Il furfantello dell’ovest

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IL FURFANTELLO DELL’OVEST

Dramma in tre atti di

JOHN MILLINGTON SYNGE

Versione italiana di Carlo Linati

                                   

PERSONAGGI

CHRISTOPHER MAHON

IL VECCHIO MAHON, suo padre, incettatore di terreni

MI­CHELE JAMES FLAHERTY, oste

MARGHERITA FLA­HERTY (detta Pegeen Mike), sua figlia

SHAWN KEOGH, suo cugino, giovine fìttaiolo

LA VEDOVA QUIN, donna sui trenta

PHILLY CULLEN e JIMMY FARRELL, piccoli fittaioli

SARA TANSEY, SU­SANNA BRADY e ONORINA BLAKE, ragazze del paese

ALCUNI CONTADINI.

L'azione ha luogo nelle vici­nanze di un villaggio, sopra una costiera selvaggia della provincia di Mayo, in Irlanda. Il primo atto avviene in una sera d'autunno, gli altri due durante i giorni seguenti.

Commedia formattata da

ATTO PRIMO

L'interno di una rozza e sucida osteria irlandese.

A destra un ban­co con una scansia dietro, sopra la qua­le stanno boccali e bottiglie. Presso al banco de' barili voti. Nel fondo un po' a sinistra del banco, una porta che dà all’aperto: più a si­nistra ancora, una panca con spalliera e sopra quella un'al­tra scansia con de­gli altri boccali, e una tavola sotto la finestra. A sinistra un largo camino dove è accesa della torba: un piccolo uscio che mette nella stanza attigua.

 (Pegeen, figura rustica ma leggiadra di contadina sui vent'anni, sta scrivendo alla tavola).

Pegeen                          - (a bassa voce, scrivendo) Sei « jarde » di stoffa gialla per fare un vestito. Un paio di stivaletti con le stringhe, i tacchi un po' altini e gli occhielli in rame. Un cappello che sia adatto per un giorno di nozze. Un pettine fine. Il tutto da spedirsi al signor Michele James Flaherty insieme a tre barili di « porter », col barroccio di Jimmy Parrei, la sera del prossimo mercato. Compli­menti e saluti. Margherita Flaherty.

Shawn Keogh               - (giovinotto biondo e grasso entra nel momento ch'ella sta firmando il biglietto, e poiché la scorge sola, si guarda intorno con aria scimunita) Dov'è lui?

Pegeen                          - (senza badargli) A momenti tornerà. (Scrive l'indirizzo sulla busta) Al signor Sheamus Mulroy, ne­goziante in vini e liquori, Castlebar.

Shawn                           - (inquieto) Non l'ho visto per strada.

Pegeen                          - E come volevi vederlo? (Bagna il franco­bollo e lo attacca sulla busta) Già da mezz'ora fa notte buia.

 Shawn                          - (volgendosi ancora verso la porta) E' un bel po' che son là fuori, e non mi sapevo decidere se dovessi passar oltre o entrar a salutarti, Pegeen Mike. (Va al foco). Sentivo le vacche che fiatavano, che sospiravano nel silenzio della notte, ma non un passo d'anima viva sul tratto di qui sino al ponte.

Pegeen                          - (infilando la lettera nella busta) E' andato là sulla traversa ad incontrare Philly Cullen e due altri che han da recarsi con lui alla veglia funebre di Kate Kassidy.

Shawn                           - (fissandola con un'aria stordita) E ha da fare tutta quella strada con questo buio?

Pegeen                          - (spazientita) Già, e intanto lascia qui me sola sul cocuzzolo di questa collina. (Prende la lettera e la pone sul banco, poi si mette a caricare la pendola) Come non fossero già lunghe abbastanza le notti, per lasciar qui una povera ragazza, in compagnia soltanto di ae medesima, a contar le ore fino all'alba!

Shawn                           - (con aria goffamente galante) Se così è, ras­sicurati, Pegeen, che tra poco, quando saremo marito e moglie, non avrai più da lamentarti perché io nonce l'ho l'uzzolo d'andare a zonzo la notte, e spacchiarla alle veglie e alle nozze.

Pegeen                          - (burlandolo con aria sarcastica) Ma sei pro­prio sicuro, Shaneen, ch'io ti sposerò?

Shawn                           - Come? Non stiamo pigliando gli ultimi accordi? Ora non s'aspetta che la dispensa che deve venir dai vescovi e dalla Curia di Roma.

Pegeen                          - (guardandolo con aria sprezzante mentre si rimette a risciacquare i bicchieri all’acquaio) C'è da stupirsi, sai, Shaneen, che Sua Santità faccia caso a quelli come te. Già, s'io fossi ne' suoi panni, mica vorrei avere a che fare con questo villaggio, dove non ci in­contri che Red Lihanam che ha un occhio sguercio, o Patcheen che è zoppo da un calcagno, o i matti Mulrannies che furono espulsi dalla California perché gli ha dato di volta il cervello... Bella razza di gente siamo noi per andare a scomodare il Santo Padre sulla sua sedia consacrata!

Shawn                           - (scandolezzato) Ebbene, se così è, non siamo peggiori in questo villaggio che in un altro, e itempi non sono peggiori adesso che prima.

Pegeen                          - (con aria di scherno) Sì eh?... E, dimmi un po', dove lo trovi uno come Daneeri Sullivan che ha sgangherato l'occhio a un poliziotto? o Marcus Quin, pace all'anima sua, che s'è buscato sei mesi di gattabuia per aver storpiato delle pecore? Una così grande auto­rità, vedi, nel raccontare le storie della Santa Irlanda che le vecchie quando stavano a udirlo sempre finivan a versargli gran lacrime sui piedi. Gentaccia come quella, di', dove la trovi?

Shawn                           - (timidamente) Meglio se non se ne trova, perché (appoggiando sulle parole) al Padre Reilly garba poco che una tal razza di gente faccia la ruota alle ragazze, e parli con loro.

Pegeen                          - (spazientita, gittando fuori della porta l'ac­qua del catino) E non seccarmi più col tuo Padre Reilly! (Contraffacendo la sua voce) Ti domando sol­tanto come farò a passare queste dodici ore di buio senza crepare dal batticuore... (guarda fuori dalla finestra).

Shawn                           - (timidamente) Vuoi che ti vada a chia­mare la vedova Quin?

Pegeen                          - Non so che farmene di quell'ammazzatrice. No, non ci andrai.

Shawn                           - (accostandosi a lei con un fare conciliante) Eh, bene, vedrai che il padrone quando ti saprà così adirata, starà qui lui a farti compagnia... Già di fuori fa un buio indiavolato... E poi, poco fa, laggiù, nel ginestreto mi è sembrato di sentire uno che si lamen­tava come un cane arrabbiato. Mica hai tutti i torti ad aver paura, Pegeen.

Pegeen                          - (volgendosi brusca) Che dici? E' un uomo che hai veduto?

Shawn                           - (ritirandosi) No, visto non ho visto nes­suno. Ma ho sentito uno che si lamentava da spezzarsi il cuore... A sentirlo parlare pareva giovine...

Pegeen                          - (andandogli dietro) E non ti sei accostato per vedere s'era ferito, cos'avesse?

Shawn                           - No, Pegeen Mike, il luogo era troppo buio, deserto.

Pegeen                          - Bel coraggioso che sei! E se domattina trovano il suo cadavere in mezzo all'erba, che dirai alle guardie, che dirai al Giudice di Pace?

Shawn                           - (atterrito) Non ci pensavo, Pegeen... Ma, per amor di Dio, non andare attorno a dire che ti ho parlato di questo: non dirlo nemmeno alla gente che arriverà tra poco... Che se udissero una tale storia ne farebbero un gran cianciare stasera, alla veglia di Kate Kassidy.

Pegeen                          - Chissà... Forse non lo dirò e forse sì.

Shawn                           - Eccoli che vengono... Sono all'uscio. Stai zitta, per carità.

Pegeen                          - E zitto te. (Ella va al banco. Michele James, tipo d'oste grasso e gioviale, entra seguito da Philly Cullen, magro e furbacchione, e da Jimmy Farrell, cor­pacciuto e galante. Uomini intorno ai quarantacinque anni).

Gli Uomini                    - (insieme) Dio vi benedica! La benedi­zione di Dio su questa casa.

Pegeen                          - Dio benedica pure voi.

Michele                         - (agli uomini che s'avviano verso il banco) Adesso sedete e riposatevi (Scorge Shawn seduto ac­canto al fuoco) To', Shawn Keogh! Come mai da que­ste parti? Ci vieni anche tu a sborniarti alla veglia di tate Kassidy?

Shawn                           - No, Michele James, ora vo a casa per la via più corta e mi caccio a letto.

 Pegeen                         - (parlando dal banco) E non hai vergogna, Michele James, star fuori tutta la notte e lasciarmi qui sola in bottega?

Michele                         - (di buon umore) Bene, e che male c'è se sto fuori tutta la notte o una parte soltanto? Sei un bel tipo tu a pretendere ch'io abbia a ripassare dal Campo delle Femmine Morte, dopo averne bevuto un sorso.

Pegeen                          - Se sono un bel tipo, tu sei un bel balordo a lasciarmi qui sola queste dodici ore di buio, a bruciar torba, coi cani che abbaiano intorno e i vitelli che mu­golano e io che batto i denti dalla paura.

Jimmy                           - (galante) Ma chi mai oserebbe torcere un capello a una ragazza così baldanzosa come voi che sa­prebbe spaccar la zucca ai due primi malcapitati?

Pegeen                          - (eccitandosi) E quei mietitori che hanno la lingua paonazza dal gran bere, e quei dieci calderai accampati di là, nella vallata di levante, e tutta quella soldataglia. Dio la fulmini, che non fa che andare a zonzo pel paese, quelli non li contate per nulla? Ce n'è 'd'avanzo per tirarmi addosso i peggio malanni. Sola qui non ci sto più, ecco. Lui faccia quello che vuole.

Michele                         - Se hai tanta paura, può stare qui Shawn Keogh a farti compagnia. Mi par proprio la Provvidenza che te lo manda. (Tutti si volgono verso Shawn).

Shawn                           - (orribilmente confuso) Lo vorrei... sarebbe piacer mio, Michele James, ma ho paura del Padre Reilly... Ma che direbbe Sua Santità, ma che direbbero i Cardinali di Roma se venissero a,sapere che ho com­messo una cosa simile?

Michele                         - (con scherno) Oh, Dio t'aiuti! E non ti garba, grullo che sei, startene qui seduto al foco, con tanto di luce accesa, e lei che sfaccenda per la stanza?... Tu l'hai da fare, Shawn Keogh, tanto più che ho sen­tito dire che quassù, nel fossato, c'è uno che sta im­pazzando o fors'anco tirando le cuoia... Per modo che ella sarà più al sicuro se c'è qualcuno qui con lei.

Shawn                           - (piagnucolando dalla disperazione) Vi dico che ho paura del Padre Reilly!... Non tentatemi, Michele James, non tentatemi adesso che sto per sposarmi.

Philly                             - (con freddo disprezzo) Rinchiudilo nell'altra stanza. Là, almeno, non avrà più peccati da con­fessare al prete.

Michele                         - (a Shawn, mettendosi fra lui e la porta) Avanti, dunque.

Shawn                           - (gridando a tutta forza) Non mi trattenete, Michele James... Lasciatemi, lasciatemi uscire, per amor di Dio Onnipotente! (Cerca di sfuggirgli oltre, sgattaio­lando) Lasciatemi uscire di qua e che Dio vi conceda la sua santa indulgenza nell'ora della sventura.

Michele                         - (forte) Basta con le ciance. Mettiti a se­dere al foco. (Gli dà un ruzzone, poi va al banco ridendo).

Shawn                           - (ritornando indietro e torcendosi le mani dalla disperazione) O Padre Reilly, e voi, Santi del Para­diso, dove mi nasconderò adesso?... O San Giuseppe, San Patrizio, Santa Brigida, San Giacomo, abbiate pietà di me!... (Si volge verso la porta: la vede aperta e fa per sgattaiolare verso quella, ma Michele lo agguanta per la giacca).

Michele                         - Ah, vuoi svignartela eh?

Shawn                           - (strillando) Lasciatemi andare, Michele James, lasciatemi andare, scomunicato che siete, o chia­merò su di voi le maledizioni dei preti e dei vescovi della Curia di Roma vestiti di rosso. (Con una mossa subitanea scivola fuori dalla giacca, infila la porta e scompare lasciando la giacca nelle mani di Michele James).

Michele                         - (volgendosi e levando in alto la giacca) Ecco la giacca di un cristiano!... Oggi è giorno di gloria nel solitario Occidente, e, a Dio piacendo, Pegeen, ti ho procurato un marito ammodo, e non ci gara bisogno che tu lo tenga d'occhio anche se avrai qui di molte ragazze a ripulire i campi.

Pegeen                          - (prendendo le difese di ciò che le appartiene) Con che diritto ti fai gioco di un povero giovinotto che sta sottomesso al prete, quando è colpa tua se per pochi soldi non vuoi prendere un garzone d'osteria che stia qui con me e mi dia una mano nelle faccende? (Gli strappa di mano la giacca e con quella torna al banco).

Michele                         - (ritirandosi interdetto) E dove vuoi che lo trovi uno sguattero? Pretenderesti forse che man­dassi attorno il campanaio a far il bando per le vie di Castlebar?

(Shawn aprendo la porta e facendo capolino dallo spi­raglio, con voce fioca).

Shawn                           - Michele James!

Michele                         - (contraffacendo la sua voce) Cos'hai?

Shawn                           - Quel tale che stava morendo, è là che guarda dall'orlo del fossato!... Vedrete, verrà qui a rubarvi le galline... (Volgendosi indietro a spiare al di sopra della spalla) Misericordia!... Eccolo, eccolo che mi segue... (si precipita nella stanza). Se ha udito quello che ho detto, di certo mi farà la festa... E dire che ho da tor­narmene a casa solo, con questo buio così pesto! (Per un istante tutti stanno con lo sguardo intento alla porta. Si sente qualcuno, di fuori, che tossisce. Poi Christy Mahon entra. E' un giovanotto magro, smilzo. E' assai sudicio, spossato, impaurito).

Christy                          - (con voce fioca) Buona sera a tutti qua dentro...

Gli Uomini                    - Il benvenuto a voi, giovinotto!

Christy                          - (andando al banco) Padrona, avreste la bontà di favorirmi un bicchiere di « porter » ? (Depone il denaro sul banco).

Pegeen                          - (servendolo) Giovinotto, siete forse uno di quei calderai accampati di là nella vallata?

Christy                          - No; ma sono massacrato dal cammino.

Michele                         - (con fare paterno) Allora qua, qua, vi­cino al foco. Mi sembrate morto di freddo.

Christy                          - Dio vi rimeriti. (Piglia su il suo bicchiere, muove qualche passo verso il focolare, ma d'un tratto s'arresta e si guarda attorno) Scusate, padrone... la po­lizia ci bazzica sovente in questa casa?

Michele                         - Se foste capitato qua in un'ora meno buia, avreste pur letto tanto di: «Licenza per la ven­dita di Birra e di Liquori da consumarsi nello Stabile » stampato a lettere bianche al di sopra della porta. Perché la polizia dovrebbe venire a razzolare nei fatti miei, se, per quattro miglia intorno, non c'è locanda più onorata della mia, e ogni cristiano che vi bazzica salvo una certa vedova, sono «clienti di buona fede»?[1]

Christy                          - (con sollievo) Là, è una casa fidata... (At­traversa la stanza, va al focolare sospirando e lamen­tandosi. Poi siede, depone il bicchiere accanto, cava una rapa dalla tasca e comincia a rosicchiarla. Tutti lo os­servano con curiosità; ma egli è troppo affaticato e mi­serabile per avvedersene).

Michele                         - (che l'ha seguito) Siete voi che avete paura della polizia? Vi stanno forse cercando?

Christy                          - Eh, molti son quelli che si stanno cer­cando...

Michele                         - Sicuro; con queste messi che son andate a guasto e le guerre finite. (Piglia su alcune calze che sono appresso al foco e le toglie via con aria soppiattona) Si tratta di un ladrocinio eh?

Christy                          - (con aria cupa e dolorosa) Padrone, credo che vi converrà usare una parola più grossa...

Pegeen                          - Bel tipo voi! O non siete mai stato a scal­dare le panche di scuola che non sapete nemmeno come si chiama il fatto che vi è capitato?

Christy                          - (vergognoso) Sono uomo di poche lettere, padrona, sono uno scolaro mediocre.

Michele                         - Eh, perdio, foste anche un ciuco nato do­vreste pur sapere che ladrocinio vuol dire rubare, ra­pinare. Gli è forse per qualcosa di simile che vi stanno cercando?

Christy                          - (con orgoglio) Io, il figlio d'uno de' più grandi fittaioli dell'Irlanda (con uno scrupolo improv­viso), sia pace all'anima sua!, che avrebbe potuto com­prarvi tutta la vostra catapecchia coi rimasugli delle sue tasche, e manco accorgersi della spesa.

Michele                         - Se non si tratta di furto, si tratta di qual­cosa di serio.

Christy                          - (lusingato) Qualcosa di serio sì.

Jimmy                           - Ha una certa cera il ragazzo... Chissà, forse stava pedinando qualche giovincella nel buio della notte...

Christy                          - (offeso) Oh, Dio mi guardi, compare; sono un ragazzo costumato io.

Philly                             - (volgendosi a Jimmy) Citrullo che sei, Jimmy Farrel. E voleva dire che tempo fa suo padre era un gran fittaiolo, e eh'egli ora s'è ridotto in mise­ria. Forse gli han rubato della terra ed egli ha fatto ciò che ogni onesto uomo farebbe.

Michele                         - (a Christy con aria di mistero) Sono stati i fattori?

Christy                          - Macché fattori.

Michele                         - Gli amministratori?

Christy                          - Il diavolo!

Michele                         - Il proprietario della terra?

Christy                          - (stizzito) No, no, niente di tutto questo - Storielle simili se ne leggono in ogni giornale di pro­vincia, ma un'azione come la mia, vedete, non c'è per­sona al mondo, nobile o miserabile, giudice o giurato che abbia saputo commetterla. (Tutti gli si fan presso con diletto e curiosità).

Philly                             - (a Jimmy) Ma questo ragazzo è un indo­vinello.

Jimmy                           - Giovinotto, per caso, mica avreste battuto ghinee o scellini falsi?

Christy                          - Mai, signore, né un sei penni ne un quat­trino.

Jimmy                           - Avreste forse sposato tre mogli? Ho sentito dire che lassù fra i santi luterani del nord c'è stato qualcuno che l'ha fatto.

Christy                          - (con modestia) No, non ne ho sposata una sola, perciò tanto meno due o tre.

Philly                             - Forse andò a combattere in favore dei Boeri come fece quel tale qui dirimpetto che, per aver fatto questo, fu poi condannato ad essere impiccato, squartato e trascinato? Foste a combattere la sangui­nosa guerra per Kruger e la libertà dei Boeri, camerata?

Christy                          - No, non ho mai abbandonato la mia par­rocchia prima di martedì della settimana scorsa.

Pegeen                          - (venendo innanzi al banco) Cosicché non ha fatto nulla. (A Christy) Non avete commesso omicidi o brutte azioni, conialo falso, fatte ladrerie o macelli, che ragione avete dunque che stiate tanto in affanno? Siete innocente!

Christy                          - (con voce cupa, offeso) Le vostre parole sono un po' dure per un povero vagabondo, orfano come son io, che ha la prigione dietro, la forca davanti e il buco dell'inferno spalancato sotto i piedi...

Pegeen                          - (facendo cenno agli uomini di star cheti) Ah, questo voi dite? Evvia, ma se un fiaccherello come voi manco avrebbe il coraggio di sgozzare un maiale!

Christy                          - (offeso) Questa non è la verità.

Pegeen                          - (fingendo di adirarsi) Ah, non è la verità, eh? Allora badate non v'abbia a carezzar la zucca col manico della mia scopa.

Christy                          - (cacciando un grido acuto di terrore e correndole intorno) No, non picchiate! Per aver fatto lo stesso, martedì della settimana scorsa, ho ucciso mio padre.

Pegeen                          - (inorridita) Avete ucciso vostro padre!...

Christy                          - (rannicchiandosi) Con l'aiuto di Dio sì, e che la Santa Vergine interceda per l'anima sua.

Philly                             - (indietreggiando con Jimmy) Ha fegato sano, ve', il ragazzo...

Jimmy                           - Ah, Signore benedetto!

Michele                         - Corbezzoli, è un delitto da forca il vostro, ragazzo mio... Ma avrete avuto, m'immagino, le vostre buone ragioni per commetterlo.

Christy                          - (con tono moderato) Era un poco di buono, Dio gliel perdoni: diventava sempre più vecchio e ro­gnoso, per modo che non potevo più mandarlo giù.

Pegeen                          - E lo avete freddato con un'arma da foco?

Christy                          - (scotendo il capo) Non uso mai armi da foco io. Non ho la licenza, e poi ho gran rispetto per le leggi.

Michele                         - Forse avete usato un coltello a serrama­nico?

Christy                          - (con voce forte, offeso) M'avete preso pel garzone del macellaio?

Pegeen                          - O forse lo avete impiccato come fece Jimmy Farrell col suo cane, per non pagar la tassa, che lo lasciò appeso ad una fune e lo fece strillare e sgambettare per tre ore e poi giurava che il cane era morto e i poliziotti invece a giurare ch'era vivo.

Christy                          - No, io non feci così. Io, semplicemente alzai la vanga e gliela lasciai andare sul cucuzzolo del cranio ed egli mi piombò ai piedi come un sacco voto senza levare ne un grugnito ne un lamento.

Michele                         - (facendo segno a Pegeen di riempire il bic­chiere di Christy) E come va che ancora non v'hanno impiccato, signor mio? Ditemi, poi l'avete seppellito?

Christy                          - (riflettendo) Sicuro che l'ho seppellito: non stavo io scavando le patate nel campo?

Michele                         - E i poliziotti non v'han dato la caccia in questi undici giorni che siete fuori?

Christy                          - Neanche uno. E io me ne venni innanzi sulla strada maestra affrontando porci, cani e demoni che incontravo sul mio cammino.

Philly                             - (con aria di chi la sa lunga) Gli è soltanto cogli assassini spiccioli che quei giovinotti là arrischiano la loro carcassa... Ma questo ragazzo, se fa tanto d'an­dare in bestia, ha da esser un mostro di spavento.

Michele                         - Eh, certo. (A Christy) E in qual luogo avete commesso il delitto, figliolo mio?

Christy                          - (con un'occhiata sospettosa) Oh, lontano di qui, padrone, sulla vetta di un monte alto, lontano...

Philly                             - (approvando) E' segreto il ragazzo, ed ha ragione...

Pegeen                          - Michele James, lo cercavi pure uno sguat­tero che stesse qui a darmi una mano nelle faccende? Questo ragazzotto, a parte tutto, avrebbe il senno di Salo­mone, ad averlo qui.

Philly                             - Non ha torto Pegeen. Gli sbirri han paura di lui, quindi è certo che se lo terrete per casa non ci verranno più a fiutare nei fatti vostri, anche se vedes­sero i cani lappare l'acquavite di contrabbando nella concimaia del cortile.

Jimmy                           - Michele James, in una casa solitaria come la tua il coraggio è una cosa assai preziosa, e un ra­gazzo come questo, cred'io, saprebbe affrontare anche il demonio con la sua forca.

Pegeen                          - Hanno ragione, e io vi assicuro, babbo, che se questo ragazzo l'avrò qui con me in osteria, non avrò più paura ne dei malandrini ne dei morti che cammi­nano.

Christy                          - (scoppiando in una esclamazione di meravi­glia e di contento) Dio sia lodato!

Michele                         - Che ne pensate, figliolo? Volete restare fra noi, essere il nostro garzone d'osteria? Vi si darà un buon salario e non vi s'accopperà dal lavoro.

Shawn                           - (facendosi avanti, preoccupato) Ecco, a me pare che sarebbe un soggetto poco adatto da tirarsi in una casa di galantuomini come questa, con una come Pegeen Mike...

Pegeen                          - (aspra) E zitto te! Chi parla con te?

Shawn                           - (indietreggiando) Uno scellerato con le mani lorde di san...

Pegeen                          - (facendogli scoppiettare le dita sotto il naso) Zitto, ti dico. Mica s'ha voglia delle tue sciocchezze qua dentro. (A Christy, con voce raddolcita) Giovinotto, credo che fareste bene a rimanere, che quanto a noi fa­remo del nostro meglio per accontentarvi.

Christy                          - (con stupore crescente) E... sarò al sicuro dalle ricerche della legge?

Michele                         - Ma certo, che se anche non avesser paura di voi, i poliziotti, in questo paese, son dei ragazzi conimilfò e non toccherebbero manco un cane senza avver­tirci prima nel buio della notte.

Pegeen                          - (cercando di persuaderlo) Suvvia, provate a restarci un po' di tempo... Non lo vedete come siete sfinito dal cammino, coi piedi sanguinanti di piaghe e la pelle che avrebbe bisogno di una buona strigliata come un montone di Wicklow.

Christy                          - (guardandosi intorno con compiacenza) Eh, qui si starebbe bene di certo... e penso che se voi non tiraste a corbellarmi, mi fermerei certo.

Jimmy                           - Là! stanotte anche Pegeen potrà dormire in pace. Con in casa uno che ha dimostrato di avere tanto legato si può star sicuri. E però andiamocene, Michele James, altrimenti laggiù alla veglia ci bevono la roba migliore.

Michele                         - (avviandosi verso la porta seguito dagli uomini) Perdonate, signor mio, con qual nome dobbiam chiamarvi? Ci garberebbe saperlo.

Christy                          - Christopher Mahon.

Michele                         - Allora Dio vi dia bene, Christy, e buon riposo fino a quando ci rivedremo domani a sole alto.

Christy                          - Dio vi benedica.

Gli Uomini                    - E benedica voi, giovinotto. (Escono lutti tranne Shawn che si sofferma sulla porta).

Shawn                           - (a Pegeen) Debbo star qui con te, Pegeen? per difenderti in caso che qualcuno ti faccia del male?

Pegeen                          - (burbera) Ma se avevi tanta paura del Padre Reilly!

Shawn                           - Ora che c'è qui lui non sarebbe male re­stassi pur io.

Pegeen                          - Non hai voluto restare quando avevo biso­gno di le, ora che il bisogno non l'ho più, fila e lesto.

Shawn                           - Ma se ti dico che il Padre Reilly...

Pegeen                          - E vai dal tuo Padre Reilly (in tono di scherzo) e digli che ti faccia entrare nella Santa Confra­ternita e lasci a me il ragazzo.

Shawn                           - E se incontro la vedova Quin?

Pegeen                          - Vattene, t'ho detto, e non star qui ad assor­darmi con le tue chiacchiere! (Lo ruzza fuori e serra l'uscio col catenaccio) Quel babbeo farebbe andare in bestia anche un santo. (Si mette a sfaccendare per la stanza, poi, toltosi il grembiule, lo appunta alla finestra a mo' di cortina. Christy la osserva timidamente. Poi essa va da lui e gli parla piena di confidenza e di buon­umore). Sdraiatevi qua, vicino al foco, giovinotto. Dovete esser stanco sfinito.

Christy                          - (ancora timidamente, mentre si toglie le scarpe) Sì, sono proprio sfinito... Son undici giorni che 6ono in cammino di qua, di là, e la notte sempre a vegliare con la paura alle calcagna... (Alza un piede e tasta le vesciche esaminandole con uno sguardo pieno di compatimento).

Pegeen                          - (standogli vicino e osservandolo con diletto) Gente nobile ha da esser stata la vostra al vedere i piccoli piedi che ci avete e il nome aristocratico che portate, che somiglia a quelli de' gran lignaggi[2] e potentati di Francia e Spagna.

Christy                          - (con orgoglio) Eh, sì, noi s'era gente grande con vaste possessioni a solatio, là nella ricca terra di Munster.

Pegeen                          - O non lo dicevo io, al solo vedervi, che siete un giovine fino e delicato con in fronte il segno della nobiltà?

Christy                          - (brillando tutto di grata meraviglia) Io, eh?

Pegeen                          - O non ve l'hanno mai detto le ragazze del vostro paese?

Christy                          - (con malignità) No, mai. Del resto laggiù, nella mia parrocchia, sono tutti de' bugiardoni sfrontati.

Pegeen                          - E allora mi figuro che ve lo sarete sentito dire parecchie volte durante questi giorni che siete in cammino e che andate sfringuellando la vostra avventura alle giovani e alle vecchie.

Christy                          - No, Pegeen Mike, la mia avventura non l'ho raccontata mai a nessuno avanti questa sera, e forse ho commesso una sciocchezza a parlare così liberamente qua dentro. Ma qui, lo vedo, siete tutti gente ammodo, voi una donnina per la quale; per cui non temo di nulla.

Pegeen                          - (riempiendo un saccone di paglia) Probabil­mente le stesse parole le avrete pronunciate in tutti i tu­guri dove avete trovato una ragazza che prestasse orecchio alle vostre ciarle.

Christy                          - (andando verso di lei e alzando gradatamente la voce) Vi ripeto, in nessun luogo mai, perché nes­suno ho incontrato simile a voi in questi undici giorni che son fuori per il mondo, sempre coll'occhio teso al di là degli alti e dei bassi fossati, sempre in mezzo ai campi selvatici e sassosi o a lunghe radure di torbiera dove qualche volta si scorgevano delle belle figliole slanciate, delle donne briose che ridevano in compagnia de' loro uomini.

Pegeen                          - Se non foste così stanco dal cammino, chissà quante belle storie ed avventure ci avreste da raccon­tare voi!

Christy                          - (accostandosi a lei) Avete più d'un anello in dito, Dio vi benedica... Siete... non v'offendete eh?... siete ancor signorina?

Pegeen                          - E perché dovrei maritarmi così giovine?

Christy                          - (con sollievo) Allora siamo pari, eh?

Pegeen                          - (depone il saccone sulla panca e lo sprimaccia) Io non ho mai ucciso mio padre. Capperi, sarei at­territa soltanto all'idea di commettere un delitto simile a meno di non avere, come voi, il cuore infiammalo da una collera cieca, poiché penso che in quell'istante chissà che tremenda rissa sarà nata fra voi!

Christy                          - (abbandonandosi con trasporto a quelle confidenze, le prime ch'egli abbia con donne) No, niente zuffa... Ma, vedete, c'era una brutta donnaccia ch'era ve­nuta sulla collina, e siccome egli era scontroso, quando una trista femmina gli si metteva attorno non c'era nem­meno il diavolo o i suoi quattro padri che potessero andar d'accordo con lui.

Pegeen                          - (con curiosità maliziosa) E non era già un bel fatto che non avesse paura di voi?

Christy                          - (con gran confidenza) Prima del giorno eh'io commettessi il delitto non c'era persona in Irlanda che s'immaginasse che tempra d'uomo ero io. Tiravo avanti la mia vita, mangiando, bevendo, passeggiando come un buon sempliciotto cui nessuno badava.

Pegeen                          - (togliendo la coperta dall’armadio e disten­dendola sopra il saccone) Eh! Le fanciulle, ci scom­metto, vi badavano a voi... M'immagino che mica vi sarà dispiaciuto a spassarvela un po’ con loro.

Christy                          - (scotendo la testa con semplicità) No, niente fanciulle, non dico bugie io. Laggiù non v'era nessuno che facesse caso di me se non forse le mute bestioline dei campi (Si siede al foco).

Pegeen                          - (con aria delusa) E io che credevo ci foste vissuto da re! (Dopo aver messo in tavola del pane e una scodella di latte viene a sedersi accanto a lui).

Christy                          - (sorridendo di pietà) Da re!... Io che non ho fatto altro che correre in su e in giù pei campi, e vangare e imbrattarmi le mani dalla mattina alla sera senz'altra distrazione che quella d'andare di notte sulla collina a cacciar di frodo i conigli!... Perché , vedete, in questo io ero un diavolo, Dio me lo perdoni. (Con ingenuità) Una volta quasi mi buscavo sei mesi di pri­gione per esser andato con la forca del letame a infil­zare un pesce giù nel torrente.

Pegeen                          - E la chiamate distrazione voi lo starvene fuori tutta la notte, solo, all'aperto?

Christy                          - Eppure, che gioia era per me quella!... Quand'ero laggiù, ero più felice della state di Sanmartino. Me ne stavo là un pezzo a guardare la luce che valicava verso il nord o i macchioni della nebbia che pesavano sui campi, finche sentivo il coniglio che man­dava uno strillo. Allora mi mettevo giù quatto, quatto, fra le ginestre. Poi a caccia finita, me ne discendevo dalla collina e arrivavo là dove si vedono le anitre, le oche che s'acquattano per dormire in mezzo alla via, e, lì, prima di oltrepassare la concimaia, sentivo il mio babbo che russava di là, col suo russare sonoro e soli­tario che sempre ha avuto quando dormiva; perché , desto, vedete, era l'uomo il più arrabbiato della terra: pareva un soldataccio: sempre a maledire, bestemmiare, sagramentare.

Pegeen                          - Misericordia! Credo mi sarei spaventata davvero con un tipo simile. In casa eravate voi due soltanto?

Christy                          - Ed eravamo anche troppi! Che, quan­tunque egli avesse figli e figliole che passeggiavano per tutti i grandi stati e territori del mondo, neppur uno di quelli mancherebbe di scagliargli, un bel giorno, le sette maledizioni sul capo, ogni volta che si sveglia e sternuta nel silenzio della notte.

Pegeen                          - (scotendo la testa) |Be', dovevate essere una bella masnada voialtri. Io non ho mai maledetto mio padre a quel modo, e sì che ho venti anni sonati.

Christy                          - Il mio l'avreste maledetto anche voi, ve lo giuro: un uomo che non lasciava in pace nessuno, salvo quando lo cacciavano in prigione per due o tre mesi o in qualche spedale di pazzi per aver picchiato i birri o attaccato qualcuno. (Con avvilimento) Per modo ché la era una vitaccia la mia con quell'uomo, e un bel giorno, un martedì, fatto di fatto, gli spaccai la testa.

Pegeen                          - (ponendogli una mano sulla spalla) Bene, sia come sia, qui starete in pace, Christy Mahon, e nes­suno vi molesterà più. E' tempo che un giovine valo­roso qual voi siete abbia da godere la sua parte di felicità sulla terra.

Christy                          - E' tempo davvero che un ragazzo onorato come me, pieno di energia, di coraggio...

(Si bussa alla porta).

 Christy                         - (aggrappandosi a Pegeen) Gesumaria!... Chi è che bussa a quest'ora? ,Ho paura dei birri io e della fantasma della morte!... (Bussano ancora).

Pegeen                          - Chi è là?

Una voce                       - (di fuori) Io.

Pegeen                          - Chi, io?

La voce                         - La vedova Quin.

Pegeen                          - (balzando su in fretta e dando a Christy il pane e la scodella di latte) Tenete, la vostra cena, presto; e fate le viste di esser mezzo addormentato, che se essa si accorge che siete in vena di chiacchiere, si mette a ciarlare sino a domattina.

(Egli prende il pane e la scodella e siede timidamente con la schiena rivolta all'uscio).

Pegeen                          - (aprendo la porta con stizza) Cos'avete? Di che avete bisogno a quest'ora?

La Vedova                    - (movendo un passo innanzi e dando un'oc­chiata a Christy) Poco fa ho incontrato laggiù Shawn Keogh e il Padre Reilly che mi parlarono del bel feno­meno che avete qui e temevano che, a furia di bere, a quest'ora, già vi stesse mettendo a soqquadro la casa o facendovi qualche scherzo d'ubriaco.

Pegeen                          - (additandole Christy) Guardatelo là come mette a soqquadro la casa! E' lì mezz'addormentato col suo pane e la sua scodella di latte... Tornate indietro e riferitene a Shawn Keogh e al Padre Reilly.

La Vedova                    - (venendo innanzi) Per ora non li ri­vedrò, poiché essi m'hanno ordinato di portar via con me il ragazzo e dargli alloggio in casa mia.

Pegeen                          - (con grande stupore) Stanotte?

La Vedova                    - (inoltrandosi) Stanotte, sicuro. « Non è conveniente » ha detto il prete « che un bel soggetto come quello abbia da alloggiare con una ragazza or­fana di madre » (A Christy) Dio vi salvi, signore.

Christy                          - (asciutto) Dio vi salvi.

La Vedova                    - (osservandolo con curiosità e mezzo di­vertita) Ebbene? non siete un tipo allegro voi?... Eh, chissà mai che grandi e amari tormenti vi hanno trascinato a compiere quel fattaccio, eh?

Christy                          - (indeciso) E' probabile.

La Vedova                    - Altro che « probabile»... Già mi s'inte­nerisce il cuore a vedervi lì seduto così buonino buonino, col vostro pane e la vostra scodella di latte che mi parete più adatto a sbisoriar rosari che a uccidere vostro padre.

Pegeen                          - (presso al banco ripulendo i bicchieri) Son ciarle codeste, dal momento che tutti sanno ch'egli è capace di tener fronte a tutti gli spaventi del mondo...,, Su, andatevene: non voglio lo molestiate più oltre. Non vedete com'è sfinito dal cammino?

La Vedova                    - (tranquillamente) Eh, ce n'andremo quando avrà terminata la sua cena... Vedrete che an­dremo d'accordo, giovinotto. Già noi siamo due tipi degni di essere celebrati da poeti a due soldi, alla fiera d'agosto.

Christy                          - (con aria innocente) Avete ucciso vostro padre anche voi?

Pegeen                          - (con aria di sprezzo) No, non l'ha ucciso. Soltanto, vedete, gli ha dato con un piccon frusto, tanto che il veleno della ruggine gli entrò nel sangue e glielo corrose talmente ch'egli non poté più rifarsi e crepò. Bel delitto da ridere!

La Vedova                    - (di buonumore) (S'è delitto da ridere, è probabile che tutto il mondo sappia che una donna vedova come me che ha seppellito i suoi figli e distrutto il suo uomo è compagna più fidata per un giovinotto che una fanciulla come voi che va sculettando dietro ogni tizio che le faccia l'occhiolino per strada.

Peceen                           - (scoppiando in una collera selvaggia) E parlate così voi, voi che siete lì ancora tutta soffiante dal gran correre che avete fatto su per la collina per venire a vedere che faccia aveva!

La Vedova                    - (ridendo con aria di scherno) Insomma il Padre Reilly ha deciso di separarvi. (Afferra Christy per un braccio e lo tira su) Un uomo che ha ammaz­zato suo padre è una tentazione troppo grande per una ragazza, per cui faremo bene ad andarcene, giovinotto. Su, alzatevi e venite con me.

Pegeen                          - (afferrandolo per l'altro braccio) Egli non si muoverà di qui. E' garzone in questa osteria e non voglio che lo si porti via, mentre babbo è ancora per strada.

La Vedova                    - Un bel allocco davvero sarebbe, a star­sene qui in questa catapecchia dove lo farete sgobbare dalla mattina a sera! Cosicché, giovinotto, fareste assai meglio a venire con me, che andremo a vedere la mia piccola casetta, una pertica di là dalla prossima collina.

Pegeen                          - Aspettate domattina, Christy Mahon, a veder la sua casetta: aspettate quando possiate dar un'occhiata al suo tetto tutto sfondato che dà più pastura quello, vedete, al suo caprone selvatico che neanche i suoi camperottoli! E in casa poi non ci ha nemmeno un pi­tocco che gliela tenga un po' in ordine.

La Vedova                    - Se mi vedeste invece quando me ne sto tutta affaccendata nel mio orticello, giurereste pur voi che non c'è altra donna in tutta Mayo abile quanto me a impagliare un tetto, tagliare il fieno, tosare una pecora.

Peceen                           - (con sprezzo) Oli è proprio vero che Domeneddio v'ha messa al mondo per star in faccende voi!... O non Io san tutti forse che avete allattato un becco nero col vostro seno, tanto che il signor vescovo di Connaught, mangiandoselo in istufato, vi trovò dentro gli elementi di un cristiano? O non lo san tutti forse che avete fatto la barba a certo volpone di capitano francese per la sola ricompensa di due soldi e di un pugno di tabacco da naso?

La Vedova                    - (divertita) La sentite adesso, giovinotto, la sentite come tratterà voi pure fra qualche settimana?

Peceen                           - (a Christy) Non le badate. Ditele piuttosto di tornarsene al suo stabbio, e non ci ammorbi più l'aria con la sua presenza.

La Vedova                    - Me n'andrò. Ma lui ha da venire con me.

Pegeen                          - (scuotendo Christy) Ohe, giovinotto, siete muto?

Christy                          - (timidamente alla vedova) Dio v'aiuti, ma io sono garzone in questa osteria ed è qui che de­sidero restare.

Peceen                           - (trionfante) L'avete udito adesso?... Bene, andate con Dio.

La Vedova                    - (guardando intorno la stanza) Gli è un'ora un po' troppo buia per attraversare la collina, Pegeen Mike... E giacche egli non vuol venire con me è prudenza ch'io mi fermi qui, stanotte. Mi butterò a giacere sulla panca: lui può dormire accanto al foco.

Pegeen                          - (asciutta e imperiosa) Ma neanche per sogno! Via, lasciateci; o vi metto fuori dell'uscio.

La Vedova                    - (raccogliendosi intorno lo scialle) Bah, son terribili queste ragazze di vent'anni! (A Christy) Ed ora, Dio vi protegga, giovinotto. Ma state bene all'erta, che di gran brutti guai vorran nascere se vi met­tete a far il cascamorto a costei. Essa infatti, mi hanno incaricato di dirvelo, non aspetta che il papiro per sposarsi con Shawn Keogh di Kellaken.

Christy                          - (andando da Pegeen quand'ella ha serrata la porta) Cos'ha detto?

Pegeen                          - Ciance, ciance, non badateci. Ma è un bell'imprudente ve' quel Shawn Keogh a farmi spiare a questo modo... Adesso te lo concio io. Aspetti, fin che vuole.

Chbisty                         - E allora non lo sposerete, non è vero?

Pegeen                          - Ma neanche se il vescovo venisse qui in persona ad unirci.

Christy                          - Che Dio sia lodato.

Peceen                           - Ecco qua il vostro letto. Vi ho messo sopra una coltre che ho lavorato tempo fa, di mia mano. Ora buttatevi giù a dormire. E Dio vi dia buon sonno fino a quando vi chiamerò domattina al canto del gallo.

Christy                          - (mentre ella rientra nella camera attigua) Che il Signore, la Madonna e San Patrizio vi benedicano e ricompensino delle vostre graziose parole!... (Essa rinchiude l'uscio dietro se. Egli si mette ad accomodare il letto, palpando con gran piacere il morbido della coperta) Ah, ecco qua un buon letto pulito, e soffice per giunta... X/à! alla fin delle fini ho avuto fortuna e son capitato in buona compagnia... Evvia, due belle don­nette che si accapigliano per me: non c'è male. Tanto ch'io penso se non sono stato un minchione a non am­mazzarlo qualche anno fa mio padre.

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

La stessa scena, in un luminoso mattino.

 (Christy che ha una cera vispa te allegra sta spazzolando un paio di stivaletti da ragazza).

Christy                          - (enumerando fra sé i boccali che si trovano sulla credenza) . Un mezzo centinaio qui dirimpetto... Laggiù dieci, lassù una ventina. Ottanta scodelle.» Sei tazze e una rotta. Due piatti. Un fulmine di bicchieri. Bottiglie che perfino un maestro di scuola penerebbe a contarle tutte, con dentro abbastanza da ubriacare tutti i ricchi e i saggi della Contea di Clara. (Depone gli stivaletti per terra). E qui abbiamo i suoi stivaletti, i suoi graziosi ed eleganti stivaletti da sera... E, quanto a spazzole, che ce n'ha di poco belle?... (Depone le spazzole e, passo passo, si porta allo specchio). Là! è pure una buona piazza questa da starci tutta la vita! Qui almeno si posson barattare quattro chiacchiere con dei cristiani battezzati e non coi cani e coi gatti come sì faceva laggiù a casa mia...- E intanto posso passeg­giarmela in lungo e in largo, fumando la mia pipa e trincando a mio piacere che, quanto a lavoro, una bot­tiglia da sturare di quando in quando, un bicchiere da asciugare, un calice da risciacquare, per qualche uomo dabbene... (Distacca lo specchio dalla parete e lo col' loca sul dorso di una scranna, poi siede di fronte a quello e comincia a strofinarsi il viso). Già l'ho sempre detto io che sono un bel ragazzo... Ma laggiù c'era un accidenti di specchio che avrebbe reso sguercio anche il volto d'un cherubino... Eh, ma da oggi in poi voglio diventare un uomo raffinato io, metter su una pelle fina fina, non come quei tangheri de' miei compagni che se ne stanno tutto il giorno con le mani ficcate dentro la terra o nel letame... (Si scuote) Che? Lei che già ri­torna? (Guarda fuori) To', delle ragazze che non co­nosco!... Il ciel m'aiuti!... O dove vo a nascondermi adesso con questo collo tutto nudo?... (Guarda fuori) Meglio che scappi nella stanza di là a finir di vestirmi... (Prende su gli abiti e Jo specchio e scappa nella ca­mera attigua. La porta di strada si apre, poi Susanna Brady guarda dentro, e dà un busso all'uscio).

Susanna                         - Qui non c'è nessuno. (Bussa di nuovo).

Nelly                             - (la spinge dentro e le tien dietro con Nora Blake e Sara Tansey) Mi par troppo presto perché sien fuori tutti e due a passeggiare per le colline.

Susanna                         - Credo che Shawn Keogh s'è burlato di noi. Qui l'uomo non c'è.

Onorina                         - (additando il saccone e la coltre) Guar­date. Ha dormito là, stanotte... Ah, che disdetta se se ne fosse andato proprio adesso, e non si potesse nem­meno dare un'occhiata all'uomo che ha ammazzato suo padre!... E pensare che ci siamo levate di buon'ora e mezz'accoppate a correr fin quassù, sulle colline.

Nelly                             - Che queste siano le sue scarpe?

Sara                               - (prendendole su) Se fossero le sue scarpe ci si dovrebbe veder sopra qualche segno del suo padre. O avete letto nei giornali che la gente assassinata è sempre sgocciolante di sangue?

Susanna                         - E' sangue questo, Sara Tansey?

Sara                               - (annusando le scarpe) me pare fango di palude... Ad ogni modo han da esser sue: non s'è mai visto un paio di scarpe così inzaccherate di fango e d'erbacce... Poveretto, ne deve aver fatto dello sgambare! (Va a sedersi a destra e infila una delle scarpe).

Susanna                         - (andando alla finestra) Ch'egli sia fuggito a OBellmullet con gli stivali di Michele James?... Eh, tu dovresti proprio corrergli dietro, Sara Tansey! (Guarda fuori).

Sara                               - (correndo alla finestra con una scarpa sola) E smettila di cianciare. (Si infila l'altra scarpa) Ecco un paio di scarpe che mi vanno proprio a pennello. Me le voglio mettere quando vado a trovare il parroco. E' un orrore. In questo villaggio non capita mai nulla che valga la pena d'andare a confessare.

Onorina                         - (ch'è stata alla porta ad origliare) Psst! C'è qualcuno di là, in camera. (Spinge la porta tenendola socchiusa) E' un uomo! (Sara con una pedata si libera dalle scarpe e le ripone dove si trovavano. Quindi tutte si mettono una dietro l'altra davanti alla fessura dell'uscio).

Sara                               - Ora lo chiamo... Ehi! Ehi!... (Guarda rientro nella camera) Pegeen è costà dentro?

Christy                          - (rientrando mogio e soave come un sorcio e tenendo lo specchio nascosto dietro la schiena) E' andata sulla collina a cercare la capretta per un po' di latte da mettere nel mio tè.

Sara                               - E.,., vi domando scusa, siete voi l'uomo che ha ammazzato suo padre?

Christy                          - (venendo avanti a sghimbescio verso il chiodo dov'era appeso lo specchio) Sono io sì, il ciel mi perdoni.

Sara                               - (mostrandogli le uova che ha portate) Allora abbiate il mio grazioso saluto, signore. Son venuta di corsa sin quassù a portarvi un paio d'uova di anitra per la vostra cena di oggi... Le anitre di Pegeen non fanno uova, ma queste qui sono di ottima qualità. Allun­gate la mano e sentite se dico bugie.

Christy                          - (avanzando timidamente verso di lei, soppe­sando le ova con la mano sinistra) Son grosse sì, e di un bel peso.

Susanna                         - Ed io v'ho portato una formella di burro, ch'è davvero una triste cosa v'abbiate a nutrire a pa­tate secche dopo che avete percorsa tanta strada dacché avete ammazzato vostro padre.

Christy                          - Grazie di cuore.

Onorina                         - Ed io vi ho portato una fetta di focaccia. Dovete aver lo stomaco ai calcagni voi dopo tanto scor­razzare che avete fatto.

Nelly                             - Ed ecco qua una pollastrina da ova cotta a lesso, e tutto. E' rimasta schiacciata l'altra sera sotto la carrettella del curato. Toccatele il petto, signore, sen­tite com'è grasso!

Christy                          - Grasso da scoppiare, proprio. (Tocca il petto della pollastra col dorso della mano nella quale tiene i regali).

Sara i                             - Datele anche una palpatina, di grazia... La vostra mano è poi una cosa così santa che non si degna di farlo? (Gli scivola dietro) Ha in mano uno specchio. Ah, ah, parola che non ho mai visto un uomo che te­nesse uno specchio dietro al dorso. Quelli che uccidono i loro babbi, han da esser gente un po' vanesia. (Le ra­gazze sghignazzano).

Christy                          - (sorridendo con aria innocente e ammontic­chiando i doni sopra lo specchio) Grazie, grazie -di cuore a tutte quante.

La Vedova                    - (entra come un colpo di vento e si sofferma sulla porta) Sara Tansey, Susanna Brady, Onorina Blake! Che diavolo fate qui a quest'ora?

Le Ragazze                   - (ridacchiando) C'è qui l'uomo che ha ammazzato suo padre.

La Vedova                    - (andando verso loro) Lo so bene ch'è lui: ed io sono venuta su appunto per vedere di iscri­verlo alle gare sportive che han luogo quest'oggi laggiù alla spiaggia: saltare, correre, lanciare il disco, e Dio sa che cosa!

Sara                               - (vivace) Bene, la vedova. Ci scommetto la mia dote ch'egli subbisserà il mondo intiero.

 La Vedova                   - Allora abbiate cura di mantenerlo in forze e ben nutrito. (Prendendo i doni) Avete il ventre pieno o digiuno, figliolo?

Christy                          - Digiuno, se non vi spiace.

La Vedova                    - (forte) Bene, ora vi sazieremo... Su, ragazze, movetevi e preparategli da colazione. (A Christy) Intanto venite qua, giovanotto. (Lo fa sedere sulla panca accanto a lei mentre le ragazze preparano il tè e la colazione) E raccontateci tutta la vostra storia avanti che Pegeen ritorni.

Christy                          - (con una certa compiacenza) Oh, è una storia un po' lunga... vi struggereste a sentirla.

La Vedova                    - Via, non siate così schivo: un ragazzo astuto e traditore della vostra sorte!... Fu in casa vostra che gli avete spaccata la testa?

Christy                          - (timidamente ma lusingato) No, non fu là... si stava a vangare le patate nel suo campiciattolo a tramontana, sassoso, tutto in monte...

La Vedova                    - E m'immagino che gli avrete doman­dato quattrini o vi sarete messo a dire di volere spo­sare qualche ragazza che non gli andava a genio.

Christy                          - No, niente affatto... Io ero là che vangavo vangavo, e lui mi fa: «Tu, sguercio d'un idiota, va giù dal prete e digli che fra una ventina di giorni sposerai la vedova Casey ».

La Vedova                    - Che tipo di donna era questa vedova Casey?

Christy                          - (con orrore) Uh, il babau in persona quando va a spasso per le colline! Con un paio di dozzine d'anni per gamba o giù di lì, dugentocinque libbre di peso in bilancia; zoppa da una gamba, sguercia da un occhio e poi una donna di pessima condotta ch'era notorio se la faceva coi vecchi e coi giovani.

Le Ragazze                   - (che si radunano intorno a lui e lo servono) Mamma mia!

La Vedova                    - E per qual motivo voleva costringervi a sposarla? (Si piglia su un'ala di pollo).

Christy                          - (mangiando con crescente soddisfazione) Mah, diceva ch'avevo bisogno d'una persona che mi proteggesse contro le insidie idei mondo; ma in realtà, egli voleva beccarsi la sua capanna per starci lui, eil denaro per trincarselo.

La Vedova                    - Eh, si può star peggio di così, con un focolare spento, una vecchia femmina e appena un bic­chiere da bere, alla sera? Eh, dite un po', fu allora che gliel'avete zompate?

Christy                          - (eccitandosi sempre più) No. « Io non la voglio sposare », dico io. «Già tutti sanno ch'è stata lei ad allattarmi per sei settimane quando venni al mondo, e poi una vecchia strega di quella sorte che nemmeno i gabbiani e le cornacchie andrebbero a gittar ombra sul suo orto per paura della sua maledizione ».

La Vedova                    - Bella compagnia sarebbe stata la 6ua.

Sara                               - (vivacemente) E voi, allora lo avete accoppato.

Christy                          - «di è una donna troppo fina per un ga­glioffo come te », 'dice lui. «Bene, o tu la sposi, o ti spiaccico come un verme cui è passato sopra un carro ». « Tu non lo farai se io mi ci inetto », fo io. « O tu la sposi», ripete lui, « o stanotte chiamo il demonio che farà delle tue membra -un mazzo di legacce!». «Tu non lo farai s'io mi mi metto », fo io. (S'alza da sedere e brandisce la tazza).

Sara                               - Eravate nel vostro   diritto.

Christy                          - (cercando di fare impressione) E con questo il sole spuntò su dalla collina e brillò, livido, sulla mia faccia!... «Dio abbia pietà dell'anima tua! », grida egli alzando la falce. «O della tua piuttosto! », rispondo io levando la vanga.

Susanna                         - (Gli è pur una magnifica storia!

Onorina                         - E come la racconta bene.

Christy                          - (lusingato pieno di confidenza, agitando l'osso di pollo) Egli allora balzò su idi me con la falce brandita, ma io feci un salto avanti. Poi trinciai una giravolta voltando il dorso a sinistra e gli rigirai una vangata sul dorso del capo che in un amen lo stese là netto stecchito col cranio spaccato fino alla bozza del gorgozzule. (Con la punta dell’osso indica il suo pomo d'Adamo).

Susanna                         - Ah! Cielo benedetto!

Sara i                             - Voi sì che siete un uomo.

Onorina                         - Voi siete un eroe!

Susanna                         - (Ragazze, credo proprio che domenedio l'ha mandato fra noi per diventare il secondo marito alla vedova Quin. Che ne dite? Lei che ci ha un gran prurito di maritarsi! Sara, su, mettiglielo sulle ginocchia.

La Vedova                    - Via, non statelo ad annoiare.

Sara                               - (corre alla dispensa e al banco e prende su due bicchieri e la bottiglia di birra) Voi siete gli eroi della giornata. Per cui bevete un sorso con le braccia incrociate alla guisa degli amanti stranieri nella canzone del marinaio. (Incrocia le loro braccia e porge loro i due bicchieri) Su, dunque, bevete alla salute di tutte le meraviglie dell'Ovest: pirati, predicatori, sbirri, fabbri­canti d'acquavite e giudici che si riempion la pancia a mercanteggiare con la legge inglese. (Innalza la bottiglia e mesce).

La Vedova                    - Ecco un brindisi ammodo, Sara Tansey. Ora a noi, Christy. Salute! (Bevono con le braccia incrociate, egli reggendo la tazza con la mano sinistra, ella con la destra. Mentre bevono Pegeen Mike entra con in mano una bottiglia di latte. Si arresta stupefatta. Tutte scappano via d'intorno a Christy. Egli si rifugia a si­nistra. La vedova rimane seduta).

Pegeen                          - (a Sara con stizza) Cosa volete?

Sara                               - (cincischiando le cocche del grembiule) Un'on­cia di tabacco.

Pegeen                          - E li quattro soldi ce l'avete?

Sara                               - Ho dimenticato il borsellino.

Pegeen                          - Allora fareste meglio ad andare a pren­derlo e non star qui a seccarci con la vostra presenza. (Alla vedova, con ironia più tagliente) E voi cosa desi­derate, la vedova?

La Vedova                    - (con improntitudine) Due soldi di amido.

Pegeen                          - (prorompendo) Ma se in tutta la casa non ci avete mai avuto manco una camicia pulita da ina­midare! Amido per gente come voi non ne ho. Quella è la porta.

La Vedova                    - (mentre sta per uscire colle ragazze) Ah, quanto 6Ìete velenosa quest'oggi, Pegeen Mike! (A Christy) Quant'a voi, giovinotto, non dimenticate che per mezzodì vi s'aspetta laggiù per le gare sportive. (Escono).

Pegeen                          - (severa a Christy) Spazzate via quell'im­mondizie e riponete quelle tazze. (Christy ubbidisce con gran premura) Spingete quella panca contro il muro. (Egli eseguisce) E lo specchio appendetelo al chiodo. Perché l'avete scomodato?

Christy                          - (assai umilmente) Volevo soltanto farmi un po' pulito e decente. Ci sono delle ragazze graziose in questo paese.

Pegeen                          - (aspra) (Smettete di parlar di ragazze. (Va al banco).

Christy                          - Ma chi mai non gli piacerebbe idi tenersi lindo in un luogo dove...

Pegeen                          - Zitto, v'ho detto.

(Christy la guarda in viso per un istante con trepi­dazione, poi come facendo un ultimo tentativo di am­mansirla piglia su una vanga, va verso di lei e con di­sinvoltura) :

Christy                          - E' stato con una vanga simile che ho am­mazzato mio padre...

Pegeen                          - (più stizzosamente ancora) Uff: questa vo­stra storia già me l'avete raccontata perlomeno una mezza dozzina di volte!

Christy                          - Peccato che non abbiate caro d'udirla an­cora, mentre invece quelle ragazze di poco 'fa hanno percorso quattro miglia per venirmi ad ascoltare.

Pegeen                          - (volgendosi meravigliata) Quattro miglia?

Christy                          - Il padrone l'ha pur detto che non ci sono che clienti in buona fede in questo villaggio.

Pegeen                          - Lungo la Strada son tutti clienti in buona fede. Ma questa combriccola qui è venuta su attraver­sando il fiume e saltando da una pietra all'altra. Non si fa nemmeno un miglio quando .si va a quel modo. E così stamane sono andata giù a dar un'occhiata ai gior­nali che il postino recava nella sua sacca. (Con forza e malizia). Abbiamo di gran brutte notizie, oggi, Chri­stopher Mahon. (Entra nella camera attigua).

Christy                          - (sospettando) (Brutte notizie?... notizie del mio assassinio?

Pegeen                          - (dalla camera) Assassinio, sicuro.

Christy                          - Si tratta di un padre assassinato?

Pegeen                          - (rientrando e andando verso destra) No, si tratta della storia idi un impiccato che tiene tre co­lonne del giornale... Ah, quella, vedete, ha da essere una brutta fine, ragazzo mio: la peggiore che possa ca­pitare a uno che ha accoppato il suo babbo. Già, la gente ha poca misericordia di quegli scellerati. Quando son morti, te li fanno su in un sacco di poca spesa, te li cacciano in una fosserella stretta stretta e gli annaffiano il capo con della calce viva come avrete veduto fare dalle donne quando versano l'acqua da un catino.

Christy                          - ((disperato) Oh, Dio m'aiuti... Ma, ditemi, sarò io al sicuro qua dentro?... Ier sera m'avete detto che sarei stato fuor d'ogni rischio se stavo qui con voi.

Pegeen                          - (severamente) Fuor d'ogni rischio non lo sarete mai se vi mettete a ciarlare con una massa di scarruffate di quella sorta, che non fanno che andare a zonzo all'imbrunire, in compagnia de' poliziotti e ciar­lano e bisbigliano...

 Christy                         - (con terrore) E credete che mi possan fare la spia?

Pegeen                          - (canzonandolo con simpatia) Eh, chissà!... Può darsi.

Christy                          - (forte) Ma che gusto volete che ci piglino a mandare alla forca uno come me?

Pegeen                          - (maliziosa) Tutti i gusti son gusti. Chissà cosa non farebbero quelle lingue forcute per vedervi spenzolare e far l'altalena in capo ad un capestro, voi col vostro bel collo così robusto, Christopher Mahon!... Tanto che ci avrete una buona mezz'ora da starvene lì a sgambettare avanti di far fagotto per l'altro mondo.

Christy                          - (prendendo i suoi stivali e mettendoseli) Quand'è così è meglio ch'io ripigli il mio cammino dì vagabondo, che continui ad errare come Caino o Abele sulle coste del Neifin o per la pianura di Erris.

Pegeen                          - (che prende gusto a canzonarlo) Meglio sì, poiché ho sentito dire che i giudici ida queste parti sono gente piuttosto spietata.

Christy                          - (amaramente, levando lo sguardo su di lei) Non ci sono i giudici soltanto in questo paese che son gente spietata, o non la è dolorosa ch'io debba an­darmene, ripigliare il mio cammino? che un povero orfano come me sia costretto ad invocare la pietà delle fanciulle come uno spirito prostrato che si volge a Dio?

Pegeen                          - E perché dovreste restar sempre solo voi? Ma se in Mayo ci son ragazze che passeggiano a migliaia.

Christy                          - (dolorosamente) Ah lo sapete bene il perché! Lo sapete bene quanto sia triste il passare per certe piccole città, quando scende la notte, e vedere tutti quei lumi che vi brillano a lato, oppure entrare in luoghi forestieri dove c'è sempre qualche cane che vi annusa per davanti e qualche altro che vi annusa per di dietro, o trascinarsi verso le grandi città dove in tutte le ombre dei fossati sentite due che si baciano o una voce appassionata che parla d'amore: e voi che dovete passar oltre col vostro stomaco voto ed affamato che vi pare perfino d'aver male al cuore.-

Pegeen                          - Davvero siete un bel balzano voi, Christy Mahon: il più balzano de' viandanti che mi sia mai ca­pitato d'incontrare.

Christy                          - E come vorreste che non siano balzani quando sono così soli al mondo?

Pegeen                          - E io son balzana forse? Eppure son sempre vissuta sola con mio padre.

Christy                          - (con infinita ammirazione) E come po­trebbe annoiarsi una graziosa ragazza come voi se tutti gli uomini vi s'affollerebbero intorno per gustare la soa­vità della vostra voce e perfino i bimbi verrebbero a scherzare fra le vostre sottane quando uscite a passeggio per via?

Pegeen                          - Eh, mi riesce difficile immaginare come un ragazzo intraprendente come voi possa sentir la solitu­dine.

Christy                          - Intraprendente.

Pegeen                          - E come vorreste ch'io possa credere che un giovanotto che non ha mai parlato con delle ragazze avesse saputo rivolgermi quelle parole che voi m'avete rivolte quest'oggi? Voi fingete d'essere un solitario che s'annoia, per infinocchiarmi meglio un giorno o l'altro.

Christy                          - Dio volesse ch'io fingessi!... Purtroppo sono stato sempre solo, e nato solo come la luna all'alba.

(Va alla porta).

Pegeen                          - (incuriosita dalle sue parole) E sia. Ma una cosa non riesco a comprendere, e si è come abbiate ad essere più disperato di chiunque altro, Christopher Mahon, voi che siete un così bel giovane, ed avete avuto tanto fegato di accoppare il vostro babbo.

Christy                          - Questo non lo comprendo neppur io. Ma una cosa sì l'intendo, ed è che son tutto mortificato a pensare che debbo porre molta terra fra voi e me, e che domattina non mi sveglierò più accanto a voi, e che così sarà per sempre, da oggi fino al -dì del giudizio uni­versale: ed ora ciò che d'i meglio mi resta a fare è d'andarmene, poiché la forca è una gran brutta cosa... (si volge per uscire) e già in questa casa non avrò certo una buona accoglienza oggi.

Pegeen                          - (asciutta) Christy! (Egli si volge) Venite qua. (Egli va da lei) Deponete codesta bacchetta, via, e gittate un po' di torba sul foco. Siete nostro garzone d'osteria e io non voglio che ci lasciate.

Christy                          - M'avete detto che m'impiccheranno se resto...

Pegeen                          - (con garbo) Son 'già due o tre settimane che leggo sui giornali gli spaventevoli delitti che si com­mettono in Irlanda da due settimane a questa parte, ma del vostro non si dice parola. (Alzandosi e recandosi al banco) Probabilmente non avranno ancora ritrovato il cadavere. Restate, via. Qui siete al sicuro.

Christy                          - (attonito lentamente) Non fate per scherzo eh? (Seguendola con trepida gioia) Così, io potrò re­stare, e lavorare ancora al vostro fianco, e non essere più solo da questo giorno in poi.

Pegeen                          - E chi vi impedisce di farlo, se non forse la vedovina e quelle ragazze laggiù che vi vorrebbero beccar via con le loro panie?

Christy                          - (coti trasporto) Queste vostre parole mi Testeranno 'da oggi in poi fitte nell'orecchio, e sempre negli occhi mi resterà l'aria che avete presa quando vi guardavo ozieggiare riscaldandovi al sole, o lavarvi le vostre caviglie, quando la notte è discesa.

Pegeen                          - (gentilmente, ma un po' imbarazzata) Credo che d'ora innanzi metterete giudizio e se poco fa m'avete fatta stizzire con quel vostro sempre far lega con le ra­gazze, via, dopotutto non saprei che farmene di un gio­vine che non avesse cuore e carattere intrepido. (Shawn Keogh irrompe seguito dalla vedova. Ha in spalla un'ac­cetta).

Shawn                           - (a Pegeen) Passavo da queste parti e vidi le vostre pecore che stavano mangiando i cavoli nel campo di Jimmy. Accorrete, Pegeen, altrimenti vi scop­piano.

Pegeen                          - Oh, Dio le fulmini! (Si mette uno scialle in capo e fugge fuori).

Christy                          - (guardando in volto ora Shawn, ora la ve­dova) Sarà meglio che vada a darle una mano. Ci ho pratica con le pecore.

La Vedova                    - (rinchiudendo l’uscio) Può far benis­simo da se. Intanto c'è qui Shaneen che vorrebbe par­larvi un po' a lungo.

Shawn                           - (cavando un oggetto dalle tasche e offrendolo a Christy) Vedete questo, galantuomo?

 

Christy                          - (esaminando l’oggetto) Un mezzo biglietto per gli Stati d'America?

Shawn                           - (con grande ansietà) Ve lo regalo, signore, ve lo regalo insieme col mio cappello novo    - (trae il cappello dal cesto che ha con se) e con le mie brache a doppio fondo (le tira fuori dal cesto) e con la mia giacca nova tessuta con la più fina tonditura che si dia per tre miglia intorno (gli dà la giacca). Tutto vi regalo, con la mia benedizione e con la benedizione del Padre Reilly, se volete, basta che lasciate questa casa, che non vi facciate più vedere, sì che noi possiamo godere qua dentro la pace che abbiamo goduta sino a ieri al cader del crepuscolo.

Christy                          - (con nuova arroganza) E con quale scopo, di grazia, vorreste sbarazzarvi di me?

Shawn                           - (volgendo alla vedova uno sguardo suppliche­vole) Io sono un povero ignorante, signor mio, e ci ho poca vocazione a fabbricar bugie, perciò vi vo' dir la verità, Christy Mahon. Io sto per sposare Pegeen qui della casa e non si sa bene che un uomo destro e in­traprendente qual voi siete abbia ad abitare sotto il suo medesimo tetto.

Christy                          - (quasi aggressivamente) E così volete cor­rompermi con donativi per sfrattarmi via, eh?

Shawn                           - (con voce implorante) Non abbiatevelo a male, signor mio bello: ma vi son tanti luoghi nel mondo che son più adatti per voi, dove potrete avere catene d'oro fin che ne vorrete, e giacche fiammanti fin che ne vorrete e magari andare alla caccia a cavallo in com­pagnia delle damigelle del paese. (Fa un segno disperato alla vedova che gli venga in aiuto).

La Vedova                    - (avanzandosi verso Christy) E' vero ciò che dice Shaneen. Fareste ottima cosa a lasciar questa casa, Christy, e a non permettere che quella povera ra­gazza si formi qualche pensiero su di voi: poiché Shaneen qui è del parere ch'essa non sia adatta per voi, ancorché tutti dicano ch'essa vi voglia sposare. (Christy brilla di gioia).

Shawn                           - (protestando con forza e paura) No, no, non è adatta per voi, signor mio: lei con quel suo ca­ratterino così diabolico, Dio scampi: che in capo a una ventina di giorni vi sareste già belli e strangolati a vi­cenda (fa l'atto con le mani). E lo stesso per me; sol­tanto essa fa di più al caso mio, perché io, vedete, sono un buon bietolone di uno che non si permetterebbe mai di alzare una mano su lei anche se la mi graffiasse il viso.

La Vedova                    - (mettendo il cappello di Shawn in capo a Christy) Giovinotto, provatevi questi abiti; Shawn forse ve li può prestare perché ve li mettiate durante le gare sportive. (Lo spinge verso la porta della stanza interna) Andate là. Provateli; e gli darete una risposta quando ve li sarete messi.

Christy                          - (brillando di gioia con gli abiti in mano) Ebbene, sia. Mi garba ch'ella m'abbia a scorgere con questo completo di « tweed » e questo cappello. (Entra nella stanza attigua e rinchiude la porta).

Shawn                           - (in grande pena e trepidazione) Avete sen­tito?... E' contento ch'ella abbia a vederlo in quegli abiti... Non vorrà lasciarci, la vedova. Ci ha venti diavoli in corpo quel ragazzo, vedrete che riuscirà a sposare Pegeen.

La Vedova                    - (canzonandolo) Eh, caro mio, le fanciulle van pazze per i coraggiosi, non per i minchioni come te.

Shawn                           - (passeggiando per la stanza in grande dispe­razione) La vedova, la vedova, che cosa farò mai io adesso?... Io andrei bene a denunciarlo alla polizia, ma egli scapperà di prigione, e allora è certo e sicuro che m'accopperebbe... S'io non fossi un timorato di Dio, quasi ce l'avrei il fegato di andargli di dietro e piantargli una forca nella schiena... Oh, la è pur dura cosa esser un orfanello come me e non ci avere nemmanco uno straccio di padre come gli altri che poi sarebbe facile ammazzarlo e diventare un eroe agli occhi della gente. (Va verso di lei) Oh, la vedova, mi aiutate in questa faccenda se vi prometto una pecora?

La Vedova                    - (dopo esser stata un po' sopra pensiero) Una pecora è poco, Shawn Keogh... Dite un po', cosa vorreste aggiungervi se trovo il modo di sposarmelo io e di salvare così la vostra partita?

Shawn                           - (con stupefazione) Voi? (Sposarlo?

La Vedova                    - Sicuro. Me la cedete la vostra vacca rossa e il pecoro montagnolo e il diritto di passo attraverso il vostro campo di segale e una carrettata di letame di quello che ci avete a Michaelmans e il diritto di scavar le torbe sopra la collina di tramontana?

Shawn                           - (raggiante di speranza) Ma certo che ve li cedo, e, se volete, vi cederò anche l'anello di sposa e presterò a lui un altro vestito, che possiate vedervelo più in ghingheri che mai il dì delle nozze... E vi darò anche due capretti pel convito e quattro boccali di grappa di contrabbando e farò venire a mie spese da Crosmolina il sonatore di piva.

La Vedova                    - Bene, ciò mi basta. Ma zitto ora, ch'egli è qua.

(Christy rientra. E' tutto attillato nei panni nuovi. La vedova gli va dappresso e lo osserva con ammirazione).

La Vedova                    - Se voi poteste vedervi in questo istante, credo che non vi degnereste nemmeno di rivolgerci la parola, Christy Mahon. Sarebbe stato un peccato dav­vero veder partire un buio come voi.

Christy                          - (gonfio come un pavone) No, non partirò. Se questo è un povero luogo vedrò di contentarmi e di starci lo stesso.

(La vedova fa un segno a Shawn di lasciarli soli).

Shawn                           - Bene là, io me ne vo a misurare il campo delle corse intanto ch'è bassa marea. Cosicché, signor mio, vi lascio i miei vestiti; i miei migliori auguri per gli sport di oggi. Dio vi benedica! (Se ne esce sgat-taiolando).

La Vedova                    - Sedete qui un momento, giovinotto, in­tanto che siete cheto. Parliamo un po' fra noi.

Christy                          - (con spavalderia) Adesso debbo andare sulla collina a cercare Pegeen.

La Vedova                    - Eh, tempo n'avrete da cercare Pegeen!... Ieri sera all'imbrunire, vi ricordate?, io v'ho detto che noi due ci si poteva fare buona compagnia.

Christy                          - D'ora innanzi non mi riuscirà difficile dav­vero di trovare chi mi farà buona compagnia dal mo­mento che tutti fanno a gara a regalarmi abiti e vivande (s'incammina verso la porta con aria spavalda stringen­dosi la cinghia dei pantaloni), soltanto per vedere un intrepido garzoncello che, d'un colpo, ha spaccato in due il proprio babbo fino alla cinghia delle brache. (Apre la porta, ma subito dà indietro barcollando) Oh, Santi del Paradiso!... Oh, Angeli del cielo «sui vostri troni di luce!...

La Vedova                    - (accorrendo) Ma che vi piglia adesso?

Christy                          - Lo spettro del mio babbo assassinato!

La Vedova                    - (guardando di fuori) Che? Quel vaga­bondo là?

Christy                          - (con disperazione selvaggia) O dove mai posso nascondere il mio povero corpo da quella fan­tasima d'inferno? (La porta si spalanca tutta intera e il vecchio Mahon appare sulla soglia. Christy si precipita dentro e si nasconde dietro la porta).

La Vedova                    - (che se la gode) Dio vi salvi, brav'omo.

Mahon                           - (burbero) L'avete veduto passare per di qua un ragazzotto, stamane di buon'ora o ieri sera all'imbrunire?

La Vedova                    - (asciutta) Che tipo era?

Mahon                           - Un brutto ceffo di malandrino con una boccaccia storta e un fuscellino in mano... Un pitocco che incontrai poco fa mi disse di averlo veduto che s'in­camminava da queste parti.

La Vedova                    - Che volete che sappia... Di questi tempi passano a centinaia i mietitori che vanno a imbarcarsi a Sligo... Ma dite un po', brav'omo, per qual motivo avete bisogno di lui?

Mahon                           - Voglio accopparlo, perché mi ha rotto la testa con un colpo di zappa. (Si toglie di capo un cap­pellaccio e mostra con un certo orgoglio la testa avvolta in una quantità di bende ingessate) Gli è stato lui a far questo disastro... Vi par poco? Non vi pare già un bel fatto che da dieci giorni a questa parte io gli possa tener dietro con questa fessura nella zucca?

La Vedova                    - (prendendogli la testa con ambe le mani ed esaminandola con infinito godimento) Gli è stato un fiero colpo davvero!... E chi v'ha conciato in questo modo? Un malandrino forse?

Mahon                           - E’ stato il mio figliolo che ha picchiato su: un malandrino e peggio, un villanzone sudicio, balbu­ziente...

La Vedova                    - (abbandonando il cranio dell'uomo e asciu­gandosi le mani nel grembiule) Fareste bene a badare di non buscarvi qualche cancrena al cuoio capelluto, bra­v'omo, e non zaccagnare tanto in giro al sole con quella ferita... Un fiero colpo davvero! Ma, immagino che lo avrete molestato, per ridurlo a fare uno sfregio simile a suo padre.

Mahon                           - Molestarlo io?

La Vedova                    - (divertendosi) Già... O non è una vergogna che i vecchi abbian sèmpre a tormentare così la gioventù?

Mahon                           - (con ira) Io, tormentare lui? Io che ho tutto sopportato con la pazienza di un santo martire, e che ora non ho davanti a me che la rovina, e mi tocca tra­scinarmi attorno, alla mia vecchia età, senza nessuno che mi dia un po' di conforto.

La Vedova                    - (assai divertita) Gli è proprio una ter­ribile cosa, come la cattiveria può guastare il cuor d'un uomo.

Mahon                           - La cattiveria dite? Ma se vi dico ch'è stato lui a picchiarmele, quel bugiardaccio di tre cotte, quell'appaltone forsennato, un fannullone che metà della giornata se ne stava là disteso in mezzo alle felci, la pancia al sole...

La Vedova                    - E lavorare, niente?

Mahon                           - Il diavolo! O se qualche volta ci si met­teva, bisognava vederlo a fare un mucchio di fieno così piccolo come lo stelo d'una rosa o menare a spasso la mucca, ma in così malo modo che l'andava sempre a finire che le fracassava una gamba.

La Vedova                    - (guardando Christy) Come mai era di­venuto così scioperato?... Forse gli piaceva correr dietro alle ragazze?

Mahon                           - (con un'esclamazione di scherno) Correr dietro alle ragazze?... Ma se appena vedeva una sottana venir giù dondolando dalla collina scappava a rimpiat­tarsi in mezzo alle fascine e lì cacciava fuori quei suoi due occhiacci pecorini in mezzo ai fuscelli e alle foglie e rizzava le orecchie come un leprotto che spia da un buco. Ragazze? Proprio!

La Vedova                    - Forse beveva.

Mahon                           - Che: se soltanto l'odore di una pinta ba­stava a inciuscherirlo! Aveva un povero stomacuccio di cartapesta, ve lo dico io, e quando un giorno gli feci tirare quattro buffate della mia pipa, fu preso dalle con­vulsioni che dovetti metterlo su un carretto e spedirlo alla comare.

La Vedova                    - (stringendosi le mani) Non ho mai sen­tito parlare di un uomo a questo modo.

Mahon                           - Ce lo giurerei!... E poi era lo zimbello di ogni donna femmina per quattro baronie all'intorno: tanto che quando le ragazze lo vedevano comparire sulla strada, cessavano di zappare, e si mettevano a canzonarlo, e lo chiamavano il « Lazzarone di casa Mahon ».

La Vedova                    - Darei il mondo intero per conoscere un tipo simile. Com'era dunque?

Mahon                           - Un ragazzaccio bassotto in gambe.

La Vedova                    - Bruno?

Mahon                           - Bruno, sudicio.

La Vedova                    - (riflettendo) Credo d'averlo veduto.

Mahon                           - (avidamente curioso) Un brutto giovinaccio.

La Vedova                    - Un tipo di furfante da far paura. Il vostro ritratto sputato.

Mahon                           - Sì. Che via ha egli preso?

La Vedova                    - Quella della collina. Certo è andato di là per veder di raggiungere qualche goletta che lo con­ducesse al nord o al sud.

Mahon                           - E, che dite? arriverò in tempo ad ac­ciuffarlo ?

La Vedova                    - Se attraversate la spiaggia, laggiù intanto che la marea è ancor bassa, arriverete là nello stesso tempo che ci arriva lui, perché egli ha da fare tutto il giro della baia, che son dieci miglia (gli addita la porta). Prendete a destra del molo, e seguite la strada a sinistra, poi continuate dritto.

(Mahon esce precipitosamente).

La Vedova                    - (gridandogli dietro) E dategliene una buona serqua se vi riesce d'acchiapparlo: ma guardate di non cascare pur voi nelle grinfie della legge che sa­rebbe un bel guaio davvero. (Con un colpo richiude l'uscio, guarda per un istante Christy abbattuto dallo spavento, poi scoppia in una risata) Ah, bene, voi siete il Furfantello dell'Ovest, e quello è il povero uomo che avete spaccato in due fino alla cinghia delle brache! (Christy guardando fuori, e poi volgendosi a lei) Ma che dirà Pegeen quando udirà questa faccenda? Che dirà?

La Vedova                    - Vi assesterà, io credo, una buona dose di scapaccioni e vi manderà a spasso... E Dio la scampi dal prendervi per un prodigio, mentre non siete altro che un miserabile mentitore che avete inventato la sto­riella d'aver sconquassato vostro padre.

Christy                          - (volgendosi verso la porta, tutto rabbioso, quasi parlando a se medesimo) Far le viste d'esser morto e invece resuscitare, e mettersi ad inseguirmi come una vecchia donnola dietro a un topo, e portar malanno fra me e le belle donne dell'Irlanda, lui, quella specie di carcassa ambulante buona soltanto a esser buttata in mare!

La Vedova                    - (più moderata) Ma guardate se un figlio unico deve parlare così?

Christy                          - (prorompendo) Suo figlio, ahn!... Possa io incontrarlo ancora con un sol dente in bocca, e anche quello guasto, e con un occhio solo che però gli basti di fargli vedere davanti tutti i tormenti dell'inferno, e con una sola vecchia gamba di legno che lo meni zoppi­cando fin dentro al baratro di fiamme! (Guarda fuori) Eccolo là che attraversa la spiaggia... Che Dio gli possa mandar su un'ondata che se lo lavi via dalla faccia del mondo per sempre.

La Vedova                    - (scandalizzata) Ma non avete vergogna? (Mettendogli una mano sulla spalla e facendolo voltare) Ebbene che vi piglia adesso? Voglia di piangere, eh?

Christy                          - (con disperazione e angoscia) E dire che poco fa io ho veduto sfavillare l'amore sul bel viso di Pegeen, e udite dalle sue labbra parole così soavi, cosi inebrianti che vi farebbero pensare a Santa Brigida quando parla agli angioletti del cielo... Ed ora ecco ch'essa può mettermisi contro e scagliarmi addosso le più sconce parole, come una vecchia al suo ciucio restio!

La Vedova                    - Ih, che discorso poetico per una che ha l'abitudine di grattarsi in testa e ci ha indosso un vec­chio puzzo di grappa di contrabbando a furia di ven­derne in bottega.

Christy                          - (spazientito) Una come lei è fatta per ma­neggiare mercanzie in cielo. Ma cosa farò io adesso, di­temelo voi, la vedova.

(Da lontano giungono voci di ragazze. La vedova va a guardare fuori della finestra, poi ritorna verso di lui rapidamente).

La Vedova                    - Farete come ho fatto io quando ho per­duto il mio uomo, che la giornata me la passo meglio di tante altre. Talvolta mi sento così piena d'allegria che me ne sto fuori tutto il giorno all'aperto, nel sole, a rammendarmi una calza o a dar l'impuntura a qualche camicia, altre volte invece mi metto là a guardar giù alle golette, ai battelli da pesca che fan vela sul mare e penso ai marinai che navigano laggiù mentre io da tant'anni vivo sola.

Christy                          - (prendendo interesse) Sicché voi siete si­mile a me, la vedova.

La Vedova                    - Proprio. E gli è per questo, vedete, che per voi ci ho una fantasia, Christy Mahon... Lassù è la mia piccola casetta, e se voi ci veniste, vedreste come io saprei aver cura di voi, e nessuno ci verrebbe a doman­dare se siete un assassino o cosa siete.

Christy                          - Ma se abbandono Pegeen, che farò?

La Vedova                    - Tante piccole faccende ci sono laggiù cui potreste accudire: raccogliere conchiglie per imbian­care alla calce l'interno della mia capanna, tirar su un riparo per lo stabbio delle oche, stendere una pelle nuova sopra il mio vecchio battello ida pesca... e se la mia casina è lontana dall'abitato, ogni tanto, nel canto del foco, c'incontrereste pure qualche saggio vecchione; e tempo ne avremo parecchio da sussurrarci paroline amo­rose e abbracciucchiarci...

Voci                              - (che chiamano dal di fuori, da lontano) Christy!... Christy Mahon! Christy!...

Christy                          - E' Pegeen Mike?

La Vedova                    - No, son le ragazze che vengon qua per portarvi alle gare di corsa. Che volete dunque che dica loro?

Christy                          - Aiutatemi a conquistare Pegeen... Lei, lei sola io cerco. (La vedova si alza e va alla finestra) Aiutatemi a conquistarla, la vedova, e io pregherò Dio che stenda la sua mano su di voi il giorno della vostra santa morte.

Voci                              - (più prossime) Christy! Christy Mahon!...

Christy                          - (con agitazione) Ecco, vengono... Mi pro­mettete d'aiutarmi, dì salvarmi?

La Vedova                    - (fissandolo per un momento) E, se v'aiuto, voi mi promettete che quando sarete il padrone qui dentro mi darete il diritto di passaggio che m'oc­corre e un pecoro montagnolo e un carico di concime di Michaelmans?

Christy                          - Lo giuro, per tutti gli elementi e tutte le stelle della notte.

La Vedova                    - Allora non faremo parole a nessuno del vagabondo; così Pegeen non saprà nulla di quanto è accaduto.

Christy                          - E se egli tornasse?

La Vedova                    - Diremo che quello è un mentecatto e non il vostro babbo. E quanto a me -giurerò d'averlo visto oggi a delirare sulla spiaggia. (Le ragazze entrano correndo).

Susanna                         - Venite alle corse, Christy. Pegeen dice che ci dovete venire.

Sara                               - Le gare di salto sono già cominciate. Noi abbiamo qui un costume da fantino da farvi indossare per la corsa dei muli sulla spiaggia.

Onorina                         - Venite dunque!

Christy                          - Ci vengo se Pegeen è laggiù.

Sara                               - E’ laggiù che sta scherzando Shawn Keogh.

Christy                          - Allora corro a raggiungerla. (Corre fuori seguito dalle ragazze).

La Vedova                    - Bah! se alla fin delle fini è sempre il peggio che arriva a questo mondo, sarà pure un bel fatto vedere che non c'è nessuno che abbia pietà di lui se non una povera vedova come me che ha dato sepol­tura ai suoi figli e ha ucciso il suo uomo.

Fine del secondo atto

ATTO TERZO

 L'istessa scena degli altri atti. E' giorno più inoltrato.

 (Jimmy entra, un po' alticcio).

Jimmy                           - (chiamando) Pegeen! (Va verso la porta interna) Pegeen Mike! (Ritorna nel mezzo della stanza) Pegeen! (Philly entra, egli pure un po' alticcio. A Philly) Di', l'hai veduta la ragazza?

Philly                             - No. Ho mandato Shawn Keogh con un car­retto e un somarello per trasportare il padrone a casa sua. (Tenta di aprire la credenza chiusa a chiave) E' un bel sudicione, ve', quel Michele James a pigliarsi una sbornia simile a una veglia dopo mezzanotte!... E anche lei, figlia d'un diavolo, a tener chiusa a chiave la cre­denza a questo modo! Già è sempre in faccende dietro a quel bel tomo; tanto che qui si può schiattar dalla sete senza che ci sia un cristiano che ti dica neanche crepa.

Jimmy                           - E c'è da meravigliarsi ch'ella sia sempre in trambusto dietro a quel giovane tizio che ha saputo mandar in malora un tenitore di « roulette » e ti vince tutte le gare sportive, saltando, ballando, e Dio sa che cosa? Gli è piantato a luna buona, te lo dico io.

Philly                             - Ma si troverà a luna scema quanto prima. Vedrai, un dì o l'altro si farà acchiappare a furia di spifferare ai quattro venti la storia del come e del quando ha accoppato il suo padre, e del gran colpo di vanga che gli ha menato!

Jimmy                           - Eh, mica si denuncerà da se stesso, e poi suo padre, a quest'ora, è già bell'infracidito. (Il vecchio Mahon passa lentamente davanti alla finestra).

Philly                             - Supponiamo che in quel campo dove è successo lo sconquasso, uno, scavando con la zappa, fac­cia saltar fuori le due calotte di quel teschio. O cosa diranno i giornali? Cosa dirà il tribunale?

Jìmmy                           - Diranno che si tratta idei teschio di un vec­chio danese che s'è affogato al tempo del diluvio. (Il vecchio Mahon entra e siede presso la porta ascoltando) Non hai mai sentito parlare tu di certi teschi che si am­mirano nella città di Dublino, disposti in fila come i boccali nelle capanne di Connaught?

Philly                             - E tu credici a queste panzane.

Jimmy                           - (con fermezza) Li ha veduti un giovinotto che tornava dalla mietitura su un bastimento di Liverpool. Disse quel giovine: «La gente li tiene là a far testimonianza idei grandi uomini che un tempo passeg­giavano per il mondo. Teschi bianchi, teschi neri, teschi gialli, e alcuni con la dentatura intera, altri con un dente solo ».

Philly                             - Forse c'è qualcosa di vero in tutto questo. Quando io era ragazzo c'era un camposanto di là dalla casa mia, un camposanto dove si vedevano i resti di un uomo che aveva le coscie lunghe quanto il tuo braccio. Era un uomo spaventevole, te l'assicuro. E un bel giorno, una domenica, mi presi il divertimento di mettere insieme gli avanzi di quello scheletro; aveva le ossa lucenti come non se ne trovano più, oggidì, in nessuna città del mondo...

Mahon                           - (alzandosi) O dai un po' qua un'occhiata a questo teschio, e dimmi dove e quando n'hai veduto un altro che abbia l'aria così aristocratica. Gli è sol­tanto un po' scheggiato da un colpo di vanga.

Philly                             - Dio eterno e immortale!... Ma chi v'ha con­ciato in codesto modo?

Mahon                           - (trionfante) Gli è stato il mio figliolo, gli è stato. Volete credermi?

Jimmy                           - Ce n'è della cattiveria nell’anima di un uomo!

Philly                             - (con sospetto) E com'è accaduta la cosa?

Mahon                           - (cominciando a girellare per la stanza) Ho percorso ventine, centinaia di miglia, guadagnan­domi da dormire e da empirmi la pancia quattro volte il giorno, a raccontare alla gente la storia della mia av­ventura. (Va verso di loro con un piglio un po' aggres­sivo) Datemi un goccio da bere e ve la racconto pure a voi.

(La vedova Quin entra e ristà un po' sconcertata dietro di lui. Egli sta di fronte a Jimmy e ha Philly alla sinistra).

Jimmy                           - Chiedetene a quella là. Guardate, ci ha della roba nascosta sotto lo scialle.

La Vedova                    - (portandosi davanti a Mahon rapidamente) Come, voi ancora qui? O non siete andato lontano?

Mahon                           - Son arrivato sin laggiù alla spiaggia... Ho visto passare i bastimenti di costa, e mi «on buscato un crampo alla gamba e una gran secchezza alla gola. Co­sicché mi son detto: « II diavolo lo accompagni » e mi son ribattuto indietro. (Spiando sotto lo scialle di lei) Datemi un goccio da bere. Ho le ossa rotte dal gran camminare. E' da martedì della settimana scorsa che sono in viaggio.

La Vedova                    - (prendendo su un bicchiere con un tono tra il giulivo e lo scherzoso) Allora sedete al foco e riposatevi un po'. Davvero che avete ragione d'aver le ossa rotte, poveretto, con tutto il vostro vagabondare, e arrabattarvi, e tener la faccia al sole. (Gli versa nel bicchiere dell'acquavite da un boccale che ha recato con se sotto lo scialle) A voi. Salute e lunga vita.

Mahon                           - (agguantando il bicchiere con avidità, poi sedendo accanto al foco) Dio vi rimeriti.

La Vedova                    - (traendo da parte i due uomini, di sop­piatto) Sapete che? Quell'uomo è un po' stravolto di cervello a causa delle sue ferite... Lo incontrai poco fa che mi narrò una lunga filastrocca di un certo vaga­bondo che lo aveva percosso. Poi, «i vede, ha sentito parlare del fattaccio di Christy, e allora s'è messo a dire ch'era stato il suo figliolo che lo aveva bastonato al capo. Oh, dite mo', non è un guaio da poco? Ora magari, egli andrà intorno ad ammazzare qualche cri­stiano, credendo che sia colui che gliel'ha picchiate.

Jimmy                           - (interamente persuaso) Un guaio davvero, la vedova... Una volta io ho conosciuto un tale che aveva ricevuto un calcio da una giumenta baia. Bene, egli andava attorno pel paese, e uccideva tutti i cavalli che trovava, finché un bel giorno ingoiò le interiora di una pendola e crepò.

Philly                             - (con sospetto) Christy lo ha veduto?

 La Vedova                   - No, non l'ha visto. (Con un gesto come d'avvertimento) Ma, per carità, non tirateglielo in mente, che se succede qualche delitto, c'è caso siate citati a comparire davanti al giudice,.. Ma zitti, ch'egli è là che ci ascolta. Aspettate, e vedrete come io saprò pigliarlo per il suo verso e sbrogliare la faccenda. (Va da Mahon) Come vi sentite, galantuomo? Siete tranquillo adesso?

Mahon                           - (leggermente intenerito dal « whisky ») Sono un povero disgraziato io... Ah! La è ben dura al pensare come io mi trovo qui, adesso, abbandonato dal mio figliolo... Dire che mi son fatto in quattro per dargli una buona educazione, e lui, un asinaccio che non è arrivato nemmeno al secondo libro di lettura, e che, più d'una volta, è tornato da scuola azzoppato da tutte due le gambe, e livido dalle battiture, come il somaro di uno zingaro... La è dura davvero a pensare che al­cuni hanno i loro prossimi, i loro più prossimi parenti, che possono alzare una mano assassina sopra di essi, e che altri hanno da restar soli al mondo a sbasire sino alla morte, nel gelo della notte.

La Vedova                    - (un po' imbarazzata) A sentirvi ciarlare così tranquillamente, compare, chi direbbe che siate quel medesimo che abbiam visto passare quest'oggi per di qua?

Mahon                           - Son quel medesimo sì. Sono il naufragio e la rovina di tre ventine di anni; ed è davvero uno spavento a pensare che ho vissuto tanto tempo per aver dei figli che buttano male, e che vi f8Ì mettono contro, e voi siete stufo di garrirli, e di dar loro pedate nel sedere!

Philly                             - (a Jimmy) Ma costui non è un pazzo di certo. (Alla vedova) Domandategli che tipo era suo figlio.

La Vedova                    - (volgendosi con un'aria significativa) Il vostro figlio, quello che vi picchiò, era forse un giovinotto sulla ventina, un gran campione nella corsa, nel salto, capace di battere il mondo intero alle gare spor­tive?

Mahon                           - (volgendosi verso di lei con un muggito di collera) Io non vi ho detto ch'era il più scimunito degli uomini! e che d'ora in poi dovrà assaggiare il pan nero degli orfani? e che tutti, giovani e vecchi, lo canzoneranno, lo insulteranno e gli daranno pedate Come a un cane rognoso?

(Dal di fuori, da non molto lontano, giunge uno scop­pio d'applausi).

Mahon                           - (ponendo le mani dietro all’orecchie) Che cos'hanno, in nome di Dio, da far tanto baccano laggiù?

La Vedova                    - (con un'ombra di sorriso) Stanno ap­plaudendo un giovinotto, il Campione delle corse, l'Eroe del mondo occidentale.

Mahon                           - (andando alla finestra. Nuove acclamazioni) Mi pare che mi si spacchi il cuore a udirli, io con questa zucca che la mi picchia a martello da una set­timana a questa parte... Che fanno? Le corse?

Jimmy                           - (guardando fuori dalla porta) Sì. Ora stanno issandolo sulla mula, sulla mula che ha da correre lag­giù, alla marina. Eccolo, l'Eroe della mula bardata! Ah! Ah!

Mahon                           - (incuriosito) Se mi dite ch'è un pazzo, ci giurerei che è la copia del mio figliolo vagabondo... (Sentendosi male si pone una mano al capo) In fede vorrei andare anch'io a vedere le corse.

La Vedova                    - (trattenendolo rudemente) No, voi non ci andrete. Fareste meglio a prendere la strada di Bellmullett, e non star qui a girondolare per questi paraggi dove non trovereste un luogo da passare la notte.

Philly                             - (venendo innanzi) Non le date retta, ga­lantuomo. Montate piuttosto su questa panca che potrete dare un'occhiata alle corse. Vedrete, s'affretteranno a correre avanti che la marea sia alta, e se fate conto di discendere sin laggiù, ci arrivereste a corse finite.

Mahon                           - (monta su la panca. La vedova gli sta d'ac­canto) Oh, oh, che bella vista sulla marina!... Ma ecco, partono dal molo... Lui è in testa a tutti... Ma chi è dunque quello là?

La Vedova                    - E' il Campione del mondo, ve Io dico io.

Phillv                             - (guardando fuori tutto intento alle corse) Guardate! Ora lo stringono dappresso.

Jimmy                           - Ma li batterà Io stesso, vedrete.

Philly                             - E aspetta, Jimmy Farrell. E' troppo presto a dirlo.

La Vedova                    - (gridando) State attenti che arriva alla barriera... Dio, come cavalca a furia.

Jimmy                           - (gridando) Forza! Forza, giovinotto!

Mahon                           - Ecco, sta sorpassando il terzo.

Jimmy                           - Se li beccherà via tutti.

La Vedova                    - E se li beccherebbe anche fossero una ventina.

Mahon                           - Guardate la sua mula come spara calci alle stelle!

La Vedova                    - Oh, quello è un salto! (Afferrando Ma­hon nell’eccitamento) Ah! E' caduto?... No, eccolo an­cora in sella... Scommetto che li batte tutti.

Jimmy                           - Guardate come la carica di mazzate quella povera mula!

Philly                             - E le fanciulle come l'acclamano!

Jimmy                           - Siamo all'ultima svolta. Ora arrivano dritti al palo!

Mahon                           - Cielo! Che luogo stretto ha da passare. Vedrete che finirà a cadere nel pantano. (Con un grido) Bravo cavaliere! Se l'è cavata ancora.

Jimmy                           - Eccolo naso a naso con l'altro...

Mahon                           - Che bravo ragazzo! Fiamme dell'inferno! E' arrivato.

(Grandi applausi cui tutti si uniscono).

Mahon                           - (con esitazione) Ma che è?... Ora lo por­tano in trionfo. Vengono a questa volta... (Con un mu­golìo di furore e di stupefazione) Per tutti i Troni e le Dominazioni, quello è mio figlio! Lo riconoscerei dalla maniera di sputare, fosse a cavallo della luna. (Salta giù dalla panca e fa per correre alla porta, ma la vedova lo agguanta e lo ricaccia indietro).

La Vedova                    - Statevi cheto voi, che diamine!... Vi dico che non è il vostro ragazzo quello. (A Jimmy) Trattenetelo, Jimmy; altrimenti vi buscherete un mese di prigione per complicità a delinquere, con tanto di multa per giunta.

Jimmy                           - (agguantando il vecchio) Ecco, lo tengo.

Mahon                           - (dibattendosi) Lasciatemi, lasciatemi uscire, razza di cani, che ora voglio proprio vendicarmi di lui.

La Vedova                    - (scuotendolo con violenza) Quello non è il vostro figliolo, vi dico. Quello è un giovinotto che deve sposare la ragazza qui della casa, una casa con tanto di commercio avviato, licenza di spaccio e (abbas­sando la voce) « whisky » irlandese.

Mahon                           - Quello là sposare una ragazza decente e danarosa? Ma siete matti? O dove diavolo son caduto, in un ospizio di femmine mentecatte?

La Vedova                    - Matto sarete voi con quella botta che ci avete nel capo! Quel giovane è il prodigio del mondo occidentale.

Mahon                           - L'ho ben riconosciuto. E' mio figliolo.

La Vedova                    - Lo vedete che siete pazzo? (Dal di fuori giungono ancora applausi) Sentite, sentite che festa per strada gli fanno... Avete detto ch'era uno scemo. E che volete la gente si metta ad acclamare gli scemi?

Mahon                           - (accasciandosi) Forse, avete ragione... La sarebbe davvero troppo marchiana che quel ragazzo fosse mio figlio. (Altri applausi) Nessuno certo si darebbe la pena di applaudirlo... Oh, la mia testa, la mia povera testa! (Si siede col capo stretto fra le mani) Una volta ho veduto sette diavoli che cacciavano l'anima mia a mo' di turacciolo nella bocca di una damigiana di dieci ' pinte, un'altra volta dei topi, dei topi grossi come faine, che mi succiavano il sangue fuor dall'orecchio; cose stre­pitose n'ho viste parecchie al mondo, ma finora non m'era mai capitato di confondere quel cretino idiota di mio figlio con un qualsiasi probabile uomo. Ah, di si­curo sono ammattito.

La Vedova                    - Sfido, con quel buco aperto nella cucuzza...

Mahon                           - Allora che Dio ci mandi il cimurro e il fignolo sul naso, a lui e a me! (Alla vedova, d'un tratto) E' stravolta la mia faccia?

La Vedova                    - Altro che stravolta!... Voi avete pro­prio la grinta del pazzo: un bimbo se n'accorgerebbe.

Mahon                           - (balzando in piedi più allegramente) Se così è, meglio me ne vada laggiù all'Ospizio dove sarò ben ricevuto, ve lo dico io! (Fiero) Poiché io sono un ammalato terribile e spaventoso; tanto è vero ch'io ci sono stato una volta, e urlavo dentro la camicia di forza, sette dottori registravano i miei detti memorabili sopra un libro stampato. Mi credete?

La Vedova                    - Se siete un così gran prodigio, fareste meglio ad andarvene, poiché una volta i ragazzi hanno affrontato un pazzo e te lo hanno preso a sassate: tanto che il povero cristo s'è messo a scappare con la schiu­ma alla bocca, finché s'è annegato in mare.

Mahon                           - (con filosofia) Eh, purtroppo l'uomo si fa diavolo con quelli che non hanno il cervello in sesto. Ma ora lasciatemi andare, voglio sgattaiolar giù per la viottola, così non incontrerò anima viva.

La Vedova                    - (riconducendolo alla porta) Bene. Fi­late giù a destra, e nessuno vi scorgerà.

(// vecchio fugge via di corsa).

Philly                             - (saggiamente) Gli volete fare qualche brutto tiro, la vedova. Ma io lo rincorrerò e gli darò da mangiare, da dormire; e voglio un po' vedere s'egli è fuor di senno o non piuttosto sano come voi.

La Vedova                    - (seccata) Se gli andate presso, occhio al capo, Philly. O non avete sentito dire da lui stesso che gli dà di volta il cervello tratto tratto?

Philly                             - Gli ho sentito dire un buggerio di cose. Eh, avanti faccia notte ne vedremo di belle gare spor­tive! (Esce).

Jimmy                           - Philly è uno sciocco. Come ha da fare ad avere il senno con quella spaccatura nella zucca? E' meglio che tenga dietro a tutte due. Son certo che il vecchio gli si rivolterà contro. (Esce. La vedova na­sconde il « whisky » dietro il banco. Si odono schia­mazzi al di fuori).

Voci i                            - Buon saltatore!... Gran galoppatore... Caro ragazzo!... Quello è un cavaliere!...

(Christy entra, vestito da fantino, con Pegeen Mike, Sara e altre ragazze e uomini).

Pegeen                          - (alla folla) Ora lasciatelo; non molesta­telo più... Non vedete com'è inzuppato di sudore?... Andate, andate, continuerete fra voi le vostre discus­sioni.

La Folla                         - Ecco i premi. Una cornamusa! Un vio­lino che fu suonato da un poeta molti anni or sono! Una corona d'albaspina!

Chtisty                          - (prendendo i premi dalle mani degli uo­mini) Grazie, grazie a tutti di cuore! ... Ma v'assi­curo, ragazzi, che quello che ho fatto oggi vi parrebbe niente, in confronto, se mi aveste veduto menare quel formidabile colpo di vanga.

Pegeen                          - Lasciatelo adesso. Ora ha da riposare e asciugarsi... Andate, andate, da bravi. (Li spinge fuori. La vedova li segue).

Gli Uomini                    - (uscendo) Andiamo. E buona fortuna!

Pegeen                          - (raggiante, asciugandosi la faccia con lo scialle) Ebbene voi siete un ragazzo come pochi, Christy, e d'ora innanzi farete fortuna, che avete saputo guadagnare tutti questi premi, sudando al sole di mezzodì.

Christy                          - (fissandola con giubilo) Gran fortuna avrò, Pegeen, se vincerò il premio ch'io bramo sopra ogni altro, ed è la vostra promessa che mi sposerete, fra una quindi­cina di giorni allorché i bandi saranno pubblicati.

Pegeen                          - (indietreggiando) Ma avete una bella faccia tosta a chiedermelo, quando tutti sanno che tra poco par­tirete e andrete a corteggiare qualche ragazza del vostro paese, dopo che vostro padre sarà imputridito nella fossa, fra quattro mesi o cinque.

Christy                          - (con indignazione) Partirmi da voi, partire? (La segue) No, non partirò. E vi assicuro che fra quattro mesi o cinque, quando l'aria si sarà fatta più tiepida, voi ed io andremo a passeggiare là fuori, sulle coste del Neifin, in mezzo alla rugiada della notte, mentre profumi inebrianti s'esaleranno dalla terra e ci sarà una piccola luna che ci spierà dietro le colline...

Pegeen                          - (guardandolo di traverso con aria scherzosa) Ah, le questo amore di bracconiere che vi piace di fare a voi, Christy Mahon, sulle coste del Neifin, quando la notte sarà discesa?

Christy                          - Amore di bracconiere o amore di principe che importa, quando voi sentirete le mie due mani distese intorno alla vostra giovane vita e le mie labbra che striz­zano baci sulle vostre labbra carnose, tanto che in quello istante, vedete, proverò una gran pietà per Nostro Si­gnore costretto a starsene lassù, solo soletto, nel suo seggiolone d'oro.

Pegeen                          - Ah, sarebbe bello così, Christy Mahon; e qualunque ragazza camminerebbe sino a sfiancarsi il cuore pur d'arrivare a vedere un buio come voi che non c'è chi l'uguagli per eloquenza e parlantina.

Christy                          - (incoraggiato) Aspettate, aspettate a sen­tirmi discorrere quando saremo là fuori in Erris, al tempo del Venerdì Santo che ci chineremo a bere un sorso alla sorgente e ci daremo dei grossi baci con le labbra gocciolanti, o ci metteremo a scherzare su qualche spiazzo al sole, e voi ve ne starete là distesa sul dorso, con la vostra collana, in mezzo ai fiori della terra.

Pegeen                          - (a bassa voce, commossa dal tono delle sue parole) Sarebbe pur bello così, non è vero?

Christy                          - (con trasporto) Se i mitrati vescovi vi scor­gessero allora, rimarrebbero, cred'io, come i Santi Profeti quando vanno a tirar le sbarre del Paradiso per andar a dar un'occhiata alla signora Elena di Grecia che se la passeggia all'aperto con un mazzo di fiori nel suo scialle d'oro.

Pegeen                          - (con vera tenerezza) E che cosa ho io, Christy Mahon, che mi fa capace di affascinare un uomo come voi, che sa parlare come un poeta, ed ha il cuore pieno di coraggio e di intrepidezza?

Christy                          - (con voce bassa) La luce dei sette cieli sta raccolta nel vostro cuore soletto, Pegeen; ed io penso che voi sarete per me come la lampada di un angelo quando di notte io mi lascerò fuori a pescare i salmoni alla fiocina, in Owen o in Carrowmore.[3]

Pegeen                          - S'io sarò vostra moglie, voglio venire con voi durante quelle notti, Christy Mahon, e vedrete come sarò buona di ammansire i guardaboschi o coniare gra­ziosi nomignoli alle stelle.

Christy                          - E così vi buscherete un bel raffreddore du­rante qualche grandinata o nei nebbioni del crepuscolo.

Pegeen                          - E allora ci metteremo a riparo in qualche cespuglio (Con un brivido). Forse questo è un troppo misero ricovero per un ragazzo fino e delicato come voi, Christy Mahon...

Christy                          - (circondandole la vita con un braccio) S'io non fossi un buon cristiano, Pegeen, le mie ora­zioni le vorrei dire inginocchiato a ginocchia nude, a ogni fìl di paglia del tetto che sta sopra la vostra casa, o a ogni ghiaiottolo del sentiero che conduce alla vostra dimora.

Pegeen                          - (raggiante) Ed io voglio accendere candele al miracolo di Dio che oggi vi ha portato fin quassù dal sud, e indossare le mie vesti nuove, sì che possa spo­sarvi al più presto e non aspettare più oltre.

Christy                          - Miracolo fu davvero codesto, Pegeen Mike... Dire che ho faticato tanto e tanto errato non sapendo che ogni dì che passava mi accostava sempre più a questa santa giornata!

Pegeen                          - E dire ch'io stessa, ragazza qual sono, spesso ero tentata d'andare con una barca su pel mare, e ve­leggiare, finche m'imbattessi in qualche ricco ebreo con dieci barili d'oro, e non immaginavo punto che uno come voi era in cammino e s'approssimava a me come le stelle di Dio. (Ella china dolcemente il capo sul petto di lui che l'abbraccia).

(Dal di fuori giunge il canto di un ubriaco).

Pegeen                          - Mio padre che torna dalla veglia... Lasciamolo andare a dormire, per ora. Gli parleremo dopo, quando sarà più calmo. (Si separano).

Michele                         - (dal di fuori, cantando)

Il birro e il secondino

ben bene ci bussarono

e indietro ci portarono

prigioni alla città.

(Entra sorretto da Shawn).

Là giacemmo, piangenti,

stretti tutti in un carcere...

(Scorge Christy. Va da lui e gli stringe, barcollando, la mano, mentre Pegeen e Shawn parlano fra loro, sulla sinistra della scena).

Michele                         - (a Christy) Che Dio e i Santi ti benedi­cano, giovinotto... Sento che hai vinto tutte le gare laggiù. Ah, gli è proprio una vergogna, ve', che non ti abbia portato con me alla veglia dì Kate Kassady, un pezzo di buio così bello e così solido come te! Mai ne avresti veduta una simile per profusione di vivande; tanto che quando, in sul mezzodì, mettemmo a giacere nella stretta fossa i suoi miseri stinchi c'erano quattro o cinque uo­mini che si buttaron per terra e le restituirono il bevuto sopra le sante pietre.

Christy                          - (guardando Pegeen) Ma è vero?

Michele                         - Se è vero!... Già tu sei stato un babbeo a seppellire il tuo babbo così alla chetichella, invece di caricartelo s'una mula di Kerry e portartelo qua verso l'Ovest come fece Giuseppe al tempo de' tempi. Gli si poteva dare una onorata sepoltura e non lasciarlo laggiù a infracidire da solo, senza che si potesse bere un sorso d'acquavite alla salute dell'anima sua.

Christy                          - (brusco) Meglio così; che stia laggiù, un tipaccio come lui.

Michele                         - (battendogli una mano sul dorso) Eh, sei indurito al delitto tu. E sarà certo un gran brutto giorno per quel povero marito che ti vedrà capitare in casa a far la rota alla sua moglie! (Additando Shawn) Ma guardami là quel santocchio che ho scelto per partito alla mia figliola. Oggi sono stato a prendere la dispensa coi sigilli per poterli sposare.

Christy                          - E li sposerete oggi?

Michele                         - Sicuro. Credi forse che, per quanto in cimberli, io voglia lasciar qui la mia figliola nubile, nelle mani d'un briccone come te?

Pegeen                          - (staccandosi rapida da Shawn) Dunque la dispensa è proprio arrivata?

Michele                         - (trionfante) Il Padre Reilly me l'ha letta su poco fa nel suo latinorum, poi ha detto: « La ci viene proprio a taglio, Michele: per cui facciamo in fretta a sposarli prima che quel bel tomo non ci rompa le uova nel paniere ».

Pegeen                          - (con fierezza) Allora il Padre Reilly ha sbagliato. Gli è invece questo giovanotto qui, Christy Mahon, ch'io voglio sposare.

Michele                         - (con voce forte, pieno di sbigottimento) Che? Tu me lo vorresti affibbiare per genero? Lui, lui ch'è ancora tutto lordo e incrostato del sangue di suo padre?...

Pegeen                          - Già. E non sarebbe peggio per una ragazza sposare uno come Shaneen, quella specie di spaventa corvi, senza un po' di fegato, che non sa accozzare in­sieme due parole garbate?

Michele                         - (lasciandosi cascare su una scranna e soffiondo come un mantice) Ah, figlia snaturata!... Ve­nire a soqquadrarmi a questo modo quelle tre dita di grasso che ci ho sul cuore, io che sono già tutto pinzo e inzuppato di vino fino al collo!... Ma vuoi dunque che m'abbiano a scomunicare? vuoi che me ne vada mugolando per le strade come un dannato?... E tu, Sha­neen, non hai una parola di conforto per me? Ma non sei dunque geloso?

Shawn                           - (con estrema disperazione) A dirvi il vero ci ho paura ad essere geloso di uno che ha ammazzato il suo babbo.

Pegeen                          - Sarebbe triste sposar uno come te, Shaneen. Ora mi accorgo che la vita di un'orfana è piena di guai; e non è forse una gran fortuna ch'io non t'abbia sposato prima ch'egli ci giungesse quassù dall'Est o dall'Ovest?

Shawn                           - Bell'affare il tuo, sceglierti per marito il primo sudicio vagabondo che passa per strada.

Pegeen                          - (scherzosa) E credi ch'io verrei a passeg­giare con te nelle belle domeniche di primavera? Ma se la tua innamorata la faresti pensare piuttosto a un fe­gato di bue che ai gigli e alle rose!

Shawn                           - O Pegeen, Pegeen, pensa alla mia grande passione, pensa al papiro del Santo Padre, pensa alla massa di giovenche che ti porto in dote, e all'anello d'oro!

Pegeen                          - Si vede proprio che sei troppo aristocratico per una come me, Shawn Keogh... Va a cercarti qualche grassa signorotta che ti porti in dote una bella mandra di buoi sulle praterie del Meath, e che sia ingioiellata con tutti i brillanti dei Faraoni. Quella farebbe proprio al caso tuo, Shaneen. E statti con Dio. (Si ritrae dietro a Christy).

Shawn                           - Ascolta, ascolta ciò che ti dico...

Christy                          - (balzandogli incontro con ferocia) Ehilà, giovinotto, toglietevi di qua se non volete che aggiunga delitto a delitto quest'oggi!

Michele                         - (saltando in piedi con uno strillo) Un altro assassinio? Ma che la vi gira? Commettere un delitto qua dentro con tutte le bottiglie di « whisky » di contrab­bando che son là pronte per la nostra trincata di sta­notte?... Andate, andate fuori sulla spiaggia se volete picchiarvele: là ci sarà almeno la marea che laverà via le tracce del vostro delitto. (Spinge Shawn verso Christy).

Shawn                           - (svincolandosi e rifugiandosi dietro la sua schiena) No, no, non voglio azzuffarmi con lui, Mi­chele James. Preferisco piuttosto restar scapolo e arro­stirmi dalla passione fino alla consumazion dei secoli, che affrontare un selvaggio simile!... Rebbiate gliele voi, Michele James, altrimenti perderete le mie giovenche e il mio bel manzo che viene da Sneem.

Michele                         - Io battermi con quel malandrino lì che par allevato apposta a far l'ammazzababbo? (Spinge Shawn) Su, balordo, fatti sotto te.

Shawn                           - (movendo qualche passo avanti) Debbo dar­gli col pugno?

Michele                         - Prendi la vanga, lì, alla tua sinistra.

Shawn                           - Ma se gli dò con quella mi busco la forca...

Christy                          - (afferra lui la vanga) Allora, o alla forca,o esci di qua. (Shaum scappa via) Arrivederci a Patrasso! (Va da Michele con aria conciliante) Credo vi sarebbe garbato poco tenervi in casa un agnusdeo simile, Michele James. Suvvia, dunque, impartiteci la vostra santa bene­dizione. Pegeen qui mi giurerà fede in presenza vostra, e, quanto a me, vi dichiaro che sono l'uomo il più beato della terra. Dopotutto, credo, sarebbe per chiunque una buona fortuna ad avermi in casa.

Pegeen                          - (dall'altro lato di Michele) Sì, dacci la tua benedizione, Michele James; ch'io ti giuro in faccia a Dio di volerlo sposare e di non voler attendere più oltre. Michele  - (stando fra loro con gran solennità e alzando k mani sopra i loro capi) Sta nella volontà del Signore che una fine, o buona o trista, s'ha tutti <da averla quaggiù, e sta nella volontà del Signore che tutti s'ha da tirar su la nostra famiglia numerosa per dar crescimento alla terra... Che è mai un uomo solo, dite un po' ragazzi, che mangia un boccone in una casa, beve un sorso nell'altra, e non ha luogo per se, come un vecchio somaro che ragli sperduto in mezzo alle rocce? (A Christy) Certo che molti avrebbero un po' di spago a tirarsi in casa uno come te, per paura che tu gli possa fare la festa come hai fatto al tuo babbo, ma, io ve lo dico schietto, io sono un gentiluomo d'Irlanda, e preferisco magari an­darmene al Creatore qualche tempo prima dello stabilito ma vedermi intorno una bella fila di nipotini che vengon su sacramentosi e disperati che trovarmi a fianco nel letto de' tisicucci maltagliati come sarebbero quelli che probabilmente daresti a Shawn Keogh (a Pegeen. Congiunge loro le mani). Un giovinotto coraggioso è la perla del mondo, e un uomo che ha spaccato in due il proprio padre con un colpo di vanga, ha fegato per dieci. Co-sic-chè Dio, la Madonna e San Patrizio vi benedicano, figlioli miei, e v'assistino sempre da questo giorno mortale.

Christy e Pegeen           - Amen!

(Di fuori si sente uno strepito. Il vecchio Mahon ir­rompe seguito da tutta la folla e dalla vedova Quin. Egli si precipita su Christy, lo getta per terra e comincia a batterlo col bastone).

Pegeen                          - (cercando di strapparglielo di mano) Fer­mo!... Smettete. Ma che fate? Chi siete?

Mahon                           - Suo padre, Dio mi perdoni.

Pegeen                          - Ma è uscito dalla tomba costui?

Mahon                           - E che credevi? Che bastasse un colpettino di vanga per mandarmi all'altro mondo? (Percuote an­cora Christy).

Pegeen                          - (dando uno sguardo a Christy) Dunque siete venuto a contarci delle frottole...

Christy                          - (afferrando il bastone del vecchio) Ma que­sto non è mio padre!... Questo è un matto che vuol far paura al mondo intiero. (Additando la vedova) Lei, lei la sa la verità.

La Folla                         - Tu vuoi ingannare Pegeen!... La vedova lo vide appena oggi quest'uomo: e tu lo sai. Sei un mentitore.

Christy                          - (confuso) Mentitore è lui che quando gli assestai il colpo stava disteso in terra con la testa spac­cata e faceva finta d'esser morto.

Mahon                           - Sì perché dopo, quando son rinvenuto, non ti ho visto eh, che te la davi a gambe levate su per le coste della collina...

 

Pegeen                          - E pensare che noi siamo stati qui a fargli tante feste e cerimonie!... Uscite, uscite di qua: subito.

Christy                          - (con aria compassionevole) O Pegeen, Pe­geen, le avete pur vedute le mie prodezze di quest'oggi: difendetemi dal vecchio. Perché volete spingermi alla rovina ?

Pegeen                          - E' il vostro tradimento nefando che mi fa furiosa; tanto che ancora stento a creder voi siate quel medesimo che mezz'ora fa io stava per stringere nei nodi del mio cuore. (A Mahon) Portatelo via, ch'io non vo' che il mondo mi veda perder la testa dietro un impostore simile, il più pazzo degli uomini.

Mahon                           - Levati su per ricevere la tua punizione e vieni via con me.

La Folla                         - (beffando) Ciarlatano! Ciarlatano!.« Ec­colo lì quello che voleva fare il Gallo della Checca.Dategliele, galantuomo! Rebbiatelo!

Christy                          - (balzando in piedi sbigottito) Ma che avete da tormentarmi? Che tutte le folgori celesti mi schiantino qua netto, se ho mai torto un capello ad anima viva, tranne quel solo ed unico colpo di vanga...

Mahon                           - (con voce grave) Sei un povero bonanulla. E gli è appunto dai perdigiorni come te che son com­messi i peccati del mondo intiero.

Christy                          - (levando in alto le mani) In nome di Dio Onnipotente! ...

Mahon                           - E non disturbarlo Dio Onnipotente che c'è caso ti tiri addosso la siccità, la carestia, ed il « cholera morbus ».

Christy                          - (alla vedova) La vedova, difendetemi voi...

La Vedova                    - Quant'era in mio potere l'ho fatto. Ora il mio compito è finito.

Christy                          - (guardandosi attorno con disperazione) E dovrò proprio tornarmene ai miei tormenti? dovrò andar limosinando per tutte le contee dell'Unione come un povero pitocco, con la polvere d'agosto che mi s'impa­tacca sul collo e i venti di marzo che mi bubbolano fin dentro le costole?

Sara                               - Rivolgetevi ancora a Pegeen. Chissà mai, ella potrebbe mutare intenzione.

Christy                          - No, non le chiederò nulla, poiché è gran tormento la bellezza d'una fanciulla come lei, una ra­gazza che inorgoglirebbe ad incontrarla persino la luna di mezzanotte quando s'affaccia sulle brughiere di Keel! Ma che mi è saltato in mente di arrampicarmi fin quassù per farmi bruciare l'anima dal suo viso di fiamma?

Pegeen                          - (a Mahon con veemenza quasi temesse di scop­piare in lagrime) Portatelo via, portatelo via, o chiamo i ragazzi del paese a massacrarlo.

Mahon                           - (andando da lui agitando il bastone) Su dunque, vien via se non vuoi che la gente abbia ad as­sistere alla tua bastonatura.

Pegeen                          - (quasi ridendo fra le lacrime) Ah! Ah!... Ora tutto il mondo lo vedrà svergognato, come uno scolaraccio, quel mentitore sfacciato che giocava la com­media dell'eroe e voleva far spavento al mondo intero!

Christy                          - (a Mahon, assai aspramente) Lasciami an­dare!

La Folla                         - Ci siamo!... Ora a te, Christy!... Se quei due vengon alle mani vuol cascare il mone.:».

Mahon                           - (agguantando Christy) Vien qua.

Christy                          - (più minacciosamente) Lasciami andare, ti dico.

Mahon                           - Ti lascerò andare quando sarai azzoppato e avrai il dorso livido.

La Folla                         - Avanti, sotto!... Io scommetto per il vec­chio... A te, ciarlatano!

Christy                          - (con voce bassa ma intensa) State zitti con le vostre grida, che se col potere di questa menzogna m'avete reso quest'oggi un uomo tremendo, voi fate pen­sare che s'è triste lo star soli, peggio è viver mescolati agli imbecilli della terra!

(Mahon fa un passo verso lui).

Christy                          - (quasi con un selvaggio grido di gioia) Largo! Largo! o vi rigiro lì nel mezzo un colpo di vanga che tirerà giù tutti gli angeli dal cielo! (Fa una brusca e rapida piroetta ed afferra la vanga).

La Folla                         - (mezzo impaurita e mezzo divertita) Am­mattisce! Ammattisce!... Attenzione! Occhio al pazzo!

Christy                          - Se io ammattisco, c'è dentro di me, vedete, una voce ch'è più forte di quella di un poeta... Io vi ho vinti tutti alla corsa, al salto, al...

Mahon                           - E tappa quella bocca: vieni con me.

Christy                          - Verrò, ma non prima d'averti steso con le spalle a terra. (S'avventa sul vecchio con la vanga alzata. Il vecchio fugge fuori dalla porta e Christy dietro, se­guito dalla folla e dalla vedova. Di fuori si sente un gran tramestio, poi un grido lamentososeguito da un silenzio di morte. Dopo un istante Christy rientra. W mezzo trasognato, sbigottito. Va a sedersi al foco).

La Vedova                    - (entra e gli corre rapidamente vicino) Ora vi si volteranno contro. Venite via, 'altrimenti v'impiccano.

Christy                          - Credo che Pegeen mi loderà adesso: come nei giorni andati.

La Vedova                    - (impaziente) Fuggiamo per la porta di dietro... Mi garberebbe poco vedervi penzolare dall'albero della forca.

Christy                          - (con indignazione) No, non fuggirò... Ma che vita volete sia la mia se abbandono Pegeen?

La Vedova                    - Venite via... Certo non starete peggio della notte passata: anzi d'ora in poi avrete un doppio assassinio da raccontare alle ragazze.

Christy                          - Non voglio lasciare Pegeen Mike.

La Vedova                    - (con impazienza) i   - Ma che forse una come lei non la troverete in ogni parrocchia?... Venite via, vi dico, e vi troverò io delle amanti sempre più belle a ogni scemare di luna.

Christy                          - E che m'importa se mi fate ballar davanti anche tutte le più belle ragazze d'Irlanda vestite della sola camicia?

Sara                               - (entra frettolosamente e si cava fuori uno dei suoi sottanini) Vengono, vengono per impiccarlo... (Porge alla vedova il sottanino e lo scialle) Mettetegli addosso questi panni, la vedova, e lasciate che fugga verso l'Est.

La Vedova                    - E' fuori di sé... Su, adesso travestiamolo, poi io lo menerò col barchetto a prendere il battello d'Achill.

Christy                          - (ribellandosi, ma fiaccamente) Lascia­temi! Oramai il momento della mia fortuna è arrivato, e Pegeen mi sposerà di certo ora che ha potuto constatare ch'io sono un eroe. (Le due donne cercano di allac­ciargli intorno la sottana).

La Vedova                    - Prendilo per la mano sinistra e portia­molo via. Venite, giovinotto.

Christy                          - (balzando in piedi di colpo) Volete allon­tanarmi da lei eh?... Via, via, toglietevi di qua. (Prende su una scranna e le minaccia con quella).

La Vedova                    - (andandosene) Al manicomio s'ha da portarlo, non in gattabuia! Andiamo, Sara, andiamo a chiamare il dottore. E' il solo modo di salvarlo. (Escono dall'uscio interno. Alcuni uomini si affollano sulla soglia. Christy siede di nuovo al foco).

Michele                         - (a voce bassa, con aria di terrore) H vec­chio è stato ucciso?

Philly                             - Gli ho tastato il cuore. Pare siamo agli ul­timi soffi. (Guardando Christy di traverso).

Michele                         - (con una corda) Lo vedi là?... Be', fai su un nodo scorsoio, poi glielo fai scivolare intorno al collo; intanto che non ci bada.

Philly                             - (a Shaum) Fallo tu, Shaneen, tu che sei il meno bevuto qua dentro.

Shawn                           - Io! Io andargli vicino? Ma non sapete che con me ce l’ha più che con tutti gli altri? Fallo tu, Pe­geen Mike.

Pegeen                          - Su, dunque. (Si fa innanzi cogli altri e gli passano il nodo scorsoio intorno al collo).

Christy                          - (volgendosi di colpo) Ma che avete?

Shawn                           - (trionfante di gioia intanto che gli altri gli stringono forte il nodo intorno al braccio) Così!... Da bravi!... Ora, portatelo ai birri, che gli diano una buona stiracchiatura.

Christy                          - Stiracchiatura?

Michele                         - Scusate, signor mio, ma se avessimo mi­sericordia di voi, Domeneddio ci tirerebbe addosso tutti i malanni della legge: per cui fareste meglio a lasciarvi portar via tranquillamente, che tanto tanto la fine dell'impiccato è una fine comoda e spiccia.

Christy                          - Io non mi muovo di qui. (A Pegeen) Ma voi, Pegeen, non avete nulla da dirmi? Non avete visto che quel fatto l'ho compiuto in faccia a tutti, ora?

Pegeen                          - Dirò. Quando qualche straniero ci racconta una sua prodezza ci sembra un eroe; ma se ci accade di assistere a una baruffa nel nostro cortile o a qualche colpo di vanga, allora ci si accorge che differenza passa fra una bella storia e la misera realtà della vita. (Agli uomini) Su, ora portatelo fuori se non volete che ci mettano tutti quanti sotto processo.

Christy                          - (con l’orrore nella voce) E siete proprio voi, che mi cacciate via così e volete che il boia mi leghi intorno al collo il capestro sanguinoso?

Gli Uomini                    - (tirando la corda) Su, venite via. (E’ trascinato giù per terra).

Christy                          - (aggrappandosi con una gamba alla gamba della tavola) Tagliate la corda, Pegeen, tagliatela, e io me n'andrò lontano da tutti, e vivrò d'ora innanzi come i mentecatti di Keel, mangiando foglie marce ed erbacce sulla vetta degli scogli.

Pegeen                          - E noi correre il rischio d'esser impiccati a cagione d'uno spudorato bugiardo come voi? (Agli Uo­mini) Prendetelo su e portatelo fuori.

Shawn                           - Attorcigliategli la corda intorno al collo per stringerlo meglio.

Philly                             - Fallo te, da bravo. Se hai cura di stargli lontano dai denti di certo non t'acciuffa.

Shawn                           - Ho paura io!... (A Pegeen) Piglia su un tizzone di torba, Pegeen, e scottagli una gamba.

Pegeen                          - (correndo al fuoco e soffiandovi su con un soffiétto) Giovinotto, o vi lasciate condur via con le buone o vi dò una scottatina alle tibie.

Christy                          - Anche la tortura del fuoco adesso! (La sua voce grado grado si alza e diventa sempre più in­tensa) Ma statevi in guardia voialtri che se io ho da andar alla forca ci voglio andare di un passo assai al­legro e, prima d'arrivarvi, cavare qualche oncia di sangue a qualcuno di voi.

Shawn                           - (terrorizzato) Tienlo ben fermo ve', Phil­ly!... E stai bene all'erta, per amor di Dio, che non ti scappi, perché sarà sopra me che vorrà sfogare la sua rabbia diabolica.

Christy                          - (quasi gaiamente) Se riesco a metterti le grinfie addosso, avanti faccia notte, ti voglio infilzare come uno spauracchio e mandarti a far spavento alle galline del diavolo!... Ah, gran bella scarrozzata dovrai fare stanotte al Limbo in compagnia del fantasma di mio padre!

Shawn                           - (a Pegeen) Fate presto, Pegeen... Non lo vedete ch'è lo Spavento in persona! Ha pur ragione il Padre Reilly a dire ch'è quella maledizione del bere che vi fa tutti così fiacchi e dondoloni.

Christy                          - Se riesco a torcervi uno dei vostri colli voglio avere un processo coi fiocchi, io, e veder tremare i giudici del tribunale. E il giorno in cui sarò impiccato sarà un giorno glorioso per tutta l'Irlanda. Tutti accor­reranno a vedermi, e le signore, vestite coi loro abiti di seta e di satin, faranno del gran lacrimare dentro i loro fazzoletti tutt'a pizzi e rimeranno canzoni e bal­late sull'atrocità del mio destino. (Si rigira per terra e morde una gamba a Shawn).

Shawn                           - (strillando) Ahi, m'ha morsicato! E' arrab­biato come un cane. Oro creperò di certo.

Christy                          - (che ci si diverte) E allora preparati ad agitar le bandiere quando giungerò io all'inferno, perché credo che Satana non deve avercene mica molti di tipi come me che hanno ammazzato il loro babbo.

(Il vecchio Mahon entra e resta, inosservato, dietro al gruppo dei quattro uomini).

Gli Uomini                    - (a Pegeen) Prendete il tizzone, Pegeen.

Pegeen                          - (venendo innanzi col tizzone acceso) E sia nel nome di Dio! (Gli scotta la gamba).

Christy                          - (strillando a sparando calci) Ohi! Ohi! Mi­sericordia del cielo! (Toglie la gamba d'intorno a quella della tavola e tutti allora lo trascinano verso la porta).

Jimmy                           - (scorgendo il vecchio Mahon) To', guardate un po' chi c'è qui... (Tutti lasciano andare Christy e in­dietreggiano verso sinistra).

Christy                          - (si rizza in piedi e si trova faccia a faccia col padre) Ma tu! Sei venuto per essere accoppato la terza volta o perché altro sei venuto?

Mahon                           - Perché t'hanno legato?

Christy                          - Volevano portarmi ai birri che m'impic­cassero perché ho ammazzato te.

Michele                         - (scolpandosi) Brav'omo, ciascuno, si sa, protegge come può la sua catapecchia dalle perfidie della legge... O che volete mai che faccia questa povera fi­gliola della mia ragazza se m'impiccano o se mi cac­ciano a veder il sole a scacchi?

Mahon                           - (con uno sguardo torvo, sciogliendo Christy) Sarebbe stato poco male gli aveste cacciato in ispalla un sacco e l'aveste mandato pei campi a raccattar gra­migna; ma ora il mio figliolo ed io dobbiamo ripren­dere il nostro cammino, e, v'assicuro, tempo n'avremo parecchio per raccontare la storia di questi ribaldacci di Mayo e de' balordi che son qui. (A Christy che è liberato) Ed ora, vien via con me.

Christy                          - Venir via con te?... Ebbene sì, ci verrò, ma come un intrepido capitano col suo schiavo sel­vaggio... Andiamo pure, ma d'ora innanzi sarai tu che mi cuocerai la mia farina d'orzo, sarai tu che mi la­verai le mie patate... (Spingendo Mahon) Avanti, cam­mina.

Mahon                           - A me dici?

Christy                          - E non una parola... Marc!

Mahon                           - (avviandosi per uscire e volgendosi a guar­dare Christy al di sopra della spalla) Dio sia lo­dato... (Con un largo sorriso) Ahi, la mia povera te­sta... (Esce).

Christy                          - E mille ringraziamenti a tutti quanti siete qua dentro, perché , alla fin delle fini, voi m'avete tra­sformato in un uomo: sì che io me n'andrò pel mondo novellando e dandomi buon tempo per tutta l'epoca di mia vita, da quest'ora fino al dì del giudizio universale. (Esce).

Michele                         - Se Dio vuole, ora potremo bere un po' in pace... Tira fuori il «porter», Pegeen.

Shawn                           - (appressandosi a Pegeen) Ah, Pegeen, non mi par vero che il Padre Reilly ci possa alfine spo­sare. Adesso non avremo più fastidi... Ma aspettiamo prima che sia guarita questa mia maligna morsicatura.

Peceen                           - (dandogli un manrovescio) E lèvamiti d'in­torno... (Si mette in capo uno scialle, poi rompe in una selvaggia lamentazione). Ohimè, ohimè, l'ho per­duto per sempre!... Ho perduto per sempre il mio bel Furfantello dell'Ovest!...

                                                             FINE


[1] Clienti, che per essere ammessi a consumare nelle osterie, quando son chiuse, debbono dichiarare bona, fide di aver percorso a piedi certo numero regolamentare di miglia.

[2] Allude al nome de presidente Mac-Mahon.

[3] Fiume della contea di Sligo.