Il masseur

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IL MASSEUR

Un atto

di HEINRICH B. KRANZ

Traduzione di Taulero Zulberti

PERSONAGGI

LEI

LUI

Commedia formattata da

L'ambiente: Un elegante ristorante del cen­tro. Persone: Lui (un avvocato), Lei, (sua moglie). L'avvocato, preceduto dalla moglie, en­tra nel ristorante: gli avventori del lussuoso lo­cale ammirano l'elegante signora trentenne e sorridono, poi, ironicamente, alla vista del volto rassegnato dell'avvocato, curvo più che per gli anni, per il giogo coniugale.

Lui                                - (d'un tratto si ferma dando un'occhiata ai tavoli più vicini, cercando due posti liberi)

                                      - Tesoro, laggiù, vicino allo specchio.

Lei                                 - (non badando alle parole del marito, si guarda pure d'attorno).

Lui                                - (con voce sommessa) O laggiù, vicino al signore con la barba.

Lei                                 - (rivolgendogli un'occhiata sprezzante)

                                      - Eh?!

Lui                                - Preferisci quel tavolo accanto alla fi­nestra?

Lei                                 - (con una voce che non ammette repliche) Corrente d'aria!

Lui                                - Scusa, ma proprio ieri...

Lei                                 - Ah, sì? Ieri però... Ieri non è oggi, sciocco!

Lui                                - Bisogna ci decidiamo: guarda, c'è un tavolo completamente libero, a destra, secon­da fila...

Lei                                 - (senza badargli, attraversa la sala e va verso il tavolo situato vicino allo specchio, seguita dal marito paziente).

Lui                                - Se non sbaglio, è stata la mia proposta...

Lei                                 - (interrompendolo seccamente) Ho fame.

Lui                                - (prendendo la carta delle vivande) For­se... Già... Un po' di pesce, anzi tutto?

Lei                                 - (non risponde; prende un'altra carta e leg­ge attentamente).

Lui                                - Pesce con insalata russa: che te ne pare?

Lei                                 - (al cameriere che sta attendendo, a capo chino) Cervella e due uova.

Lui                                - (in fretta) Benissimo. Cervella e due uova. (la cameriere si allontana).

Lui                                - Che vuoi bere?

Lei                                 - (volgendo attorno lo sguardo distrattamente) Bere... bere... Mah...

Lui                                - Vino leggero; ti piace? Con le uova va benissimo...

Lei                                 - (vedendo entrare un elegante giovane d(à capelli nerissimi) Che sia un italiano?

Lui                                - Benissimo: prendiamo dell'ottimo Asti,

Lei                                 - L'hai finita?

Lui                                - Scusa, ma oggi proprio sei di cattivo umore... Se io sapessi...

Lei                                 - Davvero, sei troppo gentile...

(il cameriere porta la pietanza e, scorgendo i coniugi rabbuiati, da abile psicologo stima opportuno di allontanarsi di qualche passo, in modo da poter ascoltare senza parere).

Lei                                 - (dopo aver mangiato alcuni bocconi) Do­menica andremo al Semmering.

Lui                                - (pazientemente) Come credi, cara. (continuano a mangiare. A questo punto en­tra nella sala una giovane alta, bionda, molto bella; si ferma qualche istante nel centro, dà un'occhiata, cercando un posto, poi si di­rige verso un tavolo libero che si trova a po­chi passi da quello occupato dai coniugi; l’at­tenzione della giovane dama bionda è subito attratta dalla persona dell'avvocato il quale non si è accorto di nulla o, per lo meno, mo­stra di non accorgersene).

Lei                                 - (che invece ha notato immediatamente l'in­teressamento della bella sconosciuta) Dim­mi: la conosci?

Lui                                - (cadendo dalle nuvole) Chi?

Lei                                 - (dopo aver sbirciato verso la dama bion­da) Be': che beviamo? Cameriere, della birra!

Lui                                - (stupito) Eh?!

Lei                                 - Ho pensato di farti una cosa gradita...

Lui                                - (quasi fra se) Appunto per questo. (sbirciando verso la donna bionda) Grazie, sai.

Lei                                 - (prendendo in mano la lista) Ed ora decidiamoci ad ordinare un'altra pietanza, Oh, benissimo: arrosto di maiale...

Lui                                - Come? Sai, non posso... Il medico me l'ha proibito...

Lei                                 - Per una volta tanto puoi fare uno strap­po. Dal momento che ti fa piacere.

Lui                                - (che non capisce più niente) Già... se... tu... credi... (fra se) Che ci sia sotto qualche tranello? Dio me la mandi buona...

Lei                                 - Cameriere: maiale con crauti per due!

Lui                                - Come? Anche tu? Ma se...

Lei                                 - Ripeto, se ciò può farti piacere....

Lui                                - Ma sicuro, sicuro... Oh, grazie, idolo mio... Però...

Lei                                 - (non potendo più trattenersi) Ma chi è quella sfacciata che continua a guardar qui e a fissarci?

iLui                               - (voltando il capo, ma cercando di mo­strare il minimo interessamento possibile) Quella lì?

Lei                                 - Oh, ecco; te la intendi già... Potevo bene immaginarmelo...

Lui                                - Io?!

Lei                                 - Ti faccio notare che ho gli occhi per ve­dere...

Lui                                - Ma ti prego... (Giunge il cameriere con la seconda pietanza. Pausa).

Lei                                 - (con voce quasi carezzevole) Vorrei sa­pere cosa vuole da te, quella signora.

Lui                                - (innocentemente) Ma credi che voglia qualche cosa?

Lei                                 - Non recitare... Certe commedie, le ca­pisco subito io... e non le tollero...

Lui                                - Ma questa è bella! Ti giuro... (pausa).

Lei                                 - (con voce sempre più dolce) Vuoi un'al­tra tazza di birra?

Lui                                - No. Tu piuttosto... tu che hai rinunziato al vino, oggi.

Lei                                 - Sai, ho pensato che bisogna limitare le spese...

Lui                                - Eh?!

Lei                                 - (ostentando tenerezza, in modo che questa sia avvertita dalla dama sconosciuta) Vuoi del formaggio? Oppure il caffè?

Lui                                - (sicuro ormai di sé, toglie di tasca un si­garo) Non ora... Forse più tardi, (accende il sigaro).

Lei                                 - Hai lavorato troppo, oggi...

Lui                                - (stringendosi nelle spalle) Macché!

Lei                                 - (avvicinando la bocca all'orecchio del ma­rito) Lavori troppo, poi alla sera arrivi a casa stanco e la mogliettina che ti attende ansiosamente...

Lui                                - ???

Lei                                 - Andiamo. Questa gente mi dà ai nervi. Voglio essere sola con te.

Lui                                - (allibito) Ma.., tesoro...

Lei                                 - (sorridendo) Tesoro bello...

Lui                                - (lietamente) Sì sì, andiamo, (a voce alta) Cameriere, il conto!

Lei                                 - (appoggiandosi teneramente al suo braccio) Davvero che potremmo venir più di fre­quente: si spende tanto poco...

Lui                                - (fra sé). - Sfido io! (a voce alta) Davvero? Per conto mio, sono disposto a pranzare ogni giorno al ristorante...

Lei                                 - (giunta sulla, soglia, si volge indietro e fissa un istante la dama sconosciuta, in atto di di­sprezzo e di sfida, nello stesso .tempo).

(Un mese più tardi. Lui si trova davanti al Teatro dell'Opera, in attesa del tram. L'elegan­te dama sconosciuta gli passa davanti; egli la riconosce, la raggiunge, la ferma).

Lui                                - Scusate, signora, se oso importunarvi; ma devo esprimervi tutta la mia gratitudine...

Lei                                 - Non capisco...

Lui                                - Alcune settimane fa... Ricordate? Era­vamo al ristorante Meissl... Voi eravate se­duta di fronte a me e a mia moglie, e voi...

Lei                                 - (squadrandolo) Ah, sì, ora ricordo.

Lui                                - Non è vero? Ebbene? Dicevo... Sì, voi aveste la somma bontà di rivolgere l'atten­zione verso di noi, cioè... già... verso di me... Mia moglie diventò gelosa...

Lei                                 - (ridendo) Capisco...

Lui                                - Prima d'allora, le nostre opinioni non erano proprio uguali; da quella sera tutto si cambiò come per incanto. Una armonia, vi dico...

Lei                                 - Ma bene, ma bene... Oh, questa è de­liziosa...

Lui                                - E tutto questo lo debbo a voi, bella si­gnora. I miei più sentiti, devoti ringrazia­menti.

Lei                                 - Oh, piego, prego...

Lui                                - (dopo una brève pausa) Ma... già... ma... Posso essere indiscreto?

Lei                                 - Fate pure.

Lui                                - Se permettete... Ecco... Voi compren­derete...

Lei                                 - La ragione per cui presi a fissarvi? E' questo che volete sapere?

Lui                                - (traendo un sospiro di sollievo) Per l'ap­punto, signora.

Lei                                 - (sospirando) Ecco: voi assomigliate a un masseur in maniera prodigiosa, a un masseur che un anno fa venne per tre settimane di seguito a casa mia. Pur troppo un giorno non si fece più vedere e, poiché non avevo il suo indirizzo... (appassionatamente) Egli era il miglior masseur del mondo (con malinconia) Sperai, un mese fa, di averlo ritrovato... (quasi piangendo) Invece, fissandovi meglio, dovetti accorgermi dell'errore...

FINE