Il Gabbiano di Cechov secondo Angeletti

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Anton Pavlovic Cechov

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Titolo

Eventuale sottotitolo

Il gabbiano di Cechov secondo Angeletti

Autore ed aventi diritto

Giuliano Angeletti  poetangeletti@gmail.com

tel. 3317115597

Data pubblicazione

01.09.2018

Anno di stesura

2018

Genere

Dramma

Atti

4

Durata (minuti)

80

Lingua

italiano

Personaggi maschili

8

Personaggi femminili

5

Minimo attori maschili

4

Minimo attrici femminili

8

Premi e riconoscimenti

Depositato S.i.a.e.

Sezione DOR Numero Posizione SIAE 198563

Codice Opera 934354A

Reparto proventi : concordato tra gli Aventi Diritto

Da effettuarsi dalla SIAE

100%

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SINOSSI:

Angeletti con questa riduzione e riscrittura  del celebre testo di Cechov rende la trama più scorrevole ed accessibile per le Accademie e le  Associazioni Teatrali: la drammaturgia pur semplificata ma rimasta invariata si concentra sulla universalità dei personaggi e sulla figura del gabbiano che ucciso per noia da Treplev, drammaturgo neofita e deluso perché incompreso: la morte del gabbiano che libero volava nel lago è la rappresentazione stessa dell’uomo che nella odierna società non è libero di volare ma vincolato a indissolubili schemi. La morte del pennuto che in effetti con l’imbalsamazione è una non morte rimane una perenne ed ossessiva presenza in  scena : L’autore paragona l’animale alla giovane Nina: Una giovane donna che vive tutta la sua vita in riva ad un lago. Lei ama il lago, come un gabbiano, ed è felice e libera, come un gabbiano. Ma per caso arriva un uomo, e quando la vede la distrugge, per pura noia, come questo gabbiano: Nina lottando perseguirà e seguirà la sua strada focalizzando la sua ambizione di attrice, mentre l’uomo che l’ha sedotta lo scrittoreTrigodin tornerà dalla sua compagna la famosa attrice Arkadina:  e Treplev deluso dal non corrisposto amore per Nina ed artisticamente incompreso si suiciderà con un colpo di pistola alla tempia.

IL GABBIANO

di Cechov secondo Angeletti

dramma

di Anton Pavlovic Cechov

(riscrittura e riduzione )

di

Giuliano Angeletti

Numero Posizione SIAE

198563

Codice Opera

934354A

Il gabbiano

 di Cechov secondo Angeletti

PERSONAGGI

IRINA NIKOLAEVNA ARKADINA, vedova Treplev, attrice

KONSTATIN GAVRILOVIÈ TREPLEV, suo figlio, un giovane

PETR NIKOLAEVIC SORIN, fratello di Irina

NINA MICHAILOVNA ZAREÈNAJA, una giovinetta, figlia di un ricco possidente

IL'JA AFANAS'EVIÈ ŠAMRAEV, tenente in pensione, amministratore da Sorin

POLINA ANDREEVNA, sua moglie

MAŠA, sua figlia

BORIS ALEKSEEVIÈ TRIGORIN, letterato

EVGENIJ SERGEEVIÈ DORN, medico

SEMEN SEMENOVIC MEDVEDENKO, maestro

JAKOV, garzone

IL CUOCO

LA CAMERIERA

Scena possibilmente cinematografica con voli, stridii  e garriti  di gabbiani, in alternativa gabbiani di cartapesta che voleggiano in scena, il tutto a discrezione dello scenografo e della Regia

L'azione si svolge nella tenuta di Sorin. Fra il terzo e il quarto atto passano due anni.

ATTO PRIMO

Nell 'ampio viale che conduce dalla platea al fondo del parco verso un ipotetico lago,  sbarrato da un piccolo teatrino allestito per uno spettacolo di famiglia, in modo che il lago non è visibile. Cespugli a sinistra e a destra del teatrino. Alcune sedie, un tavolino.

È appena tramontato il sole. Nel teatrino, dietro il sipario abbassato, quindi in scena ma fuori scena Jakov e altri operai; si sente tossire e battere.

Maša e Medvedenko vengono da sinistra, di ritorno da una passeggiata.

MEDVEDENKO:

Non capisco: perché insistete a vestirvi di nero, siete così giovane voi avete bisogno di colori vivaci?

MAŠA:

Io mi vesto in questo modo perché sono in lutto per la mia vita. Io sono una donna  infelice.

MEDVEDENKO:

Perché in non capisco? (Soprappensiero). Voi siete una donna in buona salute, vostro padre, non vi ha mai fatto mancare nulla. Pensate al mio caso: per me la vita è ben più dura che per voi. Guadagno in tutto ventitré rubli al mese, in più le trattenute per la pensione, eppure non mi lamento. (Si siede).

MAŠA:

la mia infeliciè non ha niente a che fare con il denaro . la felicià è una cosa astratta  e non è legata al reddito.

MEDVEDENKO:

In teoria forse, ma in pratica purtroppo è così: io, mia madre, due sorelle, un fratellino e ventitré rubli di stipendio. Bisogna mangiare e bere? E tutto purtroppo è sulle mie spalle .

MAŠA (guardando il teatro)

Ormai ci siamo: tra poco inizia lo spettacolo.

MEDVEDENKO:

Già. Reciterà la Zareènaja, e l'autore della commedia è Konstantin Gavriloviè. Sono innamorati, oggi le loro anime si fonderanno nell'ansia di realizzare un'unica immagine artistica. Mentre la mia anima e la vostra non hanno alcun punto di contatto. lo vi amo,  percorro ogni giorno a piedi dodici verste per venire a trovarvi, ma  non trovo che indifferenza da parte vostra. Ma i fin dei conti vi capisco.  Che voglia può esserci di sposare un uomo che non ha da mangiare nemmeno per sé?

MAŠA:

Sciocchezze. (Fiuta tabacco).Il vostro amore mi commuove, ma purtroppo ,io non me la sento di ricambiare. (Gli porge la tabacchiera).Servitevi.

MEDVEDENKO:

No grazie non ne ho voglia, mi sento un uomo ferito .

Pausa.

MAŠA:

Voi non fate che filosofare o parlare di denaro: tanto avete  paura  della povertà. Per  me,  le paure sono ben altre ... Comunque non capireste...

Da destra entrano Sorin e Treplev.

SORIN: (appoggiandosi al bastone)

In campagna, caro mio, proprio non mi trovo, e una cosa è certa, non mi ci abituerò mai. Ieri sono andato a letto alle dieci, oggi mi sono svegliato alle nove con una sensazione come se per il troppo dormire il cervello si fosse incollato al cranio. (Ride).

TREPLEV:

Sei proprio un vero cittadino, non sopporti la campagna . (Vedendo Maša e Medvedenko).Signori, quando inizierà sarete chiamati, per il momento qui non si può stare. Andatevene, per favore.

SORIN: (a Maša)

Mar'ja Il'inièna, siate così gentile da chiedere a vostro padre di far slegare il cane, altrimenti non smette d'abbaiare. Noi di notte vogliamo dormire.

MAŠA:

Parlatene voi a mio padre, io non lo farò, lo conoscete che tipo è. (A Medvedenko).Andiamo!

MEDVEDENKO: (a Treplev)

Allora prima dell'inizio ci farete chiamare. (Escono entrambi).

SORIN:

E così di nuovo il cane ululerà tutta notte. È sempre la stessa storia: in campagna non ho mai vissuto a mio piacimento.

JAKOV: (esce da dietro il teatrino e dice a Treplev)

Konstantin Gavrilyè, noi andiamo a fare il bagno.

TREPLEV:

Va bene, però siate di ritorno fra dieci minuti. (Guarda l'orologio).Fra poco si comincia.

JAKOV:

Va bene. (Esce).

TREPLEV (gettando uno sguardo al teatro)

Ecco il teatro. Il sipario, la prima quinta, poi la seconda e oltre lo spazio vuoto. Niente scene. La vista si apre

direttamente sul lago e sull'orizzonte. Alzeremo il sipario alle otto e mezzo in punto, al sorgere della luna. Perché la luna e il lago stesso è la vera scena

SORIN:

Grandioso.

TREPLEV:

Se la Zareènaja sarà in ritardo tutto l'effetto ovviamente si perderà. Dovrebbe già essere qui. Il padre e la matrigna la tengono in custodia, e sgattaiolare via di casa per lei è difficile, è come fuggire da una dorata prigione. (Aggiusta la cravatta allo zio).Hai i capelli e la barba arruffati. Dovresti accorciarli....

SORIN (pettinandosi la barba)

È la tragedia della mia vita. Anche da giovane ho sempre avuto questo aspetto, da ubriacone.  (Sedendosi).

Perché mia sorella è di cattivo umore?

TREPLEV:

Perché? Si annoia. (Sedendoglisi accanto).È gelosa. Ormai è contro di me, contro lo spettacolo, contro la mia commedia perché al suo letterato potrebbe piacere la Zareènaja. Lei non conosce la mia commedia, ma la odia di già. Le fa rabbia che su questa piccola scena avrà successo la Zareènaja e non lei. (Guarda l'orologio) mia madre. È indubbiamente ricca di talento, intelligente, sensibile capace di impararti a memoria tutto Nekrasov; ma provati a lodare in sua presenza Eleonora Duse! Solo nel sentire il nome di un’altra attrice, proverebbe disgusto.

Oh-oh! Lei sola è da elogiare, solo di lei si deve scrivere, per lei bisogna urlare, andare in delirio per l'eccezionale

interpretazione della Dame aux camélias o della Voluttà della vita. Ma poiché qui, in campagna, non esiste il fragore della città , lei si annoia, si infuria, noi tutti siamo suoi nemici. Inoltre è superstiziosa, ha paura delle tre

candele, del numero tredici. Ed è anche avara. Ad Odessa ha settantamila rubli in banca: ma prova a chiederle un prestito, trova mille scuse fino a farti desistere.

SORIN:

Non pensare in modo negativo: tua madre ti adora.

TREPLEV (strappando i petali da una margherita)

M'ama, non m'ama - m'ama, non m'ama - m'ama, non m'ama. (Ride). Vedi, mia madre non mi ama !A lei piace

vivere, amare, portare camicette chiare, e io ho già venticinque anni e non faccio che ricordarle che non è più giovane. Sa anche che io non accetto il suo teatro. Lei il teatro lo ama, ma il suo e quando è in scena le sembra di compiere un servizio per l'umanità, per la sacra arte; per me invece il teatro contemporaneo è una routine, un pregiudizio. Quando si alza il sipario e, alla luce della sera, in quella camera con tre pareti questi grandiosi talenti, questi sacerdoti della sacra arte rappresentano gli uomini intenti a mangiare, bere, amare, camminare, a portare la propria giacca; quando da quadri e frasi grossolane si sforzano di trarre una morale, una morale meschina, comprensibile a tutti, utile agli usi quotidiani; quando in mille varianti mi ripropongono la stessa cosa, la stessa, la stessa; allora io scappo, scappo come Maupassant scappava dalla torre Eiffel, che gli offuscava il cervello con la sua volgarità.

SORIN:

Senza teatro tua madre non  può vivere.

TREPLEV:

Il nuovo teatro per essere vivo ha bisogno di  forme nuove, e se queste mancano, allora è meglio lasciare perdere o crearne . (Guarda l'orologio).Io amo mia madre, profondamente; ma lei fuma, beve, convive senza pudore agli occhi di tutti con quel letterato, i giornali tirano sempre in ballo il suo nome, e questo mi disturba. Talvolta non mi  vergogno di dirlo ; mi dispiace che mia madre sia un'attrice famosa e mi piacerebbe se fosse, una donna comune,

io ne sarei più felice.

SORIN:

A proposito, dimmi, che tipo è quel suo letterato? Rimane sempre tra le sue.

TREPLEV:

Il letterato: è un tipo intelligente, ma  malinconico. Non ha ancora quarant'anni, ma è già famoso .  Ora non beve che birra e si innamora solo di donne d'una certa età e facoltose . Per quanto riguarda i suoi scritti ? Non scrive male ... ma... dopo Tolstoj o Zola non hai certo voglia di leggere Trigorin (ride)

SORIN:

Io invece, amo i letterati. C'è stato un tempo in cui desideravo ardentemente due cose: sposarmi e diventare

un letterato, ma non mi è riuscita né l'una, né l'altra. Ed ora ne provo solo rammarico

(fuori campo si sente lo stridio di un gabbiano)

TREPLEV (mettendosi in ascolto)

Sento dei passi, sento il suo passo... (Abbraccia lo zio).Non riesco a vivere senza di lei... Persino il suono dei suoi passi è meraviglioso... sento il mio cuore battere impazzito

Sono pazzamente felice. (Si affretta incontro a Nina Zareènaja, che entra.) Nina, mio sogno, mio ardore …

NINA (agitata)

Non sono in ritardo... Vero che non sono in ritardo...ho fatto il possibile per non venire in ritardo

TREPLEV (baciandole le mani)

No, no, no: tu sei sempre dentro di me

NINA:

È tutto il giorno che sono agitata, sento un brivido dentro: ho avuto tanta paura! Temevo che mio padre non mi avrebbe lasciata venire... Ma adesso è uscito con la matrigna ed io sono scappata.  Il cielo è rosso, la luna sta per spuntare, e io ho spronato il cavallo, l'ho spronato. (Ride).Ma sono contenta. Mi sei mancato Treplev  

(Stringe energicamente la mano a Sorin).

SORIN (ride)

Eh, eh!L’amore !

NINA:

Non è nulla... Vedete che fatica faccio a respirare. Fra mezz'ora me ne andrò, bisogna far presto. Non posso, non posso,  per amor di Dio, non mi trattenete. Mio padre non sa che sono qui, se lo scopre per me sono guai

TREPLEV:

Si è ora di cominciare. Bisogna chiamare gli altri.

SORIN:

Ci vado io, è fatto. Subito. (Va verso destra e canta

NINA:

Mio padre e sua moglie non mi lasciano venire. Dicono che qui si vive la bohème... hanno paura che io possa

diventare attrice... Ma io sono attratta qui dal lago, come un gabbiano... Il mio cuore è colmo di voi, ed io voleggio come un gabbiano (Si guarda attorno).

( fuori campo si sente lo stridio di un gabbiano)

TREPLEV:

Siamo soli.

NINA:

Guarda se c’è qualcuno ...

TREPLEV:

Nessuno.

(Un bacio)

NINA:

Adesso devo andare ?

TREPLEV:

 Non andatevene, vi imploro..

NINA:

Non posso rimanere …

TREPLEV:

E se io venissi da voi, Nina? Starò tutta la notte in giardino a guardare la vostra finestra.

NINA:

Non si può, il guardiano vi vedrebbe. Trezor il cane non è abituato a voi, ed abbaierebbe.

TREPLEV:

Vi amo.

NINA:

Sst...

TREPLEV: (sentendo dei passi)

Chi è là? Siete voi, Jakov?

JAKOV: (dietro il teatrino)

Proprio così.

TREPLEV:

Prendete posto. È ora. La luna spunta in cielo ?

JAKOV:

Proprio così.

TREPLEV:

L'alcool c'è? C'è lo zolfo? Quando appariranno gli occhi rossi bisogna che si senta odore di zolfo.

(A Nina).Andate, tutto è pronto. Siete inquieta?...

NINA:

Sì, molto: ma di vostra madre no, non ho paura, malgrado sia un’attrice famosa: ma c'è Trigorin... Recitare davanti a lui mi incute timore, perché è... uno scrittore famoso... È giovane e bello?

TREPLEV:

Sì. Famoso ma non bello: è l’uomo di mia madre!

NINA:

Volevo dire che sono splendidi i suoi racconti!

TREPLEV: (freddamente)

Non so, non li ho letti e non ho intenzione di leggerli

NINA:

È difficile recitare nella nostra commedia. Non ci sono personaggi vivi.

TREPLEV:

Personaggi vivi! La vita va raffigurata non così com'è, e non come dovrebbe essere, ma così com'è rappresentata nei sogni, e i sogni sono la parte principale  della vita!

NINA:

Nella vostra commedia c'è poca azione e manca assolutamente l’amore

Vanno entrambi dietro il teatro.

Entrano Polina Andreevna e Dorn.

POLINA ANDREEVNA:

Sta scendendo l'umidità, e con l’umidità arrivano i dolori

DORN:

Ho caldo, non ci faccio caso

POLINA ANDREEVNA:

Siete medico e sapete perfettamente che l'aria umida mi fa male, ma  ieri mi avete fatto apposta a passare tutta la sera in terrazza...

DORN :(canterella)

"Non ditemi che vi sentite su con l’età ".

POLINA ANDREEVNA:

Eravate così intento a conversare con Irina Nikolaevna che  non vi accorgevate neppure del freddo. Ammettete che vi piace...

DORN:

Ho 55 anni, ma Irina è un bel vedere: malgrado la mia età

POLINA ANDREEVNA:

Sciocchezze, per un uomo questi non sono anni. Voi piacete ancora alle donne.

DORN:

Dove volete arrivare, non capisco?

POLINA ANDREEVNA:

Di fronte ad un'attrice voi uomini vi fate incantare!

DORN: (canterella)

"Son di nuovo ai tuoi piè ... ". Se in società gli artisti sono amati e trattati in modo diverso  è nell'ordine delle cose. È idealismo

POLINA ANDREEVNA:

Le donne si sono sempre innamorate di voi. Anche questo è idealismo?

DORN: (stringendosi nelle spalle)

Ebbene?  In me amavano soprattutto il  medico. E poi non me ne sono mai approfittato.

POLINA ANDREEVNA: (lo prende per mano)

Mio caro,  vi voglio sempre bene!

DORN:

Piano. Arriva  gente.

Entrano l'Arkadina sottobraccio a Sorin, Trigorin, Šamraev, Medvedenko e Maša.

ŠAMRAEV:

Nel 1873 a Poltava, alla fiera, recitavate in modo stupendo. Un delirio! Recitavate mirabilmente! Non mi sapreste dire dove si trova ora il comico Èadin, Pavel Semenyè? Nel ruolo di Raspljuev era inimitabile, dov'è ora?

ARKADINA:

Come posso saperlo! E’ passato tanto tempo (Si siede).

ŠAMRAEV: (Sospirando)

Paška Èadin! Come lui non ce ne sono più!

DORN:

Oggi ce ne sono pochi di veramente dotati, è vero, ma il livello dell'attore medio è senz'altro cresciuto.

ŠAMRAEV:

Non posso darvi ragione. E poi è una questione di gusto. De gustibus aut bene, aut nibil..

Entra Treplev da dietro il teatro.

ARKADINA: (al figlio)

Figlio mio caro, non pensi sia il momento di cominciare?

TREPLEV:

Un attimo! Senza fretta!

ARKADINA: (declama dall'"Amleto")

"Amleto, basta. Mi rivolti gli occhi dentro l'anima, e vedo macchie nere, abbarbicate, che non andranno più via"

TREPLEV: (da "Amleto")

"E perché tu sei sprofondata nel vizio, hai cercato amore nell'abisso del delitto?".

Dietro il teatro il suono di una cornetta.

Signori, si inizia! Attenzione, prego!

Pausa.

Comincio. (Batte con un bastone e dice a gran voce).Oh voi, venerabili ombre del passato che vi aggirate nottetempo su questo lago, fateci addormentare e vedere in sogno quel che sarà tra duecentomila anni!

SORIN:

Tra duecentomila anni non ci sarà più niente.

ARKADINA:

E sia. Noi dormiamo, che lagna.

Si alza il sipario; si apre la veduta sul lago; la luna è alta sull'orizzonte e si riflette nell'acqua; su un grosso masso staseduta Nina Zareènaja, tutta vestita di bianco.

NINA:

Gli uomini, i leoni, le aquile e le pernici, i cervi con le corna, le oche, i ragni, i silenziosi pesci abitatori delle acque, le stelle marine e quelle invisibili a occhio nudo, in una parola tutte le vite, tutte le vite, tutte le vite, compiuto il triste giro, si spensero... Da mille secoli ormai la terra non porta su di sé nemmeno una creatura vivente, e questa povera luna invano accende il proprio lume. Sul prato non si svegliano più con un grido le gru, non si sentono più i maggiolini nei boschetti di tigli. Fa freddo, freddo, freddo. C'è vuoto, vuoto, vuoto. Paura, paura, paura.

(Pausa.)

I corpi delle creature viventi sono svaniti nella polvere, e la materia secolare li ha trasformati in pietre, in acqua, in nubi,e le loro anime si sono fuse in un'anima sola. La comune anima universale sono io... io... In me ci sono le anime di Alessandro il Grande e di Cesare, di Shakespeare e di Napoleone, e dell'ultima sanguisuga. In me si sono fuse leconoscenze degli uomini con gli istinti degli animali; e io ricordo tutto, tutto, tutto e rivivo in me da capo ogni singola vita.

(Appaiono fuochi fatui )

ARKADINA: (sottovoce)

Ma è decadentismo, inguardabile

TREPLEV: (con tono di supplica e di rimprovero)

Mamma, cosa dici!

NINA:

Sono sola. Una volta ogni cento anni apro la bocca per parlare, e la mia voce risuona mestamente in questo vuoto, e

nessuno la sente... Anche voi, poveri fuochi, non mi ascoltate... Sul far del mattino vi genera la putrida palude, e

vagabondate fino all'alba, ma senza pensieri, senza, volontà, senza il fremito della vita. Temendo che in voi si rigeneri

la vita, il padre della materia eterna, il diavolo, ogni istante compie in voi, e nelle pietre e nell'acqua, uno scambio di

atomi, e voi vi trasformate in continuazione. Il solo spirito resta costante e immutabile nell'universo..

Pausa.

Come un prigioniero gettato in un vuoto pozzo profondo, io non so dove mi trovo e che cosa mi aspetta. Soltanto mi è

noto che nell'ostinata, crudele lotta con il diavolo, principio delle forze materiali, sarò vincitrice, e dopo la mia vittoria

materia e spirito si fonderanno in una meravigliosa armonia e inizierà il regno della volontà universale. Ma questo

avverrà soltanto quando, a poco a poco, dopo una lunga, lunga serie di millenni, anche la luna e la splendente Sirio e la

terra si muteranno in polvere... Fino ad allora terrore, terrore...

Pausa; sullo sfondo del lago appaiono due punti rossi.

Ecco che si avvicina il mio potente avversario, il diavolo. Vedo i suoi terribili occhi purpurei...

ARKADINA:

C'è odore di zolfo; non se ne poteva fare a meno?

TREPLEV:

No, per l’effetto

ARKADINA. (ride)

Già, è per l'effetto,  ma dove hai imparato a fare teatro: vergognati!

TREPLEV:

Mamma!

NINA:

Si annoia senza l'uomo, povera donna...

POLINA ANDREEVNA: (irata, ad alta voce)

La commedia è finita! Basta! Sipario!

ARKADINA:

Perché ti arrabbi tanto, la critica è lecita ?

TREPLEV:

Sipario! Abbassa il sipario! (Pestando i piedi).Sipario!

Cala il sipario.

È colpa mia! Non avevo considerato che scrivere commedie e recitarle sulla scena è faccenda da pochi eletti. Ho violato

il monopolio! A me... io... (Vuole aggiungere qualcosa, ma fa un gesto con la mano ed esce da sinistra).

ARKADINA:

Che gli è preso, è impazzito?

SORIN:

Irina, non dovevi dare giudizi affrettati.

ARKADINA:

Ma che cosa gli ho detto: e poi è mio figlio?

SORIN:

Lo hai insultato.

ARKADINA:

Ma fatemi dire: adesso verrà fuori che mio figlio ha scritto un'opera grandiosa! Ditemelo, per favore! Mio figlio ha allestito questo misero  spettacolo e ci ha appestati con lo zolfo solo  per dimostrare qualcosa... Ci voleva insegnare un nuovo modo di fare teatro. Ma il suo modo è la fine del teatro :

SORIN:

Voleva farti piacere.

ARKADINA:

Davvero? Però ci ha costretto ad ascoltare questo delirio decadente. Per amor

dello scherzo sono pronta anche ad ascoltare un delirio, ma qui ci sono pretese di forme nuove, di una nuova forma  d'arte. Secondo me qui non si parla di forme nuove, ma solo di presunzione.

 ma non parliamo più commedie . È una così bella serata! Sentite, signori, questo canto?

(Tende l'orecchio).Che bello!

POLINA ANDREEVNA:

È sull'altra sponda.

Pausa.

ARKADINA: (a Trigorin)

Sedetevi accanto a me. Dieci, quindici anni fa qui, sul lago, canti e musica si sentivano ogni sera. Ricordo le risate, i rumori, gli spari e le storie d'amore, storie, storie... Jeune premier e idolo di queste sei ville era, eccolo qui, ve lo raccomando (si china verso Dorn), il dottor Evgenij Sergeiè. È ancora affascinante, ma allora era irresistibile. Però comincio ad avere dei rimorsi: perchè ho offeso il mio povero ragazzo? Sono in ansia. (Ad alta voce).Kostja! Figliolo! Kostja!

MAŠA:

Se vuoi vado a cercarlo.

ARKADINA:

Sii gentile, cara vai.

MAŠA (si avvia verso sinistra)

Ehi! Konstantin Gavriloviè!... Ehi! (Esce).

NINA: (sbucando da dietro il teatro)

Evidentemente non ci sarà un seguito, allora me ne posso andare. Addio! (Bacia l'Arkadina e Polina Andreevna).

SORIN:

Brava! Brava!.

ARKADINA:

Brava! Brava! Vi abbiamo ammirata. Con una figura come la vostra, con una voce così stupenda è un delitto restarsene in campagna. C'è del talento in voi. Mi sentite? Dovete assolutamente calcare le scene!

NINA:

Oh, è il mio sogno! (Sospirando).Ma purtroppo non si realizzerà mai.

ARKADINA:

Questo non si puù dire? Permettetemi di fare le presentazioni: Trigorin, Boris Alekseeviè.

NINA:

Ah, ne sono così felice... (Confondendosi).Vi ho sempre letto, io vi ammiro molto

ARKADINA: (facendosela sedere accanto)

Non vi imbarazzate, mia cara. È una celebrità, ma ha un'anima semplice.

NINA: (a Trigorin)

È strana la commedia, vero?

TRIGORIN:

Non ci ho capito niente. Comunque l'ho guardata con piacere. Voi recitavate con tanta immediatezza.

Pausa.

E’ molto pescoso questo lago.

NINA:

Sì.

TRIGORIN:

Sapete, non conosco piacere più grande che starmene seduto, in riva al lago con la canna in mano

NINA:

Io invece penso che non esiste altro piacere che creare

ARKADINA (ridendo)

Non parlate così. Boris si inorgoglisce

NINA:

Io purtroppo devo andare. Addio..

ARKADINA:

Dove scappate così presto?

NINA:

Mi aspetta mio padre.

ARKADINA:

Ah, davvero... (Si baciano) è un peccato lasciarvi partire.

 (Gli stringe la mano e esce in fretta).

ARKADINA:

E una ragazza infelice. Si dice che la sua defunta madre abbia lasciato al marito tutte le sue  sostanze e adesso questa ragazza è rimasta senza un soldo visto che il padre sta donando tutto alla sua nuova moglie.

DORN:

Sì, un gesto  ignobile.

SORIN : (stropicciandosi le mani infreddolite)

Andiamo anche noi, io sono pieno di dolori

ARKADINA:

Si andiamo, vecchietto . (Lo prende sottobraccio).

ŠAMRAEV: (offrendo il braccio alla moglie)

Madame?

Escono tutti, tranne Dorn.

DORN: (da solo)

Non so, può darsi che sia impazzito, ma la commedia mi è piaciuta. C'è qualcosa di prestigioso in quel

lavoro. E poi quando sono apparsi gli occhi rossi del diavolo, mi tremavano le mani per l'emozione. C'è freschezza, ingenuità... Ecco mi sono sentito coinvolto

TREPLEV: (entra)

Non c'è più nessuno..

DORN:

Ci sono io.

TREPLEV:

Mašen'ka. Creatura insopportabile, mi sta cercando per tutto il parco.

DORN:

Konstantin Gavriloviè, a me la vostra commedia è piaciuta . È strana, evolutiva sì. Siete un giovane di talento, mi aspetto molte cose da voi.

Treplev gli stringe forte la mano e lo abbraccia con entusiasmo.

Ehilà, come siete nervoso. Le lacrime agli occhi... Che cosa volevo dire? Avete pescato un soggetto dal campo delle

idee astratte. E così bisognava fare, perché l'opera d'arte deve assolutamente esprimere un grande pensiero... Solo ciò

che è bello, è serio. Come siete pallido!

TREPLEV:

Grazie?

DORN:

Sì... Ma rappresentate soltanto cose importanti ed eterne. Sapete, io ho vissuto in modo vario e con gusto, sono

contento, ma se mi fosse toccato di provare l'impulso dello spirito che sentono gli artisti durante la creazione, allora credo che avrei disprezzato il mio involucro materiale e tutto ciò che con esso è collegato, e mi sarei allontanato dalla terra, verso l'alto.

TREPLEV:

Scusatemi, avete visto la Zareènaja?

DORN:

Non ho finito. Nell'opera d'arte ci deve essere un pensiero chiaro e distinto. Dovete sapere perché scrivete, altrimenti se percorrerete questa pittoresca via senza una meta precisa, vi perderete e il vostro talento vi ucciderà.

TREPLEV: (impaziente)

Dov'è la Zareènaja?

DORN:

Penso sia  andata a casa.

TREPLEV: (disperato)

 La voglio vedere...Andrò da lei...

Entra Maša.

DORN: (a Treplev)

Calmatevi, per favore.

TREPLEV:

Ci vado comunque. Devo andare.

MAŠA:

Passate da casa. Vostra madre vi aspetta. È inquieta.

TREPLEV:

Ditele che me ne sono andato. Lasciatemi in pace! Non seguitemi!

 (tra le lacrime)

Addio, dottore. Vi ringrazio... (Esce)..

DORN: (sospirando)

Gioventù, gioventù!

MAŠA:

Quando non sanno più cosa dire, dicono: gioventù, gioventù... (Fiuta tabacco).

Pausa.

Mi pare che in casa stiano suonando. Bisogna andare.

MAŠA:

Ve lo voglio dire un'altra volta. Ho voglia di parlare... (Agitandosi). Aiutatemi. Aiutatemi o farò una

sciocchezza, ormai,  non resisto più...

DORN:

Che dite? In cosa posso aiutarvi?

MAŠA:

 (Gli appoggia il capo sul petto, sottovoce).Io amo Konstantin.

DORN:

Come siete tutti nervosi!  E quanto amore... Oh, lago incantatore (Teneramente).Ma che posso

fare io. Che cosa? Che cosa?

Sipario

ATTO SECONDO

Un campo di croquet. Sulla destra, in fondo, una casa con un grande terrazzo, a sinistra si vede il lago, nel quale,

riflesso, splende il sole. Aiuole. Mezzogiorno. Fa caldo. Su un lato del campo, all'ombra di un vecchio tiglio, siedono su

una panchina l'Arkadina, Dorn e Maša. Dorn tiene sulle ginocchia un libro aperto.

ARKADINA: (a Maša)

Su, alziamoci.

Si alzano entrambe.

Mettiamoci vicine. Voi avete ventidue anni, io quasi il doppio. Evgenij Sergeiè, chi di noi ha l'aria più giovane?

DORN:

Voi, certamente.

ARKADINA:

Ecco... E perché? Io lavoro, io sento, io sono in continua agitazione, mentre voi ve ne state sempre nello stesso

posto, non vivete... E ho anche una regola. Io non penso mai né alla vecchiaia, né alla morte.

MAŠA:

Io spesso non ho nessuna voglia di vivere. (Si siede).Vorrei ma non riesco tanto mi sento depressa.

ARKADINA:

Voi dovete fare come faccio io : io  sono rigorosa, mi controllo a bacchetta,  e sono sempre vestita e

pettinata comme il faut. Io non mi permetterei mai di uscire di casa, in camiciola o coi capelli in

disordine? Mai. Mi sono mantenuta così bene anche perché non mi sono mai lasciata; andare, come fa certa gente... (Con le mani appoggiate ai fianchi, va su e giù per il campo).Eccomi qua, io  potrei in teatro far la parte di una ragazzina quindicenne.

DORN:

Ma nonostante tutto, io continuo. (Prende il libro) a deprimermi

ARKADINA:

E aallora leggete. (Si siede).Anzi, date a me, leggerò io. (Prende il libro e lo scorre con gli occhi) (Legge)."E, s'intende, per la gente di mondo coccolare i romanzieri e attirarli a sé è altrettanto pericoloso quanto per un negoziante di granaglie allevare topi nei propri magazzini. Tuttavia li si ama. E così, quando

una donna ha scelto lo scrittore ch'ella desidera conquistare, lo circuisce con complimenti, gentilezze e smancerie... ". I francesi forse si comporteranno così, ma da noi niente di simile, non ci sono programmi. Da noi una donna, di solito, prima di corteggiare uno scrittore, ne è già follemente innamorata, fatemi il piacere. Senza cercar troppo lontano,

prendete me e Trigorin...

Arriva Sorin, appoggiandosi al bastone, accanto a lui Nina; Medvedenko spinge dietro di loro una poltrona a rotelle

vuota.

SORIN : (con il tono di chi vezzeggia un bambino)

Nina dunque siamo felici, oggi? (Alla sorella).Che gioia! Il padre e la matrigna sono partiti per Tver'.

NINA: (si siede accanto all'Arkadina e l'abbraccia)

Sono felice! Stare con voi mi rende viva .

ARKADINA:

Elegante, attraente...  (Bacia Nina).Ma non esageriamo con i complimenti. Dov'è Boris Alekseeviè?

NINA:

Sta pescando vicino allo stabilimento dei bagni.

ARKADINA:

Come farà a non stufarsi! (Vuole continuare a leggere).

NINA:

Che cosa state leggendo?

ARKADINA:

Maupassant, ma il testi non è né interessante né attendibile. (Chiude il libro).Ho l'anima inquieta. Ditemi, che sta succedendo a mio figlio? Perché è così malinconico e brusco?

MAŠA:

Ha l'anima in pena. (A Nina, timidamente).Vi prego, recitate una battuta della commedia!

NINA: (stringendosi nelle spalle)

Volete davvero? A me sembra  così poco interessante!.

Si sente Sorin che russa.

ARKADINA:

Dormi?

SORIN:

Neanche per sogno, sono solo stanco e poi con questa umidità

Pausa.

ARKADINA:

Ah, cosa ci può essere di più noioso nel vivere in  campagna! Fa caldo, c'è quiete, nessuno fa nulla, tutti

filosofeggiano... Sto bene con voi, amici, mi sono abituata ad ascoltarvi, ma... starsene nella propria stanza d'albergo a studiare la parte, è tanto meglio!

NINA : (entusiasta)

 Voi siete il mio mito.

SORIN:

Certo, in città è meglio. Te ne stai nel tuo studio, in strada ci sono le carrozze e il progresso...

DORN : (canterella)

"Raccontatele voi, fiori miei... ".

Entra Šamraev, dietro a lui Polina Andreevna.

ŠAMRAEV:

Ecco i nostri. Buon giorno! (Bacia la mano all'Arkadina, poi a Nina).Mi rallegro molto di trovarvi in buona

salute.(All'Arkadina).Mia moglie dice che oggi endrete in città?

ARKADINA:

Sì, il progetto è quello.

ŠAMRAEV:

Hmm... Splendido, ma con che mezzo viaggerete? Oggi da noi si trasporta la segala, tutti gli operai

sono occupati. E con quali cavalli?

ARKADINA:

Come faccio a sapere con quali!

SORIN:

Abbiamo quelli della carrozza..

ŠAMRAEV:(agitato)

Della carrozza? E i collari dove li prendo? È inammissibile!

Mi scuserete, io mi inchino al vostro talento, sono pronto a dare per voi dieci anni della mia vita, ma i cavalli

proprio non ve li posso dare!

ARKADINA:

Ma se io devo andare?

ŠAMRAEV:

Rispettabilissima! Ma dovete capire, io ho dei doveri verso questa azienda!

ARKADINA: (esplodendo)

È una storia vecchia! Io voglio tornare a Mosca. Ordinate che vadano a prendere dei cavalli al

villaggio, altrimenti arriverò alla stazione a piedi!

ŠAMRAEV: (esplodendo)

In tal caso cercatevi un altro amministratore! (Esce).

ARKADINA:

Ogni estate la stessa storia.  Non ci metterò più piede in questo posto!

Esce a sinistra, dove si suppone sia lo stabilimento dei bagni, dopo un minuto la si vede entrare in casa; Trigorin la

segue con canne da pesca e un secchio.

SORIN: (esplodendo)

Che villania!  Si attacchino subito tutti i cavalli!

NINA: (a Polina Andreevna)

Rifiutare a Irina Nikolaevna, a una famosa artista! Qualsiasi suo desiderio, fosse anche un capriccio, non è forse, più importante della vostra azienda? È semplicemente inconcepibile!

POLINA ANDREEVNA: (disperata)

Mettetevi nei miei panni: che posso fare?

SORIN: (a Nina)

Andiamo da mia sorella... La pregheremo tutti di non partire?

NINA : (impedendogli di alzarsi)

Restate seduto, restate seduto... Vi spingeremo noi...

Nina e Medvedenko spingono la poltrona.

Escono; restano soltanto Dorn e Polina Andreevna.

POLINA ANDREEVNA:

Anche i cavalli della carrozza ha mandato nei campi. E a non mi piacciono simili malintesi. Mi spiace molto!

Pausa..

DORN:

Ho cinquantacinque anni, è tardi per cambiare vita.

POLINA ANDREEVNA:

So che mi respingete perché, oltre a me, altre donne vi sono vicine. Scusatemi se vi ho annoiato.

Nina appare accanto alla casa; coglie fiori.

DORN:

No, figuratevi.

POLINA ANDREEVNA:

Soffro di gelosia. Certo voi siete un dottore, non potete evitare le donne. Capisco...

DORN: (a Nina che si sta avvicinando)

Come, vanno le cose?

NINA

Irina Nikolaevna piange, Petr Nikolaeviè ha l'asma.

DORN (si alza)

Bisognerà che vada a dar gocce di valeriana a entrambi...

NINA: (gli porge i fiori)

Tenete!

DORN:

Merci bien. (Va verso casa).

POLINA ANDREEVNA (andando con lui)

Che bei fiori! (Accanto alla casa, con voce sorda).Datemi quei fiori! Datemi quei fiori! (Avuti i fiori, li strappa e li

getta da un lato).

Entrano entrambi in casa.

NINA: (sola)

Che strano vedere un'attrice famosa che piange ! E non è strano che un famoso scrittore,

beniamino del pubblico e tradotto nelle lingue straniere, se ne stia tutto il giorno a pescare e si rallegri di aver preso due ghiozzi. Io pensavo che le persone famose fossero piene d'orgoglio, inavvicinabili. E invece piangono, pescano, giocano a carte, ridono e si arrabbiano, come tutti...

TREPLEV: (entra senza cappello, con il fucile e un gabbiano ucciso)

Siete rimasta sola?

NINA:

Sola.

Treplev depone il gabbiano ai suoi piedi.

Che significa?

TREPLEV:

Oggi sono stato così vigliacco da uccidere questo gabbiano. Lo depongo ai vostri piedi.

NINA:

Che vi succede, non capisco? (Solleva il gabbiano e lo guarda).

TREPLEV: (dopo una pausa).

Presto ucciderò me stesso allo stesso modo.

NINA:

Non vi riconosco.

TREPLEV:

Già, dopo che io ho smesso di riconoscere voi. Il vostro sguardo è freddo, la mia presenza vi imbarazza.

NINA:

Negli ultimi tempi siete diventato irascibile, vi esprimete in modo incomprensibile, a simboli. E anche questo gabbiano, evidentemente, è un simbolo, ma, scusatemi, non lo capisco... (Depone il gabbiano sulla panca).Sono troppo semplice, per capirvi.

TREPLEV:

La mia commedia ha fatto fiasco. E  le donne non perdonano l'insuccesso. Ho bruciato Se sapeste quanto sono infelice! La vostra freddezza è terribile, incredibile, come se mi fossi svegliato e vedessi che il lago improvvisamente si è asciugato o è sprofondato nella terra.  La commedia non è piaciuta, voi disprezzate la mia ispirazione, mi considerate già un mediocre, uno sconfitto, come tanti... (Battendo i piedi). Come capisco bene tutto. È come se nel cervello avessi un chiodo, che sia maledetto assieme al mio amor proprio che misucchia il sangue, succhia come un serpente...

 (Vedendo Trigorin che arriva leggendo un libretto).

Ecco che arriva un vero talento; avanza come Amleto, anche lui con un libro. (Canzonandolo)."Parole, parole, parole... ". Quel sole non si è ancora avvicinato e voi già sorridete, il vostro sguardo si è sciolto ai suoi raggi. Non resterò a disturbarvi. (Esce in fretta).

(si sente uno sparo  in lontananza)

NINA:

Buon giorno, Boris Alekseeviè!

TRIGORIN:

Buon giorno. Noi a quanto pare, oggi partiremo. Ed è improbabile che noi due ci incontreremo ancora. Peccato. Non mi capita spesso di incontrare giovani fanciulle,  interessanti. Ormai non riesco neppure a raffigurarmi come ci si sente ad essere giovani, per questo nei miei romanzi e racconti le ragazze di solito sono false. Mi piacerebbe, anche solo per un'ora, mettermi nei vostri panni, per scoprire che cosa pensate e in genere che tipo siete.

NINA:

E io vorrei essere al vostro posto.

TRIGORIN:

Perché?

NINA:

Per scoprire cosa sente un famoso scrittore di talento?

TRIGORIN:

Probabilmente niente. Non ci ho mai pensato.

NINA:

E se i giornali che leggete parlano di voi?

TRIGORIN:

Quando ne parlano bene, fa piacere, quando male, allora per  giorni provi disgusto.

NINA:

Che mondo meraviglioso! Quanto vi invidio, se sapeste! È diverso il destino degli uomini. Alcuni trascinano a

malapena la propria noiosa, insignificante esistenza; ad altri invece, come a voi, per esempio, e siete uno su un milione, a cui è toccata in sorte una vita interessante, luminosa, piena di significato... Voisiete felice...

TRIGORIN:

Io? (Stringendosi nelle spalle).Hmm... Voi parlate tanto di celebrità, di felicità, di una vita luminosa, ma tutte queste parole per me, mi scuserete, sono proprio, come la marmellata, che non mangio mai, Voi siete tanto giovane e buona.

NINA:

La vostra vita è meravigliosa!

TRIGORIN:

Ma che cos'ha di tanto meraviglioso? (Guarda l'orologio).Adesso devo andare a scrivere. Scusatemi, non ho tempo...

(Ride).Avete toccato, come si suol dire, il mio punto debole, ed io comincio a turbarmi e a seccarmi un poco.

Comunque, parliamone pure. Parliamo della mia splendida, luminosa vita... Beh, da dove cominciamo? (Dopo aver

riflettuto un poco).Ci sono delle idee ossessionanti, quando un uomo, per esempio, pensa giorno e notte alla luna;

anch'io ho una mia luna di quel tipo. Giorno e notte mi tormenta un solo pensiero importuno: devo scrivere, devo

scrivere, devo... Non faccio a tempo a finire una novella che già, chissà perché, ne devo scrivere un'altra, poi una terza, e dopo la terza una quarta... Scrivo ininterrottamente, come quando si cambiano i cavalli alle stazioni di posta, non so fare altrimenti Cosa c'è in tutto questo di meraviglioso e luminoso, io vi domando? Oh, che vita selvaggia! Ecco sono qui con voi, mi agito, e intanto penso ad ogni istante che mi aspetta una novella incompiuta. Vedo una nuvola simile ad un pianoforte. Penso: bisogna che in qualche racconto rammenti che fluttuava una nuvola simile ad un pianoforte. C'è odore di eliotropio. Subito mi imprimo nella mente: odore dolciastro, colore vedovile, rammentarsene nella descrizione d'una sera estiva. Colgo ogni singola frase che voi ed io pronunciamo, ogni singola parola e mi affretto a racchiudere queste frasi e parole nel mio scrigno letterario: potrebbero tornare utili! Quando finisco un lavoro, corro a teatro o a pescare; mi potrei riposare, potrei dimenticare, ma no, in testa già rotola una pesante palla di ghisa, un nuovo soggetto che mi trascina al tavolino, e di nuovo bisogna precipitarsi a scrivere, scrivere. E così sempre, sempre, e non ho pace da me stesso, e sento che sto divorando la mia stessa vita, e per il miele che do a qualcuno nello spazio, rubo il polline ai migliori fiori, li strappo e ne calpesto le radici. Forse che non sono pazzo? Forse che parenti e amici mi trattano come una persona sana? "Che cosa state scrivendo? Che cosa ci regalerete?". Sempre le stesse cose, sempre le stesse, e a me pare che le attenzioni dei conoscenti, le lodi, l'ammirazione siano tutto un inganno, che mi ingannino come si inganna un ammalato, e talvolta io temo che mi si facciano quattamente alle spalle per agguantarmi e portarmi via, come con Poprigšèin, al manicomio. In quegli anni, negli anni migliori, negli anni giovanili, quando ho cominciato, lo scrivere perme altro non era che pura tortura. Uno scrittore giovane, in particolare quando la fortuna non gli arride, si ritiene goffo,imbarazzato, inutile, ha i nervi tesi, irritati; non sa trattenersi dal gironzolare fra la gente che ha a che fare con laletteratura e con l'arte, non accettato, ignorato da tutti, timoroso di guardar dritto negli occhi, come un giocatoreaccanito che non abbia denaro. Non vedevo il mio lettore, ma me lo immaginavo, chissà perché, scostante, diffidente. Avevo paura del pubblico, lo temevo, e quando si rappresentava una mia nuova commedia, ogni volta mi sembrava che i bruni fossero profondamente ostili, e i biondi freddamente indifferenti. Oh, che cosa terribile! Che tormento!

NINA:

Scusate, ma l'ispirazione e lo stesso processo creativo non vi danno momenti sublimi, felici?

TRIGORIN:

Sì, quando scrivo, sto bene. E correggere le bozze è un piacere, ma... non appena un lavoro è stampato, non lo sopporto più, e capisco che non è riuscito, che è stato uno sbaglio, che non avrei, dovuto scriverlo affatto, e me ne dispiaccio, e che meschinità nell'anima... (Ridendo).E il pubblico legge: "Sì, grazioso, che talento... Grazioso, ma ben lungi daTolstoj", oppure: "Splendido lavoro, ma Padri e figli di Turgenev è meglio". E così fino alla lapide tombale tutto sarà grazioso e ricco di talento, grazioso e ricco di talento, niente più, e quando sarò morto i conoscenti passando davanti alla mia tomba diranno: "Qui giace Trigorin. Era un bravo scrittore, ma non all'altezza di un Turgenev".

NINA:

Scusatemi, ma mi rifiuto di capirvi. Siete semplicemente viziato dal successo.

TRIGORIN:

Da quale successo? Non mi sono mai piaciuto. Non mi piaccio come scrittore. E la cosa peggiore è che vivo come instato di ebbrezza e spesso non capisco quello che scrivo... Amo quest'acqua, questi alberi, il cielo, sento la natura chesuscita in me la passione, il desiderio invincibile di scrivere. Ma io non sono solo un paesaggista, sono anche uncittadino, amo la patria, il popolo, sento che se sono scrittore ho l'obbligo di parlare del popolo, delle sue sofferenze, del  suo futuro, di parlare della scienza, dei diritti dell'uomo e di altre cose ancora, e parlo di tutto, mi affretto, mi spronano da ogni lato, si arrabbiano con me, e io mi barcameno da una parte all'altra, come una volpe braccata dai cani, vedo che la vita e la scienza continuano ad avanzare, mentre io resto sempre più indietro, come un contadino che ha perso il treno, e in fondo sento che non so descrivere altro che paesaggi, e che in tutto il resto sono falso, falso fino al midollo..

NINA:

Siete sfinito dal troppo lavoro, non avete né tempo né voglia di riconoscere il vostro valore. Siate pure scontento di voi, ma per gli altri siete grande e meraviglioso! Se io fossi uno scrittore della vostra grandezza, offrirei tutta la mia vita alla folla, ma riconoscerei che la sua felicità sarebbe possibile solo se essa si elevasse al mio livello, ed allora mi porterebbe in trionfo.

TRIGORIN:

Già, in trionfo... Chi sono io, non mi capisco?

Entrambi sorridono.

NINA:

Per la felicità di essere scrittrice o artista, sopporterei l'ostilità dei parenti; il bisogno, la delusione, vivrei in una soffitta e mi nutrirei di pane nero, ma in cambio potrei aspirare alla gloria... alla vera, alla risonante gloria...

LA VOCE DELL'ARKADINA (dalla casa)

"Boris Alekseeviè!".

TRIGORIN

Mi chiamano... Non ho voglia di partire. (Si volta a guardare il lago)

NINA:

Vedete la casa e il giardino sull'altra sponda?

TRIGORIN:

Sì.

NINA:

Io sono nata là. Ho passato tutta la vita attorno a questo lago.

TRIGORIN:

Si sta bene qui da voi! (Vedendo il gabbiano). E questo cos'è?

NINA:

Un gabbiano. Konstantin Gavrilyè lo ha ucciso.

TRIGORIN:

Non ho voglia di partire. Convincete voi Irina Nikolaevna a restare. (Prende nota nel taccuino).

NINA:

Che cosa scrivete?

TRIGORIN:

Prendo appunti..... (Nascondendo il taccuino).Un soggetto per un racconto breve: sulla riva di un lago vive fin dall'infanzia una ragazza, giovane come voi; ama il lago, come un gabbiano, ed è libera e felice

come un gabbiano. Ma il caso portò un uomo che la vide e, per ammazzare il tempo, la rovinò, proprio come questo gabbiano.

Pausa.

L'Arkadina appare alla finestra.

ARKADINA:

Boris Alekseeviè, dove siete?

TRIGORIN:

Vengo. (Si avvia ma si volta verso Nina; accanto alla finestra, all'Arkadina).Che c'è?.

ARKADINA:

Restiamo.

Trigorin entra in casa.

NINA (si avvicina alla ribalta; dopo un attimo di riflessione)

È un sogno!

Sipario

ATTO TERZO

La sala da pranzo in casa Sorin. A destra e a sinistra porte. Una credenza. Un armadio con medicine. In mezzo alla stanza un tavolo. Una valigia e scatole di cartone; si notano preparativi per la partenza. Trigorin fa colazione. Maša è in piedi accanto al tavolo.

MAŠA:

Tutto questo lo racconto allo scrittore.  Mi sposerò. Con Medvedenko.

TRIGORIN:

Col maestro?

MAŠA:

Sì. Amare senza speranza,  i nuovi pensieri metteranno a tacere il passato. E comunque, sapete, sarà una cosa nuova. Ne beviamo un altro bicchiere?

TRIGORIN:

Non sarà troppo?

MAŠA:

Ma no! (Versa due bicchierini).Non mi guardate così. Le donne bevono più spesso di quanto voi pensiate. Una

minoranza beve apertamente, come me, la maggioranza, invece, si nasconde. Sì. E sempre vodka o cognac. (Tocca il

bicchiere di Trigorin).Alla vostra! Siete una persona semplice, mi dispiace separarmi da voi.

Bevono.

TRIGORIN:

Neanch'io ho voglia di partire.

MAŠA:

E voi chiedetele di restare.

TRIGORIN:

No, ora non resterà più. Suo figlio si sta comportando con assoluta mancanza di tatto. Prima si spara, e adesso, a quanto pare, vuole sfidarmi a duello. Per che cosa, poi? Devo ancora capirlo?

MAŠA:

Beh, la gelosia. Comunque non sono cose che mi riguardano.

Pausa.

Jakov attraversa la scena da sinistra a destra con una valigia; entra Nina e si ferma accanto alla finestra.

Il mio maestro è buono  e mi ama profondamente. Fa pena. Anche la sua

vecchia madre fa pena. Non serbate un cattivo ricordo di me. (Gli stringe

fortemente la mano).Vi sono molto riconoscente per la vostra benevolenza. Mandatemi i vostri libri, con la dedica, mi

raccomando. Scrivetemi: "A Mar'ja, sola e abbandonata, che non capisce perché vive su questa terra". Addio! (Esce).

NINA : (tendendo i pugni chiusi in direzione di Trigorin)

Destra o sinistra?

TRIGORIN:

Destra.

NINA: (sospirando)

No. Sono fortemente indecisa se fare l'attrice oppure no? Se almeno qualcuno mi desse un consiglio.

TRIGORIN:

Non c'è niente da consigliare.

Pausa.

NINA:

Probabilmente non ci rivedremo più. Vi prego di accettare in mio ricordo questo piccolo medaglione.

Ci ho fatto incidere le vostre iniziali... e da questo lato il titolo del vostro libro: I giorni e le notti.

TRIGORIN:

Che pensiero gentile! (Bacia il medaglione).Un regalo delizioso!

NINA:

Ricordatevi di me.

TRIGORIN

Mi ricorderò di voi come eravate in quel giorno luminoso? Una settimana fa, quando

portavate quell'abito chiaro... e... sulla panchina era ancora steso il gabbiano bianco.

NINA: (soprappensiero)

Già, il gabbiano...

Pausa.

Non possiamo più parlare, viene gente... ricodatemi, vi prego... (Esce verso sinistra).

Entrano contemporaneamente da destra l'Arkadina, Sorin in frac con stella, poi Jakov, affaccendato coi bagagli.

ARKADINA:

 (A Trigorin).Chi è uscito adesso?

Nina?

TRIGORIN:

Sì..

ARKADINA:

Pardon, abbiamo disturbato... (Si siede). Ho appena finito di preparare le valigie .

TRIGORIN: (legge sul medaglione)

I giorni e le notti, pagina 121, righe 11 e 12.

JAKOV: (sparecchiando la tavola)

Anche le canne da pesca devo mettere in valigia?

TRIGORIN:

Sì, mi serviranno ancora.

JAKOV:

Va bene.

TRIGORIN: (fra sé)

Pagina 121, righe 11 e 12. Che c'è in quelle righe? (All'Arkadina).Ci sono i miei libri in casa?

ARKADINA:

Nello studio di mio fratello, nell'armadio d'angolo.

TRIGORIN:

Pagina 121... (Esce).

SORIN:

Voi partite.

ARKADINA:

In città?

ARKADINA: (dopo una pausa)

Su, resta qui, senza rimpianti, non prendere freddo. Bada a mio figlio. Abbi cura di lui. Consiglialo.

Pausa.

Ecco, me ne vado senza sapere perché Konstantin ha tentato di uccidersi. Penso che la causa principale sia stata la gelosia, e prima porterò via da qui Trigorin, tanto meglio sarà.

SORIN:

Cosa ti posso dire? Tuo figlio è un giovanotto intelligente che vive in campagna, inquesto isolamento, senza denaro, senza posizione, senza futuro. Non ha niente da fare ed ha paura del proprio ozio.

ARKADINA:

Quanti pensieri mi procura! (Soprappensiero).Se si trovasse un impiego, che so...

SORIN: (fischietta, poi indeciso)

A me sembra che la cosa migliore sarebbe, se  voi gli date del denaro per un cappotto nuovo

(Ride).Ed  anche andare un po' a spasso non gli farebbe male... e poi l’estero non costa poi tanto caro.

ARKADINA:

Per il vestito si può vedere, ma per l'estero... No, al momento attuale non posso neanche per il vestito.

(Decisa).Non ho denaro!

SORIN:

Se avessi io del denaro, gliene darei io stesso, si capisce, ma non ho nulla, neanche un soldo.

ARKADINA:

Ebbene, io il denaro ce l'ho, ma sono un'artista; le sole toilettes mi dissanguano.

SORIN:

(Barcolla).La testa mi gira. (Si appoggia al

tavolo).Sto male, nient'altro.

ARKADINA: (spaventata)

Petruša! (Cercando di sorreggerlo).Petruša, mio caro... (Grida).Aiutatemi! Aiuto!...

Entrano Treplev con una benda alla testa, e Medvedenko.

Sta male!

SORIN:

Non è niente, niente... (Sorride e beve dell'acqua).È già passato... basta...

TREPLEV: (alla madre)

Non ti spaventare, mamma, non c'è pericolo. Allo zio ormai succede spesso. (Allo zio).Dovresti stare un po' coricato,

zio,

TREPLEV:

Non gli fa bene vivere in campagna. Gli viene la malinconia. Vedi, mamma, se tu all'improvviso diventassi tanto

generosa da fargli un prestito di millecinquecento, duemila rubli, potrebbe starsene in città tutto l'anno.

ARKADINA:

Non ho denaro. Sono un'attrice, non un banchiere.

Pausa.

TREPLEV

Mamma, cambiami la fasciatura. Tu lo sai fare bene.

ARKADINA (prende dall'armadio dei medicinali lo iodoformio e la cassetta con il materiale per le medicazioni)

Il dottore è in ritardo.

TREPLEV:

Aveva promesso di arrivare per le dieci, ma è già mezzogiorno.

ARKADINA:

Siediti. (Gli toglie la benda dal capo). Si è cicatrizzata quasi del tutto. È rimasta solo qualche traccia. (Gli bacia il capo).Non è che senza di me lo farai di nuovo?

TREPLEV:

No, mamma. È stato un momento di disperazione folle, in cui non sono riuscito a trattenermi. Non si ripeterà più. (Le bacia le mani).

Pausa.

Negli ultimi tempi, in questi giorni, ti voglio bene con la stessa tenerezza e dedizione di quand'ero bambino. Oltre a te, non mi è rimasto nessuno. Ma perché, perché fra di noi si è intromesso quell'uomo.

ARKADINA:

Tu non lo capisci, Konstantin. È una persona tanto nobile...

TREPLEV:

Però quando gli hanno riferito che intendevo sfidarlo a duello, la sua nobiltà non gli ha impedito di far la parte del vigliacco!

ARKADINA:

Che sciocchezza! Io stessa l'ho portato via. La nostra intimità non può certo piacerti, ma tu sei intelligente e aperto, ed io ho il diritto di pretendere che tu rispetti la mia libertà.

TREPLEV:

Io rispetto la tua libertà, ma anche tu devi permettere a me di essere libero e di avere con quell'uomo il rapporto che credo. Un'anima nobile! Ecco, tu ed io stiamo per litigare a causa sua, e lui intanto chissà dove, in salotto o in giardino, se la ride di me e di te, si sta coltivando Nina, cerca di convincerla una volta per tutte che lui è un genio.

Io non lo stimo. Tu vorresti che anch'io lo ritenessi un genio, ma, mi scuserai, non so mentire, le sue opere mi danno la nausea.

ARKADINA:

È solo invidia. Alle persone prive di talento ma piene di pretese, non resta altro che biasimare i veri talenti!

TREPLEV : (ironicamente)

I veri talenti! (Con rabbia).Io ho più talento, di voi tutti, se proprio lo vuoi sapere! (Si strappa la benda dal capo).Voi siete tutti vittime della routine,  e ritenete legge e verità soltanto ciò che fate voi, e tutto il resto lo calpestate e soffocate! Non vi riconosco! Non riconosco né te, né lui!

Va' al tuo caro teatro a recitare in commedie da quattro soldi e di bassa lega!

ARKADINA:

Non ho mai recitato in commedie del genere. Lasciami in pace! Tu non sei neppure in grado di scrivere uno squallido vaudeville. Parassita!

TREPLEV:

Spilorcia!

ARKADINA:

Pezzente!

Treplev si siede e piange in silenzio.

Nullità! (Camminando avanti e indietro agitata).

ARKADINA:

Non piangere. Non è il caso di piangere... (Piange) Non si deve... (Lo

bacia sulla fronte, sulle guance, sul capo).Mio bambino caro, scusami... Scusa la tua mamma peccatrice. Perdona

quest'infelice.

TREPLEV (l'abbraccia)

Se tu sapessi! Ho perduto tutto. Lei non mi ama, io non riesco più a scrivere... sono crollate tutte le speranze...

ARKADINA:

Non disperare... Tutto si risolverà. Io lo porterò via, lei tornerà ad amarti. (Gli asciuga le lacrime).È tutto finito.

Abbiamo fatto la pace.

TREPLEV (le bacia le mani)

Sì, mamma.

ARKADINA (teneramente)

Fai la pace anche con lui. Non c'è bisogno di duelli... È vero che non ce n'è bisogno?

TREPLEV:

Va bene... Soltanto, mamma, permettimi di non incontrarlo. Mi peserebbe troppo... non potrei sopportarlo... (Entra Trigorin).

Ecco... me ne vado... (Ripone velocemente le medicine nell'armadietto).La fasciatura me la rifarà il dottore...

TRIGORIN: (cerca in un libro)

Pagina 121... righe 11 e 12... Ecco... (Legge). "Se in un momento qualsiasi avrai bisogno della mia vita, vieni e

prendila".

Treplev raccoglie la benda dal pavimento ed esce.

ARKADINA (guardando l'orologio)

Tra poco porteranno i cavalli.

TRIGORIN: (fra sé).

Se in un momento qualsiasi avrai bisogno della mia vita, vieni e prendila.

ARKADINA:

Spero che le tue valige siano già pronte.

TRIGORIN (impaziente)

Sì, sì... (Soprappensiero).Perché in quest'appello di un'anima pura ho avvertito malinconia e il mio cuore ha sussultato

così dolorosamente?... Se in un momento qualsiasi avrai bisogno della mia vita, vieni e prendila. (All'Arkadina).

Restiamo ancora un giorno!

L'Arkadina scuote il capo negativamente.

Restiamo!

ARKADINA:

Mio caro, so che cosa ti trattiene qui. Ti sei un po' ubriacato, torna sobrio. Cosa ti sta succedendo

(in preda a forte agitazione)

Sei così preso?

TRIGORIN:

Mi attrae quella ragazza! E forse è proprio ciò di cui ho bisogno.

ARKADINA:

L'amore di una ragazza di provincia? Oh, sei caduto in basso!

TRIGORIN:

Adesso son qui a parlare con te, ma è come se dormissi e la vedessi in

sogno... Mi hanno avvinto sogni dolci, meravigliosi... Lasciami fare...

ARKADINA: (tremando)

No, no...  Non mi tormentare, Boris... Ho paura...

TRIGORIN:

Io ho bisogno di un amore giovane, delizioso, poetico, che ti trasporta in un mondo di sogni, l'unico che

sulla terra può dare la felicità! Un amore così, non l'avevo ancora provato...  Adesso quest'amore è arrivato, finalmente, mi attrae... Che senso ha fuggirlo?

ARKADINA:(irata)

Sei impazzito!

TRIGORIN:

E se anche fosse?

ARKADINA:

Vi siete messi tutti d'accordo per tormentarmi, oggi.(Piange).

TRIGORIN: (si afferra il capo con le mani)

Non vuole capire!

ARKADINA:

Possibile che io sia tanto vecchia e sformata, che con me si possa parlare così senza pudore, di altre donne? (Lo

abbraccia e lo bacia).Oh, sei diventato pazzo! Mio splendido, meraviglioso... Tu, ultima pagina della mia vita! (Si

mette in ginocchio).Mia gioia, mio orgoglio, mia beatitudine.. (Gli abbraccia le ginocchia).Se tu mi lascerai, anche solaper un'ora, io non riuscirò a sopravvivere, perderò la testa, mio splendore, grande, mio padrone...

TRIGORIN:

Può arrivare qualcuno. (L'aiuta ad alzarsi).

ARKADINA:

Vengano pure, non mi vergogno del mio amore per te. (Gli bacia le mani).Tesoro mio, testa matta, tu vuoi fare il pazzo, ma io non voglio, non ti permetterò... (Ride).Sei mio... sei mio... E questa fronte è mia, e gli occhi sono miei, e questimeravigliosi capelli di seta sono miei... Sei tutto mio. Hai tanto talento, sei intelligente, il migliore di tutti gli scrittori contemporanei, sei l'unica speranza della Russia... Hai tanta sincerità, modestia, freschezza, tanto sano umorismo... Riesci con un solo tratto a trasmettere i caratteri essenziali, fondamentali di un personaggio o di un paesaggio, gli uomini in te sono come vivi. Non ti si può leggere senza trasporto! Pensi che ti voglia adulare? Che io menta? Bene,guardami negli occhi... guarda... Ti sembro forse una bugiarda? Vedi, solo io ti so apprezzare; solo io ti dico la verità,mio caro, meraviglioso... Verrai? Sì? Non mi abbandonerai?...

TRIGORIN:

Non ho una mia volontà... Non ho mai avuto una mia volontà... Spento, molle, sempre ubbidiente, è possibile che

questo possa piacere a una donna? Prendimi, portami via, però non mi abbandonare neanche per un passo...

ARKADINA: (fra sé)

(Disinvolta, come se nulla fosse successo).Comunque, se vuoi, puoi restare. Partirò da sola e tu mi

raggiungerai più tardi, fra una settimana. In effetti, perché ti dovresti affrettare?

TRIGORIN:

No, partiremo insieme.

ARKADINA:

Come vuoi. Insieme dici, insieme sia...

Pausa.

Trigorin prende appunti sul taccuino.

Che fai?

TRIGORIN:

Questa mattina ho sentito una bella espressione: "Foresta vergine"... Mi servirà, prima o poi. (Si stiracchia).Allora, si parte? Di nuovo vagoni, stazioni, buffets, costolette, parole...

ŠAMRAEV :(entra)

Ho l'onore di annunziare, con rincrescimento, che i cavalli sono pronti. È ora, stimatissima, di andare alla stazione; il treno arriva alle due e cinque minuti.

Mentre egli parla, Jakov armeggia vicino alle valige, la cameriera porta all'Arkadina il cappello, il mantello,

l'ombrello e i guanti; tutti aiutano l'Arkadina a vestirsi. Dalla porta di sinistra si affaccia il cuoco, che dopo un attimo

di attesa entra esitante. Entra Polina Andreevna, poi Sorin e Medvedenko.

POLINA ANDREEVNA: (con un cestino)

Vi ho portato qualche prugna per il viaggio... Sono dolcissime. Spero le vorrete assaggiare...

ARKADINA:

Siete molto buona, Polina Andreevna.

POLINA ANDREEVNA

Addio, mia cara. Se non tutto è andato come doveva, scusateci. (Piange).

ARKADINA: (abbracciandola)

Tutto è andato bene, non serve piangere.

POLINA ANDREEVNA:

Il  tempo fugge!.

ARKADINA:

Che ci possiamo fare!

SORIN: (in cappotto con la pellegrina, cappello e bastone, esce dalla porta di sinistra attraversando la stanza)

Sorella, è ora, cerchiamo di non fare tardi alla fin fine. Io salgo in carrozza. (Esce).

MEDVEDENKO:

Io vado a piedi alla stazione... vi accompagno. Sarò veloce... (Esce).

ARKADINA:

Arrivederci, miei cari... ci rivedremo l'estate prossima...

La cameriera, Jakov e il cuoco le baciano la mano.

Non mi dimenticate. (Dà un rublo al cuoco).Ecco un rublo per voi tre.

IL CUOCO:

Siamo profondamente riconoscenti, signora. Buon viaggio!

JAKOV:

Che Dio vi conceda una buona sorte!

ŠAMRAEV:

Ci fareste felici se ci scriverete! Addio, Boris Alekseeviè!

ARKADINA:

Dov'è Konstantin? Ditegli che sto partendo. Dobbiamo salutarci. Dimenticate quel che c'è stato di male. (A Jakov).Ho

dato un rublo al cuoco, per tutti e tre.

Tutti escono a destra. La scena è vuota. Fuori scena rumori che si sentono quando si saluta gente che parte. La

cameriera ritorna per prendere dal tavolo il cestino con le prugne, ed esce di nuovo.

TRIGORIN: (rientrando)

Ho dimenticato il bastone in terrazza.

Si avvia e accanto alla porta di sinistra incontra Nina che sta entrando.

Siete voi? Stiamo partendo...

NINA:

Sentivo che ci saremmo incontrati ancora. (Eccitata).Boris Alekseeviè, ho preso una decisione irrevocabile. Domani non sarò più qui, lascio mio padre, abbandono tutto, comincio una vita nuova... Parto anch'io,  vado a Mosca. Ci vedremo là.

TRIGORIN: (a mezza voce)

Scendete allo "Slavjanskij Bazar" Fatemi sapere subito...

Pausa.

NINA:

Ancora un minuto...

TRIGORIN: (a mezza voce)

Siete così meravigliosa... vivo nel pensiero di rivedervi!

Nina gli appoggia il capo sul petto.

Rivedrò questi splendidi occhi, quel tenero sorriso indescrivibilmente bello... questi dolci tratti, quest'espressione di angelica purezza... Mia cara...

Un lungo bacio..

Sipario

Fra il terzo e il quarto atto trascorrono due anni.

ATTO QUARTO

Uno dei salotti in casa Sorin, trasformato da Konstantin Treplev in stanza da lavoro. A destra e a sinistra porte che danno in stanze interne. Di fronte una porta a vetri che dà sul terrazzo. Oltre alla tradizionale mobilia da salotto, nell'angolo destro una scrivania, accanto alla porta di sinistra un divano alla turca, un armadio con libri, libri sui davanzali delle finestre, sulle sedie. È sera. Una lampada è accesa sotto  paralume. Penombra. Si sentono gli alberi stormire e il vento ululare nei camini. Il guardiano batte col bastone. Entrano Medvedenko e Maša.

MAŠA: (chiamando)

Konstantin Gavrilyè! Konstantin Gavrilyè! (Guardandosi intorno).Non c'è nessuno. Il vecchio chiede ogni momento,

dov'è Kostja, dov'è Kostja... Non può vivere senza di lui...

MEDVEDENKO:

Ha paura della solitudine. (Mettendosi in ascolto)

MAŠA: (alza la fiamma alla lampada)

Che onde sul lago. Enormi.

MEDVEDENKO:

È buio in giardino. Bisognerebbe dire che abbattessero quel teatro. Sta lì nudo, informe, come uno scheletro, e il sipario sbatte per il vento. Quando ieri sera ci sono passato accanto, mi è parso che qualcuno là dentro piangesse.

Pausa.

Maša, andiamo a casa!

MAŠA: (fa segno di no con la testa)

Io resto qui a dormire.

MEDVEDENKO: (supplichevole)

Maša, andiamo! Il nostro bambino avrà fame e ti cercherà.

MAŠA:

Sciocchezze. C'è Matrëna che gli dà da mangiare.

Pausa

MEDVEDENKO:

Fa pena. È già la terza notte che passa senza madre.

MAŠA:

Sei diventato noioso. Prima capitava che ti mettessi a filosofare, adesso parli sempre del bambino

MEDVEDENKO:

Andiamo, Maša!

MAŠA:

Vacci tu.

MEDVEDENKO:

E va bene. Allora verrai domani?

MAŠA: (fiuta tabacco)

Sì, domani. Adesso vai...

Entrano Treplev e Polina Andreevna; Treplev porta dei cuscini e una coperta, Polina Andreevna della biancheria da

letto; appoggiano tutto sul divano alla turca, poi Treplev si dirige alla sua scrivania e vi prende posto.

Perché tutto questo, mamma?

POLINA ANDREEVNA:

Petr Nikolaeviè ha chiesto che gli si prepari il letto vicino a Kostja.

MAŠA:

Dai a me... (Prepara il letto).

POLINA ANDREEVNA: (sospirando)

I vecchi sono come bambini... (Si avvicina alla scrivania e, appoggiandosi coi gomiti, guarda un manoscritto).

Pausa

MEDVEDENKO:

Allora me ne vado. Addio, Maša. (Bacia la mano alla moglie).Addio, mamma. (Fa per baciare la mano alla suocera).

POLINA ANDREEVNA: (seccata)

Ma vai con Dio.

MEDVEDENKO:

Addio, Konstantin Gavriloviè.

Treplev tende la mano in silenzio; Medvedenko esce.

POLINA ANDREEVNA (guardando il manoscritto)

Nessuno aveva pensato né immaginato che voi, Kostja, sareste diventato un vero scrittore. E adesso, grazie a Dio, le riviste cominciano anche a mandare i soldi. (Gli passa la mano fra i capelli).E si è anche fatto bello... Caro, buono Kostja, siate più gentile con la mia Maša!...

MAŠA: (preparando il letto)

Lasciatelo, mamma.

POLINA ANDREEVNA: (a Treplev)

È un tesoro.

Pausa.

Treplev si alza dalla scrivania ed esce in silenzio.

MAŠA:

Lo avete fatto arrabbiare. Che bisogno c'era di dargli fastidio!

POLINA ANDREEVNA

Il mio cuore è tanto in pena per te. Io vedo tutto, capisco tutto.

MAŠA:

Tutte sciocchezze. L'amore disperato esiste solo nei romanzi. Scempiaggini. Basta non indulgere in se stessi e non stare sempre ad aspettare, aspettare che l'erba cresca... Se l'amore si è insinuato nel cuore, bisogna scacciarlo. Hanno promesso di trasferire mio marito in un altro distretto. Non appena arriveremo là dimenticherò tutto... strapperò tutto dal cuore con la radice.

Due stanze più in là suonano un valzer malinconico.

POLINA ANDREEVNA:

Kostja sta suonando. Vuol dire che è malinconico.

MAŠA: (fa due o tre giri di valzer senza far rumore)

L'essenziale, mamma, è non averlo davanti agli occhi. Se solo concedessero il trasferimento al mio Semen, là,

credetemi, lo dimenticherei in un mese. Sono tutte scempiaggini.

Si apre la porta di sinistra, Dorn e Medvedenko spingono la poltrona a rotelle, di Sorin.

MEDVEDENKO:

Ne ho sei in casa adesso. E la farina è a sette griven al pud.

DORN:

Bisogna sbrogliarsela.

MEDVEDENKO

Voi potete anche riderne. Di denaro ne avete a palate.

DORN:

Denaro? In trent'anni di attività, amico mio, di attività frenetica, sono riuscito a mettere insieme soltanto duemila rubli, e ora  non mi è rimasto nulla.

MAŠA: (al marito)

Non sei partito?

MEDVEDENKO (con aria colpevole)

Preferisco restare con te!

MAŠA: (con amara irritazione, a mezza voce)

Se i miei occhi potessero non vederti!

La poltrona a rotelle viene lasciata nella metà sinistra della camera; Polina Andreevna, Maša e Dorn si siedono

accanto; Medvedenko, avvilito, si ritira da un lato.

DORN:

Ma quanti cambiamenti qui da voi! Del salotto ne avete fatto uno studio.

MAŠA:

Konstantin Gavriloviè qui lavora più comodamente. Da qui, quando vuole può uscire in giardino a pensare.

Il guardiano batte col bastone.

SORIN:

Dov'è mia sorella?

DORN:

È andata alla stazione incontro a Trigorin. Tra poco ritorna..

SORIN:

Se avete ritenuto necessario far venire qua mia sorella, significa che io sono gravemente ammalato. (Dopo un attimo di silenzio), ma non mi si danno medicine.

DORN:

Ma che cosa volete? Gocce di valeriana? Bicarbonato? Chinino?

SORIN:

Oh, comincia la filosofia. Che castigo! (Indicando il divano col capo).È preparato per me?

POLINA ANDREEVNA

Per voi, Petr Nikolaeviè.

SORIN

Vi ringrazio.

DORN (canterella)

"La luna incede pei notturni cieli... ".

SORIN:

Voglio dare a Kostja un soggetto per una novella. Si dovrà chiamare così: L'uomo che voleva. Perchè volevo diventare tutto ma non sono diventato niente

DORN:

Volevo diventare consigliere di stato , e lo sono diventato.

SORIN: (ride)

A questo non ci tenevo. È venuto da sé.

DORN:

Manifestare insoddisfazione per la vita , non è generoso.

SORIN:

Che testardo. Capirete, che ho voglia di, vivere!

DORN:

Secondo le leggi di natura ogni vita avrà la sua fine.

SORIN:Voi giudicate da uomo sazio ed  indifferente verso la vita, non vi importa nulla. Ma di morire avrete paura anche voi.

DORN:

La paura della morte bisogna reprimerla. Solo chi crede nella vita eterna ha consapevolmente

paura della morte, ha paura dei propri peccati. Mentre voi, in primo luogo non siete credente, in secondo, quali sono i vostri peccati? Voi per venticinque anni siete stato impiegato al dipartimento della giustizia, nient'altro.

SORIN (ride)

Ventotto...

Entra Treplev e si siede sulla panchina ai piedi di Sorin. Maša non gli toglie per un attimo gli occhi di dosso.

DORN:

Noi impediamo a Konstantin Gavrdoviè di lavorare.

TREPLEV:

No, non fa niente.

Pausa..

MEDVEDENKO:

Permettetemi di domandarvi, dottore, quale città straniera vi sia piaciuta di più.

DORN:

Genova.

TREPLEV:

Perché Genova?

DORN:

C'è una meravigliosa folla per le vie. Quando la sera esci dall'albergo, le vie sono piene di gente. Poi te ne vai fra la folla senza meta alcuna, su e giù, a zig zag, vivi con lei, ti confondi con essa psichicamente e cominci a credere che in effetti sia possibile un'unica anima universale, sul tipo di quella che una volta nella vostra commedia interpretò Nina Zareènaja. A proposito, dov'è, come sta?

TREPLEV:

Credo stia bene.

DORN:

Ho sentito dire che avrebbe condotto una vita strana. Cosa c'è di vero?

Pausa

TREPLEV:

Fuggì di casa e si unì a Trigorin. Questo lo sapete?

Ebbe un bambino. Il bambino morì. Trigorin si stancò di lei e tornò ai suoi legami precedenti, com'era logico aspettarsi.Tra l'altro, non se ne era mai staccato, ma per mancanza di carattere si destreggiava fra gli uni e gli altri. Per quanto posso giudicare da quello che so, la vita privata di Nina è stata un fallimento.

DOR:

E la scena?

TREPLEV:

A quanto pare, ancor peggio. Debuttò presso Mosca, nel teatro di un luogo di villeggiatura, poi partì per la provincia. Allora io non la perdevo di vista, e per un po' di tempo dove andava lei, andavo anch'io. Si lanciava sempre in ruoli grandiosi, ma recitava volgarmente, senza gusto, sopratono, con gesti bruschi. C'erano momenti in cui urlava con talento, moriva con talento, ma erano soltanto momenti.

DORN:

Comunque, di talento ne aveva?

TREPLEV:

Era difficile a dirsi. Probabilmente sì. Io la vedevo, ma lei si rifiutava di ricevermi.

Io capivo il suo stato d'animo e non insistevo per incontrarla.

Pausa.

Cos'altro posso dirvi? Più tardi, quando già ero rientrato a casa, ricevetti delle lettere da lei. Lettere intelligenti,

calorose, interessanti; non si lamentava, ma io sentivo che era profondamente infelice, che ogni riga era un nervo teso, malato. Anche la fantasia era piuttosto sconvolta. Si firmava Gabbiano. Nella Rusalka il mugnaio sostiene di essere uncorvo, lei nelle sue lettere ripeteva sempre di essere un gabbiano. Adesso è qui.

DORN:

Cosa significa qui?

TREPLEV:

In città, alla stazione di posta. Sono già cinque giorni che vive in quella stanza d'albergo. Io sono andato da lei, anche Mar'ja Il'inièna c'è andata, ma lei non riceve nessuno. Semen Semenoviè sostiene di averla vista, ieri dopo pranzo, nei campi, a due verste da qui.

MEDVEDENKO:

Sì, l'ho vista, le ho chiesto perché non viene a farci visita. Ha risposto che verrà.

TREPLEV:

No, non verrà.

Pausa.

Il padre e la matrigna non ne vogliono sapere. Hanno piazzato dappertutto guardiani perché non si possa nemmeno avvicinare alla villa. (Si avvia col dottore verso la scrivania).Quanto è facile, dottore, essere filosofo sulla carta, e com'è difficile in realtà!

SORIN:

Era una ragazza deliziosa.

Dico che era una ragazza deliziosa. Il consigliere di stato effettivo Sorin ne era addirittura stato innamorato per un certo tempo.

DORN:

Vecchio libertino.

Si sente Šamraev che ride.

POLINA ANDREEVNA:

A quanto pare i nostri sono arrivati dalla stazione.

TREPLEV:

Sì, sento la mamma.

Entrano l'Arkadina, Trigorin, e dietro di loro Šamraev.

ŠAMRAEV: (entrando)

Noi tutti invecchiamo,  mentre voi, stimatissima, siete ancora giovane...

Camicetta chiara, vivacità... grazia...

ARKADINA:

Volete di nuovo gettarmi il malocchio, uomo noioso!

TRIGORIN: (a Sorin)

Buona sera, Petr Nikolaeviè! Perché mai sempre a fare il malato? Non va bene!

(Vedendo Maša, con gioia).Mar'ja Il'inièna!

MAŠA:

Mi avete riconosciuta? (Gli stringe la mano).

TRIGORIN:

Sposata?

MAŠA:

Da tempo.

TRIGORIN:

Felice? (Saluta Dorn e Medvedenko, poi esitante si avvicina a Treplev).Irina Nikolaevna dice che avete dimenticato il passato e non mi serbate più rancore.

Treplev gli tende la mano.

ARKADINA: (al figlio)

Boris Alekseeviè ha portato una rivista con il tuo nuovo racconto.

TREPLEV: (prendendo la rivista, a Trigorin)

Vi ringrazio. Siete molto gentile.

Si siedono.

TRIGORIN:

I vostri ammiratori vi mandano un saluto... A Pietroburgo e a Mosca tutti si interessano, e mi fanno domande su di voi. Chiedono: com'è, quanti anni ha, è bruno o biondo,  visto che pubblicate con uno pseudonimo. Siete misterioso come la Maschera di Ferro.

TREPLEV:

Vi fermerete a lungo da noi?

TRIGORIN:

No, domani stesso vorrei tornare a Mosca. Devo. Ho fretta di finire una novella e poi ho promesso qualcosa per una raccolta. In sostanza, sempre la stessa storia.

Mentre questi conversano, l'Arkadina e Polina Andreevna sistemano in mezzo alla stanza un tavolo da gioco e lo

aprono; Šamraev accende le candele, dispone le sedie. Tirano fuori da un armadio la tombola.

Il tempo non mi ha riservato una buona accoglienza. C'è un vento gelido. Domattina, se si calmerà, andrò al lago a pescare. A proposito, bisogna dare un'occhiata al giardino e a quel posto dove, vi ricordate?, si recitò la vostra

commedia. Mi è maturato un nuovo motivo, bisogna solo che rinfreschi nella memoria il luogo dell'azione.

MAŠA :(al padre)

Papà, permetti a mio marito di prendere il cavallo! Deve andare a casa.

ŠAMRAEV :(canzonandola)

Il cavallo... a casa... (Severamente).il cavallo non è possibile

MAŠA:

Ma ci sono altri cavalli... (Vedendo che il padre tace, fa un gesto con la mano).

MEDVEDENKO:

Maša, andrò a piedi. Davvero...

POLINA ANDREEVNA: (sospirando)

A piedi con un tempo così....

MEDVEDENKO:

Sono poi sei verste in tutto... Addio... (Bacia la mano alla moglie).Addio, mamma!

La suocera gli tende malvolentieri la mano da baciare.

(Si inchina a tutti).Addio... (Esce con andatura colpevole)..

ŠAMRAEV:

Probabilmente ce la farà. Non è un generale.

POLINA ANDREEVNA (batte sul tavolo)

Prego, signori. Non perdiamo tempo, tra poco ci chiameranno a cena.

Šamraev, Maša e Dorn si siedono al tavolo.

ARKADINA: (a Trigorin)

Quando scendono le lunghe serate autunnali, qui si gioca a tombola. Guardate: la vecchia tombola con cui giocava con

noi la povera mamma, quand'eravamo bambini. Non volete fare una partita, con noi, prima di cena? (Si siede al tavolo

con Trigorin)(Consegna a ciascuno tre cartelle).

TREPLEV: (sfogliando la rivista)

Ha letto la sua novella, ma della mia non ha neanche tagliato le pagine. (Appoggia la rivista sulla scrivania, poi si

dirige verso la porta di sinistra; passando accanto alla madre, la bacia sulla testa).

ARKADINA:

E tu, Kostia?

TREPLEV:

Scusami, non ne ho molta voglia... Passeggerò un poco. (Esce).

ARKADINA:

La posta è di dieci copechi. La versi per me, dottore.

DORN:

Obbedisco.

MAŠA:

Tutti hanno versato? Comincio... Ventidue!

ARKADINA:

Qui.

MAŠA:

Tre!

DORN:

Ce l'ho io.

MAŠA:

Avete segnato il tre? Otto! Ottantuno! Dieci!

ARKADINA:

Che accoglienza mi hanno fatto a Char'kov, signori miei, mi gira ancora la testa!

MAŠA:

Trentaquattro!

Fuori scena si sente suonare un valzer malinconico.

ARKADINA:

Gli studenti mi hanno fatto un'ovazione... Tre cesti di fiori, due corone e poi... (Si toglie una spilla dal petto e la getta

sul tavolo).

ŠAMRAEV:

Questa è una gran cosa davvero....

MAŠA:

Cinquanta!

DORN:

Proprio cinquanta?

ARKADINA:

Indossavo un abito stupendo....

POLINA ANDREEVNA:

Kostja sta suonando. È triste, poveretto.

ŠAMRAEV:

Sui giornali lo criticano aspramente.

MAŠA:

Settantasette!

ARKADINA:

Non bisogna farci caso.

TRIGORIN:

È sfortunato. In lui c'è qualcosa di strano, di indefinito, che talvolta

ricorda addirittura il delirio. Non c'è un solo personaggio vivo.

MAŠA:

Undici!

ARKADINA: (voltandosi verso Sorin)

Petruša, ti annoi?

Pausa

Dorme.

TRIGORIN:

Se io fossi vissuto in una villa come questa, accanto a un lago, mi sarei mai messo a scrivere?  Mi sarei dedicato esclusivamente alla pesca.

MAŠA:

Ventotto!

TRIGORIN:

Prendere acerini e persici, che delizia!

DORN:

lo invece credo in Konstantin Gavrilyè. In lui c'è qualcosa! C'è qualcosa! Pensa per immagini, i suoi racconti sono coloriti, luminosi, io li sento profondamente.

Irina Nikolaevna, siete contenta di avere un figlio scrittore?

ARKADINA:

Pensate che non l'ho ancora letto.

MAŠA:

Ventisei!.

Treplev entra silenziosamente e va alla sua scrivania.

ŠAMRAEV: (a Trigorin)

Qui da noi, Boris Alekseeviè, è rimasto qualcosa di vostro.

TRIGORIN:

Che cosa?

ŠAMRAEV:

Una volta Konstantin Gavrilyè aveva ucciso un gabbiano, e voi mi avevate incaricato di farlo iinpagliare.

TRIGORIN:

Non mi ricordo. (Riflettendo).Non ricordo!

MAŠA:

Sessantasei! Uno!

TREPLEV (spalanca la finestra, si mette in ascolto)

Che buio! Non capisco perché sono tanto inquieto.

ARKADINA:

Kostja, chiudi la finestra, c'è corrente.

Treplev chiude la finestra.

MAŠA:

Ottantotto!

TRIGORIN:

Tombola, signori.

ARKADINA (allegramente)

Quest'uomo ha sempre e dovunque fortuna. (Si alza).E adesso andiamo a fare uno spuntino. La nostra celebrità oggi non ha pranzato. Dopo cena, continueremo. (Al figlio).Kostja, lascia stare i tuoi manoscritto, andiamo a mangiare.

TREPLEV:

Non voglio, mamma, sono sazio.

ARKADINA:

Come vuoi. (Sveglia Sorin).Petruša, a cena! (Prende Šamraev sottobraccio).Vi racconterò come mi hanno accolta a

Char'kov...

Polina Andreevna spegne le candele sul tavolo, poi assieme a Dorn spinge la carrozzella. Tutti escono dalla porta di

sinistra; in scena resta soltanto Treplev seduto alla scrivania.

TREPLEV : (si accinge a scrivere; rilegge ciò che ha già scritto)

Ho tanto parlato di forme nuove, e adesso sento di scivolare io stesso, a poco a poco, nella routine. (Legge)."Un

manifesto su uno steccato notificava... Il pallido viso, incorniciato da capelli scuri... ". Notificava, incorniciato... Com'è tutto banale. (Cancella).Comincerò da quando il rumore della pioggia svegliò l'eroe, e tutto fi resto via. La descrizione della serata di luna è lunga e ricercata. Trigorin si è fabbricato degli artifici, per lui è facile. In lui sulla diga brilla il collo di una bottiglia rotta e nereggia l'ombra della ruota di un mulino, e la notte di luna è bell'e fatta, per me invece la luce baluginante, il quieto balenio delle stelle, e i lontani suoni di un pianoforte che si spengono nella tranquilla aria profumata... Che sofferenza.

Pausa..

Mi convinco sempre più che il problema non sta nelle forme nuove o vecchie, ma in quello che si scrive, senza pensare alle forme, che si scrive perché sgorga liberamente dall'anima.

Qualcuno bussa alla finestra vicina alla scrivania.

Che succede? (Guarda alla finestra).Non si vede niente... (Apre la porta a vetri e guarda in giardino).Qualcuno ha

sceso di corsa gli scalini. (Chiama). Chi è là?

Esce; lo si sente camminare velocemente per il terrazzo; dopo un minuto e mezzo ritorna con Nina Zareènaja.

Nina! Nina!

Nina gli appoggia il capo sul petto e singhiozza cercando di trattenersi.

(Commosso).Nina! Nina! Siete voi... voi... Avevo un presentimento, per tutto il giorno la mia anima ha sofferto

terribilmente. (Le toglie il cappello e la mantella).Oh, la mia buona, la mia adorata è venuta! Non piangeremo, no.

NINA:

C'è qualcuno qui.

TREPLEV:

Nessuno.

NINA:

Chiudete la porta o entrerà qualcuno.

TREPLEV:

Non entrerà nessuno.

NINA:

So che Irina Nikolaevna è qui. Chiudete la porta...

TREPLEV: (chiude a chiave la porta di destra, si avvicina a quella di sinistra)

Qui manca la serratura. La sbarrerò con la poltrona. (Mette la poltrona contro la porta).Non temete, non entrerà

nessuno.

NINA: (lo guarda fissamente in viso)

Lasciate che vi guardi. (Guardandosi intorno).Fa caldo, si sta bene qui... Allora qua c'era il salotto. Sono molto

cambiata?

TREPLEV:

Sì... Siete dimagrita, gli occhi vi si sono fatti più grandi. Nina, mi sembra strano rivedervi. Perché non mi avete lasciato

venire da voi? Perché non siete venuta fino ad ora? So che vivete qui da quasi una settimana... Ogni giorno sono venuto

da voi parecchie volte, restavo sotto la vostra finestra, come un mendicante.

NINA:

Temevo che voi mi odiaste. Sogno ogni notte che voi mi guardate e non mi riconoscete. Se sapeste! Dal momento in cui

sono arrivata non ho fatto che aggirarmi qui... attorno al lago. Molte volte sono stata vicino alla vostra casa ma non mi

sono decisa ad entrare. Sediamoci.

Si siedono.

Sediamoci e parliamo, parliamo. Qui si sta bene, c'è calore serenità... Sentite il vento? In un certo punto Turgenev dice:

"Felice colui che in notti come queste sta sotto il tetto di casa, chi ha un angoletto caldo". Io sono un gabbiano... No,

non è questo che volevo dire. (Si strofina la fronte).Di che cosa parlavo? Sì... di Turgenev... "E il Signore assista i

vagabondi senza tetto"... Non fa niente. (Singhiozza).

TREPLEV:

Nina, di nuovo... Nina!

NINA:

Non fa niente, mi dà sollievo... Sono già due anni che non piango. Ieri sera, tardi, sono andata a vedere in giardino se

era ancora in piedi il nostro teatro. Si regge ancora. Per la prima volta in due anni sono scoppiata a piangere, e ho

provato sollievo, mi si è alleggerita l'anima. Vedete, non piango più. (Lo prende per mano).E così siete diventato

scrittore... Voi scrittore, io attrice... Anche voi ed io siamo caduti nel vortice... Io vivevo felice, da bambina, ti svegli la

mattina e ti metti a cantare; vi amavo, sognavo la gloria, e adesso? Domattina partirò per Elec, in terza classe... con i

contadini, e a Elec i mercanti istruiti mi infastidiranno con i loro complimenti. Volgare è la vita!

TREPLEV:

Perché a Elec?

NINA:

Ho accettato una scrittura per tutto l'inverno. È ora di partire.

TREPLEV:

Nina, io vi ho maledetta, odiata, ho strappato le vostre lettere e fotografie, ma ad ogni istante riconoscevo che l'anima

mia è legata a voi per l'eternità. Non ho la forza per smettere d'amarvi, Nina. Dal momento in cui vi ho perduta e ho

iniziato a pubblicare, la vita è diventata insopportabile, io soffro... La mia giovinezza d'un tratto si è come lacerata, e mi

sembra di essere al mondo da novant'anni. Io vi chiamo, bacio la terra su cui avete camminato; dovunque io guardi mi

appare il vostro viso, quel dolce sorriso che ha brillato per me negli anni migliori della mia vita...

NINA (smarrita)

Perché parla così, perché parla così?

TREPLEV:

Sono solo, nessun legame mi riscalda, ho freddo, come in un sotterraneo, e qualunque cosa scriva, tutto è arido, duro,

oscuro. Restate qui, Nina, vi supplico, o permettetemi di partire con voi!

Nina indossa in fretta cappello e mantella.

Nina, perché? Per amor di Dio, Nina... (La guarda mentre si veste).

Pausa.

NINA:

I miei cavalli aspettano al cancello. Non mi accompagnate, andrò da sola... (Tra le lacrime).Datemi un po' d'acqua...

TREPLEV (le dà da bere)

Dove andrete ora?

NINA:

In città.

Pausa.

Irina Nikolaevna è qui?

TREPLEV:

Sì... Giovedì lo zio si è sentito male, le abbiamo telegrafato di venire.

NINA:

Perché dite che baciavate la terra su cui ho camminato? Bisogna uccidermi. (Si piega sul tavolo).Ho sofferto tanto!

Potessi riposare... riposare! (Alza la testa).Io sono un gabbiano... No, non c'entra. Io sono un'attrice. Ebbene, sì!

(Sentendo le risa dell'Arkadina e di Trigopin tende l'orecchio, poi corre verso la porta di sinistra e guarda dal buco

della serratura).C'è anche lui (Ritornando da Treplev).Ebbene, sì... Non fa nulla... Sì... Egli non credeva nel teatro, non

faceva che ridere dei miei sogni, e a poco a poco anch'io ho smesso di credere e mi sono perduta d'animo... E poi le

pene d'amore, la gelosia, la paura continua per il piccolo... Divenni meschina, una nullità, recitavo assurdamente... Non

sapevo che fare delle mani, non sapevo stare sulla scena, non controllavo la voce. Non potete capire la condizione di chi

sente che sta recitando in modo orrendo. Io sono un gabbiano. No, non c'entra... Ricordate quando uccideste un

gabbiano? Giunse per caso un uomo, lo vide e per ingannare il tempo lo rovinò... Un soggetto per un racconto breve...

Non c'entra... (Si strofina la fronte).Di che stavo parlando?... Parlavo della scena. Adesso sono cambiata... Sono una

vera attrice, recito con soddisfazione, con entusiasmo, mi inebrio sulla scena e mi sento meravigliosa. E adesso, da

quando vivo qui, non faccio che camminare, cammino sempre e penso, penso e sento crescere di giorno in giorno le mie forze spirituali... Io adesso so, capisco, Kostja, che nel nostro lavoro, e non importa se recitiamo in teatro o scriviamo, la

cosa più importante non è la gloria, non è lo splendore, non è ciò che io sognavo, bensì la capacità di sopportazione.

Sappi portare la tua croce e credi. Io credo, e il mio dolore si placa, e quando penso alla mia vocazione, non ho paura

della vita.

TREPLEV: (tristemente)

Avete trovato la vostra strada, voi sapete dove andate. Io non ho fede, e non so quale sia la mia vocazione.

NINA : (tendendo l'orecchio)

Sst... Io vado. Addio. Quando sarò una grande attrice, venite a vedermi. Me lo promettete? E adesso... (Gli stringe la

mano).E già tardi. Mi reggo appena in piedi... sono sfinita, ho fame...

TREPLEV:

Restate, vi porterò da mangiare...

NINA:

No, no... Non mi accompagnate, andrò da sola... I miei cavalli non sono lontani... Quindi lei lo ha portato con sé?

Ebbene, che importa? Quando vedrete Trigorin, non ditegli nulla... Io lo amo. Lo amo ancor più che prima... Un

soggetto per un racconto breve... Lo amo, lo amo con tutta l'anima, fino alla disperazione. Si stava bene prima. Kostja!

Ricordate? Com'era luminosa, calda, felice, pura la vita, che sentimenti, sentimenti simili a teneri, leggiadri fiori...

Ricordate? (Legge). "Gli uomini, i leoni, le aquile e le pernici, i cervi dalle maestose corna, le oche, i ragni, i pesci

silenziosi abitatori dell'acqua, le stelle marine e tutti quegli esseri invisibili a occhio nudo, in una parola, tutte le vite,

tutte le vite, tutte le vite, compiuto un malinconico ciclo, si spensero. Sono migliaia di secoli che la terra non porta su di

sé una sola creatura vivente, e questa povera luna invano accende il suo lampione. Sul prato non si svegliano più

gridando le gru, e i maggiolini non si sentono più nei boschi di tigli ... ". (Abbraccia Treplev impetuosamente e corre

via attraverso la porta a vetri).

TREPLEV: (dopo una pausa)

Non sarebbe bene se qualcuno la incontrasse in giardino e poi lo dicesse alla mamma. La mamma ne proverebbe

dispiacere...

Per due minuti straccia in silenzio tutti i suoi manoscritti e li getta sotto il tavolo, poi apre la porta di destra e esce.

DORN: (cercando di aprire la porta di destra)

Che strano. La porta sembra chiusa... (Entra e mette a posto la poltrona).Corsa ad ostacoli.

Entrano l'Arkadina, Polina Andreevna, seguite da Jakov con le bottiglie, Maga e poi Šamraev e Trigorin.

ARKADINA:

Il vino rosso e la birra  metteteli qui, sul tavolo. Giocheremo e berremo. Sedetevi prego, signori.

POLINA ANDREEVNA: (a Jakov)

Servi subito anche il tè. (Accende le candele, si siede al tavolo da gioco).

ŠAMRAEV: (porta Trigorin vicino all'armadio)

Ecco la cosa di cui parlavo poco fa... (Estrae dall'armadio il gabbiano impagliato).Il vostro ordine eseguito.

TRIGORIN: (guardando il gabbiano)

Non mi ricordo! (Dopo un momento di riflessione).Non ricordo!

A destra, fuori scena, un colpo di rivoltella; tutti sussultano.

ARKADINA: (spaventata)

Cos'è stato?

DORN:

Niente. Deve essere esploso qualcosa nella mia cassetta dei medicinali. Non vi agitate. (Esce da destra, ritorna dopo

mezzo, minuto).È proprio così. È scoppiata una boccetta di etere. (Canticchia)."Di nuovo incantato io sto innanzi a te...

ARKADINA: (sedendosi al tavolo).

Uff, che paura. Mi ha fatto venire in mente, quando... (Nasconde il viso nelle mani).Mi si è persino annebbiata la vista...

DORN: (sfogliando una rivista, a Trigorin)

Due mesi fa qui avevano pubblicato un articolo... una lettera dall'America, ora io vi vorrei pregare tra l'altro... (prende

Trigorin per la vita e lo conduce verso la ribalta). ... poiché questo problema mi sta molto a cuore...

(Con tono più

basso, a mezza voce).

Portate via Irina Nikolaevna Arkadina: suo figlio Konstantin Gavriloviè Treplev si è ucciso...

Sipario