NOTA
Il teatro di Molière è qui presentato nella traduzione di Luigi Lunari, che per la BUR (Biblioteca Universale Rizzoli) ne sta traducendo l’opera omnia.
I testi sono qui pubblicati senza presentazioni o note: gli interessati possono comunque risalire – almeno per i titoli più noti – ai singoli volumetti pubblicati nella BUR, e per vari titoli minori al volume antologico “Molière – Commedie”, sempre a cura di Luigi Lunari, nella collana “radiciBUR”.
Le traduzioni sono condotte su testi originali in tutta fedeltà filologica; ma di alcuni di essi esistono anche versioni e adattamenti – sempre ad opera del sottoscritto Luigi Lunari – in occasione di particolari allestimenti, con interventi drammaturigici e aggiunte di canzoni (come ad esempio per Il Borghese Gentiluomo e per Le Furberie di Scapino). Queste rielaborazioni – ove interessino – si possono leggere chiedendone i testi a Luigi Lunari, tel. 039.883177 o via e-mail luigi.lunari@libero.it
M O L I E R E
IL MEDICO VOLANTE
Traduzione di Luigi Lunari
Copyright Luigi Lunari Via Volturno 80 20047 Brugherio (MB)
Tel. +39.039.883177 e.mail luigi.lunari@libero.it
PERSONAGGI
VALERIO, innamorato di Lucilla
SABINA, cugina di Lucilla
SGANARELLO, servo di Valerio
GORGIBUS, padre di Lucilla
GROS-RENÉ, servo di Gorgibus
LUCILLA, figlia di Gorgibus
UN AVVOCATO
I – VALERIO, SABINA
VALERIO E allora, Sabina, tu che cosa mi consiglieresti?
SABINA Veramente, ci son grosse novità. Mio zio vuole assolutamente
che mia cugina sposi Villebrequin, e le cose sono tanto avanti che io
credo che il matrimonio si sarebbe fatto oggi stesso, se lei non vi amasse;
ma dato che mia cugina mi ha confidato il segreto del suo amore
per voi, e poiché a causa dell’avarizia di quel pitocco di mio zio ci siamo
viste ridotte alla disperazione, abbiamo escogitato una bella invenzione
per rimandare il matrimonio. E cioè che mia cugina, in questo
stesso momento in cui vi parlo, sta facendo finta di essere ammalata; e
il caro vecchietto, che è un gran credulone, mi ha mandata a cercare
un medico. Se voi poteste mandare un qualche medico vostro amico, e
che fosse d’accordo con noi, potrebbe consigliare all’ammalata di
prendere un po’ d’aria buona in campagna. Il brav’uomo non mancherà
allora di alloggiare mia cugina in quel padiglione che abbiamo
in fondo al giardino, così voi potreste parlarle all’insaputa del nostro
vecchiaccio, sposarla, e lasciare che quello si mangi il fegato con Villebrequin.
VALERIO Ma come trovare sui due piedi un medico che faccia al caso
nostro, e che sia disposto a osare tanto per farmi un favore? Te lo dico
francamente, non ne conosco neanche uno.
SABINA Stavo pensando una cosa: e se faceste vestire da medico il vostro
servitore? Non c’è niente di più facile che ingannare quel bonaccione
di mio zio.
VALERIO È uno zoticone che rovinerà tutto quanto; ma in mancanza d’altri
bisognerà pur ricorrere a lui.Addio, vado a cercarlo. (Sabina esce)
Dove diavolo trovarlo, adesso, quel somaro? Ma eccolo qui, giusto a
proposito.
II – VALERIO, SGANARELLO
VALERIO Ah, mio caro Sganarello, come sono contento di vederti! Ho
bisogno di te per una questione di grande importanza; ma siccome non
so quel che sai fare...
SGANARELLO Quel che so fare, signore? Basta che proviate a utilizzarmi
per qualche affare molto importante, per qualcosa di molto difficile
e delicato: per esempio, andare a vedere che ora fa un orologio, quan-
to costa il burro al mercato, a dar da bere a un cavallo; allora sì vedreste
quel che so fare.
VALERIO Niente di tutto questo: bisogna che tu faccia finta di essere un
medico.
SGANARELLO Io medico, signore?! Io sono pronto a fare tutto quel
che volete, ma quanto a fare il medico, son servo vostro ma non se ne
farà niente; non saprei neanche da che parte cominciare, buon dio!
Parola mia, signore, voi mi prendete in giro!
VALERIO Se accetti di far quel che ti dico, te’, ti darò dieci pistole.
SGANARELLO Ah, per dieci pistole, non dico certo di non essere medico!
Perché, vedete, signore, io non è che abbia poi il cervello tanto,ma
tanto sottile, per dir la verità. Ma una volta che sarò medico, dove dovrò
andare?
VALERIO Dal vecchio Gorgibus, a visitare sua figlia che è ammalata.
Ma tu sei uno zoticone, e invece di far come si deve saresti capace di...
SGANARELLO Eh, dio mio, signore, potete star tranquillo; vi garantisco
che anch’io saprò far morire la gente né più né meno di qualsiasi altro
medico della città. Si dice di solito un proverbio: Dopo la morte arriva
il medico; ma vedrete che se mi ci metto io si dirà: Dopo il medico, attenti
alla morte! Però, a pensarci bene, fare il medico è troppo difficile;
e se non combino niente di buono...?
VALERIO Ma questo è un caso facilissimo: Gorgibus è un sempliciotto,
rozzo e ignorante, che si lascerà stordire dai tuoi discorsi, purché gli
parli di Ippocrate e di Galeno, e purché tu abbia un po’ di faccia tosta.
SGANARELLO Il che vuol dire che bisognerà parlargli di filosofia, di matematica.
Lasciate fare a me; se davvero è quel facilone che dite voi,
garantisco io di ogni cosa; venite solo a farmi dare un vestito da medico,
a istruirmi bene su quel che devo fare, e a darmi le mie credenziali,
cioè le dieci pistole che mi avete promesso. (Escono)
III – GORGIBUS, GROS-RENÉ
GORGIBUS Andate subito a cercare un medico, perché mia figlia è molto
ammalata; e sbrigatevi.
GROS-RENÉ Ma accidenti al diavolo! Perché dare vostra figlia a un vecchio?
Non credete che quel che la tormenta sia proprio la voglia di
avere un bel giovanotto? Guardate la connessione che c’è, ecc. (A soggetto1)
GORGIBUS Via di corsa. Credo proprio che questa malattia ritarderà di
molto le nozze.
GROS-RENÉ Ed è proprio questo che mi fa diventar matto dalla rabbia;
speravo di rimettermi in sesto lo stomaco con una buona imbottitura,
e invece eccomi all’asciutto.Vado a cercare un medico anche per me,
oltre che per vostra figlia: sono proprio disperato. (Esce)
IV – SABINA, GORGIBUS, SGANARELLO
SABINA Vi trovo a proposito, caro zio, per darvi una buona notizia.Vi
porto il medico più bravo del mondo, un uomo che viene da paesi stranieri,
che conosce i migliori segreti, e che senza dubbio guarirà mia cugina.
Mi è stato indicato per caso, e ve l’ho portato qui. È tanta la sua
sapienza che vorrei tanto essere ammalata anch’io, per poter essere
guarita da lui.
GORGIBUS E dove sarebbe?
SABINA È lì che mi segue; eccolo, è qui.
GORGIBUS Servitore umilissimo del signor dottore! Vi ho mandato a
cercare perché visitiate mia figlia, che si è ammalata; ripongo in voi
tutte le mie speranze.
SGANARELLO Ippocrate dice, e Galeno con vive ragioni dimostra, che
una persona quando è ammalata non sta bene.Voi fate bene a riporre
in me le vostre speranze, perché io sono il più grande, il più abile, il più
sapiente medico che esista nella facoltà vegetale, sensitiva e minerale.
GORGIBUS Me ne compiaccio.
SGANARELLO Non crediate che io sia un medico qualsiasi, un medico
come tanti altri. Tutti gli altri medici non sono, al mio confronto, che
degli aborti della medicina. Io posseggo facoltà particolari, ho dei segreti.
Salamalec, salamalec. «Rodrigo, non hai dunque un cuore?» Signor
sì, segnor no. Per omnia saecula saeculorum.Ma adesso vediamo
un po’.
SABINA Ehi, non è lui l’ammalato: è sua figlia.
SGANARELLO Non ha importanza: il sangue del padre e della figlia sono
una cosa sola; e dall’alterazione di quello del padre posso capire qual è
la malattia della figlia. Signor Gorgibus, sarebbe possibile vedere l’urina
della paziente?
GORGIBUS Certo. Sabina, presto: andate a prendere un po’ di urina di mia
figlia. (Sabina esce) Signor dottore, ho una gran paura che mi muoia.
SGANARELLO Ah, che se ne guardi bene! Guai a lei se si prende il gusto
di morire senza prescrizione di un medico. (Sabina rientra) Ecco un’urina
che indica grande calore, grande infiammazione degli intestini;
però, non è poi così cattiva.4
GORGIBUS Ma come, signore: la bevete?
SGANARELLO Non dovete meravigliarvene. I medici, di solito, si contentano
di guardarla; ma io, che sono un medico fuori del comune, la
bevo, perché con il palato discerno molto meglio la causa e gli sviluppi
della malattia. Ma se devo esser sincero, ce n’era troppo poca per potersene
fare un giudizio ben fondato; che la si faccia pisciare ancora.
(Sabina esce e rientra)
SABINA Ho fatto una bella fatica a farla pisciare ancora.
SGANARELLO Cosa?! Bella roba davvero! Fatela pisciare in abbondanza,
in abbondanza. Se tutti i malati pisciano in questo modo, voglio fare
il medico per tutta la vita. (Sabina esce e rientra)
SABINA Questo è tutto quel che si può avere; più di così non ce la fa.
SGANARELLO Come?! Signor Gorgibus, vostra figlia non piscia: sgocciola!
Una ben misera pisciatrice, ecco che cos’è vostra figlia. Credo
proprio che dovrò ordinarle una pozione pisciativa. Non sarebbe possibile
vedere l’ammalata?
SABINA È alzata. Se volete, la faccio venire qui.
V – LUCILLA, SABINA, GORGIBUS, SGANARELLO
SGANARELLO Ebbene, signorina, siete ammalata?
LUCILLA Sì, signore.
SGANARELLO Tanto peggio! Segno che non state bene. Sentite dei grandi
dolori alla testa, alle reni?
LUCILLA Sì, signore.
SGANARELLO Molto bene. Ovidio, questo grande medico, nel suo capitolo
sulla natura degli animali, dice... un sacco di belle cose; e come
gli umori che hanno una certa connessione hanno una grande influenza,
perché, per esempio, così come la melanconia è nemica della
gioia, e la bile che si diffonde nel corpo ci fa diventare gialli, e non
c’è niente di peggio per la salute che una malattia, possiamo dire, con
questo grand’uomo, che vostra figlia è molto ammalata.5 Bisogna che
vi ordini una cura.
GORGIBUS Presto un tavolo, carta e inchiostro.
SGANARELLO Non c’è nessuno qui che sappia scrivere?
GORGIBUS Ma voi non siete capace?
SGANARELLO Ah, me l’ero dimenticato! Ho tante cose per la testa che
una metà non me le ricordo neanche... Io credo che sarebbe necessario
che vostra figlia prenda un po’ d’aria buona, che si distragga un po’
in mezzo ai campi.
GORGIBUS Abbiamo un giardino molto bello, con delle camere che vi
si affacciano; se vi sembrerà adatto, potrei sistemarla lì.
SGANARELLO Su, andiamo a visitarlo. (Escono tutti)
VI – L’AVVOCATO
Ho sentito dire che la figlia del signor Gorgibus è ammalata. Voglio
informarmi della sua salute, e come amico di famiglia offrirgli i miei servigi.
Olà! Olà! C’è il signor Gorgibus?
VII – GORGIBUS, L’AVVOCATO
GORGIBUS Signore, vostro umilissimo... ecc.
L’AVVOCATO Avendo appreso della malattia della signorina vostra figlia,
sono venuto a testimoniarvi la parte ch’io vi prendo e a farvi offerta
di tutto ciò che è in mio potere.
GORGIBUS Ero là dentro con l’uomo più sapiente che esista.
L’AVVOCATO Non vi sarebbe modo di incontrarlo un momento?
VIII – GORGIBUS, L’AVVOCATO, SGANARELLO
GORGIBUS Signore, ecco qui un uomo di grande valore, amico mio, che
desidererebbe incontrarsi e parlare con voi.
SGANARELLO Non ho tempo, signor Gorgibus: devo andare dai miei
malati. Non posso prendere a destra con voi, signore.
L’AVVOCATO Signore, dopo ciò che il signor Gorgibus mi ha detto del
vostro merito e della vostra dottrina, il mio più grande desiderio è
quello di aver l’onore della vostra conoscenza, e a tal fine ho preso la
libertà di venirvi a salutare. Spero che non giudicherete tutto ciò contrario
alle forme. Bisogna riconoscere che tutti coloro che eccellono in
questa o in quella scienza sono degni di elogio, ma in particolare coloro
che esercitano la professione di medico, sia a causa dell’utilità della
medicina, sia perché essa contiene in sé varie altre scienze, il che rende
assai difficile conquistarne una perfetta conoscenza. Ed è molto a proposito
ciò che Ippocrate dice nel suo primo aforisma: Vita brevis, ars
vero longa, occasio autem praeceps, experimentum periculosum, judicium
difficile.
SGANARELLO (a Gorgibus) Ficile tantina pota baril cambustibus.
L’AVVOCATO Voi non siete uno di quei medici che si dedicano esclusivamente
alla medicina detta razionale o dogmatica, e sono certo che la
esercitate anzi tutti i giorni e con molto successo: experientia magistra
rerum.I primi uomini che della medicina fecero la loro professione,
godettero di tanta stima in virtù del possesso di questa bella scienza
che vennero annoverati tra gli dèi, per tutte le belle cure che inventavano
ogni giorno. Ma se anche un medico non rende la salute ai suoi
pazienti, non per questo lo si deve disprezzare, perché la salute non dipende
assolutamente dalle sue cure né dalla sua dottrina:
Interdum docta plus valet arte malum.
Signore, temo di esservi importuno. Prendo congedo da voi, nella speranza
di aver l’onore alla prossima occasione di conversare con voi
con maggior agio. Le vostre ore vi sono preziose, ecc. (Esce)
GORGIBUS Che cosa ve ne sembra di quell’uomo?
SGANARELLO Sa qualche cosetta qua e là. Se fosse rimasto qui ancora
un po’, l’avrei portato su un argomento ben più sublime ed elevato. E
ora prendo congedo da voi. (Gorgibus gli porge del denaro) Ehi, che
cosa state facendo?
GORGIBUS So bene qual è il mio dovere.
SGANARELLO Voi volete scherzare. Non lo toccherò neppure, non sono
un mercenario. (Prende il denaro) Servitor vostro umilissimo.
(Sganarello esce, Gorgibus rientra in casa sua)
IX – VALERIO
Chissà cosa ha combinato Sganarello. Non ho più avuto sue notizie, sono
preoccupato, e vorrei sapere dove posso trovarlo. (Sganarello ritorna vestito
da servitore) Ah, bene! Eccolo qui. E allora, Sganarello, che cosa
hai fatto da quando ci siamo lasciati?
X – SGANARELLO, VALERIO
SGANARELLO Una meraviglia dietro l’altra: mi sono comportato così
bene che Gorgibus mi crede un bravissimo medico. Mi sono introdotto
in casa sua, e gli ho consigliato di far prendere un po’ d’aria buona a
sua figlia, la quale si trova ora in un appartamento in fondo al loro
giardino, così che è lontanissima dal vecchio e potete andarla a trovare
con tutto comodo.
VALERIO Ah, quanta gioia mi dai! Senza perder tempo, vado subito da
lei. (Esce)
SGANARELLO Bisogna riconoscere che quel bravo Gorgibus è proprio
uno zoticone, a lasciarsi ingannare in questo modo. (Scorgendo Gorgibus)
Ah, dio mio, tutto è perduto! Un brutto colpo del genere travolge
tutta la scienza medica, ma bisogna che veda di fargliela.
XI – SGANARELLO, GORGIBUS
GORGIBUS Buongiorno, signore.
SGANARELLO Signore, servo vostro.Voi vedete in me un povero ragazzo
disperato; non conoscete per caso un medico, da poco arrivato in
questa città, che fa delle cure meravigliose?
GORGIBUS Sì, lo conosco: è appena uscito da casa mia.
SGANARELLO Io sono suo fratello, signore; siamo gemelli, e siccome
ci assomigliamo moltissimo, qualche volta ci prendono l’uno per
l’altro.
GORGIBUS Che il diavolo mi porti se non mi ero ingannato anch’io. E
come vi chiamate?
SGANARELLO Narciso, signore, per servirvi. Dovete sapere che trovandomi
nel suo gabinetto, ho rovesciato due fiale d’essenza che erano sul
bordo della tavola; immediatamente è stato preso da una tal collera
che mi ha cacciato di casa e non vuol vedermi mai più, cosicché io
adesso sono un povero ragazzo senza risorse, senza mezzi, senza conoscenze.
GORGIBUS Su, penserò io a farvi far la pace. Sono amico suo, e vi prometto
che tornerete con lui. Gli parlo non appena lo vedo.
SGANARELLO Ve ne sarò obbligatissimo, signor Gorgibus.
(Gorgibus esce. Sganarello esce e rientra subito vestito da medico)
XII – SGANARELLO, GORGIBUS
SGANARELLO Bisogna pur dire che quando gli ammalati non vogliono seguire
i consigli del medico, e si abbandonano al vizio che...
GORGIBUS Signor dottore, servitor vostro umilissimo.Vi domando una
grazia.
SGANARELLO Che c’è, signore? In che cosa posso esservi d’aiuto?
GORGIBUS Signore, ho incontrato or ora il vostro signor fratello, il quale
è veramente dispiaciuto.
SGANARELLO È un furfante, signor Gorgibus.
GORGIBUS Vi assicuro che è talmente pentito di avervi messo in collera...
SGANARELLO È un ubriacone, signor Gorgibus.
GORGIBUS Eh, signore, volete ridurlo alla disperazione, quel povero ragazzo?
SGANARELLO Non ne voglio più sentir parlare. Ma guardate l’impudenza
di quel furfante: venire da voi per farsi perdonare da me! Vi prego
di non parlarmene neanche.
GORGIBUS In nome del cielo, signor dottore; e fatelo per amor mio! In
qualsiasi altra cosa io possa obbligarvi, lo farò di buon cuore. Ma mi
son preso questo impegno e...
SGANARELLO Me lo chiedete con tanta insistenza che, sebbene avessi
giurato di non perdonargli mai più, orsù, qua la mano: gli perdono.Vi
assicuro che faccio grande violenza a me stesso, e che bisogna proprio
che voi mi siate molto simpatico. Addio, signor Gorgibus.
GORGIBUS Signore, servitor vostro umilissimo.Vado a cercare quel povero
ragazzo per dargli la buona notizia. (Escono)
XIII – VALERIO, SGANARELLO
VALERIO Devo riconoscere che non avrei mai creduto che Sganarello
potesse svolgere così bene il suo compito. (Sganarello rientra vestito da
servitore) Ah, amico mio, come ti sono obbligato! Come sono felice! E
come...
SGANARELLO Parola mia, voi fate presto a parlare. Ho incontrato Gorgibus;
e se non inventavo qualcosa, tutto il trucco era bell’e che scoperto.
Ma ora squagliatevela: eccolo che viene. (Valerio esce)
XIV – GORGIBUS, SGANARELLO
GORGIBUS Vi ho cercato dappertutto per dirvi che ho parlato con vostro
fratello: mi ha assicurato che vi perdona, ma per esserne più sicuro
voglio che vi abbracci in mia presenza. Entrate in casa mia, e io andrò
a cercarlo.
SGANARELLO Ah, signor Gorgibus, non credo che lo trovereste ormai!
E poi non voglio restare a casa vostra: ho troppa paura della sua collera.
GORGIBUS Ah, voi resterete qui, perché io vi chiuderò dentro! Ora vado
a cercare vostro fratello. Non abbiate paura, vi garantisco che non è
più arrabbiato. (Esce)
SGANARELLO (alla finestra) Parola mia, stavolta sono in trappola. Non
c’è più modo di uscirne. Le nuvole sono troppo spesse, e ho una gran
paura che se si mette a piovere non mi capiti sulla groppa una bella
grandinata di colpi di bastone, o che con qualche ricetta più robusta
di tutte quelle dei medici non mi sistemino sulle spalle un bel cauterio
reale.Gli affari vanno male; ma perché disperarsi? Dal momento
che ne ho già fatte tante, continuiamo lo scherzo fino in fondo. Sì, sì,
bisogna tirarsene fuori, e far vedere a tutti che Sganarello è ancora il
re delle birbe. (Salta dalla finestra e se ne va)
XV – GROS-RENÉ, GORGIBUS, SGANARELLO
GROS-RENÉ Ah, parola mia, questa è proprio buffa! Visto come si salta
dalle finestre in questa casa? Bisogna che me ne stia qui a vedere come
va a finire tutta questa storia.
GORGIBUS Non riesco a trovare quel medico; non capisco dove diavolo
si sia nascosto. Ma eccolo qui. (Entra Sganarello vestito da medico) Signore,
non mi basta che abbiate perdonato vostro fratello; per mia
soddisfazione, vi prego di abbracciarlo. Egli è a casa mia, e vi stavo appunto
cercando dappertutto per pregarvi di fare questo gesto in mia
presenza.
SGANARELLO Voi scherzate, signor Gorgibus: non basta che gli abbia
perdonato? Non voglio vederlo mai più.
GORGIBUS Ma signore, per amor mio.
SGANARELLO Non so proprio rifiutarvi nulla. Ditegli di scendere.
(Mentre Gorgibus entra in casa dalla porta, Sganarello vi entra dalla
finestra)
GORGIBUS (alla finestra) C’è vostro fratello che vi attende qui sotto; ha
promesso di fare tutto quel che voglio.
SGANARELLO (alla finestra) Signor Gorgibus, vi prego: fatelo venire qui.
Vi supplico di potergli domandare perdono in privato, perché davanti a
tutti mi insulterebbe e mi svergognerebbe senz’altro in cento maniere.
GORGIBUS (alla finestra) Va bene, vado a dirglielo. (Gorgibus esce di casa
dalla porta, e Sganarello dalla finestra) Signore, dice che si vergo-
gna, e vi prega di entrare in casa, onde domandarvi perdono in privato.
Ecco la chiave: potete entrare.Vi supplico di non dirmi di no e di
darmi questa soddisfazione.
SGANARELLO Non c’è niente che non farei pur di accontentarvi. Ma ora
sentirete come lo sistemo. (Entra in casa. Alla finestra) Ah, eccoti qua,
furfante! – Signor fratello, vi chiedo perdono, vi assicuro che non ho
fatto nulla di male! – Ah, non hai fatto nulla di male, montagna di vizi,
furfante? Vedrai: ti insegnerò io a vivere.Avere la sfrontatezza di importunare
il signor Gorgibus, di fargli scoppiar la testa con le tue stupidaggini!
– Signor fratello... – Taci, ti dico! – Non vi darò più disp... – Taci,
furfante!
GROS-RENÉ Chi diavolo pensate che ci sia, a casa vostra, in questo momento?
GORGIBUS Ci sono il signor dottore e suo fratello Narciso; avevano litigato
un po’ e adesso stan facendo la pace.
GROS-RENÉ Che il diavolo mi porti: quei due sono uno solo!
SGANARELLO (alla finestra) Ubriacone che non sei altro, ti insegnerò io
a stare al mondo! Guarda, come tiene gli occhi bassi! Adesso lo vede
anche lui il suo errore, quel pendaglio da forca! Ah, che ipocrita! Con
quell’aria da santarellino!
GROS-RENÉ Signore, provate a dirgli per piacere che faccia venire suo
fratello alla finestra.
GORGIBUS Va bene. Signor dottore, per piacere, dite a vostro fratello di
affacciarsi.
SGANARELLO (alla finestra) Egli non è degno della vista di persone
onorate; e poi non potrei sopportarlo accanto a me.
GORGIBUS Signore, non rifiutatemi questa grazia, dopo tutte quelle che
mi avete concesso.
SGANARELLO (alla finestra) In verità, signor Gorgibus, voi avete un tale
ascendente su di me che non so proprio rifiutarvi nulla. Mostrati, mostrati
un po’, furfante. (Dopo essere sparito un istante si riaffaccia vestito
da servitore) Signor Gorgibus, vi sono molto obbligato. (Torna a sparire
e ricompare subito vestito da medico) Ebbene, lo avete visto, quel
vero e proprio ritratto del vizio?
GROS-RENÉ In fede mia, quei due sono una persona sola; e per provarvelo,
ditegli un po’ che li volete vedere tutti e due insieme.
GORGIBUS Ma fatemi la grazia di affacciarvi insieme, e di abbracciarvi
alla finestra in mia presenza.
SGANARELLO (alla finestra) Ecco una cosa che rifiuterei a chiunque altro;
ma per dimostrarvi che non vi è nulla che non farei per amor vostro,
acconsento, sia pure a malincuore; ma voglio anzitutto che egli vi
chieda perdono per tutti i fastidi che vi ha dato. (Dopo essere sparito
un istante si riaffaccia vestito da servitore) Sì, signor Gorgibus, vi chiedo
perdono di avervi tanto importunato, e a voi prometto, fratello mio,
in presenza del signor Gorgibus qui presente, di comportarmi d’ora in
avanti così bene che non avrete più motivo di lamentarvi di me, e vi
prego di non voler più pensare a ciò che è stato. (Abbraccia il cappello
e il colletto da medico, sistemati sul suo gomito)
GORGIBUS Ebbene, non sono lì tutte e due?
GROS-RENÉ Ah, parola, mia, è uno stregone!
SGANARELLO (uscendo dalla casa, vestito da medico) Signore, vi rendo
la chiave di casa vostra; non ho voluto che quel furfante scendesse
assieme a me, perché la sua vicinanza mi disonora: non vorrei che
mi si vedesse in sua compagnia in città, dove godo di qualche reputazione.
Lo farete uscire quando più vi sembrerà opportuno.Vi do il
buongiorno, e sono il vostro... ecc. (Finge di andarsene, e dopo essersi
tolta la veste da medico rientra in casa per la finestra)
GORGIBUS Devo andare a liberare quel povero ragazzo. Lo ha perdonato,
è vero, ma non senza averlo maltrattato per bene. (Entra in casa
e ne esce con Sganarello vestito da servitore)
SGANARELLO Signore, vi ringrazio della pena che vi siete dato e della
bontà che avete avuto.Ve ne sarò obbligato per tutta la vita.
GROS-RENÉ Dove dite che sia in questo momento il signor dottore?
GORGIBUS Se n’è andato.
GROS-RENÉ (che ha raccolto la veste di Sganarello) Ce l’ho qui sotto il
braccio. Quello lì è il furfante che faceva il medico, e che vi sta ingannando.
E mentre lui vi inganna e vi recita questa farsa in casa,Valerio
e vostra figlia sono insieme, e se ne stanno andando al diavolo.
GORGIBUS Ah, disgraziato che sono! Ma tu finirai sulla forca, birba, furfante!
SGANARELLO Signore, che cosa otterrete facendomi impiccare? State a
sentire una parola, per piacere. È vero che grazie alle mie invenzioni il
mio padrone è con vostra figlia; ma servendo lui non ho fatto alcun
torto a voi: si tratta di un partito del tutto adatto alla signorina, sia per
la nascita che per le ricchezze. Date retta a me, non fate chiasso, che
tornerebbe a vostra confusione, e mandate al diavolo quel furfante lì,
lui con Villebrequin. Ma ecco qui i nostri innamorati.
XVI – VALERIO, LUCILLA, GORGIBUS, SGANARELLO
VALERIO Eccoci ai vostri piedi.
GORGIBUS Io vi perdono, e sono lieto che Sganarello mi abbia ingannato,
visto che ho un così bravo genero. Andiamo tutti a nozze, e a bere
alla salute di tutta la compagnia.