Il gallo della Checca

Stampa questo copione

E-book campione Liber Liber

Alfredo Testoni

Il gallo della checca

IL

GALLO DELLA CHECCA

COMMEDIA IN TRE ATTI

Rappresentata la prima volta
la sera del lunedì 10 marzo 1913 al Teatro Carignano di Torino
dalla compagnia diretta da VIRGILIO TALLI

PERSONAGGI

Contessa Renata Ulivieri

Flavia Fulgenti

Carlotta Gusberti

Virginia Morotti

Signora Gabrielli

Signora Capozzi

Signora Sfondini

Signora Terni

Pasqualina Remigi

Miss Emily

Giorgetta

Conte Renzo Uliveri

Marchese Filippo Labaschieri

Adriano Fulgenti

Conte Adolfo Brianzi

Comm. Valerio Gusberti

Morotti

Don Petri

Cav.Sfondini

Signor Terni

Lodovico, cameriere

Giorgio, servo

La scena ha luogo: nel primo atto a Parma, nel secondo e nel terzo in un paese vicino

Indice generale

ATTO PRIMO.......................................................... 8

SCENA I............................................................... 8

SCENA II............................................................ 16

SCENA III........................................................... 21

SCENA IV.......................................................... 24

SCENA V........................................................... 28

SCENA VI.......................................................... 33

SCENA VII......................................................... 35

SCENA VIII........................................................ 36

SCENA IX.......................................................... 41

SCENA X........................................................... 46

SCENA XI.......................................................... 47

ATTO SECONDO.................................................. 50

SCENA I............................................................. 50

SCENA II............................................................ 51

SCENA III........................................................... 53

SCENA IV........................................................... 57

SCENA V............................................................ 59

SCENA VI.......................................................... 62

SCENA VII......................................................... 65

SCENA VIII........................................................ 66

SCENA IX.......................................................... 68

SCENA X........................................................... 72

SCENA XI.......................................................... 73

SCENA XII......................................................... 78

SCENA XIII........................................................ 79

SCENA XIV........................................................ 80

SCENA XV......................................................... 81

SCENA XVI....................................................... 81

SCENA XVII...................................................... 82

SCENA XVIII..................................................... 84

SCENA XIX....................................................... 87

SCENA XX......................................................... 89

SCENA XXI....................................................... 93

ATTO III................................................................. 94

SCENA I............................................................. 94

SCENA II.......................................................... 104

SCENA III......................................................... 107

SCENA IV......................................................... 108

SCENA V.......................................................... 111

SCENA VI........................................................ 112

SCENA VII....................................................... 113

SCENA VIII...................................................... 114

SCENA IX........................................................ 115

SCENA X.......................................................... 116

SCENA XI........................................................ 118

SCENA XII....................................................... 121

ATTO PRIMO

È un elegantissimo salotto illuminato a luce elettrica. Ceste di fiori freschi sui mobili.

SCENA I.

Il Comm. Valerio Gusberti, il Conte Adolfo Brianzi, il Marchese Filippo Labaschieri, Adriano Fulgenti, il Comm.Capozzi, il Conte Renzo Ulivieri, la Contessa Renata Ulivieri, Flavia Fulgenti, Carlotta Gusberti, la Signora Capozzi, il cameriere Ludovico.

Chi in piedi, chi seduto, tutti in abito da sera, ascoltano il comm. Valerio, che con aria solenne pronuncia un discorso. Renata serve un caffè.

VALERIO – (un uomo franco, tipo di provincia, siede dopo essersi asciugato il sudore) Ho finito!

TUTTI – (battono con entusiasmo le mani al comm. Valerio Gusberti, che ringrazia commosso) Bravo!... Bravissimo!...

RENZO – (di bella presenza, elegante, di modi distinti, allegro) Ma un momento, signori! Devo parlare io!

ADOLFO – (uomo d'età, aristocratico nella persona, solenne nella posa) Genero mio, è tuo obbligo l'accettare!

LA SIGNORA CAPOZZI – (una signora dai modi energici) Assolutamente.

IL COMM. CAPOZZI – (vecchio tipo di militare) Assolutamente.

VALERIO – Come? Non accetterai? Vorrei vedere anche questa! Mi sono già impegnato con il comitato elettorale.

RENATA – (una giovane signora elegantissima, di modi un po' ingenui, ilare, soddisfatta si avanza verso il gruppo degli uomini) Vedi, Renzo mio, il commendatore ha già preso impegno. Mi pare oramai inutile ogni discussione...

FILIPPO – (inappuntabile nel vestire, tipo aristocratico, di maniere timide, alle volte impacciate specialmente quando parla con le signore) E sarai deputato di Sessana.

RENZO – No, io non sono nato per la politica! E poi vi saranno altri concorrenti...

VALERIO – Se il collegio è nelle mie mani.

RENZO – E allora portati tu...

VALERIO – Confesso il mio egoismo. Voglio dire che il mestolo del comando sia mio, ma portato dagli altri. E poi ho troppo da fare con le mie fabbriche e diventerei lo schiavo de' miei operai. Se vivessi in ozio, la vita del deputato mi solleticherebbe, ma...

RENZO – E per questo l'offri a me?

VALERIO – No, te l'offro per il tuo nome di gentiluomo di antica e nobile stirpe...

RENZO – Ti ringrazio a nome degli antenati

VALERIO – Di incorrotta e severa onestà...

ADOLFO – Come suocero posso attestarlo.

VALERIO – Esemplare fra le domestiche pareti.

TUTTI – Benissimo!

RENATA – Un momento. Come lo sapete voi?

FILIPPO – Ahi! Manca l'attestato di buona condotta della moglie.

RENATA – (andando ad abbracciare Renzo con entusiasmo) No! Lo dichiaro marito esemplare!

VALERIO. – (con importanza) E marito di una moglie esemplare.

RENZO – (accarezzando Renata) Questo sì!

VALERIO – (levandosi di nuovo in piedi e parlando in tono cattedratico) E gli elettori di Sessana, un modesto paese di campagna, dove tu hai case e poderi, saranno orgogliosi di avere finalmente per loro rappresentante un uomo rispettabile e rispettato tanto nella società quanto nella famiglia!

FILIPPO – (a Flavia un po' seccato) Dio mio! Ripete il discorso!

FLAVIA – (una bella signora, che fino allora non si è mostrata entusiasta dell'argomento e che ha guardato spesso Renzo) Scusi, commendatore, come mai il collegio di Sessana è vacante? Il deputato è morto?

COMM. CAPOZZI – (cupo) Quasi!

VALERIO – (in tono sdegnoso) Fu obbligato da tutti gli elettori a dare le dimissioni.

FILIPPO – Se ne era reso indegno?

VALERIO – La sua posizione fu scossa, molto scossa.

RENZO – Cambiò idee politiche?

VALERIO – Per questo meno male.

ADRIANO – Ah, capisco. Di poca levatura?

VALERIO – No. Sessana non può permettersi il lusso di intelligenze superiori.

RENZO – Tante grazie per l'offerta fatta a me...

VALERIO – Voglio dire che più dell'ingegno noi valutiamo la probità.

COMM. CAPOZZI – E pretendiamo che il nostro rappresentante possa portare la fronte alta.

RENZO – Ma si può sapere che cosa ha fatto?

VALERIO – Una storia intima. Appuntamenti, sorprese...

LA SIGNORA CAPOZZI – (con grande sussiego) Commendatore qui vi sono delle signore...

COMM. CAPOZZI – Sorvoliamo!

VALERIO – Sorvoliamo!

RENZO – (interessandosi) Storia di donne?

LA SIGNORA CAPOZZI – (sospira) Purtroppo.

VALERIO – Ma!

COMM. CAPOZZI – (scuote il capo) Oh!

RENZO – Allora...

VALERIO – Non insistere!

RENZO – Non insisto. Osservo solo che siete molto severi a Sessana.

VALERIO – E tanto più devi essere lusingato tu per questa candidatura, che del resto non poteva sorgere sotto migliori auspici, offerta proprio oggi mentre si commemora il quarto anniversario del vostro matrimonio...

RENATA – Quinto, commendatore, quinto...

VALERIO – In una dolce festa di famiglia!

LA SIGNORA CAPOZZI – Ritornando domani a Sessana racconteremo tutto questo con gioia. Non è vero, marito mio!

COMM. CAPOZZI – Racconteremo con gioia!

VALERIO – (alzandosi) Ed ora che abbiamo definito tutto...

RENZO – (con forza) Adagio. Non abbiamo definito niente.

LA SIGNORA CAPOZZI – Andiamo a goderci un poco di luna, prima di lasciare questa casa ospitale... (alcuni sono già andati verso il giardino ciarlando).

RENATA – (con amabilità al marito) Renzo, Renzo mio, tu sai che è stata sempre la mia ambizione.

RENZO – Ma non è la mia!

RENATA – (con aria avvilita) Signor commendatore...

VALERIO – (tornando indietro) Comandi!

RENATA – Renzo manifesta ancora dei dubbi.

VALERIO – Quali?

RENZO – Parliamoci chiaro. Prima di tutto io non ho mai voluto primeggiare...

RENATA – D'accordo; eppure sei presidente della Società per le corse, sei segretario al Club della Caccia, appartieni al Comitato di beneficenza cittadina... (con importanza) Mi pare, eh?

RENZO – Ma di politica non mi sono mai occupato.

VALERIO – Meglio. Tu sei un terreno vergine, così gli avversari non potranno attaccarti in alcun modo.

RENZO – (allarmato) Ah, perchè vi saranno avversari? Niente, niente.

VALERIO – Ma che avversari! Vi sono alcuni illusi sobillati da un tipo, ex segretario comunale, un certo Morotti, tornato due mesi fa dall'America, che scribacchia un giornaluccio «La voce del popolo». Ma nessun competitore, sta sicuro. In quanto al programma con cui ti presenti agli elettori, tu esponi semplicemente le tue idee e noi le accettiamo.

RENZO – Quali idee?

VALERIO – Avrai pure le tue idee politiche...

RENZO – Ah, naturale; idee conservatrici. L'ordine con la libertà o la libertà con l'ordine... In questo sono indifferente...

VALERIO – Ecco, tienti sulle generali... Sii come un Ministero di transazione che essendo niente, accontenta tutti. Ho fatto un quadro di te ai miei amici che è una meraviglia, ed io metto fin d'ora a tua disposizione uno chalet situato nel giardino, a cinquanta metri dalla nostra abitazione, che sarà il tuo quartier generale. È piccolo ma comodo ed elegante e tu verrai ad abitarlo quindici, venti giorni prima delle elezioni. Devi farti conoscere. Il collegio è vasto, vi sono due sezioni in montagna...

RENZO – In montagna? No, no, troppa fatica!

VALERIO – (seccato) Se tu adduci queste scuse non parliamone più!

RENATA – No, commendatore. Vedrà che Renzo accetta. Vada, vada a giuocare al biliardo. Parlo io con Renzo.

VALERIO (se ne va a destra).

RENATA – Francamente io non so comprendere il tuo rifiuto! Devi pensare che un'occasione del genere non capiterà più. Fosse nella tua città, sarei io la prima a sconsigliarti. Qui hai amici intimi e naturalmente ti combatterebbero, ma là! (con entusiasmo) Onorevole! Il tuo ritratto sull'Illustrazione italiana! Che bellezza! Quel giorno in cui tu presterai giuramento dai banchi di destra, io sarò lassù in una tribuna! Mi raccomando di metterti in un posto da cui ti possa vedere...

RENZO – Nel caso, passerò a sinistra.

RENATA – E poi ti faranno Sotto-segretario di Stato

RENZO – E poi ministro! (ridendo).

RENATA – Pensa, pensa, ai nostri viaggi a Roma, e alle soddisfazioni che avremo! tutti gli uomini invidieranno te e tutte le donne invidieranno me. La moglie dell'onorevole Ulivieri! Che piacere! Come è carina! Simpatica come il marito! E quando vi sarà qualche festa, saremo accolti con tutti gli onori...

RENZO – Già, alla distribuzione dei premi nelle scuole di Sessana...

RENATA – Sicuro. E entreremo al suono della marcia reale. «S'accomodino, avanti!» E noi traverseremo le sale, ossequiati di qua, inchinati di là e ci metteremo a sedere in prima fila, sulle poltrone dorate.

RENZO – Se è per questo, ti faccio indorare tutti i mobili di casa.

RENATA – (adirata) Renzo, mi dispiace di dovertelo dire, ma ti impicciolisci ai miei occhi. Lo vedo, lo vedo. Dio mio! Come sei piccolo! Non sei che un uomo comune, tu, mentre ti volevo nato per le grandi imprese, per il bene degli altri. Era la mia ambizione. Non parliamone più, mai più, ma sia in te il rimorso di aver fatto di me una donna infelice!

SCENA II

Il conte Adolfo, Filippo e detti.

ADOLFO – Figlia mia, i signori Capozzi vogliono salutarti...

RENATA – (dominandosi) Se ne vanno di già?

ADOLFO – Capirai, sono avvezzi ad andare a letto presto a Sessana.

RENZO – Ah, si va anche a letto presto?...

RENATA – Vengo... (a Filippo, sempre adirata) Marchese, devo fare a lei dei rimproveri, sa...

FILIPPO – A me?

RENATA – Regalarmi una scatola d'oro!

FILIPPO – Una piccolezza!...

RENATA – Non desidero che mi si facciano regali di valore per la mia festa. Non voglio più doni da nessuno! Capisce, da nessuno! (via dal fondo).

FILIPPO – Che cosa ha?

RENZO – Sempre per quella benedetta candidatura! Però ha ragione di averla con te. Bastava che tu mandassi fiori come hanno fatto gli altri.

FILIPPO – Già: e per fare la figura degli altri! Non vedi? Ora è la borghesia che trionfa. L'aristocrazia, i più bei nomi della nobiltà, coloro che vantano blasoni di antica stirpe, se devono fare dei doni, mandano fiori o cartoline illustrate!

RENZO – Ma tu non dovresti preoccuparti...

FILIPPO – Perchè sono uno spiantato? È vero; sono in bolletta, ma resto marchese. E mi vanto del mio titolo e me ne compiaccio e lo difendo, sebbene giorno per giorno mi venga meno la speranza di pagare i debiti, comprese le duecento lire che mi hai dato ieri...

RENZO – Ma lascia andare! A me che... (allarmato) Scommetto che hanno servito per comperare quella scatola!

FILIPPO – Se l'orefice mi avesse fatto ancora credito, ti avrei risparmiato quel prestito...

RENZO – E così il tuo dono a mia moglie sarà pagato da me!

FILIPPO – Probabilmente. Che vuoi? Cerco di tenere alta questa benedetta nobiltà di stirpe!

RENZO – Con un bel risultato!

FILIPPO – Infatti di tutti I possedimenti dei miei avi non mi rimane più che un albero... genealogico! Meno male che a te, sebbene conte, hanno offerto di diventare deputato! Sessana avrà finalmente il vero rappresentante della nobiltà e dell'ordine!

RENZO – Tu non sai che io non accetto, e puoi risparmiarti quell'aria canzonatoria!

FILIPPO – Che vuoi? Trovo buffo che siano venuti a pescare te per la severità dei costumi e per la scrupolosa osservanza dei doveri coniugali. Deve essere fuori dal mondo il collegio di Sessana!

RENZO – È stato il commendator Gusberti che ha preso informazioni di me...

FILIPPO – Da chi?

RENZO – Da mia moglie.

FILIPPO – Senti caro; che la bevano tua moglie, il commendatore e gli altri, è probabile, ma darla a bere a me, no!

RENZO – L'importante è questo: mia moglie mi dà dieci con lode... in condotta. Ed è così radicata in tutti l'opinione che io sia il modello dei mariti, che mi si offre perfino un collegio politico per ristabilire il prestigio della moralità. E puoi star certo che io non mi farei trovare con delle amanti come avrà fatto quell'imbecille del mio predecessore!

FILIPPO – Sei furbo! Ed è questa la tua forza. Le donne hanno una cieca fiducia in te...

RENZO – Perchè ne seguo le tendenze. Timido con le timide, audace con le altre. Tu invece sei sempre un ingenuo. Ingenuo tanto, che ti sei fatto sorprendere da un marito.

FILIPPO – (con grande avvilimento) E dire che ero alla prima avventura! E fu l'ultima!

RENZO – Naturale. Hai dato così cattivo esame come amante, che le donne seguitano a bocciarti anche se tenti gli esami di riparazione! Meno male che passano per tue le mie avventure, e ciò ti riabilita...

FILIPPO – E dire che tu mi fai passare per un discolo agli occhi di tua moglie per allontanare da te i sospetti! E non c'è che lei, purtroppo, a crederlo!

RENZO – E io, sono forse un discolo? Ah, no, questo no... I miei sentimenti sono rettissimi. Un marito e una moglie che si amano, procurano a me una sensazione di sincera dolcezza, come provo un vivo rammarico quando vedo, in amore, degli inganni, dei tradimenti...

FILIPPO – Purchè tu non vi abbia parte...

RENZO – (dopo aver riflettuto) Ecco. Perchè quando c'entro io, trovo sempre le cause attenuanti e... mi scuso.

FILIPPO – Una morale comoda!

RENZO – Su per giù è quella di tutta la gente rispettabile! Cercare che il male sia fatto... bene.

FILIPPO – Ed eccoti un uomo felice!

RENZO – (scattando) Felice? (investendo Filippo) Perchè tu credi che sia comodo e facile, per un uomo ammogliato, avere delle amanti? Caro mio, è molto più semplice per una moglie ingannare il marito, di quello che per un marito, che vuol conservare la pace in famiglia, ingannare la moglie! È una preoccupazione continua, una sovreccitazione, una vita affannosa! Io stesso, per esempio, provo sempre il più grande dolore ogni volta che devo fare un torto a mia moglie! Vedi: scommetto che se il Governo ordinasse una statistica sui mariti infedeli, troverebbe il settantacinque per cento colpito da nevrastenia!

FILIPPO – E allora perchè hai delle amanti?

RENZO – Che vuoi? È un ingranaggio che va, gira regolarmente, finchè non si spezza un dente alla ruota.

FILIPPO – Un dente della mia si spezzò subito...

RENZO – Ed ecco l'ingranaggio fermato.

FILIPPO – Le donne sono molto bizzarre!

RENZO – No, sono logiche! Tu hai del denaro...

FILIPPO – Io?!

RENZO – Si fa per dire. Lo depositi forse in una banca ignota? No. E così fanno le donne. Mettono i loro averi in un Istituto che abbia del credito!

SCENA III

Miss Emily, Giorgetta e detti.

MISS EMILY – (una donna giovane che parla con accento inglese. Tiene per mano la piccola Giorgetta) La bambina va a riposare e vuol dare la buona notte al signor conte!

RENZO – (baciando Giorgetta) Sei stata buona oggi, mio tesoro bello?

MISS EMILY – (seria, guardando Renzo) Oh, Giorgetta è sempre buona. Lei, lei sì!

RENZO – Non fa più bizze?

MISS EMILY – (con più forza) Giorgetta non fa mai bizze. Lei, lei no!

FILIPPO – (che è seduto su una poltrona, prende la bambina sulle ginocchia) Vieni qui, Giorgetta. Un bacio anche a me.

MISS EMILY – (con le lagrime agli occhi) Sono invece altri che si portano male! Molto male!

RENZO – (seccato) Ma chi è, miss, che si porta male?

MISS EMILY – (con un biglietto sgualcito fra le mani, dice in tono sdegnoso) Questo biglietto trovato nel vestito del signore!

RENZO – (strappandoglielo dalle mani) Chi lo ha trovato? Chi? Voi, immagino, voi!

MISS EMILY – Un appuntamento! Volevo consegnare tutto alla signora!

RENZO – La perquisizione addirittura! È il biglietto d'un uomo. È di un uomo maschio!

MISS EMILY – (con ira) Ah, d'un maschio?

FILIPPO – (annoiato per il prolungarsi del dialogo, fa saltare sulle ginocchia la bambina) Opp! Opp! Sei stanca di fare il cavallone? (con forza) Anch'io!

RENZO – (voltandosi) Giorgetta, non abusare della bontà del signor marchese! Miss, accompagnate la bambina a letto.

MISS EMILY (se ne va a sinistra con Giorgetta dopo avere salutato Filippo e lanciato un'occhiata severa a Renzo).

FILIPPO – (dopo un momento di pausa) Mah!

RENZO – Ma, cosa?...

FILIPPO – Scusa, lì sei stato poco furbo.

RENZO – (adirato) Ma che poco furbo! È una persecuzione la sua!

FILIPPO – Non dovevi dare confidenza!

RENZO – È lei che se ne prende fino a rovistare nelle tasche dei miei abiti! (mostrando il biglietto) Sospetta anche del sarto che mi invita per la prova di un abito.

FILIPPO – Poverina, se si è lusingata...

RENZO – Di che? Qualche parola forse, qualche stretta...

FILIPPO – Di mano?

RENZO – O di cintura... È sempre attaccata alla bambina e magari, senza volerlo, le abbracciavo tutte e due, e così, forse, qualche bacio pigliava anche lei...

FILIPPO – E piglia una volta e dà un'altra...

RENZO – Ma ti giuro, niente di più.

FILIPPO – E intanto hai un nemico in casa!

RENZO – Eh, di lei non ho paura! La posso licenziare quando voglio. Mentre c'è chi è diventato d'una esigenza insoffribile!

FILIPPO – Mah!

RENZO – E così mentre da mia moglie non ho che prove di affetto, devo subire le scenate di gelosia, le minaccie, dalla moglie d'un altro!

FILIPPO – Sì? E liberatene. Adesso hai il mezzo sicuro. Diventa deputato e vattene a stare alla capitale. Puoi dire che il Governo ti vuol vicino, perchè ha bisogno dei tuoi consigli e... l'altra rimane qui!

RENZO – Non sarebbe una cattiva idea... (vedendo entrare Flavia e Adriano) Cambia discorso.

SCENA IV

Detti, Flavia e Adriano.

FLAVIA – Ah, è qui, conte? Stavo bisticciando con mio marito perchè dice che lei accetterà la candidatura di Sessana. Io dico di no...

RENZO – Ancora non si è deciso niente.

ADRIANO – (contento) Vedi? Può anche accettare.

FLAVIA – (contrariata) Sì?... (ad Adriano) Tu volevi fare i rallegramenti al marchese per il bel regalo fatto a Renata. Guarda, eccolo là... (indicando Filippo che è ancora seduto sulla poltrona).

ADRIANO – (va verso Filippo e gli si siede vicino) Permetta che mi compiaccia...

FILIPPO – Prego, non c'è di che...

ADRIANO – Davvero, davvero! (rimane silenzioso).

FILIPPO – (guarda Adriano, poi Flavia e Renzo e finisce per dar segni di stanchezza).

FLAVIA – (a Renzo con fare concitato) Ah, voi accettate?

RENZO – Io non ho detto ancora, ma...

FLAVIA – Era da immaginarselo! Per poter avere la più ampia libertà. Il vostro sogno si realizza!

RENZO – Flavia, v'ingannate... È mia moglie che ha questa ambizione e, dopotutto, avrebbe diritto che qualche volta il suo desiderio venisse appagato

FLAVIA – Sì? Ma potrei vantare qualche diritto anch'io.

RENZO – Ah, ah! Se mi parlate con questo tono, badate che potrei decidermi subito ad accettare.

FLAVIA – Si capisce, perchè non è da oggi che vi volete sciogliere da un legame che vi pesa, e...

FILIPPO – (vedendo Adriano che sta per addormentarsi) Opp! Opp!

RENZO e FLAVIA (si voltano).

ADRIANO (si scuote).

FILIPPO – Descrivevo all'amico una corsa di cavalli al galoppo...

ADRIANO – (alzandosi) Già. Bellissima. Vogliamo andare di là.(Filippo e Adriano se ne vanno a destra)

RENZO – Flavia, siamo ragionevoli. Queste scene mi urtano. Capirete che non posso passare la vita tra una gita in automobile e una partita al club. Mi son detto: è necessario che io pure mi dedichi al paese, che pretende da me pure il contributo dell'opera mia, e sarebbe riprovevole che io non ubbidissi alla gran voce...

FLAVIA – (ridendo a denti stretti) Ripetete il discorso del commendatore Gusberti.

RENZO – (ridendo egli pure) È vero. Brava: quando ridete sono più tranquillo. Parliamoci da buoni amici, eh? Voi pure avete tante volte ammesso che questa nostra bella intimità ci spinge contro scogli formidabili...

FLAVIA – (ironica) In un mare tempestoso! Così che la candidatura politica è il vostro salvagente. Vi aggrappate a quello e lasciate che gli altri anneghino! (cambiando tono) C'è in vista qualche nuovo astro?

RENZO – Ma che astro! Nessun astro. Io nutro sempre per voi uguale affetto, ma mi rivolgo al vostro cuore di donna intelligente e buona...

FLAVIA – Voi adesso credete di parlare a vostra moglie...

RENZO – Non tiriamo in ballo Renata!

FLAVIA – Con la quale al momento opportuno sciorinate il solito discorso commovente, che è di sicuro effetto su di lei, perchè vi ha creduto sempre un collegiale stupido con le donne...

RENZO – Il merito è mio di averglielo lasciato credere.

FLAVIA – Ma io no, io no. Volete sapere perchè accetterete la candidatura in Sessana?

RENZO – Anzi...

FLAVIA – Perchè volete conquistare la moglie del commendator Gusberti!

RENZO – Questo è madornale!

FLAVIA – È una donna bellina...

RENZO – È bellina? Non me ne sono accorto.

FLAVIA – Ma una melensa che non apre mai bocca. Io l'ho creduta muta...

RENZO – Anche sorda. Infatti a pranzo mi era vicina e ci siamo scambiati qualche parola appena.

FLAVIA – Oh, ma voi parlate anche coi piedi. Conosco il metodo. (sorride) Però devo darvi una cattiva notizia: non le siete simpatico.

RENZO – Me ne sono accorto!

FLAVIA – Ma voi, con le vostre arti, cercherete di trascinare alla perdizione anche quella povera provinciale!

SCENA V

Detti, Adriano dal fondo e Carlotta da destra.

ADRIANO – (entra) Flavia, si aspetta te...

FLAVIA – (a Renzo) Badate! (con severità).

RENZO – A che?

FLAVIA – (fingendo indifferenza) Al mio consiglio. Non accettate. (va via con Adriano).

CARLOTTA – (che ha guardato qua e là, domanda con aria impacciata a Renzo) Scusi, ha visto mio marito?

RENZO – Sarà sulla terrazza.

CARLOTTA – (si avvia verso il fondo) Grazie.

RENZO – Signora Gusberti, permetta una parola.

CARLOTTA – Volentieri.

RENZO – Ho un dubbio da chiarire.

CARLOTTA – Quale?

RENZO – Che ella non veda di buon occhio la mia candidatura. Non ho avuto il conforto d'una sua buona parola durante i discorsi di suo marito che m'incitava ad accettare.

CARLOTTA – (appare timida alle prime parole, poi a poco a poco si anima) Sa, è un argomento a cui le donne devono rimanere estranee.

RENZO – Tutt'altro, anzi.

CARLOTTA – Quando avremo il voto anche noi, allora... (fa per andare via) Compermesso.

RENZO – Scusi. Mi lasci dire almeno che anche oggi la donna è la sola, la vera, l'assoluta arbitra di ogni azione dell'uomo, anche in politica. Infatti, se non è contenta lei, non accetto.

CARLOTTA – Ella mi fa un onore che non merito.

RENZO – Sono risoluto.

CARLOTTA – È una responsabilità che non voglio.

RENZO – Sono irremovibile.

CARLOTTA– A lei deve bastare, in questo, la stima degli uomini.

RENZO – Voglio sopratutto quella delle donne. Il suo silenzio mi avvilisce.

CARLOTTA – Il mio silenzio può essere la prova che non so parlare! Sono così poco avvezza a vivere nell'alta società. Da noi a Sessana manca la gran vita...

RENZO – Non ci sono feste, teatri?

CARLOTTA – Abbiamo un cinematografo. Di carnevale qualche modesta festa al «Circolo dei reduci garibaldini»...

RENZO – Non balleranno molto quelli...

CARLOTTA – E alla sera vengono da noi il curato, il direttore della banca popolare e il presidente dei reduci, il quale è spiritista e fa ballare il tavolino.

RENZO – Meno male. Un po' di ballo c'è. E l'ex deputato viene?

CARLOTTA – Quello mai!

RENZO – Perchè?

CARLOTTA – Perchè si ha di lui un concetto pessimo...

RENZO – Ma si può sapere che cosa ha fatto? Il commendatore ha parlato di una storia intima. Scommetto che si è fatto sorprendere da sua moglie in un ritrovo d'amore!

CARLOTTA – Fosse stato quello, meno male!

RENZO – Vi è di peggio?

CARLOTTA – Altro che! È stato lui che ha sorpreso sua moglie con un amante.

RENZO – Un elettore?

CARLOTTA – No, un tenente dei cavalleggeri che era là per le grosse manovre.

RENZO – Ma allora che colpa ne ha lui, poveraccio?

CARLOTTA – La colpa di avere provocato uno scandalo! Certe posizioni creano degli obblighi. Non si appartiene più a se stessi.

RENZO – Infatti sua moglie era in regola: apparteneva agli altri.

CARLOTTA – Ha compromesso, si può dire, tutto il paese.

RENZO – Gli è capitata una disgrazia...

CARLOTTA – Una disgrazia voluta. Se non andava a sorprendere sua moglie, la disgrazia era evitata.

RENZO – È giusto!

CARLOTTA – E così che cosa ne è avvenuto? Nei paesi vicini, che sono in urto con noi, si canta già una canzone abbastanza chiara, in cui è detto che quell'onorevole ha voluto far constatare d'essere il vero rappresentante degli elettori di Sessana.

RENZO – È grave!

CARLOTTA – Ed è stato allora che ci siamo ribellati tutti: uomini e donne, tanto che si è dovuto dimettere per forza.

RENZO – Infatti se si è convinti che non rappresenti più la maggioranza...

CARLOTTA – Lo spero bene. Perchè laggiù siamo tutte persone oneste!

RENZO – D'accordo.

CARLOTTA – Era un uomo troppo serio, troppo ruvido, troppo meticoloso, troppo solenne, troppo pesante, di idee troppo grette, idee di cinquant'anni fa! Non ha mai avuto un gesto geniale, mai che al club abbia fatto un giro di valzer, mai che sia stato l'iniziatore, non so, di una tombola, di una corsa ciclistica... Niente. Se continuava ad essere deputato, uccideva il paese.

RENZO – Allora bisogna essere grati alla moglie, che vi ha procurato la liberazione!

CARLOTTA – (con avvilimento) Mah! A quanto pare i nostri elettori tengono molto a deputati di quel genere.

RENZO – (scattando). Ma io no, io no! Ah, adesso comincio a comprendere il suo contegno verso di me. Suppone che io sia serio, meticoloso, solenne, ruvido, pesante e sospettoso come l'altro!

CARLOTTA – No. Ella esagera. Ma siccome ho sentito dire che hanno scelto lei come modello di uomo grave per la scrupolosa rettitudine, per la severità di propositi.

RENZO – Ah, cara signora, il mio programma sarebbe ben diverso da quello del mio predecessore! E dire che là a Sessana sarò già stato descritto come un tabaccoso moralista e un seccante Catone!... Ah, no! Il vostro collegio ha bisogno di movimento, di vita? Le donne di Sessana vogliono, nel loro rappresentante in Parlamento, uno strenuo difensore dei loro diritti? Ebbene, sono qua io! Ora ci andrebbe del mio decoro se non accettassi! Un collegio elettorale dove le donne sono giudiziose, amabili e carine come lei, è l'ideale dei collegi! Ella mi ha aperto un grande orizzonte! Il mio programma sarà superlativamente progressista. Allargare la libertà! Abbracciare tutto!

CARLOTTA – (ridendo) Non vorrei essere mal compresa!

RENZO – Mal compresa? Lei? Al suo fianco combatterò una lotta formidabile con la sicura coscienza e con l'ardente fede di vittoria! Mi dispiace di non aver competitori! Ora ne voglio uno ad ogni costo...

CARLOTTA – Perchè?

RENZO – Per entrare in ballottaggio. Una settimana di più con lei!

CARLOTTA – Dunque accetta?

RENZO – Con tutto l'entusiasmo, per fare di Sessana il collegio dell'amore...

CARLOTTA – (sorpresa) Come dell'amore?

RENZO – Dell'amore per la libertà. Perchè io sono liberale. Viva la libertà!

SCENA VI

Detti e Filippo

FILIPPO – (correndo) Ho potuto piantare il biliardo e... Oh, pardon!

RENZO – Vieni avanti. Filippo! Accetto la candidatura di Sessana.

CARLOTTA – Vado a dirlo a mio marito.

FILIPPO – (stringendo la mano a Carlotta) Me ne rallegro.

CARLOTTA – Di che?

FILIPPO – È stata certamente lei a convincere l'amico... Del resto avrebbe convinto anche me ad accettare qualunque candidatura!

CARLOTTA – (tornando timida) Grazie! Compermesso. (via)

FILIPPO – Dunque ti sei deciso?

RENZO – Avevo prima pensato di proporre il tuo nome alla deputazione di Sessana...

FILIPPO – Il mio? (ridendo).

RENZO – Sì, ma ho dovuto cedere e mi lascio portare io. Mi dedicherò così alla vita politica...

FILIPPO – No, dì piuttosto alla moglie del commendator Gusberti!

RENZO – È tanto cara! (con calore).

FILIPPO – La signora Carlotta?

RENZO – Sì... no... la politica!

FILIPPO – Se è cara! Te ne accorgerai ai conti per l'elezione!

RENZO – Un'idea! Se tu venissi a Sessana con me? Ti metto fra le spese di propaganda. Mio segretario particolare.

FILIPPO – Io? Scherzi? Un marchese che ha quel po' po' di antenati.

RENZO – Domanda loro il permesso e vedrai che te lo concedono certamente...

FILIPPO – Credi? Devono avere anch'essi una bolletta!

RENZO – Pensa che divertimento! Organizzeremo partite di caccia con la signora Gusberti, gite e feste da ballo...

FILIPPO – Con la signora Gusberti... Non c'è che dire! È un bel programma politico che lanci agli elettori!

SCENA VII

Detti e Lodovico.

LUDOVICO – (con un biglietto su un vassoio) C'è un signore che ha grande premura di vederla.

RENZO – (legge) «Morotti, presidente del Nuovo mondo, pubblicista». Morotti? (riflettendo) Ma sì, Gusberti mi ha parlato di un Morotti, giornalista, ex segretario...

FILIPPO – Io non lo conosco di certo.

RENZO – E viene a quest'ora? È originale.

FILIPPO – Ricevilo tu...

RENZO – No. Rimani. Se mi parla d'elezioni, tu sei mio segretario e devi essere presente. (a Lodovico) Fatelo entrare qui.

LUDOVICO (va via)

FILIPPO – Ma che cosa viene a fare?

RENZO – Lo sapremo.

SCENA VIII

Detti e Morotti.

MOROTTI – (di mezza età, con baffi, pizzo e capelli ondulati, rossicci. È un po' calvo ed è vestito con ostentata originalità: colletto basso, cravatta svolazzante. Ha il gesto largo e posa da americano «di maniera») Il signor conte Ulivieri?

RENZO – Sono io.

MOROTTI – Benissimo.

RENZO – (presentando) Il marchese Labaschieri, mio intimo amico...

MOROTTI – Benissimo anche questo.

FILIPPO (s'inchina e fa per andarsene).

RENZO – No, resta. Credo che il signore non avrà niente di segreto...

MOROTTI – Oh, tutt'altro.

RENZO – Allora s'accomodi.

MOROTTI – (siede) Grazie. (un po' di pausa).Nacqui nel 1863 il giorno 15 del mese di maggio da madre e padre sessanesi.

(Renzo e Filippo sono sorpresi).

MOROTTI – Venticinque anni dopo, ero segretario comunale. Litigai con il sindaco e mi diedi alla letteratura. Scrissi qualche romanzo, ma non trovai editori. Mi feci giornalista. Il giornalismo, dissi, esercita un grande potere sull'umanità. Guardino infatti quelli che si uccidono; all'infuori di coloro che si ammazzano nudi, tutti hanno dei giornali in tasca. Diventai La voce del popolo. Ecco la mia vita (pausa).

(Renzo e Filippo seguitano a guardarsi)

MOROTTI – Ah, un piccolo particolare. La donna, purtroppo, influisce molto sull'uomo; essi pure lo sapranno...

RENZO – Perchè nella sua vita c'entra anche la donna?

MOROTTI – C'entrano tutte le donne! Tanto che io per non aver più niente in comune con esse, piantai mia moglie.

FILIPPO – Lei è ammogliato?

MOROTTI – Da cinque anni con una donna di nobile famiglia, irascibile, intelligente, caparbia.

RENZO – Bella, immagino...

MOROTTI – E piacente anche, a quanto dicono gli altri.

FILIPPO – Ed è di nobile famiglia? (con interesse).

MOROTTI – Si dice che discenda in linea indiretta da Caterina De Medici. Ma passando di generazione in generazione, ora è semplicemente contessa e senza un soldo.

FILIPPO – Senza un soldo? (mesto) Anche lei?

MOROTTI – Così i miei sentimenti democratici si trovano in lotta con le sue idee di nobiltà e da questo cozzo nacque...

Renzo – Un figliolo?

MOROTTI – No, un'incompatibilità di carattere tale che mi spinse...

FILIPPO – A degli eccessi?

MOROTTI – No. Mi spinse in America. Là ebbi la visione netta di una vita nuova e tornai a questo mondo con un vero stock di idee moderne che distribuisco alla generazione che sorge, talchè. – e dai miei modi lo si vede chiaro – io, nato in Italia, sono americano!

FILIPPO – E la sua signora?

MOROTTI – Vive con una vecchia zia...

FILIPPO – Nobile?

MOROTTI – Marchesa, ma...

FILIPPO – Anche lei senza un soldo! (mestissimo) Un' altra!

RENZO – E lei?

MOROTTI – Io?... A Sessana c'è già un circolo politico fondato da me, appena tornato dall'America, e al quale dò la vita! Come ella vede, da poco arrivato, io sono già un partito!

RENZO – Me ne rallegro! Ma francamente, non comprendo ancora perchè noi dobbiamo sapere queste belle cose...

MOROTTI – È vero. Me ne ero dimenticato. Ecco qua. (consegna un foglio a Renzo).

RENZO – (legge) Circolo «Nuovo Mondo»: Ordine del giorno...

MOROTTI – Proposto da me e approvato ieri sera nell'adunanza generale sotto la mia presidenza.

RENZO – (seguitando a leggere) «Udita la discussione sulla prossima lotta elettorale, l'assemblea delibera di non appoggiare mai la candidatura di persona che abbia titoli nobiliari, volendo essa il trionfo delle idee di vera e forte democrazia, le quali sono retaggio della libera America, e si dà incarico all'amato, all'illustre, benemerito, oculato presidente, a cui si pagheranno tutte le spese di viaggio, di recare questa deliberazione al signor Renzo Ulivieri che ha il titolo di conte».

MOROTTI – Approvato all'unanimità! (alzandosi) Ed ora che ho compiuta la mia missione, li saluto.

RENZO – Senza conoscere le mie idee in proposito?

MOROTTI – Tornerò nel caso...

RENZO – Siccome non voglio far fare nuove spese al Circolo, così...

MOROTTI – Prego! Oggi è finito il mio incarico. Non potrei ascoltare le sue parole che come direttore della Voce del popolo; Ma Morotti non c'è.

RENZO – Chi è Morotti?

MOROTTI – Sono io. Ma qui sono venuto come presidente e non come giornalista.

RENZO – (ridendo di gusto) Mi permetta che le manifesti un mio pensiero?

MOROTTI – In America non si chiede mai il permesso... Dica.

RENZO – Sa che è un bel tipo lei?

MOROTTI – Sì? Ne ho piacere Me lo dico sempre anch'io! «Sai che sei un bel tipo, Morotti» (salutando). Signor conte, signor marchese! Come vedono, qui dò loro i titoli che hanno. Ma sul campo della lotta o sul giornale, no! Sarò un accanito avversario, perchè io non posso soffrire l'aristocrazia!

FILIPPO – Badi! La sua signora è contessa...

MOROTTI – Ma lei, in compenso, non può soffrire me!

RENZO – Lodo la sua franchezza!

MOROTTI – Sempre così... Con la voce, con la penna!... Arrivederci sul campo! (se ne va dal fondo).

FILIPPO – Ma quello è matto da legare!

RENZO – Se tutti gli elettori di Sessana assomigliano a quell'americano d'Italia, ci sarà da divertirsi un mondo. Non lo credi?

FILIPPO – Non so... Bada piuttosto alla signora Flavia, bada alla bonne, bada a tua moglie, bada alla signora Gusberti, bada a tutto il sesso femminile. Può essere una pazzia!

RENZO – E va bene. Le pazzie degli uomini sono fatte sempre per le donne!

SCENA IX

Detti, Valerio, Carlotta, Adolfo, Flavia, Adriano, Emily

(entrando a poco a poco dal fondo)

VALERIO – (allegro a Renzo) lo sapevo che non mi sarei rivolto invano alla tua amicizia!

RENZO – Un momento. (in disparte a Valerio) In confidenza, sei ben certo che il mio predecessore non si ripresenterà più?

VALERIO – Dopo che è andato a sorprendere la moglie? Sono certissimo.

RENZO – Sì? (con piacere).

VALERIO – È liquidato, liquidatissimo: tant'è vero che lo nominano senatore.

RENZO – Allora... (soddisfatto).

ADOLFO – (con ansia) Accetti, non è vero?

RENZO – Sì.

RENATA – (con tutto l'entusiasmo) Renzo! Tu mi rendi una donna felice! In questo giorno non potevi farmi più gradito regalo!

ADOLFO – Bravo, genero mio! Da te la patria aspetta grandi cose.

RENZO – Sì, babbo, non la farò aspettare.

ADOLFO – (indicando la porta a sinistra) Signori, v'invito al brindisi augurale!

ADRIANO – Benissimo.

(Tutti entrano a sinistra: Renzo, Emily, Valerio, Carlotta, Filippo, Adriano)

FLAVIA – (trattenendo Renata) Renata!

RENATA – Che vuoi?

FLAVIA – Una cosa di nessuna importanza. Nient'altro che chiederti il perchè della tua allegria.

RENATA – Eh! Mi pare giustificata, tanto più che l'elezione di Renzo avverrà senza lotte antipatiche, senza guerre sleali di partiti avversari. Non avrà competitori.

FLAVIA – (con indifferenza) Riuscirà eletto certamente. Tanto più se avrà anche l'appoggio della signora Gusberti.

RENATA – Capirai che essa pure avrà piacere di avere a rappresentante del suo paese un uomo simpatico a tutti.

FLAVIA – E simpatico specialmente a lei.

RENATA – A lei?

FLAVIA – A lei e a lui!

RENATA – Brava! È tutt'altro anzi. A tavola, tu non lo avrai osservato ma io sì, mio marito si è mostrato ben poco gentile con lei, e quando, dopo, io glie l'ho fatto osservare, Renzo mi ha dichiarato chiaro e tondo che quella signora di provincia gli è cordialmente antipatica.

FLAVIA – (ridendo) Allora!

RENATA – Allora che? Dovrei forse credere, per farti piacere, che mio marito sia addirittura un dissoluto donnaiolo?

FLAVIA – Ecco, ecco le tue solite esagerazioni! Io ho detto soltanto che devi prendere le tue precauzioni perchè non lo diventi. Non mi pare, dopo tutto, un cattivo consiglio...

RENATA – A quest'ora, per spingerlo sulla cattiva strada, non gli sarebbero mancati gli esempi! Eppure egli è sempre il primo a rimproverare gli amici per la loro vita avventurosa, cominciando dal marchese Filippo.

FLAVIA – Il marchese Filippo! Un donnaiolo lui! Lui che non deve avere avuto mai un'amante! Mai!

RENATA – Mai? Domandalo a mio marito...

FLAVIA – Ah, è lui che lo dice? Allora va bene. Del resto devi agire come meglio credi. Non ho fatto che metterti in guardia da un pericolo, e l'ho creduto dovere di buona amica!

RENATA – Guardarmi dai pericoli? Si fa presto a dirlo! Devo forse mostrarmi diffidente, mentre Renzo non mi dà alcun motivo per esserlo?... È sempre così tenero, così espansivo con me! Una volta gli feci una scena di gelosia per una donna e sai tu che cosa mi disse: «Vorrei avere un'amante solamente per poter porre a confronto il bene che voglio a te con quello che potrei volere a lei».

FLAVIA – Oh,guarda!

RENATA – Perchè...

FLAVIA – Perchè?

RENATA – Perchè – soggiunse – «ho la certezza che tu vali sempre più di tutte le altre!»

FLAVIA – Questo è lusinghiero... per te! Ma bada; sono cose che si dicono...

RENATA – (con impeto) E che si fanno anche!

FLAVIA – Renata!

RENATA – (allegra) Oh, infine sono sua moglie!

FLAVIA – Va bene. E allora speriamo che il confronto non cominci con la signora Gusberti!

RENATA – E tu torni da capo! È una fissazione la tua! Mi metti certi pensieri in testa!

FLAVIA – E per essere tranquilla, devi dissuaderlo dall'accettare quella candidatura. Trovare qualche scusa...

RENATA – (titubante) Come devo fare? Sono stata io a volerlo.

FLAVIA – Che vuoi? Ho paura che se diventa deputato, ti scappi?

RENATA – Scappi? Come scappa?

FLAVIA – Non potrai mica pretendere che a Roma ti stia sempre vicino. Tanto più che non è uno stinco di santo!

RENATA – Già: a sentire te sarebbe peggio del Sultano! Io non ci credo affatto, ma ti giuro che il giorno in cui avrò la certezza che è peggio del Sultano, muoio, muoio addirittura.

FLAVIA – (guarda a destra) Bada... È qui.

SCENA X.

Renzo e dette.

RENZO – (entra) Renata, perchè non ti sei unita al nostro brindisi?...

FLAVIA – Vado io intanto...(via).

RENZO – Sarai contenta adesso (abbracciandola).

RENATA – (cercando di dominare la sua tristezza) Sì, sì, anzi, molto, moltissimo... Ma avrai molte occupazioni...

RENZO – È quello che desideri. Mi occuperò del bene degli altri.

RENATA – (con ira) Degli altri?... Prima di tutto devi pensare al bene di tua moglie, tu...

RENZO – Naturale. Ma io ho accettato per appagare la tua ambizione...

RENATA – La mia ambizione? La mia ambizione, tu lo sai, è sempre stata quella di vivere vicino a te nella nostra casa, felici, tranquilli, senza rumore...

RENZO – (meravigliato) Ma le poltrone dorate?

RENATA – Ne abbiamo tante in casa!

RENZO – Ma allora?...

RENATA – Allora, allora... Che vuoi?... Adesso che hai accettato, mi sento così triste, così... (forzandosi a ridere) Ma non badare, sai, alle mie parole... Sono una sciocca!

SCENA XI.

Detti, Carlotta, Adolfo, Adriano, Filippo, Flavia ed Emily.

(sono a poco a poco entrati tutti)

ADOLFO – (più soddisfatto degli altri) Figlia mia, questi signori se ne vanno. (vedendola seria) Che cos'hai?

RENZO – Niente, niente. Le dispiace che io stia un po' lontano da lei... (con solennità) Ma tu, Renata, comprendi bene che il mio dovere, e anche il tuo dovere, tutti e due i doveri ci impongono degli altri doveri. Lascio a te mia figlia. Voglio vederla cresciuta...

RENATA – In quindici giorni crescerà poco...

RENZO – Cresciuta, sotto la tua guida, all'amore per il suo paese, imitando un giorno suo padre...

RENATA – Ma non potrà diventare deputato lei...

RENZO – D'accordo, ma...

ADOLFO – Collaressa dell'Annunziata, sì...

RENATA – (abbracciando Renzo con emozione, gli dice piano) Giurami che non mi tradirai con la signora Gusberti.

RENZO – Io? E chi ha potuto?... (guardando con ira Flavia).

ADOLFO – Che hai figlia mia...?

RENATA – (asciugandosi gli occhi) Niente, niente...

RENZO – Ah, questa è grossa (rivolto agli altri) Mia moglie dubita di me e ha paura che io la tradisca...

TUTTI – Oh!

RENZO – (con tono solenne) Ebbene sì, Renata, io ti tradirò!

RENATA – Eh!

EMILY – Ah!

FLAVIA – Oh!

RENZO – Con un'amante bellissima.

RENATA – Dio mio! Chi?

RENZO – (solennemente) La patria!

(entusiasmo in tutti).

FILIPPO – È già diventato oratore!

(tutti stringono con effusione la mano a Renzo).

CALA IL SIPARIO

ATTO SECONDO

È lo chalet nel giardino del comm. Gusberti. Soffitto in legno; le pareti sono dipinte con fregi a colori. In fondo la porta d'entrata, posta in mezzo a due porte a vetri, dalle quali si vede benissimo il palazzo Gusberti e alcune case del paese. A sinistra una svelta scaletta di legno che conduce a un piccolo ballatoio e alla camera occupata da Filippo. Al pian terreno, sotto la scaletta, è la camera di Renzo. Mobili eleganti tutti ingombri di carte; uno scrittoio sul quale è un apparecchio telefonico. Su di una tavola, bicchieri, bottiglie di champagne, vassoi con dolci. Fiori in vasi e varie piante disposte qua e là, completano l'adornamento dell'elegante locale.

SCENA I.

Filippo e Giorgio.

GIORGIO – (sulla porta, ha delle carte in mano) Posso entrare?

FILIPPO – (che è allo scrittoio intento a scrivere) Che c'è?

GIORGIO – Hanno portato queste carte...

FILIPPO – Ho capito. Date qua. Bozze di stampa del manifesto...

GIORGIO – (mostrando un giornale) E poi La voce del popolo uscito or ora.

FILIPPO – Mettete là (indicando un mobile).

GIORGIO (lascia passare Renzo e se ne va).

SCENA II.

RENZO e Filippo.

RENZO – (dal fondo, in perfetta tenuta di cavallerizzo, si mette a sedere asciugandosi la fronte) Sempre al lavoro!

FILIPPO – Come fai tu!

RENZO – Infatti non sto in ozio un minuto. Che trottata! Abbiamo visitato tre canoniche e fatto tre colazioni; una per canonica.

FILIPPO – Bella accoglienza, dunque?

RENZO – Straordinaria a tutte e tre.

FILIPPO – Come, tutte e tre?

RENZO – Io e i coniugi Gusberti. Perchè la signora Carlotta ha voluto che venisse anche suo marito. Gentile, amabile, affettuosa, ma sola mai. Ha dei pensieri gentili, tu lo vedi. Tutte le mattine viene a portare qui dei fiori, ma ci viene con la cameriera! E sai tu come spiega la sua condotta? Essa dice «Se fossi sola con voi non resisterei! Vi faccio così comprendere che vi amo, trovandomi con voi sempre in compagnia d'altri» È seccante! Quasi, quasi rinunzio a tutto!

FILIPPO – (con forza) Questo poi no! Adesso che ci sei, caro mio, bisogna che tu ci stia fino all'ultimo, perchè il tuo nome è compromesso. Sarebbe una fuga! Questo no! Mai!

RENZO – Non riscaldarti tanto. Dicevo così... Speriamo nel seguito. Per stasera ho organizzato una festa di ballo e una grande luminaria nel giardino. Spero tutto nel buio di questa notte!

FILIPPO – Vedo che seguiti a svolgere il tuo programma.

RENZO – Il mio programma è... lei!

FILIPPO – Un programma però che finora ti fa rimanere fuori... dalla camera!

RENZO – Non addolorarmi di più.(gira per la stanza) Hai ricevuto la posta?... Niente da casa mia?

FILIPPO – Nessun telegramma da tua moglie, nessuna lettera dal marito della signora Flavia, nessuna cartolina illustrata dalla bonne...

RENZO – (suona un campanello) Nessuna nuova, buona nuova.

SCENA III.

Detti e Giorgio.

GIORGIO (entra).

RENZO – Bisogna mandare un telegramma a Renata (scrive con la matita sopra un foglietto) «Affranto, spossato dai lunghi viaggi e poderosi discorsi, mi sorregge soltanto tuo affetto». Dopo tutto lo merita, poverina! (consegna a Giorgio ciò che ha scritto).

FILIPPO – Bada è preciso a quello di ieri.

RENZO – Sì?... Meglio; così vedrà che non cambio sentimenti per lei. Andate pure.

GIORGIO (via).

FILIPPO – Vi sono lettere di sindaci di montagna che ti vogliono conoscere...

RENZO – Se non viene con me la signora Carlotta, mi farai piacere d'andarci tu con il mio ritratto.

FILIPPO – Alle diciotto d'oggi, ricordati, si raduna il Comitato, ma prima però devi ricevere alcune visite. C'è qui una lettera della presidente per l'Opera del baliatico che ti chiede un'offerta.

RENZO – Un'offerta per il baliatico? Ma quella istituzione deve essere fiorente in questo paese! Non ho incontrato che belle contadine dai seni opulenti.

FILIPPO – C'è una domanda anche dai reduci dalle patrie battaglie...

RENZO – Maschi, nevvero?...

FILIPPO – (ride) Naturalmente.

RENZO – Li preferisco. Sarebbero troppo vecchi come donne (con entusiasmo) Sai? Mi ha promesso di venire qui anche oggi.

FILIPPO – Lei, chi?

RENZO – Carlotta!

FILIPPO – E dalli! (indicando la tavola) Lassù c'è una bellissima e odorosa torta mandata a te in regalo da un gruppo di elettori montanari, fatta dalle loro mogli...

RENZO – Anderò a ringraziare quelle simpatiche donne...

FILIPPO – Quattro bottiglie di champagne da un curato. Anderai a ringraziare la serva.

RENZO – (guarda le carte che sono sullo scrittoio) E queste bozze?

FILIPPO – Sono della tua lettera-programma agli elettori. Ho fatto uno sforzo a scriverla! Le mie idee sono agli antipodi delle tue...

RENZO – E hai già cominciato a preparare il mio discorso ufficiale?

FILIPPO – Sì.

RENZO – E questo? (comincia a leggere con enfasi) «Mio amore! Ho finalmente la prova che tu mi ami!...».

FILIPPO – No, non è quello! (cerca di prendergli di mano la lettera).

RENZO – Non ci vuole molto ingegno a capirlo. (seguita a leggere) «Uniti da un comune destino, mi hai fatto comprendere finalmente cos'è l'amore!» Scritto da te?

FILIPPO – Lo vedi.

RENZO – E scritto a chi?

FILIPPO – A lei!

RENZO – Capisco. A me, no certo. (ride) Ma non so chi sia lei. Qui a Sessana? Sì? Anche tu? Ah, come sono contento! Com'è andata?

FILIPPO – (con molto sentimento) Fino dai primi giorni, una strana curiosità, un interessamento misterioso mi agitavano e mi spingevano alla ricerca di quella infelice contessa.

RENZO – Quale?

FILIPPO – La moglie del Morotti.

RENZO – Caterina De' Medici?

FILIPPO – Sì, ma si chiama Virginia. Un giorno mi fermai vicino a una scuola per udire un coro di bimbi. Una signora giovane, dai capelli bruni, dagli occhi scintillanti, anch'essa ascoltava, commossa. Commosso ero io pure, e fu quel giorno stesso in cui ti chiesi un prestito cento lire che portai il giorno dopo alla maestra per aumentare la refezione scolastica. (con un sospiro) Ella era là...

RENZO – Vi commoveste...

FILIPPO – Ci parlammo e ci comprendemmo.

RENZO – Adesso capisco perchè vuoi che io seguiti a fare il candidato! E come hai fatto a conquistarla?

FILIPPO – Come ho fatto?... (con orgoglio) Era difficile giacchè in lei arde il fuoco della grande regina da cui discende.

RENZO – Poverina, come è discesa male! Ed è bella?

FILIPPO – (con dolcezza) Bella! (scattando subito con forza) Ma questa me la tengo io!

RENZO – E tienla. Ne ho anzi piacere per quell'originale di suo marito, che mi fa una guerra sleale in quel suo libello!

FILIPPO – A proposito. È uscito il terzo numero della Voce del popolo; eccolo qua.

RENZO – (stracciando con ira in molti pezzi la copia del giornale) Tu sai pure che non leggo questa roba...

FILIPPO – Sì, ma...

RENZO – (turandosi le orecchie) Nè voglio sapere ciò che vi è stampato. E poi farmi la guerra, perchè? Se abbraccio tutte le opinioni...

FILIPPO – Comprese le donne!

RENZO – Che cosa si vuole di più? (si avvia verso la sua camera) Vado a cambiarmi. Ho promesso di andare a visitare l'ospedale.

FILIPPO – Lascia andare. Gli ammalati non anderanno a votare...

RENZO – Ma ci sono le infermiere, e poi vado con lei, con Carlotta...

FILIPPO – Vai forse a promuovere una festa da ballo anche la dentro?

RENZO (entra nella camera a sinistra a pian terreno).

SCENA IV.

Filippo e Virginia.

FILIPPO (torna allo scrittoio)

VIRGINIA – (apre la porta di fondo con precauzione) Marchese!

FILIPPO – (la vede e in fretta s'alza in piedi) Voi qui, contessa?

VIRGINIA – (è una bella donna dai modi energici risoluti) Era necessario che vi parlassi prima di stasera!

FILIPPO – Ma che succede? Parlate, contessa; parla, Virginia!

VIRGINIA – Una cosa orribile, mostruosa, ributtante. Mio marito – vedete con che disprezzo pronunzio questo nome – mio marito ha presieduto stamane un'adunanza del circolo «Mondo Nuovo» e là si è formato il «Comitato dei liberi elettori» I quali sono stati obbligati a proclamare la candidatura di lui.

FILIPPO – Di vostro marito?

VIRGINIA – In opposizione a quella del conte Ulivieri.

FILIPPO – E con quale programma?

VIRGINIA – Per la moralità.

FILIPPO – Anche lui! Ma i mezzi?

VIRGINIA – Li ha. (con disprezzo) Glieli fornisce l'ex deputato, per vendetta!

FILIPPO – È ignobile!

VIRGINIA – Sono corsa qui appena l'ho saputo...

FILIPPO – Tu sei un angelo, Virginia...

VIRGINIA – Perchè colui può fare molto male. Avete letto quanto stampa la Voce del popolo?

FILIPPO – No; ve n'era una copia, ma il conte l'ha stracciata.

VIRGINIA – Dopo avere, negli scorsi numeri, raccontata la vita del conte, oggi fa un'allusione chiara alla moglie d'uno dei membri del Comitato elettorale... Alla signora Gusberti certamente. Ma mio marito giuoca una brutta carta! Deputato lui? Non saprei tollerarlo mai!

FILIPPO – Oh, come ti scorre nelle vene il sangue della tua grande antenata! E quanto bene mi fa questa tua fierezza! Ora mi sento discendente anch'io da un eroico guerriero...

VIRGINIA – Chi è?

FILIPPO – Non lo so precisamente, ma discendo certo da lui.

VIRGINIA – Bisogna avvertire il conte.

FILIPPO – Sì. E vi ringrazio per lui.

VIRGINIA – Io faccio tutto per voi...

FILIPPO – Le stesse parole che mi diceva la Granduchessa di Sassonia! Sii cauta ad uscire. Promettimi che tornerai più tardi per dividere il modesto pasto con me! Così l'ora del pranzo sarà l'ora del nostro amore.

SCENA V.

Detti e Renzo.

RENZO – (esce dalle sue stanze) Oh, scusino...

FILIPPO – La contessa De' Medici, il conte Ulivieri...

RENZO – Fortunatissimo! (con molta amabilità) Prego, s'accomodi...

VIRGINIA – Stavo per andarmene...

FILIPPO – Era venuta per comunicarci una notizia interessante...

RENZO – Non può non essere interessantissimo tutto quanto viene da lei. E voglio sperare che avrà spesso—non oso dire sempre—buon motivo per venire a rallegrare del suo sorriso queste pareti, avvezze ad udire soltanto le aspre voci dei politicanti. S'accomodi, prego.

VIRGINIA – Grazie, ma devo uscire (s'inchina) Signor conte...

RENZO – Signora contessa!

FILIPPO (accompagna fino alla porta Virginia, poi ritorna con aria allegra).

RENZO – (dopo aver guardato dietro alla contessa) Molto seria la tua Caterina De' Medici.

FILIPPO – (soddisfatto) Ti pare? Non si è commossa nemmeno ai tuoi complimenti (ride).

RENZO – Perchè ridi?

FILIPPO – Perchè con me è tutt'altro. (stringendogli la mano) Grazie.

RENZO – (che non capisce) Di che?

FILIPPO – Trovando giusti i tuoi ragionamenti, ho approfittato del tuo esempio. E fino dal principio della nostra relazione, le ho raccontate tutte le conquiste tue come fossero mie. Sono stato io stavolta ad invertire le parti. Tu per lei sei... io, e io per lei sono l'uomo pieno di avventure galanti. Non so quante volte mi sono battuto per delle donne e quante donne sono morte per me! Su quell'anima forte ho esercitato un fascino irresistibile! Grazie!

RENZO – Rallegramenti! In una parola tu ti sei vestito delle penne del pavone...

FILIPPO – No, semplicemente delle tue penne... di gallo e con buon risultato!

RENZO – La cosa è carina! E adesso che cosa ti è venuta a dire?

FILIPPO – Che c'è un altro candidato, Morotti, suo marito.

RENZO – (scattando) E aspetti un'ora a dirmelo! Non mancava che questo! Ci creerà un mondo di guai!

FILIPPO – Certamente. Hai letto La voce del popolo?

RENZO – No.

FILIPPO – Nemmeno io. Vi sono allusioni chiare alla corte che fai alla moglie di un membro del Comitato.

RENZO – A tutte faccio la corte. È necessario per la propaganda generale.

FILIPPO – Intanto tu cerchi di ingannare in particolare il commendatore Gusberti.

RENZO – Bravo! Finora è lui che ha ingannato me assicurandomi che non avrei avuto competitori! Morotti! Quel filibustiere avvezzo solo ad arringare le folle! Adesso che sono di moda i contradditori che cosa dirò?

FILIPPO – E non ti troverai più davanti a delle donne!

RENZO – E poi le donne, generalmente, te le trovi davanti una alla volta. E se ti contraddicono sai almeno il perchè. (girando per la stanza) Questa è una tegola sul capo! E con quale programma si presenta quel farabutto? Un programma socialista?. Ma io salto al di là dell'estrema sinistra, io. Arrivo al voto alle donne, al libero amore, io! Egli non ha il sesso femminile dalla sua, ma io sì. Ed è la mia forza! Vedrai.

SCENA VI.

Detti, Giorgio, don Petri, la signora Capozzi.

GIORGIO – Il molto reverendo don Petri e la signora Capozzi.

RENZO – Avanti, avanti...

DON PETRI – (un vecchio prete, di maniere compite, sordo) Non disturbiamo?

RENZO – Tutt'altro: s'accomodi, reverendo; anche lei, signora Capozzi.(con grande amabilità) tanto onore!...

DON PETRI – (tiene una mano all'orecchio per sentire meglio) – Non so se ella sappia che la signora Capozzi è presidente, e io padre spirituale, dell'Opera di Santa Maria Maddalena.

RENZO – Opera di beneficenza, immagino.

DON PETRI – Come?

LA SIGNORA CAPOZZI – È un po' sordo.

RENZO – Opera benefica!

DON PETRI – Già, già...

LA SIGNORA CAPOZZI – Prima si chiamava «Opera pia per le ragazze ravvedute» ma abbiamo cambiato titolo perchè era un po' troppo trasparente, tanto più che noi signore, per avere delle ravvedute, bisogna cominciare a proteggerle anche quando non lo sono...

RENZO – Giustissimo.

LA SIGNORA CAPOZZI – E si vorrebbe che ella raccomandasse il nostro Comitato per un buon sussidio. Non bastano più i nostri fondi. (forte) È vero, don Petri? Non bastano più le offerte.

DON PETRI – Le proteste crescono, crescono in modo esorbitante!

RENZO – E noi provvederemo, tanto più che si tratta di favorire una così simpatica signora!

LA SIGNORA CAPOZZI – (lusingatissima) Oh, grazie.

RENZO – Perchè è vero che io chiedo il voto degli uomini, ma io mi voto tutto alle donne!

LA SIGNORA CAPOZZI – (con grande sentimento) E il voto di tutti i miei amici sarà per lei!

RENZO – Intanto si potrebbe fare una recita a profitto dell'Opera, a cui prendessero parte le ravvedute e quelle che non lo sono ancora. Scegliere le più belline...

LA SIGNORA CAPOZZI – E verrebbero tutte, sa. Sono tutte entusiaste di lei, perchè leggono la sua vita di avventure nella Voce del popolo. A centinaia, non è vero?

RENZO – A centinaia, che cosa?

LA SIGNORA CAPOZZI – Delle donne innamorate!

RENZO – (con estrema cortesia) Non sono un conquistatore!

LA SIGNORA CAPOZZI – Oh, lo è!

DON PETRI – (che si trova nel mezzo ai due e che non sente, guarda or l'una or l'altra) Mah!

RENZO – Filippo, amico mio fa gli onori di casa..

FILIPPO (conduce don Petri e la signora Capozzi presso la tavola imbandita offrendo loro confetti e pasticcini)

SCENA VII.

Detti, Giorgio e la signora Gabrielli.

GIORGIO – (annunzia) La signora Gabrielli

RENZO – Avanti.

LA SIGNORA GABRIELLI – (una donna grassa, colorita in viso, indossa una veste un po' antiquata ed è piuttosto grossolana di maniere) Permette, signor deputato?

RENZO – Non ancora deputato, gentile signora, ma grazie dell'augurio... In che posso esserle utile?

LA SIGNORA GABRIELLI – Mio marito è occupatissimo e ha mandato me. È il proprietario dei Tre leoni.

RENZO – Domatore di belve?

LA SIGNORA GABRIELLI – Nossignore. È proprietario dell'albergo principale di Sessana. C'è solo quello...

RENZO – E lei è l'albergatrice?

LA SIGNORA GABRIELLI – Per servirla. Appena proclamata la candidatura di lei, si è notato subito un movimento nel paese. Anche oggi, per esempio, con l'ultima corsa cinque forestieri! La maggior parte donne... Eh! Tutte vogliono vederla!

RENZO – Troppo buone!

LA SIGNORA GABRIELLI – Come vede, appena c'è una spinta a venire, la gente viene. E se lei prendesse, per esempio, dimora stabile nel nostro albergo, non mancherebbero certo avventori e avventore. (con un sorriso) Noi chiuderemmo magari un occhio per questo risveglio cittadino!

RENZO – Ma io...

LA SIGNORA GABRIELLI – Il giornale parla di tante sue conquiste!

RENZO – Vedrò, cercherò di accontentarla.

LA SIGNORA GABRIELLI – Oh, grazie!

RENZO – Niente. Vorrei pure essere veramente utile anche a lei, perchè... perchè è vero che io chiedo il voto agli uomini, ma mi voto tutto alle donne! Se vuol favorire, signora...

SCENA VIII.

Detti, Pasqualina e Giorgio.

PASQUALINA (è sulla porta con Giorgio).

GIORGIO – (a Pasqualina) Gliela posso consegnare io.

PASQUALINA – (una bella ragazza, vestita modestamente ma con buon gusto) Voglio essere io...

RENZO – Che c'è?

GIORGIO – La telegrafista.

RENZO – Lasciate entrare anche lei.

PASQUALINA – (sorridendo con molta civetteria) Uscendo dall'ufficio, ho voluto portare io stessa la ricevuta di un suo telegramma...

RENZO – Grazie della cortesia... (guarda la ragazza con interesse).

PASQUALINA – E volevo ringraziarla a nome delle mie compagne per l'invito al ballo di stasera.

RENZO – (con amabilità) E verrà con il fidanzato?

PASQUALINA – No, signor conte. (sospirando) È impiegato ai telefoni a Napoli.

RENZO – (indicando l'apparecchio) Ma non c'è anche qui il telefono?

PASQUALINA – È circoscritto solo al paese.

RENZO – E noi lo faremo correre fino a Napoli, perchè ella possa così impiegare le ore d'ufficio a fare all'amore con il fidanzato. Va bene?

PASQUALINA – Oh, grazie. Hanno ben ragione le mie amiche, addette alla posta, di trovar lei tanto simpatico!

RENZO – Sì?... (a Filippo) Amico mio, tieni nota per un aumento di stipendio a tutte le impiegate delle poste e telegrafi del Collegio.

SCENA IX

Detti, Carlotta, la signora Sfondini, la signora Terni e Giorgio.

GIORGIO – (annunziando) La signora Gabrielli.

RENZO – (con emozione a Filippo) Lei!

GIORGIO – E le signore Terni e Sfondini.

RENZO – (avvilito) Te lo dicevo io? Mai sola! (va loro incontro).

CARLOTTA – Signor conte, ho il piacere di presentarle due carissime amiche mie.

LA SIGNORA TERNI – (con molta grazia) Parla così male di lei La voce del popolo...

LA SIGNORA SFONDINI – (con un sorriso)... riguardo le sue tante avventure...

LA SIGNORA TERNI – … che desideravamo conoscerla.

RENZO – Fortunato. S'accomodino e se posso offrire... (approfitta dei saluti, che si fanno gli uni con gli altri, per parlare in disparte a Carlotta) Era da immaginarselo! Venite qui quando c'è gente e per di più vi portate dietro quelle due cariatidi!

CARLOTTA – (con importanza) Una è la presidente dei fanciulli abbandonati.

RENZO – Io vorrei sapere quante generazioni ne ha visto!

CARLOTTA – L'altra è la presidente delle povere vedove.

RENZO – Non creda che io raccomandi le vedove al Governo perchè dia loro dei mariti! (con forza) Invece di venire in questo nido quando tutto è silenzioso...

CARLOTTA – Temo della mia debolezza, ve l'ho detto, tanto più stasera che mio marito parte per la caccia.

RENZO – (con gioia) Sì?

CARLOTTA – Ed è per questo che metto delle fortificazioni intorno a me!

RENZO – E le chiama fortificazioni! (con ira) È enorme! Tanto che avrò la prova che mi amate pazzamente il giorno in cui vi vedrò circondata addirittura dalle guardie di pubblica sicurezza! (prorompendo) Ah, signora, sono stanco...

FILIPPO – (con intenzione, dopo aver osservato che qualcuno ha sentito quelle parole) Amico mio...

RENZO – (cercando di riparare) Stavo dicendo qui alla signora che sono stanco... per il lavoro continuo, ma che devo sopportare qualunque disagio per compiere il mio dovere, giacchè non è la stima e l'affetto di chi mi ha attratto e mi ha chiamato vicino a se (guarda Carlotta sempre più animandosi) Se non uscirò da questa aspra lotta trionfatore, sarò sempre l'umile suddito di chi mi ha fatto apparire bella la vita, di chi mi ha spinto ad un'opera buona!

FILIPPO (fa cenno a Renzo di moderarsi).

RENZO – (si rivolge a tutti gli altri) E questo mio lavoro, sarà coronato dal sorriso gentile della donna, oh, benedetta sia la donna, che se dall'ingiustizia umana è condannata all'avvilimento e non è ritenuta degna di dividere le lotte e le responsabilità nel vasto campo del legislatore, è però sempre la dolce consolatrice tra le silenziose pareti di un piccolo nido, datrice di ogni felicità. Oh, si! E nel suo bacio divino che l'uomo si ritempra e vive!

(Tutti i volti degli ascoltatori si illuminano di un sorriso d'ammirazione e di contentezza. Le signore attratte verso Renzo piene di commozione, lo applaudono e gli stringono con effusione la mano).

DON PETRI (che durante il discorso si è avvicinato sempre più a Renzo, si esalta a vedere l'entusiasmo generale).

CARLOTTA (è più che mai commossa).

LA SIGNORA CAPOZZI – Lo vogliamo al Governo!

LA SIGNORA TERNI – Se tutti i deputati fossero come lei!

LA SIGNORA GABRIELLI – (con le altre) Lo bacerei!

LA SIGNORA SFONDINI – È il programma dell'amore!

PASQUALINA – È irresistibile!

LA SIGNORA CAPOZZI – Toglieremo il saluto a chi non vota per lei...

RENZO – Il boicottaggio addirittura!

LA SIGNORA GABRIELLI – Corro a ripetere il discorso a tutti gli avventori!

LA SIGNORA SFONDINI – Che parlatore!

LA SIGNORA TERNI – Sono ancora tutta vibrante!

FILIPPO (accompagna le signore verso l'uscita)

CARLOTTA – Vengo anch'io...

RENZO – (trattenendola) Aspettate un momento...

CARLOTTA – (con un lungo sospiro) Avete vinto!

RENZO – (con gioia) Sì?

CARLOTTA – Tornerò qui più tardi per sentire ripetere a me sola quel discorso.

RENZO – Ve ne farò un altro. Aspettate una mia telefonata...

CARLOTTA – Sì (si allontana accompagnandosi alle altre).

DON PETRI – (si è avvicinato a Renzo) Permetta anche a me...

RENZO – (voltandosi in fretta abbraccia Don Petri) Grazie! Grazie!

DON PETRI – (nell'andarsene) Come è affabile!

(Tutti escono, tranne Filippo e Renzo).

FILIPPO – Un grande successo! (vedendo Renzo contento) Hai ragione di rallegrartene!

RENZO – Vittoria! Vittoria!

FILIPPO – Aspettiamo a dirlo dopo la votazione!

RENZO – È mia! È mia! Eh, che cosa vuol dire l'eloquenza! E adesso via di qua. Vattene. Voglio essere solo.

FILIPPO – Ma che ti salta?

SCENA X.

Giorgio e detti.

GIORGIO (entra con un cesto).

FILIPPO – Finalmente. Ecco il mio pranzo.

RENZO – Niente. Oggi non pranzi. Niente.

FILIPPO – Ma io ho fame!

RENZO – Va a mangiare all'aperto1

GIORGIO – I signori del Comitato sono qui che arrivano.

RENZO – Ma che Comitato! Non voglio nessuno.

FILIPPO – Ma come? (guarda l'orologio) È l'ora dell'adunanza.

RENZO – Proprio adesso! Ma io mi sbrigo in un minuto!

FILIPPO – Mi raccomando: non ripetere il discorso di poco fa. I componenti del Comitato sono maschi.

SCENA XI.

Detti, il comm. Valerio Gusberti, il comm. Capozzi, il cav. Sfondini, Giuseppe Terni.

(I nuovi personaggi entrano confabulando animatamente fra di loro).

RENZO – (va loro incontro) Carissimi signori...

TUTTI (stringono con sussiego la mano a Renzo).

VALERIO – (molto serio) Manca un membro e …

RENZO – (subito) Manca un membro? Allora non siamo in numero...

TUTTI – Ma come?!...

RENZO – Allora se siamo in numero, l'adunanza è aperta. Io non ho niente da dire, loro signori idem, perciò...

VALERIO – Un momento

FILIPPO (sta per salire la scaletta).

VALERIO – Dove va?

TUTTI – (vivamente) No, no...

FILIPPO (ritorna indietro).

(i quattro nuovi venuti si mettono a sedere e gravemente estraggono di tasca una copia della «Voce del popolo»)

VALERIO – Certamente, conte, avrai letto questo giornale.

RENZO – Non l'ho letto.

TUTTI – Come?

RENZO – E non ho letto nemmeno i numeri antecedenti. Mi avrebbe seccato e io evito specialmente quelle seccature che mi possono venire da persone disprezzabili!

TERNI – (un uomo complimentoso) Scusi, ma anche le persone disprezzabili colpiscono alle volte a segno.

RENZO – Non sono di questo parere.

IL COMM. CAPOZZI – Perdoni; lo siamo noi.

VALERIO – Leggi...

RENZO – (di malavoglia legge): «Si sa finalmente perchè il conte Renzo Ulivieri ha accettato la candidatura del nostro collegio. Semplicemente perchè egli è il corteggiatore bene accetto della moglie d'un membro influente del Comitato elettorale».

IL COMM. CAPOZZI – E noi siamo i quattro membri influenti del Comitato, che hanno moglie!

RENZO – (continuando) «La residenza del Comitato è diventata il ritrovo dei suoi segreti amori e noi siamo pronti a fornirne le prove magari al Comitato stesso».

(silenzio. Tutti guardano Renzo).

TERNI – E che impressione ne ha ricevuto, signor conte?

RENZO – Francamente nessuna. E loro?

IL COMM. CAPOZZI – Fortissima.

SFONDINI – Terribile.

TERNI – Disastrosa.

RENZO – Una volta che la notizia è calunniosa...

TERNI – Ma non è provato. Intanto gli altri membri del Comitato, che sono scapoli, ridono a crepapelle di noi.

RENZO – E allora? Devo forse dare una querela per diffamazione?

TUTTI – (con disprezzo) Oh!

RENZO – Si vuole una mia dichiarazione stampata?

TUTTI – (con diniego) Ah!

RENZO – (ridendo) Non pretenderete, spero, una protesta da parte delle signore?

IL COMM. CAPOZZI – Scusi, signor conte, mi pare che non sia materia da ridere!

RENZO – (batte il pugno sul tavolo) E allora se devo parlare sul serio, dirò che è indegno di voi questa discussione penosa, perchè quelle signore rispettabili non devono essere fatte segno a sospetti. E se qualcuno ardirà soltanto di dubitare della loro onestà, dovrà rendere conto a me! (si alza).

IL COMM. CAPOZZI – Noi osserviamo al signor conte che nel difendere quelle signore, mette molto calore!

RENZO – È il mio dovere. Sono pronto a difenderle in ogni modo e mi metto fin d'ora a loro disposizione.

TERNI – (timido) Vorrebbe battersi con noi?

RENZO – Se è del caso, prontissimo.

(tutti quanti disanimati si guardano sorpresi)

TERNI – Scusi, ma lei esagera...

RENZO – (tornando concitato vicino alla tavola) Che se poi tutti questi discorsi sono fatti perchè siete pentiti di essere venuti a cercare me, io vi dico chiaro e netto che non mi importa affatto del Comitato e non ho bisogno di voi! Rimarrò magari solo, avrò un voto solo, ma un voto sereno e convinto della serietà e dell'onestà del candidato!

TERNI – Quale?

RENZO – Il mio! Signori, la seduta è sciolta!

FILIPPO – Li riconvocheremo a domicilio!

RENZO – (a Filippo) E tu accompagnali fino al paese!

FILIPPO – Ma io...

RENZO – (con autorità) Fino in paese e anche più in là!

VALERIO – (avanzandosi e stringendo serio la mano a Renzo) Torneremo sull'argomento! Ora devo andarmene... ma...

RENZO – Ne parleremo più avanti!

IL COMM. CAPOZZI – (in disparte a Renzo) C'è del soldato fiero in lei! Ed è naturale che la moglie di un mio collega lo apprezzi e ci caschi!

SFONDINI – (a Renzo) Complimenti. Del resto, avanti! Vedrà che quel marito non se ne accorgerà!

TERNI – (ridendo nello stringere la mano a Renzo) Senta, conte, se mai si allude alla mia signora, in questo caso l'ingannato è lei, perchè essa dice che ha quarant'anni e ne ha invece sessanta.

(tutti se ne vanno).

RENZO – (rimasto solo) Finalmente! (corre al telefono) Pronto! Casa Gusberti! Pronto! (con un senso di compiacenza) Siete voi? Sento la vostra voce!... Venite? Oh, grazie!... Sì, sì, ripeterò il discorso... (toglie la comunicazione).

SCENA XII.

Valerio e Renzo.

VALERIO – (sull'uscio di fondo) Permetti...

RENZO – (si volta e rimane interdetto) Tu?! Oh, carissimo!...

VALERIO – Ti faccio meraviglia?

RENZO – No, ma siccome mi avevi detto che dovevi andare a...

VALERIO – Già. Ma prima volevo dirti...

RENZO – Allora usciamo.

VALERIO – Possiamo parlare liberamente qui. Siamo soli...

RENZO – (contrariato) Come vuoi... Ma non ti nascondo che ho bisogno d'aria dopo l'adunanza di poco fa...

VALERIO – È una sola domanda che voglio fare. A quale moglie allude il signor Morotti?

RENZO – È quello che mi domando io! Non è che una vile arma elettorale per denigrarmi, e...

SCENA XIII.

Filippo e detti.

FILIPPO (entra).

RENZO – Già qui?

FILIPPO – Devo lavorare

RENZO – (con premura) È giusto. E noi non ti disturberemo! Carissimo Valerio, come vedi, qui non siamo soli. Discorreremo fuori con maggiore libertà. (a Filippo) E tu seguita a dettare il programma, (corre al tavolo e scrive alcune parole su di una carta) E non dimenticare l'idea che t'ho suggerito stamane...

FILIPPO – Quale?

RENZO – Questa, questa! (segna la carta e poi prende sotto il braccio Valerio) Sono con te!...

(Valerio e Renzo se ne vanno).

FILIPPO – (legge quanto ha scritto Renzo) «Mandala via, per carità!». Ma come? Che cosa deve importargli? Le vorrebbe tutte lui, l'egoista! (si sente un leggero rumore all'uscio di fondo) Ah! (mettendosi una mano al cuore) È lei! Provo sempre una nuova emozione!

SCENA XIV.

Carlotta e Filippo.

CARLOTTA (entra. È commossa e si appoggia allo stipite della porta. Ha un velo che le copre un po' il volto).

FILIPPO – (con piacere) Avanti! Vieni, tesoro... (riconoscendo Carlotta, rimane sorpreso) Lei!

CARLOTTA (fa per fuggire).

FILIPPO – Scusi...

CARLOTTA – Cercavo di mio marito...

FILIPPO – (con premura) È uscito in questo momento con Renzo! Uscito adesso, adesso! (segnando a sinistra in fondo) Per di là... Saranno andati poco lontano...

CARLOTTA – Era per... l'elezione.

FILIPPO – Sicuro. Renzo me lo ha detto: «Verrà per l'elezione».

CARLOTTA – Allora ritorno a casa...

FILIPPO – Ecco!

CARLOTTA (via in fretta).

FILIPPO – (scoppia in una risata) Adesso comprendo il suo: «Mandala via!» Ed io da buon segretario ho eseguito gli ordini! Così sono libero, libero... (chiama) Giorgio!

SCENA XV.

Filippo e Giorgio.

GIORGIO – Comandi.

FILIPPO – Accendete una lampada, chiudete le imposte e andate a mangiare anche voi.

GIORGIO – (accende una lampada e chiude le imposte dei due finestroni) Ha altri ordini?

FILIPPO – No.

GIORGIO – In ogni modo, io sono qui dal giardiniere. (se ne va).

FILIPPO (prende fuori dal cesto alcuni piatti, tovaglia, posate e si prepara ad apparecchiare. Sta in ascolto, va ad uno dei finestroni, guarda fuori attentamente, poi corre alla porta non nascondendo la sua emozione).

SCENA XVI.

Filippo e Virginia.

VIRGINIA (appare sulla soglia).

FILIPPO – Contessa!

VIRGINIA – (entra preoccupata) Chiudete presto, marchese. Ho sentito rumore...

FILIPPO – So, so che cosa era. Tranquillizzatevi.

VIRGINIA – Lo vedete, non tremo più ora che sono qui!

FILIPPO – È bello, è eroico ciò che fai!

VIRGINIA – Non c'è altra uscita?

FILIPPO – No. L'ingegnere che ha costruito questo chalet era certo un ignorante! Ma non temere, Virginia; ti difenderò magari... tutta la notte!

VIRGINIA – Grazie!

FILIPPO – (prendendole le mani) Le nostre anime furono create perchè si unissero e... (si sente bussare alla porta).

VIRGINIA (si scosta).

FILIPPO – Ancora!

SCENA XVII.

Detti e Giorgio.

GIORGIO – (di dentro) Un signore ha molta premura di vedere il signor conte Ulivieri.

FILIPPO – Lo conosci?

GIORGIO – Mai visto.

FILIPPO – Allora il signor conte è a pranzo.

GIORGIO – Vuole parlare anche con lei, marchese.

FILIPPO – Mangio anch'io.

GIORGIO – Insiste.

FILIPPO – Ditegli che è ineducato.

GIORGIO – Va bene.

(Pausa).

FILIPPO – (in ascolto) Più nulla. Si sarà persuaso! Noi abbiamo bisogno di essere soli per parlare del nostro amore e...

GIORGIO (torna a bussare).

FILIPPO – Chi è.

GIORGIO – Quel signore insiste ancora.

FILIPPO – Va bene. Ditegli che è un mascalzone e... aspetti che gli vengo a dire il resto. (a Virginia) Tu va di là un momento.

VIRGINIA – Qui? (segna la camera a sinistra).

FILIPPO – È di Renzo, ma fa niente. Virginia non temere...

VIRGINIA – Voglio sapere chi è quel signore. (sull'uscio della stanza).

FILIPPO (estrae la rivoltella e va ad aprire).

SCENA XVIII.

Detti, Adriano Fulgenti, Giorgio.

ADRIANO – (in costume da viaggio, è sulla soglia calmo, ilare) Caro amico, sono io.

FILIPPO – Adriano? Tu?!

GIORGIO (se ne va)

VIRGINIA (entra nella stanza in fretta).

ADRIANO – Che anticamera! Potevi farmi entrare anche se eri in compagnia.

FILIPPO – Ero solo.

ADRIANO – Come vuoi! Eri solo. Siccome ho visto una donna entrare qui e poi là...

FILIPPO – Non è vero.

ADRIANO – Come vuoi! Non è vero. Per me fa lo stesso.

FILIPPO – (squadrandolo) Ma tu quando sei arrivato?

ADRIANO – Oggi con l'ultima corsa, in istretto incognito, e siamo discesi all'albergo dei Tre Leoni.

FILIPPO – Come «siamo»?

ADRIANO – Tutta la famiglia.

FILIPPO – Quale famiglia?

ADRIANO – Di Renzo. Mi hanno tanto pregato di accompagnarle, che ho ceduto. Non so dire di no.

FILIPPO – (sbalordito) Fammi il piacere di spiegarti meglio.

ADRIANO – La povera signora Renata non viveva più, morsa dalla gelosia. Pianti, disperazioni ogni volta che nel giornale c'era qualche attacco contro suo marito. Allora si è fatto questo progetto. Si arriva a Sessana in incognito, si tasta il terreno, si sorprende il conte Renzo nel suo chalet e lo si persuade a tornare subito in città, piantando qui tutto.

FILIPPO – Persuaderlo? Come?

ADRIANO – E se non si persuaderà con le buone ragioni, si commuoverà certo alle preghiere dei figli.

FILIPPO – Quali figli?

ADRIANO – Sarà il colpo finale. Giorgetta...

FILIPPO – (stupefatto) C'è anche la bambina?!

ADRIANO – All'albergo con la bonne. Essa si avvinghierà alle ginocchia di Renzo e scongiurerà il papà di tornare a casa sua in seno alla famiglia. È tutto un piano bene architettato...

FILIPPO – Da tua moglie!

ADRIANO – Bravo! Hai indovinato.

FILIPPO – (sempre più eccitato) Ed è venuta qui anche lei?

ADRIANO – Naturale. Vuoi che abbandoni un'amica in questo frangente?

FILIPPO – (con desolazione) La famiglia completa!

ADRIANO – Già tutta la famiglia.

FILIPPO – È fenomenale! E tu?

ADRIANO – E io? Da buon amico sono corso avanti ad avvisarvi e mi son preso dell'ineducato prima, del mascalzone poi.

FILIPPO – È poco! Dove è tutta quella gente?

ADRIANO – È qui che viene.

FILIPPO – Senti; ti prego, ti scongiuro di fare, almeno una volta, una buona azione.

ADRIANO – Figurati. Io cerco sempre di smussare gli angoli.

FILIPPO – Riaccompagna tutti all'albergo. Renzo ed io vi raggiungeremo fra poco. Corri.

ADRIANO – Subito. (se ne va).

FILIPPO – Meno male! (si dirige in fretta a sinistra).

ADRIANO – (torna indietro) T'avrei fatto il piacere volentieri, ma è tardi. Sono qui.

SCENA XIX.

Detti, Renata, Flavia.

RENATA – (è la prima ad entrare e si lascia cadere su di una seggiola vicino al muro) Dio, che emozione!

FLAVIA – (entra e vede Filippo) Marchese, voi?

FILIPPO – (fulminandola con lo sguardo) Io! Io, signora! (a Renata con tono dolce) Signora contessa, scusi se mi permetto di dirle che questa è una cosa mal fatta.

RENATA – (singhiozzando) È vero, e ne sono pentita. Andiamo via...

FLAVIA – Adesso? Non ti comprendo. Se avevi accettato con entusiasmo il progetto di mio marito...

ADRIANO – (con amabilità) No, amore; è tutto merito tuo.

FILIPPO – Ma ora che la signora contessa vuole andarsene...

FLAVIA – Padrona. Ma siccome essa dubita che suo marito sia qui ad ingannarla con un'amante...

ADRIANO – Ci sono giornali che stampano di lui vita e miracoli...

RENATA – (con forza mostrando a Filippo alcune copie della «Voce del popolo») Una vita da libertino e miracoli a centinaia di amori proibiti! E aveva la sfrontatezza di attribuire tutte le avventure a lei, a lei che non ne ha mai avuta nessuna! «È l'amante di Filippo! È una passione di Filippo! Il conquistatore è Filippo!».

TUTTI – (con orrore) Oh!

RENATA – E invece? Lei capirà benissimo che ho diritto di avere una spiegazione!

FILIPPO – Giustissimo, ma non qui.

FLAVIA – È meglio qui, nel luogo dei delitti.

FILIPPO – Ma che delitti!

RENATA – E mi pare che mio marito possa benissimo riceverci qui, dove riceve altri ed altre...

ADRIANO – (facendosi avanti) Ma che altre?...Qui non si riceve nessun'altra!

RENATA – Lei, caro signore, non è buon testimone.

FLAVIA – Tu non immischiartene per la smania di accomodare le cose!

FILIPPO – (impacciato) Qui si ricevono solo gli elettori che sono tutti... maschi!

RENATA – Sì? Allora tanto meglio! (siede).

SCENA XX.

Detti, Renzo.

RENZO – (entra di corsa) Finalmente l'ho convinto... (vede prima Adriano ed ha un movimento di meraviglia) Adriano!? Sei tu? (poi vede Renata, indi Flavia e rimane esterefatto. Non crede quasi ai suoi occhi e ogni sua parola ha un'intonazione sempre maggiore di stupore, di sdegno, di disperazione) Tu?!... Voi?!... (poi si avvicina con ansia a Filippo e gli chiede sottovoce) È venuta?

FILIPPO – Sì... (sta per continuare, quando Adriano si avvicina).

ADRIANO – (calmo) Amico mio!

RENZO – (a stento frenando la sua collera) E sei stato tu?... Benissimo! Tutti! Non ci manca che mia figlia...

ADRIANO – Giorgetta è all'albergo con Emily.

RENZO – Anche lei! (atteggia le labbra a un forzato sorriso e si avvicina prima a Renata e poi agli altri) Ma bravi! Confesso che è stata un'improvvisata piacevolissima. Non me l'aspettavo! Renata mia, come va? E lei, signora Flavia? (ad Adriano a denti stretti) Grazie speciali a te, caro conduttore della comitiva! (tornando presso sua moglie) Però dovrei tenerti il broncio, Renata! Eh sì... Arrivare così misteriosamente, quasi con l'aria di un assalto notturno...

RENATA – (con finta calma) No, di una gradita sorpresa. Avevo desiderio di vederti e di sapere che cosa fai...

RENZO – Che cosa faccio? Senti, Filippo? Mi domanda che cosa faccio! Un lavoro enorme giorno e sera...

RENATA – Immagino...

RENZO – Non ne sei persuasa?... Filippo, senti? Non ne è persuasa!

RENATA – Un lavoro proficuo, anzi!

FLAVIA – (sorride malignamente) Specialmente qui.

RENZO – Qui e fuori di qui. Perchè? Ho dunque ragione di credere che si tratti di una vera sorpresa poliziesca? E tu, Renata, ti sei prestata a questo? Oh!

RENATA – Si perchè qui c'è del mistero!

RENZO – Del mistero! Senti, Filippo? (approfitta del momento e chiede affannosamente a Filippo) L'hai mandata via, si o no?

FILIPPO – Sì, ma...

RENZO – (con gioia) Sì? Allora siamo a cavallo! E adesso il colpo di risorsa! La commozione! (a Renata) Del mistero! Mistero qui, dove si vive continuamente lavorando, faticando per questa nostra battaglia! E pensare che è stata lei, che siete stata voi a spingermi in tale lotta! E in questo momento in cui il marito dovrebbe sentirsi difeso e sostenuto dalla famiglia, trova invece sospetti da parte di colei che aveva giurato di dividere con lui i dolori e le gioie della vita! Proverò luminosamente la mia innocenza, ma, badate, tutto sarà finito fra noi. Ci separeremo, e mentre io rimarrò solo con il mio dolore, voi anderete a trovare la felicità fra le braccia di vostra madre! (tira fuori di tasca il fazzoletto e si asciuga gli occhi).

RENATA (è commossa).

FLAVIA – (ironica) Il fervorino commovente!

RENATA – (remissiva) E allora, se sei innocente, lascia vedere...

RENZO – Vedere! Vedere che cosa? Senti, Filippo? Hanno atteso il buio della sera, sono entrati in punta di piedi, a tastoni, sperando, forse di trovare qui una donna! (ad Adriano con forza) Non mi meraviglio di queste signore, deploro invece la tua balordaggine.

ADRIANO – Questo poi, scusa, è troppo! Io ho fatto di tutto per non farle entrare qui!

RENATA – Ah, vedete? Perchè qui c'è del contrabbando!

RENZO – Contrabbando qui? Ebbene si aprino tutti gli usci, si accendano tutte le lampade, si entri da per tutto.

FILIPPO – Renzo non esagerare.

RENZO – No. Si frughi sopra e sotto i letti. Pretendo, voglio che si perquisisca tutto. Avanti. Questa è la mia camera. Si apre.

FILIPPO – (cercando d'impedirlo) Renzo, calmati.

RENZO – (spinge Renata verso l'uscio di sinistra) Entri la polizia!

RENATA – Finalmente! (fa per entrare, ma l'uscio non cede). L'uscio è tenuto chiuso di dentro!

RENZO – E noi lo abbatteremo!

(Si ode un grido dalla camera).

RENATA – La voce di una donna?!

FLAVIA – (con un sogghigno) Era da dirsi!

RENZO – (sbalordito) Chi c'è?

FILIPPO – (piano a Renzo) C'è Virginia!

RENATA – Ora non potrai più negare! Una delle tue amanti!

FILIPPO – No!! (con tutta la forza e la solennità mettendosi davanti all'uscio) Ebbene! Se qui dentro è rinchiuso qualcuno, quel qualcuno è rinchiuso per me!

RENATA – Per lei! Per lei? Ah! È graziosissima. (tutti si guardano ed hanno un movimento di incredulità, seguito da una rumorosa risata).

FLAVIA – Lui! Bellissima!

RENATA – Al solito! Prende le difese dell'amico.

FLAVIA – È un po' vecchia la storiella!

ADRIANO – È una nobile azione, ma non fa presa!

FILIPPO – Povera donna! (va all'uscio di sinistra) Aprite! Sono io!

RENZO – (che è rimasto sorpreso, prorompe con tutta l'ira) E non credono alle parole di un gentiluomo! E seguitano a ridere! Ma non sperate che io mi abbassi a scolparmi! Fuori di qua, fuori di qua tutti! (ad Adriano) Accompagna via questa gente, o guai a te, guai!

ADRIANO – (impressionato dalle minacce di Renzo, spinge tutti verso la porta di fondo) Ma io...

RENATA (dà in un pianto convulso, sorretta da Flavia, e si dirige verso l'uscita).

SCENA XXI

Filippo e detti.

FILIPPO – (che poco prima era riuscito ad entrare nella camera a sinistra, ne esce agitatissimo, correndo a cercare qualche cosa sulla tavola) È svenuta!

RENZO – (volgendosi adiratissimo a Filippo) E tu, tu perchè portarmi qui Caterina de' Medici? Mi hai rovinato!

FILIPPO – (sconsolato) Decisamente non ho fortuna nelle conquiste d'amore!

CALA IL SIPARIO.

ATTO III.

È la stessa scena. Le finestre sono chiuse. La stanza è all'oscuro. La tavola è apparecchiata. Vi sono gli avanzi del pranzo. Una bottiglia da champagne è vuota.

SCENA I.

Renzo e Renata.

Si sente il rumore di una chiave nell'uscio di fondo,che si apre a poco a poco con precauzione.

RENZO e RENATA (entrano a tastoni. Renzo tiene per mano Renata)

RENZO – È buio pesto. Nemmeno in po' di luna stasera! (cerca con una mano il bottone della luce elettrica) Deve essere qui... Ecco... (luce).

RENATA (è rimasta timida sulla porta. È coperta da una lunga mantella).

RENZO – (serio a Renata) Venite avanti.

RENATA (si avvicina).

RENZO – E così, mentre tutto il paese si diverte in una festa da ballo in mio onore, noi siamo qui come due congiurati.

RENATA – Non avete forse promesso di dare a me sola la prova della vostra innocenza? Aspetto la prova.

RENZO – Va bene. Però badate: stiamo ai patti. Quando avrete la certezza che se qui c'è una donna, quella donna non è per me, io vi accompagnerò subito da vostra madre. D'accordo, eh?

RENATA (fa cenno di si timidamente).

RENZO – E sarò irremovibile!

RENATA – Intanto faccio osservare che non c'è più nemmeno il vostro caro Filippo, a cui avete telefonato di non muoversi di qui, trattenendo presso di sè...

RENZO – Caterina dei Medici.

RENATA – Se ne è andato! Naturale!

RENZO – Non credo che abbia disubbidito ai miei ordini.

RENATA – (segnando la porta a sinistra) E se n'è andata anche lei! L'uscio è aperto!

RENZO – Accertatevene.

RENATA (entra a sinistra).

RENZO (osserva intanto la tavola apparecchiata).

RENATA – (ritorna) Nessuno!

RENZO – Era da dirsi.

RENATA – E nemmeno Filippo.

RENZO – Ma Filippo ha la sua stanza.

RENATA – E dov'è?

RENZO – (segnando la camera sul ballatoio) Lassù.

RENATA – (fa per correre sulla scala) E allora...

RENZO – Ah, non permetto! Potrebbe essere disturbato se fa il chilo! Del resto la prova della mia innocenza è qui. (avvicinandosi alla tavola) Guardate!

RENATA – Un pranzo.

RENZO – Per due. Non direte che abbia pranzato io... con lei.

RENATA – È quasi intatto.

RENZO – Con la vostra scenata avrete tolto loro l'appetito. Me ne dispiace specialmente per Filippo.

RENATA – Sfido io! Deve essere stato poco piacevole a trovarsi qui chiuso con una donna che non è la sua amante, costretto a mangiare con lei per far piacere a voi!

RENZO – (con ira) A me? Già perchè è la mia amante! E seguita a crederlo.

RENATA – E anche essa deve aver avuto poca voglia di mangiare; si sarà forzata. Lo provo io che non mangio da stamattina.

RENZO – E io dunque che sono quasi digiuno per colpa vostra?

(Si sente il campanello del telefono).

RENZO – (va all'apparecchio) Pronto!

RENATA – Chi è?

RENZO – (al telefono) Voi? (con voce cupa) Va bene. È qui, sì, è qui. Non lo so. Verremo quando ci farà comodo! (sempre più cupo) Andate a letto e subito! Buona sera.

RENATA – Si può sapere?

RENZO – È stata Emily, la bonne, che mi ha detto che ha già messo a letto Giorgetta e mi ha domandato se vi fermerete molto.

RENATA – Dipende da voi. Aspetto sempre la prova che mi avete promesso due ore fa quando siamo usciti da qui. (colpita da un'idea) A meno che non sia stata una finta quella telefonata a Filippo, un inganno nuovo, un nuovo tranello per far scappare colei magari dalla finestra. (disperandosi) È così! È così! Ah, signore, voi mi avete resa la più infelice fra le donne!

RENZO – E che dovrei dire io, signora, che mi create da... (consulta l'orologio) da tre ore e un quarto, una vita insopportabile? Eh? Sono stato io forse a voler diventare deputato?

RENATA – La solita storia!

RENZO – Sono stato io a volere venire qui in questa tana da lupi, ad arrampicarmi su montagne come una capra,per ottenere questa bella ricompensa? Eh? Volete sapere la verità vera? È che voi siete cambiata da così a così, che tutti i difetti che mi tenevate con cura nascosti in casa dei vostri genitori, sono venuti finalmente a galla, che siete diventata sospettosa, ingiusta, crudele, spietata con vostro marito al punto da convincerlo che siete stanca di stare con lui. Ebbene a costo del mio più grande dolore separiamoci pure, così potrete trovare la felicità... (sta per estrarre il fazzoletto con commozione).

RENATA – (gli si mette davanti con aria sardonica) Fra le braccia di vostra madre! È vecchia oramai la storia della separazione e della mamma. Ah, no! Non mi commuovo più ai vostri pistolotti!

RENZO – (adiratissimo) Pistolotti? Brava! Chi vi ha suggerito queste belle parole?

RENATA – È stato chi mi ha aperto finalmente gli occhi!

RENZO – Eh, lo vedo! E non ci vuole un grande acume a conoscerne la persona!

RENATA – Da me non lo saprete mai, mai! (estrae da una borsetta tre copie della «Voce del Popolo» e legge) «Vita e miracoli del signor conte aspirante a deputato di Sessana» Capitolo primo – (mostrandogli una copia e poi le altre) Capitolo secondo – Capitolo terzo, e... (piagnucolando) continua! Segnato tutto con un lapis bleu! E io so tutto oramai a memoria! A diciotto anni avevate già sulla coscienza parecchie ragazze abbandonate dopo averle adescate con le vostre arti malvagie.(prendendo un'altra copia) A vent'anni avete avuto un duello per una vedova, una baruffa a un circolo per una cocotte e foste da un marito sorpreso con sua moglie in un albergo di terz'ordine a Roma.

RENZO – (sbalordito) E tutto questo in un giornale elettorale! Perdinci, è un bel programma politico. E voi, voi potete credere?...

RENATA – E questo è niente. Io ne so anche più di ciò che pubblica il giornale, perchè ho avuto private informazioni sul resto. Sissignore... Avete tentato una fuga con una minorenne, avete fatto impazzire una vedova, e una povera ragazza disillusa è sepolta viva fra le monache di Santa Caterina da Siena!

RENZO – E non vi hanno detto se io abbia strangolato anche delle vecchie o avvelenato delle suocere di qualche mio amico?

RENATA – E tutto questo prima del matrimonio, quando già mi corteggiavate con il proposito certo di farmi morire! E mi giuravate che io ero il vostro primo amore!

RENZO – E dopo il matrimonio che cosa ho fatto?

RENATA – Dopo avete seguitato come prima. Una donna vi appariva davanti, ed ecco una conquista, ed ecco una vittima! (con orrore) Tutte vittime! E come se questo non bastasse, avete avuto per amante perfino delle mie amiche! Ecco il vostro stato di servizio, signor conte!

RENZO – Va bene! Ora aspetto...

RENATA – Che cosa?

RENZO – Che mi facciate tradurre davanti alla Corte d'Assise!

RENATA – (prorompendo in lagrime) Oh, povera nostra figlia!

RENZO – Lasciate stare Giorgetta che dorme.

RENATA – Con un padre simile non so come potrà dormire.

RENZO – E tu puoi prestar fede a tutte queste fandonie?... Io dubito perfino che sia un cattivo scherzo il tuo. Ma vieni qua, vicino a me. Ti ho pur dimostrato tante volte, e apertamente, la mia noncuranza per le donne in genere e la mia schietta antipatia per molte signore da te portate in palmo di mano!

RENATA – Già. È il metodo! Il vostro metodo. Mi hanno detto anche questo. Appena una donna era diventata la vostra amante, ne parlavate a me con aria di disprezzo; essa aveva tutti i difetti, ed era, a sentir voi, una persona insoffribile. Se io poi la difendevo; apriti cielo! Rincaravate la dose tanto da farla apparire la creatura più detestabile! E io, io non so quante volte vi abbia abbracciato e baciato, per la gioia di sentirvi parlar male delle mie più intime amiche, fidando ciecamente nelle vostre parole, come ciecamente prestavo fede a voi quando mi raccontavate le avventure di Filippo! E invece quelle mie intime amiche erano le vostre amanti e le avventure di Filippo erano le vostre avventure!

RENZO – Già come quella di stasera qui...

RENATA – Sissignore! Tanto è vero che Filippo non ha più il coraggio di mostrarsi, come non ha il coraggio di mostrarsi lei.

RENZO – Naturale: non avranno certo piacere di farsi vedere, se sono nascosti nella stessa stanza.

RENATA – La prova!

RENZO – E tu vuoi proprio che io commetta questo atto indelicato? Non ti persuadono le mie parole? Se io non ti ho lasciato salire quella scala è stato per...

RENATA – Perchè? Sentiamo...

RENZO – Per... educazione, giacchè sono sicuro che tu entreresti senza bussare.

RENATA – (con voce cupa) Busserò!

RENZO – Busserai? E allora va pure.

RENATA – (sale in fretta e fa per bussare. Rimane sorpresa. Avvicina l'orecchio all'uscio e sta un momento in ascolto. A poco a poco il suo volto si anima, si rischiara, si rasserena e i suoi occhi ridono di un riso giocondo. È felice). Ma là dentro si baciano!? Si baciano, Renzo!...

RENZO – Sottovoce, commovetevi sottovoce.

RENATA – No, non m'inganno; questo è il suono di baci! Ah, Dio! Che piacere, Renzo, Renzo mio! (discende in fretta la scaletta ridendo, piangendo e si getta nelle braccia del marito).

RENZO – (fingendo freddezza) Eh? Che vi dicevo io? Ma ce n'è voluto! Ed ora spero che sarete convinta che non si baceranno per farmi piacere, a meno che non sospettiate che là dentro Filippo si baci da solo.

RENATA – No, no... Non sospetto più di niente! Non voglio più sapere niente! Ah, che peso mi sono levata dal cuore... Sì, io ti sarò sembrata esagerata con le mie gelosie, ma pensa che non ho mai voluto bene che a te! Non ho diviso il mio amore per dartene solo una parte... Tutto il mio amore è per te, è sempre stato per te; e tu, almeno, in ricompensa dà a me la parte migliore del tuo!

RENZO – Sì, mia creatura, sì... (sinceramente commosso).

RENATA – E passo sopra a tutto ciò che è stato... Non ci penso più!... guarda, ti assolvo, magari, purchè tu mi prometta di non accompagnarmi più fra le braccia di mia madre!

RENZO – Te lo prometto! (la bacia).

RENATA – Promettimi anche che sarai buono!

RENZO – Come sempre.

RENATA – No, come sempre! E che mi vorrai bene?

RENZO – Come sempre.

RENATA – No. Mi avrai trovata così stupida a crederti un casto Giuseppe che non me ne potevi voler molto del bene; ma adesso che mi sono istruita e so che sei un don Giovanni, me ne vorrai molto di più, non è vero? E poi d'ora in avanti sai che cosa faccio? Vigilo su tutte le donne...

RENZO – Un bel principio...

RENATA – (battendo le mani e ridendo) Ah, Dio! Come sono contenta! E adesso che fame e che sete!

RENZO – E io?

RENATA – Ma la bottiglia dello «champagne» è vuota!... (si mette a mangiare).

RENZO – Ce ne sono delle altre! Tutte per la propaganda elettorale... (stura una bottiglia).

RENATA – (si mette a ridere forte) Oh! Oh!

RENZO – Che cosa hai?

RENATA – Penso che mentre noi siamo qui, il signor marchese invece è là... È graziosa!... E noi gli mangiamo gli avanzi del pranzo! (levando il bicchiere e bevendo) Alla salute di Filippo.

RENZO – (ridendo) E compagnia!...

RENATA – L'appetito cresce!

RENZO – C'è anche una bella torta, regalo di un gruppo di elettori!

RENATA – Vedi, vedi che risorse a essere deputato! (sospira) Purtroppo capisco che è necessario che tu lo sia! Eh, sì! E verrò a far propaganda per te... «Bevete alla riuscita a deputato del conte Ulivieri! Brindiamo alla salute della sua signora!» (tocca il suo bicchiere con quello di Renzo).

RENZO – (beve egli pure) Evviva! Adesso basta coi brindisi!

RENATA – Un altro brindisi a Filippo e poi più!

(Si batte alla porta in fondo).

SCENA II.

Renata, Renzo e Adriano.

RENATA – (sorpresa, a bassa voce) Hanno bussato.

RENZO – Zitto!

(Si torna a bussare).

RENZO – Chi è?

ADRIANO – (di dentro) Io. L'amico Adriano.

RENZO – Che cosa vuoi? (seccatissimo).

ADRIANO – Flavia mi manda a sentire se tua moglie è qui.

RENATA (che seguita a mangiare e a bere, fa cenno a Renzo di dire di no).

RENZO – Renata? No, non è qui.

ADRIANO – In albergo non c'è.

RENZO – Oh guarda! Sarà al ballo!

ADRIANO – Ma che?! Si aggirerà certo qui attorno per sorprenderti! Vuoi che guardi io se la vedo?...

RENZO – Bravo! Guarda.

ADRIANO – E tu fa le cose a modo!

RENATA – (a bocca piena) Grazie.

ADRIANO – (interrogando) Eh?...

RENZO – Ho detto grazie...

ADRIANO – E se mia moglie ti telefona, dille che sono già venuto ad avvisarti... Hai capito?

RENATA – Sì!

RENZO – (più forte) Sì.

(Pausa).

RENATA – Un bel seccatore. Capisco, poveraccio, che era mandato da Flavia...

RENZO – Vorrei in po' sapere perchè quella signora s'interessa tanto a te...

RENATA – Le piangeva il cuore?

RENATA – E fu anzi lei che si offrì ad accompagnarmi qui...

RENZO – Come pure fu lei, immagino, che ti cacciò in testa l'idea che qui avevo un'amante...

RENATA – Capirai! Essa conosceva il resto e...

RENZO – (prorompendo) Quale resto? Adunque è stata lei a spingerti contro di me?... Eh, lo so, lo so! Vedi; la tua disgrazia è di averla avuta per amica e il tuo torto è di averle creduto! (accalorandosi) Mi è sempre stata cordialmente antipatica! Ah, ma le parlerò chiaro io, e dirò a quella donna detestabile e insoffribile che essa è meritevole di tutto il mio e il tuo disprezzo!

RENATA – (ha sospeso di mangiare, guarda Renzo e a poco a poco aggrotta la fronte, si meraviglia e finalmente scatta in piedi) Dilla tutta! Dilla tutta! È una tua amante anche lei!

RENZO – (frenandosi) Chi?

RENATA – Flavia! Eh, non c'è da sbagliare... L'accanimento verso di lei ne è una prova! Il metodo! Il tuo metodo!!

RENZO – Mi ero un po' eccitato pensando al male che ti fa la signora Flavia che si finge amica tua! Ebbene, ti giuro che non è e non sarà la mia amante!

RENATA – Allora è stata!

RENZO – Benissimo! E dire che mi promettevi di non essere più gelosa e sospettosa!...

RENATA – Io non so più in che mondo mi sia... Ho il dubbio che la testa mi giri... Anzi mi gira certamente. E pensare che suo marito non si è mai tanto divertito come durante il viaggio in treno, a leggere sul giornale di una tua avventura con la moglie di un tuo amico... E l'amico era lui!

RENZO – Dopo tutto è carina! (ride).

RENATA – (guarda Renzo facendosi vento e piange e ride bambolescamente) Io non so se ci sia più da piangere o da ridere... È enorme!... È gelosa! È gelosa lei... per me! E adesso capisco il perchè essa ha voluto accompagnarmi, ecco perchè manda qui suo marito, ed ecco perchè vuole anche telefonare! Fino il coraggio di telefonare! È troppo!

SCENA III.

Detti e Adriano.

ADRIANO – (battendo alla porta) Senti, Renzo...

RENATA – Lui! Di nuovo! Fallo entrare e mi sentirà! (risoluta).

ADRIANO – Una parola...

RENATA – O vado io! (si alza).

RENZO – Insomma, Renata, non permetto!... Tu resta qui... Vado io un momento. (corre via, chiudendo dietro di sè la porta).

RENATA – Dì che apra gli occhi quell'imbecille con la sua cara moglie..(si sente il campanello del telefono) E telefona! È di parola lei! (va all'apparecchio furiosa) Ah, ma adesso mi sente! Pronto! Mi meraviglio che voi abbiate ancora la sfrontatezza di comparirmi davanti. So tutto! Eh? Ci vuol altro che delle esclamazioni interrogative! Sì, me lo ha confessato mio marito stesso! È un abbominio! Mi facevate un mondo di moine e mi tradivate! Sì! Voi! Voi! Eh? Che cosa dite? Era lui! Chi lui?... Mio marito che vi abbracciava e vi baciava?! Chi?... Pronto! Pronto! Ma con chi parlo? Non siete Flavia?... Emily! Siete Emily?! Lei?! Oh! Oh! (resta esterefatta con il trasmettitore in mano) E abbracciava e baciava anche la bonne!

SCENA IV.

Renzo e Renata.

RENZO – (entra soddisfatto) Se ne è andato! (a Renata) Ebbene? Che cosa hai?...

RENATA – Anche Emily! (con tutto lo sdegno).

RENZO – Quale Emily?

RENATA – La nostra bonne! Un'altra!

RENZO – Chi ti ha detto?

RENATA – Il telefono!

RENZO – Senti, Renata, hai bevuto un pochino troppo...

RENATA – Credevo che parlasse Flavia ed era Emily.

RENZO – Naturale... Lo champagne ti fa sentir doppio!

RENATA – E quella voce...

RENZO – Poteva essere magari della telefonista...

RENATA – La quale dice che tu l'abbracciavi... Bravo! Anche lei!

RENZO – Ma no, ma no... (ridendo) Dopo tutto mi fa piacere, sai, questa tua gelosia, ingiustificata gelosia, che mi dice tante belle cose, che mi assicura che la mia Renata mi vuol bene, che mi ha voluto sempre bene...

RENATA – E ride! E ride! Senti: tu devi ringraziare non so se più il Signore Iddio o questo champagne che mi danno la forza di mantenermi calma, altrimenti...

RENZO – Altrimenti?... Vieni qui, qui vicino a me, buona. Voglio vederti ridere come poco fa... Dopo tutto se mi mostro così affettuoso con te, vuol dire che non mi accaloro troppo per le altre.

RENATA – Le altre?... Vedi! Intanto tu ammetti che vi siano delle altre; e quelle avranno tutte le arti per piacere, che noi donne per bene non conosciamo. Siamo troppo ignoranti noi e troppo deboli (animandosi). Ma se anche Flavia ha tutte le arti per innamorare gli uomini, le avrà apprese da altri amanti prima di te, perchè suo marito, quello stupido, non può averle insegnato niente! (commuovendosi e ridendo, vinta dalle carezze del marito) Come sai fare tu, seduttore! E io, lo so, dovrei scappare via di qui, non vederti mai più, ma non posso alzarmi!... Mi sento le gambe tremare per l'emozione... E poi anche se me ne andassi via stasera, tornerei domani da te!... Ah, Dio! Che caldo!Avete il calorifero?...

RENZO – Siamo in aprile...

RENATA – Forse è il vino, forse sei tu, non so, ma ho caldo!

RENZO – Anch'io, ma io so che cosa è!... tesoro bello, mi viene un'idea. Se scappassimo via e piantassimo collegio, candidatura, elettori?...

RENATA – Sai che cosa ho sognato io l'altra notte? Una cosa terribile! Che tu avevi fatto fiasco nelle elezioni e mentre tu ti adiravi, io invece ero contentissima, e mi sono svegliata ridendo. Vedi! Sono cattiva anch'io! Ma no. Anche se ne avrò dispiacere, diventa pure deputato, e di quel mio riso ingiusto ti domando perdono... sulle tue ginocchia! (lo abbraccia teneramente).

RENZO – (la stringe al petto e la bacia con ardore) Dunque non ci tieni più tanto che io diventi onorevole?

RENATA – Non sei onorevole abbastanza! (con gioia). Rinunzi? Rinunzi? Davvero?!

SCENA V

Detti e Filippo.

FILIPPO (esce pian piano dalla sua camera, si ferma sul ballatoio, vede i due e si ritira).

RENATA – Non c'è che dire! L'avventura di questa sera è originale...

RENZO – Sì! E non ti dispiace d'essere qui?

RENATA – Con te?

RENZO – Ci resteresti tutta la notte?

RENATA – (china la testa) Permetti?

RENZO – Che fai?

RENATA – Arrossisco!

RENZO – Prendi! (la bacia sul collo).

RENATA – Ah, che brividi dà lo champagne...

SCENA VI.

Detti e Filippo.

FILIPPO (è uscito di nuovo e getta un foglietto di carta ben piegata sulla tavola e si ritira).

RENZO – Che c'è?... Un biglietto (lo apre e legge): «È tardi e si vorrebbe uscire. Tante scuse – Filippo».

RENATA – Troppo giusto.

RENZO – Ma devono passare di qua. Noi abbiamo finito di cenare e tu potresti andare nella mia camera.

RENATA – Vieni anche tu?

RENZO – Naturale! avverto Filippo e sono da te.

RENATA – Dio mio! Mi cascano i capelli! Guarda in che stato mi hai ridotta! Ed io che era venuta qui per sorprenderti con un'altra, finisco per sorprendere me stessa. Sono io la tua amante, entrata qui di nascosto, tremando... Si trema per solito in queste circostanze?

RENZO – Andiamo, via, vieni...

RENATA – (con caricatura) Dove mi porti?... E se arriva tua moglie, Renzo?... Dio mio, ci ucciderà! Fammi dimenticare il rimorso! Dammi l'oblio, l'ebbrezza!

RENZO – Per l'ebbrezza basta, tesoro!

RENATA – Non sei più il gallo della Checca. Sei il mio gallo!

RENZO – Che rientra nel suo pollajo!

RENATA (entra a sinistra).

RENZO – (ai piedi della scaletta) Pss! Pss! Filippo!

SCENA VII

Renzo e Filippo.

FILIPPO (mette la testa fuori dall'uscio).

RENZO – Puoi scendere. Noi ce ne andiamo via.

FILIPPO – (scendendo) Via dove?

RENZO – Non ho più ragione di star qui,una volta che rinunzio alla candidatura.

FILIPPO – Tu?!

RENZO – L'ho promesso a Renata. È meglio!

FILIPPO – Ma come? E le tue conquiste? Le donne di Sessana che ti aspettano?

RENZO – (scuotendo il capo) Se sanno che sono qui in un tête-a-tête con mia moglie, perdo tutto il prestigio!

FILIPPO – (inalberandosi) Ma io non posso rinunziare...

RENZO – Va bene, e tu resta! (ridendo) Diventai tu candidato.

FILIPPO – Io?

RENZO – E perchè no? (piano) Se si sa che hai conquistato la moglie del Morotti, diventi il trionfatore!

FILIPPO – Tu vaneggi!

RENZO – Avresti finalmente uno stipendio.

FILIPPO – Ma io sono di opposizione al Governo...

RENZO – Meglio: così il Governo ti appoggia! Chiedi consiglio a Caterina e mandala via! (entra a sinistra).

FILIPPO – È pazzo da legare! (si avvicina alla scala) Virginia! Non c'è più nessuno. Vieni!...

SCENA VIII.

Filippo e Virginia.

VIRGINIA – (uscendo dall'uscio in alto) Dio mio! Come è tardi! E m'aspetta la zia!

FILIPPO – Dirai che sei stata a ballare! Se ti fermassi a mangiare un poco? (guarda sulla tavola) Ma quei due cari coniugi non hanno lasciato più che le briciole!

VIRGINIA – Tu mi accompagnerai?

FILIPPO – Naturale! (sospira) Purtroppo dobbiamo lasciarci!

VIRGINIA – Solo fino a domani, spero.

FILIPPO – Vado ad aprire. (dalla porta penetra la pallida luce della luna tra la nebbia. Filippo prende per mano Virginia e entrambi spariscono adagio adagio nel fondo. La scena rimane un istante vuota; poi, dopo un momento, Virginia e Filippo rientrano di corsa trafelati e presi da spavento).

VIRGINIA – La voce di mio marito!

FILIPPO – Egli è con altri che si indirizzano da questa parte. (chiude la porta) È la fatalità! Va, Virginia, torna su, presto...

VIRGINIA (sale le scale ed entra).

FILIPPO – (asciugandosi la fronte corre a battere alla porta a sinistra) Renzo! Renzo! Era meglio che seguitassi a non avere avventure!

SCENA IX.

Renzo e Filippo.

RENZO – (entrando) Che c'è? Che cosa hai? Vuoi darmi una risposta per quanto t'ho detto?

FILIPPO – Altro che risposta! Morotti insieme ad altri che non ho potuto distinguere, stanno lì fuori in agguato. Noi siamo rientrati di corsa...

RENZO – E così?...

FILIPPO – Mi hanno creduto te insieme a una donna...

RENZO – La signora Gusberti, scommetto!

FILIPPO – Già e... (si batte all'uscio di fondo) Sono qui!...

RENZO – Benone! Tu va a tranquillizzare quella donna.

FILIPPO – Sarà di nuovo svenuta! (in fretta sale la scala ed entra).

SCENA X.

Renzo, Morotti, Valerio, Capozzi, Sfondini e Terni.

RENZO – (va ad aprire) Oh! Il Comitato in massa! A quest'ora? E anche lei, signor Morotti?

MOROTTI – (saluta con aria fiera, spavalda) In Italia non è questa un'ora conveniente per entrare in casa dei candidati avversari, ma in America non ci si bada!

RENZO – E lei desidera?

MOROTTI – Niente altro che constatare un fatto. Oramai anche da noi la lotta elettorale si fa con sistemi moderni. A colpi di sorpresa.

RENZO – Venga alla conclusione!

MOROTTI – Eccola. Sono qui perchè questi signori hanno chiesto a me la prova di quanto ho asserito nella Voce del popolo.

RENZO – Vale a dire che qui è il ritrovo dei miei amori...

MOROTTI – Precisamente.

RENZO – (con sdegno) E questi signori sono venuti a patti con lei...

VALERIO – L'accusa era troppo grave...

SFONDINI – E noi siamo qui appunto perchè abbiamo la certezza che venga smentita.

TERNI – E aspettiamo!

IL COMM. CAPOZZI – Si discolpi!

VALERIO – Parla! Che cosa fai?

RENZO – (che ha guardato or l'uno or l'altro di quei signori, trattiene a stento le risa) Che faccio? Vi guardo! E francamente, più che le parole del signor Morotti, mi divertono le vostre fisionomie, e mi divertono tanto, che mi domando come mai io abbia potuto prendere sul serio voi, collegio, candidatura, elezioni...

VALERIO – Ma queste sono insolenze belle e buone!...

IL COMM. CAPOZZI – Noi abbiamo chiamato lei a rappresentare la moralità privata e pubblica...

TERNI – E se invece lei stesso fornisce agli avversari le armi, e che armi...

SFONDINI – È una rovina!

VALERIO – Insomma questa donna c'è o non c'è?

RENZO – (calmo) C'è.

VALERIO – Ha dunque ragione questo signore?

RENZO – Sì!

TERNI – E lo dice con tanta calma? Oh!

MOROTTI – E poichè lo confessa, ci dica almeno dov'è...

RENZO – (segnando la sua camera a sinistra) È là!

MOROTTI – (muovendosi) Benissimo.

RENZO – (gli impedisce il passo) Un momento!

TUTTI – Scusi... ma...

RENZO – Non voglio imposizioni da nessuno! (bussa all'uscio di sinistra) Puoi venire di qua un momento?

TUTTI (sono sorpresi della calma di Renzo).

SCENA XI.

Detti e Renata.

RENATA – Sei solo?

RENZO – No, tutt'altro. Vestiti, tesoro!

TERNI – Tesoro?!

IL COMM. CAPOZZI – Ma questa è una sfida bella e buona (tutti sono adontati).

RENATA (entra e vedendo tanta gente scappa, vergognosa, dietro l'uscio).

VALERIO – La signora Renata?!

IL COMM. CAPOZZI – Sua moglie?

RENZO – Precisamente. Mia moglie!

VALERIO – Come mai essa è qui?

RENATA – Ma io ci sono dalle nove di questa sera!...

MOROTTI – Accidenti, che granchio!

VALERIO – Allora, signor Morotti...

MOROTTI – (piglia un'aria disinvolta) Mah! In America quando si ha torto si confessa di averlo! Ebbene, io ho avuto torto. E domani la Voce del popolo ritratterà e il Morotti avrà la pena che si merita. L'obbligheremo a ritirare la sua candidatura.

RENZO – Non importa, giacchè io rinuncio alla mia!

VALERIO – Come?

IL COMM. CAPOZZI – Perchè?

TERNI – Se ne è avuto a male?...

(Tutti scongiurano Renzo a recedere).

RENZO – Sono irremovibile! L'ho giurato a mia moglie!

RENATA – (si avanza stendendo le braccia a suo marito) Oh!, caro!

RENZO – Renata! In quello stato?!

RENATA – Pardon! (si ritira di nuovo dietro l'uscio).

VALERIO – Ma adesso come si fa?

TERNI – Un'altra tegola sulla testa!

IL COMM. CAPOZZI – Alla vigilia delle elezioni...

VALERIO – Trovaci almeno una soluzione...

RENZO – Ebbene, signori! (con solennità) Il candidato c'è! Un gentiluomo della più antica aristocrazia ma di idee liberalissime! È lui che ha scritto il mio programma, è lui l'anima di questa campagna elettorale: il marchese Filippo Labaschieri!

VALERIO – Il tuo segretario!

RENZO – Non segretario, il mio illustre amico! (con molta ironia) E se il caro Morotti, dietro compensi morali naturalmente, non lo combatterà...

MOROTTI – Una volta che io mi ritiro...

RENZO – Ecco...

MOROTTI – Potrei appoggiare anche quella candidatura.

RENATA – (non può trattenere il riso) Lui!

TUTTI (tutti si voltano).

RENZO (corre da lei a raccomandarle il silenzio).

VALERIO – (chiama vicino a se gli altri) Eh! una volta che il conte Ulivieri declina il mandato...

IL COMM. CAPOZZI – Porteremo l'altro!

TERNI – È così di chiara stirpe!

IL COMM. CAPOZZI – Di idee liberalissime...

SFONDINI – Simpatico tanto!

VALERIO – (a Renzo) Ma accetterà?

IL COMM. CAPOZZI – Dov'è?

RENZO – È nella sua camera intento a studiare! (segnando l'uscio in alto).

MOROTTI – Allora possiamo andare. (si avvia verso la scala).

RENZO – Aspettiamo! Chiamo io! Marchese Filippo, Marchese Filippo!

TERNI – Toglierlo dalle sue elucubrazioni!

IL COMM. CAPOZZI – È per il bene della patria!

SCENA XII.

Filippo e detti.

FILIPPO – (uscendo) Sei tu? (rimane meravigliato a vedere tanta gente).

RENZO – (avanzandosi) Fermati ed ascolta!

VALERIO – (solennemente) Signor Marchese1 Abbiamo l'onore di offrirle la candidatura per il Collegio di Sessana!

MOROTTI – Ed io l'appoggerò!

FILIPPO – (guarda Renzo al colmo della sorpresa) Lei mi appoggia! Ma io...

(Tutti cominciano a salire la scala).

VALERIO – Non ci dica di no...

SFONDINI – La preghiamo!

IL COMM. CAPOZZI – Sì? Dice di sì? Oh grazie!

FILIPPO – (trattenendo tutti a metà della scala) Ecco... io...

VALERIO – (con giubilo) Accetta! Accetta!

RENZO – (a Renata) Vedi come è volubile il corpo elettorale! Io sono stato sconfitto!

RENATA – (abbracciandolo) Ma sei il mio eletto!

CALA IL SIPARIO.