Il lavoro più bello del mondo

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Il lavoro più bello del mondo di Giuseppina Cattaneo

AUTRICE

GIUSEPPINA CATTANEO

POSIZIONE S.I.A.E. N° 193077

http://copioni.dnsalias.org

TITOLO

IL LAVORO Più BELLO

DEL MONDO

COMMEDIA IN DUE ATTI

Personaggi

Ludovico

Torquato il capostazione

LEONARDO ragazzo del conservatorio (solo suono di tromba)

ancilla passeggera

Ludovica

Vittoria passeggera

ANCILLA PAPILLA passeggera

Bruno passeggero

DOMENICA

MARTEDì sorella di Domenica

RAGAZZO 1 VOCE

RAGAZZO 2 VOCE

RAGAZZO  3 VOCE

VOCE SIGNORA

TRAMA

Sabato, siamo alla stazione. Sempre i soliti passeggeri, sempre gli stessi fatti che si ripetono tutte le settimane e il capostazione Torquato non ne può più. Rimpiange il suo vecchio e routinario lavoro di capotreno. Ma un sabato tutto è cambiato, Torquato ricerca i soliti passeggeri ma non li trova. Ma la vita riserva sempre incredibili sorprese.

ATTO PRIMO

SCENA: Alla stazione di Bergamo. Due panchine al centro. Ludovico, seduto, ha con se un mazzo di fiori appassiti. È vestito in modo antiquato e porta gli occhiali.

I SCENA

Torquato,Ludovico e ragazzi (fuori scena)

TORQUATO. (Entra in scena da destra e saluta Ludovico) Buongiorno.

LUDOVICO. Buongiorno.

TORQUATO. (Camminando esce di scena a sinistra. Si sente solo la voce) ancora qui! ?

VOCE RAGAZZO 1. (fuori scena a sinistra) C'è il capostazione Tasso ragazzi!

VOCE RAGAZZO 2. (fuori scena a sinistra) Prendiamogli il cappello!

VOCE RAGAZZO 3. (fuori scena a sinistra) Passalo! (si sente ridere e urlare) dai passa a me! (Il cappello viene lanciato da sinistra in scena).

VOCE RAGAZZO 1. (fuori scena a sinistra) Ciao Tasso!

TORQUATO. (fuori scena a sinistra) Ve ne volete andare e lasciarmi in pace?! Smettete! Sabato prossimo è meglio che non vi facciate vedere altrimenti vi farò richiamare dal direttore della stazione! (Rientra in scena da sinistra spazientito) ragazzacci! Non li sopporto più (prende il cappello) questa storia va avanti ormai da mesi! E comunque, vi sembro un tasso!? È tutta colpa del mio nome, “Torquato”. Maledetto il giorno che ho chiesto il trasferimento da “conducente di treni” a “capostazione”! Trovavo noioso guidare i treni, i soliti percorsi. E sapete ora come mi sento a fare il capostazione?! Peggio che se guidassi i treni. (Indica a sinistra) Sempre i soliti ragazzacci che giocano a rubarmi il cappello! Sempre le solite persone! (Guarda l'orologio). Fra poco arriverà anche la signora Ancilla che mi saluterà nel suo solito modo.

II SCENA

Torquato, Ancilla e Ludovico

ANCILLA. (Entra da destra) buongiorno signor stazionecapo, signor Torchiato (Esce a sinistra).

TORQUATO. Torquato! Signora Ancilla! Buon giorno anche a lei! (Al pubblico) che vi dicevo! Tutto come sempre! E oggi che è sabato, c'è anche lui (indica Ludovico che è seduto sulla panchina a destra con un mazzo di fiori). Da quando ho iniziato questo nuovo lavoro, cioè da ben due anni, questo giovanotto lo trovo seduto tutti i sabati, nello stesso posto, sempre allo stesso orario e sempre con gli stessi fiori. Poi se ne va solo. Con lui non ho mai avuto il tempo di chiacchierare e scoprire il motivo per cui viene in stazione, ma per voi, vedrò di scoprire qualcosa. (Verso Ludovico) buongiorno!

LUDOVICO. (Spostando i fiori dal viso) dice a me?

TORQUATO. Certo che dico a lei giovanotto. Buongiorno.

LUDOVICO. Buongiorno.

TORQUATO. Io sono il capostazione.

LUDOVICO. Io no.

TORQUATO. (al pubblico) e meno male! Mi presento: mi chiamo Torquato Tasto.

LUDOVICO. Tasto oppure... (viene interrotto)

TORQUATO. Torquato Tasto, non “tasso” (risentito) “tasto” come tastare, toccare. Tasto.

LUDOVICO. Io mi chiamo Ludovico Arrosto.

TORQUATO. (Avvicinandosi di più) come?

LUDOVICO. Ho detto che mi chiamo Ludovico Arrosto.

TORQUATO. Arrosto, oppure... (viene interrotto).

LUDOVICO. Ludovico Arrosto e non Ariosto. Arrosto da mangiare, arrosto di carne, arrosto bruciato. Arrosto!

TORQUATO. Ho capito, ho capito. Arrosto!

LUDOVICO. Lei è il capostazione ha detto?

TORQUATO. Si, esatto. Torquato il capostazione.

LUDOVICO. Torquato, mi potrebbe dire a che ora arriva il treno delle tre del pomeriggio?

TORQUATO. Da Milano?

LUDOVICO. Si, esatto.

TORQUATO. Quello delle tre del pomeriggio, dovrebbe arrivare intorno alle 15.

LUDOVICO. Questi treni sono sempre in ritardo! Sempre!

TORQUATO. A volte può succedere. Sta forse aspettando qualcuno? Le chiedo scusa se mi permetto, ma non ho potuto fare a meno di notare che da parecchio tempo, la vedo sempre qui seduto sulla stessa panchina, allo stesso orario, tenendo in mano sempre dei fiori e… (guardandolo bene) vestito sempre nello stesso modo.

LUDOVICO. Non le sfugge proprio nulla! E va bene, lo confesso, mi trova sempre qui perchè aspetto la mia fidanzata.

TORQUATO. Ah, bene! (Al pubblico) aspetterà pure la sua fidanzata ma io l'ho sempre visto andarsene via da solo. Mah! (a Ludovico) Quanto deve essere innamorato della sua fidanzata! Sempre puntuale, sempre fiori. E questo tutti i sabati da ben due anni.

LUDOVICO. Venti.

TORQUATO. Prego?

LUDOVICO. Vent’anni.

TORQUATO. Ho sentito bene? Lei è da vent'anni che tutti i sabati... (al pubblico) è impossibile!

LUDOVICO. Sì, ha sentito bene. Da vent'anni sto aspettando la mia fidanzata qui in stazione il sabato.

TORQUATO. (Al pubblico) Come è possibile questo!? (Pensando) ho capito! La sua fidanzata per tutta la settimana lavora a Milano e lui l'aspetta qui al suo ritorno. Che gentiluomo deve essere. Da vent'anni sempre qui ad aspettarla. Certo che poteva anche sposarla dopo vent’anni di fidanzamento. Per vent’anni fare la pendolare a Milano… Devo scoprire che lavoro fa la sua fidanzata. Ludovico, di che si occupa la sua fidanzata a Milano?

LUDOVICO. Ora non so che lavoro svolga, non la vedo da vent'anni!

TORQUATO. Come non la vede da vent'anni?! Ma se ha appena detto che l’aspetta da vent’anni! È sicuro che sia la sua fidanzata?

LUDOVICO. Si, è la mia fidanzata. Vent'anni fa le ho chiesto di fidanzarsi con me e lei rispose di sì. Il giorno dopo, un sabato mattina, mi ha detto che doveva andare a far visita ai suoi parenti di Milano e che sarebbe tornata col treno delle tre. La sto ancora aspettando. E per dimostrarle il mio infinito amore mi presento con i fiori.

TORQUATO. (Incredulo) ah! (Al pubblico) ora si che ho capito. E così lei sta aspettando la sua fidanzata da vent’anni.

LUDOVICO. Ludovica, si chiama Ludovica. Proprio come me, quasi. Non è destino questo?!

TORQUATO. (Ironico) Più destino di così! Lei è sicuro che la sua fidanzata Ludovica, possa ancora arrivare? Capisce, dopotutto è trascorso del tempo...

LUDOVICO. Sicurissimo! Se così non fosse, non pensa che mi avrebbe avvisato!? Non l'ha fatto e perciò eccomi… qui ad aspettarla.

TORQUATO. Qui. Da vent'anni?!

LUDOVICO. Sì, proprio così!

TORQUATO. Contento lei. (A destra si sentono delle note musicali e Torquato guarda l'orologio) eccolo… è arrivato. (Al pubblico) è uno studente fuori corso che sta studiando al conservatorio e quando torna a casa, si fa proprio sentire da tutti. (Si sentono delle note musicali per circa qualche secondo. Torquato esce a destra). Leonardo ora basta! (Leonardo smette) quante volte ti ho detto che disturbi la quiete pubblica!? (Torquato rientra) fortunatamente da qui parte solo questo studente! (le note musicali ripartono. Torquato esce ancora a destra. Risentito) allora? (Leonardo smette di nuovo e Torquato rientra in scena) gioventù d'oggi. (Tendendo l'orecchio) se Dio vuole anche per oggi se n'è andato. (mentre si dirige al centro della scena quando, si risentono le note musicali) questo Leonardo mi farà impazzire! (La musica smette. Torquato sta in ascolto per qualche secondo finché le note si allontanano). Finalmente se ne è andato. Non lo sopporto più! (Si ricorda di Ludovico) Ludovico, la saluto, il lavoro mi chiama.

LUDOVICO. Buona giornata (Torquato esce a sinistra).

III SCENA

Ludovico e Ludovica

 

Dopo pochi secondi entra da destra Ludovica che si muove  e si comporta come se avesse con sé un cane, che lei chiama Pallina. Il cane è immaginario. Ludovica è vestita in modo antiquato. Ludovico sposta i fiori e guarda la scena.

LUDOVICA. (Entrando da destra) Pallina vieni. (Ludovica si ferma e guarda dietro sè) Pallina, perché ti sei fermata?! Su vieni! (Pallina, che ovviamente non c'è sembra non muoversi) e così mi stai disubbidendo! (Torna indietro a prenderla) guarda Pallina che non ci si comporta così! (La prende in braccio e la porta con sé sulla panchina) sei sempre la solita furbetta! Ma ora non muoverti di qui! (La accarezza) bella la mia Pallina. Bellissima, non bella.

LUDOVICO. (Guarda il pubblico) Pallina?!

LUDOVICA. Pallina! Dove vai ancora, qui! (Rincorre il cane e poi lo riporta sulla panchina) sei proprio una birbacciona!

LUDOVICO. (Al pubblico) Pallina?! Avete visto una pallina?! Io no! (Verso Ludovico) scusi signora… (viene interrotto).

LUDOVICA. Signorina prego.

LUDOVICO. Le chiedo scusa. Senta signorina… (viene interrotto).

LUDOVICA. Signorina Ludovica prego.

LUDOVICO. Ah, si chiama come me!

LUDOVICA. Anche lei, Ludovica?

LUDOVICO. No. Mi chiamo Ludovico.

LUDOVICA. Allora non si chiama come me! (Al pubblico) ce n’é in giro di gente strana! Pallina ti ho detto di stare ferma!

LUDOVICO. Mi scusi signorina Ludovica, viene qui spesso con la sua "pallina"?!

LUDOVICA. Si, anche se prima mi fermavo nella parte ovest della stazione. E sarà forse per questo che oggi, questa birbantella, non sta ferma. Non conosce la zona.

LUDOVICO. (Al pubblico) una pallina da tennis che conosce o non conosce la zona?! Mi viene il dubbio che sia una pallina da ping pong! (ironico) quel tipo di pallina conoscerebbe di sicuro la “zona”. Ma quale pallina! Mi scusi ancora Ludovica… (viene interrotto).

LUDOVICA. Signorina Ludovica (al pubblico) gente strana e di poca memoria.

LUDOVICO. (Alzando il tono di voce) Signorina Ludovica le stavo dicendo che… (viene di nuovo interrotto).

LUDOVICA. Non sono sorda! Abbassi il tono di voce per favore. (Al pubblico) e gente pure di poche maniere!

LUDOVICO. Come può la sua "pallina" conoscere o non conoscere la zona? È impossibile!

LUDOVICA. Senta Ludovico, la mia Pallina non conosce la zona… perché me l’ha detto lei.

LUDOVICO. (Meravigliato sempre di più) la sua "pallina"... parla?!

LUDOVICA. Parla!? Precisamente non parla, ma si fa capire molto bene. Vero Pallina mia? (Gioca col cane) Pallina birbantella, non mi vorrai mordere vero? Lo so che vuoi solo giocare.

LUDOVICO. Ha una pallina che morde?!

LUDOVICA. Certo! La tengo ben vicina a me perchè sono sicura che sarebbe persino capace di distruggerle i fiori con i suoi dentini.

LUDOVICO. Ci mancherebbe altro! Guardi che io sto aspettando la mia fidanzata e questi fiori sono per lei. La tengo bene stretta la sua "pallina", allora! (Al pubblico) ma che sto dicendo? Qui non c'è nessuna pallina!

LUDOVICA. Ah, sta aspettando la sua fidanzata? Avrei dovuto immaginarlo, i fiori.

LUDOVICO. Infatti, sono per lei.

LUDOVICA. Pallina stai ferma. (Verso Ludovico) è molto che la sta aspettando? Sa i suoi fiori sembrano abbiano bisogno di acqua.

LUDOVICO. Sì, da parecchio tempo, diciamo... da vent'anni.

LUDOVICA. Io invece sto aspettando mia sorella che dovrebbe arrivare con il treno delle (si ferma subito e ricorda ciò che Ludovico le ha appena detto) cosa? Da vent'anni?! Cioè, vuole dire che... che lei è seduto lì da vent'anni!?

LUDOVICO. Io, seduto da vent'anni?! Credo abbia capito male. Sono seduto qui solo da un paio d’ore, come tutti i sabati e allora... (viene interrotto).

LUDOVICA. Ah, volevo ben dire! È questo mio tesoro che mi distrae, vero Pallina? (verso Ludovico) e così sta aspettando la sua fidanzata tutti i sabati. Da dove arriva?

LUDOVICO. Arriva da Milano con il treno delle tre.

LUDOVICA. Mia sorella invece arriva da Brescia col treno delle 16. E adora la mia Pallina. (Verso Pallina) stai ferma!

LUDOVICO. (Al pubblico) come si potrà adorare una pallina, io non capisco.

LUDOVICA. La adora in particolar modo quando la vede saltare.

LUDOVICO. (Al pubblico) effettivamente le palline saltano, ma che facciano impazzire di gioia... Le pazze ora, sono due!

LUDOVICA. (Guarda l'orologio) il treno della sua fidanzata penso sia in ritardo.

LUDOVICO. È sempre in ritardo la mia fidanzata.

LUDOVICA. Non si lamenti per questo, le fidanzate si fanno sempre un po' desiderare.

LUDOVICO. Dice davvero?

LUDOVICA. Certamente! Lo fanno appositamente per far accrescere l'amore.

LUDOVICO. Dice davvero?

LUDOVICA. Certo! E più fanno aspettare e più sono innamorate.

LUDOVICO. Cioè, vuole dire che più tempo la mia fidanzata si fa desiderare, più mi ama?

LUDOVICA. È così che funziona.

LUDOVICO. Allora dopo vent'anni chissà quanto amore avrà per me!

LUDOVICA. Sicuramente Ludovico. Dopo vent'anni… (si ferma perché si rende conto di ciò che le è appena stato detto) vent'anni!? Che vuol dire vent'anni!

LUDOVICO. Ma certo! Io sto aspettando che la mia fidanzata torni da me da vent'anni. E chissà come tornerà innamorata! Come sono felice! Ludovica, non è felice per me? E sa che la mia fidanzata si chiama come lei?

LUDOVICA. (Ironica) eccome se sono felice per lei! (Al pubblico) possibile che nessuno gli abbia ancora detto che quella Ludovica non tornerà più, se non è tornata per vent’anni?

LUDOVICO. Senta Ludovica, il mio vestito è abbastanza bello per questo grande evento?

LUDOVICA. (Lo guarda) sembra benvestito... (viene interrotta).

LUDOVICO. Io non so ancora come ringraziarla. Di speranze io ne ho sempre avute ma ora con la sua conferma la mia gioia è ancora più grande.

LUDOVICA. (Al pubblico), sto parlando ad un pazzo... innamorato. Ludovico si fermi un attimo e mi ascolti attentamente. Io le ho solo detto che spesso le donne si fanno un po' desiderare.

LUDOVICO. Come la mia Ludovica. (viene interrotto).

LUDOVICA. Pallina stai ferma che sto parlando con Ludovico. Lei mi deve aver frainteso. Io non volevo illuderla signor Ludovico, ma deve sapere che le ragazze non si fanno desiderare... vent'anni!

LUDOVICO. Sta forse cercando di dirmi che dovrò aspettare ancora qualche anno? Se così sarà, non importa, aspetterò felicemente.

LUDOVICA. (Spazientita) senta Ludovico, ma non lo ha ancora capito che questa sua Ludovica non tornerà mai più?

LUDOVICO. (Serio) come non tornerà più? Ma se prima ha detto che... (viene interrotto).

LUDOVICA. Le donne si, si fanno aspettare, certo, come le ho detto. Ma non quelle che non si presentano per anni! Ancora di più quelle che non si fanno vedere da vent'anni! Deve farsene una ragione Ludovico.

LUDOVICO. Perché mi sta dicendo tutte queste brutte cose. Perché mi ferisce così? (Dopo una decina di secondi di silenzio. Deciso) la mia Ludovica torna! E io sarò qui ad aspettarla!

LUDOVICA. Sono molto dispiaciuta ma a volte la vita ci riserva delle brutte sorprese. Ma Pallina che cosa hai oggi, stai ferma per un po'! Ti prego, non rotolarti.

LUDOVICO. La mia Ludovica non mi riserverà nessuna, sorpresa arriverà oggi! Ne sono sicuro!

LUDOVICA. Io l'ho solo messa in guardia.

LUDOVICO. Grazie ma non ne avevo bisogno. Lei pensi al suo di problema!

LUDOVICA. Io non ho nessun problema.

LUDOVICO. Ah sì? Eccome se ce là. "Pallina" non sarebbe un problema?

LUDOVICA. Pallina non è mai stata un problema per me. Oggi è solo un po' disobbediente perché è destabilizzata dal cambiamento di posto.

LUDOVICO. Capisco. Questa sua "pallina", è rotonda vero?

LUDOVICA. E si, ultimamente è diventata un po' troppo rotondetta a forza di mangiare dolci.

LUDOVICO. La sua "pallina" mangia?!

LUDOVICA. Ovvio! Lei per vivere non mangia?

LUDOVICO. Io sì (al pubblico) ma voi, avete mai visto una pallina (la mima) mangiare? La sua “pallina" salta vero?

LUDOVICA. Si, a volte salta. Anche se devo dire che ultimamente non lo fa più così volentieri. È diventata un po' pigra. Sarà forse anche per l'età. Dovrò decidermi a portarla dal veterinario.

LUDOVICO. Dal veterinario?

LUDOVICA. (Al pubblico) dopo ciò che gli ho rivelato, è rimasto turbato. Ludovico, dove vuole che porti la mia cagnetta Pallina, se non dal veterinario?

LUDOVICO. Pa... pa... Pallina... è un cane?! Lei, sta parlando di un cane? (Al pubblico) avete sentito, ha un cane!

LUDOVICA. Cagnetta! Guardi Ludovico, guardi com'è bella.

LUDOVICO. Io non vedo assolutamente nulla.

LUDOVICA. Come non vede nulla! Pallina è qui vicino a me e sembra si stia addormentando finalmente.

LUDOVICO. Ludovica, la informo che vicino a lei non c'è proprio nessuno.

LUDOVICA. Si sbaglia, vicino a me c'è sempre la mia Pallina che mi tiene compagnia.

LUDOVICO. Lei vive sola scommetto.

LUDOVICA. Assolutamente no, vivo con la mia Pallina.

LUDOVICO. Ludovica, lei non ha nessun cane. Pallina è una sua invenzione creata solo per tenerle compagnia.

LUDOVICA. Non è assolutamente vero! Pallina come vede è qui con me. Vero Pallina?

LUDOVICO. A volte ci vuole qualcuno che ci faccia vedere la realtà come è. Pallina non esiste, è frutto della sua immaginazione. 

IV SCENA

Ludovico, Ludovica e Torquato

TORQUATO. (Entra da sinistra) buongiorno. (Verso Ludovica) ma lei non è la signora che vedevo nella parte ovest della stazione?

LUDOVICA. (Ignorando Torquato) lei pensi alla sua fidanzata che non tornerà mai più.

LUDOVICO. E lei smetta di dire di avere un cane che non esiste. Inoltre i miei fatti non le devono interessare.

LUDOVICA. Nemmeno i miei affari devono interessare lei. Lei è solo invidioso della mia Pallina perché… lei non ce l'ha!

LUDOVICO. Io invidioso di lei? Non dica stupidaggini.

LUDOVICA. Non rimarrò qui un minuto in più ad ascoltarla. (Si alza e fa per uscire a destra).

LUDOVICO. Si si, vada pure. (Ironico) e si ricordi di portar via la sua Pallina prima che... mi morda.

LUDOVICA. (Mentre esce a destra) e lei aspetti la sua Ludovica fino a… cent'anni!

TORQUATO. (Verso Ludovico) Ludovico come mai avete litigato? E chi è... Pallina?

LUDOVICO. Pallina è la sua cagnolina immaginaria.

TORQUATO. Ah! Avevo pensato che ci fosse qualcosa che non andava. Perché quando la vedevo nella parte ovest della stazione... (viene interrotto).

LUDOVICO. Le chiedo scusa, ma non sono più in vena di chiacchiere oggi. Buona giornata (esce a destra).

TORQUATO. Buona giornata anche a lei Ludovico. (Al pubblico) sono molto dispiaciuto che abbiano litigato, pensavo potessero andare d'accordo. (Si sente il fischio di un treno e immediatamente Torquato guarda l'orologio). Accidenti, che ora si è fatta. Devo allontanarmi da qui immediatamente, non voglio che mi veda lei e ricominci a sommergermi con le sue infinite chiacchiere. È una donna impossibile e ormai sono al limite della sopportazione (Torquato sta uscendo a destra quando Vittoria arriva da sinistra).

V SCENA

Torquato e Vittoria

VITTORIA. Buon giorno Torquato, tutto bene?

TORQUATO. (Infastidito) Eccola. Buongiorno anche a lei Vittoria. (Al pubblico) non le dico altro altrimenti è finita per me. (e fa per andarsene a sinistra).

VITTORIA. Si fermi, si faccia guardare… oggi ha una faccia proprio strana. (guardandolo meglio) mi ricorda qualcuno… lei oggi, sa che ha una somiglianza impressionante con il cameriere del locale "Tutto perfetto"? Lo conosce il locale? È un ristorante di Torino riservato ai vips.

TORQUATO. Ah si? E cosa ci farà mai lei in un ristorante riservato ai vips?

VITTORIA. Torquato, io nel mondo dello spettacolo sono molto conosciuta. E nella serata di domenica, il cameriere a cui lei assomiglia impressionatamene oggi, per un pelo non ha macchiato l'abito di George Glutei.

TORQUATO. Di chi?

VITTORIA. Ma Torquato, in che mondo vive? Non conosce l'attore americano… ma sì, quello che ha una villa sul lago maggiore, George Glutei? (al pubblico) è un capostazione, che si può pretendere!

TORQUATO. Signora Vittoria, è sicura che si chiami Glutei?!

VITTORIA. Lei, ha visto la sua carta d’identità? No! E allora si chiama Glutei.

TORQUATO. (Al pubblico con ironia) sicuramente sarà stata anche invitata nella sua villa.

VITTORIA. Guardi che l'ho sentita. E le rispondo anche subito. No, nella sua villa no.

TORQUATO. (Al pubblico) strano!

VITTORIA. Non sono stata invitata nella villa di George, ma in quella di Marlo Inbranda. Sapesse Torquato che villa gigantesca possiede questo attore. È successo l'anno scorso quando sono stata in vacanza a San Francesco, che si trova nella Santa California, in America. Ha capito vero di chi sto parlando?

TORQUATO. È proprio sicura che si chiami Marlo Inbranda?

VITTORIA. Sicurissima. È l'attore che ha interpretato il film "La madrina".

TORQUATO. (Al pubblico) se almeno ne raccontasse una giusta. Il nome è completamente sbagliato e poi l’attore è morto già da un bel pezzo. Vediamo fino a dove si spinge. E così è stata invitata nella sua villa.

VITTORIA. Certo. È iniziato tutto ad una festa di compleanno di un altro famoso attore di cui ora mi sfugge il nome... (viene interrotta).

TORQUATO. (Al pubblico) ma va là!

VITTORIA. Era invitato anche Marlo e quando lui mi ha visto, non mi ha più staccato gli occhi di dosso e mi ha quasi obbligato a seguirlo.

TORQUATO. (Ironico) non stento a crederle!

VITTORIA. So che in qualche modo mi si può invidiare per questo. Comunque non potevo rifiutare l'invito, sarebbe stato scortese da parte mia.

TORQUATO. Sicuramente!

VITTORIA. Non sa che cos'è successo poi? Mentre stavo prendendo un drink in piscina con Marlo, sa chi è arrivato a fargli visita?

TORQUATO. Un altro attore scommetto?

VITTORIA. Quasi. Un'attrice e per giunta italiana.

TORQUATO. (Sempre ironico) ma tu guarda il caso, proprio una nostra connazionale.

VITTORIA. Una... che ha detto?

TORQUATO. Connazionale. Italiana, come ha detto lei.

VITTORIA. Si si, italiana. E precisamente si trattava della famosa attrice Maria Grazia Cucina.

TORQUATO. (Al pubblico) e voi le credete ancora? Io qui non ci sto un secondo di più. Sono contento per lei Vittoria. Le chiedo scusa, ma il lavoro mi chiama (sta per andarsene quando Vittoria lo ferma).

VITTORIA. Contento? Per così poco? Chissà cosa penserebbe allora, se le raccontassi di quella volta che, sempre per caso, ho incontrato... (viene interrotta).

TORQUATO. Signora Vittoria, come le ho già detto ho fretta, sa, se il mio superiore... mi vede chiacchierare a lungo... potrei essere soggetto a provvedimenti.

VITTORIA. Le rubo ancora solo un minuto. Stavo dicendo che ho incontrato casualmente a teatro l'uomo più bello del mondo.

TORQUATO. (Al pubblico) solo lei avrebbe potuto incontrare l'uomo più bello del mondo! Le chiedo scusa signora Vittoria, io non sono interessato a ciò che lei... (viene interrotto).

VITTORIA. (Guarda l'orologio, frenetica) non mi ero accorta del tempo che passava! Sono molto dispiaciuta di non poterle raccontare il resto... ma devo andare altrimenti perdo il treno che mi riporta a casa.

TORQUATO. (Ironico) non me lo perdonerei mai, se a causa mia perdesse il treno. Vada! (l’accompagna fuori scena a destra).

VITTORIA. (Fuori scena) arrivederci Torquato.

TORQUATO. (Rientrando in scena) arrivederci. (Al pubblico) finalmente se ne è andata. Avete visto quanta gente strana si incontra in questa stazione? E debbo sopportarla tutta io! Ed è sempre così! Io non ce la faccio più.

SIPARIO

ATTO SECONDO

I SCENA

Torquato, voce signora

Scena vuota. Dopo qualche secondo Torquato, entra da destra.

TORQUATO. (Al pubblico). Eccomi di nuovo qui. Oggi è sabato! E io non lo sopporto più! È in questo giorno che girano i personaggi più insopportabili! (Vede la panchina dove il sabato di solito si siede Ludovico. È vuota) Ludovico non è ancora arrivato. Molto strano. Ma si, arriverà. Sono molto pentito di aver lasciato il mio vecchio posto di lavoro. Ora andrò da quella parte e chi incontrerò? I soliti monellacci pieni di scherzi. Che volete che faccia, io devo fare il mio lavoro e non li possono evitare. (Esce a sinistra. Silenzio. Da fuori) dove siete oggi? Vi siete nascosti vero? (Silenzio. Rientra in scena) non ci sono. Si staranno preparando a giocarmi un’altro scherzo. (Esce di nuovo sinistra) allora vi fate vedere o devo venirvi a cercare? (Silenzio. Torquato entra in scena) non c'è nessun ragazzo. (Sembra felice) vuol forse dire che finalmente mi lasceranno in pace? Non ci sarà più nessuno che mi toglierà il cappello e mi chiamerà Tasso!? (Passeggia un po' a destra e un po' sinistra. Poi si sposta tutto a sinistra. Ora sembra preoccupato) ehi ragazzacci, dove siete? Ma non ci siete davvero? (Silenzio. Vede una signora che cammina, sempre fuori scena) scusi signora ha visto dei ragazzi?

VOCE SIGNORA. Sta forse parlando di quei ragazzi villani che prendono in giro tutti e che a lei in modo particolare, le fanno un sacco di scherzi?

TORQUATO. Prendere in giro... un sacco di scherzi... Suvvia, non erano poi così cattivi. Li ha visti?

SIGNORA. No, fortunatamente oggi non li ho visti!

TORQUATO. (Al pubblico) prendermi in giro! Non facevano nulla di male tutto sommato (si volta ancora verso la panchina vuota) Ludovico non si vede ancora (al pubblico) non è che me ne importi se Ludovico arriva o non arriva, naturalmente. (Guarda l'orologio) i ragazzi oggi non sono venuti. Pazienza. Ora è il turno di Ancilla che mi saluterà come fa sempre, in modo strampalato. Del suo saluto, non ne posso proprio più. (Si sposta sulla destra) 5-4-3-2-1 (sempre guardando l'orologio e gesticolando al pubblico come per dire, sta arrivando). Non arriva. Mi sembra strano (Controlla l'orologio) che il mio orologio non funzioni bene? (Esce a destra a controllare se arriva Ancilla. Dopo qualche secondo rientra in scena preoccupato) nessuno! Ancilla non c'è. Come è possibile? Sarebbe la prima volta dopo tanto tempo. Ormai ero abituato al suo insolito saluto: “Buongiorno signor stazionecapo, signor Torchiato”. (Al pubblico) era forse proprio ciò che volevo. Un sabato tranquillo, un sabato rispettoso. (Sicuro) nessuno che ti faccia scherzi (malinconico) nessuno che ti dia importanza (sicuro) nessuno che ti insulti (malinconico) nessuno che ti rivolga attenzione.

II SCENA

Torquato, Ludovico

Ludovico entra da destra, ha lo stesso vestito ma non ha più fiori con sé.

TORQUATO. (Felice nel vederlo. Al pubblico) Ludovico c'è. Come sono felice! (Rendendosi conto di ciò che ha detto) felice, si fa per dire s’intende.

LUDOVICO. Buongiorno Torquato Tasto.

TORQUATO. (Felice) buongiorno a lei Ludovico! (Al pubblico) come mi ha chiamato? Torquato Tasto? E non Tasso? (Sconsolato) ecco, dovevo aspettarmelo, nemmeno lui è il solito, oggi. (Ricordandosi) anche se, in realtà, non è che me ne importi molto. (Lo guarda attentamente) oggi, c'è qualcosa di diverso in lei Ludovico. (Al pubblico) che potrà mai essere?

LUDOVICO. Ha ragione Torquato. Oggi... (viene interrotto).

TORQUATO. Oggi si è cambiato d'abito?

LUDOVICO. No. Non mi sono cambiato d’abito.

TORQUATO. È proprio sicuro di non averlo cambiato?

LUDOVICO. Sicurissimo. L'ho solo lavato.

TORQUATO. Ha visto Ludovico? A me non sfugge nulla. (Lo guarda attentamente di nuovo) eppure c'è ancora qualcosa di diverso in lei rispetto a tutti gli altri sabati.

LUDOVICO. Ha ragione. Infatti, le stavo dicendo che... (viene interrotto).

TORQUATO. Le scarpe? Le scarpe sono diverse.

LUDOVICO. No, signor Torquato, non le ho cambiate.

TORQUATO. Ne è proprio sicuro?

LUDOVICO. Certo, le ho solo lucidate più del solito.

TORQUATO. (Al pubblico) Oggi ho proprio un colpo occhio da far invidia. (Lo guarda ancora) però c'è ancora qualcosa di diverso, in lei, che mi sfugge.

LUDOVICO. Senta Torquato, se non mi interrompesse sempre, forse riuscirei a dirle quello che voglio. Non ho con me i fiori.

TORQUATO. (guarda Ludovico e il pubblico alternato) è vero, è così evidente! Come ho potuto non accorgermene subito! Ludovico, dopo vent'anni che viene in stazione sempre con gli stessi fiori, oggi non ne ha?! Ma come è possibile! (Sconsolato) oggi, tutto è diverso. (Si avvicina a destra) Ancilla, dove sei? (Mentre esce a destra vede Ludovica arrivare). Evviva, lei  c’è. Ragazzi io vi lascio. Mi raccomando, non litigate (al pubblico) non vorrei che accadesse anche questo oggi.

III SCENA

Ludovico e Ludovica

I due sono seduti al solito posto. C'è silenzio. Sfuggono gli sguardi in modo imbarazzato. Ludovica si comporta come se fosse senza Pallina.

LUDOVICO. (Timidamente) buongiorno.

LUDOVICA. (Timidamente) buongiorno. (Ancora imbarazzo e silenzio).

LUDOVICO. (Sempre timidamente) come, come... sta Pallina?

LUDOVICA. (Sempre timidamente) penso... bene.

LUDOVICO. È sempre così... giocherellona?

LUDOVICA. A volte. Oggi non l'ho portata con me.

LUDOVICO. Vuol dire che l'ha lasciata a casa?

LUDOVICA. Più o meno. E... la sua fidanzata?

LUDOVICO. La sto aspettando.

LUDOVICA. Col solito treno?

LUDOVICO. Penso di sì.

LUDOVICA. A proposito di Pallina, io volevo dirle Ludovico che... (viene interrotta dall'entrata di Torquato da destra).

IV SCENA

Ludovico, Ludovica e Torquato

TORQUATO. (Entra di corsa da destra) l'avete sentito?

LUDOVICA. LUDOVICO. (I due si spaventano) sentito cosa?

TORQUATO. Lo studente fuori corso che suona la tromba.

LUDOVICO. Io non ho sentito nulla.

TORQUATO. E lei Ludovica lo ha sentito suonare mentre arrivava?!

LUDOVICA. Mi dispiace Torquato. Mentre venivo qui, non ho sentito nessuna tromba suonare.

TORQUATO. (Preoccupato) Ne è proprio sicura? E lei Ludovico… lei per caso ha sentito… (viene interrotto).

LUDOVICO. Da quando mi ha lasciato, signor Torquato, nessuno ha suonato la tromba qui. Se non mi crede, lo chieda pure al pubblico.

TORQUATO. (Preoccupato) Ma com'è possibile che non sia tornato dal conservatorio.

LUDOVICO. Se non è tornato vuol dire che non è nemmeno partito.

LUDOVICA. E se non è partito...

TORQUATO. Ho capito, ho capito. Se non è partito, vuol dire che si è diplomato e che ora non ha più bisogno di prendere il treno. Anche lui! Non ci voleva!

LUDOVICO. Come non ci voleva? Ma non era lei Torquato che diceva che non lo sopportava più e che disturbava la quiete pubblica?

TORQUATO. Sono cose che si dicono, Ludovico. Lei si rende conto che oggi non ho visto e sentito lo studente con la tromba e non ho incontrato quei ragazzi monellacci che mi ricoprivano di scherzi? Infine non si è fatta vedere nemmeno, la signora Ancilla, lei che storpiava così bene il mio nome. (Fra sé) Ancilla dove sei?

LUDOVICO. Non è forse contento di tutto ciò?!

TORQUATO. Dovrei essere contento, si. Invece mi sto rendendo conto che a ciascuno di loro mi ero affezionato per come erano. Senza dimenticare l'importanza che ognuno di loro mi mostrava. (Al pubblico) purtroppo è così, devo ammetterlo anche con voi caro pubblico. Che volete, dopo tanti anni ci si affeziona alle persone. Ma perché ho deciso di fare il capostazione! Prima guidavo i treni e non soffrivo, e ora...

LUDOVICA. Non faccia così Torquato chissà quante altre belle sorprese le riserverà la vita (entra in scena da destra Bruno).

V SCENA

Torquato, Ludovico, Ludovica e Bruno

TORQUATO. (Vede Bruno, vestito in modo eccentrico e lo segue) mi scusi, lei che arriva dal binario numero 15... (viene interrotto).

BRUNO. Scusi lei, ma chi le dice che io stia arrivando dal binario numero 15?

TORQUATO. Beh, effettivamente nessuno me lo ha detto ma presumo che arrivi dal binario numero 15 perché... (viene interrotto).

BRUNO. Ma perché insiste così ostinatamente? Lei mi ha visto al binario 15 forse?

TORQUATO. No, non l'ho vista ma... (viene interrotto).

BRUNO. E perciò non può affermare che io provenga dal binario numero 15.

TORQUATO. Ha ragione. Le posso chiedere da che binario arriva allora?

BRUNO. Semplice. Dal binario numero 15. Come può un capostazione non sapere che da quella parte c'è l'ultimo binario ed è il numero 15?

TORQUATO. (Al pubblico) ora lo strozzo! Se lei mi avesse lasciato parlare glielo avrei detto io!

BRUNO. (Al pubblico) questi moderni capostazione dovrebbero essere mandati a guidare i treni, così si sveglierebbero un pò.

TORQUATO. Senta... (ininterrotto).

BRUNO. Bruno.

TORQUATO. Prego?

BRUNO. Sono Bruno.

TORQUATO. (Gli guarda i capelli) per modo di dire. E con questo? Anch'io sono bruno ma non lo vado a dire in giro.

BRUNO. Anche lei, Bruno? Piacere.

TORQUATO. Piacere (al pubblico) ma guarda che tipo! Senta Bruno, venendo dal binario numero 15, ha incontrato un ragazzo che suona la tromba?

BRUNO. Mi dispiace Bruno, ma io non ho incontrato nessuno che suonasse la tromba.

TORQUATO. (Sconsolato) ho capito. (Ricordandosi che lo ha chiamato Bruno) Bruno? Ma lei chiama le persone in base al colore dei capelli?

BRUNO. Capelli? Ma non mi ha detto lei che è Bruno?

TORQUATO. Certo, ma bruno di capelli, non di nome! Io mi chiamo Torquato! E così non ha visto e sentito nessuno suonare.

BRUNO. No, mi dispiace.

TORQUATO. Lo sapevo, lo sapevo. Nemmeno lui non tornerà più. Come Ancilla. (Fra sé) Ancilla dove sei? (Triste e sconsolato) lei non suona?

BRUNO. Io? Altro che suonare! Giusto ieri mentre stavo tornando dal supermercato ho visto un uomo che stava scippando una signora anziana. L'ho rincorso e gliene ho suonate, ma quante gliene ho suonate!

TORQUATO. Non intendevo quello per suonare, volevo solo sapere se suonava… uno strumento.

BRUNO. Ah, in quel senso. Allora le confermo che io suono due strumenti. (Mimando) Il primo strumento è il campanello di casa e come lo sono io non lo suona nessuno. Inizio facendo un suono corto, poi uno lungo, poi uno cortissimo, poi uno corto... (viene interrotto).

TORQUATO. Non intendevo quel tipo di suono. Uno strumento musicale. (Al pubblico) ma perché ho scelto di fare il capostazione!

BRUNO. Infatti se lei mi avesse fatto finire di parlare, le avrei detto ciò che ora le dirò.

TORQUATO. Allora mi dica.

BRUNO. Ora le dico ciò che avrei voluto dirle prima che lei mi interrompesse.

TORQUATO. Mi dica.

BRUNO. Che cosa?

TORQUATO. (Spazientito) mi vuol dire quale strumento musicale suona? (al pubblico) ma perché gli ho rivolto questa domanda?!

BRUNO. Ah già, è vero! Come dicevo prima che mi interrompesse, io sto tornando da un paesino in provincia di Brescia dove da una settimana lavoro e sono stato assunto per... (gesticola) suonare le campane della chiesa.

TORQUATO. E secondo lei suonare le campane, sarebbe suonare uno strumento musicale?!

BRUNO. Direi che si tratti di più di uno strumento musicale. Sono quattro campane! Non immagina nemmeno che concerti io tenga ogni mezz'ora.

TORQUATO. Si si, le credo, le credo. (Al pubblico) per la felicità degli abitanti del paese.

BRUNO. Ora la devo salutare Bruno-Torquato, ci vediamo sabato prossimo (esce a sinistra).

TORQUATO. Arrivederci. (Al pubblico) beh, non suonerà uno strumento come intendevo io, ma di sicuro è tutto suonato lui. Ancilla, Ancilla dove sei. (Esce a destra).

VI SCENA

 Ludovico e Ludovica

LUDOVICO. (Silenzio in scena fra i due) e così ha lasciato Pallina a casa.

LUDOVICA. Si infatti. È che... (si accorge che Ludovico non ha con sé i fiori) Ludovico, vedo che non ha fiori con sé.

LUDOVICO. Si infatti. È che... (vorrebbe dire la verità ma non riesce) lei sta aspettando ancora sua sorella?

LUDOVICA. (Timidamente) beh, si. Venire qui in stazione ad aspettare lei mi distoglie dalla mia solitudine. Sa, vivo sola.

LUDOVICO. Sola? Ma non abita con lei anche...

LUDOVICA. Abitava. Pallina non abita più con me.

LUDOVICO. Abitava? Non l’avrà per caso cacciata di casa? Guardi che queste cose non si fanno. E poi, e poi era così carina e giocherellona.

LUDOVICA Ludovico, la prego, non parli così solo per rimediare alla discussione di sabato scorso. Aveva ragione quando diceva che Pallina era una mia invenzione. Lo so che non ho mai avuto un cane vero.

LUDOVICO. Ma non dovrebbe abbattersi per così poco. Sa a quante persone succede? (Timidamente) per esempio... a me succede pressappoco... come a lei.

LUDOVICA. Anche lei ha un cane immaginario? Non mi dica!

LUDOVICO. Non un cane immaginario, ma come lei ben sa sto aspettando la mia fidanzata… da vent'anni.

LUDOVICA. E non deve perdere la speranza, prima o poi arriverà, vedrà. Non si perda d'animo.

LUDOVICO. Non parli così anche lei Ludovica per rimediare alla discussione di sabato scorso. Lei mi ha aperto gli occhi dicendomi che la mia fidanzata non tornerà più.

LUDOVICA. Non è detto! Pensi che ho sentito che un signore per 25 anni ha continuato ad... (viene interrotta).

VII SCENA

Ludovico, Ludovica e Torquato

Torquato entra da destra e si ferma in disparte ad ascoltarli.

LUDOVICO. Grazie Ludovica, grazie. Capisco che sta cercando di aiutarmi, ma lo ha già fatto la settimana scorsa aprendomi gli occhi. Anch'io sono solo come lei e il pensiero di aspettare la mia fidanzata mi aiutava.

LUDOVICA. La capisco molto bene, io con la mia Pallina mi divertivo persino, ma grazie a lei ho capito che quello che stavo facendo mi stava portando nella direzione sbagliata.

TORQUATO. (Al pubblico) ma che sta succedendo! Spero di non perdere anche loro.

LUDOVICO. Ormai mi sento un uomo libero e se permette Ludovica, la vorrei accompagnare dove desidera.

LUDOVICA. Davvero? Lei sarebbe… (viene interrotta).

LUDOVICO. Tu... saresti. Ludovica mi dia del tu la prego.

LUDOVICA. Io le do del tu a patto che anche lei lo faccia con me.

TORQUATO. (Al pubblico) Queste confidenze rovineranno i miei sabati futuri! Se ne vanno, se ne vanno.

LUDOVICO. Certamente Ludovica. Dove vuoi che ti accompagni?

LUDOVICA. Prendiamo un caffè?!

TORQUATO. Ma no, non ci andate. Rimanete qui in stazione.

LUDOVICO. Con vero piacere Ludovica. (Si alzano e prendendosi a braccetto si incamminano verso destra) non mi hai mai detto che colore aveva il pelo Pallina?!

LUDOVICA. È vero. Nemmeno tu mi hai mai detto di che colore erano i capelli della tua fidanzata.

LUDOVICO. È proprio necessario parlare di loro, ora che...

LUDOVICO. LUDOVICA. Non ci sono più?!

LUDOVICO. Posso chiederti dove abiti? (Mentre escono a destra a braccetto).

TORQUATO. (Triste. Al pubblico) Se ne sono andati e qualcosa mi dice che non torneranno più. Maledetto lavoro, maledetto me che mi affeziono sempre. Che tristezza porto con me oggi. (Esce mesto a sinistra. La scena rimane vuota qualche secondo. Torquato rientra di corsa) Vittoria, ho ancora Vittoria dovrebbe essere qui a momenti. (Esce di nuovo a sinistra e poi rientra) non si vede ancora. Vorrei che la mia giornata non si concludesse così (esce ancora a sinistra e poi rientra). Niente, Nemmeno Vittoria verrà più, lo so. Ancilla! Ancilla!

VIII SCENA

Torquato e Ancilla

TORQUATO. (Entra in scena da sinistra una donna che si chiama pure lei Ancilla) buongiorno signora, ha incontrato la signora Vittoria e la signora Ancilla?

ANCILLA. Ho incontrate parecchie signore, ma nessuno di loro aveva il proprio nome stampato in viso.

TORQUATO. (Guardandola) questo vestito… (La guarda ancora) questo vestito... (Al pubblico) Questo vestito… Mi dica, le ha viste?

ANCILLA. Senta, io mi chiamo Ancilla e non conosco nessun’altra Ancilla e nessuna Vittoria.

TORQUATO. Come ha detto che si chiama? Ancilla?! Davvero? (Al pubblico. Felice) Lei si chiama Ancilla. Come l’Ancilla che sto aspettando.

ANCILLA. Per l'esattezza mi chiamo Ancilla Papilla.

TORQUATO. Che bel nome! E che bel vestito! (Al pubblico) si vede che tutte le Ancille vestono allo stesso modo! È la prima volta che la vedo in stazione.

ANCILLA. La prima e non certo l'ultima.

TORQUATO. Bene. E dato che ci vedremo spesso mi presento: sono il capostazione e mi chiamo Torquato Tasto.

ANCILLA. Piacere Torchiato.

TORQUATO. (Felice) come, come mi ha chiamato? (al pubblico) come la mia Ancilla.

ANCILLA. (titubante) ho sbagliato forse?

TORQUATO.  Assolutamente no, mi chiami pure così che va benissimo.

ANCILLA. Va bene signor Torchiato o dovrei chiamarla invece per il suo ruolo, cioè stazione capo. Che dice signor Torchiato?

TORQUATO. Signora Ancilla, come mi fa felice (balla con lei).

ANCILLA. Ma signor Torchiato che sta facendo? (Al pubblico) è pazzo! È felice sentendosi chiamare per nome. Ora mi lasci, devo andare altrimenti mi farà perdere il treno.

TORQUATO. Signora Ancilla, io non permetterò che lei perda alcun treno finché io qui sarò il capostazione.

ANCILLA. Arrivederci signor Torchiato. A presto (Esce a destra).

TORQUATO. (Felice) arrivederci signora Ancilla. Non sarà la stessa Ancilla che aspettavo, ma questa sembra ancora meglio!

IX SCENA

Torquato e Domenica

DOMENICA. (Entrando da sinistra con un paio di sacchetti che appoggerà sulla panchina) buongiorno!

TORQUATO. Buongiorno (al pubblico).

DOMENICA. Lei è il capostazione?

TORQUATO. Precisamente il capostazione Torquato (al pubblico. Speranzoso) la giornata potrebbe finire anche bene. Per servirla signora.

DOMENICA. Signor Torquato, si fidi di me, è meglio non servire mai nessuno. Lo lasci dire a me che ho servito per cinque anni in casa di un trapezista. Si rende conto? Di un trapezista. Dovevo prendere la scala allungabile per spolverare i suoi attrezzi di lavoro. Mi crede vero?

TORQUATO. Certamente che le credo. Signora…

DOMENICA. Mi chiamo Domenica anche se oggi è… sabato (ride).

TORQUATO. Scommetto che si chiama Domenica perché è nata di domenica!

DOMENICA. Assolutamente no. Guai a nascere in domenica. Pensi che il figlio di mio cugino è nato di domenica e gliene sono successe di tutti i colori: dieci incidenti in moto, tredici incidenti in auto e senza parlare di tutte le volte che gli si è rovesciata la barca.

TORQUATO. E tutto ciò perché è nato di domenica?

DOMENICA. Certamente!

TORQUATO. (al pubblico) io sono fortunato allora! Sono nato di giovedì! Non l’ho mai vista qui in stazione o sbaglio?

DOMENICA. È la prima volta infatti, ma la prima di una lunga serie. Deve sapere Torquato che d’ora in avanti mi recherò tutti i sabati a Brescia, con mia sorella, a fare shopping: hanno aperto un enorme centro commerciale là.

TORQUATO. Ha dunque trascorso gran parte di oggi a fare spese a Brescia?

DOMENICA. A fare spese! Ora si dice, fare shopping! Torquato, shopping! Ha capito?

TORQUATO. Si si, ho capito. Sopping.

DOMENICA. Non sopping, ma shopping! Ripeta con me Torquato: shopping.

TORQUATO. Siopping!

DOMENICA. Non così Torquato. Deve piegare bene la lingua. Così (le mostra come) sh…sh..            vede la mia lingua dov’è?

TORQUATO. (si sforza per guardarle la lingua) non la vedo Domenica.

DOMENICA. Si avvicini di più

TORQUATO. (si avvicina e la guarda).

DOMENICA. Vede come si fa?

TORQUATO. (Rendendosi conto solo ora della situazione comica, di distoglie immediatamente) signora Domenica, io qui sono il capostazione! (alzando la voce).

DOMENICA. Ho capito! E non alzi la voce. Non sa che mio zio alzando la voce come ha fatto lei, ha dovuto ricorrere a cure mediche alle corde vocali?

TORQUATO. Tutto ciò solo perché ha alzato il tono di voce?! Ma non mi faccia ridere. E se avesse urlato cosa gli sarebbe successo?!

DOMENICA. Seria) l’ha fatto.

TORQUATO. E allora?

DOMENICA. Da allora non parla più.

TORQUATO. (Tenendo la voce bassa) davvero? Mi dispiace. Mi dispiace davvero tanto.

DOMENICA. Ma lei non dovrebbe dispiacersi! Non sa quanto può essere pericoloso!?

TORQUATO. Pericoloso… dispiacersi?

DOMENICA. Certo! Pensi che il vicino di casa di mia cugina, si dispiaceva sempre per tutto e per tutti quelli che soffrivano ed ora non fa altro che piangere qualsiasi cosa gli si dica.

TORQUATO. Come mi dispiace. (Ricordandosi che non può dispiacersi) come non mi dispiace. Ce n’è di gente strana in giro. (Al pubblico e alzando la voce) specialmente di sabato (indica Domenica).

DOMENICA. Certo che lei col lavora che fa, ha l’occasione di conoscere gente di tutti i tipi (al pubblico) lui può rientrare nella categoria delle persone strane: come si fa a non riuscire a pronunciare la parola shopping!

TORQUATO. Mi scusi se mi permetto…

DOMENICA. Prego, si permetta pure.

TORQUATO. (Sollevato) Se io avessi il sabato libero, lo vorrei trascorrere con la mia famiglia e non a fare sopp…sopp… (cerca di dire shopping ma non vi riesce) spese!

DOMENICA. Se lei avesse una famiglia come la mia farebbe il capostazione di giorno e di notte, sabato e domenica compresi.

TORQUATO.  E chissà quale famiglia potrebbe mai avere?!

DOMENICA. Ora le racconto e poi mi dica lei. Mio marito Sabato, il lunedì va a comprare il quotidiano.

TORQUATO. (Al pubblico) Sabato! E che c'è di strano?!

DOMENICA. Nulla, se non fosse che ne prende altre sei copie perché così dice che è a posto per tutta la settimana. E poi c'è mia figlia. Si è convertita all'associazione "Ragazze in rivolta contro le madri".

TORQUATO. (Al pubblico) con una madre così, ti credo.

DOMENICA. Prego, ha detto qualcosa Torquato?

TORQUATO. Io? Si, stavo appunto dicendo che, non è possibile con una madre così.

DOMENICA. Così... come?!

TORQUATO. Così... normale.

DOMENICA. E le sembra poco al giorno d'oggi?

X SCENA

Torquato, Domenica e Martedì

MARTEDì. (Entrando da sinistra di corsa).

DOMENICA. Finalmente! Martedì, cominciavo a darti per dispersa! E quanto ti ci è voluto a bere un’aranciata?

MARTEDì. (Agitata) Domenica, non sai che mi è successo.

TORQUATO. Come la chiamata, Martedì?

DOMENICA. Si, mia sorella si chiama Martedì? Che c’è di strano?

TORQUATO. (Al pubblico ridendo) E la figlia come si chiamerà? Venerdì o Lunedì?!

MARTEDì. (Agitata) Domenica, è successo che stavo… (viene interrotta).

DOMENICA. Che cosa mai ti sarà successo? Su dimmi. Stai calma!

MARTEDì. Una disgrazia Domenica… ho perso… il tuo… portafoglio.

DOMENICA. (Tranquilla) Il mio portafoglio che ti avevo affidato per andare al bar? Lo hai perso?

TORQUATO. Glielo ha appena detto, ha perso il portafoglio. Punto.

MARTEDì. Sì, ho perso il portafoglio e dentro c'era tutto.

TORQUATO. In che senso tutto?

DOMENICA. Ha detto tutto, vuol dire tutto. Punto.

TORQUATO. Carta d'identità?

MARTEDì. Si.

DOMENICA. E, va beh. Si può rifare quella. Stai tranquilla.

TORQUATO. Patente?

MARTEDì. Anche.

DOMENICA. Anche la patente si può rifare. Non preoccuparti, può succedere a tutti.

TORQUATO. Carte di credito?

MARTEDì. Due per l'esattezza.

DOMENICA. Cosa vuoi che sia Martedì, le blocchiamo subito con una telefonata, non preoccuparti.

MARTEDì. E poi... avevo anche (titubante) avevo anche... la tua tessera già pagata del caffè.

DOMENICA. (Arrabbiatissima) cosa? Hai perso la mia tessera pagata del caffè?! Come hai potuto!

MARTEDì. Ti chiedo scusa Domenica, ma... (viene interrotto).

DOMENICA. Ma... un bel niente Martedì! Ti avevo affidato il mio portafoglio con la massima fiducia e tu… che fai? (arrabbiata s'incammina verso l'uscita a destra).

MARTEDì. Scusami Domenica... (la segue).

DOMENICA. Non ti posso scusare. Perdermi la tessera del caffè!

TORQUATO. (Rimasto solo. Al pubblico) mah! E per fortuna che lei doveva essere quella normale della famiglia. Famiglia... quella per me non era una famiglia. Con i nomi che si ritrovano, tutt'al più si potrebbe chiamare "Settimana". (Guardando l'orologio e sospirando) fra poco il mio turno è finito. Devo ammettere che tutto sommato non mi posso lamentare. Si, ho perso persone a cui mi ero affezionato, però come avete potuto vedere è arrivata gente nuova qui in stazione. Sapete che vi dico: fare il capostazione, è il lavoro più bello del mondo!

SIPARIO