Il locandiere

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“IL LOCANDIERE”

di Giorgio Amodeo

         tratto da “LA LOCANDIERA” di Carlo Goldoni                  

 PRIMO ATTO

(LA SCENA RAPPRESENTA LA LOCANDA DI MAURIZIO AI GIORNI NOSTRI)              

DORINA – Quanto pesa questa valigia, porcaccia la miseria !

PELAGATTI  – Sono tutti gli attrezzi del mestiere, Dorina: forbici, pinze, seghetto, bisturi. Quando ti chiamano per fare un’autopsia è meglio portarsi tutto da casa, perché negli obitori che non conosci… non sai mai cosa possono farti trovare.  E oggi hanno chiamato qui d’urgenza me, la dottoressa Pelagatti, Anatomo Patologa di fama internazionale.

DORINA – Perché stanotte è morto niente popò di meno che il signor Questore, che per di più era impegnato in una indagine molto delicata, su un caso criminale poco chiaro.

PELAGATTI  – E’ vero che è morto nel letto di casa sua, accanto alla moglie, durante il sonno, senza nemmeno accorgersene, devo proprio dire una bella morte, ma certo la cosa fa insospettire vista l’indagine di cui si stava occupando. E così il giudice istruttore mi ha chiamato d’urgenza per controllare le cause del decesso.

DORINA – E così a me tocca trascinarmi dietro tutta questa valigia piena di ordegni !

PELAGATTI – Speriamo di non esserci dimenticate nulla! Beh, adesso non ci resta che andare alla locanda che abbiamo prenotato ad aspettare la telefonata del giudice per fare questa benedetta autopsia. Avanti Dorina, andiamo.

DORINA – Porca la miseriaccia, quanto pesa questa valigia ! (ESCONO)

CONTESSA – E’ assolutamente inutile discutere:  tra noi due c’è una bella differenza !

MERI – Sentimi bene carina: in questa locanda il tuo denaro vale quanto il mio !

CONTESSA -Ma se il signor padrone mi fa delle gentilezze, mi si convengono più che a te!

Perché io per tua norma e regola, sono la Contessa Colonna della Loggia !

MERI - E io sono Meri Condotti, industriale, titolare della azienda omonima di piastrelle e sanitari.

CONTESSA - Sì, una furbetta arricchita vendendo cessi !

MERI - Che cessi ? Che cessi ?La mia azienda è leader nella produzione di rubinetterie e ceramiche artistiche per bagno ! E se proprio vogliamo dirla tutta, ti dirò che io mi sono fatta i soldi quando tu, cara mia, hai perso la casa e tutto !

CONTESSA - Ma cosa c’entra la casa! E’ la casata che conta. Io ho l’onore di avere delle origini nobili, una cultura classica, dei modi gentili e un fisico invidiabile che tu con tutti i tuoi soldi non potrai mai avere!

MERI – Ma che fisico invidiabile, stai zitta, che hai le tette rifatte !

CONTESSA – Non ti permettere sai, è tutta roba mia, naturale, te lo posso garantire !

MERI – Sì, con la garanzia del chirurgoplastico. Per forza che sei in forma, tu non ti svegli come me ogni giorno alle sei di mattina per andare in giro a lavorare: tu te ne stai tutto il santo giorno qua spaparanzata in questa locanda a grattarti… e non dico dove!

CONTESSA – Impertinente, io sono scesa in questa locanda per il grande affetto che provo per il suo gentile padrone, il signor Maurizio.

MERI – E io invece sono qua per piazzare delle ordinazioni consistenti in città e aumentare il mio conto in banca. Avrei potuto andare tranquillamente al Grand Hotel, io che i soldi li ho, ma ho preferito questa locanda perché ha il merito di avere un così splendido proprietario.

CONTESSA – Sì, ma tu, con tutti i tuoi splendori, non combinerai un bel niente !

MERI – E tu resterai a bocca asciutta! Io per tua norma e regola, spendo cifre che tu non ti puoi permettere neanche di immaginare. Senza dire che a Maurizio, che con me è sempre premuroso, gli faccio un regalo al giorno.

CONTESSA – Senza dire, senza dire. Io quel che faccio non lo dico !

MERI – E quello che non fai lo sanno tutti! Anche il cuoco e le serve !

CONTESSA – A proposito di servitù, c’è quella giovane cameriera, non mi ricordo il nome.

MERI – Chi ? Ah, la ragazza,  Stefania !

CONTESSA – Lei. Mi pare che il padrone tratti quella cameriera un po’ troppo familiarmente.

MERI – Familiarmente? Per forza, e lei che fa tutti i lavori di maggior responsabilità qua dentro.

CONTESSA – Ah! (CHIAMA) Cameriera ! Stefania !

MERI – Cosa volete da lei ?

CONTESSA – Con tutte queste chiacchiere mi si è asciugata la gola, berrei volentieri qualcosina.

Ah, ecco: una spremuta d’agrumi, fa bene alla salute .

MERI – Sì, una spremuta! Buona idea! La berrò volentieri anch’io. Stefania !

STEFANIA – (ENTRANDO) Le signore desiderano ?

MERI – Spremuta d’arancia.

CONTESSA – Per me di limone.

MERI – Limone ? Non ti pare di essere già così abbastanza acida ?

MAURIZIO - (DA FUORI SCENA) Stefania, Stefania !

STEFANIA – Mi chiama il padrone, scusate un momento. (ESCE)

CONTESSA – Andate andate, se chiama il padrone: ubi major minor cessat !

MERI – (A PARTE) Ma quando la finirà di sparlare dei miei cessi !.

CONTESSA–Per nulla al mondo vorrei far aspettare colui che mi dimostra sempre tanto affetto.

MERI – Se è per quello, credo che il signor Maurizio sia più affezionato ai miei regali costosi che alle tue tette rifatte!

CONTESSA – Cosa dici ? Io son chi sono e mi si deve portar rispetto! Se la metti così, tienti pure la tua spremuta ! Io non la berrò !

MERI – Ma chi ti ha mai offerto niente !

PELAGATTI – (ENTRA) Signore, signore, ma cos’è mai questo chiasso ? Per cosa vi agitate tanto?

MERI – Oh, buongiorno, dottoressa Pelagatti. Per farvela corta, si stava discutendo di questo: la signora Contessa ama, desidera, si tormenta per il signor Maurizio, il nostro padrone.

CONTESSA – Padrone e signore del mio corpo, dei miei sentimenti e… del mio cuore.

MERI – Oh, per quello nemmeno io sono insensibile. Solo che io ho il buon gusto di aspettare, lei ha la pretesa de pretendere. Non vi sembra una cosa ridicola ?

PELAGATTI – Altro che ridicola ! Ve la prendete fra di voi per un uomo ! Cosa mi tocca sentire ! Per un uomo ! Io per un uomo no ho mai fatto baruffa con nessuna. Sapete come si dice: “L’ uomo è come l’autobus, inutile correre dietro a uno, tanto dopo un minuto ne arriva un altro!”

CONTESSA E MERI – Ah !

PELAGATTI – “L’uomo ha due organi, ma non abbastanza sangue per farli funzionare contemporaneamente: se gli funziona il pisello non gli funziona il cervello !”

CONTESSA E MERI – Eh !

PELAGATTI – “Nell’intimo di ogni uomo si nasconde l’animo di un porco e di un mascalzone!”

CONTESSA E MERI – Oh !

PELAGATTI – “Sono uomini da niente, perché ognuno è un deficiente !”

CONTESSA E MERI – Uh !

CONTESSA – Ma il nostro padrone Maurizio, ha dei modi raffinati, ha un “savoir faire”.

MERI – Giusto, giusto. La Contessa dice bene: Maurizio ha un “fuà grà” che incanta.

PELAGATTI – Ma, per favore, non fatemi ridere ! Cosa potrà avere mai di differente da tutti gli altri uomini ? Gli uomini qua dentro (INDICA LA TESTA) e là sotto (INDICA L’INGUINE) sono tutti uguali. E a me questo padrone che voi tanto mi decantate mi lascia del tutto indifferente.

CONTESSA E MERI –  (IRONICI) Ih !

CONTESSA – Ma dottoressa Pelagatti, permettete, consentitemi. Maurizio non è un “padrone” qualunque. E’ un vero signore. Questa locanda è sua.

MERI – E poi è un uomo istruito, cortese, galante ! Basti dire che io, con tutta la corte, con

tutte le attenzioni che ho avuto…

CONTESSA - …con tutto ciò sei rimasta a bocca asciutta !

PELAGATTI – Con tutto ciò, con tutto ciò. Io ci tengo a dirvi che con me gli uomini non si sono mai permessi di prendersi troppa confidenza.

CONTESSA–Ma scusatemi, così visto che siamo tra donne, voi, non siete mai stata innamorata?

PELAGATTI – Mai ! E mai mi innamorerò ! Uh, le mie amiche le hanno tentate tutte per trovarmi un fidanzato. Ma io, uomini, mai ! Io non potrei vivere con un uomo accanto, che per di più di notte ti russa nel letto. Per esempio, avete visto cosa è successo alla povera moglie del Questore ?

 

MERI – Eh, sì, povera. Stanotte è rimasta vedova !

CONTESSA – Il marito è morto e la ha lasciata sola !

PELAGATTI – Sì! Nel mezzo della notte e senza nemmeno avvisarla ! Comportamento tipicamente maschile!  E adesso mi tocca star qua in attesa che squilli il telefono! Ah, meglio non sposarsi !

CONTESSA – Ma, dottoressa, e la successione ?

PELAGATTI – Eh, adesso bisognerà trovare anche un nuovo questore, la vedova invece non credo si risposerà, si è già scottata una volta !

CONTESSA – Non mi avete capito, intendevo, la vostra successione, visto che non volete uomini!

PELAGATTI – Ah, quando penso che per avere dei figli bisogna avere a che fare con un uomo, mi passa subito la voglia. E i soldi piuttosto me li spendo fin che sono viva, perché sapete cosa  dice la  gente davanti a un cadavere ?

CONTESSA – Requiescat in pacem.

PELAGATTI – Anche, ma pure “Ne aveva tanti di soldi , ma no te li puoi mica portare appresso”.

E io modestamente sono una professionista che gode di congrui compensi per la sua attività !

MERI – Taglio e cucito  ?

PELAGATTI – In un certo senso, perché no ? E siccome fortunatamente soldi non mi mancano,

li voglio spendere come mi piace. Col vostro permesso. (ARRIVA MAURIZIO)

MAURIZIO – Buongiorno mie care signore, avete visto che bella giornata ? E visto che adesso è quasi ora di pranzo, forse le signore gradirebbero un aperitivo che ho appena preparato per voi.

CONTESSA – Dalle tue mani tutto, Maurizio.

MERI – Per te anche di notte. (PASSAGGIO DI STEFANIA)

MAURIZIO – Sempre a vostra disposizione, vi servirà di là Stefania !

CONTESSA – Avete visto che tratto, che “savoir faire” ?

PELAGATTI – Macché “savoir faire”, macché “patè de fuà grà”, a me non mi incanta. Uomini! Uomini, non occorre dire altro.

MERI – Un momento, mio gentile padroncino, in contraccambio di tanta grazia, non gradiresti anche tu un regalino, anzi due. Sono due gemelli ! Ti piacciono ? Sono di oro, sai !

MAURIZIO – Me ne intendo di gemelli e questi sono davvero stupendi ! Vengono direttamente dall’oreficeria !

MERI – E adesso i gemelli sono arrivati qui, tutti per te.

MAURIZIO – Mi mettete in imbarazzo signora, perché volete farmi questo regalo ?

MERI – Perché sono due gemelli di classe, guarda che se non li prendi mi offendo.

MAURIZIO – Non so proprio cosa dire. Ma siccome ci tengo a mantenere buoni rapporti con le clienti della mia locanda, per non fare uno sgarbo alla signora… li prenderò.

PELAGATTI – (A PARTE) Che mascalzone !

CONTESSA – (A PARTE) Che cafona, far regali a un uomo !

MERI – Avete visto che prontezza di spirito ?

PELAGATTI – Altro che prontezza ! Si è preso i gemelli e non vi ha neanche ringraziato.

MAURIZIO – Bene, se le signore non comandano altro, chiedo scusa, ma dovrei andare !

PELAGATTI – Ehi, padrone ! Le lenzuola che mi avete messo in camera sembrano carta vetrata,  avete qualcosa di meglio oppure stanotte a letto dovrò smerigliarmi il sedere ?

MAURIZIO – Mi scusi, ci penserò immediatamente, dottoressa Pelagatti, ad ogni modo mi sembra che potevate anche dirmelo in privato o in una maniera un po’ più cortese.

PELAGATTI – Sapete cosa vi dico, caro il mio bel padroncino, che io, dove pago, non ho bisogno di fare cerimonie !

CONTESSA – Abbi pazienza Maurizio. Devi sapere che la nostra dottoressa Pelagatti è nemica giurata degli uomini !

MAURIZIO – Oh, poveri uomini! Cosa vi hanno mai fatto di male che ce l’avete tanto con loro ?

           

PELAGATTI – Questo non vi riguarda affatto. Basta ! Fatemi cambiare la biancheria e finiamola ! Arrivederci ! (ESCE)

MAURIZIO – Che donna scorbutica ! Non ne ho mai conosciute di così antipatiche, mi viene quasi voglia di dirle che prenda la porta  e che se ne vada.

CONTESSA – Nel caso siamo qua noi per sostenere le tue ragioni !

MERI – E anche a farti recuperare il mancato guadagno.

MAURIZIO – Grazie, mie care signore, grazie. Sono a disposizione dei clienti è vero, ma so comportarmi in modo da non farmi mettere i piedi in testa. Quanto all’utile poi, in questa locanda le camere non sono mai restate vuote. Grazie comunque per la vostra comprensione.

MERI – Tornerò a trovarti, tesoro !

CONTESSA – A più tardi, mio caro, bacio bacio! (ESCONO)

MAURIZIO – Che assatanate, se avessi dovuto cedere a tutte quelle che mi volevano, avrei un’amante per camera. Sarà che oggigiorno sono emancipate, sarà che sono lontane da casa, ma tutte le donne sole di una certa età pensano che compreso nel prezzo della locanda ci sia pure il locandiere. E cosa non sono disposte a fare per ottenere quello che vogliono!

E invece questa dottoressa  Pelagatti, chissà perché, mi ha trattato così sgarbatamente. 

Nemica degli uomini ! Che non li può soffrire ! Deve essere proprio impazzita !

O più probabilmente non ha ancora trovato uno che ci sappia fare. Ma lo troverà, lo troverà.

Chissà che non lo abbia già trovato !

STEFANIA – (ENTRANDO) Maurizio, una parola.

MAURIZIO – Dimmi, cosa c’è Stefania ?

STEFANIA – Quella dottoressa di là, fa un baccano tremendo per la biancheria, dice che è carta vetrata, che non la vuole !

MAURIZIO – Va bene, vai pure, ci penserò io, gliela porterò io !

STEFANIA – Tu gliela vuoi portare ? E’ così importante questa dottoressa ?

MAURIZIO – Tutte sono importanti. E tu, per favore, pensa ai fatti tuoi.

STEFANIA – Fatti miei, fatti suoi. Qua non si sa mai come comportarsi. Un giorno mi coccola e uno mi tratta male. Forse il male è avergli fatto il prestito per la locanda alla morte di sua madre.

A prestare i soldi agli amici si perdono i soldi e l’amicizia!

MAURIZIO – Ma, Stefania cosa ti lamenti, da sola in un angolo ?

STEFANIA – Mi lamento del fatto che, con le signore, il servizio in camera ero io a svolgerlo !

MAURIZIO –Sì, è vero, ma mi sono accorto ultimamente che “certe signore” preferiscono che a servirle in camera venga… un uomo. Un maschio. Non so se ci siamo capiti ?

STEFAN–Oh sì, ci siamo capiti fin troppo bene! Cos’è ti sei messo a fare lo gigolò per arrotondare?

MAURIZIO – Io, uno gigolò ? Io so quello che faccio e non ho bisogno di prediche !

STEFANIA – Va bene, va bene ! Se la metti su questo piano, cercati pure un’altra dipendente al mio posto. Io non faccio prediche. Mi dispiace solo per un motivo.

MAURIZIO – Stefania, pensi ancora al prestito che mi hai fatto? Mi sono impegnato a onorarlo! Cosa credi che me ne sia dimenticato ?

STEFANIA – Ma cosa vuoi che mi interessi del prestito ! Chi nemmeno ci pensa. No, quello che mi dispiace è che ti sei dimenticato quello che ti ha detto tua madre in punto di morte !

MAURIZIO – Di quello che mi ha detto mia madre mi ricorderò quando sarà il momento, quando riterrò utile prendere un impegno definitivo.

STEFANIA – Sì, figuriamoci se tu prendi un impegno con una donna, sei così felice che ti ronzino tutte attorno! Ma sappi, Maurizio, che io provo dei sentimenti e che tu non puoi trattarmi come una pezza da piedi e nel frattempo fare l’imbecille con le clienti in menopausa!

MAURIZIO – Ma Stefania, chi credi che io sia ? Un farfallone ? Uno che corteggia le donne mature per denaro? Sai quanto me ne importa delle signore che vanno e vengono! Se le tratto bene è per far tornare i conti della nostra locanda. Di regali non ne ho bisogno, ma se proprio vogliono farmeli, devo pur accettarli. Se poi un giorno deciderò di sistemarmi saprò quello che devo fare. Mi pare di aver detto anche troppo. Cerca di capirmi.(ESCE)

STEFANIA – Cerca di capirmi ! Qua chi lo capisce è bravo. Qua è sempre un tira e molla, mai niente di sicuro. Quello che conta comunque è che le clienti vanno e vengono mentre io resto sempre nella locanda, come un pezzo d’arredamento.(ESCE)

PELAGATTI – Maledizione, qui il tempo passa e la telefonata del giudice non arriva. Sono già da due giorni che aspetto in questa locanda e l’unica cosa che sono riuscita a fare è baruffa col locandiere. Per forza è un uomo ! (POI AL PUBBLICO)

Però non è che a me gli uomini, in fondo, non piacciano. E’ che è sempre la solita storia: all’inizio tutto bene, grandi corteggiamenti, perché modestamente io sono una signora di classe. Ma poi, appena vengono a sapere che di mestiere seziono cadaveri, tanti saluti e chi si è visto si è visto.

Io mi domando: cosa c’è di male ad essere anatomo patologa ? Le persone muoiono talvolta in circostanze poco chiare ? C’è bisogno di qualcuno che faccia l’autopsia e controlli le cause del decesso ! Se non ci fossimo noi anatomo patologi tanti casi giudiziari sarebbero rimasti irrisolti e sparirebbero dai palinsesti un gran numero di programmi televisivi. Perché allora gli uomini appena sanno il mio mestiere scappano ? Perché non si rendono conto che io ho ottime retribuzioni e una posizione onorata? Ma sapete a quanta gente si fa l’autopsia ogni giorno?

DORINA – Eh, tanta, tanta ! Tanti giorni non si trova neanche posto nei frigoriferi dell’obitorio.

PELAGATTI – E con questi benedetti uomini all’inizio tutto bene,  Signora Pelagatti di qua, Signora Pelagatti di là e poi, appena scoprono che di mestiere taglio i morti, spariscono.

E ne ho visto più di uno, anzi, che mi faceva le corna dietro alla schiena. (ESEGUE)

DORINA – Eh ma, dottoressa, le corna è meglio che gli uomini ve li facciano prima che dopo!

PELAGATTI – Beh, in effetti. E tu Dorina, com’è che hai finito per sposarti ?

DORINA – Cosa volete, a forza di andare su e giù per l’obitorio… ho incontrato un vedovo!

PELAGATTI – Bene, Dorina, per l’autopsia abbiamo tutto ? Eh, sì, perché il giudice può chiamarmi da un momento all’altro.

DORINA – Come no, è tutto nell’apposita valigia, che di sicuro avremo portato per niente, perché come volete che in obitorio non ci sia l’attrezzatura necessaria !

PELAGATTI – Non si può mai dire, meglio essere pronti ad ogni circostanza. Melius est abundare quam deficere.

DORINA – Amen. (ESCE ED ENTRA MAURIZIO)

MAURIZIO – Con permesso, dottoressa ? Ho portato della biancheria più fina, lenzuola e asciugamani come desideravate.

PELAGATTI – Va bene, va bene, mettete tutto là dentro in camera.

MAURIZIO – Ma degnatevi almeno di vedere se vi piace: le lenzuola sono di satin nero, una parure esclusiva, sentite che morbidezza.

PELAGATTI – Ma non pretendevo tanto, mi bastava qualcosa di meglio di quello che c’era prima.

MAURIZIO – Questa biancheria la tengo solo per le clienti di riguardo, per delle serate speciali, da trascorrere in intimità, non so se avete capito: l’ho fatto solo per voi !

PELAGATTI – (A PARTE) “Solo per voi”: la solita commedia.

MAURIZIO – (A PARTE) Che crosta dura!           (A PELAGATTI)  E per pranzo, cosa comandate ?

PELAGATTI – A me va bene tutto, mangerò quello che ci sarà.

MAURIZIO – Ma se ci fosse qualcosa che vi piace, che vi stuzzica, ditemelo pure liberamente.

PELAGATTI – Sinceramente vi dirò che a me va bene tutto. Vedete io non sono né contessa né industriale, sono una donna semplice e sincera !

MAURIZIO – La sincerità ! Ecco, questo è il bello in una persona: la sincerità:  e anch’io sapete sono una persona sincera.

PELAGATTI – Ma mi sembra che sapete prendere bene in giro le signore che vi frequentano !

MAURIZIO – Io, prenderle in giro ? Non le strapazzo solo perché non è nel mio interesse, col mestiere che faccio.

PELAGATTI – Oh, per quello anche io… col mestiere che faccio !

MAURIZIO – Queste donne che non accettano il passare degli anni e si comportano ancora come delle ragazzine io non le posso davvero soffrire. Come del resto non posso sopportare nemmeno i vecchi che corrono ancora dietro alle ragazze. Il tempo passa per tutti e anch’io ho avuto le mie occasioni eppure ho sempre preferito restare solo e sapete perché ? Perché per me la libertà è tutto !

PELAGATTI – Ah, la libertà ! La libertà è la libertà !

MAURIZIO – E dire che tanti la buttano via così stupidamente !

PELAGATTI – Io no di sicuro, alla larga !

MAURIZIO – E, scusate se mi permetto, voi, dottoressa Pelagatti, siete sposata ?

PELAGATTI – Dio me ne guardi e liberi. Sono signorina. Non voglio uomini tra le scatole !

MAURIZIO – E la vostra assistente, anche lei non ha marito ?

PELAGATTI – No, no, lei è sposata! Ha sposato un vedovo incontrato in ob… in hotel.

MAURIZIO – E voi invece no ! Bravissima, conservatevi così. Gli uomini, mia cara signora, gli uomini… Basta, basta. E’ fin troppo facile parlare male degli uomini !

PELAGATTI– Sapete cosa vi dirò? Voi siete il primo uomo che sento parlare così. Vi ringrazio.

MAURIZIO – Fin che si parla così, senza malizia, anch’io non ho nulla in contrario, anzi !

Quello che non posso soffrire e che ci siano sempre delle ambiguità nella conversazione !

PELAGATTI – E solo per giungere… allo scopo ?  Non ho mai potuto concepirlo !

MAURIZIO – Qua la mano ! (ESEGUE) Questa è la prima volta che ho la fortuna di dare la mano

a una donna che ragiona con la sua testa ! Mai che avessi stretto la mano così liberamente a una di quelle donne di cui sopra, perché chissà cosa avrebbero pensato.

PELAGATTI – E perché fate queste differenze con me ?

MAURIZIO – Perché voi siete una donna differente! (PAUSA) Ma si fa tardi. Se avrete bisogno di qualcosa, manderò la cameriera in camera vostra.

PELAGATTI –Grazie, ma se qualche volta verrete voi, vi vedrò molto volentieri !

MAURIZIO – Io, per dir la verità, non vado mai nelle camere delle clienti, ma da voi ci verrò qualche volta, e sapete perché? Perché voi siete una donna seria! Perché non siete di quelle che si vogliono accasare. (A PARTE) Che mi caschi il naso se prima di domani non è cotta. (ESCONO)

STEFANIA – Per di qua, faccio strada. Accomodatevi. Prego.

OTTAVIO – Siete voi padrona o cameriera?

STEFANIA – Cameriera, ai comandi, gentili signori.

ANTONIO – Hai sentito, ci ha chiamato gentili signori !

OTTAVIO – Lascia perdere. Andiamo avanti così. Cameriera!

STEFANIA – Gentili signori!

OTTAVIO – Dite al padrone che venga qui. Vogliamo parlare con lui della sistemazione.

STEFANIA – Ve lo chiamo subito (A PARTE). Chi diavolo saranno questi due signori senza bagagli? Ma dal modo di fare, da come sono vestiti, sembrano benestanti.(ESCE)

ANTONIO – Ehi, Ottavio, ci ha proprio scambiato per due signori !

OTTAVIO – Meglio così, Antonio.

ANTONIO – Ma chissà quanto ci costerà questa locanda ? Noi stiamo per finire i soldi, come pensi riusciremo a cavarcela ? Dobbiamo trovarci presto qualche zitella attempata da spennare.

 

OTTAVIO -  Per questo siamo qui, le tardone col grano stanno negli alberghi e vedrai che tra poco troveremo quello che ci serve. Abbiamo fatto così anche nellealtre città.

ANTONIO – Si, fin che non ci hanno dato il foglio di via.

OTTAVIO - E via siamo andati ! Non sarà mica una tragedia. Troveremo anche qua qualche anziana benefattrice che ci pagherà i conti ! Tanto, in questa locanda non ci conosce proprio nessuno.

STEFANIA – (RIENTRA CON REGISTRO) Il padrone vi servirà subito. Intanto, vi pregherei di favorire i vostri documenti per la registrazione.

ANTONIO (A PARTE) – Ahi, ahi, qua casca il palco!

OTTAVIO (A STEFANIA)- I documenti? E perché bisogna dare i documenti?

STEFANIA – Per la registrazione. Perché noi abbiamo l’obbligo di trasmettere al Questore nome, cognome, domicilio e professione di tutti gli avventori, e guai non farlo!

OTTAVIO – E se qualcuno dovesse trovarsi momentaneamente sprovvisto di documenti ?

STEFANIA – In questo caso, noi scriviamo quello che ci viene detto, e non ci preoccupiamo d’altro.

OTTAVIO – Ecco, purtroppo i documenti assieme ai nostri bagagli sono ancora all’aeroporto e aspettiamo che ci vengano consegnati. Sapete come vanno le cose.

STEFANIA – Infatti, vi ho visto arrivare senza bagaglio. Ditemi allora solo i vostri nomi.

OTTAVIO – Scrivete allora…  Ottav…Cavalier Ottaviani, imprenditore.

STEFANIA – (A PARTE) Imprenditore, bene. (A ANTONIO) E voi, gentile signore?

OTTAVIO – Su, su, Anton… Commendator Antonelli, date alla signorina il vostro nome. Beh, lo dirò io: Commendator Antonelli, finanziere.

ANTONIO – Sì, sì, Antonelli, finanziere. (A PARTE). Che il cielo ci assista.

STEFANIA – Bene, non serve altro! (FRA SE’) Imprenditore e finanziere. Due veri signori. Qua  non mancheranno le mance. (ESCE)

OTTAVIO – Commendator Antonelli, esimio finanziere !

ANTONIO – Cavalier Ottaviani, egregio imprenditore ! (RIDONO)

MAURIZIO (ENTRA) – Chissà chi saranno mai questi due signorotti ridanciani appena arrivati. Buongiorno, gentili signori.

OTTAVIO – Oh, buongiorno, perdonateci ma purtroppo i nostri documenti e i nostri bagagli sono rimasti bloccati all’aeroporto.

MAURIZIO – Vedo che nonostante il contrattempo il signor Commendatore e il signor Cavaliere sono tutti e due di buon umore.

OTTAVIO -  Ah, ridiamo, perché i bagagli bloccati in aeroporto ci fanno ridere.

MAURIZIO (A PARTE) – Come se non conoscessi la storia dei furfanti che, con la scusa dei bagagli bloccati, trovano il sistema di non dare le proprie generalità ! Questi sono di sicuro due avventurieri ! (AI DUE) E come farete adesso senza i vostri bagagli ?

           

ANTONIO – Tanto siamo abituati a viaggiare senza bagagli. Non li abbiamo mai !

MAURIZIO – Ma dài, dài. Cavaliere, Commendatore, ma chi credete di prendere in giro? Mia nonna mi ha insegnato che le bugìe hanno il naso lungo…

OTTAVIO – …e le gambe corte. Per favore, teneteci qui lo stesso! Per qualche giorno potremo pagare, sapremo come comportarci, siamo uomini di mondo.

ANTONIO –  Sì, sì, siamo mondani !

MAURIZIO –  E va bene! Viva la sincerità! (A PARTE). Questo Cavaliere e questo Commendatore dei miei stivali mi torneranno utili per tenere a freno le mie due signore.

(AI DUE) Non preoccupatevi, trattamento normale e per il conto ci metteremo d’accordo.

CONTESSA – (DA DENTRO) Signor Maurizio !

MAURIZIO - Ah, ecco qua, intanto la signora Contessa.

OTTAVIO – E’ ricca ?

ANTONIO – E’ disponibile?

MAURIZIO – Disponibile senz’altro, ricca non credo. I conti li paga. Ogni tanto.

CONTESSA – (ENTRA) E’ permesso? I signori sono appena arrivati?

MAURIZIO – Sì e purtroppo i loro bagagli sono bloccati all’aeroporto, Il Cavalier Ottaviani e il Commendator Antonelli.

CONTESSA – Fortunatissima!

OTTAVIO (A ANTONIO) – Meno male che sta al gioco! E voi chi siete, signora?

CONTESSA – Io sono la Contessa Colonna della Loggia.

ANTONIO  –  Caspita!

MAURIZIO - .. origini nobili, una cultura classica, dei modi gentili e un fisico invidiabile.

 

CONTESSA – Per servirvi.

OTTAVIO (A PARTE) – A me le tette sembrano rifatte!

MAURIZIO – La Signora Contessa che mi onora con la sua presenza in questa locanda è una persona di estrema cortesia. 

OTTAVIO– Ci perdoni, ma qui non conosciamo nessuno ed essendo rimasti senza bagagli avremmo bisogno di qualche consiglio?

ANTONIO – Si, gradireste pranzare con noialtri?

CONTESSA – Senz’altro! Volentieri. Grazie! Non essere geloso, Maurizio: sono in due.

MAURIZIO – Accomodatevi pure, ho piacere che vi divertiate, in due, anche in tre!

MERI – (ENTRA) Maurizio, cercavo proprio te.

MAURIZIO – Eccomi, sono qua, con questi due signori.

MERI – Signori? Ben arrivati.

OTTAVIO – Grazie mille!

ANTONIO – Grazie duemila!

MERI – Col permesso dei presenti, caro Maurizio, vorrei dirti una parola. Cosa ti sembra di questo braccialetto con il tuo nome inciso all’interno ? Ti piace ? Non ti pare che faccia  “parure” con i gemelli che ti ho regalato ?

MAURIZIO – Oh, bello, per parere la “parure” pare !

CONTESSA – (A PARTE) Il nome inciso all’interno! Visto che c’era poteva incidergli il nome anche all’interno del cesso, che il diavolo che se la porti !

MERI – Allora, se ti pare che la parure vada tenuta unita, io questo braccialetto te lo regalo.

MAURIZIO – No, non posso, non posso accettare assolutamente, è troppo, è davvero troppo !

MERI – Ma Maurizio, non vorrai mica rifiutarti, non vorrai mica dirmi di no !

MAURIZIO – Io cerco di non essere mai sgarbato e solo per non dispiacervi, lo prenderò!

OTTAVIO – (A ANTONIO) Hai capito che furbacchione !

ANTONIO – E poi dicono di noi ! (A MERI) E questo altra signora chi sarebbe ?

MERI – Sono Meri Condotti, titolare dell’omonima azienda di ceramiche e sanitari, per servirvi. Anzi, signori miei, perché non venite a pranzo con me ? Alla mia tavola ! (ORDINA)

Fate preparare in camera mia per tre !

MAURIZIO – Sarà fatto !

CONTESSA – Ma come, da questi signori sono stata invitata io !

MERI – I signori sono padroni di essere serviti come meglio credono, ma in camera mia, a tavola in più de tre non ci si sta! A meno che tu non voglia sederti… sul cesso!

OTTAVIO – Andiamo andiamo, la signora Contessa avrà occasione un’altra volta !

ANTONIO – Sì, signora Contessa, un’altra volta. (ESCONO)

CONTESSA – Che impudente, sedere sul cesso! Non mi si tratta così ! Basta, me ne vado ! (ESCE)

MAURIZIO – E così li ho sistemati tutti e quattro ! E adesso a noi due, dottoressa Pelagatti ! (ESCE)

PELAGATTI – (ENTRA) Niente! Niente telefonata del giudice ! Nessuna chiamata dall’obitorio!

Il morto non si fa vivo !

DORINA- (ENTRA) Dottoressa Pelagatti, quando ha piacere è pronto in tavola.

PELAGATTI – E’ già ora di pranzo! Dorina, mi pare che oggi si mangi prima del solito.

DORINA – Eh, oggi la vostra tavola viene servita prima di tutte! Ha detto proprio così il padrone: “Prima di tutti, oggi, la tavola della dottoressa Pelagatti!”.

PELAGATTI – Non posso nascondere che il signor Maurizio mi tratta col massimo riguardo.

DORINA – Gran trattamento e bisogna proprio dire che ha un bel modo di fare. Ed è anche un bel ragazzo, altro che il mio vedovo! (ESCE)

PELAGATTI – Ma guarda un po’! Quello là incanta tutti, anche la povera Dorina, sarebbe da ridere che riuscisse a incantare anche me! No, non c’è pericolo, tanto so già come andrebbe a finire. Come sempre! Una volta saputa la mia professione, tanti saluti!

DORINA–(RIENTRA)Dice il padrone che, se non vi piacciono queste alici marinate, vi manda altro.

PELAGATTI – Alici marinate ? A me va bene tutto.

DORINA – Il padrone ci terrebbe a sapere se vi piacciono, perché le ha preparate apposta per voi, con le sue mani..

PELAGATTI – Devo dire che è fin troppo gentile! Buone però! Magnìfiche queste alici! Non quelle che vendono nei barattoli al supermercato. Mi piacciono molto. Vai pure a dirglielo!

DORINA – Sùbito,  corro ! (A PARTE) Che miracolo! La dottoressa si scioglie! (ESCE)

PELAGATTI – Buone queste alici! Ottimo cuoco il padrone ! E poi sincero! Perché non mi fido io degli uomini ? Perché sono superbi, smaniosi, saccenti. Sempre eccitati! E l’unica cosa che gli interessa è arrivare … allo scopo!

MAURIZIO – (ENTRA) Con permesso? Perdonate, dottoressa ma ho voluto portarvelo di persona e vorrei servirvi proprio io. Questo piatto è per voi.

PELAGATTI – Obbligatissimo. Ma non dovevate disturbarvi! E, scusate, che pietanza sarebbe?

MAURIZIO –  Carpaccio di pesce spada! Fatto proprio da me, con le mie mani!

PELAGATTI – Carpaccio di pesce spada ! Magnifico! Che sapore! Mai mangiata una pietanza simile! Ma come avete fatto ?

MAURIZIO – Ho i miei segreti. Queste mie mani, sapete, sanno fare tante belle cose! Ma col pesce ci vuole un buon bicchiere di vino bianco, vi servo subito.

PELAGATTI – Eh, signor Maurizio, voi indovinate sempre tutto.

MAURIZIO – Non sempre, purtroppo perché uno si impegna, fa, ma poi a questo mondo ci sono sempre troppe persone ingrate!

PELAGATTI – Ingrata io? Io no, anzi! Bevo alla vostra salute e alla vostra felicità! Ottimo questo bicchiere, che vino è ?

MAURIZIO – E’ Tocai, quello che adesso vorrebbero che chiamassimo Friulano!

PELAGATTI – Continuiamo a chiamarlo Tocai allora, ma non lasciatemi berlo da solo. (CHIAMA) Dorina, un bicchiere!

MAURIZIO – No, no: col vostro permesso, prenderò questo.

PELAGATTI – Ma è quello da cui ho bevuto io!

MAURIZIO – Proprio per questo ! Come segno di vicinanza.

PELAGATTI– Ma non state in piedi, vi prego accomodatevi. (CHIAMA) Dorina, una sedia e il bicchiere che ti ho detto prima!

MAURIZIO – Se mi vedessero le altre due signore, povero me!

DORINA (A PARTE) – Povera me, cosa mi tocca vedere! Lo ha fatto accomodare al suo tavolo!  Stavolta si sta proprio liquefacendo!

PELAGATTI– Sapete cosa facciamo adesso, allora? Un bel brindisi! Viva!(ALZA IL BICCHIERE)

MAURIZIO – Viva, viva sì! Ma mi sembra però che questo brindisi non riguardi gli uomini!

Perché so che gli uomini, voi, non li potete soffrire.

PELAGATTI – È vero, è vero. Non li mai potuti sopportare.

MAURIZIO – Brava: continuate sempre così.

PELAGATTI – No vorrei però che voi, …che tu mi facessi cambiare idea.

MAURIZIO – Io ? E in che modo?

PELAGATTI – Eh, in che modo. È che tu sei il primo uomo al mondo con cui ho davvero piacere di parlare, tanto che la cosa comincia a preoccuparmi.

MAURIZIO (A PARTE) – Il frutto è oramai pronto a cadere dall’albero!

PELAGATTI – Alla salute!

MAURIZIO – Alla vostra!

CONTESSA – (ENTRA) Dottoressa Pelagatti… oh, chiedo scusa, credevo che foste sola. Mi rallegro nel vedervi accanto al nostro caro padrone.

MAURIZIO – Veramente io ero qua soltanto per servire, ma poi la dottoressa mi ha offerto un bicchiere di Tocài e non ho potuto rifiutare.

CONTESSA – E’ Tòcai ? Quello che adesso vorrebbero che chiamassimo Friulano ?

PELAGATTI – Sì, Tocài bello fresco ! Dorina, un bicchiere per la signora Contessa.

CONTESSA – E cos’è questo ? Carpaccio di pesce ! Che profumo ! Ehi, voi, anche una sedia !

PELAGATTI – Dorina, visto che ci sei, porta anche una forchetta e un piatto !

DORINA – (ESEGUE) Porterò anche un coltello e un cucchiaio, non si sa mai !

MAURIZIO – Dottoressa Pelagatti, col suo permesso io mi ritiro.

CONTESSA – Aspettate, voglio farvi gustare un bicchierino di Rosolio che, in tutta la vostra vita, non ne avrete assaggiato uno così buono. Oh, ma questo pesce davvero è squisito !

PELAGATTI – E il Tocài, come vi sembra il Tocài ?

CONTESSA – Tòcai, friulano, gli hanno pure cambiato il nome. Certo che il vero Tòcai, il Tòcai ungherese è tutta un’altra cosa. Ma sentirete, sentirete il mio Rosolio.

MAURIZIO – Ma dove è questo Rosolio ? E’ rimasto in cantina ?

CONTESSA – No, no. L’ho portato con me. Voglio che ce lo godiamo. Eccolo ! (E’ MINIMO)

MAURIZIO – Per quel che vedo la signora Contessa non vuole che il suo vino ci vada in testa !

CONTESSA – Si versa a gocce, come l’aceto balsamico. Ehi voi tre bicchierini, non troppo grandi !

PELAGATTI – Dorina, porta quelli da liquore ! O ancora meglio, tre ditali !

MAURIZIO – Io credo sarà sufficiente annusarlo ! (BEVONO SCHIFATI)

CONTESSA – Eh, che ne dite ? Vi piace ?

PELAGATTI – Buono, buono !

MAURIZIO – E beh, Rosolio!

CONTESSA – Del migliore! Ehi, voi altri tre bicchierini!

DORINA – (A PARTE) Qua si fa la spola come i traghetti!

CONTESSA – Signora, con licenza della vostra padrona, andate dalla signora Condotti e ditele da parte mia, (FORTE) ditele da parte mia che la prego di assaggiare un poco del mio Rosolio.

DORINA – Sarà fatto. (A PARTE) Con questo non si ubriacano di certo.

CONTESSA – E questo poco di Rosolio, me lo salvo per questa sera.

MAURIZIO – State attento che non vi faccia girare la testa, signora Contessa!

CONTESSA – Eh, ben altro, caro Maurizio, ben altro mi fa girare la testa! La vostra insistenza a rifiutare le mie grazie, caro il mio Maurizio! Ma, vicino a voi, signora Pelagatti, lo lascio stare, perché so chi siete. Con un’altra non ci penserei nemmeno a lasciarlo da solo!

PELAGATTI – (A PARTE)  Questa nobile decaduta comincia proprio a rompermi le scatole.

DORINA – La signora vi ringrazia e vi manda, in contraccambio, una magnum di champagne!

CONTESSA – Oh, uno champagne così grande non vale niente. Questa è un’impertinenza delle solite! Io son chi sono e non posso sopportare simili affronti. (LA PORTA VIA)

PELAGATTI – La povera Contessa è proprio matta.

MAURIZIO – Ma non tanto matta da non essersi portata via quella buona bottiglia di champagne. Col vostro permesso.

PELAGATTI (IMBARAZZATA) – Finiamo almeno insieme questo buon Tocai.

MAURIZIO – Farò un brindisi che me ha insegnato mia nonna:

Viva il vin, viva l’amore, un e l’altro ci consola, uno passa per la gola l’altro va dagli occhi al cuore.

Bevo il vin, cogli occhi poi faccio quel che fate voi (ESCE)

PELAGATTI–“Bevo il vin, cogli occhi poi faccio quel che fate voi”. Cosa voleva dire? Una sola cosa ho capito, che più rimango più corro pericoli! E questo giudice che non telefona ! Questo morto che non si fa vivo!  (ESCE)     

FINE PRIMO ATTO                                 

 

SECONDO ATTO

MERI – Eccola là la nemica degli uomini ! Ma voi che siete uomini di mondo, con due parole e quattro gentilezze, in due e due quattro la farete presto capitolare. (A PELAGATTI)

Questi due ragazzi, avrebbero bisogno di parlare con voi, dottoressa  Pelagatti.

PELAGATTI – La telefonata del giudice, ma quando arriva ? Perdonatemi devo andare via subito!

OTTAVIO – Vorremmo solo un consiglio !

ANTONIO – Saremo velocissimi !

PELAGATTI – Signori miei, vi prego di perdonarmi, ma vado proprio di fretta !

MERI – Ma cara dottoressa Pelagatti, quando due ragazzi chiedono un attimo di attenzione sarebbe scortese non ascoltarli ! (AGLI UOMINI) Arrivederci, vi lascio in buone mani ! (ESCE)

PELAGATTI – Come posso servirvi ? Vi supplico, ditemi presto, ho un affare urgente !

OTTAVIO – Ma sediamoci un momentino, dobbiamo farvi una confidenza, è una cosa intima !

ANTONIO – Non si può mica farla in piedi !

PELAGATTI – No, in piedi, in piedi! Vi ho detto che ho fretta, avanti che è successo?

OTTAVIO – È che purtroppo… le nostre mogli… ci hanno cacciato di casa !

PELAGATTI – Vi hanno cacciato ? Vi siete appena separati ? Dio me ne scampi e liberi. Perdonatemi, ma io sono una donna che prima di tutto ci tiene alla sua pace. Due separati ! Scherziamo ! Sapete cosa vi dirò ? Gentilissimi signori con me siete cascati male e poi vi ho detto: ho un affare urgente.

ANTONIO – Ma non sarà mica una questione di vita o di morte ?

OTTAVIO – No sarà mica una questione di Stato ?

PELAGATTI – Pressappoco, avete indovinato ! (CHIAMA) Dorina, Dorina ! (SI SPOSTA)

OTTAVIO – È inutile, in questo mercatino dell’usato non c’è niente di interessante, con queste bellezze stagionate non combineremo nulla: la Contessa ha meno soldi di noi e l’industrialotta se l’è cavata con un pranzetto…

ANTONIO - …e con questa dottoressa Pelagatti poi non si cava un ragno dal buco !

OTTAVIO – Senti, non è che sarà dell’altra sponda ? Cerca sempre la sua assistente! (ESCONO)

PELAGATTI – (RITORNA) Dorina, Dorina, hai notizie dall’obitorio? Mi ha cercato il giudice?

DORINA – Mi dispiace dottoressa, ancora nulla !

PELAGATTI –E così ci tocca restare ancora qua. Però qua, più rimango, più sono in pericolo. Dorina, voglio andare via de questa locanda. Sùbito!

DORINA – Come ? Non aspettiamo più la telefonata del giudice?

PELAGATTI– Arriverà da un momento all’altro, ma noi invece adesso ce ne andiamo via, sùbito.

DORINA – Andiamo via, dottoressa Pelagatti? E dove? Dove aspettiamo la telefonata?

PELAGATTI – Andremo al Grand Hotel!

DORINA – Al Grand Hotel ? Ma non sarà troppo costoso ?.

PELAGATTI – Una cosa sola ti dirò, Dorina mia: niente costa più che perdere la testa per un uomo. Muoviamoci, vai dalla cameriera e dille che mi porti sùbito il conto!

DORINA – Va bene, come volete. (ESCE)

PELAGATTI – Mi dispiace, se devo dire la verità! Davvero mi dispiace! Ma non si può fare sempre  quello che piace.

STEFANIA – (ENTRA) È vero, dottoressa Pelagatti, che volete il conto?

PELAGATTI – Il conto, sì! Lo avete portato?

STEFANIA-Lo sta facendo adesso il padrone.Ma come mai, dottoressa Pelagatti, volete lasciarci così presto?

PELAGATTI – Affari, affari! (URLA) Affari miei.

STEFANIA – (A PARTE) Meglio così, che vada, che vada pure, perché mi sembra che cominciava a spupazzarsi un po’ troppo Maurizio. (ESCE)

MAURIZIO – (ENTRA) Dottoressa Pelagatti, avete chiesto il conto ? Eccolo!

PELAGATTI – Dammi, dammi qua. (MAURIZIO PIANGE) Ma che cosa hai ? Stai male?

MAURIZIO – Niente, niente. La cipolla in cucina, mi bruciano gli occhi.

PELAGATTI – Ah!  Vediamo questo conto? (CONTROLLA) Novanta euro? Solo novanta euro per tre giorni? Mi sembra troppo poco.

MAURIZIO – (SINGHIOZZANDO) Quello è il vostro conto.

PELAGATTI E tutte quelle buone cose che mi avete dato oggi per pranzo? La bottiglia di Tocai, le alici e il pesce spada? Io non li vedo nel conto.

MAURIZIO – Perdonatemi, ma quel che offro non sono abituato a metterlo nel conto. (PIANGE)

PELAGATTI – Ma Maurizio! Piangi ? Quanta cipolla hai tagliato in cucina  ?

MAURIZIO –  Mi sento male.(SVIENE)

PELAGATTI – Maurizio, Signor Maurizio. Oh Dio cosa è successo? Gli è venuto un colpo, è svenuto! Che sia per causa mia? Che si sia davvero innamorato di me? Ma non è possibile, così da un giorno all’altro. Va bene che non sa che seziono cadaveri! Forse sono anch’io innamorata di lui. Ah, se riuscissi a farlo rinvenire? Ci vorrebbe un medico! (PAUSA)

            Già, ma sono io un medico ! Solo che io non sono pratica di svenimenti! I miei

            pazienti… io non devo farli rinvenire ! (CHIAMA) Dorina. Ehi della casa! C’è

            nessuno ? (ESCE)

MAURIZIO – Adesso è proprio cotta e stracotta! Perché tutte le donne, miei cari signori, (AL PUBBLICO) hanno la sindrome della piccola infermiera e non resistono al desiderio di salvare, assistere e accudire il proprio innamorato momentaneamente infermo. Con un malessere si va sul sicuro! Eccola qua che torna. Torna, torna tesoro! (FINGE NUOVAMENTE D’ESSERE SVENUTO)

PELAGATTI – (TORNA CON DELL’ACQUA) Eccomi, eccomi, sono qua, sono qua. Oh Dio, sta ancora male. E tutto per me! Per amor mio! Su, su, sono qua. Non vado più via, non vado più via, Maurizio, resto, resto.

DORINA – Ecco, dottoressa, ho preparato le valigie.

PELAGATTI – Ma lascia stare le valigie! Non vedi cosa sta succedendo? Maurizio sta per morire!

DORINA – Sta per morire? Allora devo prenotare un posto all’obitorio! (ESCE)

 PELAGATTI - Maurizio! Apri gli occhi Maurizio! Caro, caro il mio Maurizio!

MAURIZIO – Cos’è successo ! (RINVIENE E GUARDA LA SCENA)

CONTESSA – (ENTRA)Ehilà, dottoressa Pelagatti. Niente male per una che non può vedere gli uomini!

MERI – (ENTRA) Visto che ci è cascata pure lei, patapunfete !

PELAGATTI –  Ma basta, finitela! Andate in quel paese tutte e due! (LE RINCORRE)                      

MAURIZIO – Ecco qua, ride bene chi ride l’ultimo ! Ma per oggi mi sono divertito abbastanza.

E adesso è venuta l’ora di tornare al lavoro. (CHIAMA) Stefania !

STEFANIA – Eccomi !

MAURIZIO – Fammi una cortesia Stefania, portami la calcolatrice e il raccoglitore con le fatture di questo mese ! So che non sarebbe tuo compito. Scusa per il disturbo. So quel che ti devo !

STEFANIA – Se non altro i soldi del prestito! Vi servirò, ma ancora per poco ! Oramai ho capito che a voi non interessano le ragazze per bene, voi avete troppo a cuore le vostre clienti in età !

MAURIZIO – Ah, così la mettiamo ! Va bene, non devi preoccuparti che avrai indietro i soldi del prestito. Alle donne più le si vuol bene e peggio si fa. Il raccoglitore, per favore.

STEFANIA – Ve lo porto! Chi lo capisce ? Qua con lui è sempre un tira e molla ! (ESCE)

DORINA – Signor Maurizio, la dottoressa Pelagatti vi saluta e mi manda a vedere come state!

MAURIZIO – Dille che ora sto benone !

DORINA – La dottoressa Pelagatti vi consiglia di bere un po’ di questa medicina omeopatica che vi farà un gran bene. (PORGE UNA BOCCETTA)

MAURIZIO – Ah, è d’oro questa boccetta ?

DORINA – Sì, signora, d’oro, d’oro.

MAURIZIO – E come mai la dottoressa non mi ha dato la medicina  prima, quando stavo male e non riuscivo a riprendermi ?

DORINA – Eh, perché prima questa boccetta non la aveva ancora ! Vi dirò in confidenza: mi ha mandato a prenderla appositamente in oreficeria. (MAURIZIO RIDE) Perché ridete ?

MAURIZIO – Rido perché mi manda la medicina dopo che il male mi è passato !

DORINA – Beh, vuol dire che tornerà utile in una prossima occasione.

MAURIZIO – Sì, non si può mai dire ! Va bene, ne berrò un sorso, così per prevenzione. (BEVE) Ecco qua, ringrazia la dottoressa Pelagatti !

DORINA – Ma no, la boccetta è vostra ! La dottoressa l’ha comprata apposta per voi!

MAURIZIO – Apposta per me ? Perdonami, ma portagliela indietro e dille che la ringrazio !

DORINA – Ma, signor Maurizio, perché volete farle questo sgarbo ?

MAURIZIO – Poche chiacchiere e fai come ho detto!

DORINA – E va bene, come volete, gliela porterò indietro ! (ESCE)

MAURIZIO – Guarda guarda l’inespugnabile dottoressa Pelagatti, la grande nemica degli uomini ! Oramai è cotta, stracotta e biscottata!

STEFANIA – (ENTRA) Ecco la calcolatrice e il raccoglitore ! Avete raccolto un altro successo con la dottoressa Pelagatti, ho sentito che vi ha mandato una boccetta d’oro !

MAURIZIO – Bene: allora dovresti sapere anche che gliela ho mandata indietro. Avanti, vammi a prendere anche il raccoglitore dello scorso mese e non raccogliere questi pettegolezzi.

PELAGATTI- (ENTRA) Potrei sapere perché, Maurizio, hai rimandato indietro questa boccetta col medicinale che ti avevo mandato ?

MAURIZIO – Cosa volete che me ne faccia? Per fortuna, sono in buona salute, quello di oggi è stato un malore passeggero, non capiterà mai più!

PELAGATTI – Ma, Maurizio, non ne sarò stata mica io la causa ?

MAURIZIO – Ho proprio paura di sì ! Per forza, prima a tavola mi avete fatto bere tutto quel Tocai a digiuno e mi ha fatto male ! Vuol dire che a tavola con voi non ci verrò più !

PELAGATTI – E nemmeno in camera a portarmi il caffè la mattina ?

MAURIZIO – Questo raccoglitore! (CHIAMA) Stefania, arriva o non arriva !

PELAGATTI – Ma lascia stare raccoglitori e calcolatrici ! Fammi la cortesia di accettare questa boccetta. Non vorrai mica offendermi ?

MAURIZIO – E a voi cosa imposta se un uomo vi offende o non vi offende ? Tanto voi gli uomini non li potete vedere !

PELAGATTI – Credevo, pensavo, dicevo, ma adesso devo dire che ho cambiato idea !

MAURIZIO – Cosa c’è, dottoressa Pelagatti, volete scherzare? Mi prendete in giro ?

PELAGATTI – Io non ti prendo in giro, prendi invece tu questa boccetta !

MAURIZIO – (CHIAMA) Il raccoglitore, Stefania, il raccoglitore. Va bene, visto che ci tenete tanto. (METTE VIA LA BOCCETTA) Contenta ? Contenta adesso che è tra le mie fatture ?

STEFANIA – (ENTRA) Eccomi qua con il raccoglitore con tutte le fatture !

MAURIZIO– Cosa c’è, Stefania? Mamma mia che brutta faccia! E’ successo qualcosa?

STEFANIA – Niente, Maurizio ! Dammi, dammi l’altro raccoglitore che lo rimetto al suo posto !

PELAGATTI – Su, dagli, dagli, questo benedetto raccoglitore, che almeno così se ne va !

MAURIZIO – Piano, piano, io ci tengo molto a lei, sapete ? E’ con me da tanti anni, è la mia donna… di fiducia. (LA ACCAREZZA) Eccolo il raccoglitore. Vai, vai pure, Stefania.

STEFANIA – Sempre così: un tira e molla, qua non si sa mai come comportarsi ! (ESCE)

PELAGATTI – Quante smancerie con la tua cameriera ! Ma adesso, per favore, parliamo un po’ sul serio, così da donna a uomo !

MAURIZIO – A uomo ? Ma non siete voi quella che non può vederli, gli uomini ?

PELAGATTI– Mi sembra che ti sei vendicato abbastanza, no? Vuoi proprio che te lo dico chiaramente? Va bene, ho considerazione  per gli uomini. Per quelli come te intendo.

Li considero, li apprezzo, li stimo.

MAURIZIO – Va bene, va bene, dottoressa Pelagatti: glielo diremo, glielo faremo sapere agli uomini ! (CHIAMA) Stefania, Stefania !

PELAGATTI – Ma fammi il santo piacere di non chiamarla di nuovo ! Se viene qua un’altra volta, non so più cosa faccio ! Che io, quella là, non la posso vedere !

MAURIZIO –Ah sì ? Sapete cosa, allora ? Vuol dire che andrò a finire di lavorare di là!(ESCE)

PELAGATTI – Maledetto il momento che ho cominciato ad avere a che fare con lui ! Mi ha instupidito con le sue chiacchiere e adesso sono in un bel guaio. E il giudice che mi deve chiamare a momenti ! Ah, che bello sarebbe che questo morto non si facesse più vivo !

CONTESSA – (ENTRA) Dottoressa Pelagatti, sapete che pare che la morte del Questore sia più intricata del previsto, ci sono delle indagini in corso!

PELAGATTI – Hanno già iniziato le indagini ? E il giudice non mi ha ancora chiamato ?

CONTESSA – No, no, non è ancora stato deciso nulla. E’ che una mia amica che lavora in Questura mi ha detto che, prima di chiudere il caso, vogliono tutte  le rassicurazioni possibili. Così almeno si dice !

PELAGATTI – Santo Cielo, qua cominciano senza di me e io mi perdo in chiacchiere! Dorina, Dorina!(ESCE)

CONTESSA – Questa qui è malata, dovrebbero tenerla in ospedale!

MERI – (ENTRA) Hai saputo ? Cosa dici della grande novità ?

CONTESSA – Uh, grande novità ! Oramai qui lo hanno capito tutti che quella misantropa della dottoressa Pelagatti, la grande nemica degli uomini, ci è cascata pure lei. Lei pure s’è innamorata del signor Maurizio !

MERI – E che grande notizia sarebbe questa. No, no, la novità è che pare che non si è sicuri che il Questore sia morto di morte naturale, il caso è ancora aperto !

CONTESSA – Davvero ! Non è morto di morte naturale ? Ma come ? Se era a casa sua, a letto e dormiva con la moglie, chi può averlo ucciso ?

MERI – (DOPO UNA PAUSA)…La moglie ! (ESCONO)

MAURIZIO – (ENTRA) Eh, forse non dovevo tirare tanto la corda con la signora Pelagatti, e forse ho anche fatto male ad accettare quella maledetta boccetta d’oro. Ho paura di essermi cacciato nei guai, perché per una ragione o per l’altra adesso ce l’hanno tutte con me.

Anche Stefania è stata fin troppo paziente, devo decidermi anche con lei o a forza di promesse finirà per non credermi più. Forse è meglio che mi sbrigo. (CHIAMA) Stefania !

Così risolverei anche il problema del prestito. E poi non cambierebbero molto le cose, tanto sta sempre nella locanda, come un pezzo d’arredamento!

STEFANIA – (ARRIVANDO) – Mi hai chiamato ?

MAURIZIO – Vieni, vieni qui Stefania, voglio farti una confidenza.

STEFANIA – Sono qua, Maurizio, dimmi.

MAURIZIO – Stefania cara, devi sapere che la signora Pelagatti si è, diciamo, invaghita di me!

STEFANIA – Lo so bene ! Non sono mica cieca. Mi sono accorta! Mi sono proprio accorta!

MAURIZIO – Davvero? E pensa che io invece non mi ero accorto di nulla.

STEFANIA – Certo che voi uomini siete proprio tonti ! Ma come non ti sei accorto ! Non hai visto come ti guardava quando controllavi le fatture? Era perfino gelosa di me !

MAURIZIO– No, non me ne sono accorto, io non ho di queste malizie femminili.

STEFANIA – Ecco! Questo succede perché sei un buon partito sulla piazza e tutte cercano di accalappiarti. Se invece tu avessi famiglia, tutte queste zitellone ti lascerebbero in pace.

MAURIZIO – Una famiglia ! L’hai detta giusta Stefania, perché proprio adesso anch’io ho pensato che è arrivata l’ora di metter su famiglia !

STEFANIA –Famiglia ? Pensi di sposarti ? E allora ricordati quello che ti ha detto tua madre!

MAURIZIO – Non ci crederai, Stefania ? Stavo pensando proprio alle parole di mia madre !

PELAGATTI – (URLA, DA FUORI)  Maurizio! (TRAMBUSTO)

MAURIZIO – Eccola che arriva !

STEFANIA – Chi ? Tua madre ?

MAURIZIO – Ma Stefania, come può essere mia madre ? Ecco che arriva la dottoressa Pelagatti !

STEFANIA – E cosa vuole ancora ?

MAURIZIO – Tienila ferma tu qua un momento, ti prego, così intanto io posso andarmene !

STEFANIA – Cosa, hai paura ? E di che cos’è che hai paura ?

MAURIZIO – No, non è che ho paura, è che mi dà fastidio ! Mi dà fastidio vederla ! (ESCE)

PELAGATTI – (ENTRA URLANDO) Maurizio ! Dove è il signor Maurizio ?

STEFANIA – Cosa volete, signora Pelagatti ? Cos’è questo baccano ? Siamo in un luogo pubblico !

MERI – (ENTRA) Cosa succede ? Cos’è questo chiasso ?

CONTESSA – (ENTRA) Chi è che grida in questo modo ?

PELAGATTI – Dov’è ? Dimmi subito dov’è !

STEFANIA – Chi cercate, signora Pelagatti ?

PELAGATTI – Cerco il signor Maurizio ! Dov’è ?

STEFANIA – Il signor Maurizio ? Non ne ho idea !

PELAGATTI – (CERCA DI PASSARE) Vuol dire che lo troverò io !

STEFANIA – (ARRESTANDOLO) Cosa volete, signora Pelagatti, dal padrone ?

PELAGATTI – A te non devo renderne conto ! Sparisci !

STEFANIA – Cosa sono questi modi? Non si tratta così né con me, né tanto meno con il signor Maurizio, che è il proprietario di questa locanda !

PELAGATTI – Ma chi sei tu ? Ma chi ti credi di essere ? Cosa ti interessi dei fatti miei ?

CONTESSA – Calma, calma, dottoressa Pelagatti !

MERI – Vai via, Stefania, che è meglio.

PELAGATTI – Via di qua, non voglio neanche vederti !

CONTESSA – E’ meglio, vai via !

MERI – Vai via, vai via che è meglio !

STEFANIA – Non so chi mi trattenga dal fare un putiferio ! (ESCE)

MERI – Sapete che siete proprio una bella tipa, dottoressa Pelagatti ? Adesso qua fate fuoco e fiamme, mentre invece stamattina…

PELAGATTI – Stamattina cosa ?

MERI - …stamattina ci prendevate in giro, a me e anche alla signora Contessa qua ! Non negherete che ci prendevate in giro perché abbiamo un debole per il signor Maurizio ?

            E invece questo debole mi par che lo abbiate voi ! E forte, questo debole ! E a questo punto anche uno stupido capirebbe il motivo di tanto fracasso !

PELAGATTI – (AL CONTESSA) Ma voi avete capito di cosa sta parlando questa qua ?

CONTESSA – Amica mia io non so nulla !

MERI – Parlo di voi, di voi ! Di voi che con tutte quelle storie contro gli uomini: che non li potete vedere, che poverette le donne che ci si perdono dietro e così avanti, avevate invece già aperto le braccia al signor Maurizio, e speriamo solo le braccia !

PELAGATTI– Attento a quello che dite, voi siete una bugiarda! Una lurida bugiarda!

CONTESSA – Qua la faccenda si mette male, io non parlo !

MERI– A me bugiarda? Se qua c’è una bugiarda quella, cara la mia signora, quella siete proprio voi!

PELAGATTI – Ti farò imparare io le buone maniere ?

MERI – Provaci e ti do un calcio nel sedere ! (LA CONTESSA TENTA DI DIVIDERLI)

PELAGATTI – Ah, sì, te la farò vedere ! (VENGONO ALLE MANI)

MERI – Ma fammi il piacere ! (ENTRA MAURIZIO CON STEFANIA E DORINA)

MAURIZIO – Ferme, signore mie, ferme ! Cosa fate, a pugni ?

STEFANIA – Fermatevi ! Ma cosa fate, vi comportate come degli uomini ?

DORINA – Dottoressa Pelagatti, una parola !

CONTESSA – Vedete, signor Maurizio ? E’ tutto ciò accade per causa vostra !

MAURIZIO – Per causa mia ? Come per causa mia ?

MERI – E come no ? Eccovela qua la vostra signora Pelagatti, innamorata persa di voi !

PELAGATTI – Io innamorata ? Non è vero ! Voi siete una bugiarda !

MAURIZIO– Cosa ? La  dottoressa Pelagatti innamorata di me ? Ma no, signora, vi assicuro che vi sbagliate, vi do la mia parola!

CONTESSA – Oh, questa è bella ! C’è da rimanere senza parole !

DORINA – Una parola, dottoressa Pelagatti !

PELAGATTI – Nemmeno mezza, non è il momento !

MAURIZIO – Un momento signore mie ! Chi ha detto che la signora Pelagatti è innamorata di me ?

          Se volete conoscere come stanno le cose, abbiate la pazienza di ascoltarmi e vi spiegherò tutto. Sì, è vero, ho cercato in tutti i modi di conquistare il cuore della signora: ho fatto di tutto ma, in conclusione, non ho combinato un bel niente. E’ vero o non è vero, signora Pelagatti ?

DORINA – Dottoressa Pelagatti, una parola !

PELAGATTI – Zitta tu ! (A PARTE) E purtroppo qua devo stare zitta anch’io !

MAURIZIO – No, la signora Pelagatti non si innamora ! E’ una donna di mondo, conosce, capisce, se ne intende. E sa bene che gli uomini si divertono a sedurre le donne per poi abbandonarle una volta ottenuto quello che gli interessa. Alle parole non ci crede, delle promesse non si fida. E i finti malesseri poi, la fanno proprio ridere !

PELAG–Allora sarebbe tutto finto quello che fanno gli uomini?Tutto solo per giungere…allo scopo?

MAURIZIO–Ma come? Tutte queste cose non le sapevate già? Oppure facevate finta di non saperle?

PELAGATTI – Io non so e no voglio sapere niente !

MAURIZIO – Signora Pelagatti, non riscaldatevi tanto, altrimenti qua le signore diranno che voi siete davvero innamorata di me. Infatti, miei cari signori, qual è la prova più sicura dell’amore? La prova più sicura dell’amore è la gelosia. Se la signora Pelagatti fosse davvero innamorata di me, non potrebbe nemmeno concepire che io mi sposassi con un’altra.

E invece vedrete che concepirà, concepirà senza dolore.

CONTESSA – Sposarsi con un’altra ?

MERI – E chi sarebbe quest’altra ?

MAURIZIO –Sarebbe quella che, prima di morire, tanti anni fa, mi è stata consigliata da mia madre!

STEFANIA – Parli forse di me, Maurizio ?

MAURIZIO – Sì, cara Stefania, parlo proprio di te e voglio dirlo qua davanti a tutte, perché io sono una persona semplice, forse con qualche merito, forse con un po’ di spirito. Ma non sono sicuro un parassita capace di vivere alle spalle di donne… di qualità. Però Stefania mi vuole bene, e mi accetta così come sono. Insomma, Stefania hai la mia parola.

DORINA – Una parola, dottoressa Pelagatti !

CONTESSA – (A PARTE) Stefania ? Una cameriera ! Ma meglio lei che quella industrialotta megalomane !

MERI – (A PARTE) E va bene ! Meglio Stefania che quella sputasentenze della Pelagatti !

(AGLI SPOSI) Sposatevi allora, se proprio così volete. Anzi, vi prometto come regalo per le vostre nozze… tutte le ceramiche per il bagno !

CONTESSA – Sì, compreso il cesso !          (SQUILLO DEL TELEFONINO)

PELAGATTI – Il telefonino ! Pronto ? …sì signor giudice… benissimo signor giudice… ne sono felice signor giudice. (CHIUDE) E’ stato accertato che il questore è morto di morte naturale, non serve più che io faccia l’autopsia, non devo sezionare più il cadavere, io, l’anataomo patologa Pelagatti, me ne posso tornare a casa, il giudice mi ha dato la sua parola.

DORINA – È questa la parola che volevo dirvi tutto il tempo, dottoressa Pelagatti. Non c’è più bisogno di tagliare il morto, possiamo tornare all’obitorio di casa nostra !

PELAGATTI – Destini ! Si vede proprio che più che ai ragazzi in salute sono adatta… ai cadaveri !

MERI – L’autopsia !

CONTESSA – Sezionare i cadaveri ! (POI IRONIZZANO TRA LORO)

MERI – Anatomo patologa ? Questa era la vostra onorata professione, dottoressa Pelagatti ?

CONTESSA – Che vi assicura dei congrui compensi !

MERI – Lavora all’obitorio ! Facciamo gli scongiuri ! (FANNO LE CORNA)

CONTESSA – E io che pensavo che fosse veterinaria, la dottoressa… pela gatti!

PELAGATTI – (NON LI ASCOLTA) Presto, la valigia con tutti gli attrezzi: forbici, pinze, seghetto, bisturi. Dorina, metti tutto in valigia: melius est abundare quam deficere !

DORINA – Amen ! (STANNO TUTTI PER USCIRE)

MAURIZIO – Un momento, un momento solo ancora, vi prego, non ve ne andate, signore. E tu, Stefania, Stefania cara, dammi la mano !

STEFANIA  –  La mano ? Piano, piano, caro il mio Maurizio, piano, perché tu sei un bel tipo, sai. Tu ti diverti a far innamorare le donne, ma a me questo non va mica bene.

MAURIZIO – Ma dai sciocchina, era tutto un gioco, un scherzo, una commedia. Insomma, ho voluto fare il ragazzino per l’ultima volta. Ma quando sarò sposato, saprò come comportarmi.

STEFANIA – Saprai come comportarti ? E cosa farai ?

MAURIZIO – Cosa faremo, domanda piuttosto. Vedrai che saprò comportarmi come un uomo giudizioso. Fino ad adesso mi sono divertito, ma da oggi in poi ti prometto che penserò solo a te. Avanti, Stefania, dammi la mano. (TUTTI INVITANO STEFANIA A CEDERE)

STEFANIA – La mano, la mano ! E va bene, prendila !  (DA’ LA MANO) Ma dopo ?

MAURIZIO – Dopo cara Stefania, scegli pure la data del matrimonio !

STEFANIA – Davvero ! (FA PER ABBRACCIARLO)

MAURIZIO – E a voi signore, vi prego di farmi ancora un piccolo favore !

CONTESSA – Dite dunque, senza esitare !

MERI – Avanti, vi ascoltiamo!

MAURIZIO – Vi prego, care signore… di cercarvi una nuova locanda !

CONTESSA – Ti capisco ! Me ne andrò, ma dovunque io sia, conserverò il tuo ricordo !

MERI – Per farti un piacere, andrò! Ma sappi che puoi sempre contare su di me !

OTTAVIO – (COMPARENDO, VA DA MERI) E verremo anche noi !

ANTONIO – (COMPARENDO, VA DALLA CONTESSA) Non ci abbandonerete mica, no ?

PELAGATTI – Vado anche io, Maurizio, a casa… dai miei cadaveri !

MAURIZIO – Grazie, grazie. Vedo che mi volete davvero bene! Io, adesso, sposandomi con Stefania e diventando suo marito, voglio cambiare completamente vita.

(AL PUBBLICO) E voi, mie care signore, che con tanta pazienza ci avete ascoltato, cercate di fare tesoro di quello che avete visto. E, se mai vi dovesse accadere in vita di trovarvi un giorno in una situazione simile, ricordatevi la storia del locandiere !

            FINE

testo depositato presso la S.I.A.E.

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