IL MEDICO DELLA SIGNORA MALATA
Commedia caricaturale in tre atti
di LUIGI BONELLI
(ex Cetoff Sternberg)
PERSONAGGI
IL MATTO
LA SIGNORA MALATA (Tatiana)
IL MARITO DELLA SIGNORA (Gregorio)
IL SUOCERO DELLA SIGNORA (Sua Eccellenza)
IL VECCHIO CUSTODE DI GIORNO
IL NUOVO CUSTODE DI NOTTE
IL DIRETTORE DEL MANICOMIO
LA GOVERNANTE DELLA SIGNORA (Lena)
UN MEDICO
UN CAMERIERE
UNA STUDENTESSA
ALCUNI INFERMIERI
Commedia formattata da
ATTO PRIMO
La portineria di un manicomio di provincia. In fondo, a destra, la porta d'entrata con due bussole a vetri. Si intravede, fuori, la strada invernale lucida di pioggia, su cui si riflette la serpentina rossa di un fanale da stabilimento di cura. Sul proscenio, a sinistra, la porta che comunica col giardino del manicomio. Nella stessa parete, verso il fondo, un uscio a muro. Un orologio, un calendario, una lavagna con appesi, accanto, il gessetto e la cimosa. E' notte.
SCENA PRIMA.
Il vecchio custode di giorno e il nuovo custode DI NOTTE. (Appesi all'attaccapanni sono: una cappabianca, un grembiule bianco, una papalina ditela, un cappotto e un cappello).
Il vecchio custode di giorno - (guardando con sussiego e disdegno il collega nuovo, ch'è un ometto mingherlino vestito di scuro, e togliendosi cappa, grembiule e berretto, in tutto simili a quelli appesi all'attaccapanni) Il lavoro non è faticoso e non è nemmeno difficile: basta vegliare.
Il nuovo custode di notte - (timorosamente, rigirando il cappello duro tra le mani) Vegliare... Come, « vegliare »?
Il vecchio custode di giorno - (con autorità) « Stare svegli ». « Non addormentarsi ». Ve lo avranno detto in Amministrazione. Orsù (mostra col dito gli indumenti dell'attaccapanni), vestite la vostra divisa, (piega accuratamente la propria roba e la ripone in un cassetto del banco) E non siate cosi preoccupato, (comincia a parlare a macchinetta, con voce monotona, sonnifera) Non c'è proprio da spaventarsi dinanzi alla prospettiva di far niente. Perché non c'è niente da fare. Ve lo dico io: ho servito anche di notte, per supplenza. Oh! Di giorno è un'altra faccenda! Di giorno c'è da tener nota di tutto il traffico;... segnare le entrate e le uscite;... regolare le visite; scacciar via quei curiosi importuni e sfacciati dei giornalisti che non danno mai un soldo di mancia e poi spargono il ridicolo sul personale;... c'è il telefono; la porta... Insomma, è un lavoro. Ci vuole abilità, metodo, pratica... spirito. Invece, voi: niente di tutto ciò. Vegliare, e basta, (si spazzola i panni mentre l'altro, con la biancheria ospitaliera in mano, non sa decidersi a indossarla) Che c'è?
Il nuovo custode di notte - C'è che... Ecco: per vegliare bene di notte, bisogna aver dormito un pochino di giorno!
Il vecchio custode di giorno - (indossando il cappotto e il cappello appesi all'attaccapanni) E' naturale. L'Amministrazione non pretende mica il contrario. Capisco: è noioso sulle prime, ma poi si fa l'abitudine e si finisce per assuefarsi a vivere la propria vita capovolta: il giorno a letto, la notte in piedi... E' l'esistenza dei principi, del resto, dei gaudenti, di quelli che hanno la fortuna di finire qui dentro, reparto alcoolizzati, luetici, cocainomani... Via, venite che vi aiuto.
Il nuovo custode di notte - (togliendosi il cappotto, appendendolo col cappello e indossando la cappa di cui l'altro gli lega, di dietro, le fettucce) La vita capovolta: è una parola! Ma... prima di capovolgerla? Io, per esempio, non mi ero reso conto esatto della situazione ed oggi non ho dormito punto. Anzi... ho passato una giornata!... Avevo visto là (indica l'uscio a muro dì sinistra che è semiaperto), una grande branda e pensavo che si potesse schiacciare anche un pisolino di tanto in tanto...
Il vecchio custode di giorno - (con voluttà) La branda?! No. Non è per voi. E' per qualche infermiere aggiunto che debba passare la notte in portineria... Casi eccezionali. (con gioia viva) Niente: voi dovete mettervi li a sedere (accenna alla poltrona), e tenere gli occhi ben spalancati... E' il vostro ufficio. Se no basterebbe un campanello. Ecco: siete pronto. Sedete. Buonanotte. Io sono un uomo metodico e discreto. Non voglio invadere il vostro campo. Buonanotte.
Il nuovo custode di notte - (con voce incerta, spezzando la parola con uno sbadiglio) Buonanotte.
Il vecchio custode di giorno - (che si era avviato per uscire, accendendo la pipa, torna indietro) Mi dimenticavo: badate bene di non fumare, (indica il cartello) E' proibito. C'è chi combatte il sonno col fumo. Qui non si può. Non si può nemmeno bere. Sono rigorosissimi contro l'introduzione clandestina dei liquori. Vedete? (leva dalla tasca del cappotto un bottiglia di grappa) Io requisisco sempre delle bottiglie a coloro che visitano il manicomio... C'è chi vorrebbe favorire qualche ammalato e c'è chi si premunisce credendo di dover assistere a degli spettacoli orribili., nauseanti, (beve alla bottiglia) E' buona, questa. Concludendo: niente liquori. Ne avete, in dosso, per caso?
Il nuovo custode di notte - (con voce sonnolenta) No. Sono astemio. Ma gli è che da stamattina non ho fatto che girare e girare...
Il vecchio custode di giorno - Astemio? Ottimamente. L'acqua si può bere, io credo. Ma non il caffè perché, per riscaldarlo, c'è bisogno di accendere qualche cosa, ed hanno patirà degli incendi. Di giorno, invece, ce lo portano dalle cucine. E, potete capirlo, ci portano il meglio! Vi dico tutto ciò per spirito di cameratismo, per risparmiarvi dei dispiaceri...
Il nuovo custode di notte - (pulendo col fazzoletto i vetri dei suoi occhiali d'oro) Grazie...
Il vecchio custode di giorno - (con fatuità e con la voce traboccante di soddisfazione) Non mi ringraziate; non vi sacrifico che qualche minuto di passeggiata. Andrò subito a casa, invece, dove mi aspetta la mia Genetta calda... Me la pappo, me la gusto e mi fo coricare a letto da mia moglie, ch'è ammaestrata .alla parola e mi toglie persino gli stivali... Un bel lettone soffice;... un buon sonno tranquillo... A proposito: potete leggere. Ecco: potete leggere: Che mentalità avete?
Il nuovo custode di notte - (sbadigliando) Mah!
Il vecchio custode di giorno - Che temperamento, dico?
Il nuovo custode di notte - Dopo la menengite ho cambiato carattere... Perché ho avuto la menengite.
Il vecchio custode di giorno - Lo vedo. Il vostro predecessore era un uomo incolto e brutale. Non amava i letterati seri... Al contrario di me. E per questo non andavamo diaccordo. Perché io sono, è vero, come visarete accorto, un uomo chiuso e taciturno, ma mi compiaccio, talvolta, di buttar giù tra i miei appunti dei pensieri poetici e delle osservazioni originali, (il nuovo custode si addormenta) Piccoli peccati che tengo nascosti gelosamente. Roba per i miei figliuoli, i quali sapranno cosi che il padre loro faceva l'impiegato statale, è vero, ma, non si dimenticava di essere anche artista. Ora che ci penso: ecco una lettera che può fare al caso vostro, (si volge verso il collega) Oh! là, là! Già a questo punto? Buon per voi che io non sono un ispettore. Su... (grida) Su, marmotta!
Il nuovo custode Di notte - (svegliandosi di soprassalto) Eh?! Che c'è? Non dormivo! Non dormivo!
Il vecchio custode di giorno - E che facevate:
Il nuovo custode di notte - Ascoltavo, con attenzione. Dunque?
Il vecchio custode di giorno - Niente: volevo mostrarvi un mio quaderno che può riuscire interessante. E' qui. (apre con la chiave, e ne trae una specie di registro unto e logoro) Bazzecole... sciocchezze... ma con un briciolo di genialità. Molti che stampano libri pagherebbero di poter fare un panino con certe briciole! Ve lo dico io che me ne intendo: ne ho visti passare tanti da questa porta! Sentite: vi leggerò un piccolo saggio; basta un minuto! E' una pittura d'ambiente psicologico, (legge) « Sono come in un ponte tra il mondo della follia e quello della saviezza. Di qua i pazzi gridano... ». (interrompendo la lettura) Questo è vero; sappiatelo: non fanno che gridare e spesso, quando vuol piovere, anche di notte. Sono distrazioni che capiteranno anche a voi e vi aiuteranno bene a tener gli occhi aperti, (sorridendo) Mi piace di mettervi al corrente dei segreti del mestiere!... A bomba: (legge) « Di qua i pazzi gridano, di là i sani tacciono. Ma è da osservare che anche gli asini tacciono quando i carrettieri gridano ed io, che sono sul ponte, farmi vedere quegli asini... Consegnare un biglietto al dottor Makiloff da parte della biondi... ». No. Questo non c'entra. Scusate. Siccome è un brogliazzo... Io sono un uomo metodico: posseggo una memoria di ferro, ma segno tutto. Così avviene, talvolta, che mentre scrivo, capita un... (leggendo) « Mancia per visita fuori ora... » Niente... Ecco ce Ma tu, follia,che rifiuti il cibo e ti fai nutrir con la sonda, non somigli alla più perfetta spiritualità? Io stesso sono il tuo portiere al pari del poeta che è il tuo servo! (il nuovo custode si riaddormenta dopo aver fatto tutti gli sforzi possibili per tenere gli occhi aperti) Oh! follia... ». (interrompendo la lettura) Non crediate che io, nella realtà, ammiri i matti così come risulta da questo brano: sono degli sciocconi sudici e molesti, ma fa così bell'effetto alle persone savie tesserne l'elogio! La letteratura ha le sue esigenze. Io mi piego ad esse con una certa grazia, lo riconosco. (il nuovo custode russa) Ma non fatemi dei complimenti: ve ne prego, non ci sarebbe proprio di che! Sentite... « Avvertire il nuovo custode di notte... ». Come, come? Oh! Diavolo! E' vero. «... che vigili e prenda le dovute precauzioni essendo in giro per il giardino un demente fuggito dal padiglione degli agitati, nel caso che il demente stesso, prima di essere ripreso dagli infermieri, tentasse la fuga attraverso la portineria...». Ecco. Questo era quanto dovevo dirvi. Voi vedete che non sono uscito senza compiere il mio dovere. L'organizzazione perfetta del mio ufficio e la scrupolosità con la quale... (si volge vede che il compagno dorme. Ha un moto di disgusto) Ma come?! Mentre io gli parlo! Mentre io gli leggo... Mentre io gli comunico degli ordini della Direzione?! Che miseria! Un vero portiere di notte! (chiude il suo scartafaccio nel cassetto con un colpo secco che fa riscuotere ma non sveglia il dormiente) Al diavolo, analfabeta! (esce sdegnoso, sbattendo le due porte d'uscita dietro di se).
SCENA SECONDA
Il nuovo custode di notte e il matto
(Un tempo di scena vuota. Dalla porta di sinistra sporge la testa guardinga il pazzo; ha un'espressione furba e maliziosa. Gira gli occhi intorno senza vedere subito il dormiente. Dopo avere ispezionato pavimento e soffitto, il pazzo - che nel costume dei ricoverati, di grossa tela bianco-grigia e in ciabatte - entra in punta di piedi con un buffo passo ballonzolante, tocca la roba appesa alle pareti, ridacchia... finalmente si trova dinanzi al custode).
Il matto - Oh! Poverino! Ha sonno... (con tenerezza materna) Fa la nanna il piccolo tesoro!... Ti sei addormentato, eh? canaglietta? E lo sai che non si deve farei la nanna sulle sedie (il custode russa)... Lo senti come dormi agitato?... (guardandolo con compiacenza) Ma, va, sei così bello a occhi chiusi! Non si può toccare da quanto è bello! (il dormiente si muove) Uh! Zittì, tutti! Se si sveglia guai!... Strilla!... No... no: è meglio mandarlo a letto, il signorino!... (batte leggermente sulla spalla del custode che non si scuote. Allora gli dà dei colpetti precipitosi sul ventre) Ehi! Ehi! Ehi!
Il custode - (aprendo appena gli occhi) Che c'è?
Il matto - (aiutandolo ad alzarsi, con voce tenera) Vai a letto, carino, ch'è tardi...
Il custode - (stupito) Io? ! (guarda il matto che gli sorride affettuosamente e dice di sì con la testa) Ah! Sì?! Grazie. Vado subito. (si avvia verso sinistra sostenuto dal matto. Questi si accorge della stanzetta ov'è la branda e, tutto lieto, vi si dirige).
Il matto - (sulla soglia della stanzetta) Spogliati, tesoro... Su da bravo, che ti aiuto anch'io! (il custode, ebbro di sonno, si lascia spogliare come un manichino. Ma la operazione non riesce bene) Vieni:... è meglio sul lettino... sul tuo lettino... (lo spinge verso la stanzetta).
Il custode - (uscendo) Lo dicevo io che si poteva dormire!
Il matto - (di dentro) Levati anche le scarpette... e gli occhiali... Non senti che ti danno fastidio? (canticchiando a mo' delle balie) Tzu! Tzu! Tzu! Niiinnaaa... naaan-naaa... il mio piccino... Niiinnaaa... naaannaaa... il mio bel piccino
(Pausa. Poi il matto esce in punta di piedi e,adagio, adagio, chiude la porta e mette il pestio. Quindi, allegro, si dirige verso la sedia tenendo in braccio le spoglie del custode; le considera un momento e si decide: rapidissimo infila i calzoni sulle sue brache, getta via le ciabatte e si mette le scarpe, indossa la cappa, alla meglio, sulla gabbanella di tela, si accomoda sul naso gli occhiali e, sulla testa, la berretta... Si fa subito serio, rigido e si pone a sedere nella poltrona, assumendo un atteggiamento maestoso. Resta immobile).
SCENA TERZA. Il matto - Il marito della signora malata
(Rumore, molto attenuato dalle due bussole, di un'automobile che si ferma all'ingresso. Ilmarito della signora malata, un signore di mezza età, vestito con grande distinzione, entrain furia dalla porta d'ingresso e si arresta unmomento, vedendo il pazzo. Ma siccome questinon si muove come se non avesse inteso nulla,fa ancora qualche passo).
Il marito - E' permesso... Scusi...(Il pazzo resta impassibile nel suo serio atteggiamento. Allora il nuovo venuto aggiunge, con una certa impazienza) Scusi, io ho bisogno d'un medico. Qui ci sarà bene il medico di guardia. E' un caso urgente il mio La prego: mi chiami il medico di guardia.
Il matto - (dignitoso) Come dice?
Il marito - (sempre più annoso) Il medico:... C'è, o non c'è?
Il matto - (con un sospiro) Oh! Se c'è!
Il marito - Ah! Bene... Se volesse avvertirlo... Si tratta di cosa grave... Un attacco... Mia moglie...
Il matto - (con una nuova espressione autoritaria e risoluta) E' qui.
Il marito - Chi?
Il matto - Il signor Dottore, è qui. Se debbo andare a cercarlo altrove, preferisco che sia qui.
Il marito - (senza voglia di capire) E allora, la prego...
Il matto - (con estrema dignità) Non c'è di che. Il signor Professore sono io (si alza).
Il marito - (confuso e cortesissimo) Oh! Pardon!... Mille scuse, Professore... Avrei dovuto vederlo subito... Ella ha voluto darmi una piccola lezione: ... me la merito! Mi perdoni... Sono così agitato!...
Il matto - (naturale) Anche voi?
Il marito - Già... Anch'io... Ma... mia moglie lo è molto di più... Uh!... Dottore...
Il matto - Professore...
Il marito - ...Professore... se sapesse!... E' un attacco terribile! Siamo in viaggio. Io qui non conosco nessuno. All'Hotel mi hanno indicato questo stabilimento di cura come il luogo più vicino ove avrei potuto trovare un medico.
Il matto - Professore...
Il marito - Pardon!... Sì... Allora son corso: ho preferito venire di persona, in macchina, piuttosto che telefonare...
Il matto - (con un'occhiata amorosamente inquieta alla porticina e con voce felpata) Avete fatto bene. Il campanello del telefono avrebbe svegliato il bambino...
Il marito - (abbassando la voce) Ecco. Invece ho avuto la fortuna d'incontrarla. Sia ringraziato Iddio. Immagino, se lei è qui, ch'ella sia uno specialista... uno specialista delle malattie che si curano in un luogo come questo...
Il matto - (con un fine sorriso) Avete indovinato, amico mio.
Il marito - Ciò non deve preoccuparla, Professore, giacché si tratta di un genere di indisposizione che non fu ancora - ahimè - ben precisato. Mia moglie è, forse, anche malata di nervi.
Il matto - Bene. Bene. Questo rientra nel mio ramo...
Il marito - Sì. Le prendono delle nevralgie. Ha delle crisi terribili! Terribili! Soffre molto, ma la sua sofferenza è specialmente penosa per gli altri. Per noialtri che dobbiamo curarla...
Il matto - E voi, per curarla, chiamate me...
Il marito - Precisamente... Ma io sto tediandola mentre il suo tempo è prezioso, Professore... D'altra parte quella povera donna è in mezzo agli spasimi... Se volessimo andare?... (il pazzo esita) Forse la disturbo... Forse ella non esce volentieri!...
Il matto - Io?! Uscire di qui?! Altro che! Volentierissimo!
Il marito - (prendendo dall'attaccapanni il cappotto e il cappello) Permetta che l'aiuti...
Il matto - Grazie... (si mette il cappello sulla berretta e il cappotto sulla cappa. Sorride, beato, per un attimo, ma si irrigidisce subito, di nuovo) Benissimo. Eccomi a vostra disposizione, signore: ho il dovere di seguirvi. Credo che vostra moglie sia molto, molto malata: ma l'avrà da fare con me.
Il marito - Grazie... grazie...
Il matto - (sta per uscire ma gli cadono gli occhi sulla piccola porta di sinistra e si arresta).
Il marito - Ella desidera avvertire il personale, Professore?
Il matto - No... Questo non è il mio desiderio.
Il marito - Scusi...
Il matto - Qui non c'è personale, no: qui c'è solo il bimbo che dorme, (fa segno di tacere col dito alle labbra).
Il marito - (esprime con la mimica che tacerà ed apre dolcemente la porta, muovendosi in punta di piedi).
Il matto - (si avvicina alla porticina; ascolta) Niente. Dorme tranquillo.
Il marito - (piano) Meno male, povero piccino... (si avvia ancora, apre la porta, premuroso, disponendosi a lasciar passare il pazzo. Questi si muove risoluto, ma si arresta ancora).
Il matto - Veramente, ci sarebbe il Direttore che potrebbe cercarmi...
Il marito - Troppo giusto, troppo giusto...
Il matto - (severo e agitandosi) Giusto?! Lo dite voi! Il Direttore non mi può soffrire...
Il marito - (confuso) Ah!
Il matto - (riprendendo a gradi il suo aspetto dignitoso) Egli mi cercherà... e ciò mi secca! Quell'uomo ha delle curiose idee sul conto mio!...
Il marito - (un po' impaziente ma cercando di scherzare, con un sorriso sforzato) Si capisce: ... tra colleghi!
Il matto - Ecco. Precisamente, (perentorio) Permettete un momento e precedetemi, (gesto di congedo).
Il marito - (inchinandosi) Senza dubbio, Professore. Ho qui l'automobile. L'aspetto alla vettura, (esce)
Il matto - (si dirige alla lavagna. Prende il gesso e scrive a grossi caratteri irregolari, sillabando le parole) « Al Signor Direttore. Esco un momento in automobile ». (contempla lo scritto e ride, poi si porta in mezzo alla stanza, si volge alla porta di sinistra che dà nel giardino, si leva, serio e dignitoso, il cappello e dice nobilmente) Arrivederci, signor Direttore, (si rimette il cappello, fa un mezzo giro sul posto e si avvia solenne verso l'uscita).
Fine del primo atto
ATTO SECONDO
Una ricca camera d'albergo. Una finestra a destra. La porta dell'anticamera a destra. Una, porta di servizio a sinistra. Vicino al letto un comodino con occorrente per bere, bocce, cartine di medicinali, salviette, ecc. Sul letto dei libri. Uno scrittoio a destra, sul proscenio; un tavolo dall'altro lato.
SCENA PRIMA. La signora malata e la governante
(La signora è sul letto; la governante, al tavolo di sinistra sta iniziando la cena fredda riunita sopra un cabaret).
La signora - (strillando a scatti e agitando lecoperte per farsi fresco) Lena! Lena!
La governante - (lasciando, spaurita, il cabaret) Son qui! Mio Dio, son qui!
La signora - Ma non senti che si soffoca qui dentro! Mi volete avvelenare con l'aria viziata? Apri la finestra...
La governante - Buon Dio! Signora: piove, fa freddo!
La signora - Va bene: io creperò per farvi piacere a tutti quanti!... Apri la finestra.
La governante - Ma...
La signora - Dov'è quell'arcangelo di mio marito?
La governante - E’ fuori, in cerca di un dottore.
La signora - Non lo voglio il dottore. Un dottore di provincia mi ucciderà! Voglio il mio medico di Mosca! Sua Eccellenza il suocero potrebbe benissimo farlo venire! Apri la finestra... (le tira un volume) Apri la fìnestraaa!
SCENA SECONDA Dette - Il suocero
Il suocero - (entrando. E' una figura decorativa e ministeriale) Ebbene?! Che accade? (Lo signora s'intana mugolando sotto le coperte, ma non cessa di agitare e di sbuffare).
La governante - La signora vorrebbe che spalancassi la finestra... E' freddo...
Il suocero - (con. la voce della saviezza) Possiamo aprirne uno spiraglio, che si calmi... Tanto per cambiare l'aria (egli stesso va alla finestra e la schiude appena) Va bene, così?
La signora - (con progressione dell'ironia all'ira e da sotto le lenzuola a sedere sul letto) E' proprio un miracolo che Sua Eccellenza si degni di occuparsi di me... ma, com'era da prevedersi, non ne azzecca una... C'è qui una povera donna sofferente, che non trova requie, che si lamenta per l'afa infetta della sua stanza... e che cosa le offrite voi? Uno spiffero! Ecco che cosa ci offre Sua Eccellenza il Suocero! Uno spiffero! Roba da ammazzare un bue... (volge la schiena alla finestra) col vento gelato che mi taglia la schiena come una lama di ghiaccio! Ah!
La governante - (costernata, mentre il suocero passeggia taciturno, chiude la finestra) MioDio!
La signora - (alla governante) ...E voi, non crediate di aver rimediato a qualche cosa! Resto col gelo alla schiena e col fuoco alla gola! Ecco! Siete soddisfatta?! (il suocero fa cenno alla governante dì tacere e questa risponde, a gesti, che anch'essa crede conveniente stare zitti)
La signora - (che ha seguito questa mimica con la coda dell'occhio) ... Non c'è bisogno proprio di tanto telegrafo senza fili per rovinare una disgraziata ridotta a questi estremi!... liiih! (batte i denti. Lamentosa) Bisogna finirla! Non ne posso più! (desolata) Non ne posso più! (tragica) Finirla! Meglio finirla! (versa con mano tremante il contenuto di una boccetta in un bicchiere ove èdell'acqua e si appresta a bere).
Il suocero - (accorato, insieme alla Governante,con un grido) Che fai?
La governante - Mio Dio! (afferra la manodell'inferma)
La signora - (con calma) Cosa?
Il suocero - (alterato, accennando al bicchiere)Che è?!
La signora - (olimpica) Sciroppo di limone (accenna alla boccetta che ha adoperato) Non devo neppure bagnarmi la bocca?! (mentre ella beve tranquilla, la governante e il suocero si allontanano; quella giungendo le mani e con un gesto che vuol dire: « Vai al diavolo! ». Ma ode del rumore in anticamera,e, illuminandosi di speranza, accorre versola porta di destra).
Il suocero - Forse è il medico...
La signora - (riprendendo a battere i denti emettendo il capo sotto le lenzuola) Non lo voglio! Non lo voglio, il medico! (grida) Ah! Ah!
SCENA TERZA Detti - Il marito - Il matto
Il marito - (affacciandosi) Ebbene?
Il suocero - (facendo cenno ai nuovi venuti diarrestarsi) Le si riprende la crisi. Nonvuole il medico! Aspettiamo un momento...
Il marito - Ma pure...
La signora - (mugolando) Nooo! Nooo! Via...Viaaa...
La governante - (accorrendo anch'essa alla porta di destra) Per l'amor di Dio... non fatelo entrare...
11 marito - (impaurito) No... no...
Il matto - (affacciandosi) Chi non deve entrare?!
Il marito - (sulla soglia trattenendolo) Scusi...Professore... Aspetti...
(La Signora si contorce e, da sotto le lenzuola, lancia gridi di protesta).
Il suocero - Un minuto...
Il matto - (mentre i tre cercano di trattenerlo) Ma come?! Io sono il Professore, qui c'è l'ammalata, voi mi avete chiamato... e non devo entrare? Siete pazzi?! Eh?! Siete pazzi, si. Io entro - (con una spinta si fa largo e si inoltra violentemente. Ha trovato i guanti del custode e li ha calzati. Dice subito con aria secca e minacciosa) Io entro. Io visito.Io curo, (batte un tremendo pugno sul tavolo).
(La Signora, che ha sporto il capo dalle lenzuola meravigliatissima, tace e si pone a guardare a bocca aperta il nuovo venuto. Questi, intanto, si è tolto il cappello - sotto cui è sempre la berretta - e con quello si ventola, con moto veloce e meccanico).
Il suocero - (al marito e alla governante con i quali è rimasto presso la porta, prima col timore di un cataclisma e poi in ammirazione della scena inaspettata) E' un uomo energico, (al figlio) Presentatemelo.
Il marito - (al matto presentando il suocero) Mio padre, (al padre) Il Professor... (interrogativo, verso il pazzo) Professore? Scusi, il suo nome?
Il matto - Machiloff, medico del Re d'Inghilterra, imperatore delle Indie. Ho insegnato lungamente alla Sorbona, (confidenziale) Sono qui a scopo di studio... (stringe la mano al suocero) in incognito... Mi si odia! Già. Mi si odia...
Il suocero - (al figlio, piano) E' un bel nome.
Il matto - Dunque... Dunque... l'ammalata?
Il marito - (portando il pazzo lungi dal letto, verso il proscenio) Senta, professore, sarà bene, io penso, informarla dei precedenti...
Il matto - Sicuro, sicuro...
Il marito - La signora è stata visitata a Mosca dal dottor Bakunine...
Il matto - Una bestia!
Il suocero - Ecco: io lo dicevo...
Il marito - E' molto quotato...
Il matto - Ma è una bestia. Che cosa ha detto delle vostre malattie questo dottore Bakunine, la bestia?
Il marito - Ha ritenuto trattarsi di cosa complessa a cui è difficile dare un nome!
Il matto - Lo vedete?! Quello non sa l'a.b.c. del mestiere. La medicina consiste tutta nel dare i nomi alle malattie. Non è mica una cosa facile. Giacche le malattie si battezzano in lingua greca. Greca antica.
Il suocero - (a suo figlio) E' un dotto (al pazzo). Mia nuora fu visitata anche dal celebre Bergmann...
Il matto - Un ciarlatano. Lo conosco, siamo amici. Per questo posso parlare di lui con confidenza: un ciuco. Egli stava uccidendo il Re del Siam quando fortunatamente intervenni io. Bergmann curava a quel povero uomo la cefalea applicandogli delle sanguisughe alle ascelle, mentre è noto che la cefalea si cura modernamente praticando nel cranio cinque o sei fori grossi quanto un soldo e appendendo per qualche ora l'ammalato con i piedi al soffitto: riversum. (spavento della signora e della governante) Basta. E che cosa ordinarono i due asini a questa disgraziata signora?
Il marito - Delle cure ricostituenti, ipernutrizione, riposo...
Il matto - Somari, quanto il Direttore! E dico poco! Cure ricostituenti? Ipernutrizione? Una bazza per le malattie! Sarebbe lo stesso che voler scacciare i topi da una stanza stivandola di cacio parmigiano. Il mio metodo è un altro: io riduco il degente agli estremi e son sicuro che quando il suo corpo non offre più nessuna risorsa i morbi ne scappan via come i sorci, appunto, fuggono da una dispensa vuota! (spavento della signora e della governante) Io parlo così, in termini poveri, per volgarizzare la scienza... Ma fidatevi di me. Io posso dire, senza false modestie, d'essere unico nel mio genere. Suvvia! Suvvia! Non c'è tempo da perdere. Fatemi vedere l'ammalata... (interrompendosi) Pardon... (alla governante) Aiutatemi un momento, famula... (agli uomini, confidenzialmente) La scienza parla in latino. Latino basso, (la governante lo aiuta a togliersi il cappotto, ma egli serba i guanti. Consegna alla donna anche il cappello).
Il suocero - (a suo figlio) Non è un uomo comune. Parla in un modo impressionante. E poi non vedi la fronte spaziosa... le tempia calve... l'occhio profondo?! Ha tutte le caratteristiche del genio... Possiamo davvero fidarci di lui.
Il matto - (dirigendosi verso il letto della signora) Ecco: vediamo...
La signora - (gridando) No. Nooooo! Non voglio!
Il matto - (gridando più di lei) Bastaaaaa! Eh! Ah!... Oh!
(Lo Signora strilla, il pazzo strilla, si agita assai più di lei ed essa comincia, allora, ad affievolire la voce... finche le si spegne in gola).
Il matto - (calmo) Ah! Ora va bene...
SCENA QUARTA
Detti - Il cameriere
II cameriere - (facendo capolino da destra) I signori hanno chiamato?
Il marito - No... no...
Il cameriere - Ma questi gridi... così di notte...
Il matto - Che gridi?! Che notte?! Eh?! Non sapete che qui ci sono degli ammalati?! Idiota! (il cameriere fugge).
Il suocero - Bene.
Il" matto - (alla signora) Fatemi vedere che cosa c'è... Su, dritta... (la mette a sedere; la tasta da ogni parte) Sentiamo un po'... (poiché toccandola le fa il solletico e quella si contorce o ride, il pazzo si diverte al gioco e la solletica in fretta) Ecco... Brava!... Ah! Ah!... Qui qui qui e qui... Ah! Ah! Qui e qui... (le procura una vera convulsione e si dirige verso gli uomini mentre la governante soccorre la signora).
Il matto - Si scarica: ecco tutto! E' il mio metodo, (al marito) Ho notato che non porta lividi sulle spalle: non la battete?
Il marito - No!
Il matto - Oh! Dio! C'è chi prescrive la ginnastica svedese... o il massaggio turco... Sono surrogati...
Il suocero - (approvativo) Ai nostri tempi, infatti...
Il marito - Beh! Questo, se mai, serbiamolo per dopo. Lo troveremo scritto nella ricetta... Intanto, mi dica, Professore: (indicando la moglie) che cos'ha?
La signora - (gemendo, esausta) Ho sete...
Il matto - Ecco: ha sete. Che beva... Bere è sempre un rimedio. Ma un ammalato che ha sete non può mica prendere dell'acqua e zucchero...
La governante - (che stava porgendo, appunto, un bicchiere d'acqua alla signora) Ah! No?
Il matto - (accorrendo al comodino) Ma neanche per idea! Ma sarebbe una follia! L'acqua e zucchero non hanno nulla di disgusto so. (esamina delle boccette e ne versa il con tenuto nel bicchiere) Che è questo? Tamarindo. E questo? Aceto. E questo? Olio di mandorle... E questo? Acqua di colonia.... (alla signora) Siete fortunata: tutto ciò forma il miglior calmante tonico che si conosca Ho liberato con questo dalle coliche epatiche il defunto Bey di Tunisi. Bevete pure.
La signora - (respingendo il bicchiere) Ih! Che schifo! Mai e poi mai!
Il matto - (con calma tremenda) Ho detto: bevete. Qua la mano: a voi il bicchiere... Aprite la bocca. Giù!...
La signora - Mai!
Il matto - (imperioso ma sempre calmo) Giù.
La signora - Ma...
Il matto - (c. s.) Giù.
(La signora trangugia la miscela. Il pazzo sorride).
La signora - (debolmente) Morrò...
Il matto - Sicuro che morrete! Pretendereste forse di non morire?... (agli uomini, tornando verso di loro) Ne hanno delle belle gli ammalati. Vorrebbero che si assicurasse loro l'immortalità! Io so bene che ciò non è possibile. Ho provato: è impossibile.
La signora - (gemendo e singhiozzando) Sono abbandonata da tutti! Mi lasciano straziare... Nessuno si cura di me...
Il matto - Eccone un'altra! Tutti così gli infermi! Quando hanno detto: «Sto male!», credono che l'universo debba impensierirsi e scomporsi per loro. E invece l'universo se ne infischia e dice, con voce di piombo: c Lasciate che gli ammalati curino i loro ammalati! ». Infatti, eccomi qua. Al mio posto. Io sono il medico. Io. (al marito che lo guarda interrogativo) E a voi che siete, invece, l'uomo sano a cui non duole nulla e per il quale è una gran pena star qui dentro e seguire le nostre scaramucce e le nostre battaglie, a voi che aspettate da me una parolina bastasia... un pretesto qualunque per sgattaiolare fuori,... a voi, caro e sano signore, dico che ci vuole un po' di pazienza... Non si può veder niente così, su due piedi. Io ancora non ho constatato nulla di preciso. Il corpo è una scatola chiusa... è un orologio... La Signora è un orologino che va troppo in fretta... Sentite (tende l'orecchio: la signora, dibattendosi, nervosa, fa scricchiolare il letto): tic-tac... tic-tac... tic-tac... Troppo in fretta... Bisogna aprire la cassa, bisogna vedere dentro, bisogna rendersi conto di quello che contiene; esaminare i visceri, gli organi interni, le molle e le rotelline: ripulire, accomodare, mettere a posto... (deciso) Bisogna aprire e vedere. Lasciate fare a me: son qui per questo! Poi, miei cari signori pieni di salute, potrete, magari, andare al Cafè-chan-tant. (pausa d'un istante. Poi il pazzo chiede col tono più naturale del mondo): Avete un coltello e un paio di forbici?... (la signora sussulta. Il marito e suo padre restano imbambolati a guardare il pazzo. La governante giunge le mani. Il pazzo si rivolge a lei, un po' alterato) ohe! Domando se avete un coltello e un paio di forbici.
La governante - (con un fil dì voce) C'è il temperino del necessaire;... ci sono le forbici da unghie...
Il matto - Che temperino! Che unghie!... (suona il campanello) Come volete che lavori senza l'occorrente? (si rimbocca le maniche e fischietta un'aria popolare).
SCENA QUINTA
DETTI - IL CAMERIERE
Il cameriere - (facendo capolino) Comandi.
Il matto - Ah! L'idiota. Un coltello assai grande e ben tagliente; un paio di forbici... Non forbicette: forbici. E niente altro. Ma subito, (il cameriere esita un momento ma esce senza osare di chiedere una spiegazione. Il pazzo si volge di nuovo al marito e al suocero) In quanto a voi, signori, io vi consiglio di lasciarmi solo: la visita è una confessione fisica: la si fa molto più facilmente quando ci si trova a tu per tu col confessore.
Il suocero - Io non ricordo chi disse codesta frase. L'ho letta in qualche luogo: sono le parole di un gran medico...
Il matto - (figgendogli gli occhi negli occhi) Sono le mie. Dunque, vi prego di ritirarvi.
Il marito - Troppo giusto. Troppo giusto...
La signora - (al marito, con rancore e disprezzo, battendo le mani) Ecco! Benone! Bravo Gregorio... Gregoriaccio mio! Vattene! Vai al Cafè-Chantanl che è meglio! Ha ragione il dottore...
Il matto - Professore, quando parlano gli altri!
La signora - Ha ragione il « Professore » che sei andato a cercarmi con tanta premura: perché vuoi stare sui carboni ardenti? Vai, caro, vai a divertirti... E stai tranquillo che potrai far presto la più gran baldoria: quando sarò crepata,... finalmente!
Il marito - Tatiana! (al pazzo) Ha sentito, Professore, come travisa tutto? Io sto sui carboni ardenti?
Il matto - Certo... E non avete torto: a cagione del contagio. Un ammalato contagia sempre le persone sane; nel corpo o nell'anima... Io vi esorto a seguire la spinta delle vostre gambe che vi dirigono verso l'uscita... (il marito e il suocero istintivamente' si ritirano presso la porta).
Il cameriere - (comparisce con una guantiera su cui sono un coltellaccio da cucina e un paiodi grosse forbici e la porge da lontano, inchinandosi al pazzo).
Il matto - Ah! Ottimamente, (sente se il coltello taglia; maneggia le forbici e congeda col gesto, il cameriere che se la dà a gambe) Siamo pronti.
La signora - (mugolando) lo ho paura!... Gregorio, senti, io sapevo bene che tu sei una canaglia ed avevo già tutte le migliori ragioni per detestarti, ma non avrei mai creduto che saresti arrivato a portarmi in camera, nella camera del mio martirio, un carnefice travestito da dottore, per poi lasciarmi sola con lui!
Il suocero - Professore, scusatela, ve neprego
Il matto - Non c'è di che: in ogni dottore vive sempre un po' di carnefice riconosciuto dalla legge! (alla signora) Ma voi, signora mia, non abbiate paura: io non sono davvero qui per farvi del male! Farò di tutto per guarirvi, invece! So il mio mestiere. Sono sempre stato in mezzo ai malati! Che diamine! Non avete mai visto dei chirurghi, magari dei chirurghi dentisti? Essi hanno degli strumenti di tortura assai più paurosi di questi, (accenna al coltello e alle forbici) State di buon animo: ci intenderemo... (al marito e al suocero) A tra poco; signori... (li spinge verso la porta di destra).
Il marito - (avviandosi per uscire) Avete sentito? Che carattere! Ella ha un'anima arida. Non solo non affetto per me... ma non ama nessuno
Il matto - Ah! Equesto.
Il marito - (sulla porta)
(esce con il suocero).
Il matto - State tranquilli... E' in buonemani! (si volge alla governante) Uscite anchevoi, famula. Via. (la governante scappa).
SCENA SESTA
IL MATTO - LA SIGNORA
Il matto - Ed ora, a noi due.
La signora - Oh! Dio! Che cosa volete fare?... Io non ho mai visto un dottore come voi!
Il matto - Lo credo bene: non avete incontrato che delle bestie, fin'ora... (si avvicina a lei e si mette, confidenzialmente a sedere sul letto. La considera con ammirazione; le palpa le braccia, ghigna, arricciando il naso e dice, mentr'ella lo guarda spaurita) Dite unpo'... come Via che non amate nessuno, mentre siete fatta proprio per amarne quanti più è possibile?
La signora - Che c'entra questo?
Il matto - (afferrandola per i polsi) Siete fatta molto bene...
La signora - (dibattendosi) Ma...
Il matto - (tenendola in modo saldo) lo credo che non si sia capito qual'è l'amore che potete dare voi... Io mi specchio nei vostri occhi dilatati dallo spavento: vedo il mio viso e capisco quello che chiedete per l'amore, voi
La signora - Mi fate male...
Il matto - Appunto.
La signora - Siete brutale...
Il matto - Ecco... ecco... (si avvicina a lei sempre più, con un respiro frequente e il volto stravolto).
La signora - (languida) Io grido...
Il matto - No... Tu bisbigli...
La signora - Ma è assurdo! Non vi esaltate così!...
Il matto - Ecco finalmente un'esaltazione che viene incontro alla vostra... E' stata sola e vittoriosa, sin'ora, la vostra... Che farete di fronte alla mia?
La signora - (quasi cedendo) Quale avventura!...
Il matto - (con cupida passione) Una bella avventura... (passaggio improvviso dalla foia alla calma) Una magnifica avventura se io non fossi il medico, (la lascia palpitante e riversa sul letto e si allontana ridendo) Ah! Ah! Ecco una signora « che non ama nessuno ». I mariti! Che imbecilli! (tornando alla signora) Su, su, ammalata: parliamo, ora che siamo amici. Parliamo pure dei vostri disturbi...
Ll signora - (passandosi una mano sulla fronte) Mio Dio!... Siete divenuto ragionevole?
Il matto - Lo sono sempre stato: come voi.
La signora - E credete anche ai miei disturbi?
Il matto - Sicuro che ci credo. C'è un idiota che non creda ai disturbi di una donna che dice di avere dei disturbi?
La signora - Ah! Se sapeste! Quanto si soffre!
Il matto - Lo so. Non siete mica la sola. Ma voi vi sopportano in libertà... Non vi comprendono, ma vi sopportano...
La signora - Questo è vero: non ci capiscono! Non ci capiscono...
Il matto - ... Quando si parla restano a mezzo: a un certo punto non ci seguono più! Ciurtano e poi si scandalizzano se ce ne lamentiamo... Sono dei tipi!
La signora - Che tipi, amico mio! Da prendersi a schiaffi!
Il matto - Insistono, insistono - noiosi come la pioggia - per farci dire quello che vogliono... e poi si meravigliano delle nostre parole come se chiedessimo delle assurdità...
La signora - Per loro tutto è assurdo... tutto è falso... Quando hanno detto che noi abbiamo le traveggole sono bell'e soddisfatti e non si preoccupano d'altro!... E' questo che fa rabbia.
Il matto - E' questo che ci mette fuori di noi.
La pignora - E' un'infamia, amico mio!
Il matto - Una vera infamia. Vedo che andiamo d'accordo. Infatti, credetelo, non ci siamo che noi capaci di capire le donne!
La signora -: Io sono ammalata, davvero!
Il matto - Come no?! E' evidentissimo. Siete assai grave!
La signora - (con slancio) Ah! Professore salvatemi!
Il matto - Son qui per questo. Ma la cosa è grave!
La signora - Sto male.
Il matto - E' vero. Non può essere diversamente... Dove vi duole?
La signora - Non posso respirare. Soffro. Mi brucia lo stomaco; ho delle trafitture alla schiena; il cuore non funziona bene;... gli' occhi mi si velano e, sopratutto, mi sento indosso una smania terribile, come se un esercito di formiche mi camminasse lungo le vene...
Il matto - Vedete se avevo ragione a dire che la cosa è grave? Fortunatamente il rimedio è molto semplice... Si fa come quando si vuol mangiare delle pere col baco... Giusto la vostra bella pelle bianca, nei punti più intimi' e appetitosi, assomiglia tutta alla polpa umida e piena di voluttà delle pere mature... Si porta via destramente la parte andata a male e resta il frutto schietto, nitido, sano... (va a prendere il coltello e le forbici) Per la soffocazione, vi faccio un bucolino piccolo nella fontanella della gola:... respirate benissimo... Per il resto porto via le parti col baco... eh?! Una cosa da nulla!... Voi, se state zitta e buona, non vi accorgerete affatto dell'operazione. Per compir l'opera si tirerà fuori anche il cuoricino... e vedremo... vedremo sei ha il baco anche lui... 0 se davvero è arido, come dice vostro marito... allora lo inzupperemo nell'acqua come una piccola spugna rossa e lo rimetteremo a posto così turgido e tenero...
La signora - (di nuovo terrorizzata) Ma è uno scherzo?!... (cercando di ridere) E' una burla...
Il matto - (gelido) Neppur per idea: un professore come me non scherza su queste cose. Le malattie sono le prove della morte: una cosa seria. Animo: lasciatemi operare. E' il mio diritto!...
La signora - (iniziando un urlo) Ah...
Il matto - (mettendole una mano alla bocca e sbattendo con l'altra le forbici) Se alzate la voce vi taglio la lingua, subito, subito.
La signora - (semiparalizzata balbettando) Senta, senta, professore: io non ho nulla! Ho mentito, sa! Come sempre! Sto bene... Non sento niente... Creda... Non mi duole da nessuna parte... Sono sana come una lasca.
Il matto - (caparbio) Ah! Sì?! Io opero lo stesso...
La signora - E perché?
li matto - Scusi: ormai mi son fatto portare gli arnesi! Cosa vuole che me ne faccia?
La signora - (fuggendo dalla parte opposta del letto, col coraggio della disperazione) Aiuto! E' pazzo! E' pazzo!
SCENA SETTIMA
DETTI - IL MARITO
Il marito - (comparendo da destra) E' pazzo?! (La signora vorrebbe rifugiarsi verso il marito ma il pazzo è nel mezzo e li separa).
Il matto - (terribile, brandendo il coltello e le forbici) Pazzo?! Chi è pazzo?! Io pazzo?! C'è forse qui il Direttore?! (si agita in mezzo alla scena; la signora si rincantuccia dietro il letto e il marito dietro lo scrittoio) Chi dice che io sono pazzo?
Il marito ------------------ - (facendo capolino) Ma che cosa èsuccesso?
Il matto - (calmo) Nulla: io ho guarito la signora. Eccola. E' guarita.
!l marito - (riavvicinandosi) Ah! Sì?
ih matto - Certo, (alla signora, con voce che non ammette indugi) Venga qua la degente guarita, (la signora si fa avanti, tremante).
Il marito - Infatti, vedo che cammina: non si poteva muovere!
Il matto - (alla signora) Come vi sentite?
La signora - (subito) Benissimo.
Il matto - Disturbi?
La signora - (c. s.) Nessuno!
Il matto - Le forze sono tornate?
La signora - (c. s.) Sì... sì...
SCENA OTTAVA
DETTI la GOVERNANTE e il SUOCERO
- (La Governante e il suocero si affacciano da sinistra e da destra e restano in contemplazione).
Il matto - Vogliate fare un piccolo passo di danza, vi prego. Così: Là-là-là-là-là-là-là! (egli stesso canta e batte le mani e la signora balla tenendo alzata la camicia da notte).
Il matto - Bene. E lo spirito è sereno? Gaio? Lieto?...
La signora - Sì... sì...
Il matto - Cantate qualche cosa, allora: qualche cosa d'allegro... Una canzonetta... Via:... non vi fate pregare!
La signora - (canta una strofa d'una canzonetta buffa.
Il matto - (trionfante) Ecco. L'appetito?
La signora - Ho fame.
Il matto - (ha adocchiato la cena della governante; prende il tavolo col cabaret e lo mette davanti alla signora) Mangiate!
La signora - Sì... sì... (si getta sui cibi e li comincia a divorare).
Il matto - Ma prima abbracciate teneramente vostro marito.
La signora - (abbraccia il marito con effusione) Gregorio!
Il matto - (accennando al suocero di entrare) E vostro suocero...
La signora - (abbraccia il suocero) Papà...
Il matto - (soddisfatto) E ora rifocillatevi pure...
Il marito - Ma è un portento! (abbraccia di nuovo la moglie che lo bacia) Tatiana mia!
Il suocero - Ah! Professore, che miracolo!
La governante - (giungendo le mani) Ah! Mio Dio! Che gioia! Resto senza cena!
Il matto - (alla governante, con premura) Famula, famula, presto: il cappotto, il cappello... Ho fretta: il bimbo potrebbe svegliarsi... (La governante corre a prendere cappello e cappotto e aiuta il pazzo ad indossarli. Intanto il marito e il suocero hanno scambiato qualche parola a bassa voce).
Il marito - (al pazzo) Professore, non sappiamo come esprimervi la nostra riconoscenza. Ella ha compiuto un'opera al disopra di ogni compenso. Guardi: mio padre è ministrodell'interno; presiede, quindi, anche alla sanità pubblica. Egli può fare tutto ciò che vuole per lei. Chieda dunque il posto che ambisce, esprima i suoi desideri...
Il suocero - Sono onorato di soddisfarli.
Il matto - (volgendosi verso di lui sospettoso) Ah! Ella dice di essere il ministro dell'interno? Non mi fa meraviglia. Ne conosco un altro che dice di essere l'Ente supremo! Senta, dunque, caro ministro... Non chiedo il posto di Re di Polonia perché ho già i miei titoli a sufficienza, ma se proprio insistete nell'offrirmi un compenso nazionale...
Il marito e il suocero - Ma sì... ma sì...
La signora - Ma certo, Professore!
Il matto - (al suocero) Ebbene, Eccellenza, accompagnatemi, se non vi dispiace... (si avvia per uscire, accompagnato dal suocero).
Fine del secondo tempo
ATTO TERZO
La portineria del manicomio. Tutto vi restanella posizione che aveva alla fine del primoatto.
SCENA PRIMA
IL DIRETTORE, UNA STUDENTESSA, TRE INFERMIERI
(Il direttore è in piedi, verso destra ed al suo fianco si trova la studentessa, una ragazza non brutta, civettina, che prende continuamente degli appunti. Dinanzi al Direttore è un infermiere - quegli che sta parlando - gli altri duerestano più indietro, come in attesa di ordini).
Il direttore - (all'infermiere) Dunque, voi avete seguito le indagini del capo squadra?
L'infermiere - Si, signor Direttore. Abbiamo visitato l'ala delle camere a pagamento: il custode ha ammesso di essersi intrattenutoin un ripostiglio che gli serve da guardaroba, per cambiarsi la biancheria e, infatti, stava ancora rivestendosi. Così non ha visto nulla. Però, siccome abbiamo trovato un letto disfatto in una camera non occupata, lo stesso custode si è affrettato a riconoscere che doveva essersene servito il pazzo...
Il direttore - Ecco: ecco un buon indizio... Il fuggiasco si è nascosto là dentro.
L'infermiere - Ma anche visitando le dispense abbiamo trovato un disordine sospetto, come di un simposio clandestino interrotto sul più bello e i dispensieri, i quali, viceversa, per caso, erano ancora svegli, attribuiscono quell'anomali a un'invasione del pazzo che si sarebbe rifugiato nei loro locali, approfittando della cosa per...
Il direttore ................... - Ho capito. E' possibile (al la studentessa) Gli ammalati più probi, quando capita loro l'occasione, divengono ingordi... come i sani! Bisognerà purgarlo quando lo ritroviamo.
L'infermiere - Il Capo squadra, intanto, ha fatto purgare uno dei dispensieri che sentiva di averne bisogno... C'è poi il giardiniere che racconta una strana storia: rientrando in casa pochi minuti or sono, ad ora insolita, poiché è corista in un teatro e suole far tardi la notte, si è recato in camera ed ha potuto vedere un individuo che scappava dalla finestra... Ora la moglie assicura che si trattava del pazzo il quale ha cercato anche di farle violenza... Di ciò si constatavano le tracce...
Il direttore - (interrompendo) Va bene... va bene.
La studentessa - (interessandosi vivamente della cosa, al direttore) E' un erotomane?
Il direttore - No, un semplice agitato... In ogni modo, signorina, potete vedere - e ciò sarà - molto interessante per i vostri studi - quante cose riesce a fare un pazzo, entro poche ore, quando possa fuggire dalla sua cella! Perciò vi ho permesso molto volentieri di accompagnarmi in questa inchiesta notturna. Considerate, ora, che a quanto ci hanno rivelato le nostre ricerche, bisogna aggiungere l'azione compiuta dal soggetto qui, in portineria. Egli ha semplicemente rapito il custode di notte e si è eclissato con lui! Siccome non si è sentito alcun rumore e nemmeno si sono trovate tracce di sangue è evidente che lo ha colto di sorpresa, lo ha soffocato, si è caricato il cadavere sulle spalle ed èuscito... Sono delitti meno rari di quanto creda. Quando ritroveremo il corpo della vittima studieremo con minuzia le aberrazioni dell'uccisore... (la studentessa ha un vivo moto di curiosità morbosa).
Un infermiere - (che ha adocchiato le ciabatte del pazzo) Ecco le sue ciabatte, (le presenta al Direttore).
Il direttore - Benissimo: la cosa si ricostruisce chiaramente (alla studentessa) Per noi, pratici basta un'inezia per comprendere tutto: siccome con il peso del morto i suoi passi gli sembravano troppo sonori, ha lasciato le ciabatte ed ha preferito camminare scalzo sul selciato della strada deserta... Cerchiamo meglio per vedere se si raccolgono altri elementi... Io telefonerò, intanto, il particolare alla polizia, (gli infermieri si danno a guardare intorno. La studentessa scrive. Il direttore va al telefono e suona) Pronto... Polizia. Pronto. Guardi. Sono il direttore del Manicomio. Già. No: non è uno scherzo... non è il « solito scherzo »... Ecco. Niente... Dicevo: quel pazzo che è fuggito, sa... Dunque. C'è un fatto molto importante da segnalare: non solo egli reca con sé un morto, ma è anche scalzo. Ciò potrà aiutarvi per lai identificazione. Sicuro. Cosa dice? Se è pericoloso? Oh! Dio! Secondo! Ma, insomma, in linea generale, le dirò che dei pazzi non c'è mai da fidarsi. Vede?! Questo non aveva ancora fatto male a nessuno... ed ecco che ha? cercato di violentare la moglie del giardiniere, ha forzato la dispensa, ha ucciso il portinaie... Armi?! Sa: non ne dovrebbe avere, f ma se la vittima ne aveva... sì, sì... una diecina di uomini forti possono bastare. Buonanotte. Grazie. Buonanotte, (nel girare la manovella volge gli occhi verso la lavagna e vi legge quanto il pazzo vi ha scritto) O questa? Non può essere un'annotazione del custode, questa: « Al signor Direttore. Esco un mo-mento in automobile ». E' lui! (alla signorina) E' il fuggiasco! Ecco un esempio evi-i: dente della megalomania che accompagna sempre la demenza. Egli si è immaginato di uscire in automobile! Ed ha sentito il bisogno di avvertirmi, perché io, secondo lui, crepassi d'invidia e di rabbia! Questo episodio è sommamente caratteristico: ne prenda nota. Nel momento stesso del delitto, egli pensa a questo scherzo puerile! Faremo fotografare la lavagna, (ai custodi) Non cancellate quelle parole. Sono materiale scientifico.
SCENA SECONDA
DETTI - IL VECCHIO CUSTODE DI GIORNO
Il vecchio custode di giorno - (entra attabarrato e frettoloso dalla porta del fondo).
Un infermiere - (al direttore) C'è il custode di giorno; quello che ha dato il cambio al povero ucciso. Lo abbiamo fatto chiamare...
Il direttore - Benissimo... (volgendosi) Ah! siete qui?
Il vecchio custode di giorno - (guardando in giro) Comandi, signor Direttore. E' avvenuto qualche cosa?! Lo dicevo io!
Il direttore - Che dicevate, voi?
Il vecchio custode di giorno - Ma sì: appena ho veduto quel povero imbecille che mi ha sostituito nella guardia, mi son detto: Stanotte succede qualche cosa di grosso! Ne ero sicuro; avrei fatto una forte scommessa...
Il direttore - E allora perché non avete avvertito?
Il vecchio custode di giorno - Per cameratismo, signor direttore! Io non dico mai male dei colleghi.
Il direttore - Voi avete trasmesso al vostro... collega la nota di servizio che raccomanda di vigilare, data la fuga del demente?
Il vecchio custode di giorno - Altro che! Guardi: (apre il cassetto ove tiene il suo registro e lo mostra al direttore) lo avevo segnato qui, nel brogliazzo e prima di uscire gli ho letto tutto il brogliazzo... Anzi ho perduto la mia solita passeggiata e ho fatto tardi a cena... Ma cosa vuole, signor direttore, quello non era un uomo: era un animale impastato di sonno, insensibile a tutto, tanto alla poesia quanto alla prosa... Che cosa è successo?
Il direttore - E' stato trucidato dal povero pazzo che ne trasportati i resti con sé.
Il vecchio custode di giorno - Ma guarda! Mi dispiace! I pericoli della portineria sono gravi e aumentano ogni giorno di più... Bisognerà che l'Amministrazione ci passi uno speciale indennizzo.
Il direttore - Che tipo era la vittima?
Il vecchio custode di giorno - Ah! Ora che è morto posso dirlo: pareva un brav'uomo. Non molto sveglio ma distintissimo. Misero amico! Egli sognava di riposarsi stanotte in quella branda là... (indica a sinistra) e invece ha trovato la grande branda del nulla...
Il direttore - Quale branda? Dov'è?
Il vecchio custode di giorno - Oh! Dio! Erauna immagine poetica per dire ce la Morte »!
La studentessa - lo l'avevo capito.
Il direttore - (seccato) Eh! Via! Non parlavodella seconda, parlavo della prima: la«branda là », dov'è?
Il vecchio custode di giorno - (andando adaprire la porticina di sinistra) Ah! E' quiè serve... (ha gettato uno sguardo dentro) Oh! Dio! Il cadavere!
Tutti - (accorrendo) Il cadavere?!
SCENA TERZA
DETTI - IL NUOVO CUSTODE DI NOTTE
Il nuovo custode di notte - (uscendo in mutande e senza scarpe, sbadigliando e stropicciandosi gli occhi) Che c'è?
Il direttore - Chi è costui?
Il nuovo custode di notte - So...no il nuovo custode di notte, signo...or Direttore.
Il direttore - Il morto? E il pazzo?
Il nuovo custode di notte - Cosa?! E' impazzito un morto?
Il direttore - (desolato) Mio Dio! Mio Dio! Ma che facevate là dentro?
Il nuovo custode di notte - Non Io so... Io ascoltavo attentamente la poesia del collega... io...
Il vecchio custode di giorno - (interrompendolo) Voi cascate dal sonno!
Il direttore - Lo si vede! E con coteste attitudini volete fare il custode di notte?
Il nuovo custode di notte - Oh! Bella! Vorrebbe che coteste attitudini le esplicassi di giorno?
Il direttore - (smaniando) E del fuggiasco non sa nulla! E lo lascia uscire così... con tutta comodità, permettendogli anche di scrivere sulla lavagna: a Esco un momento in automobile! ». E' il colmo! (rumore di un'automobile che si ferma all'ingresso).
Il vecchio custode di giorno - Toh! Eccolo, in automobile!...
Il direttore - (agli infermieri) Forse gli ufficiali di polizia: andate ad aprire... (Il nuovo custode di notte, si accomoda nella poltrona e riattacca a dormire considerato con curiosità dalla studentessa che ne studia l'anatomia).
SCENA QUARTA
DETTI - IL SUOCERO - IL MATTO
Gli infermieri - (tornando con i più chiari segni dello stupore) E' lui! Il pazzo!
Il direttore - In automobile?!
Un infermiere - Ma sì... scende ora dalla macchina...
Il direttore - (indicando la lavagna) Perdio! Perdio! Era vero!.,.
Un altro infermiere - (mentre il suocero apre la porta e la controporta, facendo largo al pazzo) Eccolo! Chi l'ha vestito così?!
Il direttore - (vedendo il suocero) Lo dicevo che era la forza pubblica! L'hanno colto... (alla studentessa che si precipita a vedere il matto). Voi, indietro. E' un soggetto pericoloso, (al suocero) Scusi, lei è della Polizia, vero?
Il suocero - (sorridendo) No. Sono del... Ministero dell'Interno, (presenta un biglietto da visita)
Il direttore - (dopo aver letto, con il più vivo stupore, inchinandosi) Oh! Voi, Eccellenza? Sono il Direttore del Manicomio, Eccellenza e mi sento vivamente onorato di accogliervi nel mio stabilimento...
Il suocero - (protestando spiritosamente) Eh?! No. Io non faccio che accompagnare...
Il direttore - Lo vedo... Scusate l'espressione che mi è sfuggita... Com'è, Eccellenza, che avete potuto ricondurrai... proprio voi...
Il matto - (ridendo, al suocero) Ah! Ah! Vuol sapere?!... Ah! Ah! Glie lo diremo, eh?
Il suocero - (sorridendo) Sì, sì che glielo diremo... al mostro ottimo direttore!
Il direttore - (al pazzo) Ebbene, che cosa hai fatto?
Il matto - (battendogli famigliarmente sulla pancia) Lo sentirai, caro collega!
Il direttore - (sdegnato) Ohe! Del tu?!
Il suocero - Può darvelo... credetelo... Egli ha reso così straordinari servizi a mia nuora...
La studentessa - Diamine! Un erotomane!
Il suocero - Cosa dice, signorina?
La studentessa - Dico che è interessante, Eccellenza; dopo i tentativi compiuti su la moglie del giardiniere, poche ore fa...
Il suocero - (ammirativo, al matto) Ma siete infaticabile, amico mio...
Il direttore - (che non connette più) Cosa?!... Scusate, ma in tutto questo io non vedo chiaro... Intravedo un...
Il matto - (al suocero) Non è mai contento, lui! Eccolo lì con quella sua faccia da inquisitore...
Il suocero - E' curioso. Capisce che c'è qualcosa di nuovo e... (sorridendo, al direttore, indicando il matto) Sì: potete congratularvi con lui...
Il matto - (pavoneggiandosi) Ebbene, presentateci, caro Ministro.
Il suocero - (seguitando il discorso) ... giacché ci siamo degnati riconoscere i suoi meriti: egli è il nuovo Ispettore generale dei Manicomii dello Stato.
Il direttore - (al colmo dello stupore) Chi?! Lui! Ispetto...?! Ah! (dimenandosi come un ossesso) Ma è inaudito! (boccheggia come per parlare agli infermieri e al custode di giorno i quali son rimasti di sale. La studentessa guarda il matto con grande ammirazione ed evidente desiderio).
Il matto - (compassionevole, al suocero) Lo vedete?! E' l'invidia! (con disprezzo) Peuh! I savii!
Il direttore .................. - Cosa dici?! Disgraziato! Tu?! Io?...
Il suocero - (secco al direttore) E' deplorevole, signore, vedere uno scienziato e un alto funzionario come voi siete, abbandonarsi ad espressioni così poco dignitose dei suoi più bassi sentimenti! Non vi vergognate?!
Il matto - E' quello che dicevo io!
Il direttore - (furibondo, al suocero) Eh! devo vergognarmi?! Perdio! Siete pazzo anche voi? (si agita).
Il suocero - Cosa? Insulti? A me?! (volgendosi al matto) Signor Ispettore Generale, io mi appello a...
Il matto - (fermandolo) Calmatevi. Ci penso io. (autoritario) Lo destituisco, (agli infermieri che, ipnotizzati dalla meraviglia, seguono i suoi ordini) Animo! (indica il Direttore che soffoca, sbuffa, grida parole strangolate) Mettetegli la camicia di forza...
Il direttore - (si agita sempre di più gridando al pazzo ingiurie inarticolate).
Il matto - (calmo) Reparto agitati.
La studentessa - (avvicinandosi a lui, emozio-natissima, mentre gli infermieri riducono il direttore all'impotenza) Permettete, signor ispettore, che io prosegua la mia lezione pratica con voi?
Il matto - Voi non siete ammalata, signorina?
La studentessa - Oh! No.
Il matto - Ecco, ecco! Perché due nella stessa notte sarebbero state troppe anche per me!
FINE