Il mistero del mago Costa

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Il Mistero

del Mago Costa

Commedia brillante in due atti di Emanuele Canzano e Gaetano Orfeo

Posizione S.I.A.E.  n°206652

Contatti:

Emanuele - 339 170 06 17                              Nino – 333 865 93 02

e.canzano@fastwebnet.it                                     ninorfeo@inwind.it

Personaggi

19 Attori (12 Uomini /7 Donne) - Comparse - 5 Ballerini

Durata: 2h 15m

Pescecane, aiutante del mago

Mario Costa, il mago

Carmeniello, ragazzo del quartiere

Silvana Coppola, ispettore di polizia

Alfredino, vicino di casa

Titina, sua sorella

Adele Moresco, una cliente

Pasquale Cimmino, vecchio amico del mago

Rosario Ferri, ispettore di polizia

Stefania, moglie del mago

Loredana, amante del mago

Spettro del padre del mago

Matilde Calamaro, fidanzata di Pasquale

Ing. Calamaro, suo padre

Vanessa, ragazza punk

6 Agenti di Polizia (Borrelli, De Falco, Rea e 3 comparse)

Un avvocato

Alcuni viaggiatori


Il Mistero del Mago Costa    di Emanuele Canzano e Gaetano Orfeo

La storia del Mago Mario Costa è ambientata ai giorni nostri (2009), al primo piano di un palazzo del centro storico di Napoli. L’azione si svolge nel suo studio.

Il mago è il cardine della vicenda: è lui con i suoi travestimenti, le sue bugie, le formule magiche e tutto il resto a far andare avanti quel microcosmo variegato che ruota intorno alla sua attività di mago-chiromante (che svolge in modo comicamente avido).

Un microcosmo di cui fanno parte non solo la sua famiglia ed i clienti, ma anche il suo burbero e attempato assistente (Pescecane, un ex macchinista di navi), un vicino di casa particolare (Alfredino, un quarantenne convinto d’essere un adolescente) ed un vecchio amico (Pasquale, un musicista con la fissa dei medicinali) sempre pronto a spillare quattrini e favori al mago (per certi aspetti comunque generoso).

Mario Costa però, nonostante l’apparente sicurezza, ha tanti difetti: sniffa cocaina, ha un’amante, è fondamentalmente un cialtrone e tutto questo è causa di continue liti con la moglie (Stefania) e di disappunto da parte del defunto padre (lo Spettro).

In un clima rocambolesco, ricco di atmosfere suggestive e gag esilaranti, la commedia apre, in maniera quasi scansonata ma consapevole, uno squarcio sulla vita di un uomo e le sue debolezze. Mario Costa sarà poi addirittura arrestato dalla polizia grazie all’intervento di due ispettori senza scrupoli (Silvana Coppola e Rosario Ferri) pronti a travestirsi - rispettivamente da Signora Luisa (una donna delle pulizie) e Mimì il Trans (una cliente) - ed infiltrarsi nella vita di un uomo che finirà vittima dei propri vizi.

Nel finale un colpo di scena svela l’origine del mistero: a sorpresa il mago fugge all’estero a 48 ore dalla fine degli arresti domiciliari perché ormai stufo di quella che lui stesso definisce una “tragi-comica routine”.

Note degli autori

La scrittura di un testo originale restituisce a noi stessi quello che è nella nostra testa, la cultura che nel tempo si è sedimentata dentro di noi leggendo, osservando, ascoltando.

Nella commedia è facile distinguere la centralità dell’individuo così come nel Commesso Viaggiatore di Arthur Miller; allo stesso modo il grottesco, l’ambiguità ed il concetto di ri-conoscibilità tanto cari alle maschere pirandelliane.

Il paradigma portante si rifà alla Napoli Milionaria di Eduardo De Filippo: quell’universo caotico tipicamente napoletano in cui persone, rumori ed avvenimenti si intrecciano fino a diventare un tutt’uno indivisibile.

Infine, è giusto sottolineare quanto l’opera sia intrisa, non solo per la presenza della figura paterna e amletica dello Spettro ma più in generale per il tema che indaga, delle nuove problematicità legate al moderno rapporto tra padri e figli.

“Tutti i vizi, quando sono di moda, passano per virtù”             

    Jean-Baptiste Poquelin in arte Molière


IL MISTERO DEL MAGO COSTA

ATTO PRIMO

L’azione si svolge ai giorni nostri (2010), al primo piano di un palazzo d’un quartiere del centro storico di Napoli. La scena è suddivisa in tre stanze: alla destra c’è la sala d’aspetto per i clienti, alla sinistra lo studio del mago ed alle spalle dello studio uno sgabuzzino cui si accede attraverso una tenda. La prima quinta a destra, invece, conduce al bagno di servizio. Una porta (di profilo) delimita i due ambienti, lasciando immaginare al pubblico una parete divisoria.

La sala d’aspetto è composta da uno scaffale (sul quale sono poggiati dei vasetti ed un cordless),  un divano al centro (alle cui spalle c’è un ampio balcone con dei fiori ed una sdraio), un attaccapanni ed uno sgabello (in prima sulla destra). Lo studio è composto da un tavolino, due sedie e da una parete attrezzata (con intrugli vari) che delimita la postazione del mago (in evidenza una foto illuminata del padre defunto). Dello sgabuzzino vediamo solo la tenda che, grazie alla retroilluminazione, permetterà al pubblico di capire cosa accade all’interno.

È mattina presto. La scena è illuminata da una luce fioca. Il balcone ha ancora i battenti socchiusi. Il mago Mario Costa (vestito soltanto dell’intimo e scalzo) sta dormendo sulla sdraio nel suo studio coperto totalmente da una vistosa vestaglia. In giro il disordine dei suoi vestiti, una bottiglia d’acqua mezza vuota, i calzini e le sue scarpe, ed un posacenere colmo di mozziconi. I 5 ballerini - vestiti completamente di nero e dal volto coperto da una maschera neutra bianca - si posizioneranno intorno al mago tanto da nasconderlo alla vista del pubblico. L’azione è supportata da MUMBAI TUNE THEME di A. R. Rahman e la sua durata sarà di circa due minuti. Le note suggestive e magiche suggeriscono al balletto una composizione dolce ma cadenzata, quasi a ripetere lo scandire delle lancette dell’orologio (per simboleggiare il trascorrere della vita intesa come routine). La musica sfuma ed i ballerini escono.

Entra dalla scala d’ingresso (sulla parapettata a destra) Antonio Savino - detto Pescecane - un uomo di sessanta anni, ormai in pensione, che assiste il mago. È un ex macchinista di navi. Indossa dei pantaloni chiari ed una t-shirt. È lì per avviare lo studio quando improvvisamente sente dei rumori strani. Pescecane è spaventato: crede che i rumori che ha sentito (il forte russare del mago) siano dovuti a qualche ladro introdottosi in casa; quindi si adopera di qualcosa e lentamente si avvia verso lo studio. Si accorge che quella figura amorfa si muove sgraziatamente ed è suggestionato poiché suppone che si possa trattare anche di uno spettro rimasto lì imprigionato. Si avvicina ma - mentre sta per colpirlo con l’arnese che ha in mano - il mago ha un sobbalzo più forte che spaventa Pescecane tanto da farlo fuggire via nella sala d’aspetto a destra.

La scena continuerà a soggetto ancora per pochissimo così fino a quando il mago si sveglierà e comincerà il dialogo tra Pescecane e la presunta entità misteriosa.  

PESCECANE: (impaurito) Ma chi sei? Dimmi chi sei? Iamme nun me fa mettere paura, guarda che io sono la persona di fiducia del mago…sto con lui da tanti anni…

Una volta svegliatosi il mago ascolta divertito il soliloquio di Pescecane nell’altra stanza

IL MAGO: (con voce artefatta) Sono uno spirito rimasto intrappolato in questa casa…

PESCECANE: (tra sé) Ovì...Lo sapevo, lo sapevo ch’era ‘na cosa ‘e chesta…Io glielo dico sempre a Marittiello e se stà accorto con quelle formule magiche.

IL MAGO: (come sopra) Non aver paura …stai calmo e sorridi…fifone che non sei altro…

PESCECANE: E comme faccio, a me me tremmano ‘e cosce!

IL MAGO: (stuzzicandolo) Ma come, un vecchio lupo di mare come te ha paura?

PESCECANE: Per piacere, ma che volete da me, io sono solo l’aiutante del mago. Non ci azzecco niente con le cose che fa lui.                                                

IL MAGO: (scoppia a ridere e si fa vedere) Ah ah ah ah……Ma sei proprio un pollo pescecà…... Ahh…ahhhh

PESCECANE: (sorpreso e infastidito) Ma si tu? Puozze ‘ittà ‘o veleno amaro…(il mago intanto continua a ridere) He fernuto ‘e ridere si? …E comme stà allere…(realizzando)…Guè, ma che ce fai dint’‘o studio ‘a primma matina?

IL MAGO: (un po’ assonnato) Io veramente Pescecà ieri sera me ne sono andato di casa. Sono tornato qua e mi sono addormentato, e mò tengo la schiena a pezzi.

PESCECANE: E tieni stà forza ‘e ridere?

IL MAGO: Quella è una risata nervosa.

PESCECANE: Ma perché ch’è succieso? He fatto storie cu tua moglie…è overo?

IL MAGO: Si Pescecà, non ce la faccio più…Sempe ‘e stesse storie! Ieri sera talmente ‘e l’appicceche me ne sono venuto qua. Ho deciso che dormirò per un periodo allo studio.

PESCECANE: (scettico) Guardate guardate…..Ma nun da retta tuornatenne ‘a casa stasera…...Tu lo sai che io tengo la memoria scarsa …... M’avessa scurdà qualche matina ca tu stai ccà, me fai venì na cosa! (accusatorio) Tu tieni nu runfo ca fa paura.

IL MAGO: Che tengo?

PESCECANE:  (precisando) Ca runfei in maniera esagerata.

IL MAGO: Aggiornamento della grammatica italiana: voce del verbo ronfare…

PESCECANE: Si. Non te ne accorgi, ma tu tire ‘o runfo.

IL MAGO: Io?

PESCECANE: E chi io? Tu fai paura……

IL MAGO: (scimmiottandolo) Fai paura muovete……Prepariamo lo studio che ho degli appuntamenti. Comunque io per un periodo dormo qua …Se te lo ricordi è bene, altrimenti  zumpe tutte ‘e vote che arrivi; oppure te lo scrivi su un bel cartello all’ingresso: “Mario è nello studio”, così quando entri lo leggi e non ti metti paura.

PESCECANE: (incurante) Va buò…Damme na mano ovì…luvamme sta rroba ‘a miezo…

IL MAGO: (raccogliendo le sue cose sparpagliate in giro) Io comincio a prepararmi….tu prendi gli intrugli, la bacchetta profumata e accendi la palla sul tavolo (va nello sgabuzzino e si fa una “tirata” nascosto dalla tenda ma l’ombra palesa il suo gesto)

PESCECANE: (prima posa la “sua” sdraio e poi armeggiando con gli oggetti) Ecco gli intrugli……’a bacchetta ……e la palla magica…(finge di interrogarla) O palla palla, dimmi perchè a Marittiello nun le cagneno ‘e cervelle…?

IL MAGO: (da dentro) Nun fa ‘o spiritoso. Va a piglià ‘e carte dint’o mobiletto va……

PESCECANE: (scherzando) C’avimma fà na scopa? (raccoglie la bottiglia ed il posacenere)

IL MAGO: (esce con in mano degli abiti vistosi) Quant’è bello vuole fare il cabarettista…E dalle…Fai presto. Devo ancora preparare la fattura per la signora Guarino.

PESCECANE: Vado vado……Marittiello, tu na frattura m’avrai fatto a me, perché non ce la faccio a te lassà! (va in bagno a cambiarsi e lì lascia bottiglia e posacenere)

IL MAGO: (fa per inseguirlo) Pescecà ma quale frattura. Che t’aggio spezzato nu braccio? (precisando a voce alta) Si dice “fattura”. E poi ricordati, dobbiamo spedire una pozione portafortuna a don Giovanni, pe’ fà piglià ‘o posto ‘o figlio. Pescecà…

PESCECANE: (rientra vestito con un abito africano ed un particolare copricapo, poi prenderà dallo scaffale un grande mazzo di carte) Che d’è?

IL MAGO: (dubbioso) Ma non ti sembra che esagero con tutte queste cose che faccio?

PESCECANE: Quello quanto più fai, più è meglio. E tu così te li vuoi mantenere i clienti?

IL MAGO: Ma che l’he pigliato stu studio, pe’ nu magazzino?

PESCECANE: No, ma sempe te pavano…e nun se portano niente ‘a casa.

IL MAGO: (fiero) La merce non si vede….Qua si vendono le illusioni, le speranze. Le parole a volte…hanno più sostanza di un pezzo di pane!

PESCECANE: (liquidandolo) Nun fa ‘o filosofo. (lo esorta) Marittiè iammo preparati.

Squilla il telefono, Pescecanerisponde (ripone le carte sul divano)

PESCECANE: (con un italiano forzato sul ridicolo) Prondo, studio del Mago Costa. Si…Si sono Pescecane. Uh, signò buongiorno, scusate ma non vi ho canosciuta subito. Si sta ccà, sta ccà …Ve lo passo subito, tante ossequie eh…... buona giornata …(si rivolge al mago silenziosamente, gli porge il telefono) E’ tua moglie.

IL MAGO: Veramente non l’avevo capito (ironizzando) pensavo fosse il salumiere!!(litiga al telefono) Seee, no, no…...No ma ti ho detto che non torno…...Io la mia decisione l’ho presa Stefà …No, no è inutile che dai la colpa a me, perché potevi evitare di fare quella sceneggiata ieri sera …Va bè...va bè, hai ragione tu…Comunque mò ti devo lasciare, ci stanno i clienti…No, sto qua per un po’…Cià, cià. (riattacca con veemenza)

PESCECANE: Comme sei pesante Marittiè!……Ma che avrà fatto di così grave?

IL MAGO: Fatti ‘e fatti tuoi, ‘e capito?!

PESCECANE: Agli ordini Signor Capitano!

IL MAGO: Io qualche vota ‘e chesta, abbandono tutto e me ne vado. (Suona la porta) Pescecà vai ad aprire. Io me vaco a priparà (va a destra in bagno)

PESCECANE : (al pubblico) Uh, è comme stà stammatina! Chell’’ave ragione ‘a mugliera!  

CARMENIELLO: (Insiste alla porta, da fuori) Pescecà arape songh’io…..

PESCECANE: (avviandosi lentamente) E nu mumento…

Entra Carmeniello, un giovane di quartiere che traffica droga. È furbo e simpatico.

CARMENIELLO: (reca con sé un pacco contenente droga) Finalmente …e tanto ce vuleva?!

PESCECANE: (apostrofandolo) Bellillo, io subito so venuto ad aprire!

CARMENIELLO: Va buò Pescecà, devo lasciare la roba …...quella pulita.

PESCECANE:(verso il bagno) Marittiè, ma ‘a lavanderia ti doveva consegnare qualcosa?

IL MAGO: (dall’interno) No!

CARMENIELLO: Cretino…Qua lavanderia. (avviandosi verso lo studio) Mario, song’io so’ Carmeniello…(va nello sgabuzzino a posare il pacco)

PESCECANE: (borbottando nella sala d’aspetto) Mi credevo che aveva mandato qualcosa in lavanderia. Chist’ n’è ‘n’ato ovì? (riferendosi al mago) Nun abbasta chillo ‘a llà dinto!

CARMENIELLO: (rientrando) Pescecà, lo sai cosa stavo pensando?

PESCECANE: (schernendolo) Ma perché tu pensi pure?

CARMENIELLO: Ha fatto la battuta, quant’è bello. Senti, lupo di scoglio, ma perché domenica non ce ne andiamo a pescare?

PESCECANE: (approvando) E’ na vita che nun ce iammo.

CARMENIELLO: (entusiasta) Che dice, vulesseme ì abbascio Marechiaro? N’amico mio m’ha ditto che ce stanno cierti purpe ‘e chesta manera.

PESCECANE: Ma quale Marechiaro……’o posto cchiù bello addò overamente truove ‘e purpe tante, so sulamente ‘e Fokklaind!

CARMENIELLO: Ma arò è?... ...‘O lato d’’o Villaggio Coppola?

PESCECANE: Ignorante…Ma comme ‘o villaggio Coppola? Fokkland…...Argentina, e maie sentuto ‘e parlà d’a guerra delle Fokkland? Gli argentini cu gl’inglesi?

CARMENIELLO: No!

PESCECANE: Ma come?! (iniziando estasiato il suo racconto) Era il 1982…

CARMENIELLO: Uà, l’Italia vincette chillu mondiale!

PESCECANE: Io stavo imbarcato sulla Liberata Seconda……Nu’ vapore ca nun ferneve maie. Io facevo ‘o macchinista, quanno bello ‘e buono chi me manno a chiammà? ‘O capitano…

CARMENIELLO: E che voleva ‘o capitano a te?

PESCECANE: Me dicette: “Antonio, tu ci devi salvare”

CARMENIELLO: Ma pecchè qualcuno era ‘iuto ‘a fernì a mare?

PESCECANE: (ormai in trans dialettico) …“Antonio, me dicette, alla moglie dell’ambasciatore italiano ce venuto ‘o gulìo d’’o purpo”

CARMENIELLO: Ma pecchè era incinta?

PESCECANE: (spazientito) Ignorante, stavono in visita sulla nave e ‘ o capitano, Roberto Maffei, nun me posso maie scurdà, (ne disegna con le mani l’altezza) nu piezzo d’ommo aveto nu metro e nuvanta, voleva fare bella figura c’’a mugliera ‘e l’ambasciatore.

CARMENIELLO: (deridendolo) E chiammaie a te?

PESCECANE: Sissignore, modestamente Antonio Savino ‘e purpe ‘e faceva tremmà dint’’e tane! (Carmeniello sorride)

CARMENIELLO: A pe’ chesto che te chiammano Pescecane?

PESCECANE: E che te credevi? Io sulo tenevo ‘o curaggio ‘e me menà dint’ all’oceano! (continua il suo racconto) Andai in cambusa e dicette : “Oi Pè .....

CARMENIELLO: (lo interrompe per stuzzicarlo) E chi era mò Peppe, l’ambasciatore?

PESCECANE: Ma comm’è l’ambasciatore dint’ ‘a cambusa?! Me faie parlà?! La cambusa è la cucina di bordo e Peppe ero ‘o scef di bordo. Nu guaglione ‘e Castellamare,  dicette “Oi Pè, damme nu forchettone, mò vengo. Pe’ tramente miette ‘a vollera l’acqua…”

CARMENIELLO: Ca mugliera e‘ l’ambasciatore adda sgravà! Zà, zà zà!!!

PESCECANE: Ti sei fissato ca chella era incinta. Chi t’ ‘a ditto ch’era incinta?

CARMENIELLO: (giustificandosi) He ditto tu che teneva ‘o gulìo d’’o purpo?

PESCECANE: Ma che c’azzecca. Ogni vota ca uno tene nu gulìo…significa ch’è incinta?

CARMENIELLO: Vabbuò aggio capito io malamente, continua…

PESCECANE: (finge di tuffarsi) Comunque me menaie n’funno c’’o furchettone a quindici metri…Quanno belle ‘e buono veco addereto a nu scoglio duie uochhie ‘a palla ‘e chesta manera (ne mima la grandezza con le mani) …senza sapè né leggere e né scrivere, c’appizzaie ‘o furchettone n’capo e me lo tirai…e isso tiraie a me…e io me tiraie a isso…

CARMENIELLO: Insomma ve facisteve na bella tirata …eh?

PESCECANE: Alla fine, riuscetto a lo staccà e s’arravugliaie tutto attuorno ‘o braccio, ‘o cuollo, ‘a capa...uscii fuori dall’acqua…(con enfasi) ero diventato l’uomo-purpo!! (mima la sua azione) Saglietto n’coppa ‘a nave: ‘e truvaie a tutti quanti che mi aspettavano e fu lo stesso ambasciatore a me fà ‘e complimenti. Che soddisfazione: nu purpo ‘e nove chili!

CARMENIELLO: Uà ‘e che film! Ma che d’è LaPiovra 7…?!?

PESCECANE: (fiero più che mai) Ma qua film, questa è storia!

CARMENIELLO: (deciso ormai stufo) Chest’ è na strunzata. Comunque Capitan Findus, stamme a sentì a me…più tardi ce vedimmo vicino al bar e andiamo a comprare quello che ci serve: ‘e pinne, ‘e maschera …...

PESCECANE: Eh si si, devo comprare pure la fiocina nuova. Io ultimamente, pe’ sparà nu purpo, sparai dint’ ‘e scoglie e se rotta ‘a fiocina.

CARMENIELLO: (con ovvietà) Ma tu non ci vedi! Tu non lo vuoi accettare ma tu sei vecchio….Va bè comunque più tardi vienimi a piglià. Sei contento?

PESCECANE: Si.

IL MAGO: (rientra dal bagno) Carmeniello bello! Fai con comodo. 

CARMENIELLO: (al mago) Mario, ma io posso sempre operare si ce sta l’omme presente?

IL MAGO: Si, nun te preoccupà. (a Pescecane) Fallo fà Pescecà he capito? (va nello studio)  

PESCECANE: (a Carmeniello) Ma ‘e che se tratta?

CARMENIELLO: (riferendosi ad una bustina, una dose che ha in mano) Questo qua…è (tentennante in cerca di un’idea)…è……è Aulin speciale, viene dall’Olanda.

PESCECANE: (incuriosito) Ah, bravo…è quello po’ mal’ ‘e capa?

CARMENIELLO: (incalzante) Te fa passà ‘o mal’ ‘e capa molto più facilmente rispetto a quella che si vende in farmacia.

PESCECANE: Ma pure ‘o mal’ ‘e mola?

CARMENIELLO: (rassicurante) Tutto cose Pescecà! Ne basta un pizzico e ti senti come un leone. (confidenziale) Ma stai attento perché siccome in commercio non c’è ancora, tu non devi dire che la conosci. Tu conosci solo l’Aulin base. Intesi?

PESCECANE: Ma io mica vaco ‘a dicere ch’esiste l’Aulin accessoriato ultimo tipo.

CARMENIELLO: Ma che l’he pigliato pe’ ‘na machina? (dal balcone si sente fischiare ed una voce che chiama “Carmeniè…”, lui si affaccia al balcone ed indica con ampi cenni) “Mericà tutto a posto, sto scendendo”. (a Pescecane) Pescecà, ce vedimmo fore ‘o bar.

PESCECANE: Va bene.

CARMENIELLO: M’arraccumanno. Fai finta che questa è una concessionaria. Tu devi stare attento a tutti i modelli nuovi che sono arrivati. D’accordo?

PESCECANE: Nun te preoccupà Carmeniè, stai senza pensiero. 

CARMENIELLO: Io me ne vaco Pescecà. (gridando verso sinistra) Statte buono Mario.

IL MAGO: (uscendo dallo studio pronto per le visite) Carmeniè he fatto? Tutto a posto?

CARMENIELLO: A posto. E’ piazzata e pronta per l’uso.

PESCECANE: (soddisfatto) L’hanna solo immatricolà.

IL MAGO: (distratto) Ma che cosa?

CARMENIELLO: (facendo un occhiolino a Mario) Niente Mario….Nun te preoccupà.  Pescecà…ci vediamo dopo. (cantando) “Io senza ‘e te nun pozzo stà….”. (Esce)

PESCECANE: Ma chisto overo è strano. (con curiosità) Siente Marittiè, ma perché viene sempre qua da noi a portare questa roba?

IL MAGO: (giustificandolo, si spostano nello studio) No è…che qua è un posto sicuro e così, in cambio di questo favore, ci da una mano a pagare l’affitto.

PESCECANE: Ah, aggio capito…una mano lava l’altra. (perplesso) Eppure a Carmeniello nun ‘o facevo competente ‘e medicine.

IL MAGO: (confermando) Nientedimeno! Quello è un grande competente! Nel quartiere lo chiamano dott. Schultz ! Però mi devi fare il piacere di non parlare con nessuno di quello che fà qua sopra e soprattutto non voglio che qualcuno tocchi quei vasetti (li indica).

PESCECANE: Nun te preoccupà, Marittiè qua nessuno tocca niente ed io sarò muto come un pesce. (mima il verso del pesce) 

IL MAGO: E nun t’’o scurdà. Senti, ma ‘a signora d’’e pulizie che ha fatto stamattina? Non la vedo ancora arrivare. (guarda l’orologio)

PESCECANE: Dovrà stare qua…nelle circostanze…

IL MAGO: (finge di non aver capito) Addò stà?

PESCECANE: Qua vicino. Ma che d’è nun capisce?

IL MAGO: E si dice vicinanze, no circostanze.

PESCECANE: Va buò, comme si pipì! Circostanze…vicinanze…avrà fatto tardi.

IL MAGO:  (un po’ seccato) Ma non è solo oggi Pescecà, fa spesso tardi.

PESCECANE: (come per difenderla) Ci vuoi mettere una multa? E se ha avuto un imprevisto? Lo sai che stai diventando tale e quale a Brunetta?  (Suona la porta)

IL MAGO: Lupus in fabula? Va arapì ‘a porta…...Brunetta.

PESCECANE: (fa per andare, poi si volta) Marittiè ma pecchè nun parle italiano? ‘O ssaie ca a me me spuost’ ‘a nervatura quando parli straniero. Che ditto?

IL MAGO: Parlando d’’o diavolo spontano ‘e ccorne! Sarrà essa…va bene così? 

PESCECANE: Si, così va bene……signor Brunetta. (va ad aprire)  

IL MAGO: (incredulo) S’è fissato cu Brunetta. (rivolgendosi al Signore) Ma che peccato importante aggio fatto io per portare questa croce?!

PESCECANE: (aprendo la porta) E’ proprio essa. Ma del resto tu sei maco.

Entra l’Ispettore di Polizia Silvana Coppola, ambiziosa e scaltra, che si è infiltrata nello studio da qualche mese per indagare sulla vita del mago. Finge di essere una donna delle pulizie, vedova, sui quaranta. È vestita di nero, con abiti dimessi e si fa chiamare Luisa.

ISP. COPPOLA: (finge di essere accaldata, si giustifica subito) Buongiorno, scusatemi per il ritardo. Ma stava tutto bloccato per lo sciopero.

IL MAGO: (leggermente arrabbiato) Ogni mattina ci sta uno sciopero?

ISP. COPPOLA: Oggi ci sono gli statali. Protestavano contro la riforma Brunetta.

IL MAGO: Ma che ha fatto poi questo di così sbagliato?

PESCECANE: (alla signora) Luisa, occhi aperti...(indaca il mago)…tutti noi abbiamo un Brunetto da combattere!

IL MAGO: (con aria di rimprovero) Pescecà……

ISP. COPPOLA: (a Pescecane) Ma che giocherellone che siete. Comunque accuminciate ad alzare i piedi da terra perché devo lavare.

IL MAGO:E che facimme, vulammo?

PESCECANE: Fato pure Luisa, perché io già sto volanto adesso (simula il volo).

ISP. COPPOLA: (scherzando) Voi tenete un poeta in casa e non lo sapete!

IL MAGO: Vieni Giacomo Leopà….Mettiamoci n’copp ‘o divano.

ISP. COPPOLA: Vado a prendere la mazza e il secchio. (va a destra)

PESCECANE: Fato pure con comodo……

IL MAGO: Ma che d’’è Pescecà?

PESCECANE: (sospirando estasiato) Niente…

IL MAGO: Ma non è che t’ha pigliato qualche colpo ‘e sole?

PESCECANE: Può essere. ‘A colpa è di questa lenza di sole che è trasuta in casa. (indicando Luisa che è rientrata in tempo per ascoltare le parole di Pescecane)

IL MAGO: E’ partuto ‘o Palermo iamme ……

ISP. COPPOLA: (reca con sé l’occorrente per lavare a terra) Pescecane vi ho sentito…Grazie del complimento. 

IL MAGO: Luisa, non lo alimentate, per cortesia.

PESCECANE: (a Mario) Zitto tu. E’ la tua ignorantità  che ti fa pepetiare così.

ISP. COPPOLA: (a Mario) Certo che per essere un poeta, ‘o sape buono l’italiano.

IL MAGO: (di rimando) Chill dint’o palazzo lo chiamano “Zanichelli”.

ISP. COPPOLA: (Ride apertamente) 

PESCECANE: Meglio mmiria che pietà.

ISP. COPPOLA: E’ pure filosofo. (ride di nuovo) Uh…uh…

IL MAGO : Che ne facite ‘e Giambattista Vico!

ISP. COPPOLA:  (a Pescecane per ammaliarlo) Ma lo sapete che stamattina siete più fresco e simpatico del solito?

IL MAGO: (richiamandola ironicamente) Signora Luisaaaa………

PESCECANE: (convinto) Sarà la vostra presenza, che me fa sentì veramento beno.

ISP. COPPOLA: Ma che gentiluomo. Quando nascono altri uomini come voi?

IL MAGO: (freddamente) Menu male che lo stampo l’hanno buttato.

Entra Alfredino, un inquilino del palazzo che vive sullo stesso pianerottolo. Si tratta di un uomo di 40 anni, in realtà è un po’ ritardato, molto vivace. Possiede le chiavi per entrare.

ALFREDINO: (raggiante) Buongiorno a tutti!

IL MAGO: Buongiorno Alfredì.

ALFREDINO: (scivolando sul passamano, canticchia) “Scivola, come un vento caldo poi ti porta via, andamento lento…”

PESCECANE: Uè Alfredì, non dare fastidio alla signora Luisa che sta lavorando.

ALFREDINO: Qua quello che da fastidio sei tu, evvero Mario?

IL MAGO: Fai il bravo Alfredì.

ISP. COPPOLA: (lo blocca) Alfredì, sta ‘nfuso ‘nterra, nun te movere ‘a lloco, si no t’ho faccio fà io buono “scivola”. Ma tua sorella Titina lo sa che sei venuto qua?

ALFREDINO: La verità? Lei stava facendo le pulizie ed io sono uscito di nascosto…

IL MAGO: (disapprovando) Ma tu non devi fare così! Ma perché la devi far preoccupare?

ALFREDINO: (furbo) Ho lasciato la musica accesa, così crede che sto nella camera mia.

ISP. COPPOLA: Torna a casa fai presto, vieni dopo.

ALFREDINO: (capriccioso) No, voglio stare un poco qua. Voglio stare con Mario.

ISP. COPPOLA: (rimproverandolo) No, devo finire di lavare a terra. 

TITINA: (da fuori chiamando con vigore) Alfredinooo………

ISP. COPPOLA: Hai sentito, tua sorella ti sta cercando. (verso la porta) Titina sta qua …

Entra Titina, l’unica sorella di Alfredino. È una ragazza meridionale, dolce ma anche un po’ isterica perché afflitta dal disagio del fratello. Indossa una tuta da casa e guanti di gomma

TITINA: (sull’uscio) Disgraziato! Tu qua stai? Buongiorno, scusatemi ma m’ha fatto piglià na paura! (ad Alfredino) Tu mi devi avvertire quando vieni da Mario, hai capito?

ALFREDINO: (come un bambino) Ma volevo farti uno scherzo.

ISP. COPPOLA: Questi sono scherzi che non si fanno Alfredì, a Luisa tua.

PESCECANE: (s’intromette) He capito a Pescecane tuo?

ALFREDINO: (con lucidità da adulto) Neh, ma a te chi te sape?!

TITINA: Basta Alfredì, hai dato già troppo fastidio, andiamo vieni (gli prende la mano).

IL MAGO: (difendendolo) Alfredino non da mai fastidio, l’importante e che quando vieni qui avverti sempre Titina. Hai capito?

ALFREDINO: Va bene…(avviandosi balla e canticchia Tiziano Ferro) “Perdono, per quel che ho fatto ho fatto…...io però chiedo scusa. Regalami un sorriso e ti porgo una rosa…”.

TITINA: (stufa) Con permesso (escono lei ed Alfredino).

PESCECANE e ISP. COPPOLA: (all’unisono) Ciao Titina.

ISP. COPPOLA: (teneramente) Che pena questo ragazzo.

IL MAGO: (correggendola) Ma quello è grandicello. Tiene quarant’anni, signora Luisa.

PESCECANE: Mica l’è spuntato ‘o primmo dente!

IL MAGO: (esplicativo, a Luisa) Alfredino è il più grande. Titina è piccerella tiene venticinque anni. Quel fetente del padre abbandonò moglie e figli quando si accorsero che Alfredino non era un ragazzo normale. ‘Ncapo ‘a isso tiene 13, 14 anni. Gli esperti la chiamano SAP “sindrome adolescenziale permanente”. Poi da quando è finita pure la mamma, qualche anno fa, Titina per Alfredino è rimasta l’unico punto di riferimento.

PESCECANE: Questi so’ ‘e veri guai! 

IL MAGO: (c.s.) Sta sempre davanti alla televisione e figuratevi che va pazzo per i reality: Amici, l’Accademia, X-factor…s’è miso ‘ncapo che vuole fare il cantante…

ISP. COPPOLA: Che peccato ‘e Dio! (ai due) Guè, aspettate due minuti che si asciuga, io vado di là a fare il bagno. (va in bagno a destra, portandosi via la mazza ed il secchio)

PESCECANE: Se hai bisogno di me, chiamami. Lenzetella mia dorata.

IL MAGO: Ma stammatina nun avimma faticà?

PESCECANE: (guardando l’orologio) Eh, s’è fatto proprio tardi. Aspetta, fammi finire prima di aggiustare, devo posare ancora le carte…(fa per prenderle ma il mago lo precede)

IL MAGO: Ancora? Ma invece ‘e penzà ‘a lenza e ‘o mare, non potevi farlo prima, no?

PESCECANE: Ma tu che vuò?! Divino Thelma. (Suona la porta)

IL MAGO : Vai ad aprire spiritoso, sarà la cliente. Io me vaco a mettere ‘o cappiello (va nello sgabuzzino e consuma un’altra dose mentre Pescecane va ad aprire)

Entra Adele Moresco, una giovane donna italiana, che è la moglie dell’Ispettore Ferri.

ADELE: (agitata) Dov’è il mago, dov’è il mago?

PESCECANE: Calma signò, sta di là.

ADELE: Buongiorno, Adele Moresco, molto piacere.

PESCECANE: Buongiorno signora, piacere Antonio Savino.

ADELE: (allarmata) Ho bisogno urgentemente di parlare con il mago.

PESCECANE: (un po’ spaventato) Un attimo solo. Vi volete accomodare?

 ADELE: No grazie, sono troppo agitata (passeggia nervosamente nella sala d’aspetto).

PESCECANE: (rimproverandola) Signora e non andate avanti e indietro…Luisa mò ha finito di lavare (va a chiamare il mago nello studio) Mario…guarda che ce sta ‘a cliente. Sta tutta agitata. Io vaco ‘a arraqquà ‘e piante, se hai bisogno mi chiami (va al balcone. In tutta la scena seguente annaffierà le piante per poi stendersi sulla sdraio ivi posta).

IL MAGO: (alla signora, indossa uno strano cappello) Prego, signora si accomodi.

ADELE: Oh, grazie. Piacere Adele Moresco. (tende la mano)

IL MAGO: (ricambia) Piacere, Mario Costa. Allora signora, cosa posso fare per lei?

ADELE:Ecco…veda…Ho la voce che si abbassa di continuo……

IL MAGO:  (spiazzandola)Signora e che vi devo dire fatevi una bella tazza di latte e miele!

ADELE:(interdetta) Con questo caldo?!

IL MAGO: Altrimenti vi dovete far visitare da un medico, se volete vi mando da un amico mio, sta qua vicino all’Ascalesi….per il momento evitate di urlare…

ADELE:E’ ‘na parola…quello mio marito me fà spustà tutt’ ‘a nervatura!

IL MAGO:(curioso)Ma perché che vi fa vostro marito?

ADELE:(prende un reggiseno dalla borsa e lo mostra) Guardate qua. L’ho trovato nel cassetto della sua biancheria.

IL MAGO: (sorpreso) E che ci azzecca c’’a voce?

ADELE: (con impeto) E pe’ chesto ca’ io allucco, giorno e notte!

IL MAGO: (sempre più perplesso) Signora scusate non riesco a capire…

ADELE:Vede ho il dubbio che mio marito abbia un’amante…..E allora quando guardo questo reggiseno, penso a quello che ha fatto con chi l’ha indossato e allora allucco!

IL MAGO:E pure dint’ a nuttata?

ADELE:(imbarazzata) No, aspettate mi spiego meglio. Per chiarire il mio dubbio, è un periodo che tutte le sere gli faccio l’occhiolino per capire il suo stato…

IL MAGO: Va bene, e poi?

ADELE: E niente…la notte mi soddisfa e mi tranquilizzo…ma poi mi fa trovare queste novità e me metto alluccà comme na pazza ‘a primma matina! 

IL MAGO:Ah, ho capito!...Non solo di notte con vostro marito ma pure di giorno quando guardate questi reggiseni…(ride) E’ un continuo alluccare!

ADELE:E’ più forte di me, ch’aggia fà? Non riesco a controllarmi.

IL MAGO:(malizioso)Mò se spiega perché se ne scende la voce!

ADELE:Signor Mago, ma potete aiutarmi con questo reggiseno a sapere che tipo di donna è che sta con mio marito?

IL MAGO:Beh…(lo prende) dalla misura direi che è ‘na bella piezz’ ‘e femmina……dal modello direi che tiene gusto…(lo annusa) dall’odore…che è’ lavato con il Coccolino!

ADELE:Ma non scherzate……(gridando con forza) altrimenti io allucco qui sopra!

IL MAGO:(cerca di distrarla, ammaliante) Signora…ma voi non siete di Napoli…

ADELE: No. Io sono nata a Rimini.

IL MAGO: (continuando il discorso)…Invece vostro marito è un napoletano verace…(Adele annuisce)  e scusate non potrebbe averlo fatto apposta per farvi ingelosire?

ADELE: (scettica) No, non credo. Quando mio marito dorme a casa nulla mi fa pensare al tradimento però non sono convinta, sono confusa. E se prende il Viagra e mi fa scema?

IL MAGO: E se non lo sapete voi?

ADELE: La prego mi aiuti, qualsiasi cosa fosse….Faccia un rito di allontanamento su questo reggiseno.

IL MAGO: Scusate, ma voi avete detto “quando dorme a casa”. Ma perché vostro marito che lavoro fa?

ADELE: (mentendo perché il marito è un poliziotto – l’Ispettore Ferri) Diciamo…...che è una specie di operatore ecologico.

IL MAGO: Ah, quindi ha anche dei turni di notte?

ADELE: Si, ed è in quelle notti che non è a casa che mi sorge il sospetto. 

IL MAGO: (appunta delle notizie su di un taccuino) Allora,vostro marito come si chiama?

ADELE: Rosario.

IL MAGO: Quand’è nato?

ADELE: L’ otto-otto-settantaquattro.

Il mago con calma mischia le carte, lascia spaccare il mazzo alla signora  e comincia a leggerle ponendole ad una ad una sul tavolo, dopo un po’ come se avesse interpretato……

IL MAGO: Bene, vostro marito è leone…mancava da un po’ di tempo un bel leoncino…Vediamo un po’ le carte cosa ci dicono …dunque, effettivamente una donna ci sta. E’ una donna molto vicina a lui ed è pure molto influente.

ADELE: (strillando, si sbraccia animatamente) Lo sapevo, lo sapevo.

IL MAGO: (autoritario) Però per cortesia non dovete gridare perché sto facendo uno sforzo mentale non indifferente, eh! E voi vi disperate! (poi calmo) Dunque, dunque…vediamo che cosa posso fare…(si alza e prende degli intrugli) Avete qualcosa di vostro marito?

ADELE: Si aspettate, vedo nella borsa (fruga nella sua borsa). Ecco, ho trovato il suo accendino, va bene?

IL MAGO: Perfetto. (prende l’intruglio polveroso e poggia il reggiseno sulla palla magica) Accendete con quest’accendino una candela, mi raccomando con la mano sinistra, e ripetete insieme a me:

Adele accende le candele ma non ripeterà da subito la formula perché incantata dalle movenze del mago, gag a soggetto tappeto musicale – MUMBAI TUNE THEME  

“Candele della vita, polvere di drago, cuore di donna e occhio di mago,

 unitevi insieme contro il veleno e allontanato per sempre sia il reggiseno.” (2 Volte)

Alla fine del rito magico Adele cade in uno stato di trans e sviene. Il mago spaventatissimo chiama Pescecane per far si che lo aiuti. I due, impacciati, litigano finché riescono a risolvere l’imprevisto malore della signora utilizzando l’acqua dell’innaffiatoio…

IL MAGO: (ansimante, ostenta sicurezza) Signora Adele adesso è tutto a posto, vedrete che presto tutto si risolverà. Allora lei era entrata in uno stato di trans (al pubblico) e a me me steve venenno ‘nu moto…(ritornando serio)…il reggiseno lo lasciate a me e andate. Vedrete che comincerete ad aver di nuovo fiducia in vostro marito, come una volta.

ADELE:(ripresasi, curiosa)Si. Dottore solo una domanda,ma voi siete sposato?

IL MAGO:(afflitto)Da dodici anni!  

ADELE:(in cerca di sostegno) E vostra moglie……non ha mai dubitato di voi?

IL MAGO: Eh…Non ne parliamo. Mia moglie dubita pure se vado in bagno!

ADELE: Però la capisco sa. Voi uomini siete tremendi. (si alza e con tono liberatorio) Ah……adesso mi sento davvero sollevata. 

IL MAGO: Mi fa assai piacere.

ADELE: Per verificare gli effetti, possiamo già fissare il prossimo appuntamento?

IL MAGO: (prende un’agendina) Facciamo…(la sfoglia)...facciamo mercoledì prossimo sempre in mattinata. Ecco la segno.

ADELE: Possiamo fare di pomeriggio? È più comodo per me.

IL MAGO: Alle sette va bene?

ADELE: Si. Con la speranza che l’arcano si sveli. Per l’onorario? 

IL MAGO: Al mio assistente fuori, grazie (accompagna la signora alla porta dello studio). (verso il balcone a Pescecane) Antonio, la signora va via (rientra e ripone il reggiseno).

PESCECANE: (si alza e ritorna dal balcone) Eccomi.

ADELE: (a Pescecane) Quanto vi devo?

PESCECANE: Sono cento euro, grazie.

ADELE: (prende i soldi dalla borsa e glieli porge) A voi. Buona giornata. (Esce)

PESCECANE: (da i soldi al mago che li intasca) Marittiè….se non mi sbaglio, ma mi posso pure sbagliare, la signora è venuta qua pe’ nu’ fatto ‘e corne…è overo?

IL MAGO: Ti sbagli e non ti sbagli.

PESCECANE: (sorpreso) Comme può essere. Mi sbaglio o nun me sbaglio?

IL MAGO: Tu non sei sposato, ma per ipotesi lo fossi, nel cassetto della tua biancheria intima potrebbe mai capitare il reggiseno della tua amante?

PESCECANE: E che sò fesso che me faccio sgamà ‘a mia moglie!

IL MAGO: E allora ti dico che in questo caso…per come è il fatto…...l’amante d’’o marito, secondo me, potrebbe essere pure un uomo.

PESCECANE: Ah, ho capito: un rapporto gails……

IL MAGO: (correggendolo come al solito) Si dice “gay”.

PESCECANE: Comunque comme se dice se dice, nun sanno che se perdono.

IL MAGO: Uh Pescecà, ma è la natura, che ci vuoi fare.

PESCECANE: (non convinto) Marittiè ma quale natura…Brrr …Me vene ‘o freddo ‘ncuollo!           (Suona la porta) Vengo, vengo. (va ad aprire)

IL MAGO: (al pubblico) Nun ce po’ pensà ……(a Pescecane) Devi accettare la modernità!

PESCECANE: Marittiè io rimango cu l’antichità!

Rientra Titina (vestita in jeans e maglietta) seguita da Alfredino

TITINA: (reca con sé un vassoio con delle tazzine) Ecco il caffè.

IL MAGO: (con aria soddisfatta) Ah, ce voleva proprio!

TITINA: Pescecà, tenete. Sentite, me la fate la gentilezza di tenervi un poco Alfredino?  Scendo un momento a comprare una cosa. Il vassoio poi me lo date (lo poggia nell’angolo)

IL MAGO: (ironizzando) Come no, Titina quello si sta con Pescecane, come al solito.

TITINA: (al fratello) Fai il bravo Alfredì, he capito? Nun te mettere dint’e recchie.

ALFREDINO: (angelico) Va bene Titti.

TITINA: Subito vengo. (Esce)

PESCECANE: (si gongola) Ovì, mò possiamo dire che si comincia a carburare.

IL MAGO: Ha pigliato ch’è na machina. E’ vero Alfredì? (ripete più volte la frase per attirare la sua attenzione)

ALFREDINO: (immobile fissa Pescecane poi scatta facendoli sobbalzare) Bruum…bruuum

IL MAGO: Guè ma che tieni Alfredì, non ti senti bene?

ALFREDINO: No, è che voglio pure io un poco di caffè. Non lo senti che brutto rumore che tiene il mio motore. Bruuum, bruuum... 

IL MAGO: (contraddicendolo) Ma il caffè ti fa male, tu non lo puoi prendere.

ALFREDINO: Ma Titina sulo nu poco m’’o dà, ce mette  l’acqua a dinto, Titti. (comincia una cantilena insopportabile) Mario voglio ‘o cafè, voglio ‘o cafè cu l’acqua…voglio ‘o cafè…

PESCECANE: (mentre i due si tappano le orecchie) Marittiè fallo sta zitto e dancello!!

IL MAGO: (il mago porge la tazzina ad Alfredino che beve il caffè ) Tiè, basta c’ ‘a fernisce!

ALFREDINO: (si mette in posa plastica mentre i due siedono sul divano. Comincia il suo  show canoro: in sequenza P. Daniele, A. Britti, F. De André) “Na tazzulella ‘e cafè…..”

IL MAGO: (gioca con lui) E bravo Alfredino, sai pure cantare.

ALFREDINO: (felice) E mica solo questa. Volete sentirne un’altra?

PESCECANE: (lo asseconda a malincuore) E vai…

ALFREDINO: (impegnandosi alla chitarra) “Settemila cafèèèè, io li ho presi per te...”

IL MAGO: Ma solo queste due canzoni conosci?

ALFREDINO: No, anche altre…Per esempio: “Ah, ma che bellu cafè sulo a Napule ‘o sanno fa cu ‘a ricetta ca Ciccerenella cumpagna di cella c’ha dato a mammà….(si siede in braccio ai due) e poi mi assetto papale mi sbottono e mi leggo il giornale…mi consiglio con Don Raffaé…licenziamo a pescecane e ce bevimmo o’ café!!” (si alza con uno sberleffo)

PESCECANE: (visibilmente scocciato) E che repertorio …

ALFREDINO: Si perché siccome mi piace il caffè, conosco tutte queste sul caffè.

Alfredino continua a cantare sottovoce gironzolando per la stanza e facendo mille smorfie…

PESCECANE: Marittiè senti, ma non si è saputo più che fine ha fatto il padre?

IL MAGO: Ma che t’aggia dicere…zitto, so tre anni che gli sto dicendo a Titina che il padre sta molto lontano, ma che prima o poi partirà per ritornare qui da loro……

PESCECANE: (esterrefatto) Ma nelle carte, overamente esce stu fatto?

IL MAGO: No, Pescecà. (sincero) A volte me le invento alcune cose.

PESCECANE: (deluso) E ce dici ‘e fessarie?! …Povera Titina, cu nu guaio ‘e chisto.

IL MAGO: Pover’’a nnuie!

ALFREDINO: (d’improvviso alle spalle del mago) Mario il mago, mi vuoi fare una magia?

IL MAGO: (sobbalzando) Nooo, e che magia ti faccio adesso?

ALFREDINO: Fai sparire Pescecane!

PESCECANE: E perché aggia sparì io?

IL MAGO: Avrà sentito ‘o fatto.

ALFREDINO: E perché così l’assistente del mago lo faccio io, lo faccio io, lo faccio io, lo faccio io! (ruba il copricapo di Pescecane e scappa per la stanza)  

PESCECANE: (Suona la porta) Alfredì ferniscila..…(lo rincorre e lo ferma) ‘A vuò fernì?  

IL MAGO: (aprendo la porta) Uh, guarda è tornata la sorellina…

PESCECANE: (sollevato) Lassa fà a Dio!

TITINA: (reca con sé una busta della spesa) Alfredino…

ALFREDINO: (canticchiando)  “Sooora, mormora il tuo bambino…”

PESCECANE: (al pubblico) Ha fernuto c’’o cafè, mo accummencia c’’u n’atu filone!

ALFREDINO: (continuando con acuto finale) “Per il tuo piccolino non compri mai lo yogurt. Titti tu compri soltanto patane per te!”

TITINA: Te li ho comprati gli yogurt, scemolone…

PESCECANE: Menu male che l’ha ditto ‘a sora! (il mago gli intima di stare zitto).

TITINA: (al mago) Grazie Mario a più tardi. (ad Alfredino) Saluta, come si dice?

ALFREDINO: (da il cinque a Pescecane) Cià fratè (esce con Titina che porta via il vassoio).

PESCECANE: Cià Alfredì. (mentre il mago va a destra incrociandosi con l’Ispettore – la finta Signora Luisa – che rientra dal bagno)

IL MAGO: Signora, tutto bene?

ISP. COPPOLA: Si, si.Di là ho finito. (ha in mano un piumino) Tolgo un poco di polvere dallo studio, permettete (e ivi si dirige).

IL MAGO: D’accordo. Pescecà, mi fai una cortesia?

PESCECANE: (fingendosi atletico) Agli ordini!

IL MAGO: Mi vai a prendere le sigarette che mi sono finite. Tengo l’ultima e mi serve. (Gli porge dieci euro) Tiè.

PESCECANE: Le solite? Mò vengo. (esce)

IL MAGO: Signora, io vado un attimo in bagno. Se telefona qualcuno fatevi lasciare il numero, se bussano li fate accomodare. (con una mano sul ventre) Che male ‘e panza!

ISP. COPPOLA: (sorridendo) Aggio capito, ce vò tiempo...

IL MAGO: (il mago scappa a destra in bagno) Perdonatemiiii…

L’Ispettore fingerà di spolverare ma una volta sola apporrà le cimici per le intercettazioni 

La scena si fa semi-buia ed entrano i ballerini (vestiti con la medesima tuta nera ma con il tutù bianco come la maschera) per comporre la “DANZA delle CIMICI”: danzano avendo in una mano una torcetta (dei led di luce azzurra) ed aiutano l’ispettore illuminando gli oggetti sui quali apporre le cimici. Una musica supporta l’azione:A PERFECT DAYdi G. Allevi

PESCECANE:(venendo dall’ingresso, gridando)  Marioooo…Sono tornato.            

ISP. COPPOLA: (falsamente) Pescecà, che paura …...M’avite fatto zumpà!

PESCECANE: Uh, Luisa non l’ho fatto apposta. Tenevo ‘e chiavi appriesso. (chiamando il mago) Mario, ‘e sigarette. (quando lo vede apparire gli porge il pacchetto)

IL MAGO: (rientra dal bagno, prende il pacchetto) Grazie Pescecà.

ISP. COPPOLA: Signor Mario ho finito. Adesso vado dentro a posare queste cose e vado via. Pescecà, mi date una mano?

PESCECANE: E come no…...(la aiuta ed esce a destra con l’Ispettore)

IL MAGO: (il mago si accende una sigaretta e va al balcone) (Suona la porta)

IL MAGO : (ordinando) Rodolfo Valentino,  vedi chi è alla porta…

PESCECANE:(uscendo stizzito va ad aprire) Nu mumento sto arrivanno.

PASQUALE: (da fuori) Marioooo, Mariooo…

Entra Pasquale, vecchio amico del mago. È un musicista squattrinato, vestito in maniera modesta con una borsa a tracolla. È un tipo ansioso ed ha la fissa per le medicine.

IL MAGO: Ma chi è?…Pasquale?! E che ci fai qua?

PASQUALE: (visibilmente allarmato) Mario tu mi devi aiutare e non mi dire di no perché io sto in una situazione di vita o di morte (il mago gli fa cenno di aspettare).

ISP. COPPOLA: (rientra da destra) Signor Mario io vi lascio, rimaniamo che ci vediamo a inizio settimana prossima. Mi chiamate e mi fate sapere voi il giorno. (Pescecane l’accompagna alla porta e la saluta dolcemente, falsamente lei ricambia, Esce).

IL MAGO: Va bene signora. Arrivederci. (a Pasquale) Pasquà arriviamo al sodo: tengo che fà. E che se tratta? Avanti quanto te serve? (simula il gesto dei soldi)

PASQUALE:  No Mario……M’he a fà nu prestito, ma…… nun se tratta ‘e soldi.

IL MAGO: E spiegati. Che t’aggia prestà? Te servesse Pescecane?

PESCECANE: (sarcastico) M’ha pigliato pe’ nu scaletto.

PASQUALE: No Mario…...Comme t’aggia dicere……

IL MAGO: Te vuò movere che tengo ‘e visite? Iammo velocemente…

PASQUALE: (serio) Tengo nu problema con la mia ragazza.

PESCECANE: (allusivo) He fatto ‘o guaio eh?

IL MAGO: (incredulo) Ma comme l’he mise incinta?

PASQUALE: Ma ch’aggia mettere incinta? ‘O problema è cu mio suocero.

PESCECANE: (sentenziando) Ti sei appiccecato co’ suocero è overo?

IL MAGO:  (incalzante) E grazie tu tiene chella mano ‘a fa ‘e zeppole. Nun puort’ nu fiore a tua suocera, nun puort’ nu dolce.

PESCECANE: Fosse na vota che bussasse che piedi!

PASQUALE: (offeso) Io? Io sò nu brillantone.

IL MAGO: Tu si nu zircone fàvezo. Chelle Matilde ‘o dice sempe!

PESCECANE: Staie sempe n’copp adda suocera toia. (apostrofandolo) Sfruttatoio!

PASQUALE: (al mago) Overamente Matilde dice chesto? (si inala lo spray per l’asma)

IL MAGO: (a Pescecane) Ovì? Chest’ fa, se n’accatta tutto medicine.

PESCECANE: Tu la devi finire di abboffarti di medicine inutili. Te fà male ‘o fegato.

PASQUALE: Ma io penso ‘o matrimonio e me piglia l’ansia. (inala ancora spray)

IL MAGO: (lo tranquillizza) Ma quale ansia benedetta…Matilde è una brava ragazza, di buona famiglia. Il padre è quell’ingegnere importante.

PESCECANE: Invece ‘e ringrazia a Dio con la faccia per terra. Nu sfasulato comm’ ‘a te.

PASQUALE: Ma è proprio questo il punto. Quello che ti volevo dire…(Suona la porta)

IL MAGO: (lo interrompe) Ovì, ‘a porta. Va buò, me lo dici dopo. Sient’ ‘a me Pasquà, vatte a fà nu grande giro, rilassati che stai tutto esaurito e passa fra nu quarto d’ora.

PESCECANE: Altrimenti passa p’ospitale e te fai fà nu bello lavaggio!

PASQUALE: (insiste) Mario ma è importante……(Esce scortato da Pescecane)

IL MAGO: (Insistono alla porta) Dopo, dopo…... (a Pescecane) Accompagna il Signore alla porta. Chisto sarrà ‘o cliente. Senti io vado un attimo dint’’o ripostiglio……M’è’ fernuta ‘a pozione. (va nello studio e da lì nel ripostiglio, consuma una dose).

PESCECANE: (lascia Pasquale, poi sull’uscio al cliente) Buongiorno, avete appuntamento?

Entra l’Ispettore Rosario Ferri, camuffato da trans per supportare le indagini dell’Ispettore Coppola. È un uomo alto. Indossa abiti succinti, calze a rete ed ha un seno prosperoso.

ISP. FERRI: (con voce da donna, visibilmente artefatta) Si, a mezzogiorno. Ho prenotato due giorni fa……ho parlato con una signorina taaanto gentile.

PESCECANE: Loredana?

ISP. FERRI: E adesso non mi ricordo con precisione…...ma perché il mago non ci sta?

PESCECANE: Come no, si tratta giusto di qualche minuto…deve ricaricare le batterie…...quello dopo ogni visita si scarica.

ISP. FERRI: Ma che d’è nu cellulare?!

PESCECANE: Signorina…un attimo di pacienza, accomodatevi sul salottino…

ISP. FERRI: Grazie tengo le cosce molle molle…io cammino mooolto a piedi…

PESCECANE: Ma pecchè nun ve pigliate nu bell’ pullman?

ISP. FERRI: (pavoneggiandosi) No, io sono abituata a camminare, dint’o pullman po’ s’azeccano tutte quante areto a mme!...(con tono volgare) E poi nun me fire proprio de sentì tutte chelli puzze…che schifo…nun’ aggia idea, io sò na pulitona…

PESCECANE: Avete proprio ragione…...

ISP. FERRI: (si atteggia) Poi non vi dico,  Poi non vi dico ieri siamo stati pure alla manifestazione….

PESCECANE: (fraintende) E perché avete fatto la disinfestazione?

ISP. FERRI: Ma che avete capito…..Quale disinfestazione. La manifestazione.

PESCECANE: Scusate, non ci sento tanto bene. Ma perché siete disoccupato?

ISP. FERRI: Fortunatamente no!

PESCECANE: E allora che l’avete fatta a fà sta manifestazione?

ISP. FERRI: (offeso) Ma perché solo i disoccupati le possono fare?

PESCECANE: (insistente) Ma quelli protestano perché non faticano. Voi pecchè ‘o facite?

ISP. FERRI: (si compiace) Per il nostro orgoglio di essere…(Pescecane rimane interdetto)

IL MAGO: (da dentro, sgombra la scrivania e indossa il cappello) Pescecane fai passare…

PESCECANE: (tentennante) Si……signora, prego.

ISP. FERRI: Prego signorina…Carmela Lorini, per gli amici Mimì.

PESCECANE: Piacere, Antonio per gli amici Pescecane. (L’accompagna all’entrata dello studio e va  via) Mario, io scendo un attimo. Vaco addu Carmeniello e torno (Esce)

ISP. FERRI: (al mago sorridendo) Salve.

IL MAGO: (gentile) Buongiorno.

ISP. FERRI: (in modo ammiccante) Ho bisogno di lei…..

IL MAGO: (dubbioso) Ma…In che senso? 

ISP. FERRI: (spontaneo) Nel senso che lei  sà…(sempre più allusivo) E’ troppo importante che mi tolga dei dubbi e mi dia…..

IL MAGO: (quasi impaurito) Che cosa?

ISP. FERRI: (avvicinandosi)….delle certezze!

IL MAGO: (sulla difensiva) Non posso però trattenermi a lungo….Signora?

ISP. FERRI: Carmela Lorini….per gli amici…Mimì

IL MAGO: (serio) Molto piacere.

ISP. FERRI: (contenta) Il piacere è mio. Sarò molto sintetica.

IL MAGO: Prego mi esponga il suo problema.

ISP. FERRI: (espone in maniera più evidente il suo seno prosperoso) Ecco qua….Uh, ma che calore che fa! Voi permettete? (si sveste del superfluo)

IL MAGO: (in difficoltà) Ma non mi sembra che fa tutto questo caldo.  

ISP. FERRI: (liberatorio) Ah! Sto tutta sudata.

IL MAGO: (la guarda con circospezione) Allora. Mi dica….Signora….

ISP. FERRI: Mi chiami Mimì.

IL MAGO: Va bene, Mimì.

ISP. FERRI: (finge) Ecco veda, vado al sodo. Io sono innamorata di un uomo ed anche lui è affezionato a me, ma non ha ancora deciso di lasciare sua moglie per stare solo con me.

IL MAGO: (conciliante) E va bene….Gli dia un poco di tempo per decidere…

ISP. FERRI: (falsamente triste) Ma è più di due anni che va avanti questa storia e io non ce la faccio più a sopportare di essere in seconda posizione.

IL MAGO: Ma ha provato a sorpassare? Oh, mi scusi...a fare qualcosa di più per convincerlo?

ISP. FERRI: Come no….. gliel’ho mostrato in tutta la sua pienezza (espone il seno).

IL MAGO: (sbirciando) Ah…Forse…(allusivo) E’ stato questo a frenarlo un poco?

ISP. FERRI: (incredulo) Frenarlo? Un altro uomo avrebbe fatto salti di gioia vedendo tutto l’affetto che gli veniva mostrato. 

IL MAGO: (sempre alludendo) Ah……Gli avete mostrato l’affetto? Solo l’affetto?

ISP. FERRI: (tenero) Si….e le mie continue attenzioni.

IL MAGO: Come si chiama questa persona? (appunta le notizie sul solito taccuino)

ISP. FERRI: (sospirante) Enz.

IL MAGO: Ah, è tedesco?

 ISP. FERRI: Ma quale tedesco (precisando) Mago si chiama...Enz...Vicienz’…Vincenzo

IL MAGO: (sempre più imbarazzato) Ho capito, ho capito…non si scaldi. E quand’è nato?

ISP. FERRI: Il 29- 6- 69

IL MAGO: (riferendosi al loro significato per la cabala) Nun se n’ha scansato nisciuno!

IL MAGO: (prende le carte e le legge, l’ispettore scruta lo studio e si guarda intorno) Allora dunque, vedo una donna…e una pancia. Ma la moglie è incinta?

ISP. FERRI: (certo) No!

IL MAGO: E io veco ‘na piezza ‘e panza?

ISP. FERRI: Signor Mago ma quello è Enzo. ‘A panza è certamente ‘a soia. Quello è una buona forchetta.  Modestamente, io cucino meglio della moglie…..Chella ‘nzevàta!

IL MAGO: (trionfale come impugnando una spada) E poi vedo un fante che irrompe…(realizzando) Questa qua invece dovete essere voi…novità in arrivo…ma… …bisogna aspettare. (si accorge che è distratta)Signora ma mi sta ascoltando? Signora?

ISP. FERRI: (ha un sobbalzo) Oh…Mi scusi…(falsamente) Mi si è sfilata una calza!

IL MAGO: Dicevo….le carte dicono di aspettare…di avere pazienza. E qualcosa di buono poi ci sarà….(rientra Pescecane dalla porta d’ingresso e va al balcone)

ISP. FERRI: (fingendo interesse) E che cosa che cosa?

IL MAGO: Ecco…

ISP. FERRI: (ansimante) Mi dica, mi dica!

IL MAGO: Si, allora….

ISP. FERRI: (insistente) C’è speranza, c’è speranza?

IL MAGO: (stufo) E un momento! Se mi fate parlare. Non lo dice. Cara signora, le carte ci danno gli indizi, non la soluzione precisa dei fatti.

ISP. FERRI: (dispiaciuto) Uffà …Allora non la lascia la moglie?

IL MAGO: Mimì, pian pianino le cose andranno per il verso giusto.

ISP. FERRI: (irridendolo) Ma in che percentuale?

IL MAGO: Ma che d’’è a borsa? Il sentimento c’è…..ma è ancora acerbo!

ISP. FERRI: E non si può fare niente per maturarlo?

IL MAGO: Aspettate…(una volta trovata) Prendete questa pietra. Questo è un quarzo albino dell’Angola. (l’ispettore ormai è quasi di spalle) Signora mi ascoltate…..Signora?

ISP. FERRI: (sorridendo si volta verso il mago) Si, si. Che gli deve mettere nella gola?

IL MAGO: (esplicativo) Signò no la gola, Angola! (spazientito) Allora lei prenda questo quarzo, mettetelo al sole tutto il giorno e poi lo riponete in un indumento di Enzo.

ISP. FERRI: Una mutanda va bene?

IL MAGO: Signò un indumento: na mutanda, na maglietta. Vedrete che il calore del sole saprà maturare il frutto del vostro amore. Un attimo le vado a prendere un sacchetto (si dirige verso la sala d’aspetto mentre l’ispettore rovista fra gli intrugli) Eccolo qua…

ISP. FERRI: (angelico quasi pietoso) Si, grazie. Dottò io mi fido di voi. Ma voi siete sicuro? (il mago annuisce) Va bene…Quant’è la seduta? (prende il borsello dei soldi dalla borsa) 

IL MAGO: Sono cento euro, grazie. (li intasca) E’ stato un piacere, Mimì.

ISP. FERRI: (chiosa, riferendosi alla prostituzione) Mago, tenimmme ‘e stessi prezzi!!! Grazie, grazie tante. (esce dallo studio e saluta Pescecane) Arrivederci. (Esce)                                           

PESCECANE: (rientra dal balcone) Mario, ma lieveme na curiosità, ma è nu poco strano questo che mò se n’è andato?

IL MAGO: In che senso?

PESCECANE: Sessuolotico.

IL MAGO: Si dice “sessuale”.

PESCECANE: (stufo) Aggiatece pacienza maestro se mi sono sbagliato, ma non lo conosco tanto bene questo argomento.

IL MAGO: Ma quale argomento…..(precisando) “Sessuale” è italiano.

PESCECANE: (leggermente arrabbiato) Perché sessuolotico che d’è, spagnolo?

IL MAGO: No, ma è sbagliato.

PESCECANE: (liquidandolo) Va buò, insomma, è o nun’è strano?

IL MAGO: Pescecà, ma che strano…Potrebbe sembrare strano, ma in fondo è un “trans”.

PESCECANE: Comm ‘e ditto?

IL MAGO: Trans, Pescecà…...(fa lo spelling) T-R……ANS.

PESCECANE: E che significa….T-R……A N S? Dimmi la verità, le piacesse ‘o chiocchiò?

IL MAGO: Ma no….

PESCECANE: (convinto) Ma comme no?! In queste parole moderne si possono nascondere i modi più strani di drogarsi. Secondo me…chist’ se tir l’annes’! (allude all’anice)

IL MAGO: Ma che se tiro, se tiro. T’ha tiro io na cosa appriesso si nun te staie zitto e te lo fai spiegare. Mi ascolti?

PESCECANE: Sono tutte recchie!

IL MAGO: (con movenze da professore saccente) Dunque, il trans è un maschio che è voluto diventare donna, ma sotto sotto ha conservato ancora qualcosa di maschile… 

PESCECANE: (sorpreso) Overo? E che cosa gli è rimasto?

IL MAGO: Ce la puoi fare...un poco di fantasia…sotto sotto che cosa gli poteva rimanere?

PESCECANE: (esterrefatto) Occhio di una balena schiattata! Ma allora avevo capito bene? Sotto tene ancora ‘o franfellicchio…!!(con la mano indica le parti intime maschili)

IL MAGO: Pescecà hai capito troppo bene!

PESCECANE: (quasi schifato) E tu tieni chisti tipi ‘e clienti, si?

IL MAGO: Ma che c’azzecca…Sono tutti uguali. E poi ognuno è libero di essere chi vuole.

PESCECANE: Che brutta epoca……

IL MAGO: Pescecà……Sei obsoleto.

PESCECANE: (fraintende e finge di schivare un colpo) Nun me cuoglie, sto facenno ‘a cura dimagrante! (Suona la porta)

IL MAGO: ‘A porta ovì…domanda “chi è?”…(accenna un sorriso) Silhuette!

Pescecane va ad aprire ed entrerà di nuovo Pasquale, ancora più agitato di prima.

PESCECANE:Chi è?  

PASQUALE: (da fuori la porta) Mario…sono io…Pasquale.

PESCECANE: (apre la porta, riferendosi a Pasquale) Eh…se se…Vire ‘o cielo che te mena! (si dirige verso lo studio per rimetterlo apparentemente in ordine)

IL MAGO: (al pubblico) M’ero scurdato che ce steva pure chisto!

PASQUALE: (entrando, lo supplica) Mario tu mi devi aiutare…

IL MAGO: (concreto) Ma se po’ sapè che ti serve?

PASQUALE: (risoluto) Mi dovresti prestare per qualche ora il tuo studio.

IL MAGO: Ma tu si pazzo?

PASQUALE: (piagnucoloso) Non mi dire di no…

IL MAGO: (con fermezza) Ma non se ne parla nemmeno!

PASQUALE: Ho organizzato già un appuntamento.

IL MAGO: (incredulo) Dove?

PASQUALE: Qua nel tuo studio.

IL MAGO: Pasquà ma tu si scemo?

PASQUALE: Mi risolvi un problema grande assai. (si inala lo spray)

IL MAGO: (seccato) Ma è possibile che i problemi tuoi li devo risolverli sempre io?

PASQUALE: (compassionevole) Ma io a chi tengo? Lo sai che sono solo. Io tengo sulo ‘a te!

IL MAGO: (leggermente aggressivo) Disgraziato, ma ti rendi conto?

PASQUALE: Tu sei l’unico che non mi può dire di no. (mieloso) Il mio amico del cuore.

PESCECANE: (ritorna dal bagno, si rivolge al mago) Cumm’ è sentimentale!

PESCECANE: (risoluto) Pasquale ma a me mi serve lo studio, oggi ho delle visite.

PASQUALE: (piagnucoloso) Nun me serve mò mò! (riassumendo) A mio suocero non gli ho mai detto che io faccio il musicista, perché lui è fissato che per la figlia ci vuole vicino un uomo di cultura….un laureato! 

PESCECANE: (commentando) Eh, se se stai frisco!…

IL MAGO: (a Pasquale) E quindi?

PASQUALE: (entusiasta) E quindi…d’accordo con lei…gli ho detto che io sono laureato in psicologia ed ho aperto uno studio al centro di Napoli: “Il Mago della Mente”.

PESCECANE: (ironico) Ma comme “‘o mago è n’omm’ ‘e niente”?

IL MAGO: Pescecà, ma ch’he capite…Quando non sei sicuro, state zitto. (a Pasquale) E a te ti è venuta l’idea di portarlo qua?…Giustamente nello studio di un mago: il mio.

PASQUALE: E che dovevo fare….io tengo sulo ‘a te!! A proposito, ce l’hai un lettino?

IL MAGO: No. Ma perché?

PASQUALE: Perché l’unica cosa certa in uno studio di uno psicologo è il lettino dove si stende il paziente per rispondere alle domande.

IL MAGO: (si arrende) Che t’aggia dicere…tenimmo na sedia a sdraio, che dici va bene? 

PASQUALE: Con un lenzuolo sopra, credo possa andare bene anche la sdraio.

PESCECANE: (propositivo) Che dicite piglio pure ‘o mbrellone, c’ho mettimmo vicino?

IL MAGO: Pescecà ma si pazzo?!…L’ombrellone dint’’o studio…? Ma che d’è ‘a spiaggia!?

PESCECANE: Marittiè…pensavo che era più completo ‘o fatto! (si va a sedere sul divano)

PASQUALE: (felice, in cerca di conferma)  Allora è andata?…Grazie Mario!!….Lo sapevo che potevo contare su di te. (indicando Pescecane) E’ chillo che me fa paura!

IL MAGO: Si ma te lo posso dare soltanto mercoledì prossimo. La mattina faccio studio, poi il pomeriggio tu vieni e dopo un’oretta te ne vai, perchè tengo altre visite.

PASQUALE: (felicissimo) Va benissimo. Giusto giusto una settimana. Così ho tutto il tempo di organizzare l’appuntamento con Matilde e mio suocero. (prende dal giubbino lo sciroppo e ne prende un misurino)

IL MAGO: E mo che t’he pigliato?

PASQUALE: ‘O Bactrim, tengo un poco le tonsille infiammate.

IL MAGO: (ironico) Tu tieni ‘e cervelle infiammate!

Squilla il cellulare di Pasquale SUONERIA LASONIL - Lungo la strada di G. Colonnello

PASQUALE: Pronto….Si ciao amore…..Tutto a posto…si di questo stavo parlando con il mio fratellone Mario…l’appuntamento è per mercoledì prossimo. E sì, lo studio è libero e noi possiamo operare. (a Mario) Ti manda un bacio e tante grazie. Ci vediamo più tardi. Ti passo a prendere in facoltà. Ciao, ciao aspirinetta mia. (riattacca) 

IL MAGO: A posto Pasquà?

PASQUALE: Grazie, grazie….(sornione) A proposito, tenisso…per caso…cinquanta euro?

IL MAGO: Pure! Ma tu non me ne dovevi dare già cinquanta della settimana scorsa?

PASQUALE: A fine mese facciamo un conto, Marittiè…(si inginocchia) Io a chi tengo?

PESCECANE: (si alza)  Chisto tene sulo a te!!! (si dirige in bagno)

IL MAGO: (impietosito gli da i soldi) Tiè Pasquà, mò vattenne e non farti più vedere fino a mercoledì prossimo!

PASQUALE: (intascando le banconote) Nun te preoccupà. Al massimo ti telefono per i ragguagli. Me ne scappo. Grazie Mario(lo bacia). Sei davvero un amico! (mentre fa per uscire dall’ingresso incrocia Alfredino che starnutisce addosso al malcapitato Pasquale)

ALFREDINO: (entra starnutendo forte) Eccìììììììì……Buon giorno e salute.

PASQUALE: (terrorizzato) Ma chi è Mario, lo conosci?

IL MAGO:Si…è Alfredino…un inquilino del palazzo…(sottovoce) nun sta tanto buono.

PASQUALE:Ma tenesse l’influenza suina? (comincia a frugare nella borsa)

ALFREDINO: (si avvicina al mago e gli tira il vestito) Mario mi vuoi far mettere un poco il tuo cappello? E dai dai…fammi mettere un poco il cappello…e dai e dai…

IL MAGO: Aspetta Alfredì. (a Pasquale) Ma che staie facenno?

PASQUALE:Eccolo qua! (prende uno spray disinfettante e lo spruzza su sé stesso)

IL MAGO: (incredulo) Ma che te stai menanno pe’ cuollo?

PASQUALE: (soddisfatto) Tengo nu spray antivirale ch’è miracoloso!

ALFREDINO: (capriccioso) Mario, Mario……      

PASQUALE: (si avvicina a loro due e, ancor più impaurito, comincia a spruzzare su Alfredino ed il mago abbondanti dosi di spray) La salute prima di tutto!

ALFREDINO:Ma che vò chisto?(Alfredino scappa nello sgabuzzino e comincia a rovistare)

IL MAGO: (bloccando l’azione di Pasquale) Ma che d’è Baygon? L’he pigliato pe’ na zanzara! Pasquale ma a vuò fernì? Alfredino nun sta buono ca’ capa, no ‘e salute!

PASQUALE: Ma che ne saccio. E’ per precauzione, ossaie che io so’ fissato! (riferendosi ad Alfredino) Mario ma mica sta pur’isso p’ ‘a casa quanno adda venì mio suocero?

IL MAGO: (sicuro) Nooo, stai senza pensiero.

PASQUALE: (ritorna al tavolino ed inghiotte una pillola)

IL MAGO: Pure ‘o pinnolo ti devi prendere?!

PASQUALE: (giustificandosi) Si, il Lasics. Ultimamente, ho un po’ la minima alta. (dirigendosi verso la porta d’ingresso) Allora vado, posso dormire senza pensiero?

IL MAGO: (seguendolo) Se non ci riesci pigliati due gocce di Valium. Te truove facenno!

PASQUALE: Statte buono, compagno mio (lo abbraccia di nuovo). Ciao. (Esce)

IL MAGO: Cià, cià. (al pubblico) Guardate nu poco che mi deve succedere a me. Non bastano già ‘e problemi che tengo! (urlando) Alfredì iesce a loco dint’!

PESCECANE: (rientrando da destra) Marittiè stu vestito che mi hai comprato…niente di meno pe’ fa un poco d’acqua m’aggia spuglià annure comme ‘e criature…comunque siente ‘a me: all’amico tuoie si ‘o scoprono…fa una ‘e chelli figure ‘e merde…

IL MAGO: Pescecane, cà si ‘o suocero ‘e Pasquale scopre ‘o fatto, ‘a facimmo tutte quante ‘a figura ‘e merda!  (prende il cellulare) Famme chiammà n’attimo ‘a signora Luisa….la tua preda….(andando al balcone si accende una sigaretta)Signora, sono Mario...allora mi dovete fare la cortesia di venire mercoledì pomeriggio…No di mattina no, lo studio mi serve pulito il pomeriggio (Suona la porta) - Pescecà, ‘a porta! - perché ho delle visite importanti da fare….va bene? Ok arrivederci. (a Pescecane) Uà ‘e quanti fatti vò sapè!  

…Intanto nello sgabuzzino, si vede l’ombra di Alfredino che scava fra le cose del mago…

PESCECANE: (va ad aprire, gioioso) Guè Carmeniè…

CARMENIELLO: (reca con sé una grande busta e la porge a Pescecane) Pescecà, qua sta tutta la roba: ‘o fucile, ‘a maschera, ‘e pinne... Mantienilo tu, altrimenti mammà mi fa volare a me e alle pinne a’ ‘ncopp’ ‘o balcone!

PESCECANE: Vabbuò…La vado a mettere nel ripostiglio. (dirigendosi verso lo sgabuzzino)

CARMENIELLO: (dubbioso) A proposito ma iamme ‘a Marechiaro o ‘e Fokklànd...?? Io aggia sapè se devo prendere la macchina o il motorino…m’aggia organizzà col garage…

PESCECANE: Mario vide nu’ poco ‘a chisto…vuole andare alle Folkland c’ ‘o motorino!?!

CARMENIELLO: (dirigendosi verso il mago) Marittiè…tu la conosci la strada?

IL MAGO: (ironizzando) Si è facile, prendete la tangenziale…Ma che hai portato di buono?

CARMENIELLO: No niente, siamo andati a comprare delle cose per la pesca. Domenica vado con Pescecane a pescare.

IL MAGO: (spegne la sigaretta) Ah bravi, allora mi preparo per mangiare pesce? (si odono le urla di Alfredino e Pescecane) (a Carmeniello) Ma che sta succedendo?

PESCECANE: (sgridando Alfredino) Guè, ma che staie facenno? Quanta vote t’aggia dicere che non devi toccare niente. (ritorna dallo sgabuzzino Pescecane che trascina Alfredino, questi indossa le pinne con le mani a mò di foca posizionandosi sullo sgabello)

IL MAGO: (ad Alfredino) Guè basta…io ti porto allo zoo Safari. Ma che stavi combinando?

ALFREDINO: (si rialza e piagnucolando) Pescecane m’ha vattuto!

IL MAGO: (a Pescecane) Ma perché sta piangendo?

PESCECANE: (adirato) Pecchè ha menato tutte cose pe’ terra ‘e l’aggio alluccato. (intanto Alfredino continua a piangere sguaiatamente)

CARMENIELLO: Ma comme se stuta chist’? Guè ‘e pinne sono nuove!

IL MAGO: (autoritario) Alfredì basta, l’he a fernì! (gli toglie le pinne e Pescecane le ripone)

ALFREDINO: (imbronciato, indicando Pescecane)Per colpa sua ovì….Comme ‘o schifo!

IL MAGO: (a Carmeniello) M’he a credere…non ce la faccio più…Me ne fuiesse ‘e notte!

CARMENIELLO: (conciliante) Va buò Mario so cose che si dicono. Nu poco ‘e pacienza. Ma pecchè non vieni pure tu a pescà, accussì te rilassi nu poco?

IL MAGO: No, lo sai mi scoccio, nun sò portato per la pesca. (sognante) Pe’ me rilassà veramente, ce vulesse nu bellu viaggetto.

CARMENIELLO: Marittiè, ma perché qualche vota ‘e chesta non organizziamo un bel viaggetto in Brasile?

IL MAGO: (scettico) Eh ‘o Brasile, e che ce dico a mia moglie?

CARMENIELLO: (risolutivo) Dici che ci sta un meeting d’’e maghi a Rio de Janeiro.

IL MAGO: (sconfitto) E chello te crede ‘a te.

PESCECANE: (rimproverandoli) Nun mettite carne ‘a cocere.

CARMENIELLO: (contento) Sai che divertimento….Pariammo malamente proprio.

IL MAGO: Vedimme ià. Organizza, vedi i prezzi e poi mi fai sapere. (alza la voce per farsi sentire) Ce purtammo pure Alfredino. (ad Alfredino) Vuoi venire con Mario in Brasile?

ALFREDINO: (dispettoso) No!

IL MAGO: (dolce) E ghiamme ià, andiamo tutti quanti. Viene pure Pescecane.

ALFREDINO: No Pescecane no, perché lo schifo.

IL MAGO: (insiste) Fai il bravo. Noi appena arriviamo, ti compro una bella cosa….

ALFREDINO: (realizzando) E mi compri la brasiliana, quella con il culo così? (fa il gesto)

CARMENIELLO:  Azz, nun sape niente ‘o guaglione!

PESCECANE: (sarcastico) No, ma chillo Mario dice ca nun capisce.

ALFREDINO: (cantando e imitando il suono dell’aereo e mimandone il volo) “E’ in partenza il volo per il Brasile... Brazil, nà nà nà nà…..” (gli altri lo seguono in una specie di trenino)

La gag è interrotta dalla voce di Titina che chiama Alfredino

TITINA: (appare sulla porta) Alfredino…ma che state facendo…? (allude al fratello) Chisto è scemo e vabbuò…però pure vuie…eh?!? 

IL MAGO: (un po’ imbarazzato) Vai Alfredì vai, altrimenti non vieni con noi in Brasile…

ALFREDINO: Vengo Titti…..(saltellando canticchia) “Toda joia, toda beleza...” (Esce)

CARMENIELLO: Approfitto e me ne vado pure io a mangiare……tengo una fame esagerata…Marittiè pienzece ‘o fatto d’ò Brasile…guarda ca ce divertimmo…

IL MAGO: Ma io mico pazzeo, io dico seriamente. Organizza che mi fa piacere.  (allegro, incurante) Cu Stefania poi si vede!

CARMENIELLO: Ok. Cià Pescecà.

STEFANIA: (grida dal basso del balcone) Mario….Mario….

IL MAGO: (riferendosi alla moglie) Avi loco…avì!

CARMENIELLO: (prima di andare via) Ma che tene ‘e radar! (Esce)

Pescecane va al balcone ad affacciarsi

STEFANIA: (dal basso a voce alta) Guè Pescecane….Sta sopra Mario?

PESCECANE: (gridando a sua volta) Si. (a Mario) Sta saglienno.

IL MAGO: Il quadro è completo stamattina. Solo lei ci mancava!

PESCECANE: Cerca di essere nu poco cchiù gentile, (schernendolo) Careca.

IL MAGO: (serio) Nun te fa ascì niente a vocca d’‘o fatto d’’o Brasile…che c’appiccicammo! …Intrattienila un poco e dille che sto facendo una consulenza telefonica…(mentre va nel suo studio, al pubblico)...mamma mia tengo nu mal’e cape esagerato…fra Alfredino, Pasquale, m’hanno acciso a me stammatina. (entra nello sgabuzzino e si fa una “tirata”)

Pescecane esce per andare ad aiutare Stefania che ha con sé due grosse buste della spesa colme di frutta e verdura. Stefania, la moglie del mago, è una donna  molto appariscente, un po’ volgare, focosa, con grandi occhiali da sole. Entrano entrambi un po’ affaticati…

STEFANIA: (affannata, si alza gli occhiali) Ah, grazie Pescecà. Ma Mario non ci sta?

PESCECANE: (vago) Si sta di là, sta facendo un attimo una consolazione ad una cliente…

STEFANIA: Ah, ‘a sta cunsulanno…eh?

PESCECANE: (fa spallucce) Ma quello è lavoro.

STEFANIA: (curiosa) Ma la signora sta di là?

PESCECANE: No sta al telefono…

STEFANIA: Ah…mi fa piacere…(lo chiama con insistenza)Mario, Mario…

IL MAGO: (esce dallo studio visibilmente esaltato) Buongiorno.

STEFANIA: (ironica) E secondo te, questo è il modo di comportarti, si? Dopo che mi hai lasciato stanotte da sola a casa come una scema, mò ti metti pure a fare le consolazioni telefoniche?

IL MAGO: Ma chi te l’ha ditto?

STEFANIA: (indicandolo) Pescecane!

IL MAGO: Stefà era una “consulenza”, no una consolazione. Chillo po’ capisce sempe na cosa pe n’ata! Per piacere calma, che stammatina nun è proprio jurnata,  eh?!

STEFANIA: Ahhh, non è giornata…..e dimmi un’altra cosa dove hai dormito stanotte?

IL MAGO: (sicuro) Dint’’o studio, sulla sedia a sdraio.

STEFANIA: (incerta) Dint’’o studio si?! (insinuante) ‘O a casa di qualche tua cliente in cerca di consolazione da parte del Mago Costa? Oppure qualche tua cliente è venuta qui a consolarti da vicino?

IL MAGO: (seccato) Uh, e come la fai lunga….

STEFANIA: (decisa) Ah, la faccio lunga…..(si avvia verso lo studio)

IL MAGO: (perplesso) Che vuoi fare adesso?

STEFANIA: (cercando qualcosa) Devo controllare.

PESCECANE: Fate bene…spezionate, spezionate.

IL MAGO: (a Pescecane) Ma perché non fai il muto primm’ e fà ‘o surdo?

STEFANIA: (scorge il reggiseno che Adele ha dimenticato prima) Ah…E questo che cos’è?

IL MAGO: (palesemente interdetto) E che cos’è?

STEFANIA: (brandendo il reggiseno) Non lo sai che cos’è, no? (lo porta al naso) Senti che bel profumo! E non mi dire che questo è di Pescecane?  

PESCECANE: Marittiè, chiste se l’è scurdato ‘a signora ch’è venuta primma!

STEFANIA: (minacciosa) Chi è venuta prima?

IL MAGO: (impaurito) No, nessuno.

STEFANIA: (ordinando) Chi è venuta, parla!

IL MAGO: (c.s.) No, ‘na cliente.

STEFANIA: ‘Na cliente che si dimentica un reggiseno?

IL MAGO: Dovevo fare una fattura al marito.

STEFANIA: (lucida) Pecchè ‘o marito usa ‘e reggiseni? Era della signora il reggiseno…

IL MAGO: (ormai alle corde) No, ma che ne saccio io…..

STEFANIA: (allusiva) Eh, s’è  spogliata per fare la visita dal mago, evvero?

IL MAGO: (prende tempo, vago) Nooo…qua spogliare. E’ una cliente particolare, gli ho fatto un rito di allontanamento per il marito…

STEFANIA: (furiosa) M’o magno ‘o dito! Spuorco, zuzzuso!

IL MAGO: Ma mi fai parlare?

Entra Alfredino con due belle ragazze al seguito, sono entrambe in abiti molto succinti 

ALFREDINO: (trionfale) Mario…Guarda che ti ho portato? (mostra le ragazze) Tà tàààà….  Ce ne andiamo in Brasile o no? (Si ode una musica brasiliana VITALUNDA di M. Menezes)

IL MAGO: (disperato) Alfredino!

STEFANIA: (ormai è una belva) Tu sei un porco! Pure ‘e guaglione ccà n’copp faie saglì!!!. Io te manno ‘o spitale, no ‘o Brasile! (si scaglia contro il marito)

IL MAGO: Ma fatti spiegare! (scappa rifugiandosi dietro Pescecane. Nel frattempo la moglie comincia a tirare addosso ai due tutto quello che trova nelle buste della spesa. Alfredino approfitta del caos per fare ancora più baldoria mentre le due ragazze ballano sulle scale)

Sipario - FINE PRIMO ATTO

IL MISTERO DEL MAGO COSTA

ATTO SECONDO

L’azione si svolge nello stesso luogo del primo atto. È trascorsa una settimana.

È primo pomeriggio. Il mago (che il pubblico non vede) si trova in bagno con Loredana, segretaria dell’altro studio e sua amante. Loredana è una bella e giovane donna, innamoratissima del mago.

Nello studio a sinistra c’è un uomo immobile, in piedi vicino al tavolino: si tratta dello spettro del padre del mago, morto precocemente all’età di trent’anni. Indossa un bell’abito bianco con cravatta in tinta ed ha in mano un teschio/lampada che gli illumina il volto.

L’azione comincia con una musica evocativa che racconta delle difficoltà dei bambini in tante parti del mondo e di come, invece, dovrebbero essere accuditi – TUTT’ EGUAL’ SONG’ ‘E CRIATURE di E. Avitabile & Bottari. Sul palco uno sorta di ballerino/stregone enfatizza, aiutato da un bastone della pioggia, il testo della canzone attraverso le sue movenze. Entrano dal fondo della platea delle ballerine vestite con delle tuniche bianche (che coprono anche il loro volto) e con in mano dei lanternini rossi. La scena è avvolta dal fumo. Le ballerine danzano intorno all’uomo scandendo il ritmo della musica così come il ballerino/stregone il testo. Dopo una breve coreografia escono lasciando lo spettro lì immobile.

Entra Pescecane dalla porta d’ingresso che, scambiando lo spettro per Mario (per via della somiglianza tra i due – corporatura e capelli), lo deride convinto che si tratti del solito scherzo. Alla fine riconoscerà in lui don Ciro, il padre del mago.    

 

PESCECANE: (sereno) Guè Mario, già stai ccà? Oh oh, t’he miso stu vestito? Quanto si bello, me pare San Gennaro! (lo spettro tossisce per esprimere il proprio disappunto)…E ghiamme nun ‘a fà sta parte, nun te puorte cchiù…(si avvicina) Ma che d’è, stai stuorto? Stai nervoso, perciò nun te giri? (lo spettro si volta e Pescecane impaurito arretra lentamente) (farfuglia qualcosa sbarrando gli occhi) Mamma mia…mamma mia aiuto…

Escono da destra con circospezione il mago e Loredana. Mario indossa jeans e camicia ed ha dei cerotti sulla fronte per coprire dei segni dovuti alla lite avuta una settimana prima con la moglie. Loredana vorrebbe ridere ma lui le fa cenno di fare piano poiché vede Pescecane in difficoltà e vuole giocargli il solito tiro. A questo punto lo spettro è già sparito. L’azione termina quando il mago toccando la spalla di Pescecane lo farà sobbalzare. 

PESCECANE: (si volta verso il mago e grida spaventato)Madonna!

IL MAGO: (ridendo a crepapelle con Loredana) Pescecà songh’io!

PESCECANE: (arrabbiato) Tu he iettà ‘o sangue…..M’he fatto zumpà!

IL MAGO: Ma che d’è, ‘e visto ‘o spirito? Staie bianco bianco. (gli dà degli schiaffetti) 

LOREDANA: (ride) Antonio che risate, mi avete fatto morire…..Voi siete troppo simpatico! 

PESCECANE: (ironico) So simpatico è? (si asciuga la fronte con un fazzoletto)

LOREDANA: (esagera per nascondere l’imbarazzo) Uh assai! Mario mi parla sempre di voi, dei guai che combina Alfredino. Che pazienza che ci vuole con lui, evvero?

PESCECANE: (al mago) Siente, ma te si scurdato che oggi vene Pasquale c’’o suocero?

IL MAGO: Mannaggia ‘a miseria, io m’ero proprio scurdato!

PESCECANE: (allusivo) Eh, chissà ‘a capa addò ‘a tiene! E guarda ca mò vene pure a signora Luisa pe’ pulizie.

IL MAGO: Hai ragione…E cchiù tardi adda venì pure a signora d’’o reggipetto.

LOREDANA: (curiosa) Chi è questa signora d’’o reggipetto?

PESCECANE: (sarcastico) Guardate, fa la gelosa. Domandatecelo alla moglie del vostro titolare. Vedite buono che tene ancora ‘e segni ‘nfaccia.

IL MAGO: (autoritario) Mo basta eh!

LOREDANA: Mario ma che c’entra tua moglie? Non ti erano cascati addosso dei libri?

PESCECANE: (al mago) Ma pecchè nun sape niente ‘ a signurina? (sghignazza)

IL MAGO: Pescecà, ‘e fernuta ‘e fa ‘o spione? Nun ‘o dà retta Loredà. (serio) Comunque io vado un attimo ad accompagnarla. Si vene Pasquale dincello che torno subito. (dispettoso) A proposito, mò che vene a signora Luisa, invece ‘e fa ‘o simpatico, dincello che facesse buon’ ‘o studio…..Mò vengo. (apre la porta e fa per uscire)

LOREDANA: Arrivederci Antonio. (seguendo il mago)

PESCECANE: Statte bona. (ferma il mago e lo invita in disparte, con tono grave) Marittiè, t’aggia dicere ‘na cosa, ‘na cosa importante: primma aggio visto ‘a bonanema ‘e don Ciro!

IL MAGO: Ma chi, papà?

PESCECANE: Si, è venuto ccà, secondo me ieve truvanno ‘a te…

IL MAGO: (liquidandolo) S’è venuto a fà na gita! Pescecà tu te sarraie impressionato c’ ‘a fotografia. Siente ‘a me ‘a pranzo devi togliere il vino da tavola (ride)

PESCECANE: (agitato) Marittiè te lo giuro, era isso!

Appare Carmeniello sulla soglia d’ingresso.

CARMENIELLO: (a voce alta) Permesso?

IL MAGO: (a Carmeniello) Trase trase Carmeniè. Ti presento Loredana.

CARMENIELLO: (le stende la mano) Piacere Carmine.

LOREDANA: (raccogliendo l’invito) Piacere Loredana.

IL MAGO: Carmeniè nun me dicere niente io vaco nu mumento a fà nu servizio. Mo’ vengo. (Esce con Loredana tenendola per mano) 

CARMENIELLO: Nun te preoccupà ci vediamo dopo. (a Loredana) Ciao (a Pescecane con visibile apprezzamento) Pescecà, ma è chella Loredana?

PESCECANE: (ironico) La segretaria che lo consola…

CARMENIELLO: Chest’ è chella d’’o studio do Vommero? Nu bellu piezzo però, eh? (insinuante) Ma ca mugliera è proprio definitivo….?

PESCECANE: (lapidario) Pare proprio di si.

CARMENIELLO: Chella Stefania ‘a semmana passata facette arrevotà ‘o quartiere…

PESCECANE: Vicino ‘a essa l’orca assassina pareva nu ceceniello!

CARMENIELLO: …E lieveme ‘na curiosità, ma…è overo c’ha miso miezo pure l’avvocato?

PESCECANE: Azz’ na curiosità, dice che vuò sapè, te vuò ‘ntricà. (serio) Ha detto che vuole il divorzio e non ci sta piu’ niente da fare. 

CARMENIELLO: E ‘e figli?

PESCECANE: ‘E figli so piccerilli.…vanno alla mamma.

CARMENIELLO: E menu male ca nun ha maie sospettato ‘e Loredana….

PESCECANE: Menu male…..

CARMENIELLO: (sorridente) Chello pe’ nu reggipetto facetto succedere chellu poco!

PESCECANE: (al pubblico) Azz’ nun sape niente prutusino….

CARMENIELLO: …Po’ se mettetto miezo pure Alfredino….E’ forte Alfredino, è bell’ eh?! …Sentetto ‘o fatto d’’o Brasile e purtaie ‘e Brasiliane ccà ‘ncoppa!

PESCECANE: Niente di meno che Marittiello tene ancora ‘e segno d’’e vasetti ‘nfronte!

CARMENIELLO: (ride) Comunque, io so venuto pe’ te cercà na cortesia. Vedi che più tardi ho dato appuntamento qua ad un’amica mia…

PESCECANE: (al pubblico) Ma che d’è n’albergo a ore?

CARMENIELLO: Comme vene, tu me faie nu fischio a ‘ncopp ‘o balcone e io subito salgo.

PESCECANE: (acconsentendo) Va buò…

CARMENIELLO: (gli squilla il telefonino e nel prenderlo dalla tasca perde una dose) Me ne vado Pescecà, tengo ‘o Mericano che me stà aspettando. Scappo.(Esce)

PESCECANE: E fuie fuie. (al pubblico) Chesta ‘è na varca scurdata ovì…(Suona la porta)(si avvia per andare ad aprire) Chesta sarrà Luisa…(scorge la bustina e furtivo la intasca) Ah, questa è l’Aulin speciale…me po’ sempre servì!

Pescecane nel vedere l’Ispettore Coppola - la signora Luisa - avrà un atteggiamento ancor più interessato che nel primo atto. Ci saranno continui ammiccamenti tra i due. L’ispettore sa bene che questo compiacimento può agevolarla nell’indagine che sta conducendo.

ISP. COPPOLA: (entrando) Buonasera.

PESCECANE: (raggiante, si inchina) Buonasera a voi, signora.

ISP. COPPOLA: Scusatemi, ma vado proprio di fretta oggi. Vado di là a prendere le cose.

PESCECANE: Fate pure. Vi aspetto di qua.

ISP. COPPOLA: (dirigendosi verso destra) Ma…. il signor Mario non ci stà?

PESCECANE: (si sfrega le mani) No, è uscito un momento ma subito risale.

ISP. COPPOLA: (rientra rapidamente da destra con in mano uno straccio per la polvere ed una bomboletta per mobili, inizia a pulire) Ho capito…..Pescecà, scusate le spalle.

PESCECANE: (sdolcinato) Signora, ma non dovete dire così…la donna non ha spalle…ma ali di rondine…

ISP: COPPOLA: (sorridendo) Siete il solito romanticone…

PESCECANE: (le si avvicina) Ditemi una cosa….ma da quanto tempo lavorate in questo campo?

ISP. COPPOLA: (vaga) Sono diversi anni...(ammaliante) E invece ditemi voi una cosa…ma qual è il vostro vero nome?

PESCECANE: (fiero) Io mi chiamo Antonio….

ISP. COPPOLA: (sospirante) Antonio!

PESCECANE: Si…..ma gli intimi mi chiamano….Pescecane.

ISP. COPPOLA: (falsamente) Mamma mia…Pescecane, un nome che mette i brividi!

PESCECANE: Si, ma che sa essere comme nu zuccariello, doce doce, quando qualcuno le va a genio. (le appoggia dolcemente la mano sulla spalla)

ISP. COPPOLA: (gli toglie delicatamente la mano) Ehm, ehm…Pescecane, io devo lavorare….scusate. Sapete una cosa? Mi domando sempre che sono tutti questi vasetti (ne prende uno in mano)

PESCECANE: Qua ci sono le porzioni che servono per il mago nelle sedute. Non bisogna toccarli. (delicatamente glielo toglie di mano e lo rimette a posto)

ISP. COPPOLA: Ah, ce l’ha nascoste qua dentro…le porzioni? (riprende il vasetto)

PESCECANE: Si….Ognuno serve pe’ na cosa. E statevi cionca cu sti mmane! (le toglie il vasetto e lo ripone sul mobile) ‘Avita levà ‘a povere e levatela ambressa ambressa!  

ISP. COPPOLA: (conciliante) Abbiate pazienza….ma la curiosità è un fatto femminile.

PESCECANE: (ritornando sdolcinato) Nooo scusate….sapete che cos’è, se il mago vede che i vasetti li tocca un estraneo, s’arraggia e doppo s’’a piglia cu mmè!

ISP. COPPOLA: Per carità scusatemi voi….(teneramente) Antonio….

PESCECANE: (soddisfatto) Ah…Finalmente ovì.

ISP. COPPOLA: Così non mi direte più che sono fredda e distaccata.

PESCECANE: (innamorato) Luisa il vostro nome è bellissimo.

ISP. COPPOLA: (compiacendosi) Esagerato!

PESCECANE: (allusivo) …E siccome voi siete una donna sola e io pure sono solo….si potrebbe….eh eh….sapete un uomo alla mia età….come vi devo dire…

ISP. COPPOLA: (falsa) Si ma…io purtroppo sono vedova e lavoro per mantenermi.

PESCECANE: (comprensivo) Lo so e mi dispiace…

ISP. COPPOLA: (rassegnata) Che volete farci, la vita riserva sempre delle sorprese.

PESCECANE: (audace) Ve la farei io una bella sorpresa, se sulo me dissevo l’opportunità di conoscerci meglio. (le prende la mano)

ISP: COPPOLA: Antonio, sono lusingata…(ritrae la mano)…ma lasciate che passi un po’ di tempo….(fa cenno agli abiti neri che indossa) Porto ancora il lutto. Piano piano, perché tutta questa fretta? (intanto da un’occhiata veloce fra i vasetti)

PESCECANE: Avete ragione. Capisco che è una cosa strana, ma per me c’è stata un’attrazione magica verso di voi, da quando vi ho vista per la prima volta.

ISP. COPPOLA: Non immaginavo di avere queste capacità.

PESCECANE: E invece si. Io sento dentro di me….come se si muovesse tutto cose.

ISP. COPPOLA: Ma vedete bene. Fosse na mossa ‘e viscere?!

PESCECANE: (mesto) No, non mi prendete in giro. Non approfittate di me perché vi ho confessato il mio sentimento.

ISP. COPPOLA: Mica vi voglio prendere in giro. Ma appurate bene quello che tenete.

PESCECANE: (torna alla carica) Ma io sono cotto ormai.

ISP. COPPOLA: (cinica) E statevi attento che vi bruciate!

PESCECANE: Io sto attento, ma voi datemi una speranza ve ne prego.

ISP. COPPOLA:Datemi tempo….e poi non vi preoccupate. Bell’Antonio, se il mio cuoredovesse decidersi potrei essere la vostra Cleopatra.

PESCECANE: E metteteci na buona parola cu stu core, c’’a facesse ambressa ambressa.

ISP. COPPOLA: (capisce che la situazione sta diventando imbarazzante) Permettete vado a fare il bagno. (Pescecane braccandola tenta di baciarla) Ma che fate? (Suona la porta)  (lo allontana)Vedite ‘a porta ovì…(va a destra adirata)

PESCECANE: (Insistono alla porta) Ma chi è mò? Proprio dint’’o meglio!(va ad aprire)       

Entra Pasquale vestito di tutto punto ma come al solito agitato.

PASQUALE: Salve Pescecà, ma Mario?

PESCECANE: Nun ce stà, è sceso un momento.

PASQUALE: (quasi disperato) Comme nun ce stà, quella Matilde e mio suocero fra un quarto d’ora stanno qua! Mio suocero non vede l’ora, sta sulle spine.

PESCECANE: (scontroso) E non sé pugnuto ancora, no?  

PASQUALE: Pescecà per favore non scherzate….solo il pensiero che deve venire mio suocero, da stamattina tengo nu mal’’e capa che nemmeno l’Aulin me l’ha fatto passà! 

PESCECANE: Scusami, ma tu quale Aulìn ti pigli?

PASQUALE: (sorpreso) Come quale Aulin, quello classico che vende la farmacia. ‘O vuò sapè meglio ‘e me?

PESCECANE: Mi dispiace ma nun staie aggiornato. Mò t’ha dongo io a soluzione po’ male ‘e capa! (prende dalla tasca la bustina persa da Carmeniello) Questo qua è Aulin olandese, in Italia ancora non ci sta….Te fà zumpà a terra! Aspetta vaco a piglià nu poco d’acqua. Mò m’ho piglio pure io, pecchè me sente ‘na meza botta. (va a destra in bagno)

PASQUALE: (squilla il  suo cellulare) Pronto amore?….Amore, allora qui è già tutto pronto, si lo studio è a posto....Ah, state al corso Umberto?….Fai parcheggiare la macchina a tuo padre….si sto scendendo. Cinque minuti e sto da voi. (inala lo spray)

PESCECANE: (rientra con due bicchieri colmi d’acqua) A vuò fernì cu stu ccose!

PASQUALE: (affannato) Non ce la faccio a dire bugie a Matilde….me sento male!

PESCECANE: Ietta stà rroba! Pigliate ‘a porzione magica, tiè!

Si ode COCAINE di Lou Reed, i due consumano la dose a mò di acqua e zucchero. Le luci rimandano ad una situazione allucinante grazie ad effetti come la luce stroboscopica.

PASQUALE: (si alza di scatto) Pizzica un poco, ma come sapore non è male….Molto meglio d’’o VIVIN C!

PESCECANE: (si alza anche lui, con aria soddisfatta) E’ bell’ è!!!

PASQUALE: Ma dimme na’ cosa…ma questa roba lo passa la Cassa Mutua?

I due, palesemente sotto l’effetto della droga, cominciano a riprodurre delle gags incomprensibili: immaginano di essere  al mare, abbaiano, si inseguono…finchè Pasquale realizza cosa stà succedendo e prova a prendere in mano la situazione ormai degenerata…

PASQUALE: Basta, mò organizziamoci: io vaco ‘a piglià a mio suocero e lo intrattengo un poco con la scusa di un caffè. Tu vedi di rintracciare a chillu disgraziato ‘e Mario e dincello che stammo arrivanno! (allarmato) Bisogna preparare subito lo studio.

PESCECANE: Nun te ne ‘ncaricà, mò veco io. 

PASQUALE: (al pubblico) È chesto ca me preoccupa. (Esce)

PESCECANE: (chiamandola con insistenza) Luisa…Luisa…Amore mio…

ISP. COPPOLA: (torna da destra) Antonio ho sentito la porta, ma non era Mario?

PESCECANE: (fa il piacione) No, era ….Pasquale.

ISP. COPPOLA: E chi è questo Pasquale….un nuovo cliente?

PESCECANE: (c.s.) No, un vecchio amico che Mario gli deve fare un favore particolare…..

ISP. COPPOLA: Ah, bene. Mario si vede che è un tipo disponibile….

PESCECANE: (c.s.) Si si, ‘o fatto ‘e chesta se mette sempe ‘a disposizione pe’ tutte quante!

ISP. COPPOLA: (invadente) Ma come mai ancora non è venuto?

PESCECANE: Ma perché vi deve pagare?

ISP. COPPOLA: (offesa) No, mica è per questo.

PESCECANE: Embè allora, non avevate detto che andavate di fretta? Forse…ci hai pensato sopra? Ti sei ricretuta, mia bella Cleopatra….?

ISP. COPPOLA: (gli fa il verso) Ma state ‘mbriaco, mio bell’Antonio?

All’improvviso entra Alfredino, che ha le chiavi dello studio, indossa maschera e guanti.

ALFREDINO:  Salve a tutti! (fa il verso delle ragnatele) Sono Spiderman!

ISP. COPPOLA: Guè Alfredino caro…

ALFREDINO: (lo cerca con lo sguardo) Dove sta Mario? Dove sta Mario? Dove sta Mario?

PESCECANE: Te staie zitto o no, chillo mò vene! (seccato, al pubblico) Ma comme l’he venuto a Marittiello e ce dà ‘e chiavi ‘a chisto….io non lo so!

ISP. COPPOLA: Alfredino fai il bravo altrimenti ti faccio mangiare da Pescecane.

ALFREDINO: E io lo sputo in faccia. (finge di attaccarsi ai mobili come Spiderman e spara le ragnatele a Pescecane ma con il verso dello sputo)

ISP. COPPOLA: Alfredino, smettila.

Alfredino comincia a correre per tutto l’ambiente inseguito da Pescecane.

PESCECANE: T’aggio ditto che t’he ‘a stà fermo!

ALFREDINO: (prende un vasetto e minaccia Pescecane) Vuò vedè che t’ ‘o scasso ‘ncapo?

ISP. COPPOLA: Alfredino, ora basta. Non lo far correre a Pescecane che tiene l’affanno.

PESCECANE: (si ferma) Aggio capito ià. Mò chiammo a Mario. (va verso il telefono)

Nel frattempo la signora raggiunge Alfredino e lo disarma del vasetto riponendolo sul mobile mentre Alfredino continua a girare per la sala credendosi Spiderman.

PESCECANE: (telefona al mago) Mario ma addò staie? (urla) Ce stà Alfredino che oggi sta comm’ ‘e nu pazzo e Pasquale fra poco sta qua col suocero. Fa ambressa viene ccà! 

Si spalanca la porta ed appare Mario al cellulare

IL MAGO: Sto qua…sto qua…

PESCECANE: (non si accorge del mago e continua ad urlare) Addò staie, ma addò staie?

IL MAGO: (scende le scale) Ma come addò stongo? (mostrandosi) Ma che d’è non mi vedi?

PESCECANE: Marittiè saccio sti fatti che stive areto ‘a porta. ‘O mago si tu!

ALFREDINO: (esaltato gli si avvicina) Guè Mago Mario! Stai ancora ciaccato, eh? Mannaggia, mannaggia….ma l’avrai fatta grossa.

IL MAGO: (ignaro) Che cosa Alfredì?

ALFREDINO: Qualche marachella…..

IL MAGO: Tu fai le marachelle….

ALFREDINO: E allora tu fai le marchetelle.

ISP. COPPOLA: (ad Alfredino) Guè non si dice. Ma chi ti ha insegnato queste parole?

ALFREDINO: (ingenuo) Io sento a Pescecane, quando parla da sopra al balcone.

PESCECANE: Ma che dici?

IL MAGO: (a Pescecane) Ma comme allucc‘a ‘ncopp ‘o balcone che io faccio ‘e marchette?

ALFREDINO: (saltella per la sala intonando una sorta di cantilena, inseguito dall’ispettore che cerca di zittirlo) “Mario fa il marchettaro, fa il marchettaro, fa il marchettaro…”  

PESCECANE: (discolpandosi) Ma quanto mai….Chillo chist’ è nu bugiardo!

ALFREDINO: (si ferma, lucido) Chist’ c’ho dice a pateto!

ISP. COPPOLA: (sentenziando) Ce l’avete voluto voi…eh!

PESCECANE: (rassegnato) E’ sempe ‘o solito.

ALFREDINO: Sei antipatico, brutto e se continui così ti faccio davvero scomparire…. (rivolgendosi al mago)…..È vero Mario?

IL MAGO: Ma vuoi essere un poco più educato con Pescecane? Forza ià, vai a casa ci vediamo dopo.

ALFREDINO: (dispettoso) No, io a casa non ci torno perché Titina sta cucinando il cavolo e la puzza non la sopporto.

ISP. COPPOLA: Dai Alfredì fai il bravo. Dopo ti compro la maschera di Dragon Ball.

ALFREDINO: (prendendo un vasetto accenna la sigla di Dragon Ball) Dragon….Dragon…. ….Dragon Ball…..(tenendo il vasetto tra le mani) Onda energeticaaaa….

PESCECANE: (va verso Alfredino) Tu non li devi toccare i vasetti, he capito?

ALFREDINO: Io sono l’assistente ufficiale. Li posso toccare.

IL MAGO: (andando deciso verso di lui) Mò l’he a fernì! Posa stu vasetto..(ripone il vasetto) …Alfredì, teniamo da fare. Luisa, mi fate la gentilezza di accompagnarlo dentro da Titina?

ISP. COPPOLA: Certo….Andiamo dai Alfredì (lo prende per mano).

PESCECANE: (lo scaccia via con ampi gesti delle braccia) Stu fetente…Vai Alfredino, vai.

ALFREDINO: (a Pescecane, con accento romanesco) Aooo…Io non me chiamo Alfredino, io me chiamo Ottone. E tu come te chiami?

PESCECANE: (con lo stesso accento) E io me chiamo Antonio, per gli amici Pescecane.

ALFREDINO: (gli porge la mano) Piacere qua la mano, io sono Ottone Erminio…per gli amici Erminiottone! (pronuncerà Ermignottone) (Esce accompagnato dall’ispettore)

IL MAGO: (ride) Pescecà t’ha fatto!

PESCECANE: (stufo) Io non so la pazienza chi me la sta dando a me!  

IL MAGO: (va nel suo studio e riesce) Ma ch’he fatto, ‘o studio nun l’he priparato ancora?

PESCECANE: Ma tu che vuò a me….chillo Alfredino m’ha ‘nzallanuto!

IL MAGO: Siente, vai da Titina e fatti dare un lenzuolo. S’adda mettere ‘ncoppa ‘a seggia a sdraio. (allarmato) Corri, fai presto!

PESCECANE: Vado vado. Mario, m’hadda essere pe’ una piazza o doie piazze?

IL MAGO: Ma c’he a fà nu corredo?! (sbrigativo) Fattenne dà uno!

PESCECANE: Va bene, subito vengo. (Esce)

Il mago approfitta del momento per prendere una bustina da un vasetto, quindi si avvia verso lo studio. All’improvviso riappare lo spettro del padre e comincia un dialogo fra i due.

IL PADRE: (con voce solenne da dietro la tenda) Mario, Mario…

IL MAGO: (si guarda intorno) Sento na voce.…ma chi è?

Appare lo spettro del padre supportato da una musica tetra – TZIGANE di G. Bregovic

IL PADRE: Sono io Mario, non mi riconosci?

IL MAGO: (si volta, è intimorito) Mamma mia tale e quale alla fotografia…e che ci fai qui?

IL PADRE: Sono venuto a trovarti….a vedere cosa stai combinando.

IL MAGO: Sei proprio come nella foto…

IL PADRE: (diretto) Allora, scapestrato. Veniamo a noi. Prima di tutto: a tua mamma nun ‘a stai pensando proprio.

IL MAGO: Hai ragione….Ma non è colpa mia. Manca sempre il tempo.

IL PADRE: E invece poi il tempo esce quando devi fare lo stronzo con la segretaria?

IL MAGO: (sminuendo) Ma….Papà guarda….è solo una cosa così….

IL PADRE: Bravo una cosa così….Tanto da trascurare tua moglie e i tuoi figli.

IL MAGO: Non mi parlare di mia moglie.

IL PADRE: Perché mò dint’ ‘e cervelle tiene a chella è overo?

IL MAGO: Ma a me mi dispiace…..

IL PADRE: (ironico) Quant’è bello. Si dispiace. Vedrai quanto ti dispiacerà, quando pure i tuoi figli ti schiferanno e non li potrai più vedere.…

IL MAGO: (serio) No, questo non lo potrei sopportare.

IL PADRE:(incalzante)Azz nun ‘o suppuortperò nun fai niente, eh? E vogliamo aggiungerci qualche altra cosa? 

IL MAGO: Se ci tieni a continuare a farmi una chiavica.

IL PADRE: (quasi minaccioso) Hai visto come ti stai riducendo con quella roba?

IL MAGO: (finge di cadere dalle nuvole) Ma….quale roba?

IL PADRE: Non fa ‘o strunz...nientedimeno ve ne state prendendo tanta sulla faccia della terra che, ‘a vote di riflesso, se sente pure a via ‘e coppa (allude al paradiso).

IL MAGO: (sornione) Ah….Si, ma quello lo dissero pure al telegiornale che c’erano tracce nell’aria….quindi è normale che pure da voi…

IL PADRE: (annuisce)….Si sente, si sente e quando poi vedi qualcuno stranamente un po’ allegro….vuol dire pure che ha fatto effetto.

IL MAGO: Papà…io mi sono trovato…ero confuso.

IL PADRE: Secondo me, te si scemunuto.

IL MAGO: La colpa è stata pure un poco tua però. Perché te ne sei andato così presto?

IL PADRE: (al pubblico) Adesso dà la colpa a me. E questo non dipende da noi, caro Mario. Ma da colui che decide per noi (indica il cielo). E là non possiamo metterci bocca.

IL MAGO: (ferito) E io intanto grazie a lui, sono dovuto crescere senza di te.

IL PADRE: (serio) C’è tanta gente come te, con la tua stessa sfortuna e non per questo fa come hai fatto tu. Io ho cercato di esserti vicino ma…molte volte gli aiuti…non si percepiscono. Pure stu fatto che fai ‘o mago…..‘iamme!

IL MAGO: (giustificandosi) Ma è l’unica soluzione di lavoro che ho trovato….e mi fa stare bene vedere le persone soddisfatte e ricche di speranza.

IL PADRE: ‘A speranza mia e che metti un poco la testa a posto. Eppure hai fatto il liceo….te lo potevi scegliere un lavoro più normale?

IL MAGO: Ma dove sta? A Napoli nun’è lavoro, ‘iamme annanze pe’ cazzimma. 

IL PADRE: (saggio) E’ tutta colpa degli uomini, ricordati. Quello da la sopra che ci può fare? Po’ fa sempe ‘e miracoli?

IL MAGO: Ma si nun’e fa isso chi lì fa, io?

IL PADRE: Io adesso devo andare perché non mi posso trattenere a lungo. Io ti ho messo in guardia. Ma lo sai bene che ognuno di noi è padrone del proprio destino. (scompare)

IL MAGO: Papà …Papà…(si accomoda sul divano affranto mentre Pescecane rientra)

PESCECANE: (reca con sé un lenzuolo e due camici) Marittiè ccà sta ‘o lenzuolo. M’aggio fatto dà pure nu pare ‘e camici da lavoro….(il mago nel frattempo è distratto, assorto)  (preoccupato) Mario ma che d’è nun te fire?

IL MAGO: (come senza forze, con sguardo basso) No niente….sto buono…

PESCECANE: (lo scuote) Marittiè sveglia, chist’ mò vene Pasquale e ‘o suocero!

IL MAGO: Hai ragione facimmo ambressa! Pigliammo a seggia a sdraio e mettiamoci al lavoro.

Comincia un’azione che è solo mimica, supportata da SAFETY SAX di B. Randolph (la musica di Benny Hill) in cui dovranno attrezzare lo studio del mago per renderlo simile a quello di uno psicologo, così come promesso a Pasquale. Pescecane ed il Mago prendono la sedia a sdraio e dopo vari tentativi riusciranno a mettervi sopra il lenzuolo. Nella confusione Pescecane prenderà un ombrellone dallo sgabuzzino, indosserà anche una maschera da sub al contrario facendo spazientire il mago. Questi porterà nel bagno l’ombrellone. Nella bagarre che si genera, senza che il mago se ne avveda, Pescecane riuscirà comunque a portare nello studio un salvagente (determinante nella successiva scena col suocero di Pasquale). 

PESCECANE: (stanco, seduto sul divano con il mago) Ah, è fatta!

IL MAGO: Ma guardate nu poco….Ce vuleva pure Pasquale! Aspè comm’ha ditto che se chiamma ‘o suocero…..na cosa c’o mare, me l’ha ditto pure aiere ma nun me ricordo…

PESCECANE:Io nun ‘o saccio…forse se chiamma cefaro, sogliola, merluzzo…??

IL MAGO: …Si na cosa ‘e chesta….Ingegner Federico….Federico….

PESCECANE: Federico Purpetiello! C’ho facimme ‘a luciana....

IL MAGO: …No qua purpetiello…Aspè m’è venuto ammente: Ingegner Federico Calamaro!

PESCECANE: È bbuono ‘o stesso, c’ho facimmo arrustute! (Suona la porta)

IL MAGO: (ride divertito) Zitto, vide ‘a porta….sarranno lloro. Curre, curre!

PESCECANE: (si avvia goffamente) Si…si…

IL MAGO: Pescecà mi raccomando….parla in italiano….

PESCECANE: Non te ne incaricario…(si avvia alla porta)

IL MAGO: ….E’ nà parola! (guardando verso l’alto in segno di preghiera) San Gennà non ci abbandonare, che qua facciamo una ‘e chelli figure….

Pescecane guarda dallo spioncino, fa un cenno di assenso a Mario, si ricompone ed apre. 

Entrano Pasquale seguito dalla fidanzata Matilde e dal suocero. Matilde è una ragazza carina, educata ma all’occorrenza anche furba. L’Ingegner Calamaro, suo padre, è uno stimato professore universitario, distinto, molto curioso e porta grossi baffi.

PASQUALE: (accogliente) Ingegnere, prego accomodatevi.

MATILDE: (subito d’accordo) Oh, che bello Amo, proprio come me lo avevi descritto….Con quel pizzico di estro giusto per uno psicologo.

IL SUOCERO: (guardandosi intorno) Si, bello…un bell’ambiente, anche questi aromi che si sentono sono distensivi…..

PESCECANE: (al mago) L’he piace ‘o sandalo indiano, eh?! (riceve uno schiaffo dal mago)

MATILDE: (al padre, per distrarlo) E’ molto chic, evvero Papi?

IL SUOCERO: (entusiasta) Si, chic è dir poco….è un ambiente direi…magico!

IL MAGO: (a Pescecane) Vuò vedè c’ha appurato qualche cosa?

PESCECANE: (al pubblico) Vuò vedè c’’a figur ‘e merda ‘a facimme subito?

IL SUOCERO: Bene bene…(indicandolo)…e quello è il tuo studio per le visite suppongo.

PASQUALE: Certo….dopo glielo farò visitare caro Ingegnere…

IL SUOCERO: (indica Pescecane ed il mago) E i signori?

PASQUALE: Oh, ma che sbadato…ho dimenticato di presentarvi i miei due collaboratori.

IL MAGO: (tende la mano) Molto lieto, il mag….Mario Costa.

PESCECANE: (tende la mano e s’inchina) Molto assai lieto, Pescec….Antonio Savino.

IL SUOCERO: (vigoroso) Il piacere è tutto mio, Ingegner Federico Calamaro.

MATILDE: Papi vedrai sono due persone squisite….

IL MAGO: (al pubblico, indicando l’ingegnere) ‘A isso in verità ‘o veco nu poco congelato!

PESCECANE: (deciso) Grazie tante, signorina, agli occhi vostri!

IL SUOCERO: (riferendosi a Pescecane) Sanguigno l’attempato eh?!

PESCECANE: (fraintende) Sanguigno ‘e chi te Muor…..(il mago gli tappa la bocca)

PASQUALE: (sorride per stemperare) No è carattere…...

PESCECANE: (come sopra) Int’o maz…

MATILDE: (per sviare il discorso) E allora Pasquale, ci fai visitare il tuo studio, o no?

PASQUALE: Come no….(si rivolge ai due) E’ pronto lo studio? Tutto a posto? Il lettino?

PESCECANE: Tutto fatto dottò, sol’ ‘ombrellone no….Mario mi ha detto che era inutile! (riceve un calcio dal mago)

IL SUOCERO: L’ombrellone?

PASQUALE: (tentenna poi li fa accomodare sul divano) Noooo….è…. è un attrezzo per rendere un’atmosfera diversa. Lo mettiamo per far rivivere, al paziente che ne fa richiesta, la propria storia in un luogo balneare….(sicuro) Per aiutarlo ad esprimersi meglio nel colloquio!

IL SUOCERO: Ah bene….e per chi vuole un luogo di montagna cosa è previsto?

IL MAGO: Abbiamo nel congelatore del ghiaccio friabile come fosse neve e lo mettiamo a disposizione del cliente.

PESCECANE: Pure si se vò fà na granita di limone! (il mago gli intima di stare zitto)

PASQUALE: Se invece vuole stare a Milano accendiamo la macchina del ghiaccio secco e sembra che c’è la nebbia! 

PESCECANE: (al mago)Come il rito magico per le fatture.

IL SUOCERO: (perplesso) Le fatture?

PASQUALE: (sotto pressione) Nooo, per le fatture che devo fare ai clienti….è così complicato che devo fare delle magie.

PESCECANE: (indicando Mario) Ma quelle le toglie le fatture…Non le fa….

IL MAGO: Ma che dici…sono cose amministrative…Fatti ‘e fatti tuoi!

MATILDE: (risolutiva) Va bene basta, vieni Papi, vediamo questo studio com’è fatto.

Matilde prende il padre sottobraccio e si avviano verso lo studio.

PASQUALE: (ritornando, a Pescecane) Nun me fernì ‘e ‘nguaià Pescecà….

PESCECANE: (al mago) Ma pecchè c’aggio fatto?

IL MAGO: (imperativo) T’he sta zitto,‘e capito?!

MATILDE: (ritorna per un attimo mentre il padre continua a curiosare nello studio) Pasquale….ma quel lettino è impressione mia o è un poco strano?

PASQUALE: Lo abbiamo dovuto adattare….Quella in realtà è una sedia a sdraio.

MATILDE: (preoccupata) Speriamo che a Papà non venga qualche dubbio. Pignolo com’è!

IL SUOCERO: (ritornando dallo studio, soddisfatto) Bravo Pasquale!

PASQUALE: (compiaciuto) E’ stato di vostro gradimento? Ma siamo ancora in allestimento

PESCECANE: (all’Ingegnere) Dite la verità….‘O ‘mbrellone ce fosse azzeccato o no?

IL MAGO: Ma noooo, solo per alcuni casi serve l’ombrellone.

IL SUOCERO: (scettico) No quello che non riesco a capire….è come mai quel lettino ha una forma così…(disegna con la mano il senso concavo)…così concava.

PESCECANE: Pecchè è na seggia ‘a sdraio!

IL MAGO: (sorridendo, mima la postura) Nooo, perché il paziente si sdraia.

PASQUALE: (esplicativo, si accomoda con la fidanzata ed il suocero sul divano) Vedete Ingegnere….secondo le nuove teorie della psicologia, i pazienti devono essere messi a proprio agio nelle condizioni di massimo confort….come se stessero a casa propria….ecco….in questo caso come su di una sedia a sdraio.

IL MAGO: A volte facciamo tenere anche un telecomando vicino, come se ci fosse la televisione!

PESCECANE: Dduie taralli ‘e na birra…

IL MAGO: Ma che stamm’ a Margellina?

IL SUOCERO: (disorientato) Ma come i taralli e la birra? Pasquale non riesco a capire cosa intendono.

PASQUALE: (sempre inventando) Nooo…Io dico al paziente di pensare che sta gustando taralli e birra per dare anche una senso di sazietà fisica.

MATILDE: (furba) Papi sono delle nuove tecniche sperimentate a Parigi.

IL MAGO: (al pubblico) Mammà che faticata….!

MATILDE: (risolutiva) Papà ma hai finito con tutte queste domande? Mi sembra che Pasquale ti stia spiegando un po’ troppi segreti della sua professione.

IL SUOCERO: (evocativo) Eh bambina mia, la psicologia mi ha sempre appassionato, sin da quando ero giovanotto e studiavo. Quanti pomeriggi passati solo a casa con Freud!

PESCECANE: Adda essere pesante chisto però, eh?!

IL MAGO E PASQUALE: (all’unisono) Ma chi?

PESCECANE: Froil….l’Ingegnere ha ditto che steve “sempre da solo a casa...”.

IL SUOCERO: (sorridendo) Antonio lei è molto simpatico, così naif....

PESCECANE: (fraintende, si arrabbia) Naif a me?!? Guè, ma comme te permiette?!

Pescecane fa per scagliarsi contro l’Ingegnere ma viene prontamente fermato dal mago, la scena è subito interrotta dall’arrivo di Alfredino che scappa inseguito dall’Ispettore...

ISP. COPPOLA: (urlando, da fuori) Alfredino, Alfredino fermati…..

ALFREDINO: (entrando, gioioso) Salve a tutti!

ISP. COPPOLA: Alfredino fermati….(si accorge della presenza di ospiti)…Oh, scusatemi!

PASQUALE: (prontamente) La signora fa parte del nostro staff di pulizie….

ISP. COPPOLA: (sorride timidamente) ….Salveee…

PESCECANE: La bella lavanderina….

MATILDE: Tutto organizzato nei minimi dettagli, evvero Papi?

IL SUOCERO: Bravi, davvero bravi…(ad Alfredino) E questo bel giovanotto?

MATILDE: (a Pasquale) E chi èèè?

ALFREDINO: Sono Gig Robot d’acciaio…(inizia ad intonare la sigla di Gig Robot supportato dal coro di Pasquale e di Pescecane)

ISP. COPPOLA: Calma. Lui è Alfredino…Un amico speciale che ci viene spesso a trovare.

ALFREDINO: (dispettoso) No. Io sono l’assistente del mago.

PESCECANE: Chist’ mò nguaio tutt’ cose!

IL MAGO: Statte zitte ca  primme ‘o stive facenno tu!

Pescecane si offende e borbottando va al balcone (seguito dal mago che lo rimprovera)

IL SUOCERO: Ma ha detto del mago?

MATILDE: (scaltra) Siiii, perché Pasquale è un mago come psicologo!

ALFREDINO: Io sono più bravo di Pescecane…

IL SUOCERO: (interdetto) E chi è Pescecane?

MATILDE: (sorridendo) Noo….Pisacane vuol dire il ragazzino.

ALFREDINO: Uè bella bella….io non sono un ragazzino.…Io tengo quarant’anni.

PASQUALE: Salute….!

ISP. COPPOLA: Alfredino si risponde così a una signorina?

IL MAGO: (dolce) Il caro Alfredino è il fratello di una paziente del dottore che si è allontanata un momentino e ci ha chiesto di assisterlo. Lei sarà qua a momenti…..spero!

IL SUOCERO: Non vi preoccupate, ho capito che state cercando di assecondarlo.

ALFREDINO: (arrabbiato) Baffe ‘e fierro, io non sono secondo a nessuno….

ISP. COPPOLA: Alfredino! (lo prende per mano e lo porta con sé in bagno) Vieni con me, facciamo un bel gioco.

ALFREDINO: Ma che te piense ca io sò scemo? (sbraita trascinato dall’ispettore)

IL MAGO: (chiama Pescecane ancora al balcone) Antonio per favore….vai anche tu a dare una mano alla signora….

PESCECANE: E ghiamme bello ‘iamme. (va a destra)

IL MAGO: (commovente) Lei deve sapere che quel povero ragazzo è nato così….abita in zona e la sorella Titina viene spesso a fare le sedute qui dal dottore perché è rimasta traumatizzata….dopo che il padre tanti anni fa li ha abbandonati da un giorno all’altro.

IL SUOCERO: (alla figlia che annuisce) Che disgraziato….!

PASQUALE: È vero, la ragazza è uno dei casi più disperati e difficili che io assisto.

Suona la porta, il mago va ad aprire.

MATILDE: Purtroppo fa parte del tuo lavoro…

IL SUOCERO: (rincuorante)…Ricordati, la tua è una missione…

PASQUALE: (ironico poi serio) Come Padre Ralph…avete ragione Ingegnere…

Entra Titina, indossa un pigiama, le pantofole ed ha un mollettone nei capelli.

TITINA: (imbarazzata) Salve….Oh…Scusatemi….avete visite…..non vorrei ….

IL MAGO: No, ma per carità signora….Signora Titina

IL SUOCERO: Ah, la signora è la sorella di Alfredino….(fa un mezzo inchino) Piacere!

TITINA: (gentile) Si…..molto lieta, Titina Scognamiglio.

IL SUOCERO: Noi possiamo anche togliere il disturbo se lei deve fare la sua seduta…

TITINA: No, grazie. L’ho fatta due giorni fa e mi è bastata….(arrabbiandosi, volgare)  Per capire ancora una volta ca chill’omm’ ‘e niente ‘e mio padre ci ha abbandonato e se n’è andato senza fregarsene di me e di mio fratello. Adda passà nu guaio addò stà mò!

PASQUALE: (scatta in piedi e si frappone fra i due) Signora calmatevi un poco….capisco la vostra rabbia….ma bisogna avere pazienza.

TITINA: Pazienza….e quanta pacienza aggia tené ancora? Chillo mò chissà addo sta parianno, chillu fetente! Scusatemi di questo mio sfogo, ma io ogni tanto lo devo fare.

IL SUOCERO: Ma ci mancherebbe, fate pure, anzi perché non vi accomodate di là e vi mettete su quel lettino che voi ben conoscete?

TITINA: (interdetta) C’aggia fà?

MATILDE: Papi per cortesia, lascia decidere Pasquale non essere il solito invadente.

IL MAGO: Mò iamme dint’ ‘o ‘ncatasto ovì….

PASQUALE: (conciliante) Infatti non è il caso…La signora torna domani e fisserà un appuntamento con il mio assistente.

TITINA: E infatti io domani devo venire, è vero?

IL MAGO: Ah si, proprio così….Dottore la signora ha ragione. Lo avevamo già stabilito. Mi ero dimenticato di avvertirla. 

TITINA: Scusate, ma chi è stu dottore? Io nun ‘o conosco.

PASQUALE: (al suocero) Purtroppo lo shock è stato così forte che le ha causato dei fenomeni di mancanza di memoria.

IL SUOCERO: Capisco, poverina….

ALFREDINO: (rientra da destra cantando, reca con sé l’ombrellone) “Sapore di sale....”

PESCECANE: (seguendolo) Alfredino…!!(gli strappa di mano l’ombrellone e lo ripone)

TITINA:Andiamo Alfredino….E’ quasi ora di cena….Avrai una fame…

ALFREDINO:Da lupo!…(imita il verso del lupo, poi cantando) “Attenti al lupo, Attenti al lupo, Attenti al lupo…..(Pescecane e Pasquale lo assecondano)

IL MAGO: (esortandoli ad andare via) Titina allora arrivederci. Ci vediamo domani…

TITINA: (all’Ingegnere e sua figlia) Buona giornata e molto piacere di avervi conosciuto.

MATILDE: (cordiale) Piacere nostro.

IL SUOCERO: Non solo piacere ma…..tanta, tanta solidarietà.

TITINA: (al pubblico) Ma che va truvanno chist’ ‘a me a tre ore! (al mago ed a Pescecane) Grazie sempre per Alfredino. (Esce trascinando con sé Alfredino) E cammina!!!

PASQUALE: (ironizzando) Sto ragazzo sta facendo passi da gigante!!

MATILDE: Papi adesso ce ne andiamo e liberiamo lo studio perché aspettano altri pazienti, è vero Pasquale?

PASQUALE: (assecondandola) Si….fra poco arrivano…ho una lista pienissima…

IL SUOCERO: Bene bene….Ma ho ancora una domanda da fare, se è possibile. M’incuriosisce tanto sapere cosa ci fa nello studio di uno psicologo un salvagente.

PASQUALE: (ignaro) Ma perché dove sta questo salvagente?

IL SUOCERO: (lo va a prendere nello studio e glielo mostra) Di là.

IL MAGO: E chi ha messo il salvagente là dentro?

PESCECANE: (fiero) Sò stat’io Marittiè! 

IL MAGO:  M’he fatto din’t all’uocchie!

PESCECANE: Me credevo ‘e fa na cosa bbona.

IL SUOCERO: (rientra e e glielo mostra) Eccolo qui.

PASQUALE: Carissimo Ingegnere, vedo che la curiosità non vi manca e che notate tutti i particolari….non vi sfugge niente…(non pronunciando, si blocca in tempo) e che ca…

IL SUOCERO: È il mio carattere così…non saprei dire….

PESCECANE: (al pubblico)….Traseticcio….

MATILDE: (sorridente) Meticoloso….papà è particolarmente meticoloso.

PASQUALE: (prende il salvagente di mano al suocero) Questo che voi vedete, caro suocero, è un elemento simile al salvagente….in realtà è uno strumento di ultima generazione - detto “salvamente”- e si adotta per quei pazienti un po’ troppo agitati che non riescono a fare il colloquio in maniera tranquilla.

PESCECANE: (al mago) Comme parla bello….eh?!

IL SUOCERO: E come lo si usa?

PASQUALE: (mette il salvagente in testa al suocero) Si mette in testa al paziente, per creare uno stato di calma momentanea, una sorta di estasi che gli permette di riordinare i propri pensieri, che rimbalzano di nuovo all’interno del proprio cervello e permettono ai neuroni di rilassarsi.

MATILDE: (sottovoce) Pasquà ma che caspita stai dicendo?

PESCECANE: (sorpreso) Nientedimeno nu salvagente po’ fa tutto chesto!

IL MAGO: (nervoso) Si nun te stai zitto t’’o faccio agliottere ‘o salvagente!

IL SUOCERO: (gironzola per la stanza col salvagente in testa)…Interessante….   (meravigliato)…Certo che la mente umana è ancora tutta da esplorare...

PASQUALE: Ingegné, lo diceva anche Froid: “ ‘A cevella è una sfoglia di cipolla…”

MATILDE: (gli toglie il salvagente) Papi, ora è veramente venuto il momento di andare…per favore posa questo salvamente e andiamo! (il padre esegue e va nello studio)

Suona la porta

PASQUALE:E mò chi sarà adesso?

IL MAGO: E chi sarà adesso?

PESCECANE: (mentre si avvia per andare ad aprire) Fosse venuto ‘o bagnino….

PASQUALE: (crolla sfinito, alla fidanzata trasecolando) Me sento male….

MATILDE: A chi lo dici….

PESCECANE: Chi è? - (da fuori):SonoVanessa…- (Pescecane apre la porta)

Entra Vanessa, una ragazza esagitata. È una studentessa punk, indossa delle cuffie per la musica. È lei che Carmeniello aspettava e di cui ha informato in precedenza Pescecane.

VANESSA: (con inflessione settentrionale) Uelà bella gente, buonasera!

L’Ispettore Coppola fa capolino da destra per capire cosa sta succedendo.

PASQUALE: Chi è mò chesta?

IL MAGO: E che ne saccio! (a Pescecane) Sai niente tu?

PESCECANE: Ma che c’azzecco io?!

VANESSA: Avete visto mica dov’è il Carmine?

PESCECANE: (alludendo alla chiesa) Signurì, dovete andare dritto verso Piazza Mercato!

MATILDE: (interdetta) Carmine?

VANESSA: Abbiamo preso appuntamento ieri sera. Mi ha detto: “Sali su e vai tranquilla”.

IL MAGO: (a Vanessa) Scusate ma con chi l’avete preso l’appuntamento?

VANESSA: (agitata, smaniosa) Con Carmine. Oh Carmeniello, non lo conoscete? 

PESCECANE: Uh, chest’è ‘a persona ‘e Carmeniello. Mò ‘o vaco a chiammà (Esce di corsa)

IL MAGO: (a Pescecane) Fà ambressa e nun fa cchiù gguaie!!

VANESSA: Mi ha detto: “Aspettami dal mago che lui ti risolverà tutti i tuoi problemi….”

IL SUOCERO: (dopo averla osservata a lungo sulla soglia dello studio, le si avvicina) Ed ha ragione questo Carmine, perché mio genero è davvero un mago in queste cose!

VANESSA: (sempre agitata) Lo so….Qui è una piazza fidata. Vai via soddisfatto.

Il mago è distratto da Vanessa che gli cede le sue cuffie per ascoltare un po’ di musica…

IL SUOCERO:(sottovoce)Pasquale questa è la classica paziente di cui mi parlavi prima…

PASQUALE: …No ma in verità…

IL SUOCERO: (eccitato) E dai, dammi questo piacere…mi permetti di assisterti? 

PASQUALE: (si guarda intorno in cerca di aiuto) Ma caro Ingegnere, guardate…..

IL SUOCERO: Dai non mi dire di no….Sarebbe un onore per me!

MATILDE: Papà non insistere, non essere invadente.

VANESSA: (sentendosi osservata, impaziente) Ma allora?

PASQUALE: Un attimo solo signora. (ormai in panico, al mago) Assistente cosa facciamo?

IL MAGO: (canticchia un motivetto) “Dottore…per me non c’è problema…no no…nà nà…”

PASQUALE: (poco convinto)...Eh…va bene proviamo!

IL SUOCERO: Benissimo. Signora venga con me, andiamo! (la prende per un braccio)

VANESSA: (divertita) Ma dove mi sta portando? (i due si dirigono verso lo studio)

Pasquale, Matilde ed il mago restano pietrificati preoccupati per l’imprevisto…

IL SUOCERO: Non si preoccupi. (indicandolo) Adesso si stenderà su quel lettino…

VANESSA: A me sembra più una sdraio….

IL SUOCERO: (convincente) Sembra…..ma invece è un lettino, che ha una forma speciale….(prende anche il salvagente) A lei piace il mare, la spiaggia?

VANESSA: Come no….su fa sempre freddo….qui da voi invece è più caldo….

SUOCERO: Perfetto….allora si accomodi e si sentirà come in riva al mare!

VANESSA: (entusiasta) Che figata! (si sdraia)

L’Ingegnere inizia a massaggiare Vanessa come un esperto e le mette il salvagente…

PASQUALE: (disperato) Che guaio ch’aggio fatto….

MATILDE: (stizzita) Ma non gli potevi dire di no e basta?

PASQUALE: Ma come facevo? (con disappunto al mago) Pure tu Mario però…eh?!?

IL MAGO: Vuò vedè che mò ‘a colpa fosse ‘a mia?

MATILDE: (preoccupata cammina nervosamente per la stanza) Qui succede l’irreparabile se non andiamo via subito. E addio matrimonio!

PASQUALE: (sempre più afflitto) Maronna me stà piglianno ‘o stommaco!

IL MAGO: E pigliate nu MALOX!!

PASQUALE: Marittiè ma nun fa ‘o scemo che qua la situazione è critica. (a Matilde) Famm’ì a vedè che sta cumbinanno ‘o Calamaro! (va nello studio a controllare)

L’Ispettore Coppola si affaccia di nuovo da destra per capire cosa sta succedendo. 

Entrano Pescecane e Carmeniello

CARMENIELLO: (a voce alta) Caro Marittiello, ma ch’è stato?

IL MAGO: Carmeniè nun alluccà….stiamo in un grosso guaio.

CARMENIELLO: Marittiè, tu devi solo parlare…dici a me che è successo?

IL MAGO: Ti presento Matilde la fidanzata di Pasquale. È un mio caro amico che mi ha chiesto il favore di prestargli lo studio per far vedere al suocero che lui è uno psicologo.

CARMENIELLO: Embè?

MATILDE: (agitata) Il fatto è che lui non è uno psicologo!

CARMENIELLO: Ah, ‘e chest’è?! Eh….si ma mò addò stanno?

IL MAGO: Stanno di là lui ed il suocero insieme alla persona con cui ti dovevi vedere tu!

CARMENIELLO: Chello è Vanessa ‘a pancabestia!!

PESCECANE: (fraintende) Ma ‘e che bestia stai parlanno?

MATILDE: …Mio padre pensava fosse una paziente di Pasquale.

IL MAGO: E nun t’impressionà si ‘a truovo ‘ncoppa ‘a na seggia a sdraio…cu nu salvagente ‘ncapo!

MATILDE: (deridendolo) Che grande idea, eh…?!

CARMENIELLO: Aggio capito ià!...Meglio che me faccio vedè….Vanessa…(via nello studio)

A questo punto Carmeniello andrà a liberare Vanessa dalla stretta dell’Ingegnere…

MATILDE: (ansimante) Speriamo che se la porta presto presto!

IL MAGO: Io a chi devo ringraziare sempre per le novità eh? A Pescecane.

PESCECANE: Ma perché t’ha piglia sempe cu mmè?

IL MAGO: Dico io mi vuoi avvertire che doveva venire qualcuno?

PESCECANE: E me sò scurdato….

Escono dallo studio Pasquale, l’Ingegnere, Carmeniello con in spalla Vanessa (mezza addormentata e col salvagente ancora in testa)…

VANESSA: Uelà…Mi son proprio rilassata lì sopra. E che trovata il salvagente!

IL SUOCERO: (precisando) Salvamente…

VANESSA: Va bè dai, comunque sia devo stringerle la mano per l’invenzione.

IL SUOCERO: Non è merito mio, è merito della scienza che va avanti…e di mio genero.

PASQUALE: (si compiace)  Ingegnere troppo buono.

CARMENIELLO: Vabbuò Vanè, lievate stu cose ‘a capa, salutamme e ghiammuncenne.

IL SUOCERO: E la seduta?

CARMENIELLO: (restituisce il salvagente a Pasquale) Un’altra volta. Dobbiamo scappare per una cosa urgente. Dottore, signori arrivederci. (arrabbiato) Pescecà t’aggia accidere!!!

VANESSA: (a Carmeniello, allude alla droga) E a me? Non mi dai niente?

CARMENIELLO: Si si, scendendo scendendo….

VANESSA: Ciao raga, ci si vede in piazza. (Esce accompagnata da Carmeniello)

MATILDE: Adesso dobbiamo andare anche noi, Pasquale.

IL SUOCERO: Ah, mi dispiace andarmene via già così presto….

PESCECANE: (al pubblico) Invece a noi ce fa assai piacere!!

IL MAGO: Ma pecchè nun ‘a pierde sta lengua?

IL SUOCERO: (trionfale) Pasquale ti devo fare i complimenti sia per lo studio che per l’organizzazione. Dopo il lavoro passa a casa per un caffè che raccontiamo a mia moglie Carla questa splendida giornata passata insieme!

PASQUALE : (felice) Si, vi accompagno giù. (dà il salvagente al mago) Mi raccomando preparatemi l’attrezzatura che ho ancora un’ ultima visita da fare. Torno subito.

IL MAGO e PESCECANE: Dottore non preoccupatevi. (s’inchinano) Ingegnere arrivederci.

MATILDE: (ai due affettuosamente) Grazie tante. (al padre) Andiamo dai Papi…

IL SUOCERO: Buona giornata e buon lavoro (Esce con Matilde e Pasquale)

IL MAGO: (stremato) Ma voi guardate nu poco che ‘mbriacamiento!

PESCECANE: (si va a sedere sullo sgabello, accondiscendendo il mago) Overo è…

IL MAGO: Pescecà, tu stai zitto perché ti meriti i cazzotti! (e gli pone il salvagente in testa)

PESCECANE: (ignaro) Ma pecchè, c’aggio fatto? (comincia a rilassarsi col presunto effetto)

IL MAGO: Ch’è fatto? Tu vide in che condizioni stiamo per salvare a Pasquale…e te miette tu….’o salvagente ‘e chi te vivo….e chell’ata spustata ‘e Vanessa, che sapive solo tu c’aveva venì?! (non ottenendo risposta) Pescecà ma che fai! (gli toglie il salvagente)

PESCECANE: (ripresosi) La prossima volta non parlo proprio comme ‘o muto ‘e zorro!

IL MAGO: E forse è meglio!  

ISP. COPPOLA: (rientrando da destra, lascia un mocho Vileda sulla porta a riprova del lavoro appena terminato) Signor Mario, allora io avrei finito, vado via.

IL MAGO: (molto sorpreso) Nientedimeno stavate ancora qua? Io pensavo che ve ne eravate andata un’ora fa!

PESCECANE: (al mago) Marittiè ma se pò sapè? Prima ti lamenti che la signora non pulisce bene, dici sempe che arronza…mò bello ‘e buono te ne iesce ca ‘a fatto tardi!

ISP. COPPOLA: (con aria di rimprovero) Ah bene, così dite?

IL MAGO: (a disagio) Noooo….ma che c’entra è che mi dispiace….voi abitate lontano. (cambiando discorso) Quanto vi devo per oggi?

ISP. COPPOLA: No vabbè….facciamo un conto la prossima volta, adesso devo andare.

IL MAGO: (sincero) Veramente signora mi fate prendere collera….

ISP. COPPOLA: (frettolosa, guarda l’orologio) Ma non vi preoccupate, adesso fatemi andare che s’è fatto tardi, mi fate perdere la vesuviana. Arrivederci Antonio.

PESCECANE: Arrivederci….Luisa

IL MAGO: Ma mi dispiace….

ISP. COPPOLA: Lasciate stare. (Esce)

PESCECANE: Che donna, è una vera signora, nun s’ha pigliato manca ‘e sorde….

IL MAGO: ….Overo è na brava femmena.

PESCECANE: Si ma tien’ obbligazione a me can nun s’ha pigliato ‘e sorde….!

IL MAGO: Tu nun parlà proprio, ca già ‘e parlato assaie….lasciamo stare….

PESCECANE: (insiste) E pecchè?

IL MAGO: (infastidito) E’ normale che m’è fatto fà n’ata figura ‘e merda pure ca signora, po’ fatto d’arronza e nun arronza…. 

PESCECANE: Marittiè, comme me piace…. (canta innamorato)“Le rondini nel cielo…che vanno verso il sole…chi può fermar l’amore…l’amore mio per te…”(prende il mocho Vileda della signora Luisa e lo usa a mò di ballerina, comincia a danzare sulle note della canzone DIO COME TI AMOdi D. Modugno; il mago, comodamente seduto, lo osserva divertito)

IL MAGO: Ahh aha ah..Se se…Fa finta ‘e niente tu…Me faje murì…ti metti a ballare con la scopa…ah aha ha…Ma ‘a signora d’’o reggipetto c’’a fatto? Nun è venuta cchiù?

PESCECANE: (si ferma) Mah…?!...Io ‘a vedevo nu poco strana. (Suona la porta)

IL MAGO: Vide ‘a porta ovì, chesta sarrà essa. (Pescecane va ad aprire)

Entra Loredana, vestita come prima, reca con sé un regalo per il mago

LOREDANA: (sorridente) Buonaseraaaa.

PESCECANE: (al mago) E’ Loredana…..

IL MAGO: (dolce, sorpreso) E che ci fai qua?

LOREDANA: Sorpresa! Ti ho portato una bella cosa (lo abbraccia calorosamente).

IL MAGO: (si compiace) Iamme Loredà, ma pecchè fai questo….

LOREDANA: Che c’entra, tu sei la vita mia. Dai aprilo, fai presto (gli porge il regalo).

Intanto alle loro spalle Pescecane con delle smorfie mostra il suo disappunto al pubblico… 

IL MAGO: (apre il regalo e scopre una maglietta) Come è bella!…ma non era il caso.

LOREDANA: (gioiosa) Appena l’ho vista in vetrina ho pensato che era perfetta per te. Dai provatela, provatela un attimo.Dai…dai!

Parte DANCING QUEEN degli ABBA, lei ed il mago cominciano a ballare insieme e si sbaciucchiano affettuosamente…mentre le luci disegnano un’atmosfera gioiosa e distesa…

IL MAGO: (ripresosi, cede) Va bene tesoro…(va nello suo studio, visibilmente contento)

PESCECANE: (si avvicina a Loredana, scuote la testa) E allora…..Loredà?

LOREDANA: (sognante seduta sul divano, poi sulla difensiva) Tutto bene, tutto a posto. Tranne quello che mi ha raccontato Mario di una settimana fa, quando…..

PESCECANE: …Quanno ‘a mugliera l’ha stroppiato….

LOREDANA: ….E solo per un reggiseno.

PESCECANE: (incalzante) Eh! Figuracceme si sapesse ‘e te….Fosse capace ‘e l’accidere!

LOREDANA: (giustificandosi) Io ero pronta a farmi da parte, ma lui mi ha detto che non ce la fa a stare senza di me.  

PESCECANE: (rimproverandola) Nennè, questo tiene due figli…

LOREDANA: (mesta) Lo so.

PESCECANE: …E quindi va cuoncio cuoncio….

LOREDANA: Cuoncio cuoncio? Che volete dire?

PESCECANE: (precisando il senso) Che devi andare piano piano. Non lo confondere ancora di più….ca chillo già sta ‘mbriacato buono e meglio.

LOREDANA: Ma è lui che mi ha chiesto di andare a convivere. Suona la porta

PESCECANE: (solenne, si avvia) Eh…Sono cose vostre: io te l’ho detto solo per coscienza. (apre la porta e vedendo Pasquale cambia registro) Guè Pasqualino bello….

PASQUALE: (entrando) Ma addò sta Mario? Se n’è sciso n’ata vota? Me pare nu capitone se ne fuie d’’e mane…(s’interrompe vedendo Loredana, cordiale) Buonasera.

LOREDANA: (timida) Buonasera.

IL MAGO: (rientra indossando la maglietta, raggiante) ‘O dottore bello! C’’a ditto ‘o suocero tuoio, te la intesta la casa?

PASQUALE: Si si, è rimasto contento…ha abboccato…l’anno prossimo ci sposiamo pure!

IL MAGO: (soddisfatto) Ah, bravo me fa proprio piacere!

LOREDANA: (avvicinandosi ai due) Ti sta proprio bene. Te l’avevo detto che era perfetta.

IL MAGO: (le da un bacio) Amore grazie. Pasquale, ti presento Loredana la mia compagna

PASQUALE: (interdetto guarda Mario)….Piacere, Pasquale. (stringe la mano di Loredana)

IL MAGO: Loredà, lui è un mio vecchio amico di infanzia. Abbiamo fatto il liceo insieme, poi io ho intrapreso la carriera di mago e lui si è diplomato al conservatorio.

PESCECANE: Eh….Uno sona e n’ato abballa….(va a sedersi sul divano)

IL MAGO: (felice) Tu lo vedi così….ma Pasquale è un grande musicista!

PASQUALE: E tu si nu grande ruffiano! (ridono) Marittiè, oggi mi hai salvato la vita…

LOREDANA: (al mago) Ah, lui è la persona alla quale dovevi prestare lo studio?

IL MAGO: Si, è lui. Iamme Pasquà, mò come minimo avimma arapì ‘na bottiglia!

PASQUALE: Marittiè, mò nun fa l’esagerato! Io ti conosco…

IL MAGO: Chiammammo ‘o bar, iamme. (chiama il bar dal cellulare) Signora, sono il mago Costa, ci mandate una bottiglia di Ferrari con quattro bicchieri e due stuzzichini. Va bene? Grazie (riattacca)

PASQUALE: (ironizzando) Ti sei dimenticato i frutti di mare e i cantanti!!

IL MAGO: Loredà mi devi credere, da quando lo conosco è stato sempre pidocchioso!

LOREDANA: (annuisce con un sorriso marcato)

PASQUALE: Non è vero Loredà, non gli credere.

IL MAGO: Invece è vero, te lo assicuro io che lo conosco bene. Ma che d’è Pescecà?

PESCECANE: (fiacco) No niente, sto nu poco stanco.

IL MAGO: (a Loredana e Pasquale, confidenziale) Ma voi non la sapete l’ultima?! Pescecane si è invaghito della signora delle pulizie. Una signora che è un paio di mesi che viene qua sopra a pulire lo studio. Una bella donna, vedova, na persona a modo….e Pescecane ‘a perso completamente ‘a capa! (sorride) Venite venite.(vanno a sedersi vicino a Pescecane) Allora hai sentito? Pasquale l’anno prossimo si sposa, io e Loredana ce ne andiamo a convivere, e tu? Ca signora Luisa c’he fatto?

PESCECANE: (seccato) Marittiè si sempe ‘o stesso. Ma a vuò fernì o no?

PASQUALE: (curioso) Pescecà ma è overo ch’è na bella femmena questa signora?

PESCECANE: Ma ch’è….?! Mò t’è passato ‘o male ‘e capa e me vulisse sfottere a me?

Il mago e Pasquale si siedono sul divano: scherzano felici e ridono apertamente…

LOREDANA: (protettiva) Antonio non li date retta, raccontatemelo a me.

 PESCECANE: (mesto) In verità il mio sentimento gliel’ho confessato e non ti nascondo che mi ha dato pure qualche speranza. Però il lutto del marito è fresco e avimma aspettà.

LOREDANA: E va bè, con un poco di pazienza si sistema tutto. Io vi posso capire. (rivolgendosi ai due che continuano a ridere schernendolo) La volete smettere voi?

Suona la porta

PASQUALE ed IL MAGO: (cantano divertiti) “Champagne per brindare a un incontro….”

PESCECANE: (borbottando va ad aprire, apre distratto) Cumme sò belli, Gianni e Pinotto!

I presenti vengono sorpresi da un’irruzione della polizia. L’operazione viene condotta dall’Ispettore Ferri (in borghese) e da un nucleo di 6 agenti (a volto coperto): “Fermi tutti Polizia!” intimano ai presenti. Ogni agente si preoccuperà di bloccare un personaggio…

ISP. FERRI: (entra per ultimo, con tono molto sarcastico) Buonasera…  

PESCECANE: (spaventato) Ma ch’è stato?

IL MAGO: (alzandosi di scatto, viene braccato da due agenti) Ma che d’è?!….

ISP. FERRI: (serio) Signor Costa lei è in arresto, tenga le mani in alto. (Fa un cenno affinchè un agente perquisisca lo sgabuzzino) (ad un agente) Borrelli, vai! (poi al mago) Abbiamo un mandato di perquisizione che la riguarda. (mostra il foglio del mandato)

IL MAGO: (interdetto) Perquisizione? Ma…..

PASQUALE: (esterrefatto) Mario, ma che sta succedendo?

ISP. FERRI: (a Pasquale e Pescecane) Anche voi siete in stato di fermo. Non vi muovete!

AGENTE BORRELLI: (torna con il pacco depositato da Carmeniello nel I atto e lo porge all’Ispettore) Ispettore ho trovato questo!  

ISP. FERRI: (l’ispettore apre il pacco e lo saggia) Mhhhh…..Questa è roba purissima. (al mago) Signor Costa lei è accusato di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Siete pregati di seguirci tutti in questura. Ragazzi, ammanettatelo!

IL MAGO: (compassionevole) Ispettore guardi che ci deve essere un equivoco.

ISP. FERRI: (sicuro) Nessun equivoco, credimi. (con disprezzo, gli lancia addosso il sacchetto rosso) Te lo ricordi questo?…Questo è il quarzo dell’Angola. (quasi cattivo) Hai visto Mario Costa? Me vulive sfottere tu ‘a me…e alla fine t’aggio sfuttuto io ‘a te!

IL MAGO: (bisbigliando) Le giuro che non sono cose che mi appartengono.

ISP. FERRI: (c.s.) Questo lo stabilirà il giudice. (Suona la porta) Ragazzi occhio, qualcuno che va ad aprire. (a Pescecane) Vada lei, De Falco stagli dietro! (l’agente De Falco accompagna Pescecane puntandogli la pistola alle spalle) (l’Ispettore a Pescecane che guarda dallo spioncino) Chi è?

PESCECANE: (intimorito) È una cliente…una signora.

ISP. FERRI: (imperativo) Va bene apra. 

Entra disinvolta Adele Moresco, la moglie dell’Ispettore Ferri.

ADELE: (squillante) Buonasera. 

ISP. FERRI: (riconoscendo la moglie) Adele?

ADELE: (molto sorpresa) Rosario?!

ISP. FERRI: E tu cosa ci fai qui?

ADELE: (in palese difficoltà, farfuglia) Ehhh….io….. 

ISP. FERRI: (molto arrabbiato) Non mi dire che volevi servirti di questo cialtrone…?! (furioso) Vai a casa vai, poi ne riparliamo.

ADELE: (imbarazzata abbassa lo sguardo ed esce)

ISP. FERRI:(si volta, sprezzante) Ma come si fa a credere a queste stronzate! (agli agenti) Ragazzi forza andiamo!

I due poliziotti che lo trattengono trascinano di peso il mago, un altro prende sottobraccio Pescecane ed un altro ancora allo stesso modo Pasquale.

LOREDANA: (viene bloccata dall’agente donna, opponendosi ormai in lacrime) Mario, Mario ma che vogliono da te. Diglielo che è un errore, Mario diglielo!

IL MAGO: (la guarda impassibile mentre lui e gli altri vengono trascinati dagli agenti)

LOREDANA: (disperata) Ispettore ma perché, perché?

ISP. FERRI: (freddo, distaccato) Signora la prego di seguirmi…(Escono)

Si odono le sirene della polizia allontanarsi.

A questo punto una musica vivace - BEGGING di Madcon, che racconta di un uomo che cade in disgrazia, che perde il suo potere e di conseguenza la sua amata - accompagna l’ingresso dei ballerini (vestiti in stile polizia con passamontagna) che danno vita ad una coreografia molto spettacolare. Nel frattempo i macchinisti libereranno il campo dagli elementi di scena, sia dello studio che della sala d’aspetto, per consentire il passaggio all’epilogo finale della storia. La sala d’aspetto diventerà l’ufficio della Questura dell’Isp. Silvana Coppola mentre lo studio del mago diventerà l’ingresso dello stesso. I due ambienti saranno delimitati dalla medesima porta utilizzata per i due atti precedenti. In pratica si tratta di un cambio di scenografia a vista.

EPILOGO FINALE

La Questura

La scena si svolge nell’ufficio dell’Ispettore Coppola, alla destra del palco. Sono trascorsi circa dieci mesi dall’arresto. L’ufficio è composto da una scrivania sulla quale sono poggiati un telefono, varie cartelline ed un computer. Completano la scenografia altre 4 sedie che serviranno per far accomodare i personaggi convocati in questura. Entrano due agenti che, una volta sedutisi al computer, commentano le foto di facebook. Sono entrambi vestiti di scuro, in borghese. Angelo Rea è un po’ grassoccio, un cinquantenne attempato; Andrea De Falco è più giovane, alto e bruno.

DE FALCO: (intima a Rea di seguirlo) Vieni, Vieni…(si siede al computer dell’ispettore)

REA:(allude alla foto di una bella ragazza)Mamma mia, Andrè è chi è questa vicino a te?

DE FALCO: Angiolè, questa è un’amica mia di Casoria…si chiama Elena.

REA: (curioso) Ma ccà addò stiveve?

DE FALCO: (si vanta) Stavamo a Palinuro….l’anno scorso a casa dei miei genitori….che vacanza!...Guarda qua, guà…mi ha taggato pure in quest’altra foto.

REA: C’ha fatto?

DE FALCO: M’ha taggato….

REA: Ah….Beato a te cà nun si spusato! Si putesse turnà addereto….

DE FALCO: Ma c’hè capito? Abbiamo condiviso le fotografie insieme…

REA: (allusivo) Solo le fotografie?

DE FALCO: Non solo…capisc’a mmè (sorridono insieme).

REA: Embè ma stà Elena nun la tiene un’amica, una cugina…

DE FALCO: Ma addò vaje tu…! Sei spusato, tiene ‘a panza che ti limita…

Irrompe sulla scena l’ispettore Coppola e coglie i due in flagranza.

REA: (la scorge, scatta in piedi e saluta) Comandi! (fa cenno a De Falco di chiudere tutto)

ISP. COPPOLA: (spazientita) Allora, abbiamo finito?

DE FALCO: (chiude il computer e balza in piedi) Comandi!

ISP. COPPOLA: (c.s.) Forza, oggi abbiamo una convocazione….invece di perdere tempo su internet mettetevi all’opera!!

REA: Certo, certo ispettore. De Falco andiamo. (Escono entrambi ma De Falco farà da piantone alla porta d’ingresso dell’ufficio)

ISP. COPPOLA: (nervosa) Io non mi faccio capace che il computer del mio ufficio debba  essere usato per delle cazzate.

Entra da sinistra l’ispettore Ferri, indossa giacca e cravatta.

ISP. FERRI: Silvana scusa, ti disturbo?

ISP: COPPOLA: No, Rosario entra.

ISP. FERRI: Senti ma mi spieghi cos’è questa storia della convocazione?

ISP: COPPOLA: Ti ricordi del mago Costa? Quello che arrestammo dieci mesi fa?

ISP. FERRI: E come no. Mia moglie Adele mi fece fare quella figuraccia….interrompendo un blitz così importante.

ISP. COPPOLA: Per me aveva ragione….avrei pensato anch’io la stessa cosa.

ISP. FERRI: Si ma addirittura rivolgersi ad un mago, mi sembra davvero troppo per la moglie di un poliziotto.

ISP: COPPOLA: Ma guarda che la gelosia ti spinge a delle cose folli, estreme. (prendendolo in giro) Devo dire che però….conciato da donna….avevi il tuo fascino.

ISP. FERRI: Guarda che non è stato per niente facile. Senti, ma questi quando arrivano?

ISP. COPPOLA: Tra un po’.

ISP. FERRI: Ma ci sono novità nelle indagini? Lo hanno trovato?

ISP: COPPOLA: Purtroppo no. Stamattina abbiamo convocato la moglie, Pescecane e l’amico. Perché pare che Alfredino abbia ricevuto una lettera da parte del Costa.

ISP. FERRI: E quindi?

ISP: COPPOLA: Mi ha chiamato la sorella di Alfredino, Titina, dicendomi che questa lettera potrebbe scagionare i tre dall’accusa di favoreggiamento alla fuga del mago.

ISP. FERRI: Guarda Silvana, questa cosa per me sa dell’incredibile. Ma come si può decidere di scappare a quarant’otto ore dalla fine degli arresti domiciliari? E’ un mistero.

ISP. COPPOLA: Ma sai meglio di me che la mente umana è contorta, indecifrabile.

ISP. FERRI: (sorpreso) Indecifrabile?! Silvà tu sei troppo buona, quello è stato un uomo da niente, un vigliacco che ha lasciato la moglie da sola con due figli…

ISP. COPPOLA: Ma almeno le ha lasciato un po’ di soldi…

 ISP. FERRI: (c.s.) I soldi?!...Ed il valore della presenza di un padre in una casa, l’affetto paterno oggi è importante…il rapporto padre-figli si è evoluto…

DE FALCO: (apre la porta, interrompendo) Ispettore, scusatemi è arrivato il signor Savino.

ISP. COPPOLA: Fallo passare.

DE FALCO: (con un cenno) Signor Savino, venga venga.

Entra Pescecane in abiti civili, appare molto invecchiato.

PESCECANE: (entrando) Buongiorno.

ISP. COPPOLA e ISP. FERRI: (all’unisono) Buongiorno signor Savino.

ISP. FERRI: (conciliante) Allora Signor Savino, come andiamo?

PESCECANE: (visibilmente contrariato) Bene…diciamo bene…

BORRELLI: (entra dalla sinistra e poi nell’ufficio) Ispettore Ferri mi scusi….

ISP. FERRI: (infastidito) Borrelli che c’è?

BORRELLI: (accortosi dell’intrusione, assertivo) Ci sono delle denunce da firmare.

ISP. FERRI: (a Borrelli)  Ok,vengo subito. (all’Ispettore Coppola) Silvana dammi due minuti. Se hai bisogno mi chiami. Permettete. (Esce)

ISP. COPPOLA: Fai pure. (a Pescecane, seria) Signor Savino, lei non ha nulla di cui preoccuparsi. Dalle intercettazioni si evince chiaramente la sua totale estraneità ai fatti.

PESCECANE: (delicato) Luisa ma a me…..questo non mi interessa.

ISP. COPPOLA: (fredda) Ispettore Coppola, prego.

PESCECANE: (deciso) Luisa, io non ho perso soltanto un amico ma anche la donna di cui mi ero innamorato. 

ISP. COPPOLA: (distaccata) Signor Savino, la signora Luisa non c’è, non esiste. Lei è vittima di una invenzione della sua mente. D’ora in avanti, io per lei sono l’Ispettore Silvana Coppola. Intesi?

PESCECANE: (con rancore) M’he pigliato in giro, m’he pigliato in giro pe’ dduie mesi!

ISP. COPPOLA: (cinica) E’ stato lei a prendersi in giro da solo…siamo noi a volte a vedere quello che in realtà non c’è…semplicemente perché siamo noi a desiderarlo…

PESCECANE: (incredulo) Luisa ma che staie dicenno?

ISP: COPPOLA: Signor Savino se può bastare a persuaderla dalle sue ragioni…

PESCECANE: (con astio) Ragioni? Ma tu quali ragioni vaje truvanno? (tenero) Luì, ‘o ssaje bbuono chello ca io provo pe’ te…Luisa…(tenta di prenderle le mani)

ISP. COPPOLA: (lo ferma incalzandolo) Antò ma forse non ti è chiaro? Ovì cà si tu ca nun vuò vedè? (gli mostra la fede) Io sono sposata ed ho una bellissima figlia di undici anni…

PESCECANE: (sorpreso) Maaa….

ISP. COPPOLA: (agitatissima) Mò he capito o nun he capito ancora?

DE FALCO : (ode le urla e apre la porta allarmato) Ispettore tutto bene?

Pescecane nel frattempo si sarà accomodato e si asciugherà la fronte mestamente.

ISP. COPPOLA: (un po’ a disagio) Si, Si…De Falco, dimmi pure.

DE FALCO : Di là ci sono la Signora Costa ed il suo avvocato. È arrivato anche il signor Cimmino. Che faccio?

ISP. COPPOLA: Falli accomodare.

DE FALCO: Va bene. (chiude la porta ed esce) 

     Entrano l’Ispettore, la moglie del mago seguita dal suo avvocato e Pasquale.

ISP. FERRI: (entrando verso De Falco) De Falco non ti preoccupare ci ho già pensato io. Signori prego prego accomodatevi.

Saluto convenevole fra gli avventori che si accomodano

ISP. FERRI: (prende la parola) Come ben sapete la vostra vicenda giudiziaria non si è ancora conclusa. L’accusa di favoreggiamento nei confronti di voi tre non è ancora caduta. Ci sono delle novità: pare che Alfredino abbia ricevuto una lettera da parte del Costa. Non ne conosciamo ancora il contenuto, aspettiamo l’arrivo del ragazzo.

AVVOCATO: (diretto, come in un’arringa) Ispettore, tengo a precisare che la mia assistita in questa vicenda è soltanto una vittima.

ISP. FERRI: (infastidito) Avvocà le ricordo che non siamo ancora in tribunale….

STEFANIA: (precisando) Ispettò, lei sa bene che già prima dell’arresto avevo avviato la pratica di divorzio.

AVVOCATO: (puntualizzando) Infatti è assolutamente impossibile che una persona che chiede il divorzio aiuti poi il marito nella fuga.

ISP. COPPOLA: Avvocato questo non lo stabiliamo noi. Poi vedrà il giudice.

PASQUALE: (inala lo spray, piagnucolando) Ispettò, io mi dovevo sposare….(ansima)… questa storia mi ha rovinato la vita. È vero che io e Mario siamo amici da tanto tempo, anzi eravamo, ma io non sono un criminale e non voglio essere trattato come tale.

STEFANIA: Ha ragione Pasquale, invece di prendervela con noi perché non lo trovate?

…Tutti i presenti cominciano ad agitarsi e le voci si sovrappongono…

ISP. FERRI: (autoritario) Calma, signori calma. Per cortesia.

ISP. COPPOLA:Signori io capisco perfettamente il vostro stato d’animo, ma per quantoci compete non possiamo fare nulla. Aspettiamo cosa ci dirà questa benedetta lettera.

REA: (entrando) Signori scusate. Ispettò, sono arrivati la ragazza e….il fratello.

ISP. COPPOLA: (sollevata) Finalmente. (a Rea) Falli entrare subito!

ALFREDINO: (entra spostando l’agente Rea e lo prende in giro) Chiattò famme passà! Ma comme l’acchiappe ‘e mariuoli cu sta panza….

TITINA: (richiamandolo) Alfredino! Alfredino non si fa! (all’agente Rea) Scusatemi tanto. (prende per mano Alfredino)

REA: Non vi preoccupate, capisco. (Esce)

ALFREDINO: (festante va verso l’Ispettore Coppola) Luisa, come stai Luisa? (la abbraccia) Come sei bella vestita da poliziotto. Voglio fare pure io il poliziotto.

TITINA: (cerca di fermarlo) Alfredino finiscila….

ALFREDINO: (simula la radio della polizia) Chhhhh…Attenzione attenzione, a tutte le volanti: c’è un pazzo che vuole lanciarsi dal quinto piano…Lo salvo io! Ci penso io! Io sono Spiderman (saltella per l’ufficio).

AVVOCATO: (visibilmente seccato) Ma io non capisco, ma che cos’è questa pagliacciata? Ispettore, ma le sembra il modo di condurre una convocazione?

ISP. FERRI: (guardandosi con il commissario) Avvocà per cortesia…

ALFREDINO: (all’avvocato, per distrarlo) Uhhhh….Guarda là? (gli frega la borsetta)

Alfredino comincia a correre per tutto l’ufficio inseguito dall’avvocato, piuttosto impacciato, e dalla sorella Titina. Sarà poi Pescecane a sedare il tutto.

PESCECANE: (dolcemente) Alfredì finiscila mò. (confidenziale) Si tratta di una cosa seria. (a Titina) Iamme Titì caccia ‘a lettera.

TITINA: Eh, chillo ‘a tene isso, nun me l’ha voluta dare per nessuna ragione.

ALFREDINO: (dispettoso) La lettera Mario me l’ha mandata a me e quindi la devo leggere io. E’ vero Luisa?

ISP. COPPOLA:Va bene Alfredino. Dai, leggi questa lettera.

Alfredino sale in piedi su di una sedia e comincia a leggere a voce alta la lettera.

ALFREDINO: (declamandola lettera) “Caro Alfredino, ti scrivo questa lettera perché sono lontano. Ti prego di farla leggere a tutti - (fra sé) No, la leggio io - mi hanno sconsigliato di tefelonare, almeno per il momento…Volevo dirvi che sto bene e che i miei nuovi amici presto mi troveranno pure un lavoro. Ho voglia di dare qualcosa di concreto, di materiale alla gente…no ‘e chiacchiere. Eh si, oramai m’ero sfasteriato ‘e fa chella vita là…‘a droga, ‘e strunzate, ‘e picceche cu’ Stefania…..basta, non c’è la facevo proprio più!...

AVVOCATO: (c.s. si rivolge agli ispettori) Ma insomma possiamo perdere tempo con questo ragazzo?!…io ho da fare, devo andare in tribunale…

ALFREDINO: (si interrompe, con veemenza verso l’avvocato) Stai silenzio!!!

AVVOCATO: Guè ‘e che allucc’ ‘a ffà? E che stongo o’ quinto piano c’ allucche accussì!!

ALFREDINO: (incurante continua) I domiciliari mi hanno aiutato a riflettere: ho capito che non potevo continuare con quelle cattive abitudini che ripetevo per inerzia, pe’ pigrizia…

PASQUALE: (implorante) Alfredì ‘e ghiamme o’ frate…qua si fa notte!

ALFREDINO: (al Ferri, allude a Pasquale) Ispettò, arrestatelo!! (poi c.s.) …Ma più dell’arresto è stato l’incontro con mio padre a farmi capire che la vita che stavo conducendo non andava bene. Ho scelto una svolta radicale e quindi un giorno ho deciso che me ne sarei fuggito via, per sempre. Chi di  noi non pensa almeno una volta nella propria vita di farlo?...

TITINA: (intervenendo, allude alla sua difficile situazione) Pure io, pure io…

ALFREDINO: (c.s.) …Tutti lo pensano. Io invece l’ho fatto per davvero. Mi dispiace soprattutto per i miei figli…

STEFANIA: (stizzita) Guardate quello tiene pure il coraggio di menzionare i figli…

ISP. FERRI: Signora lei ha ragione, un po’ di pazienza. Ascoltiamo il finale della lettera...

ALFREDINO: (alza la voce per zittire entrambi) …che quando saranno grandi penseranno: “Papa è stato proprio un bastardo…”. Mi dispiace pe’ Titina…pe’ te e pe’ Pescecane…

PESCECANE: (con disappunto) S’ è ricuradato ‘e me…

ALFREDINO: (c.s.)…che siete rimasti soli. Dovevo farlo - perdonatemi -  dovevo rimpossessarmi della mia vita. Addio, Mario Costa.”

In Aeroporto

Alla fine della lettera ci saranno alcuni istanti di buio per permettere ai presenti in questura di andare via a destra. Le luci aiuteranno a creare un’atmosfera da aeroporto. L’azione si svolge a sinistra della scena. Si tratta di un flashback riguardante la fuga del mago Costa (cui alludevano gli ispettori) avvenuta qualche tempo prima della convocazione in questura. Il Gate dell’aeroporto comincia ad animarsi. Calano dall’alto (a celare l’ufficio) dei poster pubblicitari. Sulla parapettata vi è l’entrata con le due hostess pronte ad accogliere i passeggeri all’imbarco (delimitato dai classici nastri). Sul proscenio un uomo delle pulizie che lava il pavimento voltato di spalle. Si odono prima i rumori del gate poi il rombo dei motori dell’aereo in partenza, il tutto miscelato con le note di IL BACIO di G. Allevi

Nel momento in cui il gate si anima arrivano dalla platea diversi personaggi:

un uomo d’affari che parla al telefonino, ben vestito con tanto di valigetta ventiquattrore; una coppia di giovani che mangiano qualcosa, bevono e scherzano felici insieme; un gruppo di ragazzi entusiasti per il viaggio; il mago Mario Costa (camuffato per la partenza) con zaino, cappello e grandi occhiali scuri.

 

Durante l’attesa i ragazzi euforici chiederanno al mago di scattare loro una foto. Il mago, all’inizio un po’ restio, alla fine accetterà. L’azione andrà avanti così come descritta fino al momento in cui la voce dello speaker annuncerà il boarding. Tutti correranno ad imbarcarsi e consegneranno i biglietti alle hostess. L’ultimo a farlo sarà il mago che nel salire viene ostacolato dall’inserviente (egli volutamente fa cadere il proprio spazzolone sbarrandogli la strada). Il mago (un po’ perplesso) prima di attraversare l’ingresso si volterà indietro e toglierà gli occhiali.

A questo punto anche l’uomo delle pulizie si volterà mostrandosi al pubblico. Si tratta dello spettro del padre del mago (ha come elemento distintivo la medesima cravatta bianca indossata nel II atto). Questi si volta e si asciuga la fronte, raccoglie il secchio e lo spazzolone per pavimenti ed esce in prima a destra.

Nel finale tutte le luci si azzerano, il palco è vuoto e resterà accesa (fino al rombo di decollo finale  dell’aereo) una forte luce bianca atta ad illuminare la porta d’ingresso del gate.

La luce sfumerà contemporaneamente alla chiusura del sipario. 

* Per i saluti finali la canzone prescelta è COSA C’E’ DI VERO di E. De Crescenzo, racconta di una vita misteriosa e costellata da tante contraddizioni.

A sipario aperto gli attori attraverseranno orizzontalmente il palco affollandolo, così come farebbero ipotetici viaggiatori in un aeroporto cittadino, quindi ringrazieranno il pubblico. 

  

FINE DELLA COMMEDIA