Il malloppo

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IL MALLOPPO

Titolo originale Loot

Commedia in due atti

di JOE ORTON

Traduzione di Guidarino Guidi

PERSONAGGI

McLeavy, anni 50 circa

Fay, anni 30 circa

Hal, anni 20-25

Dennis, anni 20-25

Truscott, anni 40 circa

Meadows, un poliziotto

Commedia formattata da

ATTO PRIMO

(Una stanza in casa McLeavy. Pomeriggio. A sinistra una por­ta a vetri. A destra una porta. Una bara sui suoi cavalietti. McLeavy, vestito a lutto, è seduto vicino a una stufetta elet­trica. Fay, in uniforme da infermiera, entra da sinistra)

Fay                                     - Sveglia, basta con i sogni, su. Le macchine stanno qui fra poco. (Si siede anche lei) Le ho portato un fiore.

McLeavy                           - Che pensiero gentile. (Prende il fiore che Fay gli offre)

Fay                                     - Io sono una persona gentile. Una su un milione. (Si toglie le ciabatte e s'infila un paio di scarpe)

McLeavy                           - Sono le pantofole di mia moglie?

Fay                                     - Si. Son certa che non avrebbe nulla in contrario se le prendo io.

McLeavy                           - È pelliccia autentica?

Fay                                     - No, è peluria. McLeavy .. Sembra pelliccia vera.

Fay                                     - (alzandosi) No, è una specie di lanugine. La fanno a Leeds, figuriamoci. (Raccatta le ciabatte e le porta all'ar­madio ch'essa cèrea di aprire. Ma l'armadio è chiuso a chia­ve. Fay rimette le ciabatte a terra) Lei sa, naturalmente, che la morte di un paziente pone termine automaticamente al mio impegno.

McLeavy                           - Sì.

Fay                                     - E quando desidera ch'io me ne vada?

McLeavy                           - Resti ancora qualche ora. Mi sono abituato alla sua compagnia.

Fay                                     - Impossibile. La mia presenza è necessaria presso altri capezzali. Reclami presso l'Associazione se le condizioni non sono di suo gradimento. (Essa prende il soprabito del signor McLeavy e lo tiene perché lui lo infili) Ormai è vedovo da tre giorni. Ha pensato a risposarsi?

McLeavy                           - (armeggiando per infilarsi il cappotto) No.

Fay                                     - E perché no?

McLeavy                           - Ma, sa, ho avuto tanto di quel daffare col fu­nerale.

Fay                                     - Lei deve trovare qualcun'altra che prenda il posto della signora McLeavy. Non era mica perfetta.

McLeavy                           - Una seconda moglie mi creerebbe delle difficoltà dì ordine fisico.

Fay                                     - Sciocchezze. Il mio ultimo marito, a sessant'anni, te­neva alti i colori e come. Tre giorni dopo il matrimonio ese­guiva imprese che non esito a definire straordinarie. (Va all'armadio per riporre la gruccia del cappotto e fa per aprirlo, ma è chiuso a chiave. Fay aggrotta le ciglia e poi depone la gruccia a terra accanto alle pantofole) Lei deve sposare una ragazza giovane e dinamica. Una ragazza che abbia una seria coscienza religiosa. Questo è molto importante! Nei suoi ul­timi istanti la signora McLeavy ha gettato ombre dubbiose sull'autenticità dei Vangeli(lo sapeva?) E che moglie è mai questa per lei? Lei che è il cattolico laico più in vista della zona in un raggio di quaranta miglia. Dov'è che ha incon­trato un tale tipo di donna?

McLeavy                           - A un ricevimentino senza pretese dato da un monaco benedettino. (Fay gli toglie il fiore di mano e glielo fissa con uno spillo sul risvolto del cappotto)

Fay                                     - Posava a cattolica?

McLeavy                           - Si.

Fay                                     - Aveva una natura ingannevole, vedo bene. Ma non deve accadere più. Sceglierò io per lei una giovanetta benedu­cata. La porto qui e gliela presento. Me la vedo già: altezza media, slanciata, capelli biondi, frequentatrice regolare di luo­ghi di culto. E magari ex-figlia di Maria.

McLeavy                           - Qualcuna come lei, insomma?!

Fay                                     - Esattamente. (Prende una spazzola e gli spazzola tut­to il cappotto) Lei deve sfruttare il suo potenziale. Si risposi subito. Voglio dire, dopo un intervallo decente per il lutto.

McLeavy                           - E che cosa viene considerato come intervallo decente?

Fay                                     - Una quindicina di giorni è un periodo di tempo ab­bastanza lungo per dare la misura del suo dolore. Dobbiamo tenerci al passo coi tempi. (Va all'armadio con la spazzola e tenta di aprirlo. Accigliandosi e voltandosi verso McLeavy) Chi ha la chiave di quest'armadio?

McLeavy                           - Harold.

Fay                                     - Suo figlio è una spina nel mio cuore. Quello che tiene nei suoi cassetti è un indice della vita che fa. Non solo armi da fuoco, ma persino roba da controllo delle nascite. Per spolverare nella sua stanza ci vuole una dispensa papale. (Fay esce di scena a sinistra e McLeavy la segue. Udiamo Fay chiamare in quinta) Harold! (Più lontana) Harold! (Hai en­tra da destra, si avvicina all'armadio, lo apre, guarda dentro e lo richiude a chiave. Si ferma vicino alla bara e si fa il segno della croce. Fay e McLeavy rientrano da sinistra. Pausa, Fay con un sorriso) Perché è chiuso l'armadio? Hal    - Ci tengo delle cose personali.

McLeavy                           - Aprilo. Ci sono già abbastanza misteri nell'uni­verso perché tu debba aggiungervi i tuoi.

Hal                                     - Non posso. E non sta bene che tu veda cosa c'è perché è un regalo per l'anniversario.

McLeavy                           - Quale anniversario?

Hal                                     - L'anniversario della tua nomina a Cavaliere di San Gregorio.

McLeavy                           - Non sono affatto convinto. Apri l'armadio.

Hal                                     - No.

Fay                                     - Lo vede dove siamo arrivati? Suo figlio non le ub­bidisce più. (Ad Hai) Ti rifiuti ancora di seguire il funerale di tua madre?

Hal                                     - Sì.

Fay                                     - E con che scusa?

Hal                                     - Che mi disturberebbe.

Fay                                     - Questa è esattamente la funzione di un funerale.

McLeavy                           - Preferisce tenere il suo cordoglio in privato.

Fay                                     - Questa storia del cordoglio privato io non la vedo affatto bene. Le emozioni si mostrano in pubblico o per niente.

Hal                                     - (al padre) È arrivata un'altra corona.

McLeavy                           - Di rose?

Hal                                     - Di rose e felci.

McLeavy                           - Voglio vederla. (McLeavy esce dalla stanza)

Fay                                     - Ho l'impressione che tuo padre abbia un attacca­mento d'indole sentimentale per le rose.

 

Hal                                     - Lo sa qual è stato il suo unico commento alla morte della mamma?

Fay                                     - Qualcosa di adatto, ne son certa. (Toglie la fodera del materasso e la ripiega) Hal Ha detto che era contento fosse morta nella stagione giusta per le rose. È stato su quasi tutta notte a catalogare le varietà di rose delle corone. Avrebbe dovuto vederlo quando è arrivata quell'arpa di fiori là. Annusava i petali, controllava l'interno dei singoli fiori, discuteva col fattorino che l'aveva portata. Manca poco che venivano a pugni sulla corretta pro­nuncia del nome latino. (Fay posa la fodera ripiegata sul paravento) Se avesse giuocato le sue carte come doveva, mia madre avrebbe potuto citare il catalogo dell'Associazione dei Coltivatori di Rose come motivo per un divorzio.

Fay                                     - Il Vaticano non avrebbe mai concesso il divorzio per un motivo del genere. A meno che tuo padre non avesse pro­dotto un ibrido.

Hal                                     - (vicino alla bara, guardandoci dentro) Perché è stata imbalsamata?

Fay                                     - Fu lei, dopo l'ultimo attacco, a richiedere di venir preservata scientificamente dopo morta. (Hai fissa l'interno della bara, assorto nei suoi pensieri. Fay gli si avvicina) Non si poteva augurarle di vivere ancora. Era in agonia da Pasqua.

Hal                                     - Si... non toccò neppure l'uovo che le regalai.

Fay                                     - Per ordine dei dottori, posso dirtelo in confidenza. (Pausa) Siediti, Harold. Vorrei parlarti. In questo momento, è logico, non si può contare sull'aiuto di tuo padre. (Hai si siede e Fay si siede davanti a lui. Incrociando le mani in grembo) Il prete di Santa Kilda mi ha chiesto di farti un di­scorsino. È molto preoccupato, perché passi tutto il tuo tempo a rubare dalle macchinette a gettoni e a defiorare le figlie di gente più altolocata di te. È vero?

Hal                                     - Verissimo,

Fay                                     - E neanche il sesso cui appartieni all'anagrafe non è al sicuro dalle tue audacie. Ora Padre Mac è molto gene­roso nella remissione dei peccati, ma, poveretto, dover star dietro a ripulire la tua coscienza è un lavoro troppo comples­so anche per lui. Devi capire che non può stare in confessio­nale 24 ore su 24 solo per te. Non è ragionevole. Tu lo capi­sci questo, vero?

Hal                                     - Certo.

Fay                                     - E allora che intendi fare circa questo deplorevole stato di cose.

Hal                                     - Andare all'estero.

Fay                                     -Questo farà molto piacere, ai bravi padri. E con chi andrai?

Hal                                     - Un amico mio. Un tipo di lusso attualmente impie­gato presso un becchino e che si fa molto onore nella sua professione.

Fay                                     - Lo conosci da molto tempo?

Hal                                     - Abbiamo condiviso la stessa culla.

Fay                                     - Per economia o per errore?

Hal                                     - Eravamo troppo giovani per commettere errori e in quanto ai fattori economici ce ne sfugge ancora il concetto.

Fay                                     - Mi stai confermando ciò che temevo. Non hai un im­piego, nessuna prospettiva per il futuro e ora stai anche per fuggire sul continente con una conoscenza casuale e neppure un bambino in arrivo come giustificazione. Dove finirai? Cer­to non circondato dal grande rispetto che gode tuo padre. Le persone di un certo livello ti ignoreranno e tu sarai costretto a frequentare solo persone come te. Ti piacciono queste pro­spettive.

Hal                                     - Non sono tanto sicuro che mi dispiacciano, ecco.

Fay                                     - Be', l'esitazione è già qualcosa sulla quale poter co­struire. Ma che cosa farai quando sarai vecchio?

Hal                                     - Morirò.

Fay                                     - Vedo che sei deciso a percorrere tutta la gamma ­dell'esperienza. Ma questo non potrà portarti che infelicità. Ti sono state offerte tutte le occasioni per costruirti una vita de­cente ma tu le hai rifiutate sistematicamente. Non ho più al­cun interesse nella tua carriera. (Si alza in piedi) Chiama tuo padre. Sono certa che ne ha abbastanza della compagnia del­le sue piante, per il momento. (Hai va alla porta di sinistra)

Hal                                     - (gridando) Ehi, papaaaà.

Fay                                     - Shhh! Questa è una casa in lutto. (Hai ritorna e si siede) Il prete che è venuto a fare le condoglianze parlava così piano che per un po' ho creduto avessero mandato un muto. (Entra McLeavy che reca una grande corona a quadrati numerati)

McLeavy                           - Le Amiche della Tombola hanno mandato una corona. Guardate che meraviglia di fiori. (McLeavy depo­ne la corona e si siede. Tira fuori un giornale e si mette a leggere. Fay, in piedi presso la bara, gli occhi persi nell'inter­no della medesima, muove silenziosamente le labbra facendo scorre un rosario fra le dita. Con un'esclamazione sonora) Un'altra catastrofe nel quartiere. Una banda di ladri ha ru­bato un'enorme somma di denaro a una banca.

 Fay                                    - (alzando lo sguardo) Quale banca?

McLeavy                           - Quella accanto alle pompe funebri. Hanno fatto un buco nel muro e con le macerie ci hanno riempito trenta bare.

Fay                                     - Macerie?

McLeavy                           - Quelle fatte col buco. Hanno demolito il muro, hanno.

Fay                                     - Che gente c'è in giro di questi tempi.

McLeavy                           - La polizia non ha ancora scoperto dove sia finito il denaro. Immagino sia una delle grosse bande.

Hal                                     - Che ne sai delle grosse bande. È una banda piccola, invece. Minuscola.

Fay                                     - Perché, cosa ne sai tu?

Hal                                     - Se avessi quel denaro io, non sarei più qui.

Fay                                     - Tanto te ne vai lo stesso.

Hal                                     - Ma me ne andrei via più rapidamente.

Fay                                     - E in che paese?

Hal                                     - In Spagna, il centro della mala internazionale.

Fay                                     - E dove vai invece?

Hal                                     - In Portogallo. (Pausa. Suona il campanello della por­ta. Hai va alla finestra; apre le tende e guarda fuori) È arri­vato Dennis con le automobili.

Fay                                     - Guida lui?

Hal                                     - Si. Ha un'aria che fa colpo. Gli dona la stretta pros­simità della morte, evidentemente. (Esce a sinistra)

McLeavy                           - (deponendo il giornale) Che progetti abbiamo per il pomeriggio?

Fay                                     - Il funerale la occuperà, per un'ora o poco più. Dopo­diché è di prammatica una visitina a un sacerdote. Qualche parola di conforto e di saggezza e un'occhiata all'ultimo nu­mero della Verità Cattolica dovrebbe riattivare la sua adre­nalina. Poi un po' di riposo. Non voglio che si affatichi troppo.

McLeavy                           - Quando ha detto che se ne va? Non vorrei darle eccessivo disturbo.

Fay                                     - Sono io a decidere quando mi avrà disturbato abba­stanza.

McLeavy                           - Lei è molto buona con me.

Fay                                     - Mi basta che lei apprezzi il mio desiderio di aiutarla. La mia vita è stata cosi infelice. Voglio che la sua sia di­versa.

McLeavy                           - Ha avuto una vita infelice?

Fay                                     - Oh, si. Tutti i miei mariti sono morti. Sette, ne ho avuti. Uno all'anno di media da quando ho sedici anni. Sa, sono un po' stravagante, vero? E poi sono vissuta in ristrettez­ze per lungo tempo. Avevo delle storie. Mancanza di fondi, una causa col mio parrucchiere... già prima di ora mi son ritrovata a dover chiedere denaro alla gente.

McLeavy                           - E glielo hanno dato?

Fay                                     - Si, ma non volentieri, ecco. Ho dovuto faticare mol­to a persuaderli. (Con un sorriso luminoso) L'accompagnerò io dagli avvocati. Dopo la lettura del testamento di sua mo­glie potrebbe aver ancora bisogno di assistenza medica.

McLeavy                           - (con una risata) Non credo che vi saranno sor­prese. A parte alcuni lasciti minori, il grosso della sostanza di mia moglie viene a me.

Fay                                     - Ho anche predisposto che ci sia il suo dottore, al suo fianco. Lei ha un cuore debole. (Entra Dennis da sinistra)

Dennis                               - Buona sera. Non desidero essere troppo ufficioso in questa triste occasione, ma forse vorrebbero vedere la de­funta un'ultima volta? (Fay estrae un fazzoletto. Entra Hai. A Hai) Aiutami a portare gli omaggi floreali al furgone. (Hai prende diverse corone e Dennis prende il resto) (A Fay) Avremo bisogno di aiuto per la bara. (Accenna a McLeavy) È troppo vicino alla tomba anche lui per darsi al sollevamento pesi.

Fay                                     - Harold può benissimo portar lui sua madre fino al furgone.

Dennis                               - Suggerimento molto carino. (A McLeavy) Se vuo­le dar l'estremo addio... io vado a dare una mano. (Va alla porta con le corone incrociando Hai che ritorna) Debbo par­larti. (Poi esce. Hai sta per seguirlo)

Fay                                     - (chiamando Hai) Vieni a vedere tua madre per l'ul­tima volta, Harold. Pensa che non la vedrai mai più. (McLea­vy, Hai e Fay ristanno presso la bara, guardandovi dentro) Come sta bene nella sua uniforme di crocerossina. Ancorché debba ammettere che non mi piacerebbe niente passare l'eter­nità con quell'insiemino addosso.

Hal                                     - Le hanno tolto gli organi vitali, vero?

Fay                                     - Fa parte del procedimento. È necessario.

McLeavy                           - E dove stanno, ora?

Fay                                     - Nel cofanetto nell'ingresso. Che espressione serena ha. Sembra quasi che stia per parlare.

McLeavy                           - (estraendo un fazzoletto, portandolo al naso) Che Dio le doni il riposo eterno. Mi mancherà.

Fay                                     - Eh, si, chi muore giace, chi vive si dispiace. (Chinano le teste in silenzio)

 

Hal                                     - Ehi, ha gli occhi blu. Quelli di mamma erano mar­roni. Non è un po' assurdo?

Fay                                     - Posso solo immaginare che fossero a corto di ma­teriale.

McLeavy                           - Vuol dire che non sono i suoi occhi?

Fay                                     - No. (Con un sorriso, a Hai) È così innocente, povero caro. Non molta dimestichezza con le cose del mondo vero?

McLeavy                           - E io che credevo fossero i suoi. Questo mi sor­ prende molto. Te', non sono i suoi. (Entra Dennis con un cacciavite)

Dennis                               - Abbiamo messo l'arpa di fiori sul davanti, pro­prio sopra il motore. Sulla bara abbiamo pensato di metterci solo il ciuffo d'erica del suo paese.

McLeavy                           - Mi ci vorrà molto tempo per convincermi che sia morta. Era una persona cosi piena di vita, cosi attiva.

Fay                                     - (a Dennis) Vai all'estero, sento?

Dennis                               - Si.

Fay                                     - E dove hai preso il denaro?

Dennis                               - Mi è maturata l'assicurazione sulla vita.

McLeavy                           - (a Dennis) Abbiamo letto notizie tragiche sul suo negozio. Molti danni?

Dennis                               - Il conto delle riparazioni sarà salato. Siamo assi­curati, naturalmente.

McLeavy                           - È stata danneggiata la Cappella del Riposo?

Dennis                               - Quella no,

McLeavy                           - Spero che nessun resto umano sia stato violato.

Dennis                               - No.

McLeavy                           - Sia ringraziato il cielo. Di fronte a certe cose anche i criminali si arrestano.

Dennis                               - Più che altro mi ha disturbato il danno alle rifini­ture ... voglio dire che l'interno di una bara di medio valore è già un'opera d'arte... il tempo e la fatica che ci sono volu­ti ... oh, la sola idea mi innervosisce.

McLeavy                           - I corpi tolti dalle bare. Cadaveri in attesa di sepoltura. Che pensieri orribili mi vengono.

Dennis                               - A me ha spezzato il cuore. Polvere e calcinacci.

McLeavy                           - Che cosa orrenda a ripensarci. Dei giovani, at­tratti solo dal denaro, che scavano un buco dalle pompe fu­nebri alla banca. L'odore di corruzione e gli strumenti di mor­te alle spalle, la ricchezza abbagliante di fronte. Rischiano la dannazione in questo mondo e in quell'altro. E uno come me, un galantuomo sotto tutti gli aspetti, deve aggirarsi fra gen­te simile. Ma l'avranno sulla coscienza. Anche se non li pren­dessero mai, ne soffriranno, ne son certo.

Dennis                               - Come?

McLeavy                           - Non lo so, ma gente del genere non beneficia mai delle sue malefatte. Io si che non ho pensieri. E la notte dormo tranquillo. Nonostante si creda il contrario, i criminali non dormono mica bene.

Fay                                     - Tu, Harold, come dormi.

Hal                                     - Da solo.

Dennis                               - Fra poco dovremo metterci in moto, signor McLea­vy. Vorrei che tutto funzionasse come si deve. Il nostro orgo­glio è in un buon servizio.

McLeavy                           - Che abiti crede che indossassero? La polvere è facilmente indentificabile e certamente non avranno lavorato nudi. Dio abbia pietà di loro se cosi avessero fatto.

Fay                                     - Indossano vecchi vestitacci e poi li bruciano.

McLeavy                           - Certo, dovrebbero dare maggiori poteri alla po­lizia. La poverina è impedita dalla burocrazia, ma è un corpo di uomini in gamba che compie il suo lavoro in condizioni quasi impossibili.

Hal                                     - La polizia è composta di un mucchio di pelandroni, papà. Come sai benissimo.

McLeavy                           - Se tu avessi la metà della loro cortesia, della loro gentilezza e del loro senso del dovere, be' avrei un'altra opinione di te.

Dennis                               - Ora devo chiudere la cassa.

McLeavy                           - (gettando uno sguardo nella bara) La tratti con gentilezza. Mi era molto cara. (Esce da sinistra)

Fay                                     - (seguendo McLeavy, voltandosi sulla porta) Conso­lerò tuo padre, se mi sarà richiesto. Attenti a come parlate da­vanti alla morta. (Esce a sinistra. Dennis apre un pacchetto di chewing-gum ne mette un bastoncino in bocca, si toglie il cappello)

Dennis                               - Chiudi la porta.

Hal                                     - Non si può chiudere.

Dennis                               - Appoggia una seggiola contro la maniglia, allora. Siamo nei guai. (Hai infila la spalliera di una seggiola sotto la maniglia) abbiamo avuto la polizia in negozio.

Hal                                     - Quando?

Dennis                               - Stamattina. Ci hanno messo tutto sottosopra e frugato in ogni buco. Naturalmente è solo questione di tempo e verranno anche qui.

Hal                                     - Quanto tempo.

Dennis                               - Forse sono già per la strada. (Comincia ad avvi-46 tare le viti del coperchio) Vuoi dargli l'ultima sbirciata? No? Dov'è il denaro? (Hai batte sull'armadio) Là dentro? Tutto? Dobbiamo portarlo via. Domani avremmo vergogna di noi stessi, se ci prendessero di nuovo. L'ultima volta che roba era?

Hal                                     - Soprabiti per signore.

Dennis                               - Eccoti là. Che vergogna! Oh, che dolorosa vergo­gna. Fummo lo zimbello di tutti gli ambienti della mala e...

Hal                                     - Non continuare, baby. Ricordo le umilianti circostan­ze di quel fallimento.

Dennis                               - Ma non ci avrebbero mai scoperto se tu avessi te­nuto la bocca chiusa. Ci hai resi ridicoli a dire la verità. Ma, dico io, perché poi non puoi mentire come una persona nor­male?

Hal                                     - Non posso, baby. È contro la mia natura. (Fissa la bara mentre Dennis avvita il coperchio) C'è mai stato nessu­no che abbia nascosto del danaro in una bara? (Dennis alza la testa. Pausa)

Dennis                               - Non mentre la bara era, diciamo, in uso.

Hal                                     - E perché no?

Dennis                               - Perché non è venuto in mente a nessuno, penso.

Hal                                     - A me si. (Toglie il cacciavite dalle mani di Dennis e comincia a svitare il coperchio) Sono i fumetti che leggo, ne son sicuro.

Dennis                               - (asciugandosi la fronte col dorso della mano) Pen­sa alla tua mammetta. Alla tua cara mammina che ti ha dato la vita.

Hal                                     - Non dovrei ringraziare tanto, se è per quello.

Dennis                               - Ti ha curato, lavato i pannolini. Saresti un mo­stro. (Hai solleva il coperchio)

Hal                                     - Si. Pensa a cosa c'è in ballo. (Va all'armadio e lo apre)

Oro                                    - (Estrae il denaro. Dennis prende un pacchetto di biglietti e guarda nella bara)

Dennis                               - Ma la mamma li corromperebbe! Sai, i liquidi del corpo. Proprio, non credo mica sia possibile.

Hal                                     - È imbalsamata. Dura dei secoli. (Dennis mette un pacchetto di biglietti nella bara. Pausa. Guarda nella bara)

Dennis                               - Non c'è spazio. (Hai alza un braccio del cada­vere)

Hal                                     - (pausa, accigliato) Si leva il corpo e vedrai quanto posto c'è.

Dennis                               - Però; che peccato. Gli imbalsamatori hanno fatto veramente un ottimo lavoro. (Sollevando la bara dai caval­ietti) Non c'è nome per una cosa simile, non è vero?

Hal                                     - Stiamo creando un precedente. Nell'armadio, avanti. (Alzano la bara in verticale e scuotendola fanno cadere il ca­davere nell'armadio. Mettono la bara a terra, chiudono l'ar­madio, e cominciano a riempire la bara col denaro)

Dennis                               - E del corpo che ne faremo?

Hal                                     - Lo seppelliremo. In una miniera abbandonata. In campagna, fuori mano. O in qualche palude. Con dei pesi, sai.

Dennis                               - Dovremo disfarci dell'uniforme.

Hal                                     - (pausa) Toglierle i vestiti, dici?

Dennis                               - Eh, già, per evitare l'identificazione caso mai ne scoprissero i resti.

Hal                                     - Nuda? Seppellirla nuda? La mia mammina? (Va allo specchio e si pettina) È un incubo freudiano.

Dennis                               - (mettendo il coperchio sulla bara) Sono d'accor­do.

Hal                                     - Non stiamo commettendo una qualche specie d'im­perdonabile peccato?

Dennis                               - Soltanto se sei cattolico.

Hal                                     - (voltandosi dallo specchio) Ma io sono cattolico, (Mettendo via il pettine) Non me la sento di spogliarla. È una parente. Potrei anche andare all'inferno.

Dennis                               - La spoglierò io, allora. Io all'inferno non ci credo. (Comincia ad avvitare il coperchio della bara)

Hal                                     - Tipico della tua educazione tesoro. Hai avuto tutti i lussi: ateismo, allattamento, circoncisione. Io mi sono dovuto costruire da me.

Dennis                               - La svestizione la faremo dopo il funerale. Tuo pa­dre sarà col prete.

Hal                                     - Okay. E dopo ce ne andremo in un casino coi fiocchi che ho scoperto in questi giorni. Lo manda avanti una donna che una volta era anche imparentata con la Famiglia Reale. Un falcacelo. Mezza polacca. Almeno, dagli occhi sembra così.  Ha sempre delle buone quindicine. (Si siede a cavalcioni della bara)

Dennis                               - Non posso venire al casino.

Hal                                     - E perché no?

Dennis                               - Sono a dieta. Sto cercando di mettere insieme ab­bastanza pressione per sposarmi.

Hal                                     - Hai già in testa qualcuna?

Dennis                               - L'infermiera di tua madre.

Hal                                     - Ma è più vecchia di te.

Dennis                               - Una donna esperta è il meglio che ti possa capi­tare. Mio padre ci giura.

Hal                                     - Ma se sembra un Nunzio Papale. Farebbe all'amore solo a orario fisso.

Dennis                               - Oh, no. Lo fa in qualunque momento, è un membro tipico della professione medica, lei.

Hal                                     - L'hai già provata? (Dennis sogghigna) L'hai stesa? Davvero?

Dennis                               - Sotto il quadro del Sacro Cuore, l'hai visto?

Hal                                     - In camera sua. Spesso.

Dennis                               - Tutti i mercoledì notte mentre tu ti alleni alla Palestra di Sant'Edmondo. (Alzano nuovamente la bara sui cavalletti) Mi piacerebbe sposarmi. È l'unica cosa che non ho provato.

Hal                                     - Non mi piace questo tuo vivere dì esaltazioni, baby. Sempre il piacere. Levati dalla testa queste idee da nevroti­co e concentrati sui problemi d'ogni giorno. Bisogna bruciare questo cadavere prima di notte. Altrimenti ce la vediamo brut­ta. E un altro periodo col sole a scacchi sarebbe la morte delle mie ambizioni. Se non vado avanti nella vita la colpa è loro che mi mandano continuamente al fresco. Potrei rimaner de­linquente per tutta la vita se questa faccenda si scopre. Non è un prospetto piacevole, no? (La bara è di nuovo sul caval­letto. Dennis si toglie il chewing-gum dalla bocca e l'appiccica sotto alla bara. Si mette il cappello. Hai si siede) È stato Truscott a perquisire casa tua?

Dennis                               - Si. E mi portò al commissariato per interrogarmi. Mi prese a pugni, e mi lasciò senza fiato. Oh, cavolo, se mi fece male.

Hal                                     - Sì, devo dire che sulle punizioni corporali la sa lun­ga. L'ultima volta che venne qui prese a calci il gatto della mia vecchia e mentre lo faceva sorrideva. Come ha fatto a en­trare in casa tua?

Dennis                               - Disse che veniva per conto dell'ufficio sanitario. Mio padre lo fece entrare. Naturalmente lo riconobbi subito.

Hal                                     - Glielo dicesti?

Dennis                               - Si.

Hal                                     - E lui che disse?

Dennis                               - Niente. Seguitava a esaminare il rifornimento idrico. Gli domandai se aveva un'autorizzazione. Disse che l'Azienda Idraulica del Comune non rilasciava certifiche.

Hal                                     - Avresti dovuto telefonare alla Polizia. Chiedere pro­tezione.

Dennis                               - È quel che ho fatto.

Hal                                     - E che ti dissero?

Dennis                               - Dissero che uno dei loro di nome Truscott era a casa mia e perché non la chiedevo a lui?

Hal                                     - E che disse Truscott?

Dennis                               - Disse che lui era dell'Azienda Idrica del Comu­ne. Avevo i nervi a pezzi, alla fine. (Fay si avvicina alla por­ta sinistra. La sua ombra è proiettata sul pannello di vetro)

Fay                                     - (fuori) Che stai facendo, Harold? (Hai va presso al feretro e s'inginocchia a pregare)

Hal                                     - Quel casino che ti dicevo ha la porta girevole. (Chi­na la testa) Non è comune, vero? (Dennis toglie la sedia da sotto la maniglia della porta e apre la porta piano)

Dennis                               - Ora siamo pronti. (Fay entra vestita a lutto con un velo sui capelli. Porta una stola funebre ricamata. Dietro, il suo vestito ha la cerniera aperta. Va all'armadio e tenta di aprire la porta. Vede nello specchio che ha la cerniera aperta, si avvicina alla bara e vi china la testa sopra. Hai, sem­pre inginocchiato, le aggancia la cerniera. McLeavy entra sof­fiandosi il naso, una dolente espressione sul viso)

McLeavy                           - (a Dennis) Mi perdoni se sono cosi abbattuto, ma è il mio primo lutto.

Dennis                               - La dipartita di una persona cara è sempre una esperienza dolorosa. (Fay, il vestito agganciato, si rialza)

Fay                                     - Ecco. (Dispone sulla bara la stola ricamata) I Dieci Comandamenti. In alcuni ci credeva fermamente. (Hai e Den­nis alzano la bara)

McLeavy                           - (molto commosso, posando una mano sulla bara) Addio, vecchia amica. Hai sofferto molto. Mi mancherai. (Hai e Dennis escono con la bara. Fay getta indietro il velo)

Fay                                     - Se n'è andata. Sentivo la sua presenza abbandonarci. Strano come si avverte, vero?

McLeavy                           - Quel vestito le sta molto bene. Nero.

Fay                                     - È un altro capo elegante della sua povera moglie. For­se qualcuno mi criticherebbe per averlo messo. (Posa una mano sul braccio di lui, sorride) Si sente più calmo, ora?

McLeavy                           - Si, la mia natura ha molta capacità di recupe­ro, ma la morte mi sconvolge. Preferirei presenziare ogni gior­no a una nascita che ad una morte. Benché i rischi siano ben più grandi. (Entra Truscott da sinistra)

Truscott                             - Buona sera.

Fay                                     - Buona sera. Chi è lei?

Truscott                             - Sono un dipendente dell'Azienda Idrica del Co­mune. Sto ispezionando la zona. Vorrei dare un'occhiata al vostro deposito.

McLeavy                           - È là fuori.

Truscott                             - Ah si? (Pausa, medita) Vorrei sapere com'è che l'hanno messo fuori. Molto ingegnoso. È sicuro che in questo armadio non ci sia un rubinetto? (Tenta di aprire lo sportello dell'armadio e sorride)

McLeavy                           - No, è in giardino.

Truscott                             - Dove?

McLeavy                           - Non lo so.

Truscott                             - Le consiglio di trovarlo, allora. Qualsiasi pro­prietà del Comune dev'essere disponibile su richiesta. La leg­ge è chiara su questo punto.

McLeavy                           - Lo troverò subito, signore. Non desidererei met­termi contro la legge. (Esce a destra)

Truscott                             - (voltandosi verso Fay) Chi ha la chiave di que­sto armadio?

Fay                                     - Il figlio del padrone di casa.

Truscott                             - Crede che sarebbe cosi gentile da aprirlo? Non se ne pentirebbe, mi creda.

Fay                                     - Gliel'ho già chiesto, di aprirlo. S'è rifiutato netta­mente.

Truscott                             - Capisco. (Si morde le labbra) Molto significati­vo. Lei starà fuori di casa molto tempo, questo pomeriggio?

Fay                                     - Si. Devo andare al funerale della mia ultima cliente.

Truscott                             - Grazie, signorina. Mi è stata di grande aiuto. (Sorride, va alla finestra) Chi ha mandato quella grande ghir­landa che hanno scelto per mettere sul motore?

Fay                                     - I padroni del caffé Re di Danimarca. Non approvo che il posto d'onore sia dato al tributo di un bettoliere.

Truscott                             - Lei non lo permetterebbe mai, lo so. Ha avuto un'educazione assai severa.

Fay                                     - Còme lo sa?

Truscott                             - Porta un crocifisso. (La mano di Fay si posa sul crocifisso che ha sul petto) Ha un'ammaccatura da una parte e sul retro sono incise le parole: « Convento di Santa Maria. Solo per gentili ». Non è difficile immaginare la sua educazione da tali indizi rivelatori.

Fay                                     - Esatto. Fu un premio per buona condotta. L'ammac­catura è un caso.

Truscott                             - È stato il suo primo marito ad ammaccarlo.

Fay                                     - Durante un litigio.

Truscott                             - Alla fine del quale lei gli ha sparato.

Fay                                     - (presa alla sprovvista) Lei deve avere avuto delle in­formazioni private.

Truscott                             - Affatto. Intuizione, più che altro. Non l'annoie-rò coi dettagli. L'incidente avvenne all'Hotel Hermitage. Giu­sto?

Fay                                     - (un po' allarmata) Ma è fantastico!

Truscott                             - I miei metodi di deduzione possono venir im­parati da chiunque abbia un occhio penetrante e un cervello svelto. Quando le ho stretto la mano ho sentito del ruvido su una delle sue fedi matrimoniali. Una ruvidezza che ho asso­ciato a bruciature di polvere e sale. Le due cose insieme par­lano di rivoltella e aria marina. Se si trovano su un anello matrimoniale non resta che una soluzione possibile.

Fay                                     - Come ha fatto a sapere che è successo all'Hotel Her­mitage?

Truscott                             - Quel particolare albergo è famoso per tragedie di questo tipo. Ho giuocato su una probabilità azzeccandola in pieno. (Tira fuori la pipa e la mastica) S'è mai domandata perché tutti i suoi mariti sono morti di morte violenta?

Fay                                     - Non è vero?!

Truscott                             - Al primo fu sparato. Il secondo ebbe un collas­so durante la celebrazione dell'anniversario della Battaglia di Waterloo. Il terzo è caduto da un veicolo in moto. Il quarto prese una dose eccessiva di sonniferi la sera prima della sua messa in pensione dal Sadler's Wells. Il quinto e il sesto sono spariti. Presumibilmente morti. L'ultimo ebbe un attacco apo­plettico tre notti dopo il matrimonio con lei. Quale la causa?

Fay                                     - (gelida) Mi rifiuto di parlare della mia vita privata con lei.

Truscott                             - Per dieci anni la morte è stata insistentemente associata al suo nome.

Fay                                     - Potrebbe dire lo stesso d'un becchino moderatamente richiesto.

Truscott                             - I becchini devono trattare con la morte per for­za. È il loro mestiere. Lei non ha scuse. Sette mariti, in meno di dieci anni. C'è qualcosa di profondamente sbagliato nella sua concezione del matrimonio. Trovo spaventoso che, per nulla scoraggiata dalle passate esperienze, stia contemplando un ottavo fidanzamento.

Fay                                     - Come lo sa?

Truscott                             - Porta il vestito d'un'altra donna come se ci fos­se nata dentro.

Fay                                     - (spalancando gli occhi dallo stupore) Lei mi fa stra­biliare. Questo vestito apparteneva alla signora McLeavy.

Truscott                             - Rivelazione elementare. La cerniera è d'un mo­dello adoperato da vecchie signore.

Fay                                     - Lei dovrebbe fare il detective.

Truscott                             - Infatti mi prendono spesso per tale. Molto im­barazzante. Mia moglie è spesso importunata da gente convinta che sia moglie d'un poliziotto. Mi rimprovera molto per queste seccature che, involontariamente le procuro, (Ride) Lei riconosce in questo il pane quotidiano della vita coniu­gale, ne sono certo. (Mastica la cannuccia della pipa per un attimo) Quando chiederà la mano del signor McLeavy?

Fay                                     - Subito. Rimandare sarebbe fatale.

Truscott                             - Qualunque cosa presa insieme con lei, di solito, è fatale.

Fay                                     - Ma come osa parlarmi cosi? Chi è lei? (Truscott tira fuori un libretto d'appunti e un lapis)

Truscott                             - (scherzando) Sono un dipendente del Comune che ha sbrigliato un po' troppo la propria immaginazione. La prego di perdonarmi se l'ho turbata. (Strappa una pagina dal libretto e la porge a Fay) Firmi questo foglio.

Fay                                     - (guardando il foglio) È senza intestazione.

Truscott                             - Cosi dev'essere. Voglio che mi aiuti ciecamen­te, senza farmi domande.

Fay                                     - Ma non posso firmare un foglio di carta senza niente sopra. Qualcuno potrebbe imitare la mia firma falsa su uno chèque.

Truscott                             - Scriva il mio nome, allora.

Fay                                     - Non so come si chiama.

Truscott                             - Dio benedetto, quanto è sospettosa. Si firmi Regina Vittoria. Nessuno si sognerebbe mai di alterare il con­to in banca di quella povera donna. (Fay firma la carta e la rende a Truscott)

Truscott                             - Credo di non voler altro da lei, signorina.

Fay                                     - Vuol fare qualcosa per me?

Truscott                             - Che cosa?

Fay                                     - Si tolga il cappello. Voglio vederla senza.

Truscott                             - (allarmato) No. Assolutamente no. Non mi le­vo mai il cappello davanti a una signora. Sarebbe scortesia. (McLeavy entra da destra) È riuscito a trovare la chiavetta?

McLeavy                           - Si. Vicino alla serra vedrà una placca di ferro. Sotto c'è la chiavetta.

Truscott                             - Grazie nel mio prossimo rapporto-menzionerò favorevolmente la sua cooperazione. (Si tocca il cappello) Buona sera. (Esce da destra)

McLeavy                           - Spero che trovi quello che cerca. Niente mi fa più piacere che poter aiutare le autorità costituite.

Fay                                     - Bisogna stare attenti a che non abusi della fiducia. Non ha mostrato credenziali.

McLeavy                           - Oh, degli impiegati municipali ci si può fidare. Dobbiamo dare a questo signore tutte le possibilità di compie­re il suo dovere. Come buon cittadino ignoro tutte quelle sto­rie che screditano la burocrazia. (Hai entra da sinistra)

Hal                                     - Un ritardo. La macchina non parte c'è una gomma a terra. (Togliendosi il soprabito) Stiamo cambiando la ruota.

McLeavy                           - Credo poco confacente a una persona in lutto riparare una bucatura. È al sicuro tua madre?

Hal                                     - C'è Dennis che fa la guardia al feretro.

McLeavy                           - Fa' più presto che puoi. Tua madre odiava arri­vare in ritardo.

Hal                                     - Il contenuto di quel feretro per me è prezioso quanto per te. Sono deciso a vederlo arrivare alla sepoltura senza contrattempi. (Esce da sinistra)

McLeavy                           - (con un sorriso, scuotendo la testa) È molto insolito per lui mostrare tanto affetto. Sono commosso.

Fay                                     - La signora MacLeavy era una buona madre. Ha dirit­to a esser rispettata.

McLeavy                           - Si. Ho ordinato quattrocento rose, per mante­nere sempre viva la sua memoria. Le pianterò in un posticino che si trova a un tiro di sasso dalla chiesa. Voglio che sia il Giardino delle rose in rimembranza della signora Mary Mc­Leavy. Farà arrossire il Paradiso di vergogna.

Fay                                     - L'ha mai veduto lei, il Paradiso?

McLeavy                           - Solo in fotografia.

Fay                                     - Chi le ha fatte, le foto?

McLeavy                           - Padre Jellicoe. Un uomo che ha viaggiato mol­to. Però erano un po' sfocate.

Fay                                     - Però non si deve metter a far debiti, ora.

McLeavy                           - Oh, la signora McLeavy si pagherà il giardino della rimembranza coi suoi soldi. Il testamento è un fatto cer­to. (Fay si siede vicino a lui e gli prende una mano)

Fay                                     - Non so se ci si può fidare a confidarle un segreto, ma fari male a tenerla all'oscuro anche un solo minuto di più. Sua moglie ha cambiato testamento poco prima di morire. Ha la­sciato tutto a me.

McLeavy                           - Come! (Quasi svenendo) Ma è legale

Fay                                     - Perfettamente.

McLeavy                           - Doveva aver bevuto. E io? E il ragazzo?

Fay                                     - Mi sorprende vederla prendere quest'atteggiamento. Non ha un minimo senso di pudore?

McLeavy                           - Oh, eccomi castigato da Dio per aver sposato una protestante. Quanto le ha lasciato?

Fay                                     - Diciannovemila sterline, incluse le obbligazioni e i gioielli.

McLeavy                           - Anche i gioielli?

Fay                                     - Eccettuato l'anello di brillanti. Era troppo largo e fuori moda. L'ha lasciato a Harold.

McLeavy                           - Prenderla al mio servizio m'è costata una for­tuna. Dev'essere l'infermiera più costosa della storia.

Fay                                     - Non penserà che voglia il denaro per me, vero?

McLeavy                           - Si.

Fay                                     - Questo è indegno di lei. Sono imbarazzatissima dal­la generosità della Signora McLeavy.

McLeavy                           - Distruggerà il testamento?

Fay                                     - Vorrei poterlo fare.

McLeavy                           - E perché non può?

Fay                                     - È un documento legalizzato. Potrei venir citata.

McLeavy                           - Da chi?

Fay                                     - Dal beneficiario.

McLeavy                           - Ma se è lei. Non citerebbe mai se stessa, no?

Fay                                     - Invece potrei. Se mi si provocasse un po' troppo. Dobbiamo trovare il modo di convogliare il denaro nel suo conto in banca.

McLeavy                           - Non potrebbe semplicemente passarlo a me?

Fay                                     - Pensi allo scandalo.

McLeavy                           - Che consiglia, allora?

Fay                                     - Dobbiamo avere un conto in banca cumulativo.

McLeavy                           - Non darebbe uno scandalo anche maggiore?

Fay                                     - No, se ci sposassimo.

McLeavy                           - Sposarsi? Ma allora avrebbe il denaro mio e quello della signora McLeavy.

Fay                                     - È un modo come un altro di vedere la cosa.

McLeavy                           - No. Sono troppo vecchio. La mia salute non mi permette una moglie giovane.

Fay                                     - Sono infermiera diplomata.

McLeavy                           - Dovrebbe abbandonare la professione.

Fay                                     - Per lei sarei disposta a farlo.

McLeavy                           - Non potrei ricambiarla.

Fay                                     - Non chiedo niente. Sono una donna. Soltanto metà della razza umana può dire altrettanto senza tema di smenti­te. (Lo bacia) Avanti. Chieda la mia mano. Non ho inten­zione di rifiutargliela. Giù, in ginocchio. Sono per le posizioni tradizionali.

McLeavy                           - Ho i dolori alle gambe.

Fay                                     - La ginnastica fa bene. (McLeavy s'inginocchia) Fac­cia la sua proposta come meglio crede. Cerchi di evitare i non mi astratti. (Hai entra da sinistra)

Hal                                     - Siamo pronti. Il capo dell'Unione delle Madri ha da­to il segnale delle lacrime. (Prende il soprabito) Bisogna ab­bandonarsi all'empito dell'emozione finché dura.

Fay                                     - Dovranno aspettare. Suo padre sta per chiedere la mia mano. Credo che lei possa rimanere.

McLeavy                           - (tentando di rialzarsi) Non do esibizioni. Non davanti a mio figlio.

Hal                                     - Mi sorprende che abbia voglia di risposarsi. Questo non rende giustizia alla sua ultima moglie. (Suono del clac­son. Dennis entra da sinistra)

Dennis                               - Vorreste salire tutti in macchina? Il prete perderà le trebisonde, se tardiamo.

McLeavy                           - (a Fay) Non è dignitoso, con mia moglie non ancora calata nella tomba.

Fay                                     - E non sarà mai se insiste a prolungare il procedi­mento oltre la sua naturale durata.

McLeavy                           - Chiederò la sua mano mentre andiamo al cimi­tero, infermiera McMahon. Va bene?

Dennis                               - (a Fay) Non può sposarlo. Lei sa cosa sento per lei.

Fay                                     - Sono io che non posso sposarti. Non sei cattolico.

Dennis                               - Potrebbe convertirmi.

Fay                                     - Non sono affatto disposta a essere moglie e missio­naria.

Hal                                     - (mettendo un braccio intorno alla spalle di Dennis) È più ricco di papà, lo sa?

Fay                                     - Hai il conto in banca con te?

Dennis                               - Sono uscito senza. (Clacson del carro funebre)

McLeavy                           - La signora McLeavy fa aspettare il suo Fattore. Le farò le pie proposte dopo la sepoltura. (Clacson prolungato del carro funebre) Andiamo o dovremo pagare per il clacson rotto.

Fay                                     - Ho deciso di non prender parte al funerale. Saluterò con la mano, da lontano.

McLeavy                           - La quantità di persone che non interverranno al funerale della povera donna spezza il cuore. E io che ho noleggiato un'automobile di lusso perché sono più capaci. Po­tevo risparmiarmi la spesa. (Esce da sinistra)

Dennis                               - (a Fay) Mi farei schiavo per lei.

Fay                                     - (infilandosi i guanti) Non posso sposare ragazzi.

Hal                                     - Si farà crescere i baffi.

Fay                                     - Non m'interessa quel che si fa crescere. Se ne faccia crescere anche due se gli fa piacere.

Hal                                     - A lei farebbe piacere? Il punto è questo.

 

Fay                                     - A me interessa una rendita sicura. Altrimenti un uo­mo con due ha lo stesso fascino d'un uomo con uno.

Dennis                               - Una vita pienamente produttiva con un uomo dell'età del signor McLeavy non le sarà mai possibile.

Fay                                     - Dimostrerò che ha torto. Sotto la mia guida inizierà una seconda famiglia.

Hal                                     - Perde tempo. Non saprebbe riprodurre una fila di po­modori. (Clacson di auto)

Fay                                     - (a Dennis) Salga in macchina! Non ho intenzione di sposarla.

Dennis                               - (a Hai, .in lacrime) Mi rifiuta. Mi sta spezzando il cuore!

Hal                                     - Non sa mica quel che perde, baby. Scusala.

Dennis                               - Si, che lo sa. è proprio questo che è cosi umi­liante. (Si asciuga gli occhi col dorso della mano) Be', il fu­nerale va a farsi benedire per quel che mi riguarda.

Hal                                     - Ma sei tu che guidi il carro. La gente noterebbe la tua assenza. (Fay è presso l'armadio)

Fay                                     - (pausa) Dove hai trovato il denaro?

Dennis                               - Me l'ha lasciato la zia.

Fay                                     - È vero, Harold?

Hal                                     - (dopo una strema lotta intima) No.

Dennis                               - Volevo dire lo zio.

Fay                                     - (a Hai) È vero?

Hal                                     - (disperato, guardando Dennis) No.

Dennis                               - Non è possibile andar d'accordo con te, cavolo. E di' una bugia, no?

Hal                                     - Non posso, baby. È l'educazione che ho ricevuto. (Clacson dell'auto)

Dennis                               - Cerca di controllarti. Se quando torno scopro che in mia assenza hai detto la verità, tra noi è finita! (Esce da si­nistra. Fay prende due fazzoletti orlati di nero dalla borsa, li apre, ne passa uno a Hai)

Fay                                     - Soffiati il naso. La gente se lo aspetta. (Abbassa il ve­lo. Vanno ambedue alla finestra, e agitano la mano. Rumore di un'auto che si allontana. Pausa. Fay si volge dalla finestra, va all'armadio e butta via il velo) Vieni qui. Apri quest'ar­madio. (Hai si mette in tasca il fazzoletto) Non esitare tanto a obbedirmi. Apri l'armadio.

Hal                                     - Perché ci tieni tanto?

Fay                                     - C'è dentro una mia giacchettina.

Hal                                     - Davvero?

Fay                                     - L'ho comprata tre giorni fa. Devo cambiarmi. Il lutto diventa cosi sporco se lo porti a lungo. (Guarda Hai in si­lenzio) Ho una chiave. Potrei aprirlo facilissimamente.

Hal                                     - Ci ho messo dentro una cosa.

Fay                                     - Che cosa?

Hal                                     - Un cadavere.

Fay                                     - Hai aggiunto un delitto alla lista d'insulti ammucchia­ta sulla famiglia?

Hal                                     - Non è mica necessario ammazzare per acquistare un cadavere.

Fay                                     - Gestisci un'agenzia privata di pompe funebri, allo­ra? (Pausa) Dove nascondi il denaro?

Hal                                     - Nella bara di mia madre.

Fay                                     - Sarebbe un nascondiglio piuttosto insolito. (Pausa) E ora dov'è? Rispondi subito. Non ripeto la domanda.

Hal                                     - Il denaro è incorruttibile. La carne aspetta ancora.

Fay                                     - Dove aspetta?

Hal                                     - In quell'armadio.

Fay                                     - Aprilo.

Hal                                     - Ma se ha la chiave!

Fay                                     - Non ce l'ho.

Hal                                     - Mentiva?

Fay                                     - Si. (Hai le dà la chiave. Lei apre l'armadio, vi guar­da dentro chiude di botto lo sportello e urla) È imperdonabi­le! Lo dirò a tuo padre. (Pausa) È a testa in giù.

Hal                                     - Non le ho nascosto niente..

Fay                                     - La tua spiegazione aveva il suono della verità. Natu­ralmente non ho creduto una sola parola.

Hal                                     - La voglio seppellire, è pronta ad aiutarmi?

Fay                                     - Oh, no. Non potrei. Questo è un caso per le auto­rità.

Hal                                     - Non ce la farà mai ad arrivare all'altare senza il mio aiuto.

Fay                                     - Non ho bisogno del tuo aiuto per portare a letto un . uomo.

Hal                                     - L'opinione favorita di mio padre è che una puttana non sia una compagna adatta per un uomo.

Fay                                     - Come opinione non è da buttar via.

Hal                                     - Il mio amico Dennis se l'è fatta e ne parla con gusto.

Fay                                     - I giovanotti impepano la loro conversazione con racconti di violenza. Fa sempre buona impressione.

Hal                                     - Lei non ha mai avuto la benedizione di venir violen­tata. Ero con lui durante il suo unico stupro. Una squinzia di nome Paolina Ching. Si ruppe un dente nella lotta, la stronza. Con lei invece è stato legale. Mentre Gesù indicava con un dito il proprio Sacro Cuore, lei indicava il suo.

Fay                                     - Io non indico mai. È da maleducati.

Hal                                     - Se lo racconto a mio padre, non la sposerà mai.

Fay                                     - Non ho ancora deciso se sposare tuo padre. Il tuo amico è più interessante.

Hal                                     - Non lo sarà se lei spiffera tutto alla Polizia.

Fay                                     - (pausa) Ricatto? Un po' presto nel gioco. (Hai tira fuori un pettine, va allo specchio e si pettina)

Hal                                     - Voglio spogliare il cadavere. Tutto quel che chiedo è un'ora o due di tempo. Non è cosa che possa fare un uomo. E poi sono parente, il che complica le cose.

Fay                                     - Intendi darle sepoltura in campagna?

Hal                                     - Si.

Fay                                     - Supponiamo che un cane la scopra? Quando danno la caccia alla volpe.

Hal                                     - Be', e allora? è un cadavere femminile perfettamente conservato. Nessun indizio di violenza o di delitto. L'unifor­me la bruciamo, le sottovesti le può tenere lei.

Fay                                     - Le sottovesti di tua madre?

Hal                                     - Tutta roba scelta.

Fay                                     - Non potrei. Misure diverse.

Hal                                     - Allora nel fuoco anche quelle. I denti si possono buttare a fiume.

Fay                                     - Non abbiamo fiumi vicini.

Hal                                     - Possiamo prendere la sua macchina.

Fay                                     - Purché tu paghi la benzina.

Hal                                     - Giusto.

Fay                                     - Dove la mettiamo?

Hal                                     - Nel sedile posteriore. (Ripone il pettine) Ha sempre preferito viaggiare di dietro. (Apre l'armadio e poi fa scorrere il letto verso lo sportello dell'armadio)

Fay                                     - Quanto mi paghi?

Hal                                     - Il venti per cento.

Fay                                     - Trentatre e un terzo.

Hal                                     - Può tenersi l'anello matrimoniale.

Fay                                     - Vale?

Hal                                     - Molto.

Fay                                     - Aumenterà la mia collezione. Ne ho già sette per diritto di conquista. (Hai mette un paravento intorno al letto)

Fay                                     - Trentatre e l'anello.

Hal                                     - Il venti per cento, l'anello e io pago la benzina.

Fay                                     - Trentatre e un terzo, l'anello e tu paghi la benzina.

Hal                                     - Sa contrattare bene.

Fay                                     - Non contratto mai.

Hal                                     - D'accordo. (Le getta il lenzuolo) La involti qui den­tro. (Fay va dietro il paravento)

Fay                                     - Aiutami a tirarla fuori dall'armadio. (Hai la segue die­tro il paravento).

Hal                                     - Non morde mica. E poi hai i guanti. (Alzano il ca­davere dall'armadio e lo posano sul letto. Qualcosa cade e ruzzola via)

Fay                                     - Che era?

Hal                                     - (apparendo da dietro al paravento e cercando per ter­ra) Niente, niente.

Fay                                     - (sporgendo la testa da sopra il paravento) Una vite della bara, forse?

Hal                                     - Era l'anello matrimoniale?

Fay                                     - (guardandolo) No. Niente d'importante.

Hal                                     - Sono disposto a convenirne. (Fay va dietro al para­vento. Hai prende una coperta dal paravento e la stende per terra)

Fay                                     - (da dietro il paravento) Che piedi ben fatti ha tua madre. Per una donna della sua età. (Porge un paio di scarpe dal paravento. Hai le posa in mezzo al lenzuolo) Che ne farai del denaro? (Porge un paio di calze da sopra il paravento)

Hal                                     - Mi piacerebbe gestire un casino. (Mette le calze den­tro alle scarpe) Vorrei gestire un casino da due stellette. E se facessi affari lo passerei alle tre stellette. Lo lancerei con lo slogan: « Solo per appuntamento ». Come la marmellata; si ammucchierebbero. (Fay porge un'uniforme da crocerossina. Hai la piega e la mette nella coperta) Vorrei una pollastrina negra. Non sono razzista, io. E una pollastra finnica. Le met­terei a letto insieme. Per far risaltare il contrasto. (Fay porge uno slip. Hai lo mette nel mucchio) Vorrei due pollastre ir­landesi. Una cattolica e una protestante. Farei prendere la cattolica ai protestanti e la protestante ai cattolici. Cosi impa­rerebbero come vive l'altra metà. Vorrei una pollastra bionda coi capelli tinti di nero. E una pollastra nera che si fosse tinta di biondo. Vorrei una nana. E una alta con delle grandi tettone. (Fay porge dal paravento, in rapida successione, un reggipetto e un paio di mutandine. Hai le mette nel muc­chio)

Fay                                     - Sei deciso a toglierle anche i denti?

Hal                                     - Si. (pausa) Vorrei una pollastra francese, una olan­dese, una belga e un'italiana. (Fay porge un paio di den­tiere al disopra del paravento) E una pollastra spagnola che sapesse ballare le danze del suo paese natale alla perfezione. (Aziona la dentiera come fossero castagnole) Lo chiamerei « Consummatum est ». E sarebbe la casa di malaffare più famosa di tutta l'Inghilterra. (Fay appare da dietro il para­vento, poi lo ripiega. Il cadavere giace sul letto, fasciato nella fodera da materasso, legato con bende come una mum­mia. Hai si avvicina al letto, inchinando la testa) Era una gran signora. Non era mai soddisfatta. Ecco perché se n'è andata.

Fay                                     - (prendendo una chiave dalla borsetta, la dà a Hai) Vai a prendere la macchina. Paga in contanti. Non segnare sul mio conto. (Truscott si avvicina alla porta di sinistra. L'ombra si disegna sul pannello di vetro. Bussa alla porta. Hai prende il lenzuolo col vestiario e si guarda attorno per cercare un posto dove metterlo. Fay apre la porta. Truscott resta sulla soglia sorridente)

Truscott                             - (toccandosi il cappello) Sono tornato, signori­na. (Fay gli sbatte la porta in faccia, Hai piglia il lenzuolo e il vestiario e lo pigia nello spazio vuoto sotto il sedile della poltrona a rotelle per invalidi. Fay fa scorrere il paravento davanti al letto e lo apre. Truscott gridando da dietro l'uscio) Potrei parlarle un momento? (Hai chiude il coperchio del sedile, nascondendo alla vista i vestiti)

Fay                                     - (rispondendo a Truscott) Si.

Truscott                             - Mi lasci entrare, non posso fare conversazione attraverso il buco della serratura. Sono un impiegato del Co­mune. Potrei perdere la pensione. (Hai siede sulla poltrona per invalidi. Fay apre la porta. Truscott entra)

Truscott                             - Che sta succedendo in questa casa?

Hal                                     - Niente.

Truscott                             - Lo ammette? Dev'essere molto sicuro di sé. Perché non siete al funerale tutti e due? Credevo che avreste accompagnato la morta.

Fay                                     - Abbiamo deciso di non andare. Avevamo paura di non reggere.

Truscott                             - Questo è un atteggiamento egoistico. I morti non si possono sotterrare da soli, sapete. (Prende la pipa dalla tasca e la riempie di tabacco)

Fay                                     - Che ci fa lei qui?

Truscott                             - (sorridendo) Ho dato un'occhiata, qui intorno, a questa deliziosa casa. Ho ficcato un po' il naso dappertutto.

Hal                                     - Ha un mandato di perquisizione?

Truscott                             - Per far che?

Hal                                     - Per perquisire la casa.

Truscott                             - Ma io l'ho già perquisita, la casa. Non ho voglia di rifarlo.

Fay                                     - La procedura della polizia è di pubblico dominio. Deve avere un mandato di perquisizione.

Truscott                             - Sono sicuro che la polizia lo deve avere, ma come li ho già informati, io sono dell'Azienda Idrica. La nostra procedura è diversa. (Mette la pipa in bocca, l'accende, aspira. Masticando la pipa) Pochi momenti fa sono stato mandato a fare un giro a vuoto di proposito. A meno che non mi sbagli di grosso, l'oggetto delle mie ricerche è in quell'armadio. (Pausa) Apritelo, voglio vedere che c'è dentro.

Hal                                     - Non è mica chiuso a chiave.

Truscott                             - Non posso credere alla sua parola, ragazzo mio. (Hai apre lo sportello dell'armadio. Truscott s'infila un paio d'occhiali e guarda dentro. Scuote la testa. Si toglie gli oc­chiali) Questo cambia tutta la faccenda.

Fay                                     - È vuoto.

Truscott                             - Esattamente. C'è ancora parecchio lavoro da fare, vedo. Le dispiacerebbe aspettare fuori, signorina? Vor­rei scambiare una parola con questo ragazzo. La chiamerò quando sarà il momento. (Fay e Hai si scambiano occhiate sconcertate. Fay esce a sinistra. Truscott ridendo piacevol­mente) Ho sempre delle difficoltà con le signore. Non rie­scono mai ad accettare un fait accompli. (Pausa. Si toglie la pipa di bocca e fissa Hai con intenzione) Che cosa ne sa d'un ragazzo di nome Dennis?

Hal                                     - È un mio compagno.

Truscott                             - Non vorrà passare il tempo con uno come lui. Non è il suo tipo. Ha cinque gravidanze a suo credito.

Hal                                     - Tutti si può sbagliare.

Truscott                             - Forse. Ma lui ha ovviamente l'abitudine di sbagliare. Dove genera questi bambini non voluti? Non ci sono luoghi liberi all'aperto. La polizia pattuglia regolar­mente. Dovrebbe essere quasi impossibile commettere il mi­nimo atto di offesa al pudore, figuriamoci mettere insieme un bambino. Dove lo fa?

Hal                                     - Sulle piste da ballo, durante le rumbe. (Fay entra da sinistra)

Truscott                             - (togliendosi la pipa, pazientemente) Sono un uomo molto indaffarato, signorina. Faccia come le ho detto e aspetti fuori.

Fay                                     - Come si chiama lei? 50

Truscott                             - Preferisco restare anonimo per il momento.

 

Fay                                     - Almeno il nome di battesimo.

Truscott                             - Non sono un cristiano praticante.

Fay                                     - Si chiama Jim?

Truscott                             - No.

Fay                                     - Un uomo che sta alla porta là fuori dice di si.

Truscott                             - Vorrei compiacerlo, ma non sono disposto ad accettare altro nome che il mio.

Fay                                     - Dice che il suo nome è Meadows.

Truscott                             - (pausa, annuisce con la testa) Uno dei miei nomi è Jim. Quest'uomo è chiaramente in possesso del fatto e desidera sciorinare le sue cognizioni. Gli parlerò. (Truscott esce a sinistra)

Fay                                     - (chiudendo la porta sussurra) C'è un poliziotto in uniforme alla porta! Ci sono addosso.

Hal                                     - È un bluff.

Fay                                     - No. Dio lavora per loro. Lo tengono in pugno, come ci hanno sempre insegnato.

Hal                                     - Bisogna sbarazzarcene. Manca poco e scoprirà il ca­davere. (Apre l'armadio e mette le scarpe di Fay e la gruccia dentro. Chiude rapidamente lo sportello e si volta a Fay) Ri­corda quando la involgevamo?

Fay                                     - Non ci tengo a ricordarmene.

Hal                                     - Che qualcosa è caduto? E non si riusciva a trovarlo?

Fay                                     - Si.

Hal                                     - Io so cos'era.

Fay                                     - Cos'era?

Hal                                     - Uno dei suoi occhi! (Cadono in ginocchio e si metto­no a cercare per terra. Entra Truscott. I due balzano in piedi)

Truscott                             - (sorridendo) Soltanto un poliziotto rompisca­tole. (Va verso il paravento e guarda dietro. Pausa. Si toglie la pipa in bocca) Il ladrocinio di un Faraone non m'era an­cora passato per la mente. (Ripiega il paravento rivelando il cadavere, avvolto nella fodera da materasso e avvolto in bende) Di chi è questa mummia?

Hal                                     - Mia.

Truscott                             - Di chi era prima?

Hal                                     - Sono figlio unico.

Truscott                             - Un avvertimento. Non faccia il gradasso. Mi farebbe arrabbiare. (Sorride) Okay?

Fay                                     - Non è una mummia. È un manichino, che adopro per farmi i vestiti.

Truscott                             - Di che sesso è?

Fay                                     - Direi femminile perché serve a me. Sa i capi erano da donna e poiché ho una mente assai letterale ho scelto di credere che li facessi su una signora.

Truscott                             - Splendido. Spiegazione eccellente.

Hal                                     - La riprova del sesso è contraria alle leggi inglesi.

Truscott                             - Si, un manichino provvisto di sesso riempi­rebbe di apprensioni il cervello d'un magistrato normale. Perché è involtato cosi?

Hal                                     - Lo portavamo in macchina.

Fay                                     - A un carnevale. Fa parte d'una sfilata.

Truscott                             - Quale parte?

Fay                                     - Una classe di cucito. Prebellica. Per dimostrare la di­versità della tecnica.

Truscott                             - Questo manichino frequenta spesso le sfilate?

Fay                                     - Si.

Truscott                             - Quando dovrebbe aver luogo la scampagnata di quest'oggetto?

Fay                                     - Non ora.

Truscott                             - Perché?

Hal                                     - Perché il trasporto doveva farlo Dennis che ci ha lasciato nelle peste.

Truscott                             - Lo credo. Dopo tutto quello che ho sentito dire sul suo amico posso ben credere che sia capace di deludere ben altro che un manichino. (Si mette la pipa in bocca, estrae un libriccino e prende a Scrivere appunti) Lei mi dice che questo oggetto sta aspettando di venir trasportato a una fiera di beneficenza dove verrà adoperato per dimostrare la con­tinuità del lavoro d'ago inglese?

Fay                                     - Si.

Truscott                             - La spiegazione è verosimile. Del tutto vero­simile. (Si rimette il libriccino in tasca e mastica la pipa, os­servando Hai a occhi socchiusi. A Hai) Dove si trovava Sabato notte? (Pausa che viene riempita da Hai che cerca di mentire. Hai guarda Fay con aria disperata. Finalmente) Ero a letto. (Fay emette un respiro di sollievo)

Truscott                             - Lei può confermarlo, signorina?

Fay                                     - Certo che no.

Truscott                             - (a Hai) Che stava facendo a letto?

Hal                                     - Dormivo.

Truscott                             - E lei si aspetta veramente ch'io le creda? Un giovanotto della sua età che si comporta come un bambino? E che faceva il suo compagno, Sabato notte?

Hal                                     - Era a letto anche lui.

Truscott                             - E fra poco mi dirà anche che stava dormendo.

Hal                                     - Immagino di si.

 

Truscott                             - (a Fay) Che coincidenza, signorina, ne con­viene? Due giovanotti che si conoscono intimamente e che passano la notte in letti separati. A dormire, poi. Mi pare molto poco verosimile. (A Hai) Che scusa ha per conoscere quel tipo?

Hal                                     - Che è intelligente. Mentre io sono stupido, capisce?

Truscott                             - Perché dice stupidaggini simili?

Hal                                     - Ma perché sono stupido. È quello che sto cercando di dirle.

Truscott                             - E che prova ha di essere stupido? Mi dia un esempio della sua stupidità, su.

Hal                                     - Non posso.

Truscott                             - Perché no? Io non credo affatto che lei sia stupido.

Hal                                     - Lo sono. Ho partecipato al colpo della banca. (Fay sobbalza. Hai si è irrigidito sulla poltrona. Truscott si toglie la pipa di bocca)

Truscott                             - (con una risatina nervosa) Dev'essere proprio stupido se pensa ch'io le creda. Ma come, se avesse parteci­pato al colpo della banca non verrebbe mica a dirmelo.

Fay                                     - No, certo, a meno che non fosse stupido.

Truscott                             - Ma è stupido. Lo ha ammesso proprio ora. Dev'essere il criminale più stupido dell'Inghilterra. A meno che... (guarda Hai con crescente sospetto...) a meno che non sia il più intelligente. Che motivo aveva per confessare il colpo alla banca?

Hal                                     - Provarle che son stupido.

Truscott                             - Ma mi ha provato il contrario.

Hal                                     - Si...

Truscott                             - (interdetto, mordendosi il labbro) Qui gatta ci cova. Sono proprio tentato di credere che ha partecipato al colpo. Si, ne informerò i miei superiori. E loro prende­ranno le decisioni che crederanno più opportune. Forse mi si richiederà di operare un arresto.

Fay                                     - Gli impiegati dell'Azienda Idrica non possono ar­restare la gente. Non si è mai sentito dire.

Truscott                             - In certi casi possono benissimo.

Fay                                     - Quali casi?

Truscott                             - Non sono autorizzato a rivelare i segreti di uf­ficio dell'Azienda Idrica a un cittadino qualsiasi. (A Hai) Do­v'è il denaro?

Hal                                     - (chiudendo gli occhi, tirando un profondo respiro) Lo stanno seppellendo proprio ora.

Truscott                             - Chi lo sta seppellendo?

Hal                                     - Padre Tellicoe, dei Gesuiti.

Truscott                             - Venga qui! Venga qui! (Hai gli si avvicina, ab­bottonandosi la giacchetta con mani tremanti) Voglio farle un paio di domandine. Ma voglio delle risposte ragionevoli. Niente parole a vanvera, capito? Ho parlato chiaro? Sto par­lando italiano. Lo capisci, vero?

Hal                                     - Si.

Truscott                             - Benissimo, allora. Basta saperlo. (Una pausa, durante la quale studia Hai) Ora, dimostri il suo buon senso. Dov'è il denaro? (Hai controlla il proprio orgoglio)

Hal                                     - A quest'ora dovrebbe essere a metà altezza circa della navata della Chiesa di San Giuda. (Si volta a metà. Truscott abbatte un pugno sulla nuca di Hai. Hai dà in un grido di dolore e si accascia sul pavimento, lisciandosi la spalla)

Fay                                     - (indignata) Come osa? È solo un ragazzo.

Truscott                             - Il suo sesso non m'impressiona, signorina. (A Hai) Le ho chiesto la verità.

Hal                                     - Gliela sto dicendo.

Truscott                             - Cerca di capire, ragazzo, che la straffottenza non ti servirà a nulla. Oggi i giovani trattano le autorità, qualsiasi autorità, come un nemico da combattere. E invece siamo noi a combattere voi. Se fai tanto da oppormi resi­stenza ti faccio uscire i denti dalla nuca, uno per uno, è chiaro?

Hal                                     - Si, (Si sente suonare il campanello della porta d'in­gresso)

Fay                                     - Vuole scusarmi, ispettore?

Truscott                             - (asciugandosi la fronte) Lei è libera di andare ad aprire la sua porta di casa quando vuole, signorina. È uno degli atti dai quali possiamo decidere se viviamo in un paese libero o no. (Fay esce a sinistra. Torreggiando su Hat) Dov'è il denaro?

Hal                                     - In chiesa. (Truscott allunga un violentissimo calcio ad Hai, che urla di dolore e di paura)

Truscott                             - Non dire bugie.

Hal                                     - Non è una bugia. È in chiesa,

Truscott                             - (gridando, ributtando Hai a terra con una manata) Con un altro partito politico al potere ti butterei a terra e in lacrime.

Hal                                     - (piangendo) Ma mi ha buttato in terra, in lacrime.

Truscott                             - Dov'è il denaro?

Hal                                     - Gliel'ho detto: in chiesa. Ci stanno citando San Paolo sopra, in questo momento.

Truscott                             - Possono anche citarci il Codice Stradale sopra, per quel che me ne importa. Tento ancora una volta. Dov'è il denaro?

Hal                                     - (disperato, tentando di proteggersi il capo) In chie­sa! In chiesa! Papà sta assistendo all'ultimo rito di centoquat-tromila sterline. (Truscott solleva di peso Hai da terra per il bavero e lo riempie di calci, pugni e botte, Hai grida di dolore)

Truscott                             - Ti coventrizzo! Ti creolinizzo! (Hai cerca di difendersi. Gli sanguina il naso) Ti faccio ridere col culo, ti faccio. (Fay entra da sinistra, sorreggendo il signor McLeavy, che ha la testa fasciata)

Fay                                     - Hanno avuto un incidente. (Truscott lascia andare Hai, tira il letto a rotelle dal muro e lo spinge verso McLeavy che ci sviene sopra, mancando di quasi niente il cadavere. Hai toglie il cadavere dal letto e lo spinge dietro il para­vento)

Truscott                             - (a McLeavy) Ha denunciato l'incidente? (Me Leavy apre la bocca, ma è troppo sopraffatto dall'emozione per parlare)

Fay                                     - È lo shock. Gli ha fatto andar via la voce.

Truscott                             - Era mai accaduto, prima?

Fay                                     - Si. Cinque o sei volte.

Truscott                             - Se diventa un'abitudine, dovrebbe imparare il linguaggio dei sordomuti. (A McLeavy) Mi capisce, signore? (McLeavy chiude gli occhi, rabbrividisce. Truscott si raddriz­za) Ho conosciuto gente che comunicava coi morti in metà tempo di questo.

McLeavy                           - (lamentandosi) Oh... oh...

Truscott                             - Che è successo, signore?

McLeavy                           - Ho avuto un incidente.

Truscott                             - Dovrò fare un rapporto completo. (Tira fuori il libretto d'appunti)

McLeavy                           - E qualificato a farlo?

Truscott                             - Questo non la deve interessare, ora, signore. Glielo farò sapere dopo. Ora mi dia un resoconto completo. (McLeavy si passa una mano sulla fronte e si schiarisce la gola)

McLeavy                           - Siamo partiti col morale alto. Il tempo era umi­do, una foschia di caldo copriva il cielo. La strada per il ci­mitero era in salita. Era una triste occasione per me. Nono­stante questo, controllavo le mie emozioni, rifiutando di mostrare la gravità della perdita che avevo subito. Lungo la strada gente perfettamente estranea aveva la cortesia di to­gliersi il cappello. Abbiamo notato sguardi ammirativi per i fiori e cenni di compassione per me. (Pausa) La dignità del­l'evento era insuperabile. (Abbassa la testa, tutti aspettano. Truscott batte brusco sul ferro del letto con la matita) Poi, mentre la solenne processione era a metà della salita, un camion, evidentemente fuori controllo, ci precipitò addosso. Colpi il primo carro, che conteneva i resti mortali della cara estinta e uccise il becchino.

Hal                                     - Non Dennis!

McLeavy                           - No, il signor Walter Tracey. Il carro funebre fu un rottame in pochi secondi. Nel frattempo la seconda parte del corteo andava a sbattere contro le rovine fumanti. Io volai da una parte e urtai la testa nella carrozzeria del veicolo. Quando mi riebbi capii che venivo soccorso da dei passanti. La strada pareva un campo di battaglia. Cosparsa di feriti e di morenti. Sangue, vetri. (Tossisce. Pausa) C'erano vari focolai d'incendio.

Hal                                     - La bara si è rovinata?

McLeavy                           - No. Tua madre è intatta.

Hal                                     - Nessuna ammaccatura? Nessun buco?

McLeavy                           - No. La gente ha notato la resistenza assoluta del coperchio. Stavo per fare i miei complimenti al becchino, ma ricordai appena in tempo che non era in grado di rice­verne e tanto meno di apprezzarli.

Truscott                             - Quando ha assunto il lavoro aveva certamente capito che non poteva capitalizzare sulla propria morte.

Fay                                     - Dov'è la bara?

McLeavy                           - Fuori.

Fay                                     - (a Truscott) Si può portarla dentro?

Truscott                             - Ma certo. Non si fa mai aspettare una signora. (Hai esce. Truscott si volta a McLeavy) Perché è fasciato? E una conseguenza dell'incidente?

McLeavy                           - Indirettamente si. Le mie ferite provengono da uno spaventatissimo cane afgano che era in fase di adde­stramento. Mi ha morso al viso e alle mani. Col nervoso che aveva costituivo un bersaglio facile.

Truscott                             - Ha preso il nome del proprietario canino?

McLeavy                           - No.

Truscott                             - Sembra tutto molto irregolare. Il cane sarà fatto fuori.

McLeavy                           - Non lo tengo responsabile delle sue azioni. Era spaventato.

 

Truscott                             - Mi sono spaventato anch'io in certe occasioni. Non ho mai morso nessuno. La gente dovrebbe imparare a tenere le proprie bestie sotto controllo.

McLeavy                           - La donna proprietaria del cane è svenuta.

Truscott                             - Mi ha l'aria d'una persona un po' instabile. (Hai e Dennis entrano con la bara. È bruciacchiata, annerita e fumante)

Fay                                     - Chi avrebbe creduto che sarebbe tornata indietro tan­to presto?

McLeavy                           - Non sapeva mai decidersi neanche quando era viva. La morte non l'ha cambiata.

Dennis                               - Le sue corone sono state ridotte in mille petali, signor McLeavy. Potremmo tentare un lavoro di ripara­zione sull'arpa grande.

Hal                                     - Che faremo per la replica?

McLeavy                           - Ne compreremo di fresche, immagino. Sempre spese, sempre spese. (La bara viene deposta a terra. Un lato si apre, rivelando le banconote dentro. Dennis è in piedi da­vanti alla bara e cerca di nasconderne il contenuto a Truscott e a McLeavy. McLeavy allunga la mano e tenta di stringere quella di Dennis. A Truscott) Dovete fare le congratulazioni a questo ragazzo. Ha portato in salvo la bara fuori del carro in fiamme con un considerevole rischio personale.

Truscott                             - (seccamente) Se si comporta con tanto slancio per una donna morta che dobbiamo aspettarci con una viva?

Hal                                     - Ci vuole un tocco di rifinitura. Sapete che cosa? Un'immagine santa. Al centro; tra le candele.

Fay                                     - lo ho una Madonna.

Hal                                     - Niente di meglio! Nessuno più di lei ha saputo che cosa vuol dire delusione, vero? Come noi. Un po' d'immagi­nazione, compie miracoli.

Dennis                               - Ah, sì. Nel nostro commercio abbiamo scoperto che un'impressione si può creare quasi con niente: una can­dela, mezzo metro di velluto e un mazzo di anemoni e tàc­chete, l'effetto è da funeralone principesco.

McLeavy                           - La mia fotografia del Santo Padre sottolineereb­be il tono della scena. Ed è solo di tre Papi fa.

Fay                                     - La signora McLeavy se ne frega. Non era donna da star dietro alle mode. Vada a prenderla. (McLeavy si alza, va verso la porta, Truscott gli sbarra il cammino)

Truscott                             - Le devo chiedere di rimanere dov'è. Nessuno deve uscire senza il mio permesso.

McLeavy                           - Perché?

Truscott                             - Se disobbedisce ai miei ordini, signore, rende doppiamente difficile il mio lavoro.

McLeavy                           - Con quale autorizzazione dà degli ordini?

Truscott                             - Lei sarebbe molto più contento se mi lasciasse fare il mio dovere senza tante domande.

McLeavy                           - Ma chi è lei?

Truscott                             - Sono un impiegato della Compagnia Idrica Co­munale, signore, gliel'ho già detto.

McLeavy                           - Ma la Compagnia Idrica non ha diritto di te­nere confinati nelle loro stanze i cittadini che non trasgre­discono alla legge.

Truscott                             - Infatti, se i cittadini non la trasgrediscono.

McLeavy                           - Che la trasgrediscano o no, la Compagnia Idrica non ha alcun potere.

Truscott                             - Non intendo discutere casi ipotetici con lei, si­gnore. Rimanga dov'è fino a nuovo ordine.

McLeavy                           - M'informerò sulla legalità del procedimento.

Truscott                             - Faccia come crede, non posso certo impedir­glielo.

McLeavy                           - Voglio telefonare al mio avvocato.

Truscott                             - Non glielo posso permettere. Sarebbe contrario ai regolamenti. Non abbiamo niente contro di lei. (Truscott mastica la pipa. McLeavy lo fissa furioso)

Fay                                     - Non può andare a prendere la foto del Papa?!

Truscott                             - Solo se qualcuno responsabile lo accompagna.

Hal                                     - Lei è una persona responsabile. Potrebbe accompa­gnarlo lei.

Truscott                             - Che prova ho di essere una persona respon­sabile?

Dennis                               - Se non fosse responsabile non sarebbe stato au­torizzato a comportarsi come fa. (Truscott sposta la pipa, considerando)

Truscott                             - Questo è giusto. Nel qual caso signore, l'ac­compagnerò. Venga con me. (Truscott e McLeavy escono a sinistra)

Hal                                     - (chiudendo la porta) Dobbiamo rimettere il corpo nella bara e il denaro nell'armadio.

Dennis                               - Perché?

Fay                                     - Il signor McLeavy potrebbe chiedere di far riaprire la bara. La formaldeide e tre necrofori hanno aumentato l'al­lure di sua moglie.

Dennis                               - Ma un cadavere è attraente solo per un altro ca­davere. 52

Hal                                     - Ma forse lui questo non lo sa. Non possiamo contarci. (Dennis comincia a svitare il coperchio della bara. Fay e Hai tirano fuori il cadavere da dietro il paravento)

Dennis                               - (alzando gli occhi) Che è quello?

Fay                                     - La signora McLeavy.

Dennis                               - (ad Hai) Le hai detto molto?

Hal                                     - Tutto.

Dennis                               - Non abbiamo mai coinvolto una donna in qual­cosa di scorretto, prima d'ora. (Toglie via il coperchio della bara. Fay gli ammucchia il denaro tra le braccia. Hai fa lo stesso. A Fay) Metà di questo denaro è mio. Mi vuol sposare?

Hal                                     - Il denaro ora va diviso per tre, baby. Te ne toccano trentaquattromila sole.

Dennis                               - (a Fay) Le bastano?

Fay                                     - Lei ha un lieve vantaggio sul signor McLeavy, per il momento. (Lo bacia. Dennis trema e lascia ricadere il denaro nella bara)

Hal                                     - (arrabbiato) Sbrigati! Che ti prende, ora?

Dennis                               - Mi tremano le mani. È l'eccitazione all'idea di fidanzarmi.

Hal                                     - Ti scaldi troppo presto, questo è il tuo guaio. (L'om­bra di McLeavy appare sul pannello di vetro. Dennis butta il denaro nella bara)

McLeavy                           - (in quinta) Farò le mie lagnanze al mio de­putato. Le faccio rapporto. (Hai spinge il coperchio sopra alla bara. McLeavy entra) Ha chiuso il rubinetto dell'acqua pro­prio mentre stavo al gabinetto, è inaudito.

Fay                                     - (in piedi davanti a lui, impedendogli di vedere il cada­vere) Oh, prego! Non ha bisogno di dare spiegazioni. (Hai tenta di trasportare via il cadavere. Dennis apre l'armadio)

McLeavy                           - Non credo mica che quello abbia a che fare con la Compagnia Idrica. Mi ha messo le manette, là fuori. Lo sapevate? Manette! (Vede il cadavere. Dà un urlo d'or­rore)

McLeavy                           - Che cos'è, in nome del Cielo!?

Fay                                     - È il mio strumento... di lavoro.

McLeavy                           - Non l'avevo mai veduto prima.

Fay                                     - Lo tenevo in camera mia. Era personale.

McLeavy                           - Che ci fa qui, ora?

Fay                                     - Sto per far del lavoro. Per beneficenza.

McLeavy                           - Che genere di lavoro?

Fay                                     - Faccio l'abbigliamento per la festività di Nostra Si­gnora. Mi hanno incaricata ufficialmente. La tovaglia d'altare che feci a Pasqua mi ha valso l'attenzione del Comitato.

McLeavy                           - Congratulazioni. Le occorrerà molto spazio per lavorare. (A Dennis) Porta lo strumento della signorina Me Mahon nel mio studio.

Fay                                     - (ansiosa, con un sorriso) È molto gentile da parte sua, signor McLeavy, ma preferirei lavorare qui. La presenza della signora McLeavy mi darà ispirazione.

McLeavy                           - Va bene, lei ha il mio permesso per lavorare qui. Non vedo l'ora di ammirare il risultato finale. (Entra Truscott)

Truscott                             - (a McLeavy) Vuole ancora la fotografia del suo Santo Padre?

McLeavy                           - Si.

Truscott                             - Fuori troverà un poliziotto, l'accompagnerà lui. Vada, su.

McLeavy                           - Il suo modo di parlare è offensivo. Sono il pa­drone di casa, non mi si può comandare cosi.

Truscott                             - (spingendolo rudemente alla porta) Non mi renda il lavoro più stancante di quello che è, signore. Trovi la fotografia in questione e aspetti fuori finché non la chiamo. (McLeavy esce a sinistra)

Truscott                             - (a Dennis) Voglio parlare con lei. (A Hai e Fay) Loro escano.

Hal                                     - Posso rimanere con lui? È un tipo talmente nervoso.

Truscott                             - Anch'io sono nervoso. Gli farò ottima com­pagnia.

Fay                                     - Sarebbe meglio se fossi presente. In compagnia di donne si rilascia meglio.

Truscott                             - Dovrà venire a patti con questa sua stranezza psicologica. Fuori, voi! (Fay e Hai escono da sinistra. Truscott affronta Dennis, il cadavere tra loro due) Allora, le farò qual­che domanda. Desidero risposte ragionevoli. Ne ho avuto ab­bastanza di sciocchezze per oggi. (Osserva acutamente Den­nis) È mai stato in prigione?

Dennis                               - Si.

Truscott                             - Per quale motivo?

Dennis                               - Per aver rubato soprabiti e morso un poliziotto.

Truscott                             - Rubare un articolo di vestiario è perdonabile. Ma i poliziotti, come gli orsi bruni nei parchi nazionali, de­vono esser protetti. Lei è stato condannato giustamente. Sa niente delle leggi sulla paternità?

Dennis                               - È quando le pollastre dicono che le abbiamo mes­se nei guai?

Truscott                             - Non cerchi di menare il can per l'aia. Quante donne ha messo incinte?

 

Dennis                               - Cinque?

Truscott                             - Lei sparge seme sul selciato senza riguardo all'età o al sesso. (Dà un colpetto al cadavere) Che ci fa con questo? S'è messo a cucire?

Dennis                               - Lo stavo mettendo nell'armadio.

Truscott                             - Perché?

Dennis                               - Per nasconderlo.

Truscott                             - Non si provi a foderarmi gli occhi col pro­sciutto. So già tutta la patetica storia. Dovrebbe vergognarsi!

Dennis                               - (pausa, poi con rassegnazione) Sono agli arresti, vero?

Truscott                             - Vorrei potercela mettere. Disgraziatamente, quel che ha fatto non è illegale.

Dennis                               - (pausa, poi con sorpresa) Quand'è che hanno cambiato la legge?

Truscott                             - Non c'è mai stata alcuna legge.

Dennis                               - Allora è stata tutta una presa in giro? Mio zio ha fatto due anni.

Truscott                             - Per quale motivo?

Dennis                               - Furto armato.

Truscott                             - Questo è contro la legge.

Dennis                               - Lo era, almeno.

Truscott                             - Lo è ancora.

Dennis                               - Credevo che la legge fosse cambiata.

Truscott                             - Chi gliel'ha detto?

Dennis                               - Lei.

Truscott                             - Quando?

Dennis                               - Proprio ora. Credevo che ci fosse stata una riva­lutazione delle responsabilità sociali verso i criminali.

Truscott                             - Lei parla come un giudice.

Dennis                               - Ne ho conosciuti tanti!

Truscott                             - I suoi bravi amici non m'interessano. (Ma­stica la pipa e osserva acutamente Dennis) Dov'è il denaro del furto alla banca?

Dennis                               - Quale furto alla banca?

Truscott                             - Dov'è sepolto?

Dennis                               - Sepolto?!

Truscott                             - Il suo compagno ha detto che era sepolto.

Dennis                               - (indignato) È un bugiardo!

Truscott                             - Risposta molto intelligente. Lei è un ragazzo onesto. (Sorride e gli mette un braccio intorno alle spalle) È pronto a cooperare con me? Farò in modo che se la cavi bene. (Dennis si allontana) Metterò una buona parola per lei.

Dennis                               - (nervoso, ridendo per nascondere l'imbarazzo) Non potremmo allontanarci dalla finestra? Non voglio che mi si veda parlare con un poliziotto.

Truscott                             - Non sono un poliziotto.

Dennis                               - Ah, no?

Truscott                             - No, sono della Compagnia Idrica Comunale.

Dennis                               - Lei è la legge! M'ha dato un calcio giù al com­missariato.

Truscott                             - Non ricordo di averlo fatto.

Dennis                               - Si capisce, per lei è routine, vero?

Truscott                             - Che ci faceva lei, al commissariato?

Dennis                               - Ero trattenuto per sospetto.

Truscott                             - Di che cosa?

Dennis                               - Del furto alla banca.

Truscott                             - E si lamenta che l'abbiano picchiata?

Dennis                               - Si.

Truscott                             - L'ha raccontato a nessuno?

Dennis                               - Si.

Truscott                             - A chi?

Dennis                               - Al poliziotto di servizio.

Truscott                             - E lui che ha detto?

Dennis                               - Niente.

Truscott                             - Perché?

Dennis                               - Era senza fiato da quanti calci mi aveva dato.

Truscott                             - Spero sia pronto a sostenere queste accuse, ra­gazzo. Che prove ha?

Dennis                               - I miei lividi.

Truscott                             - E la versione ufficiale dei lividi qual è?

Dennis                               - Resistenza alla forza pubblica.

Truscott                             - Non ci vedo niente d'irragionevole. Dovrà stare attento. Non faccia accuse infondate. Si troverà in seri guai. (Prende Dennis per il colletto e lo scuote) Se mai la sento accusare un'altra volta la Polizia di usar violenza a un pri­gioniero in custodia, la porto al commissariato e la massacro di botte finché non le escon gli occhi dalla testa. (Lo accompa­gna fuori) E ora fuori! (Dennis sta per abbandonare il ca­davere) E si porti via quella roba. Non la voglio più vedere qua dentro. (Dennis esce da sinistra col cadavere. Truscott chiude la porta e, mentre la chiude, vede qualcosa per terra. Si ficca la pipa in un angolo della bocca e raccatta l'occhio di vetro. Lo tiene bene in luce per vederlo meglio. Incuriosito, lo fiuta. Se lo avvicina all'orecchio. Lo gratta. Tira fuori dalla tasca una lente d'ingrandimento e lo esamina a lungo. Dà una breve esclamazione d'orrore e di sorpresa)

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

(Truscott, vicino alla finestra, sta esaminando l'occhio sotto una lente d'ingrandimento tascabile. Entra McLeavy con una foto di Papa Pio XII. È seguito da Fay)

McLeavy                           - È permesso usare il gabinetto, signore?

Truscott                             - (mettendosi l'occhio in tasca) Non c'è acqua.

Fay                                     - E chi l'ha tolta?

Truscott                             - I miei uomini.

McLeavy                           - (porgendo la foto a Fay) Ora telefono e control­lo chi è lei.

Truscott                             - Ho fatto tagliare i fili.

McLeavy                           - Perché?

Truscott                             - Lei inizia tutte le sue frasi con « perché? ». Glielo hanno insegnato a scuola?

McLeavy                           - Be', senta un po'. Io ho il diritto di sapere... è dell'ufficio d'Igiene, lei? Se lo è, non capisco come possa avere una qualsiasi autorità sulle telecomunicazioni. Non sono due dicasteri diversi? Oppure si sono fusi recentemente? (A Fay) L'Azienda Idrica Comunale e l'Ufficio delle poste e teleco­municazioni non si sono per caso fusi recentemente? (A Truscott) Non è possibile fondere i due uffici, vero?

Truscott                             - Non sono in grado di dirglielo, signore.

McLeavy                           - Mi faccia vedere il suo mandato e non dico più nulla. Se non lo ha, fuori da questa casa. Anche un ente governativo deve rispetto alla morte.

Truscott                             - Senta, ora basta. Devo chiederle di rispettare l'abito che porto.

McLeavy                           - (a Fay) Ma che è, un prete?

Fay                                     - Se lo è, è uno spretato.

McLeavy                           - (fissa Truscott, gli si avvicina con aria inquisitiva) Chi è lei?

Truscott                             - Mi chiamo Truscott.

McLeavy                           - Che cavolo di nome è il suo? È un anagramma? Lei non dev'essere neanche un essere umano e noi siamo le vittime di qualche complotto interplanetario. (A Fay) Pro­babilmente è luminoso al buio. (A Truscott) Comunque, non mi frega quale potenza infernale lei rappresenti e voglio una risposta precisa. (Truscott guarda McLeavy con calma e in silenzio) Benissimo. Chiamo i vicini... Sono tipi disposti a tutto pur di fare a botte e se anche fosse l'Angelo del Si­gnore non mancheranno l'occasione di scazzottarlo come si dive.

Truscott                             - L'ho già pregata di lasciare questa stanza. Fac­cia come le ho detto o ne subirà le conseguenze.

McLeavy                           - Scelgo le conseguenze.

Truscott                             - Non posso permetterglielo.

McLeavy                           - Lei non può impedirmelo.

Truscott                             - Devo disilluderla. Agisco su ordine.

McLeavy                           - Di chi?

Truscott                             - Dei miei superiori.

McLeavy                           - Non credo che esistano neppure.

Truscott                             - Se lei non si controlla, dovrò diffidarla.

McLeavy                           - So che viviamo in un paese il cui rispetto per la legge è proverbiale e che sarebbe capacissimo di dare li­cenza di arresto ai semafori se solo un deputato liberale e tre donne magistrate lo proponessero in Parlamento, ma so anche che nessuno, neppure un impiegato dell'Azienda Idri­ca Comunale, può rimproverare un bambino per aver ru­bato mele, figuriamoci poi diffidare un adulto solo perché questo dubita di trovarsi sul suo pianeta. (Silenzio. Truscott si toglie lentamente la pipa di bocca e soppesa le parole pri­ma di parlare)

Truscott                             - Se lei volesse gentilmente concedermi la sua attenzione per pochi momenti, signore, le assicuro che potrei chiarirle le idee. Questo non è un giuoco che stiamo giuo-cando, ma fa parte del mio dovere e io devo portarlo a termine nella migliore maniera possibile. (La porta di destra viene spalancata e Dennis e Hai si precipitano dento con il cadavere. Truscott li guarda fisso come a frugarli e poi in­dica l'enorme fagottone con la pipa) Che cosa state facendo con quella roba?

Dennis                               - Lo volevamo portar fuori.

Truscott                             - Perché? Ha bisogno d'aria?

Hal                                     - Volevamo metterlo in garage.

Truscott                             - Questo non è il garage. E comunque perché lo riportate qui dentro?

Hal                                     - Perché nel garage c'è un poliziotto.

Truscott                             - Sono certo che quel poliziotto non nutre nes­suna particolare avversione a condividere il garage con un manichino.

Hal                                     - Voleva spogliarlo.

Truscott                             - E per quale oscura obiezione non volevate che il poliziotto spogliasse un manichino?

Dennis                               - Non è decente.

Hal                                     - Vede, è un manichino cattolico.

Truscott                             - (con disprezzo) Dici delle cose dissennate, ra­gazzo. (Ride, ma senza allegria) Su, su, portatelo in garage. Il poliziotto non vi impedirà nulla. E poi, è sposato con figli. (Nessuno si muove. Truscott mastica la pipa, poi se la toglie di bocca) Avanti, fate come dico.

Fay                                     - No, preferisco anch'io che non vada in garage. Lo voglio qui.

Truscott                             - Perché?

Fay                                     - Ha un certo valore.

Truscott                             - Il suo valore è cresciuto negli ultimi minuti?

Fay                                     - No.

Truscott                             - Allora, se è sua abitudine incoraggiare dei gio­vani a scorazzare per vialetti di giardino con dei manichini sotto il braccio, lei deve assolutamente impedirsi di eserci­tare tale arbitrario potere.

Fay                                     - Ma io volevo che andasse nel garage, solo che dopo quel che è stato detto sento di non dover perderlo di vista.

Truscott                             - Veramente, signorina, il suo rapporto con quell'oggetto sfiora la criminalità. Ma non c'è nessuno in questa casa che abbia sentimenti normali? In fede mia, mai incon­trato gente simile. Se ne sbuca fuori un altro come voi, vi arresto tutti in blocco.

McLeavy                           - E come si comporta l'Azienda Idrica Comuna­le per gli arresti?

Truscott                             - Come deve aver finalmente capito, signore, io non appartengo all'Azienda Idrica Comunale.

McLeavy                           - Si, l'avevo capito e il suo contegno era fonte di gravi preoccupazioni per me.

Truscott                             - Qualsiasi inganno cui sia ricorso non era per ingannare lei, signore. Lei - se cosi posso esprimermi - è un uomo intelligente. (Ride fra sé) Lei non si è minimamente fatto illudere dal mio travestimento, ma le assicuro che era un semplice strattagemma per prender tempo onde esaminare la situazione con calma e trovare un equilibrio in questo in­carico cosi delicato. O forse due incarichi delicati, come forse capirà fra poco. (Sorride e s'inchina a McLeavy) Lei ha da­vanti a sé un uomo che non esito a definire un personaggio notevole, a modo suo, certo: Truscott di Scotland Yard? Mai sentito nominare Truscott? L'uomo che ha catturato l'assassino della ragazza senza gambe e braccia? O questo caso sensazionale accadde prima del suo tempo?

McLeavy                           - Ma a chi fregava di uccidere una ragazza senza gambe e braccia?

Truscott                             - Alla ragazza stessa, ovviamente.

Hal                                     - E come poteva, se era senza braccia?

Truscott                             - Non sono disposto a rispondere a questa do­manda al di fuori della mia professione. Non vogliamo una co­pia carbone del delitto. (A McLeavy) Si rende conto di quel­lo che faccio qui?

McLeavy                           - No. Ogni sua azione è per me un mistero as­soluto.

Truscott                             - E cosi deve essere. Il procedimento per cui la polizia arriva a risolvere un mistero è un mistero già di per se stesso. Abbiamo motivo di credere che un certo nu­mero di crimini sia stato commesso sotto il suo tetto. Non avevamo una motivazione legale per un mandato perché non avevamo prove. Comunque, l'Azienda Idrica Comunale non ha bisogno di mandati per entrare nelle case private e per­tanto ho approfittato di questa lacuna della legge. È per il suo stesso bene che l'Autorità costituita si comporta in questa maniera apparentemente allarmante. (Con un sorriso) È soddisfatto della mia spiegazione?

McLeavy                           - Oh, si, Ispettore. Lei ha un dovere da compiere. Comprendo quindi che la mia personale libertà debba venir sacrificata. Non ho altre domande da porle.

Truscott                             - Bene. Procederò ora a gettar luce sui delitti. Cominciando dal meno importante.

Hal                                     - E qual è il meno importante?

Truscott                             - L'assassinio.

Fay                                     - (con ansia) Assassinio?

Truscott                             - Si, assassino. (A McLeavy) Sua moglie è de­ceduta tre giorni fa, non è cosi? Di che cosa è morta?

Fay                                     - Il certificato di morte è perfettamente leggibile.

Truscott                             - La lettura non è un'occupazione che viene in­coraggiata molto fra gli ufficiali di polizia. Cerchiamo di ri­durre il lavoro di tavolino al minimo. (A McLeavy) Non ha lagnanze da avanzare sulla morte di sua moglie?

McLeavy                           - Nessuna.

Truscott                             - Lei si contenta facilmente, vedo. Io no.

McLeavy                           - Il dottore che curava mia moglie ha firmato il certificato di morte.

Truscott                             - Me l'ha già detto la signorina. Ma si dà il caso che questo dottore sia reduce dal diagnosticare una gra­vidanza alquanto insolita. La sua mente era cosi occupata dalla natura del caso che costui ha omesso di considerare tutti i fattori dovuti e ha finito col firmare in una nuvola di scien­tifica inesattezza. Nessuno di voi ha visto la signora McLeavy dopo morta?

Hal                                     - E come potevamo?

Truscott                             - Potete voi tutti giurare di non aver avuto rap­porti con la morta?

Dennis                               - Non siamo mica medium.

Truscott                             - È un peccato. Mi avreste notevolmente facili­tato il compito se lo foste stati.

Fay                                     - Non volevo parlarne, ma ieri notte ho avuto un'espe­rienza metafisica. Tre quarti della signora McLeavy mi si sono materializzati davanti proprio mentre mi spazzolavo i capelli.

Truscott                             - Avete discusso della sua fine?

Fay                                     - Diffusamente.

McLeavy                           - Mai saputo che lei soffrisse di visioni.

Truscott                             - (a Fay) La signora McLeavy ed io siamo forse le due persone più interessate alla sua morte. Mi piacerebbe di sentire che cosa ha da dire la signora McLeavy sull'argo­mento.

Fay                                     - Ha accusato suo marito di assassinio. (Sensazione fra gli astanti)

McLeavy                           - Me? È sicura che abbia accusato me?

Fay                                     - Si.

McLeavy                           - Nemmeno la totale estinzione è riuscita a fer­mare la sua lingua malefica.

Truscott                             - C'era qualcuno con lei al momento del tra­passo? (A Hai) Lei?

Hal                                     - Si.

Truscott                             - Era inquieta? Ha lasciato qualche ultimo mes­saggio?

Hal                                     - No.

Truscott                             - Era sua abitudine?

Hal                                     - Mah, sa, non era mai morta prima.

Truscott                             - No certo, per quel che ne può sapere lei. Per quanto personalmente sia convinto che l'informazione non è freschissima come supponevamo. Non ha sussurrato ultime parole? Mentre lei si chinava a baciarle la guancia prima che spirasse?

Hal                                     - Accennò a un libro.

Truscott                             - Quale?

Hal                                     - Ripeteva qualcosa su una costola rovinata.

Truscott                             - Era una metafora?

Hal                                     - La presi come tale. (Truscott va alla libreria e pren­de un libro)

Truscott                             - A parte le Bibbie che sono famose per avere le costole rovinate, ecco qua il libro: il processo di Phyllis McMahon. Infermiera accusata di avere assassinato il suo paziente. (Fissa Fay con sguardo d'acciaio. Fay impallidisce) Uno dei tanti casi da me condotti. (Volta le pagine, guardan­done intensamente una in particolare) Guardate questa foto.

Hal                                     - Ma questo è lei.

Truscott                             - Si, non sono venuto affatto bene, vero? Scel­gono sempre le peggiori. Mai riuscito a veder pubblicata una mia foto decente. (Strappa dal libro la pagina con foto, ne fa una pallottola e se la caccia in tasca) Comunque, abbiamo qualcosa altrettanto probatorio: la calligrafia dell'accusata. (Sfoglia il libro fino a una pagina dov'è riprodotta una cal­ligrafia) È qui (trionfante, estrae di tasca un pezzo di car­ta) la prova sulla quale intendo basare la mia accusa; un recente campione calligrafico dell'infermiera della sua po­vera moglie. Identica in tutto e per tutto.

McLeavy                           - (fissando il foglio) Ma questo è firmato Regina Vittoria.

Truscott                             - Uno dei suoi molti pseudonomi. (McLeavy fissa stupito il documento)

Hal                                     - Se è stato uno dei casi da lei diretti, com'è che la donna non l'ha riconosciuto?

Truscott                             - Per due ragioni semplicissime. Io conduco i miei casi alterando la voce e camuffandomi in varie guise. (si toglie il cappello) Ecco, vedete... trasformazione totale. (A McLeavy) L'ha scampata per un pelo, lei, signore. Entro un mese sarebbe stato la vittima di un altro assassinio. L'abbia­mo seguita per anni questa McMahon. Tredici incidenti mor­tali, due casi di sospettato avvelenamento col pesce, una scom­parsa ancora inesplicabile. Ha praticato una sua forma di ge­nocidio per oltre un decennio e lo definiva « fare l'infermie­ra ».

Fay                                     - (fissandolo, agitata) Non ho mai ucciso nessuno.

Truscott                             - All'Ospedale Giorgio V ben 87 persone sono morte in una sola settimana. Come lo spiegate, voi, que­sto, eh?

Fay                                     - Era il reparto gerontoiatrico. Erano tutti vecchis­simi.

Truscott                             - Avevano il diritto di vivere come chiunque altro.

Fay                                     - Io lavoravo nel reparto pediatrico.

Truscott                             - Quanti innocenti ha massacrato, Phyllis?

Fay                                     - Nessuno.

Truscott                             - Non riesco a capire perché avvolga quell'episodio nel mistero. Lei non può più sfuggirci.

Fay                                     - La signora McLeavy ha accusato suo marito.

Truscott                             - Non possiamo accettare le dichiarazioni di un fantasma. I problemi che questa accettazione comporterebbe sarebbero insuperabili.

Fay                                     - Lei deve provare la mia colpevolezza. È la legge.

Truscott                             - Lei non sa niente della legge. Io non so niente, della legge. Questo ci rende uguali davanti la legge.

Fay                                     - Sono innocente finché non sia stato provato che sono colpevole. Questo è un paese libero. La legge è imparziale.

Truscott                             - E chi le ha messo in testa queste idiozie?

Fay                                     - Non mi si può condannare per nulla. Lei non ha le prove.

Truscott                             - Quando stenderò il mio rapporto dirò che lei mi ha fatto una confessione totale. E se dovessi falsificarne una, il suo caso ne soffrirebbe una grave pregiudiziale.

Fay                                     - Negherò di aver confessato.

Truscott                             - Lo spergiuro è un delitto grave.

Fay                                     - Ma non ha alcun rispetto per la verità?

Truscott                             - Abbiamo un detto nella nostra grande fami­glia: « Perdi tempo con la verità e resterai dove ti trovi fino alla pensione ».

Fay                                     - (cessando ogni resistenza) Una volta la polizia in­glese era formata da uomini di un'integrità assoluta.

Truscott                             - Si, ma era un errore che è stato corretto. Avan­ti, su, sputi fuori. Non posso star qui tutto il giorno.

Fay                                     - (asciugandosi gli occhi) Mi chiamo Phyllis Jean Me Mahon, alias Fay Jean McMahon, ho 28 anni e faccio l'infer­miera di professione. 11 3 dicembre ultimo scorso misi un annuncio sulle riviste mediche per un lavoro. Il signor McLeavy rispose all'inserzione. Voleva che assistessi sua moglie fino a guarigione avvenuta: un compito che trovai assolutamente impossibile da portare a termine perché la si­gnora McLeavy era ormai condannata a morte. Se l'eutanasia non fosse stata contro la mia religione, l'avrei applicata su­bito. Invece decisi di ucciderla. La notte del 22 giugno le somministrai del veleno. La mattina dopo la trovai morta e notificai doverosamente le autorità competenti. Da allora non ho fatto che soffrire mal di cuore. Sono dispiaciuta del mio delitto orrendo. (Piange)

Truscott                             - (alzando gli occhi dal taccuino) Molto bene. Il suo stile è semplice e diretto. Terso. Era un tema che, trat­tato meno abilmente, avrebbe potuto anche creare inmbaraz-zo e danno. (Mette via il taccuino). Una delle confessioni più perfette che abbia mai sentito      - (Dà un fischietto a McLeavy) Darò ordini perché vengano a prenderla. Lei fischi li dentro qualora costei dovesse tentar di fuggire. I miei uomini ac­correranno subito in suo aiuto. Prima mettiamo una cuc-chiaiatina della signora McLeavy su un vetrino e prima la McMahon si troverà sulla botola del boia. (Esce a sinistra)

McLeavy                           - (a Fay) Come ha potuto privarmi del mio uni­co sostentamento.

Fay                                     - Intendevo provvedere al rimpiazzo

McLeavy                           - Non avrei mai immaginato tanta malvagità

Fay                                     - Eppure quando mi ha assunto, lei conosceva il mio carattere. Dopotutto, le mie referenze erano firmate da perso­ne stimate e di livello.

McLeavy                           - Di cui lei aveva sterminato la maggioranza.

Fay                                     - Questo non invalida le loro firme.

McLeavy                           - Faccia le sue valigie! Non voglio che venga ar­restata in casa mia! (Fay si asciuga gli occhi con un fazzo­letto)

Dennis                               - Non l'avevo mai vista in avversità. E un'esperien­za indimenticabile. L'amo e l'aspetterò per sempre.

Fay                                     - No. Ti stancherai di aspettarmi e sposerai qualcun'altra.

Hal                                     - Non potrà, ne son certo. (Fa scorrere la mano lungo il coperchio della bara) Specialmente quando l'Ispettore chie­derà di vedere la mamma. (Truscott rientra da sinistra con Meadows)

Truscott                             - Quando lei è pronta, McMahon ... noi lo siamo. (Fay porge la mano a Hai che la prende e gliela bacia).

Hal                                     - (baciando la mano a Fay) Addio. Averla incontrata valeva una madre perduta onoratamente. (Dennis bacia la mano di Fay)

Dennis                               - Le scriverò. Ci permettono una lettera la setti­mana.

Fay                                     - Come è carino da parte tua. Quanto mi piacerebbe portarvi tutti e due in prigione con me.

Truscott                             - Portala via, Meadows. (Meadows si avvicina a Fay con le manette. Questa tende le mani. Meadows esita, si china rapidamente e bacia la mani a Fay) Meadows! (Mea­dows mette le manette a Fay e la conduce via) Solo un mi­racolo può salvarla, ora. (Meadows esce con Fay. A McLea­vy) Mi dicono che sua moglie è imbalsamata, signore. È vero?

McLeavy                           - Si.

Truscott                             - È un argomento delicato, ma... per il post mor-tem abbiamo bisogno dello stomaco della signora McLeavy. Dove lo tenete?

McLeavy                           - Nel cofanetto. Truscott E dov'è?

Hal                                     - Nell'ingresso.

Truscott                             - Vada a prenderlo, vuole? Grazie. (Hai esce a sinistra).

Dennis                               - Io ho qualcosa da dirle che per lei sarà uno shock, Ispettore.

Truscott                             - (annuendo, togliendosi la pipa di bocca) Che cos'è? Lo dica allo zietto, su.

Dennis                               - Quando finii di lavorare alla bara e tornai indie­tro per prendere il cofanetto, proprio mentre stavo per affer­rarlo vi fu una violenta esplosione. Il coperchio del cofanetto si apri e il contenuto si volatilizzò. (Hai entra da sinistra, por­tando il cofanetto. Lo rovescia a capo all'ingiù e il coperchio, attaccato per una cerniera, ciondola dondolando) È un fatto conosciutissimo nella nostra professione che le viscere, se ri­scaldate, diventano un elemento assai instabile.

Hal                                     - Lo stomaco della mamma è stato distrutto. (Truscott scuote la testa)

Truscott                             - Che donna sorprendente, la McMahon. Quasi ce l'ha fatta di nuovo. Deve avere una certa influenza in cielo.

Hal                                     - Dio è un gentiluomo e i gentiluomini preferiscono le bionde.

Truscott                             - Richiamatela. Ci farà causa per arresto illegale. (Hai e Dennis escono a sinistra)

McLeavy                           - (A Truscott) Mi scusi, signore, ma sono un po' confuso su quello che è stato detto e in risposta a che cosa.

Truscott                             - In breve, signore, senza lo stomaco di sua mo­glie non abbiamo prove sulle quali basare un'accusa

McLeavy                           - Non si potrebbe fare una ricostruzione dell'in­terno di mia moglie?

Truscott                             - Neanche Dio può fare miracoli, signore.

McLeavy                           - Forse il mondo è impazzito? Ditemi di no.

Truscott                             - Non sono pagato per discutere su fatti di domi­nio pubblico. (Fay rientra con Hai e Dennis) Ebbene, Me Mahon, è riuscita a rimandare ancora la sua giusta fine?

Fay                                     - Pare. Dopo il té, voglio passarmi un'oretta tranquilla col mio rosario.

McLeavy                           - (a Fay) Una cosa sola so, che la farò radiare. E farò in modo che non abbia più un lavoro da infermiera.

Truscott                             - Non c'è nessun bisogno di essere vendicativo. Mostri un po' più di tolleranza.

McLeavy                           - Ma allora può permettersi tutto?

Truscott                             - Temo di si. Comunque, ho un asso nella mani­ca. La situazione, per la legge e l'ordine, non, è senza speran­za, ancorché difficile. Vi è ancora una possibilità, per quanto esile, che possa indiziare la McMahon come complice di un altro, crimine. Un crimine che la legge considera assai più se­veramente che il sopprimere una vita umana.

McLeavy                           - Che ci può essere di più grave di un assassi­nio?

Truscott                             - Il furto di denaro pubblico. Ed è proprio quello che suo figlio e i suoi complici hanno fatto.

McLeavy                           - Harold non farebbe mai una cosa simile. Appar­tiene alla Congregazione dei Figli della Divina Provvidenza.

Truscott                             - Il che può far differenza alla Provvidenza Di­vina, ma a me fa un baffo. (Si toglie l'occhio di tasca) Duran­te le mie investigazioni mi sono imbattuto in quest'oggetto. Potete spiegarmi che cos'è? (Porge l'occhio a McLeavy)

McLeavy                           - (esaminandolo) È una biglia.

Truscott                             - No, non è una biglia. (Guarda calmo McLea­vy) A me sembra un occhio, ma forse sono troppo sospetto­so. La domanda alla quale cerco una risposta è la seguente: a chi appartiene legalmente?

McLeavy                           - Non sono mica sicuro che sia un occhiò. Per me è una biglia ... un po' schiacciata, sulla auale qualcuno ha messo un piede.

Truscott                             - È un occhio, signore. (Riprende l'occhio dalle mani di McLeavy) Si vede chiarissimamente il nome della ditta: J. & S. Frazer, Fabbricanti d'Occhi.

Fay                                     - È mio. Me lo ha lasciato mio padre nel suo testa­mento.

Truscott                             - Che strano lascito per un padre.

Fay                                     - Lo avevo sempre desiderato. Si dice sia originaria­mente appartenuto a una ben nota personalità del mondo con­certistico.

Truscott                             - Lei è una donna assai abile, McMahon. Sfortu­natamente non è abile abbastanza. Non sono un fesso.

Fay                                     - Il suo segreto morirà con me.

Truscott                             - Ho un sospetto alquanto preciso sulla pro­venienza di quest'occhio. (Sorride) Ma anche lei lo sa nev-vero?

Fay                                     - No.

 

Truscott                             - Non menta. Appartiene al suo manichino, non è cosi?

Fay                                     - (ridendo) Non vale, ispettore, lei è fin troppo bravo. Come ha fatto a indovinare?

Truscott                             - Sono lieto che abbia deciso di dire finalmente la verità. Dobbiamo quindi restituire quest'occhio al suo legit­timo proprietario. Vogliamo rivelare il manichino?

Fay                                     - No, no. Non potete spogliarlo davanti a quattro uo­mini. Lo farò io, dopo, in privato.

McLeavy                           - Un momento. (A Truscott) Mi faccia vedere quell'occhio. (Truscott glielo dà. A Fay) Chi glielo ha dato?

Fay                                     - Appartiene al mio manichino. Non ha sentito l'ispet­tore?

McLeavy                           - (a Truscott) Le pare possibile che mettano de­gli occhi a un manichino? Lei ci crede?

Truscott                             - Niente mai mi convince. Scelgo la spiegazione meno probabile e la passo agli archivi.

McLeavy                           - (a Fay) Chi glielo ha dato? Avanti, parli!

Dennis                               - Gliel'ho dato io. Me lo regalò una donna, per ricordo.

McLeavy                           - Di che?

Dennis                               - Di un'occasione speciale.

McLeavy                           - Dev'essere stata un'occasione veramente specia­le se questa donna le ha dato un suo occhio per ricordarla. Avanti, io non sono la polizia. Voglio una risposta sensata. Chi te l'ha dato?

Hal                                     - Io.

McLeavy                           - (si raggriccia tutto) Tu! Oh, Sacramento, no!

Truscott                             - Siamo aperti a qualsiasi discussione, signore, ma non a un linguaggio da trivio.

McLeavy                           - Questo è materiale di refurtiva. Quest'occhio appartiene a mia moglie.

Truscott                             - Su che basa questa sua illazione?

McLeavy                           - Mia moglie aveva gli occhi di vetro.

Truscott                             - Una donna notevole, devo' dire, signore. E quanti ne aveva al momento della sua morte?

McLeavy                           - Nessuno.

Truscott                             - Ah, vedo.

McLeavy                           - Le furono messi dopo la morte. I suoi, quelli veri, le erano stati asportati.

Truscott                             - E dove?

McLeavy                           - Questo non lo so.

Truscott                             - E non ha pensato a informarsi?

McLeavy                           - No.

Truscott                             - Lei si comporta in una maniera singolarmente nefanda considerando le sue dichiarazioni di essere stato fe­licemente sposato con la defunta.

McLeavy                           - Oh, Ispettore     - (a frasi mozze)... mio figlio, lo ha sentito anche lei... lo ha detto, ha rubato gli occhi alla pove­ra morta... una pratica sconosciuta al di fuori della scienza me­dica ... Ho cresciuto un necrofilo... e a spese mie. (Silenzio. Truscott riflette)

Truscott                             - Che cosa vuole ch'io faccia, signore?

McLeavy                           - Prenda un cacciavite. Dobbiamo aprire la bara. Voglio sapere fin dove può arrivare la sete di furto. Forse le hanno portato via anche la testa.

Dennis                               - Posso suggerire una certa cautela, signor McLea­vy? Da un punto di vista strettamente professionale, intendia­moci. La bara ha sofferto molto nell'urto, lei lo sa.

Fay                                     - Potrebbe essere tutta a pezzettini.

McLeavy                           - Prendete un cacciavite.

Hal                                     - Non si potrebbe seppellire l'occhio da solo?

McLeavy                           - Non si può chiedere a un sacerdote di officiare un servizio funebre per un occhio, non lo capisci? Voglio un cacciavite. (Nessuno si muove. Truscott tira un profondo re­spiro)

Truscott                             - E che bene ne ricaveremmo, signore?

McLeavy                           - Non sto cercando di ricavarne del bene. Ci so­no intere organizzazioni che si dedicano a questo scopo. Vo­glio un cacciavite. Debbo ripetermi come un muezzin? (Den­nis dà un cacciavite a McLeavy, che affida l'occhio a Tru­scott, e cornicia a schiodare il coperchio)

Truscott                             - Considero questo suo atto come un'ingiustificata interferenza nei diritti dei morti. Come poliziotto devo chie­derle di considerare attentamente la portata delle sue azioni.

McLeavy                           - È mia moglie, e posso farle quello che voglio. Qualsiasi cosa è legale con un cadavere.

Truscott                             - Proprio no, invece. I diritti coniugali dovrebbe­ro arrestarsi con l'ultimo battito di cuore Credevo lo sapesse. (McLeavy è passato a svitare l'altro lato del coperchio) Devo dire, signore, che sono senza parole dinanzi a questa sua con­dotta dissennata. È come violare una tomba, non si rende con­to. E che spera di guadagnarsi? Tentare di entrare in Paradiso da orbi può riuscire benissimo come qualsiasi altro tentativo e vedrà che il suo parroco le confermerà quanto le dico, dia retta a me. (McLeavy china la testa e continua a svitare) Allora devo dirle, signore     - e sento di non poterlo tacere che lei si comporta come un individuo totalmente irresponsa­bile e sta creandosi dei guai seri.

Hal                                     - Avremo la casa piena di poliziotti. Ci mancherà un sacco di argenteria. Hai visto che tasche grandi hanno sulle uniformi?

Truscott                             - Suo figlio sembra avere un'idea molto più equi­librata del mondo della sua, signore.

McLeavy                           - So qual'è il mio dovere.

Truscott                             - Solo le autorità competenti possono decidere quale sia il suo dovere. Supporre a vanvera come fa lei crea solo confusione. (McLeavy solleva il coperchio della bara).

Hal                                     - Avrà lo shock della sua vita. Me lo vedo già. La sua generazione si è sempre divertita un mondo a farsi scandaliz­zare. (McLeavy guarda nella bara, emette un grugnito d'in­credulità e barcolla all'indietro, incredulo)

Dennis                               - Reggetelo! Sviene! (Lui e Fay sorreggono McLea­vy e lo accompagnano al letto. McLeavy piomba accanto al cadavere in stato di shock)

McLeavy                           - Dove? (E’ senza parole). Dove? (Segue lo sguar­do di Hai al cadavere e balza da parte, inorridito) Oh, la fine del mondo non è lontana se tali crimini son perpetrati.

Truscott                             - L'apertura di una bara non può essere l'annun­cio ouverture di Armageddon. Si ricomponga, signore.

Fay                                     - (a Truscott) Il corpo, in seguito all'incidente, si è deteriorato. Desidera verificare?

Truscott                             - (rabbrividendo) No, grazie, signorina. Ricevo già abbastanza emozioni nel mio lavoro perché debba cercar­ne altre.

Fay                                     - (a Dennis) Rimetti il coperchio sulla bara. (Dennis esegue)

McLeavy                           - (a Hai) Ti diseredo. Griderò al mondo intero di esser stato tradito, beffato.

Fay                                     - (a Truscott) È stata un'esperienza debilitante per lui.

Truscott                             - Era stato avvertito in anticipo delle conseguen­ze cui andava incontro.

Hal                                     - (inginocchiandosi davanti a McLeavy) Mi son caccia­to in un bel guaio, papà. Non mi dispiace confessare, ma non tenermi il broncio, eh?

McLeavy                           - Ah, perché ti ho fatto? Perché? Mi sarei fer­mato al momento della concezione se soltanto avessi potuto prevedere. (McLeavy cerca di ricacciare indietro i singhiozzi)

Truscott                             - Su, su, ci sono stati padri che hanno scoperto assai peggiori nequizie nei loro figli che non il furto di un oc­chio. L'episodio non è senza una sua morale.

McLeavy                           - Dov'è che ho sbagliato? Ha avuto un'educazio­ne perfetta. (A Dennis) Sei tu che l'hai rovinato?

Dennis                               - Ero innocente finché non l'ho incontrato.

Hal                                     - Mi hai incontrato che avevi tre giorni.

McLeavy                           - (a Hai) Dove sono le tue lacrime? Era tua ma­dre!

Hal                                     - È polvere, papà. (McLeavy scuote la testa in una disperazione sorda) Un mucchietto di polvere.

McLeavy                           - L'amavo. Oh, Gesù, Giuseppe, Maria guidate­mi fino alla perdita del senno e finitemi.

Hal                                     - Non hai perso niente. Hai iniziato la giornata con una moglie morta e con una moglie morta la finisci.

McLeavy                           - Cattivo, cattivo. (Isterico) Questi capelli... (in­dica) sono grigi. Tu me li hai fatti venire, tu. Se fossi diventa­to un bravo impiegato al catasto li avrei ancora rossi naturali.

Truscott                             - (togliendosi la pipa di bocca) Su, via, non è che si debba accettare una spiegazione cosi improbabile per il colore dei suoi capelli. (McLeavy si lamenta disperatamente) Il suo contegno indica una crescente mancanza di controllo, signore. Non si confà a un uomo della sua età e rango. Sono quasi tentato di arrestarla per disturbo della quiete pubblica. (Fay offre a McLeavy un fazzoletto. Questi si soffia il naso e si erge in tutta la sua statura)

McLeavy                           - Spiacente, Ispettore. Il mio contegno le sembre­rà strano, lo so, ma tenterò di spiegarglielo e lei farà poi quel­lo che crede.

Fay                                     - Consideri le conseguenze dal dire la verità. A Padre Tellicoe gli verrà un colpo.

Dennis                               - Se mi rinchiudono, chi nutrirà i miei piccioni? Moriranno tutti.

McLeavy                           - Desidero rivolgere delle accuse.

Truscott                             - E chi desidera accusare, signore?

McLeavy                           - (una pausa, lottando con la sua coscienza. Infine) Me stesso.

Truscott                             - (alzando gli occhi dal suo taccuino) Che crimi­ne ha commesso?

McLeavy                           - Io... io  (sudando) ho dato informazioni sba­gliate alla polizia.

Truscott                             - Quali informazioni?

McLeavy                           - Le ho detto che l'occhio apparteneva a mia moglie. Non è vero. (Con la coscienza in sobbuglio) Oh, Dio, perdonami per quello che sto facendo.

Truscott                             - Se l'occhio non appartiene a sua moglie, a chi appartiene? (McLeavy non sa rispondere e si guarda attorno, perplesso)

Fay                                     - (con un sorriso) Appartiene al mio manichino Ispet­tore. La sua prima deduzione era quella giusta. (Truscott met­te via lentamente taccuino e matita)

Truscott                             - Dovrei farmi visitare... come ho fatto a re­stare intrappolato in un caso come questo. (A McLeavy) La sua condotta è scandalosa, signore. Con un padre come lei questo ragazzo non aveva poi molte possibilità di riuscita. Non mi meraviglia che si sia dato a rapinar banche.

McLeavy                           - (pieno di vergogna) Che cosa farà, ora?

Truscott                             - Che cosa faccio? Me ne vado da questa casa di corsa. Non ho mai incontrato gente simile in vita mia.

McLeavy                           - Ma il furto alla banca... è un caso chiuso?

Truscott                             - No, signore, non è chiuso affatto. Non ci ar­rendiamo cosi facilmente. Metterò l'intera casa a soqquadro.

McLeavy                           - Oh, Dio mio, che seccatura. E in una casa in lutto.

Truscott                             - Sua moglie non ci sarà, signore. Prenderò pos­sesso dei resti.

Fay                                     - E cosa se ne fa? Non può provare che sia stata assas­sinata.

Truscott                             - Non si allarmi. È una pura formalità. Lei è al sicuro. (Sorride a McLeavy) Torno fra dieci minuti. E poi, temo, la sua casa verrà largamente danneggiata. Dovrà pagare riparazioni per mesi. A uno dei nostri recenti sospettati hanno scoperchiato la casa, interamente.

McLeavy                           - C'è qualcosa che possa fare per evitare questo orrendo assalto alla mia vita privata?

Truscott                             - Be' signore, se non sa suggerirmi un possibile nascondiglio del denaro... (McLeavy abbassa la testa)

McLeavy                           - (quasi in un sussurro) Non so. Ispettore.

Truscott                             - Molto bene. Sopporterà le conseguenze di que­sta sua ignoranza. (Si tocca il cappello) Tornerò presto. (Esce a sinistra)

McLeavy                           - Oh, che cosa orribile ho fatto. Ho impedito a un ufficiale lo svolgimento del suo lavoro.

Hal                                     - (abbracciandolo) Sono orgoglioso di te. Non mi ver­gognerò più di portare i miei amici in casa.

McLeavy                           - Non avrò più il coraggio di guardarmi in faccia in uno specchio.

Fay                                     - Vada a confessarsi. Prenoti un'ora di padre Mac.

Hal                                     - Oh, lui no. Tre bicchieri di vino è partito. La came­riera del caffè Danese, che potrebbe ricattare mezzo quartie­re, può dirvelo.

McLeavy                           - Sentite, se riportate il denaro alla banca non di­rò nulla di quello che ho scoperto. E guai a voi se vengo a sapere che vi siete trattenuti anche un solo penny, capito?

Hal                                     - Si, papà. (Strizza l'occhio a Dennis)

McLeavy                           - Andrò a trovare padre Jellicoe. La mia anima è in tormento. (Esce a sinistra)

Hal                                     - (chiudendo la porta, a Fay) Srotoli il cadavere. Una volta rimesso a posto nella bara siamo sani e salvi. (Fay apre il paravento davanti il letto e poi vi sparisce dietro per disfa­re il pacco del cadavere)

Dennis                               - E col denaro che facciamo?

Hal                                     - Lo mettiamo nel cofanetto.

Dennis                               - E se l'Ispettore lo reclamasse?

Hal                                     - E perché? Oramai sa che è vuota. (Dennis toglie il coperchio della bara)

Dennis                               - Perché non ce l'abbiamo messo subito, dico io?

Hal                                     - Perché c'erano le interiora della mia mammina. L'u­midiccio avrebbe attaccato anche le banconote. (Hai apre il cofano) Hai un fazzoletto? (Dennis gli getta il fazzoletto col quale Hai pulisce l'interno del cofano)

Dennis                               - Oh, no, ora esageri. Il mio bel fazzoletto per pu­lire quel coso. Era un regalo di compleanno. (Hai gli restitui­sce a volo il fazzoletto)

Hal                                     - Calmati, baby. Avrai ben altri compleanni. (Dennis getta i pacchetti di banconote a Hai che li depone perbenino nel cofanetto) Stasera andrò a confessarmi insieme a papà per risciacquarmi l'anima dagli eventi di questa giornata.

Dennis                               - È proprio in momenti simili che rimpiango dì non essere cattolico.

Hal                                     - E subito dopo ti porto in un casino straordinario che so io. Veramente straordinario. Le maitresse sono tre ragazze pakistane fra i dieci e i tredici anni. Si fanno pagare in cioc­colata. Fa parte della loro religione, pare. Vediamoci alle sette. Caricati di baci Perugina. (Fay appare da dietro il paravento, ripiegando il lenzuolo)

Fay                                     - Non guardare dietro il paravento, Hai.

Hal                                     - Perché?

Fay                                     - Tua madre è nuda. (Fay stende il lenzuolo ripiegato sul paravento. Hai ripone nel cofano l'ultimo pacco di ban­conote)

Hal                                     - Siamo salvi. (Sbatte giù il coperchio del cofano) Nes­suno verrà a guardare qua dentro. (Truscott entra da sinistra)

 

Truscott                             - Ho arrangiato tutto e sono proprio soddisfatto. I miei uomini saranno qui fra poco. E poiché sono bravissimi a far danni anche senza sorveglianza, prenderò congedo da voi. (S'inchina; sorridendo)

Fay                                     - (stringendogli la mano) Addio, ispettore. Sono stata proprio contenta di riincontrarla.

Truscott                             - Addio. (Rivolge un cenno del capo a Hai e a Dennis) Sarà meglio che porti quel cofanetto con me.

Hal                                     - Ma è vuoto.

Truscott                             - Devo dichiararlo io vuoto altrimenti non pos­so chiudere il mio rapporto.

Fay                                     - Dobbiamo sconsacrarlo, prima. Il signor McLeavy sta giusto parlandone col prete al telefono.

Truscott                             - I nostri ragazzi non sono molto interessati alle cose sacre. Datemi il cofano. (McLeavy entra da sinistra)

McLeavy                           - Come? È già tornato? Ha dunque decìso di ar­restarmi?

Truscott                             - Non l'arresterei neppure se lei fosse l'ultimo uomo sulla terra. (A Hai) Mi dia il cofano. (Toglie il cofano dalle mani di Hai. Rivolto a McLeavy) Le farò una ricevu­ta. (Si guarda attorno per vedere dove posare il cofano, vede la bara vuota e lo depone sul fondo della medesima) E la si­gnora McLeavy dov'è?

Fay                                     - Dietro il paravento. (Truscott guarda dietro il para­vento e solleva le sopracciglia)

Truscott                             - L'ha chiesto lei di venir sepolta in quel modo?

McLeavy                           - Si.

Truscott                             - Era forse una seguace di quel genere di roba là?

McLeavy                           - Si.

Truscott                             - E anche lei lo è?

McLeavy                           - No. Io no. Io non sono un membro.

Truscott                             - Membro? Apparteneva a un gruppo, allora!

McLeavy                           - Oh, si, certo. Si riunivano un paio di volte la settimana. Fanno un gran bene al paese, sa! Raccolgono de­naro per le opere di carità, organizzano vendite di benefìcienza. I poveri vecchi sarebbero completamente persi senza di loro.

Truscott                             - Di tutte le giustificazioni che ho sentito sui nudisti, signore, questa è senz'altro la più inaudita.

McLeavy                           - (pausa) Nudisti?

Truscott                             - Sua moglie era una nudista, lei mi stava dicen­do, no?

McLeavy                           - Mia moglie non si è mai tolta gli abiti in pub­blico in vita sua.

Truscott                             - E tuttavia ha chiesto di venir sepolta in quelle condizioni?

McLeavy                           - Quali condizioni?

Truscott                             - Nuda.

McLeavy                           - (con dignità) Sento che farà bene a lasciare questa casa, Ispettore. Non posso permetterle d'insultare la memoria della mia povera signora.

Truscott                             - (strappando un foglietto dal suo calepino) Lei cerca di esasperarmi, signore. Proprio, cosi, esasperarmi. (Dà il foglietto a McLeavy) Riavrà il suo oggetto non appena espletata la pratica. (Riprende il cofano, ma il coperchio sci­vola via e i pacchetti di banconote cadono a terra. Truscott fissa in silenzio il denaro sparso ai suoi piedi) Chi è il respon­sabile di questo infelice stato di cose?

Hal                                     - Io.

Truscott                             - (si china e raccoglie un pacchetto di banconote) Lei vuol dirmi che stava facendo sotterrare questo denaro in terreno consacrato e non diceva nulla?

Hal                                     - Si.

Truscott                             - E come osa coinvolgermi in una situazione per la quale non è mai stata emanata nessuna circolare? (Esamina le banconote) In tutta la mia carriera non mi sono mai tro­vato in un caso simile. Ciascuno di questi pezzi da cinque sterline reca il ritratto della Regina, se ne rende conto lei? Se penso a tutte le questioni che il problema solleva mi viene la pelle d'oca. Ventimila diademi e ventimila sorrisi seppelli­ti vivi! E di un monarca costituzionale, lo sa questo? Lo sa che la poverina non può risponderle, direttamente?

Dennis                               - Crede che potrebbe mandarci un telegramma?

Truscott                             - Son sicuro che lo farà. (Raccatta un altro pac­chetto di banconote e lo fissa)

McLeavy                           - Be' ispettore, ha trovato il denaro e smaschera­to i colpevoli. Faccia il suo dovere e li arresti. Io farò il mio come testimone d'accusa.

Hal                                     - Scusi, Ispettore, lei è sposato?

Truscott                             - Si.

Hal                                     - E sua moglie non aspira mai a una qualche cosa? Non desidera un eccitamento, un raptus, qualcosa?

Truscott                             - Una volta espresse il desiderio di andare in Olanda a vedere i tulipani e i mulini a vento.

Hal                                     - Con una moglie cosi intelligente lei ha bisogno di guadagnare di più, quindi.

Truscott                             - Non ho affatto detto che mia moglie sia intelligente.

Hal                                     - Allora sua moglie non è intelligente, è questo che vuol dire?

Tru scott                            - Mia moglie è una donna e quindi l'intelligenza non rientra nell'argomento.

Hal                                     - Tuttavia, se sua moglie è, come lei dichiara, una don­na, lei ha comunque bisogno di guadagnare di più. (Truscott estrae la pipa di tasca e se la infila in un angolo della bocca)

Truscott                             - Dov'è che intende arrivare con tutto questo ge­suitico cicaleccio?

Hal                                     - Intendo proporre di corromperla. (Truscott si toglie la pipa di bocca. Nessuno parla)

Truscott                             - Quanto?

Hal                                     - Il venti per cento.

Truscott                             - Venticinque. O domattina il mio rapporto su questo caso è sul tavolo del procuratore.

Hal                                     - Vada per il venticinque.

Truscott                             - (stringendogli la mano) Fatto.

Dennis                               - (a Truscott) Posso aiutarla e rimettere il denaro nella cassetta?

Truscott                             - Grazie, giovanotto. Molto gentile da parte sua. (Dennis ripone il denaro nella cassetta. Fay prende gli abiti della signora McLeavy dal vaso da notte da sotto il sedile della poltrona a rotelle e sparisce dietro il paravento. Hai e Dennis portano la bara dietro il paravento)

McLeavy                           - Nessuno di voi ha tenuto conto dei miei senti­menti in tutto questo?

Truscott                             - Che percentuale vuole?

McLeavy                           - Non voglio denaro. Io sono un uomo onesto.

Truscott                             - Allora dovrà correggersi.

McLeavy                           - Vi denuncerò tutti quanti siete.

Truscott                             - Su, su, signore, sia ragionevole. Quello che è successo or ora è uno scandalo di prima forza ed è bene per tutti che resti confinato fra queste tre pareti. Indebolire la fi­ducia che la popolazione nutre per la polizia non le gioverà a nulla e lei renderebbe un ben pessimo servizio all'intera co­munità qualora rivelasse gli spaventevoli fatti di questa fac­cenda.

McLeavy                           - Si rende conto di quello che sta dicendo? Si rende conto che quello che blatera non ha un significato?

Truscott                             - E chi ce l'ha un significato? Lei?

McLeavy                           - Vado dal prete. Lui ha un significato? Per me lui ha un significato. Se non posso fidarmi della polizia, posso ancora trovare un appoggio nei buoni padri. Me lo diranno lo­ro quello che devo fare. (Esce da sinistra. Hai riappare da die­tro il paravento)

Hal                                     - Eccoci pronti per l'occhio, ora. Se lei desidera aiu­tarci.

Truscott                             - (estraendo l'occhio di tasca) Ci pensi lei, giova­notto. In queste cose ha certo più esperienza di me. (Dà l'oc­chio a Dennis)

Hal                                     - Allora prendi anche questi. (Hai dà a Dennis i denti. Dennis prende occhio e denti e sparisce dietro il paravento)

Truscott                             - Il suo distacco è veramente impressionante, gio­vanotto. Non sono mica tante le persone capaci di restare co­si impassibili al vedere gli occhi e i denti della mamma offer­ti in giro come pasticcini a Natale. (Fay appare da dietro il paravento)

Fay                                     - Avete pensato al prete.

Truscott                             - Non si può avere un prete. Sarebbe pericoloso metterlo a parte, della cosa. Troppe percentuali da dividere.

Fay                                     - Ma il signor McLeavy ha minacciato di denunciarci.

Truscott                             - Sono già stato denunciato anche prima d'ora.

Fay                                     - E che è successo.

Truscott                             - Arrestai il tipo che lo fece. Si beccò dodici anni e è ancora dentro.

Hal                                     - Se per caso lei desiderasse arrestare mio padre, le rendo noto che troverebbe in me un testimone esemplare.

Truscott                             - Che idea splendida. C'è sempre posto nella poli­zia per elementi del suo calibro, giovanotto. (A Fay) Lei è con noi, signorina McMahon?

Fay                                     - Be', si, sembra la soluzione migliore per tutti, non vi pare? (Dennis richiude il paravento. La bara viene alzata e posta sul letto)

Truscott                             - (a Dennis) E lei?

Dennis                               - Non ho mai visto l'aula dal banco dei testimoni. Sarebbe un'esperienza nuova. (La porta a sinistra viene spa­lancata violentemente e MecLeavy appare insieme a Mea-dows)

McLeavy                           - (indicando Truscott) È lui. Arrestatelo!

Truscott                             - Buonasera, Meadows. Perché ha lasciato il suo posto?

Meadows                           - Quest'uomo mi si è avvicinato, signore, e insi­steva ch'io lo accompagnassi fino alla Chiesa cattolica.

Truscott                             - E lei che ha fatto?

Meadows                           - Mi sono rifiutato.

Truscott                             - Giusto, lei è Metodista. Continui pure.

Meadows                           - Allora quest'Uomo ha cominciato a essere offen­sivo e si espresso in maniera assai poco lusinghiera sulla po­lizia in generale e su di lei, signore, in particolare. Ho chiama­to aiuto.

Truscott                             - Eccellente, Meadows. Farò in modo che il Co­mando sappia del suo operato. Lei ha catturato un pericolosis­simo criminale in piena fuga. Come lei sa, tenevamo questa casa sott'occhio già da qualche tempo. Stavo per smascherare il massimo esponente della banda quando quest'uomo ha la­sciato la stanza con una scusa e è scomparso.

Meadows                           - Tentava certamente di svignarsela, signore.

Truscott                             - Brillante riassunto. Meadows. Gli metta le ma­nette. (Meadows mette le manette a McLeavy) Ora se l'è preso in tasca, bello mio. Ha scoperto a spese sue che il livel­lo e l'efficienza della polizia inglese sono sempre all'altezza della sua altissima tradizione.

McLeavy                           - Di che mi si accusa?

Truscott                             - Questo non la riguarda, per il momento. I det­tagli li inventeremo dopo.

McLeavy                           - Non potete farlo. Sono sempre stato un cittadi­no rispettoso delle leggi e la polizia è fatta per proteggere i deboli.

Truscott                             - Mi domando dov'è che impara questi slogan. Sui tabelloni di propaganda?

McLeavy                           - Voglio parlare con un'autorità.

Truscott                             - Io sono un'autorità. Parli con me.

McLeavy                           - No. Voglio qualcuno più in alto.

Truscott                             - Può vedere chi desidera, purché mi convinca prima del motivo per cui vuol vederlo.

McLeavy                           - Lei è un pazzo.

Truscott                             - Ma che dice? Ho avuto una visita di controllo proprio ieri. Il nostro ufficiale medico mi ha assicurato che ero sanissimo di mente.

McLeavy                           - Sono innocente. (Un poco insicuro di se stesso, rivela sintomi di nervosismo accentuato) Non significa nulla questo, per lei?

Truscott                             - Conosce le regole, Meadows. Gli vuoti le tache e lo porti dentro. (McLeavy viene trascinato via)

McLeavy                           - Sono innocente! Sono innocente! (Sulla soglia, una pausa e un ultimo lamento) Oh, che cosa deve succedere a un uomo che una volta è stato baciato dal Papa! (Meadows sparisce con McLeavy)

Dennis                               - Di che lo accuserà, Ispettore?

Truscott                             - Oh, non so. Qualcosa troveremo.

Fay                                     - Non si potrebbe organizzare una morte accidentale?

Truscott                             - In una prigione si può organizzare di tutto.

Hal                                     - Meno la gravidanza.

Truscott                             - Be', certo le sorveglianti femminili ci battono facilmente, in questo. (Prende il cofanetto) Il luogo sicuro per questa è il mio armadietto personale al Commissariato. Una delle nostre massime è: « Non cercare mai in casa tua. Potresti trovare quel che cerchi ». (Sulla soglia si volta, il co­fano sotto il braccio) Datemi un colpo di telefono, stasera. Vi darò le ultime notizie su McLeavy. (Dà un biglietto a Fay) Questo è il mio indirizzo privato. Li mi conoscono bene. (Sorride con un cenno del capo ed esce a sinistra. Si sente sbattere la porta d'ingresso. Pausa)

Hal                                     - (con un sospiro) Gran brav'uomo. Modesto a suo modo. Sa tenersi in disparte.

Dennis                               - Mentalità aperta. Molto insolito in un elemento delle autorità costituite. (Hai e Dennis sollevano la bara dal letto e la posano sui cavalietti)

Hal                                     - È confortante l'idea di poter contare sulla polizia in caso di guai. (Stanno tutti e tre presso la bara, Fay nel mezzo)

Fay                                     - Tuo padre lo seppelliremo con la mamma. Credo che gradirà il pensiero non trovi? (Solleva il rosario e china la testa. Prega)

Hal                                     - (pausa, a Dennis) Puoi alloggiare qui, tesoro. C'è un mucchio di posto, ora. Porta le tue valigie, stanotte. (Fay alza lo sguardo)

Fay                                     - (dura) Quando saremo sposati, Dennis e io slogge­remo.

Hal                                     - Perché?

Fay                                     - La gente chiacchiera. Dobbiamo salvare le apparenze. (Ritorna alle sue preghiere, le labbra che si muovono silen­ziose. Hai e Dennis ciascuno da un lato della bara)

FINE