per la bellissima funzione. Grazie a tutti. Per aspettate, aspettate, c' un piccolo inconveniente! Il morto, che voi piangete, vivo. E purtroppo un vivo, che per errore da qualche parte ritenuto tale, morto! Un uomo senza nome, uno sconosciuto!... Adesso bisogna rimettere le cose a posto cio bisogna che ognuno di noi riprenda a essere quello che ... Qui ci vuole ordine, chiarezza...
Mi arresto, colpito da un'idea improvvisa.
Ma perch dico che ci vuole ordine? Forse invece la mia salvezza nel disordine, nella confusione... E se diventassi veramente quell'altro, lo sconosciuto, l'uomo senza nome? Tanto ormai voi mi avete pianto, vi siete abituati alla mia morte... Ma s... Nei momenti decisivi basta un gesto solo... Un salto!
Appena sono saltato gi dal sedile, gi dal vagone, la locomotiva fischia, il campanello della stazione trilla in continuit. C' un forsennato andirivieni di passeggeri sulla banchina di questa stazione fatale per la mia esistenza. Tutti passano magari urtandomi, ma senza guardarmi in faccia, indifferenti e anonimi come lo sono ormai io. Posso anche urlare in mezzo a questa folla, tanto nessuno mi sente.
Se morto son, che ottengo in contraccambio?
Tutti ... cambio!... cambio!... cambio!
Passa di corsa il capostazione.
Capostazione Signore, il treno riparte.
Mattia Ma lo lasci, lo lasci ripartire. Cambio treno! Cambio!
Tutti ... cambio!... cambio!... cambio!
Mi dirigo dall'uno all'altro per gridare a ciascuno e a tutti la mia scoperta.
Io Cambio treno!
Tutti ... cambio!... cambio!... cambio!
Io Cambio nome!
Tutti ... cambio!... cambio!... cambio!
Io Cambio faccia!
Tutti ... cambio!... cambio!... cambio!
Io Cambio vita!
Tutti ... cambio!... cambio!... cambio!
Io Cambio tutto.
Tutti ...tutto!... tutto!... tutto!
Sono solo. come se mi investisse un fiotto di una luce intensissima, bianca, nuova. Nell'aria c' qualcosa di magico, di fermo, di irreale. Qualcosa che godo adesso per un lunghissimo istante, qualcosa che non prover mai pi. Come planare in un sogno, come galleggiare sull'acqua... un'emozione musicale, una visione a occhi chiusi.
Le voci ...tutto!... tutto!... tutto!
Mentre la luce sta tornando normale, finisco di planare su una seggiola da barbiere e faccio cenno a don Eligio, che si infilato una giacca bianca.
Io Barba, baffi... tutto!
La cosa avviene molto rapidamente. Il barbiere gira la sedia verso il fondo, fa l'atto di compiere il dovere suo e rigira la sedia un'altra volta. Non ho pi la barba n i baffi, lo riscontro sullo specchietto a mano che il barbiere mi porge: comincio a essere un uomo nuovo. Ma l'occhio storto ancora un ricordo del fu Mattia Pascal.
Quest'occhio! Per mascherare quest'occhio in estasi per conto suo baster un paio di occhiali azzurrini...
Li tiro fuori dal taschino, li provo subito, vanno benissimo.
E adesso un nome... Che ne dice, don Eligio? Strozzani... Parbetta... Bartusi... Martoni? Carlo Martoni? S, Carlo Martello!
Don Eligio non sa aiutarmi nella scelta. Per fortuna ci sono nella barbieria due clienti immersi in una discussione.
Primo cliente Cristo era bruttissimo!
Secondo cliente Ma si studi un po' l'iconografia cristiana!
Primo cliente Lo afferma Grillo d'Alessandria: Cristo fu il pi brutto uomo del mondo!
Secondo cliente brutto forse il Cristo che si trova scolpito nella citt di Paneade?
Primo cliente Quella statua rappresenta l'imperatore Adriano!
Secondo cliente Cristo che quella statua rappresenta!
Primo cliente Adriano!
Secondo cliente Cristo!
Primo cliente Adriano!
come se lo dicesse a me.
IoAdriano, va bene, Adriano.
Secondo cliente Potrei anche citarle l'opinione di Camillo de Meis!
Io De Meis? Adriano... Meis. Benone! Mi hanno battezzato! Sono Adriano Meis. Non c' pi niente che mi leghi a Mattia Pascal. Niente, niente... Tranne una cosa, s, l'anello... Questo cerchietto d'oro con incisi due nomi, Mattia-Romilda, e la data di quel giorno disgraziato... Bisogna farlo sparire per bene...
Chiedo qualcosa all'orecchio a don Eligio. Annuisce, mi fa un cenno: in fondo a destra.
Da una parte c' scritto Uomini, dall'altra Donne: ho capito. il posto ideale per intombare il mio anellino di fede.
Mi sfilo l'anello e mi avvio a compiere il rito con una certa solennit. Don Eligio si toglie la giacca bianca da barbiere, la butta sulla poltrona che spinge fuori. Poi si avvicina a una lavagna che c' da un lato della biblioteca, la raddrizza, la ripulisce con lo straccio. Io faccio un rientro sensazionale con i capelli lunghi, scomposti artisticamente, una finanziera e un cappellaccio a larghe tese. Ho una valigia in mano.
Io Sembro un filosofo tedesco. Ma il tedesco non Io so e quindi devo continuare a essere italiano. Ecco, la mia vita a questo punto proprio una lavagna vuota da riempire... Prenda il gesso e scriva: Adriano Meis. Italiano.
Don Eligio scrive sulla lavagna: adriano meis italiano.
Andiamo avanti. Chi era mio padre? Dove sono nato? Ho fratelli o sorelle? Questo no, senz'altro. Scriva: figlio unico. Pi unico di cos...
Don Elisio scrive: figlio unico.
Nato... Sarebbe prudente non precisare alcun luogo di nascita... Ma come si fa? Non si pu nascere sulle nuvole... Sulle nuvole no, ma in viaggio s. Nato in viaggio, su un piroscafo!
Don Eligio scrive: nato su un piroscafo.
Io Mettiamo che i miei genitori fossero andati in America... Mio padre, a proposito, si chiamava Paolo Meis...
Don Eligio scrive: paternit paolo meis.
...emigrante. Tre, quattro anni di stenti, poi avvilito scrive da Buenos Aires una lettera al nonno... Il nonno! Un nonno vorrei proprio averlo conosciuto, un caro vecchietto... Che gli manda i quattrini per tornare in Italia. Ma perch io devo nascere proprio in viaggio? Nasco in Argentina, pochi mesi prima del ritorno in patria dei miei genitori. Ma s, il nonno si era intenerito per il nipotino innocente. Per me unicamente aveva mandato i soldi per il viaggio. E cos io piccino piccino, attraverso l'Oceano, mi presi anche una bronchite. Stavo per morire, il nonno me lo diceva sempre. ... Nato...
Don Eligio ha cancellato: su un piroscafo e ha scritto: in argentina.
In Argentina dove? Il nonno, con cui ho vissuto, non ha mai saputo dirmelo... Perch mio padre, inquieto come sempre, ritorna subito in America dopo pochi mesi, lasciando la mamma e me col nonno, e l muore di febbre gialla. A tre anni meglio restar orfano anche di madre, un grande dolore ma semplifica le cose. Insomma ricordo solo il nonno, un caro vecchietto spregiudicato, con la tabacchiera di corno, un po' bizzo. So, che non mi volle far seguire un corso regolare di studi preferendo istruirmi lui. Sempre in viaggio.
Don Eligio ha scritto: orfano a tre anni vissuto col nonno.
Io Vissuto col nonno un po' dappertutto. Mettiamo a Nizza. Poi a Torino... Poi di qua e di l...
Don Eligio scrive: nizza torino e rimane incerto con la mano alzata.
Impossibile elencare tutte le citt, sono quelle che visiter per inventare il mio passato: Milano, Padova, Venezia, Ravenna, Firenze, Perugia... Eh? Che gliene pare? Lavorare al mio nuovo io, all'uomo inventato, sar la mia occupazione da ora in poi. Devo solo abituarmi all'idea di una libert sconfinata, unica... Me la sento entrare nel petto con un respiro lunghissimo e largo che mi solleva tutto lo spirito. Solo! Solo! Solo! Padrone di me! Senza dover dar conto a nessuno; ecco, posso andare dove mi piace! A Venezia? A Venezia! A Firenze? A Firenze! E questa mia felicit mi seguir ovunque, anche oltre le Alpi. Su per le belle contrade del Reno, fino a Colonia, seguendo il fiume, Mannheim, Worms, Magonza, Bingen, Coblenza... Voglio andare pi su di Colonia, pi su della Germania, almeno in Norvegia, al Polo Nord! Ma un momento.
Mi siedo sulla valigia, don Eligio si siede accanto a me.
Io Mettiamo di campare ancora una trentina di anni: cos fuori d'ogni legge, senza un documento tra le mani per comprovare la mia esistenza reale, non potr procacciarmi nessun impiego. Dovr vivere con i quattrini della vincita. Fatti i conti non mi potr concedere pi di duecento lire al mese... Pochino, no? Certo libero, liberissimo, posso essere soltanto cos: con la valigia in mano. Oggi qua domani l. Fermo in un luogo, proprietario d'una casa, eh, allora: registri e tasse subito! E non vorrebbero iscrivermi all'anagrafe? Ma sicuramente! E come!? Con un nome falso? E allora, chi sa?, forse indagini segrete intorno a me da parte della polizia... Insomma impicci, imbrogli. No, meglio alloggiarsi a pensione da qualche famiglia, in una camera mobiliata. Pi economica e pi sicura.
Attacca il pianoforte di Silvia Caporale che sta facendo provare una canzonetta a un'attrice esordiente di caff concerto. Sul filo di queste note mi accingo a rientrare nell'atmosfera mattutina di quell'appartamento in via Ripetta: la mia futura stanza, accogliente come una trappola, con le sue grandi finestre sul fiume, il terrazzino dove si passeranno le serate a conversare; scorci di corridoi oscuri e senza fondo come le anime degli inquilini. E alcuni di loro sono l: il signor Anselmo Paleari, che abbiamo gi visto; sua figlia Adriana, una ragazzetta piccola piccola, bionda, pallida, che sta indossando il suo abito di lutto su cui infiler una veste da camera troppo grande; e infine, intenta a ripassare degli spartiti al pianoforte, Silvia Caporale, con la sua faccia volgarmente brutta da maschera carnevalesca, due occhi nerissimi tipo bambola automatica e un naso a pallottola sempre acceso, forse perch a portata di mano la zitella quarantenne tiene spesso una bottiglia cui si attacca per darsi coraggio.
Io A Roma, una casa come le altre, in una via tranquilla, con la vista sul fiume...
La mia risoluzione a mettere radici tale che sono venuto addirittura con la valigia. Suono il campanello.
Perch a Roma? Mi parsa una citt di forestieri. La pi adatta a ospitare con indifferenza, tra tanta gente, un forestiero della vita.
Viene ad aprirmi Anselmo Paleari.
Paleari Oh, scusi! Credevo che fosse la serva... Abbia pazienza, mi trova cos... Adriana! Terenzio! Qua c' un signore!
Io Ho saputo che affittate una camera mobiliata.
Paleari Ecco mia figlia, parler con lei. Su, Adriana, per la camera.
Viene avanti, tutta confusa, la signorina che si chiama Adriana, come me.
Ma Terenzio dov'?
Adriana Oh Dio, pap, sai bene che a Napoli da ieri. Scusi signore, venga avanti... E tu, pap, vai a rimetterti a posto... Se ti vedessi.
Paleari Eh gi, eh gi.
Se ne va strascicando le ciabatte. Adriana mi mostra la camera addobbata con graziosa semplicit di tappezzeria chiara, bianca e celeste. La giovane apre le finestre e la stanza invasa dalla luce.
Adriana La stanza questa. Di bello c' la vista. In fondo si vede Monte Mario, Ponte Margherita e tutto il nuovo quartiere dei Prati fino a Castel Sant'Angelo. Qui sotto c' il vecchio ponte di Ripetta e accanto costruiscono quello nuovo... L, guardi, c' il ponte Umberto con le vecchie case di Tordinona.
Io E quelle alture verdi sono il Gianicolo, vero? Si vede la statua di Garibaldi a cavallo.
Adriana mi fa visitare anche il terrazzino.
Adriana Questo terrazzino appartiene all'appartamento, almeno per ora. Lo butteranno gi, dicono, perch fa aggetto.
Io Fa cosa?
Adriana Aggetto. Insomma sporge. Non si dice cos? Ma ci vorr tempo prima che sia finito il lungotevere.
Io E dica, signorina: loro non affittano altre camere, vero?
Adriana Questa la migliore. Se non le accomoda...
Io No no... Domandavo per sapere.
Adriana Ne affittiamo un'altra. Di l, posta su via Ripetta, senza la vista sul Tevere. occupata dalla signorina Caporale che sta con noi ormai da due anni. D qualche lezione di musica.
Io Me l'ero immaginato.
Adriana Se la cosa le reca disturbo...
Io Si figuri.
Adriana Del resto l'appartamento grande e siamo soltanto io, il babbo e mio cognato Terenzio Papiano. Deve per andar via, col fratello che per ora sta anche lui con noi. Mia sorella morta, da sei mesi. Siamo in lutto.
Io E sua mamma?
Adriana L'ho persa da piccola.
Io Anche questo me l'ero immaginato. E fa lei da mammina a tutti, qui. Devo versare una caparra?
Adriana Non occorre. Se vuol piuttosto lasciare il nome...
Mi tasto il petto, sorridendo nervosamente.
Io Non ho... non ho neppure un biglietto da visita. Mi chiamo Adriano, s, appunto. Ho sentito che si chiama Adriana anche lei. Forse le far dispiacere.
Adriana si mette a ridere.
Adriana Ma no! Perch?
Rido anch'io, un po' sollevato dall'imbarazzo.
Io E allora, se non le dispiace, mi chiamo proprio Adriano Meis.
Ci stringiamo timidamente la mano. Solo a questo punto Adriana sembra notare che ho con me la valigia.
Adriana Ma lei ha gi la sua roba con s?
Io Qualcosa, per le prime necessit.
Adriana Se vuol rimanere, cio prendere possesso della camera, anche subito...
Quando Adriana se n' andata, mi tolgo la giacca, accendo una sigaretta e comincio a tirar fuori la mia roba dalla valigia. A un certo punto il pianoforte smette e la cantante attacca a fare dei vocalizzi. Mi compare davanti, con l'aria un po' eccitata e il passo esitante di chi ha bevuto, la signorina Caporale.
Caporale Il vocalizzo, se una non ha voce, uno strazio.
Io Me ne accorgo.
Caporale Non la sopporto pi. un'attricetta di caff concerto. Non mi chieda come si chiama, non ha ancora un nome. Tutte qua vengono. Le preparo tutte io.
Io Musica a volont, in questa casa.
Caporale Non abbia paura. Faccio provare qualche canzonetta ogni tanto e per il resto tengo il pianoforte ben chiuso. Anch'io sono un tipo molto chiuso.
Io Davvero?
Caporale Il pianoforte lo odio. Ma un modo per guadagnarsi la vita, no? Lei che fa?
Non posso fare a meno di sobbalzare a quella domanda diretta.
Io Affari.
Caporale Ah. E lei ha un nome, suppongo?
Sono vagamente innervosito.
Silvia Caporale il mio. Per io di affari non ne faccio. E se ne faccio, faccio certi affari...
Ride un po' ubriaca.
Qui non star male, vedr. C' un po' il fastidio di queste cantanti su e gi... Del resto sono belle ragazze, magari per un uomo anche un diversivo.
Io Mi abituer.
Caporale Se poi, tra un affare e l'altro, vorr scambiare quattro chiacchiere... Silvia Caporale, mi chiamo. Ma devo averglielo gi detto.
Rientra Adriana con aria preoccupata.
Adriana Silvia, andiamo. Il signor Meis arrivato adesso. Sar stanco, vorr riposare.
Le prende un braccio e accenna ad accompagnarla fuori.
Io Mi scusi. Non mi sono presentato: Adriano Meis.
La Caporale si volta di scatto, con un movimento da ubriaca, e mi fissa come per una rivelazione. Sono imbarazzatissimo. Ma soltanto una reazione da persona non completamente in grado di controllarsi.
Caporale Bel nome. Gran bel nome. Complimenti.
Con un sorriso che cerca il mio compatimento, Adriana la porta via. Un po' sconcertato, ricomincio a sistemare la mia roba. Il signor Anselmo, che nel frattempo si ricomposto e ha indossato un abito decente, mi sorprende con alcuni libri in mano.
Paleari Mi faccia indovinare. Lei un filosofo.
Io Devo deluderla: no.
Paleari mi stringe la mano.
Paleari Anselmo Paleari, caposezione del Ministero della pubblica istruzione. A riposo.
Io Mi chiamo Adriano Meis.
Paleari Posso?
Accenna ai libri, e senza aspettate la mia risposta si mette a guardarne i dorsi.
53
Paleari Ne ha di buoni. Poi, qualche altro giorno, le mostrer i libri miei. Ne ho di buoni anch'io, sa? Mi ci mangio ogni mese mezza pensione. Soprattutto teosofia: La Mort et l'au-del, L'homme et ses corps, Karma, La doctrine secrte. Francese. A proposito, lei forse un artista?
Macchinalmente scuoto la cenere della sigaretta in quello che mi sembra un portacenere appeso al muro.
Io Neanche un po'.
Paleari Eppure un'anima sensitiva, lo si vede dall'occhio.
Io Si accorto anche lei che sono strabico?
Intanto Adriana, rientrata per assettare la stanza, ha notato la cenere in quella che in realt un'acquasantiera. Ha un leggero moto di disappunto, ma subito toglie la bacinella dal muro e fa per uscire.
Io Signorina Adriana.
Adriana Vedo che lei ha bisogno di un portacenere.
Interviene Paleari per spiegarmi l'equivoco in cui sono caduto.
Paleari Quella sarebbe un'acquasantiera.
Io Mi dispiace. C'era dell'acqua benedetta?
Adriana Abbiamo qui dirimpetto la chiesa di San Rocco. Le far avere il portacenere.
Se ne va, lasciandomi un po' in colpa.
Paleari molto religiosa, Adriana. Quanto a me, creda, non uso acquasantiere.
Io Non vorrei aver offeso i sentimenti della signorina. Ma un'acquasantiera a capo del letto, sa, io non ci sono abituato. Anzi, ora che ci penso, sono anni che non entro in una chiesa per pregare. Un mio amico, un intimo amico, addirittura morto di mala morte, senza i conforti religiosi. Suicida.
Paleari Se lei si interessa alla faccenda, noi potremo discutere a lungo della morte.
Io La morte per me un argomento, come dire? superato.
Paleari Superato? Oh bella.
Io Volevo dire: d'accordo che la morte esiste, ma perch pensarci tanto?
Paleari Perch non possiamo comprendere la vita se in qualche modo non ci spieghiamo il suo contrario. Il criterio delle nostre azioni, il filo per uscire dal labirinto, il lume, insomma, signor Meis, deve venirci di l, dalla morte.
Io Col buio che ci fa?
Paleari Buio per lei. Provi ad accendervi una lampadina di fede, con l'olio puro dell'anima. Se questa lampadina manca, noi ci aggiriamo qua, nella vita, come tanti ciechi, con tutta la luce elettrica che abbiamo inventato!
Io La scienza le sembra dunque inutile?
Paleari Sta bene, benissimo, per la vita, la lampadina elettrica. Ma noi, caro signor Meis, abbiamo anche bisogno di quell'altra lampadina che ci faccia un po' di luce per...
Io ... per la morte?
Paleari Guardi, io provo anche, qualche sera, ad accendere un certo lanternino col vetro rosso. Eh, bisogna impegnarsi in tutti i modi, tentar comunque di vedere. Per ora mio genero Terenzio a Napoli. Torner fra qualche tempo e allora la inviter ad assistere, se vuole, a qualche nostra modesta sedutina.
Io Spiritismo?
Paleari La signorina Caporale, la maestra di pianoforte, una medium come ce ne sono poche. L'ho scoperta io, lei stessa non lo sapeva. E cos, anche se un po' in ristrettezze, la teniamo qui come una di famiglia. Capir, facolt medianiche straordinarie... Vedr vedr. E chiss che la luce di quel lanternino rosso non illumini per lei certi sentieri...
Io Le ho gi detto che ho tanti problemi, ma questo proprio no. La morte non mi riguarda.
Paleari E perch sarebbe venuto a Roma, allora?
Siamo appunto a passeggio per Roma, in uno di quei tramonti dove tutto assume il colore della porpora e del sangue, io e il mio padrone di casa, Anselmo Paleari. Ci sono in giro borghesi che prendono il fresco, prostitute, teppisti, carabinieri.
Io Perch mi piace la citt. Mi piace il movimento che c' in giro...
Paleari Eppure una citt triste. Molti si meravigliano che nessuna impresa vi riesca, che nessuna idea viva vi attecchisca...
Nell'andirivieni di gente a passeggio ci si affianca un avvocatino chiacchierone, che forse Paleari ha conosciuto in qualche caff.
Avvocatino La causa vera di tutta questa tristezza, mi credano, la democrazia. La democrazia, cio il governo della maggioranza. Perch quando il potere in ma-no d'uno solo, questo sa di essere uno e di dover contentare molti; ma quando i molti governano, pensano soltanto a contentar se stessi, e si ha allora la tirannia pi balorda e pi odiosa.
Io Ma di quale tirannia parla, scusi?
Avvocatino Della tirannia mascherata da libert.
Paleari Dove li sentirebbe discorsi simili se non a Roma? E lo sa perch nascono proprio qui? Perch Roma morta.
Adesso tutto il movimento, il traffico intorno a noi due mi appare come bloccato, congelato: un'assemblea di mummie. Guarda quale potere di suggestione cominciano ad avere su di me i discorsi del signor Anselmo.
Io Morta anche Roma?
Vorrei mostrare incredulit, ma ci che vedo intorno a me sembra dar ragione al mio interlocutore. Paleari si aggira nella folla senza vita come un visitatore in un museo di statue.
Paleari Da gran tempo, signor Meis! Ed vano, creda, ogni sforzo per farla rivivere. Chiusa nel sogno del suo maestoso passato, non ne vuol pi sapere di questa piccola vita che si ostina a formicolarle intorno. Quando una citt ha avuto una vita come quella di Roma, non pu diventare una citt moderna, cio una citt come un'altra. Roma giace l, con il suo gran cuore frantumato, alle spalle del Campidoglio. Queste case nuove, in mezzo alle quali ci muoviamo, non sono Roma.
Io Ma noi, allora, dove siamo?
Paleari Si ricorda il portacenere al posto dell'acquasantiera? Con Roma accaduto lo stesso. I papi ne avevano fatto, a modo loro, un'acquasantiera. Noi italiani ne abbiamo fatto, a modo nostro, un portacenere. Da ogni paese siamo venuti qua a scuotervi la cenere del nostro sigaro, che poi il simbolo della frivolezza di questa miserabile vita nostra e dell'amaro e velenoso piacere che essa ci d. E con questo, signor Meis, buon proseguimento per la sua passeggiata e benvenuto a Roma.
Io Signor Anselmo! Signor Anselmo, dove va? Perch mi lascia solo?
scesa la notte, sull'andata via del signor Anselmo Paleari, e si accendono i lampioni. Pian piano, in varie direzioni, sfollano anche i passanti. Si sente lontano il canto di un ubriaco.
Eccomi di nuovo in compagnia di me stesso.
Mi tocco la faccia e la riscopro sbarbata, mi passo una mano sui capelli lunghi, mi rassetto gli occhiali sul naso.
Ma quale me stesso? Sbarbato, con i capelli lunghi, gli occhiali... Non mi riconosco neppure. Mi pare di non essere pi io, di non riuscire a toccarmi... Siamo giusti, io mi sono conciato in questo modo per gli altri, non per me. E ora devo stare con me, cosi mascherato? Ma io posso credere di essere Adriano Meis solo a patto che ci credano gli altri... Io devo andare in giro, parlare con la gente, vivere...
Un ubriaco che passa canterellando, vedendomi meditabondo, si china, sporge un po' il capo a guardarmi in faccia da sotto in su e mi scuote il braccio.
Ubriaco Allegro!
Io Eh?
Ubriaco Che fai? Che pensi? Non te la prendere! Allegro!
Io Hai ragione. Ma s, allegro devo essere! Allegro. Non pensare pi alle malinconie. Buttarmi nella vita... Allegro! Allegro!
Ma l'ubriaco se n' gi andato riprendendo a cantare la sua canzone. Mi sento pervaso da una strana energia, da un'improvvisa voglia di vivere. E proprio adesso una donna di strada, inseguita da due teppisti, arriva di corsa, gridando disperatamente.
Prostituta Aiuto! Aiuto! Mi ammazzano! La donna, istintivamente, mi si avvinghia. Mi aiuti, signore, per carit!
Primo teppista Si tolga di mezzo, che lei non c'entra.
Secondo teppista Se ne vada senza voltarsi o pianger anche lei.
Prostituta Mi vogliono sfregiare!
Stranamente, non ho paura e sono pronto addirittura a comportarmi da eroe.
Io Via quei coltelli e andatevene!
Primo teppista Questi, signorino, sono affari di famiglia.
Prostituta Non vero, lui non nessuno per me.
Primo teppista In ogni modo, le ripeto con la massima educazione, giri i tacchi e via.
Secondo teppista La ragazza rimane con noi.
Io Venite a prenderla.
I due scattano all'assalto, ma io mi metto fra loro e la prostituta e comincio a menare grandi fendenti con il mio bastone da passeggio. Sconcertati dalla mia resistenza, i due balzano di qua e di l per cogliermi di sorpresa. Ma stasera sono un leone: Orlando il paladino, il difensore dei deboli, Don Chisciotte... Sul pi bello del combattimento, compaiono sul fondo della strada le sagome di due carabinieri.
Prostituta Carabinieri! Carabinieri!
Primo carabiniere Alto l! Che succede?
Secondo carabiniere Fermi tutti!
Sfuggendo i colpi del mio bastone, i due teppisti scappano da una parte e dall'altra. Mentre mi fermo a riprendere fiato, la prostituta corre verso i carabinieri raccontando affannosamente ci che accaduto.
Prostituta Erano in due, non li conosco, mi sono venuti addosso con i coltelli... Volevano sfregiarmi... Se non fosse stato per questo coraggioso signore...
Non posso impedirmi un moto di compiacimento a sentirmi definire cos, per la prima volta in vita mia: un coraggioso signore. I carabinieri vengono verso di me, certo per congratularsi. Io mi sto spolverando il vestito e accenno un sorriso, che si spegne subito quando il primo carabiniere pronuncia la formula rituale.
Primo carabiniere Documenti!
Ancora tutto frastornato dall'incidente con i teppisti e i carabinieri, rientro di corsa in via Ripetta. Ho fatto i gradini a due a due e appena entrato chiudo istintivamente la porta con il catenaccio.
Io Credo che quei due teppisti, sorpresi con il coltello in mano, non hanno corso quanto me che ero innocente, anzi eroico... Ma quali documenti? Io non devo pi uscire, non devo pi espormi a questi rischi...
Dal terrazzino, dove stava a chiacchierare con Adriana, arriva la signorina Caporale.
Caporale Non ricorda la sua promessa, signor Meis?
Io No, davvero, signorina. In questo momento...
Caporale Suvvia, venga a far due chiacchiere con noi sul terrazzino...
La seguo docilmente, visto che non vuole altro. Sul terrazzino fa fresco. Mi fanno sedere. Adriana mi sorride. Mi sento imbarazzato, ma anche un po' tranquillizzato. In fondo si sta bene qui.
vedovo lei, scusi, signor Meis?
Io Io no. Perch?
Caporale Perch lei col pollice si stropiccia sempre l'anulare, come chi voglia far girare un anello intorno al dito. Cos... vero, Adriana?
Adriana Non ci ho fatto caso.
Caporale Ma io s.
Io Io assomiglio alla signorina Adriana, sono poco attento a questi particolari.
Caporale La prima volta che la vedo fare cos, lei paga pegno.
Io Pu darsi che io abbia questo vezzo. Ho tenuto per molto tempo, qui, un anellino, che poi ho dovuto far tagliare da un orefice perch mi serrava troppo il dito!
Caporale Povero anellino! Tanto stretto le stava? Non voleva uscirle pi dal dito? Sar stato forse il ricordo di un...
Adriana Silvia!
Caporale Che male c'? Volevo dire di un primo amore. Su, ci dica qualcosa, signor Meis, possibile che lei non debba parlare mai?
Io Stavo pensando alla conseguenza arbitraria che lei ha tratto dal mio vezzo. I vedovi, che io sappia, non usano levarsi l'anellino di fede. Pesa, se mai, la moglie, non l'anellino, quando la moglie non c' pi.
Le due donne ridono.
Caporale Lei tremendo. Dietro quell'aspetto cos serio.
Io Come ai veterani piace fregiarsi delle loro medaglie, cos al vedovo piace portare l'anellino.
Caporale Io ho avuto questa impressione e basta.
Io Che fossi vedovo?
Caporale Sissignore. Non pare anche a te, Adriana, che ne abbia l'aria, il signor Meis?
Adriana nell'imbarazzo, cerca di intervenire per tirarla d'impaccio.
Io Ma cosa vuole che sappia la signorina Adriana dell'aria dei vedovi?
Mi accorgo che ho detto una cosa che non dovevo, evocando l'immagine del cognato Terenzio Papiano, il vedovo di casa.
Adriana Ho qualcosa sul fuoco.
Si alza ed esce a precipizio. Mi rivolgo alla Caporale.
Io Mi sfuggita una battuta infelice. In questa casa c' un lutto recente... E c' un vedovo, il cognato della signorina, il signor Papiano.
Caporale Quello? Sarebbe meglio che fosse morto lui.
Un'altra sera, uscendo sul terrazzino a prendere una boccata d'aria le ritrovo nuovamente tutte e due. Adriana eccitatissima, cerca di frenare l'esuberanza della Caporale.
Adriana No, Silvia, te lo proibisco! Non t'arrischiare.
Caporale Su, che c' di male? Signor Meis, Adriana voleva sapere...
Adriana No, no... una sciocchezza.
Caporale ... perch lei non si fa crescere almeno i baffi?
Adriana Non vero! Non ci creda, signor Meis. stata lei, invece... Io...
Si mette quasi a piangere.
Caporale Ma no, via, che c'entra? Non c' proprio niente di male!
Adriana C' che tu hai mentito, e mi fai rabbia! Parlavamo degli attori di teatro che sono tutti... cos, e allora tu hai detto: Come il signor Meis! Che sia un attore anche lui? Chiss perch non si fa crescere almeno i baffi?
Caporale S, ma tu hai subito ripetuto: Chiss perch?
Adriana Ma l'hai detto prima tu.
Io Posso rispondere?
Adriana No, scusi, signor Meis. Buona sera.
Fa per andarsene, ma la Caporale la trattiene per un braccio.
Caporale Eh via, sciocchina! Si fa per ridere. Il signor Adriano tanto buono. Non vero, signor Adriano? Glielo dica lei perch non si fa crescere almeno i baffi.
Io Perch c' sotto un mistero.
Altero burlescamente la voce.
Sono congiurato.
Caporale Un bel sornione lo di certo. Scommetto che si fa scrivere fermo posta. Ma uno di questi giorni, stia attento, mi nascondo dietro l'angolo di piazza San Silvestro e la sorprendo con l'olezzante missiva tra le mani.
Io Si armi di pazienza, aspetter a lungo.
Caporale Comunque lei non riceve mai lettere a casa.
Io la pura verit, purtroppo. Non ricevo lettere perch nessuno mi scrive.
Adriana Non ha nemmeno un amico?
Io Siamo io e l'ombra mia sulla terra. Me la sono portata a spasso, quest'ombra, di qua e di l...
Caporale Beato lei, signor Adriano, che ha potuto viaggiare tanto. Ci parli dei suoi viaggi, chiss che esperienze interessanti...
Io Ma cosa le fa pensare che io abbia fatto esperienze tanto interessanti?
Caporale La sua aria, s... di... viaggiatore. Le etichette sulla sua valigia.
Adriana Silvia, sei indiscreta.
Io Effettivamente, io ho molto viaggiato. Per quasi due anni sono andato in giro cosf, di citt in citt, a vedere, a visitare, a conoscere... Eppure adesso le confider una cosa, signorina Adriana, che non ho mai detto a nessuno. Del primo inverno, se rigido, piovoso, nebbioso, non mi sono accorto affatto. Ma gi agli inizi del secondo inverno, sa, ho cominciato ad accorgermi che si, un po' di nebbia c'era.
Caporale Che vuol dire? La nebbia, d'inverno, un fenomeno naturale.
Adriana Forse il signor Meis vuol dire che a un certo punto si sentito...
Io ... come un uccello senza nido, signorina Adriana.
Da quella sera ho l'abitudine di sedermi pi vicino ad Adriana, guardandola fissa negli occhi. Anche lei mi dedica a tratti un fuggevole sguardo, come il lampo di una grazia dolcissima subito interrotta dal chiacchierio dilagante della Caporale.
Caporale Lei non deve aver cuore, signor Adriano.
Io Lo pensa davvero?
Caporale Lo penserei se fosse la verit ci che lei dice, che io non credo, d'esser vissuta finora incolume.
Io Che vuol dire incolume?
Caporale Senza amori n passioni.
Io Mai, signorina, mai. Almeno finora.
E guardo per un attimo Adriana, che ha alzato anche lei lo sguardo su di me.
Il cuore forse ce l'avrei; ma io sono anche giusto, signorine: mi guardo allo specchio, con questo bel paio d'occhiali, e mi cascano le braccia. Come puoi pretendere, mio caro Adriano - mi dico - che qualche donna s'innamori di te?
Caporale La donna, lo sappia, pi generosa dell'uomo, e non bada solo alla bellezza esteriore.
Io Oltre alla generosit, signorina, ci vorrebbe una buona dose di coraggio per amare un uomo come me.
L'ho detto per Adriana, naturalmente.
Caporale Ma vada via! Lei prova gusto a dirsi e a farsi pi brutto di quello che . Se si lasciasse crescere un po' la barba...
Io Mai avuto la barba... E poi a che servirebbe, con quest'occhio qui?
Caporale Oh Dio, poich lei ne parla con tanta disinvoltura... si faccia operare. Ormai una cosa facilissima, c' il dottor Ambrosini che molto bravo.
Io Io mi far pi brutto di quello che sono, ma lei mi ha consigliato di combinarmi un'altra faccia: i baffi, la barba, l'occhio...
Riflettendo, come davanti allo specchio, la signorina Caporale mi ha dato un'idea.
... Ma forse ha ragione la signorina Caporale. Se un'operazione relativamente lieve pu far sparire dal volto questo sconcio connotato cosi particolare di Mattia Pascal, Adriano Meis potrebbe anche fare a meno degli occhiali azzurri, concedersi un paio di baffi e accordarsi, insomma, con le proprie mutate condizioni di spirito.
Nel rientrare in camera mia, trovo il signor Paleari con un libro in mano.
Paleari Caro amico, mi sono introdotto qui solo per lasciarle questo trattato. Dovrebbe leggerlo.
D un'occhiata al titolo.
Io Le Plan Astral. Premier degr du monde invisible d'aprs la theosophie. Non so se sono tanto nell'umore di una simile lettura, signor Paleari. Proprio stasera mi sento, lo confesso, eccezionalmente vivo e in vena di far progetti.
Paleari Secondo l'autore del Plan Astral, chi sente di pi i pruriti della vita sono appunto i morti. Si rif alla filosofia indiana per cui essi si troverebbero nei gusci del Kamaloka... Specialmente i suicidi. Stanno in questi gusci e sono eccitati da ogni sorta di appetiti umani, a cui non possono soddisfare sprovvisti come sono del corpo carnale che essi per ignorano di aver perduto. Strana condizione, signor Meis. una cosa che dovrebbe farci riflettere, no? Buonanotte.
Mi ha messo la pulce nell'orecchio e se ne va. Sfoglio svogliatamente il libro, turbato da ci che il vecchio mi ha detto.
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Io Secondo questa filosofia del Kamaloka, tutto potrebbe essere diverso da come mi appare in questo momento... Forse io mi sono veramente gettato nella gora della Stia, quella notte, e qui, chiuso nel mio guscio, tormentato dai rimorsi e dalle paure, adesso stuzzicato anche dall'amore, mi illudo di vivere una vita tutta immaginaria, non mia... La vita di un altro.
Mi scuoto di notte al suono di due voci che parlano basso, concitatamente, nel terrazzino. Incuriosito mi avvicino alla finestra per guardare dalle spie della persiana e riconosco nel buio la signorina Caporale. Ma chi quell'uomo che parla con lei? Ha circa quarant'anni, alto di statura e robusto di membra: un po' calvo, con un grosso paio di baffi brizzolati, un bel nasone, occhi grigi acuti e irrequieti come le mani. Non pu essere che Terenzio Papiano arrivato improvvisamente da Napoli. E il bello che stanno parlando proprio di me.
Papiano Insomma non lavora ed sempre per casa?
Caporale una persona molto educata.
Papiano Ricco?
Caporale Ha l'aria di campare sul suo... Del resto se sei tanto curioso, domani lo vedrai.
Papiano le fa cenno di parlar pi piano e si mette a dirle delle cose a bassa voce, ma con estrema concitazione. La Caporale cerca di ribattere, gli mette una mano sulla spalla e lui la respinge sgarbatamente.
Caporale Ma come potevo impedirlo? Chi sono io? Che cosa rappresento in questa casa?
Papiano Chiamami Adriana!
Caporale Dorme.
Papiano Va' a svegliarla! Subito!
Io Ma guarda che modi! Adesso vado fuori e gliene dico quattro.
La Caporale non pi sul terrazzino. Papiano si messo a guardare il fiume, appoggiato con tutti e due i gomiti sul parapetto e la testa fra le mani. Arriva Adriana insonnolita, in veste da camera, seguita dalla Caporale.
Papiano Lei vada a letto! Mi lasci parlare con mia cognata!
Caporale Non sono la sua serva.
Adriana Silvia, rimani.
Papiano Ma io ho da parlarti in privato.
Adriana Puoi parlare anche in pubblico. Che vuoi dirmi?
Papiano Signorina Caporale, Rea Silvia, se ne va o debbo accompagnarla a letto?
Caporale Lei fortunato perch sono una signora.
La Caporale se ne va.
Adriana Avresti anche potuto aspettare fino a domani.
Papiano No! Ora!
Le afferra un braccio, la attira a s. Adriana cerca di svincolarsi.
Adriana Lasciami! Lasciami!
Non posso pi reggere: faccio per uscire fuori ma una figura mi si para davanti sbucando dal buio. don Eligio che s' ficcato in testa una parrucca di capelli biondi e si infilato un vestito che gli casca da tutte le parti, come in una mascherata di carnevale. Adesso ha deciso di sbarrarmi l'accesso al terrazzino. Faccio un passo laterale, lo fa anche lui; lo faccio dall'altra parte, stessa reazione. Sembra proprio deciso a contrastarmi il passo. Ma Adriana ci ha visti e mi chiama.
Adriana Oh, signor Meis! Venga, venga.
Approfitto di un'esitazione del biondo per farmi strada fino al terrazzino. Intanto Papiano ha lasciato il braccio della ragazza.
Io Ma cosa succede qui?
E alludo soprattutto al personaggio con la parrucca che mi ha seguito sul terrazzino.
Adriana Le presento, signor Meis, mio cognato.
Mi squadra quasi minaccioso.
Papiano Papiano.
Poi cambia improvvisamente tono e mi tende la mano quasi festevole.
Felicissimo!
SECONDO TEMPO
Riprendiamo le posizioni che avevamo sul terrazzino: io, Adriana, Terenzio Papiano e don Eligio camuffato con la parrucca bionda. Divenuto improvvisamente pieno di riverenza e di calore, Papiano mi stringe ancora la mano.
Papiano Papiano. Felicissimo. Spero che lei non si sia spaventato. Quello mio fratello Scipione, poveretto. Scipione! Scipione!
Don Eligio - Scipione s' come incantato. Papiano corre a dargli schiaffi sulle guance e biscottini sul naso, gli soffia in faccia fino a farlo rinvenire. Quando lo sguardo del poveretto tornato presente, quasi lo abbraccia con affetto inducendolo a lasciare il terrazzino.
Soffre di convulsioni epilettiche. Sono disgrazie, signore mio, che succedono nelle famiglie... Ma noi l'abbiamo disturbata con le nostre piccole miserie.
Io No, no...
Papiano Davvero mi dispiace di essere stato tutto questo tempo assente da Roma. Ma sono sicuro che la mia cognatina avr saputo provvedere tutto. Se poi le mancasse qualche cosa, dica, sa? Dica!
Io Non mi manca proprio niente.
Papiano Lei si avvalga pure di me, in tutte le opportunit, per quel poco che posso valere... Adriana, figliola mia, tu dormivi, torna pure a letto.
Adriana Eh, tanto... Ora che mi sono levata.
Sembra che Adriana non voglia lasciarmi solo con il cognato.
Papiano Anche a me seccato non potermi muovere da Napoli. Ma che vuole? Il dovere. Ricerche d'archivio sulla fine del Regno delle due Sicilie, nientemeno.
Io Lei fa lo storico?
Papiano No, sono semplicemente il segretario del marchese Giglio, avr sentito don Ignazio Giglio d'Auletta. Degna persona intendiamoci, ma borbonico e clericale... E io che ogni mattina, lo dico sottovoce perch siamo in famiglia, saluto con la mano la statua di Garibaldi, l sul Gianicolo... Proprio io sono costretto a servire i Borboni. Che ci vuol fare? Pane! Le giuro che tante volte mi viene da sputarci sopra! Mi resta qua in gola, mi soffoca... Ma che posso farci!? Pane! Pane! Su Adrianuccia, a letto! tardi. Il signore avr sonno.
Adriana mi tende la mano, che io subito afferro. Terr a lungo il pugno stretto per serbare la pressione della mano di lei.
Adriana Buona notte. E grazie.
Ci siamo capiti ancora una volta e anche Papiano ha l'aria di aver capito molte cose. Infatti passa subito all'attacco. Appena Adriana rientrata in casa, vedendo che mi appresto a fare altrettanto, Papiano mi blocca.
Papiano una bella notte. Non si ferma a fare ancora due chiacchiere?
Devo riflettere bene a tutto ci che gli rispondo.
Io Veramente mi venuto sonno.
Papiano Via, non deve mica alzarsi per andare a lavorare, no?
Io (Lo sai benissimo che vivo di rendita, te l'ha detto prima quell'altra...)
Papiano Un bicchierino soltanto di questo rosolio che ho portato da Napoli.
Si appresta a stappare la bottiglia e a versare il liquore nei bicchieri.
Io (Se una sfida, la devo accettare). Per farle piacere.
Papiano Eh, lei una persona garbatissima. Lo si riconosce subito chi ha avuto in famiglia una buona educazione: una delle cose che non si possono mascherare...
Io (Strano verbo da tirar fuori...)
Papiano mi porge un bicchierino.
Papiano Era sveglio da molto?
Io (Vuol sapere se ho sentito qualcosa)... Soltanto da pochi minuti, perch?
Papiano Sa, a volte parlando, anche di notte, uno alza la voce e non pensa a quelli che riposano.
Io Non si dia pena. (Ti ho sentito, caro mio: sei l'amante della Caporale, a quattrocchi vi date del tu, e le tue mire non si fermano l...)
Papiano Sa cosa le dico? Io ho l'impressione di averla gi incontrata.
Io (Me l'aspettavo). senz'altro possibile. Io ho viaggiato molto.
Papiano Magari a Napoli.
Io Mai stato a Napoli.
Papiano O altrove.
Io Eh, chiss.
Papiano Lei settentrionale?
Io Come?
Papiano Dalla pronuncia si direbbe del Nord.
Io (Che sia una spia della questura?) Infatti.
Papiano A Roma di passaggio?
Io Come vede.
Papiano Milanese?
Io ( proprio un interrogatorio! ) No, vissuto in Piemonte fino ai dieci anni.
Papiano Ci sono! Come non ci avevo pensato? Lei un parente del mio amico Francesco Meis di Torino.
Io Non sono di Torino.
Papiano Scusi, lei mi ha detto proprio adesso che fino ai dieci anni...
Io Guardi, la mia storia un po' complicata.
Papiano Uno di questi giorni glielo porto.
Io Chi?
Papiano Francesco Meis. Sono sicuro che scoprirete dei legami di parentela.
Io No, senta, non mi porti nessuno. Deluderebbe il suo amico.
Papiano Sar felicissimo, altroch.
Io Le ho detto che inutile! Non siamo parenti, non ho parenti in Italia. E questo per la semplice ragione che sono nato in Argentina. (Cos la faccenda chiusa).
Papiano Ah, mi d una notizia stupenda. Io ci sono stato in Argentina!
Io ( una bugia per mettermi alla prova! ) In questo caso mi felicito con lei che in Argentina c' stato. Perch io posso quasi dire di non esserci stato...
Papiano Se ha detto che nato laggi!...
Io Nato soltanto. Mi portarono via di pochi mesi. Sicch i miei piedi non hanno toccato il suolo americano. (Gli baster?)
Papiano Insomma, lei venuto in Italia con tutta la famiglia e vi siete stabiliti in Piemonte. E i suoi genitori, ancora l?
Io Tutti defunti. (E vai pure a cercarli! )
Papiano Ma ha fratelli, sorelle?
Io Figlio unico.
Papiano Sicch non avrebbe proprio nessuno?
Io Nessuno. (E l'argomento chiuso).
Papiano Insomma lei sarebbe un argentino vissuto in Piemonte e senza pi radici n di qua n di l dell'Oceano.
Io Ho dei cugini nelle Pampas. (Ma gli dir che non ci scriviamo mai).
Papiano Che non le scrivono mai.
Io Come lo sa?
Papiano Ci vuol poco: anche gli affetti, in certe situazioni...
Io Vedo che lei afferra tutto a volo. Arriva alle risposte da s, tanto che non avrebbe neppure bisogno di fare le domande... (Se adesso non ha capito che deve smetterla, lo butto di sotto).
Papiano Sono stato troppo curioso, mi scusi. solo il desiderio di conoscerla meglio per venire incontro ai suoi gusti, alle sue abitudini. Francamente dubito che noi, gente semplice, siamo in grado di ospitare una persona come lei.
Io (Vuol farmi capire che devo andarmene...) No, no, sono certo che continuer a trovarmi benissimo. Lei cosi premuroso...
Papiano Dovere, signor... dimentico sempre il suo nome...
Io (Mattia Pascal! Stavo per dirglielo... Ma cosa vuole quest'uomo: cogliermi in fallo?)
Papiano ... Adriano Meis. Mi scusi, ora ricordo benissimo. Amnesie. Che vuole? Troppo lavoro. Con tutti quei Borboni l...
Sono rimasto solo con don Eligio - Scipione, che si messo a sedere sul baule davanti alla mia porta. Mi precipito a prendere la valigia, comincio a riempirla in fretta.
Io Via, via, devo andarmene subito da qui e senza voltarmi indietro. Questo Papiano sinistro, non capisco dove vuol arrivare... Via, via... Dove sono le camicie? E le calze?
Ma la preparazione della valigia non va avanti. Mi metto a sedere sul letto.
Cosa mi trattiene? Lo so io cosa mi trattiene. L'idea che Adriana, dal terrazzino, mi ha chiamato, come per essere protetta da me, e che per darmi la buonanotte mi ha stretto forte forte la mano...
Scipione lascia cadere qualcosa. Mi alzo di scatto.
E lei cosa fa su quel baule? Ha eletto domicilio lass? O mi fa la sentinella per ordine di suo fratello?
Al pianoforte Silvia Caporale sta dando un saggio della sua appassionata abilit. Suona con foga sempre maggiore, tutta infervorata, i capelli scomposti e il respiro affannoso: forse anche un po' ubriaca. A met dell'esecuzione, s'interrompe di colpo e si mette a piangere con il volto tra le mani.
Io Signorina! Signorina Silvia!
Caporale Mi scusi, signor Adriano. Quando suono mi succede cos...
Io C' qualcosa che la turba?
Caporale Se lei sapesse come io ho bisogno di un vero amico...
Si attacca con tutte e due le mani alla mano che le ho messo sulla spalla. Comincio a sentirmi imbarazzato.
Io Parli pure liberamente.
Caporale Lei dovrebbe comprendermi, lei che solo al mondo come me...
Si alza e per un attimo ho la sensazione che voglia abbracciarmi, ma non osa e si abbandona nuovamente sul seggiolino del pianoforte.
Ma lei un uomo! E io, pi che di un amico, avrei bisogno... di morire.
Io Non dica cos.
Caporale Ma se neanche la morte mi vuole! Scusi, signor Meis, che aiuto potrebbe darmi lei? Tutt'al pi, di parole... S, un po' di compassione. Sono orfana e debbo star qui, trattata come... forse lei se ne sar accorto. E non ne avrebbero il diritto, sa! Perch non mi fanno mica l'elemosina... Seimila lire! Seimila lire gli ho messo in mano a quello l...
Io Vuol dire al signor Papiano?
La Caporale annuisce.
Caporale Due anni fa... Quando mor mia madre, non mi vedevo pi in quell'appartamento. Smisi casa e venni a vivere qui, presso i Paleari... Dalla vendita dei mobili avevo ricavato seimila lire, e subito lui, Terenzio, me le chiese per un affare, sicurissimo diceva, lucroso...
Io Ma perch glielo ha dato quel denaro?
Caporale Due perfidie una pi nera dell'altra! Gliel'ho dato per dimostrargli che avevo ben compreso che cosa egli volesse in realt da me. Dio, che vergogna! Mi ha capito, signor Adriano? Con la moglie ancora in vita...
Io Ho capito, ho capito.
Caporale Si figuri se io, con la povera Rita per casa...
Io La moglie?
Caporale S, Rita, la sorella di Adriana... Due anni malata tra la vita e la morte. Per tutti sanno come mi sono comportata. Adriana lo sa e mi vuol bene proprio per questo, poverina. Non le dico, tuttavia, le chiacchiere, le insinuazioni...
Io Ma lei non poteva andarsene? Piuttosto che vivere in una tale situazione...
Caporale Me ne andrei domani se lui mi restituisse le seimila lire... E Terenzio sarebbe anche disposto a darmele se...
Io Se...?
Caporale Se io lo aiuto. Ha avuto la sfrontatezza di propormelo cos, tranquillamente.
Io Aiutarlo in che cosa?
Caporale In una nuova perfidia.
la conferma dei miei sospetti: Terenzio vuol sposare Adriana.
Io ... La signorina Adriana?
Caporale Dovrei persuaderla io! Io, capisce?
Io A sposar lui?
Caporale S'intende. E sa perch? Ha, o piuttosto dovrebbe avere, dodicimila lire di dote quella povera disgraziata: la dote della sorella, che Terenzio doveva subito restituire al signor Anselmo... Invece ha chiesto un anno di tempo e ora spera...
Io ... di sposare Adriana e tenersi il denaro. inaudito! Ma voi dovete ribellarvi: la signorina Adriana, il signor Anselmo, tutti...
Caporale E lei, signor Adriano?
Io Io che c'entro? Io non faccio parte di questa famiglia, sono un ospite, sono completamente al di fuori...
Caporale Ne proprio convinto?
Io Potrei ribellarmi in una sola maniera: andandomene.
Caporale Forse questo, appunto, che Adriana non vuole.
Io Che io me ne vada?
Caporale Ci pensi bene.
Io Ma io ho le mani completamente legate...
Caporale Credevo che lei fosse di un'altra stoffa. E invece il tipo che si regola secondo il proverbio: un s mi imbroglia, un no mi sbroglia. Vero?
Io Non cos semplice, signorina.
Caporale Beh, faccia un po' come le pare. Si consideri al di fuori. Si chiuda pure nel suo guscio.
Me ne torno in camera mia recriminando.
Io Che cosa ne sa lei del mio guscio? Chi mi impedisce di farmi i fatti miei? Delle mie decisioni devo rispondere solo a me stesso... A quale me stesso, per? A quello di prima oppure?... In ogni modo non il caso di farsi tirare in un intrigo familiare dove io, come estraneo, ho tutto da perdere... Accidenti, ma chi c' qui?
Nel buio del corridoio, sono finito fra le braccia di don Eligio - Scipione che se ne sta di nuovo asserpolato sul baule.
Cosa fa sempre seduto su questo baule? Se ne vada da un'altra parte. Qui lei mi impiccia! Capito?
Mi guarda balordo con gli occhi languenti, senza scomporsi.
Ha capito?
Lo scuoto per un braccio con una certa forza. Appare Adriana.
La prego, signorina, veda un po' di far intendere a questo poveretto che vada a sedere altrove.
Adriana malato.
Io Ma qui mi impiccia... E poi gli manca l'aria... Vuole che lo dica al fratello?
Adriana Trover io il modo di dirglielo, non dubiti.
Io Non sono ancora re da avere una sentinella alla porta!
Compare all'improvviso Papiano, che fa scendere Scipione dal baule e lo manda via con un cenno.
Papiano Lei dimostra molta umanit, caro signor Meis, sopportando cos benevolmente le bizzarrie di questo mio disgraziato Scipione.
Io Non vorrei venire frainteso...
Papiano Noi tutti le siamo sinceramente affezionati. Anche Scipione, a modo suo. Perci si mette davanti alla porta della sua camera. un bambino. Non cos Adriana?
Adriana Bisognerebbe spiegargli che non va bene.
Papiano Lo far, lo far. Gli raccomander di non importunare il signor Meis. Lei qui deve vivere tranquillo. Altrimenti la mia cognatina se la prende con me.
Adriana reagisce con imbarazzo.
Adriana Che c'entro io adesso?
Papiano Ha visto come si fatta rossa? vergognosa come una monachella, Adriana.
Sono rimasto di nuovo solo.
Io Ma che gioco sta facendo? Mi provoca? Vuole esasperarmi? Adesso tira in ballo anche la simpatia che Adriana mi dimostra... Mi fa un assedio fitto fitto di cerimonie che sono tutti uncini per tirarmi a parlare. Non riesco pi a riposare tranquillo, mi sento i nervi a pezzi e le mani che tremano... Come sa da un momento all'altro dovesse succedere qualcosa e se quel vassatore servizievole potesse... s, scoprirmi, strapparmi la maschera.
Pantogada Roma para chi crede en Jesucristo es como Montecarlo para chi crede en el juego!
Io Questa voce... lo spagnolo di Montecarlo, il giocatore.
Don Antonio Pantogada attraversa il corridoio in compagnia di Papiano. Li spio dal buco della serratura.
Come avr fatto Papiano a trovarlo e a portarlo fin qui?
Pantogada Dinero! Dinero! Es triste tener que hablar de esto, pero todo el mundo se mueve a forza de dinero! Io tambin estoy descubriendo la importancia de esta triste palabra. Dinero!
Io Parla di denaro! Preparano un ricatto, certamente. Ma cosa sa di me quello spagnolo! Mi ha visto a Montecarlo...
Pantogada Cuando tendr el dinero que me tienen que dar, no molestare mas... Cuando avr el dinero desaparecer, sparir en algun sitio solitario come me manda mi naturaleza de hombre solitario. Yo vivo con migo mismo y con la ruleta.
Io Potrebbe anche non riconoscermi se non fosse per quest'occhio storto, l'unica cosa che mi rimane di Mattia Pascal!!!
Corro a prendere uno specchio, mi scruto.
Non ricordo neppure io che faccia avevo. Ma quest'occhio, certo... Devo seguire il consiglio della Caporale, farmi operare. Se scampo a questo ricatto, giuro che lo faccio di corsa...
Papiano fa allontanare Scipione e si avvicina alla mia porta.
Papiano Signor Adriano, permette?
Papiano entra.
Lei magari stava riposando...
Io No, no...
Papiano Ho ricevuto una visita.
Io Non ho sentito niente, leggevo.
Papiano prende in mano uno dei libri di Paleari.
Papiano Anche lei con questa teosofia, come mio suocero? Me li sono leggiucchiati tutti anch'io Leadbeater, Annie Besant, Madame Blavatskij... A proposito, conosce Pascal?
Io Come ha detto?
Papiano Pascal un maestro della teosofia. Thophile Pascal.
Io Il nome non mi nuovo.
Papiano Lo immaginavo.
Si siede.
Ora le parler francamente,
Io Parli pure, io l'ascolto.
Papiano per questo signore che venuto qui a trovarmi. Sono ancora tutto sottosopra. Ma lo sa lei chi era?
Io Se vuole dirmelo, me lo dica.
Papiano Don Antonio Pantogada, il famoso giocatore di professione. Uno che frequenta tutti i casin: Biarritz, Ostenda, Baden-Baden, Montecarlo. Lei mai stato in una casa da gioco?
Io Perch me lo chiede?
Papiano Se ne tenga lontano. Ah, caro signor Meis, mi scusi, ma ho proprio bisogno di sfogarmi... Questo Pantogada il genero del marchese Giglio d'Auletta. Vent'anni fa spos l'unica figlia del mio nobile principale, ma poco dopo le nozze fu scoperto dalla polizia in una bisca clandestina e richiamato a Madrid. Da allora in poi il marchese d'Auletta non ha avuto pi pace, forzato continuamente a mandar denaro per i debiti di gioco del genero incorreggibile.
Io Allora questo Pantogada venuto qui?...
Papiano Vuole altri soldi. Altrimenti minaccia il marchese di riprendersi la figlia Pepita, una splendida ragazza, sa?, che vive col nonno dopo la morte della madre. Pantogada un ricattatore, il suo modo di fare mi disgusta. Va, viene, capace di capitarmi qui nelle ore pi impensate. Ma lei mi segue? cos pallido...
Io Il fatto che stavo pensando ad altro... Avrei preso la decisione di consultare un medico, s, il dottor Ambrosini. Voglio farmi operare quest'occhio. Mi pare che stia male e oggi tutti mi dicono che sono interventi facilissimi.
Papiano Non si preoccupi. La cureremo noi e cercheremo anche di divertirla... Eh, gi, poich dovr stare quaranta giorni al buio!
Fa un segno a Scipione. Al buio.
Don Eligio - Scipione con un cenno spegne tutte le luci. Si sente il pianoforte di Silvia Caporale.
Dopo un po', nel buio della mia camera dove sono steso sul letto con l'occhio bendato, appare il signor Anselmo Paleari. Lo intravedo appena nel taglio di luce che arriva dal corridoio.
Paleari Dorme, signor Meis? L'occhio le fa male?
Io No, mi annoio un poco. Sa, tanti giorni al buio.
Paleari prende una sedia e viene a sedersi accanto al mio letto.
Paleari Ma il buio immaginario.
Io Davvero? Standoci immerso, non l'avrei mai detto.
Paleari Se ha pazienza, mi spiego subito. Per nostra disgrazia noi non siamo come l'albero, che vive e non si sente, a cui la terra, il sole, l'aria, la pioggia, il vento, non sembra che siano cose diverse da lui: cose amiche o nocive. A noi uomini, invece, nascendo toccato un triste privilegio, quello di sentirci vivere, con la bella illusione che ne risulta: di prendere cio come una realt fuori di noi questo nostro interno sentimento della vita... Diciamo questo lanternino che ciascuno di noi porta acceso in s.
Io Un lanternino?
Paleari S, un infelice lanternino che ci fa vedere sperduti sulla terra, e ci fa vedere il male e il bene: un lanternino che proietta tutt'intorno a noi un cerchio pi o meno ampio di luce, di l dal quale l'ombra nera, l'ombra paurosa che non esisterebbe, badi, se il lanternino non fosse acceso in noi, ma che noi dobbiamo purtroppo credere vera fintanto che esso si mantiene vivo. Dorme?
Io Continui pure, signor Anselmo. Mi pare quasi di vederlo questo suo lanternino.
Paleari Spento alla fine il lanternino dal soffio della morte, ci accoglier davvero quell'ombra fittizia, ci accoglier la notte perpetua dopo il giorno fumoso della nostra illusione? O non rimarremo noi piuttosto alla merc dell'Essere, che avr rotto soltanto le vane forme della ragione umana? Perci le dicevo che il buio non esiste. Tutta quell'ombra, l'enorme mistero sul quale invano i filosofi hanno speculato e che ora la scienza non esclude, non sar forse un inganno come un altro, un inganno della nostra mente.
Io Queste sue teorie potrebbe battezzarle: lanterninosofia.
Paleari Lei scherza, ma ha paura della morte. E io no perch so che la morte non esiste. Non l'estinzione della vita, ma il soffio che spegne in noi questo lanter-nino, lo sciagurato sentimento che noi abbiamo di essa, penoso, pauroso perch limitato, definito da questo cerchio di ombra fittizia, oltre il breve ambito dello scarso lume che noi, povere lucciole sperdute, ci proiettiamo attorno, e in cui la nostra vita rimane come imprigionata, come esclusa per un certo tempo dalla vita universale, eterna, nella quale ci sembra che dovremo un giorno rientrare, mentre gi ci siamo e sempre ci rimarremo, ma senza pi questo sentimento di esilio che ci angoscia.
Io Ah, signor Paleari, vorrei poterle credere.
Paleari Basta volere, signor Meis. Peccato che forse in un'altra forma di esistenza non avremo pi una bocca per poter fare le pi matte risate su tutte le vane, stupide afflizioni che il nostro lanternino ci ha procurate! Ma ora di cominciare a prepararci... Le avevo parlato di un altro lanternino, quello visibile, con il vetro rosso. Eccolo qui. Posso sistemarlo?
Io Non capisco proprio perch lei dicendo giustamente tanto male del lanternino che ciascuno porta acceso in s, ora ne vuol accendere un secondo.
Paleari Correttivo! Un lanternino contro l'altro.
Paleari accende il lanternino che rompe con una luce rossastra il buio della stanza. Entra Adriana.
Adriana Ha bisogno di qualcosa signor Meis?
Io Di niente, grazie, signorina. L'occhio va molto meglio.
Paleari Dammi piuttosto una roano a sistemare la stanza, Adriana.
Adriana lo asseconda riluttante. Spostano qualche mobile per fare posto.
Paleari Lo so che tu non approvi queste sedute e non vuoi prendervi parte...
Io Dunque stasera non l'avremo con noi?
Paleari Scrupoli religiosi, signor Adriano. La religione, di fronte al problema dello spiritismo, drizza orecchie d'asino...
Adriana Pap!
Paleari ... n pi n meno della scienza, intendiamoci. Eppure i nostri esperimenti, te l'ho gi detto tante volte, Adriana, non sono affatto contrari n alla scienza n alla religione. Anzi sono una prova della verit che esse contengono.
Adriana E se io avessi paura?
Paleari Di che? Della prova?
Io O del buio?
Paleari Anche la fotografia, del resto, ha bisogno della camera oscura.
Io Siamo tutti qua con lei, signorina. Vorr mancare lei sola?
Adriana Ma io... Io non ci credo, ecco... Quando vedo certe cose, non posso crederci... E non capisco come tu, babbo...
Si interrompe perch arriva Papiano portando un tavolino rettangolare, d'abete, senza cassetto, senza vernice, dozzinale. Lo aiuta il fratello Scipione. Portano dentro anche un lenzuolo, che appendono a una funicella dietro il posto di capotavola riservato alla signorina Caporale, una chitarra, un collare da cane con molti sonaglioli e altri oggetti. Mentre prepara la scena, Papiano parla in continuazione.
Papiano Questo lenzuolo, signor Meis, serve, diciamo, da accumulatore della forza misteriosa. Lei lo vedr agitarsi, gonfiarsi come una vela, rischiararsi a volte di un lume strano, quasi direi siderale! Sissignore. Non siamo ancora riusciti a ottenere materializzazioni, ma luci s...
Adriana, uscendo, incrocia Papiano intento ai preparativi e lo fulmina con lo sguardo. Lui abbassa gli occhi.
Paleari Vedr se la signorina Silvia questa sera si trover in buona disposizione, vedr.
E intanto accosta la sedia su cui stava seduto al tavolino dello spiritismo.
Papiano Rea Silvia comunica con lo spirito di un suo antico compagno di Conservatorio, morto, Dio ne scampi, di tisi a diciott'anni...
Paleari Era di Basilea...
Papiano Un genio, sa, per il pianoforte. Reciso dalla morte crudele prima di dare i suoi frutti.
Paleari La signorina Caporale comunica con lo spirito di Max. Si chiamava cos, Max Oliz. Un'anima del piano astrale, il pi prossimo a noi... Purtroppo per comunicare con gli esseri superiori del piano mentale, ci vorrebbero altro che le nostre sedute...
Papiano Bisogna accontentarsi.
Paleari esce a cercare altre sedie.
Io Ma dica un po', signor Terenzio, lei ci crede proprio?
Papiano Per dire la verit non riesco a vederci chiaro.
Io Eh, sfido!
Papiano Non perch gli esperimenti si fanno al buio. I fenomeni, le manifestazioni sono reali, non c' che dire, innegabili. Non possiamo mica diffidare di noi stessi...
Io E perch no? C'inganniamo cosi facilmente...
Paleari rientra con due sedie.
... quando ci piace di credere in qualche cosa.
Papiano Mio suocero ci crede perch molto addentro in questi studi. Io, fra l'altro, non ho neanche il tempo di pensarci... Ho da fare tanto con quei maledetti Borboni del marchese.
Paleari esce di nuovo. Papiano fa segno a Scipione di andarsene anche lui.
Papiano A proposito, le ho preparato una sorpresa.
Io Di che si tratta?
Papiano Di un'ospite.
Io Io non sto ancora bene, non sono in grado di ricevere nessuno.
Papiano Neanche se le dicessi che si tratta di Pepita Pantogada, la nipote di don Giglio d'Auletta? Il padre quel giocatore, quel ricattatore... Ma la figlia, vedr che femmina. Piena di fuoco, con un paio d'occhi fulminanti, una bocca... E la dote, poi: tutta la sostanza del marchese d'Auletta.
Io Perch non se la sposa lei?
Papiano Figuriamoci se il marchese la darebbe a un povero segretario... Eppure io so che sarebbe felicissimo di trovarle marito.
Io E lei magari ha progettato che me la sposi io?
Papiano Per carit. In queste cose delicatissime non metto mai bocca. Io voglio semplicemente farle conoscere la signorina Pepita!
Entrano Adriana e Paleari portando una sedia ciascuno.
Io E come mai il marchese d'Auletta, che lei mi ha descritto cos' clericale, permette che la nipote partecipi a una seduta spiritica?
Papiano Perch sa in quali mani l'affida!
Io E allora, se a questa seduta partecipa addirittura una rappresentante dell'aristocrazia nera, non vedo perch non possa intervenire anche lei, signorina Adriana.
Paleari Giustissimo.
Papiano Non forzatela. Contraria com' a queste cose, potrebbe rappresentare un elemento negativo.
Adriana Vado a prendermi un'altra sedia. Stasera resto anch'io.
Esce per prendersi la sedia.
Papiano Non riesco a digerire i capricci delle donne... Tutt'al pi se sono affascinanti come la signorina Pepita!
Accompagnata da Silvia Caporale, entra Pepita Pantogada: una tipica bellezza spagnola, vivacissima e sovreccitata.
Pepita jAqu me teneis! Espero no estorbar, no molestar, sefior Terencio...
Papiano Ma cosa dice? Conosce mio suocero, Anselmo Paleari... Il signor Adriano Meis...
Presentazioni, strette di mano.
Pepita Encantada, encantada.
Papiano Encantati, tutti encantati, signorina...
Pepita nota il lenzuolo.
Pepita Ay, que divertido! A que sirve sto? Es la pantalla?
Papiano Come dice?
Pepita Tendremos cine?
Papiano No, no, niente cinematografo... Qui si tratta di cose serie, seorita.
Rientra Adriana con la sua sedia.
Ma io non prevedevo che fossimo in tanti. Non so se la signorina Caporale se la sente... C' anche Adrianuccia che s' messa in capo di star con noi.
Caporale Per me non mi disturba affatto, anzi.
Papiano Ma io dicevo per lui, per Max.
Caporale Sono certa che andr bene anche per Max. Adriana lo conosce. E quanto alla nostra ospite spagnola, Max ama le bellezze esotiche.
Pepita Ay, muchas gracias!
Papiano Signori, distribuir i posti. Formiamo la catena. La signorina Silvia a capotavola, sotto il lenzuolo. Qui alla sua destra mi ci metto io e tu, Adriana, vieni accanto a me... Poi lei, signor Anselmo... Infine la signorina Pepita e il signor Adriano che chiude la catena.
chiaro che Papiano ha distribuito i posti per tenersi vicina Adriana e mettermi accanto alla Pantogada, che infatti protesta subito.
Pepita Muchas gracias, asi no puede ser! Yo quiero estar entre el seor Anselmo y el seor Terencio.
Papiano Per cortesia l'esperimento di stasera pu riuscire solo se riusciamo a mantenere una certa disciplina. Prendetevi le mani, formate la catena.
Tutti eseguono.
Bisognerebbe prima di tutto spiegare al signor Meis, e alla signorina Pantogada il linguaggio... come si chiama?
Paleari Tiptologico. Un colpo vuol dire s.
Pepita Que golpe?
Papiano Colpi battuti sul tavolino o sulle seggiole o altrove... O anche fatti percepire per via di toccamenti.
Pepita Ah, nononono!
Balza in piedi.
Yo no quiero tocamentos.
Papiano Ma sar opera dello spirito di Max, signorina. Niente di male, si rassicuri.
Io Saranno semplici toccamenti tiptologici.
Paleari Allora: un colpo: s; due colpi: no; tre: buio; quattro: parlate; cinque: luce. Baster cos. E adesso concentriamoci...
Qualche attimo di concentrazione, poi la signorina Caporale comincia a parlare come in un leggero dormiveglia.
Caporale La catena. La catena va cambiata.
Paleari Abbiamo gi Max?
Caporale S. Ma stasera siamo in tanti...
Papiano Troppi! Io l'avevo detto! Mi sembra per che disposti cos stiamo benone...
Paleari Zitto! Sentiamo ci che vuole Max.
Caporale La catena non gli pare bene equilibrata... Il secondo alla mia sinistra...
Pepita Soy yo!
Caporale ... prenda il posto del secondo alla mia destra!
Paleari Adriana, tocca a te. Presto, vai al posto della signorina Pantogada.
Le due donne si scambiano di posto. La Caporale ha voluto favorire me e Adriana: nella catena qualcuno soddisfatto, qualcun altro freme. Solo il signor Anselmo completamente immerso in quello che considera un affascinante esperimento di comunicazione con il piano astrale.
Paleari Silenzio!
Il tavolino batte tre colpi. Buio!
Papiano va a spegnere il lanternino rosso. Dopo un attimo la Caporale caccia uno strillo acutissimo, che ci fa sobbalzare tutti quanti sulle seggiole.
Tutti Che succede? Luce! Luce!
Papiano riaccende il lanternino rosso. La signorina Caporale ha ricevuto un formidabile pugno sulla bocca: le sanguinano le gengive.
Caporale Un pugno... un pugno tremendo... qui...
Pepita Gracias, senores! Gracias! Aqui se dano cachetes!
Caporale Basta! Basta! Non voglio pi!
Paleari Ma no, ma no! Signorina Silvia, questo un fatto nuovo, stranissimo. Bisogna chiederne spiegazione.
Io A Max, naturalmente.
Paleari E a chi se no?
Io Gi, a chi?
Paleari Max violento! E come si spiega? Quando mai?
Papiano Io credo che lei, cara Silvia, abbia male interpretato i suggerimenti di Max nella disposizione della catena. Se tornassimo a prendere i posti di prima...
Io Domandiamo una spiegazione direttamente a Max. Se poi dovesse dimostrarsi ancora uno spirito... di poco spirito, lasceremo andare.
Papiano Domandiamo pure, io ci sto.
Caporale Ma non ci sto io, cos!
Papiano E lo dice a me? Se lei vuol lasciare andare...
Adriana Penso che sarebbe meglio.
Paleari Ecco la paurosa! Sono puerilit, perbacco! Scusi, lo dico anche a lei, Silvia! Sarebbe un peccato, via, proprio stasera che i fenomeni accennano a manifestarsi...
Io Con energia.
Paleari Appunto.
Adriana Io dico che meglio smettere.
Io Non abbia timori. Se il gioco diventer troppo pesante, lo faremo durar poco.
Papiano Seguiamo pure il consiglio del signor Meis, proviamo a domandare una spiegazione a Max. Seduti e riformate la catena.
Spegne il lanternino.
Paleari Max, Max Oliz... Ci sei? Un colpo, lieve, sul tavolino. C'! E come va, Max, che tu, tanto buono, tanto gentile, hai trattato cos malamente la signorina Silvia? Ce lo vuoi dire?
Due colpi secchi e sodi: no.
No. Non vuoi. Non insistiamo. Tu sei forse un po' alterato, eh, Max? Lo sento, ti conosco... Vorresti almeno dirci se la catena cos disposta va bene?
Io S!
Papiano Ma io non ho sentito nessun colpo.
Io Un colpetto... leggerissimo, qui sulla fronte... L'ho sentito io.
Papiano Ne proprio sicuro?
Io Eh, un po' alla volta sto diventando un bravo spiritista.
Paleari merito di Max! E ora, Max caro, vorresti dare un segno della tua benevolenza anche a noialtri?
Un arpeggio lieve sulle corde della chitarra.
Sentito? La chitarra? lui, Max...
Altri arpeggi.
Inconfondibile! La mano di un grande musicista!
Io Ma non suonava il piano? Dopo morto ha cambiato strumento?
La provenienza dei suoni sta mutando.
Paleari Zitto! Ascoltiamo... Il suono, arriva da quella parte...
Altro arpeggio dalla parte opposta della stanza.
Adesso di l... di qua... di l... di qua...
Io un vero suonatore ambulante.
Improvviso suono di sonagli, che si dirigono verso il punto in cui seduta la Caporale.
Paleari I sonagli... I sonagli!
Caporale Ma cosa succede? Soffoco! Qualcosa alla gola... qui... Mi stringe...
Continua il suono dei sonagli sempre dallo stesso punto.
No, questo no! Perch?... Maledetto... Ahi!
Adriana Io non resisto, fermate!
Io Luce! Accendete la luce!
Paleari Accendo io il lanternino.
Alla luce del lanternino rosso si scopre che qualcuno ha messo intorno al collo di Silvia Caporale il guinzaglio del cane con i sonagli... La signorina porta le due mani al collo, come se volesse strapparsi il guinzaglio.
Caporale Soffoco... Soffoco...
Mi affretto a liberarla dal guinzaglio.
Paleari Magnifico! Stupendo! Questo non s'era mai verificato.
Papiano Forse Max avr pensato che la signorina Silvia corre troppo e le avr voluto mettere il collare.
Adriana Non si tratta una persona in questo modo! una cosa vergognosa.
Va ad abbracciare Silvia, che nasconde il volto sul petto dell'amica.
Papiano Adrianuccia vuoi insegnare la buona creanza anche agli spiriti.
Io A lui, a lui avrei dovuto insegnare la buona creanza! Fermare questa buffonata ignobile, proteggere la Caporale che per me e per Adriana si era ribellata a Papiano. Ma io non pensavo pi a nulla, a nulla se non alla manina di Adriana, le cui dita nel buio avevo intrecciato alle mie... Tenevo a quella manina un lungo discorso, stringente e pur carezzevole, che essa, la mano, ascoltava tremante e abbandonata. E anch'io volevo andare avanti, pi avanti, come gli altri intorno, senza prevedere, come gli altri...
Paleari Spaventarsi per tanto poco e abbandonare una serata cos? Mai! Andiamo avanti.
Papiano Ai vostri posti! la catena!
Mentre si riforma la catena, Papiano spegne il lanternino.
Paleari Max, caro Max, ti siamo molto grati dei suoni di chitarra... Ci siamo divertiti allo scherzo che hai voluto fare a Silvia. Non se l' mica presa, sai? Adesso vedi se puoi farci qualche altra cosa... Non so... Un fenomeno di tuo gusto... Quello che ti pare...
Il lenzuolo comincia a riverberare luci fosforiche, come fuochi fatui.
Bello, bellissimo... Sono i fuochi fatui... Tu sei maestro, Max, nell'arte delle luci... Vai avanti, vai avanti cosi...
Dal lenzuolo, adesso gonfio come una vela, comincia a riverberare una luce biancastra che permette di intravedere qualcosa nel buio.
Pepita No!
Paleari Ha sentito qualcosa, signorina Pantogada?
Pepita Aqui, en la mejilla, una caricia...
Paleari Con la mano? Delicata, vero? Fredda, furtiva e delicata...
Pepita Juegos de manos, juegos de villanos.
Paleari Macch, Max se vuole sa essere gentile con le donne... Vediamo un po', Max potresti rifare la carezza alla signorina? Dolcemente...
Pepita reagisce ridendo.
Pepita Aquf est! Aqui est!
Paleari Che vuol dire?
Pepita Me acaricia! Me acaricia!
Io E un bacio Max?
Pepita No! No! Ah...
certo qualcuno che sta baciando Pepita. Io ne approfitto per portare alle labbra la mano di Adriana. Lei non resiste. Allora mi chino a cercare la bocca di lei e cos il primo bacio, lungo e muto, viene scambiato fra noi. Ma subito un gran colpo, un colpo formidabile, viene vibrato sul tavolo. Tutti si alzano, gridano, Papiano accende dei fiammiferi... Infine viene accesa anche la luce grande, mi copro l'occhio bendato per non venir offeso dall'improvviso chiarore.
Papiano Scipione! Scipione!
L'epilettico per terra, in mezzo alla stanza, e rantola stranamente. Papiano si precipita ad assisterlo.
Paleari A sedere! caduto in trance anche lui... Ecco, ecco... Il tavolino si muove, si solleva, si solleva... La levitazione... Bravo Max... Evviva!
E davvero il tavolino, senza che nessuno lo tocchi, si leva alto pi di un palmo dal suolo e poi ricade pesantemente. La Caporale livida, tremante, atterrita, si avvinghia a Adriana, altrettanto sconvolta.
Caporale Adriana, Adriana... Non capisco. Stasera stato tutto cos...
Pepita ne ha abbastanza e ha deciso di andarsene.
Pepita Todo esto no me gusta! No son cosas para mi! Juegos de manos, porcarias! No quiero tener nada que hacer con el espiritismo! Es una cosa asqueroza! Me marcho! Me marcho!
Se ne va in gran fretta.
Paleari No, qua... Venga qua... Venite tutti, non rompete la catena! Ora avremo il meglio! Max, Max!
Papiano Macch Max! Non vede che Scipione sta male?
Paleari Max buono... Non pu avergli fatto male, non stato Max!
Paleari si avvicina a Scipione e Papiano per constatare ci che successo.
Io Non stato Max, basta guardare il terrore sulla faccia di Papiano e della signorina Caporale per convincersene... Max lo hanno inventato loro per ingannare questo povero vecchio... Ma quale altra forza misteriosa ha agito allora sotto gli occhi miei e di tutti? Sento che in qualche modo la cosa riguarda proprio me...
Mi balena un dubbio, che nell'emozione del momento diventa quasi una certezza.
Sei tu? Sei lo sconosciuto che si affogato al mio posto nella gora della Stia? Sei l'essere umano senza volto, senza identit, al quale io ho rubato involontariamente il compianto del mondo? E magari, invece, volevi che il tuo gesto fosse conosciuto, che la tua triste fine si sapesse... Riparazione, espiazione, vendetta: perch l'hai fatto? Perch hai cercato la morte? Perch sei sepolto al posto mio nel cimitero di Miragno? Non me lo sono mai chiesto, non ho mai pensato a te: soltanto a me stesso. Perci mi hai seguito fin qui? Vuoi distruggere anche me, rivelando a tutti il mio segreto? Non farlo, proprio adesso che un bacio mi ha risvegliato nel cuore tante speranze. Non farlo, compagno invisibile. Abbi piet.
Intanto Papiano ha fatto rinvenire Scipione e lo ha accompagnato fuori. Anche la Caporale uscita, sorretta da Adriana. Mi viene accanto il signor Anselmo, ancora tutto eccitato.
Paleari Anche lei si emozionato tanto per la levitazione del tavolino? Ma un fenomeno cosi semplice, niente in confronto a quel po' po' di meraviglie cui ci ha fatto assistere stasera il buon Max.
Io Ma, signor Anselmo, non ha visto Scipione in mezzo alla camera, svenuto? Non ha pensato a che cosa stava facendo l?
Paleari Si vede che queste nostre sedute misteriose lo hanno incuriosito. Sar venuto a spiare, sar entrato furtivamente, e allora... paffete, acchiappato.
Io Acchiappato?
Paleari Ma certo. I fenomeni straordinari della media-nit traggono origine dalle nevrosi epilettica, catalettica e isterica. Max prende da tutti, sottrae anche a noi buona parte d'energia nervosa, e se ne vale per la produzione dei fenomeni. accertato. Non si sente anche lei come se le avessero rubato qualcosa?
Se ne va.
Io Se mi hanno rubato qualcosa? Mi sento io un ladro, altroch.
Rimasto solo, comincio a togliermi la benda intorno all'occhio. Mentre mi guardo allo specchio, mutato, senza l'occhio storto, con folti baffi e un principio di barba che mi fanno somigliare a un Mattia Pascal nobilitato, migliorato, appare lei.
Adriana Come sta bene, signor Adriano. L'occhio... e il pizzetto che s' fatto crescere... felice?
Imbarazzato le faccio cenno di s. Lei mi porge una busta.
Io Una lettera?
Adriana Sar la nota del dottor Ambrosini. Il servo vuol sapere se c' risposta
Io Subito. Adriana...
Adriana S?
Non so resistere al desiderio di abbracciarla.
Io Solo da quando l'ho baciata sento di vivere davvero un'altra vita...
Lei alza il viso, ma io non la bacio.
Adriana Perch?
Io Povera Adriana.
Adriana Perch? Non siamo felici?
Io S... s...
Adriana E allora perch povera?
La sciolgo dall'abbraccio.
Io Perch so tante cose per cui lei non pu essere contenta.
Adriana Cose che sa lei... per s... O qui, di casa mia?
Faccio un cenno per dire: qui, qui. Lei mi abbraccia di nuovo e appoggia il capo sulla mia spalla.
Io (Devo mentire. Come posso dirle che io non sono io? Che l'ho baciata con le labbra di un morto? Che sono Mattia Pascal e sono ammogliato? il colmo, questo, della persecuzione che una moglie pu esercitare sul marito: liberarsene lei, riconoscendolo morto nel cadavere di un povero annegato, e pesare ancora, dopo la morte, su di lui, addosso a lui, cos...)
Adriana Certo qui in casa ho poco di che rallegrarmi.
Io (Non so perch non mi rivelo, non mi dichiaro vivo, non dico tutta la verit... Basterebbero poche parole poche parole).
Adriana Adesso, per, con lei vicino...
Io Come? Ah, s... Vedr... Vedr che noi due insieme...
Lei si scioglie dolcemente dal mio abbraccio.
Adriana Non vuol pagare il dottor Ambrosini?
Lacero la busta e mi sforzo di assumere un tono scherzoso.
Io Seicento lire. Guardi un po', Adriana: la natura mi fa una delle sue solite stramberie. Per tanti anni mi condanna a portare un occhio disobbediente, io soffro dolori e prigionia per correggere lo sbaglio e ora per giunta mi tocca pagare seicento lire.
Intanto sto cercando i soldi nello stipetto a muro dove ho messo il denaro. Ma la chiave non gira nella serratura.
Adriana Forse il dottor Ambrosini non sarebbe contento se lei gli rispondesse di rivolgersi alla natura per il pagamento... Ma che succede?
Lo sportellino cede: era aperto.
Io Lo sportellino aperto. Possibile che l'abbia lasciato io cos? Ma qui qualcuno ha messo le mani... Il denaro tutto in disordine.
Adriana Lo conti... Lo conti...
Io Ma com' possibile? Dieci... Venti... Quaranta... Cinquantatre!
Adriana Quanti?
Io Dodicimila lire... Erano sessantacinque biglietti da mille, sono cinquantatre. Conti lei.
Adriana sgomenta, ha quasi un mancamento. La faccio sedere sulla poltrona. Guardo in giro per la stanza, nei cassetti, nel portafoglio niente.
Niente, neanche nel portafoglio.
Adriana Chiamo il babbo.
Io No! Aspetti! Non si agiti cos, per carit. Che c'entra lei? Mi lasci prima accertare... Io non posso, non voglio credere ancora a un furto. Dieci, venti, trenta...
Mi rimetto febbrilmente a contare il denaro, ma Adriana ha gi capito.
Adriana inutile; ladro, anche ladro. Tutto congegnato avanti... Ho sentito qualcosa nel buio, m'era nato il sospetto... Il fratello, durante quell'assurda seduta spiritica... Ma non potevo credere che arrivasse a questo. E come pensare che lei tenesse tanto denaro in casa?
Io Ma potevo mai supporre?...
Adriana si alza in piedi; decisa.
Adriana Adesso lei lo denuncer! Mi lasci, la prego, chiamare il babbo! Lei lo denuncer subito!
Io Adriana, lei non dir niente! Glielo impongo. Non dir niente a nessuno, capito? Vuole uno scandalo?
Adriana Voglio soltanto liberare la mia casa dall'ignominia di quell'uomo!
Io Ma lui negher. E allora, lei, tutti di casa, innanzi al giudice... non capisce?
Adriana Neghi, neghi pure. Noi per conto nostro abbiamo altro da dire contro di lui. Lei lo denunci, non abbia riguardi, non tema per noi... Ci far un bene, creda, un gran bene! Vendicher la povera sorella mia... Io voglio, voglio che lei lo denunci. E se non lo fa lei, lo far io!
Cerco in tutti i modi di placarla.
Io Si tranquillizzi, far come vuole lei. Non per me, per liberare la sua casa da quel miserabile. Ma prima si calmi, non pianga pi cos... E poi mi giuri, su quanto ha di pi caro al mondo, che per ora non parler a nessuno del furto... A nessuno!
Adriana Ma perch?
Io Voglio prima consultare un avvocato. Per le conseguenze, capisce, che n io n lei possiamo prevedere. Sapr tacere? Me lo giura?
Adriana esita, poi esce con passo risoluto.
Dodicimila lire! Poche! Poche! Possono levarmi tutto, levarmi perfino la camicia di dosso! Tutto, tutto!
Adesso sono tutti intorno a me: Silvia Caporale, il signor Anselmo, Adriana. E Papiano, sconvolto, tiene per la collottola il povero Scipione senza giacca, con le scarpe in mano, e gli assesta un calcio che gli fa attraversare tutta la scena.
Caporale dunque vero? Dodicimila lire?
Paleari Hanno forzato lo stipetto?
Papiano Se stato chi penso io... pagher.
Indica il fratello Scipione con il dito teso. Quel poveretto mi fa pena: vado verso di lui, gli tendo la mano, lo aiuto a rialzarsi. E cosa posso dire, a questo punto?
Io Ho ritrovato il denaro.
Adriana caccia un urlo e si copre il volto con le mani.
Adriana No!
Papiano Come?
Paleari Ritrovato?
Caporale Possibile?
Adriana No, no!
Vado verso Papiano, gli tendo la mano.
Io Mi scusi tanto. Lei, e tutti... Mi scusino.
Papiano, sbalordito, non osa quasi stringermi la mano.
Sono proprio dolente dello scompiglio, del grave dispiacere che, senza volerlo, ho cagionato.
Paleari Ma no, cio s, veramente... Ecco, era una cosa che... non poteva essere, perbacco! Felicissimo, signor Meis, proprio felicissimo che lei abbia ritrovato il suo denaro perch...
Adriana Ma se lei ha guardato, me presente, anche nel portafoglio. Se l, nello stipetto...
Io Ho cercato male, evidentemente. Tanto che poi ho ritrovato tutto. Chiedo anzi scusa a lei in special modo, signorina Adriana, che per la mia storditaggine...
Adriana No! No! No!
Rompe in singhiozzi e se ne va precipitosamente dalla sala.
Caporale Ma che uomo lei, signor Adriano? Capace di dire una cosa per l'altra in una faccenda come questa?
Io Quanto a menzogne, non sarei l'unico qui dentro. Compresi lei e il suo amico.
Caporale Di quale amico sta parlando? Io non ho amici.
Io Di Max, naturalmente.
Paleari Che c'entra il povero Max, adesso?
Io Ha ragione, non c'entra. Mi sono lasciato trasportare.
Caporale Con me s: non sono bella, non sono buona e dunque se gli uomini con me si mostrano cattivi, un'ombra di scusa possono averla. Ma Adriana, perch farla soffrire cos?
Io Soffrire? Se ormai...
Caporale Ormai niente. Adriana non crede che lei abbia ritrovato il denaro.
Io Via, signorina Silvia: dodicimila lire non sono una bazzecola. Le pare che io potrei sacrificare, per non so quale motivo, una somma simile?
Caporale Forse Adriana crede che lei possa avere qualche ragione per...
Io Ma no, ma no! Fossero trenta, quaranta lire, eh via! Non ho di queste idee generose, creda pure... Che diamine! Ci vorrebbe un eroe.
Caporale O un pazzo. Oppure un uomo che non degno, no, di vivere in mezzo alla gente... Non degno, non degno...
Mi volta le spalle e se ne va anche lei.
Papiano Io non ho potuto, creda, neanche dire di no... Quando mi hanno... qua, preso in mezzo... Mi sono precipitato su mio fratello che... nella sua incoscienza, malato com', irresponsabile... Chi sa! Si poteva immaginare che... Mi son veduto costretto a spogliarlo, a frugargli addosso... Una scena selvaggia! Dappertutto, negli abiti, fin nelle scarpe... E lui, ah!
Il pianto gli fa impeto alla gola.
Dovevo... Dovevo andarmene... Anzi, tutto questo accaduto perch io... cos, innocentemente, avevo annunciato che volevo andarmene, per via di mio fratello che non si pu pi tenere in casa... Il marchese anzi mi ha dato... L'ho qua... una lettera per il direttore di una casa di salute a Napoli... E mia cognata allora che ha per lei... meritatamente, tanto... tanto riguardo... saltata su. A me questo! Al proprio cognato! L'ha detto in faccia a me, forse perch io, miserabile ma onorato, debbo ancora restituire qua, a mio suocero, la dote della sua disgraziata figliola.
Paleari Ma che vai pensando, adesso!
Papiano No! Io ci penso! Ci penso sempre, non dubitate. E se me ne vado... Povero, povero, povero Scipione!
Piangendo abbraccia il fratello.
Paleari E che c'entra pi, adesso?
incredibile, ma Papiano piange davvero. Si rivolge ancora a me.
Papiano Vede? Con questo pianto io mi prostro, mi inginocchio quasi ai suoi piedi, lei lo capisce... di lei, che ha scoperto di avere ritrovato il denaro proprio nel punto in cui io accusavo... o almeno lasciavo intendere...
Io Io capisco che in questo suo rimorso verso suo fratello lei sincero. Ma se io avessi fatto male i conti? Se scoprissi che quel denaro mi manca davvero?
Papiano Adesso, perch mi vede cos?
pronto a rivoltarmisi contro.
Avrebbe fatto davvero male i suoi conti se si lasciasse ingannare dal mio avvilimento, signor Meis. Del resto...
Io Del resto?
Papiano mi indica Scipione.
Gi. Io non ho salvato che Scipione, lei dice... il quale, in fin dei conti, ove io lo avessi davvero denunciato, non avrebbe forse avuto a patir nulla, data la sua infermit...
Papiano Povero, povero fratello mio!
I due Papiano escono abbracciati. Al signor Anselmo non resta che rivolgermi l'ultimo granellino di lanterninosofia.
Paleari Eh, signor Meis, sono momenti di gran buio, di gran confusione... In ogni et della storia si suole stabilire fra gli uomini un certo accordo di sentimenti che d luce e colore a quei lanternoni che sono i grandi termini astratti: Verit, Virt, Bellezza, Onore... Ma ci sono, nella storia, certe fiere ventate che spengono d'un tratto tutti quei lanternoni. Nell'improvviso buio, allora, indescrivibile lo scompiglio dei singoli lanternini: chi va di qua, chi di l, s'aggruppano a caso ma non possono trovare un accordo. Noi, signor Meis, ci troviamo adesso in uno di questi momenti. Tutti i lanternoni spenti, gran buio e gran confusione. Io, lei, tutti vaghiamo a tentoni. Chi sa dove stiamo andando?
Se ne va scuotendo la testa. Mi guardo in giro: come se volessi imprimermi bene nella memoria la scena della mia seconda vita. Che potrei fare ancora in questa casa? Prendo il mio largo cappello da filosofo tedesco e mi avvio per andarmene. Sull'uscio incontro Adriana: ha gli occhi di pianto in un volto fermo e quasi duro.
Io Signorina Adriana, sto andando via. Eppure le assicuro che sparire cos, senza una spiegazione... Capisco che le sar apparso inconseguente e crudele. Perfino Papiano, il ladro, le sar apparso pi conseguente e meno crudele di me. Ma se lei avesse accolto la mia preghiera di starsene zitta...
Mi folgora con lo sguardo.
S, certo: lei credeva di far bene. Anzi, ha fatto bene senz'altro. Meglio cos. Cosa resta da dire? Non trovo le parole. E anche se le trovassi, sono troppo abituato a tenere le cose dentro di me, a vivere come se fossi due persone... Lei non pu capire, io non posso spiegare e quindi... Addio, addio, mammina.
Faccio un gesto, come per accarezzarla, ma non oso e me ne vado quasi di corsa. Mi ritrovo tutto affannato sul Ponte Margherita a guardare con occhi sbarrati il fiume nero nella notte.
S, la scena proprio questa. Va benissimo cos. Il ponte Margherita, di notte, con il fiume nero che scorre di sotto. Nessuno che passa. Il buio pronto a inghiottirmi. Qui si consumer l'ultimo atto della mia esistenza: che cos'altro mi resta da fare? Posso agire con calma, con metodo: ho tanto di quel tempo... Mi tolgo il cappello... la finanziera... le scarpe... Sar roba di un minuto. Del resto come se sapessi tutto, l'esperienza l'ho gi fatta. Vedo i giornali: ... il corpo dell'annegato stato riconosciuto per quello di Adriano Meis, torinese, pensionante presso la famiglia del cavalier Anselmo Paleari, caposezione al Ministero della pubblica istruzione, ora a riposo... Si ignorano le ragioni che hanno spinto il poveretto al triste passo. Le ragioni? Mi sono aggirato due anni come un'ombra in un'illusione di vita oltre la morte... Un'ombra e ciascuno pu passarci sopra, schiacciarmi la testa, schiacciarmi il cuore... e io, zitto... e l'ombra, zitta. Aveva un cuore, quell'ombra, e non poteva amare. Aveva denari, quell'ombra, e ciascuno poteva rubarglieli. L'ombra di un morto, ecco la mia vita. E ora sono costretto, forzato, trascinato per i capelli a eseguire la condanna su me stesso...
Mi alzo in piedi sul parapetto, quando dallo strappo nel cielo comincia a piovere su di me la luce che trasforma Oreste in Amleto.
Ma la condanna di chi? Di mia moglie e di mia suocera, che mi hanno voluto e riconosciuto morto mentre io non avrei mai pensato a simulare un suicidio per liberarmi di loro. O sbaglio?
riapparso, accanto a me, il fedele don Eligio.
E adesso chi sto per uccidere io? Un morto! Nessuno! Certo in via Ripetta non posso tornare, certo Adriano Meis prima sparisce e meglio ... E se suicidassimo lui?
Ma s, ma s: come mia moglie e mia suocera, l nella gora del mulino, Mattia Pascal, io ora qui Adriano Meis... Una volta per uno!
Salto gi dal parapetto, don Eligio mi aiuta a rimettermi la finanziera e mi porge le scarpe.
Non c' da aver piet per Adriano Meis! Vile, bugiardo, miserabile... Falso tutto come il suo nome: cervello di stoppa, cuore di cartapesta, vene di gomma, acqua tinta al posto del sangue... Buttiamolo nel fiume questo triste fantoccio odioso, annegato come Mattia Pascal. Una volta per uno! Cos quest'ombra di vita, sorta da una menzogna macabra, si chiuder degnamente con un'altra menzogna macabra. Adriana soffrir? Forse... Ma in questo modo le do anche una grande soddisfazione per il male che le ho fatto! Se io per te non potevo essere vivo, Adriana, meglio che tu mi sappia morto. Morte le labbra che colsero quel bacio sulla tua bocca. Povera Adriana... Dimentica, dimentica! Qua il cappello... Mettiamolo sul parapetto... Un pezzo di carta, un lapis...
Me li porge don Eligio.
Ci scrivo il nome di quell'altro, cos... Adriano Meis... l'indirizzo di via Ripetta e la data di oggi... Baster a far capire ogni cosa.
Infilo il biglietto nel nastro del cappello, ripiegato e lo poso sul parapetto.
Non le sembra di aver sentito il tonfo, don Eligio, gi nell'acqua torbida del fiume? Con questo, lui morto. Adriano Meis non c' pi. Io ritorno me stesso, sono quello di prima...
Mi venuta l'idea che sono Mattia Pascal. Don Eligio annuisce vigorosamente, mi incoraggia a tornare me stesso.
Sono Mattia Pascal! Sono Mattia Pascal! E arrivo dall'altro mondo!
Ed ecco qua, bloccate come in una fotografia dal mio annuncio gridato, pallide, esterrefatte, la vedova Pescatore e Romilda. Ma un attimo dopo compare anche Mino Pomino, in giacca da casa e pantofole, e si blocca in un atteggiamento analogo. Che fa Pomino in casa con le due donne? E Romilda ha il busto slacciato e in braccio un poppante. La vedova Pescatore caccia un urlo esagerato e fuori tempo.
Zitta! Mi prendi davvero per un fantasma?
Pescatore Vivo?
Io Vivo, vivo! Ti era piaciuto riconoscermi morto l nella gora?
Pescatore Non eri tu?
Io Crepa, megera. Io sono vivo.
Romilda ha un mancamento. Pomino accorre a sorreggerla.
Pomino Per carit... la piccina... Ho paura... il latte... Lo afferro per un braccio.
Io Chi questa piccina?
Pomino Mia figlia.
Pescatore Si sono sposati un anno fa. Mentre tu eri morto.
Romilda sviene fra le braccia di Pomino, io sono pronto a raccogliere la piccina e resto cos con quel fagottino in braccio. Mi viene la curiosit di guardarla.
Pomino L'aceto, presto! I sali!
La vedova Pescatore corre a prendere le boccette. Io intanto mi adagio la bambina sul petto e comincio a batterle pian pianino una mano sulle spallucce e a dondolarla passeggiando. E subito la vecchia, rientrata con i sali, mi attribuisce chiss quali intenzioni.
Pescatore La piccina! Che vuoi farne?
Io Me la mangio. Che faccio? L'avete buttata in braccio a me, ora lasciatemela stare. E poi voglio parlare con mia moglie.
Pomino Ma svenuta.
Io La faremo rinvenire.
Pomino Senti, Mattia, non potresti parlare con me?
Io No! Con lei devo parlare. Tu qua non rappresenti pi niente!
Pomino Come? Io?
Io Il secondo matrimonio diventa nullo alla ricomparsa del primo coniuge. Lo dice la legge.
Pomino Ma che legge questa? una legge turca!
La Pescatore mi si avventa addosso con i pugni alzati.
Pescatore Ah, maledetto! Maledetto!
Non posso respingerla con le mani, che sorreggono la bambina, perci le assesto quasi un calcio.
Io Se avete da strillare, strillate con lui. lui vostro genero, io non vi conosco.
Mi chino verso Romilda, che piange disperatamente, e le porgo la figliola.
Su, tieni la piccola... Perch piangi? Piangi perch sono vivo? Mi volevi morto? Guardami... su, guardami in faccia! Vivo o morto?
Romilda Ma tu... tu... Dove sei stato? Che hai fatto?
Io Lo domandi a me che ho fatto? Tu hai ripreso marito... quello scemo l... Tu hai messo al mondo una figliola, e hai il coraggio di domandare a me che ho fatto?
La Pescatore tenta un altro assalto.
Pescatore Ah, cane! Ah, vigliacco! Ti ammazzo io con queste mani!
Pomino cerca di mettersi in mezzo.
Pomino No, no, Marianna. Calmatevi, per l'amore di Dio.
Pescatore Ma sta' zitto, tu, melenso, balordo, buono a niente, che non sai fare la tua parte di uomo... Imbecille che ti farai strappare tua moglie e tua figlia dal primo cadavere a spasso...
E se ne va. Lo sfogo della vedova contro Pomino mi mette una grande ilarit.
Io Basta, basta cos! Vedo che in questa casa hai proprio occupato il posto che tenevo io... e con che cuore potrei portartelo via?
Pomino Allora, tu...?
Io Aspetta. Che fretta c'? Dammi il tempo di guardare nostra moglie...
Giro intorno a Romilda, che intanto ha consegnato alla madre la bambina da portar fuori. La osservo bene. Si fatta pi bella.
Posso? Non c' niente di male. Sono marito anch'io, Pomino, anzi prima e pi di te. Non ti vergognare, via, Romilda! Guarda, guarda come smania Mino... Ma che vi posso fare se non sono morto davvero?
Pomino Cos non possibile?!
Io S'inquieta, lo vedi Romilda? No, via, calmati, Mino... solo, aspetta... con permesso.
Mi accosto a Romilda e le d un bacio.
Pomino Romilda!
Io Geloso di me? Va l! Ho diritto alla precedenza... E adesso lei, s, mi pare un sogno, mi pare quella di prima che ci sposassimo. ridiventata una bellezza... Ricordi, eh, Romilda? Portami via, portami via... Perch non l'ho fatto? Ti rimetti a piangere? Su, smettila... puoi guastarti il latte e far male alla tua piccina... Io ora sono vivo e voglio stare allegro. Allegro! come diceva un certo ubriaco amico mio. Allegro, Pomino!
rientrata la vedova.
Pescatore Ti venisse un accidente in questo stesso momento!
Io Mi credete davvero cosi pazzo da ridiventar vostro genero? Ah, povero Pomino. Scusami, sai, se ti ho dato dello scemo. Ma anche tua suocera, vero? Non ti tratta con i guanti. E prima ancora me l'aveva detto Romilda, nostra moglie, che le parevi imbecille, brutto, insipido, e non so che altro. vero, Romilda? Di' la verit...
Romilda Sei tornato per metterci tutti alla tortura?
Io Sono tornato perch questa morte apparente, credetemi, era una morte vera. E cosi Romilda, abbiamo fatto pari e patta: io ho un figlio, che per tutti figlio di Malagna, e tu adesso hai una figlia che veramente figlia di Pomino. Se Dio vuole, li mariteremo insieme un giorno. Quanto alla vostra pace familiare, tenetevela. Io davvero non ci tengo pi. Dico bene, doppia suocera?
Pomino E tu rimarresti qua, a Miragno?
Io Sicuro. E verr qualche sera a prendermi in casa vostra una tazza di caff.
Pescatore Questo no!
Romilda Ma se scherza...
Io Vedi, Romilda? Hanno paura che riprendiamo a fare all'amore... Sarebbe davvero carina! No, no: non tormentiamo Pomino. Vuol dire che se lui non mi vuole pi in casa, mi metter a passeggiare gi per la strada, sotto le tue finestre. Va bene? E ti far tante belle serenate.
Pomino Sta di fatto che lei, con te qua vivo, non sar pi mia moglie.
Io Ma credi davvero che verr a darti fastidio se Romilda non vuole? Deve dirlo lei.
Pomino Ma io dico di fronte alla legge!
Io Oh, insomma. Volevo vendicarmi e non mi vendico: ti lascio la moglie, ti lascio in pace, e non ti contenti? Su, Romilda, andiamocene via noi due! Ti propongo un bel viaggio di nozze! Ci divertiremo! Perch l'alternativa che mi offre il tuo Pomino semplice: andarmi a buttare per davvero nella gora della Stia.
Pomino Non pretendo tanto. Ma vattene, almeno! Vattene subito lontano senza farti vedere da nessuno!
Io Morto di nuovo? Lontano dal mio paese? Tu scherzi, Pomino caro. Va' l: fai il marito in pace, senza soggezione... Il tuo matrimonio, comunque sia, s' celebrato. Tutti approveranno, considerando che c' di mezzo una creaturina. Ti prometto e ti giuro che non verr mai a importunarti, neanche per una miserabile tazza di caff, neanche per godere del dolce spettacolo della vostra felicit edificata sulla mia morte. Ingrati! Scommetto che nessuno di voi andato a posare una corona di fiori sulla mia tomba, l nel camposanto.
Pomino Ti va di scherzare.
Io Sepolto l c' davvero il cadavere di un uomo e non si scherza. Ci sei stato?
Pomino Non ne ho avuto il coraggio.
Io Ma di prendermi la moglie, s... E tu, Romilda, avrai avuto troppo da fare, fra nozze e battesimi, per andare al camposanto... Vero?
Romilda Non volevo pensarci pi.
Io Bravissimi tutti. Vuoi dire che ci andr io domani per portarmi una corona... Di', c' almeno una lapide sulla fossa?
Pomino S, a spese del Municipio. L'iscrizione l'ho dettata io.
Io Mi hai pianto poco, eh, vedovella... Poco o niente addirittura? Di' su, possibile che io non debba sentire la tua voce? Guarda, gi notte avanzata... Appena spunta il giorno, io andr via e sar come se non ci fossimo mai conosciuti... Approfittiamo di queste poche ore... Su, dimmi.
Romilda si stringe nelle spalle, guarda Pomino, sorride nervosamente. Poi, riabbassando gli occhi e guardandosi le mani, mormora poche parole.
Romilda Che posso dire? Ho pianto, certo...
Pescatore E non te lo meritavi!
Io Zitta l, doppia suocera. E andate a preparare il caff.
Stranamente la vedova Pescatore mi obbedisce e scivola fuori. Forse vuole ingraziarmi perch non diventi pericoloso.
Romilda Siamo rimaste assai male, Mattia. E se non fosse stato per lui...
Io Bravo Pomino! Ma quella canaglia di Malagna, niente.
Romilda Niente. Pomino ha fatto tutto lui.
Io Beh, questa certo stata una bella cosa... Dal vostro punto di vista, voglio dire.
Pomino Ma tu, in questi anni, cos'hai fatto?
Io Se te lo raccontassi, guarda... Ma poi cos'ho fatto? Ho viaggiato, ho vissuto a Roma... Non mi sono per niente divertito.
Entra la Pescatore con i caff. Romilda mi porge la tazzina.
Romilda Tu, al solito, senza zucchero, vero?
Che cosa legge in quest'attimo nei miei occhi? Abbasso subito lo sguardo. Nella livida luce dell'alba che sta nascendo, sento stringermi la gola da un pianto inatteso. Romilda mi mette una mano sulla spalla. Pomino trasalisce. Con tutta la naturalezza di cui sono capace, faccio scivolare quella mano alzandomi in piedi. Bevo il caff accanto alla finestra, poi mi volto verso Pomino.
Io Pomino...
Pomino S?
Io La valigia... Posso lasciarla in casa tua finch non trovo un alloggio?
Pomino Ma s, ma s... Non preoccuparti,
Io Oh, tanto vuota, sai? A proposito, Romilda, avresti ancora, per caso, qualcosa di mio... Abiti, biancheria?
Romilda No, nulla. Capirai... Dopo la disgrazia...
Pomino Chi poteva immaginarselo...
Ma giurerei che ha al collo un mio antico fazzoletto di seta.
Io Eh, gi... Ma adesso giorno, il giorno della mia resurrezione. l'ora di ripresentarmi al mondo.
Sono per la strada, guardo la gente che passa.
E ora dove vado? Mi conviene mettermi in mostra.
Mi sento osservato.
Guarda quel forestiero l! Se avesse l'occhio storto somiglierebbe a Mattia Pascal... Ma lui! lui! Vivo! Da dove vieni? Dall'altro mondo. E che hai fatto? Il morto. Che strano! Mi accorgo di essere cresciuto a un tratto nella stima dei miei concittadini.
Come sempre don Eligio accanto a me.
Don Eligio... ora che la storia scritta e che lei conserver il segreto su tutto, che frutto possiamo cavarne? Intanto questo, lei dice: che fuori della legge e fuori di quelle particolarit, liete o tristi che siano, per cui noi siamo noi, non possibile vivere... Ma io potrei risponderle che non sono affatto rientrato nella legge n nelle mie particolarit: mia moglie moglie di Pomino, e io non saprei proprio dire ch'io mai sia...
Con una corona in mano, mi avvio al mesto pellegrinaggio sulla mia tomba. Adesso tutti stanno scomparendo e ci sono soltanto io, davanti alla lapide, e leggo l'iscrizione.
Io Colpito da avversi fati
Mattia Pascal
Bibliotecario cuor generoso
anima aperta
qui volontario
riposa
la piet dei concittadini
questa lapide colloc.
Depongo la corona e sosto in meditazione di fronte al mistero della morte mia, dello sconosciuto affogato nella gora e di tutti. Qualcuno mi interpella all'improvviso.
Voce Ma voi, insomma, si pu sapere chi siete?
Io Eh, caro mio. Io sono... Il fu Mattia Pascal!
Sono tornato me stesso. Ma come se stessero cadendomi addosso tutti gli anni che ho scelto di passare qui dentro, nel chiuso di questa biblioteca. Quasi appoggiandomi a don Eligio, mi avvio al tavolino dove sedeva sempre il signor Romitelli, mi infilo un paio di occhiali. Don Eligio tira fuori dal cassetto il Dizionario storico, me lo porge e torna al suo lavoro di tutti i giorni.
Birnbaum Giovanni Abramo... Birnbaum Giovanni Abramo fece stampare... Birnbaum Giovanni Abramo fece stampare... Birnbaum Giovanni Abramo fece stampare a Lipsia nel 1738... A Lipsia nel 1738... Un opuscolo in ottavo... In ottavo...
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