Il libro nero

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INTERLOCtJTORI

IL LIBRO NERO

(Luigi Chiarelli)

PERSONAGGI

ELENA, moglie di Claudio e sorella di Fiorella

FIORELLA, fidanzata di Ettore

ROSALBA, fidanzata di Paride, e So­rella di Livia

LIVIA, moglie di Ottavio

OTTAVIO, fratello di Paride

CLAUDIO, fratello di Paride

PARIDE

ETTORE

L’UOMO NERO

Un ameno giardino tutto fiorito e lindo, fresco, civettuolo. Il sole del mattino, attraversoil fogliame delle graziose piante, di­segna capricciosi giuochi di luce sulla ghiaia bianca e minuta. Nell’aria festosa corrono ingenui zeffiri. Letizia e serenità tengono gli uomini e le cose sotto il loro dolce imperio. Fiorella e Rosalba stanno intrecciando un serto di rose, mentreEttore e Paride esercitano le loro agili membra in eleganti giuochi ginnici. Claudio ed Elena passeggiano  per i viali tenendosi per mano, e ripetendosi giuramenti d’amore. Livia e Ottavio respirano l’inebriante profumo dei fiori, e svagano lo sguardo dietro il volo delle farfalle.

FIORELLA  (canta)

Maggio, bel Maggio, / ognispinaogni raggio / un cor se neva a fedire. / Venite, o belle, a schiera, / e niuna sia severa /a la dolce preghiera / dell’amator nel Maggio.

CLAUDIO Voce d’oro!

OTTAVIO  Voce di sole!

FIORELLA  (canta)

Ben venga Maggio, / di primavera il paggio./ Di rose inghirlandato / Ei van cercando amore, / e va cercando un core / ad ogni nuovo fiore/ che sbocci al sol di Maggio.

ETTORE   Chi ti hadato, Fiorella, questa voce di pura allegrezza?

FIORELLA   Me l’ha data la certezza del tuo amore!

ETTORE    Domani sarai mia sposa, e la tua al­legrezza avrà una voce nuova, e nuoveparole il tuo amore.

FIORELLA Sarò tutta una novità per te, mio dolce sposo.

ETTORE     Ti darò vesti di seta.

FIORELLA  I tuoi amplessi meglio mi vestiranno.

ETTORE      Ti darò monili d’oro.

FIORELLA   I tuoi baci saranno i più preziosi.

ETTORE      E canterai per me.

FIORELLA  Per te io sognerò.

ETTORE      E intesserai per me corone di rose.

FIORELLA  Tutte le sfoglierò, ad una ad una, dinnanzi a te; e per ogni petalo un sospiro d’amore.

ETTORE    Amorosi sospiri delsospiroso amore, quanti ancora ne trarrò avanti che sorga l’alba di domani? Oh tormentosaattesa, dolcissimo tormento.

Si avviano lentamente verso  un boschetto di magnolie.

PARIDE       E tu a che pensi, mia bionda Rosalba?

ROSALBA   Penso che le parole consumano i nostri sentimenti; l’amore di Dio è eterno perché è protetto dal silenzio dei cieli.

PARIDE       Non mi dirai che m’ami?

ROSALBA   I miei occhi te lo dicono con il loro guardarti.

PARIDE       Non mi dirai che sei felice al pen­siero d’esser domani la mia sposa?

ROSALBA   Le mie labbra te lo dicono, ma senza parole.

PARIDE       E non mi fai nessuna promessa?

ROSALBA   Il mio cuore te ne fa una ad ogni attimo, col suo toccheggiante discorso.

PARIDE     Oh, mia soavissima Rosalba, para­diso della mia speranza, quale felicità più grande di questa può attendermi? Ti guardo, e i miei occhi  s’empiono di luce, ti parlo, ed ogni parola mi s’accende come una stella, ti tocco, ecco, tocco le tu e candide mani, esembramidi scoprire in questo punto la squisita sensazione della carezza. La gioia mi sembra poca cosa a coronamento di questo amore, l’infinito mi pare troppo angusto per contenere l’ampiezza della mia passione, l’eternità breve ora per consumare il tenero desio di te, anima mia, mio bene.

ROSALIA   E sono così  piccola!…

PARIDE      E ti dico così male quel ch’io provo!

Si perdono per un vialetto ombroso.

LIVIA   Mia Sorella Rosalba è la più pura fanciulla che io conosca. Niuna gioia più dolce di questa poteva darmi lui sorte: avere per sorella la castità stessa fatta grazia ed amore...

OTTAVIO   E’ tu a sorella, e le tue chiare virtù sono anche le sue.

LIVIA    E tu le vuoi bene - non è vero? - come se fosse una tua sorella.

OTTAVIO   Teneramente.

LIVIA   Sei buono, e sei generoso.

OTTAVIO   Il merito è vostro che mi rendete tale.

LIVIA  E tuo fratello Paride vale te. Sarà per Rosalba uno sposo perfetto. Li hai visti, dianzi, mentre parlavano, quanta gentilezza era in loro?

OTTAVIO   Si amano tanto! E io farò tutto quello che mi sarà possibile perché la loro felicità sia perfetta. Guardali, là giù, che conversano con Fiorella ed Ettore: s’è mai visto nulla di più candido e dipiù aggraziato?

LIVIA   No, certo. E le nozze faranno di loro sposi beati come lo siamo noi, e come lo sono Claudio ed Elena.

ELENA (avvicinandosi con Claudio) Parlavate di noi? 

LIVIA  Parlavamo della felicità di cui siete l’immagine; di cui sono lo specchio quei fidanzati che là giù sospiran l’ora degli sponsali. Al vederli io rivivo le ore di trepido desio che mi turbarono dal momento in cui mi promisi al mio caro Ottavio.

ELENA   Anch’io conobbi tali ore, e non so se le più dolci rn’eran quelle, o queste degli appagati abbandoni.

OTTAVIO   (a Claudio) E tu, mio fedele amico, non esulti nell’udire così toccanti parole?

CLAUDIO   La mia vita, a fianco di Elena, è tutta un esultare, ché da mane a sera e poi ancora fino alla mattina ella mi ripete le espressioni della sua serena passione. Ed io non conosco letizia maggiore di quella che provo nell’ascoltarla.

OTTAVIO   Per l’amicizia che a te mi lega, ringrazio la tua Elena che ti rende felice. E voglio questa gratitudine mostrarle con un bacio.

Labacia castamente sulla fronte.

CLAUDIO.  Né io posso rinunciare alla gioia di ricambiare così amichevole dimostrazione dopo tua moglie.

Bacia Livia in fronte.

LIVIA    Grazie, Claudio. Io amo il mio Ot­tavio, e vedere il mio amore ricono­sciuto è per me il più ambìto premio.

CLAUDIO   Ecco i fidanzati che vengono verso di noi,

FIORELLA   (a Ettore) Questa è la più lunga giornata della mia vita.

PARIDE   (a Rosalba) Da domani i giorni del nostro amore si faranno sempre più rapidi.

In fondo ad un viale ap­pare un uomo vestito di nero. Egli avanza a passi lenti e sicuri, proiettando dietro di sé una grande e mostruosa ombra nera.

ROSALBA   (vedendo quell’uomo, spa­ventata) Chi è?

FIORELLA   (presa ancb’essa da un vago timore) Oh, Dio.

LIVIA           Viene verso di noi?

CLAUDIO   E chi sarà mai?

ETTORE      Cercherà di noi?

PARIDE       Nessuno di noi lo conosce.

ROSALBA   Ho  paura.

CLAUDIO   Paura di che? Non ci siamo qui noi?

ROSALBA   Ho paura lo stesso.

CLAUDIO   Che bimba che sei!...

PARIDE       Tuttavia la sua presenza qui non mi garba.

ETTORE      Ora gli vado incontro, e lo costringo a ritornare sui suoi passi.

FIORELLA   Non voglio: ha l’aria cattiva.

ETTORE       I miei muscoli lo faran subito diventar buono.

FIORELLA   Ti prego. Ettore, di non andare.

PARIDE        E’ mai possibile che un uomo di quella fatta possa intimorirci?

ROSALBA   Può darsi che abbia delle cattive intenzioni.

PARIDE       Tanto peggio per lui, allora.

CLAUDIO  Forse ci inganniamo. Forse èl’uomo più pacifico di questo mondo.Non ve­dete? Cammina tranquillo, e la sua espressione non è punto minacciosa.

ROSALBA   E allora che cosa vorrà qui da noi?

FIORELLA   Non s’è  mai visto un uomo simile.

OTTAVIO    E se gli andassi a domandare chi cerca?

CLAUDIO   Quando sarà giunto qui glielo domanderemo.

FIORELLA  Che cos’ ha sotto il braccio?

OTTAVIO   Un libro.

CLAUDIO   Un libro nero.

FIORELLA  Oh!…

OTTAVIO   Hai anche paura di un libro?

FIORELLA  Tutto di lui mi fa paura.

OTTAVIO   I tuoi timori non hanno senso.

LIVIA          A pensarci, non c’è proprio ragione di preoccuparsi. Tuttavia anch’io sento una certa inquietudine.

ELENA       Anch’io; e non so dire perché.

CLAUDIO  Perché siete delle donnine impres­sionabili. Guardate noi uomini, invece, come siamo calmi.

ELENA       Voi uomini non temete, quando li temete, che i pericoli ben definiti.

CLAUDIO  Gli altri non esistono.

LIVIA          E ai presentimenti non ci credi?

CLAUDIO  I presentimenti? Fantasie.

FIORELLA  Dici così per farci coraggio. Ma anche tu non sei punto assicurato.

CLAUDIO   Che sciocchezze!

OTTAVIO  Tacete. Si avvicina sempre più, e se ci udisse che opinione si farebbe di noi? Potrebbe pensare che siamo dei pusillanimi.

ROSALBA   Quel ch’egli possa pensare non mi interessa.

OTTAVIO   Taci, ti prego.

LIVIA          State in guardia, però, e siate pronti.

PARIDE      Guardatelo; sembra che sorrida.

ROSALBA  Ha un brutto sorriso.

PARIDE      Anche il suo sorriso t’impaura?

FIORELLA  E poi perché è vestito a quel modo?

CLAUDIO   Veste come vuole, o come può.

FIORELLA  Strano modo di vestire: quel lungo soprabito nero, quell’alto cappello nero, e i guanti neri, le scarpe nere; tutto nero. E gli occhi neri, infossati, e il color livido del suo volto e le labbra pallide e sottili, e quel suo cattivo sorriso!

LIVIA   Eccolo!

L’Uomo Nero passa loro accanto, indifferente, e sembra che non li veda, Fa ancora alcuni passi, va a sedersi su una panchina di marmo. Resta un po’ chiuso in sé, con lo sguardo fermo a terra; poscia apre il libro che aveva sotto il braccio, e comincia a leggere. Gli altri lo guardano stupiti. Sull’orizzonte è sorta una nuvola grigia.

FIORELLA  Ed ora che fa? Legge?

LIVIA           Perché è venuto a leggere qui?

CLAUDIO   Che idea!

ELENA        Legge, ma sembra che pensi a tutt’altro.

FIORELLA  Che libro sarà quello ch’e legge?

ROSALBA  Un cattivo libro, certo. Quali possono esse le letture di un uomo come quello?

FIORELLA  Letture che nutrono i suoi neri pensieri.

LIVIA           Chi sarà?... Vorrei saperlo.

OTTAVIO   Alla fine perché non potrei doman­darglielo? Ora vado là: chi sei?

CLAUDIO   E quando ti avrà detto il suo nome, ne saprai forse di più?

OTTAVIO   E che cosa faccia, e perché sia qui, gli domanderò.

CLAUDIO   Iodico che è meglio sorvegliarlo.

ELENA        E non aver a che fare con lui.

FIORELLA  Ecco che si leva.

ROSALBA   Se ne và.

Infatti l’Uomo Nero s’è levato, e si avvia. Passa vicino a gli altri, ma non li guarda, e continua il suo cammino, inoltrandosi per un viale; e va, fino a scomparire. Gli altri lo seguono con lo sguardo. La nuvola grigia è salita nel cielo, e s’è incupita..

FIORELLA   Se n’è andato.

ROSALBA   Che contegno strano!…

LIVIA           Si direbbe che non ci abbia veduti.

ELENA        Sembrava un uomo di un altro mondo.

CLAUDIO   Perché mai sarà venuto qui?

FIORELLA  Oh!…

PARIDE       Che cosa accade?

FIORELLA  Ha dimenticato sulla panchina il suo libro.

OTTAVIO   E’ vero.

ETTORE     E come ha fatto a dimenticarlo?

LIVIA         Mostrava d’averlo così caro.

ELENA       Forse ora tornerà per prenderlo.

FIORELLA   (guardando lontano) Non si vede.

ROSALBA   Sono curiosa di vedere quellibro.

PARIDE       No. Lascia prima che lo guardi io.

LIVIA           E’ giusto. Può darsi che sia un libro che tu non debba vedere.

PARIDE       (leggendo il frontespizio) “I quattro Codici”.

ROSALBA   E che cosa sono i codici?

PARIDE       Non so. Ora guardo di che tratta.

Apre il libro, e comincia a leggere. Ad ogni volger di pagina la sua fronte si fa più buia, i suoi occhi divengon più torbidi. Dov’è la sua franca serenità di poco prima?

ETTORE     Ebbene, è tanto interessante quel li­bro? Lascialo vedere anche a me.

Toglie il libro di mano a Paride, il quale si allontana. Ma anch’egli, dalla lettura, sembra che beva chi sa quale funesto veleno.

CLAUDIO   Anche tu non sai staccarti da quel libro? Di che cosa parleràmai?

Toglie il libro a Ettore, e comincia a leggerlo. Ad uno ad uno tutti scorreranno le pagine di quel libro, e ne saranno profondamente turbati. Non più dolcezza e sorriso, ma sospetto amaro, affanno e tristezza. Ognuno cerca d’esse solo, e di nascondersi agli altri pur quegli altri vigilando. La nuvola è diventata nera, ed ha invaso tutto il cielo.

CLAUDIO   (brusco, ad Elena) Andiamo.

ELENA        (senza grazia) Andar dove?... E perché mi parli con codesto tono?

CLAUDIO  Perché sono tuo marito, ed ho il diritto di comandarti.

ELENA        Comandare? E chi te lo dà questo diritto?

CLAUDIO  La legge.

ELENA      La legge? Hai dunque Voglia di far­mi ridere? La legge ti impone di pro­teggermi e di provvedere ai miei bi­sogni. E invece guarda in che modo mi mandi vestita!…

CLAUDIO  La legge non dice che io mi debba rovinare per te.

ELENA     Rovinare? Che cosa ti sono costata fino ad oggi? Nulla. Ma se pensiche io voglia continuare a questo modo t’inganni. Non sono io che ti rovino. Guarda piuttosto tuo fratello al quale lasci la più ampia libertà di spendere.

CLAUDIO   E’ vero, non ci avevo mai pensato!…(ad Ettore): Ti avverto che intendo procedere alla divisione del nostro patrimonio.

ETTORE     (ostile) E perché?

CLAUDIO   Perchéognuno abbia il suo.

ETTORE     Va bene. Quel che c’è divideremo in due parti, e così sarai soddisfatto…

CLAUDIO  Ah, così la intendi? Ebbene sbagli. Divideremo a metà quello che il nostro patrimonio era in origine, e da quella metà toglieremo quanto ognuno di noi ha speso. Credo che a te resterà ben poco.

ETTORE     Questa è una divisione ingiusta.

CLAUDIO   Ingiusta? Di’ piuttosto che cercavi d’imbrogliarmi, proponendomi di dividere in due parti uguali ciò che resta.

ETTORE     Io non accetto. Ricorrerò ai tribunali perché decidano.

CLAUDIO   Sissignore, ai tribunali. Dovesse du­rare cent’anni, il processo, non mi darò per vinto.

ETTORE      Ed io? Immagini che avrò riguardi per un fratello come te?

CLAUDIO   Oh, lo so, ti conosco oramai; e non ti considero più come un fratello, ma come un nemico.

ETTORE      Come unnemico? E allora prendi questo.

Gli dà un pugno sul viso. Ne nasce un pugilato. Le donne urlano e svengono.

FIORELLA   (ad Ettore) Ah, ingiurie con vie di fatto!…Dagli querela, querela!…

I due rissanti, estenuati, si separano, e si allontanano, lasciandosi ancora qualche occhiata bieca.

ROSALBA   Ecco i fratelli!...(a Paride) Perché non avvengano discussioni in seguito voglio che prima di sposarci si stenda un regolare contratto di nozze.

PARIDE       E a quale scopo?

ROSALBA   Perché i nostri beni siano separati. Ti piacerebbe prenderti la mia dote, e disporne a tuo capriccio!

PARIDE       La tua dote dovrà entrare a far parte del patrimonio familiare.

ROSALBA   T’inganni. E poivoglio anche che tu mi assegni per un contratto un appannaggio annuo.

PARIDE       Mi hai dunque preso per uno scioc­co?… per uno di quei mariti destinati soltanto ad essere sfruttati? Non sarà mai.

ROSALBA  Pensavi dunque di fare un affare sposandomi? E’ alla mia dote che miravi? Ah, che vigliacchi gli uomini. Per fortuna ho aperto gli occhi in tempo. O il contratto come voglio io, o niente matrimonio.

PARIDE       E  allora niente matrimonio.

ROSALBA   Sei un mascalzone.

PARIDE       E tu una pettegola.

LIVIA           (a Paride) E’ questo il modo di parlare a mia sorella?

PARIDE       E’ il più mite che io possa adoperare.

LIVIA        Ah sì? (ad Ottavio)  E tu lasci insultare tua cognata a questo modo? Che uomo sei? Non hai il senso della dignità famigliare?

OTTAVIO   La dignità famigliare? Dovresti tu per prima non offenderla.

LIVIA           Io?

OTTAVIO   Tu, sì. Ed io cieco che non vedevo, non capivo!

LIVIA          Non vedevi, non capivi che cosa?

OTTAVIO   I tuoi sdilinquimenti per Claudio, quel falso amico !...

LIVIA          Spiegati!

OTTAVIO  Ah, mi debbo anche spiegare? Eb­bene, questo si chiama adulterio. Sia mille volte benedetto quel libro che m’ha fatto veder chiaro in questa losca faccenda. Ci separeremo legalmente...

CLAUDIO   E’ di me che parli?

OTTAVIO   Si, di te! Ora ho capito che valore avesse quel bacio in fronte che hai dato a mia moglie!

CLAUDIO   Sei stato tu il primo a baciare in fronte Elena. Credi che l’abbia dimenticato? E se mia moglie è una sciagu­rata, tu sei un traditore.

OTTAVIO   Hai portato il disonore nella mia famiglia.

CLAUDIO   E tu nella mia, v’ hai portato la vergogna!

OTTAVIO   Mi renderai ragione di questo ol­traggio!

CLAUDIO   Subito!

E si scaglia contro Ottavio. Si formano due partiti, e la zuffa diviene generale. Alla fine Ottavio prende una grossa pietra e la scaglia contro Claudio che, colpito al capo, cade morto.

ELENA      (con un grido) Omicidio premeditato!…

LIVIA        No: legittima difesa!...

La zuffa continua. Nel cielo divenuto tutto nero scop­piano tuoni e saette; quindi si scatena un vio­lento uragano che si av­venta sugli uomini e sulle cose, paurosamente.