Il malpensante

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IL MALPENSANTE

(SOTTOTITOLO: IL MALPENSANTE NEGATIVO)

Commedia brillante di Pasquale Calvino(Posizione SIAE n.180531)e Nunzia Schiavano in tre atti(scena unica- 10 personaggi- 16 000 parole circa-4/7M+ 3/6F)

Per eventuali modifiche contattare calvinopasquale@gmail.comtel. 347-6622400

Personaggi

Felice- 1m-Figlio del defunto amico di Liborio.

Liborio-2m-padrone di casa-

Angiolina,  moglie di Liborio 1f-

Marietta, loro figlia-2f-ama Ernesto

Ciccillo-3m-Falso tecnico liutaio…marito di Luisella

Luisella, cameriera, moglie di Ciccillo-3f-

Ernesto-4m-Ama Marietta, la figlia di Liborio.

Bettina Capozzella-4f-(solo citata)

Pasquale-5m-Anziano servitore di Liborio

D.Panfilio, medico-6m o dottoressa Totonno Capozzella- 7m-Fratello di Bettina

La scena è in Napoli, epoca presente

ATTO PRIMO

Camera con tre porte laterali ed una in fondo. A sinistra dell’attore prima quinta, finestra. In fondo, a sinistra un mobiletto con sopra un contenitore di violino( o altro strumento musicale), a dritta mensola con orologio. A dritta in mezzo alle due porte un tavolino con lungo tappeto con occorrente da scrivere, campanello e scatola di cerini. A sinistra in mezzo alla porta e finestra una poltrona, sedie, ecc.(o diversamente secondo la fantasia dl regista e/o scenografo)

SCENA PRIMA

Pasquale, dalla porta a sinistra, indi Luisella dalla prima porta a dritta.

PASQUALE : (da dentro)Va bene, va bene, non dubitate, farò quello che volete. (escefuori:) Ah!Ahi…Dio mio…Dio mio…(si contorce).Non la posso fare più questa vita…voglio la pensione! Lavoro come un somaro dalla mattina alla sera, vado avanti e indietro senza respiro, se continuo cosi mi viene un infarto, un ictus, il cuore si ferma e non mi godo la pensione…è meglio che lascio tutto e me ne vado…speriamo in una buona pensione…Se Luisella che mi piace tanto…venisse con me…sarei un signore…avrei una giovane e bella moglie…dei bambini(entra Luisella)

LUISELLA: Pasquale avvisa il cocchiere, per le otto la carrozza deve essere pronta.

PASQUALE: Ecco, non ti danno nemmeno il tempo di respirare!Luisella mia bella, non ce la faccio più, in questa casa mi manca l’aria, ho deciso…alla fine del mese me ne vado.

LUISELLA: Povero Pasquale, hai ragione, ci vuole pazienza.

PASQUALE: La pazienza fino a un certo punto, ma quando è troppo è troppo, così mi verrà un


infarto!...Il padrone mi ha riferito che oggi arriva un suo amico, ebbene, non mi sono seduto nemmeno un attimo, neanche fosse l’imperatore della Cina… ma tu lo conosci?

LUISELLA: No… ieri, ha ricevuto una lettera, dove gli si comunicava che questo amico,o meglioquesto giovane che arriva è il figlio di un suo grande amico morto…ha saputo dell’arrivo di questo giovane questa mattina presto e da quel momento che ha saputo ha rivoltato tutta la casa sopra e sotto…

PASQUALE: Accidenti! Io non sono nato per lavorare come un mulo e me ne voglio andare,Luisella, ce ne andiamo insieme…facciamo una famiglia…un bel figlioletto… mi seguiresti?

LUISELLA: Seguirti? Pasquale, ma sei impazzito!

PASQUALE: Ti porterei lontano da qui!

LUISELLA: Ma non se ne parla nemmeno, se te ne vuoi andare, fallo, sei liberissimo ma io resto inquesta casa.

PASQUALE: Sto scherzando, secondo te, potrei andar via, sapendo che in questo modo non tirivedrei più? A costo di morire ma io resto qui con te. Ma…ancora non lo hai capito che sono innamorato di te? Voglio un figlio da te…Io non ho più vent’anni!Se non lo faccio ora quando lo faccio il figlio…facciamolo insieme!

LUISELLA: Per favore, non scherzare e dimentica questa passione...

PASQUALE (dandole un pizzicotto sulla guancia): Ah!... che donna! Quanto mi piaci!(Via.)

LUISELLA (andando alla porta in fondo): Pasquale, fermo con le mani e non mi toccare più, ungiorno o l’altro litigheremo. (Venendo avanti con la mano sulla guancia:) Guarda che pizzico! Vuole starmi sempre vicino ma non sa che sono sposata e quel poveraccio di mio marito per vedermi, deve fingersi tecnico riparatore di violino…liutaio!

SCENA SECONDA

Marietta e detta.

MARIETTA: Luisella hai visto il mio fidanzato Ernesto?

LUISELLA: Si, l’ho visto ieri sera e mi ha riferito che oggi avrebbe parlato con vostro padre.

MARIETTA: Stamattina, non è il caso, mio padre è super agitato perl’amico che deve arrivare…

LUISELLA: Perdonatemima cosa c’entra l’amico?Un padre deve prima  pensare a sua figlia e poi

agli amici..

MARIETTA: Mah, non lo so, è probabile che lo trovi di buon umore echissà…acconsenta.

LUISELLA: Povera signorina mia, glielo auguro.

MARIETTA: Luisella, non devi più chiamarmi signorina, in pubblico va bene, ma quando siamo ioe te, devi darmi del tu e chiamarmi col mio nome, tua madre mi ha allattato fino all’età di due anni e io ti voglio bene proprio come una sorella.

LUISELLA: Vi ringrazio di cuore, ma voi siete una signora e io sono pur sempre una cameriera.

MARIETTA: Io non ti ho mai trattato come una cameriera e tu lo sai, il fatto di tuo marito adesempio...

SCENA TERZA

Ciccillo e dette.

CICCILLO: È permesso?

LUISELLA: Ehi! Sei impazzito?  Lo sai che il padrone non vuole.

CICCILLO: Stamattina non mi dire niente, sono davvero arrabbiato. (Vede Marietta.) Buongiornoeccellenza. Signorina... ditemi, Vi sembra giusto, avere una moglie e non poterla vedere? Se mi sono sposato, sarà per qualcosa! Per poterla vedere mi faccio passare per liutaio, riparatore di


strumenti musicali, mentre io non ne capisco proprio niente… tutto questo perché? Per poter dire qualche parola a mia moglie! In fine dei conti non sono da buttare, sono un bravo ragazzo, sono un marito con la M maiuscola e guardi, queste sono le carte del nostro matrimonio… (Le tira fuori e le fa vedere.) Le porto sempre con me, dunque, perché devo continuare a vivere così, perché?

MARIETTA: Ciccillo devi avere pazienza, tu hai ragione, dovete aspettare, papà non vuole donnesposate, per far venire Luisella qui a casa nostra, io e mamma abbiamo dovuto dire che… Luisella era libera, non era sposata… hai aspettato tanto e allora aspetta ancora un altro poco e piano piano, giorno dopo giorno, cercherò di persuaderlo.

CICCILLO: Signorina mia, di lei mi fido, considerate che abbiamo anche un bambino. Ah, aproposito del nostro bambino, Luisella, ti devo dire una cosa...

SCENA QUARTA

Liborio e detti indi Pasquale.

LIBORIO (suonando il campanello a mano): Pasquale, Pasquale!...

MARIETTA: La voce di papà!

LUISELLA: Il padrone, vai via!

CICCILLO: Io vado ma dobbiamo parlare al più presto del nostro bambino.

LUISELLA: Vai via! (Lo spinge, Ciccillo via.)

LIBORIO (c.s.): Pasquale, Pasquale!...

PASQUALE (dal fondo): Eccomi! (Entra a sinistra.)

LIBORIO (si avvicina un poco): Ma…scusami, non mi hai sentito? Sto suonando questo coso daun’ora!

PASQUALE : Mi scusi ma mi sono alzato presto, alle sei, per l’esattezza…

LIBORIO : Zittisci…Non parlare o ti do uno schiaffone!

MARIETTA: Mamma mia e come sta!

LIBORIO (suona di nuovo): Luisella, Luisella!...

LUISELLA:Anch’io! Eccomi!(Entra a sinistra.)

MARIETTA: Io non capisco perché tanta premura per questo D. Felice che deve arrivare.

SCENA QUINTA

Angiolina e detta.

ANGIOLINA: Mariettache c’è,perché urla Liborio?

MARIETTA: E voi non lo sapete? Da quando ha ricevuto quella lettera è impazzito, non si è maicomportato così.

ANGIOLINA: Mi ha riferito che è il figlio di un suo amico affezionato.

MARIETTA: Affezionato che sia, ma è davvero troppa la sua reazione. A proposito, mamma, ieriErnesto, ha riferito a Luisella che oggi avrebbe parlato con papà...

ANGIOLINA: E giusto oggi? Con Liborio inquello stato, è impossibile parlargli…

MARIETTA:L’ho detto anch’io. Mamma, a questopunto vado nella mia stanza e mi affaccio albalcone, così se lo vedo, gli faccio segno di non salire. (Via a dritta.)

ANGIOLINA: Povera ragazza,ama il suo Ernesto…il suo uomo onesto…anche per me fu così,quando decisi di sposare Liborio, un sacco di problemi con i miei genitori.... Eh! L’amore...

l’amore!...

SCENA SESTA

Ciccillo e detta.


CICCILLO (dalla finestra): Signora...

ANGIOLINA: Mamma mia! chi è?

CICCILLO: Signora, sono io!...

ANGIOLINA: Ma come ti viene in testa di passare dalla finestra! Mi fai venire una sincope.

CICCILLO: Signora, devo parlare necessariamente con mia moglie Luisella!

ANGIOLINA: E entra dalla porta…se ti vede Liborio sono guai. (Lo spinge e chiude la finestra.)Ah! A questa finestra ci vorrebbe una grata, è tanto bassa da permettere a chiunque di entrare e disturbarmi…

SCENA SETTIMA

Liborio, Pasquale, Luisella e detta.

LIBORIO: Quante volte ti devo ripetere che non devi rispondermi?

PASQUALE: Io non ho detto niente.

LIBORIO: Quando sono arrabbiato non voglio sentire nessuno. (A Pasquale:) Ora vai giù e appenaarriva D. Felice avvisami.

PASQUALE: Va bene.

LIBORIO: Il cuoco è pronto?

PASQUALE: Si, il cuoco è pronto!

LIBORIO: La carrozza?

PASQUALE: La carrozza è pronta.

LIBORIO: Vai e fai quello che ti ho detto. (Pasquale via.) E tu hai preparato la tavola?

LUISELLA: Non ancora...

LIBORIO Come non ancora? E con che calma me lo dice. (Imitandola:) Non ancora... vai, preparasubito questa tavola.

LUISELLA: Signore c’ è tempo,non arriva mica adesso il vostro amico?

LIBORIO: Voglio la tavola bandita! (Gridando:) Stai a vedere che in casa mia, non sono più io ilpadrone…voglio bandire la tavola quando mi pare e piace…che ti pago a fare? Una seva deve servire!

LUISELLA: Va bene, va bene, non vi arrabbiate, provvedo subito. (Per andare, poi torna.) Mascusate chi è questo che deve venire?

LIBORIO: Uh! Chi è questo che deve venire? È il figlio del mio più caro amico.

LUISELLA: Un vostro amico?

LIBORIO: Eh! Un grande amico purtroppo passato a miglior vita!

LUISELLA: E chi sta arrivando il nuovo re, ilprincipe…il figlio delre defunto!

LIBORIO: Ora ti butto questo piatto in faccia! Fai quello che ti ho detto! Prepara il serviziod’argento.

LUISELLA:Si, preparo il servizio d’argento.(Via.)

LIBORIO: Oh! Come sono contento di vedere il mio caro Felice! Chissà come sarà cresciuto!(Guarda Angiolina di cattivo umore.) Angiolina cosa c’è, oggi non ti riconosco? (Angiolina volta le spalle.) Ah, ho capito, ti sei arrabbiata perché da qualche giorno non ti considero come dovrei,ma cosa vuoi che ti dica, ho la testa altrove, sono ansioso, sapendo di dover ricevere il figlio del mio più caro amico morto…non puoi capire, lo amavo più di un fratello…ora non c’è più!

ANGIOLINA: Già…già, per l’amico, non è questo e non è quello è che non mi vuoipiù bene,

prima eri così affettuoso, e ora...

LIBORIO: E ora cosa? Io ti voglio sempre bene.

ANGIOLINA: Veramente?

LIBORIO: Ma sì, ma sì.

ANGIOLINA:Anch’io te ne voglio... ma per quanto possa capire, è naturale, per un amico, si, si fa


tutto, ma quello che stai facendo è troppo.

LIBORIO: Ma Angiolina mia, D. Felice è ricco, il padre gli ha lasciato tutto, e allora ho pensato chenon sarebbe male se entrasse come socio nel mio negozio, sarebbe davvero un bel colpo, sistemerei tante situazioni …poi non dimenticare che abbiamo una figlia signorina…se si sposasse Felice…mi toglierei tutti i debiti che ho accumulato…

ANGIOLINA: Debiti?

LIBORIO: Eh! Uno solo! Debiti su debiti!...Ora mi segui? per questo sto così, ti prego, appenaarriva, riceviamolo come si deve, con tutti gli onori di casa.

ANGIOLINA: Sicuro, non voglio mica fare una magra figura!

LIBORIO: Brava. Intanto vai a vedere se Luisella ha preparato la tavola.

ANGIOLINA: Vado, vado... (Va fino alla porta di fondo e si volta:) E dimmi una cosa…mi vuoibene?

LIBORIO: Sì che te ne voglio di bene.

ANGIOLINA: Bravo, marito mio, sei un angelo! (Caccia la lingua e via.)

LIBORIO: Uh! e non vuole capire che sta invecchiando, vuole fare sempre la bambina, insiemetotalizziamo un secolo e mezzo, Io amo la roba fresca! Non mi piacciono i formaggi molto stagionato…io amo i latticini, le mozzarelle, ostriche, vongole…tutto ciò che è fresco(Va vicino al tavolino.)

SCENA OTTAVA

Ciccillo e detto.

CICCILLO (esce dal fondo, saluta levandosi la coppola, prende il violino e fa finta di riparare).

LIBORIO: No…no, oggi no, dovete andare via, devo lavorare!

CICCILLO: Fate con comodo, iol’accomodo piano piano, non lo sentirete.

LIBORIO: No, stamattina ho da fare.

CICCILLO: Ma è davvero un attimo…

LIBORIO: Neanche un attimo!

CICCILLO: Ma il violino è rotto.

LIBORIO: Non vi preoccupate, lo voglio così, andatevene!

CICCILLO: Ma...

LIBORIO: Ma…per favore, ho detto di andare via,perdindirindina,un po’ di orgoglio … e andate!

CICCILLO: Allora posso provare più tardi?

LIBORIO: No, ve lo dico io quanto dovete ritornare!

CICCILLO: Va bene, come volete, ma vi ripeto, bisogna ripararlo.

LIBORIO: Non vi deve interessare, è un problema mio, state tranquillo.

CICCILLO: Arrivederci. (Via.)

LIBORIO: Ma guarda cosa mi deve accadere, lo vuole riparare a tutti i costi,ma è lento…e quandoci vuole per ripararlo? Un secolo!...Va a finire che non lo faccio venire più...non glielo posso da portare via perché è di valore...di grande valore…è un violino Stradivari…non deve uscire da questa casa…vale una fortuna…lo rivenderò quando sarà funzionante…

SCENA NONA

Pasquale e detto indi Felice.

PASQUALE: Signore, signore, è arrivato.

LIBORIO: Chi?

PASQUALE: L’amico vostro D. Felice.

LIBORIO: Allora andiamo a riceverlo.


PASQUALE: Come è strano!

LIBORIO: Ah!Come ti permetti…(Alza il braccio.) Ora ti do uno schiaffone!

PASQUALE: Ah, eccolo qua!(Felice entra dal fondo con valigia ed ombrello, mentre Liborio alzauna sedia per offrirla a D. Felice, questi credendo che Liborio gliela voglia scagliare contro. Getta a terra la valigia e l’ombrello e impaurito fugge pel fondo.)

LIBORIO: Neh, perché è scappato? (Va in fondo.) Entrate, caro D. Felice. (Pasquale alza la valigiae l’ombrello.)

FELICE: Scusate, mi state accogliendo o mi volete menare?

LIBORIO: Ma che menare, vi volevo offrire la sedia, sedete D. Felice vi prego.

FELICE: Grazie. (Siede.) (hoavuto l’impressione che volevabuttarmela addosso).

LIBORIO (a Pasquale gridando): Posa questa roba!

FELICE (fa un salto sulla sedia): (Mamma mia, ora muoio dalla paura!). (Pasquale posa la roba asinistra ed esce.)

LIBORIO: E’bravo il nostro D. Felice, la vostra presenza mi apporta una grande gioia…siete ilritratto di vostro padre, quegli occhi, i capelli, il naso, identici... Eh, con papà vostro ci siamo voluti molto bene, come due fratelli, che uomo, che cuore...non lo dimenticherò mai…

FELICE: Cosa mi state facendo ricordare, eh, quando morì papà, abbiamo pianto per molto tempo epoi, non abbiamo pianto più.

LIBORIO: E’ evidente…la vita continua…

PASQUALE: Signore, posso andare?

LIBORIO No, rimani lì, perché se D. Felice vuole qualche cosa, la devi prendere.

FELICE: Oh, grazie, per quanto mi riguarda, se ne può andare.

LIBORIO: No, deve stare qui, in questa stanza...D. Felice, vuole mangiare qualcosa?

FELICE: Grazie, prima di venire ho preso il latte e il caffè e ho mangiato tre panini: uno salame eprovolone piccante…un altro prosciutto di Parma e mozzarella di bufala….nel terzo peperoni e

provola fresca…

LIBORIO:Ho piacere…siete di buon appetito…Volete bere?

FELICE: Sì, gradirei...

LIBORIO: Ditemi cosa volete bere?

PASQUALE: Dite che volete, non avete che da chiedere...

FELICE: E se non mi fate parlare! Vorrei bere un bicchiere d’acqua.

LIBORIO: Ma che acqua! Birra.

PASQUALE: Sarebbe meglio la gassosa.

LIBORIO: No, il marsala, magari.

PASQUALE: Oppure moscato.

FELICE: Io vogliol’acqua.

LIBORIO: Acqua, minerale o naturale?

FELICE: Preferisco la minerale…naturale!

LIBORIO: Vai a prendere una bottiglia di acqua minerale naturale ghiacciata

FELICE: Non tanto ghiacciata.

PASQUALE: Va bene, ora ci penso io. (Esce gridando:) Acqua, acqua, acqua!...

FELICE: Adesso fa arrivare i pompieri!

LIBORIO: Perché?

FELICE: E non sentite come grida, acqua, acqua!

LIBORIO: No, sta chiamando il negoziante qui vicino. Caro il nostro D. Felice! Oh raccontatemi,come mai avete deciso di venirmi a trovare e onorare la mia casa?

FELICE: Per carità, quale onore… Ecco qua, caro D. Liborio, mio padre appena morto, cioè dicevosubito morto, volevo dire prima di morire, mi disse... no nemmeno... basta, durante l’agonia...

povero papà... (Piange.)

LIBORIO: E non pianga.

FELICE: No, scusate quando nomino mio padre, devo fare un’ora di pianto.


LIBORIO: E allora, raccontatemi primadi nominarlo…

FELICE: Allora va bene, piangeròpiù tardi…magaristasera!

LIBORIO: (Eh! Piangea comando…su invito!).

FELICE: Dunque stavo dicendo,mio…quella personami parlava sempre di voi, mi diceva cheeravate stati due amici per la pelle.

LIBORIO: Eh! Altro che amici, siamo stati fratelli, sin da bambini, con le camicie da fuori daldidietro…le chiamavano le pettole…oggi si portano!

FELICE: E anche papà aveva la camicia fuori dai pantaloni?

LIBORIO: Ovvio, andavamo a scuola insieme. Poi siamo diventati grandi, lui si è sposato e io sonostato a casa sua per parecchio tempo.

FELICE: Si, me lo ha raccontato, anzi mi ha riferito che una volta avete aperto, anche un negozio insocietà.

LIBORIO: E che negozio! Al Corso Umberto, vicino alla Stazione Centrale di Napoli.. che affari,che affari…Quanti soldi abbiamo guadagnati…

FELICE: Si,me lo ha riferito…poi ungiorno gli avete rubato dodici mila lire

LIBORIO: Gli ho rubato?Ma che dici…E’ vero, poi andò male col negozio…fummo derubati e fummo costretti a dichiarare fallimento, ma prima pagammo tutti i debitori e tu te ne vieni che ho rubato…

FELICE: Volevo dire che tutte e due foste derubati…

LIBORIO: Ah, adesso è diverso.

PASQUALE (entrando): Ecco l’acqua.

LIBORIO: E così l’hai portata?È corretta?

PASQUALE: Uh, che bestia! Dovevo metterci un poco di essenza di anice...

FELICE: No, gradirei...

PASQUALE: essenza d’arancio?

LIBORIO: No, sarebbe meglio di caffè.

PASQUALE: No, vaniglia...

LIBORIO: La vaniglia di limone.

PASQUALE: Oppure tamarindo...

FELICE: E decidete voi!... Io vorrei solo un poco di essenza di amarena.

PASQUALE (grida all’orecchio di Felice): Amarena!

FELICE:Di subito…devi morire!

PASQUALE (va via gridando): Amarena, amarena!

FELICE: (Questi mi fanno fare i vermi dalla paura!).

PASQUALE (torna gridando): Amarena! (Lazzi nel mettere l’amarena nell’acqua.)

FELICE (beve): Grazie... avevo proprio sete.

PASQUALE: Volete altro?

FELICE: No, grazie. (Pasquale posa il bicchiere e l’amarena.)

PASQUALE: No? perché se volete qualche altra cosa...

FELICE: No, vi ringrazio, non voglio niente.

PASQUALE: Bravo quel D. Felice. (Gli fa una carezza.)

FELICE: Scusami ma non puoi prenderti tanta confidenza con me!

LIBORIO: Pasquale, stai al posto tuo, mettiti là e non ti muovere e se dovessimo avere bisogno dite, ti chiamiamo.

PASQUALE: Va bene. (Si mette a destra, dirimpetto a Felice.)

LIBORIO: Dunque ditemi una cosa D. Felice, non avete più nessuno ora che papà è morto...

FELICE: E ora la devo fare!

LIBORIO: Che cosa?

FELICE: Un’ora di pianto, avete nominato papà.

LIBORIO: No... lo avevo dimenticato…ritiro la parola(Pasquale fa segno a Felice di volerseneandare.)


FELICE: Ecco qua D. Liborio... se volete, potete mandarlo via.

LIBORIO: No, deve stare al suo posto, perché è un servo e se vi serve qualche cosa, vi deveservire…ve la deve prendere.

FELICE: Adesso ho soltanto una zia... (Pasquale c.s. fa segno) una zia che... mandate via il servoche non serve più!

LIBORIO: Ma perché vi ha fatto segno?

FELICE: mah, mi sembra un pochino stanco, poverino

LIBORIO: Allora Pasquale te ne puoi andare ma se ti dovessi chiamare, ricordati di accorrereall’istante.

PASQUALE: No, io devo rimanere qua e servire a D. Felice.

FELICE: A me non serve niente,non serve il servo…ve ne potete andare. (Quello continua a faresegni, adesso non se ne vuole andare più…).

PASQUALE: D. Felìce io me ne vado, chiamatemi, quando avrete bisogno di me.

FELICE: Va bene. (Pasquale via.) .

LIBORIO: Dunque?

FELICE: Dunque, adesso ho soltanto una zia, mi ha detto che si vuole sposare e vuole che viva conlei dandomi vitto, alloggio…pranzo, cena, tutto, ma io ho pensato, meglio stare da solo, almeno faccio quello che voglio e non mi creo problemi. Indovinate adesso dove ho deciso di stabilirmi?

LIBORIO: Dove?

FELICE: Se a voi fa piacere... a casa vostra.

LIBORIO: A casa mia! davvero? (Con gioia.)

FELICE: Davvero, vi fa piacere?

LIBORIO: Mi fa molto piacere!.

FELICE: Cosa volete, vi voglio bene, come vi ha voluto bene pa..l’amico vostro…e mi ricordo cheuna sera mi chiamò vicino al suo letto e mi disse: Senti Felice, Liborio Ciaramella, non era soltanto mio amico, era anche amico di mio… di tuo nonno! Poveretto, era cieco e Liborio lo accompagnava sempre, lo accompagnava a mangiare, lo accompagnava a dormire, lo accompagnava... insomma lo accompagnava ovunque, gli era molto affezionato; dunque figlio mio, io sto per morire, tocca a te contraccambiare questo trasporto, quello che Liborio ha fatto a me ed a tuo nonno, tu lo dovrai fare a Liborio e io vi assicuro D. Liborio che lo farò. Perciò ho deciso di stabilirmi qui, in casa vostra, perché voglio sdebitarmi, voi avete accompagnato mio nonno quando era cieco, ebbene io accompagnerò voi quando lo diventerete(Liborio si gratta)… io non cerco tesori, non cerco ricchezze, voglio solo esservi d’aiuto, così come voi lo siete stato per mio nonno..

LIBORIO: Io vi ringrazio tanto, tanto della vostra considerazione!

FELICE: Vorrei che vi accadesse qualcosa subito (Liborio si rigratta)per farvi capire che uomosono, per contraccambiare quello che avete fatto a mio nonno.

LIBORIO: No ma non occorre che mi accada qualcosa, davvero sono convito delvostro affetto...non vi mettete in cerimonie…a me non capiterà niente…

FELICE: No!Vi deve capitare qualcosa, diversamente come la potete vedere questa mia riconoscenza?

LIBORIO: Va bene,vedremo…come volete... (e…se accadesse a te?)

FELICE: Bravo! Amico di papà! Datemi un bacio. (Lo bacia, di dentro campanello.)

LIBORIO: Pasquale, Pasquale! (Chiama.)

FELICE: (ora viene lo scocciatore).

PASQUALE: Signore, ditemi.

LIBORIO: Vai a vedere chi è che ha suonato. (Pasquale via.) D. Felice, ho fatto preparare duestanze; non sarà una casa degna di voi, ma ho solo questa.

FELICE: No, vi prego, non facciamo complimenti, diversamente, faccio i bagagli e me ne vado.

LIBORIO: Che complimenti, è dovere!E’ tutto pronto, non ha che da chiedere.

FELICE: Ma vi prego, io non voglio cerimonie.


LIBORIO: Che cerimonie, quello che èho deciso di fare per voi, l’ho fatto e nient’altro.

FELICE: D. Liborio, vi chiedo un favore...

LIBORIO: Parlate.

FELICE: Datemi del tu.

LIBORIO: Oh, scusate non posso...

FELICE: Allora faccio i bagagli e me ne vado.

LIBORIO: No, va bene, vi darò del tu, ma anche voi.

FELICE: Ma voi non avete capito che io qui sono in attesa, sto aspettando che vi accadaqualcosa…

LIBORIO: (Ancora...).

FELICE: Per mostrarvi la mia gratitudine, il mio affetto... mi piacerebbe che questa casas’incendiasse, così mi getterei nelle fiamme e salverei tutti e tutto.

LIBORIO: Ho capito! (No, questo è davvero un sentenziatore malaugurio!)

SCENA DECIMA

Pasquale e detti.

PASQUALE (con lettera): Signore, un ragazzo ha portato questa lettera per voi. LIBORIO (la prende) sarà la solita seccatura! Come faccio, quando la finirà? FELICE: Problemi?.

LIBORIO: No signore, non è un problema, è una cosa da niente.

FELICE: Perché se è un problema, io sono qui.

LIBORIO: Vi prego, non è un problema... si tratta... con te posso parlare... Pasquale?

PASQUALE: Signore?

LIBORIO: Va a dire al cuoco di preparare.

PASQUALE: Va bene. (A Felice:) Signore, desidera qualcosa?

FELICE: Grazie. (Pasquale via.) (Per forza a me deve servire!) Dunque?

LIBORIO: Leggi prima questa lettera e poi ti racconto tutto.

FELICE (legge): «Signore: questa è la quarta lettera che vi mando, confido in una vostra risposta.Quella sera, dopo cena mi avete accompagnato a casa ed è successo quello che è successo… mi avete fatto mille promesse e mille giuramenti; mi avete detto che venivate da me per chiedermi in sposa e invece non vi siete fatto più vedere, adesso sono alle strette, perché un giovane mi vuole sposare e aspetta una risposta. Ditemi cosa debbo fare. Se volete, manderò via questo giovane e sarò vostra. Sbrigatevi però a rispondermi, perché io non posso più vivere in questo modo crudele! Vostra aff.ma Bettina Capozzella. Corso Garibaldi n. 16».

LIBORIO: Figurati che in un mese, ne ho ricevuto quattro di queste lettere.

FELICE: Ho letto, matrimonio, giuramenti; Signore, voi siete sposato e vi comportate così?

LIBORIO: Ma no, non mi comporto male, ascolta prima e poi giudica. Alla fine del mese scorso,mia moglie e mia figlia andarono a Portici per otto giorni a fare visita a mia cognata nella sua villa, lasciandomi solo, qui a Napoli. Una sera, una noiosissima sera, non sapendo cosa fare, decisi di fare una passeggiata e bermi un bicchiere di vino, così mi infilai nella trattoria qui vicino, là trovai due amici che bevevano insieme a tre belle ragazze, non appena mi videro, mi fecero sedere e incominciare a bere e sai, un bicchiere tira l’altro, si fece mezzanotte. Dopo, ognuno di loro si prese una ragazza sotto al braccio e s’incamminarono, lo feci anch’io io con la terza ragazza, ovvero Bettina. Basta, per fartela breve, avrò bevuto un pochino di troppo, non lo so come diavolo ho fatto ma ho incominciato a giocare…corteggiarla…ma non ricordo cosa accadde!

FELICE: Ah!... lei ha corteggiato questa ragazzae non ricorda se…?

LIBORIO: Si,non ricordo se…ricordo nei fumi dell’alcol che le promisi chesarei andato a trovarlae chiederla in sposa... ma poi, passato l’effetto del vino, non me ne sono più preoccupato… ma quella, da quel giorno, non fa altro che scrivere lettere e letterine, io mi preoccupo, se qualche lettera dovesse finire nelle mani di mia moglie, ah…sarebbe la fine, sono preoccupato e non so


cosa fare…

FELICE: Va bene, datemi questa lettera.

LIBORIO: E che vuoi fare?

FELICE: Vi aiuto a liberarvene. (La conserva.)

LIBORIO: Mi raccomando Felice…

FELICE: Non vi preoccupate, lasciate fare a me, pensavo che fosse più serio il problema! Questacosa è irrilevante

SCENA UNDICESIMA

Angiolina, Marietta e detti.

ANGIOLINA: È permesso? (Felice si alza.)

LIBORIO (alzandosi): Ah! Bravo! Felice ti presento mia moglie Angiolina, tua seconda madre(Felice va a baciare la mano con lazzi), questa è mia figlia Marietta, tua sorella. (Felice c.s. e nel ritornare indietro cade su d’una sedia.) Felice Soffiainbocca, figlio del mio più grande amico, èvenuto qui a casa nostra e vivrà con noi.

ANGIOLINA: Piacere.

LIBORIO: (Marietta, è un bel ragazzo?).

MARIETTA: (Sì, è simpatico).

FELICE: Signora mia, non ho parole, vi dico soltanto che per voi, sono pronto a fare qualsiasi cosa,disponete e troverete sempre un umile servo, pronto a morire per voi e…per tutta la famiglia! (a soggetto.)

ANGIOLINA: Ah! Siete troppo gentile!

FELICE: Dov’è la mia stanza?

LIBORIO (indica a sinistra): Seguimi, ti accompagno...

FELICE: Non è necessario vado da solo.

LIBORIO: Allora ti chiamo Pasquale.

FELICE: Ma che Pasquale... Ma come lo devo dire? Ma come te lo devo dire?

LIBORIO: Che carattere, mamma mia! (Con lo stesso tono di Felice.)

FELICE: Liborio,te l’ho detto che con me, non ti devi creare nessun problema, diversamente facciole valigie e me ne vado. Io sono qui per servire, qualunque servizio volete, me lo chiedete ed io lo faccio. Si deve scopare (guarda Angiolina) e scopo io, si deve soffiare il fuoco, mi chiamate e soffio io il fuoco.,.insomma tutto. Tua figlia ha bisogno di un servizio, mi chiami e… lo faccio io il servizio! Signora mia, se sapeste quest’uomo che cosa ha fatto!... ha accompagnato mio nonno totalmente cieco, ovunque e… io… voglio mostrargli tutta la mia gratitudine. Rimarrò in questa casa fino a quando non gli accadrà qualcosa!...diventerà muto, cieco, sordo…io ci sarò… ( Tutti si grattano mentre Felice scompare in camera sua)

LIBORIO: (Insiste!).

ANGIOLINA: Perché vuole che accada qualcosa?

LIBORIO: No, non ti preoccupare, lo dice per troppo affetto, Marietta ti piace?

MARIETTA: Eh! Non è male.

LIBORIO: Eh! non è male, dì la verità, lo sposeresti?

MARIETTA: Io! (Mamma rispondete!)

ANGIOLINA: (Ma che sei pazza!).

LIBORIO: Basta, ne parliamo dopo, vado a vedere in cucina se il cuoco ha finito di preparare, perfavore, se esce siate gentili con lui…dategli tutto…qualsiasi cosa chieda! Tutto…capito! Anche se volesse la…la Luna…gli daremo la Luna! Bisogna accontentarlo in tutto e per tutto…non dobbiamo fare…

ANGIOLINA: Certo, non dobbiamo farebrutte figure….

LIBORIO: Brave!Avete capito…Io vado... (esce)


SCENA DODICESIMA

Ciccillo e detti.

CICCILLO (si presenta sotto la porta).

LIBORIO: Eccolo qua, mi sembra l’uomo sulla Luna…Che volete?

CICCILLO: Devo riparare il violino...

LIBORIO: Venite qua, sedetevi (lo fa sedere vicino al violino:)riparatelo subito… all’istanteeandate via.

CICCILLO: Va bene, sarà fatto.

LIBORIO: ( lo vendo rottolo Stradivari…il violino, pur di non vederlo più a questo). (Via pelfondo.)

CICCILLO: Signora, io sono venuto pe parlare con Luisella. (Si alza.)

ANGIOLINA: Sì, ma voi un giorno o un altro, mi farete litigare con Liborio, questa cosa devefinire, sedetevi e aspettate qui… adesso la vado a chiamare. (Via.)

CICCILLO: Signorina, anche questa mortificazione!

MARIETTA: Devi avere pazienza, mia madre ha paura della reazione che potrebbe avere miopadre.

CICCILLO: Va bene, ma...

MARIETTA: Tu hai ragione, ma mia madre non ha torto... Zitto, ecco mamma con Luisella.

SCENA TREDICESIMA

Angiolina, Luisella e detti poi Felice.

ANGIOLINA: Ecco, Luisella, parlate e fate presto.

LUISELLA: Ciccillo mio... (Ciccillo si alza.)

ANGIOLINA (lo fa sedere di nuovo): Suonate e parlate, fai vedere che suoni.. Marietta andiamonell’altra stanza. (Via.)

MARIETTA: Vengo. (Ai due:) Sbrigatevi, per favore. (Via.)

LUISELLA: Dunque cosa mi devi dire?

CICCILLO (seduto): Luisella, ho avuto una lettera dalla nutrice che mi dice... (Fa per tirar fuori lalettera.)

LUISELLA: Zitto, zitto per carità, sta venendo l’amico del padrone. (Si allontana, Ciccillo suona)

FELICE (a Luisella): Liborio dove sta?

LUISELLA: E’andato in cucina.

FELICE:c’è tempo per mangiare?

LUISELLA: No eccellenza, pochi minuti, se volete vado a chiamare il padrone?

FELICE: Non fa niente, adesso ci vado io. (parte.)

LUISELLA: (Meno male, ora se ne va).

FELICE (arriva sotto la porta): Neh, che ci vado a fare? (Ritorna, Ciccillo fa finta di riparare,Felice lo guarda, lazzi.) Chi è…il tecnico?

LUISELLA:  Si  eccellenza….è  il  liutaio, ripara  violini, viola, violoncelli  (Ciccillo fa  segno di

diminuire)…deve riparare questo strumento!

FELICE: Ci vuole molto?

LUISELLA: Ancora un poco.

FELICE: Bene, perché ho un po’ di mal di testa.

LUISELLA: Per oggi ancora un poco poco...

FELICE (a Ciccillo):Zitto zitto… però…perché ho una leggera emicrania.

CICCILLO: Non dubitate.zitto, zitto (Seguita a fingere di riparare.)


FELICE: Bella figliola, dammi un fiammifero.

LUISELLA: Subito. (Lo va a prendere sul tavolino, Felice va alla ribalta.)

FELICE: Ho detto a Liborio, senza cerimonie, e quello ha apparecchiato due stanze neanche fossiun principe. Io per lui vivrei pure nella stalla, l’uomo che ha accompagnato mio nonno cieco….io

accompagnerò lui quando diventerà cieco, muto…inabile(Luisella col cerino acceso glielo dà, lui accende la sigaretta e guarda da sott’occhio Luisella.) Dimmi, tu sei la serva?

LUISELLA: Sissignore.

FELICE: Non me ne ero accorto ma vedo che sei una simpatica ragazza…vedo che servi bene!

LUISELLA: Bontà vostra. (brutti suoni di violino)

FELICE: (Neh, questa quanto è bona!...). Tu sei proprio bella, sei davvero una bella ragazza.(Azione di Ciccillo.)

LUISELLA: Sono bella ai vostri occhi!

FELICE: Mentre preparano la tavola, parliamo un poco, siedi vicino a me. (Mette due sedie vicinoal tavolino, Luisella siede, lui va per sedere e Ciccillo lo colpisce con l’archetto)Mamma mia orami ammazzavate! Neh, amico, vi ho pregato, piano piano!

CICCILLO: Perché, chi è stato?

FELICE: Come? Voi, ovviamente, mi avete fatto saltare, , bu, bu, bu... e voi così, lo rompete lostrumento, invece di ripararlo…e rompete anche a me!

CICCILLO: Capite, devo provare.. non dubitate, ora faccio piano piano, zitto zitto e…non rompopiù!

FELICE: Vi raccomando. (Va a sedere vicino a Luisella.) E dimmi, lavori da parecchio tempo inquesta casa?

LUISELLA: Da un anno.

FELICE: E ti trovi bene?

LUISELLA: Eh! Non mi posso lamentare.

FELICE: E brava! (Si volta verso Ciccillo:) Pss, pss... (Gli fa cenno di uscire.)

CICCILLO (con lazzi): Non posso, devo riparare qui.

FELICE: Ah, neh, e stai con noi! (A Luisella:) E dimmi, fail’amore con qualcuno?

LUISELLA: No, devo pensare a lavorare.

FELICE: E brava... (La carezza, Ciccillo fa un brutto rumore con il violino e la bocca, Felice fà unsalto.) (Ora mi arrabbio con questo calzolaio). Volete un paio di bastoncini, un tamburo, ma avetepreso il violino per un fucile? Io chiamo il padrone di casa e glielo dico.

CICCILLO: No,ora mi sposto e faccio più…più piano.

FELICE: Voglio vedere.(a Luisa) Dunque non fail’amore?

LUISELLA: No, vi pare.

FELICE: Peccato però, una bella ragazza come te... (Ciccillo si alza e va vicino ai due.) Possieditutte le qualità per far innamorare chiunque, sei una vera coscetta di agnello al forno. (Ciccillo mette la testa in mezzo ai due seduti.)

CICCILLO: Io ho finito, sapete.

FELICE: E salutami a tua madre! che liutaio seccante! (Felice e Luisella si alzano.)

LUISELLA: Uh! A proposito, la signorina vi deve parlare di un violoncello nuovo, aspettate, lavado a chiamare. (Esce)

FELICE Avete visto, è andata via.

CICCILLO: e allora, ioho finito per oggi di riparare…ci vogliono dei pezzi di ricambio….

FELICE: Basta, vi raccomando, non dite niente a nessuno che mi avete visto vicino alla serva,capite?

CICCILLO: (ci vuole che lo vado a raccontare!). Non dubitate.

FELICE: E’bona assai, è un vero barattolo di marmellata alla pesca.

CICCILLO: (maledizione! Me lo dice pure in faccia!). Vi piace?

FELICE: Proprio il mio tipo, anzi cercherò di sedurla. (Esce.)

CICCILLO: Maledetto! quello veramente se n’è andato di testae si è seduto pure vicino e io…


pover’uomo, ho dovuto frenare l’istinto di saltargli addosso, no, questa cosa deve finire assolutamente.

SCENA QUATTORDICESIMA

Marietta e detto poi Felice.

MARIETTA: Neh, che avete fatto, avete parlato?

CICCILLO: no, signorina mia,è venuto l’amico divostro padre e non ho potuto dire neanche unaparola.

MARIETTA: Uh! Mamma mia, e adesso dovete andare, non potete restare.

CICCILLO: Ma io devo dirle qualcosa che riguarda nostro figlio.

MARIETTA: No, è impossibile, Ciccillo devi avere pazienza, vattene. Aspetta, sai cosa puoi fare?nasconditi nello stanzino in quella sala, noi adesso andiamo a mangiare, questa camera resterà al buio, tu verrai zitto zitto e io faccio venire Luisella, così ci parli e te ne vai. (Esce Felice in osservazione.)

CICCILLO: Sì, quanto siete buona, vi ringrazio davvero tanto.

MARIETTA: Io farei di più, ma il pensiero di mio padre mi angoscia.

CICCILLO: Non abbiate paura che io le cose le so fare.

MARIETTA: Se papà lo scopre, farà il pazzo.

CICCILLO: Lo capisco, ma alla fine dovrà saperlo.

MARIETTA: Questo è un problema che dovrò risolvere io, non ci pensare, ora vai.

CICCILLO: Va bene, me ne vado, e quando saràl’ora di mangiare, questa camera resterà al buio eio verrò zitto zitto... Oh! Quanto vi voglio bene. (Le bacia la mano.)

MARIETTA: Tranquillo!. (Ciccillo via.) Non voglia mai il cielo che lo sappia papà! (Entra primaporta dritta.)

FELICE (facendosi avanti): Oh! Cosa ho sentito!, si sono dati appuntamento in questa camera albuio. Ah! Povero Liborio, povero amico mio! Eccolo il problema! Ma io sono qui, io lo salverò, io ti salverò. (Corre per la porta del fondo e trovando Liborio di faccia gli salta addosso.)

LIBORIO: (Lo porta a proscenio.) E che stiamo giocando?

FELICE: No, stavo venendo da voi e vi ho trovato.

LIBORIO: E mi salti addosso? Felice il pranzo è pronto, ci sono gli antipasti di terra e di mare, icannelloni al forno, salsicce, mozzarelle, certe polpettine di carne, proprio sugose, c’è tutto il bene di Dio…tutto da leccarsi i baffi (chiama): Angiolina, Marietta?

SCENA QUINDICESIMA

Angiolina, Marietta e detti poi Pasquale indi Ciccillo infine Liborio.

ANGIOLINA: Liborio, cosa vuoi?

LIBORIO: Andiamo a mangiare, il pranzo è pronto.

ANGIOLINA: E andiamo

LIBORIO: Felice andiamo.

FELICE: Andate avanti, adesso arrivo, devo andare un attimo in camera.

LIBORIO: E andiamo a magiare poi se ne parla.

ANGIOLINA: Sì, sì, venite.

FELICE: Vi ho detto andate avanti e andate avanti. (Alterato.)

LIBORIO: Allora ci avviamo e vi aspettiamo. Vieni presto.

ANGIOLINA: Noi vi aspettiamo, con permesso. (Via con Liborio.)

MARIETTA: Con permesso. (Via.)

FELICE: Servitevi, sorella mia…Guardate che ingenuità, guardate che cosa sono le donne! Che


franchezza! Che inganno! Tradire suo padre, disonorare la sua famiglia col liutaio. Povero Liborio! Ma per fortuna io sono qui a salvarlo e lo salverò! (Corre di nuovo pel fondo e incontra Pasquale di faccia.) (Ora gli spezzo un braccio a questo!) Che cosa volete?

PASQUALE: Sono venuto a spegnere laluce…il pranzo è servito.

FELICE: Embè spegnete la luce e andate, ora vengo.

PASQUALE: E poi restate al buio?

FELICE: Non fa niente, io sono come i gatti, vedo pure di notte.

PASQUALE: Se è questo che volete…così sia! (Smorza la luce e via, la scena resta all’oscuro.)

FELICE: Oh! ora non vedo più! ma non me ne importa. Sto pensando una cosa, quelli adesso sonoseduti tutti intorno al tavolo, la figlia non vedendomi, non verrà in questa stanza ma… non fa niente, è il liutaio che io voglio tra le mani.

CICCILLO (a tentoni): Pss, ps...

FELICE: Sento dei rumori, deve essere lui!

CICCILLO: Psss, pss... non sarà venuta ancora... pss, pss... ah! Ma io stasera non mi muovo daquesta stanza, stasera non me ne vado se non le parlo.

FELICE: (Stasera è l’ultima tua serata!). (Lo afferra:) Infame seduttore!

CICCILLO: Mamma mia, aiuto!...

FELICE: Zitto, birbante assassino!...

CICCILLO: Io sono il liutaio

FELICE: Eh! Mi fa tanto piacere.

CICCILLO: Lasciatemi per carità.

FELICE: Niente... io sonol’amico di Liborio... che accompagnava mio nonno quando era cieco!

CICCILLO: Lasciatemi... (Si sono avvicinati alla finestra.)

FELICE: Non ti lascio.

CICCILLO (tocca la finestra): Ah! La finestra! (Siede sulla stessa.)

FELICE: La finestra!... (Lo precipita giù.)

CICCILLO (di dentro dà una grido prolungato): Ah!...

FELICE (spaventato e con i capelli irti si avvicina al tavolino esterrefatto):Liborio…Ho ucciso unuomo…ma ho salvato tua figlia!

LIBORIO:(non ha sentito)…Che stai dicendo? Ma stai al buio? (Accende la luce:) Felice, vieni onon vieni? Il pranzo è servito!

FELICE (tira il tappeto dal tavolino, fa cadere tutto quello che vi è sopra a terra): Vengo, vengo,vengo!...Dio mio che ho fatto!

(Cala la tela.)

Fine dell’atto primo

ATTO SECONDO

Medesima scena del primo atto.

SCENA PRIMA

Luisella e Ciccillo.

LUISELLA (introducendo Ciccillo): Entra, entra Ciccillo, siamo da soli, dormono tutti.

CICCILLO (zoppicando): Ah! Mamma mia, quanto mi fa male la gamba. Luisella mia se non si èrotta è stato proprio un miracolo.


LUISELLA: Ma cosa è successo?

CICCILLO: Ieri sera, donna Marietta, mi disse che potevo entrare in questa camera quando tuttisarebbero andati a tavola, lei ti avrebbe suggerito di raggiungermi. Io sono venuto, ma all’improvviso qualcuno mi ha preso chiamandomi assassino!

LUISELLA: E chi era?

CICCILLO: E chi lo sa, diceva di essere un amico di D. Liborio.

LUISELLA: Ah! Ho capito! Ma perché lo ha fatto?

CICCILLO: Eio che ne so…fortuna che la finestra era bassa, diversamente mi sarei fatto moltomale.

LUISELLA: Povero Ciccillo!... No, ma adesso sai cosa faccio?... Dico tutto al padrone, o mi dà ilpermesso di vederti e parlarti o me ne vado. Sei d’accordo?

CICCILLO: Brava Luisella! Non moriremo di fame! Dunque, ti volevo dire che tra poco viene lanutrice con il latte(fa segno) e con nostro figlio, così lo potrai vedere.

LUISELLA: Neh! Oh, che piacere!

CICCILLO: Tieni, queste sono 10 lire, il resto lo metti tu per dare le due mensilità che le dobbiamo.

LUISELLA: Va bene. (Si prende il denaro.) Oh, come sarà contenta la signorina quando vedrà ilbambino.

CICCILLO: Vado incontro alla nutrice all’angolo delvico, appena viene, prendo il bambino e loporto da te.

LUISELLA: Vai, va, fai presto.

CICCILLO: Ma mi raccomando non fare più la smorfiosa con quel signore di ieri, va bene?

LUISELLA: Vai…non ti preoccupare…Non potevo fare diversamente!

CICCILLO: Se lo trovo davanti gli tiro una pietra in faccia! (Via.)

LUISELLA: Povero Ciccillo, ha ragione! Sì, ma adesso parlo con il padrone, o dentro o fuori, èpossibile che una ragazza come me deve stare senza marito, tu hai bisogno di me e io di te…la notte non dormo più…no…non può essere, no, no e no! E allora a che pro sposarmi?... (Guarda a dritta.) Uh! sta venendo il signore...

SCENA SECONDA

Liborio e detta poi Felice.

LIBORIO (in veste da camera e berretto simile): Luisella, Felice si è svegliato?

LUISELLA: Non lo so.

LIBORIO: Vai nella sua camera e controlla, per favore.

LUISELLA: Siete impazzito! Quello quando mi vede mi si butta addosso…e già, vado acontrollare!...

LIBORIO: Hai ragione... allora prepara il caffè.

LUISELLA: Si, vado. (p.p.)

LIBORIO: Prepara pure la bottiglia di rum.

LUISELLA: Va bene. (Via.)

LIBORIO: Oggi gli vorrei parlare del negozio da aprire in società con lui…Lui mette il capitale …eil lavoro…io metto il lavoro e il ca...no metto lavoro e pazienza! Ma non so, è da ieri sera che lo vedo stralunato, ha mangiato poco... e chi ne capisce niente! Ah! Eccolo.

FELICE (anche lui in veste da camera con berretto con ciondolo accomodato in modo chemuovendo la testa si muove come un pupazzo, esce con gli occhi sbranati e guarda la finestra).

LIBORIO: Ben alzato, caro Felice.

FELICE: Oh! Caro Liborio.

LIBORIO: Hai dormito bene?

FELICE: Sì, non tanto bene ma molto male, grazie.

LIBORIO: Ma che hai? Non ti riconosco, sei cambiato, ieri allegro e oggi?


FELICE: Non ho niente non mi sento molto bene... Liborio, ieri sera è salito qualcuno?

LIBORIO: No.

FELICE: Carabinieri?

LIBORIO: No.

FELICE: È venuto qualche poliziotto?

LIBORIO: Guardie? No!

FELICE: (Emica è caduta un’arancia!). Forse non se ne sono accorti.

LIBORIO: Ma perché, cosa è successo?

FELICE: Liborio! Io ho salvato tua figlia e il tuo onore!

LIBORIO: Mia figlia!...

FELICE: (accenna con la testa di sì muovendo il berretto come si è detto).

LIBORIO: Uh! Il pupazzo che muove la testa! Ma spiegami.

FELICE (indica una sedia, ne prende un’altra): Siedi. (Seggono.) Ieri sera all’ora di pranzo tuafiglia ha dato appuntamento ad un uomo in questa camera al buio.

LIBORIO: Possibile!... ed è venuta?...

FELICE: No, lei no, ma è venuto lui, però, io che lo sapevo, ( li avevo spiati da dietro a queltavolino) l’ho aspettato, ed è stato… esattamente… quando io ti ho detto di andare avanti, perché vi avrei raggiunto.

LIBORIO: Sicuro, me lo ricordo.

FELICE: Ebbene, non appenaè entrato l’ho afferrato per il collo e l’ho buttato giù dalla finestra!

LIBORIO: Quale finestra, quale finestra?

FELICE: Quella.

LIBORIO: Quella!...Fosse stata un’altra!

FELICE: Perché?

LIBORIO: E tu non gli hai fatto niente!

FELICE: Perché?

LIBORIO: Perché l’hai fatto scapparee anche velocemente, qui siamo al piano terra, la finestra èbassa…dall’altra parte della casa, nella zona notte, ci sono invece una trentina di metri per arrivare a terra…

FELICE: Liborio, non diciamo corbellerie. (Apre la finestra e guarda con meraviglia.) E si, quellosi è seduto a terra! Scusami ma tieni una finestra così bassa e non dici niente?

LIBORIO: E tu mi dovevi avvisare che hail’abitudine di gettare la gentedalle finestre.

FELICE: ..Ho trascorso una notte con gli occhi aperti…Basta, comunque ho salvato semprel’onoredi tua figlia, se non ci fossi stato io, chissà cosa avrebbe fatto quell’assassino…l’avrebbe violentata…forse uccisa!

LIBORIO: Ah! Ecco perché a tavola eri così inebetito.. Ma chi è questo, chi è?

FELICE: Chi è? povero Liborio! Lo vuoi sapere? È quel sempre presente del liutaio..

LIBORIO: Chi!... (Con grido:) Il liutaio! Ah! Perciò veniva sempre, con la scusa di riparare ilviolino, voleva sedurre mia figlia! Ah! Ma me la pagherà! Felice io non so come ringraziarti, se non fosse stato per te non lo avrei mai scoperto.

FELICE: Io ho fatto il mio dovere amico mio, ricordati, tu hai accompagnato mio nonno cieco,questo è niente rispetto al tuo operato.

LIBORIO: Infami, birbanti!... e la madre sarà anche d’accordo con loro?

FELICE: E’certo.

LIBORIO: Adesso ti faccio vedere cosa combino. (Alla porta della moglie:) Assassini tutti quanti!...

(Curvandosi.)

FELICE (dalla parte opposta, curvandosi anche lui, gli da un urtone): hanno tentato di disonorarequesto povero uomo!

LIBORIO: Mi stai buttando per terra?...

FELICE: Abbi pazienza, non so più quel che faccio..

LIBORIO: Zitto, sta venendo mia moglie da questa parte.


FELICE: Liborio, sii uomo, mi raccomando.

SCENA TERZA

Angiolina e detti.

ANGIOLINA: Liborio, Felice...

LIBORIO: Psst, pst! (Come starnutando.)

FELICE: Salute. (Lazzi, poi fa quello che fa Liborio tenendolo abbracciato.)

ANGIOLINA: Eh, cosa è successo?

LIBORIO: Non aprite la bocca e rispondete!

ANGIOLINA: (E come rispondo, con il naso?).

LIBORIO: (lasciami fare).

FELICE: (E tu non dire bestialità).

LIBORIO: Ditemi la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità!

FELICE (gli dà un bacio): (Bravo!).

LIBORIO: È inutile negare, perché ho saputo tutto e mi pare impossibile che voi avete dato mano aquesti amori tanto vergognosi!

FELICE (gli dà un bacio): (Bravo!). (Liborio si volta e lo guarda.) Vai bello, vai bello, non ti possodare niente, ti do un bacio.

LIBORIO: Mi vergogno per voi e ancor di più per me! (Felice lo bacia.) E ora finiscila con questibaci! Non mi baciare più!

FELICE: (No?).

LIBORIO: A me... (Batte la mano sul petto trovandosi sotto la mano di Felice che si fa male, lazzi)

ame davate ad intendere (a Felice) non mi baciare...

FELICE: (No!).

LIBORIO: Che quel miserabile veniva in casa mia, perriparare il violino…ed invece veniva perassaggiare  la  fisarmonica…per  altri  motivi,  altro  che  violino!  (A  Felice:)  (Come  ti  pare?).

Amorali…Che facevamo il clarinetto e la chitarrina!

FELICE: (Bene, non sembra prosa, mi sembrano versi).

ANGIOLINA: (Ho capito, ha saputo di Luisella).

LIBORIO: Dunque che rispondete, oh signora?

ANGIOLINA: Che devo rispondere, sì, quello che dici del liutaio è vero e se proprio lo vuoi sapere,quello è il marito

LIBORIO: Che!! Il  marito!!!...

ANGIOLINA: Sì, sì ,è un anno che quella povera figlia fa questa vita, aveva paura di te e proprioieri mi ha chiesto di parlartene e, se non lo avessi fatto, lei sarebbe andata via.

LIBORIO: Basta, signora, basta!...con queste bugie!

ANGIOLINA: Ma...

FELICE: Basta, signora, basta, avete la faccia delle imbroglione!

LIBORIO (balbettando): Pre pre pre ndetemi una sedia…(muove la mascella a destra e asinistra)Cla cla ari ne ne to to…Chi ta chi ta…rrina

FELICE: Uh! Balbetta! Lo avete fatto diventare balbuziente! Liborio mio, come ti senti?

LIBORIO: Mi sento tutto il sangue alla testa, portatemi a letto.

ANGIOLINA: Liborio mio! (Piange.) Chi poteva immaginare che per una cosa da niente, dovevaridursi in questo stato…fosse un ictus!

FELICE: A mepiace l’indifferenza di quella, me la chiamauna cosa da niente?

ANGIOLINA:Mettiamo un po’ di ghiaccio in testa?

FELICE: Sì, tanto ghiaccio, in una federa di cuscino.

ANGIOLINA (chiama): Pasquale, Pasquale?...


SCENA QUARTA

Pasquale e detti poi Luisella.

PASQUALE: Ditemi.

ANGIOLINA: Pasquale, vai a prendere quatto o cinque chili di ghiaccio, ma sbrigati.

PASQUALE: Eccomi. (Via.)

FELICE: Liborio, come ti senti?E’passato?

LIBORIO: Portatemi un poco sul letto.

FELICE: Povero Liborio, povero amico mio... portiamolo sul letto... Liborio, Liborio!... (Scuotendoforte la testa:) E rispondi?Non morire…è presto…sei ancora giovane!

LIBORIO: Ehi, mi fai male!

FELICE: Via, entriamo dentro. (Lo prendono per le braccia e lo portano dentro la prima porta adritta, giunti sotto la porta:) Liborio, ma non vedi? Sei cieco?

LIBORIO: Non mi rompere la testa. (Entra con Angiolina.)

FELICE: Povero Liborio... fammi andare a chiamare un medico.

LUISELLA (uscendo): Signori, è vero che il padrone non sta bene? Ho visto Pasquale andare aprendere del ghiaccio.

FELICE: Sicuro, quel pover’uomo sta male.

LUISELLA: Uh! povero signore!

FELICE: Dimmi, neanche tu sai niente dei loschi imbrogli del liutaio?

LUISELLA: Come, ilsignore l’ha saputo?

FELICE: Sì,e sono stato io a dirglielo…

LUISELLA: Voi?!

FELICE: A quel pover’uomogli è venuto quasi un infarto.

LUISELLA: Un infarto?

FELICE: Un infarto sì!

LUISELLA: Ah!... e perché mai si è così adirato.

FELICE: ehi, come fosse una cosa da niente.

LUISELLA: Ah! Allafine che male c’è, se a lui nongli sta bene faccio i bagagli e me ne vado.

FELICE: Questo poi si vedrà, tu non hai colpe, la vera colpevole è la moglie di Liborio.

LUISELLA: No, scusatemi, la signora non ha colpa, sono stata io a chiederle questo, dandole

l’ultimatum: o fate questo o me ne vado!

FELICE: Ma queste sono facce di bronzo. Ah! Sei stata tu a dire questo, complimenti!

LUISELLA: Sicuro.

FELICE: Eh! Già, perché il liutaio ti pagava.

LUISELLA: E si capisce.

FELICE (gridando) State zitta! State zitta!!... guardate, non vi vergognate! Lui ti dava i soldi e tu liprendevi? E facevi il tuo mestiere…Bella moralità…Lui ti dava i soldi e tu li prendevi…

LUISELLA: No, adesso li rifiutavo!

FELICE: State zitta!! State zitta! !... E che ti poteva dare quel miserabile!?

LUISELLA Mi dava, quello che poteva…

FELICE: State zitta!! State zitta!!... (Entra alla seconda porta a sinistra.)

LUISELLA: Ma tu guarda! Tanta confusione perché sono sposata! E ora basta, basta sul serio, ho

deciso: andrò via!

SCENA QUINTA

Pasquale e detta poi Felice.

PASQUALE: qui, qui, il ghiaccio. Allora, il padrone come sta?


LUISELLA: Non lo so, dice che gli è venuto un infarto, perché ha saputo che il liutaio, diciamocosì…è mio marito!

PASQUALE: Tuo marito! Ah! Sei sposata?

LUISELLA: Sì, sì, sono sposata e adesso, proprio adesso, raccolgo le mie robe e me ne vado. (Via.)

PASQUALE: hai capito! E mi faceva l’ingenua,la verginella…quandol’accarezzavodiceva cheera zitella! (Via alla prima porta a dritta.)

FELICE: Oh! Fammi andare a chiamare il medico

PASQUALE (uscendo): Signore, dove andate?

FELICE: Vado a chiamare un medico... hai portato il ghiaccio?

PASQUALE: Si.

FELICE: Va bene. (P.p. poi ritorna.) Sapresti dire dove trovo un medico?

PASQUALE: All’ ospedale, andate all’ ospedale!

FELICE: E vacci tu, maledizione!

PASQUALE: No, ho solo detto che in ospedale potete trovare un medico.

FELICE: Ah sicuro... (p.p. poi torna). Dimmi, neanche tu sapevi niente del liutaio?

PASQUALE: Signore mio, non ne sapevo niente,l’ho saputo adesso, ma pensoal padrone, si, èrimasto male ma così è troppo, l’ha saputo, ebbene, visto che lui non la vuole, a questo punto la manda via...

FELICE: (E già, quella è una cagnolina!).

PASQUALE: Ora capisco perché ogni otto giorno passava la notte fuori casa, andava a trovarel’amico liutaio. Pensate che, io, qualche vota l’accarezzavo e lei mi diceva: stai al posto tuo che io sono zitella, all’anima della zitella! (Via ridendo.)

FELICE: Scusate e questo è il non plus ultra della depravazione! (Via.)

SCENA SESTA

Liborio, Angiolina e Marietta.

LIBORIO: È inutile che mi continuate a parlare, non vi credo.

ANGIOLINA: Ma come, noi ti dicevamo una cosaper un’altra? L’accordatore è ilmarito diLuisella, considerato che, in questa casa, non volevi donne di servizio sposate, per accontentare Marietta che non poteva stare senza vedere Luisella, ti ho raccontato che era zitella e il marito l’ho fatto passare per liutaio

LIBORIO: Questa è la verità?

MARIETTA: Ma sì papà, è la pura verità. Come vi sentite, vi sentite meglio?

LIBORIO: Sì, misento meglio. Dunque non m’ingannate?

MARIETTA: Ma che ingannare, vi pare, come avete potuto pensare una cosa del genere.

LIBORIO: Vi posso credere, dunque?

MARIETTA: Ancora? Ma come, lo sapete che vi vogliamo tanto bene, vi giuro che quello che hadetto mamma è la pura verità.

LIBORIO: Me lo giurate?

A 2: Sì, lo giuriamo!

LIBORIO: (E quel cancro di Felice, cosa ha combinato!). Oh dimmiun’altra cosa Marietta, perchéil pifferaio…liutaio è venuto in questa camera, al buio?

MARIETTA: Voleva parlare con Luisella, perché le doveva dire una cosa importante del bambino eio stessa gli ho detto di venire a quell’ora, perché stavamo tutti a tavola.

LIBORIO: Ah! Tu gli hai detto di venire in questa stanza?

MARIETTA: Si.

LIBORIO: Ah! Va bene, adesso ho capito tutto!... (All’anima dello sbaglio che ha fatto Felice!)


SCENA SETTIMA


Luisella e detti.

LUISELLA (con involto di panni): Signori, scusate, sono venuta a salutarvi perché me ne vado.

LIBORIO: Te ne vai? E dove vai?

LUISELLA: Me ne vado.

LIBORIO: E perché?

LUISELLA: Perchévi siete arrabbiato molto…solo perché sono sposata, così per non darvi piùdispiacere vado a lavorare da un’altra parte, dove accettano donne sposate; noi alla fine dei conti siamo marito e moglie, con le carte in regola e chi non ci crede, può andare alla sezione San Lorenzo del Comune e domandare al vice sindaco se siamo sposati oppure no.

Ero convinta del vostro affetto e del fatto che io e la signorina abbiamo ciucciato lo stesso latte dalla povera mammella della mia povera madre. Ancora me lo ricordo quando mi portò in questa casa e mi disse: Luisella guarda Marietta, lei ha succhiato lo stesso latte quando piangeva, lasciavo te e prendevo lei; ora queste cose le abbiamo dimenticate ma non importa. (Quasi piangendo:) Me ne vado, perché voglio stare con mio marito, voi trovatevi un’altra donna, senza impegni, così sarete più contenti… trovate una donna come Lucia, che sta al piano di sopra, lei dice di essere zitella ma poi l’altra sera, per le scale abbracciava e baciava il cuoco... (Piange mettendo la faccia vicino alla borsa come suonasse la zampogna.)

ANGIOLINA: Povera figlia, mi fa proprio compassione.

MARIETTA: Papà perdonatela, voi siete tanto buono.

ANGIOLINA: Ho il cuore piccolo piccolo…

LIBORIO: Vieni (Ma che suonano la zampogna!). Via, non ne parliamo più! Vai, e libera le tueborse, quando viene tuo marito fallo venire da me, nel caso prendo anche lui.

LUISELLA: Oh! Grazie, grazie, signore mio, lasciatemi baciare le vostre mani. (Esegue.) Signore èvero che siete rimasto tanto male e che vi è venuto quasi un infarto?

LIBORIO: Sì, ma adesso è passato.

LUISELLA: Mi dispiace tantissimo.

MARIETTA: No, papà non aveva capito, pensava che il liutaio venisse per me.

LUISELLA: Uh! Che ciuccio!

LIBORIO: Grazie, un po’di rispetto, sono pur sempre il tuo padrone! Vai, tu vattene ma voi restate,ho bisogno di parlarvi. (Luisella via.) Capite, ero così dispiaciuto, perché Felice vedendo questa cosa mi avrebbe detto: faccio i bagagli e me ne vado e andando via lui, andavano via anche le mie speranze. Ora che abbiamo chiarito e appena lo vedo, gli spiego che tu non c’entri con l’accordatore.

ANGIOLINA: E si capisce, diversamente che figura facciamo.

LIBORIO (a Marietta): Mi raccomando, cerca di mostrarti graziosa, gentile, se quello si innamora

di te, te abbiamo fatto il colpo.

MARIETTA: Ma che colpo, papà?

LIBORIO: Questa non capisce mai niente! Se Felice ti sposa noi diventeremo ricchi, straricchi!

MARIETTA: Ah! Voi questo volevate dire? Papà mio è impossibile, questo pensiero toglietevelodalla testa!

LIBORIO (sorpreso): Come sarebbe a dire?

MARIETTA: A me D. Felice non mi piace, non gli voglio bene e non lo voglio.

LIBORIO: Piace a me e basta!

MARIETTA: Questa non è una bella ragione, perché piace a voi ma io me lo devo sposare, da dove

èuscito questo matrimonio, papà io si, mi devo sposare, ma con chi dico io, se si trattasse di un vestito o di un piatto da mangiare, allora toccherebbe a voi, ma si tratta di un marito e quello è un piatto che devo scegliere io…deve piacere a me….me lo devo mangiare io… (Via seconda porta a dritta.)

LIBORIO (alla moglie): E tu stai là come una citrulla e non dici niente.


ANGIOLINA: Che devo dire, che devo dire…mi ricordo quando mamma e papà mio mi volevano

far sposare il capitano e io risposi: o Liborio o la morte!

LIBORIO: E fossi morta!... (Viano.)

SCENA OTTAVA

D. Panfilio, Felice indi Pasquale.

FELICE (entra dal fondo correndo con Panfilio che lo segue ed entrano nella prima quinta a dritta,poco dopo, sempre correndo, entrano seconda porta a sinistra, indi ritornano, Felice leva il cappello ed il bastone di Panfilio, posandoli sul pianoforte, indi va al tavolino e suona il campanello).

PASQUALE: Ditemi!

FELICE: (Non ho il coraggio di domandare, ma è morto?!). Che mi dite, guai, disgrazie, niente?

PANFILIO: (Ha fatto il telegramma!).

PASQUALE: E che disgrazie?

FELICE: Niente?

PASQUALE: No.

FELICE: Liborio dove sta?

PASQUALE: Il signore poco prima è uscito fuori con la signora e la signorina.

FELICE: È uscito fuori?

PASQUALE: Si.

FELICE: E allora, andate a vedere dove sta e ditegli che gli voglio parlare.

PASQUALE: Obbedisco! (Va per entrare prima porta a destra.)

FELICE: In quella stanza ho visto io, animale! (Pasquale va per entrare seconda porta a sinistra.)Anche in quella, ciuccio!

PASQUALE: E dove devo andare?

FELICE: Vai nelle altre camere. (Pasquale entra seconda porta a dritta:) Perdonate dottore.

PANFILIO: Mi sorprende, ho corso come un pazzo, dicendomi che si trattava di un infarto.

FELICE: E un infarto è stato.

PANFILIO: E adesso cammina per la casa?

FELICE: Sarà stato un infarto capriccioso.

PANFILIO: Voi che dite?...

FELICE: Parlava pure balbettando.

PANFILIO: Era balbuziente.

FELICE: In italiano si dice cacaglio. Dottore, il qui presente si è molto adirato nel sapere che suafiglia stava con un liutaio... poi al buio in questa camera...

PANFILIO Questi sono affari che non mi riguardano.

FELICE: Il povero uomo ha avuto un colpo.

PANFILIO: Basta, adesso vedremo...

SCENA NONA

Pasquale, Liborio e detti.

PASQUALE: Ecco qua il signor Liborio. (Via.)

FELICE (andando incontro a Liborio): Liborio mio, come stai?

LIBORIO: Sto bene, grazie, è stato solo un giramento di testa, ma adesso è passato.

FELICE: Oh! Bravo! Ne sono contento.

LIBORIO: E quel signore chi è?

FELICE: Come, è il dottore; sono corso a chiamarlo... il signore è un commendatore, e io non sarei


venuto qui con un medico qualunque... dalla mattina alla sera non trova riposo, lo chiamano tutti, io l’ho trovato alla farmacia all’angolo.

LIBORIO: Tanto cosa doveva fare?

PANFILIO: No, non capite, avevo terminato il mio giro di visite e mi stavo riposando un poco infarmacia, quando è arrivato questo signore.

LIBORIO: Ma perché è stato chiamato, io sto bene.

FELICE: No, Liborio, fatti visitare.

LIBORIO: È inutile perché io mi sento bene.

FELICE: Allora se ti senti bene. (Al dottore:) Grazie per essere venuto, arrivederci.

PANFILIO: Ma...

FELICE: Credo che anche a Voi faccia piacere, che un padre di famiglia stia meglio e chequest’indisposizione è stata cosa da niente... arrivederci.

PANFILIO: Oh! Sì, me ne rallegro ma... ma... la visita chi me la paga?

FELICE: E che visita? Non avete fatto niente…

PANFILIO Io sono qui e sono venuto con lei, ora basta,ho perso tempo…il tempo è danaro…carosignore mi spetta la visita.

FELICE: Questa poi, significa approfittare della bontà altrui, non avete fatto niente e pretendete lavisita.

PANFILIO: Vi ho detto che mi spetta la visita e mi spetta, maledizione!

FELICE: Senza adirarsi, qui ci sono signori che non si curano del denaro e pagano qualunque cosa,quanto dovete avere, mostratemi la tariffa.

PANFILIO: E che sono un vetturino, la tariffa?

LIBORIO: (va bene Felice dagli qualcosa cosa e mandalo via).

FELICE: (Sì, è meglio pagarlo, se no questo va sparlando). (Prende una lira di bronzo e gliela dà.)Tenete,

PANFILIO (conta il denaro): Una lira!..., quando venite a casa per farvi visitare, la darete al mioservo.

FELICE: Ho detto bene io…che volete approfittarne.

PANFILIO: Non è profitto, mi spetta di dritto la visita e dovete darmi 10 lire.

FELICE: Ma che dieci lire e dieci lire andate dicendo! Eri in una farmacia a non fare niente, tichiedo di venire, ti porto in questa casa e ti do una lira ma cosa vuoi di più?!

LIBORIO: (È finito il rispetto!).

FELICE: Io non sono scemo, sono di Casoria e il dottore del mio paese, si prende quindici soldi maha l’asino, voi non avete l’asino e una lira dice che è poco.

PANFILIO: E andavate a chiamare il medico conl’asinoinvece di venire a disturbare il sottoscritto.

FELICE: Basta, finiamola, queste sono 5 lire e non ne parliamo più, almeno visitatelo l’amico mio.

PANFILIO: Ora va bene, forse dopo questa indisposizione, il corpo ha avuto qualche problema.(Visita Liborio, prima gli tasta il polso, poi gli fa cacciare la lingua, poi batte sul petto e sui reni mette la testa. Felice fa lazzi.) Ma vi prego, lasciatemi fare.

FELICE: State zitto, vi ho dato 5 lire.

PANFILIO (batte forte sui reni di Liborio).

LIBORIO: Dottore, mi fa male.

PANFILIO: Eh! dovete aver pazienza.

FELICE: Liborio lascialo lavorare.

LIBORIO: Dì la verità per le 5 lire, mi vuoi dare pugni nella schiena?

PANFILIO: Appetito ne avete?

LIBORIO: Sicuro.

PANFILIO: La bocca come ve la sentite?

LIBORIO: Bene, bene.

PANFILIO: La testa?

LIBORIO: No, nessun problema.


PANFILIO: La digestione?

LIBORIO: Buona.

PANFILIO (piega le spalle come volesse dire a Felice che non ha niente, poi va a mettersi ilcappello, prende il bastone e va verso Felice, questi crede che lo vuol bastonare, lazzi, poi va via piegando le spalle, sorridendo e burlando Felice). Vi prego di non insultare i professori che sonoqui per farvi guarire….Per completare la visita…Vediamo il fondo oculare!

LIBORIO: Che cosa?

PANFILO: Vediamo il fondo oculare! Capito!

LIBORIO: (si volta e si cala il pantalone dando le spalle al dottore)…Ecco …non mi fate male!

PANFILO- Perché abbassate il pantalone?

LIBORIO- Dottore voi non volete vedere il fondo del culare?

PANFILO: Il fondooculare… dell’occhio…-non del cul…che ignoranza! Come vi guarisco se midate una cosa per un’altra…

FELICE: Quale guarire, vai a vedere quanti ne hai mandati al camposanto.

PANFILIO: Se ti trovo giù, ti spezzo le gambe! (Via.)

FELICE: Mi ha preso per un trampoliere!

LIBORIO: Quello si è infuriato perché stavo bene.

FELICE: Ma veramente Liborio ti senti meglio?

LIBORIO: Sì, prima ho avuto un leggero malessere, ma poteva succedere di peggio; e tutto perché?Per un tuo equivoco…qui pro quo…diceva Totò…

FELICE: Un mio equivoco?

LIBORIO: Si, perché il liutaio non è innamorato di mia figlia ma è il marito di Luisella, a me nonmi aveva detto niente, perché io non volevo in casa delle donne sposate.

FELICE: E a te chi te l’ha detto?

LIBORIO Me l’ha detto mia moglie, mia figlia e la stessa Luisella che poco prima è venuta quapiangendo che voleva andar via, anzi, aspetta un momento, te lo faccio dire proprio da lei. (Via pel fondo.)

SCENA DECIMA

Pasquale e detto.

PASQUALE (con lettera): Scusate, il padrone mio dove sta? Ho una lettera per lui.

FELICE: Dammela, ci penso io. (Pasquale la dà e via, Felice guarda la soprascritta:) Lo stessocarattere della lettera di ieri, voglio vedere che dice. (Apre la lettera e legge:) «Signore, vi ho scritto quattro lettere e non mi avete risposto, adesso non vi scrivo più. Rispondete subito a questa mia, o vengo io di persona e dovrete darmi delle spiegazioni e dirmi perchè mi avete trattata in questo modo. La vostra Bettina Capozzella». Oh! Sta Capuzzella ha rotto la testa! Ora le rispondo io come merita. (Siede al tavolino e scrive:) «Signora Capozzella, io sono un uomo onesto e non rispondo ad una donna della vostra qualità! Sono sposato, perciò non mi seccate più con le vostre lettere, né vi azzardate a venire in casa mia, altrimenti vi denuncio. Liborio Ciaramella». Ora vediamo se scrive più. (Suona il campanello.) Se non c’ero io in questa casa, povero Liborio, l’avrebbero rovinato. (Chiude la lettera e scrive l’indirizzo.)

PASQUALE: Ditemi.

FELICE: Portate questa lettera al suo indirizzo.

PASQUALE: Mi deve risposta?

FELICE: Consegnatela e tornatevene.

PASQUALE: Va bene. (Via.)

FELICE: Una volta lo potevano prendere per il…i fondelli, ma adesso cisono io.


SCENA UNDICESIMA


Liborio, Luisella e detto poi Angiolina e Marietta.

LIBORIO: Viene Luisella, dì tu stessa a D. Felice, chi è il diciamo liutaio?

LUISELLA: È mio marito Ciccillo.

LIBORIO (chiama): Angiolina, Marietta... (Le due escono.)

ANGIOLINA: Liborio che vuoi?

LIBORIO: Il liutaio chi è?

ANGIOLINA: Il marito di Luisella.

LIBORIO: Marietta, Luisella e Ciccillo che cosa sono?

MARIETTA: Marito e moglie.

LIBORIO: Ne sei convinto, adesso?

FELICE: Sì, sì...

LIBORIO: Oh! Sia lodato il cielo! Vai Luisella, prepara il caffè nella camera da pranzo.

LUISELLA: Va bene. (Via.)

LIBORIO: È un equivoco! Adesso prendiamo prima il caffè e poi ci facciamo una bella camminataper il Chiatamone, se ti fa piacere, vorrei parlarti di un affare, andiamo. (P.p.)

FELICE (mettendosi sotto il braccio di Liborio e andando con lui, dice alle donne): Scusate,perdonate, ho sbagliato. (Escono.)

MARIETTA: Mamma, toglietegli dalla testa a papà, io a D. Felice non me lo sposo, no, no e no!

ANGIOLINA: Va bene, più tardi se ne parla.

MARIETTA: Voi lo sapete che sono innamorata di Ernesto, è un bel ragazzo, mi vuole bene, passatutta la giornata nel caffè di fronte alla finestra di casa mia, mi ha scritto delle lettere che fanno emozionare anche le pietre, è ricco, ha due magazzini di gioielli, perché non me lo devo sposare?

ANGIOLINA: Chi te l’ha detto? Tu sai Liborio com’è, dobbiamo aspettare il momento giusto,quando avrà voglia di ascoltarci, allora parleremo.

MARIETTA: Ernesto, ieri, voleva parlare con voi e con papà, io gli ho detto di non venire, perchépapà era preso dall’arrivo di questo Felice.

SCENA DODICESIMA

Ernesto e dette.

ERNESTO: È permesso?

MARIETTA: Uh! È lui!

ANGIOLINA: Come ti è venuto in testa di venire a casa?

ERNESTO: Scusate, io non lo so perché, non sarei dovuto venire, le mie intenzioni sono sincere,Marietta mi piace, la voglio sposare e per questo che sono venuto a parlare col padre.

ANGIOLINA: E questo stavamo dicendo; Liborio vorrebbe farla sposare a un suo amico, un certoD. Felice perciò...

ERNESTO: Ci sta pure questo?...

MARIETTA: Sì, Ernesto mio, ma io ti giuro che amo te, papà ha voglia di fare, ha voglia di dire,ma io solo te voglio sposare e se non vorrà, a quel punto, mi butto nel pozzo e muoio... cosi tutti sono contenti.

ERNESTO: E sì, così ti fai un bel bagno ghiacciato.

ANGIOLINA: State zitta, che piano piano lo convinceremo.

ERNESTO: Hai sentito, non piangere più e poi abbiamo tua madre dalla nostra, di cosa tipreoccupi? l’affare è bello e combinato.

ANGIOLINA: Finiscila di piangere, se no tuo padre ti vede con gli occhi rossi ed è peggio.

ERNESTO: Non ti preoccupare che papà non troverà nessuna difficoltà, io sono ricco, ho duemagazzini di gioielli e alla morte di una mia zia, straricca, io eredito tutto, anzi lei non mi voleva


far sposare, ma ieri appena ha visto il tuo ritratto, ha detto: Sì, questa ragazza mi piace e zia te la farà sposare. Dunque puoi stare tranquilla.

MARIETTA: Ah! Ernesto mio!...

ANGIOLINA Calmati, ci penso io a te.

SCENA TREDICESIMA

Liborio, Felice poi Ciccillo.

LIBORIO (di dentro): Ah! Che te ne pare?

ANGIOLINA: Uh, eccoli, sono loro. (Ad Ernesto:) Nascondetevi. (Lo fa entrare prima porta adritta, lei via seconda porta a dritta con Marietta.)

LIBORIO: Caffè moka.

FELICE: Caffè monaco.

LIBORIO: Eh! Caffè del prete... moka!

FELICE: Moka.

LIBORIO: Oh! Adesso andremo a fare una bella passeggiata, io vado a vestirmi, tu vai a prendere ilcappello, ci vediamo qui.

FELICE: hai detto che dovevi parlarmi?

LIBORIO: Ti parlo per strada. (Via a dritta.)

FELICE (burlandolo col braccio): Povero sciocco! (Via a sinistra.)

CICCILLO (con bamboccio): Chi sa dove sta Luisella, la nutrice sta giù ad aspettarmi, vorrei subitofarle vedere il bambino. (Guardandolo:) Peppiniello... Peppiniello di papà tuo... quanto è bello! Tutto suo padre! Come l’hanno fasciato stretto, voglio vedere se posso allargare un poco la fascia. (Lo mette sulla poltrona e cerca di accomodare la fascia, guarda a sinistra.) Mamma mia, sta venendo il pazzo che mi ha buttato fuori dalla finestra! (Copre il bamboccio con lo scialle, lasciandolo sulla poltrona e si nasconde sotto il tavolino.)

FELICE: Ho messo il cappello. Quell’allocco di Liborio, si crede tutto, quella, la serva, haraccontato che il liutaio le dava i soldi, l’hanno imbrogliato a dovere... (Guarda a dritta.) Sta arrivando la moglie di Liborio, voglio sentire che dice. (Si nasconde seconda porta a sinistra.)

SCENA QUATTORDICESIMA

Angiolina, poi Ernesto, indi Liborio.

ANGIOLINA (guarda attorno, poi apre la porta): D. Ernesto uscite.

ERNESTO: Eccomi.

ANGIOLINA:Andate via adesso, che… se vi vede Liborio…io sono rovinata.(quasi silenziosamente)

ERNESTO: Mi raccomando a voi.

ANGIOLINA: State tranquillo, cheper quanto mi riguarda farò l’impossibile.

ERNESTO (p.p. poi ritorna): A quella povera creatura non la fate piangere, altrimenti vostro maritopotrebbe insospettirsi.

ANGIOLINA: Lasciate fare a me. Ora andate e tornate domani verso mezzogiorno, quando non c’èLiborio.

ERNESTO: Quanto, quanto vi voglio bene! (Bacia la mano forte e via.)

ANGIOLINA: Si lo devo dire, è proprio un bravo ragazzo! (Via.)

FELICE: E che voglio vedere più! Ah!... infami, assassini, povero Liborio! povero amico mio, checosa ne hanno fatto dell’onor tuo! (Il bambino piange. Azione di Felice e Ciccillo da sotto il tavolino, Felice va a vedere, alza lo scialle.) un bambino!... (Lo prende.) Ah! ora capisco perchéquel giovanotto ha detto: non fate piangere a quella povera creatura, è suo figlio, è il figlio di d.


Angiolina, oh! Infamia!

LIBORIO: Felice, io sono pronto, vogliamo andare?.

FELICE: Dove?

LIBORIO: Al Chiatamone.

FELICE: No.

LIBORIO: E dove vuoi andare?

FELICE: Alla Nunziata!...Alla rota…(Liborio resta sorpreso, Ciccillo si dispera sotto il tavolo.)dove si adottano i trovatelli

(Cala la tela.)

Fine dell’atto secondo o dissolvenza incrociata di chiusura e apertura luci

ATTO TERZO

Medesima scena degli atti precedenti.

SCENA PRIMA

Liborio, Ciccillo e Felice con bamboccio.

CICCILLO: Signore, vi giuro è mio figlio, ma come? anche la nutriceve lo ha confermato…

FELICE: Tu non credere di parlare con Liborio, non credere di parlare con un somaro qualunque!

Siete tutti d’accordo, volete imbrogliare questo …totano… calamaro!

LIBORIO: Io ti ringrazio tanto tanto!

FELICE: Scusa Liborio, abbi pazienza. (A Ciccillo:) Guardami in faccia, dentro gli occhi erispondi... Non guardare in cielo o ti do un pugno sotto alla mascella! Questo è proprio figlio tuo?

CICCILLO: Si, ma come, vi dicevo una bugia?

LIBORIO: Tu capisci o no che sono marito e moglie?

FELICE: Liborio, silenzio, mi fai compassione.

LIBORIO: Tu mi fai pietà Felice!

FELICE: Dunque tu dici che questo è tuo figlio e perché lo hai lasciato sulla poltrona? Rispondi,non ti confondere.

CICCILLO: Ieri è arrivata la nutrice e lo voleva far vedere a mia moglie, sono venuto credendo ditrovarla, la creatura aveva una fasciatura stretta e io per allentare un poco le fasce, l’ho adagiato su quella poltrona, mentre facevo questo, siete arrivato voi e io convinto che mi avreste buttato un’altra volta giù dalla finestra, spaventato, mi sono nascosto sotto a quel tavolino.

FELICE: Questa è la verità?

CICCILLO: Si.

LIBORIO: Ma Felice scusa, di chi vuoi che sia figlio questo bambino?

FELICE: Liborio, fai silenzio, tu sei un povero infelice!

LIBORIO: E tu un povero disgraziato!

FELICE: Lo giurate?

CICCILLO: Ve lo giuro che questo è mio figlio.

SCENA SECONDA

Luisella e detti.

LUISELLA: ehi, Ciccillo, sei qui, e il piccolo?


CICCILLO: Eccolo, lo tiene quel signore in braccio.

LUISELLA: E perché lo tiene lui? Datemelo. (Se lo prende.) Peppeniello, Peppeniello di mammina!Uh! Come sei bello! (Lo bacia.)

CICCILLO: Signore, ci credete ora?

LUISELLA: Perché che c’è?

CICCILLO: Il signore lo voleva portare alla Nunziata.

LUISELLA:  La  Nunziata!...  oh,  come  vi  viene  in  testa!  Ma  perché  ci  state  perseguitando!

Peppeniello mio all’Annunziata, tra gli orfanelli… nella ruota!

FELICE: (Vuoi vedere che le prendo da questa!). Ho sbagliato, ho creduto che fosse il figlio dellamoglie di quello.

LUISELLA: La moglie di chi?

FELICE: Ho sbagliato, ho sbagliato!

LIBORIO (a Ciccillo): Intanto abbiamo deciso che tu resterai in casa mia come servitore. Seicontento Felice?

FELICE: La moglie resta?

LIBORIO: Si capisce.

FELICE: Allora va bene, se resta la moglie...

CICCILLO: Sì, ma resta anche il marito... signore io vi ringrazio tanto tanto e vi bacio la mano.(Esegue.)

LIBORIO: Sì, ma questo bambino, non lo voglio vedere qua.

CICCILLO: No signore, tra poco lo porterà via la nutrice.

LUISELLA: Sì, solo il tempo di farlo vedere alla signora e la signorina e poi va via, permettete.(Via a destra.)

CICCILLO: Posso?. (Con gioia:)Ora sono anch’io ilservitore di questa casa. Che piacere! (P.p.)

FELICE: Pss, pss.

CICCILLO: A me?

FELICE: Sì, a te. Ti devo chiedere una cosa. Liborio permetti?

LIBORIO: Io non posso sentire?

FELICE: Non puoi sentire. (Liborio si allontana.) Mi hai detto poco prima, che vedendo me, perpaura ti sei nascosto sotto quel tavolino?

CICCILLO: Si, esatto.

FELICE: Dunque hai visto la moglie di Liborio che è venuta in questa camera ed ha chiamato ungiovinotto che stava là. (Indica a dritta.)

CICCILLO: Ma vedete signore, io... non mi voglio intromettere…

FELICE: Non ti preoccupare, l’haivisto?

CICCILLO: Si.

FELICE: Allora hai sentito, gliha detto venite quando non c’è mio marito?

CICCILLO: Si.

FELICE: Che gli ha baciato la mano?

CICCILLO: Esatto.

FELICE: Bravo.

CICCILLO: Adesso, posso andare?

FELICE: No, ora devi restare. Siediti e aspetta 5 minuti. (Indica la sedia in fondo.)

CICCILLO: Ma...

FELICE: Siediti! (Lo fa sedere per forza, poi passeggia la scena con sussiego e dice a Liborio:)Siedi.

LIBORIO: (Qualche altro guaio!). (Siede.)

FELICE (siede): Liborio, amico mio, tu devi lasciare subito questa casa e se non lo fai, domani lagente ti riderà in faccia, tu devi abbandonare tua moglie e per sempre. Capisco che queste parole non ti possono fare piacere, perché già io che sono un estraneo, sono diventato un pezzo di gelo! Tu sei vecchio, hai una figlia, se vuoi lavare la macchia nel sangue, andrai a morire in un carcere e


tua figlia resterebbe in mezzo ad una strada, povera figlia tua, abbandonata, vedendosi nella miseria, correrebbe anche lei in braccia alla vergogna e al disonore!

LIBORIO: Uh! Mamma mia!

FELICE: Ma allontanandoti da tua moglie, vivrai questi altri pochi giorni felici con tua figlia e nonavvelenati dal disonore!

LIBORIO: Ma cosa è successo?

FELICE: Che è successo? Ma come non ti sei accorto di niente?

LIBORIO: No.

FELICE:Che bontà! La bontà di quest’uomo mi fa piangere! (Piange con lazzi.)

LIBORIO: Non piangere che sei brutto quando piangi. Ma si può sapere cosa è stato?

FELICE (si alza e con precauzione va a vedere alle porte se viene nessuno).

CICCILLO: Signore, posso andare?

FELICE (gli dà uno schiaffo): Ti ho detto che devi stare qua!

CICCILLO: E mi date uno schiaffo.

FELICE: E se parli ne hai un altro. (Prende Liborio perla mano.) Tua moglie, d. Angiolina, èinnamorata di un giovinotto!

LIBORIO Spostato deficiente, non mi far vomitare

FELICE: Zitto, stupido!...mezz’ora fa tua moglie è uscita da quella camerae ha chiamato nell’altracamera, un giovinotto che stava nascosto e ha detto: andatevene, che se vi vede Liborio io sono rovinata, venite domani a mezzogiorno quando Liborio non ci sta e poi tante parole amorose e lui le ha baciato la mano, e non solo io l’ho sentito ma anche quello, che stava nascosto sotto a quel tavolino.

LIBORIO (va a prendere Ciccillo e lo porta avanti): È vero quanto ha detto D. Felice? dimmi laverità diversamente ti caccio.

CICCILLO: Signore, non mi vorrei compromettere.

LIBORIO: Non aver paura. È vero?

CICCILLO: Si.

LIBORIO: Basta! Vattene dentro e non dire niente!

CICCILLO: A chi! Io mi cucio la bocca! (Via.)

LIBORIO (passeggia e Felice gli va dietro ballando): Ah! Infame! ah! Spergiura!... (A Felice:) Tucosa vuoi da me? Tu cosa vuoi?

FELICE: Come, io ti sono vicino.

LIBORIO: E vai raccontando frottole?

FELICE: Io non riesco a seguirti.

LIBORIO: E togliti da dietro. Traditrice! Ingannarmi in questo barbaro modo!

FELICE: Liborio, tu hai accompagnato mio nonno quando era cieco!

LIBORIO (grida): Non mi rompere la testa tu e questo nonno! Io sto vivendo questi momentiterribili e se ne viene col nonno!

FELICE: Tu, verrai via con me, ti porterò a Casoria e là non ti mancherà un asilo.

LIBORIO: Sì, in una stalla, in un buco qualunque.

FELICE: Tu verrai a casa mia, non ti mancherà niente.

LIBORIO: Grazie, grazie amico mio! (Lo bacia.) E mia figlia Marietta?

FELICE: Te la porterai con te.

LIBORIO: Sì, me la porterò con me e me ne voglio andare subito, perché questa casa brucia, brucia.

FELICE: Già... (Poi a due:) Brucia, brucia!...

LIBORIO: Ora sai cosa faccio? Chiamo mia figlia e le dico che la voglio portare a fare unacamminata e tutte e tre ce ne andiamo a Casoria.

FELICE: Bravo, senza dare sospetto.

LIBORIO:Quell’infame non la voglio vederepiù!

FELICE: Vai, chiama a tua figlia.

LIBORIO: Aspetta. (Suona il campanello.)


SCENA TERZA

Pasquale e detti, poi Marietta.

PASQUALE: Desiderate?

LIBORIO: Dì a mia figlia di venire qui

PASQUALE: Si. (Via seconda porta a dritta.)

FELICE: Liborio, io ora mi avvio e ti aspetto al caffè diTesta d’Oro, tu vieni con tua figlia e ce neandiamo.

LIBORIO: Sì, non ci voglio restare neanche un altro minuto n questa casa, ho la bocca amara comeil fiele, guarda... (Caccia la lingua.)

FELICE: E io... (Caccia la lingua.) Sembriamo due cani!

PASQUALE: La signorina ha detto che viene subito.

FELICE: Andate nella mia stanza e prendetemi la valigiae l’ombrello.

PASQUALE: Signori, ve ne andate?

FELICE: Sì.

PASQUALE: Uh! Quanto me dispiace!

FELICE: Vai via a te fa piacere! (Lo spinge, Pasquale via.) È meglio che me ne vado, perché se tuamoglie esce, potrei commettere qualche bestialità, ti voglio troppo bene.

PASQUALE (con balice ed ombrello): Ecco la valigiae l’ombrello.

FELICE Grazie. (Pasquale via.) Liborio, intesi? Io t’aspetto al caffè diTesta d’Oro. (Col fazzolettosi asciuga le lagrime.) Vieni presto, non mi far stare in pensiero, checi vuoi fare, l’uomo deveessere forte per affrontare le sventure, coraggio, non ti arrabbiare, ti porto con me a Casoria. Là… ti faccio scherzare con le galline, tacchini…! (Alza gli occhi al cielo e via.)

LIBORIO: Disonorarmi così barbaramente, lei, che era tanto buona ed affezionata con me, ma ionon posso farmene una ragione, come ha trovato uno che si è innamorato di lei!

MARIETTA: Papà, mi avete chiamato, che volete?

LIBORIO: Sì, figlia mia, vestiti andiamo a fare una passeggiata, è una bella giornata.

MARIETTA: Uh! Papà come vi è venuto in testa oggi, non lo abbiamo mai fatto.

LIBORIO: E perciò, ho detto, quella povera figliola non esce mai, le voglio far prendere un pocod’aria.

MARIETTA: Questa è proprio una novità, e dove andiamo papà?

LIBORIO: A Casoria.

MARIETTA: A Casoria?! E che andiamo a fare a Casoria?

LIBORIO: (Uh! Ho detto Casoria!). Già, che c’è aCasoria? Ti porterò in campagna.

MARIETTA: Veramente!... Uh! Che piacere!... Allora deve venire pure mamma?

LIBORIO: No, mamma non viene.

MARIETTA: Mamma non viene? Allora non vengo neanche io.

LIBORIO: Tu devi venire, perché devi ubbidire a tuo padre. (Grida.)

MARIETTA: E perché mamma non deve venire?

LIBORIO: Perché così voglio e basta! (Grida come sopra.)

SCENA QUARTA

Angiolina e detti.

ANGIOLINA oh, cosa sono questi strilli? (Liborio freme per la rabbia.)

MARIETTA: Che so, papà è impazzito.

ANGIOLINA: E perché?

MARIETTA: Mi vuole portare in campagna e a voi non vi vuole portare.


ANGIOLINA: Uh! E perché a me no?

LIBORIO: Perché non siete più degna di venire con me, perché non siete più degna di portare il mionome.

ANGIOLINA (tragica): Signore spiegatevi!

LIBORIO: Ah! Volete una spiegazione? (A Marietta:) Tu vattene!

MARIETTA: Ma...

LIBORIO: Vai via, ti ho detto! (Grida.)

MARIETTA: Eh!... (Via.)

LIBORIO (passeggia rabbioso poi si appoggia alla spalliera di una sedia): Volete una spiegazionedopo tutto quello che mi avete fatto, volete una spiegazione, dopo avermi coperto di disonore e di obbrobrio! Io esco da questa casa per non ritornarci mai più, voi resterete sola, libera di poter fare tutto quello che vi pare e piace ma per poco, sì, per poco! Mia figlia non ha voluto venire con me con le buone, allora verrà con le cattive. Io per voi non esisto più, per voi Liborio è morto! (L’afferra per le mani.) Io vi guardo, vi fisso negli occhi e in voi non vedo più Angiolina., non vedo più mia moglie...

ANGIOLINA: E chi vedi?

LIBORIO: Chi vedo?... Margherita Gouttier!!!...

ANGIOLINA (con grido): Ah! No! Io non sono Gouttier, ma sono Lucrezia la madre dei Gracchi!(Cade svenuta su di una sedia.)

SCENA QUINTA

Marietta e detti.

MARIETTA (corrrendo): Uh! Mamma cosa è stato? Mamma?...

ANGIOLINA (rinvenendo): Figlia mia andiamo, quest’uomo è pazzo.

LIBORIO: Pazzo! lo fui quando mi mettesti con la testa tra due materassi. (Afferra Angiolina conrabbia.)

ANGIOLINA: Ah! mi fai male.

LIBORIO: Chi era quel giovinotto che tu hai fatto uscire da quella stanza e gli hai detto: andateveneche se vi vede Liborio sono rovinata, venite domani a mezzogiorno quando lui non c’è e infine ti ha baciato la mano. (Gridando:) Chi era?!

ANGIOLINA: Ah! Forse D. Ernesto?

LIBORIO: D. Ernesto il tuo innamorato?

ANGIOLINA:L’ innamoratomio? Ah, ah, ah!... (Ride.)

MARIETTA:L’innamorato dimamma? Ah, ah, ah!... (Ride.)

LIBORIO: Cosa sono queste risate?

ANGIOLINA: Quello è un giovinotto che da un mese mi sta pregando di parlare con te, perché sivuole sposare Marietta...

LIBORIO: Uh! Mamma mia!

ANGIOLINA: E considerato che in questi giorni, tu sei stato tanto presodall’arrivoD. Felice, ieriquando è venuto gli ho detto che non era il momento di parlare con te e di ritornare oggi per parlare meglio.

LIBORIO:Possibile!... non m’ingannate?

MARIETTA: Si papà, anzi quello sta nel caffè di fronte, ora gli faccio segno di salire. (Via asinistra.)

LIBORIO: (Feliceme n’ha combinata un’altra !) Ma perché poi tiha baciato la mano?

ANGIOLINA: Perché gli ho detto che ci pensavo io, che io ti avrei convinto e lui per ringraziarmimi ha baciato la mano.

LIBORIO: Mi avevano riferito che era il tuo amante.

ANGIOLINA:E tu l’hai creduto, crudele!


LIBORIO: (Ora incominciamo con questa!)

ANGIOLINA: Tu sai che ti voglio bene, tanto bene, potevo mai tradirti!

LIBORIO:io l’ho pensato, ho anche pensatocome poteva un uomo avvicinarsi a te

ANGIOLINA. Perché, tutti me lo dicono, io sono una simpaticona.

SCENA SESTA

Marietta e detti, poi Ernesto.

MARIETTA: Papà, Ernesto sta salendo, appena gli ho fatto segno è corso. (Va in fondo e guarda.)

LIBORIO: Aspetta, sta venendo, gli ho fatto segno; ma chi è questo D. Ernesto?

ANGIOLINA: E un bravo ragazzo, hai due negozi di gioielli, ha una zia ricca che quando muorelascia tutto a lui, accontentali.

LIBORIO: Basta, ora vediamo.

MARIETTA Eccolo qua.

ERNESTO: È permesso?

LIBORIO: Avanti, avanti, senza complimenti.

ERNESTO: Grazie.

LIBORIO: Dunque Voi siete?

ERNESTO: Ernesto Roselli, figlio del fu Vincenzo, avvocato.

LIBORIO:Ah! voi siete il figlio dell’avvocato Roselli?

ERNESTO:L’avete conosciuto?

LIBORIO: Sì, tanto tempo fa.

ERNESTO: Mi fa piacere.

LIBORIO: E volete sposare mia figlia?

ERNESTO: Si, ho parlato anche con la vostra signora.

LIBORIO: Eh, ma dovevate parlare prima con me.

ERNESTO: Ve lo dico adesso, ed è lo stesso. Le mie intenzioni sono sincere, ho 2 negozi di gioielli,ho una zia ricca e alla sua morta erediterò tutte le sue ricchezze, come vede sono un buon partito e posso davvero renderla felice.

LIBORIO: Sì, mi persuade. (Questo è un buon affare!... uh! Ora che ci penso, Felice sta aspettandoal caffè di Testa d’Oro!...) D. Ernesto, io acconsento a questo matrimonio; devo prima prendere informazioni sul vostro conto e poi...

ERNESTO: È giusto.

LIBORIO: Capite, sono padre... oh! ma ora mi dovete fare un piacere, dovete venire un momentocon me al caffè di Testa d’Oro, per mettere in chiaro un equivoco scaturito da un mio amico.

ERNESTO: Scusatemi ma cosac’entro io con l’equivoco delvostro amico?.

LIBORIO:C’entrate sicuro, perchélui era convinto che foste l’amante di mia moglie...

ERNESTO: Uh!... (Ride.)

ANGIOLINA: Capite, io sono sposata.

ERNESTO: Lo so signora mia... (E chi le voleva far passare questo guaio!) (Liborio va vicino allaconsolle per mettersi il cappello, Ernesto salutando:) Signora... (Poi a Marietta:) Marietta mia, seicontenta? (L’abbraccia.)

MARIETTA: Sì, Ernesto mio.

LIBORIO (si volta e lo vede): e allora?

ERNESTO: Scusate.

LIBORIO: Vi ho pregato, devoo prima informarmi e voi abbracciate mia figlia, non si fa! (Viano.)

ANGIOLINA: Ora puoi essere contenta?

MARIETTA: Oh! sì, mamma mia cara cara! (L’abbraccia.) Intanto papà ha creduto che Ernestofosse il vostro amante.

ANGIOLINA: Quello sarà stato D. Felice che ha combinato tutto questo.


MARIETTA: Da che è venuto quello in questa casa, non abbiamo avuto più pace.

SCENA SETTIMA

Ciccillo, Luisella e dette.

CICCILLO (con bamboccio): Signore, Peppeniello se ne va, gli volete dare un bacio?

ANGIOLINA: Uh! Sì, sì! (Lo bacia.)

MARIETTA (lo bacia anche lei): Quant’èbello!

CICCILLO: Datemi il permesso di portarlo alla nutrice che sta aspettando.

LUISELLA: dalle i mensili che le spettano e dille che il mese prossimo lo voglio vedere.

CICCILLO: Va bene. Signori permettete? (Via col bambino.)

LUISELLA: Signori, andiamo a vedere dalla finestra.

MARIETTA: Sì, sì, andiamo. (Viano.)

ANGIOLINA: Ah! Quanto pagherei per fare io un bambino come quello! (Via.)

SCENA OTTAVA

Pasquale e Totonno.

PASQUALE (di dentro): Vi ho detto che il signore non ci sta...

TOTONNO (c.s.): Non me ne importa, io voglio parlare con la moglie. (Spinge a Pasquale.)

PASQUALE: (questo è proprio un facchino!) Ma D. Liborio non ci sta.

TOTONNO: Ma la moglie è in casa?

PASQUALE: Si.

TOTONNO: E chiamala.

PASQUALE: Ora la vado a chiamare. (Vì che se passa!) (Via a dritta.)

TOTONNO: Devo vedere chi è la moglie e le devo raccontare tutto. Proprio con mia sorella dovevacapitare questo vecchio vizioso. Le ha raccontato un sacco di chiacchiere, la voleva sposare e poi dopo quattro lettere che ha inviato mia sorella, quello risponde in questa maniera: «Io sono sposato, non rispondo ad una donna della vostra qualità, non venite in casa mia altrimenti vado e

videnuncio». E cosa crede che sia mia sorella?... Gli devo rompere le ossa ! (Caccia da sotto lo scialle il mazzarello.) Ora parlo con la moglie e se non lo pesta lei con me presente, lo picchio iodavanti a lei, così imparano questi vecchi viziosi!...

SCENA NONA

Angiolina, Pasquale e detto.

ANGIOLINA (uscendo): Ma chi mi vuole?

PASQUALE: La signora. (Via per il fondo.)

ANGIOLINA: prego, accomodatevi.

TOTONNO: Grazie. Voi siete la moglie de D. Liborio Ciaramella?

ANGIOLINA: certo.

TOTONNO: Mi chiamo Totonno Capozzella e abito al Corso Garibaldi, n.16…dite a vostro maritoche non si ingannano le brave figliole!

ANGIOLINA: A chi avrebbe ingannato?

TOTONNO: A mia sorella! Proprio a mia sorella! Già, lui non è interessato, perché quello è unanullità e solo con voi poteva accasarsi.

ANGIOLINA: Come!

TOTONNO: Mi perdoni della burla che le ha fatto, dicendole che non era sposato.


ANGIOLINA: Liborio!

TOTONNO: Liborio sì, Liborio sì, raccontandole tanta fandonie, fino ad arrivare a dirle che lavoleva sposare.

ANGIOLINA: Uh! Mio Dio! Come lui è stato capace di fare questo?

TOTONNO: Certo Signora, voi lo dovete pestare e se non lo fate voi lo faccio io.

ANGIOLINA: Pestare? Io gli voglio cavare gli occhi dalla fronte!

TOTONNO: Sentite. Una sera due compagne di mia sorella furono invitate dai loro fidanzati ateatro e vollero portare anche a Bettina. Dopo il teatro andarono a cena e andarono tutti e 5 in una trattoria, nel mentre che cenavano arrivò vostro marito che conosceva alcuni di loro, fu invitato a cena, lui si sedette dicendo che non voleva niente, ma poi si mangiò dodici mazzi di sedano e bevve tre litri di vino. Dopo cena i due innamorati delle compagne di mia sorella, uscirono sotto braccio e D. Liborio, volle portare sotto il braccio anche a mia sorella e strada facendo, non fece altro che corteggiarla, le promise che la mattina sarebbe venuto a chiederla in sposa, in realtà, il giorno dopo, non si fece vedere e non è venuto più. Mia sorella, non vedendolo, incominciò a scrivergli ma senza avere mai risposta, dopo quattro lettere, questa mattina riceve questa risposta: Io non rispondo ad una donna della vostra qualità, sono sposato, non venite in casa mia, altrimenti

videnuncio. Io devo rompergli le gambe con questo matterello! (Lo mostra.) ANGIOLINA: Bel giovane, conservate il mattarello!

TOTONNO: Se avesse detto, scusate, abbiate pazienza, quella sera ero ubriaco, beh, il discorsosarebbe stato diverso ma scrivere con quel tono, no, non lo posso accettare. No, signore, voi dovete darmi soddisfazione diversamente me la piglio io.

ANGIOLINA: (E quando è successo... ah! Quando io e Marietta siamo andate a Portici. Ah! Infame,infame! Lo voglio aggiustare io! E faceva pure il geloso!).

SCENA DECIMA

Liborio, Felice, Ernesto e dette, poi Marietta.

LIBORIO (di dentro): Pasquale, Pasquale

ANGIOLINA: Ah! Eccolo, non vi fate vedere, mettetevi in questa stanza. Vi chiamo io quando è ilmomento. (Indica prima porta a dritta.)

TOTONNO: Va bene, io entro dove volete voi. Signora, vi premetto che se non lo pestate voi, ioesco e lo gonfio come un pallone.

ANGIOLINA: Entrate e lasciate fare a me. (Totonno entra.)

LIBORIO: Tutto è chiarito, tutto è spiegato.

FELICE: Scusate, ho sbagliato.

ANGIOLINA: (L’infame eccolo qua!).

LIBORIO:Angiolina, cosa c’è? Sei strana!

ANGIOLINA: Niente, niente, mi fa male un pò la testa

FELICE: Signora mia, voi scuserete se ho potuto dubitare della vostra onestà, ma voi capiretequando si vuol bene ad un amico, si vede una cosa per un’altra e... (Vede Angiolina che pensierosa guarda altrove.) (Eh! Sto parlando io e la finestra!)

ANGIOLINA: (Ora ci sono questi, non posso fare niente... ah! So cosa devo fare). Liborio, entra unmomento in questa camera, c’è un amico che ti sta aspettando.

LIBORIO: E chi è?

ANGIOLINA:Non lo conosco. M’ha detto che ti deve parlaree con urgenza.

LIBORIO: Signori miei,permettete un momento. (Entra.)

MARIETTA (uscendo): Ah! Ernesto mio.

ERNESTO: Marietta mia cara, cara.

FELICE: Bravi, bravi, io vi benedico! (D.d. rumore di legnate.)

LIBORIO (d.d.): Ah! Mannaggial’anima di tua madre!


TUTTI:Che cos’è?!...

ANGIOLINA: Niente, niente, sta scherzando con quell’amico.

FELICE:All’animadello scherzo!

LIBORIO (d.d.): Basta, mi rovini!... (Fuori:) (Ah! Mi hai rovinato, maledizione!). (Contorcendosi.)

FELICE: Liborio cosa è stato?

MARIETTA:Che c’ èpapà?

ERNESTO:Che c’èpapà?

ANGIOLINA: Niente, niente, quando viene quell’amico scherzano sempre.

LIBORIO: Sicuro, abbiamo scherzato! (Ah! i reni, che dolore…!)

SCENA ULTIMA

Totonno e detti poi Luisella.

TOTONNO: (Ah! Che soddisfazione!).

LIBORIO (devi finire sotto un tram!).

TOTONNO: Dunque signora io me ne vado, ci siamo intesi, l’indirizzo mio lo conoscete, quandoavete bisogno, mandatemi a chiamare e io accorrerò. (A Liborio:) Signora, tanti auguri.

LIBORIO: Addio, addio!

TOTONNO: (Se vieni nel quartiere mio, ti sistemo una volta per tutte!).

LIBORIO: (Aspetta, sto venendo!).

TOTONNO: Signori. (Via.)

MARIETTA: Mamma, questo chi è?

ANGIOLINA: È il nuovo sarto.

FELICE: E che è venuto a prendere le misure a Liborio?

ANGIOLINA (a Liborio): Quando siamo soli ti faccio il resto).

LIBORIO: (e cosa vuole farmi!).

ERNESTO: (D. Felice, io credo che D. Liborio le ha prese veramente).

FELICE: (Lo credete? Ora glielo domando, a me dice tutto!).

LUISELLA (uscendo): La colazione è pronta.

FELICE: Oh! Bravo, tempo al tempo. Signori miei andate avanti, devo chiedere una cosa a Liborio,adesso vi raggiungiamo (tutti escono)…Liborio, amico mio, tu hai accompagnato mio nonno.

A2: Quando era cieco!...

FELICE: A me devi dire la verità, quello ti ha malmenato veramente?

LIBORIO: Mi ha malmenato veramente? Quello mi ha fracassato, è il fratello di quella BettinaCapozzella di cui ti parlai.

FELICE: Quello è il fratello di Bettina Capozzella?!...

LIBORIO si quello…è tutto perché? Per questa schifezza di lettera (la mostra), Vorrei propriosapere chi l’ha mandata.

FELICE: Questa? (La guarda.)l’ho mandata io.

LIBORIO: Tu?!!

FELICE: Io, sì!

LIBORIO: Eh! caro amico. Ora te ne devi andare da casa mia, tu veramente mi farai passare unbrutto guaio!

FELICE: Ho sbagliato, ho creduto di fare bene e ho fatto male!

LIBORIO: Va bene, vattene, vai via, non ti voglio più vedere! (Con le braccia in alto, viagridando.)

FELICE: Non sempre quello che si fa per bene porta bene (Al pubblico) Facciamo il caso chequesta commedia non vi è piaciuta, io che ci posso fare? Posso dirvi soltanto signori miei: Scusateci ma non volevamo deludervi, il nostro intento era farvi divertire e credeteci…lo abbiamo fatto col cuore!


(Cala la tela.)

Fine dell’atto terzo

FINE DELLA COMMEDIA