Il mare da tutti i lati

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Il mare da tutti i lati

Il mare da tutti i lati 

atto unico di 

Silvia Calamai

Una nave, ferma davanti a un porto. L’equipaggio aspetta che l’Ufficiale di Sanità conceda il permesso di attraccare. In questa attesa, qualcuno scruta con un cannocchiale l’orizzonte, altri giocano con i nomi delle città e ricordano i brandelli di mondo che hanno visto (se davvero li hanno visti): è un personaggio in particolare, Adastro, che tiene il gioco e si rivela (come sempre) imbattibile. Alla fine un messo dell’Ufficiale farà sapere che il permesso non è stato accordato: la nave non può stazionare nel porto. Soltanto Adastro mostrerà una gioia selvaggia, incontenibile: per le tante sfide che lo aspettano, con il mare da tutti i lati.


personaggi
Adastro
Fulgenzio
Massenzio
altri marinai (circa 10)



Scena: il ponte di una nave. Tutto rigorosamente in legno

I marinai giocano a carte, per terra. Adastro e Fulgenzio cominciano a scrutarsi: molto lentamente si preparano ad una sorta di sfida.

FULGENZIO. Trenta trentuno (avanti e indietro lungo il proscenio; guardando con un cannocchiale verso il pubblico) trentaquattro... trentanove... cinquantaquattro... cinquantasei... sessantasette... (pausa) sessantasette finestre illuminate oggi. Tre meno di ieri, sei più di giovedì. (Riflessivo) Ma siamo nella media. Tutto normale. Siamo nella media. Sessantasette finestre illuminate. (Butta in terra il cannocchiale, con stizza)
ADASTRO. Ehi! Calma calma. Ricontrolla. Guarda ancora. Quali sono le finestre senza luce stasera? (come se parlasse a un bambino) Eh, Fulgenzio, di chi sono? 
FULGENZIO. Sono sempre dalla parte della collina. Le case con i mattoni rossi. Le case con almeno un balcone. E le tende alle finestre. Da quel lato: i numeri dispari. Via della Terra. Al numero Uno: una casa a un piano, una porta di legno chiaro. Al numero Tre: un panificio, e la mattina un profumo di pane appena cotto. Pane panini dolci biscotti: alle sei di mattina c’è la fila e tutti a parlare a discutere del porto, in fila, di chi è arrivato e di chi deve partire. (Con civetteria) Parlano anche di noi. Al numero Cinque una rimessa: un magazzino pieno di ferro e di piombo. Al numero Sette: una casa in costruzione: almeno tre piani, a giudicare dai lavori, almeno tre piani. Al numero Nove: una palazzina con un giardino, pieno di rose. Due piani, due famiglie e un bambino che guarda verso di noi. (agli altri) Secondo me si farà marinaio, da grande, si farà marinaio. Al numero Undici... (Si ferma, improvvisamente: gli altri lo osservano interrogativi) No, no, no: devo ricominciare a contare. Quindici... venti... ventitré... ventisette... trenta trentuno... trentasei... trentanove... quarantotto... cinquantaquattro... cinquantasei... sessanta... sessantacinque. Sessantacinque finestre illuminate oggi. Cinque meno di ieri, quattro più di giovedì. Due in meno rispetto a un minuto fa. Due finestre si sono già spente. Sessantacinque finestre illuminate. Possibile? (A se stesso) Devo ricontrollare. Quindici... venti... ventitré... ventisette... trenta trentuno... trentasei... trentanove... quarantotto... cinquantaquattro cinquantasei... sessanta... sessantacinque. Sessantacinque finestre illuminate, è sicuro: due finestre si sono già spente.
MASSENZIO. (A Adastro) Forse è la finestra della Teresa...
FULGENZIO. Cosa?
MASSENZIO. (A Adastro) Una delle due luci che si sono spente. Quelle che mancano per arrivare a sessantasette. Fulgenzio ha detto sessantasette finestre illuminate: “Tre meno di ieri, sei più di giovedì”.
FULGENZIO. No, la riconosco bene, la finestra della Teresa. La finestra della Teresa è piena di luce. C’è lei, lì dentro: meravigliosa. Col sottabito. Meravigliosa. Meravigliosa. Meravigliosa.
MASSENZIO. (A Adastro) Chiedigli chi si è portata in camera stasera...
ADASTRO. (Bruscamente toglie a Fulgenzio il cannocchiale) Un marinaio. Si spogliano. Lei lo spoglia. È un marinaio, ci posso scommettere. 
FULGENZIO. (Bruscamente toglie a Adastro il cannocchiale, cercando di vedere) Hanno spento la luce. ‘Fanculo (Butta lontano il cannocchiale, con rabbia).
ADASTRO. (A Fulgenzio) Ti ho detto: ricontrolla il numero, ricomincia a contare: con tutte le puttane che ci sono, davanti al porto, e se tutte stasera lavorano... tra poco le finestre illuminate te le puoi contare sulle dita di una mano, Fulgenzio, e i numeri i numeri Fulgenzio i numeri non tornano più (Fulgenzio si sdraia, non lo ascolta più). (Ironico) La statistica. Su, ricomincia. (Silenzio) Su, ricomincia.
FULGENZIO. (Maldestramente tenta di contare) La camera sopra l’osteria. La camera sotto la terrazza più grande della città. La camera a destra della macelleria, la camera a sinistra. La camera sopra il magazzino di Via dei Preti. 
ADASTRO. La camera al lato della falegnameria: com’è la camera al lato della falegnameria? Se le luci sono accese vuol dire che stanotte è magra per le nostre amiche, stanotte non incassano, non vanno su e giù nel letto. 
FULGENZIO. Tutto spento.
ADASTRO. La camera sopra l’osteria, Fulgenzio: dimmi com’è la camera sopra l’osteria.
FULGENZIO. Luce spenta.
ADASTRO. Allora lavorano. Stanotte lavorano tutte. La camera sotto la terrazza più grande della città: ha le luci spente o accese?
FULGENZIO. Accese.
ADASTRO. La camera a destra della macelleria, dimmi com’è la camera a destra della macelleria.
FULGENZIO. Te l’ho detto: luce accesa. No, si è spenta.
ADASTRO. La camera a sinistra della macelleria...
FULGENZIO. Spento. Tutto spento.
ADASTRO. La camera sopra il magazzino di Via dei Preti, dimmi della camera sopra il magazzino di Via dei Preti. 
FULGENZIO. Acceso, ho detto. Tutto acceso.
ADASTRO. Allora devi contare di nuovo. Adesso saranno forse sessantatré, sessantaquattro, no?
FULGENZIO. Già...
ADASTRO. Su, ricomincia. Ricomincia. 
FULGENZIO. Non posso più.
ADASTRO. Perché non puoi?
FULGENZIO. Mi fanno male gli occhi. Mi devo riposare.
ADASTRO. Dopo ricomincerai, Fulgenzio? Dopo esserti riposato un po’...
FULGENZIO. Dopo, forse. (Sottovoce) Tutto questo mare: bisogna che me lo scordi. 

I marinai continuano, indifferenti, a giocare a carte. A volte fanno gesti osceni, a volte urlano. Adastro e Massenzio con finta indifferenza si studiano, scozzando ciascuno un mazzo di carte. Qualcuno dei marinai richiama l’attenzione sui due che - mostrando di seguire un rito che si ripete - stanno per cominciare il loro gioco. In questa sfida, saranno i marinai a fare da testimoni e da pubblico interno, e a tenere il conto dei punti raggiunti da Adastro e da Massenzio.

ADASTRO. Islanda.
MASSENZIO. Reykjavìk. 
ADASTRO. Bielorussia.
MASSENZIO. Minsk.
ADASTRO. Belgio. 
MASSENZIO. Bruxelles.
ADASTRO. Belize.
MASSENZIO. Belmopan.
ADASTRO. Cambogia.
MASSENZIO. Phnom Penh
ADASTRO. Polonia.
MASSENZIO. Varsavia. 
ADASTRO. Nuova Zelanda.
MASSENZIO. Wellington.
ADASTRO. Iran.
MASSENZIO. Teheran.
ADASTRO. Nicaragua.
MASSENZIO. Managua.
ADASTRO. Brasile. 
MASSENZIO. Brasilia.
ADASTRO. Canada.
MASSENZIO. Ottawa.
ADASTRO. Figi.
MASSENZIO. Suva.
ADASTRO. Guatemala.
MASSENZIO. Guatemala la Nueva.
ADASTRO. Honduras.
MASSENZIO. Tegucigalpa.
ADASTRO. Laos.
MASSENZIO. Vientiane.
ADASTRO. Lesotho.
MASSENZIO. Maseru.
ADASTRO. Venezuela. (Silenzio) Venezuela. (Silenzio) Venezuela. (Silenzio. Visibilmente contento) Tocca a te. (Silenzio) Era Caracas. (Ride) Caracas. Tocca a te.
MASSENZIO. (Concentrandosi) Senegal.
ADASTRO. Dakar.
MASSENZIO. Libia.
ADASTRO. Tripoli.
MASSENZIO. Liechtenstein.
ADASTRO. Vaduz.
MASSENZIO. Lituania.
ADASTRO. Vilnius.
MASSENZIO. Mongolia.
ADASTRO. Ulan Bator.
MASSENZIO. Tunisia.
ADASTRO. Tunisi.
MASSENZIO. Papua Nuova Guinea.
ADASTRO. Port Moresby.
MASSENZIO. Turchia.
ADASTRO. Ankara.
MASSENZIO. Finlandia.
ADASTRO. Helsinki.
MASSENZIO. Cuba. 
ADASTRO. L’Avana.
MASSENZIO. Namibia.
ADASTRO. Windhock.
MASSENZIO. Ruanda.
ADASTRO. Kigali.
MASSENZIO. Portogallo.
ADASTRO. Lisbona.
MASSENZIO. Russia.
ADASTRO. Mosca.
MASSENZIO. Togo.
ADASTRO. Lomé.
MASSENZIO. Madagascar.
ADASTRO. Antananarivo. (Guardando i marinai si accorge di aver vinto, ed esulta).
Silenzio.
FULGENZIO. (Come se si svegliasse da un lungo torpore) Chi ha vinto?
ADASTRO. Che domande. Qualcuno può dire di avermi vinto, una sola volta? (a voce alta) Qualcuno può dire di avermi vinto, una sola volta? (Tutti scuotono la testa)
MASSENZIO. (Stizzito, si sporge) Solo mare. Davanti e dietro solo mare. Solo mare davanti dietro e sotto. 
ADASTRO. (Tranquillo) Diresti lo stesso in un altro modo diresti lo stesso se tu fossi a terra in una terra circondata da terra guardandoti intorno dopo aver perso con me al gioco delle capitali guardandoti intorno diresti ‘Solo terra davanti e dietro. Solo terra davanti dietro e sotto. Solo terra’, diresti pressappoco così, e cercheresti il mare (Indicando Fulgenzio) Se resiste lui, che è senza la sua Teresa...
MASSENZIO. Oggi è giorno di mercato, vero?
ADASTRO. Sì: giorno di mercato. Ti ricordi la strada, vero? Quando ci fecero scendere subito, appena arrivati in porto...
MASSENZIO. Corremmo a perderci per le strade...
ADASTRO. Di mattina.
MASSENZIO. Era presto.
ADASTRO. Cominciava ad albeggiare.
MASSENZIO. C’era quel cielo pulito freddo.
ADASTRO. Azzurre le montagne sullo sfondo, con un pezzo di cielo rosa immediatamente sopra: rosa e violetto.
MASSENZIO. E poi su: arancione e poi giallo.
ADASTRO. E poi sopra le nostre teste: il celeste uniforme di un cielo invernale.
MASSENZIO. E andammo a diritto per la via Grande.
ADASTRO. Quella che divide in due la città.
MASSENZIO. Non c’era ancora nessuno per le strade, ma nella Piazza delle Erbe qualcuno cominciava a sistemare i banchi per il mercato.
ADASTRO. C’era profumo di frutta.
MASSENZIO. E noi eravamo digiuni.
ADASTRO. E senza soldi.
MASSENZIO. Aiutammo qualcuno a scaricare casse di legno in cambio di arance rosse troppo mature.
ADASTRO. Quel giorno arrivò la Teresa. Quando cominciava a venire gente, con le sporte vuote, e noi due in un angolo a guardare e quelli a vendere a chiamare le donne per nome a dire a tutte Belle venite belle guardate che roba belle venite guardate che merce guarda Marisa guarda Teresa guarda Melania guarda Miranda belle donne belle donne tutte belle le donne del mondo belle da morire. Belle donne belle venite belle donne guardate che merce donne che merce donne una merce così una merce così... e guardate donne guardate guarda Teresa bella. E la Teresa alzò la testa e guardò noi, con quegli occhi che ti pare di vederci il fondo e non ci arrivi mai a quel fondo. E guardò noi. (Provocatorio, a Fulgenzio) E guardò noi due.
FULGENZIO. Guardò me la Teresa, non voi. 
MASSENZIO. Tu non c’eri quel giorno al mercato.
FULGENZIO. La Teresa ha sempre guardato me.
ADASTRO. Tu non c’eri quel giorno al mercato.
FULGENZIO. La Teresa ha sempre guardato me. (Prende il cannocchiale, e ricomincia a contare) Trenta... trentasei... quaranta... quarantatré... quarantacinque. Sono diminuite le luci.
MASSENZIO. È normale, è normale.
ADASTRO. (Ispirato) Questa città mi ricorda...
MASSENZIO. (Ironico) Un’altra città.
ADASTRO. Cormopoli. Lo stesso aspetto vista dal mare.
MASSENZIO. Le città viste dal mare hanno tutte una stessa aria sonnacchiosa, remissiva. Sembrano dormire le città viste dal mare: hanno tutte un aspetto stanco, indifferente, a guardarle da fuori. Ma quando entri dentro quando metti i piedi sulla terra quando muovi le gambe una dopo l’altra quando sali o scendi gli scalini ti fermi agli incroci chiedi da bere dai e prendi gomitate spintoni sorrisi offese schiaffi silenzi calci allora la prospettiva cambia. 
ADASTRO. (Interrompendo Massenzio) Ma io a Cormopoli ci ho lasciato il cuore.
FULGENZIO. Un’altra Teresa?
ADASTRO. Meglio molto meglio della Teresa. Con certe forme. Certe curve. La padrona dell’osteria. Tu le chiedi il vino, un bicchiere di vino. Lei ti dice ‘E poi?’. Tu non rispondi ma le guardi il davanti quelle gloriose sporgenze. Lei ti ridice ‘E poi?’. Tu zitto, la guardi. Lei dice ‘E poi altro?’. Tu zitto, la guardi. Lei dice ‘E poi altro?’. Silenzio. Allora capisce: dopo il vino e dopo il conto ti porta su. Nella camera sul retro, che dà sul cortile. Tu stai sopra sotto di lei e vicino di lato sul fianco destro e sul fianco sinistro e senti lì intorno le urla dei bambini che giocano a pallone. Forse quei bambini ti guardano, sono lì sul bordo del letto oppure con la bocca appiccicata ai vetri e ti giri a controllare e allora lei ti chiede ‘Cos’è?’. Ti chiede ‘Non ti è piaciuto?’. Ti dice ‘È tardi?’. Ti domanda ‘Devi partire?’ Perché lei sa che uno venuto dal mare poi il mare se lo riporta via. Ma io a Cormopoli ci ho lasciato il cuore. Perché lei non mi ha mai detto: se parti mi uccido. Anzi: io tutte le volte partivo e lei mi piaceva di più.
MASSENZIO. Quell’altra invece...
ADASTRO. A Tentitàn. Tentitàn. Quella dai tentacoli. La città che ti rifiuta. Solo strade diritte, tagliate, solo angoli. E case con vetri alti alle finestre. Solo vetri, e un vento ostile che non smette mai di soffiare. E nessuno che si ferma per le strade. Nessuno a dire, a fare. E vuote tutte le osterie. E quella donna che dà e chiede: come una cassiera: entrate e uscite, entrate e uscite. Quella che dice sempre no: un viaggio dentro di lei una partenza in meno. 
MASSENZIO. Quasi ci riusciva a farti mettere radici. Ci riusciva quasi a tenerti fermo, immobile.
FULGENZIO. (Guarda fisso col cannocchiale) Si è accesa la luce. Teresa. La vedo. Meravigliosa. Meravigliosa. Meravigliosa. (Silenzio) È nuda. 

I marinai si avventano tutti su Fulgenzio per prendergli il cannocchiale. È baruffa. Adastro e Massenzio indifferenti proseguono le loro rievocazioni.

ADASTRO. La prima donna nuda totalmente nuda intendo io l’ho vista nel porto di Darkukar. Si vendeva per poche lire, ma sempre troppe per me. 
MASSENZIO. Darkukar... Darkukar... mai passato per Darkukar... (A se stesso) dove si trova Darkukar? (A Fulgenzio) È la capitale di qualcosa Darkukar? A quale altra città è vicina a quali monti o a quali pianure? Qualcuno prima di lui me ne aveva parlato... Darkukar... mai passato per Darkukar, nemmeno per caso.
ADASTRO. Darkukar... Le lingue che ho imparato a Darkukar. E che poi ho scordato... ma quante parole ci siamo scambiati là a Darkukar con gli altri: da dove vieni dimmi da dove vieni dove vai dimmi dove vai cos’hai visto nella tua vita dimmi cos’hai visto nella tua vita cosa ti porti dietro dimmi cosa ti porti dietro cosa lasci dimmi cosa lasci cosa ti aspetti di vedere dimmi cosa ti aspetti di vedere cosa porti con te dimmi cosa porti con te i tatuaggi: chi te li ha fatti e dove e quando. Dimmi le donne che ti porti nel cuore e dentro i pantaloni le donne quante ne hai avute dimmi di donne quante ne hai avute. Quante. 
MASSENZIO. (Ai marinai) Ecco dove ha imparato la geografia! A Darkukar! Ecco chi gli ha insegnato le capitali le lingue le storie (Si avventa su Adastro) Magari lui è stato solo lì.
ADASTRO. È invidia. Solo invidia. Perché vinco sempre io. Perché ho sempre vinto io su questa nave, sempre io. (Si picchiano)
FULGENZIO. (Cercando di dividerli) Vi prego, vi prego. Comportiamoci bene davanti al messo dell’Ufficiale di Sanità, quando verrà da noi, comportiamoci bene. Dobbiamo essere buoni e puliti. E raccomandabili, anche. All’alba sapremo tutto: non vi ammazzate per così poco, vi prego. 
ADASTRO. Così poco? Qualcuno può dire d’avermi vinto qui sopra? Qualcuno lo può dire? (Ai marinai, uno per uno)
MASSENZIO. (Si prepara) L’ultima sfida. Concedimi l’ultima sfida, Adastro. Ti chiedo l’ultima sfida. Ma ti prego: ad armi pari.
ADASTRO. Ad armi pari? (Ride, arrogante) Cosa vuol dire? Che ti chiedo solo le città che sai?
MASSENZIO. (Ai marinai, volgendo le spalle a Adastro) Tutto. Adastro deve chiedermi tutto. Non soltanto le capitali.
ADASTRO. Tutto, avete sentito. 
MARINAI. Chiedigli tutto.
MASSENZIO. Tutto, ho detto.
ADASTRO. E cosa scommettiamo?
MARINAI. E cosa scommettete?
MASSENZIO. Quello che vuole Adastro.
ADASTRO. La nave. Scommettiamoci la nave.
FULGENZIO. Ma se non è nostra nemmeno una tavola di legno, nemmeno i topi possediamo di questa carcassa.
ADASTRO. Il comando della nave e della ciurma. (Si guarda intorno: risate di derisione) Il cannocchiale.
FULGENZIO. Il cannocchiale è mio.
ADASTRO. Allora gioca anche tu. (Il gruppo dei marinai si infiamma) 
FULGENZIO. No, non le so le capitali io. Non la conosco la geografia. Non so nemmeno il nome della città che mi trovo davanti, non so in che mare siamo, vedo solo acqua solo acqua se guardo in basso e se guardo in alto vedo solo cielo solo cielo e aria ma nulla a cui tenermi aggrappato. Vedo l’acqua che mi separa da tutto solo acqua, e nessuno che ci venga a dire di scendere o di partire. (Si dispera) Non so niente dei nomi che vi rimbalzate ogni giorno ogni mese da un anno a un altro non mi interessano i vostri giochi io non li capisco (Nel frattempo Adastro e Massenzio cominciano a disegnare un cerchio e a ruotare intorno a Fulgenzio, che si trova al centro ed è ancora più impaurito)
ADASTRO. O giochi tu o noi ci giochiamo il cannocchiale. Anche senza di te. (A Massenzio) Non solo le capitali, vero?
MASSENZIO. Non solo le capitali.
ADASTRO. (A Fulgenzio) Minneapolis. (Fulgenzio sta zitto) Minneapolis. (Ai marinai) Minneapolis. (Silenzio. A Massenzio) Minneapolis. 
MASSENZIO. Stati Uniti d’America.
ADASTRO. Saragozza. (A Fulgenzio) Saragozza. (Fulgenzio sta zitto) Saragozza. (Ai marinai) Saragozza. (Silenzio. A Massenzio) Saragozza. 
MASSENZIO. Spagna. 
ADASTRO. Moulmein. (A Fulgenzio) Moulmein. (Fulgenzio sta zitto) Moulmein. (Ai marinai) Moulmein. (Silenzio. A Massenzio) Moulmein.
MASSENZIO. Thailandia.
ADASTRO. Salonicco. (A Fulgenzio) Salonicco. 
FULGENZIO. Salonicco... Salonicco... 
ADASTRO. (Ai marinai) Salonicco. (Silenzio. A Massenzio) Salonicco.
MASSENZIO. Grecia.
ADASTRO. Braila. (Direttamente a Massenzio. Silenzio) Braila. (Silenzio. A Fulgenzio) Braila.
FULGENZIO. La sapevo... la sapevo...
ADASTRO. Romania. La risposta è: Romania.
FULGENZIO. Lo volevo dire...
ADASTRO. Massenzio, hai già sbagliato. Ora tocca a te. Non ho più voglia di fare domande. 
MASSENZIO. Morondava. 

Massenzio tenta all’inizio di porre la domanda a Fulgenzio e agli altri marinai, ma Adastro non dà a nessuno il tempo per riflettere: la sfida è tutta tra lui e Massenzio. 

ADASTRO. Madagascar.
MASSENZIO. Saskatoon.
ADASTRO. Canada.
MASSENZIO. Cochabamba.
ADASTRO. Bolivia.
MASSENZIO. Mersin
ADASTRO. Turchia.
MASSENZIO. Samarra.
ADASTRO. Siria.
MASSENZIO. Riobamba.
ADASTRO. Ecuador.
MASSENZIO. Matamoros.
ADASTRO. Messico.
MASSENZIO. Omdurman.
ADASTRO. Sudan.
MASSENZIO. Tabriz.
ADASTRO. Iran.
MASSENZIO. Dargaville.
ADASTRO. Nuova Zelanda.
MASSENZIO. Balladonia.
ADASTRO. Australia Occidentale.
MASSENZIO. Mwanza.
ADASTRO. Tanzania.
MASSENZIO. Comodoro Rivadavia.
ADASTRO. Argentina.
MASSENZIO. Kandahar.
ADASTRO. Afghanistan.
MASSENZIO. Palembang.
ADASTRO. Sumatra.
MASSENZIO. Paulistana.
ADASTRO. Brasile. Per me, possiamo continuare fino a che ti resta un po’ di saliva in bocca. (I marinai accennano a un applauso che Adastro in qualche modo contiene). Ne hai altre, di città? 
MASSENZIO. Non solo le città avevo detto, Adastro. Non solo le città.
ADASTRO. Avete sentito? Vuole una sfida più ampia. Su tutti i fronti. (Il gruppo dei marinai si infiamma) Cosa gli chiediamo stanotte? (Si avvicina a uno dei marinai) Oggi il mio rivale vuole strafare. Vuole strafare! Comincio io. Io domando tu rispondi. Se rispondi bene tocca a te domandare: tu domandi, io rispondo, e così via. Chi vince prende il cannocchiale di Fulgenzio.
MASSENZIO. Cominci tu. Tu domandi io rispondo. Se rispondo bene tocca a me domandare: io domando, tu rispondi. Sono pronto. Chi vince prende il cannocchiale di Fulgenzio (Fulgenzio accenna una debole protesta, subito sopita).
ADASTRO. (A Massenzio, dopo essersi consultato con i marinai. Aggressivo) I fiordi. Descrivimi i fiordi. (Silenzio)
MASSENZIO. (Con gli occhi chiusi) Golfi profondi, stretti e allungati, a coste alte e ripide. Profondi solchi vallivi dovuti a intensa erosione glaciale poi sommersi per il movimento lento e continuo di abbassamento e sollevamento del suolo terrestre. (Pausa) Il fiordo più lungo. Dimmi il nome del fiordo più lungo.
FULGENZIO. Io l’ho visto! Io ci sono passato.
MASSENZIO. (Con violenza, contemporaneamente a Fulgenzio) Non tocca a te. Il fiordo più lungo. Ti ho chiesto il nome del fiordo più lungo.
ADASTRO. (Con violenza, contemporaneamente a Massenzio) Non tocca a te. Nordvest Fjord. Nella Groelandia occidentale. Trecentotredici chilometri. (pausa) Dimmi della tundra: fammi vedere la tundra.
MASSENZIO. (Con gli occhi chiusi) Muschi, licheni e piante legnose nane. Sempre a nord della taiga. Terreno: gelato tutto l’anno. Fino a 500 metri di profondità. Spesso ricoperto da nevi. Acquitrinoso durante il disgelo estivo: pieno di insetti e di uccelli migratori. Ma ci sono anche le renne, ci sono i caribù, ci sono i buoi muschiati e le lepri. Lepri artiche, ovviamente. (Pausa enfatica, a mostrare la consapevolezza della sua bravura) Dimmi delle nuvole. Come sono fatte. Dimmi i nomi.
ADASTRO. Vuoi sapere come sono fatti gli stratocumuli e i cumulonembi, vuoi che ti racconti dei nembostrati, degli altocumuli oppure degli altostrati? O preferisci che ti parli dei cirri, le nubi più lontane: bianchi filamenti di particelle ghiacciate, formazioni madreperlacee sottili e lucenti? Devo spiegarti la differenza tra i cirrocumuli e i cirrostrati? (Pausa) O vuoi partire dalle nuvole più basse quelle che ti trovi più vicine: sono gli strati. Vuoi che ti descriva gli strati? (Silenzio) Siamo pari.
(A bruciapelo) Il deserto più grande.
MASSENZIO. Sahara. Africa settentrionale. (Silenzio) La cascata più larga.
ADASTRO. Cascate Khone. Nel Laos. Undici chilometri. (Silenzio) Il lago più grande. (Silenzio). Il lago più in alto. (Silenzio) La valle più profonda. Dimmi la valle più profonda. Una volta la risposta la sapevi. Massenzio: ti chiedo il nome della valle più profonda. Nelle descrizioni ci sai fare, Massenzio. Nelle descrizioni sei forte: nulla da ridire. È nei dati, nei dati che mostri tutte le tue debolezze. Quando ti chiedo di essere preciso, quando la mia domanda ha una risposta sola, è lì che ti perdi. (silenzio) Dimmi la valle più profonda. Una volta la risposta la sapevi. Massenzio: ti chiedo il nome della valle più profonda.
MASSENZIO. Non me lo ricordo, non mi ricordo più niente! 
ADASTRO. Dimmi qual è il mare più limpido allora.
MASSENZIO. Non lo vedo.
ADASTRO. Dimmi qual è il mare più limpido. Una volta la risposta la sapevi. Il golfo più ampio. L’oceano più piccolo. Dimmi qual è l’oceano più profondo. Una volta la risposta la sapevi, Massenzio. Dimmi il nome della baia più grande (Massenzio si tappa le orecchie) Dimmi lo stretto più lungo, quello più ampio. Dimmi il nome della più grande corrente oceanica. Dimmi qualche nome Massenzio! (I marinai applaudono al vincitore) Chi ha vinto? Chi conosce il mondo meglio di me? Chi conosce le misure del mondo meglio di me? Chi conosce gli attributi del mondo meglio di me? Chi conosce le porcate del mondo meglio di me? (I marinai mimano una ovazione e Adastro fa inchini a destra e a sinistra e sta al gioco).
Silenzio.
ADASTRO. (A Fulgenzio, esaltato) Cosa fa adesso la Teresa? Prendi il cannocchiale. (Fulgenzio rimane immobile) Prendi il cannocchiale ti ho detto (Fulgenzio prende il cannocchiale, e guarda verso il pubblico)
FULGENZIO. Sta dormendo.
ADASTRO. Da sola?
FULGENZIO. Sì, da sola.
ADASTRO. Con la testa sotto il cuscino?
FULGENZIO. (Ripetendo con angoscia crescente le parole di Adastro, il quale mostra una sospetta familiarità con la figura di Teresa) Con la testa sotto il cuscino.
ADASTRO. Un po’ scoperta, la schiena per esempio.
FULGENZIO. Sì, per esempio la schiena. Un po’ scoperta.
ADASTRO. Ha le lenzuola un po’ sporche, il cuscino è consumato, da un lato.
FULGENZIO. Il cuscino è consumato, da un lato. Le lenzuola sono un po’ sporche.
ADASTRO. Ha un neo sulla scapola e uno in fondo alla schiena, ha le dita sottili, i capelli chiari, luminosi.
FULGENZIO. Ha i capelli chiari, luminosi, ha le dita sottili.
ADASTRO. Ha il sonno leggero, sereno. Porta una collana d’argento, regalo di marinaio, prezzo di una scopata. La gonna è in fondo al letto, le scarpe e le calze sono sul lato, in disordine. 
FULGENZIO. La gonna è in fondo al letto, le scarpe e le calze sono sul lato, in disordine. 
ADASTRO. La camicia è per terra.
FULGENZIO. La camicia...
ADASTRO. (Interrompendolo, con rabbia) La camicia è per terra. Tutte le puttane portano le camicette con i bottoni: perché sanno le puttane sanno che ci piace usare le mani confonderci con i bottoni aprire noi quelle finestre essere noi padroni d’entrare. (Come rassicurato. Si mette di spalle. Silenzio)
FULGENZIO. Undici dodici... quindici... diciassette diciotto... ventuno. Ventuno finestre illuminate. Restano solo quelli che giocano a carte nell’isolato al numero Quindici della via del Drago, quelli che non si stancano mai di perdere. E chiedono l’ultima mano, ancora l’ultima mano chiedono, e perdono sempre e sempre hanno la forza di chiedere ancora un’ultima rivincita. (Pausa) To’, si è spenta un’altra luce! (A Massenzio e Adastro) Ora conto di nuovo, vediamo... vediamo... vediamo se i numeri tornano... Undici dodici... quattordici... diciassette... diciannove e venti. (Sorriso ebete) So ancora contare. (Ricomponendosi) Tra poco arriva il messo dell’ufficiale, a darci la risposta. Quella definitiva. È il giorno stabilito (con angoscia) non farà come quello dell’ultima città, quello che ci ha rimandato indietro, dentro il mare.
MARINAI. Senza cibo e senza acqua: dentro il mare, e tutta quell’acqua sotto. Avere tanta acqua intorno tanta acqua e non poterla bere. 
FULGENZIO. (Cercando di rassicurare se stesso e gli altri) Tra poco arriva il messo dell’ufficiale, a darci la risposta. Quella definitiva. È il giorno stabilito (con angoscia) non farà come quello dell’ultima città, quello che ci ha rimandato indietro, dentro il mare.
MARINAI. Non sarà come quella volta davanti a Manaroka. (Si avvicinano minacciosi a Adastro e a Massenzio) Quella volta, lì davanti a Manaroka: sembra tutto così facile, siamo sul ponte ad aspettare un cenno. Illusi. Manca un timbro. Solo un timbro. E il messo ci viene a dire impassibile che manca un timbro. Ritornate là, da dove siete venuti. Ma dove tornare? Quanto vale, quanto costa un timbro?
MASSENZIO. Chi sta nel mare non parte e non torna.
FULGENZIO. (Cercando di rassicurare se stesso e gli altri) Tra poco arriva il messo dell’ufficiale, a darci la risposta. La risposta definitiva. È il giorno stabilito (con angoscia) non farà come quello dell’ultima città, quello che ci ha rimandato indietro, dentro il mare.
MARINAI. Ma dove tornare? Ma dove tornare? Non sarà come quel giorno di luglio, eh? Non sarà come quel giorno? Siamo tutti nudi sul ponte ad aspettare e non viene nessuno a dire qualcosa a dire di non attraccare per esempio. Nessuno. Ma Fulgenzio quando scende - ed è vestito, lo obblighiamo noi, vi ricordate? - Fulgenzio quando scende lo portano subito in prigione, per atti osceni dice uno per atti osceni dice uno per atti osceni arrestano tutta la nave: la rimandano a casa. Come se si potesse rimandare a casa una nave, e chi ci sta sopra... Eh, Adastro! Ti ricordi? Ti ricordi qual è l’ultima città che abbiamo percorso a piedi? In quale taverna abbiamo mangiato? E non i tuoi ricordi, eh, non le tue belle storie sull’osteria di Cormopoli. Qual è l’ultima città che ci ha preso? Qual è l’ultimo Ufficiale che ci ha fatto entrare dentro le mura? (Con disperazione controllata) Soltanto acqua di sotto. E troppa aria di sopra. E umidità, perdio! Farò il contadino quando riuscirò a liberarmi di te e di questa nave. (I marinai ripetono questa frase, uno dopo l’altro) Un orto non troppo grande per non disperdere l’attenzione. Un orto non troppo grande per concentrarmi sui particolari. Un rettangolo di terra di metri tre di larghezza e di metri sette di profondità. Sul lato vicino al muro: perché il mio orto confina con il muro di qualche vicino, confina con un’altra proprietà: quella del vicino appunto con cui scambiare due tre anche dieci parole la mattina sul tempo sulla temperatura sulla solidità della terra sulla pioggia sopra la terra. Buongiorno vicino. Buongiorno vicino. Che caldo già stamattina. Che caldo, sì, stamattina. Speriamo che piova. Sì speriamo che piova. Arrivederci vicino. Arrivederci vicino. Ah: il calore dei rapporti umani, io nel mio orto, sulla mia terra, e lui dietro il suo muro, a parlare del caldo, lui sulla sua terra, con un muro che dice appunto dice cosa è mio e cosa è tuo. E non ci si può sbagliare. Ci fossero i muri ogni tanto anche nel mare, ogni tanto, a dire dove comincia il mio e dove finisce. Io nel mio orto, sulla mia terra, e lui dietro il suo muro, a parlare per esempio del mio pollaio: ce l’avrei sul lato, sul lato vicino al muro, il pollaio. Tre galline e un galletto. Poi la salvia, sempre accanto al muro del vicino. Per gli arrosti, per lo spiedo la salvia. E poi le melanzane. E i pomodori ben costruiti su canne che avrei cercato sui fiumi. E poi l’insalata: almeno tre varietà, di differenti colori. E poi il prezzemolo. E i cavoli: versa broccolo e cappuccio. E i sedani, vicino alla rucola. Dietro il radicchio. E un quadrato di terra con dentro le carote, a testa in giù. E infine una buona quantità di aglio e di peperoncino perché danno sapore anche al nulla, l’aglio e il peperoncino. Rosso, naturalmente. E delle pietre irregolari tra una verdura e un’altra a permettere il passaggio, senza danneggiarne nessuna. E vicino al muro due annaffiatoi sempre pieni d’acqua. 

I MARINAI ripetono sottovoce le frasi a partire da “Farò il contadino quando riuscirò a liberarmi di te e di questa nave”, come una litania. Adastro e Massenzio sono seduti con la testa fra le mani, a volte si guardano. Fulgenzio con un’aria un po’ inebetita continua a guardare col cannocchiale verso il pubblico. Lungo silenzio.

FULGENZIO. (Scruta con il cannocchiale) Non ho ancora contato le navi ormeggiate, che sbadato! Le altre volte, a quest’ora avevo già sistemato tutto. Vedere se sono tutte presenti all’appello: controllare, controllare. Da destra a sinistra, nell’ordine di arrivo: nave Essex arrivata il 2 dicembre. (I marinai, stancamente, ripetono il contenuto delle navi: si tratta evidentemente di un esercizio già visto, di un gioco già collaudato)
MARINAI. Con 39 casse di sapone 50 sacche di anice 3 casse di gomma arabica 10 casse di mandorle amare. 
FULGENZIO. Nave Sottomissione arrivata il 21 gennaio. 
MARINAI. Con mille barili di aringhe e 300 dozzine di vitellini. 
FULGENZIO. Nave Arco celeste arrivata ugualmente il 21 gennaio. 
MARINAI. Con mille e duecento barili di aringhe. 
FULGENZIO. Nave Jacopo arrivata il 26 gennaio. 
MARINAI. Con 100 barili di aringhe bianche e 150 barili di stoccafisso. 
FULGENZIO. Nave Ritorno arrivata il 25 gennaio. 
MARINAI. Con 30 barilotti di tabacco per i marinai. (risate)
FULGENZIO. Nave Partenza arrivata il 27 gennaio. 
MARINAI. Con 100 pani di piombo grandi e 50 pani di piombo piccoli. 
FULGENZIO. Nave Amicizia arrivata il 28 gennaio. 
MARINAI. Con 240 barili di salmone e 300 vitellini. 
FULGENZIO. Nave Rosanna arrivata il 30 gennaio. 
MARINAI. Con 1000 barili di aringhe. 
FULGENZIO. Nave Julien arrivata il 3 febbraio. 
MARINAI. Con 123 balle di pepe, 105 barili di salmone, 500 barili di aringhe. 
FULGENZIO. E infine: nave Lontananza arrivata.... quando? Quando siamo arrivati? (silenzio) Nave Lontananza: con centotrentasei aste di picchi senza ferro quattro ancore grosse e piccole una padella di rame due lucerne di ferro un candeliere di ottone una lucerna bassa di ottone una stadera assai vecchia per pesare due bussole grandi una giara piccola per olio due barili di acqua 40 bastoncini di polvere di gesso ricavata dalla macinazione di solfato di calcio una lanterna vecchia metri 32 di corda in fibra vegetale due remi dodici cucchiai di stagno cinque coltelli metri 90 di tessuto leggero di cotone un ferro per serrare la stiva due botti senza fondo e vuote. (A se stesso) Cosa non farei per passare il tempo. (I MARINAI ripetono ossessivi l’elenco del carico di Lontananza, a bassa voce. F.c. si sente arrivare qualcuno, probabilmente su una scialuppa. È il messo dell’Ufficiale di Sanità. Fulgenzio si sposta su un lato e si sporge per sentire cosa dice il messo. Con enfasi) Può essere lui. (pausa) È arrivato. Il messo.
ADASTRO. (Quasi con indifferenza) Cosa dice cosa dice ripeti bene cosa dice.
FULGENZIO. Dice... dice... Che visti gli articoli quattro e cinque i quali asseriscono che... 
ADASTRO. E dopo gli articoli quattro e cinque i quali asseriscono che...
FULGENZIO. E visti i commi quarantatré e sessantasei e successive modificazioni...
ADASTRO. Visti i commi e successive modificazioni...
FULGENZIO. Dice che visti gli emendamenti e il volere stesso del re...
MASSENZIO. (Con indifferenza) E del presidente...
FULGENZIO. E del presidente, bravo! Come fai a sapere che c’è di mezzo anche il volere del presidente?
MASSENZIO. C’è sempre un presidente di qualcosa, in ogni parte del mondo (a Fulgenzio) Non ti distrarre! Senti cosa dice!
FULGENZIO. Che visti tutti gli articoli summenzionati, e in particolare i commi quarantatré e sessantasei e successive modificazioni, e considerata altresì la richiesta presentata da questo equipaggio il giorno otto presso l’ufficio deputato a ricevere appunto tale richiesta, l’Ufficiale di Sanità dice che...
MARINAI. L’Ufficiale di Sanità dice che...
FULGENZIO. In virtù dei poteri conferiti dal re testé citato
MASSENZIO. E del presidente, testé citato...
FULGENZIO. (Quasi contrariato) È del re che si parla ora, del re! (ricomponendosi) In virtù dei poteri conferiti dal re testé citato, e in virtù della sua posizione di garante dei movimenti da e per... (pausa) Dicevo appunto che in virtù dei poteri conferiti dal re testé citato, e in virtù della sua posizione di garante dei movimenti da e per, l’Ufficiale di sanità ha stabilito che...
MARINAI. Ha stabilito che...
FULGENZIO. (Repentino) Che la nave non può attraccare in detto porto perché le condizioni di tale nave non consentono che la medesima appunto dimori in detto porto, né altresì che l’equipaggio della nave discenda dalla medesima e si rechi indisturbato entro le mura di una città che non può per alcun motivo ovvero ragione accoglierlo e che dunque entro le ore 6 del giorno presente...
ADASTRO. Cioè ora, tra pochi minuti. Ora.
FULGENZIO. L’Ufficiale di Sanità ha stabilito che tale nave debba entro le ore 6 del giorno presente lasciare repentinamente dette acque occupate in maniera illegale e dirigersi verso altra meta. Quattro guardie procureranno altresì che alcuno non si accosti a detta nave sotto qualsiasi pretesto né per terra né per mare (il messo dell’Ufficiale si allontana. Rumore di acqua).
MASSENZIO. Che alcuno non si accosti a detta nave sotto qualsiasi pretesto né per terra né per mare. (silenzio) È andato via? È andato via? (Silenzio) Né per terra né per mare... (Fulgenzio si sporge ancora, verso il mare, con la testa fa cenno di sì).
Silenzio.
ADASTRO. (Cercando di trattenere la sua contentezza) Un’altra meta.... (a se stesso, girando in cerchio) Un’altra meta.... quattro punti cardinali: a nord: dove tira la tramontana. A sud: mezzogiorno. A est: levante. A ovest: ponente. Ma si può andare anche a nord est: dove tira il greco. A sud est: dove tira lo scirocco. A sud ovest: dove tira il libeccio. A nord est: dove tira il maestro. Ma si può andare ancora a nord-nord-est, oppure a ovest-nord-ovest e rendere più precisa la direzione e i punti allora le direzioni si moltiplicano. 
FULGENZIO. (Come una litania) Addio Teresa mio sogno mio amore mia vita.
ADASTRO. (Girando in cerchio) Il mondo: si può partire per esempio si può partire per esempio si può partire dalla vecchia Europa si parte sempre da lì e si può andare a destra oppure a sinistra si può andare a est e trovi solo terra tanta terra e si può andare a ovest e trovi l’oceano tanto mare da far male agli occhi. Ma dopo c’è sempre un’altra terra e dopo la terra ritrovi il mare un altro oceano trovi e poi incontri la terra che avevi percorso passando da est e il cerchio si chiude e allora puoi ricominciare da capo a ritroso e cambia la prospettiva e allora è un altro viaggio. Oppure puoi andare a sud, verso l’Africa: la puoi circondare tutta. Non puoi fare con il nord e il sud quello che hai fatto con l’est e l’ovest perché c’è quel blocco di ghiaccio che ti frega, che non ti fa andare oltre, non ti permette di andare tanto a sud da poter poi percorrere l’oceano dalla parte opposta, per ritrovarti più a nord anche del nord e guardare tutti quelli che stanno sotto dall’alto in basso e sfotterli e prenderli in giro. Questo giochetto non lo puoi fare. E nemmeno il contrario. Devi fare il trasversale, e usare le direzioni doppie: nord-est, sud-sud-est... e percorrere la strada non in linea retta: devi percorrere la strada adattandoti piuttosto alle sinuosità alle curve alle protuberanze. Come un grande donna. Come una Teresa di enormi proporzioni... (a Massenzio) Voglio l’elenco dei porti conosciuti, suddivisi in porti vicini e in porti lontani e anche se ti pare in porti mediamente vicini e porti mediamente lontani. (I marinai si sdraiano, rassegnati, capiscono che il viaggio non è finito).
FULGENZIO. (Guardando con il cannocchiale) Addio Teresa. Chissà quando ci rivedremo ancora...
ADASTRO. (A Massenzio) Voglio prima i porti a est di questo punto e poi i porti a ovest di questo punto dammi le coordinate dimmi la longitudine
FULGENZIO. Addio Teresa mio sogno mio amore mia vita.
ADASTRO. (a Massenzio) Dammi la latitudine dammi la temperatura. Descrivimi i venti (Massenzio fa sì con la testa) descrivimi le correnti dei mari. Dimmi quanti pesci ci sono sotto se ci sono i pesci dei fondali o se ci sono i pesci costieri se ci sono i molluschi o se ci sono i crostacei (si sporge dalla nave, e mostra un volto follemente felice) e quanti uccelli ci sono sopra (si ricompone, a fatica) e quali uccelli ci sono sopra, di che tipo, di che colore hanno le piume.
FULGENZIO. (Ripone il cannocchiale, mesto va a sdraiarsi insieme ai marinai) Addio Teresa mia vita mio amore mio sogno. Se è vero che la terra è rotonda come una mela se è vero che la terra è rotonda come una mela io Teresa io ritornerò... 
Adastro e Massenzio si dispongono di nuovo uno di fronte all’altro.
ADASTRO. Parigi.
MASSENZIO. Francia.
ADASTRO. Ottawa.
MASSENZIO. Canada.
ADASTRO. Austria.
MASSENZIO. Vienna.
ADASTRO. Benin.
MASSENZIO. Porto Novo.
ADASTRO. Canberra.
MASSENZIO. Australia.
ADASTRO. Stoccolma.
MASSENZIO. Svezia.
ADASTRO. Stai migliorando, stai migliorando. Il Cairo.
MASSENZIO. Egitto.
ADASTRO. Roma.
MASSENZIO. Italia.
ADASTRO. Montevideo.
MASSENZIO. Uruguay.
ADASTRO. Baghdad.
MASSENZIO. Iran.
ADASTRO. Moulmein. 
MASSENZIO. Thailandia.
ADASTRO. Stai migliorando, Massenzio, stai migliorando. (Pausa) Salonicco.
MASSENZIO. Grecia.
ADASTRO. Braila.
MASSENZIO. Romania.
ADASTRO. Rangoon.
MASSENZIO. Birmania.
ADASTRO. Pernambuco.
MASSENZIO. Brasile.
ADASTRO. Douala.
MASSENZIO. Camerun.
(Le luci sfumano)