Il paese della cuccagna

Stampa questo copione

il_paese.rtf

Carlo Goldoni

 IL PAESE DELLA CUCCAGNA

Commedia per Musica di Polisseno Fegejo Pastor Arcade da rappresentarsi nel Teatro Giustinian

di S. Moisè per la Fiera dell'Ascensione l'Anno .

PERSONAGGI

LARDONE governatore.

Il Sig. Antonio Valetti. Madama CORTESE dispensiera di Cuccagna.

La Sig. Margherita Parisini. Madama LIBERA cerimoniera di Cuccagna.

La Sig. Ginevra Magagnali. COMPAGNONE proveditore.

Il Sig. Francesco Carattoli. SALCICCIONE custode.

La Sig. Domenica Lambertini. POLLASTRINA

La Sig. Costanza Rossignoli.              sposi promessi e

PANDOLINO                       }  salvatidalnaufragio

Il Sig. Francesco Baglioni. ORONTE capitano de' soldati.

Il Sig ...............................

Uomini di Cuccagna. Soldati. Servitori.

La Scena si rappresenta nel paese favoloso della Cuccagna, paese allegorico de' vagabondi, oziosi e malviventi.

MUTAZIONI DI SCENE

ATTO PRIMO

Spiaggia di mare con veduta di legni naufragati.

Compagnone, con seguito d'Uomini che portano dei polli, degli agnelli, dei capretti, delle pezze di cascio, del

pane e del presciutto con altri commestibili, e dei fiaschi di vino.

Cortile nel palazzo del Governatore della Cuccagna, con fontane che gettano vino e commestibili intorno,

che formano in tutto il cortile una dispensa.

ATTO SECONDO

Tempio dedicato a Bacco, a Cerere e ad Amore.

Giardino illuminato in tempo di notte, con tavola magnificamente addobbata, ricca di piatti e di licori.

ATTO TERZO

Spiaggia di mare con veduta in qualche distanza d'una galera ed altri legni. Camera di Pandolino e Pollastrina.


ATTO PRIMO

SCENA PRIMA

Spiaggia di mare con veduta di legni naufragati.

Pandolino, poi Pollastrina

PAND.                              Chi m'insegna, chi mi dice

L'infelice Pollastrina Se più vive, poverina, O se morta è in mezzo al mar?

Povero Pandolin! che gran disgrazia!

M'avessero quell'onde subissato;

M'avessero ingoiato

Un'orca, una balena,

Ch'ora non proverei sì fiera pena.

Povera Pollastrina!

Per amor mio s'è indotta

A lasciar la sua patria, e con la madre

E col fratel meco è venuta in mare;

Ma prima d'arrivare

A far in terra il nostro sposalizio,

Se n'è andata la nave in precipizio.

Chi m'insegna, chi mi dice L'infelice Pollastrina Se più vive, poverina, O se morta è in mezzo al mar? (parte)

SCENA SECONDA

Pollastrina dall'altra parte.

Chi m'insegna, chi mi dice L'infelice Pandolino Se più vive, poverino, O se morto è in mezzo al mar?

Povera Pollastrina!

M'avevo ritrovato un buon marito,

E appena l'ho trovato, l'ho smarrito!


Mi dispiace perduti

Aver la madre ed il fratello in mare;

Ma oimè, che più penoso

M'è il dolor d'aver perso il caro sposo!

Chi m'insegna, chi mi dice

L'infelice Pandolino

Se più vive, poverino,

O se morto è in mezzo al mar? (parte)

SCENA TERZA

Pandolino, poi Pollastrina

PAND.

Chi m'insegna Pollastrina?

POLL.

Chi m'insegna Pandolino?

PAND.

Se più vive, poverina?

POLL.

O se morto è in mezzo al mar?

(Vanno smaniando per la scena, poi si scoprono e si riconoscono)

POLL.

Pandolin!

PAND.

Pollastrina!

POLL.

Idolo mio!

PAND.

Tu sei qui? Tu sei viva?

POLL.

Tu non sei naufragato?

a due

Evviva, evviva!

PAND.

Tua madre?

POLL.

Oh sventurata!

PAND.

Tuo fratello?

POLL.

Oh meschino!

Li ho veduti andar giù,

E non li ho più veduti a tornar su.

PAND.

Come ti sei salvata?

POLL.

Io mi son attaccata

A un bravo marinaio,

Ed egli semiviva

M'ha condotta del mar in sulla riva.

PAND.

E il marinaro poi,

Così tra viva e morta,

Ti ha fatto nulla?

POLL.

Il diavol che ti porta.

E tu come sei giunto a salvamento?

PAND.

Anch'io per un portento.

Ero quasi del mar andato al fondo,

Quando per mia fortuna

Una rete trovai,

E dentro della stessa io m'intricai.

I pescator, sentendo


Il gran peso, e credendo

D'aver un buon boccone,

M'hanno tirato su per un sturione.

POLL.

Grazie al cielo, siam vivi.

Ma qui cosa faremo?

E di che viveremo?

PAND.

Questo è il punto.

Non conosco il paese,

Non so dove addrizzarmi,

E la fame principia a tormentarmi.

POLL.

Non si vede una casa, una capanna.

PAND.

Ecco gente, ecco gente.

POLL.

Oimè! chi sarà mai?

PAND.

Sia chi esser si voglia:

Siano ladri, corsari o malandrini,

Già nella tasca mia non ho quattrini.

POLL.

Dunque, per quel ch'io sento,

Noi siamo a mal partito.

PAND.

Manca il denaro, e cresce l'appetito.

SCENA QUARTA

Compagnone, con seguito d'Uomini che portano dei polli, degli agnelli, dei capretti, delle pezze di cacio, del pane e del presciutto, con altri commestibili, e dei fiaschi di vino.

COMP.                            Compagni, fermate,

Se stanchi voi siete;

Mangiate, bevete,

Godetevi un po'.

Io son Compagnone,

Galantomenone;

Mangiate, bevete,

Compagni, buon pro. (Gli Uomini che sono con Compagnone si pongono a sedere in terra. Tagliano del cacio, del presciutto, e mangiano e bevono. Pandolino e Pollastrina stanno osservando)

PAND.                  (Che bella compagnia!) (a Pollastrina)

POLL.                    (Sento che quel presciutto il cor mi tocca). (a Pandolino)

PAND.                  (Che bel formaggio! Mi vien l'acqua in bocca). (a Pollastrina)

COMP.                            Compagni, sedete,

Mangiate, bevete, Godetevi un po'. Io son Compagnone, Galantomenone: Compagni, buon pro.


POLL.

(Oh che caro presciutto!)

PAND.

(Oh che formaggio!)

POLL.

Domandiamone un po'. (a Pandolino)

PAND.

Non ho coraggio.

COMP.

Bella coppia gentil, che fate qui?

PAND.

Signor, io son del mare

Un povero annegato,

Che per maggior disgrazia si è salvato.

COMP.

È disgrazia la vita?

PAND.

Signor sì,

Se ho da viver così.

COMP.

Ma cosa avete?

Ditelo in cortesia.

PAND.

Giacché vussignoria...

Comanda... appagherò...

Le sue... cortesi brame...

Io, signore... son morto dalla fame.

COMP.

E voi, bella ragazza,

Che avete, che vi vedo

Immersa in una gran malinconia?

POLL.

Anch'io provo la stessa malattia.

COMP.

O poveri affamati,

Voi siete fortunati:

Siete venuti in luogo

Dove sempre si beve e ognor si magna:

Nel paese noi siam della Cuccagna.

PAND.

Quando dunque è così...

Signor... non ho coraggio...

COMP.

E che vorreste?

PAND.

Un po'... di quel... formaggio...

POLL.

Anch'io vi pregherei,

Perché quello... mi piace... sopra tutto,

Regalarmi... una fetta... di presciutto.

COMP.

Io tutto, amici miei,

Volentier vi darei,

Perché nel nostro regno

Ciascun liberamente

Mangia e beve a sua voglia, e non fa niente.

Ma abbiam però una legge,

Che prima d'aggregar un forastiero,

Pria di dargli da bere e da mangiare,

Egli deve giurare

Avanti il nostro nume

Serbar della Cuccagna il bel costume.

PAND.

Io son pronto a giurar.

COMP.

Qui non si giura;

Venite alla città.

PAND.

Quant'è lontana?

COMP.

Un miglio, un miglio appena.

Colà vi è il gran Lardone,


Nostro governator. Colà vi è il tempio

Dove Cerere, Bacco e Amor si adora.

Perché passar vi lascino alla porta,

Due de' compagni miei vi faran scorta.
PAND.                  Per or non v'è rimedio...

Di ristorar un poco l'appetito?
COMP.                  Già m'avete capito.

POLL.                   Né men, né men per grazia?

Un po'... se m'intendete...
COMP.                  Le leggi trasgredir voi non potete.

Compagni, vi vedo

Che sazi già siete;

Che più non potete

Né ber, né mangiar Lasciam la campagna,

Andiam in Cuccagna,

Che là vi potrete

Di nuovo saziar. (Parte con alcuni de' suoi Compagni, restandone due senza nulla da portare)

SCENA QUINTA Pandolino, Pollastrina e li due Uomini suddetti.

PAND.

Ahi, mi porta via il core!

POLL.

Oimè, mi sento

Quasi svenir.

PAND.

Se fosti maritata,

Questa volta faresti la frittata.

POLL.

Andiam dietro di loro.

PAND.

Andiam. Ma piano.

Che mai dovrem giurar?

POLL.

Per me son pronta,

Per vivere e mangiare,

In mezzo a mille squadre

Giurar che non son figlia di mio padre.

PAND.

Avverti sopra tutto

Ch'esser devi mia sposa.

POLL.

Già si sa.

PAND.

Che sei dalla tua patria

Partita con tua madre e tuo fratello,

Per venirti a sposar al mio paese.

POLL.

Tutto ciò non mi scordo.

PAND.

E che non devi

Lasciar me per un altro.

POLL.

Vi s'intende.


PAND.                  E avverti sopra tutto,

Se volesse qualcuno Star teco in compagnia, Di non darmi tormento e gelosia.

POLL.                   Tu lo sai, Pandolino,

S'io stata sempre sono Delle più modestine e più ritrose: Ma la fame fa far delle gran cose.

Innocente sai che sono, Sai che sono modestina... Son ritrosa; poverina, Tu vuoi farmi... Già m'intendi, Tu vuoi farmi delirar. (parte)

SCENA SESTA

Pandolino seguita per qualche passo Pollastrina; poi si ferma e mostra di parlar con essa, che

non si vede.

Ehi Pollastrina, adagio,

Aspettatemi un poco.

M'ho fatto mal, con riverenza, a un piede.

Poverina! M'aspetta, e se lo crede.

Voglio pensare alquanto,

Avanti d'impegnarmi

Con questo giuramento,

Cosa posson voler da' fatti miei,

Perché prender un granchio non vorrei.

Se vorran, per esempio,

Addossarmi il mestiere

Di primo cuciniere,

A tutto son disposto;

E se occorre, farò da menarrosto.

Ma se volesser mai

Ch'io avessi in altre cose a faticare,

Con tutto il mio giurare

Son certo e son sicuro

Che mi condanneriano per spergiuro.

Quando si tratta di far da mangiare, Son in cucina più lesto d'un gatto. Qua una pignatta, là un testo, qua un piatto; Foco all'arrosto; l'allesso non più; Volta il pasticcio; assaggia il ragù. Son eccellente nel far da mangiar. Fuori di questo non vuò faticar. (parte)


SCENA SETTIMA

Cortile nel palazzo del Governatore della Cuccagna, con fontane che gettano vino e commestibili intorno,

che formano in tutto il cortile una dispensa.

Lardone, Salciccione, Madama Cortese, Madama Libera e Compagni.

CORO

Dolce cosa all'uomo amica È il mangiar senza fatica. Buoni cibi, buon licore, Ogni dubbio, ogni rossore Fan dal ghiotto dileguar.

SALC.                   Dolcissimo Lardone,

Nostro governator, il ciel cortese

Vi conservi per sempre

Il più bel dono ch'abbiano i viventi:

Buon stomaco, buon gusto e buoni denti.
CORT.                   Io v'auguro di core

Che ber possiate come un animale,

Senza che il troppo vin vi faccia male.
LIB.                       Io prego che il dio Bacco

Faccia del vostro stomaco un lambicco,

E acciò non vi saziate,

Vi faccia digerir mentre mangiate.
LARD.                   Vi ringrazio, miei cari;

E in premio dell'amor che mi portate,

Amor sincero e grande,

Parte vi voglio far di mie vivande.

(Vengono Servi con torte e pasticci)

CORT.                               Evviva il buon Lardone,

LIB.                                      Il buon governator.

SALC.       } atre  Quelcarobernardone

È proprio di buon cor

SCENA OTTAVA

Compagnone e detti.

COMP.                  Signor, due forastieri,

Un uomo ed una donna, Sulla spiaggia del mar ho ritrovati. I poveri sgraziati


Stanno ben d'appetito,

E son meco venuti al dolce invito.

LARD.                  Vengano pur, ma prima

Che sian ammessi al nostro trattamento, Fategli far l'usato giuramento.

COMP.                  Olà, vengano avanti

Quegli affamati pellegrini erranti.

SCENA NONA

Pandolino, Pollastrina e detti.

Ben venuto il pellegrino
CORT.                               Nella nostra compagnia.

LIB.     } adue   Beveremoinallegria,

Mangeremo in quantità. (Queste due Donne prendono in mezzo Pandolino, e cantano)

Ben venuta, pellegrina,
SALC.                                Nella nostra compagnia.

LARD.      } adueSenzatemaegelosia,

Il buon tempo si godrà. (Questi due prendono Pollastrina in mezzo e cantano, e lei mostra di godere)

PAND.                   Io vi sono obbligato;

Ma ditemi, di grazia:

Che cerimonia è questa?

Le donne fan finezze a un uomo maschio,

E gli uomini le fanno ad una femmina?

No, così non mi piace.

Io voglio la mia sposa;

La voglio, m'intendete?
LIB.                       Se farete così, non mangerete.

POLL.                    Caro sposino mio,

Se state bene voi, sto bene anch'io.
LARD.                   Cara la mia fanciulla,

Non vi mancherà nulla.
SALC.                   Sarete ben trattata,

Servita e rispettata.
COMP.                  Se ognuno baderà alle cose sue,

Godrete la Cuccagna tutti due.
PAND.                   Non me n'importa un fico;

Vi replico e vi dico

Che voglio Pollastrina.
LIB.                       Se volete la sposa, e voi prendetela. (la spinge in mezzo la scena)

LARD.                  Se bramate la sposa, e voi tenetela. (fa passare Pollastrina vicino a

Pandolino)
PAND.                  Caro quel bel visino!


POLL.

Caro il mio Pandolino!

PAND.

O che paste sfogliate! (vedono i pasticci e le torte)

POLL.

Che torte inzuccherate!

PAND.

Oimè, non posso più.

POLL.

Oimè, sento che il cor mi balza in su!

PAND.

Signor, per carità, (a Compagnone)

Lasciatemi assaggiar.

POLL.

Deh permettete...

SALC.

Pria dovete giurar, poi mangerete.

Io che son il custode

De' cibi di Cuccagna,

Vi dico che per ora non si magna.

(a Pandolino e Pollastrina, poi parte)

POLL.

E intanto s'ha a patire?

PAND.

E intanto dalla fame s'ha a morire?

CORT.

Io che son destinata

All'uffizio gentil di dispensiera,

E che ho nome Cortese,

Vi farò buone spese;

A pranzo, a colazion, merenda e cena,

Vi darò da mangiar a pancia piena.

Io son di quelle femmine,

Ch'han generoso il cor,

E che si fanno onor

Con quel che suo non è.

Io sono facilissima

A movermi a pietà;

E far la carità

Nessun sa più di me. (parte)

SCENA DECIMA Pandolino, Pollastrina, Lardone, Madama Libera, Compagnone e Compagni.

PAND.                  La signora Cortese

Con tutta la sua grande cortesia

Nulla m'ha dato, e se n'è andata via.
POLL.                   Finora, poverino,

Lo stomaco si lagna;

E finora per noi non v'è Cuccagna.
LARD.                  Per goder di Cuccagna il beneficio,

Convien saper se siete

Abili per la nostra istituzione.

Due sorte di persone

Vi sono al mondo. L'una è di coloro

Che traggono il mangiar dal suo lavoro;


L'altra è di quella gente

Che cerca di mangiar senza far niente.

I primi son nemici

Del chiasso e del bagordo;

Sono gli altri d'umor lieto ed ingordo.

Chi avesse dei due geni

Misti e confusi i desideri suoi,

Non sarebbe per noi.

Chi pensa seriamente, stia lontano:

Solamente quel che ama la pazzia,

Degno è di star in nostra compagnia.

Goder Cuccagna

Talun procura,

Ma quanto dura

Dirvi non so. Finché si magna

Si tira avanti.

Lo fanno tanti,

E anch'io lo fo. (parte)

SCENA UNDICESIMA Pandolino, Pollastrina, Compagnone e Madama Libera

LIB.                       E ben, di qual dei due

Essere destinate?
PAND.                   Lasciate che ci pensi.

LIB.                                                         Via, pensate;

E se saper volete

Quai siano i riti nostri, io sarò pronta

A dar a voi la relazion più vera,

Io che libera son cerimoniera.
PAND.                   Mi farete piacer.

POLL.                                              Vi sarò grata.

LIB.                       La gente fortunata

Della nostra città si leva sempre

Vicino al mezzodì. Levati appena,

Van le donne allo specchio,

Gli uomini alla cucina:

Le prime a bellettarsi e farsi i ricci,

I secondi a ordinar torte e pasticci.

Fra visite, fra giochi ed amoretti,

Viene l'ora del pranzo;

Ognun mangia, ognun beve

Più di quello che può, di quel che deve.

Tutto il resto del giorno

Di qua, di là, d'intorno,


Si può far all'amor liberamente,

Senza trovar nessun che dica niente.

La sera si rinnova

Il gusto della cena,

E poi a pancia piena,

Per compir il diletto,

Ciascun sen va colla sua sposa in letto.

Ad ogni bel diletto Prevale un dolce amore: Chi non lo sente al core, Che cosa mai sarà? In mezzo alla Cuccagna Contento mai farà(). Quest'è quel bel gran regno Che al mondo egual non ha; E chi ha fortuna e ingegno, Per tutto il troverà. (parte)

SCENA DODICESIMA Pandolino, Pollastrina e Compagnone

PAND.

Oh che regno felice! Oh che paese

Gustoso e prelibato!

Sempre più me ne sono innamorato.

COMP.

Dunque andiamo a giurar.

PAND.

Sì, Pollastrina,

Andiam, se di venir contenta siete.

POLL.

Io per tutto verrò dove volete.

COMP.

Ma dite, galantuomo,

Quella bella ragazza è vostra moglie?

PAND.

Ancor tale non è; ma tale io spero

Che presto diverrà,

Se il buon Governator lo accorderà.

COMP.

Sì, sposatela pure,

Poiché nella città della Cuccagna

Quegli che ha bella donna per consorte,

È sicuro goder felice sorte.

POLL.

Se voi ce l'accordate,

Noi faremo anche adesso il matrimonio.

COMP.

Fatelo; io servirò per testimonio.

PAND.

Sarete il protettor?

COMP.

Sì, per appunto.

Ed io poi manderò

Pane, vino, cappon, manzo e vitello


()


farà: credo che sia da intendere: sarà. (Bonghi)



Al mio caro sposin grazioso e bello.

PAND.

Dunque veniam al fatto.

COMP.

Facciam, ma con un patto,

Che quel che s'usa qui col protettore,

Senza difficoltà dobbiate usare.

POLL.

Dite pur, ch'io son pronta.

PAND.

Anch'io non mi ritiro.

COMP.

Via, sposatevi.

Alla presenza mia date la mano:

Le usanze vi dirò di mano in mano.

PAND.

Pollastrina, ecco la mano.

POLL.

Pandolino, ecco la man.

PAND.

Ecco fatto il matrimonio.

COMP.

Ed io son il testimonio,

E compita è la funzion.

PAND.

Dunque andiamo.

POLL.

Pronta sono.

COMP.

No, fermate; or vien il buono.

PAND. POLL.

} a due        Dite su, che s'ha da far?

COMP.

Non sapete? Il protettore

Deve andar, per farle onore,

Con la sposa a passeggiar.

PAND.

Vada pur, che vengo anch'io.

COMP.

No, non venga, padron mio.

POLL.

Da noi soli s'ha d'andar.

PAND.

Dove andate?

COMP.

Nol cercate.

POLL.

Non l'avete a domandar.

PAND.

Questa cosa non mi piace;

La mia sposa ha da restar. (gli leva Pollastrina di mano)

COMP.

Dunque resta, o bernardone:

Non ti mando più cappone,

Né vitello da mangiar. (vuol partire)

POLL.

Siete un pazzo. (a Pandolino)

PAND.

Ehi! sentite. (a Compagnone)

COMP.

Che volete?

POLL.

Egli è pentito.

COMP.

Se sarete buon marito,

Protettore anch'io sarò.

PAND.

Compatite la ignoranza.

a tre

Vada via la gelosia,

E godiam quel che si può.


ATTO SECONDO

SCENA PRIMA

Tempio dedicato a Bacco, a Cerere e ad Amore.

Lardone, Compagnone, Salciccione e Compagni, tutti coronati di pampini, in vesti bianche. Madama Cortese e Madama Libera, vestite da Baccanti, coronate di fiori; Pollastrina, vestita

da Baccante senza corona; e Coro di Baccanti.

CORO

Evviva il Dio de' pampini,

Evviva Amor bambin;

Evviva Bacco e Cerere,

Evviva il pane e il vin.

PARTE DEL

Questa divota femmina,

CORO

Che viensi a dedicar,

Dei fiori più odoriferi

Vogliamo incoronar.

(pongono la corona in capo a Pollastrina)

TUTTO IL

Evviva il Dio de' pampini,

CORO

Evviva Amor bambin;

Evviva Bacco e Cerere,

Evviva il pane e il vin.

POLL.

È una gran bella cosa il canto e il suono!

Gradisco il vostro dono;

Inchino i vostri numi;

Amo i vostri costumi;

Tutto mi dà nel genio e mi conforta,

Ma sono dalla fame mezza morta.

LARD.

Or che siete de' nostri,

Venite, se volete;

Staremo allegramente, e goderete.

POLL.

Ma dov'è mio marito?

LIB.

Oh siete pazza

Se il marito cercate.

Venite via con noi, badate a me;

E il marito, se vuol, pensi per sé.

POLL.

Mi cercherà.

CORT.

Lasciate che vi cerchi.

Andar con il marito in compagnia

Sarebbe una solenne villania.

SALC.

Via, datemi la mano.

LARD.

Venite col sovrano.

COMP.

Andate, andate pure,


Che le femmine son fra noi sicure.

CORO                             Evviva il Dio de' pampini,

Evviva Amor bambin; Evviva Bacco e Cerere, Evviva il pane e il vin. (partono tutti, fuorché Compagnone)

SCENA SECONDA Compagnone e Ministri del Tempio, poi Pandolino

COMP.

Olà, sacri ministri,

Preparate ogni libro, ogni strumento,

Per far la gran funzion del giuramento.

PAND.

Dov'è, dov'è mia moglie?

Mia moglie dov'è andata?

Ah, signor protettor, me l'han rubata.

COMP.

E ben? Che cosa importa?

Ella non è già morta;

Ed in qualunque luogo sia rimasa,

La troverete questa sera a casa.

PAND.

Signor no; non va bene.

COMP.

Orsù, giurar conviene,

In faccia ai nostri numi,

Osservar i costumi

Della nostra nazione;

O andarvene di qua come un birbone.

PAND.

Senza mangiar?

COMP.

S'intende.

PAND.

Io morirò.

COMP.

E voi dunque giurate.

PAND.

Io giurerò.

COMP.

Bravo! così mi piace.

Olà, venite avanti. (ai Ministri, uno dei quali gli porge un libro)

Datemi qui quel libro;

E voi, Pandolin mio,

Non lasciate di dir quel che dich'io.

Bacco, signor del vino...

PAND.

Bacco, signor del vino...

COMP.

Promette Pandolino...

PAND.

Promette Pandolino...

COMP.

Benché sia fatto sposo...

PAND.

Benché sia fatto sposo...

COMP.

Non essere geloso...

PAND.

Oh questo poi...

COMP.

Se non volete voi

Giurar come dich'io, vi scaccerò.


PAND.

Povero Pandolino, io giurerò!

COMP.

Prometto di non essere geloso.

PAND.

Prometto... di non essere... geloso.

COMP.

Prometto... via.

PAND.

Prometto...

COMP.

Di non far mai fatica.

PAND.

Oh sì, prometto

Di non far mai fatica.

COMP.

Di mangiar quanto posso, e sempre bere.

PAND.

Prometto (oh che piacere!)

Di mangiar e di bere.

COMP.

Di non prendermi cura

Se la mia moglie stia

Con altri in allegria.

PAND.

Non lo posso giurar.

COMP.

Se non giurate

Anco questo di far, partite, andate.

PAND.

Vedo che il caso è brutto:

Signor sì, signor sì, giuro far tutto.

COMP.

Ora siete aggregato

Al popol fortunato di Cuccagna,

Dove il bere e il mangiar non si sparagna.

Che bel vedersi in casa

Venir il pane, il vino,

Senza saper da chi!

Vi sono tanti e tanti

Che vivono così.

Ma quasi ognun che visse

In questa bella vita,

Finì la sua partita,

E misero morì. (parte)

SCENA TERZA

Pandolino solo.

Adesso, Pandolino,

Sei fatto di Cuccagna cittadino.

Puoi saziar quanto brami ogni appetito,

Ma sei di Pollastrina il bel marito.

Cospetto, cospettone,

Voglio la sposa mia...

Ma questa è una pazzia.

Signor no, signor no, pazzia non è;

L'ho presa e l'ho sposata sol per me.

Ma la fame? La fame


Si sopporta, e si fa come si può. Vuò piuttosto morire. Oh messer no. Fra l'amore, l'onore e l'appetito, Combatto e mi confondo. Parlano i miei pensieri, ed io rispondo.

Dice questo: bada bene, Che ti voglion corbellar. Dice l'altro: non conviene La fortuna abbandonar. A chi dunque crederò? Ora vengo. Dite voi: Il bel tempo ho da lasciar? Signor no. Ma voi che dite? Ho a star quieto e sopportar? Signor sì. Già v'ho capito. Son amante, son marito, Ma mi piace la Cuccagna, Non mi piace affaticar. (parte)

SCENA QUARTA

Appartamento destinato a Pandolino e Pollastrina.

Madama Libera, Pollastrina e Madama Cortese ne' loro primi abiti.

LIB.                       E ben, come vi piace

Il vivere fra noi?
POLL.                                              Mi piace assai.

Ma sapere vorrei

Come vengan in Cuccagna

Tanti cibi ogni dì, tanti licori,

Senza che alcuno spenda, alcun lavori.
CORT.                   Vi voglio soddisfar. Sappiate, amica,

Che nel mondo si trovano

Certe ricche persone, e piene d'oro,

Ch'hanno in casa un tesoro,

E un soldo non darian per carità;

Ma se si tratterà

D'alimentar oziosi,

Liberali saranno e generosi.

Queste son quelle appunto

Che fomentan i vizi, e fan che stia

Il popol di Cuccagna in allegria.
POLL.                   Queste genti saranno

Qual altre deità quivi adorate.
LIB.                       Amica, v'ingannate.


Il popol di Cuccagna,

Quand'ha bene mangiato,

Beffeggia nel suo cuor chi gliel'ha dato.

POLL.                   Per dir la verità, pensando anch'io

Alla vostra sì strana cortesia, Ho riso nel mio cor la parte mia.

CORT.                   Ridete pur, ma poi pregate il fato

Che duri la Cuccagna.

POLL.                                                        V'è pericolo

Forse che si distrugga?

CORT.                                                       V'è pur troppo

Quella gran diceria Che la Cuccagna sia Cercata in più d'un loco, Ma che, quando si trova, dura poco.

Vi son due strade al mondo Per l'uomo pellegrin; Chi non ricerca il fin, Conoscerle non sa.

La strada più fiorita Lo guida alle rovine; E l'altra fra le spine Al porto il guiderà. (parte)

SCENA QUINTA Madama Libera e Pollastrina

POLL.                    Come parla costei! Non par che siano

Cotali sentimenti

Di Cuccagna adattati ai cor contenti.
LIB.                       Vi dirò. Noi ancora

Nel nostro cor talora

Abbiam qualche pensier illuminato

Che ci fa vergognar del nostro stato.
POLL.                    Or mi ponete in dubbio

Di restare tra voi.
LIB.                                                    Non ci pensate.

Fate come fo io:

Scaccio il pensiero, e faccio a modo mio.
POLL.                    Possibil ch'io non possa

Mio marito veder?
LIB.                                                    Lo vederete

Quanto mai che volete.

Per altro quelle donne

Ch'hanno preso in Cuccagna il lor partito,

Pochissime si curan del marito.


POLL.                   E cosa fanno poi?

LIB.                                                    Si fan servire

Or dall'uno, or dall'altro:

Or con un vezzo scaltro,

Or con un bel sorriso,

Finché dura il bel fior del vago viso.
POLL.                   Quando la donna invecchia,

Allor che cosa fa?
LIB.                                                    Di loro alcuna

Suol fare la maestra,

E la men scaltra gioventude addestra.
POLL.                   Di queste Cuccagnette

N'ho vedute diverse,

Mantenute da sciocchi a proprie spese.
LIB.                       Tutto il mondo è paese.

Il nostro di Cuccagna è il vero regno;

Ma però da per tutto,

Dove senza pensar si beve e magna,

Si gode dagli oziosi la Cuccagna.

Le madri che defraudano Le figlie della dote, Le zie che si mantengono Col bel della nipote, E quei mariti che amano Mangiar e non pensar, Cuccagna tutti godono, Ma poco suol durar. (parte)

SCENA SESTA Pollastrina, poi Pandolino

POLL.                   Quello che gli altri fanno,

Faremo ancora noi.

Così dei piacer suoi ciascun si scusa;

Basta di poter dir: così si usa.
PAND.                  Oh Pollastrina mia,

Alfin t'ho pur trovata.

Come fu? com'è andata?

Finor per causa tua son stato in pene.
POLL.                   Credimi ch'io sto bene,

E ne ringrazio il fato.

Ho bevuto e mangiato,

Son stata in allegria:

Credo più bel paese non vi sia.
PAND.                  Anch'io m'ho reficiato,

Ma non del tutto ancor. Vi vuole assai,


Poiché due giorni intieri digiunai.

Ma non vuò certamente

Che ci stiamo lontani.

POLL.

Anch'io patisco,

Se non ti son vicina.

PAND.

Cara mia Pollastrina,

Ti voglio tanto bene.

POLL.

Io t'amo tanto.

PAND.

Averei quasi pianto.

POLL.

Mi sarei data alla disperazione.

PAND.

Senonché nel mio core

Vinto fu dalla fame anco l'amore.

POLL.

Senonché nel mio petto

Dei cibi al buon odor cedé l'affetto.

PAND.

Ora che meglio stiamo,

Vieni, che ci abbracciamo un pochettino.

POLL.

Vieni, che sei il mio caro Pandolino. (si abbracciano)

SCENA SETTIMA

Compagnone e detti.

COMP.

Olà, che cosa fate?

E non vi vergognate?

PAND.

La sua moglie abbracciar non è vergogna.

COMP.

Ma farlo non bisogna

Così pubblicamente.

PAND.

(Lo faremo in segreto). (piano a Pollastrina)

POLL.

(Non temere;

Lo farem che nessun potrà vedere). (piano a Pandolino)

COMP.

Venite, Pollastrina,

Voglio mostrarvi il vostro appartamento.

POLL.

Vengo.

PAND.

Anch'io venirò.

COMP.

Con noi? Oh, signor no.

PAND.

Dunque non posso andar colla mia moglie?

Non intendo, signor, tal complimento.

COMP.

Ricordatevi il vostro giuramento.

PAND.

È ver, ma non vorrei...

POLL.

Marito, sciocco sei.

Se vuoi far il geloso,

Non son di quella pasta;

Sai che donna ch'io son, e tanto basta.

La donna onorata

Può andar dove vuole,

E in mezzo a un'armata

Sicura può star.


Ma quand'è di quelle Che son sfacciatelle, Non bastan cent'occhi Per farle guardar; Né chiavi, né funi Le posson frenar. (parte per mano di Compagnone)

SCENA OTTAVA Pandolino, poi Salciccione con Uomini che portano dei regali.

PAND.

Oh che boccone amaro!

Questo poco mangiar mi costa caro.

SALC.

Amico, dite in grazia,

Pollastrina dov'è?

PAND.

Là in quella stanza.

SALC.

La vado a ritrovar.

PAND.

Sì francamente?

Così senza dir niente

A me, che son alfine suo marito?

SALC.

Siete stato avvertito

Dell'uso nostro; onde per dirla, amico,

Vado, e di voi non me n'importa un fico.

PAND.

Olà, dico, fermate.

SALC.

Eh via, non mi arrestate.

Io porto a vostra moglie

Due abiti, e le loro forniture.

PAND.

Signor, quand'è così, si serva pure.

SALC.

Amico, a quel ch'io sento,

Voi sarete ogni giorno più contento. (entra in camera con i doni)

SCENA NONA

Pandolino, poi Lardone con Uomini carichi di vivande.

PAND.

Non so cosa si dica di contento;

Quel ch'io faccio, lo fo per complimento.

LARD.

Pandolino, dov'è la moglie vostra?

PAND.

Là dentro, padron mio.

LARD.

Vado a vederla. Addio.

PAND.

Ma signor, senz'almeno

Domandarmi licenza?

LARD.

Cos'è questa insolenza?

Posso andar quando voglio, e voi tacete.

Voi mangiate e bevete,

E ancor vorreste far il bell'umore?


PAND.

Signor Governatore,

Vi domando perdono;

So che una bestia io sono.

Ditemi almen, per grazia:

Cosa v'è in quei bacili e in quei cestoni?

LARD.

Vi sono dei capponi;

E a Pollastrina tutti

Li reca di sua mano il buon Lardone.

PAND.

Meraviglio, signor; vada, è padrone.

LARD.

Ve ne sono tanti e tanti,

Per la fame rei birbanti, Che poi fanno gli onorati Quando fame non han più. La Cuccagna è un bel paese: Quei che sonovi arrolati, Non patiscon certi flati, Né vi soglion pensar su. (Entra nella camera di Pollastrina con gli Uomini che portano i doni)

SCENA DECIMA

Pandolino solo.

Vorrei entrar anch'io,

Ma commettere temo un'increanza

Che sia contro l'usanza. Mi rammento

Una ragion che ha detto

Della Cuccagna la cerimoniera:

La moglie in casa troverò stassera.

SCENA UNDICESIMA

Pollastrina di camera, servita di braccio da Lardone e Compagnone; Salciccione e detto.

LARD.                 Voi siete assai vezzosa. (a Pollastrina)

POLL.                  Tutta vostra bontà. (a Lardone)
COMP.                 Le vostre luci

Son tutte leggiadria. (a Pollastrina)

POLL.                  È vostra cortesia. (a Compagnone)

SALC.                  Vedete a vostra moglie quanti onori! (a Pandolino)

PAND.                 Son obbligato a tutti lor signori.

COMP.                 Andiamo, andiamo a cena.
POLL.                  Andiamo pure.

LARD.                 Andiamo a cena nel giardino mio.

PAND.                 Grazie di tanto onor. Consorte, addio.


(Partono Pollastrina, Lardone e Compagnone)

SCENA DODICESIMA

Salciccione e Pandolino

PAND.                  Oh questa poi mi spiace sopra tutte.

Come? La moglie mia vogliono a cena,

E non fanno l'invito

A me, che son marito?
SALC.                                                       In questa parte

Vi do ragione. Andate;

Schiettamente parlate.

Dite che quando vanno

Le mogli a dei conviti,

S'ha da dar da mangiar anco ai mariti.
PAND.                  Quand'è così, non tardo

A dire il fatto mio:

Se mangia lei, voglio mangiar anch'io. (parte)

SCENA TREDICESIMA

Salciccione solo.

Come presto costui

S'è all'uso accomodato!

Come presto ogni scrupolo ha scacciato!

Quando si unisce insieme

Disgrazia e mal talento;

Quando l'uomo ha de' vizi, e non guadagna,

Presto presto si adatta alla Cuccagna.

Se non fosse la speranza Di goder senza fatica, Quanta gente meno amica Vi sarebbe del piacer.

S'invaghiscon dell'usanza Di mangiare all'altrui spese; Ed in questo e in quel paese La Cuccagna ha il suo poter. (parte)

SCENA QUATTORDICESIMA Giardino illuminato in tempo di notte, con tavola magnificamente addobbata, ricca di piatti e di licori.


Madama Libera, Madama Cortese, Pollastrina, Lardone, Compagnone e Pandolino, tutti a

tavola. Servitori che servono.

TUTTI

Beviamo allegramente

Senza pensar a niente.

Evviva la Cuccagna,

Evviva il buon licor. (tutti bevono)

LARD.

Un brindesi vuò fare

A quelle donne care

Che sono di buon cor.

TUTTI

Evviva la Cuccagna,

Evviva il buon licor. (Pandolino beve)

COMP.

Un brindesi fo anch'io

A chi è del genio mio,

A chi è di buon umor.

TUTTI

Evviva la Cuccagna,

Evviva il buon licor. (Pandolino beve)

LIB.

Un brindesi facciamo

A quelli che inganniamo

Col nostro finto ardor.

TUTTI

Evviva la Cuccagna,

Evviva il buon licor. (Pandolino beve)

PAND.

Un brindesi ancor noi } adue          Faremoatuttivoi,

Perché ci fate onor.

TUTTI

Evviva la Cuccagna,

Evviva il buon licor. (Pandolino beve. Tutti si alzano)

PAND.

Oimè, sento un gran caldo. (va traballando)

COMP.

Che avete? State saldo.

PAND.

Par che girino i fiori;

Par che tremi il terreno.

CORT.

(Ha bevuto assai bene).

LIB.

(È assai ripieno).

LARD.

Amico, buona notte;

Vado a dormire.

PAND.

Andate.

Levatevi di qui, non mi seccate.

COMP.

Come? Al Governator?

LARD.

Non me n'offendo;

Compatisco il meschino:

So che non parla lui, ma parla il vino. (parte)

SCENA QUINDICESIMA Madama Cortese, Madama Libera, Pollastrina, Compagnone e Pandolino


PAND.

CORT.

PAND. CORT.


Cospettonon d'un Bacco, Ei m'ha detto ubriaco; Lo voglio scorticar.

Deh no, fermate, Se vagliono con voi di donna i prieghi. A tanto intercessor nulla si neghi. Vi ringrazio, signor. (Ma me ne vado, Che or ora non vorrei Che s'avesse a rifar coi fatti miei). (parte)



POLL. PAND. COMP.

POLL.

LIB.

COMP.

PAND.

POLL. LIB. COMP. PAND.

COMP.

POLL.

LIB.

PAND.

POLL. LIB. COMP. PAND.


}

}

}

}


SCENA SEDICESIMA

Madama Libera, Pollastrina, Compagnone e Pandolino

Caro marito mio,

Che avete mai che andate traballando?

Tacete; vi comando

Andar subito via.

Fermati; vuò che stiamo in allegria.

(prende una bottiglia, e vuole che tutti bevano)

Allegri, compagni, Beviamo, godiamo Del dolce licor.

Non posso, non voglio,

a due

Mi basta così.

Godiam, se volete,

Beviamo fin dì. (beve con Pandolino) Tenetemi, io casco. (alle donne)

Lasciate il mio fiasco, (a Compagnone)

Che bever io vuò. (beve)

Bevete, buon pro. a tre

Ragazze mie care,

Venite con me. Due donne per voi?

Giustizia non è.

Ognuno di voi

a due

Proveda per sé.

Mia bella... non voglio. (mostra voler Pollastrina, poi la lascia)

Mia cara... partite...

Venite... sentite...

Gran caldo mi fa.

Non può più star in piedi,

a tre

In terra or ora va.

Vogliamo un po' ballare,



Vogliamo un po' cantar?

POLL.

LIB.

COMP.

} atre

Andate a riposare,

Non state a delirar.

PAND.

Vuò stare in compagnia, Vuò stare in allegria; Non me ne voglio andar.

POLL. LIB.

} adue

Tenetelo, tenetelo.

COMP.

Andiamlo a coricar.

PAND.

Vuò star in compagnia.

a quattro

Evviva l'allegria

Che Bacco fa provar. (Portano via Pandolino, che sempre più va traballando)


ATTO TERZO

SCENA PRIMA

Giorno.

Spiaggia di mare con veduta in qualche distanza d'una galera ed altri legni.

Oronte e Soldati sbarcano da uno schifo.

ORO.                     Ecco la spiaggia, amici,

Che ci additar gli esploratori nostri.

Di qui poco lontano

Evvi un popol villano

Che d'ozio vive e mangia all'altrui spese,

E Cuccagna si chiama il suo paese.

Giacché il nostro monarca

Bisogno ha di soldati,

Andiam là dentro armati;

Saccheggiam la città di vizi piena;

Conduciamoli tutti alla catena.

Chi non ha miglior mestiere,

Faccia quello del soldato;

Che se almen sarà ammazzato,

Darà gloria al suo valor. Bella cosa poter dire:

Morirò col ferro in mano;

Morirò pel mio sovrano;

Morirò per farmi onor. (parte col seguito de' Soldati)

SCENA SECONDA

Camera di Pandolino e Pollastrina.

Pandolino in veste da camera da una parte, Pollastrina in disabiglié dall'altra; poi

Compagnone con Servi.

PAND.                  Ben levata, signora consorte.

POLL.                   Ben levato, il mio caro marito. (s'incontrano)

PAND.                  Ha dormito?

POLL.                                       Sì, signore.


PAND.

Mi rallegro.

POLL.

Ed io con lei.

PAND:

Grazie, grazie.

POLL.

Ben obbligata.

COMP.

Ecco, signori miei, la cioccolata. (Servi portano tre cioccolate)

POLL.

Che grazie, che finezze!

Queste son politezze!

COMP.

Via, sediamo.

POLL.

Come comanda lei. (siedono)

PAND.

(Io piuttosto un cappon mi mangerei). (da sé)

COMP.

Sedete ancora voi. (a Pandolino)

PAND.

Con sua licenza;

Ma non dubiti, so la convenienza.

(tira la sedia lontana da loro, e siede in modo che poco li vede)

COMP.

Questo vostro marito

A imparar i costumi è stato lesto.

POLL.

Queste usanze, signor, s'imparan presto.

(I Servi portano la cioccolata a Pandolino)

PAND.

Obbligato, signori,

Questa roba non serve

Per lo stomaco mio.

SCENA TERZA

Lardone e detti.

LARD.

Date qua, date qua: la bevo io.

POLL.

Signor Governator.

COMP.

Caro Lardone.

POLL.

Venite.

COMP.

Favorite.

LARD.

Ehi, mi date licenza? (a Pandolino)

PAND.

Oh, non si parla.

LARD.

Eh là, presto avvisate

A madama Cortese

Che porti a Pandolin la colazione,

Intantoché facciam conversazione.

(siede presso Pollastrina e parte un Servo)

POLL.

Lei mi fa troppo onore.

LARD.

Avete riposato? (bevendo la cioccolata)

POLL.

Sì, signore.

SCENA QUARTA

Madama Cortese, Madama Libera con Servi che portano un tavolino con una zuppa, un piccione,

pane, vino e salvietta.


LIB.                       Eccoci, Pandolino,

Colla zuppa, il piccion, il pane e il vino.
PAND.                  Oh roba prelibata!

Questa, questa è la vera cioccolata.

(Frattantoché le due Donne fanno scena con Pandolino, Pollastrina e gli altri due mostrano di discorrer assieme)

CORT.

Lasciatevi servir. (a Pandolino)

LIB.

Con pulizia. (gli mettono la salvietta al collo e siedono

con lui)

PAND.

Grazie a vussignoria.

CORT.

Osservate che brodo!

PAND.

Ahimè, respiro.

LIB.

Questo grasso piccion par di butirro.

POLL.

Signor consorte amato,

Mi rallegro con lei.

PAND.

Lei badi ai fatti suoi, ch'io bado ai miei.

LARD.

Egli ha fatto del frutto. (a Pollastrina)

POLL.

L'esempio è una lezion che insegna tutto. (a Lardone)

COMP.

Noi gli uomini rendiam accorti e scaltri. (a Pollastrina)

POLL.

Facilmente si fa quel che fan gli altri. (a Compagnone)

CORT.

Animo, non bevete? (a Pandolino)

LIB.

Ecco il vino, tenete. (gli versa un bicchier di vino)

PAND.

Per dir la cosa vera,

Mi ricordo la cotta di iersera.

LARD.

Andiamo un poco a spasso? (a Pollastrina)

COMP.

Andiamo a passeggiare?

POLL.

Vorrei, se si potesse, un po' ballare.

LARD.

Subito, volentieri.

COMP.

Andiamo pure.

POLL.

Benché sia di mattina?

COMP.

Eh, non importa;

Fra noi si usa così,

Si fa quel che si vuol, sia notte o dì.

POLL.

Dove dunque anderem?

LARD.

Nel mio giardino.

POLL.

Volete, Pandolino,

A ballare venire dove andiam noi?

PAND.

Lasciatemi mangiar, che verrò poi.

POLL.

Vado intanto a vestirmi, (a Lardone)

E poi vengo in giardin a divertirmi. (entra nella sua camera)

SCENA QUINTA Pandolino, Madama Cortese, Madama Libera a sedere, Lardone e Compagnone alzati.


LARD.                  Vado anch'io, vado anch'io.

Avrà forse bisogno Di qualcheduno che le allacci il busto. Questo della Cuccagna è il nuovo gusto.

Nel servir dama

Vi vuol giudizio,

Far le sue cose

Come che va.

Presto lo specchio;

Lesto una spilla;

Subito il pettine,

Polvere, gli abiti.

Per aver merito

Così si fa.

Che voi fiutate?

Dite di no? Queste son cose

Da molti usate.

Son ragazzate,

Sì, lo confesso,

Ma col bel sesso

Lo suole fare

Chi la sua grazia

Perder non vuol. (entra in camera di Pollastrina)

SCENA SESTA Pandolino, Madama Cortese, Madama Libera, come sopra, e Compagnone

PAND.                  E voi che cosa fate? (a Compagnone)

Perché mai non andate

A servir Pollastrina?
COMP.                                                    Vi dirò.

Adesso non ci vo

Perché il Governatore ha preso il posto.

Ognun dee aver le convenienze sue.
PAND.                  Eh non importa, andate tutti due.

COMP.                  Quando si tratta poi di compiacervi,

Andrò a veder se mai

Ne avesse di bisogno. Già le donne

Si prendono di noi divertimento,

E c'impiegan se fossimo anche cento.

La donna ha l'ambizione D'aver serventi assai, E a tutti comandar. Da chi si fa acconciar,


Da chi si fa vestir, Da chi si fa servir, Da chi si fa comprar. E poi v'è sempre quello Che gli rallegra il cor. (va in camera di Pollastrina)

SCENA SETTIMA Pandolino, Madama Cortese e Madama Libera

PAND.

Ho bevuto, ho mangiato; (si alzano)

Vi son, signore mie, tant'obbligato.

CORT.

Ognora che volete,

Pronta mi troverete.

PAND.

Evviva il buon umore;

Così sono le donne di buon core.

CORT.

Avete voi sentito,

Che si deve ballar?

PAND.

Sì, ma che gusto

Andarsi a faticare,

A stancarsi, a sudare?

CORT.

E nol sapete?

La donna per ballare

Talor perde il giudizio,

Né si cura d'andar in precipizio.

Chi non fa quello

Che l'altre fanno,

Prova un affanno

Crudele al cor.

Il buono, il bello,

Noi non cerchiamo,

Ma seguitiamo

L'uso maggior. (parte)

SCENA OTTAVA

Pandolino e Madama Libera

PAND.

Possibile che abbiate

Tanto gusto a ballar, voi altre donne?

LIB.

E credete che sia

Del ballo il gran piacere,

Che ci guida al festino?

Siete voi veramente un Pandolino.


PAND.                  Ma dunque, perché mai

Cotanto delirate

Dal gran piacer, quando a ballar andate?
LIB.                       Vi dirò io perché: perché si trova,

Quando si va al festino,

Sempre qualche amorino;

Perché si può parlar con questo e quello;

Perché nel far le contradanze in tanti,

Si può far qualche scherzo con gli amanti.

Se non si balla,

Si sta a sedere;

Si sta a vedere,

E a criticar. Sempre si chiacchiera

Di qua e di là;

Sempre si mormora

Senza pietà. Poi vien l'invito;

Si va a ballare;

E si suol fare

Quel che si sa. (parte)

SCENA NONA

Pandolino solo.

Adesso l'ho capita. Dunque vanno

Non per ballar... ma vanno... brave, brave.

E i padri ed i mariti

Le lasciano ballar? Ed ai festini

La madre le accompagna?

Evviva la Cuccagna.

SCENA DECIMA Pollastrina e detto.

POLL.                                                     Oh via, marito,

Datemi man, guidatemi al festino.

PAND.                  Se fossi un babbuino.

Vada pure, io non voglio

Prendermi per la moglie un tale imbroglio.

POLL.                   Eppure v'ingannate.

Anzi quando la moglie

Va a un pranzo, ad un festino,


O a qualche lauto generoso invito,

La conduce sovente il buon marito.

PAND.

E poi?

POLL.

Quando ha mangiato,

Quando un poco ha goduto,

Se ne va per la via dond'è venuto.

PAND.

Ma io cos'ho da fare?

Di già non so ballare.

POLL.

Ma questa è una vergogna:

Imparare bisogna.

PAND.

Una volta sapeva il minuetto,

Or non me ne ricordo.

POLL.

Via provate,

Se la figura almen vi ricordate.

Facciam la riverenza.

PAND.

Imparare non voglio;

Non ci trovo diletto;

Sol nel tuo dolce affetto

Consiste il mio piacer.

POLL.

Di questo, o caro

Esser ne puoi sicuro,

Su la mia fé, su l'amor mio lo giuro.

PAND.

Caro ben, dolce mia vita,

Per te in sen mi brilla il core.

POLL.

Idol mio, gioia gradita,

Ardo sol per te d'amore.

PAND.

Dammi un guardo.

POLL.

Ah sì, cor mio.

Un a me.

PAND.

Ti guardo anch'io

Gioia bella!

POLL.

Vita cara!

a due

Ahi, che l'alma da te impara

Per dolcezza a sospirar. (partono)

SCENA UNDICESIMA

Giardino preparato per il ballo.

Oronte e Soldati.

ORO.                     Amici, è questo il loco

Ove verran fra poco i sfaccendati.

Siamo stati avvisati

Dai lor compagni stessi,

Mentre fra questi grassi Cuccagnoni

Vi sono per lo più mezzani e spioni.


Ritiriamoci dietro alla cantina;

E quando li vedremo

Immersi nel piacer, li assaliremo. (tutti si ritirano)

SCENA DODICESIMA Lardone, Compagnone, Madama Cortese, Madama Libera e Compagni.

LARD.                   Animo, vuò che stiamo allegramente,

Senza pensare a niente,

In buona compagnia.
TUTTI                    Viva, viva il bel tempo e l'allegria.

SCENA TREDICESIMA Pandolino, Pollastrina e detti.

PAND.                  Eccoci ancora noi

A ballar, a goder assieme a voi.
LARD.                  Che ballo vogliam far?

POLL.                                                        Balliamo tutti.

PAND.                  Facciam un di quei balli

Nei quai ballando in molti, come i matti,

Si puon far di quei scherzi così fatti.
LARD.                  Animo, suonatori,

Suonateci all'usanza

Una bella e graziosa contradanza.

(Si dispongono in figura di ballare la contradanza. I Suonatori la suonano e

i Personaggi principiano a ballare.)

SCENA ULTIMA

Oronte, Soldati e detti. I Soldati colle spade alla mano assaliscono tutti, incatenano gli Uomini e

tengono custodite le Donne.

LARD.                   Oimè, che cosa è questa?

PAND.                  Oimè, per carità. Poveri noi!

ORO.                     Non vi movete voi:

Se fate un moto solo,

Sotto di mille spade caderete.
LARD.                   Ma da noi che cercate? E voi chi siete?

ORO.                     Io son Oronte: capitan io sono

D'un re, ch'ora non deggio

Nominar per rispetto,


Spedito a solo oggetto

Di far gente da guerra.

Onde sotto l'insegna

Del nostro re voi tutti condurremo

Alla spada, al cannon, e forse al remo.

LARD.                  Oh povero Lardone!

COMP.                  Misero Compagnone!

PAND.                  Pandolin sventurato!

Il buon tempo per me poco è durato.

POLL.                   E noi che far dobbiam?

ORO.                                                         Voi che in bagordi

Male il tempo spendete, Se vorrete mangiar, lavorerete.

CORT.                   Povera dispensiera!

LIB.                       Trista cerimoniera!

POLL.                   Pollastrina infelice e sventurata!

La Cuccagna per me poco è durata.

ORO.                     Andiamo, andiamo, amici,

Conduciamoli tutti ai nostri legni. Le donne all'ospital si manderanno; Gli uomini serviranno; e vedrà il mondo Ch'è bella la Cuccagna in ogni loco, Ma per proprio destin suol durar poco.

CORT.

LIB.     } atre

POLL.

LARD.

COMP.     } a tre

Andiamo, andiamo, misere, Andiamo a lavorar.

Andiamo, andiamo, poveri, Andiamo a faticar.

PAND.

ORO.                              Evviva la Cuccagna

Non sento più a cantar.
TUTTI                             Finita è la Cuccagna,

Andiamo a faticar.

Fine del Dramma.