Arnaldo Boscolo
IL GUARDIANO
DEL TEMPIO
VICENZA TAVERNELLE...
PER RECOARO SI CAMBIA!!!
Commedia brillante in tre atti
1927 Il guardiano del tempio, commedia in tre atti (Torino, Teatro Vittorio, Compagnia Sainati, aprile). Suscita "una certa ilarità tra il pubblico", ma la critica non è positiva. La storia: "un professore di sanscrito, presidente dell'Istituto per la tutela del matrimonio che, uomo per definizione pudico e buffo, finisce nella débauche (= vizio) attraverso una serie di equivoci". Col titolo “Vicenza Tavernelle!... per Recoaro se cambia…" (Milano, Eden, Gianfranco Giachetti e Carlo Micheluzzi, giugno) ottiene un discreto successo. Così un critico famoso, Renato Simoni: "Derivata da una commedia di Labiche, mette in scena la storia di un giovine che ha l'abitudine di fingersi ammogliato e ontosamente tradito, per essere ammesso dai vigili mariti nelle case dove ci sono delle belle mogli, case che sarebbero ermeticamente chiuse a degli scapoli. Non si può negare che il Boscolo abbia con abilità rimosso questa stanca e grossolana materia e costruito una commedia senza ambizioni, ma facilona e ridanciana".
PERSONAGGI
1.IL PROF. GIOSUE’ CANDELAGO
2.DANTE FERRONATO
3.NINO BONETTI
4.IL CONTE TAVERNELLE
5.BIANCA FERRONATO
6.LA MARCHESA OLIMPIA DI SERRABRUNA
7.CECCHINA
8.CLEMENTINA
9.BRIGIDA CANDELAGO
10.LAURETTA
11.GIORDANO – Portiere d’albergo
12.IL GROOM
13.DUE FACCHINI D’ALBERGO
14.UN CAMERIERE
ATTO PRIMO A RECOARO
ATTO SECONDO E TERZO IN UN ALBERGO AL LIDO DI VENEZIA
- OGGI -
Questa commedia è stata rappresentata per la prima volta dalla compagnia di Renzo
Ricci
Interpreti principali:
1.Renzo Ricci (prof. Candelago)
2.Margherita Bagni (Cecchina)
3.Carlo Lombardi (Dante)
4.Fosco Giacchetti (Conte Tavernelle)
A T T O P R I M O
Salotto in casa della signora Clementina che affitta stanze ammobiliate durante la stagione climatica. A sinistra, avanti, uscio che dà alle scale; più indietro una finestra. Un uscio al fondo che dà alla stanza matrimoniale affittata al professor Candelago; altro uscio alla parete di destra. In salotto mobili di vecchio stile; un tavolo al mezzo, consolle, poltroncine. Un sofà riducibile a letto all’angolo destro di fondo. Sera. E’ accesa la lampada che pende sopra il tavolo di mezzo.
CECCHINA (d.d. canterella) Per volere del visconte, su parere del barone…
Clementina, grossa signora sessantenne sta riordinando il salotto.
Cecchina, fresca donnina di trent’anni, rossa, paffutella, fa capolino all’uscio del fondo.Veste
con gusto un po’ provinciale.
CECCHINA Buonasera, signora Clementina.
CLEMENTINA Buonasera, signora Candelago. Beata lei che è sempre allegra…
CECCHIN Che mi sta facendo? Lasci, lasci, per carità!
CLEMENTINA Ma le pare? E’ mio dovere. Il professore è fuori?
CECCHINA E’ uscito subito dopo cena. E’ andato alla posta per vedere se ci son lettere con l’ultima corsa.
CLEMENTINA Che, come al solito avrà fatto un’ora di ritardo alla stazione di Tavernelle. E lei perché non è uscita a prendere una boccata d’aria col professore? Non sente che afa sciroccale fa qua stasera? Sembra d’essere in pianura…
CECCHINA Che vuole, signora Clementina cara; dovevo aggiustare le bretelle del professore; gli si sono strappate sul tirante posteriore.
CLEMENTINA Eh lei ha le mani d'oro, signora Candelago.
CECCHINA Per così poco ?
CLEMENTINA Oh! Non perquesto soltanto. I piattini che combina ogni giorno a suo marito dove me li mettelei? E’ fortunato il professore che ha trovato un amore di mogliettina tanto brava… tanto carina.
CECCHINA Grazia sua; ma se lo merita, sa, ècosì buono…
CLEMENTINA Ha fatto la cura oggi, signora Candelago ?
CECCHINA Non me ne parli. Ne ho dovuto ingozzare dodici bicchieri;al sesto mi pareva già di scoppiare, Se penso che siamo appena al terzo giorno…
CLEMENTINA Mah! Ci vuol pazienza.
CECCHINA Con permesso, signora Clementina. Finisco di aggiustare…
CLEMENTINA Faccia, faccia signora Candelago.
LAURETTA (giovane cameriera In grembiale bianco, da sinistra, con un cartello su cui sta scritto a grossi caratteri “Si affittano stanze con comodo di cucina”) Auff! Ce n’è voluto per convincerli! Avevo un bel gridare. “Tutto occupato, signori! Oh sì! - Ragazza, un andito, un corridoio, un sottoscala,, un buco qualsiasi! Impossibile; non abbiamo nessun buco! Ma allora, grida uno, che ci sta a fare quel cartello lì?” Aveva ragione, caspita! E l’ho portato su. Mamma mia, anche stasera quanta gente con l'ultima corsa!
CLEMENTINA Stagione d'oro! Dove li metteremo poi, io non lo so. Nelle locande e nelle case private non c’é più un angolo libero.
LAURETTA Averlo saputo prima...; non era il caso di affittare al professore anche questo salotto; con il sofà sipoteva benissimo combinare qui un'altra stanza e farsela pagare profumatamente.
CLEMENTINA Sì! Stanza obbligata. Di dove facevo passare poi i Candelago?
LAURETTA Eh, si sarebbero adattati… se piace loro l’acqua di Recoaro!
CLEMENTINA E poi tu sai bene che il salotto è indispensabile al professore; fu la prima cosa che ci chiese; alla notte deve scrivere, studiare…
LAURETTA (maliziosa) Infatti anche stamane ho trovato lì accanto all’ottomana un mucchio di cicche così… E il posto di sinistra, sul letto matrimoniale, intatto
CLEMENTINA Davvero?...
LAURETTA Nemmeno una grinza sulle lenzuola; il cuscino senza buchetta. Si vede che studierà tutta la notte… Studi, studi!… Per conto mio dico che farebbe bene a studiare la moglie… Se gli riesce, così giovane e fresca com’è ….
CLEMENTINA Mah! Tutti così questi scienziati!
DANTE (da sinistra, cantando lo stesso motivo di Cecchina) Per volere del visconte, per parere del barone… Buondì, zietta… (bel giovane elegantissimo, gioviale, spregiudicato; ha l’ombrello tra le mani)
CLEMENTINA (con gioioso stupore) Tu, il mio Dante?… A Recoaro?…
DANTE A Recoaro, come vedi, per passar le acque (e mostra l’ombrello che poi depone in un angolo).
CLEMENTINA (abbracciandolo) Caro, caro, come ti sei fatto bello!...
DANTE Già! Me lo dicono tutte!… Ma non avete paura dei ladri a quanto pare … mostrate l’uscio aperto…
CLEMENTINA Questa sventata di ragazza!
LAURETTA Accidempoli, ha ragione!… Qui si perde la testa… (s’avvia frettolosamente a sinistra).
DANTE Un momento… fate salire quel signore che sta sulle scale… (via Lauretta) Un amico… un mio compagno di albergo…
CLEMENTINA Ah! Perché hai già trovato alloggio?…
DANTE Sì, al Giorgetti, dove sono ormai da tre giorni.
CLEMENTINA Infatti…, con la cera che hai…, e conoscendoti le tue debolezze…
DANTE Mi hai capito al volo! Sei intelligente, zia, come tutti di famiglia del resto. Avrai anche capito, perciò, che devo conservare l’incognito per non sprecare il mio tempo o passare qualche brutto guaio. Tu sai che il genere che io tratto è sempre un po’ pericoloso…
CLEMENTINA Ah! Meno male!
DANTE Meno male perché?
CLEMENTINA Ma perché non avrei saputo dove metterti, figliolo! Se tu mi avessi scritto per tempo…
DANTE (a Nino che viene da sinistra con Lauretta) Vieni, vieni avanti. (presentando) Il mio amico Nino Sonetti, uno scrittore.
CLEMENTINA Tanto piacere, caro giovanotto ….
NINO (un ragazzone elegante, più giovane e meno spregiudicato del suo amico) Signora … (Lauretta via a destra)
CLEMENTINA Ah! È alloggiato anche lei da Giorgetti? Magnifico albergo il loro! Tanta gente?
NINO Completo, signora. Perfino nei gabinetti da bagno…
CLEMENTINA (a Dante) E cosicché tu sei qui da tre giorni e non sei salito prima ad abbracciarmi?
DANTE Troppo da fare, zia. E troppa paura di compromettere i miei disegni…
CLEMENTINA I tuoi disegni? Che disegni?
DANTE Eh, cara zia! Ma credi che io mi trovi a Recoaro per la cura delle acque? No, vero?
CLEMENTINA Bel matto! E allora come va che stasera?…
DANTE Stasera, cara zia, sono in un momento di defaillance; in preda alle ghigne più urtate. Sto per avere scacco matto e mi ritiro prudentemente sulle mie posizioni. Ma per preparare meglio il mio nuovo piano, però…
CLEMENTINA E vieni a prepararlo qui da me?
DANTE No, qui da te… Tra le tue braccia quasi materne, vengo a cercare il balsamo spirituale, a trarre la forza necessaria per ritornare all’attacco.
CLEMENTINA Quando metterai giudizio?
DANTE Il più tardi possibile. A pagare, morire e mettere giudizio c’è sempre tempo!… Vero, Nino?
CLEMENTINA Che vuoi che ne sappia il tuo amico?
DANTE Se lo sa! Ne ha l’obbligo sacrosanto. E’ il mio allievo preferito. Mi assiste… e prende scuola. Gli ho insegnato ormai tutti i miei sistemi, compresi quelli da usarsi con le donne maritate…
CLEMENTINA Ah! Perché tu hai un sistema?…
DANTE Infallibile, zia! Se si vuol vincere la istintiva difficoltà di un marito, specie se geloso, guardarsi bene dal farsi presentare come scapolo!…
CLEMENTINA Oh, bella! Perché?
DANTE Ma perché i mariti non conoscono che un solo nemico: il celibe. Il terribile celibe! Non appena egli appare… sull’orizzonte coniugale, si sprangano le porte, si alza la saracinesca, e si grida su tutta la linea: “Sentinella all’erta!”… E’ un incubo… un’ossessione!… Mentre l’ammogliato è un confratello, un alleato, un compagno di gioia… o di sventura. Quando io mi presento al marito di una donnina che mi piaccia …, sono sempre ammogliato da sei mesi!
NINO Sente, signora, che teorie? Ma dimmi un po’, codesta ipotetica moglie come la nascondi?…
DANTE E’ appunto qui che entra in funzione la mia scaltrezza machiavellica!… Se mi si chiede della mia giovane signora… Io arrossisco… balbetto… m’impapero… e finisco col confessare che mia moglie, sciagurata, dimentica dei sacri doveri assunti davanti agli uomini e davanti a Dio…
CLEMENTINA (ridendo) Come?… Ti diverti a passare per un marito?…
DANTE Completamente vittima! Ci vuole del coraggio, vero?… Ma è appunto allora che si manifestano due singolari fenomeni: il marito si fa subito giovanissimo, si contorce per trattenere le risa…, perché, ti assicuro, che i mariti sono fatti a posta per ridere di ciò…
CLEMENTINA E la moglie?
DANTE La moglie assume un’aria seria, accorata, ti guarda in un certo modo che sembra dire: Povero giovane! In così fresca età!… Solo… Abbandonato! Insomma per l’uno diventi comico, per l’altra interessante e, siccome hai bisogno di essere consolato e le donne hanno soprattutto l’istinto della consolazione…
CLEMENTINA Ma dimmi un po’, figliolo, dove hai imparato tutta questa roba? Sei stato all’università?
DANTE Esperienza, cara zia,! Il metodo deriva dall’esperienza, vero, Nino?
NINO (guardando l’orologio) Sì, caro, ma io adesso scappo (incominciava già a piovere) non voglio prendermi un bagno all’aperto. Tu resti?
CLEMENTINA Me lo lasci ancora un po’ questo campione. Vedo che ci ha l’ombrello...
DANTE A più tardi, Nino. Tanto stasera sono disoccupato…
NINO Buonasera, signora.
CLEMENTINA Caro signor Bonetti. (Nino esce per l’uscio di sinistra)
CLEMENTINA Ma sai che sei uno svergognato a immischiare nelle tue avventure quel povero figliolo? Vuoi proprio trarlo a perdizione?
DANTE Ma che perdizione, zia! Al contrario, lo malizio e lo immunizzo. Un bel giorno le donne gli verranno a nausea…
CLEMENTINA E prenderà, moglie come te.
DANTE (con un sussulto) Chi te l’ha detto?
CLEMENTINA Oh, là, là! Ho colpito nel segno?
DANTE Perché?… Ma no!… Ti pare?… (imbarazzatissimo) ossia… E’ appunto per evitare codesta calamità che mi sbizzarrisco oggi così. E’ la confidenza più intima, zia, ma te lo meriti. C’è a Verona un’adorabile ragazza che mi ha ferito. Vent’anni, due occhi così, tutta dolcezza…, sola, con una zia tutto zucchero e miele, che mette a disposizione della nipotina sei milioncini tondi tondi. La ragazza mi piace da morire! Tutte le mie teorie di gaudente spregiudicato crollano davanti al suo sorriso d’angelo… La zia mi gira d’intorno e mi fa ripetutamente capire che sarei l’eletto. Io non connetto più, titubo…, mi tormento…, sto per cedere e mi riprendo. L’altro ieri, in uno scatto di ribellione contro il mio progressivo intontimento, … mi sono precipitato qui, al ritrovo mondano più vicino. Abbranco dove arrivo, voglio bruciare dove tocco, tutte le mie batterie in azione, tutte le risorse della mia esperienza spinte al massimo rendimento!… Se la dimentico sono salvo, se non la dimentico la sposo!
CLEMENTINA E sarà proprio quest’ultima la tua salvezza, figliolo!
DANTE Sarà, zia, ho terrore di smentirti. Ma poiché sto giocando qui la mia partita decisiva e può essere questa l’ultima sorsata aspra e voluttuosa, lasciami, zia, affondare il becco nel calice!
CLEMENTINA E affonda tutto quel che vuoi, caro! E che il Signore ti benedica!
CECCHINA (dall’uscio di fondo, correndo verso quello di sinistra) E’ qui il professore, l’ho visto dal poggiolo. Com’è bagnato, poveretto!
CLEMENTINA Piove?
CECCHINA E come! (è uscita a sinistra)
DANTE (colpito dalla rapida apparizione di Cecchina) Accidempoli!… E tu tieni di codesta roba in casa e non mi dici niente?…
CLEMENTINA Ti riscaldi anche per questa? O che diavolo ti ha messo nelle vene la mia povera sorella?
DANTE Ma chi è?
CLEMENTINA La signora di un professore a cui ho affittato quella stanza e questo salotto.
DANTE Professore di che?…
CLEMENTINA Mah! Aspetta… E’ una parola difficile… sa di sacrestia…
DANTE Ah! di sanscrito, forse?
CLEMENTINA Ecco, proprio quello. E deve essere anche un pezzo grosso. Presidente di non so quale società … per l’equilibrio dell’istituto matrimoniale. Si dice così?
DANTE Credo. E’ giovane?
CLEMENTINA Indefinibile. Forse sui sessanta
DANTE Carina lei!… E’ intelligente? spiritosa?
CLEMENTINA E’ una brava massaia. Sa cucinare le bistecchine alla salvia in modo Meraviglioso. Ma vieni, vieni ora, bisogna sloggiare. (gli mette fra le mani l’ombrello).
DANTE Aspetta un momento. Non ci mangia mica!...
CLEMENTINA No, ma è così burbero!…
PROFESSORE (entra rapido, seguito da Cecchina. Sbuffa,starnutisce. Basso, tarchiato,in redingote piuttosto frusta, occhiali, baffi grossi e duri) Tempo da lupi!... Neanche permesso!
CECCHINA Hai voluto uscire senza ombrello!…
CLEMENTINA Oh, povero professore, com’è inzuppato!…
PROFESSORE (che si era recato rapidamente al fondo, voltandosi) Oh! chi è?
CLEMENTINA Sono io, professore e questo è mio nipote,dante Ferronato, figlio d’una mia sorella morta due anni fa.
PROFESSORE (dopo averlo squadrato, ruvido) Tanto piacere.
DANTE Piacere che sia morta?
PROFESSORE Di conoscerla, di conoscerla… Scusino, sa, ma io sono tutto bagnato e non vedo l’ora di ficcarmi a letto. Buona notte.
DANTE Buona notte, professore.
CLEMENTINA Buon riposo.
CECCHINA Buona notte, signora Clementina.
DANTE (le fa un galante inchino, indi, per improvvisa determinazione, depone rapidamente l’ombrello all’angolo del sofà ed esce a destra con Clementina) Che orso!
(Cecchina va alla camera di fondo lasciando l’uscio aperto).
PROFESSORE (va a mettere i paletti agli usci di destra e di sinistra brontolando)
Neanche permesso! Quasi ogni sera il Pasubio ci fa questo regalo… (a Cecchina) Chi è quella caricatura?
CECCHINA (tornando con la veste da camera e aiutandolo a infilarla) Non hai sentito? Il nipote della signora Clementina.
PROFESSORE Quando è venuto?
CECCHINA Non lo so. L’ho visto ora…
PROFESSORE Non mi piace
CECCHINA C’era posta?
PROFESSORE Una tegola. Guarda qua: (getta una lettera sulla tavola) domani debbo essere a Padova, si raduna il consiglio dell’amministrazione. Proprio adesso dovevano aspettare…!
CECCHINA E starai via molto?
PROFESSORE E chi lo sa!… Secondo i lavori. E’ una disdetta!
CECCHINA Oh, me ne dispiace tanto, caro!
PROFESSORE (scattando) E non chiamarmi caro! E non darmi del tu… Quando siamo faccia a faccia. Non devi dimenticare le distanze!…
CECCHINA (spaurita) E’ per la paura di sdrucciolare poi nel “Lei” in presenza di estranei…
PROFESSORE (s’aggira per la stanza, bofonchia) In un bel pasticcio ci siamo cacciati!
CECCHINA Non sono stata io a volermi far passare per sua moglie.
PROFESSORE Chi dice questo?… D’altra parte o così o far fagotto di ritorno. Coppie irregolari in questo benedetto paese non ne vogliono… nemmeno in camere divise…
CECCHINA E poi lei aveva già annunciato l’arrivo con la signora…
PROFESSORE Benedette donne!… Cambiano idea all’ultimo momento e complicano le faccende!
CECCHINA La signora Brigida si è preoccupata soprattutto del suo stomaco. Dal momento che non ha potuto venire lei per quell’improvviso attacco reumatico…
PROFESSORE (rifacendo la voce della moglie lontana) Prenditi Cecchina!... il medico glielo ha prescritto. Tuo fratello monsignore non sa a chi affidarla, così la custodisci e lei bada al tuo stomaco… (cambiando) Ed ingozzo più bile che bocconi. Testone!… Testone!…
CECCHINA Ma via, professore! Di che si vuole rimproverare?… Può confessare di aver varcato di notte la soglia di quella camera?….
PROFESSORE Non ci mancherebbe altro!…
CECCHINA Non fa abbastanza penitenza riducendosi a dormire qui sul sofà?
PROFESSORE (scattando nuovamente) Ma sei tu che dovresti avere maggiori riguardi! Sembra quasi che tu ci prenda gusto alla confidenza che sono forzato a concederti…
CECCHINA Ma scusi, a me sembra di usarle le stesse attenzioni che ho per Monsignore…
PROFESSORE E lascia stare mio fratello!… Non è di ciò che intendo parlare. Riguardi di altro genere, dico io. Più contegno, più riservatezza, meno… (fa cenno alla nudità del petto e delle spalle) Specie al mattino quando debbo venire di là in camera a lavarmi… Tutti quei merletti… quei nastrini manco più le serve dei preti!
(Cecchina ride) Perché ridi ora? Di che ridi, con quella faccia da stupida?… (scroscio di tuono, la luce dà un balzo) E’ il Pasubio. Ogni sera condensa…
(si bussa all’uscio di destra) Chi è?
DANTE (d.d.) Scusi, professore. Il mio ombrello, devo averlo dimenticato
costà.
PROFESSORE Che ombrello?
DANTE (d.d.) Guardi accanto al sofà. (Cecchina lo scorge, lo prende e s’avvia all’uscio).
PROFESSORE (glielo toglie di mano, tira il paletto e porge l’ombrello a Dante per lo spiraglio dell’uscio) A lei.
DANTE Grazie… (facendo forza per entrare) Permette almeno che la ringrazi, e soprattutto che mi giustifichi se prima ho mostrato di non sapere di fronte a chi avevo l’onore di trovarmi.
PROFESSORE (facendo argine sull’uscio) Non c’è bisogno, non c’è bisogno.
DANTE (forzando il passo sempre) Ma sono io che ho bisogno di lei, signor presidente, dal momento che la Provvidenza me lo ha messo a portata di mano…
PROFESSORE (meno ostile) Come, come?… Lei sa che io presiedo l’Associazione dei Consolanti per l’equilibrio…
DANTE …dell’Istituto matrimoniale, sicuro. La zia mi ha messo al corrente e mi sono dato dell’idiota, cento volte dell’idiota. Oh, se lei potesse immaginare, professore, da quanto tempo avevo accolto in cuor mio il loro appello pietoso!… E quale lotta tremenda si sia svolta in me!
PROFESSORE Ah, perché lei...?
DANTE Una lotta terribile, professore mio!… Hanno un bel gridare loro. Vengano i sofferenti di spirito alla nostra fonte di consolazione!… Ma … e il pudore? Quella naturale istintiva ripugnanza alla autovivisezione
per esporre, sia pure al sociologo-filantropo, la tremenda ferita della propria disavventura? ….
PROFESSORE (lo scruta un istante, indi deciso, offrendogli una sedia) Prego, si accomodi.
DANTE (siede) Grazie. Lei è buono, professore, lo ha scritto in faccia. E’ una pena, creda, una pena tremenda, specie per un uomo giovane, di sensibilità squisita… in cui sia vigile il senso dell’onore e della dignità umana… Cosicché prima di rompere il ghiaccio…
PROFESSORE Comprendo, ma una volta che il ghiaccio è rotto…
DANTE Ecco! Ci voleva questa fortunata combinazione… E’ la mano della Provvidenza che guida l’opera loro di restaurazione e di conforto…
PROFESSORE Cosicché lei, così giovane… almeno all’apparenza…
DANTE Appartengo purtroppo alla triste schiera!… E dopo sei mesi di matrimonio, soltanto… Come un fulmine!… Uno schianto alla mia ingenua incredulità, il crollo di ogni mia più dolce illusione!… Ah, la vita!…
PROFESSORE Ma non bisogna disperare, caro. Comprendo, comprendo benissimo. Il colpo è sempre grave, specie se inaspettato… Ma dopo il primo periodo di smarrimento lo spirito reagisce, si riprende, ed è allora che interveniamo noi per sanare. Abbiamo cuore…, abbiamo mezzi…
DANTE Mezzi?… Di che genere?…
PROFESSORE Mezzi! Mezzi pecuniari, dovuti al gesto filantropico dei nostri consociati. (a Cecchina che li ascolta istupidita) Vuoi darci, cara, quella bottiglia di cognac che abbiamo sturato l’altra sera?...
CECCHINA Dove l’ho messa?…
PROFESSORE (facendo gli occhiacci) Dove l’ha messa... la signora Clementina? Guarda di là sul cassettone.
CECCHINA (che ha capito) Subito, caro. Ti servo subito. (via dall’uscio di fondo).
PROFESSORE (riprendendo il discorso e avvicinandoglisi confidenziale, ginocchi contro ginocchi) Dunque, dicevamo… ah, la filantropia dei nostri consociati… Mentalità moderna, aperta, luminosa, applicata a canoni fondamentali di morale assoluta su cui l’istituto matrimoniale posa come un granitico piedistallo. Sillogismi ricavati dalle massime che regolano i rapporti intersessuali nell’antica civiltà indo-iranica ai quali ho dedicato gli studi più profondi. (scroscio di tuono) Ma che tempo d’inferno si prepara stasera! E’ il Pasubio.
CECCHINA (con il cognac e i bicchierini) Eccoti il cognac, caro. (a Dante) Aspetti, la servo con le mie mani.
DANTE Mani pietose… come quelle del suo consorte! Ah, quando ripenso che potrei godere anch’io…
PROFESSORE Ma come fu?… Adesso può parlare…
DANTE Sì… sì… sento di trovarmi veramente fra amici… (e afferra una mano del professore ed una di Cecchina)
PROFESSORE Qualche malinteso, forse?… Il cozzo di due opposti temperamenti?…
DANTE (dolorosamente) Magari, professore mio!… Siamo invece più in basso. La solita avventura volgare, il solito gioco, una torva passione covata magari prima del matrimonio, che attendeva anzi la salvaguardia del matrimonio per trovare il suo appagamento!…
(stringendo loro sempre più le mani, più intensamente). Fu una sera, sette mesi fa… Una sera di temporale come questa… Ah, quella sera!… La rapida occultazione di un biglietto al mio improvviso apparire… il suo smarrimento alla mia domanda ansiosa…, poi la risata cinica alla mia disperata minaccia … E l’indomani… l’abbandono, … la fuga! (si copre il viso fra le mani).
PROFESSORE E’ scappata all’indomani?
DANTE (affermando col capo) La miserabile!… Un solo biglietto…, infilato nella tasca della mia veste da camera… “Non posso più vivere senza di lui. Perdonami, addio!”
PROFESSORE Così?…
DANTE Così? (un silenzio tragico)
PROFESSORE E lui?…
DANTE (sopra pensiero) Lui?, Ahi!...
PROFESSORE Lo sciagurato, il seduttore…
DANTE Ah!, per carità, professore, non mi conturbi col richiamarmi alla memoria l’immagine di quell’uomo!
PROFESSORE Un dilettante, forse. Uno dei tanti dongiovanni per abitudine…
DANTE ... che si valgono dell’aureola del blasone per abbagliare le stupide colombelle!
PROFESSORE Un nobile?
DANTE Conte. Il miserabile!
PROFESSORE Sono specialisti. Vediamo un po’ se è segnato sul nostro libro nero … si chiama?
DANTE Conte… di Tavernelle. (a sé) Vallo a trovare! Recoaro, Tavernelle = Vicenza!… (balzando in piedi e stringendo i pugni) Ah! Se mi capita fra le mani!!...
PROFESSORE (mettendogli le mani sulle spalle e facendolo sedere amorevolmente) Stia buono!… Beva un sorso!…Versagli, Cecchina.
CECCHINA (Cecchina versandogli il cognac) A lei, signor…
DANTE Dante.
CECCHINA Beva, signor Dante.
DANTE Grazie (e trangugia).
PROFESSORE (dopo aver tratto un taccuino su cui segna alcune note) E lei non ha fatto alcuna ricerca?, alcuna denuncia?… Era suo diritto.
DANTE E chi ebbe il tempo di esercitarlo questo diritto?… Pochi istanti dopo l’abbandono, in una crisi suprema di disperazione… Due colpi di rivoltella, qui…
CECCHINA Dio mio!
DANTE Prima l’uno e poi l’altro… Sessanta giorni tra morte e vita, ne porto ancora i segni. (si apre il gilet e si batte sul petto).
PROFESSORE (annotando) due colpi di rivoltella?
DANTE Che furono la mia salvezza, professore. Certo… poiché, nel riaffacciarmi alla vita, mi sentii cambiato. Un altro!... Era subentrata in me una calma, un dolore così rassegnato… Direi quasi un dolce, un ineffabile dolore.
PROFESSORE (sentenzia) Succede quasi sempre così. Le statistiche insegnano…
DANTE Di vivo, di realmente vivo, il frenetico desiderio di trovarmi presto o tardi faccia a faccia con quel miserabile, e il rimpianto di lei per la sua modesta ma preziosa opera di buona massaia. Ah, quelle sue mani! Che cosa non sapevano fare!… Dalla trina alla calza…, dal the alle bistecchine alla salvia…
CECCHINA (subito, trionfante) Quelle so farle anch’io! Vero, caro?
PROFESSORE E come!
CECCHINA Domani, se volete , gliele faccio assaggiare…
PROFESSORE Buona idea, così ti farà compagnia a colazione e avrà occasione di trascorrere una giornata meno triste del solito. Io debbo assentarmi.
DANTE Ah! senza di lei, professore!
PROFESSORE Ma domani a sera o posdomani al più tardi sarò di ritorno. E allora avremo modo di discutere, di concertare… Il tuo caso è veramente interessante… Forse appartiene alla categoria quarta, lettera B. Beva!
DANTE Grazie. (beve, si alza e scorge Clementina che da qualche tempo è sull’uscio con una faccia da intontita. Dante ha una smorfia di comico disappunto. Un attimo e corre a gettarsi tra le braccia di lei).Ah, zia! zia mia! Perdonami se ho scoperto la piaga di famiglia che tu tenevi così gelosamente celata!... Era ineluttabile!
CLEMENTINA (sottovoce, accogliendolo fra le braccia) Brutto mascalzone! Anche qui?...
DANTE (sottovoce) Zitta! Guai se mi scopri! (uno scroscio di tuono più forte degli altri e un lampo abbagliante, la luce si spegne)
PROFESSORE Come?... sono già le dieci?…
LAURETTA Suonate, professore.
PROFESSORE Per Giove! E dovevo essere coricato già da un’ora!
DANTE Un po’ di letto lo darai anche a me, vero zia? Chi scende all’albergo ora con questo buio e questo diluvio?
CLEMENTINA Figliolo mio, e dove ti metto? Non ho un buco libero… nemmeno una poltrona. Ho affittato persino la stanza di Lauretta.
LAURETTA Ma lo faccia accomodare qui sul sofà! Il professore può cederglielo per una notte.
PROFESSORE (dando un balzo) Noo!
LAURETTA (sbalordita dall’accento) Noo?... e in questo tono?!… non è mica un brigante scappato dalle galere!… è il nipote della signora che lo ospita. Ma che razza di uomo è lei, scusi?...
CECCHINA Caro, Lauretta non ha torto, vuoi essere così crudele?
PROFESSORE Ma no! Non è per questo… si figuri… ma siccome stanotte debbo studiare…
LAURETTA A lume di candela?!… con la sua vista?!… Caro lei, studi domani!
CECCHINA Ma certo, caro; puoi studiare domani.
PROFESSORE Ma lo sai bene che è indispensabile; domani mattina ho quella tal riunione e devo preparare la relazione.
LAURETTA E allora se la prepari in camera da letto.
PROFESSORE Ben volentieri; lo farei più che volentieri... ma gli è che a Cecchina dà tanto fastidio la luce...
CECCHINA Affatto, caro.
PROFESSORE (feroce) ah no?
LAURETTA Ha visto? Corro a prenderle una candela. (esce a destra)
CLEMENTINA Lo sapevo che non sarebbe stato capace di usarci una sgarberia.
DANTE Grazie, professore. Lei è il vero filantropo.
PROFESSORE (masticando amaro) Ma che dice?... Quando ci si può aiutare... (a sé) E’ ineluttabile... (afferra la bottiglia del cognac e ne trangugia due bicchierini)
CECCHINA Uno anche a me, caro, se non ti dispiace. (beve, indi, a Dante) Dante, ne vuole lei?
DANTE No, grazie, signorina. Non bevo più.
LAURETTA (a destra con una candela accesa) Ecco la candela! (mettendola tra le mani del professore) A voi. (altro scroscio di tuono)
CECCHINA Ah, questo temporale! Ho paura, sa, signora Clementina, del temporale. Quando sento questi scrosci bisogna che mi cacci sotto le lenzuola e che stringa forte qualche cosa tra le braccia.
CLEMENTINA Stringa il professore.
PROFESSORE Io?!
CLEMENTINA Le sembra strano? Non è suo marito?...
PROFESSORE Ah, già!
CECCHINA Vieni caro, se credi; anche Dante, poveretto, sarà stanco; avrà bisogno di riposare. Buona notte signora Clementina; buona notte, Dante. (e porge la mano a Dante che la trattiene un poco galantemente mentre il professore è tra loro con la candela accesa)
DANTE Buona notte, signora, faccia sogni rosei.
PROFESSORE (avvicinandosi come un automa, con la candela fra le mani) Buona notte, allora. (quasi a sé) quando il destino lo vuole ….
CLEMENTINA Che c’entra il destino?
PROFESSORE C’entra. Buona notte.
(è entrato al fondo con Cecchina)
CLEMENTINA (a Lauretta) Toh! Prendi le chiavi. Lava le lenzuola.
LAURETTA Subito, signora. Quali debbo prendere?
CLEMENTINA Aspettami, è meglio che venga io altrimenti mi metti sossopra l’armadio. (Lauretta esce a destra) Ciao, Dante.
DANTE Ciao, zia. Dormi bene e ricordati di me nelle tue preghiere.
CLEMENTINA Domani, domani, brutto birbante! (esce a destra).
DANTE (rimasto solo, sbuffa, si fa aria, canticchia) Per volere del visconte, su parere del barone… (si toglie la giacca, siede sul sofà allargando le braccia in un gesto buffo di rassegnazione. All’improvviso si apre l’uscio di fondo e vi appare il professore in maniche di camicia. Dietro a lui fa capolino Cecchina in sottoveste).
PROFESSORE (avanzando) Scusi un momento... Prendo qui… (e prende la bottiglia di cognac, s’avvia, giunto all’uscio di fondo si volge) Ah, mi dimenticavo… se vuol leggere qualche cosa prima di addormentarsi, guardi lì sulla mensola c’è l’ultima mia pubblicazione, una specie di prolusione al mio corso di sanscrito, interessantissima. (rientra, dà catenaccio).
LAURETTA (da destra) Ecco le lenzuola.
DANTE E tu, piccola, non hai paura del temporale?
LAURETTA Io no…
DANTE Ed io invece sì, cara, tanta! Quando capita quest’ira di Dio bisogna che mi ficchi sotto le lenzuola e che stringa forte qualcosa tra le braccia.
LAURETTA Niente da fare. Sa, dormo in soffitta con sua zia.
DANTE Ed allora pianta lì tutto, è meglio. Accomodo io qui e portami una brocca d’acqua, possibilmente gelata.
LAURETTA La servo subito, signor Dante. (esce a destra. Dante toglie dalla mensola il libro indicatogli dal professore)
CECCHINA (d.d. sottovoce) Ma no, no, caro… Sta’ fermo…
DANTE (sottovoce a sé, quasi lamentevolmente) Giosuè, sta’ fermo!... (leggendo sul frontespizio del libro) Professor Giosuè Candalago – La castità tra i popoli indo-iranici.
CECCHINA (c.s.) Ma no, no, sta’ fermo, ti ho detto.
DANTE (c.s.) Sta fermo Giosuè!…
CECCHINA (dopo un poco) Ma andiamo… Giosuè sta’ fermo!...
DANTE (con uno scatto buttando all’aria il libro) Giosuè,… ferma il sole!… se no stanotte qui non si dorme!…
SIPARIO
A T T O S E C O N D O
Albergo in Abano - Un architrave, sorretto da due colonne laterali, taglia in due parti la scena, in senso parallelo al fondale.
Nella parte anteriore, verso il proscenio, la sala di lettura al mezzo un tavolo scuro, intagliato, massiccio, ingombro di giornali. A sinistra, subito al di qua della colonna, un uscio, più avanti una scrivania contro parete.
A destra pianoforte. Poltrone di cuoio e di stoffa, ampie e profonde.
Nella parte posteriore all’architrave: A destra il Bureau del Portiere con il banco alto, lucido. Di contro, alla parete di sinistra, ampia portiera che mette all’interno dell’albergo; più in là una porta di servizio. Alla parete di fondo, un po’ verso destra l’ingresso principale chiuso da una portiera a vetri che lascia scorgere il viale e gli alberi che lo fiancheggiano.
(Bianca Ferronato, giovane, elegante, distinta, sta scrivendo una lettera alla piccola scrivania. La marchesa Olimpia sua zia, sprofondata in una poltrona sfoglia un libro e ne osserva le illustrazioni con l’occhialetto. Nino, ritto davanti al pianoforte, suona con un dito il ritornello di Ninon.
Il Professor Candelago presso il tavolo di mezzo legge un giornale; di tratto in tratto sbuffa, si dimena facendo scricchiolare la sedia e lancia, di sotto gli occhiali, qualche sguardo iroso a Nino. Giordano in divisa da portiere di Albergo, va o viene dal “bureau” alle sale interne dell’albergo impartendo ordini al “piccolo” e a un servo.)
BIANCA - (ha finito di scrivere, si alza vivamente, porge la lettera alla zia). Ecco fatto, zia; leggi. Mi pare di essermi spiegata bene.
NINO - (a sé, osservando Bianca) Com’è carina! Com’è deliziosa! (e riprende a martellare il pianoforte)
OLIMPIA - (dopo aver scorso la lettera con l’occhialetto) Altroché, figliola! ... Più chiaro di così!...
BIANCA - Sembrerò meticolosa, forse; ma con codeste benedette sarte non si è mai precisi abbastanza. “Sissignora, sissignora” e poi fanno tutto a rovescio di quanto si è ordinato. Siamo in tempo di spedirla, prima di mezzogiorno. (suggella la lettera)
GIORDANO - (avanzando, con un pacco di grandi buste eleganti in carta filigranata, leggendo gli indirizzi) Signor Nino Bonetti... (gli porge la busta) Prof. Giosuè Candelago...
PROFESSORE - Cos’è?
GIORDANO - L’invito per la festa in costume di questa sera al Casino...
PROFESSORE - E che c’entro io? Come sanno che sono qui?
GIORDANO - Dall’elenco dei forestieri. (indicando il giornale che il professore tiene in mano) Quarta pagina, in fondo... Colonia balneare. (riprendendo la distribuzione delle buste) Signora marchesa di Serrabruna.
OLIMPIA - Grazie. (Giordano ritorna impettito verso il fondo)
PROFESSORE (ha trovato il suo nome nell’elenco dei forestieri) Ah! Eccomi qua.
BIANCA E noi, professore, ci siamo?
PROFESSORE Prima di tutte, madamigella.
BIANCA (sottovoce alla zia) Madamigella!!... Se lo sentisse mio marito!...
PROFESSORE Marchesa Olimpia di Serrabruna-Sanfelice e nipote.
NINO (sottovoce; in modo però da farsi sentire da Bianca) Affascinante!... (forte al professore) Scusi; vuol vedere, per cortesia, se ci figuro anch’io?
PROFESSORE (acido) Come si chiama lei?
NINO Non ricorda? Ci siamo presentati dianzi alla veranda; Nino de Bonetti.
PROFESSORE (cercando sulla lista) de Bonetti... de Bonetti... de Bonetti... Sì; ci figura. Ma senza il de. Nino Bonetti, soltanto.
NINO Senza il de?
PROFESSORE Già; hanno economizzato la particella.
NINO E’ una birbona. Non mi faccio meraviglia. Uno scrittore ha sempre dei nemici nella stampa. (e riprende il ritornello sul pianoforte)
PROFESSORE (feroce) Ne avrà parecchi dei nemici lei... se ha l’abitudine di torturare il prossimo suo con quel dito...
NINO (stupito) Le dà fastidio?
PROFESSORE Noo..., ma le pare?. Mi diverte, anzi! E’ il mio divertimento preferito. (alle signore) per non sentirmela suonare dall’orchestra del Casino ha cambiato l’ora dei pasti; mangio gli avanzi degli altri. Mi son fatto assegnare una stanza al quarto piano nella speranza che non me ne giunga l’eco lassù...- Stamane all’alba un muratore appollaiato sul tetto del nuovo fabbricato di fronte si dava alla sadica gioia!. Sono sceso sul viale; bimbi delle scuole la cantavano in coro segnandosi sopra il passo. La mettono in tutte le salse, te la infliggono a quattro mani, a due mani, con un dito! Guardino qui... (leva il giornale) Perfino le ballerine lo adottano come nome di battaglia: - Guardino qui Teatro Obizzi di Padova – La Vestale – di Spontini con la celebre ballerina di rango francese: Ninon Fleur d’azur! E magari sarà di Camposampiero! E’ una epidemia! Una celebrità interplanetaria!... (a Nino) Continui! Continui!Imperversi a suo agio! Io già tanto sono rassegnato; mi raggomitolo su me stesso; l’accetto in espiazione di tutti i miei peccati presenti e futuri!
NINO Lei ha i nervi rotti, professore.
PROFESSORE Ecco; qui ha ragione, vede! E non soltanto i nervi.
NINO Ai soggetti nervosi, i fanghi di solito non conferiscono.
PROFESSORE Ragione un’altra volta. Ma se non dovessi procurare un appartamento alla mia signora che soffre di reumi, crede che ci sarei venuto? Le mie abluzioni le faccio in acqua limpida a dolce temperatura! Io odio il fango!
NINO E fa bene.
PROFESSORE Sicuro che faccio bene; anche senza la sua approvazione non sollecitata.
BIANCA Vogliamo andare fino alla posta, zia?
OLIMPIA (alzandosi) Eccomi, cara. Due passi prima di colazione ci faranno bene.
BIANCA (sottovoce) Troveremo certamente la lettera di mio marito. Scendiamo lungo la collina?
OLIMPIA Meglio; fa più fresco. (a Nino e al professore) Con permesso. (le due signore escono per la seconda di sinistra)
NINO (seguendo Bianca con lo sguardo estasiato) Che grazia! Che incanto!... (deciso) Io l’arrischio!... (e fa per seguirla; s’arresta indeciso. Suono di campana- Giordano e il piccolo si mettono in movimento)
GIORDANO (alla porticina di servizio) Presto! La diligenza di Padova! (dalla porticina vengono due servi)
NINO (sempre sull’uscio di sinistra) E se ricevo una ripulsa?... Oh, ma del resto non sarà mica la fine del mondo! Maledetta la mia indecisione!... (vede il professore che ha ripreso tranquillamente la sua vettura; ha un’idea; gli si avvicina nuovamente) Scusi professore... (il professore non gli dà retta) Professore, permette?... (impassibilità di Candelago. Nino allunga la mano al pianoforte e vi martella le prime note di Ninon)
PROFESSORE (scattando) Ancora?!
NINO Se non mi dà retta...
PROFESSORE Dica.
NINO Quando un giovanotto ha perduto completamente la testa per una signorina, bella, adorabile, virtuosa, che gli rimane a fare?
PROFESSORE E me lo domanda?
NINO Come una sentenza.
PROFESSORE Se la sposa!
NINO Grazie; è quello che pensavo anch’io. (a sé) Io mi ci butto! (e si precipita sulle orme di bianca; il piccolo viene a riferire qualche cosa a Giordano)
PROFESSORE O che gli piglia?
GIORDANO Signor Professore, il suo bagno è pronto.
PROFESSORE Trentasette precisi? (alzandosi)
GIORDANO Controllati. Stia tranquillo.
PROFESSORE Ah bene! Perché ieri ci mancava quasi un grado. (esce per il primo di sinistra) (sul viale scalpitio di cavalli, sonagliere, rumore di diligenza che arriva)
Co TAVERNELLE (dal fondo; sulla quarantina, distinto; spolverino da viaggio, borsa; avvicinandosi al “bureau”) Buon giorno. Avete ricevuto la mia lettera? (presentandosi) Conte di Tavernelle.
GIORDANO (inchinandosi) I miei omaggi, signor conte. Tutto disposto nel miglior modo possibile; le abbiamo fissato l’appartamento verso la collina; non al primo piano però al secondo. Forse più consigliabile; maggiore tranquillità e orizzonte più vasto.
TAVERNELLE Beh!
GIORDANO (a un servo) Giovanni; il bagaglio del signor conte.
TAVERNELLE Aspettate; voglio prima vedere se sia di mio gradimento.
GIORDANO Come desidera. (al piccolo) Piccolo, accompagna il signor Conte al nove, secondo piano. (Tavernelle e piccolo escono pel secondo di sinistra)
DANTE (dal fondo, con sacca da viaggio alla mano e un mazzo di fiori avvolti in carta; guarda ungo il viale ad entra quasi a ritroso; a sé) Strano!... Eppure non m’è nuova!...Dove mai ho visto quella donna?... (e va ad urtare Giordano che avanza per riceverle) Pardon!
GIORDANO Rien de tout, monsieur.
DANTE (stupito dalla risposta) Ah!... Ma non sono mica straniero, sapete. Sono il marito della signora Ferronato.
GIORDANO La signora Ferronato?...
DANTE Sì, Bianca Ferronato: mia moglie.
GIORDANO (consultando il registro) Scusi, qui non abbiamo nessuna signora Ferronato.
DANTE Nooo?... (risovvenendosi; con un sorriso) Oh già!...Avete ragione. Ci sarà la marchesa di Serrabruna allora.
GIORDANO Oh sì! La marchesa di Serrabruna-Sanfelice è qui con la signorina sua nipote.
DANTE Ebbene caro amico; quella signorina è mia moglie.
GIORDANO Oh bella!...
DANTE Sicuro che è bella! Toh!... Non sono ancora scese?
GIORDANO Erano qui or ora. Credo si siano recate all’ufficio postale. Le fisso la camera accanto alle signore?
DANTE Sì; Dove però ci metteremo la marchesa mia zia.
GIORDANO (per togliergli la sacca e cartoccio) Vuol dare?
DANTE (ritraendo il cartoccio) Oh no! Questo no! E’ cosa sacra! (gli consegna la sacca che Giordano consegna a sua volta al servo).
GIORDANO Al numero ventisei primo piano. (via a sinistra il servo; Giordano lo segue)
DANTE (si porta al tavolo di lettura, vi posa il cartoccio) Dove diavolo ho incontrato quella donna?... Ah le amnesie!... Darei la testa al muro!... (aprendo con precauzione un angolo del cartoccio) Vediamo un po’ se ci sono guasti...
NINO (da sinistra, con aria desolata) Ah che gaffe! Dio che gaffe!... Maritata!!... Andava alla posta a cercar lettera del marito!... Decisamente non ho fortuna!...
DANTE (chiudendo il cartoccio) Pare di no!... Tutto intatto! (alza la testa e si trova faccia a faccia con Nino) Toh!...Bonetti..?!...
NINO Ferronato?!...Ma guarda chi si vede!...
DANTE Dopo due anni!...
NINO E’ proprio vero che le montagne stanno ferme e gli uomini camminano!
DANTE Come mai qui?...Affari?...Divertimento?...
NINO Disdetta amico mio! Giunge la più nera!... Decisamente non sono fortunato; le tue lezioni non sono valse a nulla.
DANTE Amori, allora?
NINO Afflizioni d’amore, puoi dire, amico mio!...Con te, mio primo maestro, posso confidarmi: Ho preso una cotta fenomenale per una creatura di paradiso; avevo formulato i propositi più seri, accarezzato i sogni più rosei...: stavo già per sfoderare la mia brava dichiarazione... Patatrac! E’ maritata! Mi sarei sparato!
DANTE E tu questa la chiami disgrazia?!...
NINO Non ti pare?...Per un uomo che aveva accarezzato...
DANTE Ma tu sei perfettamente degno dello stato di...inferiorità erotica in cui ti senti, mio caro! Incontri una bella donna, una creatura di paradiso come tu dici, ti piace, la puoi avvicinare...e piombi in codesto stato di desolazione soltanto perché sei venuto a sapere che quell’angolo ha un imbecille di marito?!... E dici che le mie lezioni non sono valse a nulla?!...Ma perché non ne sai trar profitto, bestione!...
NINO Ma quella donna era così in alto nel mio pensiero!...Ed è così contegnosa, così riservata...
DANTE Ma se non ce ne sono di donne riservate a questo mondo!... Spolvero Vernice!...Dai retta a me! Fatti sotto! Se ti fai degli scrupoli con le donne stai fresco! Ricorda il mio sistema!...
NINO Ah già! Ora rammento!... Fingersi ammogliati e traditi... Ma chi avrà mai l’ardire? Tu sì...
DANTE Quand’ero scapolo, beninteso...
NINO Ah perché ora?...
DANTE Ho messo giudizio.
NINO Bravo; a proposito; non ti facesti più vedere da Giorgetti quella sera a Recoaro...Io poi son dovuto ripartire...
DANTE Avevo trovato da lavorare altrove, mio caro; giusto in casa di quella mia zia. Figurati che era alloggiato colà un imbecille di professore di sanscrito con una mogliettina deliziosa; un po’ grossiere se vogliamo, ma sana, fresca, appetitosa come un pan di burro. Ed io sotto col mio solito melodramma coniugale, complicato inoltre da due colpi di pistola che mi sarei sparato alla mia scoperta delle disavventura.
NINO E attaccò?
DANTE Se attaccò?... Due settimane di delizie!
NINO (quasi a sé) Ammogliato da sei mesi o tradito!...
DANTE Infallibile, caro. Sistema brevettato; provare per credere!...
NINO (avviandosi) Ci vediamo a colazione, dante?...
DANTE Ben volentieri.
NINO Ho un piccolo impegno. (a sé) Sono ancora in tempo di raggiungerla (prende il cappello che aveva distrattamente deposto sul cartoccio ed esce pel secondo di sinistra.)
DANTE Accidempoli: ha posto il cappello sui fiori (sollevando delicatamente un angolo del cartoccio) E due sono ormai schiacciati!... Mettiamoli qui. (e depone il cartoccio sulla scrivania)
PROFESSORE (entra furibondo dal primo di sinistra) Ma che trentasette! Nemmeno trentacinque!... E’ una vera porcheria!... Ti fanno pagare un patrimonio per il bagno ed economizzano sul calore dell’acqua! (getta con ira il bastone sulla scrivania e urta il cartoccio)
DANTE Aprite gli occhi, caspita! Non vedete?
PROFESSORE (riconoscendolo) Veh! Dante Ferronato qui?!... (Dante gli spalanca gli occhi in faccia, esterrefatto) Candelago!...Il buon amico Candelago!...
DANTE (dando un balzo) Nooo!...
PROFESSORE Come nooo?...Siiii!... (indulgente) Capisco, capisco... Lei è un po’ scosso nella tema che io la rimproveri... E veramente lo meriterebbe...
DANTE (a sé) Accidempoli! Tutte le conoscenze di Recoaro qui...
PROFESSORE Perché non rispondere alle mie lettere? Gliene ho spedite una dozzina.
DANTE (imbarazzatissimo) Ma io...
PROFESSORE Capisco anche questo e giustifico pienamente. Succede spesso così il bisogno di confidenza. Su,su non affanni, mi dia la mano; non le serbo rancore. (Dante gli dà automaticamente la mano) Ma le mie lettere le avrà ricevute...
DANTE Io no... (riprendendosi) Ho molto viaggiato...vede...
PROFESSORE Ah già..., per dimenticare le sue disavventure domestiche, giova talvolta. (paterno, bonario) Ebbene, è più tranquillo, ora?
DANTE Sì...non c’è malaccio...; sa, il tempo...le distrazioni...
PROFESSORE Povero amico, la comprendo! E che ne fu di quel miserabile?
DANTE Quale miserabile?
PROFESSORE Quel conte di Tavernelle, colui che le insozzò il talamo...
DANTE Ah...Non me ne parli!... (a sé) Maledetta la Vicenza Recoaro e le fermate intermedie!
PROFESSORE So che lei nutriva un tempo dei truci propositi.
DANTE E li ho posti in atto!
PROFESSORE Davvero?!...E come?!...Come?...
DANTE (a sé) Mi rompe sul serio le...Tavernelle questo seccatore!... (forte; inteso) Una sera della scorsa estate a Venezia... lo scorgo tranquillamente seduto a un tavolo del Florian... Il sangue mi monta alla testa... D’un balzo gli sono dappresso e con la sinistra gli sbatto in faccia i miei guanti. (rifacendo l’atto) Così: Pif! Paf!
PROFESSORE Una provocazione!...Un duello?!...
DANTE Era quello che cercavo: Oh sì...Diventa bianco come un cencio lavato, il miserabile!...Balbetta delle parole di scusa... e, approfittando della folla che si era radunata d’intorno... dilegua, scompare...
PROFESSORE Oh vile!...vile!...
DANTE Ma se lo ritrovassi...le assicuro che non avrei più certe velleità cavalleresche!... Come un cane l’ammazzo; parola d’onore!... (cambiando) Ma per carità professore mio, non mi costringa a riaprire la ferita. Sanguina ancora, sa! Sanguina più che mai!... (a sé) Va al diavolo!...
PROFESSORE Mi scusi, mi scusi, caro amico... Ma lei sa quanto bene le voglio... (e gli stringe con molta effusione le mani) Da quando tempo è qui?
DANTE Sono appena arrivato. E lei?
PROFESSORE Dall’altro ieri. Sto cercando un appartamento per mia moglie che deve raggiungermi posdomani...
DANTE (ha un lampo; battendosi la fronte) Ah caspita! Ora mi raccapezzo... ma la sua signora è arrivata!
PROFESSORE Eh?...
DANTE E’ arrivata, le dico. L’ho vista or ora sul viale.
PROFESSORE E lei la conosce?!...
DANTE (con un sorriso di beatitudine) Professore, non ricorda a Recoaro?!... Vuole che non conosca la signora Cecchina, tanto gentile?!...
PROFESSORE Cecchina?!...
DANTE E io che mi scervellavo... Oh che imbecille ! ma così trasformata, si capisce...
PROFESSORE Cecchina qui?...
DANTE Non l’aspettava, vero? Si vede che vuol farle una sorpresa. Oh! Complimenti, professore!...Era una graziosa sposina anche a Recoaro, ma ora? Veramente una gran dama!...Una eleganza, una distinzione!... Sa che lungo il viale tutte le signore si voltavano ad ammirarla?
PROFESSORE (ripete con un ritornello) Cecchina ad Abano?! Ma è ben certo lei?
DANTE Altroché! Mi si è fatta la luce ad un tratto ora, qui. Son sicuro di non sbagliarmi.
BIANCA (dal fondo, vivacissima con una lettera tra le mani; a Giordano) E’ arrivato mio marito?…
OLIMPIA (che la segue; scorgendo Dante) Ma sì, eccolo!…
BIANCA (correndogli incontro) Dante!…
DANTE Bianca! (e si gettano l’uno nelle braccia dell’altra)
PROFESSORE (a sé) Toh! Si conoscono!…
OLIMPIA (baciando Dante sulle guance) Caro, caro Dante!…
DANTE Cara zietta mia!…
BIANCA Bravo! Ti aspettavamo la settimana prossima. Perché non telegrafare?
DANTE O non avete ricevuto la mia lettera?
BIANCA In questo momento; guarda. Oh ma che importa? Io ero sicura che non avresti potuto resistere otto giorni lontano da tua moglie...
PROFESSORE (a sé) Che?!...Sua moglie? (a Dante, sottovoce) Se l’è dunque ripresa?
DANTE (pure sottovoce) Sì... Le spiegherò poi... (a Bianca) Piccola mia, come ti trovo bene!... Hai fatto una cera invidiabile!...
BIANCA Mi dica un po’ bel signorino; ha mai pensato a me i questi giorni?...
DANTE Oh! E puoi dubitarlo, cara?
PROFESSORE (a sé, scandalizzato) Sentila la sfacciata?
OLIMPIA (accorgendosi di Candelago) Professore mio... (a Dante) Permetta, caro professore, che le presenti il marito di mia nipote; Dante Ferronato.
PROFESSORE Molto gentile, signora marchesa; lei giunge in ritardo. Noi ci conosciamo da lunga pezza.
BIANCA Davvero?
PROFESSORE Anzi posso dire di essere stato suo confidente in un periodo burrascoso della sua esistenza...
BIANCA (stupita) Oh!
DANTE (sottovoce, rapido) Per carità, professore...
PROFESSORE Sì, dico...; l’ho consolato in certe sue afflizioni...
BIANCA (a Dante) Oh! Tu hai avuto delle afflizioni, caro?
PROFESSORE E lei glielo domanda?... (a sé) Una bella faccia tosta!...
DANTE (sottovoce al professore) E la pianta una buona volta! (a sé) Chi me l’ha messo tra i piedi costui?...
BIANCA (insistendo) Afflizioni di che genere?
DANTE Ma niente, cara...sciocchezze...Cose senza importanza... (toglie il cartoccio dalla scrivania e lo porge a Bianca) Prendi cara. Sono per te.
BIANCA E cos’è questo? (aprendo un angolo del cartoccio) Un fascio di gladioli? Oh cari!
DANTE I primi sbocciati nel nostro giardino.
BIANCA E tu li hai portati da Verona fin qui?
DANTE Sapevo di usarti un’attenzione.
BIANCA Tesoro mio! Come sei gentile! Lascia che ti abbracci!..
PROFESSORE (trasecolato; a sé) Ah beh!... Se non vedessi coi miei occhi!... Dopo quella bagattella!...
DANTE Vogliamo andare a colazione, cara?...
BIANCA Stavo per chiedertelo. La gioia pel tuo arrivo mi ha messo un tale appetito!...
DANTE (avviandosi) Sai che ho fissato la camera vicina alla vostra?
BIANCA Benissimo.
DANTE Ma ci manderemo a dormire la zia, però!...E’ così compiacente!... Vero zietta?...
OLIMPIA Ma figuratevi figliuoli!
(Bianca, Olimpia, Dante, escono pel primo di sinistra).
PROFESSORE Tante smanie... tante convulsioni... due colpi di pistola... e poi guardali lì!... Che commedia la vita!
GIORDANO (dal secondo di sinistra; chiamando alla porticina di servizio) Giovanni! Stefano!...I bagagli del conte Tavernelle al numero nove secondo piano!
PROFESSORE (che ha udito) Ehhh???... (a Giordano) Scusate, voi... i bagagli di chi avete detto?...
GIORDANO Del signor conte di Tavernelle.
PROFESSORE E’ in quest’albergo?!...
GIORDANO Da mezz’ora. (e ritorna verso il fondo – Due facchini vengono dalla porticina di servizio, vanno all’approdo; riattraversando la scena reggendo ciascuno un grosso baule sulle spalle ed escono a sinistra)
PROFESSORE Ah birbaccione!... E’ chiaro! E’ lampante!... Non si rassegna a perderla ed è qui sulle sue tracce; e proprio ora che l’equilibrio è ristabilito!... Oh ma io non permetterò mai... (deciso) Ehi, portiere!
GIORDANO Signore?
PROFESSORE Dov’è questo signor conte Tavernelle?
GIORDANO Sta facendo toilette nella sua stanza.
PROFESSORE Pregatelo di scendere subito da me.
GIORDANO Sarà servito. (chiama il piccolo o gli trasmette la commissione; il piccolo esce a sinistra)
PROFESSORE (a sé) non bisogna por tempo di mezzo... E questa signora Cecchina che Dante asserisce di aver incontrato?... Ma quello ha le traveggole!... Se è in America dai suoi... Vediamo ad ogni modo, qui, sulla lista dei bagnanti... (cerca sulla quarta pagina del giornale) “Albergo Euganeo” Cecchina Furlan... Cecchina Furlan... Cecchina Furlan... Niente. “Locanda Poletti” Cecchina Furlan... Cecchina Furlan... Niente come sopra...
CECCHINA (appare all’ingresso di fondo. E’ completamente trasformata incipriata imbellettata. Toilette elegantissima un po’ eccentrica. Va al bureau, parla sottovoce con Giordano che le indica il professore. Nel mentre Candelago continua la sua ricerca, Cecchina gli arriva inavvertitamente alle spalle) “Locanda Aurora” Cecchina Furlan... Cecchina Furlan... ”Locanda Re Magi” “Gran Casino”... Ma che Cecchine!... Qui non ci sono Cecchine!...
CECCHINA (vezzosamente) Sulla carta no... ma alle sue spalle sì!...
PROFESSORE (volgendosi di scatto) Eh?!... Tu?!... Voi?...
CECCHINA Io professore, caro; e ben lieta di trovarlo in buona salute.
PROFESSORE (stropicciandosi gli occhi) Ma non è una frottola dunque?! Proprio voi?! Cecchina?!...
CECCHINA Ecco... Veramente no, professore... Cecchina è morta e sepolta, e dalle sue ceneri è sorta un’altra donna; quella che le sta davanti. E se vuol trovarla sulla carta guardi qui... (e gli indica il nome su un giornale)
PROFESSORE (leggendo) Ninon Fleur d’Azur e fantesca. – Eh?... Siete la fantesca di questa Ninon?
CECCHINA Sono... Ninon Fleur d’azur.
PROFESSORE Io ci perdo la testa!...Ma non avete lasciato la casa di mio fratello per raggiungere i vostri parenti in America?
CECCHINA Così infatti feci loro credere... per un certo riguardo a monsignore e a lei... Eh, diamine lo conosco il vivere del mondo!...
PROFESSORE (titubante) E invece?...
CECCHINA (con un gesto di rassegnazione) E invece...come lei vede...un po’ d’America l’ho trovata anche in Italia...
PROFESSORE (stringendosi il capo tra le mani) Oh Dio!...Oh! Dio...No! Nooo!... Voi?!... Voi che uscite da una casa benedetta?
CECCHINA Eh, caro professore, una volta assaporato il dolce liquore difficilmente ci si rinuncia!... Ma non me ne lagno sa; anzi posso chiamarmi fortunata perché trovai subito chi seppe lanciarmi e farmi toccare le vette della notorietà...Ma anche nell’ebbrezza del successo immediato, creda, io non ho potuto né potrò mai dimenticare che il mio vero iniziatore fu lei!
PROFESSORE (spaventato) Io?!...
CECCHINA (suadente) Ha scordato così presto quella dolce sera di Recoaro?...
PROFESSORE Taci disgraziata! Che colpa ne ebbi io?...
CECCHINA Colpa?!... Merito!...
PROFESSORE Fu il Pasubio. – Vuoi mettermi anche dei rimorsi ora?
CECCHINA Ma che rimorsi d’Egitto vuol avere?!... Se ha commesso anzi un’opera buona dandomi la esatta coscienza delle mie possibilità? Rivelandomi a me stessa?! Ma ammiri il suo lavoro e se ne compiaccia!... Ecco una stupidella confinata in una canonica di campagna..., buona solo a far bollire la pentola e aggiustare le calze a monsignore... Mi guardi ora! Vivo nei migliori alberghi, ho una fantesca a mia disposizione, sono ammirata, ossequiata, desiderata, mastico il francese... ballo sulle punte...
PROFESSORE Mostri le gambe in pubblico?...
CECCHINA Eh! Se faccio la ballerina vuol che le tenga nascoste?!... Prima ballerina di rango francese: Ninon Fleur - d’Azur!
PROFESSORE Lo dicevo io che doveva essere il Camposampiero!
CECCHINA Domani do la mia serata d’addio. Il 26 debutto al S. Carlo di Napoli. Mi rimangono undici giorni di libertà, tutti per me..., e per chi se li vuol godere con me!... Stamane al Pedrocchi, non appena lessi il suo nome sulla lista dei bagnanti di Abano, provai un tuffo qui ... e fui presa da un desiderio sottile... sottile...
PROFESSORE Eh?!...
CECCHINA Oh! Noi donne in fondo siamo sempre delle sentimentali e abbiamo spesso un pensiero nostalgico per la prima sensazione. (con un sospiro) Ah, Recoaro!...
PROFESSORE Sìi... sta a vedere se fu proprio quella la prima!...
CECCHINA Ah... ah... professore; è lei adesso che manca di rispetto alla casa benedetta dove ero stata fino allora!...
PROFESSORE Hai ragione, scusami...Ma chi connette più?!...
CECCHINA (insinuante) E così?!...Otto giorni a Bologna, o a Firenze, meglio – Fiesole... le cascine... poterlo chiamare Gegè, come quella notte...
PROFESSORE Che?... no, no! Sei matta!...Va via!!!!!... Non hai la coscienza del male!...
CECCHINA Che male?... A chi faccio male?... Ai miei parenti no, perché sono in America... Le apparenze le ho salvate tutte... Dunque a chi faccio del male? A me? A lei? Al prossimo?...
PROFESSORE Fai il male per il male, disgraziata!
CECCHINA Non capisco.
PROFESSORE Non puoi capire; hai la mentalità dell’ora; appartieni a un’altra generazione. Noi no, invece; viviamo a cavallo di due epoche l’una in aperta antitesi dell’altra; ma rimaniamo fedeli alla nostra prima concezione filosofica e morale – E reagiamo anzi al dilagare dell’odierno metodo di vita, al male opponiamo il bene; gesto contro gesto. Altro che Fiesole e le cascine! Non sai tu, disgraziata quale pondo mi hai dato ora?! Ad ogni tuo atto di perdizione io dovrò opporre un atto di redenzione!
CECCHINA Sìì... Avrà da sudare, professore; glielo assicuro!
PROFESSORE Ed ora te ne prego, sparisci dalla circolazione; è qui d’alloggio quel Ferronato che conoscemmo lassù; ti ricordi?... che ci raccontò le sue sventure coniugali; egli ti ha vista, ti ha riconosciuta...
CECCHINA Ah già! Ma agli occhi di lui sono né più né meno la signora Candelago.
PROFESSORE Sì, brava; ma posdomani la autentica signora Candelago sarà qui per i fanghi; e allora che gli racconto io?... Sparisci, sparisci, te ne prego.
CECCHINA (rassegnata) E sparirò... Pazienza... Ma le assicuro che lei perde una gran bella occasione che non le si presenterà mai più nella vita;... Mai più... Autentica signora Candelago, soltanto!...
PROFESSORE (con un involontario gesto di disgusto) Oh!...
CECCHINA (maliziosa) Vede?!... Se mi... ci pensi... Fino a domattina sono all’albergo Euganeo.
PROFESSORE Aspetterai un pezzo!...
CECCHINA E chi lo sa?...Addio, caro. (e se ne va dal fondo canticchiando Ninon...)
PROFESSORE (suo malgrado la segue con lo sguardo cupido) Eppure... (scuotendosi con un piccolo schiaffo) Oh!... via, via; all’opera! Subito!... Dovrò sudare, ha detto? – Suderò; ma non mi lascerò sopravanzare. Ce n’è del lavoro da compiere qui.
TAVERNELLE (dal secondo di sinistra, a Giordano) Chi mi desiderava?
PROFESSORE (a sé) Eccolo.
GIORDANO (indica Candelago; mentre Tavernelle sta per avviarsi) Scusi, signor Conte; vuol favorire qui sul registro?... ( e glielo porge)
TAVERNELLE Ah... (segna le sue generalità, indi a Candelago) E’ lei signore che mi desidera?
PROFESSORE Per l’appunto, signore. Ho io l’onore di parlare al Conte Tavernelle?!...
TAVERNELLE Sì, signore. Ma io non ho il piacere però...
PROFESSORE (a sé) E’ proprio lui... (con aria grave) Signore; nella mia qualità di amico, di confidente... e oserei anche aggiungere di Presidente dell’Accademia dei Consolanti per l’equilibrio dell’Istituto matrimoniale, sento il dovere di dirle...
DANTE (di dentro) Olà, piccolo... Portiere!...
PROFESSORE (a sé) Ferronato! Dio se si incontrano!...
TAVERNELLE ... di dirmi?...
PROFESSORE Che di là, sulla veranda, c’è un signore che la desidera...
TAVERNELLE Ah!... Grazie tante... (avviandosi al secondo di sinistra) Un simile preambolo... (esce)
PROFESSORE Meno male...Siamo salvi!...
DANTE (dal primo di sinistra) Ragazzo! Una brocca d’acqua fresca, non si vede una cameriera di là. (il piccolo accorre ed esce a sinistra primo uscio) Caro professore... (fa per seguire il piccolo ma ritorna all’improvviso verso il Bureau) Ah! Mi dimenticavo; non ho ancora segnato sul registro le mie generalità.
PROFESSORE (precipitandosi) No, no, è inutile!...
DANTE O perché?...
PROFESSORE Perché mi sono permesso di segnarle io stesso. (a sé) Se leggesse il nome di Tavernelle..., che tragedia!
DANTE Troppo gentile. Ma com’è accaldato, professore; che ha?
PROFESSORE Cosa vuole, caro...: è il sole; debbo aver preso un colpo di sole sulla veranda.
DANTE E la sua signora, professore, non s’è ancora fatta vedere?
PROFESSORE Ma lei si ostina proprio a credere di averla incontrata?
DANTE Ne sono sicuro, le ripeto; e non mi rimprovero ancora abbastanza di non averla subito riconosciuta ed ossequiata?... Dopo tutte le sue attenzioni usatemi a Recoaro...
PROFESSORE Che attenzioni?...
DANTE Non ricorda le delicate colazioni che volle prepararmi con le sue stesse mani?... Quelle squisite bistecchine alla salvia, come dimenticarle?
PROFESSORE Ah già!...
TAVERNELLE (d.d..) Che stupido scherzo è questo?!...
PROFESSORE (a sé) Quell’altro!... (a Dante) La sua signora lo chiama!
DANTE (stupito) Mia moglie?... Io non ho udito nulla...,
PROFESSORE Non l’ha udita?... Glielo assicuro io... (spingendolo) Vada vada... Non sta bene farla inquietare!... (Dante esce a sinistra, primo uscio, mentre Tavernelle appare sul secondo; il professore si asciuga il sudore sulla fronte) appena in tempo! Salvo un’altra volta!
TAVERNELLE (seccatissimo) Ah signore! Che significano tali confidenze? Nessuno aveva chiesto di me...
PROFESSORE (Accompagnandolo verso il proscenio) Ssst!... Zitto!... Era necessario che vi allontanassi...
TAVERNELLE Io?... E perché?...
PROFESSORE (intensamente) Egli è qui!
TAVERNELLE Chi?
PROFESSORE Dante!
TAVERNELLE Alighieri?
PROFESSORE No... Il marito. Dante Ferronato.
TAVERNELLE Ferronato? Io non lo conosco.
PROFESSORE (battendogli una mano sulla spalla) Bravo, signor conte; mi piace questa sua discrezione... E’ indice di una sensibilità morale che mi dà da sperare... Ma io so tutto! Tutto, capisce?
TAVERNELLE Tutto... cosa?... (a sé) Che sia scappato da qualche manicomio?... (e fa un passo indietro)
PROFESSORE La storia dei suoi amori colla signora Ferronato...
TAVERNELLE (stupito) Ah! Lei sa?...
PROFESSORE L’abbandono del tetto coniugale...
TAVERNELLE La signora Ferronato?...
PROFESSORE E il gesto disperato del marito che per non sopravvivere al disonore si sparò due colpi di pistola...
TAVERNELLE Lui?!...
PROFESSORE Prima l’uno e dopo l’altro!... Oh ma non creda per questo che abbia rinunciato ai suoi propositi di vendetta. Anzi, ogniqualvolta sente pronunciare il suo nome ha uno scatto felino; e se per avventura lo incontrasse...
TAVERNELLE Davvero?!...
PROFESSORE Lei non vorrà spero che si rinnovi qui la scena di Piazza S. Marco...
TAVERNELLE Quale scena?...
PROFESSORE Via, caro conte, non mangi memoria!... La scorsa estate al Florian... Quel guanto sbattutole in faccia... Pif! Paf! Ricorda benissimo, ora; vero?
TAVERNELLE (che comincia ad aver paura) Già!...Già!...
PROFESSORE E il suo sgomento... e il suo rapido dileguarsi tra la folla... la conosco tutta la storia...
TAVERNELLE Mi scusi, signore. Sarò forse indiscreto... Ma da chi ebbe lei tutti questi dettagli?
PROFESSORE Oh santo cielo!... Dallo stesso marito.
TAVERNELLE Ferronato?
PROFESSORE Si capisce.
TAVERNELLE E fu lui a raccontarle che io gli ho sedotto la moglie?
PROFESSORE Sì, in uno di quei momenti di sconforto in cui si sente il bisogno di riversare le proprie pene in un cuore amico...
TAVERNELLE Capisco; e le disse anche che mi ha schiaffeggiato?
PROFESSORE Per l’appunto.
TAVERNELLE E che io invece di reagire mi sono dileguato tra la folla?
PROFESSORE precisamente.
TAVERNELLE Io? Tavernelle?
PROFESSORE Sì, conte di Tavernelle. Lei vede dunque che la faccenda non è tanto semplice come lei crede; ciò che si può prendere facilmente una prima volta non si può ottenere con altrettanta facilità una seconda!... E poi francamente – mi permetta di dirglielo – sarebbe indegno. Ora che la pace è tornata, l’equilibrio è ristabilito...Senta, ascolti me... Lei ha qualche meta dopo Venezia?
TAVERNELLE Ma ... non saprei... Viaggio per diporto... Forse Firenze... forse Napoli?...
PROFESSORE (come colto da un’idea improvvisa) Bravo! Vada a Firenze! Si spinga fino a Napoli!... le presento persona che saprà distrarla molto. Lasci subito questo antipatico paese...Quest’anno poi dicono che ci sia la malaria! Terribile la malaria, sa?...E le zanzare?...Ah quelle poi!...Lei non le ha ancora provate perché è appena arrivato!... Ma stanotte ti voglio!...Ascolti me! Vada a Firenze!...Me lo prometta... Guardi lei ha ben poco da disturbarsi; provvedo io a tutto.
TAVERNELLE Dal momento che qui ci sono tutte queste sciagure...vedrò di ascoltare il tuo consiglio... Le prometto di pensarci.
PROFESSORE No, no, non ci pensi. Segua subito il primo impulso che è sempre il più generoso; ne proverà una gioia ineffabile!... E, con la persona che le presenterò io, non avrà da annoiarsi... (stringendogli vigorosamente la mano) Grazie! (andandosene pel secondo di sinistra) meglio lui che un altro! In questo caso il male genera il bene!...
TAVERNELLE (rimane un istante come stordito; indi, avviandosi al bureau) Sentite, voi, portiere... Quel signore che era qui con me è pazzo?
GIORDANO Che io mi sappia, conte...
TAVERNELLE Mi ha fatto certi discorsi... Ah... sapete voi che esista un certo signor Dante Ferronato?...
GIORDANO Esiste signor conte. E’ giunto a mezzogiorno con la sua stessa diligenza.
DANTE (dal primo di sinistra) Caro professore...
GIORDANO Eccolo per l’appunto.
DANTE (non vedendo più Candelago) E’ andato via...
TAVERNELLE (avanzando) Sono curioso di conoscerlo questo marito...che mi ha schiaffeggiato... (a Dante) Ho io l’onore di parlare a Dante Ferronato?
DANTE Sissignore. Ah, eravamo insieme in diligenza se non sbaglio... Posso a mia volta chiederle?...
TAVERNELLE Conte Tavernelle!
DANTE (a sé) Toh! C’è davvero chi porta questo nome!?... (stendendogli la mano) Sono ben lieto, caro signor Conte...
TAVERNELLE E pare, signor Ferronato, che io abbia sedotto vostra moglie, non è vero?...
DANTE (sorpreso) Come?!...
TAVERNELLE E non basta!...Pare inoltre che mi abbia schiaffeggiato e che io, in luogo di reagire, mi sia vilmente dileguato tra la folla!...
DANTE Ma chi ha mai potuto raccontarvi?
TAVERNELLE Un vostro amico che ho lasciato in questo momento...
DANTE (a sé) Il professore!... Pezzo d’animale!
TAVERNELLE Comprenderete bene, signore che tutto ciò richiede una spiegazione.
DANTE Oh! Dio buono..., è una cosa semplicissima e che vi metterà di buon umore...
TAVERNELLE (serio) Non lo credo, signore!
DANTE Ero giovane,... scapolo... come voi forse...; e andavo a caccia di donne..., di donne maritate specialmente... come voi, forse...
TAVERNELLE (freddo, grave) Vi prego continuare.
DANTE (a sé) E resta serio!... (a Tavernelle) Avevo immaginato un’astuzia delle più graziose e di cui vi cedo gratuitamente il brevetto affinché possiate usarne alla prima occasione a tutto scapito di qualche marito credulone! (ridendo). Ah i mariti!... Che bestie!...
TAVERNELLE (c. s.) E così?...
DANTE E non ride mica!... (forte) Ecco... io a mia volta, mi feci credere un marito ingannato; per guadagnarmi fiducia, s’intende..., per ispirare compassione... Ed infatti fui consolato e confortato in un modo delizioso...
TAVERNELLE (c.s.) Perdonate signore... Ma io non vedo che ci abbia a che fare il mio nome in tutto ciò...
DANTE Semplicissimo... affinché la mia ipotetica moglie fosse sedotta... occorreva un ipotetico seduttore... Allora io lì per lì inventai un nome qualunque,... un nome di paese... Eravamo a Recoaro e mi venne in mente Tavernelle... Sapete: Recoaro – Tavernelle – Vicenza!... Non potevo certo pensare... come vedete la cosa è innocentissima... Qua la mano, caro conte!... (e gliela porge)
TAVERNELLE (sempre freddo) Non è questo il momento di discutere signore sul maggior o minor buon gusto delle vostre trovate galanti; comunque non cessa dal risultare che il conte di Tavernelle abbia ricevuto uno schiaffo in pubblico via e si sia poscia eclissato per evitare di battersi.
DANTE Oh...Ma poteva trattarsi benissimo di un altro!...
TAVERNELLE (marcato) Di conti Tavernelle non ce n’è che uno. Io; l’ultimo discendente di una stirpe che non ha rami collaterali.
DANTE E sono andato proprio io a pescarlo!
TAVERNELLE Concludendo: per quanto l’equivoco non sia di mio gusto, cercherò di non darvi peso soverchio. E’ necessario però che voi riconosciate pubblicamente, oggi stesso, che la scena di Venezia al Florian è di pura invenzione.
DANTE Pubblicamente?!... E mia moglie?!... Ora sono ammogliato sul serio!... Voi capite bene che...
TAVERNELLE Trovo giusto. Allora basterà che sentiate la favola presso il vostro amico.
DANTE Il professore?... Oh se non è che questo!... (correggendosi) Vale a dire... Oh no!... Non posso mica andargli a raccontare... (a sé) Al marito!... (forte) E’ impossibile!...
TAVERNELLE E’ questa la vostra ultima risoluzione?!...
DANTE Ma vi giuro... Si tratta in fondo di una sciocchezza...
TAVERNELLE Sta bene; e allora non ne parliamo più.
DANTE Respiro!
TAVERNELLE (cambiando) Credo ci sia una festa settecentesca, questa sera... Sulla terrazza del casino.
DANTE Oh sarà una cosa fantastica!...
TAVERNELLE Ci andrete voi?
DANTE Certamente. La mia signora ha procurato dei costumi meravigliosi...
TAVERNELLE Calcolo di farci una scappatina anch’io... così... Verso le dieci.
DANTE Ah sì? (a sé) meno male!... Si è rabbonito!... (forte)
TAVERNELLE Alle dieci e mezzo all’incirca avrò l’onore di pestarvi un piede.
DANTE Eh?!...
TAVERNELLE Voi naturalmente mi farete l’onore di montare su tutte le furie...
DANTE Io?!...
TAVERNELLE Ed io avrò l’onore di darvi uno schiaffo...
DANTE Uno schiaffo?... a me?...
TAVERNELLE Oh! Uno schiaffo in buona compagnia... con un guanto...
DANTE Ma, signor conte...
TAVERNELLE A questa sera signore; alle dieci e mezzo. (esce sul viale)
DANTE Sìì! Stai fresco!... Avrai da aspettarmi! (preoccupato) Dio, se lo sapesse mia moglie!... Ma come fare? Come fare? No,no, non è possibile!... Bisogna convincerlo... (uscendo sul viale per raggiungerli) Scusi... senta... signor conte...
PROFESSORE (dal secondo di sinistra, trafelato) Portiere! La diligenza per Padova è partita?
GIORDANO Non ancora, signor professore; fra dieci minuti.
PROFESSORE Benissimo. Il conte del signor Conte di Tavernelle, subito.
GIORDANO Eh?!... Ma se è appena arrivato?
PROFESSORE Ebbene: riparte! Non sta a voi indagare... Egli me ne ha dato incarico...
GIORDANO Ma... e i suoi bagagli che ho già fatto salire?...
PROFESSORE Non preoccupatevi... Ho già avvertito io i facchini. (Giordano fa un gesto di rassegnazione e si accinge a preparare il conto)
BIANCA (dal primo di sinistra) Dante!... Dantuccio!...O dove si sarà cacciato?... (scorgendo il professore) Oh scusi professore; ha visto lei mio marito?...
PROFESSORE Io no signora. Ho ben altro da fare io! (a Giordano, con impazienza) Questo conto! Presto!
BIANCA Che... Parte, professore?!...
PROFESSORE Io no. Non sono io che parto!... (intensamente) E’ lui... Lui!... Mi capisce bene?...
BIANCA Lui?...Chi?...
PROFESSORE Tavernelle!
BIANCA Tavernelle?!.....
PROFESSORE (paterno, amoroso, serrandole una mano tra le sue) Su... Su... coraggio... Sono queste le vere, le sante battaglie della vita!... Più tardi me ne ringrazierà! Anzi, mi benedirà!
GIORDANO (porgendogli il conto) Ecco, signor professore.
PROFESSORE (inforcando gli occhiali) Quant’è?
GIORDANO Capirà... il signor conte aveva impegnato l’appartamento per una settimana almeno...
PROFESSORE (leggendo la cifra) 374.60
GIORDANO Più i ventiquattro fanghi...
PROFESSORE Che fanghi?
GIORDANO Che avrebbe fatto se fosse rimasto.
PROFESSORE Giusto; 482.50. A voi. (gli dà il denaro)
GIORDANO Grazie signor Professore.
PROFESSORE (Ai facchini che vengono dalla porticina dei servizio ed attraversano la scena reggendo i bauli sulle spalle) Sull’imperiale della diligenza di Padova.
(i facchini escono dal fondo; Candelago li addita a Bianca che non ne capisce un’acca) Vede?... Finché vigilo io l’equilibrio non crolla!... Su!... Su!... Coraggio!
BIANCA (comicamente) Ne avrò professore!
DANTE (dal fondo, desolato) Ah di!... Non c’è verso di smuoverlo... Via! Via! Non resta altro da fare!... (scorgendo Bianca) Bianca, tesoro... Presto la tua roba... Bisogna partire...
BIANCA Partire?... E perché?...
DANTE Un affare urgente... Ti spiegherò...
BIANCA E quando?...
DANTE Fra dieci minuti con la diligenza di Padova...
BIANCA (con un balzo) Ah no!!
DANTE Eccolo qui, eh! Perché no?!
PROFESSORE (quasi urlando) No! No!!?... Dovessi legarlo!... lei con quella diligenza non parte!
DANTE Diventa matto?
PROFESSORE Lei piuttosto non sa a quale repentaglio si mette!... Lei non sa quale tragedia può scoppiare entro quella diligenza! Ah disgraziato!... Cento volte disgraziato!...che vuol inconsciamente giocare la sua vita, quella della sua signora e di tutti i viaggiatori che s’avventurano in quel veicolo!... Mi oppongo!... Con tutte le mie facoltà fisiche e spirituali mi oppongo! (a Bianca) E mi meraviglio ch’ella non si opponga con me!
BIANCA (che ha paura di aver a che fare con un pazzo) Mi oppongo, mi oppongo professore! Si dia pace; mi oppongo anch’io!
PROFESSORE (raggiante) Brava! Me lo aspettavo questo grido dell’anima! Segno che qualche cosa di veramente sano c’è ancora in lei! La sua redenzione può ormai dirsi compiuta! (lasciandosi cadere su di una poltrona) Coscienza mia, riposa!
A T T O TERZO
La medesima scena del secondo atto.
(Sono in scena il Professore e Giordano. Il Professore tiene tra le mani una lettera).
GIORDANO E’ un affare serio, professore... Capirà... lei mi aveva detto che la sua signora sarebbe arrivata posdomani, il villino è tutt’ora occupato da altri bagnanti...
PROFESSORE Non importa. Ci si restringe...
GIORDANO Sta a vedere se ci sentono gli altri a restringersi...
PROFESSORE Per un giorno o due ci allogheremo in soffitta o in cantina... Ci farete mettere dei materassi... Ve l’ho detto caro; per certe mie ragioni particolari, è necessario che mia moglie alloggi in posto tranquillo e recondito...? lungi da ogni clamore mondano... Per questo sono venuto avanti io. Dovete riuscire, caro amico; non avrete a lagnarvene...
GIORDANO Insomma vedrò di accontentarla, professore. Ma mi raccomando però alla sua riservatezza. Se la padrona dell’albergo sa che mi adopero per collocare i forestieri in case private, mi licenzia su due piedi.
PROFESSORE Ma vi pare? Fidatevi di me.
GIORDANO Non esce ad incontrarla? Badi che sono quasi le sette. La diligenza sarà qui fra poco.
PROFESSORE Magari potessi muovermi di qui!... Sono inchiodato; capite? (come per un’idea improvvisa) Ah sentite... Non appena mia moglie sarà giunta, fatela accompagnare al villino; e avvertitemi con discrezione... Ecco; se ci saranno estranei mi direte: La corriera di Padova è giunta testé. Ed io capirò. Siamo intesi?
GIORDANO C’est bien, professore. (esce dal secondo di sinistra mentre Cecchina appare dal fondo)
PROFESSORE Oh, brava! Incominciavo a temere che non veniste! …
CECCHINA Ma bravo tu, caro!... Il tuo biglietto mi ha riempito il cuore di gioia!... Senti, che tu finissi per mollarci non lo dubitavo punto, ma che la tua capitolazione avvenisse alla scadenza di un’ora non osavo certo sperarlo!
PROFESSORE Ma…. permetti…
CECCHINA (con grande trasporto, abbracciandolo) Ah, Gegè, Gegè mio…. Se tu sapessi come mi lusinga il sapermi ancora stimata da te!…
PROFESSORE Veramente?
CECCHINA (c.s.) Vedrai, vedrai come saprò compensarti del sacrificio che stai per compiere! Ci ho pensato, sai!… li ho capiti i tuoi scrupoli!… E tanto più ti sono riconoscente di averlo soffocati per me,… di compiere questo bel gesto di dedizione alla mia femminilità!… Senti come parlo bene?
PROFESSORE Parli bene, ma……
CECCHINA (sempre vertiginosamente) Tornando tra le mie braccia mi sembrerà di sostare un poco in un asilo di pace… di godere per un istante la serenità della casa benedetta che mi vide fanciulla… Di salire…
PROFESSORE (alzando la voce) Un momento!… Sospendi l’ascensione, cara!… anche perché ho i minuti contati… Se tu sapessi come mi duole distruggere d’un colpo tutte le tue illusioni….
CECCHINA Gegè!… quel biglietto allora?
PROFESSORE (porgendo la lettera) Guarda qui, cara, che razza di gegè arriva fra pochi momenti!…
CECCHINA (dopo aver scorso la lettera) Tua moglie?… e mi hai pregato di correre qui per questo?…
PROFESSORE No… senti, cara. Non avertene a male… Io non vengo meno ai miei principi etici sui quali plasmo la mia esistenza… Io non derogo… io derogo… io non devio…
CECCHINA Una volta però hai deviato…
PROFESSORE Perché mi avevano tolto le rotaie di sotto… Il mio io cosciente non c’entrava!… Ciò nondimeno mi sono affannato a riparare ugualmente, prodigandomi nella mia opera di filantropia morale… Ma tu non puoi capire.
CECCHINA Capisco la morale… della favola!… Che devo partire sola, insomma.
PROFESSORE Ecco, dovresti!… Ma io invece ti offro un modus vivendi che farà piacere a te e che giova alla mia causa. Or dunque, siccome la solitudine in viaggio non ti confà, ti offro un compagno simpaticissimo col quale potrai trascorrere la tua settimana in libertà.
CECCHINA Eh ? ….
PROFESSORE Tu hai deciso di partire a mezzogiorno, dicesti?... Io alle dieci te lo porto all’albergo e te lo presento. Oh è un giovane elegante, distinto… blasonato... Un conte, capisci?… ed è ricco… viaggia per diporto… ha bisogno di distrazioni…
CECCHINA (incisiva) Professore?… che mestiere si è messo a fare lei?
PROFESSORE (senza scomporsi) Niente, cara. Continuo a fare il Presidente dell’Accademia dei Consolanti… E tu ci guadagni nel cambio.
CECCHINA Che ne vuol sapere lei dei capricci delle donne? Non sa che talvolta si può preferire un orso spelacchiato ad un Adone?
PROFESSORE Sarei io l’orso spelacchiato?
CECCHINA Non avrà mica la pretesa di essere l’Adone!… No?… ma non importa, non le serbo rancore… Glielo dissi anche un’ora fa che non sono un’ingrata… Non posso dimenticare che debbo a lei l’inizio della mia carriera!
PROFESSORE E dagliela! ….
CECCHINA E accetterò dunque la sua proposta. Ma si ricordi però che, trascorsi i miei dieci giorni di libertà, lo mando a carte quarant’otto!... Non voglio appendici io a Napoli…
PROFESSORE Farai come ti pare, cara. L’essenziale si è che tu per questi dieci giorni lo tenga stretto e lo distragga.
CECCHINA Farò del mio meglio per un riguardo a lei.
PROFESSORE Grazie. Il tuo atto odierno è un atto di carità, te lo assicuro io.
CECCHINA Sìii?... Non sapevo che si potesse fare la carità in un modo simile! Ma se sono destinata a non capire!...
PROFESSORE (guardando dal secondo di sinistra) Oh Dio! C’è Fortunato!... Presto, dileguati!... Per carità, Cecchina!
CECCHINA Ma che Cecchina! Glielo dissi, Cecchina è morta … Ninon…
PROFESSORE Ma sì, Ninon, purché te ne vada in fretta…
CECCHINA E mi accompagni, no! Non vorrà mica mostrarsi impacciato come un collegiale!...
PROFESSORE Fino all’angolo dell’albergo… Devi accontentarti… Lo sai che deve arrivare mia moglie. (escono dal fondo)
BIANCA (dal secondo di sinistra, accompagnando amorevolmente Dante, che appare sconvolto, stralunato) Vieni, Dante… vien qui,caro… qui almeno si respira… Siediti, tesoro… (lo obbliga a sedere) Lo sai, amore mio,che sono molto preoccupata?...
DANTE Di che, cara?
BIANCA Ma per il tuo contegno… per le tue idee improvvise… Anche stamane quella decisione di partire così su due piedi…
DANTE Mi pareva di avere un impegno, invece è per domani. Distrazioni, cara….
BIANCA Altro che distrazioni… A volte mi sembri come assente… Anche prima, mentre ti parlavo della mia toilette di questa sera, tu borbottavi: Dieci e mezzo!...Dieci e mezzo!...
DANTE Davvero?...
BIANCA A tavola poi non toccasti cibo…
DANTE Sarà il viaggio, forse… o l’aria di questo paese… E’ pesante, sai… mi ha messo un cerchio alla testa…
BIANCA Vuoi prendere una limonata calda, tesoro? Te la preparo io con tanto limone. (s’avvia a sinistra)
DANTE Puoi ordinarla…
BIANCA Ma no, caro, faccio più presto io… (esce dal primo di sinistra).
(si alza di scatto, sbuffa, si fa aria col fazzoletto). Dio! Che situazione!... Un duello!... Un duello alle viste… proprio ora che quella deliziosa signora Cecchina ha risvegliato in me… E quell’imbecille di marito!... Ah, se mi capita a tiro!…
(Giordano viene dal secondo di sinistra con un mazzo di fiori) Bravo, portiere. Sono i fiori che vi ho ordinato?
GIORDANO Sì, signor Ferronato. Garofani e rose.
DANTE Bene. E qui ci mettiamo il relativo biglietto. (lo toglie di tasca e lo nasconde nel mazzo) Avete ben compreso dunque? Non appena la signora Candelago arriverà…
GIORDANO In confidenza… a lei posso dirlo... la signora del professore sarà qui fra poco, ma il professore non vuol farla alloggiare qui in albergo. Le ha procurato un villino verso laguna, quasi nascosto tra il verde, dove mi ha ordinato di farla subito accompagnare.
DANTE Ah, così?… Ad ogni modo appena arriverà voi le consegnerete i miei fiori.
GIORDANO Non dubiti, sarà servito. (esce per il secondo di destra)
BIANCA (dal primo di sinistra col bicchiere della limonata) Ecco, caro. Ho trovato l’acqua bollente. Bevi, amore mio.
DANTE Grazie, tesoro…
BIANCA Questa ti libera certamente lo stomaco e ti toglie il cerchio dalla testa e stasera potrai divertirti. Balleremo, salteremo, ci faremo pestare i piedi…
DANTE (subito) Noo!…
BIANCA Per una volta tanto…
DANTE (rimettendosi) Ah!... già!... Sicuro…
BIANCA Ma io vorrei un po’ sapere dove s’è cacciata la zia!… Permetti che guardi se è ancora sul viale?… (va al fondo e guarda lontano facendosi schermo con la mano) Eccola là!... (chiamando) Zia!... zia!... Vieni!… (ed esce sul viale)
TAVERNELLE (che è apparso sul primo di sinistra ed è rimasto un po’ in osservazione. A sé) Perbacco!… Che vezzosa donnina!… Ed io dovrei esserne stato l’amante?… ma ciò è lusinghiero… (e si avanza sorridente. Dante, nell’alzare il bicchiere per mandare giùla limonata se lo trova di faccia. Rannicchia le gambe sotto il sedile della poltrona per nascondere i piedi. L’acqua gli va di traverso, tossisce, si congestiona. Tavernelle è amabilissimo) Ma no… no, state comodo, caro amico!… Mi spiace anzi di essere venuto a disturbare il vostro idillio… (indicando Bianca) E’ la vostra gentile signora quella?… (Dante, che non può parlare per l’acqua che ha nella trachea, fa un cenno affermativo col capo) Ma, che avete?… Ah, siete ancora turbato per la mia minaccia di poco fa?... Ma scherzavo, sapete!… Ormai non ci penso più. I vostri piedi sono salvi. Non ve li pesterò.
DANTE (con gioia, distendendo le gambe) Come?… Rinunciate alla provocazione?…
TAVERNELLE Ci rinuncio, sì.
DANTE (alzandosi) Ah, caro conte!… Ma io ero ben sicuro che un uomo di spirito come voi…
TAVERNELLE (osservando sempre Bianca) Ma sapete che la vostra signora è molto, ma molto carina?…
DANTE Vero, sì?… E che è ancora in abito da passeggio!… La vedrete stasera alla festa …
TAVERNELLE Lo spero bene!… Stasera, domani, ogni giorno!…
DANTE (inquieto) Come… ogni giorno?
TAVERNELLE Scusate! Non mi avete fatto passare per il seduttore di vostra moglie? Farò del mio meglio, affinché non si abbia a smentirvi… Suvvia, presentatemi…
DANTE Eh, no! Ah, questa poi!…
TAVERNELLE (imperioso) Presentatemi, vi dico! O il piede ve lo pesto subito. (fa il moto di pestarglielo)
BIANCA (avanzando con Olimpia) Dove ti eri cacciata, zia? Lo sai che sono quasi le otto?
OLIMPIA Per i biglietti della festa, cara. C’è una tale richiesta …
DANTE (sotto lo sguardo imperioso di Tavernelle, facendo buon viso a cattivo gioco) Cara Bianca… zietta mia…, permettete che vi presenti il conte di Tavernelle… un paese… (correggendosi) cioè un conoscente…
TAVERNELLE (espansivo) Un conoscente soltanto?… Ma dovete dire un amico, caro Dante!… Ammenocché non siate un ingrato… (baciando la mano di Bianca) Se suo marito è vivo, lo deve a me, signora!
OLIMPIA Davvero?
BIANCA Io le debbo la vita di mio marito?
TAVERNELLE (a Dante) Ma come?… Non le raccontaste?… Ah, ma già! Son cose vecchie e la riconoscenza umana è di così corta durata!… (a Bianca) Una delle tante avventure... o meglio disavventure dell’alpinismo, cara signora. Ci incontrammo sette anni or sono a San Vito di Cadore... Vero, Dante? (e batte il piede)
DANTE (che non ha l’ardire di negare) Già!
TAVERNELLE E volemmo intraprendere insieme la scalata dell’Antelao senza guida.
DANTE (a sé) Che frottole va raccontando?
TAVERNELLE Oh, ardimenti di ragazzi scervellati!… Fino alla malagatutto andò bene… ma allorquando iniziamo la scalata del massiccio, un alone di nebbia proveniente da nord-est rapidamente ci raggiunse, ci avvolse in una atmosfera densa e lattiginosa. Ad un tratto…, nel mentre cercavo quasi carponi il passaggio per uno stretto sentiero, sento un urlo tremendo…
BIANCA (cacciando a sua volta un urlo) Gesù santo!…
TAVERNELLE E quasi nel medesimo istante uno strappo violento alla corda che ci legava l’un l’altro. Istintivamente mi aggrappo ad un masso…, vi configgo le unghie... Mi abbarbico quasi… Comprendo!… Dante, poveretto, messo un piede in fallo, era piombato per una quindicina di metri nell’abisso!
BIANCA (stringendosi tutta a lui) Dante!… Dante mio!…
OLIMPIA (accarezzando i capelli) Caro!…, Caro!...
TAVERNELLE Facendo appello a tutte le mie forze, riesco ad annodare la corda intorno al masso…, mi precipito alla malaga e un’ora dopo, con l’aiuto di due montanari che ho ricondotto con me, posso trarlo sul sentiero, salvo! Da quella volta credo che gli sia passata la voglia di ascendere!…
BIANCA (entusiasmata) Oh, ma ciò è semplicemente meraviglioso!... tanta presenza di spirito!... Tanta abnegazione!... Permetta, signor conte, che io stringa la mano di un amico! Meglio, anzi, di un benefattore!… (a Dante) Ma come mai, caro, non ci avevi fatto cenno?
TAVERNELLE Oh, forse per non procurarle un’emozione violenta… e non riprovarla egli stesso! Ma se sapesse come mi vuole bene questo caro Dante!… (e mentre continua a tenere con la destra la mano di Bianca, afferra con la sinistra quella di Dante. – Il professore appare in questo istante sull’uscio di fondo)
PROFESSORE (a sé) Eh?!!!… Si stringono la mano?…
DANTE (piano a Tavernelle) Signore!… Ma tutto ciò non è degno di un gentiluomo!…
TAVERNELLE (piano) Ah no?… (forte, alle signore) Loro, se ho ben inteso, si recano alla festa stasera?…
BIANCA Certo, ci viene anche lei, conte?…
TAVERNELLE Ecco… Veramente… avevo divisato di partire…
OLIMPIA Oh, non lo lasciamo andar via nemmeno per sogno!… La sequestriamo! Al biglietto ci penso io!
PROFESSORE (a sé, in disparte) Benone!…
TAVERNELLE Se loro proprio ci tengono non voglio usar scortesia… (inchinandosi) Vado a mutarmi d’abito… (andandosene per il secondo di sinistra) Su, su, Dante!… Allegria!…
BIANCA (a Dante) Ma come sei freddo, amor mio, con quel tuo amico! Dopo quel po’ po’ di servizio che egli ti ha reso…
DANTE (che non ne può più) Ti pare, sì?…
PROFESSORE (avanzando, sarcastico) Cosicché loro vanno alla festa settecentesca questa sera, vero?
OLIMPIA Sì, professore.
PROFESSORE (c.s.) Col signor conte di Tavernelle…
BIANCA Ah, già infatti!… lei lo conosce…
PROFESSORE (c.s.) Eh, altro!… Bel giovane il signor conte di Tavernelle!
OLIMPIA Vuol venire anche lei, professore?…
PROFESSORE (severo con sdegno contenuto) Ah, no, signora marchesa! Non sono adatto per certe feste …. Non ho l’abito! (a sé) Dio, che schifo!
OLIMPIA Me ne dispiace!
BIANCA I biglietti ce li hai, zia?
OLIMPIA Non ancora, ma se ne interessa quel caro giovanotto…, sai?… sarà dei nostri anche lui.
DANTE Che giovanotto?…
BIANCA Oh, un amabile ragazzo tanto compito… che abbiamo conosciuto in questi giorni… Te lo presenterò.
OLIMPIA Un infelice ragazzo che ha bisogno di conforto… Fa pena, poverino… Questa mattina, tornando dalla posta, volle confidarci tutte le sue sventure…
BIANCA Pensa che ha tentato perfino di uccidersi con un colpo di pistola…
DANTE Eh?…
OLIMPIA Sì, perché, dopo sei mesi di matrimonio appena, fu tradito e abbandonato dalla moglie…
PROFESSORE (piano a Dante) Toh!… Proprio come voi! (a sé) ma si son dati tutti appuntamento qui?
OLIMPIA Ah!… Io non so davvero comprendere come ci possano essere al mondo delle donne tanto depravate!!
PROFESSORE (sottovoce ad Olimpia) E voi lo dite?… fate male a raccontare loro simili cose!…
OLIMPIA Oh!… perché?…
PROFESSORE (scandalizzato) Decisamente non c’è più senso morale!
OLIMPIA (a Bonetti che viene dal secondo di sinistra) Oh, eccolo questo bravo ragazzo!
BIANCA Venga, venga che la presento a mio marito…
NINO (con un balzo) Eh?…
BIANCA Vi conoscete?…
DANTE Ma sì!!, questo caro ragazzone!…
BIANCA Ma tu conosci proprio tutti, Dante mio!
DANTE Che vuoi, cara… Viaggiando molto… frequentando i ritrovi… (andando a stringere la mano di Nino fino a farlo spasimare) Come stai, Nino?… (sottovoce) Ah, brutto vigliaccone!… Io ti presto il mio fucile e tu spari contro di me?…
NINO (pure sottovoce) Io non sapevo che fosse tua moglie… Te lo giuro!…
PROFESSORE (a Nino) Ah!, per questo cercavate di distrarvi sul pianoforte con un dito?
DANTE (piano a Nino) Aspetta un po’ che ti acconcio io!… (agli altri) Ah!, ma li conosco anch’io tutti i suoi guai!… non indifferenti certo… E bisognerebbe sempre però sentire tutte e due le campane!…
OLIMPIA Che campane?
DANTE Eh, sì!… Perché si fa presto a proclamare ai quattro venti “mia moglie mi ha tradito!… Mia moglie è un’indegna!”… In conseguenza di quale servizio abbia abbandonato il tetto coniugale!…
PROFESSORE Oh!, Lei seviziava la moglie?…
NINO Ma io…
DANTE Non ne avevi colpa vuoi dire?… Lo so, questione di carattere, ma anche al carattere bisogna porre dei freni inibitori, e tu invece ti lasciavi andare a tali eccessi… Qualunque arnese diventava un proiettile nelle tue mani!…
BIANCA Contro sua moglie?…
DANTE Bisogna quindi andare cauti, caro mio, nel gettare la croce addosso!… Pretendevi, forse, che ti facesse le moine allorquando ti riportavano a casa ubriaco fradicio?…
NINO (alle signore) Ma tutto ciò le assicuro…
DANTE Ti capitava per lo meno due volte alla settimana!…
OLIMPIA E’ rivoltante!… Andiamo, andiamo, Bianca…
NINO Ma, signore mie, posso giurare…
OLIMPIA Per i biglietti è inutile che si disturbi, incaricherò il portiere. (esce con Bianca per la prima a sinistra).
DANTE (a sé) Questo intanto è fuori combattimento!…
NINO (furente) Adesso mi spiegherai!…
DANTE (soverchiandolo) Che cosa ti debbo spiegare? che cosa? Vattene che è meglio!….
NINO (c.s.) Ah,sì?… Ebbene,caro, mi vendicherò! (s’avvia al secondo di sinistra).
PROFESSORE (sbarrandogli il passo) Signore, io sono un uomo prudente ed assennato e prima di pronunciare un giudizio ci penso su dieci volte, ma in questo caso mi permetto di dirle…
NINO E vada al diavolo anche lei!… (e s’avvia)
DANTE Bene, professore! Ha fatto bene a dirgli ciò che si merita…
PROFESSORE Lei non ha proprio nulla da rimproverare, caro signore. Poiché a quel ragazzo ho rivolto due parole secche, a lei dovrei infliggere per lo meno un sermone!
DANTE A me?
PROFESSORE A lei, sì, che rivela una simile ottusità morale!… Perdonare?… Il perdono è ancora concepibile… rientra nell’ambito della virtù… o delle debolezze umane, a seconda dei casi… ma riallacciare amichevoli relazioni col carnefice del proprio onore fino al punto di invitarlo al carnefice del proprio festino, ciò non rientra nemmeno nelle consuetudini dei popoli primitivi!… Ciò è fango!… E’ bitume!… E’ porcheria!… (riscaldandosi sempre più) Ma se è tutto porcheria! Anche quella vecchia marchesa, ad esempio, che tiene mano a una simile menage a trois e quasi ne introduceva un quarto!… come definirla?...
DANTE (seccato) Ma di che continua a immischiarsi lei, scusi?
PROFESSORE Ma se è lei che mi ha pregato di interessarmi delle sue faccende fin da quella sera di Recoaro!
DANTE Ma dopo, no!
PROFESSORE Ah! Lei vorrebbe imporre dei limiti alla mia opera?… Io, le missioni, una volta che le ho accettate, le compio per intero, ha capito?
DANTE Ma non alzi la voce, perdio!…
PROFESSORE La alzo perché ho ragione di alzarla! Sa come la definisco io? Un cinico audace! Ecco come la definisco! (il piccolo viene dalla seconda di destra con una lettera sopra il vassoio e s’avvia alla prima di sinistra).
GROOM Questa lettera per la signora Ferronato!
DANTE Da qua. (prende la lettera) Vattene! (il piccolo esce)
PROFESSORE (borbotta) Cinico audace… è la definizione esatta! Cinico audace!
DANTE (che ha strappato la sovraccoperta) Ah! Ancora lui?!… (legge) “Signora!… ho troppa devozione per voi per ingannarvi”… Ah, briccone!… (a Candelago, passandogli la lettera) Guardi qui lei, a proposito di audacia e di cinismo! ….
PROFESSORE Che cosa sarebbe?
DANTE Quel ragazzaccio scimunito di poco fa… ha ancora l’ardire di scrivere un biglietto a mia moglie. Guardi!…
PROFESSORE (che ha inforcato gli occhiali, legge) “Signora!… ho troppa devozione per voi per ingannarvi… io parto, reco lontano la mia angoscia, ma non voglio che abbiate a serbare una così sgradevole impressione di me. Vostro marito mi ha calunniato…”
DANTE (camminando su e giù per la scena, commenta) Pezzo d’asino.
PROFESSORE (c.s.) …Io non fui mai ammogliato né tradito…
DANTE Questo è vero…
PROFESSORE (c.s.) …Era un’astuzia che mi aveva suggerito vostro marito.
DANTE Esattissimo…
PROFESSORE (c.s.) E che gli era perfettamente riuscita due anni or sono a Recoaro...
DANTE Precisamente. Si immagini che... (accorgendosi subito della gaffe) Oh!…
PROFESSORE (c.s.) …per tradire un imbecille di professore di lingue morte…
DANTE (si precipita per togliere la lettera) Dia qua… dia qua...
PROFESSORE (schermendosi) Un momento… Riordiniamoci le idee… Un imbecille di professore di lingue morte… A Recoaro… Due anni or sono?… Ma non c’erano altri im…. di professori di lingue morte a Recoaro!…
DANTE (lasciandosi cadere su di una sedia) Patapunfete!... non ci si salva più.
TAVERNELLE (furente dal secondo di sinistra) Ma si può sapere chi si è preso l’ardire di fare scendere i miei bauli?… E’ stato lei… mi ha detto la cameriera! …
PROFESSORE (deciso sfrontato) Io signor conte!... sono stato proprio io!... (esaltandosi sempre più) mi vuol schiaffeggiare?!… mi schiaffeggi!... mi vuol ammazzare?... mi ammazzi!... ma risponda prima, la prego, senza perder tempo…; le giuro che si sentirà vendicato!
TAVERNELLE Ma i miei bauli!...
PROFESSORE Manderemo un postiglione a Padova per rintracciarli;… ma lei dica, sia franco: lei non aveva conosciuto prima d’ora la signora Ferronato, vero?...
TAVERNELLE Infatti… mai vista!...
PROFESSORE La famosa scena del Florian era una frottola!…
TAVERNELLE Almeno pare…
PROFESSORE Cosicché tutte codeste trappolerie furono inventate da questo caro giovanotto per ingannare un imbecille di professore di lingue morte!... io!...
TAVERNELLE Eh!...Via…
PROFESSORE Io! Io!... Egli è stato l’amante di mia moglie!... (a Dante) Lo neghi se può?...
TAVERNELLE (a Dante) Davvero?!... (Dante fa un gesto rassegnato di assentimento)
PROFESSORE Hai visto?!... (a Tavernelle) Dunque se lo ficchi bene in mente: (scandendo bene le sillabe) egli è stato l’amante di mia moglie!... E non creda mica che io insista su questa inoppugnabile realtà per pregarla di farmi da secondo!... noooo!... Anzi gli serbo gratitudine!... Ha detto che sono un imbecille?!... E me lo ripeto anch’io: - Imbecille!! Imbecille!!! Ah! Ti sei curato delle faccende altrui?!!... Hai voluto fare il guardiano del tempio?!... Cento e nove volte imbecille!!... (Dante e Tavernelle lo guardano trasognati)
GIORDANO (dal fondo) Signor professore la corriera di Padova è giunta testé.
PROFESSORE E mi porta la mia cara mogliettina vero?… Fatela venire qui… Sono impaziente di riabbracciarla!...
(via Giordano) (A Tavernelle) E non si scandalizzi sa?!!!
BRIGIDA (appare sulsecondo di destra; è una vecchia brutta, sdentata, ridicola; regge col braccio sinistro un cagnolino; col destro un mazzo di garofani e rose) Oh! Giosuè mio!!
PROFESSORE (correndo ad abbracciarla) Brigida!...Tesoro!... (Tavernelle trasecolato, guarda Dante che non sa più in che mondo si sia)
BRIGIDA Piano caro; Mi schiacci Bibi!!...
PROFESSORE Facesti buon viaggio?
BRIGIDA Oh, sì caro… che piacevole sorpresa all’arrivo!... Tutti questi fiori… questo biglietto…
PROFESSORE (toglie il biglietto tra i fiori e legge) Ah!... Il vecchio e fedele ammiratore Dante Ferronato. (indicando) Lui, sai!... Lui!... Com’è gentile, vero?!!... E ti presenterò la sua signora anche… tanto simpatica… Farete vita in comune… Tanto che io debbo assentarmi…
BRIGIDA (con dolore) Oh!!
PROFESSORE Eh purtroppo… Un incarico dell’Accademia… a Firenze… Forse dovrò arrivare fino a Napoli… Ma voi non vi annoierete qui… (togliendo il cagnolino a Brigida e mettendolo tra le braccia di Dante) Tenga!... Regga!... (a sé) Ecco il vero equilibrio è così ristabilito!... Ninooo… pardon… se mi azzardo di darti del tu…
S I P A R I O