Il nuovo inquilino

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Eugene Ionesco

Il nuovo inquilino

(titolo originale: La nouveau locataire)

trad. Anna Maria Levi

Persone

Il signore

La portinaia

Primo facchino

Secondo Facchino


Una stanza buia, senza mobili. Sulla parete di fondo, al centro, una finestra aperta.

Sulla destra e sulla sinistra, porte a due battenti. Pareti chiare. Recitazione e scena saranno all’inizio molto realistiche, e cosi pure, in seguito, i mobili che verranno via via introdotti. In un secondo tempo un ritmo appena accennato dara’ alla recitazione, insensibilmente, un certo caratere di cerimonia. Nell’ultima scena sara’ di nuovo prevalente il tono realistico.

All’alzarsi del sipario, un notevole frastuono: dalle quinte si sentono rumori di voci e di martelli, motivi di canzoni, strilli di bambini, passi per le scale, il suono di un organetto, ecc. Per un istante, scena vuota in mezzo a questo chiasso; poi, aprendo la porta rumorosamente, entra dalla destra la portinaia. Ha in mano un mazzo di chiavi e canta a gran voce.

Portinaia         Lalalalla’, trallalalf, trallalala’-a’-a’! (Agita il mazzo di chiavi) Lalalalla’! (Smette di

cantare, va’ verso la finestra aperta, si affaccia) Gustavo! Gustavo! Gustavo! Hei, Giorgio, va’ da Gustavo e digli di andare dal signor Clerence!....Giorgio!

Silenzio.

                        Giorgio!........

Silenzio..

Neanche lui c’e’! (Si sporge ancora di piu’ dal davanzale, sempre cantando a squarciagola) Lalalalla’! Lalalalla’!

Mentre continua il fracasso e mentre la portinaia se ne sta’ tutta affacciata fuori dalla finestra, dalla sinistra, senza rumore, entra il signore. E’ di mezza eta’, ha baffetti neri, veste di scuro da capo a piedi: bombetta, giacca e pantaloni neri, guanti, scarpe di vernice, soprabito sul braccio e valigetta di cuoio nero; chiude piano la porta e con passo silenzioso si dirige verso la portinaia che non lo vede, si ferma vicinissimo a lei, aspetta un secondo, senza muoversi, mentre la portinaia, che ha avvertito una presenza estranea, smette improvvisamente di cantare, pur restando per qualche istante nella stessa posizione, poi:

Signore           Mi scusi, e’ lei la portinaia?

Portinaia         (Si volta, e mettendosi una mano sul cuore strilla) Aaaah! Aaaah! Aaaah! (Singhiozza) Voglia scusarmi, signore, ho il singhiozzo.

                        Il signore rimane immobile.

                       

                        Lei e’ appena entrato?

Signore           Si, signora.

Portinaia         Stavo guardando se c’era in cortile Gustavo oppure Giorgio oppure qualcun altro, per andare dal signor Clerence. Pazienza..... E cosi’, insomma. Lei e’ arrivato?

Signore           Come vede, signora.

Portinaia         Non l’aspettavo per quest’oggi. Pensavo che avrebbe dovuto arrivare domani.... Lei e’ il benvenuto. Un po’ stanco? Ha fatto un buon viaggio? Che paura che mi ha fatto! Allora ha finito prima di quel che pensava. Eh gia’. E’ proprio perche’ non me l’aspettavo. (Singhiozza) E’ il singhiozzo. E’ la sorpresa. E’ tutto in ordine. Meno male che i suoi predecessori, insomma gli inquilini che erano qui’ prima di lei, hanno fatto trasloco in tempo. Il vecchio, lui, e’ andato in pensione. Non so’ bene che specie di mestiere facesse, quello li’. Hanno detto che mi manderanno delle cartoline illustrate. Era funzionario. E niente nervoso. Anche lei forse? Si? No? Non so’ che ministero. Me ne sono scordata. Me l’aveva detto. I ministeri, a me, puo’ pensare! Pero’ anche il mio primo marito era fattorino d’ufficio. Erano proprio brava gente. Mi raccontavano tutto. Oh! Io sono abituata alle confidenze. Sono discreta. La vecchia, non lavorava, quella. Non ha mai fatto niente in vita sua. Le facevo io i servizi di casa, poi aveva qualcuno per fare la spesa, quando non veniva toccava a me, naturalmente. (Singhiozza) La sorpresa. Lei mi ha fatto paura. Perche’ l’aspettavo solo domani, o dopodomani. Avevano un cagnolino, non potevano sopportare i gatti, prima cosa i gatti in questa casa non sono ammessi, non sono io, e’ l’amministratore, per me, mi fa’ lo stesso. Era gente ordinata, non avevano figli, la domenica andavano in campagna, dai parenti, le vacanze in Borgogna, il signore era di quelle parti, e li’ si sono ritirati adesso, ma il borgogna a loro non piaceva, gli dava alla testa; preferivano il bordeaux, ma poco, sa’, gente d’eta’, anche quando erano giovani, cosa vuole, non abbiamo tutti gli stessi gusti, io non sono fatta cosi’. Insomma, brava gente. E lei? In commercio? Impiegato? Possidente? Pensionato? Oh no! Non ancora pensionato, e’ ancora cosi’ giovane, non si sa’ mai, ce n’e’ di quelli che vanno in pensione prima, quando si e’ stanchi, non le pare, e che si puo’ farlo, non tutti possono, beati quelli che possono. Ha famiglia?

Signore           (Posando valigia e soprabito in terra) No, signora.

Portinaia         Metta giu’ la valigia, signore. E’ cuoio di buona qualita’, non si stanchi. La metta dove vuole. Guarda! Non ho piu’ il singhiozzo, e’ passata la sorpresa! Si tolga il cappello.

                        Il signore si calca leggermente il cappello sulla testa.

                        Non e’ il caso che tolga il cappello, signore. Ma certo, lei e’ a casa sua. La settimana scorsa non era ancora casa sua, come cambiano le cose, era casa loro, cosa farci, s’invecchia, e’ l’eta’, adesso lei e’ a casa sua, non saro’ io a dire il contrario, non mi riguarda, si sta’ bene qui’, una casa come si deve, sono vent’anni, gia’, non e’ poco......

                        Il signore, senza far parola, muove qualche passo nella stanza vuota, ispezionando con gli occhi pareti, porte, armadio a muro; adesso tiene le mani dietro la schiena.

                        (Continua) Ooh! Signore, hanno lasciato tutto in buono stato. Gente pulita, persone distinte, naturalmente avevano dei difetti come lei e come me, non erano gentili, e mai chiacchere, mai, non mi hanno mai detto gran che’, solo sciocchezze, con il vecchio ancora ancora, lei, niente; lei ha gettato il gatto giu’ dalla finestra, e’ caduto in testa all’amministratore, non sui miei fiori, per fortuna, ha fatto << pif >>; lui la picchiava, e’ incredibile, signore, nel secolo in cui viviamo, affari loro, io non ci metto il naso, una volta sono salita su’, lui la stava pestando, lei urlava: “Sporcaccione, sporcaccione, mercante di letame....” (Scoppia a ridere).

                        Il signore sempre senza parlare verifica adesso piu’ da vicino le condizioni dei muri, delle porte, delle serrature, tocca con le mani, scuote la testa, ecc., mentre la portinaia, senza smettere di parlare, lo segue con gli occhi; il frastuono fuori continua.

                        “........mercante di letame”, oh, che ridere, signore, insomma, non ci sono piu’, non bisogna dirne male, e’ come se fossero morti, be’, insomma non proprio, tanto piu’ che non c’e’ motivo, erano proprio gentili, non ho mai avuto motivo di lagnarmi, salvo per il primo dell’anno.... Ma non abbia paura, signore, e’ solida la casa, non e’ stata fatta ieri, oggi non se ne fanno piu’, cosi’.... Si trovera’ bene qui’.... Quanto a questo i vicini sono simpatici, regna la concordia, c’e’ sempre una gran calma, non ho mai dovuto chiamare la polizia, salvo al terzo piano, e’ un ispettore, strepita tutto il giorno, vuole arrestare tutti......

Signore           (Facendo segno col dito) Signora, la finestra!......(Ha una voce piana e monotona).

Portinaia         Ma certo, signore! Certo che voglio farle i servizi. Non ho grandi pretese, signore. Ci metteremo d’accordo, non avra’ bisogno di pagare i contributi.......

Signore           (Stesso gesto, stessa calma) La finestra, signora!

Portinaia         Ah, si’, signore, mi scusi, avevo dimenticato (chiude la finestra).

                        Il chiasso diminuisce un poco.

                        ..... Cosa vuole, signore, una parola tira l’altra e il tempo passa..........

                        Il signore continua le sue verifiche.

                        Ho chiuso la finestra, ha visto, proprio come voleva lei, si chiude con facilita’.

                        Il signore verifica il saliscendi della finestra, esamina anche la finestra.

                        Da’ sul cortile, ma c’e’ luce lo stesso, vede, e’ perche’ siamo al sesto piano......

Signore           A pianterreno non c’era niente di libero.

Portinaia         Certo, si capisce che il sesto piano non e’ comodo, la casa non ha ascensore......

Signore           (Quasi tra se’) Non e’ per questo. Non sono stanco, signora.

Portinaia         E allora perche’, signore? Non le piace il sole? E’ vero fa’ male agli occhi. Dopo una certa eta’, si puo’ farne a meno, abbronza troppo la pelle.....

Signore           No, signora.

Portinaia         Non troppo, e’ vero, non troppo..... Non ha niente per coricarsi stasera? Posso prestarle un letto!

                        Da qualche minuto, sempre esaminando la stanza, il signore calcola dove disporre i mobili che stanno per arrivare; assorto in se’ stesso, indica col dito i punti stabiliti; tira fuori dalla tasca un metro a nastro, misura.

                        L’aiutero’ a sistemare il mobilio, non si preoccupi, le daro’ delle idee, non sono le idee che mi mancano, non e’ la prima volta, dal momento che le faro’ i servizi, non arriveranno oggi i suoi mobili, non li porteranno qui’ cosi’ presto, creda a me, conosco bene la loro organizzazione, dei commercianti, son fatti cosi’, tutti uguali......

Signore           Si’ , signora.

Portinaia         Crede che glieli porteranno oggi i suoi mobili? Meglio per lei e bene per me, non ho nessun letto da prestarle, ma mi stupirei, da come li conosco, eh, se ne ho visti, non sono certo i primi, non verranno, non verranno, e’ sabato, ah no, e’ mercoledi’, ho un letto per lei........ dal momento che le faccio i servizi..... (vuol aprire la finestra).

Signore           Scusi, signora!

Portinaia         Cosa c’e’? (Fa’ di nuovo il gesto di voler aprire la finestra) Voglio chiamare Giorgio perche’ dica a Gustavo di andare dal signor Clerence......

Signore           Lasci stare la finestra, signora.

Portinaia         E’ solo perche’ il signor Clerence vorrebbe sapere se il signor Eustachio che e’ amico del signor Gustavo e anche di Giorgio, dato che sono un po’ parenti, non proprio, solo un po’........

Signore           Lasci stare la finestra, signora.

Portinaia         E va’ bene, va’ bene. Ho capito, non vuole, non facevo niente di male, e’ suo diritto, la finestra e’ sua, non mia, non mi offendo, ho capito, e’ lei che comanda, come vuole, non la tocchero’ piu’ lei e’ il padrone dell’appartamento, non per una gran cifra, ma insomma, non mi riguarda, finestra compresa, e’ roba sua, tutto si puo’ comprare con i soldi, cosi’ e’ la vita io non dico niente, non ci metto il naso, sono affari suoi, tocca scendere sei piani per cercare Gustavo, una povera vecchia, eh si’, gli uomini sono capricciosi, non si preoccupano di niente, ma io le obbedisco, e volentieri, sa’, e non mi da’ proprio fastidio, anzi sono contenta, faro’ i suoi servizi, saro’ come si dice la sua domestica, non e’ vero, signore, siamo intesi?

Signore           No, signora.

Portinaia         Come, signore?

Signore           Non ho bisogno di lei, signora.

Portinaia         Questo e’ troppo! Eppure e’ stato lei a pregarmi, che scarogna, non ho testimoni, le ho creduto sulla parola, mi son fatta prendere in giro....... sono troppo buona.......

Signore           No, signora, no, non si metta in collera con me.

Portinaia         E allora!....

                        Si sente bussare alla porta di sinistra.

Signore           I mobili!

Portinaia         Vado ad aprire. Non si disturbi, tocca a me aprire, per servirla, perche’ sono la sua domestica. (Vuole andare ad aprire la porta).

                        Il signore si mette in mezzo, la ferma.

Signore           (Sempre molto calmo) Non lo faccia, signora, la prego! (Va’ verso la porta di sinistra, la apre).

Portinaia         (Con le mani sui fianchi, esclama) Guarda un po’! Ti riempiono di belle parole, ti promettono mari e monti, e poi non mantengono!

                        Il signore apre la porta.

1o facchino      (Entra) Signore e signori!

Signore           I mobili sono arrivati?

1o facchino      Possiamo portarli su’?

Signore           Se non le dispiace, signore.

1o facchino      Bene, signore. (Esce).

Portinaia         Non potra’ sistemare i mobili da solo, signore.

Signore           I facchini mi aiuteranno, signora.

Portinaia         Non val la pena di far venire degli estranei, non lo conosco, quello, non l’ho mai visto, non e’ prudente. Avrebbe potuto chiederlo a mio marito. Non avrei dovuto lasciarlo entrare, non bisogna fidarsi, non si sa’ mai, e’ cosi’ che succede, ma che sciocchezza, c’e’ mio marito, e’ il mio secondo marito, il primo non so’ come sia andato a finire, e’ giu’ di sotto. Non ha niente da fare, e’ disoccupato, e’ robusto, sa’, cosi’ potrebbe guadagnarsi qualche soldo, perche’ darli agli altri, non serve a niente, potra’ portarli su’ benissimo, sa’, lui e’ tebercolotico, bisogna ben che si guadagni il pane lo stesso, hanno ragione quelli che scioperano, e il mio primo marito anche, se ne e’ andato e poi si stupiscono!..... Insomma, io non sono cattiva, faro’ i servizi per lei, sono contenta di essere la sua domestica.......

Signore           Non ho bisogno dei suoi servizi, signora, voglia scusarmi, signora, faro’ da solo.

Portinaia         (In collera, grida) Chiede scusa! Chiede scusa! Questo vuol dire infischiarsene del prossimo! Non mi piace, proprio non mi piace che mi si prenda in giro. Rimpiango i miei vecchi, non erano cosi’, loro. Quel che si puo’ immaginare di piu’ gentile, e cosi’ servizievoli, son tutti eguali! L’uno vale l’altro! Ti fanno perder tempo, ho altro da fare,  io, mi dice di salire, poi.........

                        I rumori di martello si fanno piu’ forti, e cosi’ altri rumori che vengono dalle quinte. Il signore fa’ una smorfia.

                        (Grida verso le quinte) Non fate tanto chiasso, non si capisce piu’ quel che si dice! (Al signore) Non apriro’ la finestra, non voglio proprio romperle i suoi vetri, sono onesta, io, nessuno me l’ha mai rinfacciato, allora son venuta per niente, e il mio bucato, facevo meglio a non darle retta!

                        Si apre la porta di sinistra, dalla quale rientra in scena il primo facchino, facendo un gran chiasso, portando due sgabelli, mentre la portinaia continua la sua diatriba.

1o facchino      (Al signore) Questi, tanto per cominciare!

Portinaia         (Al facchino che non la sta’ a sentire) Non bisogna credergli, ragazzo mio......

1o facchino      (Al signore) Dove li devo mettere?

Portinaia         (C. s.)..... e’ un bugiardo, non ti paghera’, comprano tutto con i loro sporchi soldi!

Signore           (Calmo, al facchino) Ne metta uno li’, per favore, signore, e l’altro la’. (Indica prima un lato, poi l’altro, ai piedi della porta di sinistra).

Portinaia         (C. s.)........ dovrai sgobbare come una bestia.

1o facchino      (C. s.) Va’ bene, signore. (Mette gli sgabelli nei punti indicati).

Portinaia         (C. s.) .....Ci si ammazza per niente, ecco cos’e’ la vita che ci tocca.....

                        Il primo facchino tace.

                        (Si gira verso il signore) Io non so’ chi sia, lei. Io sono qualcuno, signore, io la conosco gia’.... Signora Matilde (cioe’: io sono la signora Matilde).

Signore           (Sempre calmo, prendendo del denaro dalla tasca) A lei, signora, per il suo disturbo. (Le porge il denaro).

Portinaia         Ma no! Ma per chi mi prende! ..... Non sono un’accattona, avrei potuto avere dei figli, non e’ colpa mia, e’ mio marito, sarebbero grandi a quest’ora, non so’ che farmene dei suoi soldi! (Prende il denaro, lo mette nella tasca del grembiule) Grazie, signore! ..... Allora e’ proprio no, lei potra’ gridare quanto le pare, io non sono disposta a farle i servizi, signori come lei io non ne voglio, non ha bisogno di nessuno, lui, vuol fare tutto da solo, che disgrazia, alla sua eta’........

                        Il signore tranquillamente si dirige verso la porta di sinistra, mette gli sgabelli uno al posto dell’altro, si allontana per giudicarne l’effetto.

                        (Continua) ......un vizioso, un vizioso in casa, non ha bisogno di nessuno, neanche di un cane, i viziosi sono sempre per strada, che tempi, proprio ne avrei fatto a meno, che disgrazia, nel nostro stabile solo brava gente..... (Sempre ad alta voce) .... fanno apposta a far paura alla gente che guarda dalla finestra, avrei potuto cascar fuori e non hanno bisogno di niente, un piccolo piacere innocente, non ho altro da metter sotto i denti, un cinema di tanto in tanto, e basta, non sanno neppure quello che vogliono......

                        Il signore ha rimesso gli sgabelli nella posizione di prima, si allontana, guarda.

                        ........ non sanno niente della vita, e non fanno che piantar grane......

Signore           (Rimirando gli sgabelli con aria soddisfatta, ma non troppo perche’ e’ di natura flemmatica) Cosi’ e’ meglio.

                        Il primo facchino entra rumorosamente dalla porta di sinistra con un vaso in mano.

Portinaia         (C. s.) E si credono, si credono Dio sa’ cosa, non sono che dei banditi, dei vagabondi, dei fannulloni.......

Signore           (Al primo facchino) Puo’ metterlo qui’, signore. (Indica l’angolo in fondo a sinistra del palcoscenico).

1o facchino      Laggiu’? Va’ bene, signore. (Si dirige verso il punto indicato).

Portinaia         (C. s.) Ti propongono ogni sorta di cose vergognose, per quattro soldi......

Signore           (Al primo facchino che non ha deposto l’oggetto proprio nell’angolo) No, nell’angolo, proprio nell’angolo.......

Portinaia         (C. s.) Ma con me non attacca!

1o facchino      Qui’?

Signore           Si’, cosi va’ bene.....

Portinaia         (C. s.) Perche’, signore, non si puo’ comprare tutto, i soldi non possono corrompere tutto!.... Io, per me, non accetto.

1o facchino      (Al signore) Ma dove sistemera’ il resto?

Signore           (Al facchino) Non abbia paura, signore, ho pensato a tutto, vedra’, ci sara’ spazio abbastanza........

                        Il primo facchino esce da sinistra.

Portinaia         Del resto me l’aspettavo, stavo sul chi vive, li conosco io questi tipetti, tutti questi bei signori, sono sempre per strada, ho preso informazioni, non ho accettato, le ragazze, loro, gli corrono dietro, a me non me la fanno! Io so’ che cosa vuole lei, ho capito le sue intenzioni, lei ha voluto prostituirmi, proprio me, una madre di famiglia, far di queste proposte a me, a una madre di famiglia, una madre di famiglia, mica son scema, non ci casco, per fortuna, c’e‘ l’ispettore di polizia, signore, proprio in questa casa, faro’ denuncia, la faro arrestare, e poi c’e’ anche mio marito, per difenedermi......ah! Non ha bisogno di nessuno, eh? Staremo a vedere che divertimento!

Signore           (Che non ha affatto un aspetto preoccupante, si volta verso la portinaia; e’ infinitamente calmo, non alza la voce, conserva tutta la sua dignita’, ma e’ abbastanza autoritario) Non vada in collera, signora, glielo consiglio, chiedendole di scusarmi; le farebbe male, signora.

Portinaia         (Un po’ intimidita’) Come osa fare di questi discorsi a me, a una madre di famiglia!Ma a me non la farete, non finira’ cosi’! E’ appena arrivato lei, che vuole? Mi fa’ salire, mi prende a servizio, poi, senza nessuna ragione mi mette alla porta! Quando c’erano i vecchi, proprio li’, dove c’e’ lei adesso.....

Signore           (Senza far gesti, con le mani incrociate dietro la schiena) Signora, ritorni nella sua portineria! Puo’ darsi che ci sia della posta.

                        La portinaia smette di parlare, come se fosse impaurita, il signore la guarda, senza muoversi, poi si volta verso il vaso, lo contempla; approfittando del fatto che il signore e’ voltato dall’altra parte, la portinaia scappa verso destra.

Portinaia         (Tra se’) Chissa’ cosa ci mettera’ in quel vaso! (Poi, arrivata vicino alla porta, dice piu’ forte) Una madre di famiglia! A me non la farete! Andro’ dall’ispettore! (Mentre vuole uscire, si scontra con il secondo facchino che sta’ entrando) Attento, lei (poi esce).

                        Si sente ancora il suo vociare mentre il signore si volta verso il nuovo arrivato.

                        Non me la farete! Non me la farete!

2o facchino      Buongiorno, signore. E’ per il trasporto dei mobili.

Signore           Buongiorno, signore. Grazie. Il suo collega e’ gia’ li’. (Accenna con il dito a sinistra, al di sopra della spalla).

2o facchino      Bene. Vado ad aiutarlo. (Attraversa il palcoscenico dirigendosi verso la porta di sinistra; scorge i due piccoli sgabelli e, nell’angolo, il piccolo vaso, che dovra’ essere alto circa trenta centimetri) Ha gia’ cominciato a portarli su’, vedo.

Signore           Si, signore, ha gia’ cominciato a portarli su’.

2o facchino      E’ tanto che e’ arrivato?

Signore           No, sara’ un minuto.

2o facchino      Ce n’e’ ancora molti?

Signore           Ancora un bel po’ di roba.

                        Rumore da sinistra.

                        Sta’ salendo le scale.

1o facchino      (Dalle quinte) Sei li’, tu? Vieni a darmi una mano!

                        Il secondo facchino esce dalla sinistra, sparisce per un attimo, poi lo si vede riapparire, dapprima di schiena, e nell’atto di fare uno sforzo.

Signore           (Nello stesso tempo, tendendo il braccio in direzione delle diverse parti della stanza: pavimento, pareti, ecc., come per dare piu’ preciso riferimento alla disposizione dei mobili, dice) Uno...... due..... tre...... quattro..... uno......

1o facchino      (Con sforzo) Su’ ....Dai!

Signore           (C. s.) Uno....due....tre....quattro....uno....

                        I due facchini compaiono adesso per intero, portando, con fatica, un secondo vaso, vuoto, identico al primo, visibilmente leggerissimo; questi sforzi congiunti devono dare pero’ l’impressione di essere molto penosi; infatti essi barcollano.

1o facchino      Avanti, ci siamo.

2o facchino      Tieni duro!

Signore           (C. s.) Uno.... due.... tre......

1o facchino      (Al signore) E quello li’, dove lo mettiamo?

Signore           (Voltandosi verso di loro) Mettetelo .... li’.... per piacere. (Fa’ segno con il dito, a sinistra della porta di sinistra, vicino alla ringhiera) Ecco!

                        I due facchini portano il vaso nel luogo indicato.

                        Cosi’. Perfetto.

                        I due facchini hanno deposto il vaso; si rialzano soffregandosi le braccia, le reni, si tolgono i berretti, si asciugano la fronte; intanto si sente nelle scale la voce della portinaia, frammista ad altre, a tratti, fino a che, gradualmente, cessa ogni rumore.

2o facchino      Accidenti! Se e’ tutto cosi’........

Signore           Siete stanchi, signori?

1o facchino      Oh! Non e’ niente.... Ci siamo abituati..... (Al collega) Cosa stai a perder tempo! Andiamo!

                        I facchini escono dalla porta di sinistra.

Signore           (Conta) Uno.....due....tre..... quattro.... uno.... due..... tre..... (Poi si sposta, passa in rassegna i punti dove disporre gli arredi, adopera ogni tanto il metro a nastro che tiene in mano) Questo stara’ bene la’.... quest’altro lo metteremo qua’..... questo, qui’! .... Ecco......

                        Il primo facchino entra da sinistra, portando, con difficolta; ma da solo, un altro vaso. Il signore gli indica, all’altra estremita’ del palcoscenico, l’angolo in fondo a destra. Il primo facchino vi si dirige, depone l’oggetto.

                        (Prende misure dicendo) Uno.... due.... uno.... tre.... cinque... uno .... due.... sette..... Benissimo .... ecco.... cosi’ puo’ andare.........

1o facchino      Va’ bene li’, signore?

                        Mano a mano che gli oggetti trasportati saranno piu’ grandi e sembreranno piu’ pesanti, i facchini avranno l’aria di portarli con maggiore facilita’; alla fine, sara’ come un gioco.

Signore           Si, signore, va’ bene.

                        Poi, il primo facchino esce da sinistra, mentre il secondo entra, dalla stessa porta, portando un altro vaso, identico ai precedenti.

                        La’, per favore. (Indica l’angolo a destra, vicino alla ribalta).

2o facchino      Ah, la’! (Depone l’oggetto, esce da sinistra).

1o facchino      (Sempre dalla stessa porta, entra portando due sgabelli esattamente eguali a quelli di prima) E questi qui’, signore, dove li mettiamo?

Signore           (Indicando i due lati della porta di destra) Li’ e la’, naturalmente, cosi’ faranno simmetria con gli altri.

1o facchino      Gia’.... avrei dovuto pensarci....... (Porta gli oggetti nel luogo indicato) Uff! Avanzera’ ancora spazio? (Si ferma per un attimo, a mani vuote, in mezzo alla scena, poi esce da sinistra).

Signore           Sistemeremo tutto. Stia tranquillo. Ci penso io.

2o facchino      (Entrando da sinistra con una valigia) Li’, signore..... (Indica il lato destro della finestra in fondo e vi si dirige).

Signore           (Lo ferma) Mi scusi, non li’, la’.... (Indica il lato sinistro della finestra).

2o facchino      (Va’ a deporvi il suo carico, dicendo) Va’ bene, signore. Sia piu’ preciso, la prego.

Signore           D’accordo.

2o facchino      Per non farci faticare per niente!

Signore           Capisco.

                        Il secondo facchino entra da sinistra.

1o facchino      (Entra da sinistra con un tavolinetto rotondo) E questo? Dova va’?

Signore           Ah, gia’.... gia’.... non e’ facile trovargli un posticino.....

1o facchino      Forse qui’, signore? (Con il tavolino va’ verso la finestra, a sinistra).

Signore           Non si poteva immaginare di meglio.

                        I tavolini sono tutti rotondi ma tutti di forma e colore diversi.

                        Si.

                        Il primo facchino posa il tavolino ed esce.

2o facchino      (Entra da sinistra con un tavolino) E questo?

Signore           (Indicando a sinistra del tavolino precedente) Qui’, per piacere.

2o facchino      (Posa il tavolino, poi) Accidenti, non ci sara’ piu’ posto per i piatti!

Signore           Tutto previsto, tutto calcolato.

2o facchino      (Dando un’occhiata al palcoscenico) Non mi sembra poi tanto.

Signore           Ma si’.

2o facchino      Se lo dice lei. (Esce da sinistra).

                        Arriva il primo facchino, con un altro tavolino.

Signore           (Al primo facchino) Di fianco all’altro.

                        Il primo facchino sistema il tavolino ed esce, mentre, entra il secondo facchino, sempre da sinistra, con un altro tavolino.

                        (Poi traccia con il gesso un cerchio per terra; con piu’ cura, un cerchio piu’ piccolo al centro del primo; si interrompe e si rialza per indicare al secondo facchino dove deve essere sistemato il nuov tavolino) La’, lungo la parete, accanto all’altro.

                        Il secondo facchino depone il tavolino.

                        (Ha finito di tracciare il secondo cerchio, si rialza e dice) Cosi’ va’ bene!

                        Mentre il secondo facchino esce, sempre da sinistra arriva il primo facchino, con un altro tavolino.

                        Di fianco all’altro! (Indica il posto).

                        Il primo facchino depone il tavolino ed esce da sinistra.

                        (Per un attimo rimasto solo, conta i tavolini che sono stati portati) Gia’ .... gia’.... adesso bisognera’......

                        Da destra entra il primo facchino con un altro tavolino.

                        Tutto intorno.....

                        Poi, da sinistra, il secondo facchino.

                        ...... Tutto intorno.....

                        I facchini, il primo uscendo da sinistra ed entrando da destra, il secondo entrando da sinistra ed uscendo da destra, portano dei tavolini e altri oggetti svariati; sedie, paraventi, lampade a piedistallo, pile di libri, che depongono, incrociandosi di volta in volta, tutto intorno al palcoscenico, lungo le pareti; il movimento avviene in modo che durante la scena vi sia sempre un facchino sul palcoscenico,

                        Tutto intorno, tutto intorno..... tutto intorno.... (Poi, quando le pareti sono tutte contornate da una prima fila di arredi, il signore si rivolge al primo facchino, che entra da sinistra a mani vuote) Adesso potrebbe portare una scala.

                        Il primo facchino esce dalla stessa parte da cui e’ entrato, e il secondo entra da destra.

                        Una scala!

                        Il secondo facchino esce dalla porta dalla quale e’ entrato.

                        (Guardando intorno alle pareti si soffrega le mani) Ecco, comincia ad avere un verso. Sara’ abitabilissimo. Non sara’ niente male.

                        Da sinistra e da destra, da lati opposti a quelli dai quali se ne sono andati, entrano i due facchini; a quello che viene da sinistra, il signore, senza parlare, indica la parete di destra, e viceversa.

1o facchino      Bene.

2o facchino      Bene.

                        Incrociandosi, i due facchini posano, sulla destra e sulla sinistra, le scale contro le pareti.

Signore           Lasciate li le scale. Potete portare i quadri.

                        I facchini scendono dalle scale, escono da destra e da sinistra. Andando verso l’uscita, il secondo sfiora uno dei cerchi di gesso, al centro del proscenio.

                        Attenzione, non guastate il mio cerchio.

2o facchino      Ah, si. Cercheremo di stare attenti.

Signore           Attenzione!

                        Il secondo facchino esce, mentre dal lato opposto entra il primo portando un grande quadro, che rappresenta un viso mostruoso di vecchio.

                        Attenzione, attenzione ai miei cerchi. (Detto con tono tranquillo e neutro).

1o facchino      Ci provero’. Non e’ facile quando uno e’ carico.....

Signore           Appenda il quadro.

1o facchino      Si, signore. (Monta sulla scala e appende il quadro, con cura, alla parete).

                        Dal lato opposto a quello dal quale e’ entrato il primo facchino, entra il secondo, anche lui portando una grande tela che rappresenta un’altra figura mostruosa di vecchio.

Signore           I miei antenati. (Al secondo facchino) Salga sulla scala. Appenda il quadro.

2o facchino      (Salendo sulla scala, alla parete opposta, con il quadro in mano) Non e’ facile, con i suoi cerchi. Specialmente poi se uno sta’ portando cose pesanti. Non si puo’ vedere dappertutto. (Comincia ad appendere il quadro).

Signore           Ma si’. Basta un po’ di buona volonta’.

                        Il signore sceglie, tra gli oggetti trasportati, un libro, una scatola o altri oggetti piu’ piccoli, li porta al centro del palcoscenico, li rimette a posto dopo averli rimirati alzandoli al disopra del capo, mentre gli operai sono occupati a fissare le tele sulle due pareti; il signore puo’ anche spostare leggermente uno o due mobili, rifare i cerchi di gesso; il tutto, senza parole; si sente il rumore, pero’ debole, prodotto dai martelli, e i rumori dall’esterno, gia’ trasformati, diventati musica. Il signore contempla i quadri e la stanza con aria soddisfatta. Gli operai hanno finito, e anche il signore; il lavoro si e’ prolungato per un po’ di tempo, senza che venga detta una sola parola; i facchini scendono dalle scale; le portano altrove, per esempio negli spazi ancora abbastanza sgombri vicino alla porta di destra e a quella di sinistra; poi si avvicinano al signore, che guarda prima un quadro, poi l’altro.

1o facchino      (Al signore, indicando i quadri appesi) Va’ bene?

Signore           (Al facchino) Va bene?

2o facchino      Mi pare che stiano bene.

Signore           (Contemplando i quadri) Sono attaccati bene. (Pausa) Portate i mobili pesanti.

2o facchino      Ho sete. (Si asciuga la fronte).

Signore           Allora, la credenza.

                        I facchini vanno insieme verso la porta di destra.

                        (Si volta verso la finestra) Uno.... si’..... Qui’........

                        Prima che i facchini siano arrivati alla porta di destra, questa si apre, spalancando i due battenti, e una credenza, spinta da una forza invisibile, irrompe sul palcoscenico. Mentre i battenti della porta si richiudono, i due facchini afferrano la credenza e girano la testa verso il signore, che, con un gesto, indica la zona dove deve essere sistemata.

I due facchini (Che si sono spostati leggermente verso il centro del palcoscenico) Dove?

Signore           (Con la schiena rivolta al pubblico, tende la mano verso la finestra) Ma.... la’!.....

1o facchino      Ma non ci sara’ piu’ luce!

Signore           C’e’ la luce elettrica.

                        Il primo facchino spinge la credenza contro la finestra; la credenza non la ostruisce completamente, non e’ abbastanza alta; il secondo facchino va’ verso una delle porte, preme il pulsante, la lampada si illumina sul soffitto; prende una tela che rappresenta un paesaggio invernale; la tela si e’ infilata da se’ tra i battenti della porta; la mette sopra la credenza; la finestra e’ adesso interamente coperta; il primo facchino apre la credenza, prende una bottiglia, beve una sorsata, passa la bottiglia al secondo, che beve una sorsata e poi la porge al signore.

                        No. Mai.

                        I due facchini, a turno, bevono dalla bottiglia, facendosela passare, e guardando la finestra coperta.

                        Cosi’ e’ meglio.

                        I due facchini, continuando a bere di tanto in tanto, si girano anche loro dalla parte della finestra ricoperta dalla credenza e dalla tela che rappresenta un paesaggio invernale, di modo che tutti e tre vengono a trovarsi con la schiena rivolta al pubblico.

1o facchino      (Approvando) Ha! Ha!

2o facchino      (Approvando) Ha! Ha!

Signore           Non esattamente. (Indica la tela ai facchini) Non mi piace .... Giratela dall’altra parte.

                        I facchini vanno a rivoltare il quadro, mentre il signore li sta’ a guardare; si vede il dietro del quadro, con l’intelaiatura scura, i pezzi di corda; poi, i due facchini si allontanano di qualche passo, ripigliando la bottiglia dalla quale continuano a bere, e vanno a mettersi ai due lati del signore, sempre voltando la schiena al pubblico; stanno ancora a guardare la credenza sormontata dal quadro, in silenzio per qualche istante.

                        Preferisco cosi’.

1o facchino      E’ piu’ grazioso.

Signore           E’ piu’ grazioso. Piu’ sobrio.

2o facchino      E’ piu’ grazioso. Piu’ sobrio.

Signore           Eh, si’, e’ piu’ grazioso, piu’ sobrio.

1o facchino      Eh, si’.....

2o facchino      Eh, si’.....

Signore           In questo modo non si vedra’ piu’ niente.

1o facchino      Almeno questo e’ fatto.

                        Silenzio.

2o facchino      (Dopo una pausa, girando la bottiglia con il collo in basso) Non ce n’e’ piu’.

1o facchino      L’ultima goccia.

2o facchino      (Tenendo la bottiglia nella medesima posizione, al signore) Non ce n’e’ piu’.

Signore           Neanch’io ce ne ho piu’.

                        Il primo facchino prende la bottiglia dalle mani del secondo , la mette nella credenza, richiude la credenza.

                        I vicini non daranno piu’ fastidio.

1o facchino      Meglio per tutti.

2o facchino      Tutti saranno contenti.

Signore           Tutti contenti.

                        Un momento di silenzio.

                        Al lavoro. Continuiamo. La mia poltrona.

1o facchino      Dove la mettiamo?

2o facchino      Dove la mettiamo?

Signore           Nel cerchio. (Indica il cerchio del centro) Non guasterete piu’ il mio cerchio.

1o facchino      (Al signore) Lo vedremo meglio.

Signore           (Al primo facchino) Vada a prenderla.

                        Il primo facchino va’ verso la porta di destra.

                        (Al secondo facchino) E adesso i mobili pesanti, quelli in legno rosa.

                        Il primo facchino arriva alla porta di destra; compare la poltrona, sempre spinta dal di fuori; la prende; il secondo va’ alla porta di destra; appare la meta’ di un grande armadio, l’afferra, lo tira verso di se’, verso il centro del palcoscenico; i movimenti sono diventati molto lenti; d’ora in poi i mobili compaiono tutti, di volta in volta, dalle due porte, spinti dal di fuori; pero’ sono visibili solo per meta’; i due facchini li tirano a se’; quando i mobili sono stati completamente trascinati al centro della stanza, immediatamente si presentano altri mobili, per meta’, e cosi’ di seguito; il primo facchino ha dunque preso la poltrona, mentre l’altro, all’altra porta, trascina un enorme armadio coricato; il primo facchino mette la poltrona nel cerchio.

                        (Vedendo l’armadio di legno rosato) Bello il rosa.

1o facchino      (Dopo aver messo la poltrona dentro al cerchio) Una buona poltrona.

Signore           (Tastando l’imbottitura della poltrona) Morbida. Ben imbottita. (Al primo facchino) Porti dentro, signore, per favore, porti dentro.

                        Il primo facchino va’ verso la porta di destra, dove trova un altro armadio rosa, coricato; il secondo, mentre trascina l’armadio, getta un’occhiata al signore, come per chiedergli dove collocarlo.

                        La’!

                        Gli armadi – potranno essere quattro in tutto – verranno disposti, secondo le continue indicazioni del signore, lungo le tre pareti, parallelamente alle altre file di mobili; sia il primo che il secondo facchino interrogheranno con gli occhi il signore ogni volta che avranno estratto per intero i mobili di tra i battenti delle porte, e il signore, facendo segno col dito, dira’ << La’! La’!La’!La’! >>. Ad ogni << LA’! >> i facchini faranno cenno di << si’ >>con il capo, e porteranno i mobili: dopo quattro armadi, sara’ la volta di mobili piu’ piccoli – ancora dei tavolini tondi, ancora dei divani, ceste di vimini, mobili mai visti, ecc. – contro gli altri mobili, lungo le pareti, stringendo sempre piu’ da vicino il signore al centro del palcoscenico; il tutto ha dato luogo ad una specie di goffo balletto, i cui movimenti continuano ad essere molto lenti.

                        I facchini continuano a introdurre mobili ed a interrogarlo in silenzio, mentre si vedono i mobili entrare in scena, spinti dal di fuori, ecc.

                        (Sta’ al centro, con una mano appoggiata sullo schienale della poltrona, l’altra che indica) La’....La’....La’....La’....La’..... La’...... La’...... La’...... La’...... La’...... La’...... La’...... La’...... La’...... La’...... La’...... La’...... La’...... La’...... La’...... La’...... La’...... La’...... La’...... La’...... La’...... La’...... La’...... La’......

                        Fare in modo che l’azione duri a lungo; puo’ essere lenta e scandita, per poi ritornare ad un ritmo naturale; a un dato momento, il primo facchino porta, dalla destra, un apparecchio radio; lo sguardo interrogativo di questi si posa sul signore.

                        (Con tono di voce leggermente piu’ alto, dice) Ah, no, certamente no.

1o facchino      Non funziona.

Signore           In questo caso, si’. Qui’. (Indica uno spazio vicino alla poltrona).

                        Il primo facchino esegue, si muove verso destra per prendere altri mobili, mentre da sinistra, con lo stesso sguardo interrogativo, arriva il secondo facchino, portando un secchio.

                        Si’, qui’, naturalmente. (Indica l’altro lato della poltrona).

                        Il secondo facchino depone il secchio; poi i due facchini se ne vanno, ciascuno dalla sua parte, e ritornano con dei mobili, chiudendo sempre di piu’ il cerchio intorno al signore; l’azione si svolge adesso senza parole, nel silenzio piu’ assoluto; i rumori e la voce della portinaia, dal di fuori, si sono via via smorzati; i facchini camminano con passo felpato; anche i mobili entrano senza far rumore; ogni volta che introducono un nuovo mobile, i facchini continuano a gettare un’occhiata al signore, e lui, senza dir parola, continua ad indicare con un cenno della mano, gli spazi dove devono essere deposti gli oggetti, il cui cerchio gli si accosta sempre di piu’; questa scena muta, fatta di gesti, i cui movimenti saranno ancora piu’ scanditi, deve anch’essa durare a lungo, piu’ ancora, forse, di quella dei << La’..... La’.... La’....>> del signore; alla fine, il secondo facchino porta dalla sinistra un enorme orologio a pendolo, mentre l’altro facchino continua la sua azione; il signore, scorgendo l’orologio, fa’ un gesto di sorpresa e di indecisione, poi un segno di diniego; quindi, mentre il secondo facchino esce con l’orologio e sta’ per introdurre un altro mobile, il primo facchino entra con un altro orologio a pendolo in tutto e per tutto uguale al primo.

                        (Lo rimanda indietro con un gesto, poi si riprende) Gia’, in fondo, perche’ no?

                        L’orologio viene portato vicino alla poltrona, nello spazio che il signore ha indicato, facendo cenno col dito; il secondo facchino introduce adesso un grande paravento, molto alto; giunge presso alla poltrona, mentre il primo facchino giunge al suo fianco portando anche lui un altro paravento di eguale grandezza.

2o facchino      Ma lei non avra’ piu’ posto!

Signore           Come no. (Si siede nella poltrona, entro il cerchio) Visto?

                        Giungono, portati dai facchini, un secondo e poi un terzo paravento che circondano dai tre lati il signore, dentro il suo cerchio. Rimane aperto solo un lato, di fronte al pubblico. Il signore e’ seduto in poltrona, col cappello in testa, di faccia al pubblico; dai due lati i facchini, i cui corpi sono nascosti dai paraventi, sporgono la testa verso il signore, lo guardano per un momento.

1o facchino      Come va’? Sta’ bene?

                        Il signore fa’ cenno di << si’ >> con il capo.

                        Si sta’ bene a casa propria.

2o facchino      Era stanco. Si riposi un poco.

Signore           Continuate..... C’e’ ancora molto?

                        Scena muta. Il signore e’ seduto, immobile, con il cappello in testa, di fronte al pubblico; i due facchini si dirigono uno alla porta di destra, l’altro alla porta di sinistra; i battenti sono spalancati; si vedono dei grandi assi, alti quanto le porte, di cui ostruiscono totalmente l’accesso; a sinistra sono verdi, a destra, viola; potrebbero essere i dorsi di armadi alti e larghi; i facchini, con due movimenti simmetrici, ciascuno guardando la propria porta, si grattano le teste sotto ai berretti, con aria imbarazzata; alzata simultanea della spalle, e delle braccia, che appoggiano quindi sui fianchi; poi, nello stesso tempo, si girano indietro tra i mobili, ai due lati del palcoscenico; si guardano, poi:

1o facchino      Che si fa’?

2o facchino      Che si fa’?

Signore           (Senza muoversi) C’e’ ancora molto? Non e’ ancora finito?

                        Il primo facchino, senza rispondere al signore, fa’ un altro gesto significativo, un gesto di imbarazzo, all’indirizzo del secondo, che questi ripete.

                        (Senza muoversi, sempre molto calmo) Avete portato tutti i mobili?

                        Scena muta per qualche istante. I due facchini, fermi nel punto in cui si trovano, si girano verso le rispettive porte, poi, verso il signore, che non puo’ piu’ vederli.

1o facchino      Signore, e’ molto seccante......

Signore           Che cosa?

2o facchino      I mobili che rimangono sono troppo grandi, e le porte non sono abbastanza alte.

1o facchino      Non possono passare.

Signore           Di che si tratta?

1o facchino      Armadi.

Signore           Quello verde? Quello viola?

2o facchino      Si’.

1o facchino      E non e’ tutto. Ce n’e’ ancora.

2o facchino      La scala e’ piena zeppa. Non si circola piu’.

Signore           Anche il cortile e’ pieno. Anche la strada.

1o facchino      In citta’ le macchine non circolano piu’. Mobili dappertutto.

2o facchino      (Al signore) Non si lamenti signore, lei almeno ha un posto a sedere.

1o facchino      Il metro’, forse, funziona.

2o facchino      Oh, no.

Signore           (Sempre dal suo posto) No. Le vie sotterranee, tutte bloccate.

2o facchino      (Al signore) Ne ha di mobili, lei! Riesce ad ingombrare tutto il paese.

Signore           La Senna non scorre piu’. Bloccata, anche lei. Rimasta senz’acqua.

1o facchino      Allora che facciamo, se non entra piu’ niente?

Signore           Non si puo’ lasciarli fuori.

                        I facchini parlano sempre dal loro posto.

1o facchino      Si puo’ farli entrare attraverso il solaio. Ma.... bisognerebbe sfondare il soffitto.

2o facchino      Non c’e’ bisogno. Casa moderna. Soffitto scorrevole. (Al signore) Lei lo sapeva?

Signore           No.

2o facchino      Ma si’, e’ semplice. Si battono le mani. (Avvicina le mani una all’altra) Il soffitto si apre.

Signore           (Dalla sua poltrona) No.... Ho paura della pioggia per i miei mobili. Sono nuovi e delicati.

2o facchino      Non c’e’ pericolo, signore. Conosco il sistema. Il soffitto si apre, si chiude, si apre, a volonta’.

1o facchino      Allora, si potrebbe.

Signore           (Dalla sua poltrona) A condizione di richiuderlo subito. Non dimenticarsene.

1o facchino      Ci ricorderemo. Son qui’ io. (Al secondo facchino) Sei pronto?

2o facchino      Si’.

1o facchino      (Al signore) D’accordo?

Signore           Intesi.

1o facchino      (Al secondo facchino) Dai.

                        Il secondo facchino batte le mani. Dal soffitto scendono, sul davanti della scena, dei grandi assi, che nascondono del tutto agli occhi del pubblico il signore chiuso nel suo alto recinto; qualche asse, uno o due, puo’ anche esser calato in scena, in mezzo agli altri mobili; o, per esempio, delle grosse botti; il nuovo inquilino e’ in tal modo completamente murato.

                        (Scavalcando i mobili, dopo aver bussato tre colpi rimasti senza risposta ad una delle facciate laterali del recinto, si dirige con la scala verso gli assi che lo compongono; ha in mano un mazzo di fiori, che cerchera’ di nascondere agli occhi del pubblico; in silenzio, appoggia la scala a destra e sale; giunto alla sommita’ dell’asse laterale, guarda dall’alto verso l’interno del recinto, si rivolge al signore) Ecco, signore, e’ tutto qui’. Come sta’. Come funziona la casetta nuova?

Voce signore   (Sempre la stessa, soltanto un po’ piu’ soffocata) Soffitto. Chiudere il soffitto, per favore.

1o facchino      (Dall’alto della scala al compagno) Avanti, chiudi il soffitto. Te ne sei dimenticato.

2o facchino      (Dal suo posto) Ah, e’ vero. (Batte le mani per far richiudere il soffitto) Ecco fatto.

Voce signore   Grazie.

1o facchino      (Sulla scala) Certo, cosi’ sara’ ben protetto. Non avra’ freddo..... Tutto bene?

Voce signore   (Dopo una pausa) Tutto bene.

1o facchino      Mi dia il cappello, signore, potrebbe darle fastidio.

                        Dopo una breve pausa si vede apparire all’interno del recinto il cappello del signore.

                        (Prendendo il cappello e gettando i fiori dentro il recinto) Ecco. Cosi’ stara’ piu’ comodo. Prenda questi fiori. (Al secondo facchino) Ci siamo?

2o facchino      C’e’ tutto.

1o facchino      Bene. (Al signore) Abbiamo trasportato tutto signore, adesso lei e’ a casa sua...... (Scende dalla scala) Ce ne andiamo. (Va’ a posare la scala contro il muro, oppure la mette a caso, ma con garbo e senza far rumore, tra gli altri oggetti che circondano il recinto del signore. Al secondo facchino) Vieni.

                        I due facchini si dirigono a caso, non si sa’ bene dove, verso il fondo della scena, ognuno dalla propria parte, con passo indeciso, in direzione di uscite invisibili, problematiche, in quanto la finestra e’ ostruita, e cosi’ pure le porte, dai battenti spalancati, attraverso i quali ancora si vedono gli assi dai colori violenti che le ingombrano.

                        (A un certo punto, da un’estremita’ del palcoscenico, si ferma, con il cappello del signore in mano, si gira, parla in direzione del signore nascosto) Non le occorre niente?

                        Silenzio.

2o facchino      Non le occorre niente?

                        Una pausa; la scena e’ immobile.

Voce signore   Spegnete la luce.

                        Oscurita’ completa sul palcoscenico.

                        Grazie.

                        Sipario.