Il glicine in fiore

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LUIGI FILIPPO PARRAVICINI

IL GLICINE IN FIORE

Commedia in quattro atti

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Personaggi.

Donna Clara o semplicemente Clara de Boimond - Madre di Mafalda eGuidobaldo. Nonna di Alice e Paolo. Suocera di Amalia.

Mafalda de Boimond - Figlia di Clara.

Guidobaldo de Boimond–Figlio di Clara, Marito di Amalia.

Amalia Rodriguez in de Boimond - Moglie di Guidobaldo. Professoressadi liceo.

Alice de Voduas - Nipote di Clara, fidanzata di Gian Maria.

Gian Maria - Fidanzato di Alice.

I caratteri…

Amalia: tipico personaggio della vecchia Milano. Tenta in tutti i modi di reprimere se stessa in una complicata ragnatela di educazione, senso del dovere, buone maniere, pudore e bigottismo. Se fosse per lei non si dovrebbe mai parlar male di nessuno, in special modo dei parenti. Di fatto

èanimata da un fortissimo istinto passionale, che non riesce in alcun modo a reprimere. Probabilmente in vita sua ha fatto molti sbagli; a cominciare da quello di sposarsi.

La sua dizione è tipicamente settentrionale, unita però ad una vocalità lirica, teatrale, enfatizzata oltre ogni limite. Per cui i “siiiiì...” sono gridati e altissimi. I “noo...” sono cupi e bassi. Le “èèè...” aperte e pronunciate, e via discorrendo. In poche parole invece di parlare, canta.

In definitiva non la si può certo dire cattiva. La sua superficialità in tema di vicende umane e di esperienza di vita vissuta, la può portare però a diventare pericolosissima, per sé e per gli altri.

Guidobaldo. Essenzialmente un uomo stupidissimo. Non ha mai lavorato un giorno in vita sua. Crede di essere il padrone del castello, nonché il marchese o il barone di Vattelappesca… Estremamente contorto e schiavo

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delle proprie peregrinazioni mentali. Individuo di un egoismo imbarazzante. Ciò che stupisce è che abbia le possibilità che gli permettono di fare quel tipo di vita. Come si vedrà in seguito è anche molto spilorcio.

Mafalda de Boimond. Sorella di Guidobaldo è divorziata e viziatissima. Anch’essa assai egoista. Acida, ignorante e in malafede. E’ difficile trovarle un pregio. Sfrutta economicamente la vecchia madre malata che è ormai troppo debole per contrastarla. Non è né colta né bella, né intelligente né simpatica. Radical chic, è della Milano bene. Avendo ben poca coscienza di se stessa e del mondo, tutto quello che dice, materialismo compreso, è ovvio e scontato all'ennesima potenza.

Donna Clara de Boimond ha novanta anni, ed oltre che mezza cieca, è quasi completamente sorda, in particolar modo per le cose che non ha voglia di sentire. Cammina pochissimo e a fatica, con il tre piedi. Sempre abbronzatissima, sia in estate che in inverno, è una donna dal temperamento forte, ma ormai fiaccata dall'età. Non priva di una certa umanità. Era un'ereditiera ed è abituata a farsi servire. E' cresciuta sotto il fascismo e in lontananza a tratti si vede. Il tutto però è dissimulato da anni e anni di esperienze, di vita coniugale, di storie, di drammi famigliari, di errori e di amarezze, per la possibilità che non ha più di riparare.

Gian Maria: giovane uomo di mondo, conosce bene le vicende di questo tipo di famiglie in decadimento, per cui si muove a suo agio in qualsiasi situazione. E' considerevolmente più grande di Alice. Almeno una decina di anni. In vita sua ne ha viste di tutte. E’ cresciuto in ambienti altolocati, ma conosce e ha fatto anche la strada. E’ molto colto e sa vivere. Adesso ha una casa editrice.

Alice è una giovane donna che è cresciuta praticamente da sola, passando da un collegio all’altro. Estremamente sensibile è però molto generosa e di cuore. Ha una volontà di ferro, ma il rischio è, che non trovandosi adeguatamente sostenuta in ambito psicologico e affettivo, la rivolga contro se stessa.

Il luogo…

La scena si svolge nelle stanze prospicienti al giardino di un vecchio castello con mastio annesso. La cura degli ambienti lascia molto a desiderare, c'è polvere ma non muffa, i piccoli vetri piombati di alcune

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finestre sono rotti, per cui a tratti, l'aria entra anche in inverno. La vernice degli scuri si distacca pressoché ovunque, i colori pastello degli intonaci e delle stoffe è ingiallita e sbiadita dal sole. Vi è un vecchio organo in decomposizione, un piccolo biliardo senza buche, libri antichi ovunque, la maggior parte in latino o vergati a mano; un divano di cuoio, cassapanche.

I quadri alle pareti sono di scarso valore, qualche avo in armatura, un vescovo imbrunito dal fumo delle candele e niente più. Evidentemente le opere più significative sono state impegnate in altro modo. Impilati dietro un divano, vi sono però dei graziosi acquarelli.

La cucina è rimasta tale e quale a quella che era nell'ottocento; immenso camino con pignatta, grande lavabo di pietra, stufa a legna per cucinare, lungo tavolo di legno con sgabelli, ottoni a non finire alle pareti e posate di ferro.

Il pavimento di cotto avrebbe bisogno di una rilucidata e in giardino, in un angolo, sotto un fico, lungo le mura di cinta, si possono trovare dei regalini del vecchio cavallo del Marchese, che il contadino non ha fatto in tempo a rimuovere.

ATTO PRIMO

Scena prima

Amalia e Alice, zia e nipote, nel giardino della vecchia casa di campagna di famiglia. Poi Gian Maria.

Amalia (con enfasi) – E non mi dire che non è successo niente, perché non ci credo!

Alice – Adesso vediamo...

Amalia – E poi non ti è sempre piaciuto? Quant'è che lo conosci? Alice – Facevo l'università...

Amalia – E allora, non siete usciti insieme ?!

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Alice – Senti zia, adesso non mi va di parlarne... Vediamo, per ora è una cosa così, e basta.

Amalia – Se è un bravo ragazzo e ha intenzioni serie, io te lo dico subito: (inspirando profondamente, chiude gli occhi in atteggiamento taumaturgico) ...Sì!

– Ah! Se avessi il mio pendolino... Ma perché non l'ho portato! Eppure lo sapevo, che stupida che sono!

Alice – Hai più visto Goffredo?

Amalia – (Grave, ancora più accorata, come se si stesse toccando un tasto dolentissimo della sua vita) –Gli ho... telefonato.

Alice – E lui? Amalia – Non c'era. Alice – E poi …

Amalia (sentitamente) – Mi ha ritelefonato. Alice – Ma lo hai visto, sì o no?!

Amalia – Non me ne parlare, ti prego...

Alice (seria e determinata) – Ascolta Amalia: non è possibile che andiate avanti così! Quest'anno quante volte vi sarete incontrati? Tre, quattro?

Amalia scuote la testa. Alice (esasperata) – Due ?! Amalia – Forse una...

Alice – Ma dài Amalia !

Amalia – E' travolgente... E' una passione travolgente... (poi cambiando tono) Sì lo so, hai ragione, ma non dirmelo, non insistere ti prego... Tu saiche in un alberghetto di periferia non riuscirei a tollerarlo...

Alice – Ma non dico questo! Ci sarà pure un modo...

Amalia (con fare trasognato) – All'inizio eravamo dei pazzi; se ripenso a tutti i rischi che abbiamo corso insieme! (Con tono grave, anche di una con la coscienza sporca per lo scampato pericolo) Lo ricevetti in casa nostra.

Alice (esterrefatta) – L'hai visto in casa tua! Amalia – Non dire una parola...

Alice (assai concitata) – E Guidobaldo ?

Amalia (svogliatamente) – Non c'era... Era al lavoro. Alice – E il bambino?

Amalia (breve pausa) – … a scuola.

Alice – Ma non avevi paura? Che so, poteva passare la donna di servizio, o il portinaio.

Amalia (ancora tragica) – Siamo stati dei pazzi... Ma dopo che Guidobaldo ha trovato i miei diari e ha scoperto tutto, non me la sono più sentita di portarlo in casa mia.

Alice – Bell'affare pure tu! Te lo avrò detto un milione di volte di

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nasconderli e di stare più attenta a non lasciarli in bella mostra sulla scrivania!

Amalia (della serie la so più lunga io) – Sì ma lui subodorava, qualcosa aveva fiutato, lo sentivo...

Alice – Apposta!

Amalia – E io gliel'ho detto: “Io non provo più niente per te... E' inutile negarlo; la nostra relazione è finita; forse non è mai incominciata: lasciamoci”. (Cambiando tono) Non ha voluto.

Alice – Figuriamoci.

Amalia (con finto biasimo) – Solo allora si è accorto di avere una moglie...

Pausa

Amalia (Poi con nonchalance)–Una volta ci siamo visti all'oratorio...

Alice – Cosa ?!? Con lui!!!

Amalia – Sì; in oratorio… (facendo finta di niente) Sì, lo sai che Goffredo è presidente del comitato della parrocchia del quartiere, sai quei gruppi di preghiera... come si chiamano?

Alice – Andiamo bene...

Amalia – Non ti dico l'imbarazzo... ad un certo punto ci siamo trovati con lui nella saletta del ping pong. (Appoggiando la testa sulle spalle della nipote) A un certo punto ho aperto gli occhi (breve pausa) e ho visto...: adestra la foto del Papa, e a sinistra quella della Vergine Maria.

Alice – Noo!!!

Amalia – Ti giuro un imbarazzo…!

Alice – Ma stavate facendo cos…

Amalia – Siii!

Alice – Amalia da te questo proprio non me lo aspettavo!

Amalia (avvampando di vergogna) – Ti prego non torturarmi, perché il nostro è un amore travolgente, mi prende qualcosa di più forte di me!!! …E’ la passione che ci guida, è questo amore folle (sta per scoppiare a piangere).

Alice (abituata a questo genere di scene) – Amalia svegliati!

Amalia (torturata dal rimorso) Sono un essere indegno. Dimmelo ti prego! Non torturarmi ancora.. Sono una persona ignobile! Lo so!

Alice – Amalia… Se vuoi posso prestarti casa mia.

Amalia (Risalendo dal fondo e incrociando le braccia al petto)  – O Dio...

No! Alice, tu davvero faresti una cosa così per me!

Alice – Beh… potrebbe essere un'idea.

Amalia – Mi vergogno solo al pensiero; ma io a lui cosa dovrei dire: “Ho trovato un alcova, un nascondiglio segreto per il nostro amore concubino?”. Giammai!!!

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Breve pausa, Alice alzando gli occhi al cielo, non osa commentare. Amalia – Beh, potrei sempre dirgli che è la casa di mia nipote che è fuori

città e mi ha lasciato l'impegno di andare ogni tanto a cambiare l'acqua per le piante... (poi tutta soddisfatta) Sì, sì farò così.

Alice (cercando nella borsetta) – Allora ti do le chiavi. (E gliele porge). Amalia – Non ora, non ora tesoro. Più tardi. All'imbrunire del sole,

semmai... Quando nessuno ci potrà scorgere.

Alice gliele passa e Amalia, guardando dall'altra parte, le afferra con decisione.

Pausa.

Amalia (distrattamente) – Gian Maria quando arriva ?

Alice – Sarà qui a momenti, mi ha telefonato.

Amalia – Allora devo andare assolutamente.

Alice – A fare cosa, scusa ?

Amalia – A depilarmi le gambe.

Alice – Amalia... Hai i pantaloni.

Amalia – Che significa... Potremo sempre finire a fare una corsa nei prati; a fare una passeggiata.

Alice – Con Gian Maria, con il mio fidanzato..?!

Amalia – Ma certamente, ma si capisce (Uscendo di scena) ...magari metteremo delle culottes.

Alice – …Ma tu deliri!

Scena seconda

Amalia si allontana ed esce di scena. Dall'altra parte entra Gian Maria, va incontro ad Alice e la bacia profondamente sulla bocca.

Gian Maria – Allora posso dirle che “ti amo” ?

Alice (cambiando completamente tono) – No, questo no, assolutamente.

Gian Maria – Perché no ?

Alice – Mi metti in imbarazzo.

Gian Maria – E così il nostro che cos'è allora? “Un amore coatto”?

Alice – Non scherzare... Lo sai cosa mi ha chiesto? Giurami che non lo dirai a nessuno.

Gian Maria (portandosi le dita incrociate sulla bocca) – Giurin, giuretta!

Alice – Se scopre che te l'ho detto mi ammazza!

Gian Maria – Cosa ?

Alice – Gli presto il mio appartamento in città!

Gian Maria – No !!! E lei lo prende ?

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Alice – Non ha neanche dissimulato una scusa; della serie: “Che so, forse, vedremo...”.

Gian Maria – E vai !!! Passionale e determinata… Alice – Non scherzare, dài.

Gian Maria – Una donna di polso.

Alice – Non dire stupidaggini.

Lui la bacia ancora sulla bocca. Breve pausa. Si dividono. Amalia entra sul palco intimidita, con fare di imbarazzo. Gian Maria le va incontro.

Gian Maria – Amalia, come stai? Quanto tempo...

Amalia – Saranno dieci anni.

Gian Maria – Sono ingrassato, mi vedi ?

Amalia – Non dirlo neanche.

Gian Maria – Tu sei sempre uguale... (Amalia sorride compiaciuta e abbassa lo sguardo) Ma mi hanno detto che insegni? Racconta.

Amalia – E' stato terapeutico, a un certo punto non ho avuto più scelta, è stata una cosa più forte di me, devi credermi.

Gian Maria – Eccome se ti credo.

Amalia (con enfasi) – Un’impellente necessità interiore. Un richiamo spirituale!

Gian Maria – Ma in quale scuola?

Amalia – Sì, sì guarda, proprio una scuola di frontiera. Abbiamo certa gente che non ti dico.

Gian Maria – Ma che materia, italiano?

Amalia – Italiano, storia e geografia.

Gian Maria – E' dura?

Amalia (come stremata dalla soverchia responsabilità) E' sì... è impegnativo, è faticoso.

Gian Maria – E dimmi la verità Amalia; quest'anno quanti ne hai bocciati?

Amalia è come trafitta da un fendente.

Gian Maria – Quanti, dai? In passato ne avrai bocciato almeno uno, o no? Amalia (straziata dal dolore) – E' stato necessario. (Implorante) Ma sono i genitori, sono i genitori che ci fanno la guerra! Se magari un ragazzo ha delle difficoltà, noi lo aiutiamo, lo incoraggiamo, lo sosteniamo di più, ci

sono dei casi che vanno seguiti, abbiamo avuto dei ragazzi dislessici. Gian Maria – In che senso dislessici?

Amalia (tagliando corto) – Non leggono le parole perché incrociano i termini.

Gian Maria – E allora cosa fate ?

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Amalia – Riduciamo gli obbiettivi, li abbassiamo sempre di più, sempre di più; ci sono dei testi speciali... Si cerca di fare di tutto per venirgli incontro.

Gian Maria – E i genitori?

Amalia – No, i genitori dicono di no, che non devono fare neanche quello. Che li obblighiamo a leggere, per cui questi alla fine ci giocano e fanno ancora meno di quello che potrebbero. Una rovina.

Gian Maria (rivolto ad Alice) – E com'è lei, è severa? Si fa rispettare? Alice – E’ temuta peggio della morte.

Gian Maria (ridendo sotto i baffi) – E dimmi, come fai? Li sospendi tutti, li mandi dal preside?

Amalia – Sì, anche. A volte non parlo neanche. Gian Maria – Ma una sospensione è una cosa grave?

Amalia – Beh sì… con quattro sospensioni devi ripetere l'anno. E' il cinque in condotta, adesso si boccia.

Gian Maria – Davvero?

Alice – Uhm, uhm.

Gian Maria – E tu entri in classe e come fai? Dai fammi vedere.

Amalia (Che non aspetta altro, mima la scena di sana pianta. Si rassetta la capigliatura, si toglie gli occhiali, si alza in piedi e compie due passi in avanti fingendo di fermarsi accanto alla porta di ingresso della sua aula. Poi fissa uno sguardo glaciale e penetrante su Gian Maria, quasi sembra che lo voglia polverizzare con tutte le sue forze.)

Gian Maria – No, no, ma dài ti prego, così mi uccidi!

Amalia (quasi alla disperazione) – Ma tu non hai idea, di chi siano questi ragazzini, sono quasi degli animaletti, sono delle bestie!

Alice – E sono tutti terrorizzati.

Gian Maria – E tu sei la professoressa?

Amalia (con tono apocalittico) – La professoressa Rodriguez.

Gian Maria – O mio Dio...

Alice – E' temutissima!

Gian Maria – E quali sono gli autori? Cosa insegnate?

Amalia (assai fiera) – Quest'anno abbiamo fatto Manzoni.

Alice – Manzoni?!

Gian Maria – Che palle!

Amalia – Ma come puoi dirlo!!! Poi da te, un editore, un uomo di cultura, una guida per le generazioni future!

Gian Maria – Se avessi dodici anni e mi obbligassero a leggere Manzoni, lo sai cosa direi?

Amali – …no!

Gian Maria – Che palle!

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Amalia (con aria da saputella) – E invece no, sai... rimaneggiato naturalmente. Se spiegato in un certo modo, bisogna anche saper coinvolgere i ragazzi... Alla fine è piaciuto.

Scena terza

Donna Clara, la nonna, si affaccia sorretta da un tre piedi. Amalia esce non vista. Alice in disparte, rivolgendosi a Gian Maria.

Alice – Adesso ti presento la nonna... Aspetta: devi gridare perché è completamente sorda! Vieni.

Poi rivolgendosi alla nonna, con voce altissima, parlando lentamente e scandendo le parole.

Alice – Clara! Clara! Ecco questo è quel mio amico di cui ti avevo parlato, Gian Maria.

Gian Maria (anche lui a voce alta) – Buona sera Signora! (Si inchina e abbassandosi dolcemente le bacia la mano).

Clara – Buonasera... (rivolgendosi alla nipote) Sì. Me lo ricordo, me ne avevi parlato. (Tornando a girarsi lentamente verso il nuovo ospite) come è andato il viaggio?

Gian Maria – Bene, grazie.

Clara – E' stato difficile arrivare?

Gian Maria – No. Le indicazioni di sua nipote erano precisissime. Alice – Davvero?

Gian Maria – Sì, grazie.

Clara – E lei da dove arriva? Da Milano?

Gian Maria – No Signora, da Lucca.

La Signora non sente e non intende. Si gira verso al nipote. Alice (sempre gridando) – Clara... Dalla Toscana, da Lucca! Clara – Sì, sì, la Toscana.

Gian Maria – Signora lei dipinge vero? Io ho visto dei suoi quadri. Magicamente la nonna si anima, ha un sussulto e un bagliore negli occhi;

la conversazione inizia a farsi per lei interessante.

Clara (timidamente) – Sì...

Gian Maria – Ho visto diverse sue opere... Sono belle. Complimenti! Clara – Le piacciono?

Gian Maria – Sì, davvero. E' brava.

Clara – Lei crede? (un poco sconsolata) A me non tanto. E' una passione, è l'unica cosa che faccio... da quando ero ragazza.

Gian Maria – Fa bene. Dipingere mantiene giovani! (Poi più forte) Così

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si mantiene giovane. Io ho vissuto molti anni coi pittori. Si facevano mostre in giro.

Clara – A Milano?

Gian Maria – Beh a Milano veramente no; però ne abbiamo fatte in tutta Italia.

Clara – Quindi lei è un gallerista?

Gian Maria – No, un gallerista no.

Clara – Allora è un critico!

Gian Maria (divertito) – Sì; più o meno... Avevo vent'anni!

Clara – E si è divertito ?

Gian Maria – Tantissimo! L'unico problema è che spendevamo il doppio di quello che vendevamo, comunque...

La Signora assentisce col capo perché ha capito esattamente quello che il giovane intendeva.

Clara – Lei è amico di Alice?

Gian Maria – Sì.

Clara – E' molto bella Alice, è...

Gian Maria – E' molto bella davvero.

Clara – Ed è anche molto intelligente! (Poi cambiando il tono della voce e diventando dolce) Mi ricorda molto la madre... E' anche più bella dellamadre perché è più alta!

Gian Maria – Come si chiamava la madre?

Clara – Maria Adelaide.

Gian Maria – Maria Adelaide... capisco.

Clara – Lo sa che forse questo inverno faranno una mia mostra al Castello?

Gian Maria – Una sua mostra?

Clara – Sì.

Gian Maria – Al Castello Sforzesco di Milano?

Clara (annuendo) – La invito.

Gian Maria – Se potrò, verrò con piacere!

Clara – Ma lei resta per cena?

Gian Maria – Certamente.

Clara – Allora ci vedremo. Addio...

Alice e Gian Maria escono di scena mano nella mano. Clara si riposa sedendosi in poltrona.

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ATTO SECONDO

Scena prima

Entra Mafalda e senza salutare nessuno va direttamente dalla madre. Amalia non vista, in disparte, sente tutto, appoggiata alla porta della cucina. Donna Clara sprofondata in una poltrona, sonnecchia.

Mafalda (quasi isterica) – Ho bisogno del bonifico per Jennifer. E subito! Nonna Clara (svegliandosi di soprassalto) – Ma come è possibile? Te ne

ho fatto uno l'altro giorno.

Mafalda – Quello era diverso, quello era per un'altra cosa. Dobbiamo pagare la retta del semestre al corso di specializzazione.

Donna Clara – E quanto sarebbe?

Mafalda – Cinquemila.

Donna Clara – Ma non è possibile! Tuo marito non fa proprio niente?! Allora che bisogno c'era di mandarla tanto lontano?

Mafalda (alzando la voce, quasi isterica) – Senti Clara, non facciamo discussioni, è già abbastanza seccante così!

Donna Clara – Questo, forse credo dovrei dirlo io...

Mafalda (gridando) – Clara!

La nonna impaurita scuote la testa e si arrende. Mafalda alza lo sguardo e vede Amalia che le sorride come a dirle “brava, complimenti…”, dall'altra parte della scena. E' evidente che ha sentito tutto. Mafalda tradisce imbarazzo.

Mafalda (fintamente gentile, al colmo dell’ipocrisia, andandogli in contro) –Ciao Amalia, come stai?

Amalia (molto fredda) – Bene, grazie.

Mafalda (leggermente imbarazzata) – Ti vedo bene... Sono contenta che hai trovato questo impiego. Come ti trovi ?

Amalia – Mi sto ambientando.

Mafalda – E cosa fai questa estate? Non vai in vacanza?

Amalia – Non lo so, forse mi prendo una settimana a settembre...

Mafalda – Ad agosto a Milano a lavorare?! Ma come è possibile! Però vedo che stai benone, vuol dire che ti giova.

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Breve pausa, Amalia non risponde e guarda dall'altra parte.

Amalia – Ti trattieni a lungo?

Mafalda – Lo stretto necessario... Parto tra cinque minuti.

Amalia – E non torni più avanti? Potresti rimanere qualche giorno con tua madre.

Mafalda – No, non posso.

Amalia – La nonna in questi giorni ha chiesto di te...

Mafalda (gridando isterica) – Se ti dico che non posso non posso! Paolo – E quanto le hai preso, questa volta?

Mafalda fa finta di non sentire, gira la testa dall'altra parte, e si accende una sigaretta.

Mafalda – Adesso devo andare... (prende la borsa si alza e fa per andarsene).

Amalia – Stai, stai… Stai pure.. Finisci pure quello che stavi facendo… Vado io che è meglio.

Mafalda – Come vuoi.

Amalia – Addio. (uscendo di scena)

Mafalda (Rivolta alla madre, con stizza) – Allora Clara, vieni in ufficio che lì c’è il tavolo; così mi fai l’assegno, che poi andiamo!

Escono tutti.

Scena seconda

Guidobaldo in salone. Guidobaldo osserva attentamente la disposizione del mobilio, in relazione ai quadri sulle pareti e agli ambienti circostanti. Poi Amalia.

Guidobaldo (chiamando la moglie) – Amalia, Amalia, vieni qui… sii gentile, fammi una cortesia…

Amalia rientra in scena e si avvicina.

Guidobaldo (indicando con la mano una sedia e un angolo del salone) – Io quella la metterei lì. Prova a vedere come sta…

Amalia – Che cosa ?

Guidobaldo – La sedia.

Amalia – Dove?

Guidobaldo – Lì nell’angolo.

Amalia – Vuoi che la sposti nell’angolo? Guidobaldo – Sì grazie, sii gentile. Amalia la sposta, a fatica. Pausa Amalia – Così va bene ?

Guidobaldo (riflettendo)  – Uhm… Non saprei… (breve pausa)  Certo che

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una sedia piazzata lì nell’angolo, da sola come un pellegrino, proprio ci sta male… Sembra la sedia dell’impiccato!

Amalia (rassegnata) – Guidobaldo non ti piace?

Guidobaldo – No, no… non se ne parla neanche! Rimettila dov’era prima. Una sedia non può stare in un angolo. (Amalia torna a spostare la sedia dove era prima) .

Guidobaldo – Amalia, prendi la poltrona, sii gentile.

Amalia – La poltrona…!?!

Guidobaldo – Sì la poltrona.. Sì. Mettila lì… (al posto della sedia) La poltrona certamente è molto meglio…

Amalia iniziando a traspirare, sposta affannosamente la poltrona.

Amalia – Così va bene?

Guidobaldo – Uhm… mica tanto.

Amalia – Non sei convinto?

Guidobaldo – D’altro canto io la poltrona la preferisco vicino al divano, davanti al camino, in modo e maniera di avere libertà di godersi il calduccio.

Si affacciano faticosamente dalla porta, la nonna Clara con il tre piedi e Mafalda, con l’assegno in una busta nella mano. Mafalda guarda repentinamente la busta e poi fingendo noncuranza, la nasconde in qualche modo.

Mafalda – Adesso devo andare.

Clara – Ma come non mi accompagni di sopra..

Mafalda – Guarda mamma, non ho proprio tempo... devo scappare. Ti accompagna Guidobaldo.

Clara – No.. tesoro ti prego.

Mafalda (stizzita) – Senti mamma non fare tante storie, te l’ho già detto:

oggi non è giornata! Adesso proprio devo andare.

Clara (sconsolata) – Addio Tesoro…

Mafalda – Addio (pronunciato in francese) Mamon… (Esce di scena) Guidobaldo – La poltrona è goffa.. e poi non sta bene, non è

simmetrica… se dall’altra parte c’è una sedia Luigi XVI è ovvio che una poltrona non può stare nell’angolo. Amalia rimettila dov’era prima.

Amalia – Ma insomma che cosa vuoi che faccia?! Deciditi una buona volta…!

Guidobaldo – Amalia ti prego, non litighiamo, fai come ti si dice! Amalia (borbottando)– … con te è sempre la stessa storia.. Tu neanche

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ascolti quando ti si parla. Sembri un disco rotto!

Guidobaldo – Che cosa hai da borbottare ancora !?! Ti ho detto rimetti la poltrona dove era prima, e sposta la sedia al posto della poltrona. Su da brava!

Amalia (sclerando) – Insomma Fattelo da solo! Io non ne posso più! Di te, della tua famiglia e di tutto il resto! Non è possibile, per te io valgo meno di un oggetto! Sei un egoista insensibile e un maleducato!

Guidobaldo (stizzito) – Insensibile e maleducata sarai tu!

Amalia – Guidobaldo io non ce la faccio più!!! (Piangendo) Addio! Io me ne vado! Ti lascio per sempre!

Amalia esce in lacrime. Gian Maria si affaccia non visto.

Guidobaldo (perplesso) – Ohibò… Ma questa è buona! Chissà cosa le è preso.. (breve pausa) D’altro canto la sedia lì sotto, da sola non ci può stare…

Clara (avanzando dall’altra parte del proscenio, poi rivolta al figlio)– Guidobaldo ti prego mi aiuti! Devo salire in camera e si è rotta l’ascensore.

Guidobaldo – Clara, adesso non mi seccare perché non ho tempo! Chiedi ad Amalia…

Clara – Guidobaldo, ti prego… Amalia non c’è.

Guidobaldo (ignorando volontariamente, incurante, con la testa tutta da un'altra parte, parlando tra sé e sé) – Cerca di capire, Mamon… Adessotorna, stai buona. (poi ripensando al suo mobilio) E’ una questione di simmetria… di equilibrio estetico...

Clara – Guidobaldo…

Guidobaldo – Poi se vengono gli ospiti devono poter apprezzare i tuoi quadri… e la disposizione degli arredi deve in qualche modo convogliare l’attenzione verso qualcosa di più alto… E’ una questione metafisica. Quasi strutturale direi… E’ una questione di “Confort…”

Clara (sull’orlo della disperazione sta per mettersi a piangere) – Guidobaldo…

Guidobaldo (con tono bonario) – Insomma Mamon! Ti ho detto non ora! Clara (sconsolatissima, scuotendo la testa) – Io ho sbagliato tutto con i miei figli! Ho sbagliato tutto … Li ho viziati all’inverosimile, non gli ho mai detto di no una sola volta nella vita! …E adesso ecco come mi

ritrovo… è così che mi ripagano.

Gian Maria (che ha osservato tutta la scena da dietro la tenda, avanza sul proscenio) –Donna Clara, ha bisogno?!

Clara – Lei è un angelo… Devo salire le scale perché l’ascensore non funziona…

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Gian Maria – Ma certo Signora, l’accompagno. (Porgendole il braccio l’accompagna verso l’uscita).

Clara – Grazie di cuore!

Gian Maria – Ma si figuri… per così poco.

I due escono. Guidobaldo da solo in mezzo alla scena, perplesso… Guidobaldo – Le poltrone devono stare con le poltrone e le sedie con le

sedie. Ovvio! Ma perché non mi è venuto in mente... Qui c’è il salotto, lì c’è il tavolo, lì c’è il camino… E’ tutto perfetto; esattamente com’e era prima!

Scena tersa

Alice e Gianmaria. Seduti intorno al tavolo della cucina. Alice sta fumando una sigaretta.

Alice (con remissività) – Sono tutte comparse... li vedi, non li vedi: è come non averli.

Gian Maria – Anche Amalia ?

Alice – Uhm. No... Forse Amalia è l'unica che qualcosa ha fatto. Gian Maria – E gli altri ?

Alice scuote la testa.

Gian Maria – E tu con chi è che vai d'accordo?

Alice – Nessuno.

Gian Maria – Non hai mai litigato…

Alice – Cerco di evitare.

Gian Maria – E i cugini? Se ne salva nessuno?

Alice – Forse Tancredi. (pensierosa) …Sì. Lui è l'unico che ha qualcosa negli occhi.

Gian Maria – Ma a Milano li frequenti? Vi invitano mai?

Alice (sorridendo sarcastica) – Per carità…: possono passare due anni, senza che li vedi e quando li riincontri fanno finta che non sia successo niente. E tieni conto che abitiamo a duecento metri di distanza.

Gian Maria – Anche la mia famiglia è così... Poi sai, a un certo punto uno si abitua... uno diventa cattivo.

Alice – Sì.

Gian Maria – Ti cresce il pelo sullo stomaco; a un certo punto, sai... se tu sei cattivo con me, non vedo perché io non possa esserlo con te.

Alice – Esatto.

Alice si allontana.

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Gian Maria – Come dire: se non c'è il sugo è inutile buttare la pasta. Alice – Tu conoscevi Guidobalbo?

Gian Maria – Lo conoscevo di vista... quindici anni fa.

Alice – E com'era?

Gian Maria – Uno stronzo.

Alice – Già allora ?

Gian Maria – E quanti sono questi fratelli ? Alice (ritornando) – Adesso sono in due. Gian Maria – E Amalia ?

Alice – Amalia è mia zia acquisita. Lei è Rodriguez.

Gian Maria – Cioè è moglie di tuo zio.

Alice – Esatto, è moglie di Guidobaldo...

Alice – Perché Amalia e mia madre, Maria Adelaide, erano amiche.

Gian Maria – Ah, adesso capisco! E questa qui chi è?(indicando quella di prima nella stanza accanto).

Alice – Questa è Mafalda, quella che litiga con Amalia. (Breve pausa) La pecora nera della famiglia. E' quella che si è venduta tutto senza dirlo a nessuno. Si vende i pezzi di casa e poi te lo spiega quando ti trovi il nuovo proprietario sul pianerottolo...

Gian Maria – Mica male... Eppure se la tira così tanto… Alice – Che ne pensi… Ti piace la mia tanto cara famiglia?

Gian Maria – francamente no… Purtroppo quella di mia madre non è molto diversa… per cui sai come si dice?

Alice – Mal comune mezzo gaudio!

Gian Maria – Esatto! (battendo il cinque) … e quindi tu da ragazza sei cresciuta da sola...

Alice – Praticamente sì... Ma io ero in collegio, passavo da un collegio a un altro perché andavo male a scuola...

Gian Maria – Pericoloso.

Alice – Direi… Molto!

Gian Maria – Potevi finire male.

Alice – Questo lo so… infatti ho rischiato grosso.

Gian Maria – E Amalia? La professoressina benefattrice dell'umanità?

Non ti è stata vicina neanche un po’?

Alice – Ma figurati! Viveva nel mondo dei sogni. Io ero una bambina, lei era una perfetta incapace!

Breve pausa.

Alice – Figurati che fino che non ha incontrato questo tizio qui, era completamente succube di mio zio.

Gian Maria – Ma si parla di… due anni fa?

Alice – Più o meno… (breve pausa)  Sai che non gli dava i soldi per fare

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la spesa?

Gian Maria – No... Non ci credo?!

Alice – Credimi. In viaggio di nozze l’ha portata a fare a piedi l’attraversamento dell’appennino tra il Piemonte e la Liguria!

Gian Maria (esterrefatto) – Nooo!!!

Alice – … Per non spendere!

Gian Maria – Sapevo che era tirchio, ma non fino…

Alice – Per comprare un vestito, niente! Non le ha mai dato niente in vita sua! Ma questo è nulla: non le ha mai, mai… parlato! Come se fosse un soprammobile. Poi adesso tutto a un tratto, da quando lei gli ha fatto trovare il diario del suo amante segreto sopra la scrivania, si è svegliato. Non la molla un attimo. Le sta attaccato come una cozza.

Gian Maria – Ma non si possono separare ?

Alice – Magari! Lei gliel'ha detto...

Gian Maria – No... Davvero?

Alice – Certo: “Allora ci lasciamo”.

Gian Maria – E lui ?

Alice – Niente.

Gian Maria – Della serie, capitani coraggiosi... E con quest'altro qui, si vedono spesso, si sentono ?

Alice – Ma vah... ma figurati! Una volta l'anno! Gian Maria – Cioè si vedono una volta l'anno?!?

Alice – Sì, una volta ogni sei mesi... E con che fatica! Non sai quanto ci ho messo a spingerla tra le sue braccia...

Gian Maria – E lei che dice?

Alice – Niente: mi parla di questa passione folgorante. Di questi grandi momenti di passione. Che lui non la vuole lasciare morire, perché è una cosa troppo bella, che non la vuole perdere... Che il sentimento è troppo importante, robe simili.

Gian Maria fa una smorfia eloquente.

Alice – Tu che dici?

Gian Maria – Ma si sentono? Si parlano?

Alice – Che io sappia no.

Gian Maria (alzandosi di scatto) – Sì ho capito... ma se uno ha una passione folgorante per una donna, ci vuoi stare, ci vuoi parlare. Non ce la fai a non sentirla per sei mesi...

Alice – Dici ?

Gian Maria – Ma certo! E' ovvio. Questa ha tutta l’aria di essere solo una scopata…

Alice (perplessa) – Uhm…

Gian Maria – E la moglie di lui ?

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Alice – Lui dice che non l'ama più e che non hanno rapporti da anni...

Gian Maria – Balle!

Alice – Tu ci credi?

Gian Maria – Ma figurati! Neanche per sogno! Dicono tutti così. E che la moglie gliene fa una, gliene fa due, gliene fa tre... Alla quarta uno si stufa, manda un messaggino alla scema del momento e si ritrova tra le braccia dell'amante. Il giorno dopo si alza la mattina ed è tutto come nuovo!

ATTO TERZO

Scena prima

Alice e Amalia in disparte.

Amalia (passandole sottobanco il mazzo di chiavi) – Tienile tu, ti prego...

Alice (immediatamente non capisce) – Che cosa?

Amali (tragica e straziata) – Non posso tenerle!

Alice – Ma ci sei andata!? Davvero ?!

Amalia assentisce chiudendo le palpebre.

Alice – Non lo sapevo... Allora racconta! Com’è andata ?

Amalia – E' stato bellissimo. E' inutile negarlo... con Guidobalbo non c'è mai stato niente di simile. E' inutile negarlo. Lui sì che è un vero uomo.

Alice – Ma ti ha visto qualcuno salire le scale?

Amalia – No...

Alice – Come avete fatto?

Amalia – No, è andato tutto bene. Ma avevo il cuore in gola... Avevo il terrore del portiere.

Alice – Come avete fatto ? Sei andata prima tu...

Amalia – Sì, sì, sì. Sono andata prima io. E poi lui ha suonato il citofono all'entrata posteriore. E io ho aperto.

Alice – Lo avevi istruito?

Amalia – Sì, sì; gli avevo detto tutto.

Alice – E quando vi rivedrete?

Amalia – No so...

Alice – Ma non ti sei messa d'accordo per la prossima volta?

Amalia – Ma cosa vuoi... Cosa vai a dire? Ci vediamo, il tal giorno alla

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tal ora?

Alice – Beh oddio...

Amalia (tragica) – Quando ci rivedremo? E chi lo sa? Forse mai più.

Alice – Ma dai Amalia, non fare così...

Amalia – E' stato meraviglioso. E' un uomo meraviglioso, con cui si può parlare di tutto, con cui il tempo passa che neanche te ne accorgi.

Alice – E' stato carino?

Amalia – Certo che una donna deve anche essere messa a proprio agio...

E' inutile negarlo, ci vuole quel po' di “savoir faire”, e lui sì che sa come si deve prendere la cosa... Mi ha portato anche dei fiori. Ci credi? Un glicine in fiore!

Alice – Davvero?!

Amalia (mostrando il mazzettino) – Si, guarda: l'ho conservato. Alice – Ma allora è innamorato!

Amalia (un poco tragica) – … Fiorisce una volta l'anno!

Alice (incuriosita) – Davvero ?

Amalia (un poco altezzosa) – No. Ma certamente è molto preso. Ne

abbiamo parlato.    Ma quando il sentimento è così... prepotente; è inutile

negare. Io non ho mai provato nulla di simile. La nostra è una passione

travolgente. Nella stessa stanza, non riusciremo mai a stare lontani l'uno

dall'altra.

Alice – Ma lui di sua moglie ha parlato?

Amalia (stupita) – Di sua moglie ? No, di sua moglie no...

Alice – E dei suoi figli, avete parlato?

Amalia – Neanche...

Alice – Certo; quando uno non si vede dopo un po', ha anche voglia di

stare un attimino insieme. In certi momenti poi, è meglio soprassedere...

Amalia – Sì, sì. Se no si rovina...

Alice – Certo... Pensare subito alle menate.

Amalia – Io vedo che, quando si parla così... si carica un po' tutto di

tensione, anche tanto è...

Alice (condiscendendo) – Anche per non mettere troppa pressione alla

cosa...

Amalia – E' che ci vediamo talmente poco... Infatti gli ho detto: “Adesso non è che ti fai delle menate? Perché mi hai visto...”.

Alice – E lui ?

Amalia – “No, no, figurati...” (con aria grave, come a definire un mistero) perché c'è anche la paura di un'impossibilità... Cos'è che ha detto: “No, no... adesso parto con questo bel ricordo...”.(Poi triste) Bel ricordo, uno dice...

Alice – Va beh... “Adieu...”

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Amalia – Infatti l'ho anche un po' sfottuto. (Ridendo) Si è arrabbiato... Alice – Si è arrabbiato?

Amalia (mentendo la voce di lui) – “Ma no... che cosa stai dicendo?!”

Alice – Ma lui nei giorni seguenti poi non ti ha chiamato?

Amalia – No, no, no.

Alice – Niente?

Amalia – Solo un messaggino e basta...

Alice – Un messaggino è già qualcosa...

Amalia – “Pensavo che tu non ti facessi più sentire...” gli ho detto. “Sono veramente tantissimi mesi che non ti fai vivo, cosa posso pensare, se uno proprio non sente niente?”

Alice – E lui cosa ti ha risposto?

Amalia – “Io ti penso!”

Alice – Ti pensa?

Amalia – Sì. Comunque per me è abbastanza impossibile.

Alice – Non ho idea...

Amalia – E' che non c'è la voglia di troncare definitivamente. Alice – Ma lui non ti dice niente? Amalia – No.

Alice – Però qualche pensiero deve pur averlo a riguardo?

Amali – Sì. Sì, infatti...

Alice – Io non riesco a capire come pensi di mandarla avanti, questa storia?

Amalia – Mandarla avanti?

Alice – Sì, mandarla avanti senza avere neanche una speranza, che poi sia una speranza o un'illusione che mai si realizzerà...

Amalia – Mi ha detto: “Sai... io sono un sognatore”. Che vuol dire tutto e niente... Sai, noi siamo già grandi. Molto grandi.

Alice – Va beh, senti Amalia: prendila come vuoi...

Amalia (trasognante) – Chissà quando lo rivedrò?

Alice – Ma sei stata male, dopo?

Amalia (con indulgenza) – Un pochino... Sai che mi è scappato, non sono riuscita a trattenermi, gliel'ho detto... “Chissà quando ti rivedrò...”.

Alice – E lui...

Amalia – Mi ha abbracciato.

Alice – E non ha detto niente?

Amalia – No...

Alice – Amalia questo non è un buon segno…!

Amalia (trafelata) – … Ma anche lui è in un vicolo cieco... Lui ha una mentalità molto radicata, sulla famiglia... E poi mi ha detto: “A casa va malissimo...”. “E come vai tu?” mi ha chiesto.

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Amalia – Beh io non vado neanche male; tutto sommato.

Alice – E i suoi figli quanti anni hanno?

Amalia – 12 e 9 anni.

Alice – Nove anni sono pochi.

Amalia (tragica) – Sarebbe un omicidio... Sarebbe un suicidio, un errore fatale: irreparabile! E poi oltre tutto, in una situazione come la sua. Poi non ho neanche voluto parlarne. Sai, uno ha sempre paura... di essere invadente.

Alice – Capisco.

Amalia (straziata) – E' che non vogliamo mollare... Non vogliamo mollare. Me lo ha anche detto chiaro: “Non voglio che finisca. Questo è un sentimento troppo forte perché debba morire...”.

Alice (porgendole il mazzo di chiavi) – Ascolta: preferirei che lo tenessi tu...

Amalia – No, no. Ti prego, ma figuriamoci. Io preferisco invece che lo tenga tu.

Alice – No Amalia...

Amalia (accorata) – Ti prego: non insistere.

Alice – Guarda te lo dico, senza secondi fini. Per me è meglio: fa sempre comodo avere un'altra persona con un mazzo di chiavi in più. Non si sa mai, qualsiasi cosa può succedere, per me è bene che le tenga tu.

Amalia (prendendo le chiavi di sottecchi con l'aria di immolarsi per la patria) –Se è proprio necessario.

Scena seconda

Alice e Donna Clara in giardino.

Donna Clara legge il giornale su una poltrona di vimini in giardino, con una lente a cipolla grossa così tra le mani. Accanto a lei la badante.

Siamo in tarda mattina e il sole non colpisce direttamente la signora. La linea dell'ombra disegnata sul prato, è solo qualche metro più avanti.

Alice arriva e si china inginocchiandosi accanto all'anziana signora.

Alice (a voce sostenuta) – Ciao Clara. Come stai? Clara – Bene tesoro... tu come stai? Alice – Bene, nonna. Grazie. Clara – Hai dormito bene? Alice – Sì, sì, ho dormito. Clara – Sto aspettando il sole...

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Alice – Ma prendi il sole?

Clara – Sì. Lo aspetto!

Alice (toccandole le mani) – Ma hai le mani gelate!

Clara (sorridendo della piccola bugia) – Sai... Io sono una meridionale. A me piace il caldo...

Alice – Hai messo il costume da bagno? (indicando un indumento lilla sotto il vestito di mussola)

Clara – Sì, sì... Così quando prendo il sole sono più comoda.

Alice – Ascolta Clara: ho portato il quadro al Giovanni, dice che è bellissimo e ti ringrazia!

Clara – Dice che è bello?

Alice – Sì! Dice che è bello e ti ringrazia. E' molto carino...

Clara – E' un po' un tributo a lui, e alle sue campane. Come è giusto che sia...

Alice – Sei contenta?

Clara – Sì tesoro... (breve pausa) Avvicinati cara... Sto perdendo la vista... avvicinati... Vedi: già a questa distanza ti vedo sfuocata.

Breve pausa, l'anziana le accarezza la testa. Alice – Sei preoccupata per i quadri? Clara – Sì...

Alice – I quadri grandi?

Clara – Sì, i quadri grandi... non potrò più dipingere.

Alice – Volevi fare quello fatto a triangolo?

Clara – Sì...

Alice – Ma ti serve un falegname per la struttura?

Clara – Quello che sarà, tesoro mio...

Breve pausa.

Clara – Ma resti ancora?

Alice – Non tanto...

Clara – Quando parti?

Alice – Sabato devo andare al mare, perché ho affittato l'appartamento, lo sai?

Clara – Sì, lo so.

Alice – C'è il cambio della settimana. Devo parlare con i nuovi inquilini, cambiare le lenzuola, robe così...

Clara – Brava tesoro, sei molto brava... E per quanto lo hai affittato?

Alice – Tutto luglio e tutto agosto.

Clara – E quanto ti danno?

Alice  –  Moltissimo!  Cinquecento  euro  a  settimana!  E'  un  capitale.

Sarebbero quattromila euro...

Clara – Meno le spese.

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Alice – Sì, meno le spese.

Clara – I viaggi per andare e tornare, ogni volta...

Alice – Va beh... insomma.

Clara – Sono sempre 1500 euro in più.

Alice – Veramente sarebbero 3500, comunque è un capitale. Non riesco quasi a crederci, quando me li danno...

Clara – Bisogna dire a Paolo, se vuole mettere dei fiori sul balcone... Sai, ci starebbero proprio bene dei fiori.

Alice – L'altra volta, quando è venuto, mi ha detto che li avrebbe messi.

Poi non se ne è fatto più niente. Starebbero bene.

Clara – Mafalda dice che il balcone dell'appartamento è troppo alto! Che le vengono le vertigini.

Alice – Mafalda è fatta apposta per criticare. Vorrei sapere quando mai ha trovato una cosa che le vada bene?! Oltre tutto parla lei che abita all'ottavo piano!

Clara – Ascolta tesoro: ti devo parlare...

Alice – Dimmi nonna.

Clara – Non posso più tollerare questa storia...

Alice – Quale storia ?

Clara – Mafalda. Jennifer...

Alice (abbassando il capo) – Ah. Capisco...

Clara – Guidobaldo può fare quello che gli pare, con il suo denaro. Ma èuna questione di principio… e anche di correttezza morale. Se tua madre non c’è più è bene che tu prenda il suo posto, anche per tutelare Paolo negli interessi della famiglia.

Alice ( remissiva e triste) – Sì... Certo ...

Clara – Credo sia giusto, e doveroso.

Alice – E come possiamo fare?

Clara – Niente, semplicemente si chiama il funzionario della banca che venga qui e ti faccia mettere la firma sul conto insieme alla mia.

Alice – Ma non possiamo andare noi?

Clara – No, tesoro mio. E’ bene che io non mi muova. Lo si fa venire qui e si fa firmare i documenti. Così sarà tutto più chiaro. E d'ora in poi se ci sarà qualche problema, dovranno chiedere a te.

Alice (timidamente) – A me sembra un po' eccessivo ma va bene; faremo come vuoi tu.

Clara – Il giorno che io non ci sarò più vedrai che non ti sembrerà affatto eccessivo. Come è giusto che sia. Adesso vieni qui e dammi un bacio...

Alice si avvicina e la bacia.

Clara – Ti voglio bene tesoro... (la bacia).

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Alice – Anch'io ti voglio bene.

Clara – Cerca di star bene.

Alice esce commossa.

Pausa

Clara – Ho sbagliato molte cose in vita mia... ma forse sono ancora in

tempo per riparare...

Scena terza

Amalia e poi entra Gian Maria.

Amalia – Oh, vieni, vieni pure Gian Maria; che piacere vederti! Entra, come stai?

Gian Maria – Non volevo disturbarti...

Amalia – Ma figurati, non mi disturbi affatto... Vuoi un caffè? Gian Maria – Grazie, volentieri...

Amalia – Ti faccio un caffè... allora: cosa mi racconti? (Iniziando ad affaccendarsi alla macchinetta del caffè.) Tutto bene, il lavoro?

Gian Maria – E'... non ho da lamentarmi.

Amalia – E' ma lo sappiamo che sei bravissimo!(con aria di intesa) E l'amore?

Gian Maria – Giusto di quello volevo parlare...

Amalia – Tu con tutte le tue donne; quando ti conoscevo avevi un turbinio di donne... Poi cos'è successo ?

Gian Maria – Ma sai gli anni passano. Tu a chi ti riferisci? Amalia – Ma non so... come si chiamava quella... Rita. Gian Maria – A sì certo, la Rita. Amalia – E come è andata a finire...

Gian Maria – Male, purtroppo...

Amalia (interessatissima) – Perché?

Gian Maria – Voleva sposarmi a tutti i costi, poi è andata a finire che si è sposata il mio migliore amico...

Amalia – Ma no! Davvero ? Non ci posso credere!

Gian Maria – E'... non ci credevo neanch'io... Però è successo.

Amalia – E come è andata a finire ?

Gian Maria – Hanno divorziato.

Amalia – No, non ci credo, giura!

Gian Maria – Sì. In cinque anni sono riusciti a fidanzarsi, sposarsi, separarsi, divorziarsi e annullarsi. Mica male no?

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Amalia – E tu dici che l'ha fatto apposta?

Gian Maria – Sì, ma non è di questo che volevo parlare.

Amalia – Ma tu non l'avresti sposata?

Gian Maria (calmo) – No.

Amalia – E perché ?

Gian Maria – Perché non aveva la testa.

Pausa.

Gian Maria – Purtroppo ho passato gli ultimi vent'anni della mia vita, chiuso in ufficio a lavorare… Poi non so cosa sia successo; forse sto diventando vecchio, c'è anche da dire che ho raggiunto tutto quello che potevo raggiungere...

– Sai però alla fine, non dico uno si senta solo... Ma è come se le priorità cambiassero. Mi sono trovato a un certo punto in cui non avevo più bisogno di dimostrare niente a nessuno. Uscivo con un certo tipo di donna, che sapevo perfettamente quello che mi avrebbe potuto dare, e sopratutto sapevo quello che non mi avrebbe “mai” potuto dare... Era divertente... più che altro però era divertente cambiarle. E allora mi sono detto: “La vita è troppo breve, i giorni passano e gli anni passano e ti stai fregando con le tue mani!”.

– Sai Amalia... io sono convinto che una persona sia in grado di amare un'altra, solo e limitatamente a quanto sia in grado di amare se stessa. Per cui è stato facile liberarmi da quel certo genere di donna. Perché tanto sapevo a priori che non mi avrebbe potuto dare più di... niente.

Pausa.

Gian Maria – Tutto qui...

Amalia – Ma tu mia nipote, già la conoscevi? Gian Maria – Certamente...

Amalia – E con lei cos'è successo...

Gian Maria – E' molto strano; sinceramente non riesco a spiegarmelo. Quando l'ho conosciuta era troppo impulsiva... Forse era troppo giovane.

Amalia – E' sì, sì... mi ricordo! A chi lo dici! Gian Maria – Non era facile relazionarsi con lei...

Amalia – Anche il fatto della madre... Per lei è stato un colpo. Gian Maria – E del padre...

Amalia – Sì; e poi anche del padre.

Gian Maria – Non so come spiegarlo... (lunga pausa; poi con un groppo in gola) Credo di essere innamorato di lei.

Amalia – Ma che carino!

Amalia fa finta di niente, ma fatica ad incassare il colpo. Dopo qualche secondo di imbarazzo.

Amalia – Ecco il caffè è pronto! Come lo prendi? Con latte, zucchero?

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Gian Maria – Sì, sì; grazie.

Scena quarta

Alice sdraiata di traverso sul letto, fuma una sigaretta guardando il soffitto. Gian Maria entra in scena e si sdraia a sua volta, apparentemente esausto, tenendo in mano un plico cartaceo.

Gian Maria – Sono andato a prendere le bozze.

Alice – Posso vederle?

Gian Maria – Eccole...

Alice (prende in mano la busta e la apre) – Questo è quello che mi interessa! Cosa ha detto il tipografo ?

Gian Maria (in modo disinteressato, evidentemente stanco del lavoro della giornata) – Che c'è troppo poco spazio tra la fine del testo e il numero dipagina, che la numerazione è troppo grossa e che le lineette ai lati dei numeri sono enormi.

Alice (esaminando il testo) – Certo: è vero! Qui c'è troppo spazio, non vedi?

Gian Maria – E' che abbiamo messo i margini sopra e sotto uguali, mentre possono essere differenti...

Alice – Anche perché sotto ci sono le note...

Gian Maria – Esatto...

Alice – Qui c'è un errore!

Gian Maria – Dove?

Alice (indicando il punto sulla pagina) – Qui... C'è uno spazio di troppo.

Gian Maria – Segnalo.

Alice – E qui non si chiudono le virgolette.

Gian Maria – Amore mio, non possiamo farlo dopo?

Alice – Comunque devo rileggerlo!

Gian Maria (baciandola sul collo) – Adesso non mi va... tesoro, è tutto il giorno che ci stiamo dietro, non possiamo farlo dopo?

Gian Maria continua a baciarla e poi scende.

Alice (seria) – Ma dove le vuoi le virgolette? E' impossibile che non finisca... (lui continua a baciarla scendendo lungo la figura) … il discorso diretto.

Gian Maria – Lascia stare.

Alice – Entro lunedì bisogna finirlo...

Gian Maria (baciandola sulla pancia e poi più in basso, quasi sotto la cintura) Se ti bacio qui, (breve pausa) ti senti una “donna oggetto”?

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Alice (cambiando tono di voce, distrattamente) – Con te mi sento comunque, una donna oggetto!

Gian Maria (alzando la testa) – E perché?

Alice – Perché mi dici quello che devo fare. (Breve pausa)

Gian Maria – Se lasciassi fare a te, saresti un maschiaccio.

Alice – E tu però invece, fai sempre come vuoi tu!

Gian Maria – Scusa tesoro, ma non sono io quello che ha bisogno di risistemarsi la vita.

Alice – Davvero...

Gian Maria – Sì amore mio... e lo sai.

Alice (seria e risoluta) – Sì. (Pausa, i due si guardano negli occhi) – Sai, a volte non mi sembra di essere in due... Alice e Gian Maria; mi sembra di essere in quattro!

Gian Maria (interessato) – E chi sarebbero, questi “quattro”?

Alice – Alice e Gian Maria amanti e Alice e Gian Maria amici. Sai... non riesco tanto a distinguerli.

Gian Maria (ricominciando a baciarla) – E perché devi distinguerli? Non ti piace?

Alice – Non ne sono sicura.

Gian Maria – Secondo me è bellissimo. Essere amici oltre che amanti, credo sia il massimo.

Alice – Dici...

Gian Maria (continuando a baciarla) Assolutamente comprovato.

Alice – Ma lo vedi che non mi ascolti?

Gian Maria – Sì, tesoro...

Alice – Ma la vuoi smettere con queste smancerie?

Gian Maria (dopo l'ultimo bacio) – Quali smancerie?

Alice – Queste, smancerie!

Gian Maria – Ma come? Non sei tu che mi dici sempre che hai bisogno di

attenzione?

Alice – Esatto.

Gian Maria – E allora?

Alice – Proprio questo!

Gian Maria – E l'affetto che cos'è secondo te?

Alice – Non lo so... (indecisa) Non tanto... (poi risoluta, rigirandogli la domanda) Qual è per te il massimo dell'affetto ?

Gian Maria – Non te lo dico... E per te, qual è il massimo dell'affetto ?

Alice – Per me? (Pensandoci.) Il massimo dell'affetto?

Gian Maria – Sì...

Alice – Per me il massimo dell'affetto è quando tu mi dici una cosa che sto pensando.

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Gian Maria – E com'è: come un bacio?

Alice (entusiasta) – Molto di più !

Gian Maria – Più di un bacio?!

Alice – Ma molto di più!

Gian Maria – Tipo quanto?

Alice (pensandoci) – Cento a uno!

Gian Maria – Cento a uno? Ma cento a uno è tantissimo! E comunque quello non è affetto.

Alice – E per te? Qual è per te ?

Gian Maria (serio, a bassa voce) – Quando facciamo l'amore, e tu... gemi.

Pausa. Alice guarda in basso.

Gian Maria – Quello per me è il massimo. E vedere che succede è la cosa più bella del mondo. (Poi cambiando tono) L'affetto, di per se stesso, mantiene comunque qualcosa di sensibile, di epidermico.

Alice – Una carezza.

Gian Maria – Certo anche... C'è una parola, come dicono i filosofi? Non mi viene... E' una sensazione (scandendo il termine e toccandola su un braccio) empirica... C'è qualcosa, non so come dire, di epidermico. Non èroba mentale, cioè sì... anche mentale, perché è un pathos, ma se non si dimostra, se non lo metti fuori, non ha alcun senso.

Alice – Non è affetto.

Gian Maria – Credo di sì.

Alice – Se non si esterna non è affetto ...

Gian Maria – Esatto...

Alice – E allora, quello di testa?

Gian Maria – Quello di testa non è affetto. Quello che dici tu con la testa

èidentità!

Alice – Che sarebbe?

Gian Maria – E' la libertà più bella del mondo. E' avere un'altra persona

che capisce i tuoi pensieri.

Alice gira la testa, mostrando di aver capito.

Gian Maria – E' molto raro, lo sai? Rarissimo! Quando tu mi baci, per me

èuna cosa meravigliosa! Non ho mai avuto tanto in vita mia... Entro in un mondo fantastico, in cui tutto è tranquillo.

Alice – Davvero? Gian Maria – Sì...

Breve pausa. Alice e Gian Maria sono molto seri.

Gian Maria – Ma tu ti rendi conto che quello che abbiamo è qualcosa di meraviglioso? Le hai viste le altre coppie?

Alice – Le ho viste sì!

Gian Maria – E come sono?

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Alice – Un guazzabuglio di egoismo e di errori, tenuto insieme dagli interessi più disparati.

Gian Maria – Tipo: che interessi ?

Alice – Che ne so... la famiglia, i soldi... il lavoro, la casa, i bambini. Gian Maria – Esatto! E sai quante volte succede che due persone si

amino?

Alice – Poche.

Gian Maria – Molto poche. Una su cento?

Alice – Io credo meno.

Gian Maria – Allora una su mille.

Alice (ridendo) – Allora una su mille!

Gian Maria – Fermati che ti bacio…

Alice (sorridendo) – Ecco! Questo non è un comando?

Gian Maria – Sì, ma è un dolce comando…

Alice (con dolcezza) – E’ un ordine.

Gian Maria – E' una richiesta. Sono stato imperioso?

Alice (indecisa) – No. Sì... Un pochino...

Gian Maria – No tesoro, non era un ordine.

Alice – Era un ricatto.

Gian Maria – Ma figuriamoci! ...Era una preghiera.

Alice – E' per quello che era un ricatto!

Breve pausa.

Alice – Se ti dicessi di no?

Gian Maria – Mi spezzeresti il cuore.

Alice – Questo lo so...

Gian Maria – Allora, è perché è dolce, che è imperioso.

Alice – Esatto! Un minimo di coscienza ce l'ho anch'io... (molto seria, riferendosi a un errore del passato) …e conosco fin troppo bene leconseguenze per tutte le volte che ti ho detto di no.

Gian Maria – Esatto...

Alice (facendogli il verso) Esatto...

Gian   Maria     –    Allora   facciamo   così:   aspetta   che   cambio     formula.

(Allontanandosi un poco) Io sto fermo e tu mi baci.

Alice (dolcemente) – Ma anche questo è una richiesta…

Gian Maria – Ma insomma, allora io cosa devo fare per baciarti ? Alice – Va beh… tanto con te è tutto inutile.

Gian Maria – Finalmente l’hai capito…

Alice – Allora adesso fai quello che ti dico io.

Gian Maria – Va bene.

Alice – Siediti.

Gian Maria – Ok. (Si siede.)

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Alice – Chiudi gli occhi.

Gian Maria – Fatto.

Alice – Adesso aspetta…

Gian Maria – Cosa ?

Alice – Che ti baci…

Gian Maria (stupito, aprendo gli occhi) – Davvero !?

Alice – Avevo detto chiusi.

Gian Maria (richiudendoli) – E' vero… Alice (lo bacia sulla bocca) – Ti piace? Gian Maria – Moltissimo.

Alice – Anche quando è un ordine?

Gian Maria – Anche di più.

Alice – Vuoi che ti dica la verità? (Breve pausa) … anche a me.

Alice lo abbraccia e lo bacia sulla bocca.

ATTO QUARTO

Scena prima

Amalia e Alice.

Amalia (precipitandosi in scena sconvolta) – Mi ha detto che è innamorato di te!

Alice – Davvero?

Amalia – Ma non ci posso credere! Era dolcissimo!

Alice – Sì lo so... Lui è così... fa così.

Amalia – Sono ancora sconvolta.

Alice – E cosa ti ha detto precisamente?

Amalia – Niente, abbiamo parlato un po' del passato. Di quello che ha fatto, delle storie che ha avuto e poi mi ha detto che a un certo punto ha voluto cambiare e che si è innamorato di te.

Alice – E' dolcissimo no?

Amalia – E' favoloso! Ho sentito una cosa nel petto… un’emozione fortissima! Io non ho mai avuto nessuno che abbia detto una cosa del genere. E' una frase da romanzo.

Alice – Ogni tanto scherzando, ci diciamo che sono frasi da cioccolatini...

Amalia – E poi è molto cambiato... Quando lo conoscevo io, da ragazzo

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era molto più… tranchant, come dire: era molto intransigente. Ricordo che mi bacchettava!

Alice – Figurati a me... A parte che ne combinavo di ogni.

Amalia – Invece adesso è più solido... Si vede che sa il fatto suo... Anche economicamente... Ma tu con lui come ti trovi?

Alice – E' poco che stiamo insieme, ma devo dire tutto sommato bene; a parte qualche ricordo del passato, di lui non posso dire niente. Non posso lamentarmi...

Amalia – Ma deve essere un carattere un po' difficile, no?

Alice – Siamo molto simili... come carattere intendo, forse per questo ci troviamo.

Amalia – E la differenza di età...

Alice – Quella è l'ultimo dei problemi... Le differenze purtroppo, sono altre...

Amalia – In che senso?

Alice – La testa… e l'energia più che altro. E’ infaticabile. Riesce a fare cento e cento cose al giorno, in continuazione, non si ferma mai.

Amalia – Lavora molto?

Alice – Moltissimo. E su tantissimi fronti diversi. Non gli stai dietro... E' impossibile. Io alle cinque del pomeriggio sono stremata e lui potrebbe andare avanti per ore.

Amalia – Mannaggia a me! Peccato che adesso non ho il pendolo...

Alice – Ma vuoi fargli il pendolo?

Amalia – Certamente!

Alice – Ma puoi farlo anche se lui non c'è.

Amalia – Ovvio che sì.

Alice – Cioè se lui c'è e te lo chiede puoi farlo, e se non c'è e non te lo chiede...

Amalia – Sì, sì. Io posso fare come voglio.

Alice – Anche a sua insaputa.

Amalia – Anche a sua insaputa.

Alice – E per Goffredo l'hai fatto?

Amalia – Sì l'ho fatto.

Alice – E cosa ha detto?

Amalia (perdendosi nel vuoto) – Io credo che sia una persona molto responsabile, non una testa di cavolo... non mi sembra. O così almeno… Io credo che sia una persona solida, evoluta... E credo che anche la moglie abbia fatto molto a riguardo. Io non è che lo conosco così bene, per quello che l'ho frequentato... Cosa vuoi che ti dica: ci vediamo pochissimo, cisentiamo pochissimo... secondo me tutta questa storia sarà destinata a

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finire...

Alice – Ascolta Amalia, ascoltami bene: se lui prendesse la decisione, tu cosa faresti?

Amalia – Cosa farei? Non lo so cosa farei... Io… sono anche in dubbio.

Io… non è che lo conosco così bene...

Alice – Amalia, ascolta: tu pensi di poter riuscire a stare da sola?

Amalia – Non ho idea.. Sono una autonoma. E mi sento anche autonoma...

Alice – Amalia tu non sei autonoma… te la sentiresti di stare da sola?

Amalia – Beh forse no; mi rattristerei. Anche da ragazza...

Alice – Sei mai stata sola?

Amalia (divagando entra nel suo mondo di fate e folletti) – Se tu pensi che il mio primo bacio, l'ho dato a 20 anni! E poi non hai avuto storie sopra un anno, mi sembra...

Alice – Sì, sì. Lo so… di pochi mesi. Prima di Guidobaldo, solo di pochi mesi.

Amalia – Intense magari... Sì, sì. Intese sì… Intensissime; molto intense. Questo sì. (breve pausa, poi cambiando tono) E' che Guidobaldo mi sta troppo addosso. Sai che non mi lascia un attimo. E tiene tutto in mano lui...

E' un accentratore bestiale. L'altro giorno, quando gli ho chiesto “Scusa, per favore, mi dici quanto posso spendere in un mese per le mie cose?”.

Alice – E lui ?

Amalia – Niente!

Alice – Poi figurati adesso dopo questa storia. Amalia – Figurati, ci gioca in maniera spudorata!

Alice – Lo sai che io e Gian Maria parliamo di tutto... voglio dire: non è che siamo sposati; eppure lui mi mette a parte di qualsiasi questione finanziaria e non... confida ogni cosa.

Breve pausa. Amalia pensierosa.

Alice – Ma scusa: tu non hai l'entrata dell'affitto di quell'appartamento a Courmayeur?

Amali – Sì, che adesso è affittato.

Alice – E non vanno a te i soldi?

Amalia – No, va tutto nel conto unico.

Alice – E non ti viene in mente di vedere, dall'estratto conto, le entrate e le uscite?

Amalia – Ma sai io non è che sono poi pratica... (cambiando tono) E adesso oltre tutto cerca sempre l'intimità...

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Alice – E' diventato ossessivo?

Amalia – Ma da morire... La sensazione che ho, è che gli sia venuto il chiodo fisso.

Alice – Pure?

Amalia – Da quel punto di vista è ossessivo. Perché secondo me, (della serie io sì che la so lunga) e guarda che io Guidobaldo lo conosco bene,siccome è un po' prepotente, pensa di... tenermi così.

Alice – Quando invece è peggio.

Amalia – Assolutamente!

Pausa.

Amalia – Mi sento una schifezza a dire così: io che ci credevo così

tanto...

Alice – C'è da dire che non è che il mondo pulluli di uomini con le palle.

Amalia – E va così, va così... Piuttosto che andare a trovarmi un cretino...

Oltre tutto abbiamo già abbastanza esempi in famiglia... Non ho voglia,

non ho voglia. Davvero non mi interessa... Davvero guarda! Non è di

questo  che   hai   bisogno.          Non   sono   certo   malata   di   sesso...          Ma

figuriamoci...

Breve pausa.

Alice – Solo io vorrei per te una persona che ti sostenesse... con la quale

tu possa almeno scambiare due parole…

Amalia – Ma tanto è impossibile... Te lo dico proprio onestamente, non sono alla ricerca. Io purtroppo sono legata a tu sai chi... purtroppo. (Breve pausa) Magari a un certo punto capirà... che deve lasciarmi i miei spazi.Adesso mi sento un po' in colpa...

Alice (alzando il tono)  – Ma in colpa di che?

Amalia (quasi disperata) – Non ci sono le premesse! Alice: siamo onesti... Per una storia così non ci sono le premesse... Come si fa a impostare una roba così. Dai, siamo onesti. Alice: io non me la sento! Purtroppo... Io voglio bene a Goffredo... poi se mi sono concessa. Voglio dire. Tu mi conosci: un motivo ci sarà. Ma ormai mi sono rassegnata… me ne starò da sola...

Breve pausa. Alice non risponde.

Amalia (molto pensierosa) – Magari ho fatto una stronzata. Alice – Vuoi sapere cosa penso? Amalia – No.

Alice – Io credo che tu sia super giustificata da tutti questi anni passati, precedenti. Guidobaldo se lo merita proprio: ha veramente esagerato...

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Amalia – Tu dici?

Alice (alzando la voce) – Amalia, svegliati! Il problema è un altro: lui

non è una persona che ti sostiene. Le cose che tu hai dentro, tu te le tieni

per te, sì o no?

Amalia – Sì.

Alice – Le puoi dire a tuo marito?

Amalia – Ma no! Figurati...

Alice – Questo è il punto.

Amalia –  E cosa devo fare?

Alice – Semplice: chiedere il divorzio. Hai tutti gli strumenti necessari. Devi solo stare attenta alla parte economica, perché ti può ingannare!

Amalia –  Ma non posso...

Alice – Non è vero!

Amalia (scoppiando in lacrime) – Non posso, non posso!

Alice – Fai come ti pare.

Amalia – E' così... cosa ci vuoi fare? Non posso farci niente!

Alice – Questo non è vero!

Amalia – Ci vuole pazienza...

Alice – Lasciamo stare…

Scena seconda

Alice e Gian Maria.

Gian Maria – Allora come va la nostra eroina?

Alice – Guarda, un disastro: non ci si capisce niente.

Gian Maria – Ma lo ama o non lo ama?

Alice – A parte la (pronuncia meridionale molto aperta) “passione” sconvolgente, secondo me non lo conosce neanche. E questo Goffredo non è neanche uno furbo.

Gian Maria – E lo lascia o non lo lascia Guidobaldo?

Alice – Non credo che lo lascerà mai.

Gian Maria – Perché?

Alice – Perché è così! Vuole troppe cose e non è disposta a pagarne nessuna. Lei per lasciare il marito vorrebbe avere un altro che se la piglia, libero giovane e bello, coi soldi e il pacchetto completo.

Gian Maria – E' impossibile.

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Alice – E' quello che dico anch'io.

Gian Maria – Molto male. Malissimo direi... Io sinceramente non so come ha fatto a sposarlo uno così! Il mondo è ben strano.

Alice – Cosa vuoi che ti dica, che si meritano a vicenda?

Gian Maria – Secondo me, no.

Alice – Anche secondo me. Ma doveva svegliarsi prima.

Gian Maria – Sì: ma prima di nascere!

Alice – Non so... quello che so è che ho fatto una fatica pazzesca a farle spiccicare tre parole... prima diceva di sì, poi diceva di no. Ho un'emicrania che non ti dico.

Gian Maria – Ma le donne sono così?

Alice – Sì. Definitivamente.

Gian Maria – … e cosa diceva lei?

Alice – Niente: prima lo amava, sembrava l'uomo della sua vita, poi invece no; si è sbagliata, tanto è tutto inutile... Non hai idea la confusione che ha in testa quella donna!

Scena terza

Entra Amalia.

Gian Maria – Ma guarda un po': lupus in fabula!

Amalia – Ciao Gian Maria. Come stai?

Alice – Ciao Amalia.

Gian Maria – Ascolta Amalia, posso chiederti una cosa?

Amalia – Ma certamente.

Gian Maria – Molto bene: te lo chiederò una volta e non te e non lo ripeterò più: io l'ho conosciuto tuo marito, ma santo cielo non so cosa ti sia venuto in mente il giorno che hai deciso di sposarlo... Me lo vorresti spiegare?

Amalia (divagando) – Ma sai, eravamo giovani, era tutto più bello...

Gian Maria – E sei stata felice insieme a lui, in tutti questi anni?

Amalia – Beh... felice è una parola grande... Come tutti: con alti e bassi...

Gian Maria – Ascolta Amalia: io lo conoscevo tuo marito, e in questi giorni l'ho rivisto: Guidobaldo è una persona impossibile! E' uno con cui non puoi parlare di niente! Non puoi parlare di Dio perché è ateo, di politica neanche a parlarne! Non puoi parlare dei soldi perché finge di disprezzarli. Gioca a fare il galante pur essendo tirchio e spilorcio come

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pochi, ma non ammette in alcun modo che qualcuno sia più ricco e più aristocratico di lui. Se però con lui sei gentile ti disprezza, e ti considera meno di niente! L’unico modo di avere una ben che minima relazione con lui, sai qual è? … insultarlo. Se lo insulti allora va bene… ti rispetta.

– E' l'uomo meno interessato agli altri esseri umani che io abbia mai visto in vita mia! Morire se a tavola ti rivolge la parola! Per lui semplicemente non esisti. Non sei nessuno. Se però poi tu non parli e ti chiudi, si imbarazza! E cala una coltre di tensione che non ti dico neanche.

Amalia (con aria affranta, rassegnata, come se le stessero tirando una pugnalata al seno) –Lo conosco, lo conosco... purtroppo lo conosco. E?come dici tu...

Gian Maria – Tu sei una persona solare. Amalia – Ho molti difetti.

Alice – Ma quelli li hanno tutti...

Gian Maria – E sei sincera! Alice – E passionale!

Gian Maria – Ascolta Amalia: è un uomo che io ho visto con i miei occhi, e te lo ripeto, ho visto con i miei occhi, girare le spalle davanti alla madre inferma e ottuagenaria, mentre lei lo chiamava perché aveva bisogno di lui!!!

– Amalia, ma a te pare normale che abbia dovuto accompagnare io in camera sua madre, e non lui? Che era la prima volta che la vedevo ?!

Amalia – Fa sempre così!

Gian Maria – E' un essere spregevole... credimi! (Breve pausa) Amalia: io non so come abbia fatto tu a resistere con lui tutti questi anni?

Amalia (iniziando a singhiozzare) – E' vero...

Gian Maria – Ebbene io ti dico una cosa: “Lascialo!” Vattene via, sei ancora in tempo. Smetti di amarlo e smetti di compatirlo, perché ti ha rovinato la vita! Sei ancora in tempo, credimi, sei ancora una bella donna, lascialo stare, perché è infinitamente meglio per chiunque non avere niente e nessuno al mondo, piuttosto che vivere con una persona come quella.

Amalia scoppia in lacrime.

Gian Maria – Vivi! Vattene! Scappa lontano, ti ha rovinato! Sei ancora in tempo, prendi quella porta e scappa! Non puoi sprecare la tua vita così!!! Amalia in preda ai singulti e allo sconforto, esce di scena, correndo via in lacrime.

Pausa.

Alice – Era proprio necessario?

Gian Maria – Non so... (breve pausa) Gliele ha mai dette nessuno queste

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cose?

Alice – Non credo.

Gian Maria – Allora temo che fosse proprio necessario...

Scena quarta

Gian Maria su una sdraio al sole, con occhiali da sole e panama, sta fumando un Havana con grandissimo gusto e piacere. Ne può fumare solo uno alla settimana e i primi tiri hanno sempre un sapore particolare... Poi arriva Alice.

Alice – Hai fumato?

Gian Maria – Solo qualche boccata.

Alice (con feeling) – Gian Maria, ma non è possibile! Ti lascio solo mezz'ora, e guarda cosa mi combini!

Gian Maria – Solo metà.

Alice – Davvero?

Gian Maria – Sì... Mi dai un bacio?

Alice si siede sulla sdraio sopra di lui, lo abbraccia dolcemente e gli dà un bacio.

Alice – Anch'io voglio prendere il sole! Voglio andare in piscina...

Gian Maria – Vai qui dalla Kelly...

Alice – Sì, anche.

Gian Maria – Ti accompagno.

Alice (bruscamente) – Posso andarci anche da sola...

Pausa. Gian Maria non risponde.

Alice – Ho un mal di pancia tremendo.

Gian Maria – Perché hai letto troppo.

Alice – No. Credo che siano delle cose. Ho avuto delle fitte tremende... Gian Maria – Prima, quando eri di là?

Alice – Sì. Mi veniva da piangere. E ho dovuto smettere di leggere.

Gian Maria – E hai letto tanto?

Alice – Novanta pagine.

Gian Maria – Novanta pagine?! Ma è tantissimo!

Alice – Che fai, mi prendi in giro?

Gian Maria – Hai finito il racconto?

Alice – Sì, ho finito.

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Gian Maria – E adesso?

Alice (stiracchiandosi) – Mi sa che mi metterà un po' in crisi, questo libro...

Gian Maria – Quale?

Alice – Questo di Maugham.

Gian Maria – E perché?

Alice – Per tutte questa idea di sposarsi e di fare dei figli...

Gian Maria – Ma non è vera. E' una storia inventata. Lui non ha mai avuto figli.

Breve pausa.

Alice – Adesso non so più cosa leggere.

Gian Maria – Che libri hai?

Alice – Ne ho un paio, ma sono un po' stufa di tutte queste storie d'amore.

Sono una barba.

Breve pausa.

Alice – Leggo sempre i tuoi libri. Non è giusto. Io li voglio comprare...

Gian Maria – Inizia a leggerlo; poi se ti piace, lo compriamo.

Alice – Voglio leggere i  miei.

Gian Maria – Hai letto “ La luna nel pozzo” di Remarque?

Alice – No, che cos'è?

Gian Maria – Non lo conosci?

Alice – No.

Gian Maria – E' un grosso scrittore; vendeva più di Hemingway ai tempi di “Per chi suona la campana”...

Alice (con tono indagatorio) – E perché non me lo hai nominato prima? Gian Maria (storcendo un po' la faccia) – Perché è un po' tanto

negativo... Se non lo prendi bene, può mandarti in down molto facilmente. Alice – Cioè?

Gian Maria – E' crepuscolare... Sai queste storie d'amore impossibili, che vanno sempre a finire male, che lui muore o lei muore...

Alice – Uhm... Interessante.

Gian Maria (divagando) – A lui piaceva molto questo liquore del sud della Francia o della Spagna, penso sia distillato di mele, si chiamava “Calvados”.

Alice – Sì, lo conosco.

Gian Maria – E ha avuto una storia con Marlene Dietrich. Si sono amati follemente tutta la vita. Ma non ne è rimasta traccia perché il figlio di lei ha distrutto tutte le lettere...

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Alice – Ma come ha fatto a distruggerle?

Gian Maria – … e non lo so! Le avrà bruciate. Forse era geloso.

Alice – Incredibile.

Gian Maria – La sua tomba è sul lago Maggiore.

Alice – Sì?

Gian Maria – Sì. C'è un romanzo bellissimo, non mi ricordo neanche come si chiama, in cui lui era un “Gentleman driver”, sai ai tempi in cui chi aveva una Ferrari poteva andare a correre in gara... All'epoca della Mille Miglia. Lui penso che avesse una Maserati o una Aston Martin, e incontra lei che era una ereditiera bellissima, malata di tubercolosi che stava in un sanatorio a Saint Moritz... Per cui doveva stare in una clinica sotto stretta sorveglianza. Lei una notte scappa e va in città per divertirsi e prendersi un po' di svago. Lo incontra e si innamorano...

– Lui le dice di venire via con lui e di seguirlo. Lei va via dal sanatorio e va a Parigi dal suo tutore, prende tutti i soldi e torna da lui. Che intanto deve fare la corsa a Montecarlo. Lui la saluta prima della partenza. Corre. Ha un incidente e muore... Lei è disperata e grida che debbano fermare la corsa, ma nessuno la ascolta...

Alice – Mica male! Mi sa che questo Remarque è del mio genere...

Gian Maria (sorridendo) – Uhm... credo anch'io. Alice – Perché non andiamo in libreria?

Gian Maria – Non potremmo andare dopo, tesoro? Alice – Perché non adesso?!

Gian Maria – Adesso? Alice – Sì, adesso.

Gian Maria – Perché non telefoniamo per vedere se ce l’hanno? Alice – Insomma, Gian Maria: mi hai smontata!

Gian Maria sorride divertito. Alice – Voglio fumare.

Gian Maria – Ok.

Alice accende una sigaretta.

Alice – Hai visto come sono brava?

Gian Maria trattiene una risata e nell'intento, gli cadono gli occhiali da sopra la fronte sulla faccia.

Alice – Che fai? Ti sono caduti apposta, o è un caso del destino. Gian Maria (ridendo) – Io non ho fatto niente.

Alice – Perché ho detto che sono brava e tu alzi gli occhi al cielo! Gian Maria – Oggi sei stata bravissima!

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Alice – Tanto non ci credo! Tu mi fai un sacco di complimenti e poi... Gian Maria – E poi?

Alice – E' solo per darmi il contentino.

Alice lo morde sulla spalla.

Gian Maria (esagerando) – Ahi! Mi hai fatto un male pazzesco! Alice – No, davvero? Allora non ti mordo più.

Gian Maria – No, mordimi ancora; ma dove c'è un po' più di carne. Non lì così sull'osso.

Alice lo morde sul braccio.

Alice – Fatto male?

Gian Maria – Non ho sentito niente...

Alice lo morde ancora.

Gian Maria – Niente...

Alice lo morde ancora.

Gian Maria – Ma più forte!

Alice – Non posso mica lasciarti il segno?!

Gian Maria – Puoi fare quello che vuoi, amore mio.

Alice – Allora voglio darti un bacio.

Alice e Gian Maria e si baciano appassionatamente.

Sipario

L'opera “Il Glicine in Fiore” di Luigi Filippo Parravicini è stata registrata in Siae con numero di repertorio …..... il 23/VIII/ 2013.

Ogni riferimento a fatti, accadimenti e persone è puramente casuale. Per qualsiasi chiarimento rivolgersi direttamente all'autore.

www.luigifilippoparravicini.it

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cell. 348/7563370

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