Il linguaggio della montagna

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Il linguaggio della montagna (Mountain Language) è stata rappre-

Il linguaggio

della montagna

di Harold Pinter

Il linguaggio della montagna (Mountain Language) è stata rappresentata per la prima volta al National Theatre di Londra il 20 ottobre 1988, con la seguente distribuzione:

Donna giovane           Miranda Richardson

DONNA ANZ.          Eileen Atkins

Sergente                     Michael Gambon

Ufficiale                     Julian Wadham

Guardia                      George Harris

Prigioniero                  Tony Haygarth

Uomo incappucciato Alex Hardy

Seconda guardia         Douglas McFerran

Regia di Harold Pinter scene di Michael Taylor


 La più recente rappresentazione è del 2001 al Rovai Court Theatre di Londra, ripresa poi a Lincoln Center Festival di New York, con la seguente distribuzione:

Donna giovane                       Anastasia Hille

DONNA ANZ.                      Gabrielle Hamilton

Sergente                                 Neil Dudgeon

Ufficiale                                 Geoffrey Streatfeild

Guardia                                  Daniel Cerquiera

Prigioniero                              Paul Hilton

Seconda guardia                    Tim Treloar

Regia di Katie Mitchell


PERSONAGGI

Donna giovane

Donna anziana

Sergente

Ufficiale

Guardia

Prigioniero

Uomo incappucciato

Seconda guardia


Il muro di una prigione

Una fila di donne. Una donna anziana che si tiene una mano stretta nell'altra. C'è un cestino ai suoi piedi. Una donna giovane le circonda le spalle con un braccio. Entra un sergente seguito da un ufficiale. Il sergente indica la donna giovane.

SERGENTE               - Nome!

GIOV.DONNA          - Abbiamo già dato i nostri nomi.

SERGENTE               - Nome?

GIOV.DONNA          - Abbiamo già dato i nostri nomi.

SERGENTE               - Nome?

UFFICIALE               - (al sergente) Smettila con questa stronzata. (Alla donna giovane) Qualche lamentela?

GIOV.DONNA          - Lei è stata morsa.

UFFICIALE               - Chi? (Pausa). Chi? Chi è stato morso?

GIOV.DONNA          - Lei. Ha una mano dilaniata. Guardi qui. E’ stata morsa sulla mano. Questo è sangue.

SERGENTE               - (alla giovane donna) II tuo nome?

UFFICIALE               - Chiudi il becco. (Si avvicina alla donna anziana) Cosa ti è successo alla mano? Ti ha morso qualcuno? (La donna solleva la mano lentamente. Lui la scruta) Chi è stato? Chi ti ha morso?

GIOV.DONNA          - Un dobermann.

UFFICIALE               - Quale? (Pausa). Quale? (Pausa). Sergente! Il sergente fa un passo avanti.

SERGENTE               - Signorsì!

UFFICIALE               - Guarda la mano di questa donna. Credo che perderà il pollice. (Alla donna anziana) Chi è stato? (Lei lo fìssa). Chi è stato?

 GIOV.DONNA         - Un cane grosso.

 UFFICIALE              - Come si chiamava? (Pausa). Come si chiamava?  (Pausa). Tutti i cani hanno un nome! Rispondono al loro nome! Quando li chiami con il loro nome, rispondono. Gli viene impartito dai genitori, e quello è il loro nome, quello è il loro nome! Prima di mordere dicono il loro nome. Questa è la procedura regolamentare. Prima dicono il loro nome e poi mordono. Qual’era il suo nome? Se mi dici che uno dei nostri cani ha morso questa donna senza prima dare il nome, dovrò farlo fucilare! (Silenzio). Ora... . attenzione! Silenzio e attenzione! Sergente!

 SERGENTE              - Signorsì!

 UFFICIALE             - Raccogli tutte le lamentele.

 SERGENTE              - Qualche lamentela? Qualcuno ha qualche lamentela da fare?

GIOV.DONNA         - Ci hanno detto di essere qui stamattina, alle nove.

SERGENTE               - Giusto. Giustissimo. Stamattina alle nove. Più che giusto. Qual è la tua lamentela?

GIOV.DONNA          - Eravamo qui alle nove, stamattina. Ora sono le cinque. Siamo in piedi da otto ore. Nella neve. I suoi uomini hanno lasciato liberi i dobermann per spaventarci. Uno ha morso la mano di questa donna.

UFFICIALE              - Come si chiamava il cane? Lei lo guarda.

GIOV.DONNA         - Non conosco il suo nome.

SERGENTE               - Permette, signore?

UFFICIALE              - Prego.

SERGENTE               - Tutti questi vostri mariti, figli, padri, uomini che siete venuti a trovare sono dei pezzi di merda. Sono nemici dello Stato. Dei pezzi di merda. L'ufficiale si avvicina alle donne.

UFFICIALE               - Ora state bene a sentire. Voi siete gente di montagna. Mi sentite? Il vostro linguaggio è morto. È proibito. In questo posto non è permesso parlare il linguaggio della montagna. Non potete parlare il vostro linguaggio con i vostri uomini. Non è permesso. Mi avete capito? Non potete usarlo. È fuorilegge. Potete solo parlare la lingua della capitale. È l’unica lingua permessa qui. Sarete severamente punite se userete il linguaggio della montagna, qui. È un decreto militare. È legge. Il vostro linguaggio è vietato. E’morto. Nessuno ha il permesso di usare il vostro linguaggio. Il vostro linguaggio non esiste più. Nessuna domanda?

GIOV.DONNA         - Non parlo il linguaggio della montagna.

Silenzio. L'ufficiale e il sergente la circondano lentamente. Il sergente le mette una mano sul sedere.

SERGENTE               - Che lingua parli? Che lingua parli con il tuo culo?

UFFICIALE              - Sergente queste donne non hanno ancora commesso nessun crimine. Ricordatelo.

SERGENTE               - Signore! Non vorrà dirmi che sono senza peccato?

UFFICIALE              - Ah, no. No, no, non volevo dire questo.

SERGENTE               - Questa qua mi sembra bella soda. Potrebbe rimbalzare con questo culo.

 UFFICIALE             - Non parla il linguaggio della montagna.

La donna si scosta dalla mano del sergente e si gira per guardare m faccia i due uomini.

GIOV.DONNA          - Mi chiamo Sara Johnson. Sono venuta a trovare mio manto. E’ un mio diritto Dov'è?

UFFICIALE               - Fammi vedere i documenti. (lei gli dà un pezzo di carta. Lui. Lo guarda, si gira verso il sergente). Non viene dalla montagna. È capitata nel gruppo sbagliato.

SERGENTE               - E’ vero. A me sembra un'intellettuale del cazzo.

UFFICIALE              - Hai detto che parla con il culo.

SERGENTE               - I culi delle intellettuali parlano meglio.

Buio


Il parlatorio

Un prigioniero è seduto. La donna anziana è seduta, ha con sé il cestino. Una guardia è in piedi dietro a lei. Il prigioniero e la donna parlano con uno stretto accento dialettale. Silenzio.

DONNA ANZ.          - Ho portato del pane...

La guardia le dà  un colpo col bastone.

GUARDIA                 - Proibito. Linguaggio proibito. (Lei lo guarda. Lui le da un altro colpo).  E’ proibito. (Al prigioniero) Dille di parlare la lingua della capitale.

PRIGIONIERO         - Non la conosce. (Silenzio). Non la conosce.

Silenzio.

 DONNA ANZ.         - Ho portato delle mele.

 GUARDIA                - (la colpisce e urla) Proibito! Proibito, proibito, proibito! Cristo! (Al prigioniero) Non capisce quello che dico?

 PRIGIONIERO        - No.   

 GUARDIA               - Ah no? (Si piega su di lei) Non mi capisci?

Lei alza lo sguardo e lo fissa.

 PRIGIONIERO        - È vecchia. Non capisce.      

GUARDIA                 - E di chi è la colpa? (Ride) Certo non mia. E ti dirò di più. Io ho una moglie e tre figli. E voi siete dei pezzi di merda.

Silenzio.

PRIGIONIERO         - Anch'io ho una moglie e tre figli.

GUARDIA                 - Cos'è che hai? (Silenzio). Cos'è che hai? (Silenzio) Cos’hai detto? Cos’è che hai? (silenzio) Cos’è che hai? (alza il telefono e fa un solo numero) Sergente? Sono nella stanza blu… sì…. Devo fare rapporto, sergente… c’è un buffone qui.

Mezze luci. Gli attori sono immobili. Voci fuori scena.

 VOCE DELLA DONNA ANZ.      - II piccolo ti aspetta.

 VOCE DEL PRIGIONIERO          - La tua mano è stata morsa.

 VOCE DELLA DONNA ANZ.      - Ti stanno aspettando tutti.

 VOCE DEL PRIGIONIERO          - Hanno morso la mano di mia madre.

VOCE DELLA DONNAANZIANA - Quando tornerai a casa ci saranno dei grandi festeggiamenti. Ti stanno aspettando tutti. Tutti ti aspettano. Non vedono l'ora di vederti.

Piena luce. Entra il sergente.

SERGENTE                                      - Qual è il buffone?

Buio


Voci nel buio

VOCE DEL SERGENTE      - Chi è quella donna del cazzo? Cosa ci fa qui quella donna del cazzo? Chi ha fatto entrare quella donna del cazzo da quel cazzo di porta?

VOCE DELLA SECONDA GUARDIA    - E’ sua moglie.

Piena luce Un corridoio. Un uomo incappucciato sostenuto dalla guardia e dal sergente. La donna

giovane li fissa da lontano.

 SERGENTE                          - Cos'è? un ricevimento in onore di madame bla-bla di merda? Dov'è lo champagnino? Chi si è preso il fottuto champagnino di madame bla-bla di merda? (Si avvicina alla giovane donna) Ciao, signorina. Mi scusi. Temo che ci sia stato un piccolo disguido burocratico. Ti hanno fatta passare dalla porta sbagliata, E incredibile. Ma qualcuno la pagherà molto cara. Nel frattempo cosa posso fare per te, Milady, come dicono al cinema?

Mezze luci. Gli attori sono fermi. Voci fuori scena.

VOCE DELL'UOMO            - Ti osservo mentre dormi. Poi apri gli occhi Alzi lo sguardo, mi vedi sopra di te e sorridi.

VOCE DELLA GIOV.DONNA      - Tu sorridi. Quando apro gli occhi, ti vedo sopra di me e sorrido.

VOCE DELL'UOMO                                   - Siamo fuori, vicino a un lago.

VOCE DELLA GIOV.DONNA      - E’ primavera.

VOCE DELL'UOMO                                   - Ti stringo. Ti scaldo.                       

VOCE DELLA GIOV.DONNA      - Quando apro gli occhi, ti vedo sopra di me e sorrido.

 

Luci. L’uomo incappucciato sviene. La giovane donna urla.

 GIOV.DONNA                               - Charley !

Il sergente schiocca le dita. La guardia trascina fuori l'uomo.

SERGENTE                           - Si, sei proprio passata dalla porta sbagliata. Deve essere stato il computer. Gli sarà venuta una doppia ernia. Sai che ti dico... se vuoi informazioni sulle condizioni di vita qui, c'è un tale che viene in ufficio ogni martedì, se non piove. E’ un grande esperto in materia. Chiamalo al telefono uno di questi giorni e vedrai che ci penserà lui a tè. Si chiama Dokes. Joseph Dokes.

GIOV.DONNA                     - Posso scoparmelo? Se me lo scopo, andrà tutto bene?

SERGENTE                          - Certo. Non c'è problema.

GIOV.DONNA                     - Grazie.

Buio


Il parlatorio

La guardia. La donna anziana. Il prigioniero. Silenzio. Il prigioniero ha del sangue in faccia. E’ seduto e trema. La donna è immobile. La guardia guarda fuori dalla finestra. Si gira e guarda tutti e due.

GUARDIA                 - Ah, ho dimenticato di dirvi. Hanno cambiato le regole. Ora lei può parlare. Può parlare nel suo linguaggio. Fino a nuovo ordine.

PRIGIONIERO         - Può parlare?

GUARDIA                - Si. Fino a nuovo ordine. A nuove regole.

Pausa.

PRIGIONIERO         - Mamma, puoi parlare. (Pausa). Mamma, ti sto parlando. Mi senti? Possiamo parlare. Puoi parlarmi nel tuo linguaggio. (Lei rimane immobile). Puoi parlare. (Pausa). Mamma. Mi senti? Ti sto parlando nel nostro linguaggio. (Pausa). Mi senti? (Pausa). E’ il nostro linguaggio. (Pausa). Riesci a sentirmi? Mi senti? (Lei non risponde). Mamma?

GUARDIA                 - Dille che può parlare nel suo linguaggio. Nuove regole. Fino a nuovo ordine.

PRIGIONIERO         - Mamma?

Lei non risponde. Rimane immobile. Il tremore del prigioniero aumenta. Dalla sedia cade in ginocchio, comincia ad ansimare e a tremare convulsamente. Il sergente entra nella stanza e osserva il prigioniero in terra con le convulsioni.

SERGENTE               - (alla guardia) Guarda qui. Fai di tutto per dargli una mano e loro mandano tutto affanculo.

Buio