Il Pedone dell’Aria
Di
Eugene Ionesco
Personaggi ed interpreti:
Prima vecchia inglese
Seconda vecchia inglese
Bambino
Primo inglese
Prima inglese
Secondo inglese
Seconda inglese
Bambina
Giornalista
Berenger
Zio Dottore
Joséphine
Impiegato delle pompe funebri
Marta
John Bull
Passante dell’Antimondo
Giudice
Primo assessore
Uomo in bianco
Carnefice
Quando si apre il sipario, due vecchie signore inglesi, passeggiando, attraversano la scena da destra a sinistra.
Prima vecchia inglese Oh, yes.
Seconda vecchia inglese Yes, siamo in Inghilterra.
Prima vecchia inglese Nella contea di Gloucester.
Seconda vecchia inglese È una magnifica domenica. (Suono di campane) Sono le campane della chiesa cattolica.
Prima vecchia inglese Nel mio villaggio non avevamo chiese cattoliche.
In questo momento una palla colpisce la seconda vecchia inglese, che si volta mentre si vede arrivare un bambino inglese.
Seconda vecchia inglese Oh!
Prima vecchia inglese (Al bambino) Oh, che bambino cattivo!
Appare il Primo inglese padre del bambino.
Primo inglese Sorry. La prego di scusare mio figlio.
Bambino Non l’ho fatto apposta.
Arriva la Prima inglese, moglie del Primo inglese e madre del bambino.
Prima inglese (Al Bambino) Bisogna fare attenzione. Non sta bene. Bisogna chiedere scusa alla signora.
Bambino Le mie scuse, signora.
Primo inglese (Alle signore) Chiedo loro molte scuse.
Prima inglese (c.s.) Chiedo loro molte scuse.
Le due vecchie inglesi e i genitori si salutano dicendosi a vicenda: «Sorry, mi scuso». Si separano, si voltano le spalle e passeggiano, mentre sopraggiunge una bambina inglese, che raccoglie la palla del bambino e gliela porge.
Primo inglese (Alla Bambina) Lei è una bambina educata.
La Bambina fa una riverenza, mentre arrivano il secondo inglese e sua moglie, genitori della Bambina.
Prima inglese (ai genitori) La sua bambina è ben educata, signora.
Primo inglese (Al secondo inglese) La sua bambina è ben educata, signore.
Secondo inglese (Al primo) Lo sarà anche il suo bambino, certamente.
Prima inglese Non eccessivamente.
Seconda inglese Anche nostra figlia non lo è sempre.
I quattro inglesi si salutano ancora dicendo: «Sorry, sorry», si separano e passeggiano ognuno dalla propria parte, mentre la prima inglese dice un’u8ltma volta al Bambino: «che brutto bambino». Il Bambino fa di nascosto marameo in direzione dei genitori.
Bambina Oh! Che brutto bambino!
Prima vecchia inglese (che ha visto) Oh! Che brutto bambino!
Seconda vecchia inglese Oh! Brutto bambino.
Bambina Non dirò niente. Non sta bene fare la spia.
Da dietro la casa di Berenger, a destra, entra il Giornalista.
Giornalista (al primo inglese) Aoh! Buon giorno!
Prima inglese Aoh! Bella domenica, non è vero?
Primo inglese Bella domenica.
Giornalista Una domenica ideale per andare in campagna.
Gli inglesi escono continuando tranquillamente la loro passeggiata. Rimasto solo,l il giornalista si dirige verso la casa di Berenger, il quale sta appunto mettendo la testa fuori dalla finestra.
Berenger (Guardando il cielo, l’erba) Che bella domenica.
Giornalista Per favore, signor Berenger. È lei il signor Berenger? Mi scusi, sono un giornalista… (Berenger fa l’atto di ritirarsi). Non scappi, per piacere. (La testa di Berenger ricompare come al teatro dei burattini). Volevo soltanto fare alcune domande. (La testa di Berenger scompare). Domande semplicissime. La prego, signor Berenger. Una sola domanda.
Berenger mette di nuovo fuori la testa.
Berenger Ho deciso di non rispondere più alle domande dei giornalisti. (Via di nuovo la testa).
Giornalista Una sola domanda. Non gliela faccio di mia iniziativa, è il giornale che mi manda appositamente per fargliela. Niente di grave, si rassicuri.
Berenger (rimettendo fuori la testa) Non ho tempo, ho molto lavoro. O meglio, non ne ho, e forse ne avrei, chi lo sa? Sono venuto dall’Europa in Inghilterra per riposarmi, per sfuggire al lavoro…
Giornalista (taccuino alla mano) Sappiamo tutto. Lei è arrivato in Inghilterra, nella contea di Glouchester, dove abita una villetta prefabbricata, al centro di questo prato, sito sulla verde altura che domina la valle, nella quale (parlando indica con la mano la scena) tra due colline boscose scorre un piccolo fiume navigabile… Siamo informati, signore; vorrà scusarci per la nostra rispettosa indiscrezione.
Berenger Non è un segreto. D’altronde, chiunque può vedere.
Giornalista Il mio giornale vorrebbe farle una domanda, signor Berenger.
Berenger Non voglio più rispondere alle domande. (Fa l’atto di ritirarsi. La sua testa scompare e ricompare).
Giornalista Non se ne vada, signor Berenger. È una domanda semplicissima. Potrà rispondere come vorrà. Andrà in prima pagina, con una grande fotografia, formato seminaturale.
Berenger Allora si spicci, signore. Non ho tempo da perdere. Mi riposo.
Giornalista Mi scusi, sono desolato di turbare il suo raccoglimento. Le rivolgerò la domanda tradizionale: quando vedremo sulle grandi scene mondiali un suo nuovo capolavoro?
Berenger Non intendo rispondere a questa domanda.
Giornalista Oh! La prego, signor Berenger.
Berenger Sono obbligato a farle una confessione. Mi sono sempre reso conto di non aver nessuna ragione per scrivere.
Giornalista È perfettamente comprensibile. Ma non avere ragioni, non è una ragione. Niente ha una ragione, è cosa risaputa.
Berenger Evidentemente. La gente però fa le cose benché non esistano ragioni per farle. Gli animi deboli trovano delle ragioni apparenti per giustificare la loro attività. Fanno finta di crederci. Bisogna pur fare qualcosa, dicono. Io non appartengo a questa categoria. Un tempo c’era in me una forza inesplicabile, che mi spingeva ad agire e a scrivere, nonostante un nichilismo di base. Adesso non posso più continuare.
Giornalista Prendo appunti. Non può continuare.
Berenger No, non ne posso più. Per anni e anni mi sono un po’ consolato dicendomi che non c’era niente da dire. Adesso ne sono troppo convinto e questa convinzione non è più né intellettuale, né psicologica; è diventata una convinzione profonda, fisiologica ed è penetrata nella mia carne, nel mio sangue, nelle mie ossa. Mi paralizza. L’attività letteraria non è più un giuoco, non può più essere un giuoco per me. Dovrebbe essere un passaggio verso qualche altra cosa. Purtroppo non lo è.
Giornalista Verso quale altra cosa?
Berenger Se lo sapessi, il mio problema sarebbe risolto.
Giornalista Ci dia un messaggio.
Berenger Sono già stati dati. Ne avete quanti ne volete, a portata di mano. I caffè e le redazioni pullulano di letterati illuminati che hanno risolto tutto. Sono informatissimi. Niente di più facile dei messaggi automatici. Beati loro. Sostengono che la storia ha ragione, mentre la storia non fa che sragionare. Ma, per loro, la Storia è semplicemente la ragione del piè forte, l’ideologia di un regime che si impone e trionfa. Quale sia, loro poco importa. Si trovano sempre le migliori ragioni del mondo per giustificare una ideologia trionfante. Eppure, è proprio nel momento in cui si impone o trionfa che un’ideologia comincia ad essere nell’errore. Occorre discernimento e coraggio intellettuale e una lucida intuizione per potersi opporre a ciò che è e precedere ciò che sarà, o semplicemente per sentire che dovrebbe esserci qualcos’altro.
Giornalista C’è chi dice che sia la paura dei rivali ad averle fatto abbandonare, forse provvisoriamente, il teatro.
Berenger Penso piuttosto che si tratti di una necessità di rinnovamento interiore. Potrò rinnovarmi? In teoria, sì, dal momento che non approvo la piega degli eventi. Solo chi non approva la piega degli eventi è nuovo o raro. La verità sta in una sorta di nevrosi… Non nella salute; la nevrosi è la verità, la verità di domani contrapposta alla verità apparente di oggi. Tutti i letterati, quasi tutti, e quasi tutti gli autori di teatro denunciano mali, ingiustizie, alienazioni, malesseri di ieri. E chiudono gli occhi di fronte al male di oggi. Non occorre denunciare il male antico. È inutile demistificare ciò che è già demistificato. Questo è conformismo. Questo non serve che a mascherare il nuovo malessere, le nuove ingiustizie, i nuovi imbrogli. La maggior parte degli scrittori oggi crede di essere all’avanguardia, mentre la storia se li è ormai lasciati alle spalli. Sono stupidi e nient’affatto coraggiosi.
Giornalista Un momento… C’è dunque un messaggio nel suo teatro? Diverso da quello degli altri, ma comunque un messaggio…
Berenger Ahimè! Succede mio malgrado. Spero ad ogni modo che dietro il mio messaggio apparente, ci sia qualche altra cose, qualcosa che io non conosco ancora, ma che si svelerà forse… per forza propria… nella finzione…
Giornalista Mi permetta di prendere qualche appunto: abbasso gli eventi… nevrosi… caffè… discernimento… coraggio, intuizione… malessere… gli scrittori sono stupidi.
Berenger E poi la critica mi annoia, sia buona o cattiva. E poi, il teatro mi annoia, gli attori mi annoiano; la vita mi annoia.
Giornalista Scrivo: noia… noia… noia…
Berenger Mi domando anche se la letteratura e il teatro possano veramente cogliere l’enorme complessità del reale. Se qualcuno oggi possa ancora verder chiaro negli altri e in se stesso. Viviamo un incubo spaventoso, mai la letteratura ha avuto la potenza, l’acutezza, la tensione della vita; oggi, meno che mai. Per essere all’altezza della vita, la letteratura dovrebbe essere mille volte più atroce, più terribile. Ma per quanto atroce riesca ad essere, la letteratura non può offrire che un’immagine estremamente attenuata, estremamente impoverita della vera atrocità; come del resto della meravigliosa realtà. Essa non è neppure conoscenza, poiché non è che un cliché: cioè, diventa cliché, si raggela immediatamente, l’espression3e è in ritardo, invece di essere in anticipo. Che cosa fare per trasformare la letteratura in un’esplorazione interessante? La tessa immaginazione non è sufficiente. La realtà, quella che i letterati benpensanti credono di riflettere o di conoscere – e non esistono che letterati benpensanti – questa realtà scavalca la finzione; e non può più essere afferrata neppure dalla coscienza…
Giornalista Afferro: non può essere afferrata.
Berenger Noi potremmo d’altronde sopportare tutto se fossimo immortali. Io sono paralizzato perché so che morirò. Non è una scoperta. Ma è una verità che si dimentica… per poter fare qualche cosa. Io, io non posso più fare qualche cosa, io voglio guarire dalla morte. Arrivederci, signore.
Giornalista Magnifico. La ringrazio per le sue preziose dichiarazioni che senza dubbio interesseranno moltissimo i nostri lettori della domenica. Avranno di che divertirsi. La ringrazio in particolare anche perché, grazie a lei, potrò riempire le mie colonne.
Berenger In prima pagina. Con fotografia, mi raccomando.
Giornalista Certamente, caro maestro. Domani riceverà l’assegno.
Berenger Quanto? (Il Giornalista, coprendosi la bocca con una mano, dice a Berenger una cifra, che però gli spettatori non odono). Bene, d’accordo. Arrivederci, arrivederci. (La testa di Berenger scompare).
Il Giornalista esce da destra. Scena vuota per qualche istante. Si ode in lontananza un rombo di aeroplano che andrà crescendo durante tutta la scena seguente. Dalla destra entra la signora Berenger – Joséphine – avvolta in un accappatoio blu scuro con disegni bianchi a forma di stella. Dietro di lei, entra lo Zio dottore, seguito a sua volta dall’Impiegato delle pompe funebri. Costui indossa un abito nero, guanti neri, cravatta nera e in mano porta una bombetta pure nera. Lo Zio dottore ha le tempie grigie, indossa un abito grigio con un nastro nero al risvolto della giacca.
Zio dottore (dirigendosi verso Joséphine) Joséphine! Joséphine!
Joséphine (voltandosi) Lei, Zio dottore? La credevo a Brazzaville…
Zio dottore Non sono mai stato a Brazzaville.
Impiegato delle pompe funebri Signora Berenger, signora Berenger…
Joséphine Che cosa desidera, signore?
Impiegato delle pompe funebri Scusi, signora Berenger, permetta che mi presenti: Impiegato delle pompe funebri. Ho una notizia molto spiacevole da annunciarle.
Joséphine Oh! Mio Dio!
Zio dottore Non è una notizia spiacevole, niente affatto, rassicurati, mia cara Joséphine. Al contrario è una bella notizia.
Impiegato delle pompe funebri Dipende dal punto di vista. La notizia può forse essere bella; per noi, è spiacevole.
Joséphine Ma che cosa è dunque successo?
Impiegato delle pompe funebri Non si spaventi, signora, è terribile.
Zio dottore (All’Impiegato) Signore, lasci che sia io a dar la notizia a mia nipote. Bisogna dargliela con cautela. Le grandi gioie e i grandi dolori possono uccidere. (A Joséphine) Mio fratello, tuo padre…
Joséphine Lo so, poveretto, è morto in guerra. Deve annunciarmi che sta per giungere la salma?
Zio dottore Non è più morto, Joséphine.
Joséphine Resuscitato? Vuole scherzare, zio.
Zio dottore Non so se sia resuscitato. Ma è vivo, parola di medico. Forse si è soltanto creduto che fosse morto. Un errore. In ogni caso, non è lontano e sarà qui da un momento all’altro.
Joséphine Non è possibile, non è possibile!
Zio dottore Te lo giuro!
Joséphine Come sta? Dov’è? È dimagrito? È stanco? È ammalato? È triste? È allegro?
Impiegato delle pompe funebri Ma no, noi, signora, che cosa faremo? Lei ha annunciato ufficialmente il decesso del suo signor padre, ha ordinato il funerale; tutto è pronto, abbiamo stampato l’annuncio sui giornali, abbiamo sostenuto delle spese.
Joséphine Oh povero padre mio! Da quanto tempo non lo vedo. Lo riconoscerò ancora?
Zio dottore È più giovane di quanto fosse prima dell’annuncio della sua morte. È come sulle fotografie di una volta, anteguerra. È dimagrito, certamente. È pallido. Ha i capelli lunghi. È stato ferito.
Joséphine Padre, dove sei? Non posso più aspettare! Voglio vederlo subito.
Impiegato delle pompe funebri Calma, signora, prima occorre regolarizzare la situazione. Tutto questo ci procura danni considerevoli, finanziari e morali. Il buon nome della nostra ditta, fondata nel 1784, cinque anni prima della vostra Rivoluzione francese…
Zio dottore Disdiciamo il funerale, signore…
Impiegato delle pompe funebri E io, l’apparato funebre me lo tengo sul groppone?!
Zio dottore Non andrà perduto. Non le mancheranno le occasioni.
Joséphine Ah, sì, certamente, disdiciamo.
Zio dottore Pagheremo tutto.
Impiegato delle pompe funebri Troppo facile, signore.
Zio dottore Le faremo le nostre scuse.
Impiegato delle pompe funebri Le accetto, signore, ma non basta. Abbiamo annunciato pubblicamente il decesso, abbiamo fatto pubblicità, e il funerale non ci sarà. Chi avrà ancora fiducia in noi, d’ora innanzi?
Joséphine Bene, fateci causa e noi vi pagheremo tutti i danni e gli interessi dovuti.
Impiegato delle pompe funebri Un caso simile non s’è mai visto. Andremo al tribunale di commercio. E poi in Corte di Cassazione. Farà giurisprudenza. Protesto energicamente, protesto energicamente. Vi manderò il mio avvocato, il giudice e gli uscieri.
Joséphine Oh, non si arrabbi, signore. Non vorrà mica fargli ancora del male.
Impiegato delle pompe funebri Avrete mie notizie, non finirà così. Farò uno scandalo, i giornali ne parleranno. (esce).
Zio dottore Consulteremo il nostro avvocato. Non prendertela; l’aggiusteremo. Anche se i giornali ne pareranno, potremo sempre dire che c’è stato un miracolo. Che eravamo in buona fede.
Joséphine Abbiamo avuto troppa fretta ad annunciare le pompe funebri… Adesso bisogna spedire immediatamente le partecipazioni di resurrezione, le partecipazioni di resurrezione. Ma lui dov’è?
Zio dottore (indicando col dito nel vuoto) Là, è là.
Joséphine Padre, voglio abbracciarti, lasciati vedere. Ma io non lo vedo, non ti vedo, dove sei?
Zio dottore (indicando sempre col dito nel vuoto) Là, guarda, è là.
Joséphine Lasciati vedere, padre, lasciati vedere. Non importa se le pompe funebri sono arrabbiate, non importa, aggiusteremo tutto. Lasciati vedere. Lasciati vedere dunque.
Il rombo dell’aeroplano si è fatto enorme, così grande da coprire le battute che probabilmente si scambiano Joséphine e lo Zio dottore e che perciò non si sentono. I due personaggi recitano ancora qualche istante silenziosamente nel frastuono. La scena si oscura mentre cresce il rumore. Buio, rumore di una bomba che esplode sulla casetta di Berenger, illuminata per due secondi dallo scoppio del proiettile. Farla vedere in fiamme, se possibile. Di nuovo oscurità completa, per qualche istante, mentre il rombo dell’aeroplano si attenua progressivamente. Scomparirà del tutto dopo le prime quattro o cinque battute del dialogo che segue. Luce. La casa di Berenger è un cumulo di macerie fumanti. Questi si trova nel riquadro della porta, l’unica cosa rimasta intatta. Sulla destra Joséphine, vestita di un abito a giacca azzurro cielo di taglio molto classico, una rosa appuntata sul risvolto, una borsa di cuoi nero. In testa un cappellino rosa. Accanto a Joséphine, la signorina Berenger, di nome Marta. Indossa un abito da festa color rosa, scarpe bianche, una piccola borsetta bianca, un collettino rotondo, ricamato di bianco; ha lunghi capelli castani, dolci occhi verde grigio, un profilo puro, molto severo. Calze bianche. Gli inglesi si trovano sul fondo della scena e voltano le spalle al pubblico. Le due vecchie signore si trovano ognuna ad un’estremità del palcoscenico. Verso il centro della scena, sul fondo, la prima e la seconda coppia, coi rispettivi figli. Il bambino e la bambina hanno entrambi in mano un bastone da croquet. Tutti gli inglesi sono immobili e guardano verso il cielo, come se seguissero con gli occhi l’aeroplano. Al centro, in fondo, John Bull nel suo caratteristico e ben noto abbigliamento. È l’unico tra gli inglesi a non guardare l’aeroplano. Lo si vede, simile a un’enorme marionetta, levarsi lentamente il tipico cappello, asciugarne il sudore all’interno. Poi si deterge la fronte con un grande fazzoletto, ripone il fazzoletto in tasca, il cappello in testa, volgendosi lentamente verso il pubblico; quindi, compiuto questo movimento, si mette le mani dietro la schiena divaricando le gambe. Nel loro angolo la signora e la signorina Berenger non guardano più l’aeroplano. Parlano.
Marta Sei tutta agitata, povera mamma. A me piacerebbe sognare il nonno per sapere com’era. Mi piacerebbe proprio conoscerlo.
Joséphine Avevo dimenticato che mi mancasse tanto. Mi rendo conto adesso di quanto la sua assenza mi facesse soffrire.
Marta Abbiamo papà adesso.
Berenger (guardando il cielo, agli inglesi) È un aeroplano tedesco da bombardamento. Un superstite dell’ultima guerra.
Gli inglesi si voltano con un movimento d’assieme.
Prima inglese (indicando la propria figlioletta agli altri inglesi) Vuole fare la cantante.
Joséphine Certamente, ma ahimè nessuno è sostituibile. Perso qualcuno, resta un vuoto che non si potrà mai più colmare.
Berenger (agli inglesi) Fortunatamente mi trovavo sulla porta di casa. Avevo voglia di camminare sull’erba fresca, sotto il vostro cielo di giugno, di un così bel blu inglese.
John Bull (al Bambino) Ehi tu, che cosa vorrai diventare?
Bambino Aviatore.
Secondo inglese (A Berenger) Oh sì, la primavera è bella, da noi.
Seconda vecchia inglese Piove meno del solito.
John Bull (al Bambino) Perché, aviatore, bambino mio?
Marta (a Joséphine) Forse è meglio non parlare a papà del tuo sogno.
Bambino (a John Bull) Per gettare le bombe sulle case.
Prima vecchia inglese (alla Prima inglese) Le dica di cantarci qualcosa.
John Bull (Alla Bambina) Cantaci una bella canzone, bambina mia.
Bambina No.
Tutti gli inglesi (assieme) Cantaci qualche cosa.
Marta (a Joséphine) Oh, guarda il paesaggio… la vallata… Guarda i bambini inglesi.
Gli inglesi (alla bambina) Cantaci una bella canzone.
Marta (A Joséphine) To’, papà, ci ha viste. (Berenger si avvicina a Joséphine e a Marta). Papà! Come sono belli questi prati.
Seconda vecchia inglese (Indicando John Bull) Se non canti, il signore ti mangia.
Berenger (alla moglie) hai visto che cosa è successo?
Prima coppia (alla bambina) Canta, bambina.
Joséphine (A Berenger) Te l’avevo detto. Avresti dovuto essere più prudente.
Seconda coppia Canta, bambina mia.
Berenger Non è stata colpa mia. Io non ero sull’aeroplano. Che cosa potevo fare?
Seconda vecchia inglese Canti, signorinetta.
Joséphine Avresti dovuto comprare una casa più solida, non questa catapecchia di carta pesta che crolla alla prima bomba che le cade sopra. È seccante per i tuoi quaderni.
Marta Lascia stare, mamma. (A Berenger) Magnifico viaggio da Londra a qui. Tutto verde, fiumi, paesetti che facevano pensare a giuochi di costruzioni e, sulla strada, automobili gialle, automobili rosse. E tu, sei stato abbastanza tranquillo per lavorare?
Berenger Sì. Se non fosse per l’aeroplano.
Joséphine Scusa migliore per non far niente non potevi sperarla.
La Bambina si mette improvvisamente a cantare. In realtà non emette che trilli esattamente simili a quelli di un piccolo usignolo meccanico.
Marta Oh! È la bambina inglese che canta. (Nuovi trilli). Canta bene. Mi piacerebbe cantare così.
John Bull (alla Bambina) Graziosissimo.
Seconda inglese È una vecchia canzone della nostra provincia.
Prima vecchia inglese Me la cantava mio nonno.
Primo inglese Anche mio nonno me la cantava.
John Bull In tutta l’Inghilterra. Ma dalle nostre parti era un po’ diversa. Si cantava così. (Canta).
Nuovi trilli d’usignolo meccanico, esattamente identici. Poi tutti gli inglesi in coro: sempre gli stessi trilli. Uniche differenze: la voce di John Bull e un po’ più bassa di quella degli altri, quella della bambina un po’ più acuta. Questa scena musicale deve essere «brevissima». Il regista non deve né insistere, né complicare la scena. Gli inglesi avranno appena il tempo, cantando, di abbozzare due sorrisi. In realtà essi si limiteranno ad aprire la bocca, in quanto un usignolo meccanico canterà per loro. Il bambino tira le trecce della bambine che appare calva.
I Berenger Oh!
Seconda inglese Ebbene sì, la nostra figlioletta è la piccola cantatrice calva.
I personaggi, gli Inglesi e i Berenger, non sono affatto stupiti della cosa, che deve avvenire molto naturalmente. Soltanto, la madre del Bambino prende la parrucca della Bambina, la consegna al padre di quest’ultima, il quale la passa alla madre che la rimette in testa alla figlia. Il padre del Bambino dà una pacca sulla mano del figlio e gli fa segno di andare verso la Bambina. Il Bambino va, bacia la Bambina, poi i due Inglesini vanno a giocare a croquet sulla sinistra della scena, quindi spariscono dietro le quinte. John Bull rivolge la parola ad una coppia, all’altra, alle due vecchie Signore, poi, a poco a poco, gli uni dopo gli altri scompaiono dietro le quinte. Riappariranno in seguito, ora gli uni, ora gli altri, attraverseranno il palcoscenico, compariranno di nuovo, ora meno numerosi, ora più numerosi, in modo da costituire una specie di sfondo in movimento. Queste ultime indicazioni troveranno la loro applicazione durante la scena che sta per iniziare. Gli inglesi non riappariranno in gruppo se non al momento voluto e che sarà segnalato.
Marta (parlando, come Joséphine e Berenger, sullo sfondo della lenta passeggiata degli inglesi, che ha la funzione di accrescere la dolcezza del paesaggio) Guarda che grazioso cappellino ha mamma.
Berenger (a Joséphine) Ti sta molto bene, mia cara, con l’abito blu cielo.
Marta È un abitino classico. Il classico sta molto bene a mamma. Non la trovi deliziosa? E hai visto, papà? Ha anche una rosa appuntata sul risvolto, una rosa rossa. Hai visto?
Berenger Non sono così distratto come si crede.
Joséphine Se Marta non te l’avesse fatto notare, non te ne saresti nemmeno accorto.
Marta Oh! Mamma, perché dici questo. (Poi a Berenger) È una bella armonia di colori. Ha del gusto, mamma.
Berenger D’accordo. Tutto questo va benissimo. A parte però la borsa di cuoio nero che è completamente fuori posto.
Joséphine Non posso comprarmi tutto in una volta, lo sai benissimo. Costa troppo.
Marta Abbiamo visto una bella borsa, per mamma, nella vetrina di un negozio a Piccadilly, di colore chiaro, non potrei precisarne la sfumatura, con dei fiori che si muovevano, si chiudevano, si aprivano, si richiudevano, come veri fiori, veniva da pensare che fossero veri fiori.
Berenger Probabilmente erano veri fiori…
Marta Sì, veri fiori, o forse piccoli ventagli. Era così graziosa. Non so perché, ma cose così mi rendono felice. Avevo una gran voglia di quella borsa, per mamma. Gliela regalerai non è vero? Per il suo compleanno?
Berenger Anche domani, se vuole.
Joséphine Non c’è fretta. Per il mio compleanno, se vuoi. Non si deve spendere tutto in una volta. Mi accontento di quella che ho, per il momento. C’è la tua casa da ricostruire. Dove andrai a lavorare?
Berenger Non preoccuparti per questo. Non sono certo le case a mancare, se ne trovano in tutte le città, in tutti i villaggi, su tutte le strade e persino in aperta campagna. Persino sull’acqua. Non c’è altro. E dire che c’è gente che si lamenta di non sapere dove abitare.
Joséphine C’è più gente che case.
Berenger Non in campagna.
Joséphine Oh! Tu non sai contare.
Marta La gente potrebbe entrarci a turno.
Berenger Non preoccuparti per il tuo sogno. Non è che un sogno, niente di più.
Joséphine Credi?
Berenger Ma certo, certo, ne sono sicurissimo.
Marta (A Joséphine) Non avresti dovuto parlargliene.
Joséphine (A Berenger) Non posso fare a meno d’essere turbata. È mio padre.
Berenger Capisco perfettamente. Questo però significa soltanto che volevi molto bene a tuo padre, che lo vorresti ancora vivo e che ti rendi conto che questo è impossibile. Impossibile. Quando sogniamo i nostri morti, allora ci accorgiamo di quanto, quanto ci manchino.
Joséphine È appunto quello che stavo dicendo.
Berenger Di giorno dimentichiamo. Non ci pensiamo. Se avessimo sempre la coscienza sveglia come quando sogniamo, non potremmo più vivere. Di notte, si ricorda. Il giorno è fatto per dimenticare. Non lasciarti turbare dai tuoi sogni, guarda piuttosto quest’erba…
Marta Non piangere, mamma. Papà ha ragione.
Berenger Guarda quest’erba, guarda, di fronte, il bosco dall’altra parte della valle. Gioisci. Voltati…
Marta (a Joséphine) Voltati…
Joséphine (voltandosi) Lasciami stare, posso voltarmi da sola…
Berenger Guarda i muri bianchi delle prime case della città…
Marta Sembra che si dissolvano nella luce.
Joséphine È grazioso.
Marta È più che grazioso.
Berenger Guarda questo cielo.
Marta Guarda.
Joséphine Ma sto guardando, che cosa vuoi ancora?
Berenger Guarda, guarda. Appagati di questa luce. Ne hai già vista di più dolce? Di più pura? Di più fresca?
Joséphine Sì. Penso sempre a…
Marta Non pensarci più, mamma, non pensarci più. Gioisci.
Joséphine Gioisco, se lo desiderate.
Berenger C’è una splendida vista sulle rive del torrente. Vi prendo per mano e andiamo a fare una bella passeggiata.
Marta dando la mano a Berenger, e Joséphine) Dagli la mano.
Berenger (a Joséphine) Coraggio, dammi la mano. Dimentica le tue preoccupazioni.
Joséphine dà la mano, incerta, a Berenger, o meglio, è Berenger che gliela prende.
Joséphine Ho tante cose da fare a casa. Le frittelle, l’insalata per la settimana…
Marta Via, mamma, è domenica. La domenica ci si riposa.
Gli inglesi entreranno in scena da sinistra a destra, uno alla volta o due a due come sarà precisato in seguito. Usciranno da destra, se sarà necessario entreranno di nuovo dall’latro lato. Durane questo tempo, la tela del fondo, con gli altri elementi scenici che verranno indicati,. Scorrerà nel senso del movimento degli inglesi. La famiglia Berenger camminerà in senso inverso a quello della tela o farà finta di camminare. A proscenio, i due bambini inglesi giocheranno a croquet andando nella direzione contraria ai genitori inglesi. Usciranno di scena, poi ritorneranno. O forse semplicemente si sposteranno da un lato all’altro della scena, poi compiranno il tragitto in senso inverso, sino al momento in cui spariranno definitivamente.
Prima vecchia inglese (apparendo con la seconda) Ero in un paese dal quale non si poteva uscire. Vi abitavo da molto tempo. Non avevo mai avuto desiderio di uscirne, ho avuto una tale paura. Quando ho saputo che eravamo prigionieri, che non si poteva uscire, ho avuto una tale paura. Non vedevo più che mura dappertutto attorno a me. Ho avuto un esaurimento nervoso: claustrofobia. Il grave non era il non uscire, ma il sapere che non si poteva.
Seconda vecchia inglese La capisco, mia cara.
Le due vecchie signore escono. Berenger, Joséphine e Marta si dirigono verso destra e cominciano a camminare sul fondo della scena, da destra a sinistra. Si ode il rumore lontano di un treno con i fischi della locomotiva. Si vede il treno piccolo piccolo in lontananza con i suoi vagoncini rossi.
Marta Oh, guarda, papà, guarda, mamma, che grazioso trenino. Sembra un giocattolo.
Berenger Joséphine, guarda, sembra un giocattolo…
Possono fermarsi un momento a guardare, prima di continuare la passeggiata.
Primo inglese (apparendo con il secondo) Ho sprecato la mia vita aspettando di cambiarla. La notte, durante l’insonnia, mi dicevo: «domani, spacco tutto e cambio».
Secondo inglese Cambiare che cosa?
Primo inglese La vita, la mia vita. Ho vissuto una vita che era quella di un altro.
Secondo inglese Ha mantenuto la promessa?
Berenger È proprio il treno che avrei voluto avere nella mia infanzia. Ahimè, i bambini d’oggi non ne vogliono più sapere, pensano soltanto ai missili. Un treno così, ormai, è un giocattolo da museo, per vecchi eruditi. Incomprensibile senza una ricostruzione storica più o meno approssimativa.
Marta Anch’io vorrei avere una bambola che cammina da sola, che parla e fa la pipì.
Joséphine Ormai sei troppo grande per giocare con le bambole. Hai finito i compiti per domani?
Secondo inglese Ha mantenuto la sua promessa?
Primo inglese Il mattino, svegliandomi, ero ancora deciso… Ma dopo il breakfast, ero troppo appesantito. Rimandavo all’indomani. Sempre cosi; per anni, anni e anni.
Secondo inglese Avrebbe dovuto saltare il breakfast.
Primo inglese Adesso è troppo tardi. Ma provo ancora. Quanti breakfast sono in trent’anni?
Secondo inglese È facile fare il conto.
Escono.
Berenger Perché abbandonarsi ai rimpianti? A che cosa serve?
Joséphine Rimpianti ne abbiamo tutti. E rimpiangere non serve a niente.
Marta Mamma ha ragione, rimpiangere non serve a niente.
Berenger Sì, è vero. Soprattutto in una bella giornata, come oggi.
Prima inglese (apparendo con la seconda inglese) Come descrivergliela? La città è triste e brutta. Lei lo sa?
Seconda inglese Niente di strano.
Prima inglese Per caso trovo quella strada. Una strada bella, bella da piangere. In tutta la città, una sola strada bella, bella e deserta, sconosciuta da tutti. Lo crede? In fondo un torrione, Dio mio, che meraviglia. Indicibilmente bello. Come spiegarle, come…
Seconda inglese Non spieghi.
Prima inglese Quando una cosa è troppo bella, ti fa addirittura male
Entra John Bull.
Berenger È il fiume che viene dalle parti di Bath. Vedi, si dirige verso l’Oceano. (Indica con la mano) Di là c’è l’Oceano, e il porto… un porto più grande di Liverpool, ma nient’affatto tetro. È la sola città inglese ad avere i colori del Mediterraneo. Guarda, laggiù, i battelli vanno verso il porto con le loro mercanzie. (Si odono suoni melodiosi, voci o qualche cosa che assomiglia a voci che cantano). Ascolta!
John Bull Pare che si debba dar retta ai poeti. Sovente hanno ragione. Così almeno mi hanno detto. Precorrono i tempi e poi le cose succedono. Io preferisco le salsicce. Preferisco il mio cane. (Esce).
Joséphine Io non sento niente.
Entra il Giornalista.
Marta Ma sì, ascolta…
Giornalista Dovrei rinunciarvi. (Si ferma di fronte al pubblico) Dovrei proprio rinunciarvi; sino a che età si può continuare a far dell’arte? Arte, letteratura, non sono cose serie. L’arte ha perso il suo potere; ne ha mai avuto uno? (Esce).
Joséphine Ma sì! Che cos’è questa musica? Queste graziose voci?
Berenger Sono le sirene dei battelli.
Joséphine Le sirene dei battelli. Sì, ma sono i marinai a farle funzionare.
Continuano la passeggiata. In lontananza un palazzo turrito, stile fantastico, in mezzo ai boschi, praterie con mucche immobili nell’atto di guardare; un trenino a dentiera sale con i vagoncini di diversi colori. La tela di fondo continua a srotolarsi e si scorge in cima alla collina di fronte una piccola Tour Eiffel, un pallone rosso innalzarsi nel cielo, un lago azzurro, una cascata, la stazione di una teleferica. Passa un minuscolo razzo con luci intermittenti… poi altri boschi con alberi in fiore. Guardando tutte queste cose i tre Berenger non le commentano, limitandosi ad esclamare: «Ah! Ah! Guarda, che bello!» Durante questo tempo, camminando in senso opposto, senza guardare il paesaggio, gli inglesi parlano tra di loro.
Prima inglese Era nero, nero, nero. Non può immaginare quanto fosse nero. Nero come la neve a Londra. Questa espressione non è dell’autore.
Seconda inglese Anch’io, qualche volta, ho sognato di passeggiare in città di sogno. Sola, completamente sola.
Escono le due inglesi. Entrano il Giornalista e John Bull.
Marta Oh! Meraviglioso!
Giornalista C’è l’uomo contemplativo, che vuole sintonizzarsi con il mondo. C’è l’uomo d’azione, che vuole sintonizzare il mondo con se stesso. La soluzione giusta qual è?
John Bull Occorre che l’uomo e il mondo ci mettano ognuno qualcosa. Che facciano un passo l’uno verso l’altro.
Escono.
Joséphine È stupendo.
Primo inglese (ricomparendo con il secondo) Una volta per raggiungere le sole, ne occorreva di tempo! Un viaggio alle isole! Settimane di viaggio. Climi nei quali si entrava a poco a poco, progressivamente. Si incontravano lingue sconosciute. Volti sorprendenti. E anche in ferrovia, quanto ci voleva. C’era tanto spazio al mondo, tanto.
Secondo inglese adesso bisogna andarlo a cercare altrove.
Berenger Oh!
Primo inglese E i volti sono tutti uguali. Come le oche.
Escono.
Seconda vecchia inglese (ricomparendo con la prima) Sembra che, quand’è il momento, uno non si accorga d’invecchiare. È necessario che siano gli altri a dirglielo. Si è lì, come sempre, si guarda e non si sa. Quando dovrà succedere, preferisco che qualcuno me lo dica. Io voglio sapere.
Prima vecchia inglese Occorre abituarsi a morire. È più decoroso. Bisogna andarsene educatamente. Bisogna avere il tempo di congedarsi. Senza troppe lacrime.
Joséphine (guardando con il binocolo) Oh!
Seconda vecchia inglese Mia cara, pare che sia talmente facile. Ci si abitua subito. È persino incredibile. Di colpo, da un momento all’altro si rinunzia a tutto.
I Berenger (in coro) Oh! Oh! Oh! Guarda com’è bello.
Prima vecchia inglese Incredibile. Lei pensa?
Joséphine (Guardando il paesaggio) Oh!
Marta (Sempre guardando il paesaggio) Oh! Ah!
Seconda vecchia inglese No, io non posso abituarmi. Forse lei avrà ragione, non dico… ma io non posso abituarmi. Senza dubbio non è ancora il mio momento, mi abituerò più tardi. Quando sarò vecchia.
Escono.
Joséphine (arrestandosi e guardando sempre col binocolo) È proprio bello, bisogna riconoscerlo.
Tutti gli inglesi, che nel frattempo erano usciti, ritornano un po’ da destra un po’ da sinistra, sulle prime nascosto dagli altri, si trova il Passante dell’Antimondo, vestito all’antica, con favoriti bianchi. Intanto, una panchina compare a destra e su di essa, di fronte al pubblico, prende posto la famiglia Berenger, il padre al centro; tutti tengono le mani sulle ginocchia, come in una provinciale fotografia di famiglia dell’inizio del secolo. Gli inglesi si incontrano in mezzo alla scena e si scambiano saluti. I bambini seguono i genitori ed escono con loro. I personaggi che passano dal lato ove si trova la panchina salutano i Berenger. Ora, in scena, restano soltanto i Berenger e il Passante dell’Antimondo. Che nessuno ha notato. Il Passante si dirige lentamente verso la panchina. Ha in bocca la pipa al contrario.
Marta To’, non è come gli altri, quel signore.
Joséphine Quale signore?
Marta Quel signore là, solo.
Berenger È vero. (Mentre il Passante continua ad avvicinarsi lentamente) È vestito all’antica.
Joséphine Ma di quale signore state parlando?
Marta Quel vecchio signore. Con i favoriti bianchi.
Berenger Sì, ha i favoriti bianchi. (Il Passante è vicinissimo ai Berenger. Si avvicina ancora sempre con l’aria di non vederli. Li sfiora e i Berenger, Salvo Joséphine, istintivamente si tirano indietro, mettendo in salvo i piedi sotto la panchina). Attenzione!
Marta È maleducato, questo signore. Avrebbe potuto scusarsi. Di solito gli inglesi sono più educati.
Il Passante, sempre con l’aria di non aver notato i Berenger, e camminando allo stesso modo, ritorna sui suoi passi diretto a sinistra.
Joséphine Ma insomma di quale signore state parlando? Avete delle allucinazioni.
Marta Ma sì, ma sì, non l’hai visto con la pipa al contrario? Col fumo che scende invece di salire?
Berenger Ah sì! Ora capisco.
Il Passante si dirige verso il fondo e scompare improvvisamente al di sopra della valle.
Marta Si è dileguato nell’aria.
Joséphine Vedete che sono allucinazioni.
Berenger Sì e no, sì e no.
Marta Sarà caduto?
I tre Berenger si sono alzati e hanno fatto qualche passo verso il Passante, prima che questo fosse scomparso.
Berenger Non si è dileguato nell’aria. Non è caduto. «Cadere» è un modo di dire. Continua la sua strada. Noi non possiamo più seguirlo. Non è un essere di questo mondo. Ci sfiora, ma non è di questo mondo. Viene dall’Antimondo. È passato dall’altra parte del muro.
Joséphine Quale muro?
Berenger Dall’altra parte del muro invisibile. Invisibile e allo stesso tempo non trasparente.
Il passante dell’Antimondo ricompare un attimo sopra la valle. Mette le mani dietro alla schiena, poi scompare di nuovo.
Marta Eccolo di nuovo! Guarda!
Berenger L’hai visto adesso?
Joséphine Mi farete impazzire, voi due.
Marta È scomparso un’altra volta!
Berenger Ha varcato la frontiera. È tornato dall’altra parte.
Joséphine Quale altra parte? Di chi stai parlando?
Berenger Del signore dell’Antimondo. È tornato nel suo mondo, l’Antimondo. Lo vedo di tanto in tanto, il mattino, credo faccia la sua passeggiata quotidiana alla stessa ora; senza dubbio esce da qualche falla del suo Antimondo, un buco un no man’s land, un intermezzo–di–modni. (a Marta) Adesso capisci perché non ci vede e perché di conseguenza non si è scusato passandoci davanti.
Joséphine Ad ogni modo non si può prendere in considerazione la sua esistenza. Anche ammettendo che sia reale. Non può essere una relazione seria.
Marta Che cos’è l’Antimondo, papà?
Berenger L’Antimondo, l’Antimondo, come spiegarlo? Non si ha la prova che esista, ma pensandoci, lo si ritrova nei nostri stessi pensieri. È un’evidenza dello spirito. Non c’è un unico Antimondo. Ci sono molti universi, intrecciati gli uni con gli altri.
Marta Quanti ce ne sono?
Berenger Ce ne sono un’infinità. Un numero indefinito di infinità. Questi mondi si compenetrano, si sovrappongono, senza toccarsi, poiché possono coesistere nello stesso spazio.
Joséphine Com’è possibile?
Berenger Certo è difficile da immaginare; comunque è così.
Marta È così, dal momento che lo dice.
Joséphine Se è così, com’è possibile vedere un abitante di quei mondi?
Berenger In verità è una cosa eccezionale, dovuta, ritengo, a qualche errore di manovra.
Marta Tutti possono fare errori di manovra. Tutti i mondi.
Da destra entra la prima Inglese.
Joséphine Non basta. Non ci sono altre prove?
Berenger Ma è chiaro che le prove sono nello spirito, in ciò che troviamo pensando.
Marta Si trovano pensando, insomma questi universi si pensano, te lo sta dicendo.
Prima inglese Cercate prove? Scusatemi se mi intrometto nella conversazione. Vorrei aiutarvi. Le prove sono visive.
Joséphine Grazie.
Prima inglese Ho visto io stessa in Irlanda, in Scozia, dentro certi specchi, profili di paesaggi che non sono di questo mondo.
Marta Davvero?
Berenger Vedi!
Joséphine E come sono questi paesaggi? Potrebbe descriverceli?
Prima inglese Sono indescrivibili.
Joséphine Avrebbe dovuto portarci uno di quei tali specchi.
Prima inglese A che cosa sarebbe servito? Una certa qualità d’aria, in Irlanda, di acqua, in Scozia, permette il formarsi delle immagini. Se si guarda negli specchi fuori dell’Irlanda e della Scozia il fenomeno scompare.
Joséphine È curioso. Non voglio dire di no. Tuttavia quelle sparizioni e quelle apparizioni che spariscono…
Berenger Per avere spiegazioni più precise, bisognerebbe domandarle ad un uomo di scienza. Io non sono in grado di dire altro.
Da sinistra entra il primo Inglese.
Prima inglese È mio marito. (A suo marito) Fa’ vedere il tuo specchietto d’Irlanda.
Il primo inglese tira fuori di tasca uno specchio. Gli altri personaggi lo guardano da due o tre passi di distanza.
Joséphine Non i vede niente.
Berenger Certo che non si vede niente; ecco la prova che occorre andare in Irlanda per vedere negli specchi quei paesaggi indescrivibili. Ed ecco anche la prova che esistono prove.
Marta Evidentemente, è la prova che chiedevi.
Il primo inglese e sua moglie si dirigono verso sinistra chiamando il loro figliolo.
Prima inglese Tony, sta’ buono. Non tirare i capelli al piccolo soprano.
Primo inglese Se no, io, ti tiro le orecchie.
Escono. I Berenger continuano la passeggiata; camminano molto lentamente, la tela del fondo si srotola sempre. Nel momento stesso in cui gli Inglesi escono, si vede apparire dal lato opposto, il profilo, la pipa e il braccio del passante dell’Antimondo. Un attimo, e torna a scomparire.
Joséphine Eccolo! È quello, no? L’ho visto!
Marta Sì, è lui.
Berenger Ah, l’hai visto questa volta!
Joséphine Ma è chiarissimo. Potrei descriverlo. Non capisco perché secondo l’Inglese, le cose che lei vedeva erano indescrivibili. È una prova contro di lei. Dunque non è una vera prova. La cosa che ho visto io ha un braccio, una pipa, un profilo, un berretto…
Marta No, non un berretto, un grande cappello.
Berenger Attenzione, il personaggio non è come l’abbiamo visto. Noi non possiamo sapere come realmente è. (Entra John Bull, da sinistra, e si dirige con il suo sigaro verso destra, di dove uscirà dopo aver attraversato il palcoscenico senza proferir motto). Anche ammettendo che sia dell’Antimondo più vicino a noi, neppure in questo caso può avere i capelli bianchi, ma neri. Noi fatalmente vediamo la sua immagine al negativo. Se ci sembra vecchio, ciò vuol dire che forse è giovane, e poi che cosa vuol dire «realmente», che cosa vuol dire «veramente»? Restiamo con i piedi per terra. (Dice queste due ultime parole guardando la figlia).
Joséphine È molto meglio.
Berenger Sei ancora troppo giovane per capire queste cose. E poi, la domenica non è fatta per filosofare.
Marta Quel signore è quello che si chiama un fantasma?
Le due vecchie inglesi entrano da destra.
Berenger Le credenze popolari vogliono che quando la gente muore vada nell’Antimondo.
Prima vecchia inglese Ci sono fatti che sembrano confermare queste credenze. Quando una persona muore ed è messa nella bara, il suo cadavere scompare.
Seconda vecchia inglese Il che spiega la leggerezza delle casse. Ma qual è la sorte dei corpi?
Da destra entra la seconda coppia di Inglesi.
Secondo inglese Qual è la sorte dei corpi? I fantasmi non esistono.
Da sinistra entra la prima coppia di Inglesi.
Prima inglese I fantasmi non esistono.
Berenger Quelli che se ne vanno s’installano definitivamente, per così dire, nell’Antimondo, con antiteste…
Seconda inglese Hanno delle antiteste
Da destra entra John Bull.
John Bull Antiteste, antimembra, antivestiti, antisentimenti, anticuore.
Berenger Riusciamo a vedere qualcuno soltanto per caso, come lo pseudo–signore di un momento fa, che continua a passare.
Prima inglese Se dunque non esistono fantasmi, per contro esistono passanti.
Seconda vecchia inglese O ripassanti.
Prima vecchia inglese Attraversano un lembo del nostro universo per disattenzione, per qualche secondo, senza accorgersene.
Prima inglese Forse noi stessi, in questo momento, attraversiamo il loro.
Seconda inglese Senza averne coscienza.
John Bull In tal caso però, come appariamo loro? Non appariamo affatto, affatto.
Joséphine Questi passanti non sono che immagini nate dalla fantasia dei venti.
Gli inglesi (contemporaneamente, tra di loro) Pare che questi passanti siano immagini nate dalla fantasia dei venti.
Prima inglese Immagini nate dalla fantasia dei venti.
Gli Inglesi si disperdono ed escono dai due lati del palcoscenico.
Berenger Ma no, ma no, il negativo del nostro mondo esiste e noi ne abbiamo prove, o piuttosto indizi, prove linguistiche.
Joséphine Quali prove linguistiche?
Berenger Ebbene, ad esempio, l’espressione: «un mondo alla rovescia» viene di là… Benché la maggior parte della gente ne ignori l’etimologia… (Berenger, con Joséphine e Marta, si trova al centro del palcoscenico. A proscenio vedremo apparire, tra Berenger e la sala, oppure dietro Berenger sulla tela di fondo, trasportati su rotaie gli oggetti designati da Berenger)… Una vaga idea di questo mondo ce la danno forse le torri di un castello riflesse nell’acqua, una mosca a testa all’ingiù sul soffitto, una scritta da destra a sinistra e dal basso all’alto, un anagramma (questo può essere rappresentato da un pannello con lettere maiuscole intrecciate), un giocoliere, un acrobata o i raggi del sole che si rifrangono, si spezzano, si disintegrano in una polvere di colori dopo aver attraversato un prisma di cristallo, per ricomporsi, vedi, su quel muro, su quello schermo, sul tuo viso, come una luce splendente, unitaria… e alla rovescia… È una fortuna che il centro del nostro universo non urti con quello dell’Antimondo…
Marta Che cosa succederebbe?
Berenger In quel caso assisteremo alla disintegrazione e alla distruzione reciproche. Può anche darsi, pensano i pessimisti, che tutti gli universi si distruggeranno a vicenda. È possibile che finisca così.
Marta Credi? È spaventoso. E allora? Non ci sarebbe più niente?
Berenger Bisognerebbe ricominciare da capo.
Joséphine Ascolta, mio caro, io penso che da qualche tempo tu beva troppo. E questo ti impedisce di lavorare.
Berenger Nient’affatto. Che cosa sto facendo in questo momento?
Joséphine Allora si deve dire che tutt’al più ti ispira cattiva letteratura di cui stai dandoci un esempio.
Marta Lascialo in pace. È un essere libero.
Joséphine Invece di divagare, vieni, camminiamo piuttosto sull’erba. L’erba rinfresca le idee.
Berenger Passeggiamo, sì, passeggiamo. (Prende per mano Joséphine e Marta).
Tutti e tre si dirigono verso il fondo, dove si trova un albero in fiore o un cespuglio. Joséphine è alla sinistra di Berenger, Marta alla destra. Alla sinistra di Joséphine sorge improvvisamente dal suolo una colonna rosa, minuscola, fiorita.
Joséphine (Leggermente spaventata) Che diavolo è questo?
Berenger Una colonna, non vedi?
Marta Vacilla.
Berenger Sta imparando a reggersi in piedi.
Joséphine Un momento fa non c’era.
Berenger Certo, è sorta dal nulla. Vedi, è ancora fresca fresca.
Joséphine Che cos’è il nulla?
Berenger È un ipotesi cosmica di lavoro. (Mentre lui parla, Marta raccoglie intorno margherite). Non si può dire che esista poiché se esistesse non sarebbe il nulla. È una specie di scatola in cui entrano e dalla quale escono tutti i mondi e tutte le cose; e tuttavia è piccolissimo, più piccolo di una fossetta, più piccolo della tacca di un dado, più piccolo della piccolezza stessa, giacché non ha dimensione. Vedi, quei palazzi abbandonati, di cui resta appena qualche rovina, finiranno certamente in polvere; ma forse, forse, e questa è l’unica speranza, dopo aver traversato il nulla. Tutto sarà ricostruito, restaurato, dall’altra parte; alla rovescia, naturalmente poiché si tratta dell’altra parte. La ricostruzione probabilmente è già cominciata; le pietre, le rovine che se ne vanno, si ricostruiscono laggiù. E così accade per tutte le cose. E le cose lo sentono, ecco come si spiega quest’aria di gaiezza, quest’aria di trionfo che abbiamo intorno (Accenna alla scena), la bellezza di questa giornata.
L’albero che si trova sul fondo e verso il quale i Berenger si dirigevano, improvvisamente scompare.
Marta L’albero non c’è più. Che ne è di quell’albero?
Berenger è stato di certo aspirato dalla pompa del nulla.
Joséphine Questo è troppo!…
Berenger No, è naturale.
Joséphine Come lo spieghi tu?
Berenger È questione di equilibrio.
Joséphine Quale equilibrio?
Berenger L’equilibrio, voglio dire gli equilibri mondani e ultramondani. Quando una cosa esce (la colonna torna a sparire) un’altra cosa deve entrare. (L’albero riappare). Poiché tutti questi oggetti fanno parte degli accessori del cosmo, sono catalogati, ce n’è un infinità di infinità, beninteso, ma ci sono delle finitudini all’interno delle infinitudini… i limiti dell’infinito.
Marta Ma sì, mamma, io capisco. Papà ci parla della contabilità pluri–universale.
Nuova scomparsa dell’albero e ricomparsa della colonna.
Berenger La contabilità sta giocando, uno (scomparsa della colonna), due. (Apparizione dell’albero). Uno, due.
Medesimo giuoco.
Marta Oh! È buffo!
Joséphine Trovi?
Berenger uno. (L’albero e il cespuglio scompaiono al medesimo tempo). Guarda, guarda! Due. (L’albero ed il cespuglio riappaiono al medesimo tempo). Un errore di calcolo, il contabile si è sbagliato… oppure il trovarobe.
Apparizione del Passante dell’Antimondo.
Marta È colpa sua, è colpa sua se tutto s’ingarbuglia.
Joséphine Tutto questo non ha senso. (Scomparsa del Passante dell’Antimondo, scomparsa anche dell’albero e della colonna). Ma insomma, non c’è regola, non riesci a stabilire una regola.
Berenger Ma via, sì che è possibile.
Joséphine Ma no, vedi bene.
Riappare l’albero.
Berenger Ma sì, lo vedi, te l’avevo detto.
Marta Papà l’aveva detto.
Scomparsa e riapparizione successive dell’albero, poi della colonna, a due o tre riprese.
Joséphine Sara, ma è seccante lo stesso. Che cosa stanno facendo?
Berenger Sta a te scegliere. Decidi, è semplice. Che cosa preferisci?
Joséphine Preferisco quella. (Indicando la colonna, che resta).
Berenger Allora, eccoti la colonna. Te la offro, è un regalo.
Joséphine Grazie. Ma come faccio a trattenerla?
Berenger La frontiera del nulla è impercettibile, si scavalca facilmente. Guarda. (Si vede apparire, poi scomparire la gamba del Passante dell’Antimondo e la sua pipa). Guarda. (Riapparizione e nuova scomparsa del medesimo personaggio, senza testa e senza pipa). Guarda.
Joséphine Non seccarmi più con quei tipo; ti ho detto che non lo volevo più vedere.
Berenger (a parte) E dire che c’è gente che immagina il nulla come un vuoto enorme e nero, un vuoto senza fondo: eppure il nulla non è né nero, né bianco, e per essere senza fondo gli occorrerebbero distese e distese e distese di spazio.
Joséphine Ti ho detto che non voglio più vedere quel signore. Sia del nostro mondo che di un altro, mi dà fastidio con la sua pipa.
Berenger (sempre a parte) Sì, il nulla non è né bianco né nero, non esiste, è dappertutto.
Joséphine Dove siete, amico mio? Nel nulla o nell’aldilà? Io vi parlo e voi non rispondete.
Berenger Come fai ad introdurti nei miei pensieri?
Joséphine Perché sono attenta. Ti ascoltavo. Ti ascolto, io.
Berenger Eppure non riflettevo ad alta voce. Non ho neppure mosso le labbra.
Joséphine Questo non impedisce di udire, quando si ha un po’ di buona volontà.
Marta (accostandosi con il suo mazzo di margherite) Basta guardarti per indovinare tutto quello che pensi. Hai visto un viso così espressivo. Avresti dovuto fare l’attore del cinema, o il mimo o la scimmia. Ti piacciono i miei fiori?
Berenger Sono così vivi e vibranti.
Marta Ne vuoi uno? (Gli mette un fiore all’occhiello). È il più bello. (Voltandosi verso Joséphine) Ne vuoi uno, ne vuoi due? (Mette dei fiori sul cappello di Joséphine).
Berenger Non so resistere ai gesti di tenerezza. Ah! Se tutti fossero come te! La vita sarebbe dolce. Sarebbe possibile vivere e anche morire senza crucci, serenamente. Quando si vive allegramente, si può morire allegramente. Bisognerebbe amarsi sempre.
Joséphine Di tanto in tanto accade.
Marta Io amo sempre.
Berenger Che cosa ami?
Marta Amo… Non so che cosa… Ma amo. È talmente bello quello che si vede.
Berenger Hai ragione. Ma si dimentica. Per lo più, si dimentica. Ricordamelo, quando ci vedi preoccupati, tua madre e me.
Joséphine (a Marta) Non far cadere i tuoi fiori. ( A Berenger) Dove metteremo questa colonna a casa nostra? Sul balcone o nel cortile?
Berenger Non sono mai stato così sereno; non sono mai stato così felice. Non mi sono mai sentito così leggero. Che cosa mi sta succedendo? (Mentre parla a Marta, il paesaggio cambia; la colonna sparisce lentamente). Lo debbo a te. Tu hai ragione.
Joséphine È l’aria, credo, che ti fa bene. L’ossigeno. Dovresti vivere più spesso in campagna. Il medico te l’ha detto. E poi anche il moto, è risaputo.
Berenger Certo è così, senza dubbio, è così. Guardo ed è come se vedessi per la prima volta. Sono nato adesso.
Joséphine Ormai, non hai che da tenere gli occhi aperti.
Berenger Come dire? È una di quelle gioie dimenticate, dimenticate, eppure ben conosciute, qualcosa che mi appartiene dall’eternità, che si perde tutti i giorni e che tuttavia non si perde mai. Prova ne è che la si ritrova e la si riconosce. Ecco, è così.
Joséphine Calmati. Non è il caso di saltellare come un bambino.
Marta Oh! Non importa. Nessuno lo vede. Gli inglesi non ci sono.
Joséphine (a Berenger) È un po’ confuso quello che dici.
Berenger No, al contrario, è molto preciso. Questa allegria è fisica. La tocco con la mano. I miei polmoni si gonfiano di un’aria più sottile dell’ara. I suoi vapori mi salgono alla testa. Divina ebbrezza! Divina ebbrezza! La sentite anche voi? La sentite anche voi?
Joséphine Un po’. Forse.
Marta Io, molto.
Joséphine Ma non è una storia inquietante? Io temo che sia piuttosto inquietante.
Berenger In questo momento, no, non ho più inquietudini. Nessuna inquietudine.
Joséphine Meglio per te. Purché duri.
Berenger Sono inebriato di certezza.
Joséphine Quale certezza?
Marta Non fare domande, mamma, potresti turbargli la certezza.
Berenger Di certezza, di certezza, di non so quale certezza. Ma è certo che è una certezza.
Joséphine Allora, non è una certezza se è una certezza incerta e indefinita. La certezza è caratterizzata dalla precisione.
Berenger Per me, per me, una certezza limitata non significa più nulla, poiché ha frontiere, poiché è minacciata da ciò che la nega. D’altronde, nulla è più impreciso della precisione.
Joséphine Dovresti rileggere Cartesio.
Berenger Che cosa vuol dire precisione?
Joséphine Parli in un modo molto curioso. Con te, le parole non hanno più senso. Non ci si raccapezza più.
Marta Io, sì.
Joséphine Ma sta’ un po’ zitta. Anche se è tuo padre, non c’è bisogno che approvi tutto quello che dice, senza riflettere. (A Berenger) Sei il solo a capirti, e ancora!
Marta Io lo capisco.
Joséphine Non hai fortuna.
Berenger Anche se non mi capisco, che importanza ha? Sarei meno felice se mi capissi.
Joséphine Deve pure esserci una ragione.
Berenger Forse ce n’è una dopo tutto. Camminiamo, camminiamo.
Joséphine Camminiamo, questo non può farti del male.
Marta Camminiamo. Dammi la mano, papà, dammi la mano, mamma.
Si voltano, si prendono per mano e fanno qualche passo verso il fondo della scena. Sulla tela, che di quando in quando durante la conversazione ha continuato a srotolarsi, rivelando nuovi paesaggi, si vede apparire un grandissimo ponte d’argento.
Berenger Eccola, eccola, la ragione, era per questo. Guarda! Guarda! (Si stacca dagli altri e fa qualche passo di corsa verso il ponte).
Joséphine Dove vai?
Marta Aspettaci. Dove corri? Non andartene!
Joséphine Aspettaci!
Poi, scorgendo il ponte d’argento, Joséphine e Marta esclamano
Joséphine e Marta Oh! Com’è bello!
Joséphine È magnifico!
Marta Vedi che aveva ragione.
Joséphine È vero, Berenger, non avevi torto.
Il ponte d’argento, radioso di luce, al di sopra dell’abisso, collega le due rive. Simile ad una navata a forma d’arco, aereo, sembra sospeso, altissimo, sopra al fiume, scavalcando le cime luminose. Marta e Joséphine si sono avvicinate anch’esse al fondo e contemplano. Gli Inglesi, con i bambini, sono entrati da destra e da sinistra. Essi pure guardano il ponte. Tuttavia sono più calmi, molto più calmi e commentano assennatamente.
Berenger Capisco, adesso capisco la ragione di questa gioia. Ecco perché mi sono sentito improvvisamente tanto leggero.
Primo inglese (entrando da sinistra) Oh!
Prima inglese Ah!
Secondo inglese (entrando dal lato opposto) Ah!
Seconda inglese Oh!
John Bull (Entrando da sinistra) Aho!
Bambino (entrato con i genitori) Che cos’è quel grosso arnese?
Prima vecchia inglese Non bisogna dire grosso arnese. Si deve dire un grande ponte d’argento.
Giornalista (entrando da sinistra) Ah! È qui, signor Berenger, può dirmi qualcosa del ponte?
Joséphine Lo lasci in pace, signore, non è né ingegnere né architetto e non ne sa niente di costruzioni.
Giornalista Mi scusi, signora, sono desolato. (Si ritira).
Marta Non si vede niente. Tutti gli inglesi si sono messi davanti.
Joséphine Fate largo, signore e signori, noi siamo stati i primi a vederlo.
Tutti gli inglesi, uno dopo l’altro, dicono «I am sorry» e si scostano. Anche la Bambina dice «I am sorry». Il Bambino no.
Prima inglese Di’ subito «I am sorry» o ti buschi una sculacciata.
Bambino Non voglio dire «I am sorry».
Prima inglese (a Joséphine) I am sorry.
Il ponte d’argento, che era stato nascosto per un certo tempo dagli Inglesi, riappare ancor più bello e luminoso. Sull’altra riva, ai due lati del ponte si vedono le stazioni del treno a dentiera, teleferiche in movimento, di tutti i colori. L’arco d’argento deve specchiare e riflettere, aumentandoli, la luce del sole, lo splendore del cielo.
Joséphine Perché sono così stupiti? Ce l’hanno a casa loro, questo ponte, possono guardarlo tutti i giorni.
Primo inglese Lo guardiamo soltanto i giorni di festa, è sufficiente.
Secondo inglese In Francia non lo guarderebbero neppure.
Piccole automobili cominciano ad attraversare il ponte a tutta velocità. La luce che batte nei vetri delle portiere si rifrangere in mille barbagli multicolori.
Marta Cosa sono quelle luci che si muovono? Si direbbero luci di diamanti automobili.
Berenger Evidentemente sono le famose particelle luminose che gli scienziati chiamano «fotoni».
Giornalista E poi si dice che i Francesi sono dei gran curiosi.
Marta È vero?
Prima inglese Anche in America ci sono ponti immensi, ma gli americani li attraversano ad occhi chiusi.
Joséphine La farai diventare ancora più tonta di quello che è. Prende tutto sul serio.
Seconda vecchia inglese È per questo che succedono tanti incidenti.
Marta Lo so che sta scherzando.
Prima vecchia inglese Ce ne sono anche in Russia.
John Bull Ne ho visti due anche in Australia.
Joséphine Quand’è che non scherza? Tutto sommato, meglio che scherzi. Se non dice bestialità, è segno che è triste.
Prima vecchia inglese ma laggiù, nessuno li vede. Sembra che la cosa non interessi la gente.
John Bull Non pensano che agli affari.
Marta Sei triste spesso? Oh! Come mi rattrista che tu sia triste.
Prima inglese Di conseguenza, addio ponte.
Secondo inglese La smania degli affari è distruttrice.
Berenger (Allegramente, saltellando) Sono triste quando penso che gli anni se ne vanno come sacchi vuoti. Sono triste quando penso che ci separeremo gli uni dagli altri e ciascuno da se stesso. Ma la tristezza è un’ora inutile. Oggi, la felicità m’inonda, la gioia mi gonfia il petto. (Continua a saltellare, facendo grandi gesti con le braccia, quasi fossero ali.).
Seconda inglese Distruttrice di che cosa?
Secondo inglese Distruttrice di tutto.
John Bull È una splendida costruzione inglese.
Giornalista Risale all’epoca di Maria Stuarda.
Joséphine (estrae il suo specchietto per darsi un contegno) Attento! Attento! Ti stanno guardando. (Effettivamente, gli Inglesi si sono rivolti verso il pubblico e osservano Berenger con leggera disapprovazione). Calmati. La tua esuberanza è eccessiva. È troppo meridionale per la loro latitudine. Non sta bene. È ridicolo.
Giornalista Però deve essere stato restaurato.
Prima vecchia inglese Non se ne costruiscono più ai nostri giorni.
Berenger (Saltellando, saltabeccando) Scusami, Joséphine. Scusami. Vogliano scusarmi, signore e signori, non riesco più a contenere la mia gioia. Una gioia che travolge.
John Bull Non riesce più a contenere la sua gioia.
Primo inglese Una gioia che travolge.
Berenger Mi avvolge, mi sconvolge.
Gli inglesi La gioia lo avvolge.
Le inglesi Lo sconvolge.
Prima inglese (al Bambino) Vedi, quel signore è francese.
Bambina Perché salta così, quel signore?
Berenger Mi avvolge, mi sconvolge, mi travolge, mi solleva da terra.
Effettivamente i piedi di Berenger si sono alzati dal suolo di qualche centimetro.
Joséphine Non parlare così forte, Berenger.
Berenger Le mie suole sfiorano la punta dei fili d’erba del prato!
Joséphine Ma che cosa ti metti a fare? Smettila!
Berenger (agli Inglesi) Hanno notato qualcosa?
Primo inglese Ha l’aria felice.
Prima inglese Che cosa sta facendo?
Giornalista Cammina svelto svelto.
Seconda inglese Si direbbe che scivoli. Sì, scivola.
Secondo inglese Io dico che imita gli sciatori o i pattinatori.
Prima vecchia inglese Si diverte perché è domenica.
Seconda vecchia inglese La domenica ci si deve divertire. Però non dovrebbe fare dei gesti così pazzeschi.
Joséphine Dicono che sei pazzo.
Bambino Si direbbe che è un po’ cresciuto. Anche i grandi crescono. (Alla madre) Si cresce ancora quando si è grandi?
John Bull Forse. Forse è cresciuto di sei, sette centimetri, al massimo. In Inghilterra non è una cosa eccezionale. (A Joséphine) Si tranquillizzi, signora.
Joséphine Non è possibile. È insensato.
Giornalista Da noi, si nota appena. Siamo molto alti di solito. Molto più di così.
Secondo inglese Non avrà mai la nostra statura.
Primo inglese Oppure al massimo, la manterrà provvisoriamente. (Berenger ha nuovamente i piedi sulla terra). Vedete, è già tornato ad una statura media.
Berenger si solleva di nuovo da terra.
Marta Com’è strano! Papà cammina al di sopra del prato. Cammina veramente al di sopra del prato.
Joséphine Sta’ zitta. Sei pazza. Si prenderanno giuoco di noi.
I due bambini cominciano a saltare un pochino.
Prima inglese (al figlio) Sta’ buono. Che cosa fai?
Secondo inglese (alla figlia) Non bisogna saltare così, non è buona educazione.
Primo inglese È la cattiva educazione delle nostre scuole. Non è più come una volta.
Joséphine Berenger, attenzione, dai un cattivo esempio.
Marta Ma sì, ma sì, cammina al di sopra dell’erba. (Joséphine guarda attraverso lo specchio i piedi di Berenger). Guarda l’erba, guarda i suoi piedi.
Joséphine Eppure è vero, è evidente. (A Berenger) Non sono cose da farsi, via, che significa questa storia? Herbert, adesso basta, no?
Prima vecchia inglese È il suo modo di esprimere la gioia. (A Joséphine) Lasci fare, signora, visto che gli piace così.
John Bull Esistono mille maniere di esprimere la gioia. D’altronde sarebbe meglio non esprimerla.
Secondo inglese Noi preferiamo la discrezione.
Giornalista È un aspetto del suo carattere. Voglio prendere nota.
Prima inglese È un artista.
Prima vecchia inglese Io trovo tutto questo originale. Delizioso.
John Bull Non sono dello stesso parere.
Primo inglese È un ospite.
Joséphine Herbert! Herbert!
Primo inglese È un ospite, non insistiamo.
Joséphine Trenta centimetri da terra! Si faranno beffe di noi. Stai rendendoci ridicoli.
John Bull Io comunque trovo che è piuttosto maleducato.
Le due vecchi inglesi saltellano come volatili.
Primo inglese Per essere un Continentale, è certamente strano. Dovrebbe avere i piedi sulla terra.
Secondo inglese Forse è la malattia che loro chiamano il ballo di san Vito.
Primo inglese (Al Giornalista) Lei che ne pensa?
Giornalista L’uomo moderno è disequilibrato; la prova ci è fornita da queste manifestazioni.
John Bull (guardando le due vecchie) E quelle due là? Sembrano due gallinacce. Si direbbe che è contagioso.
Prima inglese Non capisco come si possa giungere a dar certi spettacoli. (Si mette a saltellare anche lei come un volatile, mentre dice al Bambino, che per parte sua non si muove più) Basta! Basta, ti dico!
Seconda inglese Neppure io. (Si mette a saltellare).
Primo inglese Le nostre mogli hanno perso la testa.
Secondo inglese È un’imperdonabile leggerezza.
I due inglesi si mettono anch’essi a saltellare.
Seconda inglese (saltellando, alla Bambino, che non si muove) Basta! Basta!
Giornalista Dovrebbero metterli in quarantena oppure vaccinarli, questi stranieri del Continente, prima di lasciarli entrare. (Si mette a saltellare).
John Bull Ecco che cosa significano non avere il corpo ben ancorato. È terribilmente contagioso. (Saltella pesantemente, come gli altri).
Berenger e la sua famiglia adesso sono i soli a non saltare; i bambini e gli altri continuano ancora per qualche istante.
Joséphine (A Berenger) Tutti te lo dicono. È cattiva educazione. (A Marta) Non imitarlo. Mi raccomando.
Marta Tutti cercano di imitarlo. Ma non possono. Papà è molto più grazioso.
Joséphine Lo fanno per educazione. (A Berenger) Ma tu sei maleducato.
John Bull (con voce grossa, un po’ cantante) Sì, sì, è maleducato.
Berenger Tra poco mi solleverò molto meglio.
Joséphine Ti attaccheranno sui giornali. Ti negheranno il visto inglese.
Gli altri Inglesi ripetono in coro: « Sì, sì, è maleducato». Il movimento si ferma.
Berenger Mi sento sollevato e sommerso dalla gioia.
Joséphine (A Marta) Che cosa dice?
Marta Non senti? È raggiante. È sollevato e sommerso dalla gioia.
Tutto il passo seguente è cantato.
John Bull Che cosa dice?
Le due vecchie inglesi Che cosa dice?
I due inglesi e il Giornalista Che cosa dice?
Bambino (a solo) È sollevato e sommerso dalla gioia. Non c’è niente di male.
Berenger si sposta facendo dei salti e avendo l’aria di guizzare nell’acqua. Fine della parte cantata.
Prima inglese Cammina sopra la terra….
Seconda inglese Si potrebbe anche credere che remi nell’acqua, danzando su un cavallo marino, su un grande ippocampo.
Prima inglese Sul fondo dell’oceano.
Giornalista L’aria, questa mattina, ha una densità acquatica.
Secondo inglese E il cielo blu…
John Bull (cantando) E il nostro cielo blu inglese sembra avere una profondità marina.
Joséphine Potresti almeno spiegarti.
Giornalista Il suo strano comportamento, i suoi movimenti bizzarri, son cose che esigono spiegazioni.
Secondo inglese (A Berenger) Mi scusi, signore, io mi permetto di pensare che lei dovrebbe spiegarsi.
Prima inglese Adesso si spiega.
Gli inglesi (in coro parlato) L’ospite straniero vuole spiegarsi.
Joséphine Spiegati, Herbert, spiegati, dunque.
Le due vecchie inglesi Si spieghi, signore ed egregio ospite.
Gli inglesi Si spieghi, signor straniero.
Le inglesi Si spieghi.
Giornalista Ci porta una nuova epidemia?
Berenger ha l’aria di faticare molto a tenersi sulla superficie del suolo. Di tanto in tanto fa piccoli leggeri salti.
Berenger Ma no, vedete bene, sto per prendere il volo.
Giornalista Dice che prende il volo.
Berenger Ho ritrovato il sistema, il sistema dimenticato. (Fa un salto di un metro).
Primo inglese Dice d’aver ritrovato il sistema.
Secondo inglese Quale sistema ha ritrovato?
Giornalista Dice di aver ritrovati il sistema per prendere il volo.
Berenger fa un salto di due metri.
Joséphine Adesso basta. Non sei una farfalla.
John Bull Non è naturale.
Marta (a Joséphine) Non è neppure un bruco, però.
Primo inglese No, non è naturale.
Berenger Credetemi, lo faccio spontaneamente. Mi viene così.
Prima vecchia inglese Forse è naturale, se gli viene così.
Joséphine Tu perdi la testa.
Berenger (Fermandosi) Volare è un bisogno primordiale dell’uomo.
John Bull Non le credo.
Berenger Primordiale, naturale, come la respirazione.
Prima inglese noi abbiamo soprattutto bisogno di mangiare.
Secondo inglese Poi di bere.
Giornalista Poi di filosofare.
Prima inglese E se ci resta del tempo…
Seconda inglese Forse, per divertirci, potremmo volare.
Joséphine Tutti ti danno torto.
Berenger Ma no, ma no, tutti debbono saper volare. È una facoltà innata. Tutti però se ne dimenticano. Come avevo potuto dimenticare il sistema? Eppure è semplice, lampante, puerile. Non volare è peggio che essere privati del cibo. Per questo senza dubbio ci sentiamo infelici.
Primo inglese Io non mi sento affatto infelice.
Prima inglese A ben vedere, sarebbe una grossa economia saper volare.
John Bull Sarebbe la rovina dell’industria.
Berenger Siete infelici senza saperlo. Ecco di dove viene la miseria dell’uomo: non saper più volare, aver dimenticato. Che cosa succederebbe se ci dimenticassimo come si fa a nuotare, a camminare, a restare in piedi, a sedersi?
John Bull Star seduto basta alla mia felicità. Mi piace anche restare in piedi o coricato sul ventre col mio sedere come coperta.
Seconda vecchia inglese Ammesso anche che un tempo si sapesse, ormai signore sarebbe impossibile riimparare a volare, è troppo tardi.
Joséphine È troppo tardi.
Berenger Non è mai troppo tardi. D’altronde è sufficiente ritrovare la memoria.
Giornalista Ai nostri giorni la scienza non ci permette più di fare affidamento sulla memoria. Molto meglio non contarci affatto. Non è sicura. È falsa.
Primo inglese Se c’è qualcuno che vola, forse sono soltanto i pazzi.
Giornalista E ancora!
Secondo inglese Comunque non tutti.
Giornalista Quelli che hanno perso completamente la testa.
John Bull Gli incurabili, gli irrecuperabili.
Joséphine Non l’avevo mai visto far niente di simile. Mi credano, mi riserva ancora delle sorprese dopo tanti anni di matrimonio.
Berenger E vero, di solito non so più volare, ma ho conservato la coscienza che mi è necessario farlo. So di quale mancanza soffro. È questione di salute. Se non voliamo, è perché siamo malati.
Prima vecchia inglese In fin dei conti, signore e signori, si può concludere che se gli uomini inventano i missili, gli aeroplani, i razzi interspaziali, tutto ciò succede perché l’umanità sente di dover volare.
Seconda vecchia inglese E cerca di soddisfare questo bisogno.
Giornalista Il problema è già stato risolto brillantemente e abbondantemente dalla tecnica.
Joséphine Non puoi far meglio della tecnica.
Berenger Forse che il paralitico cammina nella sua poltrona a rotelle?
Marta Lo spingono.
Berenger E l’automobilista? Cammina?
Giornalista Viaggia, signore.
Berenger È chiuso nella sua scatola. È la scatola che viaggia, che lo fa viaggiare.
Primo inglese Ma l’aviatore, si può sostenere che l’aviatore non voli?
Prima inglese Quel che dice mio marito è giusto. Si può sostenere che l’aviatore non voli?
Berenger No, non vola.
Bambino Sì, signore, vola.
Primo inglese Zitto tu.
Prima inglese Non sta bene intromettersi nella conversazione dei grandi.
Berenger No, lui non vola. È il suo apparecchio a volare.
Joséphine Non potrai mai competere con l’aviazione.
John Bull Vorrebbe che distruggessimo i nostri aeroplani, che affondassimo le nostre navi.
Seconda inglese (al Giornalista) Che sia un nemico dell’Inghilterra, una spia?
Primo inglese Dove andremo a finire?
Secondo inglese Alla completa catastrofe.
Berenger Si può volare come si respira.
Giornalista No, non si può volare come si respira.
Berenger Sì che si può.
Marta Anch’io credo che si possa volare come si respira.
Joséphine Tu sei pazza, è impossibile.
John Bull Anche se si potesse, non si dovrebbe farlo.
Seconda vecchia inglese Invece sì, visto che è naturale.
Prima vecchia inglese Dubito molto che sia naturale, mia cara.
Seconda vecchia inglese E tutto quel che è naturale è bene.
John Bull Bisogna padroneggiare gli istinti.
Berenger Si padroneggiano sorvolandoli. Bisogna volare con i propri mezzi, con i propri mezzi.
Primo inglese No.
Prima vecchia inglese Forse sì.
Secondo inglese No, signora.
Bambina Sì.
Secondo inglese No.
Prima vecchia inglese Sì.
John Bull No.
Le due vecchie inglesi (assieme) Sì, sì.
Gli inglesi No.
Le due vecchie inglesi Certamente sì.
Le inglesi Forse sì.
Giornalista Anche se fosse possibile, l’abbiamo visto, tutt’al più si riuscirebbe a scavalcare una strada, un giardino, un ruscello…
Primo inglese …i cespugli, le case basse…
Secondo inglese Come una cavalletta qualunque.
John Bull L’uomo non è una cavalletta.
Berenger L’uomo può volare molto più in alto delle cavallette. Una volta lo faceva. È un abitudine da ritrovare, vi dico, da ritrovare.
Marta Forse la pigrizia ci ha fatto perdere quest’abitudine.
Berenger Non è un progressivo camminare con le grucce. Se non stiamo attenti, disimpareremo anche a camminare. D’altronde ci son già i sintomi. Ad una ad una perderemo tutte le nostre facoltà.
Giornalista Al contrario, la tecnica le moltiplica.
Berenger Sulle strade non ci sono che automobili.
Prima vecchia inglese Per la verità i pedoni sono diventati rari.
Seconda vecchia inglese E quelli che rimangono sono disprezzati.
Prima vecchia inglese Ben presto scompariranno.
Seconda vecchia inglese Scompariremo.
Berenger Io voglio restare pedone della terra e pedone dell’aria. (Fa un salto) Voglio camminare nell’aria, senza aver bisogno di meccanismi artificiali. (Fa ancora un salto).
Prima inglese Mio Dio! Ricomincia!
Marta Come fai? Insegnami!
Giornalista Non potrà andare molto più in su.
Primo inglese Tutto ciò che è capace di fare, ve l’ha già fatto vedere.
Secondo inglese non è un granché.
John Bull Ebbene, se pretende di saper fare di più, ce ne dia la prova.
Joséphine Tutti sostengono che non potrai andare più in alto. Non provare. Non ne vale la pena. Calmati.
Berenger Ma sì, ma sì. Chiunque può, chiunque. Vi dirò quel che si deve fare.
Prima vecchia inglese Adesso ci dirà quel che si deve fare.
Seconda vecchia inglese Che cosa dice?
Prima vecchia inglese Dice che ci dirà quel che si deve fare.
John Bull Nei limiti consentiti dalla buona educazione permetto che ci permettiamo di sorridere.
Berenger È facilissimo. Basta volere; bisogna avere fiducia. Si scende solo quando si è persa la fiducia. Anzitutto è da notare che noi non ricadiamo mai brutalmente come pietre.
Seconda vecchia inglese È vero. Me ne ricordo.
Giornalista È soltanto un’impressione.
Berenger È una prova di più che volare è cosa naturale. Quando ci si trova in pieno volo, sopra i più alti alberi, su un lago, su un altipiano, non si ha mai paura. Invece si può aver paura in aeroplano.
Prima inglese E anche in teleferica.
Prima vecchia inglese E anche sul mio balcone, ho paura, ho le vertigini.
Berenger Tuttavia può capitare che ci si stupisca di sorvolare le cime, la cattedrale, i tetti.
Secondo inglese Che cosa succede se ci si stupisce troppo?
Berenger Se si pensa che è anormale mantenersi nell’aria senza elica e senza ali, la fede vacilla, si perde quota, si scende, ma non più in fretta che in ascensore; talora con uno sforzo di volontà, ci si può riprendere, risalire, come se si gettasse la zavorra. Non per molto però. Basta la minima incrinatura della volontà ed ecco si ricomincia a planare verso il basso. Quante volte, ritrovando il segreto in me stesso, mi son detto, lanciandomi nello spazio «Adesso so, per sempre; non dimenticherò più, come non dimentico il vedere e l’udire». (Un palloncino rosso da bambini scende dolcemente dalla «soffitta» sul palcoscenico). Adesso, non dimentico più farò attenzione, me ne ricorderò. Annoterò tutti i movimenti su un taccuino. Li ripeterò tutte le volte che mi piacerà. (Salta con estrema leggerezza) Non posso più resistere. Ho voglia di librarmi nell’aria, di salire molto più in alto. La vallata di fronte, voglio sorvolarla. Voglio vedere se ci sono altre valli, verso le colline di fronte.
Prima vecchia inglese Stenta a trattenersi.
Prima inglese Lo si direbbe un cavallo impaziente che scalpita.
Seconda inglese Guardate! Appoggia appena la punta del piede a terra.
Prima inglese Si solleva.
Berenger si solleva di cinquanta centimetri e ridiscende.
Seconda vecchia inglese Risale.
Secondo inglese Ridiscende.
Joséphine (A Marta) Digli di smetterla. Se parlo io non mi da retta. (A Berenger) Herbert, torniamo a casa. Perderemo il treno.
Marta (al padre) Come fai?
Berenger È facilissimo. Ti insegnerò.
Joséphine Ci mancherebbe altro.
Berenger Sta’ a vedere. È un giuoco. Un giuoco da bambini. Ci sono, beninteso alcune regole da rispettare, ma sono semplici. I sistemi sono tanti. Vediamo un po’ quale scegliere. Su può nuotare nell’aria. È faticoso. Si può fare il morto: ma non si vola molto in alto. C’è la bicicletta e può funzionare, visto che in bicicletta sai andare. D’accordo, è una macchina, ma dal momento che ci abbiamo fatto l’abitudine, è consigliabile ad un principiante. La macchina sostituisce l’uomo e le sue funzioni. La funzione autentica ritrovata attraverso le sue deformazioni. (Una bicicletta bianca da circo è lanciata dalle quinte. Berenger l’afferra. Al medesimo tempo, compaiono gradinate come quelle di un circo. Su di esse prendono posto gli Inglesi e Joséphine. Costoro sono diventati spettatori da circo. Marta è a destra, a proscenio, colla schiena verso le gradinate. Non è indispensabile che il circo sia costruito. Può essere suggerito con pochi elementi. Un praticabile inclinato può apparire da sinistra e degli anelli sopra la testa degli spettatori; a meno che non si usino fili di nylon per sollevare l’acrobata. Berenger, spiegando ciò che bisogna fare, esegue. Sale sulla bicicletta) Guarda: fai muovere le gambe come per mettere le ruote in movimento. Ti tieni dritto come su una sella, le mani avanti, sul manubrio. Dopo sette o otto pedalate, parti dolcemente. (Fa il giro della pista).
Joséphine Spostati un po’, non mi lasci vedere.
John Bull È facile.
Giornalista Aspettiamo il seguito.
Berenger E ti ritrovi di colpo all’altezza di un armadio… di un minuscolo ciliegio… di un ciliegio più alto.
Bambino Il signore è un pallone?
Le inglesi Oh!
Gli inglesi Oh!
Berenger farà un giro del palcoscenico dopo esser salito eventualmente sopra il praticabile inclinato, più in alto però della testa degli spettatori, che alzeranno gli occhi per guardarlo. Scomparirà un momento, ricomparirà, sempre al di sopra dei personaggi. Numero acrobatico: la bicicletta resta senza una ruota, poi senza il manubrio. Berenger continua a girare, facendo movimenti da ciclista. Poi scenderà. A questo punto scompariranno praticabile e anelli.
Berenger D’un ciliegio ancor più alto. Così. Ed ecco fatto. Hai capito? Prova.
Mentre Berenger girerà in alto nel senso delle lancette dell’orologio, Marta girerà in basso, su un’altra bicicletta, in senso opposto.
Joséphine Attenzione! Attenzione! Non dargli retta.
Scomparse le biciclette e finito il numero, gli inglesi applaudono; Berenger saluta, ringrazia, alza il braccio come un campione.
Bambino Bis!
Berenger (A Marta) Vedi che volare non è più difficile che andare in bicicletta?
Primo inglese Però bisogna saper andare in bicicletta. Io non sono capace.
Prima vecchia inglese Io invece sì.
Bambina si può imparare a qualunque età.
Berenger (a tutti) L’essenziale è tenersi in equilibrio.
John Bull Neppure io so andare in bicicletta.
Prima inglese Però sa andare a cavallo.
Prima vecchia inglese Non tutti i cavalli hanno le ali.
Seconda vecchia inglese Molti le hanno. Mio marito aveva due cavalli alati nelle sue scuderie.
Joséphine E volava con loro?
Seconda vecchia inglese No, erano soltanto decorativi.
John Bull Non ho mai visto cavalli con le ali! Eppure di cavalli ne ho visti.
Secondo inglese A quanto pare però esistono.
Giornalista È una razza particolare. È divenuta rarissima.
Gli elementi del circo sono scomparsi. Parlando, gli inglesi si sono alzati. Siamo di nuovo in campagna, in una luce accecante. Si vede sempre l’arco d’argento. Scomparso invece il fondale, sostituito da una specie di cielo o di vuoto blu. Gli inglesi fanno corona attorno a Berenger restando tuttavia assai distanti gli uni dagli altri e dallo stesso Berenger.
John Bull Insomma, anche lui usa mezzi meccanici, come tutti gli altri.
Primo inglese Una bicicletta, non è una gran trovata!
Secondo inglese Un’infinità di gente può andare in bicicletta. D’altronde io non ne ho nessuna voglia.
Prima inglese È una bicicletta truccata.
John Bull Ancor meno interessante.
Primo inglese La bicicletta è strisciante, ruotante anche se volante.
Giornalista Una bicicletta irreale non vale di più di una vera bicicletta.
Berenger Esistono sistemi più naturali.
Prima vecchia inglese Dice che esistono sistemi più naturali.
Berenger Un sistema ginnastico. (A Marta) Fa’ attenzione.
Dei trapezi scendono dalla soffitta, possibilmente in nylon; a meno che Berenger non sia sollevato da corde di nylon. Come prima, Berenger darà dimostrazione di quanto andrà dicendo.
Marta Sì, papà.
Berenger Ecco. Salti in aria, più in alto che puoi, alzando bene i piedi. Invece di lasciarti ricadere, ti afferri ad un ramo immaginario, come quando ci si arrampica su un albero. (Salta e resta a circa un metro dal suolo) Quindi ti sollevi a forza di braccia e ti afferri ad un ramo un po’ più alto. (Esegue) E di ramo fittizio in ramo fittizio, su su. (Sale ancora a gradi successivi) Puoi salire quanto vuoi. Poiché l’albero immaginario ha la misura dei tuoi desideri. Se vuoi, è infinito, puoi non fermarti mai. Prova.
Marta prova
Marta È difficile. Non posso.
Joséphine È superiore alle sue forze. Manca d’allenamento. E poi non vale molto in ginnastica.
Il Bambino prova, ma non riesce neppure lui.
Berenger Così, così. (Ancora qualche passo in altezza, poi discende lentamente) Effettivamente al principio è faticoso, ma più si sale, più diventa facile. Una forza vi spinge, non sentite più del tutto il vostro peso. Una mano basta per la scalata. Un dito. Poi soltanto il pensiero (Un altro leggero salto; nuova discesa). Volere è potere. Volere è potere.
John Bull È facile.
Seconda vecchia inglese Provi lei, se ci riesce.
John Bull Occorre semplicemente essere più leggeri dell’aria. Tutto qui. Però non sono cose che si addicano alla mia dignità.
Giornalista D’altronde è rischioso e pericoloso. La resistenza naturale dell’aria si oppone alla salita. Non bisogna abolirla.
Primo inglese Bisogna conservare la forza discendente, poiché altrimenti si corre il rischio d’essere colti dall’ebbrezza dell’altitudine, in tutto simile a quella degli abissi.
Secondo inglese Si può scomparire.
Primo inglese Non bisogna sfidare nessuna legge naturale.
Berenger Ma neppure resisterle, neppure resisterle. (A tutti) Volete provare? Volete provare? Volete volare con me? (Gli inglesi si scostano protestando, salvo i piccoli inglesi che i genitori tirano per la mano). Non abbiate paura. (A Joséphine e a Marta) Posso prendervi ognuna sotto un braccio, se non volete volare da sole.
Joséphine Non ci vorrai mica portare per forza.
Primo inglese Non porterà per forza questa donna.
Marta Io non so… sono tentata.
Joséphine Ti proibisco.
John Bull Ci opponiamo.
Giornalista Con tutto il nostro peso.
Gli inglesi (in coro) Noi ci opponiamo con tutto il nostro peso.
Improvvisamente Berenger, respingendo un po’ troppo forte la terra col piede, schizza via e scompare in un baleno nella «soffitta».
Joséphine Non l’ha fatto apposta. Sono sicura che questa volta non l’ha fatto apposta.
Marta Sì, l’ha fatto apposta.
Gli inglesi (assieme, guardando in aria) Oh! Ah! Oh!
La Bambina si mette a cantare una specie di cantico inglese
Prima vecchia inglese Ha spinto col piede la terra più forte di quanto non volesse.
Prima inglese Guardate, sale velocissimo.
Secondo inglese È stato senza dubbio aspirato da un movimento ascensionale dell’atmosfera.
Joséphine È pazzo. È pazzo.
Marta (A Joséphine) Calmati.
Seconda vecchia inglese Un turbine lo travolge
Primo inglese Rallenta.
Secondo inglese Curva.
Prima inglese Ha raggiunto le acque placide dell’aria.
Seconda inglese Vola parallelo al ponte.
Bambino È un pallone. È un pallone.
Prima vecchia inglese Ma molto più in alto.
Seconda vecchia inglese Molto più in alto.
Giornalista Non ha più bisogno di fare movimenti complicati.
Primo inglese non fa più alcun movimento.
Prima inglese Sta dritto, immobile nell’aria.
John Bull Ma che cosa fa? Che cosa fa?
Joséphine Che cosa diavolo starà facendo?
Prima vecchia inglese Si dirige tranquillamente verso la collina di fronte.
Primo inglese Come fa a mantenere la direzione?
Seconda vecchia inglese Guarda. Lo sguardo lo dirige nella direzione voluta.
Marta Magnifico, papà, bravo!
Giornalista Sale ancora più alto.
Primo inglese Fa il morto.
Secondo inglese Vola velocissimo, coricato.
Prima inglese Va a destra.
Seconda inglese È scomparso a destra.
Prima vecchia inglese Riappare a sinistra.
Seconda vecchia inglese Eccolo, al centro.
Gli Inglesi girano la testa e girano su se stessi, molto in fretta, comicamente, per seguire la traiettoria.
Giornalista È di nuovo scomparso.
Primo inglese Riappare di nuovo.
Seconda vecchia inglese Eccolo.
Giornalista (A Joséphine) Che ne pensa, signora, dell’impresa di suo marito?
Joséphine Sono emozionata, ma anche fiduciosa.
Gli inglesi e le inglesi È scomparso. È ricomparso. È scomparso. Ancora un giro.
John Bull Siamo a trentasei giri, siamo a trentasei giri.
Seconda inglese Quarantacinque giri.
Prima vecchia inglese Novantasette giri.
Primo inglese No, novantacinque.
Prima vecchia inglese Novantasette.
Seconda inglese Non si riesce più a contare. Ha fatto più di duecento volte il giro completo.
Marta Ma così in fretta che si direbbe non si muova più.
John Bull In realtà, non gira più. Sale verticalmente. È a metà strada tra le due colline.
Primo inglese Si ferma. Si direbbe che si fermi.
Prima inglese Sì, si ferma.
Prima vecchia inglese Si ferma per contemplare.
Seconda vecchia inglese Guarda ai quattro angoli dell’orizzonte.
Giornalista Domina gli orizzonti.
Joséphine (un po’ inquieta e un po’ ammirata) Non l’avrei mai creduto capace di fare una cosa simile. Bisogna riconoscerlo, è qualcuno. Ma è pericoloso.
Secondo inglese Va ancora più su.
Seconda inglese Ancora più su.
Primo inglese Ancora più su.
Bambino È un pallone. È un pallone.
Prima vecchia inglese Fa gesti di disperazione.
Joséphine Dio mio! Starà per cadere?
Marta Sta’ tranquilla. Lo sai, ha detto che non poteva cadere.
Giornalista Ce la fa; non cade.
Seconda vecchia inglese Non ha l’aria soddisfatta.
Prima vecchia inglese Che cosa avrà visto?
John Bull Si direbbe che qualcosa non funzioni.
Prima vecchia inglese Che cosa avrà visto?
Joséphine Che cosa può aver visto?
Primo inglese Che cosa può aver visto?
Seconda vecchia inglese Non lo si vede più.
Joséphine Non lo si vede più. È scomparso. (La scena si oscura a poco a poco. Bagliori rossi e sanguigni; forti colpi di tuono e di bombardamento. Nel silenzio e nella penombra, un proiettore si illumina, sulle prime debolmente ed isola Joséphine) Che mania di lasciarmi sola! Approfitta di tutte le occasioni per svignarsela. Eppure sa che ho paura…. Lo sa benissimo. Non ho nessuno al mondo, nessuno, nessuno, nessuno.
Marta (un po’ discosta, più in ombra di Joséphine) C’è papà.
Joséphine Sono sola. Completamente sola, abbandonata nelle tenebre, abbandonata.
Marta Ma no guarda, ci sono io, qui.
Joséphine Sono completamente sola, in mezzo ai boschi, lontana da tutto. Ho paura.
Il Giornalista e il secondo inglese, sufficientemente trasformati perché ci si possa stupire del cambiamento, ma tuttavia riconoscibili; deformati come in sogno, ma appena appena. Forse il cambiamento può essere realizzato con la luce. Oppure i personaggi si sono applicati maschere raffiguranti i loro vo0lti. Questa soluzione sembra preferibile. Ad ogni modo, la luce può scolorire i loro abiti. Il Giornalista e il secondo inglese attraversano la scena.
Giornalista Capisce, signore, l’amicizia, l’amicizia era un trucco. E poi essa uccide lentamente. Solo l’odio crea il clima veramente favorevole e ci può dare forza. L’odio è energia. L’energia stessa.
Secondo inglese Allora bisogna odiarsi? Posso almeno odiarla educatamente?
Giornalista È più comodo, ma noi ci siamo sempre odiati; l’amicizia infatti non è che la maschera della nostra debolezza dei nostri odi inibiti, timidi. Oggi viviamo in un’epoca cerebrale e scientifica. È indispensabile che vi guardiamo, che guardiamo bene i nostri volti e la verità. Per poterci vedere bene occorre un certo distacco, gli uni rispetto agli altri… (Camminando urta leggermente con il gomito con il secondo inglese) Oh, scusi, l’ho urtata senza volere.
Secondo inglese Per carità. Si figuri, non è niente.
Giornalista Capisce?… Nel nostro secolo, questo sentimentalismo… Come fare a crederci, non siamo più bambini. Allora via, cancellata per sempre, questa paroletta ridicola, ipocrita: amicizia.
Secondo inglese Io penso che lei abbia ragione, amico mio.
Escono.
Marta Ci sono io, qui, non mi senti?
Joséphine Nessuno.
Marta Non mi vuoi sentire? Mamma, sono qui. C’è un mucchio di gente intorno.
Joséphine Ma sì, ti sento. Non gridare tanto.
Marta C’è un mucchio di gente intorno.
Joséphine Quale gente?
Marta Amici, abbiamo molti amici.
Joséphine La chiami gente, questa. Che cosa sono per loro che cosa sono per me? No, no, non sono amici. Oggetti vuoti nel deserto. Mostruosamente impenetrabili. Indifferenti, egoisti, crudeli. Chiusi nel loro guscio.
Marta Oh!
Joséphine No, no, Marta, tu no, naturalmente. Ma che cosa puoi fare, tu? Sei soltanto una bambina… Che cosa puoi fare?… Sono una minuscola formica nel mondo immenso. Una formica sperduta, spaventata, che cerca le sue compagne. Mio padre è morto, mia madre è morta, tutti quelli della mia famiglia sono morti. I vicini di casa, quelli che mi conoscevano, hanno lasciato la città natale, si sono sparpagliati per il mondo. Non hanno mai più scritto. Più nessuno, non c’è più nessuno.
Marta Ci sono gli altri, tutti gli altri. C’è molta gente.
Joséphine Non li conosco. Loro non conoscono me. Stranieri… avevo dei genitori grandi e potenti. Per attraversare la vita, mi prendevano per mano. Non avevano paura di niente. Andavano dritti davanti a sé. Con loro io non avevo niente da temere… Una volta, non avevo niente da temere, niente da temere… Salvo la paura di perdersi. Pensavo continuamente che li avrei persi, che doveva finire così. Lo sapevo, lo sapevo. Quel giorno è arrivato, presto, troppo presto, ahimè! È tanto, tanto tempo ce sono sola, tanto tempo che mi hanno lasciata sola… non posso abituarmi alla loro mancanza. Non potrò mai. Mai, mai… sono abbandonata, ho paura. Sono perduta. Randagia… non mi conoscono, non mi amano, non sono niente per gli altri. Non conto nulla per loro. Non conto nulla per loro.
Marta Crescerò. Diventerò forte come tua madre; ti difenderò.
Joséphine Anche nell’angoscia, mi difendo come posso. Il terrore mi ha insegnato. Mi difendo con i denti… mi sono spuntati gli artigli.
Marta Ama il tuo prossimo. Se l ami, non sarà più un estraneo, se smetti d’aver paura scompariranno i mostri. Anche gli altri hanno paura nel loro guscio. Amali, e non ci sarà più inferno.
Marta non si vede più. Nella penombra si scorge n muro. Un bambino che rassomiglia al Bambino inglese corre spaventato verso il muro. Tenta di scalarlo. Non ci riesce. Compare un grosso personaggio, rassomigliante a John Bull che insegue il bambino. Sono John Bull e il bambino, anch’essi trasformati, come in un sogno.
John Bull Pezzo di birbante!
Bambino Mi lasci, signore… Scusi, signore.
John Bull Mascalzone che non sei altro. Ci volevi lasciare, eh, volevi scappare. Perché? Confessa, perché?
Bambino Mi scusi, signore. Volevo passeggiare alla luce. Volevo vedere molto cielo.
John Bull Ingordo. Birbante. (schiaffeggia il Bambino, lo trascina per un orecchio; il Bambino piange). Credevi che non ti avrei acciuffato.
Bambino Non in prigione, signore, non voglio tornare in prigione.
John Bull Piccolo imbecille, imparerai che la luce molto più bella quando la si guarda dal fondo di un buco nero e che il cielo è molto più puro visto attraverso le sbarre di un abbaino.
Bambino Non in prigione, signore, non voglio tornare in prigione.
John Bull (portandolo via). Imparerai. Ti educheremo noi. Finirai per capire… o quanto meno ti rassegnerai.
Escono. Si scorgono strane apparizioni, poi ci si accorge che sono il primo inglese e la prima inglese, il secondo inglese e il Giornalista un po’ trasformati, leggermente caricaturati, gesti eccessivi. Si avvicinano a Joséphine.
Giornalista Oh, signora, signora, le siam vicini con tutto il cuore.
I tre inglesi (assieme) Vicini con tutto il cuore.
Primo inglese Di qualunque cosa avesse bisogno…
Secondo inglese Conti su di noi.
Joséphine Siete molto buoni.
Prima inglese So che cosa vuol dire essere soli all’estero; l’abbiamo esperimentato tutti. Mio marito l’aiuterà e tutti i nostri amanti sono a usa disposizione.
Joséphine Grazie, sono confusa.
Primo inglese Che cosa dice?
Secondo inglese Dice che è confusa. Pensi un po’! Dice che è confusa.
I tre inglesi e la inglese se ne vanno.
Prima inglese È confusa, le ha detto che era confusa?
Giornalista Ha detto anche «grazie, grazie, sono confusa».
Primo inglese (imitando Joséphine) Grazie, sono confusa.
Secondo inglese L’ingenuità di questa signora rasenta la stupidità.
Giornalista È per questo che è confusa. Hi! Hi!
I due inglesi Hi! Hi!
Prima inglese Potreste approfittare della situazione.
Giornalista Non c’è da cavarne nessun vantaggio.
Prima di uscire, si voltano un’ultima volta verso di lei, la salutano ironicamente, fanno gesti grotteschi e smorfie, ridendo. Joséphine, che è di spalle, non se ne accorge. Joséphine continua sola; si trova completamente sulla destra del palcoscenico.
Joséphine (con altro tono) E lui, lui, dove se ne va sempre? Che cosa combina? Avrebbe potuto aiutarmi. Dovrebbe aiutarmi… Mi abbandona, come gli altri, non pensa a me… Nessuno pensa a me…
In una luce di porpora compare un enorme, enorme personaggio, vestito di una lunga toga rossa e con un berretto rosso quadrato. Il personaggio può avere una statura di due o tre metri ed essere issato su un trampolino nascosto dalla toga rossa. È un giudice… Può avere una testa di bambola, enorme. È naturalmente spaventoso, ciò però non impedisce al pubblico di ridere. Quest’ultimo può ridere essendo allo stesso tempo spaventato, come accadeva alla fine di Comment s’en débarasser quando apparivano le grandi scarpe del cadavere. Il riso non attenua l’effetto. Il giudice monumentale avanza, naturalmente su rotelle, verso Joséphine, fino ad essere proprio di fronte e vicinissimo; per guardarlo, lei alza la testa. A destra e a sinistra del Giudice, ci sono due assessori, ugualmente vestiti di rosso, ma molto meno grandi; d’altronde essi sono seduti. Solo il Giudice resta in piedi. È un vero tribunale che arriva su rotaie. Giunti lentamente vicino a Joséphine, i tre se ne andranno allo stesso modo, rinculando. Quando il tribunale è davanti Joséphine, uno degli assessori, grosso e congestionato in volto, agita un campanello. L’altro ha la testa nascosta da un cappuccio. Pausa,
Joséphine Non ho fatto niente di male, signor presidente del tribunale… Perché debbo comparirvi davanti? Di che cosa mi si accusa? Non ho fatto niente.
Marta (o la voce di Marta)Non aver paura, mamma. È una visione, un incubo. Non è vero; è vero soltanto se tu ci credi. È vero se lo pensi. È vero se lo vuoi. Non crederci.
Joséphine Sì, è il giudice. Lo riconosco.
Marta Non l’hai mai visto. Non esiste.
Joséphine Ahimè, sì. È il giudice.
Marta È un’allucinazione, un miraggio, te l’assicuro… Svegliati. Svegliati. Scomparirà.
Joséphine No, no… È vero.
Marta Non è vero, mia povera mammina, tu sogni… Stai sognando, te lo dico io. (Scompare di nuovo)
Joséphine Signor presidente, non ho fatto del male a nessuno… Perché siete venuti? Che cosa volete da me?
Primo assessore (agitando il campanello) Silenzio! Si limiti a rispondere; siamo noi a fare le domande.
Joséphine Non ho niente da dire. Per quanto frughi nella mia coscienza. Cerco, mal… ma non ho niente da dire, non nascondo niente, ve lo giuro, non capisco, non capisco. (Silenzio del tribunale). Se tutti devono essere giudicati, perché io per prima? Perché avete scelto proprio me, fra tanti? Perché io, il capo espiatorio?… Senza dubbio perché sono più indifesa degli altri. Io non ho avvocati. (Silenzio del tribunale). Sono la più pura. È per questo che sono vulnerabile? Sono innocente; non è colpa mia. Sono senza colpa. Dite al carnefice di non uccidermi, signor presidente del tribunale. (Silenzio del tribunale). Che cosa posso aver fatto? Che cosa mi si rimprovera? Non c’è niente che possa essermi rimproverato. Sono sempre stata fedele… sono stata virtuosa… Ho compiuto il mio dovere, sempre. Non ho mai abbandonato il mio posto… Sono rimasta là, buona buona,triste, rassegnata e infelice… (Singhiozza. E infelice… Volete punirmi perché sono stata infelice? Volete condannare la mia virtù… Ditemi che non è così! No, senza dubbio… NOn vi capisco, non vi capisco, signor presidente del tribunale. Colpite i lupi. Io sono l’agnello. (Indice minaccioso del Giudice puntato su Joséphine. Cenni d;’assenso dei due assessori. I movimenti del capo di quello col cappuccio sono più forti e più grotteschi). Mi condanneranno. Non mi credono… No, no, no.
Marta Non è vero, non aver paura, sono visioni della tua paura. Non è vero, te lo giuro. Convinciti che tutto ciò non è vero. Sei tu che lo immagini, che lo inventi…
Joséphine Non voglio… non voglio… Che cosa ho fatto? Non ho fatto niente di male. (Singhiozza).
Marta (abbracciandola) Povera mamma, nascondi la testa tra le mie braccia; non li vedrai più.
Joséphine No, no, no, è impossibile. (Al tribunale) Non voglio.
Marta Ma certo, è impossibile… Certo, non è vero.
Il secondo assessore si toglie il cappuccio; è John Bull.
John Bull Le ragioni della vera giustizia non sono quelle del cuore, né quelle della logica. Se la giustizia vi sembra ingiusta, lo si deve al fatto che è equa
Scomparsa, a ritroso, del tribunale, lentamente, in silenzio, verso le quinte di sinistra.
Marta Te l’avevo detto. Una semplice visione. Inoffensiva. Non ci sono più, i cattivi giudici… calmati, madre mia, bambina mia.
Apparizione, da destra, di John Bull, con un fucile mitragliatore, di cui, quando sparerà, si udrà il rumore. È accompagnato dai due inglesi e dal Giornalista. Da sinistra appaiono i piccoli inglesi, scortati dalle loro madri e seguiti dall’Impiegato delle pompe funebri dell’inizio e dal medico.
John Bull Meglio qualche anno prima che due minuti dopo… Non è vero, signore?
Prima inglese Ha ragione.
Seconda inglese Assolutamente d’accordo, signor John Bull. Ha perfettamente ragione, signor John Bull.
Appare da sinistra la seconda vecchia Inglese, con l’aria spaventata.
Seconda vecchia inglese Non crediate che io abbia paura. Nient’affatto. Sono semplicemente indignata. Sommamente indignata.
John Bull (ai due inglesi e al Giornalista) Allora, visto che le vostre spose sono d’accordo, (al Giornalista) visto che tutto va bene… avanti.
Giornalista Avanti.
Impiegato delle pompe funebri Avanti.
Primo inglese Dal momento che è necessario, avanti.
Secondo inglese Sì, avanti, dunque.
Seconda vecchia inglese Io protesto energicamente…
Impiegato delle pompe funebri Meglio a quest’età, che più tardi… Adesso non se ne rendono conto. Più tardi soffrirebbero, farebbero opposizione.
Giornalista È per il loro bene.
John Bull (Imbracciando il fucile mitragliatore) Chiudete gli occhi, signore.
Prima inglese Chiudiamo gli occhi.
Seconda vecchia inglese Protesto.
John Bull *Alla vecchia inglese.) Si tolga di mezzo, lei. Per lei, non vale più la pena. (Punta, spara).
I bambini cadono.
Seconda vecchia inglese (Che si era scostata) Io protesto molto energicamente…
John Bull Signore, aprite pure gli occhi.
Prima inglese Già fatto?
Seconda inglese Come è svelto lei!
Impiegato delle pompe funebri È una specie d;’eutanasia. Non esattamente, comunque si potrebbe dire che è una eutanasia preventiva.
Seconda vecchia inglese Io protesto molto, molto, molto energicamente.
John Bull (alle due inglesi) Potete raccogliere i vostri figlioli.
Impiegato delle pompe funebri Non si disturbino signori. Lascino fare a me. È il mio mestiere. Me ne incarico io…
Seconda inglese Abbiamo fatto il nostro dovere.
John Bull E noi il nostro. (Al Dottore) Dottore, la prego di constatare che questi bambini sono completamente e convenientemente deceduti.
Seconda vecchia inglese Io protesto. È inammissibile. Non sono cose da farsi. (Allo Zio dottore) Lei, un medico, come può accettare una cosa simile?
Zio dottore Non accetto. Subisco.
Joséphine Zio dottore, come, lei? È della partita?
Zio dottore (a Joséphine) In questo modo, vedi, non sarò più giudicato…
John Bull (Alle inglesi, con una certa galanteria) Ora che non hanno più figli da allevare, le signore vogliono… a loro volta? Vengano avanti, per favore, avanti!
Prima inglese Siamo d’accordo.
Joséphine (Al dottore) Non l’avrei mai creduta capace di una complicità così odiosa.
Zio dottore Che vuoi, mia povera Joséphine, con gli anni, si diventa saggi. D’altronde è meglio così. Sarebbe successo comunque. Così almeno ci si sbriga prima. Meglio prima che dopo, meglio trent’anni prima che due secondi dopo.
Joséphine Le, lei che ha salvato tante vite umane, migliaia di bambini…
Zio dottore Mi riscatto.
John Bull (Alle inglesi) Ma certo, con i vostri mariti. I mariti vi seguiranno. (Agli inglesi) Signori, se vogliono, dopo sarà il loro turno.
Leggera e contenuta esitazione degli inglesi. Le inglesi e gli inglesi avanzano mentre John Bull punta loro il fucile mitragliatore alle spalle.
Marta (A Joséphine) Non è vero, non agitarti… Tutto questo non è vero.
L’impiegato delle pompe funebri solleva i due bambini e se li mette sotto il braccio, uno per parte. Scompaiono la vecchia Inglese, i bambini, lo Zio dottore, l’Impiegato delle pompe funebri, gli inglesi, le inglesi, John Bull, il Giornalista: escono dai due lati del palcoscenico. Apparizione del Grande Uomo Bianco. Disposizione e meccanismo identici a quelli usati per il tribunale. A destra del Grande Uomo Bianco, un carnefice bianco con cappuccio bianco. A destra del carnefice, una forca. Sullo sfondo, la scena rappresenta un cielo crepuscolare, un sole rosso. Quando giunge vicino a Joséphine, Il gruppo si ferma e tace per qualche istante.
Joséphine No, no.
Marta (A Joséphine) Non lasciarti impressionare. Basta non crederci.
Uomo in bianco (indicando la forca a Joséphine) Signora, non vuole? Si decida.
Joséphine, pur nello spavento, conserva una disinvoltura mondana, come d’altra parte l’Uomo in Bianco; incubo e salotto.
Joséphine No, mi lasci. Mi scusi, signore. Non posso, non posso davvero.
Uomo in bianco Glielo consiglio.
Marta Non vuole, ve l’ha detto. È così, non vuole.
Uomo in bianco (a Joséphine) Rifletta, senza complimenti? Un po’ di coraggio!
Joséphine Oh no; oh no, non adesso.
Uomo in bianco Ad ogni modo non potrà rimandare all’infinito.
Joséphine No, no. Vedremo domani, la prego, no, dopodomani. Non oggi. In questo momento, non mi dice niente.
Marta Non le dice niente. Vede bene.
Carnefice (a Joséphine) Signora, perché rinviare a domani quello che si può fare oggi? Sarebbe cosa fatta.
Marta (al Carnefice) Questo non la riguarda; non s’intrometta nella conversazione. La lasci stare.
Joséphine No.
Uomo in bianco Lei sa perfettamente che non si sfugge. Sa perfettamente che tutti ci devono passare. Non guadagna che vento, un po’ di tempo.
Joséphine Domani, domani, domani. Ancora un momentino, signore in bianco… Ancora un momentino, signor carnefice.
Uomo in bianco Se ci tiene. È un errore. Ad ogni modo, visto che lei non vuole, noi non avviamo ancora fretta.
Carnefice Sono tutti così, sono stupidi. Provate a far loro capire la ragione… (A Joséphine) Eppure ha visto, gli Inglesi hanno accettato. Anche i bambini.
Marta Nessuno ha chiesto il loro consenso. Nessuno ha chiesto il loro consenso! (L’uomo in bianco fa un cenno; forca, Carnefice, e l’Uomo in Bianco medesimo scompaiono lentamente a sinistra). Vedi, mamma, non era vero. Basta che tu voglia, e non è vero. Dipende da te. Non crearti degli incubi. Promettimi che non lo farai mai più… Sono andati via, non esistevano!
Joséphine Non so, credimi, non capisco più niente.
Cambiamento di luce; gli Inglesi, le inglesi, John Bull, il Giornalista, riappaiono come all’inizio.
Marta Vedi, i bambini inglesi sono sempre lì.
La scena si oscura a poco a poco. Bagliori rossicci e sanguigni; fragore di tuono o di bombardamento. Di nuovo, luce sulla scena; ma è una luce diversa, che conferisce al paesaggio un aspetto grigio, triste, crepuscolare. Si potrebbero scorgere sul fondo rovine fumanti, una cattedrale, un vulcano che fuma. Contemporaneamente si ode la voce di Berenger.
Voce di Berenger (angosciata) Io vedo, ahimè, vedo tutto. Non c’è più nessuna speranza. Non è possibile. Non è possibile. Eppure sì. Se non fosse che un sogno. No, no, non è un sogno. Dio mio!
Prima vecchia inglese Ruota lentamente su se stesso.
John Bull Come una trottola al rallentatore.
Seconda vecchia inglese Pare che scenda.
Seconda inglese Scende.
Marta (A Joséphine) Vedi, scende. Torna.
Joséphine Fortunatamente. Così sono meno inquieta.
Prima inglese Avrebbe potuto restare lassù sin che ne avesse avuto voglia.
Prima vecchia inglese Io non sarei più scesa.
Seconda inglese Il fatto è che ha una famiglia, quest’uomo.
Primo inglese Si avvicina. Lo si vede meglio.
Secondo inglese Fa dei gesti. Si direbbe che parli.
Prima vecchia inglese Impossibile capire.
Giornalista Scende lentamente.
Prima vecchia inglese (a Joséphine) Può essere orgogliosa di suo marito.
Marta Scende tristemente. Ha l’aria affranta.
Prima vecchia inglese (dando un mazzo di fiori alla bambina) Offrirai questo mazzo al signore.
Joséphine (a Marta) Perché dovrebbe essere triste? Ce l’ha fatta.
Seconda vecchia inglese (dando una bandiera piuttosto sporca e lacera al Bambino) Gli andrai incontro con questo, quando sarà arrivato.
John Bull Secondo me, non è un gran risultato.
Marta Sì, è triste. Lo si vede dai gesti, dall’andatura.
I rumori di un momento fa si sono attenuati a poco apoco. Restano soltanto rumori di petardi, nella luce crepuscolare, probabilmente rossa. Si vedono petardi esplodere con brevi lampi rossi e sanguigni. In mezzo agli scoppi, si ode una specie di musica lontana, tipo ballo del quattordici luglio, come un derisorio trionfo.
Prima inglese Scende passo passo.
Prima vecchia inglese Come se scendesse una scalinata invisibile.
Seconda vecchia inglese Eccolo. (A Joséphine) Ecco suo marito, signora.
Seconda inglese Dove lo vede lei?
Primo inglese (indicando col dito )Là! Dritto davanti al mio dito.
Prima inglese Sopra la cima di quell’albero.
Secondo inglese Pare che non abbia fretta. Strappa una foglia.
Giornalista Meccanicamente.
Si vede la foglia cadere volteggiando.
John Bull Eccolo.
Seconda vecchia inglese Brava, signora Berenger.
Compare Berenger e scende lentamente verso il palcoscenico. Tutti si dirigono verso di lui.
Bambina Bravo, signor Berenger.
Il Bambino ha preso una specie di trombone e vi soffia dentro in onore di Berenger. Precedentemente ha offerto la bandiera che Berenger ha lasciato cadere. Berenger non ha preso neppure I fiori della bambina, che sono caduti ugualmente sul palcoscenico.
Bambino Bravo!
Joséphine Ha l’aria abbattuta. (A Berenger) Che cosa hai visto? Sei stanco?
Le inglesi agitano fazzoletti colorati e applaudono gridando: «Viva Berenger». Gli inglesi tacciono. Da notare che, prima di posare i piedi sul prato, Berenger avrà sfiorato, nella sa discesa, qualche testa dei signori inglesi, che si sono scostati.
Giornalista Ci dica le sue impressioni, signor Berenger.
Joséphine Sono contenta che tu sia ritornato. A dire la verità, ho avuto anche un po’ di paura. Avresti dovuto avvertirmi. Di’ le tue impressioni al signor Giornalista.
Berenger Io… io… (Tace).
John Bull Mi permetta di domandarle: come ha fatto?
Primo inglese E che cosa ha fatto?
Seconda vecchia inglese Ha visto, no? Ha volato.
Berenger Ho volato, effettivamente, ho volato…
Prima vecchia inglese L’avete visto tutti.
Giornalista Perché ha volato?
Berenger Non saprei… non ho potuto fare altrimenti.
John Bull Noi vogliamo dire «perché ha volato»? Che cosa ha voluto dimostrare con questa specie di prodezza?
Primo inglese Non è vero. Lei non ha volato. L’abbiamo guardato bene: lei camminava su un arco invisibile. Sul solido.
Prima inglese Ah no! Non c’era nessun arco.
Prima vecchia inglese Non c’era nessun arco invisibile.
Giornalista È possibilissimo. L’arco invisibile è prodotto da una solidificazione dell’aria.
Secondo inglese Chiunque potrebbe fare altrettanto.
Seconda inglese (a suo marito) Adesso esageri.
Prima vecchia inglese Perché non prova lei?
Seconda vecchia inglese Giusto, provi lei.
Secondo inglese Chiunque può fare altrettanto. Chiunque.
Primo inglese È sufficiente che lei ci indichi la posizione esatta del ponte aereo invisibile.
Berenger Non c’è nessun arco. Io volavo semplicemente, ve l’assicuro, volavo.
John Bull (agli inglesi) Ad ogni modo, la sua impresa non presenta nulla di straordinario.
Secondo inglese Verissimo. L’aquilone fa la stessa cosa.
Seconda inglese Un uomo che si trasformi in aquilone, via, è qualche cosa.
John Bull Perché darsi tanta pena, quando possiamo giungere dall’altra parte della valle in pochi secondi, servendoci del ponte, in automobile.
Primo inglese O in aeroplano.
Secondo inglese O con uno dei nostri razzi.
Giornalista A lui sono occorsi cinque buoni minuti per fare appena la metà del percorso.
Prima vecchia inglese (a Joséphine) Non dia retta alle loro critiche, signora.
Seconda vecchia inglese La gente è invidiosa.
Giornalista Cinque minuti, se non sei! È troppo! Questo sistema fa perdere un mucchio di tempo.
Primo inglese Noi non abbiamo tempo da perdere.
John Bull (A Berenger) Non brevettiamo il suo sistema.
Giornalista Per scrupolo di coscienza professionale, la invito comunque a dirci le sue impressioni.
Berenger Che cosa dire? Che cosa posso dirle?
Seconda inglese (A John Bull) Io trovo invece che bisognerebbe brevettarlo.
Primo inglese La tecnica fa di meglio, signora. La tecnica fa di meglio. Ritornare a procedimenti naturali, è contrario al progresso, e all’evoluzione dello spirito.
Marta Bravo, papà, bravo, bravo. Oh! Ma ha proprio l’aria abbattuta.
Joséphine Che cos’hai?
Secondo inglese (alla Prima inglese) Le assicuro, signora, non è un’impresa straordinaria. Qualunque inglese con un po’ d’allenamento, un po’ d’allenamento…
Joséphine Che cos’hai? Dovresti essere fiero! Che razza di carattere! Non hai l’aria contenta, tu non hai mai l’aria contenta.
Seconda inglese Si difenda, signore, si spieghi.
Prima vecchia inglese Spieghi loro l’importanza della sua azione.
Prima inglese Noi l’ammiriamo.
Joséphine (a Berenger) Vedi?
John Bull (agli inglesi) È una cosa senza interesse, in sostanza.
Giornalista Puerile, raggiunge i vertici del ridicolo.
Joséphine È un successo, credi a me, ci saranno sempre degli ipercritici.
Seconda vecchia inglese Lei che è salito tanto in alto, non si lasci impressionare.
Prima inglese Parli, signore, parli.
Marta È spaventato, è stanco. Ha gli occhi come smarriti.
Joséphine Oh! Dio mio! Che sguardo! Che cosa mai ha potuto vedere dall’altra parte?
Primo inglese Non ha potuto veder niente a quella velocità, senza apparecchi di precisione.
Prima inglese Che cosa ha visto, signore, dall’altra parte? Ce lo dica, che cosa ha visto?
Le inglesi (assieme) Che cosa ha visto?
Berenger Ho visto… ho visto… delle oche…
John Bull Ha visto delle oche. Che burlone…
Berenger Uomini che avevano teste d’oca.
Giornalista Tutto qui? Non è un granché.
Berenger Uomini che leccavano il sedere delle scimmie, bevevano il piscio delle troie.
Giornalista Signore, questo è un linguaggio sconcio.
John Bull Ci sono dei bambini.
Primo inglese Siamo alle turpitudini.
Joséphine Modera i termini, Herbert.
Udendo le parole di Berenger, il Bambino ha detto: «Hai sentito cosa dice?» e l Bambina ha risposto: «Ha detto il sedere delle scimmie, il piscio delle troie».
Berenger Ho visto colonne di ghigliottinati camminare senza testa, colonne di ghigliottinati… sopra distese immense. E poi, e poi, non saprei, cavallette giganti, angeli caduti, arcangeli perduti.
John Bull È un buffone.
Giornalista Non ha visto niente del tutto. Tutto questo l’ha semplicemente letto nell’Apocalisse.
Prima inglese (al Bambino) No, non aspettartelo. Non è un libro per bambini.
Berenger Ho visto interi continenti di paradiso in fiamme. E i beati che vi bruciavano.
Giornalista Se non ha altro da dirci, signore, io rinuncio a prendere appunti.
Seconda inglese Faccia uno sforzo, signor Berenger, per noi che l’ammiriamo. Ci racconti il suo viaggio.
Berenger Sto tentando.
Prima inglese Cose più interessanti, più moderne.
Berenger Ho visto bombe, o visto tombe…
Primo inglese Pensa di stupirci con queste cose. Noi abbiamo bombardieri e cimiteri dappertutto.
Joséphine A parte questo…
Berenger A parte questo, la terra scoppia… Le montagne crollano, oceani di sangue… fango, sangue, fango…
John Bull Quanto a immaginazione, lascia a desiderare. Se è letteratura, è piuttosto cattiva.
Giornalista Fare il paragone con i nostri poeti.
Primo inglese E anche con gli altri. Nessuno è andato più in là di Dante.
Secondo inglese Questa storia è poco interessante, poco interessante.
Seconda vecchia inglese Eppure, quanto a me, mi turba, mi turba.
Marta Ma quando sei andato più in alto? Quando sei stato più in alto?
Joséphine Che cosa hai visto allora?
Berenger Ero altissimo. Per vedere ciò che succedeva in direzione degli altri punti cardinali.
Giornalista Una volta là, che cosa ha visto?
John Bull Che cosa ha visto di più appassionante?
Primo inglese Di meno volgare?
Secondo inglese Di più gaio?
Berenger Sono giunto allo spigolo del tetto invisibile e lo toccai con la fronte, là dove si congiungono lo spazio e il tempo. Guardai a destra, a sinistra, indietro e in avanti.
Durante quest’ultima battuta di Berenger, il primo inglese dice alla moglie: «È tardi per il piccolo».
Prima inglese (prendendo il figlio per mano)Su, andiamo.
Il primo inglese e il Bambino se ne vanno lentamente verso sinistra, dove confusi crepitii e fiochi bagliori di fuochi d’artificio indicano una triste festa.
Berenger Abissi senza fondo, bombardamenti, bombardamenti, abissi senza fondo si spalancano su pianure devastate e deserte da tempo immemorabile.
Secondo inglese (prendendo per mano la moglie e la Bambina) Queste stupidaggini possono impressionarla.
Se ne vanno, camminando lemme lemme, verso destra, guardando la festa, che è la stessa anche da questa parte.
Berenger E poi, e poi…
John Bull Avrebbe dovuto portarci una volpe o una delle sue troie se voleva che gli credessimo.
Giornalista (a John Bull) Viene? Il pub è aperto.
Se ne vanno lentamente verso il fondo, poi scompaiono anche loro, lentamente, come gli altri, a uno a uno.
Prima vecchia inglese (alla seconda) È molto tardi.
Berenger …milioni di universi che si dissolvono, milioni di astri che esplodono.
Seconda vecchia inglese Ho freddo. Andiamo a bere un tè.
Le due vecchie inglesi escono lentamente e tutti gli Inglesi saranno usciti alla fine del discorso di Berenger.
Berenger E poi, e poi, il ghiaccio che succede al fuoco infinito, il fuoco che succede al ghiaccio. Deserti di ghiaccio, deserti di fuoco, gli uni contro gli altri e gli altri in marcia verso di noi… verso di noi…
Joséphine Dillo alla gente, di’ loro quello che hai visto. Ascoltate che cosa dice.
Marta Non ascoltano.
Berenger Nessuno può crederci. Sapevo che nessuno mi avrebbe creduto… fango, fuoco, sangue… immense cortine di fiamme…
Marta Io ti credo. Noi ti crediamo.
Berenger E anche se mi credessero, anche se mi credessero…
Joséphine Se è così, che cosa aspetti? Prendici una per braccio e, visto che lo puoi fare, vola via con noi.
Marta Voliamo via subito!
Berenger Dove andare?
Joséphine Voliamo via, più lontano che dall’altra parte, più lontano degli Inferni.
Berenger Ahimè! Non posso, mie care. Al di là, non c’è più nulla.
Joséphine Come nulla?
Berenger Nulla. Al di là, non c’è più nulla, solo abissi infiniti… abissi.
La sera scende sanguigna, si odono colpi di petardi, seguiti da bagliori rossicci.
Marta Senti? Vedi? Ho paura.
Berenger Non è ancora niente, mie care. Non è ancora niente, nient’altro che una festa, una specie di quattordici luglio inglese. (A testa bassa Berenger, Joséphine e Marta si dirigono verso le luci rosse della città. Non è ancora niente per il momento, ancora niente per il momento.
Marta Forse non ci sarà nient’altro che questi petardi… Tutto si sistemerà… Forse le fiamme si spegneranno, forse il ghiaccio fonderà, forse gli abissi si colmeranno… forse… i giardini… i giardini…
Escono.
Sipario.