Il medico volante

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Molière

 

IL MEDICO VOLANTE

 

FARSA

 

PERSONAGGI

 

VALERIO, innamorato di Lucilla

SABINA, cugina di Lucilla

SGANARELLO, servo di Valerio

GORGIBUS, padre di Lucilla

GROS-RENÉ, servo di Gorgibus

LUCILLA, figlia di Gorgibus

UN AVVOCATO

 

 

IL MEDICO VOLANTE

 

Atto Unico

 

 

SCENA I

 

(Valerio e Sabina).

 

VALERIO - Dunque, Sabina, che consiglio mi vuoi dare?

SABINA - Ho da darvi molte notizie. Mio zio vuole a tutti i costi che mia cugina sposi Villebrequin, e le cose sono a tal punto che ormai si sarebbero già sposati se voi non foste amato da lei. Mia cugina mi ha confidato il segreto dell'amore che vi porta, e visto che siamo in frangenti estremi a causa dell'avarizia di mio zio, abbiamo trovato un buon pretesto per differire il matrimonio. Ed è questo: mia cugina fin d'ora, fin da questo momento in cui vi parlo, finge di essere malata, e il buon vegliardo, credulone, mi ha pregato di cercare un medico. Dovreste mandarne qualcuno che fosse vostro buon amico e che d'accordo con noi consigliasse alla malata aria di campagna. Quel buon'uomo di mio zio si affretterà a mandare mia cugina in quel padiglione in fondo al nostro giardino e così potrete stare con lei a sua insaputa, sposarla e mandare all'aria la sua storia con Villebrequin.

VALERIO - Ma come si fa a trovare subito un medico come lo vogliamo e che sia disposto ad arrischiare tanto per venirmi incontro? Mi dispiace di dirtelo, ma non ne conosco nessuno.

SABINA - Non resta da fare altro che dire al vostro servo di travestirsi da medico. È così facile ingannare quel buon'uomo di mio zio.

VALERIO - È un pasticcione che guasterà tutto: ma in mancanza di meglio bisognerà ricorrere a lui. Addio. Vado a cercarlo. Dove potrò trovare quel tonto, adesso?... Ma eccolo proprio a proposito. (Sabina esce).

 

SCENA II

 

(Valerio e Sganarello).

 

VALERIO - Caro Sganarello, come sono contento di vederti. Ho bisogno di te per una faccenda assai importante. Ma non so se ne sarai all'altezza.

SGANARELLO - Se non ne sarò all'altezza, signore? Fate uso di me soltanto nei vostri affari di stato, nelle faccende davvero importanti: per esempio, mandatemi a vedere che ora è, quanto costa il burro al mercato, mandatemi ad abbeverare un cavallo: e vi accorgerete se non sono all'altezza.

VALERIO - Non si tratta di questo. Bisogna che tu diventi medico.

SGANARELLO - Io medico, signore? Sono pronto a tutto, ma sono troppo buon servitore vostro per accettare la parte del medico. Da dove, comincerei, buon Dio! In fede mia, signore, volete scherzare.

VALERIO - Se avrai il coraggio di assumere questo incarico, ti darò dieci pistole.

SGANARELLO - Ah! Per dieci pistole può darsi anche che io diventi medico, perché, vedete bene signore, non ho lo spirito tanto e tanto sottile da potervi dire subito la verità.  Ma quando sarò medico, dove dovrò andare?

VALERIO - Dal buon'uomo Gorgibus, a visitare sua figlia che è malata. Ma tu sei un pasticcione e invece di fare quello che ti dirò, potresti...

SGANARELLO - Eh! Mio Dio, signore, non vi preoccupate tanto. Vi assicuro che sarò capace di far morire una persona come sa fare il miglior medico di questa città. Il proverbio dice di solito: « Dopo la morte il medico ». Ma se me ne occupo io, vedrete che si dirà : « Dopo il medico, attenzione alla morte! ». Però, adesso che ci penso, è davvero difficile fare il medico: e se non riuscissi...?

VALERIO - Tutto facile in questo incontro: Gorgibus è uomo rozzo, grossolano. Non ci vuole nulla ad infinocchiarlo. Basterà che tu gli parli di Ippocrate e di Galeno, e che tu sia un po' sfacciato.

SGANARELLO - Ho capito. Dovrò parlare di filosofia, di matematica. Lasciate fare a me. Se è un uomo facile a berla, come voi dite, rispondo io di tutto. Procuratemi soltanto un abito da medico, datemi le istruzioni e le mie spettanze, cioè le dieci pistole che mi avete promesso. (Valerio e Sganarello escono).

 

SCENA III

 

(Gorgibus e Gros-René).

 

GORGIBUS - Presto, va a cercare un medico. Mia figlia è molto malata, affrettati.

GROS-RENÉ - Diavolo, perbacco! Perché dare vostra figlia a un vecchio? È il desiderio di un bel giovane che la fa star male… Ecco la connessione che c'è... (Scherzi a soggetto)

GORGIBUS - Va' via, spicciati. Temo che questa malattia farà ritardare le nozze.

GROS-RENÉ - Ed è questo che mi fa andare fuori di me. Credevo di mettermi a posto il ventre con una bella festa, ed eccomi deluso. Vado a cercare un medico tanto per me, che per vostra figlia, muoio disperato. (Esce).

 

SCENA IV

(Sabina, Gorgibus e Sganarello).

 

SABINA - Eccovi proprio a proposito, zio. Ho una buona notizia da darvi. Vi porto il più abile medico del mondo. Un uomo che viene da lontani paesi, che sa i segreti più belli, e che riuscirà certamente a guarire la cugina. È così sapiente che vorrei essere ammalata anch'io, perché lui mi guarisse.

GORGIBUS - E dov'è?

SABINA - Mi sta seguendo. Guarda, eccolo. (Entra Sganarello)

GORGIBUS - Vostro umilissimo servitore, signor medico! Vi ho mandato a cercare perché visitiate mia figlia che è malata. Tutte le mie speranze sono riposte in voi.

SGANARELLO - Ippocrate dice e Galeno conferma con ragioni fondate, che una persona non sta bene quando è malata. Avete fatto molto bene a rivolgervi a me, perché il massimo, il più abile, il più dotto medico della facoltà vegetale, sensitiva e minerale sono io.

GORGIBUS - Oh, che felicità!

SGANARELLO - Non crediate che io sia un medico ordinario, un medico di tutti i giorni. Vi dirò anzi che a parer mio gli altri medici sono tutti aborti di medicina. Io invece ho straordinari talenti, ho segrete risorse. « Salamelec, salamelec ». « Rodrigo, hai cuore? »

« Signor sì! signor no. Per omnia specula saeculorum ». Comunque vediamo un po'.

SABINA - Eh! Ma non è lui il malato, è sua figlia.

SGANARELLO - Non importa: il sangue di un padre e di una figlia, sono la stessa medesima cosa, e dall'alterazione di quello del padre, posso rendermi conto della malattia della figlia. Signor Gorgibus, ci sarebbe modo di vedere la orina dell'egrotante?

GORGIBUS - Ma certo. Sabina, presto, vai a prenderci l'orina di mia figlia (Sabina esce) Signor medico, ho una gran paura che mia figlia muoia.

SGANARELLO - Se ne guardi bene! Non deve prendersi il gusto di morire senza ordine del medico. (Sabina rientra) Ecco dell'orina che tradisce forti calorie, grande infiammazione di intestini: però, però, non è poi tanto male.

GORGIBUS - Ehi. cosa. signore? L'inghiottite?

SGANARELLO - Naturalmente, e non stupitevi, di solito i medici si accontentano di guardare, ma io, che non sono un medico solito,  l'inghiotto, perché con il gusto vengo a discernere veramente bene le cause e gli effetti della malattia. Ma a dir la verità, ce n'era troppo poca per ben giudicare: che la si faccia orinare ancora. (Sabina esce e ritorna) SABINA - Non ce la posso più a farla orinare.

SGANARELLO - Come? Tutto qua! E che me ne faccio! Che la si faccia orinare ancora e copiosamente. Se tutti i malati orinassero così, vorrei essere medico per tutta la vita.

SABINA (esce e torna) - Ecco quanto si può avere: di più non riesce a farne.

SGANARELLO - Come? Signor Gorgibus, vostra figlia non orina che a gocce? Che povera orinatrice vostra figlia, bisognerà prescriverle una pozione orinatrice. Ma ci sarà modo di vedere l'ammalata?

SABINA - Ormai è in piedi, se volete posso farla venire.

 

SCENA V

 

(Lucilla, Sabina, Gorgibus e Sganarello).

 

SGANARELLO - Be' signorina, siete malata?

LUCILLA - Sì signore.

SGANARELLO - Tanto peggio! Vuol dire che non vi sentite bene. Dolori violenti , alla testa, alle reni?

LUCILLA - Sì signore.

SGANARELLO - Molto ben fatto. Sì, quel grande medico, nel capitolo sulla natura animale dice... cento belle cose, e siccome gli umori che sono in connessione hanno molto rapporto, perché per esempio, come la malinconia è nemica dell'allegria e la bile spandendosi nel corpo ci fa diventare gialli, e nulla si oppone alla buona salute quanto l'infermità, noi possiamo dire con quel grand'uomo che vostra figlia è assai malata.  Bisognerà che vi faccia una ricetta.

GORGIBUS Presto, tavola, carta e inchiostro.

SGANARELLO - C'è qualcuno che sappia scrivere?

GORGIBUS - Purché, voi non sapete scrivere?

SGANARELLO - Ah, già, è vero, me n'ero dimenticato, con tutte queste faccende per la testa, me ne dimentico la metà... Penso che sarebbe necessario per vostra figlia un po' d'aria di campagna, e che si potesse svagare.

GORGIBUS - Abbiamo uno stupendo giardino, e qualche camera che vi si affaccia direttamente. Se voi lo ritenete giusto possiamo metterla ad abitare in quel padiglione.

SGANARELLO - Andiamo, andiamo a visitare il posto. (Escono tutti).

 

SCENA VI

 

(L' avvocato).

 

L'AVVOCATO - Ho sentito dire che la figlia del signor Gorgibus era malata: bisogna che mi informi della sua salute e che le offra i miei servizi, come buon amico di tutta la famiglia. Olà, olà, c'è il signor Gorgibus?

 

SCENA VII

 

(Gorgibus e l' avvocato) -

 

 

GORGIBUS - Signore, sono vostro umilissimo servo.

L'AVVOCATO - Avendo saputo della malattia di vostra figlia, sono venuto a testimoniarvi la parte che prendo al vostro dolore e ad offrirvi tutto quello che dipende da me.

GORGIBUS - Ero occupato a consultare un grande sapiente.

L'AVVOCATO - Non potrei parlare un momento con lui?

 

SCENA VIII

 

(Gorgibus, l' avvocato e Sganarello).

 

GORGIBUS Signore, ecco un egregio e rispettabile mio amico che desidererebbe conoscervi e conversare con voi.

SGANARELLO - Non ho tempo, signor Gorgibus, devo andare dai miei ammalati. Non vi prenderò la destra, signore.

L'AVVOCATO - Signore, dopo quello che mi ha detto il signor Gorgibus del vostro merito e del vostro sapere, ho un irresistibile desiderio di aver l'onore di fare la vostra conoscenza. Mi sono preso la libertà di salutarvi proprio a questo scopo: spero che non ve ne avrete a male. Bisogna ammettere che tutti coloro che eccellono in qualche scienza sono degni di grande elogio, e particolarmente coloro che professano la medicina, tanto a causa della sua utilità quanto per il fatto che la medicina contiene in sé molte altre scienze, e questo rende assai difficile conoscerla a fondo. È molto giusto quello che dice Ippocrate nel suo primo aforisma: « Vita brevis, ars vero longa, occasio autem praeceps, experimentum periculosum, iudicium difficile ».

SGANARELLO - (a Gorgibus). « Ficile tantina pota baril cambustibus».

L'AVVOCATO - Ma voi non siete di quei medici che non si applicano che alla medicina razionale o dogmatica. Credo che voi l'esercitiate ogni giorno con molto successo. « Experientia magistra rerum ». I primi uomini che fecero professione di medici furono talmente stimati per la loro bella scienza che li si mise nel numero degli dèi, per le belle cure che somministravano ogni giorno. Non si deve disprezzare un medico perché non rende la salute al suo malato, questo non dipende assolutamente dai suoi rimedi né dal suo sapere: « Interdum docta plus valet arte malum! ». Signore, temo di essere importuno: mi congedo da voi con la speranza di poter conversare con voi più a lungo la prossima volta. Il vostro tempo è prezioso, ecco. (L'avvocato esce)

GORGIBUS - Che ve ne sembra di costui?

SGANARELLO - Sa qualcosetta. Se fosse rimasto un tantino di più, mi sarei spinto ad una materia particolarmente sublime. Ma ora debbo prendere congedo da voi. (Gorgibus gli dà del denaro) Ehi! Che state facendo?

GORGIBUS - So bene quanto vi debbo.

SGANARELLO - Ma voi scherzate, signor Gorgibus. Non ne prenderò mai. Non sono un mercenario. (Afferra il denaro) Umilissimo vostro servitore. (Sganarello esce e Gorgibus rientra in casa propria).

 

SCENA IX

 

(Valerio).

 

VALERIO - Chissà cosa avrà fatto quello Sganarello: non ne so più nulla e sono molto preoccupato perché non so dove rintracciarlo. Ma guarda! Eccolo qui. (Sganarello rientra in abito da valletto).

 

SCENA X

 

(Sganarello e Valerio).

 

SGANARELLO - Tutto a gonfie vele, sono stato così bravo che Gorgibus mi ha preso per un grande medico. Mi sono presentato a lui, gli ho consigliato di far prendere aria a sua figlia che ora è in un padiglione in fondo al giardino, e tanto lontana dal vecchio che voi potrete andarla comodamente a trovare.

VALERIO - Ah! Come sono contento! Senza perdere tempo vado subito da lei  (Esce).

SGANARELLO - Bisogna dire che quel buon'uomo di Gorgibus è un vero balordo a lasciarsi prendere in giro a questo modo. (Si accorge di Gorgibus). Ah! In fede mia, tutto è perduto: la medicina va a gambe all'aria, bisogna trovare un nuovo inganno.

 

SCENA XI

 

(Sganarello e Gorgibus).

 

GORGIBUS - Buon giorno, signore.

SGANARELLO - Signore, servitor vostro. Voi vedete in me un povero giovane ridotto alla disperazione, conoscete un medico giunto da poco in questa città, che cura in modo stupefacente? 

GORGIBUS - Sì che lo conosco: è uscito un momento fa da casa mia.

SGANARELLO - Signore, siamo fratelli gemelli, e siccome ci rassomigliamo straordinariamente, spesso ci scambiano uno per l'altro.

GORGIBUS - Diavolo, mi sarei sbagliato anch'io. Ma come vi chiamate?

SGANARELLO - Fabrizio, signore, al vostro servizio. Dovete sapere che un giorno mentre ero nel suo laboratorio, ho rovesciato due fiale di essenza che erano sui margini del tavolo, mio fratello si è talmente incollerito che mi ha cacciato di casa e non vuole vedermi mai più, così sono ormai un povero giovane senza appoggi, senza conoscenze, senza alcuna relazione.

GORGIBUS - Andiamo, vi farò rappacificare: sono suo amico e vi prometto di accomodare le cose. Appena lo vedrò gli parlerò di voi

SGANARELLO - Vi sarò molto obbligato, signor Gorgibus.

(Sganarello esce e torna subito vestito da medico).

 

SCENA XII

 

(Sganarello e Gorgibus).

 

SGANARELLO - Bisogna dire che quando i malati non vogliono seguire l'opinione di un medico e si abbandonano alle peggiori licenze...

GORGIBUS - Signor medico, umilissimo servitor vostro. Impetro un'altra grazia.

SGANARELLO - Che c'è, signore? Volete che vi renda qualche servizio?

GORGIBUS - Signore, ho incontrato proprio adesso vostro fratello che è tutto mortificato di...

SGANARELLO - Un delinquente, signor Gorgibus.

GORGIBUS - Ma vi assicuro che è così pentito di avervi fatto andare in collera..

SGANARELLO - Un ubriacone, signor Gorgibus.

GORGIBUS - Eh! Signore, volete proprio condurlo alla disperazione? SGANARELLO - Non se ne parli più. A che punto arriva l'impudenza di questo mascalzone: è venuto perfino da voi a macchinare i suoi intrighi. Non me ne parlate mai più.

GORGIBUS - In nome di Dio, signor medico! E fatelo anche per amor mio. Se potrò contraccambiarvi in qualche modo ne sarò felice. Mi sono impegnato e...

SGANARELLO - Me ne pregate con tanta insistenza... Avevo fatto giuramento di non perdonargli mai... Ma andiamo, eccovi contento: gli perdono. Vi assicuro che mi costa molto, ed è proprio perché ho molta compiacenza per voi. Addio, signor Gorgibus.

GORGIBUS - Signore, umilissimo servitor vostro. Vado in cerca di quel povero giovane per dargli questa buona notizia. (Gorgibus torna a casa e Sganarello se ne va).

 

SCENA XIII

 

(Valerio e Sganarello).

 

VALERIO - Debbo confessare che non avrei mai creduto Sganarello capace di tanto. (Sganarello torna vestito da servo) Ah! Mio povero ragazzo! Come ti sono obbligato! Come sono contento. Come... 

SGANARELLO - In fede mia, la fate troppo facile. Gorgibus mi ha incontrato vestito da servo e se non avessi trovato un brillante espediente a questa ora tutto l'intrigo era scoperto. (Scorgendo Gorgibus) Ma scappate. Eccolo. (Valerio esce).

 

SCENA XIV

 

(Gorgibus e Sganarello).

 

GORGIBUS - Vi stavo cercando dappertutto per dirvi che ho parlato a vostro fratello: mi ha assicurato che vi avrebbe concesso il suo perdono, ma, per esserne ancora più certo, voglio che vi abbracci davanti a me, entrate in casa mia, ed andrò a cercarlo.

SGANARELLO - Ah, signor Gorgibus, credo che ora come ora non lo possiate trovare, e poi non vorrei restare da solo in casa vostra: temo troppo la sua collera.

GORGIBUS - Resterete a tutti i costi. Vi chiuderò a chiave. Ora vado a cercare vostro fratello, e non temete nulla, vi assicuro che non è più in collera (Gorgibus esce).

SGANARELLO (dalla finestra) Perbacco, eccomi preso in trappola, non c'è più modo di cavarsela. Le nuvole si addensano, e ho una gran paura che se vengono a scoppiare, piovono sulla mia schiena bastonate su bastonate, o che con qualche ricetta più forte di tutte quelle dei medici non mi si applichi, almeno sulle spalle, un impiastro di prima forza. La faccenda va male. Ma perché disperarsi? Giacché ci siamo, andiamo fino in fondo con l' astuzia. Sì, sì. Bisogna ancora venirne fuori e dimostrare che Sganarello è il re dei furbi. (Sganarello salta dalla finestra ed esce).

 

SCENA XV

 

(Gros-René, Gorgibus e Sganarello).

 

GROS-RENÉ - Ah! In fede mia, ma è straordinario! Qui si salta dalle finestre! Bisogna che mi fermi qui e che veda come andrà a finire tutta la faccenda.

GORGIBUS - Non riesco a trovare questo medico, non so dove diavolo si sia cacciato. (Scorgendo Sganarello che torna vestito da medico). Ma eccolo. Signore, non è sufficiente che abbiate perdonato a vostro fratello, vi prego, per farmi un altro favore, di abbracciarlo: è su in casa, ed io vi stavo cercando dappertutto per pregarvi di compiere questa riconciliazione in mia presenza.

SGANARELLO - Voi state scherzando signor Gorgibus: non basta che io gli conceda il mio perdono? Non voglio vederlo mai più.

GORGIBUS - Ma signore, per amor mio.

SGANARELLO - Non riesco a rifiutarvi nulla: ditegli che scenda. (Mentre Gorgibus entra in casa dalla porta, Sganarello entra dalla finestra)

GORGIBUS - Ecco vostro fratello che vi aspetta: mi ha promesso di soddisfare ogni mio desiderio.

SGANARELLO (alla finestra). Signor Gorgibus, vi prego di farlo venire qui. Vi scongiuro, vorrei chiedergli perdono da solo a solo, perché certamente mi farebbe cento rimproveri e cento accuse davanti a tutti. (Gorgibus esce di casa dalla porta e Sganarello dalla finestra)

GORGIBUS - Ma certo che vado a dirglielo. Signore, dice che ha vergogna e vi prega di entrare perché vorrebbe chiedervi perdono da solo a solo. Ecco la chiave. Potete entrare, vi supplico di non rifiutare e di darmi questa ultima soddisfazione.

SGANARELLO - Non c'è niente che non debba fare pur di contentarvi: ma sentirete come lo sistemerò. (Alla finestra) Ah, sei qui mascalzone. Signor fratel mio vi chiedo scusa e vi assicuro che non l'ho fatto apposta. Non l'hai fatta apposta, razza di debosciato, delinquente, ti insegnerò io a vivere, ti metterò io a posto. Aver la sfrontatezza di importunare il signor Gorgibus e di rompergli la testa con le tue sciocchezze! Signore, fratel mio... Taci, ti dico. Io non vi... Basta, delinquente.

GROS-RENÉ - Chi diavolo ci sarebbe su in casa, secondo voi?

GORGIBUS - Il medico e suo fratello Fabrizio, non erano d'accordo, ma adesso si riconciliano.

GROS-RENÉ - Il diavolo se li porti. Non sono che uno solo.

SGANARELLO (alla finestra) - Ubriacone che sei, ti insegnerò io a vivere. Guarda come abbassa gli occhi! Sa di averla fatta grossa, questo pendaglio da forca. Ah! L'ipocrita che ora fa il buon apostolo.

GROS-RENÉ - Signore, per piacere ditegli che appaia alla finestra con suo fratello.

GORGIBUS - Ma certo. Signor medico vi prego di farvi vedere con vostro fratello alla finestra.

SGANARELLO (dalla finestra) - Non è degno di essere visto dalla gente per bene e poi non potrei sopportarlo vicino a me.

GORGIBUS - Signore, non mi rifiutate questa grazia dopo tutte quelle che mi avete già fatto.

SGANARELLO (dalla finestra) - Davvero, signor Gorgibus, avete un tal potere su di me, che non riesco a rifiutarvi nulla. Fatti vedere, fatti vedere furfante. (Dopo essere scomparso per un momento si affaccia di nuovo vestito da servo). Signor Gorgibus, vi sono obbligatissimo. (Scompare ancora -e appare vestito da medico) Be'. L'avete vista questa immagine della perdizione?

GROS-RENÉ - In fede mia, non sono che uno, e se ne vorrete la prova, ditegli che vi piacerebbe vederli assieme.

GORGIBUS - Fatemi la grazia di lasciarlo venire fuori con voi e di abbracciarlo davanti a me, alla finestra.

SGANARELLO (dalla finestra) - Questo poi lo rifiuterei a tutti meno che a voi, ma per voi e per amor vostro sono disposto a tutto, e lo farò, anche se a malincuore. Voglio però che prima di tutto egli vi domandi scusa dei fastidi che vi ha dato. Sì, signor Gorgibus, vi chiedo scusa per avervi tanto importunato e a voi prometto,  fratel mio, proprio in presenza del signor Gorgibus, di comportarmi d'ora in poi così bene che voi non potrete più lamentarvi, e vi prego di non pensar più a quanto è successo. (Abbraccia il proprio cappello e il colletto tenendoli in cima al gomito) 

GORGIBUS - Ebbene sono o non sono in due?

GROS-RENÉ - Oh, oh! È uno stregone.

SGANARELLO (esce dalla casa vestito da medico) - Signore, vi restituisco la chiave di casa vostra, non ho voluto che quel mascalzone discendesse con me, perché me ne vergogno: non vorrei che lo si vedesse in mia compagnia per la città dove godo di una certa reputazione. Lo farete uscire voi,  quando lo crederete meglio. Vi saluto e sono il vostro servo. (Finge di andarsene e dopo aver lasciato il suo vestito rientra in casa dalla finestra).

GORGIBUS - Bisogna che vada a liberare quel povero giovane, in verità, lo ha perdonato, ma trattandolo molto male. (Entra in casa e ne esce con Sganarello vestito da servo).

SGANARELLO - Grazie, signore, della pena che vi siete presa e della bontà che mi avete usata. Ve ne sarò riconoscente per tutta la vita

GROS-RENÉ - Dove pensate che sia andato adesso il medico?

GORGIBUS - È uscito.

GROS-RENÉ (che ha raccolto il vestito di Sganarello) - Lo tengo sotto il braccio, ecco quel furfante che faceva il medico e che vi ha tratto in inganno. Mentre recitava qui questa farsa e vi prendeva in giro, Valerio e vostra figlia se la stavano spassando insieme a tutto andare.

GORGIBUS Ah! come sono disgraziato! Ma t'impiccherò, furfante, mariolo!

SGANARELLO - Perché, signore, mi volete fare impiccare? Ascoltatemi un momento, se volete: è vero che il mio padrone è con vostra figlia grazie alla mia astuzia, ma servendolo, non vi ho affatto danneggiato: è un partito assai adatto a lei, tanto per nascita che per ricchezza. Credetemi,  non fate nascere uno scandalo, fareste soltanto una cattiva figura e mandate al diavolo questo briccone, con Villebrequin. Ma ecco i nostri innamorati.

 

SCENA XVI

 

(Valerio, Lucilla, Gorgibus e Sganarello).

 

 

VALERIO - Ci gettiamo ai vostri piedi.

GORGIBUS - Vi perdono volentieri, visto che l'inganno di Sganarello mi ha dato un così bravo genero. Andiamo tutti a preparare una bella festa di nozze e a bere alla salute di tutta la compagnia.

 

 

 

FINE DELLA FARSA