Il nonno arabo

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Il Nonno Arabo

Il Nonno Arabo

Commedia comica in tre atti

di

Nunzio Cocivera

PERSONAGGI:

1.Nonno Haid Osama               75 anni

2.Nipote Stefano                      28 anni

3.Testimone di Geova              (qualsiasi età, maschio)

4.Fidanzata di Stefano             18/25 anni

5.Mamma di Stefano: Anna     45 anni

Scena: cucina o soggiorno di una casa arredata con gusto ma di un impiegato medio o operaio. Il nonno è di origine araba: l’attore che lo interpreta dovrebbe avere un’accento straniero, pur parlando italiano. Se non si sa l’arabo si parli in modo incomprensibile quando il copione lo richiede; il nonno può vestirsi normale, ma porti un cappellino arabo (o vestiti da arabo).



PRIMO ATTO

All’apertura del sipario in scena il nonno Haid Osama che fuma la pipa, o sigaro.

Da destra entra il nipote Stefano, giovane (massimo 28 anni) elegante.

Stefano:

Ciao nonno Haid, come vanno i tuoi malanni oggi?

Nonno:

Ciao Stefano, come sei elegante!

Stefano:

Grazie nonno, tu come stai?

Nonno:

Bene. Come può star bene un vecchio, perché tu dove vai?

Stefano:

Volevo uscire, ti posso lasciare solo?

Nonno:

Hai, hai, hai, mi fa male lo stomaco, la colite, la gastrite, il cuore.

Stefano:

All’improvviso? Ma se ora stavi bene? Almeno così hai detto…

Nonno:

Un collasso all’improvviso.

Stefano:

Ma non ti faceva male lo stomaco?

Nonno:

(piagnucolando) si, ma… un povero vecchio come me lo lasci solo  malato, come sono potrei morire solo come un cane.

Stefano:

Ogni volta la stessa storia: quando devo uscire tu stai male.

Nonno:

E va bene vai, esci con l’indiana? Fregatene di tuo nonno.

Stefano:

Indiana? Quale indiana? Nonno?

Nonno:

Quella che esce con te ogni sera…  quella tutta curve pericolose, tutta dipinta sul sentiero di guerra come si dipingevano gli indiani.

Stefano:

Linda, la mia ragazza, è siciliana nonno.

Nonno:

Siciliana? E di dov’è?

Stefano:

Troina.

Nonno:

La tua fidanzata? Com’è di?

Stefano:

Troina!

Nonno:

Tu hai detto che Linda è siciliana.

Stefano:

Certo, sicilianissima!

Nonno:

Allora mi vuoi dire di quale paese o città è?

Stefano:

Troina, Troina, te lo ripeto.

Nonno:

Insomma io voglio sapere di dov’è Linda, no Troina. Cosa blateri?

Stefano:

Ma nonno, Linda è di troina.

Nonno:

Mannaggia che cavolo è Troina o troiona? Che dici oggi le parolacce?

Stefano:

Nonno, Troina è il paese dove è nata Linda.

Nonno:

Un paese che si chiama così? Dove si trova in un porcile?

Stefano:

Nonno! In Sicilia, non fare lo spiritoso.

Nonno:

Vorrei conoscere lo scienziato che lo chiamò così quel paese.

Stefano:

Magari qualche tuo antenato nonno: tanti nomi di Paesi siciliani discendono dalle dominazioni arabe.

Nonno:

Ho i miei dubbi! Noi usiamo nomi seri.

Stefano:

Lasciamo perdere, mi vuoi dire perché hai chiamato Linda indiana?

Nonno:

Allora, perché è sempre sul sentiero di guerra, sempre pitturata di tanti colori: gli occhi viola, le labbra rosse, il viso rosso… come gli indiani nelle guerre che facevano si pitturavano di vari colori, colori di guerra.

Stefano:

Ma quello è trucco che molte donne usano.

Nonno:

E già le donne, le donne di tutto il mondo, usano sempre qualche trucco per fregare gli uomini e quasi sempre ci fregano puntualmente senza che riusciamo a reagire in tempo.

Stefano:

Che vuoi dire? Che le donne sono tutte uguali, e che cercano di imbrogliare sempre gli uomini e di accalappiarli?

Nonno:

Quando io avevo la tua età, suppergiù, mi trovavo in Arabia e lì ho imparato il trucco più trucco che c’è: il trucco delle arabe, quello del vedo e non vedo.

Stefano:

Il trucco delle donne arabe? Il vedo e non vedo? Cos’è? Un trucco arabo?

Nonno:

Certo, un’esclusiva delle donne arabe musulmane che lo usano da millenni e anche in molte tribù.

Stefano:

Qual è? Nonno mi incuriosisci, dimmi.

Nonno:

Come già tu saprai, le donne arabe portano un velo davanti al viso e quel velo non lo muove neanche il più forte vento del deserto, la Burqua; quel velo mostra solo gli occhi, le ciglia, la fronte, in casi estremi copre tutto, come in Afghanistan da quando ci sono i Talebani.

Stefano:

E come facevate a scegliere una donna?

Dalla fronte, dagli occhi? Dai capelli?

Nonno:

Dagli occhi, ma quasi sempre le donne che avevano gli occhi belli avevano i baffi o il naso storto, o la bocca grande o denti da tricheco, la dentiera, anche se mostravano un corpo passabile.

Stefano:

Sì, capisco e tu ne hai preso fregature? Delle arabe con i denti storti o che so io, la donna barbuta col naso a pinocchio?

Nonno:

Sì, ma quella migliore me l’ha data tua nonna. Lei mi ha proprio fregato come un fesso da deserto.

Stefano:

Perché mia nonna? Cosa ti ha combinato?

Nonno:

Era la prima volta che vedevo una donna senza museruola: lei era italiana e non portava il velo ed io la scambiai per una donna, certo aveva un bel viso da santa, direste voi, ma era un demone, non una donna. Non era femmina!

Stefano:

Perché non era una donna? Che vuol dire che non era una donna, non era femmina?

Nonno:

All’anagrafe sì, ma… era cattolica. Ed è stato terribile vivere con lei e la sua religione.

Stefano:

E che c’entra la religione? Voleva convertirti alla nostra fede? Che c’entrava tutto ciò?

Nonno:

Per lei c’entrava. Ora vengo e mi spiego: gli ho dato un bacio ed ha voluto il matrimonio riparatore. Avevamo peccato e dovevamo consacrare il tutto.

Stefano:

Io ancora non capisco cosa c’entri la religione.

Nonno:

Ora arrivo al punto: vedi, mentre alle arabe non vedevo il viso, ma vedevo tutto il resto, mai la vidi nuda integrale.

Stefano:

Ma nei vostri rapporti? Come facevate l’amore, vestiti?

Nonno:

I nostri rapporti? Sono solo uno: tua madre e poi basta, niente più rapporti sessuali con lei.

Stefano:

Come solo uno? In 40 anni di matrimonio? Mi prendi in giro?

Nonno:

Magari ti prendessi in giro… invece solo uno: in occasione della notte del matrimonio, quando concepimmo tua madre, ed io dovetti fingere di essermi convertito alla vostra fede per sposarla, allora ero giovane e stupido. E mi ha convinto di tutto ciò che volle: la sposai in municipio e in chiesa col vostro rituale, fingendomi convertito. Era l’unico modo perché la dessero in sposa ad un arabo; ed io non pagai né cammelli, né altro per averla ed ero anche felice, povero illuso!

Stefano:

Mi vuoi dire che tu e la nonna buonanima avete fatto l’amore solo una volta e poi mai più.

Nonno:

Sì caro: io e tua nonna brutt’anima, sola una volta! Tua madre, poi stop; non era la femmina siciliana focosa che pensai.

Stefano:

Ma avrete provato più volte per essere sicuri, se la gravidanza c’era e poi  non tutte le femmine siciliane sono focose.

Nonno:

Una volta! Poi stop, ora lo so che non tutte le siciliane sono focose, ma allora… pensai male!

Stefano:

Ma come una volta?

Nonno:

Fatto il fatto, che non so come ho fatto, lei mi ha detto fra un mese vedremo il verdetto.

Stefano:

E il fatto era fatto!

Nonno:

Perfetto. E dal fatto tua madre ho fatto.

Stefano:

Lei ha fatto!

Nonno:

Niente affatto, pure io ho fatto. Il fatto.

Stefano:

Poi non avete rifatto il fatto.

Nonno:

Affato, mai rifatto. Per me fu un’amara sorpresa scoprire di avere sposato quella… santa donna direste voi.

Stefano:

Affatto, affatto, rifatto quel fatto sono esterrefatto.

Nonno:

Affatto, si chiuse il fatto, mai più niente fatto, porco Allah!

(prega) Perdona Allah questo tuo figlio peccatore.

Stefano:

Mi vuoi dire che quel fatto una sola volta hai fatto?

Nonno:

Una volta ho fatto il fatto, e tutto era fatto.. centro ho fatto! Tua madre.

Stefano:

Nemmeno al più fortunato degli uomini penso capiti che al primo rapporto tutto è fatto.

Nonno:

Io invece sono stato sfortunato.

Stefano:

Fortunato vuoi dire.

Nonno:

E la chiami fortuna, nel mio caso? Non direi visti i fatti.

Stefano:

E come mai? Non mi spiego che lei non volle più?

Nonno:

La sua religione, diceva lei, ammetteva i rapporti solo in caso di procreazione.

Stefano:

Ma in quel caso hai visto tutto il resto, no?

Nonno:

No, neanche in quel caso, niente affatto.

Stefano:

E come avete fatto?

Nonno:

Al buio. E che fatica, che manovra per trovare la strada (pausa) ancora oggi mi domando come ho fatto il fatto.. là! Mi ha aiutato Allah.

Stefano:

Questione di fortuna credo.

Nonno:

Invece è proprio quella che mi è mancata: fino all’ultimo istante della sua vita mi ha chiamato pagano traditore e porco.

Stefano:

Tu adori Allah, per lei non era normale e poi tu la chiamavi infedele e lei non credo ti fu infedele.

Nonno:

Per fedele fu fedele alla sua fede.

Stefano:

Ed anche a te, se è come tu dici è normale.

Nonno:

Normale! Quella che non era normale era lei (pausa).

Nessuna cattolica è così, credo.

Ma tu non dovevi uscire? Vai.

Stefano:

Grazie nonno.

Stefano esce ed il nonno per qualche minuto sta solo sulla scena facendo qualcosa a piacere. Suona il campanello.

Nonno:

Avanti, avanti, è aperto. Se sei amico avanti, se sei nemico non c’è nessuno.

Testimone di Geova:

Posso, permesso (uomo elegante, qualsiasi età)

Nonno:

Venga, si accomodi, desidera?

Testimone di Geova:

Buonasera, io sono un testimone di Geova.

Nonno:

Un testimone di Genova… deve fare qualche testimonianza anche qui?

Testimone di Geova:

No! Cosa ha capito? Un testimone di Geova, no di Genova.

Nonno:

Dove si trova quel paese, è da tanti anni che sono in Italia, ma non l’ho mai sentito nominare, anche se devo dire che so poco della geografia di questa nazione.

Testimone di Geova:

Lei è straniero?

Nonno:

Sì, arabo, dell’Arabia saudita.

Testimone di Geova:

Cos’è, un talebano o un mujaheddin?

Nonno:

Io sono di origine palestinese.

Testimone di Geova:

Allora lei credeva ad Allah: è un pagano.

Nonno:

Scusi, perché credevo? E poi pagano sarà lei!

Testimone di Geova:

Bè, se sta in Italia qualcuno le avrà insegnato la religione cristiana e magari la versione più sbagliata: quella cattolica.

Nonno:

No, io ancora ho la mia religione, quella di Allah, di Maometto.

Testimone di Geova:

Ma nessuno le ha parlato delle altre? Della Bibbia?

Nonno:

Quale altre? Altre religioni? Al mio paese c’era anche il buddismo, ma era una minoranza; io ho il Corano e lo leggo sempre. Per noi è il libro dei libri: libro di scuola, di vita, mentre voi avete la Bibbia, ma a parte alcuni, molti di voi, troppi, non lo leggono pur avendolo, senza contare chi non l’ha mai avuto.

Testimone di Geova:

Ha ragione. Tanti altri nemmeno hanno la Bibbia, ma per noi, come voi, il libro dei libri l’abbiamo e lo diffondiamo.

Nonno:

Gli altri ma di chi parla, quali sono le altre religioni?

Testimone di Geova:

Le altre religioni derivate dalla cattolica.

Nonno:

La religione buona è la mia, l’unica, e quella che mi tengo.

Testimone di Geova:

La religione che predico io è quella giusta, lei è in errore.

Nonno:

La sua religione quante mogli ammette?

Testimone di Geova:

Una, ma buona.. se la si trova, se no ci si accontenta.

Nonno:

Quella di Allah prevede un Harem, e mi dispiace di non essermelo fatto da giovane.

Testimone di Geova:

Lei ha un Harem adesso?

Nonno:

No, purtroppo: ho sposato una cattolica, porco Allah! (si inginocchia e prega) Perdono Allah, ho preso il brutto vizio di bestemmiare.

Testimone di Geova:

Fra le tante religioni derivate dalla cattolica ce ne è una che prevede più mogli, ora che ci penso.

Nonno:

Ma quante religioni avete?

Testimone di Geova:

Io una, ma ce ne è tante, non lo sa?

Nonno:

Qual è quella delle mogli? Mi interessa, mi parli di quella.

Testimone di Geova:

Quella dei mormoni, anche io ne so poco, ma prevede più mogli.

Nonno:

Quella dei montoni, che religione è? A chi credono, i montoni.. alle pecore?

Testimone di Geova:

Mormoni, no montoni, e credono a Dio.

Nonno:

E lei a chi crede, invece?

Testimone di Geova:

A Geova.

Nonno:

A Genova, che religione è?

Testimone di Geova:

Io sono un testimone di geova. La mia è la vera voce della fede in Geova.

Nonno:

Ma voi infedeli quante religioni avete, quante versioni di religione avete, quali sono? Io ne conosco solo alcune tra le quali quella che conobbi da giovane, prima di sposare mia moglie, brutt’anima: i Mennoniti, circa 48 anni fa ho vissuto qualche anno in Messico, ero scapolo, e conobbi una ragazza che era una Mennonita. Credevano in Dio, ma odiavano la violenza, le guerre e tutto ciò che era moderno, non mentivano mai: erano dei santi in terra.

Testimone di Geova:

I Mennoniti, mai sentiti.

Nonno:

Sono una setta creata da Menno Simmons, credo intorno al 1500, non ricordo bene dopo tanti anni. Credono in Dio, amano la pace, sono contadini e credo, se ricordo bene, che sono di origini Russe, ed ora vivono di più nel Paraguay e nel Messico. Una delle vostre tante sette religiose, ne avete tante che nemmeno le conoscete! Anche lei mi voleva convertire, perché possono sposarsi solo fra di loro; una delle tante versioni che voi cristiani date alle vostre religioni.

Testimone di Geova:

Vedo che è molto informato su questa religione.

Nonno:

Certo, lei mi voleva a tutti i costi e mi aveva quasi convinto.

Testimone di Geova:

Le versioni religiose sono moltissime derivate dalla religione cattolica.

Nonno:

Perché quante versioni ci sono?

Testimone di Geova:

Beh, la protestante, la cattolica, gli avventisti del settimo giorno, gli evangelisti, i mormoni, e la nostra dei testimoni di Geova, che è la più giusta, e qualche altra.

Nonno:

Certo che ne fate di confusioni con la vostra fede. La giusta è la mia, quella di Allah, almeno non ci confondiamo come voi.

Testimone di Geova:

Ma lei… (non lo fa parlare)

Nonno:

Senta a me non interessa: né quelli che protestano, né i dentisti del settimo giorno, né gli angeli, e tanto meno i testimoni di Genova. Vada via infedele, fate solo confusione!

Testimone di Geova:

Ma io vorrei… (non lo fa parlare)

Nonno:

Allah, Allah, manda via questo qua, ti prego Allah, per carità… manda via questo qua!

Testimone di Geova:

La prego mi ascolti, lei è in errore.

Nonno:

Non voglio essere scortese, ma non mi interessa.

Testimone di Geova:

Ma lei non ha mai ascoltato la vera religione, la sua è una religione pagana.

Nonno:

Io non ho ascoltato la vostra religione? Ma se mia moglie, brutt’anima, non mi parlò d’altro per anni.

Testimone di Geova:

Perché sua moglie era testimone di Geova? E poi perché dice la brutt’anima di sua moglie, generalmente si dice la buon’anima.

Nonno:

Quando era una buonanima, lei non lo era, non lo era affatto.

Testimone di Geova:

Ma si dice pure di quelli che non lo erano, una volta morti!

Nonno:

Lei come gli altri, siete ipocriti! Se uno faceva cose brutte da vivo era criticato, dopo morto santificato  giusto, e onesto?

Testimone di Geova:

Pensandoci, non tanto, ma sua moglie che peccati aveva, perché lei quando ne parla dice così? Lo tradiva?

Nonno:

No, questo mai. Ci metterei le mani sul fuoco.

Testimone di Geova:

E allora? Come mai la chiama brutt’anima?

Nonno:

Mi faceva fare una vita di traditore: ero costretto a cercare fuori casa i piaceri della carne.

Testimone di Geova:

Era una cattiva cuoca? Non sapeva cucinare la carne?

Nonno:

Non ha capito: non la carne come cibo, i piaceri della carne umana… i piaceri del sesso, la lussuria della carne.

Testimone di Geova:

Era frigida ?

Nonno:

Non era Brigida, era cattolica! Cristiana di Messina!

Testimone di Geova:

Ma lei deve ascoltare la mia religione! E’ importante.

Ha visto la vostra dove porta: al terrorismo di Osama Bin Laden…

Nonno:

Calma, chiariamo le cose. Troppi ignoranti fanno lo sbaglio di arabo=terrorista; è come dire siciliano=mafioso.

Il Corano parla di pace più della Bibbia.

Non perda tempo, io non cambierò la mia fede.

Testimone di Geova:

Ma lei non può non ascoltarmi, ormai è anziano, non può morire nel peccato, in una fede pagana.

Nonno:

Dato che sono anziano e convinto da anni, ora dovrei cambiare e poi io non ho intenzione di morire tanto presto, ancora sono forte e vitale.

Testimone di Geova:

Non può morire in una fede pagana e lei deve morire prima o poi. Non può perdere la sua anima.

Nonno:

Senta, nel mondo vi sono un mare di religioni e milioni di esseri che la praticano, esseri umani che vivono e muoiono nella loro fede. Secondo lei e la brutt’anima di mia moglie siamo tutte anime pagane e perse; ma se il vostro Dio, il vero, il solo, come diceva mia moglie, non lo conoscono, come potete giudicarli e condannarli?

Testimone di Geova:

Per quelli che ignorano la sua presenza c’è il perdono, ma per quelli come lei che non vogliono ascoltare la sua voce, no!

Nonno:

Oh, cosa le fa credere che io dopo anni che sono nel giusto, secondo lei mi dovrei convincere a cambiare perché lei viene da Genova.. e poi io non sto morendo, non ci tengo (fa le corna)

Testimone di Geova:

Senta io vengo da Torino, non da Genova!

Nonno:

Lei viene da Torino, non da Genova?

Testimone di Geova:

Io sono un testimone di Geova e non vengo da Genova.

Nonno:

Ma se lei viene da Torino, perché testimonia a Genova?

Testimone di Geova:

Io non testimonio niente, cosa dice!

Nonno:

Ha detto adesso che è un testimone di Torino, che va a Genova! (spazientito) ed è un testimone di Genova.

Testimone di Geova:

Senta, io vengo da Genova e testimonio a Torino (si ferma confuso).

No!

Lei.. lei ha confuso anche me! Insomma, io sono un testimone di Geova, e basta! E  lei mi ascolti.

Nonno:

Vorrei sapere dov’è quel paese.. mi dica.

Testimone di Geova:

Quale paese?

Nonno:

Quello che ha detto lei.

Testimone di Geova:

(adirato) Io non ho detto nessun paese.

Nonno:

Come ? Non ha fatto altro che dire chelei fa il testimone in quel paese là, come si chiama? Geova?

Testimone di Geova:

(gridando) Geova non è un paese, ma il grande profeta!

Nonno:

Un poeta? Come Pascoli, Carducci, Quasimodo?

Testimone di Geova:

Ma quale poeta, un profeta… profeta!

Nonno:

E chi è il fratello del poeta? Ah! Un profeta come Maometto.

Testimone di Geova:

Geova è Dio.

Nonno:

Se campava la brutt’anima di mia moglie avrebbe detto che lei si è fatto imbrogliare da falsi profeti che predicano nuove e diverse religioni e quello che è peggio lo fanno come mandati da Dio e lei dopo essersi fatto imbrogliare vorrebbe imbrogliare me. Proprio come quei poveri ragazzi arabi che si fanno convincere a morire in nome della fede.

Testimone di Geova:

Io non mi sono fatto imbrogliare: ho capito che sbagliavo e mi sono convertito e vorrei farlo con lei, farle capire il suo errore.

Nonno:

Io ho la testa dura come un cammello e non mi converto a nessuna fede.

Testimone di Geova:

Dura come un mulo vorrà dire.

Nonno:

Creda a me, i cammelli sono più duri dei muli, ci può credere… E ora (gridando), vada via prima che la prendo a calci.

Testimone di Geova:

Vado, vado… resti nel suo errore. Nel suo caso non c’è salvezza, non può esserci, pagano perso nella perdizione!

Nonno:

Oh, genovese di Torino, io ti accompagno fuori a calci

(lo insegue, escono)

FINE PRIMO ATTO


SECONDO ATTO

(qualche minuto dopo il primo)

In scena il nonno che passeggia; entra Anna, sua figlia, con i capelli ben curati.
Nei momenti di pausa Anna sulla scena esegue lavori domestici.

Anna:

Ciao papà. Chi c’era qui con te poco fa?

Nonno:

Mah! Uno che veniva da Genova! E testimoniava a Torino, aveva sbagliato casa, l’ho preso a calci.

Anna:

Dov’è Stefano?

Nonno:

E’ andato dalla sua ragazza indiana.

Anna:

Devi smetterla di chiamarla così, Stefano si arrabbia.

Nonno:

Veramente è tutta dipinta a colori, come gli indiani sul sentiero di guerra.

Ma dove l’ha conosciuta?

Anna:

Alla scuola guida: hanno preso la patente insieme. A proposito, dovresti comprargli la macchina a Stefano.

Nonno:

E perché dovrei io e non tu?

Anna:

Papà da quando è morto mio marito tu mi hai aiutato, ma è difficile tirare avanti, io non ci arrivo a comprargli la macchina: ho tante spese e con un solo stipendio si vive appena, e tu lo sai bene.

Nonno:

Hai tante spese? Quali sono, il parrucchiere tutti i sabato?

E poi anche con la pensione si vive appena e anzi si sopravvive appena.

Anna:

Papà che vuoi insinuare con le solite battute che ogni volta fai sul parrucchiere, “dove devi andare? Come mai ti fai bella? E per chi?”

Nonno:

Nulla, però tu spendi troppo di parrucchiere, sei già bella al naturale e ti fai i capelli spesso.

Anna:

Papà, voglio mantenermi bella: l’aspetto esteriore curato mi fa sentire bene dentro.

Nonno:

Per piacere a chi ? Ti  dico da anni di risposarti e tu non mi ascolti. O col parrucchiere… (insinua) Dopotutto sarebbe normale, sei giovane ancora.

Anna:

Non mi interessa sposarmi, e col parrucchiere non c’è nulla, siamo amici e basta!

Nonno:

Non è che sotto sotto gatta ci cova. Poi oggi la frase siamo amici comporta varie cose!

Anna:

Né sotto né sopra, non ci cova né gatta né gallina, e nel mio caso siamo amici significa solo quello.

Nonno:

A papà puoi dirlo: c’è sotto il parrucchiere che ci cova.

Anna:

Non c’è sotto nessuno papà!

Nonno:

Dov’è sopra il parrucchiere?

Anna:

Né sotto né sopra: papà, il parrucchiere mi fa solo i capelli e basta, capito!

Nonno:

E tu che gli fai in cambio?

Anna:

Papà! Ha 67 anni, cosa credi.

Nonno:

Ha qualche figlio sui 40 anni.

Anna:

Papà è scapolo!

Nonno:

Ci vai proprio per i capelli, se l’età è giusta ci posso anche credere, anche se a quell’età ancora si pensa, a volte, all’amore.

Anna:

Certo, mi piace curarmi e non so se lui ci pensa, io non credo.

Nonno:

Vai dal medico per curarti.

Anna:

Curarmi l’aspetto esteriore.

Nonno:

E quello anteriore chi lo cura?

Anna:

Papà, insomma, smettila! Vedi se puoi aiutare Stefano a comprarsi una macchina. Io ho spese per tutto, fallo questo sforzo, tu da parte hai dei soldi.

Nonno:

Mi servono per il rito funebre: non vedi che sto morendo?

Anna:

Non dire fesserie, ancora non morirai, ed hai meno spese di me.

Nonno:

Ed io, dato che ho meno spese, devo comprargli la macchina!

Anna:

Ma papà io ho la luce, il gas, la casa da pagare ed altro.

Nonno:

E va bene, va bene gli compro la macchina, forse.

Nel mentre entra Stefano con una bella ragazza 18/20 anni, vistosamente truccata, di nome Linda, elegante e provocante.

Stefano:

Ciao a tutti.

Linda:

Buongiorno signora Anna (dà la mano). Ciao nonno Haid (fa per baciarlo)

Nonno:

Ciao Linda (la ferma) se mi vuoi baciare devi lavarti il muso!

Anna:

Ma papà è possibile… (Linda non la fa continuare)

Linda:

No, no, nonno Haid ha ragione: ha le sue idee, non è giusto fargliele cambiare; mi vado a struccare (esce)

Anna:

Papà è possibile che devi criticare quella brava ragazza !?!

Stefano:

Se la mia ragazza non ti piace dimmelo che non la porto più in casa.

Nonno:

Non mi piace? Se avessi 40 anni meno (allusivo); a parte gli scherzi, io l’adoro: è un tesoro, tanto carina, e poi mi chiama nonno, e mi tratta con affetto, come se fossi veramente suo nonno.

Anna:

Ma allora perché critichi il suo modo di truccarsi e di vestire?

Nonno:

Io non critico, dico quello che penso: che lei starebbe meglio senza tutta quella vernice sul viso; e vestita più seria, a volte sembra un pagliaccio.

Anna:

Ma se è vestita alla moda.

Nonno:

C’è modo e modo di vestire alla moda: vestita a quel modo!

Anna:

Perché che c’è di strano nel suo modo di vestire?

Nonno:

Per esempio, l’altro giorno aveva i pantaloni sotto il ginocchio, sembrava pippi calze lunghe, o una che gli è finita la stoffa, sembrava che i pantaloni avessero litigato con le scarpe.

Anna:

Ma papà quei pantaloni vanno tanto per ora! (entra Linda col viso pulito)

Anna prende dei vestiti e li stira sull’asse da stiro.

Linda:

Allora nonno ti posso baciare ora?

Nonno:

Certo, e non una volta, due! (Linda lo bacia)

Hai visto quanto sei bella senza trucco! Il trucco serve alle brutte per truccarsi belle, non a te. Tua mamma s’é messa bene per farti.

Complimenti ai genitori!

Linda:

Il trucco è una cosa che piace nonno.

Nonno:

Mah! Come può piacere tutta quella vernice in faccia.

Linda:

Quelli sono cosmetici e non vernice, nonno.

Nonno:

Lo sai con cosa li fanno? Con ossa di vitello, mucca e altri animali trattati con prodotti chimici; rovinano la pelle!

Linda:

Io li uso da anni e guarda che pelle (si mostra)

Nonno:

Ora che sei giovane, ma se continui a truccarti, a 30 anni sarai rattrappita e brutta.

Linda:

(rivolta a Stefano) Chissà se il nonno ha ragione.

Stefano:

Tutto può essere. Ma non questo che vuoi che ne capisca lui, è vecchio e viveva ai margini del deserto.

Linda:

Il nonno è anziano, ma è stato giovane anche lui.

Stefano:

Quando era giovane lui, i cosmetici non c’erano e poi in Arabia…

Nonno:

Ignorantone con la buccia! Gli arabi usavano quelli che chiamate “trucchi”, centinaia di secoli fa, ancor prima dei faraoni egizi che si dice li abbiano inventati.

Stefano:

Li facevano di sabbia e di petrolio i tuoi antenati in Arabia?

Nonno:

No. Li facevano così: prendevano uno scemo di nome Stefano, lo macinavano e lo condivano di petrolio e di sputo di cammello.

Linda:

Ti sta bene, così impari.

Nonno:

Ascoltami cara: tu non hai bisogno di vernici e stucchi vari, sei già bella al naturale.

Stefano:

Nonno, a me piace verniciata.

Nonno:

Capisci assai poco di modo, di donne. Come ti può piacere una donna piena di creme scivolose e vernici appiccicose, specie se fa caldo e suda e si scioglie tutto.

Linda:

Nonno le fai sembrare così orribili e dannose, non è così!

Nonno:

Utili non sono, e nemmeno tanto innocue: col tempo rovinano la pelle e provocano allergie,  e poi costano un occhio.

Stefano:

Spero che il nonno si sbagli.

Linda:

Perché?

Stefano:

Io ti voglio sempre così bella anche a 30 anni! E pure a 50.

Nonno:

Se lei mi ascolta (Linda guarda l’orologio) sarà bellissima sempre.

Linda:

Caro, dobbiamo prendere l’autobus, devi riportarmi a casa!

Nonno:

Tra qualche giorno ti accompagna in macchina.

Stefano:

E dove la prendo la macchina?

Nonno:

Te la compro io.

Stefano:

Veramente nonno?

Nonno:

Certo, se però tu mi vai a comprare i sigari.

Stefano:

Volo nonno, mi precipito (esce)

Nonno:

Linda che macchina ti piace?

Linda:

Dovresti chiederlo a Stefano.

Nonno:

Perché tu non lo sai come gli piace?

Linda:

Sono sicura che qualsiasi gli vada bene, regalata!

Nonno:

Una macchina discreta, io non ne capisco, consigliami Linda.

Anna:

Ma papà anche una 126 va bene.

Nonno:

Io voglio che la scelga Linda, tu stira e zitta.

Linda:

Anche una bella Fiesta va bene, mi piace.

Nonno:

Anche a me piace, pure la pubblicità “Fiesta ti tenta tre volte tanto!”

Linda:

No, il dolce nonno, la Fiesta che dico io è una macchina straniera.

Nonno:

Come me allora!

Linda:

Ma tu non sei una macchina.

Nonno:

Ma sono straniero.

Linda:

Conosci il Ritmo nonno, c’è il cabriolet che mi piace!

Nonno:

Io come ritmo conosco il valzer, il tango, il ballo del ventre (mima i vari balli)

Linda:

Il ritmo che dico io è una macchina, c’è pure il 105 che va forte.

Anna:

Linda ormai è fuori produzione, ci vuole una macchina nuova.

Nonno:

Che macchina è questa 105?

Linda:

105 sono i cavalli.

Nonno:

Quali cavalli?

Linda:

Quelli del motore.

Nonno:

E come hanno messo 105 cavalli in un motore?

Linda:

Nonno è la potenza del motore che si conta in cavalli, non ci sono i cavalli nel motore.

Nonno:

Ma allora perché si dice i cavalli del motore.

Linda:

Di preciso neanche io lo so, so che si dicono i cavalli di potenza e quelli fiscali.

Nonno:

Che razza sono i cavalli fiscali?

Linda:

Come quelli del motore più o meno, solo che quelli fiscali sono per pagare le tasse delle macchine.

Nonno:

Ho capito, le solite fregature del governo che studia sempre nuove tasse e tartassa i poveri cittadini, ai quali chiede troppo e gli dà sempre poco.

(rientra Stefano)

Stefano:

Che cosa hai col governo, nonno? E’ poca la pensione?

Nonno:

Le pensioni sono sempre ridotte, ma le tasse sempre molte, nuove ed esose.

Stefano:

Perché non restavi al tuo paese?

Nonno:

I governi di tutti i popoli riscuotono le tasse esose e sempre il popolo si lamenta.. è la vita.

Stefano:

Perché non sanno governare!

Linda:

Perché non vai tu? (a Stefano)

Nonno:

Lui! Potrebbe fare il segretario di gabinetto (breve pausa), nel senso che pulirebbe i bagni.

Anna:

Sarebbe un bravo politico, è istruito e parla bene.

Stefano:

Io sarei un ottimo deputato.

Nonno:

Tu deputato! Fammi ridere, potresti fare il rifiutato, nel senso che non ti vorrebbe nessun partito.

Linda:

L’unico partito che ti vuole sono io.

Nonno:

Sono d’accordo! Almeno è un buon partito.

Stefano:

Voi scherzate, io prenderei un sacco di voti.

Nonno:

Tu non prenderesti nemmeno il tuo voto, perché sbaglieresti a scrivere la scheda.

Linda:

Esagerato nonno, che è scemo?

Nonno:

Quasi. Li hai portati i sigari? (campanello) Guarda chi è.

Entra il testimone di Geova.

Testimone di Geova:

Salve, c’è l’arabo?

Stefano:

Mio nonno, certo si accomodi.

Testimone di Geova:

Salve beduino! Sono tornato: più ardua è la prova, più si deve lottare.

Nonno:

Beduino è lei e tutti i suoi parenti! Che vuole testimone di Torino? Vada via! La lotta è persa in partenza per lei.

Testimone di Geova:

Io sono testimone di Geova.

Nonno:

Senta, l’unico profeta, il solo, era Maometto il grande profeta di Allah, gliel’ho già detto.

Stefano:

Nonno ma lo conosci?

Nonno:

Era venuto prima da Genova.

Testimone di Geova:

Ma quale Genova!

Nonno:

Quante genova ci sono?

Stefano:

Una che io sappia. Lei è di Genova? Cosa vuole dal nonno?

Testimone di Geova:

Sono di Torino e non di Genova!

Stefano:

E che cosa fa a Genova?

Testimone di Geova:

Nulla faccio a Genova.

Nonno:

Come nulla, ha detto che faceva il testimone di Genova?

Testimone di Geova:

Io non faccio niente a Genova: io sono un discepolo di Geova.

Nonno:

Lei è un discepolo di Genova che fa il testimone a Torino.. ma vada via! Non voglio ascoltare le sue fesserie, vada fuori!

Testimone di Geova:

Lei è indisponente, mi lasci parlare.

Nonno:

E’ meglio se sta zitto, tanto spreca tempo e fiato, qui come a Genova, cerchi di cambiare mestiere è meglio!

Stefano:

Col nonno sicuro, non c’è riuscita la nonna a cambiarlo.

Anna:

Fiato sprecato e tempo perso.

Linda:

Se ho ben capito, lei è un predicatore della setta dei testimoni Geova.

Testimone di Geova:

Lei non bestemmi! Setta sarà la sua, la nostra è la vera e l’unica religione possibile.

Nonno:

L’unica è la mia, quella di Allah (si china e prega, dicendo parole senza senso o in arabo, se si conosce)

Stefano:

Nonno tieni i sigari (li porge).

Ma dal tabaccaio qui fuori puoi andarci da solo.

Nonno:

(li prende) Grazie (ne accende uno)

Testimone di Geova:

(gli toglie il sigaro e lo sbriciola) Non fumi è peccato!

Nonno:

Ma lei è scemo, i sigari costano!

Testimone di Geova:

Non si fuma, Geova non vuole.

Nonno:

Che mi frega a me se Geova non vuole: io fumo e lei se si permette di allungare un’altra mano gliela rompo e gli cavo un occhio.

Io fumo quanto mi pare e piace.

Anna:

Ed è capacissimo di farlo.

Nonno:

(fa per prendere dal pacchetto un altro sigaro)

Ora io fumo in pace il mio sigaro.

Testimone di Geova:

(gli prende il pacchetto di sigari e li butta per terra pestandoli sotto i piedi) No, non si deve fumare: i vizi rovinano l’uomo!

Nonno:

(fa per picchiarlo e Linda e Stefano lo fermano)

Io ti spacco la faccia, vai via!

Stefano:

Nonno calmati! Lei porti fuori di qui la sua persona e la sua fede, finché è intero.

Anna:

E si scordi anche questa via, anzi questo paese.

Linda:

Nonno non vale la pena; e lei vada via, vada a predicare altrove; lei si tenga la sua fede e lasci agli altri la loro.

Testimone di Geova:

Io lo voglio portare sulla retta via, la via di Geova.

Nonno:

Ma vada via! La retta via la do io a lei, se non va via; vada a Genova!

Cose da pazzi, questi sono numeri da giocare al lotto.

Testimone di Geova:

No! Non si gioca, giocare soldi è peccato: giocare la lotteria, numeri, schedine, giocare a carte è peccato!

Nonno:

Lei è scemo e cretino! Io gioco e fumo quanto mi pare.

Testimone di Geova:

No! Non si può è uno (indica i ragazzi) sbaglio della religione vostra e loro.

Nonno:

Ma che religione è la sua che vieta tutto?

Testimone di Geova:

Quella giusta! Lei deve ascoltarmi: Geova vieta le cose sbagliate, il peccato.

Stefano:

Non ci interessa, vada via, finchè può con i suoi piedi.

Linda:

Senta, capisco che per lei è importante la sua fede, la tenga pure, noi teniamo la nostra ed il nonno la sua.

Testimone di Geova:

Ma siete tutti in errore, dovete ricredervi, credere in Geova.

Nonno:

Posso fumare?

Testimone di Geova:

No, è peccato!

Nonno:

Nemmeno posso giocare?

Testimone di Geova:

No! Il gioco è peccato.

Nonno:

Scusi è peccato anche andare con le donne, fare l’amore?

Testimone di Geova:

Andare con tante mogli come fate voi arabi: tenere un harem non si può, è peccato, è perdersi. Perdere tutto.

Nonno:

Allora sa cosa le dico? Se non scompare davanti ai miei occhi subito io la ammazzo!

Testimone di Geova:

Lei deve lasciarmi parlare, io ho il dovere morale di salvarlo.

Nonno:

Lei deve salvare se stesso! Perché se non va via io le rompo i denti, le cavo gli occhi, la faccio a pezzi e poi per tornare a Genova deve prenotare un’ambulanza (avanza minaccioso)

Testimone di Geova:

Vado, vado, restate pure nel peccato (esce di corsa)

Nonno:

Stefano, dimmi che macchina ti piace? Se nessuno ci disturba lo decidiamo, finalmente.

Stefano:

Quella che vuoi tu nonno.

Nonno:

Io veramente non conosco le macchine! Al mio paese avevo prima un dromedario, poi un cammello.

Stefano:

(guarda l’ora) E’ tardi dobbiamo scappare (a Linda) o perdiamo l’autobus.

Nonno:

Andate, poi vediamo.

Linda:

Ciao nonno (lo bacia)

Stefano:

Ciao nonno, poi parliamo.

Nonno:

Andate, decidetevi e mi fate sapere.

Linda:

(fa per salutare Anna)

Anna:

Esco con voi fino all’angolo (escono)

Devo comprare qualcosa. Vieni papà, ti farà bene fare due passi.

Nonno:

(si alza ed esce) va bene faccio due passi.

FINE SECONDO ATTO


TERZO  ATTO

In scena il nonno; entra Anna con una lettera in mano.

Il nonno legge il Corano o un libro qualsiasi.

Anna:

Papà una lettera dall’Arabia.

Nonno:

Grazie (apre e legge pronunciando parole senza senso, se non si sa l’arabo) nai ncail rricuivecc, ecc. ecc. (qualche minuto, legge e rilegge)

Anna:

Papà che c’è scritto?

Nonno:

(si prostra in ginocchio) Grazie Allah, (e altre frasi senza senso, due volte)

Anna:

Papà ma che è successo?

Nonno:

Aspetta che finisco di ringraziare Allah (come sopra, due volte)

Anna:

(prendendo la lettera in mano) Quà non so leggere, è scritta in arabo, mi dici che c’è? Mi traduci cosa c’è scritto?

Nonno:

Mio zio Assin Assan Acas Eles u fuss fis ulu tis è morto!

Aveva ancora 98 anni, era giovane, poverino!

Anna:

Ma papà tuo zio u fiss fuss come si chiamava è morto e tu ringrazi Allah.

Nonno:

Io ringrazio Allah, no perché è morto, ma perché ha lasciato tutto a me!

Anna:

Che bello e che ti ha lasciato?

Nonno:

Riprende la lettera e legge: un vecchio tappeto, una pelle di cammello vecchio; un paio di vecchie pantofole, una casa vecchia, e tutto quello che possedeva, più una trivella arrugginita.

Anna:

Bella eredità! Tutta roba vecchia. Che ne fai di un tappeto vecchio, un paio di pantofole vecchie e altre cose vecchie?

Nonno:

Mia cara queste erano le cose alle quali era più attaccato. Ci sono…

(non lo fa finire)

Anna:

Ci saranno ancora altre cose vecchie, mannaggia: uno eredita ed ha pure la fortuna di ereditare cose vecchie senza valore; e magari chissà che debiti ha lasciato e poi in Arabia, dall’altra parte del mondo e magari ci vorranno milioni d’aereo per il viaggio per un’eredità di roba vecchia.

Questa è sfortuna, no fortuna!

Nonno:

Ma lasciami parlare Anna! (alza la voce)

Anna:

Ma che parlare! Quello muore e ti lascia delle cose vecchie e tu ringrazi pure Allah (adirata)

Nonno:

Ti ho detto che mi devi lasciare finire, ti dirò che mi ha lasciato anche altro, oltre quello che ho elencato.

Anna:

Magari la vecchia moglie centenaria.

Nonno:

Se aveva moglie non lasciava tutto a me.

Anna:

Ti ha lasciato magari un pugno di sabbia, tutti gli arabi hanno il petrolio, e lui ti lascia cose vecchie.

Nonno:

Ha lasciato anche qualche pozzo di…

Anna:

Qualche pozzo, magari di acqua? Sai la fortuna!

Nonno:

E se fosse, l’acqua vale molto in Arabia.

Anna:

Ma qui nulla.. che ci fai? Ti lavi…, ti fai il pediluvio o ti lavi il sedere?

Nonno:

Anna! Che modi sono!

Anna:

Scusa papà! Ma che rabbia ricevere cose vecchie in eredità.

Nonno:

Ci sono anche cose nuove e tante.

Anna:

Eh! Sarebbe troppo bello ma ci credo solo quando le vedo.

Nonno:

Lo zio era ricchissimo.

Anna:

Non mi prendi in giro allora, ci sono altre cose, oltre quelle vecchie cose?

Nonno:

Se ti stai zitta leggo il resto.

Anna:

Leggi, leggi fammi sapere che c’è.

Nonno:

Certo! Ci sono anche una villa con 82 stanze, 19 bagni con 50.000 metri di giardino, 3000 cavalli, una raffineria, 7 pozzi di petrolio, 21.400 appartamenti sparsi nel mondo, una flotta di petroliere…

Anna:

Co…co… come? (cade a sedere)

Nonno:

Più un conto in contante di 109 milioni di dollari e uno in svizzera di 119.000 franchi e altre fesserie.

Anna:

E… e.. qua… quanto sono in lire?

Nonno:

Assai, porco Allah! Cornuto di Maometto.. (si inginocchia)

Perdono, perdonate le mie bestemmie (e poi prega)

Anna:

Ma papà perché bestemmi?

Nonno:

Perché ora che sono vecchio che faccio di tutto questo; da giovane povero come un cammello e ora morirò ricco.

Anna:

Ma papà potrai ancora fare molto girare il mondo per esempio! Comprare cosa vuoi! Non è il caso di bestemmiare così!

Nonno:

Bestemmio dalla rabbia, ma poi mi pento perché so che è peccato come molti di voi, la bestemmia è uno sfogo, sbagliato, ma a volte è anche un vizio.

Anna:

I soldi ti fanno avere l’opportunità di visitare paesi nuovi, girare il mondo.

Nonno:

Ma che devo girare,… che potrò comprare quel che voglio, non la gioventù; non poteva morire 20 anni fa quello scemo dello zio, sarebbe stato meglio.

Anna:

Non dovresti… parlare così (entra Stefano)

Nonno:

Allora che macchina mi compri?

Anna:

Quella che vuoi. Siamo ricchi!

Stefano:

(tocca la fronte alla madre) Ma sei sicura di star bene?

Nonno:

Sta bene, benissimo, sto male io.

Stefano:

Che hai nonno, che avete?

Nonno:

Succede che io a 75 anni ho un po’ di miliardi e tante cose vecchie che ho ereditato.

Stefano:

Come? E’ vero mamma?

Anna:

Sì Stefano: è morto lo zio ricco di tuo nonno ed ha lasciato tutto a lui. Ti puoi comprare tutte le macchine che vuoi, anche gli aerei, i treni, i tram e magari lui aveva 100 macchine.

Stefano:

E se aveva tutti quei soldi, perché tutte le cose vecchie?

Nonno:

Quelle erano le cose della sua gioventù: contavano più di tutto per lui! La sua prima casa, il suo primo cammello, la sua prima trivella, erano le cose che amava di più.

Stefano:

Ma lui non aveva figli, non aveva eredi?

Anna:

E poi le pantofole vecchie?

Nonno:

Lui non poteva averne, per colpa del vento.

Anna:

Come papà, spiegati.

Stefano:

Nonno, che c’entra il vento?

Nonno:

Dovete sapere che lui quando era giovane era molto bello e somigliava a me: tutte lo volevano!

Anna:

Assomigliava a te?

Nonno:

Sì, sì a me.

Stefano:

Ed era bello?

Nonno:

Certo, come me. Io ora sono un poco arrugginito, ho qualche ruga, ma ero il Giovanni dell’Arabia.

Anna:

Tu eri il Giovanni dell’Arabia? Che signifca nonno?

Stefano:

Il dongiovanni voleva dire, e magari del suo villaggio di 30 abitanti, compresi i cammelli.

Nonno:

Ed ero bellissimo e lo sono ancora.

Stefano:

Tu saresti bello?

Nonno:

Quand’ero giovane facevo innamorare tutte…

Stefano:

Le befane e le streghe.

Anna:

Stefano! Ha sposato tua nonna buonanima.

Nonno:

E in qual caso la brutt’anima era proprio una strega.

Anna:

Papà per favore è una vita che parli male di mamma.

Nonno:

Scusa, era una santa! (pausa) Travestita da strega acida e rognosa, un diavolo in gonnella.

Stefano:

La povera nonna con te che non ti sei voluto convertire ha sofferto molto, pregava pure per te.

Nonno:

Io ho sofferto! Porco Allah che mi ha fatto passare (prega e si scusa)

Scusa Allah, mi è scappato.

Anna:

Papà lei è morta di crepacuore perché non è riuscita a convertirti e a portarti su quella che per lei era la retta via.

Nonno:

Un cavolo! Che crepacuore, io se non sono morto nelle sue mani è perché sono forte e pregavo Maometto che non mi facesse soccombere nelle sue grinfie per anni.

Stefano:

Nonno e che era la nonna un mostro?

Nonno:

No, era una cattolica! Non mi fate pensare spastico di un Maometto, quello che ho patito! (prega) Scusa Maometto questo tuo servo peccatore.

Stefano:

Continua nonno la storia dello zio.

Nonno:

Dicevo, lui era un dongiovanni, e riuscì a conquistare la figlia dello sceicco più ricco e temuto d’Arabia.

Anna:

Ma che c’entra il vento?

Nonno:

Ora ci arrivo, lui era uno stalliere di cammelli, e non poteva certo chiedere la mano della figlia dello sceicco, impensabile!

Anna:

E allora che fece.

Nonno:

Fra poco ci arrivo: frequentava la figlia dello sceicco di nascosto e una volta lo sorprese la madre in casa, lui non poteva certo dirle che era lì per sua figlia.

Stefano:

E che fece?

Nonno:

Fra poco di arrivo: essendo bello, pensò o la va o la spacca, ora mi butto e disse alla sceicca…

Stefano:

A chi nonno?

Nonno:

Alla sceicca, la moglie dello sceicco.

Stefano:

Cosa gli ha detto?

Nonno:

Fra poco ci arrivo, se non mi interrompi ogni minuto. Gli disse “sceicca io vi amo, non resisto lontano da voi, sono quì per voi, il vostro viso luminoso come il sole, il vostro corpo meraviglioso mi attira, io vi amo!”

Stefano:

E lei che fece?

Nonno:

Guardò bene mio zio davanti, poi dietro, e disse “stasera mio marito esce, metterò le pantofole sul muro di cinta, se lui è a casa; se lui non c’è le tolgo, se non le vedi puoi venire.”

Anna:

Ma papà ci racconti le avventure di tuo zio !?

Nonno:

E lasciatemi finire che arrivo al punto: fecero per tanto tempo quella vita, quando lo sceicco era a casa lei metteva le pantofole quando lui non c’era le toglieva e andava mio zio.

Anna:

Ma ancora non ci siamo al motivo per il quale non aveva figli, non ha avuto eredi.

Nonno:

E lasciatemi finire. Una delle volte che la sceicca mise le pantofole sul muro, ci fu il vento forte del deserto e le pantofole caddero; mio zio non vedendole andò e trovò lo sceicco.

Stefano:

E che successe?

Nonno:

Lo sceicco prese la scimitarra.

Stefano

Mamma mia e tuo zio che fece?

Nonno:

Stava decapitandolo e poi si fermò: gli chiese “quanti anni hai?”

Anna:

E lui quanti ne aveva?

Nonno:

Lo sceicco dopo che lui gli disse “ho 23 anni”, aggiunse “sarebbe stupido ucciderti, tu devi pentirti finchè vivi di ciò che mi hai fatto” e disse alle guardie di togliergli i pantaloni.

Stefano:

E gli tagliò l’altra testa! (allusivo)

Nonno:

Vedo che hai capito al volo. Lo decapitò… del…

Anna:

Davvero terribile povero zio! Ha vissuto per anni senza poter amare, dev’essere stato un tormento.

Stefano:

Almeno ha vissuto fino a 98 anni.

Nonno:

Meglio se lo ammazzavano, vivere in quel modo non sarà stato bello… senza donne!

Anna:

Almeno adesso siamo ricchi grazie a lui.

Stefano:

Per lui sarà stata una vita di tormenti.

Nonno:

Quasi come me con tua nonna.

Anna:

Papà non parlare, tu ne hai fatte di tutti i colori con le donne, e ti è andata bene che qualche marito non ti ha ammazzato.

Stefano:

O ti facevano qualche servizio tipo allo zio (fa il gesto)

Nonno:

Io ho fatto qualche scappatella fuori casa perché in casa avevo una cattolica!

Anna:

Papà non tutte le cattoliche la pensano come la mamma, lei era un’eccezione.

Nonno:

E disgraziato di un Maometto, a dovevo capitare io!

(prega) Perdona questo povero peccatore.

Stefano:

Capita nonno, ognuno ha la sua croce.

Nonno:

E l’unica croce che ho sei tu!

Stefano:

Io.. e perché?

Nonno:

Mi lasci sempre solo, non mi fai mai compagnia.

Stefano:

Oh! Io sono giovane e devo divertirmi, la vita è dei giovani, largo ai giovani!

Nonno:

Dovreste farvi largo non solo nelle frivolezze e nei divertimenti, ma nella vita sociale, e nel lavoro, con serietà, impegno; studiare seriamente, istruirvi, e così crearvi le basi per un domani migliore. Troppo spesso i giovani si cullano sulle spalle dei genitori e il loro domani lo pretendono dagli altri. Bisogna cercarsi con stenti e impegno la via da seguire.

Stefano:

Io adesso sto facendomi largo nello studio e poi provare nel lavoro e nel contempo divertirmi ove possibile.

Nonno:

Allora divertiti! Dunque dicevo, lo zio buonanima poveretto, ricevuto il servizio che vi ho detto è stato curato sempre dallo sceicco e assistito dalla moglie.

Anna:

Come dalla moglie?

Stefano:

La sua amante, la sceicca!

Nonno:

Esatto, lo faceva assistere dalla sua amante.

Anna:

E come mai lo tenne in casa e lo curò?

Nonno:

Perché non voleva che rischiasse di morire. Doveva vivere e soffrire e ricordare per la vita.

Anna:

E la moglie?

Nonno:

Quando lo zio guarì, lo sceicco lo portò sulla piazza, gli diede una frusta e lo costrinse a frustare la moglie traditrice.

Anna:

E tuo zio l’ha fatto?

Nonno:

Ha dovuto, o lui lo avrebbe frustato.

Stefano:

E poi che fece?

Nonno:

Ha preso un cammello, lo diede allo zio e lo scacciò con la sua amante verso il deserto.

Anna:

La moglie che lo ha tradito, la lasciò allo zio?

E lei rimase con lui?

nonno:

Solo un mese, poi sparì con un beduino.

Stefano:

Gli diede altro?

Nonno:

Gli diede anche le pantofole come ricordo.

Stefano:

Per quello non aveva figli!

Anna:

Come avrebbe fatto, poverino.

Stefano:

E così non siamo ricchi, grazie allo sceicco!

Nonno:

Che c’entra lo sceicco?

Stefano:

Essendo lo zio un gran dongiovanni se lo sceicco interrompeva la sua carriera di grande amatore; lui sicuramente avrebbe avuto un harem di figli e di mogli.

Anna:

Grazie allo sceicco allora.

Nonno:

Grazie allo zio poveraccio; forza corriamo a fare le valigie, si và in Arabia a prendere l’eredità…

Stefano:

Un momento, non possiamo partire così.

Nonno:

Perché non possiamo?

Anna:

Vuole portare pure lei, vero?

Stefano:

Anche, ma non è solo quello.

Nonno:

Che c’è altro, prima i problemi, che non avevamo soldi, e ora quelli perché li abbiamo.

Stefano:

Non si può partire per l’Arabia così!

Anna:

Ha ragione, dobbiamo vestirci meglio (si guarda) e tu ci vuole un bel vestito papà, e anche tu!

Nonno:

Ma quale vestito, io ci vado anche nudo.

Stefano:

Io non parlavo di vestiti, parlavo di formalità, passaporto, prenotazioni, aerei, ecc. L’Arabia non è dietro l’angolo, ci sono formalità da espletare.

Nonno:

E allora andiamo a prenotare passaporto, passamare e passi passi. Andiamo. E viva Allah!

Stefano:

Andiamo e viva Allah!

FINE