Il gallo di Amleto

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IL GALLO DI AMLETO

Caricatura in un atto

diKURT GOETZ

(Traduzione di G. Pautassi)

                                   

PERSONAGGI

IL GALLO

IL PADRONE DEL GALLO

IL RE

ORA­ZIO

MARCELLO

LAERTE

attori drammatici in costume

IL GUERRIERO (lo spettro del padre di Amleto)

IL DIRETTORE DI SCENA

L'O­PERATORE

ANDREA

LA SIGNORA

IL SUONATORE DI PIANOFORTE

IL TRO­VAROBE

Operai, macchi­nisti, elettricisti.

Epoca attuale - In uno stabi­limento cinematografico.

Commedia formattata da

L'interno di un teatro di posa. E' allestito lo scenario del primo atto di Amleto. Il torrione del castello di Helsingor. Sui gradini, verso l'interno, stanno seduti il Re, Orazio, Marcello e Laerte, leggendo il giornale. In un angolo giace un'armatura di ferro, da antico guerriero).

Orazio (alzando gli occhi dal giornale) Però è stu­pido. Cosa ci tengono qui a fare? Ho già letto il giornale due volte, per intero. Perfino la pubblicità! Perché non si comincia?

Il Re                              - Manca sempre uno...

Orazio                           - Chi?

Il Re                              - Il gallo!

Marcello                        - Un nuovo attore?

Il Re                              - No, no! Un gallò vero.

Marcello                        - Va là! Non dire sciocchezze!

(Entra il direttore di scena, seguito dal trovarobe).

Il Direttore di scena      - Siamo intesi, O mi fate avere immediatamente quel maledetto gallo, oppure facciamo a meno di girare. I signori non possono aspettare fino a domattina. Ed io li licenzio...

Il Re                              - Ohilà!

Il Direttore di scena      - Poi vado dal direttore gene­rale a far rapporto. Che non è stato possibile andare avanti perché mancava il gallo che il signor trovarobe si era formalmente impegnato di procurare...

Il Trovarobe                  - Io... Io ho data la commissione... Non l'hanno portato. E' forse colpa mia?

Il Direttore di scena      - Silenzio, quando parlo io! Un po' di disciplina! Siete un buono a nulla! In fin dei conti vi ho chiesto un gallo e non una tigre del Bengala!

Il Trovarobe                  - Le assicuro che...

Il Direttore di scena      - Sì?... E allora, fuori il bi­pede! Dov'è? Fatemelo vedere...

Il Trovarobe                  - E che ne so io? Dovrebbe essere qui. Non c'è?! Io, che c'entro?

Il Direttore di scena      - Sta a vedere che il responsa­bile finisco per essere io! Il colmo! Non vi basta essere negligente! Per giunta insolentite anche il vostro supe­riore! (Nervoso, cammina su e giù per la scena). Ecco la verità! Ci si lambicca il cervello giorno e notte per esco­gitare qualcosa di decente, per creare il capolavoro. E dove si inciampa? Perché si naufraga? Ci sono mille pollai qui in giro! Non si è stati capaci di trovare la mi­seria di un gallo!

Il Re                              - Scusate, direttore, a che doveva servire la bestia?

Il Direttore di scena      - (al Re) Quando lo spettro deve eclissarsi... vi ricordate? Shakespeare dice... «Le lucciole, sbandandosi, stanche, preannunciano l'aurora »... Filmare le lucciole non è possibile... Vi sembra? Io faccio cantare un gallo.

Il Re                              - Bravo-.!

Il Direttore di scena      - Lo sincronizziamo., quando apre il becco.- cosi... (colle dita fa l'imitazione di un becco che si apre e colla bocca quella del canto). Lo spettro scompare al tempo... Avete capito?

Il Re                              - Magnifico!

Il Direttore di scena      - E' una mia trovata... debol­mente... una delle tante...

Il Re                              - Originale, non c'è che dire!

Marcello                        - Però, anche Shakespeare ne aveva di si­mili! Nella prima scena, dice, appunto parlando dello spettro : « Ed ei favellava ancora, allorché il gallo co­minciò a cantare »,..

Il Direttore di scena      - Dice così? Tò, non lo sa­pevo. Mi fa piacere... Trovarobe! (Al trovarobe che, scoraggiato, è rimasto in attesa) Trovarobe!

Il Trovarobe                  - Comandi!

Il Direttore di scena      - (più energico) Trovarobe!

Il Trovarobe                  - Son qui, ai suoi ordini.

Il Direttore di scena      - Sarei curioso di sapere perché siete qui...

Il Trovarobe                  - In qualche luogo bisogna ben che ci stia!

Il Direttore di scena      - Perdinci, ma lo fate per par­tito preso... Siete idiota, oppure ci pigliate gusto a fin­gervi tale? Correte al telefono. Chiamatemi il gallo!

Il Trovarobe                  - Ho già telefonato tre volte. E' per la strada. Sta venendo.

Il Direttore di scena      - A che ora avete telefonato l'ultima volta?

Il Trovarobe                  - Alle due.

Il Direttore di scena      - Sono le tre e mezzo.

Il Re                              - Qualcuno se l'è mangiato cammin facendo.

Il Direttore di scena      - Telefonate di nuovo, vi dico!

Il Trovarobe                  - Sissignore, subito.(Esce).

Orazio                           - Quando avrebbe dovuto essere qui?

Il Direttore di scena      - Alle dieci. Forse, per un gallo, era un po' presto. (Eccitato, ricomincia a cammi­nare in su ed in giù) Quell'animale di un trovarobe viene a vantarsi di aver scoperto un individuo che possiede un gallo ammaestrato... Ha avuto il coraggio, quel fara­butto, di pretendere cento lire anticipate per far cantare il suo fenomeno, una volta sola ! E adesso bisogna anche aspettarlo...

Il Trovarobe                  - (entra correndo) Il direttore generale è chiamato al telefono...

Il Direttore di scena      - Il direttore generale non è ancora arrivato. Chi lo vuole?

Il Trovarobe                  - La signora Lola Mendez, la prima donna...

Il Direttore di scena      - Dite a quella smorfiosa che non c'è

Il Trovarobe                  - Glie l'ho detto. Allora ha insistito. Vuol parlare con lei, signor direttore...

Il Direttore di scena      - E ditemi subito che sono io quello che deve andare al telefono, pezzo di somaro! (Esce di corsa).

Il Re                              - (al trovarobe) La vita è dura, paperino mio!

Il Trovarobe                  - Bisogna saperla prendere. Se nasco un'altra volta, ritorno a fare lo stesso mestiere».

Il Re                              - Ssst! Zitti, ragazzi, ssst! Non sentite niente?

(Si mettono a origliare).

Orazio                           - Infatti. Ci deve essere qualcuno che russa.

Il Re                              - (andando vicino all'armatura di ferro) Viene di qui. Dal guerriero antico. Accidenti che registro! Ma... Lì dentro c'è qualcuno!

Laerte                            - Alza la visiera, su...

Il Re                              - Una parola!... Aiutatemi. (Tutti aiutano. La russante armatura viene alzata un tantino, ma poi perde l’equilibrio e ricade a sedere) Oppia!

(Dietro la visiera aperta compare una faccia rotonda e lustra di beone).

Il Guerriero                   - (che deve sostenere la parte dello spettro del padre di Amleto) Porco cane, che c'è? (Parla con comiche cadenze dialettali).

Il Re                              - E tu? Chi sei? Che ci stai a fare lì dentro?

Il Guerriero                   - Io sono lo spettro del padre di Amleto. Dalle dieci sono qui. Aspettavo. Mi chiamo Pedrini...

Orazio e Marcello         - Piacere. Ciao, Pedrini!

Il Guerriero                   - E' arrivata finalmente quella maledetta gallina ?

Il Re                              - Non ancora.

Il Guerriero                   - Che il diavolo se la porti. Sentite, uno di voi vuol essere così gentile da tirarmi su con una car­rucola? In quest'uniforme non è possibile alzarmi.

Il Re                              - (al trovarobe) Fa il piacere. Metti giù uria corda. Con un uncino, se è possibile.

Il Trovarobe                  - Sta bene. (Esce).

Il Guerriero                   - Ve lo garantisco io, signori miei: in questa armatura non si vive molto bene...

                                      - (La corda con l'uncino è apparsa e scesa fino all'al­tezza del guerriero).

Il Re                              - (grida) Un momentino più giù. (La corda scende ancora). Alt! Basta. (Attacca l'uncino all'arma­tura, all'altezza della schiena) Su, ragazzi, tirate.

Tutti                              - (afferrano la corda e tirano).

Il Re                              - Op~Jà, op..Jà!

Il Guerriero                   - (oscillando nell'aria) Ah! Questa è un'impressione piacevolissima, signori miei! Grazie. Ora basta, però. A stare in piedi ce la faccio.

Il Re                              - Oh! Bene! Hai visto? (Leva l'uncino),.

Il Direttore di scena      - (entra irritatissimo) E' la se­rie che continua. Adesso anche l'illustre (Lola Mendez fa la preziosa. Le è venuta l'emicrania, poverina! E quando le telefoneremo che il gallo è arrivato, sarà lei a rifiutarsi di comparire! Avrò lo svegliarino, ma verrà a mancarmi l'interprete.

Il Re                              - Che parte fa? Ofelia?

Il Direttore di scena      - Macché ! Amleto !

Il Re                              - Naturale! Scusate la domanda ingenua.

Il Guerriero                   - (con gran rumore di metalli si avvicina al direttore di scena) Direttore, scusate... sono qui dentro dalle dieci di questa mattina. Ora sono le quattro...

Il Direttore di scena      - Amico mio, che ci volete fa­re? E' la ventesima volta che lo ripeto. Non è possibile girare la vostra scena se non c'è il gallo! (Grida) Tro­varobe!

Il Trovarobe                  - (entra, come sempre, trafelato) Sis­signore, eccomi...

Il Direttore di scena      - Telefonate subito al diretto­re generale. Che si decida a venire. Altrimenti la Men­dez continuerà ad avere l'emicrania...

Il Trovarobe                  - Sissignore, subito. (Esce di corsa. Esce anche, dal fondo, il direttore di scena).

Il Re                              - (ad Andrea, che entra) Ciao, Andrea, come va?

Andrea                          - (bel giovane, elegante, intelligente. E' in cap­potto e cappello, con una busta di cuoio) Salute a voi, ragazzi. Contro pagamento di due lire cadauno, son pronto ad insegnarvi l'arte di fermare per la strada qualsiasi signora che vi piaccia, senza correre il pericolo di fare una brutta figura... Offro il sistema colle massime garanzie. In caso di insuccesso rimborso il denaro...

Marcello                        - Però... sono curioso...

Andrea                          - Più che legittimo... Dunque, fuori le due lire... (Marcello, il Re, Laerte, Orazio danno le due lire) ... e attenti. Se proprio ci tenete a fare intima co­noscenza di una bella donna inabbordabile, avvicinatevi a lei con disinvoltura non priva però di molto rispetto e ditele a bruciapelo: «Le domando perdono, signora. Da tempo ammiro il di lei profilo. Lei è un tipo straor­dinariamente fotogenico! Per caso, non sarebbe disposta a posare per un film? ». L'effetto è semplicemente sba­lorditivo. Alla parola magica film, il gesto altero della testa si attenua, l'atteggiamento disdegnoso di protesta si mitiga, la risposta furibonda si smorza, muore sulle labbra. I suoi occhi, azzurri, o neri, o grigi che siano, si illuminano e si fermano indagatori sul vostro viso sbarbato e dopoché le avrete fatto capire che siete nel cinema, o comunque che ci avete rapporti, per almeno sei settimane non si staccherà più di un centimetro dalla vostra pelle!

Il Re                              - Be'... Ma hai anche trovato il metodo per sbarazzartene più tardi?

Andrea                          - (indignato) Mi fai schifo... Sei un immo­rale... Vergognati! (Agli altri) Per due lire non mi è già possibile darvi l'enciclopedia! No? Ma ora sul serio, ragazzi Lasciate che vi racconti... Da ieri sera sono pazzamente innamorato. Come se fosse la prima volta in vita mia!

Laerte                            - Ti faccio presente che tutte le tue storie cominciano sempre a questa maniera...

Andrea                          - Oh! Ma questa è tutt'altra cosa! Statemi a sentire. Ieri sera. Nell'autobus della stazione. Mi siedo. Dirimpetto a me vedo una... ma che donna... un angelo, un cherubino...

Laerte                            - Tira via,.. Dunque, il colpo di fulmine!

Il Re                              - Tu hai una malattia di cui ti devi curare, Andreino mio. Dunque, dicevamo : ... il trucco ha fatto effetto e...

Andrea                          - (scimmiottandolo) Il trucco ha fatto effetto! Per servirti... Mi ha sorriso come soltanto una divinità può sorridere, ha dischiusa una boccuccia adorabile, as­sassina, e parlando con un formidabile accento ameri­cano, intercalato da risatine, infiorato di esclamazioni, ammorbidito di sospiri, mi ha detto: «Aho! E' very gentile da parte di voi! Che volere portare me nel ci­nema! Aho! Yes! Moltissimo gentile! ». Ma io mi sono immediatamente affrettato a dichiararle che non ne avevo affatto l'intenzione. Che lei era troppo squisita, troppo incantevole, troppo fine signora per venirsi ad impan­tanare qui dentro. Che io l'amavo di già e che mi sarei fatto a pezzi pur di essere contraccambiato. E la sua risposta? Figliuoli! Oh! Da diventar matto sul colpo, parola d'onore! «Voi avete qualche cosa di very lovely, aho, yes, di molto carino, come si dice, in vostre piupille! Io credere che voi potrete diventare un buono, eccellente friend, aho, yes, vecchio amico di me » !

Il Re                              - (tossisce forte, con intenzione),

Andrea                          - (getta via la busta di cuoio, si precipita su di lui e lo prende pel collo) Ritira l'ingiuria, barbone che non sei altro!

Il Re                              - Aiuto, soccorso!

Il Trovarobe                  - (entra accompagnando una bellissima ed elegantissima signora) La signora, qui, desidera...

Andrea                          - (allibisce, scorgendo la straniera di cui stava parlando) Cielo! Voi qui, signora?

La Signora                    - Good bye, amico mio! Sono io, tale e quale voi vedere me ! Aho ! Yes !

Andrea                          - Ma come mai siete venuta fin qui?

La Signora                    - Con un taxi!

Andrea                          - (interdetto) Con un taxi? Oh!

La Signora                    - Appena ho saputo voi essere qui- per girare nuovo film... sono volata... Forse potete subito, immediately, occupare me! Ali right!

Il Re                              - (preso dalla di lei fresca bellezza) Accidenti!

Andrea                          - (facendo le presentazioni) Il mio collega Emilio.

La Signora                    - Perché avere voi detto: accidenti?

Il Re                              - (baciandole la mano) Perché ... perché ... si­gnora... La vostra presenza qui, in carne ed ossa, riesce a farmi sembrare meschina perfino l'entusiastica descri­zione fattaci or ora dal nostro collega.

La Signora                    - Aho! Voi siete un very amabele signore! Yes! Io credere che voi potrete diventare buono, eccel­lente vecchio amico dì me! Aho, yes! Dunque il signor Andrea ha parlato a voi di io?

Il Re                              - Parlato? Non dice! Ha cantato, è andato in estasi, ha compiuto un rito, come un fanatico!

La Signora                    - Aho! Egli essere un moltissimo grosso baby!

Andrea                          - (presentando) Il mio collega Renato...

Laerte                            - (baciandole la mano) Felicissimo, incantato, sempre ai vostri ordini, bella signora!

La Signora                    - Anche io, yes! Io credere che voi pure potere diventare mio buono, eccellente e vecchio amico dì me!

Andrea                          - (continuando a presentare) Il mio collega Roberto...

Marcello                        - Signora, non ho in questo momento che un solo, prepotente desiderio: quello di diventare anch'io, eventualmente, un buono, eccellente vecchio amico vostro!

La Signora                    - Certainly! Senza dubbio! Aho! Yes. Loro sono tutti very simpaticissimi cavalieri!

Andrea                          - (ai colleghi) Volete farmi un favore? Lascia­temi un attimo solo con la signora!

(Facendo un inchino alla signora, si ritirano in fondo).

Una voce                       - E' arrivato il gallo!

Il Guerriero                   - (dall’armatura, con voce cavernosa) Il gallo? Dio sia ringraziato! Dov'è? (Esce rumorosa­mente).

Andrea                          - Signora! Non abbiatevene a male. Vi scon­giuro. Ma devo ripetervelo. Senza avere la fortuna di conoscervi, mi sono permesso di rivolgervi la parola. Ma quello del film, del cinema, è stato un pretesto e, quel che è peggio, un trucco. Lo confesso. Non era assolutamente mia intenzione... Una leggerezza inquali­ficabile! Non lo nego...

La Signora                    - Voi essere grossissimo baby! Voi avete detto io essere fotogenica! Avete promesso farmi girare...

Andrea                          - Per ora è soltanto la mia testa che gira, creatura deliziosa! La colpa è tutta mia, lo dichiaro.

La Signora                    - Aho! Dunque! Ogni colpa a questo mondo bisogna essere punita! Yes! Per penitenza do­vrete farmi lavorare in film!

Andrea                          - E se rifiuto?

La Signora                    - E allora pregherò vostro collega, il Re... (fa un movimento, come se volesse andare dal Re).

Andrea                          - Alt! (Riflette un momento) Oppure, no,. Accomodatevi. Fate come vi garba! Tanto... (Caricato) Se anche lui deve diventare il vostro buono, eccellente e vecchio amico! Ed anche Orazio, ed anche Marcello! Ed anche Laerte! Avanti avanti! Servitevi!

La Signora                    - Voi siete», come si dice? Otello! Siete goloso! Aho, nou! Siete geloso!

Andrea                          - Niente affatto.

La Signora                    - Perché voi amate me, moltissimo.

Andrea                          - (sincero) Verissimo. Vi amo. Ma andiamo via di qui.

(La Signora                   - Bisognerà vedere.»

Il Direttore di scena      - (entra col padrone del gallo) Ma, caro il mio signore, cosa vi credete? Vi si aspettava alle dieci. Sono le quattro. Si può perdere tanto tempo per aspettar coso... li... come si chiama? (Indica il gallo).

Il Padrone del callo       - Orfeo, 6i chiama. Un bel nome, eh?

Il Direttore di scena      - Orfeo! Ma benissimo! Orfeuccio caro, vuoi mangiare un boccone? (Prende dalle mani del trovarobe una pagnottella imbottita che costui aveva cominciato a mangiare) Prendi, gioia». (Stacca un pezzettino dalla pagnottella).

Il Padrone del gallo      - Guardatevi. Declino ogni re­sponsabilità. Orfeo non deve mai mangiare fuori pasto, mai!

Il Direttore di scena      - Perbacco... non me lo sarei mai immaginato-, scusate. (A tutti) Ragazzi, ci siamo.

Il Trovarobe                  - (gridando) Pronti! - (Via dal fondo).

Il Re                              - Finalmente!

Laerte                            - Non ci credevo più!

Il Direttore di scena      - Giù due lampade Jupiter!

Il Trovarobe                  - (dal fondo) Elettricista! Giù due lam­pade Jupiter!

L'Elettricista                 - (dall'alto) Eccole.

Il Direttore di scena      - I riflettori! (Al trovarobe che è rientrato) Venga l'operatore!

Il Trovarobe                  - Operatoreeee!

Il Direttore di scena      - Scommetto che è sotto, in cantina, tanto per cambiare. Trovarobe, spicciatevi, an­date a cercarlo... E telefonate alla signorina Mendez che siamo pronti e non si aspetta che lei...

Il Trovarobe                  - Gran Dio! Mi ricordo adesso! La si­gnorina Mendez ha telefonato lei stessa, poco fa. Dice che ha l'emicrania e che non può venire.

Il Direttore di scena      - (furioso). Ah, sì? E allora basta! Io non faccio il comodo di nessuno! (Agli operai che nel frattempo hanno trascinato in scena i riflettori) Sbarazzate via tutto! L'operatore può restarsene in can­tina.» (Al guerriero che è ritornato traballando nell’ar­matura cigolante) E voi, che cosa fate sempre fra i piedi? Spogliatevi una buona volta. Tanto non c'è niente da fare...

(Si comincia a sgombrare).

La Signora                    - Alt! Alto là! Che cosa vi manca?

Il Direttore di scena      - Perché ? Ah! Già!». Poca roba... Soltanto Amleto», l'interprete principale... la diva!

La Signora                    - Chi deve farlo?

Il Direttore di scena      - Lola Mendez!

ìLa Signora                   - Amleto? Ve lo faccio io! Aho! Yes.

Il Direttore di scena      - (dopo un attimo di sbalordi­mento, ma tutto preso dalla grazia e dalla bellezza della signora) Signora!... Lei è molto... Lei è... straordina­riamente... Lei sarebbe... (Come ammattito) Perbacco, ragazzi! Tutti a posto, di nuovo. Si gira... (Eccitatissimo, alla signora) Cara signora, io non so chi lei sia. Ma fa lo stesso. Basta vederla, E poi, il gusto di dare una lezione a Lola! Vuole avere la gentilezza di andare a vestirsi? Mi permette di accompagnarla al camerino? (Le porge il braccio, da compito cavaliere).

Andrea                          - (mettendosi in mezzo) La signora troverà benissimo il camerino da sola! (Al direttore di scena) Vi avverto però che la signora non ha mai visto prima d'oggi un teatro di posa».

La Sicnora                     - Aho! Nou! Con la direzione del signore molto bravissimo, sono sicura che imparerò subito, con molta satisfactione di tutti!

Il Direttore di scena      - (fuori di se per l’entusiasmo) Oh! Signora! Che dice mai! Può essere persuasa che... per quanto dipende da me! (Si inchina continuamente, baciandole la mano).

La Signora                    - Very well! Io credere che voi potete diventare molto (buono eccellente vecchio amico di me!

Il Direttore di scena      - Oh! (Le bacia ancora le mani).

La Signora                    - E adesso vado a me vestire. Troverò, troverò, non temete, da tutta me sola... (Colla mano fa un grazioso saluto a tutti) Good bye! Arrivederci! (Esce).

Il Direttore di scena      - Ma quella non è una donna! E' una fata, una sirena, un sogno...

Andrea                          - Bella, d'accordo. Ma oca.

Il Direttore di scena      - (fissa Andrea, stupefatto) E che se ne farebbe, una donna così, del talento? Il ta lento la disturberebbe. (Grida) Avanti, intanto. Proviamo la scena fra Orazio e lo spettro. Luce! L'operatore dove s'è ficcato?

Il Trovarobe                  - (via di corsa).

Il Direttore di scena      - (al guerriero) Dunque, caro signore... Sì, dico», come vi chiamate?

Il Guerriero                   - Pedrini, per servirla.

Il Direttore di scena      - Pedrini? Benone. Dunque, caro Pedrini. Voi dovete venire nel quadro e scompa­rirvi, in dissolvenza. Inteso? Attento ai movimenti. Quando griderò: «A voi!», dovrete venire avanti, leg­gero, come se camminaste nell'etere, all'incirca fino a questo punto... (Egli stesso fa l'azione che dovrà eseguire lo spettro) Qui giunto, alzate il braccio, minacciosa­mente. Io griderò: «Gallo! ». Voi resterete immobile             - sarà il momento in cui il giallo dovrà cantare - noi in­terrompiamo - voi filate via dal quadro - noi ripren­diamo a girare - voi sarete sparito... E' chiaro?

Il Guerriero                   - (con la visiera alzata, facendo un viso idiota) E come!

Il Direttore di scena      - Dunque proviamo». Signori, ai Vostri posti. Orazio e Marcello sono in piedi. Mon­tano di guardia. Chiacchierano». Avanti, Pedrini.

Il Guerriero                   - Dovete dire: « A voi ». Ad ogni modo, un momento. Non ci sono ancora. L'armatura è pesante!

(Intanto è comparso l'operatore e mette a fuoco l'ap­parecchio di presa).

Il Direttore di scena      - (ali'operatore) Questo qua­dro dovrà essere virato verde... E' notte!

L'Operatore                   - (brontola fra se qualche cosa),

Il Direttore di scena      - Attenzione, si gira... Orazio e Marcello chiacchierano... (/ due eseguiscono). Marcello indica col braccio. teso verso il fendo... (Marcello ese­guisce). A voi! A voi! A voi! Pedrini...

Il Guerriero                   - (entra correndo e traballando sulla scena) Son qui, niente (paura!

Il Direttore di scena      - Alt! Alt! Un'altra volta- Signor Pedrini, voi entrate galoppando come se doveste acciuffare l'ultimo tram a mezzanotte. No! No! Avanzate leggero... libratevi, per così dire, nell'aria! Per tutti i diavoli, siete o non siete uno spettro?

Il Guerriero                   - Naturale che lo sono!

Il Direttore di scena      - E dunque! Su... Da capo... (Pedrini ritorna in fondo fra le quinte). Pronti? Si gira... avanti- musica... Orazio e Marcello chiacchierano... (/ due eseguiscono Fazione) Marcello indica col braccio teso verso il fondo. A voi! A voi! Pedrini! Pedrini! (Il guer­riero avanza). Adagio... Ancora più adagio... Là... adesso un pochino più in fretta... State addormentandovi? Così... fino al centro... Ora alzate lentamente il braccio... (Il guerriero eseguisce). Manco a dirlo, quell'altro! Ma no, non così, come un vigile al crocevia!

Il Guerriero                   - (tira su la visiera e domanda) Cosa dite? Qui dentro si capisce pochissimo.

Il Direttore di scena      - Siete voi che capite pochis­simo: vi ho detto: avanzare con passo leggero, come se vi libraste...

Il Guerriero                   - E dite poco ! Come si fa a « librarsi » con questo po' po' di rivestimento?

Il Direttore di scena      - Ma voi... Siete o non siete un attore? Trovarobe, che razza di attore è costui?

Il Trovarobe                  - Il signor Pedrini viene dal teatro lirico... è un cantante.- e...

Il Direttore di scena      - Dunque, se siete cantante, dovete sapervi muovere sulla scena!

Il Trovarobe                  - Ha perfino cantato il « Lohengrin » !

Il Direttore di scena      - Perdinci! Lohengrin è in maglia di ferro quasi tutta la «era e ti arriva giù dal cielo!

Il Guerriero                   - C'è un equivoco. Io, in « Lohengrin », tiravo la corda del cigno!

Il Direttore di scena      - Madonna! Trovarobe! Da stasera potete considerarvi in libertà! (Grida) Tutto da capo!

(La signora, in costume da Amleto, compare. Escla­mazione generale).

Laerte                            - Signora, tutta la mia ammirazione! (Le ba­cia la mano).

Il Direttore di scena      - (ringalluzzito) Oh! Ma al­lora proviamo subito la vostra scena, signora. La prima la filmeremo dopo. Dov'è il gallo? Il signore del1 gallo? Ah! (Scorge il padrone del gallo e gli si avvicina per parlargli).

La Sicnora                     - (ad Andrea che non le fa alcun compli­mento, con molta civetteria) Eh! Baby! Come voi trovate me?

Andrea                          - Rifiuto di rispondervi.

La Signora                    - Questo mi prova che voi trovare me moltissimo seduceste.

Il Direttore di scena      - (venendo avanti col padrone del gallo) Come facciamo? Siete ben sicuro che il gallo resti immobile al posto dove lo mettete?

Il Padrone del gallo      - Naturale. Fermo. Basta dir­glielo.

Il Direttore di scena      - E come si fa ad avvertirlo di aprire il becco e di cantare?

Il Padrone del callo       - E' sufficiente che io gli do­mandi: «Come fa il gallo mio a parlare? ». E lui canta!

Il Direttore di scena      - Va bene. Ma voi non dovete comparire nel quadro.

Il Padrone del gallo      - Non ci tengo affatto! Sto indietro. L'essenziale si è che la bestia mi veda.

Il Direttore di scena      - Meno male. E che Dio ce la mandi buona. Dunque, signori. La scena è la mede­sima di quella che abbiamo provato or ora. Colla dif­ferenza però che c'è anche Amleto. (Alla signora) Lei, signora, naturalmente, è sorpresa di rivedere così, all'improvviso, il suo vecchio ed augusto genitore. Nel di lei viso deve delinearsi una specie di lotta fra spavento, meraviglia e gioia. Lei capisce benissimo, eh? Possiamo girare. (Mette a posto gli attori) Voi, signore del gallo... qui. Io metterei la bestia qui- Vi pare? Ehi! (Al gallo) Tesoruccio, fa il bravo, eh? Fa il tuo dovere. E voi, signore, potete forse collocarvi qui, per aver sott'occhio il vostro fenomeno. (All’operatore) Tu, guarda un po'... Il signore entra nel quadro, se si mette qui?

L'Operatore                   - (guarda attraverso l’obiettivo) No.

Il Direttore di scena      - Benissimo. Restate qui. Ma non un centimetro di più, mi raccomando. Luce!

Il Trovarobe                  - Luce!

(Si accendono i riflettori).

Il Direttore di scena      - Tutto in ordine? Attenzione, si gira! Musica! Marcello indica col braccio teso verso il fondo... (Marcello eseguisce). Amleto ed Orazio se­guono collo sguardo il di lui gesto... (I due eseguiscono). Lo spettro si avanza... (Pedrini viene avanti. Solleva prime il braccio destro, poi si accorge dell’errore ed abbassa il braccio, sollevando l’altro. Il direttore, disperato, si piega sulle ginocchia ed alza le braccia in alto, senza aver la forza di dire una parola) Il gallo. Su, tocca al gallo... (Tutti restano immobili). Su, voi, fatelo cantare...

Il Padrone del gallo      - (un po' fuori del quadro di presa, grida all’animale) Pio... pio... Come fa il gallo a parlare?

Il Gallo                          - (tace).

Il Padrone del gallo      - (più vivace, insistendo) Come fa il gallo a parlare?

Tutti                              - (stanno a sentire, col cuore sospeso).

Il Gallo                          - (foce).

Il Padrone del gallo      - (rabbioso, avvicinandosi al gallo e quindi ponendosi nel quadro di presa) Vuoi dirmi, o no, come fa il gallo a parlare?

Il Direttore di scena      - Andate via, fuori dal quadro! Mi rovinate tutto... Aaaaaalt!

Il Padrone del callo       - Ma perché ? Voleva cantare proprio adesso. Non avete visto? Proprio adesso!

Il Direttore di scena      - E che mi serve se canta ed io ho la vostra testa sulla pellicola? (Si scompiglia i capelli dalla rabbia). Dio onnipotente! Da capo. (All'operatore) Ma solo dal punto in cui il gallo comincia a cantare... Su, avanti. Si gira... Il gallo!

Il Padrone del gallo      - Come fa il gallo a parlare?

Il Gallo                          - (tace).

Il Direttore di scena      - Aaalt! (Tutti si fermano. Al padrone del gallo) Oh, voi! Dite su. Che succede? Cosa fa il vostro fenomeno? Quello, mi pare, non ha mai cantato in vita sua!

Il Padrone del gallo      - (scoraggiato) Io... non...

Il Direttore di scena      - Straordinario. Un gallo sor­domuto. E doveva capitare a me!

Il Padrone del gallo      - E tutta questa gente qui in­torno, poverino. Forse si vergogna!

Il Direttore di scena      - Ve la devo dire io? La vera ragione? Il vostro gallo è mal ammaestrato, ecco!

Il Padrone del callo       - (come se non avesse sentito bene) Cos'è il mio gallo? (Poi, scoppiando in un urlo di indignazione) Male ammaestrato? (Si avventa contro il direttore di scena).

Il Direttore di scena      - (si rifugia dietro l’operatore) Aiuto! Trovarobe, trattenete quell'energumeno!

Il Padrone del callo       - Raccomandate la vostra anima. Siete voi che l'avete voluto! (// trovarobe, in un impeto di eroica abnegazione, si getta addosso al padrone del gallo e lo afferra, impedendogli di muoversi. Il padrone del gallo cerea di divincolarsi, ruggendo in­giurie inintelliggibili) Il mio gallo è male ammaestrato?

Il Direttore di scena      - Fuori di qui, mascalzone!

Il Padrone del gallo      - Male ammaestrato! Hai sen­tito, Orfeo? Ah! Ah! Ah! C'è da ridere! (Prende il cestino e si avvicina al gallo) Vieni, Orfeo, andiamo a casa. Tanto tu sei male ammestrato!

Il Direttore di scena      - (agli attori) Signori miei, potete svestirvi. Girare in queste condizioni non è più possibile... (Un Oh! generale di rammarico. Alla si­gnora) Però... vogliamo fare ugualmente una presa dei primi piani di Amleto. Lei, cara signora! Giù ancora un paio di lampade Jupiter ed un fondale nero. (Lam­pade e fondale scendono. L'operatore sposta l'apparec­chio. La scena si svolge alla ribalta. Fatta eccezione pel Re, per Orazio e per qualcun altro curioso, tutti gli altri scompaiono dalla scena per andare a struccarsi). Dunque, cara signora. Adesso filmiamo il vostro bel viso. Nelle varie espressioni. Prima sorpresa. Poi gioia. Poi, quando sentite tutto quello che lo spettro va di­cendo, commozione, indignazione, rivolta. (All'operatore) Ci siamo?

L'Operatore                   - Pronti.

Il Direttore di scena      - Dunque, a noi. Prima sor­presa... (L'operatore gira la manovella) ... commista a spavento... Così... sorpresa... magari un pochino più di spavento, no? Per favore... Benissimo. Ora, gioia! An­cora un filo di più... Bellissimo. Adesso, attenta... pro­fonda commozione... più profonda ancora... più... più... Ottimamente... Poi? Poi, vendetta- Così! Grazie. Siete stata grande!

(La signora ha fatto tutto, a bella posta, con una mo­notonia di espressione desolante).

L'Operatore                   - (adulando) Magnifico!

Il Trovarobe                  - (adulando) Mai visto una cosa simile!

Orazio                           - (adulando) Suggestiva, squisita, affascinante!

Il Re                              - Un nuovo astro, ve lo dico io!

Andrea                          - Mentite tutti! Voi, signora, mi dispiace tanto di dirvelo, ma lo ritengo mio dovere, non avete un briciolo di talento. Come artista cinematografica siete un'oca perfetta. Avete fatto tutto con una espressione desolante! Siete una donna graziosissima, è vero; ma non per lo schermo!

(Tutti si atteggiano ad indignati).

Il Direttore di scena      - Ma... ma si è mai sentita un'impertinenza simile?

Andrea                          - No... ma l'avete sentita adesso. Delle due una: o siete degli imbecilli, o siete degli imbroglioni.

(La Signora                   - (tranquillissima) Io dico che... Baby ama me! Aho, yes! Perché è stato l'unico che ha avuto il coraggio di dire la verità. L'ho fatto apposta, per met­terlo alla prova... Non ho cambiato l'espressione del viso, mai. E la prima espressione era la più stupida immagi­nabile. Per ricompensarlo, gli dichiaro che non voglio più insistere perché egli faccia entrare me nel cinema!...

Andrea                          - (le bacia le mani con fervore) Oh! Cara, cara signora mia!

La Signora                    - Anche perché ... purtroppo... nel cinema... io esserci già da dieci anni... yes,.. Mio nome è abbastanza conosciuto! Io essere Hanny Astor.

Tutti                              - (trasecolando) Hanny Astor!

Il Re                              - Lo dicevo io che quella faccia l'avevo già vista in qualche luogo! Sullo schermo l'avevo vista!

Gli altri                          - Ma sì... che stupidi... è vero!

La Signora                    - Io essere arrivata solamente da qualche day... yes, da qualche giorno. In incognito. Volere ripo­sare. Qui, yes. Essere a voi molto riconoscente se non volere dire a nessuno che sono qui...

Il Direttore di scena      - Ma è più che naturale, illu­stre signora! (Esce, urlando dappertutto) Non bisogna dire che Hanny Astor è nello stabilimento!

(La signora ed Andrea, a braccetto, lo seguono ridendo dopo di aver salutato tutti amichevolmente).

Il Padrone del gallo      - (intanto, ha messo per bene il gallo nel cestino ed attraversa la scena, per uscire).

Il Gallo                          - (nel cestino) Chicchirichì! Chicchirichì!

Il Padrone del callo       - (scappa col suo cestino).

Il Gallo                          - Chicchirichì! Chicchirichì!

FINE