IL NAUFRAGO VALDEMARO
Italo Calvino
VALDEMARO
LUDMILLA
FILLIDE
1977
VALDEMARO: Un’onda, un’altra onda, un’onda ancora.
Da quanto tempo non vedo altro che mare intorno a me… Non ricordo quasi nulla del mio passato… La nave che sprofonda in un gorgo nero, io che mi ritrovo sballottato tra le onde, aggrappato a un relitto… E’ come se questo ricordo avesse cancellato tutti gli altri… Mi rammento appena il mio nome, Valdemaro… Mi sembra che per tutta la mia vita io non sia stato altro che un naufrago…Il naufrago Valdemaro…
Quando un’onda mi solleva, su come sulla cresta di una montagna, spero sempre di vedere all’orizzonte un segno di salvezza... il profilo di una costa…le ciminiere di un battello…un ciuffo di palme… una barriera di corallo… No: tutto quello che vedo è un succedersi di creste che s’alzano e s’abbassano… e io continuo il mio saliscendi, da un’onda all’altra… a meno che non sia sempre la stessa onda…
Ecco… Là affiora qualcosa… Una corrente mi trascina Sono preso nel risucchio… Cos’è quell’ombra scura contro cui si rompono le onde? Ah, uno scoglio! In poche bracciate potrò raggiungerlo! Sono in salvo!
Non mi par vero di sentire sotto i miei piedi la solidità della pietra! Ma questo scoglio sembra isolato in mezzo al mare a perdita d’occhio. Anche arrampicandomi quassù in cima non vedo altro che i vortici che si spalancano tra le onde…
LUDMILLA: (dal profondo del mare) Valdemaro… Valdemaro…
VALDEMARO: Chi mi chiama?
LUDMILLA: Valdemaro, non è fuori dal mare la salvezza per te, ma dentro, nel profondo degli abissi, nei verdi prati dei fondali! Cosa fai aggrappato là in cima, al confine delle vuote contrade dell’aria?
VALDEMARO: Chi sei? Da dove parli? La tua onda mi arriva tra il risucchio dei frangenti… A momenti mi sembra di vedere il tuo viso che appare e scompare… i tuoi capelli…
LUDMILLA: Sono Ludmilla, e abito Nella Città Sommersa…
VALDEMARO: C’è una città, là in fondo?
LUDMILLA: Tutte le ricchezze degli uomini cadute in fondo al mare, ammucchiate nel corso dei secoli, hanno formato delle torri, dei castelli, dei palazzi. Tu sei appollaiato in cima alla più alta guglia della città.
VALDEMARO: Ma come puoi respirare sott’acqua?
LUDMILLA: Il mare nasconde molti misteri… Tra onda e onda ci sono dei passaggi segreti che percorrono profondità marine, vene d’aria grandi quanto una persona. Il nuotatore che riesce a infilarsi in una vena d’aria potrà respirare anche in fondo all’oceano. Vieni, io ti guido…
VALDEMARO: No, ho paura… Voglio continuare a respirare l’aria libera, a vedere il sole, le nuvole, il cielo… Ecco che, appena la tempesta si calma, una coltre di foschia si stende sull’acqua, come se il cielo e il mare volessero congiungersi…
FILLDE: (dall’alto) Valdemaro… Valdemaro…
VALDEMARO: Sento una voce che mi chiama dalle nubi, dove sembra specchiarsi il moto delle onde… Tra nube e nube appare e scompare un viso di donna… una capigliatura vaporosa…
FILLDE: Valdemaro… Valdemaro…
VALDEMARO: Chi sei? Come fai a stare librata lassù?
FILLDE: Sono Fillide, e abito nella Città Sospesa… Perché non vieni, Valdemaro? Cosa fai in fondo a quel pozzo?
VALDEMARO: Nella foschia prendono forma i più strani miraggi! Vedo le vie di una città riflessa in cielo: le finestre, i tetti, vedo la folla che si snoda tra i banchi dei mercati, vedo le insegne luminose che si accendono tutte insieme… No: non vedo più niente, solo dei banchi di nebbia!
FILLDE: Valdemaro, sali nella Città Sospesa: è qui il tuo posto, non laggiù.
VALDEMARO: Ma non posso mica volare!
FILLDE: C’è un pulviscolo di piccole gocce che sale dal mare alle nuvole di continuo. De milioni di goccioline d’acqua trovano la scala per salire, perché non puoi trovarla tu? Vieni, ti mostrerò la strada
VALDEMARO: No, io voglio restare aggrappato al mio pezzo di terraferma!
LUDMILLA: Valdemaro… Scendi nella Città Sommersa…
VALDEMARO: Aiuto! Sprofondo! Vengo inghiottito da un vortice!
LUDMILLA: Hai visto? Sei entrato in una vena d’aria. Ora non ti resta che seguirla… Vieni, ti prendo per mano… Per tutto il mare s’estende una rete di vene d’aria. Tonnellate d’acqua pesano sopra il tuo capo, ma tu respiri come se fossi all’asciutto.
VALDEMARO: Vedo pareti rocciose che sprofondano per chilometri, incrostate di conchiglie e barbute di alghe verdi… Vedo caverne da cui si sporgono tentacoli di piovre… Granchi giganteschi protendono pinze minacciose…
LUDMILLA: Qui tutto è silenzio e quiete…
VALDEMARO: Vedo pesci velocissimi che guizzano tutt’intorno… Ah, c’è uno squalo che li insegue e apre i suoi denti acuminati per inghiottirli…
LUDMILLA: Calando verso le acque più profonde, vedrai che anche i pesci nuotano più lentamente. Ecco una manta che ci sorvola col suo incedere solenne.
VALDEMARO: Tutti sono più lenti, ma non sono per nulla più gentili. Vedo una balena ferita… L’arpione dei balenieri le è rimasto infitto in un fianco… Sta calando verso il fondo. E un branco d’altri pesci si getta su di lei, sbranandola… I pesci lottano tra loro disputandosi i pezzi di balena…
LUDMILLA: Siamo giunti sul fondale. Ci avviciniamo alle porte della Città Sommersa…
VALDEMARO: Che vedo? Questa nave posata sul fondo è la nave su cui ero imbarcato… Questo è il ponte di prua. A questo parapetto m’appoggiavo per guardare i delfini saltare sulle onde… Ora non vedo che pesci delle grandi profondità, tondi e spinosi, che planano su una prateria di sargassi… Un polpo enorme s’è installato alla ruota del timone… Per quanti sforzi faccia coi suoi otto tentacoli non riesce a smuovere il timone incagliato tra i coralli… Oh, questi sono i miei bagagli che credevo perduti nel naufragio…
LUDMILLA: Qui tutto si ritrova… Guarda più in là: le vie di questa città sono fiancheggiate da navi colate a picco: transatlantici lussuosi, cargo pieni di merci, corazzate con tutti i cannoni, bastimenti a vela, brigantini, galeoni…
VALDEMARO: Vedo casse di monete d’oro, tesori d’ogni paese e d’ogni epoca… Tutto quello che gli abitanti della terra credevano perduto…
LUDMILLA: Invece solo quello che finisce quaggiù si salva… Tutte le cose del mondo sono illusioni passeggere. Solo quello che viene accolto nella Città Sommersa esiste veramente.
VALDEMARO: Vuoi dire che anch’io… e tu, Ludmilla…
LUDMILLA: E’ solo dal momento in cui siamo scesi in fondo al mare che noi esistiamo veramente.
VALDEMARO: Ma il legno che tocco si spappola come un biscotto immerso nel caffelatte… Il cuoio è putrefatto… Il ferro è corroso dalla ruggine… La città Sommersa accoglie molte cose, ma le trasforma, le consuma, le disfa…
LUDMILLA: Siamo nel cuore del grande crogiuolo. Non c’è altro modo d’esistere davvero se non in questo inarrestabile disfarsi; la vita è questo processo, sia per le cose, sia per le persone…
VALDEMARO: Le persone… Dove sono? Oh, spavento! Cosa sono queste ossa spolpate…? No, non è qui che voglio finire, tra relitti ammuffiti, rottami fradici… (fugge).
LUDMILLA: (inseguendolo) Valdemaro… Dove vai? Non sai la strada! Perderai la vena d’aria… Annegherai…
VALDEMARO: (riemerge e torna a aggrapparsi allo scoglio) No, mi salvo, questo scoglio che emerge appena dall’acqua è il mio mondo, anche se c’è appena il posto per stare rannicchiato… mi basta poter vedere il cielo sopra di me ogni volta che alzo gli occhi…
FILLIDE: Valdemaro… finalmente sei pronto a raggiungermi… Vieni quassù, nella Città Sospesa…
VALDEMARO: Aiuto! Sento lo scoglio che mi sfugge di sotto i piedi, il mare, l’orizzonte s’impiccioliscono, e io resto in aria, intorno a me volano i gabbiani, gli albatros, stormi di trampolieri migratori…
FILLIDE: Passa tra una nuvola e l’altra, seguimi, trova la strada che percorrono gli uccelli… Se prosegui vedrai che…
VALDEMARO: … diventa una vera strada! La via di una città! Ci sono vetrine da tutte le parti… Cosa vendono? Ah quello è un giocattolo che ho tanto desiderato quand’ero bambino e che non ho mai avuto! Ma anche quello! E quell’altro anche! Tutto ciò che vedo in queste vetrine è qualcosa che avrei voluto avere…
FILLIDE: Solo quello che si ha nella Città Sospesa si ha veramente.
VALDEMARO: I cinema danno film che avrei potuto vedere e non ho potuto… Dal giornalaio ci sono tutti i numeri dei giornalini che mancano alla mia collezione… Come può accadere tutto questo, Fillide?
FILLIDE: La tua vera vita è contenuta qui, non altrove.
VALDEMARO: Tutte le cose che non sono riuscito a fare, qui mi sembrano facili… Nello stadio due squadre stanno giocando una partita di serie A. chi è il centravanti che intercetta la palla, scatta a metà campo, scansa la difesa avversaria, tira, goal! Ma sono io, sono io che vengo acclamato dalla folla, portato in trionfo… Adesso voglio entrare in questo teatro… C’è un cantante che sta mandando in visibilio il pubblico, ah! sono io! con la voce che sapevo d’avere e nessuno ha mai voluto ammettere che avessi…
FILLIDE: Guardati intorno: non ci sei solo tu… Anche gli altri…
VALDEMARO: Ah quante persone che avrei voluto conoscere, e che ora mi vengono incontro, mi stringono la mano: Sandokan, Tarzan, Kun-fu, Eddy Merckx, Adriano Celentano, oh, buongiorno professor Einstein!
FILLIDE: E le ragazze…
VALDEMARO: Ma tu sei Bice, a cui non sono mai riuscito a dichiarare il mio amore! No, sei Teresa, di cui sono stato innamorato per anni… Che strano… Adesso mi sembri Carlotta, che non ha mai volto saperne di me…
FILLIDE: Tutto era qui ad attenderti… Riconoscerai altri volti… altri oggetti… altri luoghi…
VALDEMARO: Questa è la casa dove volevo abitare… Nel garage c’è la macchina da corsa che ho sempre sognato… Vieni, Fillide, Sali accanto a me… Ma come mai quando avanzo una mano verso qualcosa questa s’allontana, le immagini diventano sfocate, mi sembra di toccare della nebbia?
FILLIDE: Le cose vere è così che si hanno, non in altro modo.
VALDEMARO: No, questo non mi piace… Non era così che volevo quello che volevo… Mi sto muovendo in mezzo alle onde di un miraggio! Basta! Come posso sfuggire a quest’angoscia?
FILLIDE: Valdemaro, non te ne andare, stai con me, Valdemaro, se t’allontani precipiti…
VALDEMARO: Non m’importa! Pur che possa tornare nel mondo dove le cose o ci sono o non ci sono… Ah, scoglio, scoglio inospitale, tu sei tutto il mio mondo!
Che vedo? La foschia si dirada… La costa era a pochi metri di distanza e io non la vedevo! Mi trovo di nuovo nel porto da cui ero partito! Affacciate ai parapetti e ai davanzali ci sono centinaia di persone che mi guardano… Sì, sono un naufrago… Cos’aspettate a soccorrermi?
Così ho ripreso la mia vita di prima. Vado e vengo per le vie, parlo con la gente, per le mie mani passano innumerevoli cose: cose da fare, cose da comprare, cose da buttar via. Alle volte, quando più mi compiaccio che tutto intorno a me sia di nuovo fiammante, funzionante alla perfezione, resistente, indelebile…
LUDMILLA: Valdemaro… Valdemaro…
VALDEMARO: …tutt’a un tratto vedo ogni cosa coprirsi di ruggine, di muffa, disfarsi come i relitti in fondo al mare, coprirsi di conchiglie, d’alghe, di spugne… Alle volte, mentre mi guardo intorno e penso che la mia vita è proprio quella che doveva essere, in tutti i particolari…
FILLDE: Valdemaro… Valdemaro…
VALDEMARO: … improvvisamente mi vedo circondato da un mondo tutto diverso, fatto dei miei progetti che non si sono realizzati, delle persone che potevo incontrare e che non ho incontrato, delle circostanze che non si sono verificate… un mondo dove tutto è perfettamente al suo posto e che sembra fatto apposta per me… Ma che mi appare fatto della sostanza impalpabile dei miraggi, dei sogni, della Città Sospesa…
Questa visioni durano solo pochi secondi. Poi tutto ritorna come al solito.