Il gobbo di NotreNaple

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SAVERIO Ah, oijoco oj…

- Autore: MAURO PALUMBO

- Genere: COMMEDIA MUSICALE

- Personaggi 8: 5 (uomini) e 3 (Donne)

- Comparse 8: 3 (guardie) e 5 (lazzari)

- Durata: un'ora e trentacinque minuti

Note:

Il Gobbo di NotreNaple è una favola in musica che si spinge oltre i luoghi comuni, gli scenari familiari ed i volti noti, per andare a curiosare tra le pieghe meno visibili della storia: è il racconto di un uomo e di un mostro che visse all’oscuro della città di Napoli alla fine del settecento. Quanti segreti sono celati dietro una Corte... La storia ci racconta che Carlo di Borbone, nel 1759 partì dal Regno di Napoli per ritornare nella sua terra, dove nello stesso anno fu incoronato Re di Spagna. Carlo lasciò il Regno di Napoli a suo figlio Ferdinando IV, di soli otto anni, affidandolo al Consiglio di Reggenza. Tuttavia, la storia tace il segreto che il legittimo erede al trono, in realtà era un altro: Ferdinando aveva un fratello maggiore, Quasimodo, nato storpio e malformato pochi anni prima di lui. A Corte, il fatto fu facilmente messo a tacere: re Carlo fece credere che il bambino fosse nato morto, ma in realtà la deforme creatura fu segretamente rinchiusa nel Duomo di Napoli ed affidata direttamente dal padre Carlo alla custodia dello spietato e potente usuraio Frollo, che vede il male ovunque, tranne che in se stesso. Questi ebbe in cambio, per i servigi prestati, l’investitura a cardinale ed una considerevole fetta di privilegi reali. Per il bene e l’integrità del Regno e dei Borbone, nessuno avrebbe mai dovuto sapere che il legittimo erede al trono era in realtà un mostro…

La Scena si apre su Pulcinella, antica, pluricentenaria maschera partenopea, che nella commedia è l’irriverente cantastorie del racconto.  La commedia musicale è ambientato il 19 settembre 1767, San Gennaro, durante la festa per il Santo Patrono della città. Quasimodo, depresso per la sua condizione e la sua solitudine, viene esortato dalle figure immaginarie che sua mente anima (le esilaranti statue di San Gennaro, Sant’Antonio e Santa Lucia) a disobbedire al padrone Frollo, partecipando alla vecchia festa cittadina. Alla festa, avviene l’incontro con ‘a Smeralda, giovane e bellissima lazzara, che susciterà l’amore del capo delle guardie Febo. Frollo, segretamente innamorato di ‘a Smeralda, ma combattuto dal suo odio per il popolino, osteggia questo amore fino a mettere in pericolo la vita della ragazza. ‘A Smeralda sarà salvata dal sacrificio di Quasimodo, che immolerà la propria vita per la bella lazzara. Con la morte di Quasimodo e grazie all’onore conquistato da un mostro senza denti e con la gobba (in dialetto “scugnato c’o pizzo”), si abbandonerà il termine dispregiativo di “lazzari” per definire i figli di Napoli, e si colloca l’origine storica del termine “scugnizzi”.


La Compagnia Teatrale

 


presenta

Il Gobbo di NotreNaple

Favola in musica in due atti

di Mauro Palumbo

(liberamente ispirata a “Il Gobbo di Notredame”)

cell. 3287127022

E-mail: tabularisa@libero.it

PERSONAGGI E INTERPRETI:

Quasimodo                                          (    Emiliano Schember  )

Cardinale Frollo                                  (       Mauro Palumbo     )

‘A Smeralda, la lazzara                       (       Raffaella Testa      )

Capitano Febo                                     (        Giorgio Pinto         )

Pulcinella                                                        (         Gabriella Striani       )

San Gennaro                                        (     Ferdinando Sorbo    )

Santa Lucia                                          (      Feliciana Tufano    )

Sant’Antonio                                        (      Antonio Errico       )

I LAZZARI:

Giannino, capo dei lazzari                (    Gianluca Campanino    )

Rosa                                                  (        Shanti Duclercq        )

Rafele                                                (       Raffaele Caiafa          )

Vecienzo                                           (      Vincenzo Ferriero       )

LE GUARDIE:

Guardia 1                                           (       Roberto Trecarichi    )

Guardia 2                                           (         Alberto Corbino      )

Guardia 3                                           (      Gianluca D’Agostino  )

CON LA PARTECIPAZIONE STRAORDINARIA DE                                I VILLANELLA

IL GOBBO DI NOTRENAPLE – Favola in musica

ATTO I

SCENA PRIMA (Pulcinella)

MUSICA 1: Canzone di Pulcinella (1’15’’)

LUCE 1: Sul buio, occhio di bue che illumina Pulcinella in proscenio + spot su ballo

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INTRO PULCINELLA

  Ve voglie cuntare ‘lu fatto ca nisciun vole sapere,

la storia ca tutt’ ‘lu munn’ canosce e fa finta ‘e nun’la sapere.

 ‘E fatt’, la gente, ‘li ‘ccose e ‘li mill’ facc’ e mille culure,

ca cangeno juorne e speranze, ‘a semp’ e ‘ppe ‘ssempe ma ca je chiamm’ammor’.

 Li strade, li viche e le piazze sanna ienchere ‘e genta curiosa, ca vol’ morire ‘e passion’ cu’ ‘e spade int’o core e lacreme a ‘gghiett’.

Venite a lu palco, currite a suffunne e purtateve pure ‘e ‘ccriature.

Lasciate ‘e ‘ppignate cu ‘e ‘ssarze, e tacchine, li pulle e la past’e ‘ffasule.

Menateve ‘nterra, assettateve ambressa, astrigniteve buone, ca tutte ata sentere.

‘A storia ‘e ‘nu pazz, ‘nu stuorpie, ‘nu chiaveco e ‘na figlia riggina ‘e ‘nu popolo acciso.

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Il sipario è ancora chiuso. A luci spente, in sala, viene illuminata in proscenio la figura della maschera tradizionale di Napoli, Pulcinella. Questi è il narratore della commedia. Dopo la canzone introduttiva, comincia a parlare.

PULCINELLA  (La maschera comincia a parlare come se stesse arringando una folla di spettatori) Avvicinatevi guagliù… Avvicinateve… Venite ‘a chesta parte, facite ambresso… Va buò, nun date retta, veng’io addu vuie… (Salta giù dal palco in mezzo alla platea, illuminato da un occhio di bue) Ma faciteme capì nu poco… Ma vuie overamente ve pensate ‘e sape’ tuttocose da’ terra vosta, da’storia vosta…? (Ride senza contegno) Embè, io n’aggio conosciuto ‘e cetrule, ma vuie mettite ‘a copp! (Si rivolge ad uno spettatore in particolare) Soprattutto tu! ‘O buò capì che t’hanno raccuntato, che t’hanno fatto studia’ nu cuofano ‘e bucie! (Indicando altri spettatori) Pure a te, a te e a te… C’hanno fatto fessi a tutte quante! (Risale sul palco) ‘E segreti, ‘e misteri ca’s’annascondono nella storia di Napoli non ‘o putite manc’immagina’! E va bene, và… Me facite na cosa d’into ‘o stommaco… Stasera ve ne voglio raccontare uno, uno soltanto: il racconto di un uomo e di un mostro che visse alla fine do’millessetteciento nel Duomo di Napoli… Uè-uè, m’arraccumanno! Appizzate ‘e ‘rrecchie! (Scompare alla vista rientrando dietro il sipario)

SCENA SECONDA (Quasimodo)

MUSICA 2: Tema di Quasimodo (3’35’’)

LUCE 2: Piazzato su praticabile-tavolino (a sinistra)

Il sipario si apre sulla musica. La scena si ambienta nel Duomo di Napoli. Sul palco si distingue chiaramente la figura curva di Quasimodo che, storpio, si trascina cantando.

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CANZONE DI QUASIMODO

STROFA 1

Questo duomo per me

è casa e carcere

Son trent’anni che

io vivo qui

LUCE 3: Piazzato su finestra (a sinistra) + luce filtrante dalla finestra

*E’ una vita che osservo da quassù

per sentirmi un po’ più vivo… un po’ di più

STROFA 2

Prenderei tutti i colori

che io so

per dipingere la vita

che non ho

**Quelle facce sorridenti ed occhi blu

donne belle e mani che si stringono 

i bimbi ridono….. io no 

INCISO

Libero di liberare i sogni e la mia fantasia

il corpo e l’anima unirsi a un cielo avido

e piombare

giù con l’allegria dei giochi di quando siamo

bambini e gridare mamma e piangere e ridere e ridere e ridere

------------------------SOLO  ( su strofa completa ) ---------------------

Quelle facce sorridenti ed occhi blu

donne belle e mani che si stringono 

i bimbi ridono….. io no 

INCISO

Libero di liberare i sogni e la mia fantasia

il corpo e l’anima unirsi a un cielo avido

e piombare

giù con l’allegria dei giochi di quando siamo

bambini e gridare mamma e piangere e ridere e ridere e ridere …

finale sfumando su voce

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SCENA TERZA (Quasimodo, Gennaro, Antonio e Lucia)

Quasimodo, finito di cantare viene preso dalla depressione per la sua condizione e si siede a terra. La luce illumina i lati della scena: si distinguono nella penombra le figure di due statue di santi. Queste raffigurano Sant’Antonio e San Gennaro, quest’ultimo raffigurato nell’atto della benedizione, con il braccio sollevato.

LUCE 4: Giorno (totale luci)

MUSICA 3: 3 Rintocchi di campana, preludio al risveglio dei santi (11’’)

SANGENNARO  (Risvegliandosi, dolorante al braccio destro) Mamma d’o Carmine… Nun me sento chiù  ‘o braccio!

SANTANTONIO   (Anche lui si riveglia di colpo) Lo sapevo. Ben ti sta!

SANGENNARO    Ma come?
SANTANTONIO    Quando uno si spara le pose così è!

SANGENNARO     Che mi sparo le pose io?

SANTANTONIO    Tu sì troppo megalomane Gennarì… E nun vuò capì ca’ te si fatto viecchio!

SANGENNARO     (Arrabbiato) Totò?!? E quanta confidenza?!? Viecchio a me?

SANTANTONIO   Sissignore…

SANGENNARO    Mannaggia… (Trattiene tra i denti)

Voce di Dio, fuori campo, che richiama San Gennaro: “Gennaro!”

SANGENNARO   Oj?!? Mò me facive piglià questione c’o principale! Io mi sono scocciato di fare sempre le stesse storie… Tu ‘e purtà rispetto!

SANTANTONIO   Uuh! E te stai facendo pesante Ge-ggè!

SANGENNARO    E nun me chiammà Ge-ggè! Ma insomma, il fatto che il sottoscritto è il patrono della città, conterà qualche cosa in questo Duomo, o no?

SANTANTONIO   E come, non conta? Tutti i Santi sono tenuti a portarti omaggio almeno due volte l’anno: me pare che possa bastare…

SANGENNARO   Ma non è che, una volta portato l’omaggio, se ne vene nu Santantonio qualsiasi e me piglia a sische e pernacchie!

Dal fondo entra Santa Lucia per portare omaggio a San Gennaro, il quale stravede per la Santa, a differenza di Sant’Antonio che prova una certa antipatia per lei. E’cieca e cammina seguendo le voci.

SANTANTONIO   Oj? Te sì fatto pure permaloso… E’ a vecchiaia Ge-ggè!

SANGENNARO  (Facendosi il segno della croce) E’ meglio ca’ nun te dongo audienza, se no me scordo ca’ so’ santo e so’ mazzate!

SANTALUCIA     Ma sempre a fare quistioni voi due…

Sotto l’arco centrale si distingue la figura di Santa Lucia, che si muove a tentoni poiché cieca. San Gennaro si precipita ad accogliere la santa mentre Sant’Antonio borbotta

SANTANTONIO    (Alla vista della Santa alza gli occhi al cielo) Aeh… ‘O bene vallo a truvà, pecchè p’o malamente basta aspettà!

SANGENNARO    (Trasale alla vista della Santa) Carissima Lucia, qual buon vento?

SANTALUCIA    Ma come… Oggi è il 19 settembre, è San Gennaro e sono venuta a portare i miei omaggi (Girandosi dal lato di Sant’Antonio) al santo patrono… (Tocca il capo di Antonio, poi sorpresa) Ma che d’è, Gennarì… Te so caduti tutte ‘e capille ‘a capa?

SANTANTONIO    Statevi ferma ‘onna Lucì!

SANGENNARO    Sto qua, Lucì…

SANTALUCIA     (Ad Antonio) Ma staie sempe ‘mmieze tu?!?(Si volta dal lato giusto) Auguri, Gennarì Io vengo una volta al vostro onomastico,  e un’altra volta la vigilia della prima domenica di maggio …

SANTANTONIO    Meno male oj, per oggi ce damme nu pizzico ‘ncoppa all’aureola, ma po’ stamme cujete fino all’anno prossimo…

SANGENNARO    (Ad Antonio) La vuoi finire o no? (A Lucia) Dovreste venire più spesso, Lucì. Con decenza parlando, voi avete una scollatura che ogni volta che lo vedo, (con trasporto spostandosi in avanti) me fa’ squaglià ‘o sanghe ‘a fore ‘e ‘vvene! (Nota Quasimodo solitario ai margini della scena) E tu che ci fai lì buttato, Quasì…?

SANTANTONIO   Uè, bellu guagliò stai pure tu? Vien’a ‘ccà, famme manià nu poco stu scartiello…

SANTALUCIA   E nun ‘o trattà accussì! Sei il solito indelicato, Totò... (Carezzando la gobba di Quasimodo scambiandola per il viso)

SANTANTONIO    Indelicato-to-to? Ma che d’è, nun abbasta ‘a cecaria? Mò state addivintanne pure cacaglie?!?

SANGENNARO   Nun ò date’ audienza...

SANTALUCIA   Pare ch’è colpa mia… Chell’è ciorta! L’unica statua del Duomo di Napoli, con due smeraldi incastonati negli occhi: e quanto potevano durare?!? ‘O tiempo ‘e fa doie sbattute ‘e ciglia, e sfiih! So’sparite l’uocchie...

SANTANTONIO   E vuie nun avite visto niente?!?

SANGENNARO   Ehm… Non vi pigliate collera Lucì. Stu Sant’Antonio non è cuntento sì nun appiccia ‘o ‘ffuoco! (Andando verso Quasimodo) Ma dici un po’ a San Gennaro tuo, che succede?

QUASIMODO   (Schivo) Niente…

SANTANTONIO   (Severo,seguendo San Gennaro) Ah-ah! Scartellato e buciardo!

SANGENNARO    Totò, si nun ‘a fernisce te ‘ncaso chell’aureola ‘cuollo, e invento l’hula-hop duecento anni primma d’o tiempo!

SANTANTONIO    Scosate ‘ccellenza!

SANGENNARO    Ma dico io, Quasì, ti pare questo il modo di festeggiare la festa del tuo Santo Patrono preferito? Su, trovati un bel posto sul tetto del Duomo per guardare la vecchia festa…

QUASIMODO    Già, guardare, solo guardare…

SANTANTONIO   Guagliò, e che ti lamenti a fare? (Indicando Lucia) E chesta c’adda dicere?

SANGENNARO   Ah ‘fforza vuò abbuscà tu! (Tirando un orecchio a Santantonio)

Voce di Dio, fuori campo, che richiama San Gennaro: “Gennaro!”

SANGENNARO    Ma insomma cos’ha? Non vuole guardare la festa con noi?

SANTANTONIO    Nun ‘o ssaccio Ge-ggè, tu ‘o ‘ssaie ca io a stu sgubbinato nun ‘o capisco…

SANGENNARO    Guardare la vecchia festa è sempre stato l’avvenimento dell’anno!

SANTALUCIA    (Cammina verso il pubblico) Se sai che non potrai mai andarci…

SANTANTONIO    Acchiappa ‘a chesta aj!

SANTALUCIA  (Voltando bruscamente verso Quasimodo) …A che serve guardare?

SANTANTONIO   (A Lucia) Ah, si ‘o ‘ddicite vuie!

SANGENNARO    (Impaurito per Lucia) Stoop!

SANTALUCIA    (Fermandosi) Mica è fatto di marmo come noi? (A Quasimodo) Quasì… (Non trovando la testa del ragazzo) Quasi? Ma che d’è, tutte quante zelluso dinto ‘a stu Duomo?

Quasimodo gira la testa verso la santa, che ricomincia a parlare

SANTALUCIA  Ah, eccoti qua… Quasì, con noi ti puoi confidare, che hai?

QUASIMODO     Non mi va di passare un altro anno a guardare la vecchia festa dall’alto, ecco tutto…

SANTALUCIA   Allora, perché non hai pensato di andarci invece…?

QUASIMODO   L’ho fatto, ma non è cosa. Non riuscirei ad integrarmi… Io non sono normale…

SANTALUCIA     Uuh! Ma tu che dici? (Accarezzando la gobba al posto del capo) Cu’ sta bella faccella tonna tonna ca’tieni?!?

SANTANTONIO   Lucì, vuie tenite ‘o ppoco ‘e cataratta, e va bene: ma ‘o sgubbinato tene ragione, tanto normale nun è!

SANTALUCIA   E allora? Ma poi che significa normale? Ma perché, Totò: tu fusse nu santo normale?

SANGENNARO    No! Si ‘a schifezza ‘e tutte ‘e sante!

SANTALUCIA    Appunto!

SANTANTONIO    E’bello stare’mmiezo ‘a vuje, pecchè siete affettuosi!

SANGENNARO   C’a poi io nun me riesco a fa capace: Sant’Antonio Abate che parlà napulitano? Ma tu nun eri egiziano?

SANTANTONIO   E che buò fa? Mi sono dovuto adeguare a parlà napulitano… 

SANGENNARO   Va beh, hai ragione. Quasì, anche tu tieni ragione: tanto normale non sei. Ma la tua anormalità non la devi interpretare solo negativamente…

SANTANTONIO   Ah, no?

SANTALUCIA   Gennarino ha ragione… Proprio perché sei diverso dagli altri tu sei l’unico che riesce a parlare con noi.

SANGENNARO    Quasì: quanti possono vantare di avere come amici i santi più importanti del calendario? (Indicando se e Lucia)

SANTANTONIO    Uè, uè, sto pure io…

SANGENNARO    Ah, si! E’ vero! Quanti possono vantarsi di avere come amici (Indicando nuovamente se stesso e Lucia) i due santi più importanti del calendario?

SANTANTONIO    Allora io so proprio ‘na chiavica?!?

SANGENNARO   (Velocemente ad Antonio) Amen! (A Quasimodo) E come tuoi amici e santi protettori insistiamo perché tu quest’anno partecipi alla vecchia festa!

SANTALUCIA     Dai retta a una vecchia spettatrice: la vita non è fatta per gli spettatori…

SANTANTONIO    Specialmente pe’ chille ca’nun ce vedeno!

SANGENNARO     Statte zitto Totò! Falla parlà…

SANTALUCIA     Se osservi e non fai niente altro, tu vedrai la tua vita che scivola via senza di te…

SANGENNARO    Stammi a sentire, afferra una tunica nuova, una calzamaglia pulita e…

QUASIMODO  Grazie per l’incoraggiamento, ma state dimenticando la cosa più importante…

SANTANTONIO    Che è ‘o cess, addò s’abbìa!

SANGENNARO   Embè, si nun te stai zitto te dongo pere, ‘e organizzo nu fuocarazzo ‘e Santantonio miez’o Duomo!

SANTALUCIA    Cosa stiamo dimenticando, Quasi?

QUASIMODO    Non avete pensato al mio padrone Frollo…

TUTTI   Ah, già…

SANGENNARO     Quando lui dice che non potrai mai lasciare il Duomo, intende forse mai, mai…?

QUASIMODO    (Alzandosi e camminando) Mai e poi mai. E detesta la vecchia festa, dice ch’è troppo pagana. Si infurierebbe se gli chiedessi di andarci.

SANTALUCIA     E chi parla di chiederglielo… (Perde l’equilibrio per il mancato appoggio di Quasimodo)

SANGENNARO     E’vero! (A Santantonio, per far soccorrere Lucia) Acchiappa a chella!        (Si avvicina saltellando a Quasimodo) Strisci fuori attraverso i sotterranei…

SANTANTONIO  (Come Gennaro) Solo per qualche ora…

SANGENNARO   (C.S.) …E ristrisci dentro piano piano!

SANTALUCIA    (Si incammina verso i tre) Non se ne accorgerà mai! (Si scontra con Antonio, che a sua volta urta Gennaro)

SANTANTONIO    Ma vi vulite sta’ ferma?!?

SANGENNARO   Sì sempe tu!

SANTANTONIO    Nun song’je, è ‘sta cecata ‘a ‘ccà ‘dreto!

QUASIMODO    (Pausa, poi girandosi improvvisamente verso i tre) E se vengo scoperto?

SANTANTONIO   Meglio ‘a cercà ‘o perdono che ‘a chiedere ‘o permesso!

SANGENNARO   Oj?!? (Dà uno schiaffo sull’aureola di Antonio) Tra tanta cretinate, una ‘bbona l’e ditta!

SANTANTONIO    Statte fermo Gennarì…

QUASIMODO   (Tentato dal pensiero di partrecipare alla festa)  Ma potrebbe vedermi…

SANTALUCIA    Ci vai mascherato!

SANTANTONIO    E’pure meglio, senti a me!

SANGENNARO    Jamme bello, Quasì, solo per questa volta…

SANTALUCIA    Nessuno, a parte noi statue, vuole stare qua dentro per sempre!

QUASIMODO    (Convincendosi) Avete ragione, ci vado!

TUTTI    Bravo! (I tre santi ritornano sui loro piedistalli)

QUASIMODO   Ma sì, ci vado… Mi farò un bagno…

SANTANTONIO    Pure due, guagliò…

SANGENNARO   Totò!

SANTANTONIO   Vabbuò, fattenne uno solo, ma strofina forte forte!

QUASIMODO    Aspetterò il momento buono…

SANTALUCIA    Sì…

QUASIMODO   Mi calerò, attraverso il passaggio segreto, nei sotterranei…

SANGENNARO    Giusto…

QUASIMODO    E risalirò per le strade di Napoli!

LUCE  5: Si aggiunge il Sagomatore dietro l’arco, sul fondo.

SCENA QUARTA (Frollo, Quasimodo)

Entra improvvisamente il malvagio Frollo e si para davanti a Quasimodo, gelando l’entusiasmo suscitato dagli amici santi. Le statue, intanto, ritrovano la loro staticità. Quasimodo è accompagnato da due suore, che hanno la particolare connotazione di parlare insieme per concludere una frase.

FROLLO    Buongiorno Quasimodo.

QUASIMODO     Buongiorno padrone…

FROLLO    Con chi stavi parlando?

QUASIMODO  Ehm… Con i miei amici…

FROLLO    (Guarda le statue perplesso) Le statue?!? (Pausa, poi a Quasimodo) Di cosa sono fatte le statue? (Battendo sul capo di Sant’Antonio)
QUASIMODO    Di marmo…

FROLLO    Bene… E dimmi, il marmo può parlare?

Controscena delle statue che si rianimano alle spalle di Frollo.

QUASIMODO   No padrone…

FROLLO    Esatto, lo vedi? Sei un ragazzo molto intelligente…

QUASIMODO   Grazie padrone…

FROLLO    Su! Un poco di vino!

QUASIMODO  (Prende l’occorrente e versa il vino) Subito padrone…

MUSICA LIVE: Stacco breve “Sia maledetta l’acqua”(12’’)

QUASIMODO   Ehm… Scusate padrone…

FROLLO    Dimmi caro…

QUSIMODO  Stavo pensando se prima o poi mi permetterete di vedere gente…

FROLLO    (Sputa il vino che stava bevendo) Puuh! Quasimodo, ricordi quando ho detto che sei intelligente?

QUASIMODO   Sì, padrone!

FROLLO   Non è vero: sei tutto scemo, dalla testa ai piedi! Sono anni che mi fai sempre la stessa domanda: ma lo vuoi capire che la gente è cattiva? Non accetterebbero la tua diversità. Tu sei gobbo, deforme, senza denti… Ma fosse solo questo… Puzzi che appesti… Sei scemo… La gente è cattiva, queste cose te le direbbe in faccia! Ti riderebbero dietro, o peggio, ti odierebbero… Ma lo vuoi capire che, se io ti tengo tenerti chiuso qui, è per proteggerti?

MUSICA 4: Canzone di Frollo (il cardinale finisce la battuta sull’intro della canzone). (1’45’’)

FROLLO  Tu non sai cosa c’è a questo mondo: io, lo so…

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CANZONE DI FROLLO

STROFA 1

Io lo so che questo mondo c’è malvagità

Io lo so che a questo mondo è solo infamità

Io lo so che tu non sai che cosa c’è di là

E ti dico quando è sera non si può girar

STROFA 2

Per le strade strette e buie di questa città

perché quando meno te lo aspetti ti ritrovi all’aldilà

con la testa rotta e un coltellaccio giusto qua

e per questo che il buon Dio mi dette podestà

STROFA 3

Podestà sulla lercia gente di questa città

Podestà è potere di sapere volere e potere

Perché io sono il pastore e grazie a me potrai

salvarti l’anima e la vita se vorrai

PONTE

Per questo non sopporto chi mi vuole contestar

E nel caso non vi è chiaro son colui che può e sa

Sono io la mente eccelsa il braccio forte da piegar

Salvarti l’anima e la vita se vorrai

Salvarti l’anima e la vita se vorrai

Salvarti l’anima e la vita….se pagherai  

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QUASIMODO   Siete buono con me… Chiedo scusa!

FROLLO   Sei perdonato, Quasimodo (Porge l’anello per  farlo baciare al gobbo). Ora puoi andare…

QUASIMODO  Si… (Fa per andare via dal fondo, ma viene fermato dall’ulteriore raccomandazione di Frollo)

FROLLO   E ricorda… E’, e rimarrà questo Duomo il tuo mondo…

SCENA QUINTA (Frollo, Febo)

Quasimodo esce dal fondo. Da sinistra entra il Capitano Febo.

MUSICA LIVE: Stacco di entrata Febo (12’’)

FEBO    (Entra e saluta) Cardinale…

FROLLO    Ah, il valoroso capitano Febo di ritorno dalle guerre…

FEBO   (Avvicinandosi a Frollo) Convocato a rapporto come da ordine, cardinale!

FROLLO    La fama conquistata sul campo di battaglia vi ha preceduto. Non posso aspettarmi che il meglio da un eroe di guerra del vostro spessore…

FEBO   E l’avrete, eccellenza… Ve lo garantisco!
FROLLO    Vi ho convocato qui per nominarvi capo delle guardie di Napoli, e legare la vostra fedeltà direttamente a me, oltre che al regno e a Re Ferdinando IV si intende.

FEBO    Grazie, è un immenso onore per me.

FROLLO   Molto bene… (Accompagnando Febo verso destra) Ed ora. Come segno di buon auspicio per la vostra nuova carica, potete fare una libera offerta per i bisognosi…

FEBO    Certamente eccellenza

FROLLO    (Si incrocia con Febo) Arrivate a Napoli nell’ora più buia, capitano. La povertà aumenta. Dio solo lo sa come è diventato difficile farsi restituire dei soldi. La gente tiene certe mani secche!

FEBO    Ma perché eccellenza, voi prestate soldi con l’interesse…?

FROLLO    (Cercando di mascherare un cereto imbarazzo per la gaffe) Ehm… Bontà, capitano… La gente mi chiede soldi e io non ho il cuore di rifiutare… Ed applico un piccolo interesse…

FEBO   Ho capito.

FROLLO   (Compiaciuto) Mensile…

FEBO   Mi sembra giusto…

FROLLO   (Mostrando un morboso attaccamento al denaro) Del 40%…

FEBO    Siete un’anima santa, eccellenza!

FROLLO   Che posso fare, è più forte di me: quando vedo qualcuno che sta veramente inguaiato…

FEBO    ‘O fernite ‘e ‘nguaià!

FROLLO    Come ?

FEBO   No, dicevo lo dovete aiutà!

FROLLO   (Andando a prendere l’offerta di Febo ed intascandola) Appunto, d’altronde sono un ministro di Dio, oltre che del Regno…

FEBO   (Tra se, osservando Frollo che intascaavidamente i soldi) E chisto adda essere ‘o ministro de’ffinanze! (Cambiando tono) Scusate, Cardinale… Voi mi avete richiamato dalle guerre per andare a riscuotere gabelle e crediti?

FROLLO    Nonsignore, capitano… Il motivo della vostra chiamata è un altro: il Regno è in mano al Gran Consiglio di Reggenza. Re Ferdinando IV, questo ragazzo che nessuno ha mai visto in faccia, avrà pieni poteri solo tra qualche mese, quando avrà compiuto la maggiore età. Voi lo sapete…?

FEBO   Si… Ne sono al corrente!

FROLLO  Allora saprete anche che dopo la partenza di Re Carlo di Borbone…

FEBO   Papà…

FROLLO  Cosa?!?

FEBO   No, dicevo… Il papà di Ferdinando!

FROLLO   Oh, si… Dicevo, dopo la partenza del padre di Ferdinando per la Spagna, è cresciuto il malcontento dei quartieri popolari. La situazione a Napoli precipita. E una ribellione nella capitale potrebbe spandersi in tutto il Regno. Il vostro compito, capitano, è questo: voi dovrete difendermi dai lazzari…

FEBO   Lazzari?

FROLLO   Sì, capitano: lazzari! La feccia dell’umanità. Sono dei luridi, degli straccioni, figli dei vicoli. A Napoli ce ne sono a migliaia. La situazione rischia di sfuggirci di mano. Se volessero organizzare una sommossa ci metterebbero in seria, dico, in seria difficoltà. Voi dovrete vigilare ed all’occorrenza, reprimere nel sangue…

FEBO   Sarà fatto, eccellenza. Ma prima, vorrei imparare a conoscere il nemico. Dove potrei osservare da vicino questi lazzari…?

FROLLO    Stanno giusto per iniziare i preparativi per la vecchia festa di San Gennaro. Voi avete mai visto una festa popolare, capitano?
FEBO    No, eccellenza.

FROLLO   Venite, allora… Sarà un’esperienza altamente istruttiva.

SCENA SESTA (San Gennaro, Sant’Antonio, Santa Lucia)

MUSICA 5: 4 Rintocchi di campana (13’’)

SANGENNARO    Neh, toto’…  Ma tu e’ ntiso  a ‘stu fetente?

SANTANTONIO    E comme, Genna’? Nun aggiu ‘ntiso.

SANGENNARO    E  l’hanno fatto Cardinale! Figuriamoci si era nu’brigante.

SANTALUCIA     Non credo a quello che ho visto…

SANTANTONIO    E menu male!

SANTALUCIA   Sentito! A quello che ho sentito…

SANTANTONIO    Aaah…

SANGENNARO   Ma chi è ‘ffà’e nommena in questa città? ‘O direttore d’o carcere?!?

SANTANTONIO    La colpa è di Carlucciello.

SANGENNARO    E chi fosse ‘stu Carlucciello?

SANTALUCIA      Re Carlo di Borbone!

SANTANTONIO    E io che ho detto?!?

SANGENNARO    No, non puo’ essere stato Carlo. L’ho visto crescere, nun’  m’ avesse mai fatto nu’sgarro del genere...

SANTALUCIA    Mi dispiace dirlo, Gennarì, ma ‘sta sottospecie e‘santo ave ragione…  E’ stato Re Carlo…

SANGENNARO   Ma voi che mi dite. Siete sicura, Lucì?

Gennaro passeggia con Lucia

SANTALUCIA    Si… Comme…

SANTANTONIO   (Spezzando l’idillio tra gli amici) Avessa cecà!

Gennaro  fredda con lo sguardo Antonio

SANGENNARO    D'altronde. Se uno comm’a totonno l’hanno fatto santo, se capisce comme Frollo è fernuto ‘a fa‘o Cardinale! ‘A verità Lucì?!? E’ chistu munno ca’ me pare fatto tutt’o cuntrario ‘e chell c’adda essere… ‘Nda retta… Menu male che  a’ bonanema e’ Giuda , cu rispetto parlanno, nun facette ‘o concorso pe’ fa ‘o Papa, se no’o vinceva facile!

SANTANTONIO   Gegge’…

SANGENNARO    Gennaro…

SANTANTONIO   Va beh, comme vuò tu… Geggè, il fatto strano è che d’a’ chiesa, con decenza parlando, Frollo nun se ne fotte proprio!

SANGENNARO   Me ne so’ accorto. Chiste penza sulamente a da’ e’ denare co’ nteresse.  Avesse avuto na’ vota, dico una, ‘a suddisfazione ca’ m’facesse na’ preghiera! (Si incammina infervorato)

SANTALUCIA    Nemmeno a me…

SANTANTONIO   E perché, a me?

SANTALUCIA    A te? E perché faie ‘e miracoli tu?!? Fai le grazie? No: si ‘a scumma ‘e tutt’e sante!

SANGENNARO   E che schifezza è questa: songo o nun songo, patrono ‘e Napule?  Quant’è vero ca me chammo Gennaro e’ Beneviento, primma ‘o poi me vene  a’ cimme e’scerocco, scengo a’ coppo o’ piedistallo e o’ faccio na’ Patatern ‘e mazziata…

Voce di Dio, fuori campo, che richiama San Gennaro: “Gennaro!”

SANGENNARO    ‘Na madonna ‘e paliata…

Voce di Dio, fuori campo, che richiama San Gennaro: “Gennaro!”

SANGENNARO   ‘Na Sangennaro ‘e paliata!

Voce di Dio, fuori campo, che richiama San Gennaro: “Gennaro!”

SANGENNARO   Nu’schiaffettiello piccirillo piccirillo…?

Voce di Dio, fuori campo, che richiama San Gennaro: “Concesso!”

SANGENNARO    E grazie, principà!

SANTALUCIA   E ghiamme Gennarì nun te fa’ o’ sango amaro, ca po’ nun se squaglia chiu’! Noi santi abbiamo le mani legate…

SANTANTONIO    Lo sai che noi non possiamo cambiare il corso della storia. Dicitincello pure vuie, Luci’.

SANGENNARO    Ma che state dicenno? (Ad Antonio) Chi t’ha ditto ca nun putimmo cagna’a storia?!? Te si scurdato quanno aggiu fermato ‘a lava d’o Vesuvio? Guarda ca’, guarda… Tengo ancora a’bolla ‘mmiezo ‘a mano!

SANTALUCIA    (Ad Antonio)Oj?!? Tanto ch’e fatto ca’s’è pigliato collera proprio oggi ch’è ‘o nomme suoie!

SANTANTONIO    E che d’è, colpa mia?

SANGENNARO  Abbiamo le mani legate, il corso della storia è quello: neh, allora ‘e sante che ce stanno a ‘ffa’?

SANTANTONIO    Gegge’, guarda che nostro signore ci ha proibito di interferire nel suo disegno...

SANTALUCIA   Però, noi santi possiamo proteggere i nostri fedeli. Ed ora c’è uno che più di tutti ha bisogno del tuo aiuto, Gennarì… Penz’o guaglione… (Quasimodo)

SANGENNARO    Lucì, come siete saggia… Embè, se dovessi perdere di nuovo la testa, chesta vota‘a perdesse pe’ vuie!

SANTALUCIA   Galantuomo e intenditore!

SANGENNARO   Oltretutto… Ve mettite pure vuie accussi cumbinata! Siete bon…

SANTANTONIO   (Imitando la voce di Dio) Bontà! Siete piena, stracolma di bontà… Voi tracimate bontà da tutte le parti!

SANTALUCIA    Nun è ancora il momento ‘e scarfà ‘o sanghe geggè. Pazienta, ca’ poco inizia la festa in tuo onore.

SANTANTONIO   Io penzo ca a’ vicchiaia t’ha scumbinato chellu poco e’ cerevella ca te rummanettene ‘e rumane!

SANGENNARO    Quasì, e tu stai ancora ‘ccà?!? Vai, che la festa ti aspetta, oggi sì ‘ttu ‘o Re d’a città… 

SANTALUCIA    Gennarino ha ragione, vai. Quasì…

SANTANTONIO   Vai scugnato ‘e Sant’Antuono tuo, vai… Quant’è bello ‘o scugnato co’pizzo: quant’è bello‘o scugnizzo!

LUCE 6: Buio

SCENA SETTIMA (Corpo di ballo lazzari con ‘a Smeralda, poi Frollo, Febo e guardie)

MUSICA 6: Stacco cambio scena festa di San Gennaro (19’’)

CAMBIO SCENA 1: Esterno Duomo di NapoliFesta di San Gennaro. Balletto e canzone dei lazzari suonata dal vivo.

LUCE 7: A pochi secondi dal buio, per permettere il cambio scena (chiusura sipario), luce Esterno fino a fine atto. Spot su ballo lazzari.

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SERRA SERRA

STROFA 1

Uè chist’è ‘o paradiso, e serra-serra, néh  chist’è ‘o paradiso e serra-sé,

addò campano ‘e diavule, ‘e chesta terra,.

Addò campano ‘e diavole, co’ serra serra.

STROFA 2

Prianno ‘a faccia gialla, serra-serra, prianno ‘a faccia gialla serra-sè.

Si squaglia o si non squaglia, tu serra-serra.

Si è grazia ‘o s’è disgrazia jette’e ‘mmane e serra.

STROFA 3

Miette ‘a dignità annanze ‘a morte e serra, miette ‘sta dignità annanze e serra-sè.

Jette ‘e cancelle ‘nterra e serra-serra.

Fai un’anema e curaggio, allucca forte serra.

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Presentata dai lazzari, si distingue tra la folla la splendida Lazzara nota con il soprannome di “‘a Smeralda”. Comincia a ballare  e cantare. Durante il balletto, lascia cadere un foulard, che viene raccolto successivamente da Frollo.

GIANNINO   E bravi ‘sti lazzarielle… ‘O vedite ca’ quanno vulìte ‘o ‘ssapite fa?!?

I lazzari si dispongono ai due lati del palco

RAFELE   Neh, ma je voglio sèntere ‘na canzone…

‘A SMERALDA    E je ‘o ‘ssapevo…

VECIENZO   Però adda cantà ‘a Lazzara ca’voce chiù fine…

ANNINA    Chella là che tene ‘a voce chiù bella….

ROSA     Sulo ‘a voce però…

‘A SMERALDA   (Rosa) E mò te staje piglianno ‘a cunfedenza!

GIANNINO    Jamme ‘a Smerà!

MUSICA 7: Inizia sul parlato dei lazzari la canzone d‘a Smeralda (2’ 18’’)

RAFELE    Vulimmo sentere ‘a ‘tte!

VECIENZO  ‘Gnorsì, addà cantà ‘a Smeralda!

ROSA    Jamme bell’, nun te fa prià!

TUTTI  (Con un crescendo di voci che si interrompono bruscamente quando ‘a Smeralda li ferma) Jamme ‘a Smerà… Facce arricrià… Vai Smerà… Canta…

‘A SMERALDA    Uè! E stateve zitto mò! (Inizia il cantato de “’A chiù nummenata”)

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‘A CHIU’ NUMMENATA

STROFA 1 (Ballo dei lazzari a coppie)

So a cchiù nummenata

‘mmiez a sta ggent’ sperdut’                            

‘mmiez a sti luci ind’ a nott’                                  

anim’ spase ind’a via lavat’ ind’ o sang’ e semp’ abbelute

ca vit’ ind’all’ uocchje e a mort’ ind e mman’

STROFA 2 (Continua il ballo dei lazzari a coppie)

So a cchiù nummenata

p’cché so femmena e a vita

a voglio spennere sul’

p’accidere a ‘nfamità e sti signur’ ca ce stann’ ncuoll                     

miseria e dulore  p’a ggent’ ch’ camp’ pe me

_____SOLO STRUMENTALE SU PONTE ( n° 16 battute )___

Le tre lazzare sono avanti che ballano, i due lazzari ai loro lati battono le mani. Prima che ‘a Smeralda ricominci a cantare, si riformano le due coppie ai sui lati

PONTE

Nun dorm’ ma pens’ ca o core e sta ggent’ è ‘nfus’ e dolore  pecché

O tiemp, p’ nuje nun se ancora scetat’ a cient’ e cchiù ann’ pecché

Ma pecché?

Le lazzare impegnate nel ballo di coppia cominciano a roteare, fino a cadere a terra

STROFA 3

So a cchiù ‘nammurat’

de chiazz’ e strad’ e de vic’

do sol’ ca ce culora

ma a famm’ nun se supporta

‘a Smeralda incita i compagni a d alzarsi

e jamme uagliù e

tiramm’l for’                   

o curagg’ p’avè a libbertà.

Formazione dei lazzari a ventaglio per il finale.

Libertà!             

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SCENA OTTAVA(Quasimodo, Frollo, ‘a Smeralda, Febo)

Quasimodo è stato imprigionato e deriso dal popolo. Una Lazzara, nota con il soprannome di ”‘a Smeralda interviene per liberarlo, scontrandosi con Frollo.

GUARDIA 1 E GUARDIA 2 (Insieme, entrano da destra con Quasimodo incatenato che li segue, scandendo il passo: i soldati sono ignoranti e per distinguere la destra dalla sinistra hanno escogitato lo stratagemma di mettere un pelo di cavallo su uno dei due stivali) Chell’c’o pilo e senza ‘o pilo, chell’c’o pilo e senza ‘o pilo… (Fermandosi) Accort p’o fuoss!

GUARDIA 1  Eccellenza! Guardate cosa abbiamo imprigionato!

GUARDIA 2  E’ un mostro, si aggirava tra i lazzari nella festa.

GUARDIA 1  Di sicuro è uno di loro… (Schiaffeggiano Quasimodo e lo irridono)

‘A SMERALDA    ‘A vulite fernì!

FROLLO   Tu, lazzara… Fermati immediatamente!

‘A SMERALDA    Si, eccellenza… ‘O tiempo ca’ libbero a stu’povero guaglione… (Caccia un coltello nascosto otto la gonna)

FROLLO    Te lo proibisco, in qualità di ministro del Re!

‘A SMERALDA    Eh, il Re?!?

FROLLO   Re Ferdinando IV di Borbone…

‘A SMERALDA    Ah! E Salutatammell’… (Libera Quasimodo dalle corde che lo tenevano imprigionato) Fuje a te, faie ambresso!

Quasimodo fugge facendo ritorno nel Duomo di Napoli.

FROLLO   Come osi disobbedirmi, lazzara che non sei altro?

‘A SMERALDA    Il vero lazzaro, siete voi!

FROLLO    Non provocarmi…

‘A SMERALDA    Maltrattate ‘sta criatura come avete sempe maltrattato stu popolo... Parlate di giustizia, ma sucutate chi tene chiù bisogno... Parlate di aiutare la povera gente, e jate prestanno ‘e sorde co’nteresse!

FROLLO    (Urla) Silenzio!

‘A SMERALDA   (Risponde urlando) Giustizia!

Urla di apprezzamento dei lazzari

FROLLO   Bada alle mie parole, lazzara… Pagherai per questa insolenza!

‘A SMERALDA   Ah, sì? E quanto v’aggia dà? (Lancia delle monete per terra)

FROLLO    Basta! Capitano Febo: arrestatela!

FEBO    Guardie, con me! Acciuffate la lazzara!

I lazzari, vedendo le guardie avanzare scappano uscendo a lato della scena (urlando “’e guardie, fuimmo!”). ‘A Smeralda è l’unica a non scappare immediatamente: vorrebbe che gli amici restassero per combattere. Il momento di esitazione della Lazzara consente a Febo ed alle guardie di circondarla.

‘A SMERALDA    Dunque, quanti ne siete…? (Conta indicando i soldati) Uno, due, tre ‘e vuie, contro ‘na povera lazzarella indifesa… (Prende un fazzoletto dalla tasca e fa finta di commuoversi) Nun se fa…

MUSICA LIVE: Stacco musicale della fuga d‘a Smeralda (10’’)

Improvvisamente ‘a Smeralda sputa e dà un calcio tra le gambe di Febo, il quale crolla a terra come fulminato. Sulla musica avviene un inseguimento ballato della ragazza, che si conclude con l’uscita di scena di Esmeralda.

 FROLLO   Trovatela capitano: badate che la voglio viva. Quella lazzara ha un conto in sospeso con me!

FEBO   Un conto?

FROLLO   Sissignore, scovatela! (Rimane assorto nei suoi pensieri)

FEBO   L’ho detto io che finivo a riscuotere i soldi! (Rialzandosi dolorante. Poi ai soldati) Forza, ragazzi! Avete sentito che ha detto sua eminenza?

GUARDIA 1 E GUARDIA 2   (Insieme) Sissignore!

GUARDIA 2   (Alla guardia 1) Sua eminenza chi fosse, ‘o pasticciotto a fragola?

GUARDIA 1  E je che ne saccio… (A voce alta, rivolto a Febo) Scusate capitano, sua eminenza fosse ‘o pasticciotto a fragola?

FEBO   Sissignore è ‘o pasticciotto… (Si accorge della gaffe) Ehm, sissignore è sua eccellenza il cardinale! Forza acciuffiamo quella lazzara!

GUARDIA 1 E GUARDIA 2 (Insieme, escono da sinistra scandendo il passo seguite da Febo) Chell’c’o pilo e senza ‘o pilo… Chell’c’o pilo e senza ‘o pilo…

 

MUSICA LIVE: Stacco musicale di uscita Frollo ed entrata Pulcinella: “Li sarracini adorano lu sole”(15’’)

FROLLO    (Rimasto solo, si risveglia dal suo torpore, raccoglie con avidità le monete da terra e, ricomponendosi, esce di scena a mani giunte)

Esciti di scena Febo, le guardie e Frollo, riappare in scena la figura di Pulcinella, il quale comincia a parlare di nuovo al pubblico.

PULCINELLA   (Seguendo Frollo) All’anema d’a mamma! ‘O, se fosse scurdato ‘e quaccheccosa, sa?!? (Accorgendosi del pubblico) Ah., già.. Voi state quà? Ma avite visto che guagliuncella?!?

Se ‘ngrifa comme ‘e gatte, mozzeca comme ‘a na tigre, fuie comme a ‘na zucculella e spruzza comm‘a ‘na vongola! Avite visto? (Pausa) Ma ‘a state capenno caccheccosa, o no?!?

PULCINELLA   Nun ve preoccupate, i segreti so’ fatti pe’ essere raccuntati. Si nisciuno sapesse niente, che segreti fosseno? Ma mica jate ‘e presso? Aggiate pacienza… (Esce)

LUCE 8: Buio.

MUSICA LIVE: Stacco finale primo atto (8’’)

Sipario - Fine I atto.

ATTO II

SCENA NONA

MUSICA LIVE: Tema d’apertura della commedia (33’’)

LUCE 9: Occhio di bue che segue Pulcinella

Il sipario è ancora chiuso. A luci spente, in sala, si sente la voce di Pulcinella, nascosto in sala.

PULCINELLA    State ancora ‘cca? Ma addò guardate? Io sto ‘cca ddreto… (Viene illuminato da una luce ad occhio di bue). Embè, quasi quasi nun ve ‘cuntasse chiù niente… Ve lasciasse appesi accussì, ‘a fissà ‘o sipario… Addò ero arrivato? (Ricordando) Ah, seh! ‘O segreto…! (Porta bruscamente le mani alla bocca come pentito di aver pronunciato la parola segreto e fugge fino ad arrivare sul palco)

MUSICA LIVE: Stacco fuga Pulcinella: alla montemaranese (Sfuma quando Pulcinella è ansimante sul palco) (30’’)

PULCINELLA     Sstt… Meglio ca’ nun faccio vedè che tengo a boccalarga, se no ‘ccà faccio ‘na brutta fine! Avete conosciuto ‘o scartellato, povero guaglione… ‘Chella bella figliola d’a lazzarella… Chillu fetentone scassaputeche d’o cardinale… E Febo, ‘o capo d’e guardie… Avete visto chi so’? Bravissimi! Nun ‘ate capite niente! (Confidenziale) Stateve accorte, ‘cà nisciuno è chello che pare che d’è! State ‘a sentì… (Esce tirando dietro di se il sipario)

Pulcinella esce di scena. Si apre il sipario

SCENA   DECIMA (Frollo, Quasimodo, poi Febo)

MUSICA 8: Stacco apertura sipario (16’’)

LUCE 10: faretti avanti (con statue al buio) + Piazzato finestra (a sinistra)

Nel Duomo, ubriaco, Frollo sta picchiando selvaggiamente Quasimodo. E’ furibondo nei suoi confronti. Quasimodo subisce in modo passivo

FROLLO    (Spinge con un calcio Quasimodo a destra) Stupido gobbo! Farti trovare in mezzo alla feccia di Napoli e del suo Regno… (Dando uno schiaffo a Quasimodo) Ma come hai potuto? Stupido gobbo che non sei altro! Ti avevo proibito di uscire fuori dal Duomo…

QUASIMODO  (Mortificato) Non volevo sconvolgervi, padrone…
FROLLO   Sconvolgermi?!? Sconvolgermi? (Scaraventa Quasimodo a sinistra)  M’è fatto fa chella figura ‘e niente! Mò chi si farà prestare più i soldi da me… Non faccio manco più mezza lira per colpa tua!
QUASIMODO   (Gattonando verso le scale) Mi dispiace padrone, non vi disubbidirò più…

FROLLO   (Ammorbidendo il tono dopo aver spinto Quasimodo in un angolo)  Ma non riesci proprio a capire… Quasimodo, quando i tuoi disamorati genitori ti hanno abbandonato da bambino, chiunque altro ti avrebbe affogato!

QUASIMODO    Si padrone!

FROLLO   (Rinfervorandosi) E giustamente! (Si calma) E’così che mi ringrazi per essermi preso cura di te, per averti accolto e allevato come un figlio?

QUASIMODO    Non succederà più! Chiedo scusa, signore…

FROLLO    Accetto le scuse, ma levati subito davanti agli occhi miei che oggi mi fai più schifo del solito!

QUASIMODO   Non disturberò più la vostra vista, padrone… (Esce)

MUSICA 9: Stacco ubriacatura Frollo (8’’)

LUCE 11: Piazzato-sagomatore tavolino-scale (praticabile a sinistra)

Entra Febo e si avvicina a Frollo, che durante il lungo stacco musicale ha bevuto e danzato con il foulard della lazzara.

FEBO   Eccellenza!

FROLLO   (Sorpreso, nasconde il foulard) Capità, voi dovete entrare di faccia…

FEBO    Non volevo spaventarvi, eccellenza…

FROLLO   Che volete? Un poco di vino…?

FEBO    No grazie eccellenza… Sono venuto a proposito della lazzarella…

FROLLO    La Lazzara?!? Dite, dite!

FEBO   Niente da fare…

FROLLO    Come? Non l’avete ancora acciuffata?

FEBO    Non si trova da nessuna parte… Sto facendo setacciare tutta  Napoli, ma della lazzara nessuna traccia…

FROLLO    Dannazione!

FEBO    Il quartiere Sanità, oltretutto, ostacola le ricerche... Cardinale, il popolo oramai si ribella alla vostra volontà.

FROLLO   Ma perché, la gente è forse scontenta della mia politica?

FEBO   Scontenta? Eccellè, non pigliatevi collera. Ma a Napoli vi schifano pure le pietre laviche del Vesuvio!

FROLLO   Come fate a dirlo capitano?

FEBO   All’inizio, quando siamo entrati nel quartiere, si sentiva solo qualche pernacchio. Quando hanno saputo che ci mandavate voi, dai pernacchi sono passati agli sputi, dagli sputi ai cazzotti… Eccellè, meno male che i soldati sono ben allenati a correre, pecchè altrimenti dalla Sanità non ce ne uscivamo sani!

FROLLO   Questa è la gratitudine del popolo di Napoli… (Beve)

FEBO    Napoli è sull’orlo di una rivolta. Se mi permettete di dare un consiglio, è meglio desistere da ogni proposito di vendetta, per l’incidente del gobbo… Tanto è solo un gobbo…

FROLLO   (Scoppia a ridere) Ah, ah! Solo un gobbo, dite? Da più di vent’anni devo vigilare perché nessuno sappia la verità. Voi non potete neanche immaginare quale segreto si nasconda dietro quel gobbo!

FEBO    Quale segreto?

Ubriaco ed in preda ai fumi dell’alcool, Frollo rivela all’ignaro Febo, tra il riso e la malcelata amarezza, il grande segreto che custodiva

FROLLO   Vi volete fare una risata, capitano? Basta che non dite niente a nessuno, mi raccomando che è un segreto… (L’ubriacatura si fa molesta, e si appoggia a Febo infastidendolo). Voi sapete che le famiglie reali ne combinano di tutti i colori? (Ride) No, voi non potete saperlo, perché siete un semplice capitano… (Ride) Pensate che quel gobbo, è il primogenito di Carlo di Borbone: è il fratello maggiore di Re Ferdinando IV in persona (Sganciandosi da Febo).

FEBO    Voi che dite, eccellenza?!?

FROLLO   Sissignore. Quel gobbo, e non il fratello Ferdinando è il legittimo erede al trono del Regno di Napoli! (Ride)

FEBO    Ma voi che dite?!? (Alzando la voce) Il legittimo erede al trono è quel mostro?!?

FROLLO    Ssst! Capitano! Non urlate che è un segreto!

Febo è rimasto pietrificato davanti alla verità. Frollo va a sedersi e continua il racconto

FROLLO  Re Carlo, una volta visto che il suo primo figlio era nato deforme, mise in giro la notizia che il bambino era nato morto. La creatura venne affidata a me: il mio compito era di far crescere Quasimodo senza mai, mai rivelargli la verità sui suoi genitori, e di farlo restare per sempre nel Duomo di Napoli… E così, grazie a me, nessuno saprà mai la vera storia dei Borbone di Napoli.  Allora? Che ne dite capitano?

FEBO    Per fortuna ci siete voi a mantenere il segreto…!

FROLLO     Ah, io mantengo il segreto solo perché, come compenso, mi hanno fatto cardinale e ministro del Re.

FEBO    Ma perché, eccellenza… Voi non siete veramente cardinale?

FROLLO    Certo che lo sono! Le cariche ecclesiastiche si comprano, si vendono… Così come si fa per i titoli nobiliari.

FEBO    E voi avete comprato l’investitura a cardinale?

FROLLO    Comprato? (Alzandosi con sdegno) Certo che no… Me l’ha offerto re Carlo in persona! (Scendendo le scale) Mi disse: “il prezzo che pagherai per l’investitura è il tuo silenzio”… Che stupido che sono stato, capitano. Credevo di aver fatto il più grande affare della mia vita… Vi auguro di non scoprire mai quanto può costare alla vita di un uomo il suo silenzio, e di come può essere alto il prezzo del suo potere… 

LUCE 12: Sagomatore arco (Fondo) + Piazzato scale

Barcollando, si dirige rivivendo il colloquio con Re Carlo verso il fondo

FROLLO  “Nessuno dovrà mai venire a sapere la vera storia del mostro del Regno di Napoli”... State senza pensiero, maestà. M’o ‘vveco io… (Esce ridendo in preda ai fumi dell’alcool)

SCENA UNDICESIMA (Febo, ‘a Smeralda, poi Quasimodo e statue)

Si odono alcune voci concitate da fuori

LUCE 13: Sagomatore portale a destra, poi Giorno (totale) dopo entrata Smeralda

GUARDIA 2    (Da fuori, si odono urla) Eccola, è la Lazzara!

GUARDIA 1  (Da fuori) Sta entrando nel duomo…

GUARDIA 2  (C.S.) E’ in trappola!

‘A Smeralda entra in scena come se stesse fuggendo dalle guardie di Frollo, e non vede Febo, perché di spalle. Febo si avvicina alla lazzara, ma ‘a Smeralda, a sua volta, si accorge del capitano, e con un agile mossa lo disarma appropriandosi della spada

‘A SMERALDA    (Sorpresa dalla vista di Febo) Tu?!?

FEBO   Piano, piano… Calmati e lasciami chiedere scusa…

‘A SMERALDA    Pecchè m’e cercà scusa?

FEBO     (Disarma abilmente ‘a Smeralda) Per questo!
‘A SMERALDA   Sì nu’mbruglione, sporco…!

FEBO   (Interrompendola con aria di rimprovero) Ah-ah! Stiamo nel sacro Duomo, nun dicimmo ‘e parole! (Febo avanza spada in pugno. Smeralda indietreggia fino al muro. Febo alza la spada fino ad incrociare gli occhi della Lazzara, per poi riporre la stessa velocemente) Permetti che mi presenti… Sono il capitano Febo. E tu sei?

‘A SMERALDA    Ma me staie sfuttenno?!?

FEBO    No, lazzara. Si chiama presentazione…

‘A SMERALDA    Me chiammano ‘a Smeralda…

FEBO    Onorato di  aver fatto la tua conoscenza ‘Smeralda…

‘A SMERALDA    Vuol dire che non mi vuoi arrestare?

FEBO    (Arrestandosi) Fin quando sarai qui no…

‘A SMERALDA   (Stupìta) Ah sì?

FEBO    Qui nella cattedrale c’è il diritto di asilo: fin quando sarai fra queste sacre mura non ti posso arrestare…

‘A SMERALDA   (Pausa, durante la quale non sa che dire. Poi, sincera, esclama) Seh? Allora vuol dire che mi arresterai appena mett’o pede for ‘a ccà… Sì nu’servo ‘e Frollo come tutti gli altri…

FEBO    Non sono un servo di Frollo! Sono servitore solo del Regno di Napoli... Frollo dice che tu e la gente come te siete il male più grande di questa città? Forse ha ragione… E forse no! Io, intanto, non ti arresto… Aggio primm’ capì comme vanno davvero le cose in questa città… (Guadagna l’uscita)

‘A SMERALDA   Aspetta nu’ mumento… Comme ‘e ditto ca’ te chiame?

FEBO  (Voltandosi) Il mio nome è Febo.

‘A SMERALDA    Febo, credimi, nun è ‘a gent’mia ca’ nguaiano Naplule, ma chille comme a Frollo…

FEBO   Perché dovrei crederti?

‘A SMERALDA    E già, pecchè ‘issa credere ‘a na Lazzara, a ‘na stracciona fetente comme a me? E parole ca’ contano song solo chelle d’e signure? Ma è facile ‘a se comportà buono che denere dinto a sacca! A dicere io amo Napoli. Uh, sapisse4 quante n’aggio visto e signore buone sulo a piglià. Avessa avuto ‘na vota a soddisfazione e l’e vedè caccià nu sordo no pe’ magnà, nonsignore… Pe’ fa magnà! Ma che cosa… Febo, se vuò capì Papule overamente nun te sta ngoppa ‘e ville, o coppa ‘e palazze d’e signore. Scinne ‘mmiez ‘a via. Vai a vedè chille ca’ se moreno e’ famme. Ma che se stenneno a mano uno cu’ n’ato pe se fa coraggio. E truvarraie chille che invece e chiagnere e se disperà, abballano e ridono! Chella è a gente mia, chella è Napule!

FEBO Credo che seguirò il tuo consiglio, appassionata Smeralda.  (Guadagna l’uscita) Ah! Stai attenta se ci tieni alla libertà. Stanno un sacco di guardie in giro: è brutta gente! (Strizza l’occhio alla ragazza ed esce)

‘A SMERALDA   Forse non tutti…

‘A Smeralda segue con lo sguardo l’uscita di Febo. E’rimasta impressionata favorevolmente dalla conoscenza del capitano. D’un tratto, si riprende dall’incanto in cui è rimasta ed esclama.

‘A SMERALDA   Non sta bene a spiare le persone… (Quasimodo si accorge di essere stato scoperto e fa per scappare) No, non te ne fuì! (Quasimodo si ferma) Vieni ‘a ‘ccà, fatte vedè buono ‘nfaccia…   

LUCE 14: Si smorza la luce: Sagomatore scale, poi piazzato a destra su praticabile

QUASIMODO    (Avanza facendosi illuminare il volto deforme) Sicura?

‘A SMERALDA     (Pausa in cui gira la faccia alla vista di Quasimodo, poi superando il momento di repulsione) Chi sei? Come ti chiami?

QUASIMODO    Sono il campanaro del Duomo di Napoli, il mio nome è Quasimodo.

‘A SMERALDA   Quasimodo? Che nomme quequero…

QUASIMODO     Significa, fatto a metà, incompiuto.

‘A SMERALDA    No, incompiuto è brutto: ‘nda retta, è meglio Quasimodo…
QUASIMODO    Credo anch’io…

‘A SMERALDA    Che ci fai rinchiuso nel Duomo?

QUASIMODO   Il mio padrone Frollo vuole che resti qui. Io i miei genitori non li ho mai conosciuti… Mi hanno abbandonato appena nato. Se non fosse stato per lui sarei già morto…

‘A SMERALDA    Comme fa, uno accussì caìno ‘a se crescere ‘na criatura accussì dolce, come a te?

QUASIMODO   (Imbarazzato) Forse non è poi così malvagio, se mi ha accolto quando nessuno mi voleva …

‘A SMERALDA      Questo lo dice lui...

QUASIMODO    E tu chi sei?

‘A SMERALDA  Vuò sapè comme me chiammo? Mi chiamano ‘a Smeralda…

QUASIMODO     ‘A Smeralda…?!? E come mai?

‘A SMERALDA   Pecchè… Pecchè ‘a gente dice che tengo l’uocchie color smeraldo, come ‘a riggina ‘e Napule…

QUASIMODO   La Regina?!? Ma, a Napoli ora non c’è mica la Regina…

‘A SMERALDA    Quasì, nun parlo d’e Re e d’e Reggina ca’ pienz tu… Sto parlanno d‘a vera riggina ‘e chesta città: je parlo d’a sirena Partenope, …

QUASIMODO    Ma perché, a Napoli c’è una sirena?!?

‘A SMERALDA    Ma me vuò sfottere?

QUASIMODO    Veramente, no…

‘A SMERALDA  Certo che ce sta! Partenope è chiù bella ‘e tutte ‘e sirene! Chi dice ch’è ‘na femmina che incanta, chi dice che è n’auciello, chi dice che campa dinto’o mare ‘e sta città… Staie ‘a sentì…

MUSICA 10: Canzone del mare (3’01’’)

LUCE 15: Spot e piazzati avanti su Quasimodo-‘a Smeralda, con statue al buio.

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‘O MITO D’‘O MARE

STROFA 1:

SMERALDA:  E’ ‘o mito d’‘o mare e nun se pò alluntanà.

QUASIMODO:  E’ ‘o mito d’‘o mare e nun se vò alluntanà.

SMERALDA:  Vive ‘mmiezo all’ancine e a li guarracine.

QUASIMODO:  Vive ‘mmiezo all’ancine e a li guarracine.

SMERALDA:  Gira p’’e mare

QUASIMODO:  …e vive a ‘mmare.

SMERALDA:  Nun tene età, nun tene pensieri, ma tene ammore e tene voglia e cantà .

RIT.:

SMERALDA:  ‘o silenzio d’‘o mare, te fa penzà

a quanta è bella la libbertà.

QUASIMODO:  L’ammore p’‘o mare, sempe a viaggià, te ‘mpara a vivere e a penzà.

SMERALDA:  So’ regina e si me vene voglia ‘e parlà, me metto a cantà.

STROFA 2:

SMERALDA:  Fantasia e leggenda o chi sà overamente,

QUASIMODO:  Fantasia e leggenda ma chi è veramente ?

SMERALDA:  Vive sulo pa gente ca le piace ‘e sunnà.

QUASIMODO:  Vive sulo pa gente ca le piace ‘e sunnà.

SMERALDA:  Stà sempe a ‘mmare.

QUASIMODO: Parla c’’o mare.

SMERALDA:  Nun tene nemice, li riesce a ‘ncantà cu la bellezza e la voglia ‘e cantà.

LUCE 16: Si aggiungono anche i Sagomatori su statue.

RIT.:

QUASIMODO:  Ah, ‘o silenzio d’‘o mare, te fa penzà a quanta è bella la libbertà.

SMERALDA:  L’ammore p’‘o mare, sempe a viaggià te ‘mpara a vivere e a penzà. So’ sirena

QUASIMODO    E si te vene

SMERALDA   Voglia ‘e sunnà…

(FINALE)

INSIEME QUASIMODO ED ‘A SMERALDA:  Me metto a cantà.

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QUASIMODO   E’bellissimo… Ma è tutto vero quello che mi hai detto…?

‘A SMERALDA    E’vero tuttecose… Beh, non proprio tutto. Quasì, sai pecchè me chiamano ‘a Smaralda?

QUASIMODO    Perché hai gli occhi color smeraldo!

‘A SMERALDA    No, nun è pe’chesto…

QUASIMODO     E allora perché?

‘A SMERALDA    Pecchè m’arrubbaie l’uocchie ‘a Santa Lucia!

SANTALUCIA    Uh sta piezz ‘e…

MUSICA 11: Stacco controscena santi (16’’)

Controscena di Santa Lucia, fermata da Gennaro ed Antonio.

LUCE 17: Sul finale della musica (dopo 10’’), si spegne il piazzato santi e rimane solo il piazzato tavolino + piazzato finestra

QUASIMODO     (Dopo una lunga pausa in cui i due sono andati a sedersi a sinistra, vincendo l’imbarazzo) Ah! Comunque, io ti devo ancora ringraziare…

‘A SMERALDA   Per cosa?

QUASIMODO    Per quello che hai fatto per me alla festa…

‘A SMERALDA    E che ho fatto? Ho pensato che se una sola persona poteva ajezà ‘a capa, l’avesseno fatto pure ‘o riesto d’a gente...
QUASIMODO    Invece…?

‘A SMERALDA    Invece so’ tutti ‘na massa ‘e pecoroni, pronti a se lamentà sultanto… Poi quand’è il momento e se ribellà, girano la faccia all’atu lato e se ne fujeno! E l’unico risultato è che sono imprigionata in questo Duomo, senza putè’ascì!

QUASIMODO    Tu hai aiutato me, ed io aiuterò te a scappare!

‘A SMERALDA    Ma uscire dal Duomo è ‘na pazzia, ce sta ‘na guardia a ogni  ‘pporta…

QUASIMODO     Ma per uscire non servono mica le porte…

‘A SMERALDA    Ah no?

QUASIMODO    Passeremo per Napoli sotterranea… (Tira per la mano ‘a Smeralda sopra le scale) Vieni, seguimi!

‘A SMERALDA    Grazie (Dà un bacio sulla guancia a Quasimodo)

Quasimodo allunga una mano verso ‘a Smeralda, la quale dopo una breve esitazione, l’afferra con la propria mano, seguendolo. I due escono. Santantonio segue con lo sguardo l’uscita dei due. Poi esclama verso San Gennaro

LUCE 18: Solo sagomatori sulle statue dei santi  per battuta Sant’Antonio

SANTANTONIO    Ge-ggè, ’e nun ‘a  vuò fernì cu ‘stì miracoli!

LUCE 19: Buio su cambio scena. Poi luce giorno esterno (Totale)

MUSICA LIVE: Stacco secondo cambio scena (9’’)

CAMBIO SCENA 2: Esterno Duomo di Napoli, dove continua la Festa di San Gennaro. Balletto e canzone dei lazzari.

SCENA DODICESIMA (lazzari e suonatori)

MUSICA 12: Risveglio dei lazzari (3’49’’)

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‘O LAZZARO NUN TENE MAI PADRONE

‘A storia soje accummence cu’Napule,

è storia ‘e dulure, allucche e chiante,

carne ‘e maciello pe’ capipopolo,

burbune, francese, giacubine e piemuntise.

‘O Lazzaro è figlio d’o popolo, è spavaldo,

è cresciuto ampresse ampresse

(Coro) e nun tene mai padrone.

E nun tene legge, dorme quanno tene suonno,

magne quanno tene famme

(Coro) e nun tene mai padrone.

Beve quanno tene sete, nun tene penziere,

n’se ne fotte d’e Re e Riggine,

 (Coro) e nun tene mai padrone.

Era curiosità pe’ viandante,

crede ‘a libertà, a Napule e San Gennaro.

(Coro) Crede ‘a libertà, a Napule e San Gennaro.

Pe’magnà l’abbasta qualche filo ‘e maccarune,

‘o tetto è sotto ‘o cielo e nun tene mai padrone.

(Coro) ‘o tetto è sotto ‘o cielo e nun tene mai padrone.

Pe’durmì l’abbasta ‘na spasella e pe’viaggià

Ogni carrozza è ‘bbona e nun tene mai padrone.

Comme fosse ‘o diavolo ca’ campa in paradiso,

piglia ‘e pietto tutte ‘e guaje

(Coro) e nun tene mai padrone.

‘A mana soje è cchiù lesta d’o penziere, avote l’uocchie

e t’arravoglia ‘int’a mez’ora

(Coro) e nun tene mai padrone.

Isso nun va mai ‘e pressa, s’accuntenta ‘e tutto,

campe oggi pe’ dimane

(Coro) e nun tene mai padrone.

‘A storia soje accummence cu’Napule,

è storia ‘e dulure, allucche e chiante,

resate e pazzìe, d’eroismo e fantasia,

d’arruobbe e filosofia.

Quann’è stanco ‘e s’arrepusà fatica

E’ simbolo ‘e miseria e famme,

carne ‘e maciello pe’ capipopolo,

burbune, francese, giacubine e piemuntise.

(Coro) ‘A storia nosta accummence cu’ Napule.

‘A storia nosta è tutta ‘na filosofia.

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LUCE 20: Luci che si smorzano fino al buio + Occhio di bue che illumina Pulcinella

SCENA TREDICESIMA (Pulcinella)

PULCINELLA  (Illuminato, sul buio, da un occhio di bue) Avete ‘ntiso qual è ‘o chiù gruosso potere del mondo? ‘A religione? Noo… A religione serve ‘a ‘mpapucchià ‘e cervelle… Allora ‘a politica? Ma che cosa?!? Che ce trase mò ‘a politica: nu giuoco volgare a chi se fotte chiù danari! Ce sta solo ‘na cosa ‘a stu munno, in grado e scavalcà ‘e muntagne, capace ‘e fa tuzzà cielo e mare… ‘Nce sta niente ‘a fa’… Chelle che move tuttecose è l’ammore…

SCENA QUATTORDICESIMA (Quasimodo, Febo, Frollo)

LUCE 21: Buio

MUSICA 13: Canzone dei tre innamorati d‘a Smeralda.(5’04’’)

CAMBIO SCENA 3: Interno Duomo, dove le luci andranno alternativamente ad illuminare sul canto i tre innamorati .

La Scena è buia sull’apertura del sipario. Prima Quasimodo, poi Febo ed infine Frollo, cantano una strofa ciascuno di una canzone d’amore per la Lazzara chiamata ‘a Smeralda. I tre sono illuminati da tre piazzati o da tre occhio di bue, puntano a turno su ciascuno, L’ultimo ritornello è cantato insieme dai tre

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CANZONE DEGLI INNAMORATI

LUCE 22: Piazzato arco (fondo) sull’intro della canzone. Poi, quando Frollo inizia a cantare, sagomatore al centro avanti.

FROLLO

Occhi che mi sfuggono

pene che mi infliggono

cosa io non farei per averli

su di me.

Chiuso in questa farsa

gettare le malinconie

in pasto a una commedia

che con lei non regge più.

Perché un burattinaio infame

ha deciso che sia qui

la stolta mano dolce

di una vita che non c’è.

Non poter tagliare i fili

di una scena pazza che

pretende che io lasci tra le quinte

il desiderio che… sia mia.

LUCE 23: Buio, poi su inizio strofa: Sagomatore scale (a sinistra)

QUASIMODO

Mani che mi sfiorano

brividi che passano

cosa io non farei

per averle su di me.

Armato solo di paura

sognare ad occhi aperti che

possa sentire il suo profumo

e i suoi capelli su di me.

Non c’è una verità o cosa

che mi spieghi la pazzia

di essere nato scarto

di quest’opera stupenda che

mi gira intorno e mi ricorda

sempre ogni volta che

non posso osare tanto

ma sognare solo che…sia mia.

LUCE 24: Buio, poi su inizio strofa: Sagomatore avanti a destra.

FEBO  

Occhi che mi scrutano

mani che mi cercano

cosa io non farei

per averla solo mia.

burla di una vita che

mi pone qui dinanzi a lei

a un interrogativo al che

risposta io non ho.

Vorrei poter distruggere

l’assurda e folle fantasia

che detta forte il cuore

ad una stupida realtà

che mi vuole prima parte

di una razionalità

in nome di un Stato

che non può accettare che…sia mia.

LUCE 25: Buio, poi: Sagomatore scale (a sinistra)+ Sagomatore centrale (avanti) + Sagomatore laterale a destra su cantato dei tre. Nelle parti non cantate i sagomatori si alternano con gli spot avanti.

CORO (TUTTI) 

Acqua, fuoco e vento in un istante diverrò

per conquistare quella terra isola selvaggia che

mi vede sempre alla deriva stanco di remare, ma

la sola condizione è la morte oppure che…sia mia (ad libitum)

LUCE 26: Buio, poi finita la musica: Giorno (totale)

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SCENA QUINDICESIMA (Frollo, Febo)

FROLLO    Io non mi faccio capace, c’era una guardia ad ogni porta: come ha fatto quella Lazzara a fuggire? E pure voi, siete un eroe di guerra e non riuscite ad assicurare alla giustizia ‘na lazzarella…? Ma che schifezza di soldato siete, capitano?

FEBO    La situazione sta peggiorando, eccellenza…

FROLLO    Una Lazzara, da sola, ha fatto impazzire le guardie di Napoli, figuriamoci cosa farebbe una rivolta da parte di tutto il popolo… (Annusa nell’aria) Ma cos’è ‘sta puzza, capitano Febo?

FEBO    Merda, eccellenza! (Mostra la divisa macchiata e strappata) Vi vogliono molto bene anche a Forcella! Questa volta ci hanno preso a secchiate!

FROLLO    Quando è così non mi resta altra scelta. Durante la prossima ispezione, metterete a ferro e fuoco il quartiere Forcella!

FEBO    Cosa?!?

FROLLO    Avete sentito bene capitano… Quei maledetti lazzari si calmeranno quando vedranno bruciare i loro vicoli e i loro bassi!

FEBO   Ma così ci andrà di mezzo anche la gente che non c’entra per niente…

FROLLO    Ah sì? E chi se ne stra-fotte, capità! Sono dei traditori… La loro morte servirà da esempio per gli altri…

FEBO   Con tutto il rispetto eccellenza, passi riscuotere i debiti per conto vostro… Ma non mi hanno addestrato ad uccidere dei civili innocenti!

FROLLO   Sì, ma spero che vi abbiano addestrato a eseguire gli ordini dei superiori!

FEBO    Non quando i superiori cominciano a dare evidenti segni di pazzia!

FROLLO  (Rabbioso) Badate capitano Febo... La condanna per insubordinazione è la morte! (Viscidamente minaccioso) Sarebbe un vero peccato dover interrompere bruscamente una carriera così promettente come la vostra… Andate pure, capitano! Ah, capità! Un ultima cosa…

FEBO   (Esitante)  Dite…

FROLLO     Cambiatevi quella divisa… (Esce da destra)

FEBO    Ce stava bisogno c’o diceva isso…

FROLLO   (Dal fondo) Cosa?

FEBO   Sarà fatto eccellenza… (Esce da sinistra)ù

FROLLO    Come ha fatto quella Lazzara a fuggire: era impossibile! A meno che… (Frollo esce dal fondo come se avesse intuito qualcosa)

 

SCENA SEDICESIMA (Santa Lucia, San Gennaro, Sant’Antonio, poi Quasimodo)

MUSICA 14: Stacco breve: 5 rintocchi con voci concitate di popolo (24’’)

Le tre statue nelle loro nicchie cominciano a muoversi

SANTALUCIA   (Preoccupata) Non mi piace affatto ciò che sentono le mie orecchie…

SANTANTONIO    E meno male che non potete vedere quello che vedono i miei occhi!

SANGENNARO    Quella povera lazzarella, comincio a temere il peggio…

SANTALUCIA    Proprio povera, no: se sfottuta ‘e smeraldi mjeie!

SANGENNARO   ‘Onna Lucì, calmatevi… I lazzari che rubano ‘o ‘ffanno sulo pe’campà!

SANTALUCIA   Pure questo è vero… Però, sai com’è Gennarì, quelli erano gli occhi miei: je m’ero pure affezionata…

SANTANTONIO Voi pensate ancora all’uocchie?!? (Preoccupatissimo) Gli uomini di Frollo hanno messo a ferro e fuoco la città… Non c’è speranza di rivederla viva!

SANTALUCIA     Hai ragione: la situazione è veramente disperata, Totò. Ma ora non dire niente che possa turbare Quasimodo. E’ già abbastanza preoccupato, povero ragazzo…

SANTANTONIO   (Risentito per le parole di Lucia) E se capisce! Ma che mi avete pigliato pe’na criatura?!?

SANTALUCIA    Sì sempe sgarbato!

SANGENNARO    Silenzio, sta arrivando ‘o guaglione!

SANTALUCIA      Mi raccomando a te: non una parola!

SANTANTONIO     (Come sopra) All! Sarò di marmo!

QUASIMODO    Qualche segno di lei?

SANGENNARO   Non ancora…

SANTALUCIA    Siamo sempre in attesa…

SANTANTONIO   (Alle parole delle statue cerca di trattenersi, poi scoppiando in lacrime improvvisamente) E’una causa persa! Potrebbe essere dovunque! Rinchiusa in una segreta, o peggio, l’hanno già atterrata!

SANTALUCIA    (Fulminandolo con lo sguardo) Bel lavoro Totò!

SANGENNARO   (Sputando) Puuh! T’hanna magnà ‘e ‘ttarme!

QUASIMODO    No, ha ragione… Ma cosa possiamo fare?

SANGENNARO     Non ti preoccupare, Quasì. I lazzari di Napoli hanno sette vite, ‘a Smeralda se ne starà lontana dal pericolo…

QUASIMODO    Lo credi davvero?

SANGENNARO       E quando le acque si saranno calmate tornerà di certo! Vedrai…

QUASIMODO   Cosa te lo fa pensare?

SANTALUCIA    Perché tu le piaci!

QUASIMODO   Dici?!?

SANTANTONIO    Se ne accorgono pure ‘e cecate! Uh, scusate ‘onna Lucì! Guagliò, senti a me: nun se sape comme, nun se sape pecchè, ma chella guagliona ci ho ‘bbò cu ‘ttè!

QUASIMODO   Non credo proprio…

SANGENNARO    Lo sapevo, che crescendomi vicino, avresti imparato qualcosa… Dacci sotto, sciupafemmene!

QUASIMODO   Sciupafemmene?!? Oh, no…

SANTALUCIA    Non essere modesto…(Carezzando la gobba al posto della testa) Cu’ chesta bella faccella tonna tonna ca’tiene!

QUASIMODO    Sentite, io apprezzo quello che cercate di fare, ma non facciamoci illusioni: sono la faccia più brutta del Regno di Napoli, ricordatelo… Non credo di essere il suo tipo. E poi basta! Perché dovrei credervi: siete solo delle statue…

SANGENNARO    (Scosso) Solo statue?!? (Severo) Eh-Eh! E mò stai sbagliando Quasì!

SANTANTONIO   Ma lo sai che cosa rappresentiamo, noi?!?

SANTALUCIA   Ogni statua di questo Duomo ha una storia che merita rispetto! Dico bene, Gennarì?

SANGENNARO    Parole sante!

MUSICA 15: Canzone delle tre statue con Quasimodo (2’)

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CANZONE DEI SANTI

INCISO ( in coro )

Simm’ sant’ e primma serie       

simm’ sant’ e qualità         

e sta mappat’ e disperat’ simm’ a luce e a verità

Grazie e benedizion’ song’ a quotidianità

Simm’ ruoss’ frisc’ e tuost’ e ch’ bbuò fa

STROFA 1 – S. Lucia

Me cecain’ ll’uocchje o ver’             

per la mia cristianità                 

Gesu Crist’ je mo sentev’ fort’ dind’ all’anema

e sti fetient’ non contenti se pigliajen’ a part’ e cca

duje smerald’ ca tenevo p’ carità 

 STROFA 2 – S. Antonio Abbate

Me ne stev’ sul’ sul’ 

mmiez’  a nir’ e Faraun’      

ch’ e  liun’ cammenav’ e ind’ o desert’ m’ addurmev’

Pest, diavul’ e ca…coll’ ch’ e priarie e ddev’ ncuoll’

Manc’ o ffuoc’ a sant’Antonio so po ffa 

STROFA 3 – S. Gennaro

E di me che posso dire

Je song’ o mast’ a casa mia

della vita mia sapete ogni leggenda e verità

so G’nnar’ o sant’ vuost’ e mò o sapit’ ch’ bbo fa

nù ballett’ cu Lucia uè vien’ a ccà

SOLO STRUMENTALE ( strofa intera cioè 8 battute + 4 battute di inciso )

FINALE  ( IN CORO )

Grazie e benedizion’ song’ a quotidianità

Simm’ ruoss’ frisc’ e tuost’ e ch’ bbuò fa

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LUCE 27: La luce si smorza: Sagomatore scale + Piazzato su praticabile a sinistra + Sagomatore portale a destra.

SCENA DICIASSETTESIMA (‘a Smeralda, Febo, Quasimodo)

‘A SMERALDA   (Entrando di corsa) Quasimodo, Quasì!

QUASIMODO   Smeralda, sapevo che saresti tornata…

‘A SMERALDA   Quasì, hai già fatto assai pe’me… Ma t’aggia cercà n’atu favore, amico mio…

QUASIMODO    Si, qualunque cosa…

‘A SMERALDA   Grazie… (Esce e rientra velocemente portando a spalla Febo) Questo è Febo, è ferito e va fujuenno comm’a me! So che qui sarebbe al sicuro… Ti prego: lo puoi nascondere?

QUASIMODO   (Dopo una prima esitazione) Per di qua, andiamo…

MUSICA LIVE: Stacco breve in cui Febo viene steso sulle scale (28’’)

Quasimodo aiuta ‘a Smeralda a stendere Febo, che si riprende.

FEBO     (Rinviene dopo essere stato svenuto) Dove sono?

‘A SMERALDA    Nun t’affaticà. Stai nel Duomo di Napoli, al sicuro nel campanile…

FEBO    (Come sopra) Smeralda…!

‘A SMERALDA    Ssst… Rimarrai nascosto qui finchè non avrai le forze per muoverti. (Estrae una bisaccia con dell’alcool per medicare Febo)

FEBO    Brava lazzara, un goccio mi ci voleva propriooo… (Urla di dolore per la sensazione di bruciore prodotta dal liquido versato sulla ferita d‘a Smeralda) Ma porca…

QUASIMODO    Abbassate la voce, o vi farete scoprire… (Corre a controllare se qualcuno arriva)

‘A SMERALDA    E poi stiamo nel sacro Duomo, non si diceno ‘e ‘pparole! O’ssaie? (Pausa in cui pensa d restituire gli occhi a Santa Lucia) A proposito di sacro… (Prende 2 smeraldi  dalla tasca) A me sti ‘pprete nun so mai servite… 

MUSICA LIVE: Stacco breve durante il quale ‘a Smeralda restituisce gli occhi a Santa Lucia. Poi, la Lazzara ritorna da Febo e lo aiuta a sistemarsi seduto sulle scale. (20’’)

‘A SMERALDA   (A Febo) Chella famiglia dinto Forcella ti deve la vita… O sei il soldato più coraggioso che ho mai conosciuto, o sì ‘o chiù scemo…

FEBO    In ogni caso, sono un ex-soldato oramai…

‘A SMERALDA   (Medicando Febo) Sei stato fortunato, chella pallottola t’ha quasi colpito il cuore…

FEBO    Ma forse lo ha fatto… (Ferma la mano di ‘a Smeralda sul proprio petto)

‘A Smeralda guarda Febo. Dopo una piccola pausa i due si baciano. Quasimodo, dapprima si volta contrariato dalla scena, poi si rassegna all’idea di non poter stare accanto a ‘a Smeralda come aveva immaginato. Sul finire della musica, si sente un rumore che rompe l’idillio tra Febo ed ‘a Smeralda: cade il bastone di San Gennaro, distratto dalla commozione per la tristezza di Quasimodo

MUSICA 16: Breve stacco del bacio (28’’)

FEBO   Chi è? Chi va là?

‘A SMERALDA   (Cercandolo) Quasimodo ! Quasimodo… (Tendendogli una mano) E che ci faje ‘llà ‘nderra?

QUASIMODO    (Respinge il gesto della Lazzara, girandosi, e parla a Febo) Chi ti ha ridotto così?

‘A SMERALDA     Il tuo padrone….

QUASIMODO    No, non è possibile!

‘A SMERALDA   L’ho visto io, con i miei occhi… Frollo è asciuto pazzo! A Forcella stava dando fuoco ‘a nu basso cu dieci puverielli a’dinto… Febo si è opposto. ‘O padrone tuoie s’è fatto ‘na risata e l’ha sparato… Meno male che l’ha preso di striscio…

QUASIMODO    La collera del padrone è enorme, nessuno, tranne il Re, sarebbe capace di fermarlo…

FEBO     Solo il Re hai detto?

QUASIMODO    Si, solo il Re in persona…

FEBO    Allora tu puoi…

QUASIMODO E ‘A SMERALDA   Cosa?!?

FEBO    Tu, tu lo puoi fare…

QUASIMODO    Ma io sono solo un campanaro…!

FEBO    Questo è quello che ti hanno fatto credere... Io so’ la verità: me l’ha confessato Frollo, quando era ubriaco…

‘A SMERALDA    Cosa, che cosa ti ha detto?

FEBO    Quasimodo è il fratello maggiore di Re Ferdinando IV, primo figlio di Carlo di Borbone…

QUASIMODO    Mi stai prendendo in giro?!?

FEBO    Me l’ha detto Frollo in persona… Tutti pensavano che il primo figlio di Carlo fosse nato morto, perché così dissero a Corte. In realtà, il legittimo erede al trono sei tu: Quasimodo…

QUASIMODO    No, non può essere vero!

FEBO    Ti hanno rinchiuso qui ed hanno affidato a Frollo l’incarico di sorvegliarti. In cambio il tuo padrone ha avuto la carica di Cardinale e di Ministro del Re .

‘A SMERALDA    Vuoi dire che…

FEBO   (Si alza ancora incerto per la ferita, per rendere omaggio a Quasimodo) Sissignore, ‘a Smeralda, davanti a te c’è il vero sovrano di questo Regno: Quasimodo I di Borbone, Re di Napoli! (Si inchina) Maestà…

‘A SMERALDA   Vulesse vedè ‘a faccia e Re Ferdinando…

FEBO    Tu vuoi vedere la faccia di Ferdinando? (Rialzandosi) Beh! C’è l’hai davanti!

‘A SMERALDA     Chè?!?

FEBO    Febo è il diminutivo di Ferdinando di Borbone. Quasimodo, è mio fratello…  

MUSICA 17: Entrata Frollo-Guardie (10’’)

LUCE 28: Buio su carezza Febo a Quasimodo. Subito dopo Effetto strobo (spot) + Sagomatore portone (a destra)

SCENA DICIOTTESIMA (Frollo, ballerini, ‘a Smeralda, Febo, Quasimodo)

Entra Frollo seguito dalle guardie che immobilizzano subito Febo ed ‘a Smeralda.

FROLLO    Eccomi qui per riscuotere il credito più grande che abbia mai riscosso… (Carezza Quasimodo, per poi pulirsi la mano addosso)

LUCE 29: Giorno (totale)

FROLLO    Caro Quasimodo, dedicarti tante attenzioni per tutti questi anni ha finalmente maturato i suoi interessi… Mi hai servito la lazzarella su un piatto d’argento… (Guardando Febo) Oh, quale altro gradito regalo, capitano Febo. Ancora tra noi? (Minaccioso) Provvederò io stesso a mettere fine a tale spiacevole… Irriverente attaccamento alla vita…

QUASIMODO    No, padrone, vi prego…

FROLLO   (Alle guardie) Legatelo! Fate in modo che lo scognato col pizzo non causi altri problemi…

FEBO    Lasciatelo stare, lui non c’entra!

FROLLO  Silenzio!

Le guardie incatenano Quasimodo.

FROLLO   Domani mattina sarete giudicati per i vostri crimini… Portateli via…

Le guardie escono trascinando via Febo e ‘a Smeralda

FROLLO    (Avvicinandosi a Quasimodo) Il mio storpietto preferito… Vedi Quasimodo… Ai miei occhi tu sarai sempre come un sovrano. Perciò il tuo posto è qui… Il tuo Regno è qui… E non sarai mai nulla al di fuori di queste mura… (Esce)

SCENA DICIANNOVESIMA (San Gennaro, Sant’Antonio, Santa Lucia, Quasimodo )

MUSICA 18: Rintocchi incalzanti di campana (13’’)

La luce illumina le statue, che prendono vita nuovamente.

SANGENNARO     Coraggio, guagliò, scetate…

SANTANTONIO     So’ compagni tuoi quelli…

QUASIMODO     E’ tutta colpa mia…

SANTANTONIO   Mò nun è ‘o mumento ‘e se disperà!

SANGENNARO    Devi fare qualche cosa per aiutare i tuoi amici…

SANTALUCIA     Devi spezzare queste catene, jamme bello!

SANTANTONIO    Bello po’… Simpatico!

QUASIMODO      E che differenza farebbe…

SANTANTONIO    Comme che differenza fa? Insomma, tu ‘a vuò dà vinta a Frollo!

QUASIMODO     Frollo ha già vinto!

SANGENNARO    E così, è fernuto tuttecose?!? Tu hai sangue blu che ti scorre nelle vene, stai a sentire a uno che di sangue se ne intende: nun te può arrendere accussì!

SANTALUCIA    Non sono certo queste catene a trattenerti!
QUASIMODO     (Rabbioso) Ma insomma, lasciatemi in pace! (Pausa) Cosa dovrei fare? Andare fuori, salvare la lazzara dalla morte, e magari tutto il Regno mi acclamerà come sovrano?!? Napoli ha già il suo re, senza averlo mai visto in faccia: mio fratello Ferdinando! Smeralda c’è l’ha già il suo re, e non sono io! Frollo aveva ragione… Frollo aveva ragione su tutto… Sono stanco di cercare di essere quello che non sono, vi prego, lasciatemi stare…

SANGENNARO    Comme vuò tu guagliò… (Si ferma nella posa di iniziale commedia e rimane immobile)

SANTANTONIO     Dopo tutto, nuie simme fatte sulo ‘e marmo… (Come Gennaro, si immobilizza)

SANTALUCIA     Che ce vuò fa’, pensavamo che tu fossi fatto di una materia più nobile… (Si immobilizza come gli altri)

LUCE 30: Buio sulla quale si alza la musica di introduzione all’esecuzione. Poi, dopo cambio scena, luce giorno.

MUSICA 19: Cambio scena, poi l’esecuzione: ritmica di tamburi (1’46’’).

SCENA VENTESIMA (Frollo, ‘a Smeralda, Febo, Boia, Guardie)

FROLLO    (Leggendo la sentenza) La lazzara nota a tutti come “a Smeralda”, è stata riconosciuta colpevole del crimine di istigazione alla rivolta. Il capitano Febo si è reso colpevole di alto tradimento… Per entrambi, la sentenza del giudice supremo, che oltetutto sarei sempre io, è la seguente: morte!

Frollo si avvicina ad ‘a Smeralda

FROLLO    L’ora è giunta, lazzara… Sei affacciata sull’orlo dell’abisso. (Indicando il pubblico in sala) Guarda quanta gente è accorsa per assistere al tuo supplizio… Cionostante non è troppo tardi, posso salvarti dalle fiamme di questo mondo e comprare per te la salvezza per il prossimo… Scegli me… O la morte!

‘A SMERALDA    (Sputa in faccia a Frollo) Puuh!

FROLLO    La lazzara nota come ‘a Smeralda si è rifiutata ancora una volta di abiurare e di sottomettersi al potere del Re Ferdinando IV di Borbone.

‘A SMERALDA    L’unico re ca’ je saccio è Quasimodo!

FROLLO    (Mette un fazzoletto in bocca ‘a Smeralda) Impertinente di una lazzara! Questa strega malefica ha messo a repentaglio l’anima di ogni cittadino di Napoli. Per il Regno e per la sua salvezza, è mio sacro dovere rispedire questo empio demone dall’inferno da cui proviene…

Sta per giustiziare i due, quando Quasimodo entra in scena

FROLLO    Egli castigherà i perversi e li precipiterà in una voragine di fuoco…

QUASIMODO    Nooo!

FROLLO    Stupido gobbo… Fermati maledetto!

Quasimodo mette fuori gioco Frollo e libera ‘a Smeralda e Febo, tagliando le corde che li legano

FEBO    (Liberatosi, si rivolge al pubblico come se stesse arringando una folla) Popolo di Napoli! Frollo ha perseguitato la nostra gente, saccheggiato le nostre tasche, ed ora vuole sostituirsi persino al potere del Re… E’ ora di dire basta a tutto questo! (Imbraccia la spada). In guardia!

MUSICA 20: Duello Frollo-Febo ed assalto lazzari (41’’) 

CAMBIO SCENA: Duellando, i contendenti si spostano all’interno del Duomo

Duello su musica tra Febo e le guardie, che si conclude con Frollo che, accerchiato, punta un coltello alla gola d‘a Smeralda.

FEBO    Sei in trappola!

SMERALDA    Mò sì ‘ttu che te’a stà zitto!

FROLLO    (Punta un coltello alla gola d‘a Smeralda) Io invece credo che mi lascerete andare…

FEBO    Lasciala stare, per carità!

FROLLO    Posate le armi…

FEBO     Fate come dice…

Quasimodo sbuca dal passaggio della botola, alle spalle di Frollo

QUASIMODO    Lasciatela stare!

Quasimodo, ingaggia una colluttazione con Frollo. Al termine della quale sono entrambe sull’orlo di una caduta potenzialmente mortale.

FROLLO    Mantienimi… Cosa vuoi fare Quasimodo?!? Non vorrai mica fare del male al tuo padrone…?

QUASIMODO   Voi non siete il mio padrone! Io sono Quasimodo di Borbone… L’unico mio padrone è il popolo di Napoli!

FROLLO   (Ridendo) Ah-ah! Non riuscirai a fare niente per il tuo Regno se morirai!

QUASIMODO   Vi sbagliate, leverò di mezzo una delle piaghe di questa città! (Si volta per un attimo verso la lazzara) Addio, dolce ‘a Smeralda!

Quasimodo si lascia precipitare, abbracciato a Frollo che urla. Entrambi muoiono.

‘A SMERALDA    Nooo! (Dopo un breve smarrimento, abbraccia Febo)

LUCE 31: Spot su morte Quasimodo-Frollo. Sagomatore portale +  Sagomatore praticabile a sinistra, dietro, poi sagomatore scale finestra

MUSICA 21: Stacco della morte di Quasimodo e Frollo e Monologo Febo su musica.Poi, ovazione lazzari a Ferdinando IV. Poi, ancora, la musica rimane sul monologo di Pulcinella, fino al finale. (5’43’’)

FEBO    (Dopo l’abbraccio con ‘a Smeralda si rivolge alle guardie) Mio padre Carlo ha governato Napoli senza cuore. Suo figlio Quasimodo, mio fratello, ha dato la vita per amore di questa gente, senza averla mai neanche conosciuta… Io Febo, Ferdinando di Borbone, prometto di regnare seguendo il suo nobile esempio, e rendo omaggio con la mia futura moglie (Indica ‘a Smeralda) a Quasimodo I di Borbone: il Re Scugnizzo!

I protagonisti si immobilizzano alle spalle di Pulcinella  (7’’)

LUCE 32: Occhio di bue che segue pulcinella per il finale

SCENA VENTUNESIMA - FINALE (Pulcinella)

PULCINELLA   (Entra chiudendo il sipario) E’ chest’è a città nosta… NotreNaple! Addò chella che pare vero è favezo, e chello che pare favezo è overo! Addò ‘na riggina po’essere ‘na lazzara, m’addò‘na lazzara, po’addivinì ‘rriggina! Addò te può abbuffà ‘na matina, e fernì pe’stennere ‘a mano ‘a matina appriesso! ‘Addò tra tantu burdell, una sola costante: ca’chi ‘a cummanda, Francese, Spagnuole, Tudesco ‘o Savoiardo, è sempe stato ‘na chiavica…! E addò ‘a gente è talmente attaccata ‘a vita, ca’ riesce ‘a fa fessa pure ‘a morte, e tira ‘a campà!

MUSICA 22: FINALE - Suite sui saluti (5’- ad libitum)

LUCE 33: Giorno (totale)

Sipario.

FINE

Favola in musica in due atti di

Mauro Palumbo

Supervisione tecnica

Peppe Guarino

Coreografie Lazzari e tammorre dal vivo

Gianluca Campanino

Costumi

Marica  e Veronica Raucci

Scenografie

Mauro Palumbo

Fabrizio Di Maio

Dario Serafini

Canzoni e musiche originali

Sergio Carleo

(Canzone di Pulcinella, Canzone di Frollo, Canzone di Quasimodo, Canzone de ‘a Smeralda, Canzone dei Santi, Canzone degli Innamorati)

“I Villanella”

(‘O Mito d’o mare, ‘O Lazzaro nun tene mai padrone)

Mauro Palumbo

(Serra, Serra)

Arrangiamenti

Francopaolo Perreca

Regia

Mauro Palumbo