Il pendolo di Charpy

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Il pendolo di Charpy

commedia in 5 scene

Essere padri, essere studenti, essere impiegati. Non è facile, oggi.

Tre personaggi, tre vite “in crisi”. Crisi economica, principalmente. Difficile inseguire i propri sogni, le proprie aspirazioni nella attuale situazione socio-economica …

Personaggi:

Alberto, quarantenne divorziato, con un bambino.

Filippo, giovane impiegato

Edoardo, studente universitario

Tutto avviene nel soggiorno dell’appartamento di Alberto. Ci sono un tavolo da pranzo e tre sedie in plexiglass trasparente. Stile moderno.  Alle pareti stampe di

Keith Haring.


Scena 1

A – (nervoso) Se non si rispetta la puntualità al primo incontro è ovvio che non ci può essere un futuro. Dieci minuti di ritardo e io alle 18.00 potrei avere un altro impegno. Non ce l’ho perché non mi sono preso impegni avendone uno alle 16.30, ma potrei averlo, e in questo caso? Io ad un appuntamento preferisco sempre arrivare in anticipo piuttosto che in ritardo. E’ questione di stile, di educazione. Sarà un cafone, uno di quei giovani che masticano in continuazione la gomma.

Se gli ho scritto: “Ci vediamo alle 16.30” c’era un perché! E sono le 16.40. Io questo non lo voglio come coinquilino! E’ chiaro che è inaffidabile, superficiale, sciocco, ecco! Si è giocato la stanza!

(suona il campanello, Alberto va ad aprire)

Filippo – Buongiorno. Mi scusi se…

A – (con tono di rimprovero) L’orario, in effetti…

F – Sono in anticipo, lo so, ma ad un appuntamento io preferisco sempre arrivare in anticipo piuttosto che in ritardo…

A – Sì ma si era detto… (perplesso)

F – Alle 16. 45, lo so. Se vuole esco e torno più tardi …

A – (prendendo il telefonino) Veramente ho salvato il messaggio che le ho mandato, dice chiaramente… (legge il messaggio) alle 16.45 (imbarazzatissimo). Ma entri, avanti.

F – Grazie. (guardandosi intorno) Le piacciono le stampe… Keit Haring… era geniale.

A – Sono di mia moglie. Ex-moglie. Le ha lasciate per farmi un dispetto. Non le sopporto, anzi credo che me ne sbarazzerò.

F – Sono orribili, ha ragione (imbarazzatissimo). Io sono Filippo. Filippo Ardei.

A – Sì, l’ho letto sul suo messaggio. E io sono il proprietario dell’appartamento. Proprietario… se si può definire tale uno che ha un mutuo da pagare. Lo sa fino a quando mi tocca pagare il mutuo?

F – No… non saprei… dieci anni?

A – Ah ah, dieci anni! Venticinque anni! Ma tre sono già passati… ne restano solo 22 ormai. In fondo… Doveva essere la nostra casa. (Filippo non reagisce) La nostra, ha capito? Mia e di mia moglie Laura. Ma il nostro matrimonio è finito prima. (sentenziando) I matrimoni passano, i mutui restano nel tempo!

F – Mi dispiace…

A – Non si senta in dovere di dispiacersi solo perché le serve una stanza. Ora devo passare metà del mio stipendio a lei che, in cambio, mi lascia l’appartamento. Certo, con ventidue anni di mutuo!

F – (cercando di sdrammatizzare) E le stampe di Haring…

A – (fulminandolo) Quindi devo coabitare. Io, capisce? Io che non sono mai stato nemmeno al campeggio per non dividere la tenda con qualcuno! Ma mi servono… i suoi soldi!

F – E a me la sua stanza. (estraendo un ritaglio di giornale) ampia stanza luminosa in trilocale termoautonomo. Direi che è quello che cercavo.

A – Lei… non sarà uno di quelli che di notte girano per i locali e al mattino tornano a casa sbronzi?

F – Guardi, io di notte dormo perché lavoro dalle 8.00 alle 20.00 orario continuato. (sarcastico) E non si parli di sfruttamento, no! E’ questione di flessibilità! Intanto grazie a questo contratto non ho una vita privata.

A – Oddio, non pensi a me come a una spalla su cui piangere…

F – (risentito, offeso) Non mi ha neppure sfiorato l’idea! L’ho detto solo perché mi ha chiesto se di notte dormo!

A – Le ho chiesto se di notte beve…

F – Comunque le ho risposto!

A – E dove la sfruttano? Dove lavora, insomma?

F – Al SERN, da ormai… tre anni.

A – (colpito) caspita! Il centro per la ricerca nucleare…’

F – (Senza capire) No. Salone Estetico di Rinnovamento Naturale

A – Ah…

F – Disapprova?

A – (sorridendo) No, certo…

F – Sembra che la cosa la diverta!

A – Non mi diverte, non mi interessa, mi basta che abbia i soldi per pagare la sua stanza!

F – Luminosa, spero…

A – E’ luminosa! E’ una stanza grande, luminosa e imbiancata da poco.

F – Lo ha fatto lei?

A – Cosa?

F – Imbiancare.

A – Sì, perché?

F – Lei lavora nel ramo? E’ imbianchino?

A – No, io…

F – Ah…

A – Ah? Che cosa, ah?

F – No, niente…

A – No, dica, cosa non la convince?

F – E’ solo che… chi non sa dipingere lascia tutte quelle goccioline sul muro che poi si solidificano e non si tolgono più…

A – Di quali goccioline parla?

F – (osservando le pareti con attenzione e indicandole) eccole, vede? Qui… e qui… e qui… Mio Dio, qui c’è un’incrostazione!

A – La smetta di toccare le pareti che le sporca!

F – Tanto per lei è un attimo dare una ripassata, vero?

A – Senta, è probabile che non andremo d’accordo ma non dobbiamo mica convivere, giusto? Insomma, dovremo convivere ma ognuno per sé, ognuno indipendente.

F – Mi pare giusto.

A – Quindi lasci in pace le pareti!

F – Lei è una persona permalosa, vedo…

A – Questo lo diceva mia moglie ma non è vero!

F – Vedo, vedo…

A – Fa del sarcasmo? Lei pensa di saper fare del sarcasmo? Se non fosse per il mutuo…

F – Ma lo deve pagare, quindi ringrazi il cielo che ci sono qua io (amichevole) e io ringrazierò il cielo che lei abbia preso questo appartamento.  Allora… affare fatto? Posso considerarmi… della famiglia?

A – faccia un po’ come vuole… ma sì, sì, la camera è sua, se intende questo…

F – Evviva!

A – Può occuparla quando crede. Appena avrà raccolto le sue cose.

F – Perfetto! Vado a prenderle

A – Prego. Faccia con calma e mi telefoni quando avrà intenzione di trasferirsi qui… (accompagna Filippo alla porta. Filippo esce e raccoglie una piccola borsa, che aveva lasciato sul pianerottolo).

F – Fatto!

A – Fatto cosa?

F – Le mie cose: eccole!

A - (guarda commiserando) Non rischia di occupare tutto l’armadio…

F – queste sono le sole cose di mia proprietà. Sono poche ma… sono mie già da adesso (Alberto non capisce). Senza mutuo, intendo!

BUIO


Scena 2

E’ passato qualche giorno. Filippo ha già preso confidenza con l’appartamento. Indossa abiti confortevoli e tono polemico. Musica in sottofondo.

F – (si affaccia con un plico in mano) Ho preso per un momento la tua spillatrice… dovevo unire dei fogli…

A – (ironico e infastidito) Siamo passati al “tu”. Bene, presto saremo molto intimi, immagino…

F – (Imbarazzato) Scusi… credevo che… abitando nello stesso appartamento… sarebbe stato più facile…

A – No, no, è giusto, dobbiamo essere amici, no? E gli amici condividono tutto, anche la spillatrice.

F – (confuso e imbarazzato) Non credevo che le desse fastidio…

A – Eravamo passati al “tu”, mi pare… Condividiamo l’appartamento quindi ci diamo del tu…

F – (confuso) Sì, infatti… non credevo ti desse fastidio… Ho usato solo due punti… comunque

A – (sarcastico) Ah, beh! Per due punti! Credevo avessi rilegato la Bibbia, con la mia spillatrice! Invece solo due punti! (spegne la musica) Del resto l’ho comprata apposta, mi sono detto: cosa potresti  fare per aiutare il tuo prossimo ad essere più felice? Cosa potresti donare con amore e generosità? Ed ecco la folgorazione: una spillatrice! Ma poiché bisogna donare senza che il beneficiato si senta in dovere di ringraziare, la nascondo tra le mie cose, lasciando che il mio prossimo la trovi e ne disponga con larghezza. Senza dovermi ringraziare.

F – (umiliato) Immagino che tu trovi divertenti le tue parole… Comunque posso restituirti i punti, se credi.

A – Lascia perdere!

F – Cerco di fare del mio meglio ma mi fai sentire un intruso.  Credevo che cercassi un coinquilino…

A – Infatti queste erano le mie intenzioni. Anzi no, le mia intenzioni erano di non trovare nessun coinquilino…

F – Non mi risulta proprio…

A – Ci sono stato costretto, come sai, dal mutuo.

F – Perché non ci hai pensato prima di sottoscrivere l’atto di acquisto? Un appartamento più piccolo, ecco tutto…

A – Perché non ti fai i fatti tuoi? Credi che sia stato facile per me, abituato a vivere da solo… dopo che la mia ex-moglie ha deciso di portarsi via nostro figlio… credi sia stato facile accettare di convivere con il primo stronzo che si presentasse?

Filippo è umiliato

A – (rendendosi conto della gaffe) Insomma… con un estraneo?

F – Non so, io non ho mai avuto un appartamento mio, sono abituato a condividere. Per un anno intero siamo stati in quattro in una mansarda, d’estate si moriva dal caldo…

A – (taglia corto) Molto interessante, magari un giorno me lo racconterai. Comunque tra poco verrà un ragazzo per la stanza di Tom. Affitto anche quella.

F – Un altro con noi?

A –Semmai un’altra, ti ho detto…

F – (preoccupato) Ma l’appartamento non è così grande…

A – Nemmeno il mio stipendio lo è, il mutuo sì, quindi… E poi vivevate in quattro in una mansarda afosa…

F – Insisto, avresti dovuto puntare su un appartamento più piccolo, anziché strafare. Ora non dovremmo cercare un terzo coinquilino…

A – Ehi, io non sono un coinquilino, sono il padrone di casa!

F – Di quanto? Vediamo un po’… tre anni… possiedi circa una metà del bagno, ecco!

A – Idiota!

Suono del campanello

A – Se vuoi accomodarti in camera, fai pure. Posso riceverla da solo.

F – Mi stai mandando via?

A – Non ti sto mandando via, ho detto che se hai da fare puoi ritirarti.

F – Premuroso…

A – Va bene, resta, ma le domande le faccio io, visto che sono il padrone…

F – Di metà bagno…

Suona di nuovo il campanello

A – (Fulminando con lo sguardo F) Eccomi. (va alla porta) Buongiorno. Lei è… Edoardo, mi pare…

E – Sì, eccomi qui…

A – Si accomodi. Ha fatto fatica a trovare la casa?

E – No, direi di no. Conosco il quartiere, ci abitano due miei amici.

A – (preoccupato) Amici che lei invita spesso a casa?

E – (stupito e imbarazzato) No… amici che studiano come me… studenti universitari…

A – Certo, certo, è giusto, lei è così giovane…

F – (Cerca di farsi notare)

A – (sbrigativo e sarcastico) Lui è Filippo, eleva il valore intrinseco dell’appartamento occupandone una stanza

F – (cordiale) Piacere, benvenuto tra noi

A – (tagliando corto) Bene, credo che ora vorrà vedere la mia proprietà…

F – (sottovoce ad Alberto) Quindi vuoi iniziare dal bagno?

A – Vattene, è una cosa seria, tu credi che si debba ridere di tutto?

F – Tra “tutto” e “niente” c’è una via di mezzo…

A – Bene, Edoardo, dunque studente universitario? Futuro disoccupato, insomma (si accorge che è rimasto male). Mi scusi, sono abituato a dire quello che penso.

F – Sfortunatamente dice proprio quello che pensa…

E – (con orgoglio) Io sono uno studente modello e gli studenti modello hanno buone probabilità di fare carriera. Il mese scorso sono stata per una settimana al CERN con un progetto universitario!

A – (beffardo) Sarà tornato “rigenerato” …

E – Come dice?

A – Dal salone estetico…

E – Guardi che è un centro per la ricerca nucleare in Svizzera…

A – (furioso per la figuraccia) Lo so benissimo cos’è, è lui che ci lavora, nel salone estetico! (indicando Filippo)

F – Io cosa c’entro?! E comunque il salone estetico ti paga un pezzo di mutuo

E – (un po’ preoccupato per il clima che si sta creando) Beh, non è nemmeno detto che la camera mi vada bene…

A – Le andrà bene, certo che le andrà bene, è il meglio sul mercato: dieci metri quadrati e due finestre.

E – Vede, per me è importante trovare una sistemazione subito. Fino ad ora ho condiviso un appartamento con una compagna di università. Ora suo fratello ha terminato il liceo e la mia stanza diventerà la sua…

A – Non è tenuto a raccontarmi la sua vita, qui ognuno si tiene per sé la vita privata

E – (offeso) Volevo solo spiegare perché ho urgenza di trovare una stanza…

A – Tre mesi anticipati. Può utilizzare la cucina ma se usa il forno lo deve pulire

E –Immagino che le stesse regole valgano per il bagno…

A – Certo, esatto! (accorgendosi dell’ironia) La devo considerare una battuta di spirito?

F – Vedi, lui non apprezza le battute di spirito. (sottovoce a Edoardo) E’ che non le riconosce.

A – (seccato) Posso disturbarvi? Tra un’ora dovrò essere in ufficio.

E – Dove lavora?

F – Uno studio di architetti

A – (irritato) Glielo avrei detto io. La domanda era rivolta a me!  (A Edoardo) Se vuole seguirmi.

E – Certo. Sono curioso di vedere la mia futura stanza.  (escono dalla scena, andranno a vedere la camera. Si sentono le voci da fuori) Ha imbiancato lei i muri?

A – (gridando) Metta giù le mani dalle pareti!

BUIO


Intermezzo musicale

Scena 3

Entra in scena Filippo, fa il verso ad Alberto

F – “Hai spostato tu le sedie? Ieri sera quando sono andato a letto gli schienali erano perfettamente allineati a due a due, alla distanza di 132 centimetri l’uno dall’altro ed ora una coppia dista 131 centimetri e una addirittura (finge estrema indignazione)137! Ogni principio di simmetria è completamente violato, questa casa sta andando a passi veloci verso il baratro! E nel frigorifero c’erano due uova nel reparto verdure, come si spiega questo?! Di questo passo troveremo le zucchine con le cipolle, le verdure da soffritto con i contorni vegetali! E con questo è evidente che la fine del Mondo è vicina! La Bibbia è chiara: ci saranno terremoti, catastrofi ovunque sulla Terra… le verdure saranno mescolate tra di loro come in una nuova Babele… e allora verrà la fine!”

“Filippo, non ho potuto fare a meno di notare che i tuoi vestiti nell’armadio non sono giacche con giacche, pantaloni con pantaloni e camicie con camicie, e anche l’accostamento cromatico è a dir poco discutibile!”

Entra Edoardo e va a sedersi. Guarda Filippo che finge di pulire un soprammobile come lo farebbe Alberto

E – Sei proprio un cretino! (Va a sedersi, si butta su una poltrona).

F – Ciao anche a te! Posso sedermi vicino?

E – Quante possibilità ci sono che dicendoti “no” tu te ne vada?

F – Nessuna!

E – Siediti…

F – Grazie!

E – Ma stattene zitto e lasciami riposare. Sono stanco e per nulla intenzionato a stare a sentire quello che vuoi dirmi.

F – Non ti ho detto che voglio dirti qualcosa!

E – Non hai niente da dirmi?

F – Non ho detto nemmeno di non avere niente da dirti…

E – Filippo, il messaggio è “lasciami in pace!”

F – Certo, è chiaro, e poi non ho niente da dirti.

E – Ecco bravo! (chiude gli occhi per rilassarsi)

F – Sai che mi hanno revocato le ferie?

E – (distratto) Quali ferie?

F – Avevo chiesto due giorni per andare al Festival dell’Orsa. Hai presente…

E – No e non voglio sapere niente di questo Festival!

F – Tu hai pensato all’animale, giusto?

E – Non ho pensato niente, voglio stare in pace…

F – Si parla di stelle, si osservano, si studiano… Orsa sta per Orsa Maggiore… o quella Minore…

E –  (seccato) Sì, adesso lo avevo capito!

F – Scusa! Sei stato tu a chiedermi delle ferie…

E – Non ti ho chiesto delle ferie…

F – Hai chiesto “quali ferie?”

E – Perché tu mi hai parlato di ferie (perdendo la pazienza)!

F – Se una cosa non mi interessa io non vado a chiedere…

E – (quasi feroce) Filippo!

Filippo resta in silenzio per un po’

F – E adesso, siccome il mio collega Giovanni si è slogato una caviglia (ironizza) io non posso partire!

E – Non credo lo abbia fatto apposta!

F – Cosa?

E – Slogarsi una caviglia…

F – Ma se non lo conosci nemmeno…

E – Non è fondamentale conoscerlo, è il genere di cose che nessuno sceglie (alterato)! Sai Filippo, quando sono entrata, qualche minuto fa, credevo di avere un po’ di mal di testa, ma era niente rispetto all’emicrania che ho adesso!

F – Vuoi parlarne?

E – NO!

Entra Alberto

A – Salve ragazzi! Beati voi che state riposando! (Edoardo lo fulmina con lo sguardo)

Filippo ed Edoardo restano seduti, Alberto si muove tra di loro leggendo da un quadernetto.

A – credo che siate d’accordo con me che dopo cento giorni di convivenza è opportuno fare il punto della situazione

E – Hai contato i giorni?

A – sì

F – Farebbe differenza se non fossimo d’accordo con te?

A – No. Altre domande? (Edoardo e Filippo non parlano) Proseguiamo. Non posso fare a meno di sottolineare alcuni vostri comportamenti che ritengo a dir poco non adeguati. Ne ho annotati alcuni.

Avevamo concordato che Filippo passasse l’aspirapolvere negli spazi condivisi il venerdì sera, al rientro dal lavoro, e che Elena lavasse il pavimento il sabato.

E – E allora?

A - Per ben due settimane di fila l’aspirapolvere è rimasto nell’armadio. Me ne sono accorto perché il filo elettrico è avvolto come lo avevo avvolto IO l’ultima volta che è stato usato, per ovviare ad un maldestro avvolgimento di Filippo…

F – D’accordo, avevo poco tempo e ho pensato che per una volta…

A – Per due…

F – Potessi passare la scopa. E di mercoledì, lo ammetto…

A – Non è la stessa cosa ma soprattutto è una questione di rispetto dei patti.

F – Anche tu hai dimenticato di prendere il pane la settimana scorsa. E questo è compito tuo.

A – Avevano finito il pane nel negozio in cui vado di solito e non avevo tempo per andare da un’altra parte.

F – Avevano finito il pane, certo! Diciamo che siamo costretti a crederti sulla parola

A – (estrae dal quadernetto un foglio) Tieni!

F – Cos’è?

A – Leggi!

F – (legge) “Con la presente si dichiara che Giovanni Braschi, titolare dell’esercizio Pane per i tuoi denti, non ha potuto soddisfare la richiesta del sig. Alberto Adimari in data…” (restituendo il foglio, incredulo) ti sei fatto rilasciare dal negoziante una dichiarazione di “pane terminato”?

A – Certo. Questione di trasparenza

F – Tu sei malato…

A – E tu dovresti imparare da me. Veniamo a te, Edoardo. Eravamo d’accordo che i tuoi libri sarebbero rimasti nella tua camera, ricordo bene?

E – E’ così. Escono solo quando studio nel soggiorno e li tengo con me. E non sporcano in giro (Filippo ride)

A – Non stiamo scherzando. Ci sono due volumi sulla fisica relativistica in bagno.

E – (arrossendo) ripasso la fisica relativistica quando… mentre…

A – Sì, sì, beh falli sparire. Per favore. Se tutti portassimo i nostri libri in bagno evacueremmo in una biblioteca.

F – Con me non corri questi rischi…

A – Vale anche per le riviste di automobili

F – E’ successo solo una volta. E mi hai buttato via un numero che non avevo ancora letto.

A – Per darti un insegnamento!

F – Ma chi credi di essere? Nostro padre?

A – Dio non voglia, no di certo! Però sono il proprietario dell’appartamento, quello che fino a tre mesi fa poteva permettersi di starsene da solo!

E – Beh, ora non puoi più e che ti vada o no devi accettare il fatto che ci abitano anche altri, in questo dannato appartamento!

F – Tu vuoi i nostri soldi ma ci neghi qualsiasi libertà! Sembra di essere in un collegio!

A – Ma se il mese scorso ho lasciato che tu portassi qui degli amici!

F – Ti sei fermato anche tu per tutto il tempo strofinando il tavolo dove appoggiavano i bicchieri!

A – Lasciavano un cerchio sul vetro. Probabilmente erano umidi. Non ho potuto non intervenire…

F – Certo che erano umidi! Li avevo sciacquati, erano pieni di polvere. Da quanto tempo tieni i bicchieri a calice nell’armadio senza usarli?

A – Avresti potuto usare i bicchieri da cui beviamo abitualmente senza ostentare la mia cristalleria. Oppure usare dei sottobicchieri.

F – Ma per piacere!

A – Non mi diverto certo a segnalarvi questi comportamenti

E – Io non ci giurerei…

A – sentite, visto che dovremo convivere a tempo indeterminato, direi che il minimo che tutti possiamo fare è rispettare delle semplici regole

E – Ma è quello che vogliamo anche noi. Solo che a te non va mai bene niente di quello che facciamo. Non è colpa nostra se vedi poco tuo figlio, se ti manca, se tua moglie se ne è andata e se le tue finanze sono un disastro totale!

F – Certo, la diplomazia non ti manca…

E – (a Filippo) Non voglio essere diplomatico, voglio che si renda conto che non siamo qui per rovinargli la vita. Ma nemmeno per farcela rovinare da lui. Siamo qui perché anche noi siamo costretti. Cerchiamo almeno di non ostacolarci a vicenda, vi sembra una cosa illogica?

F – No, non lo è. Edoardo ha ragione: tu disprezzi tutto quello che facciamo…

A – Non è vero! Voi siete prevenuti nei miei confronti. Non sopportate il mio ordine mentale, ecco la verità! Ma l’appartamento è intestato a me e le regole le stabilisco io! (si ritira nella sua stanza)

F – Io non credo che lo sopporterò a lungo! Mi cerco un’altra camera.

E – (Cercando di essere conciliante) Non prendertela, lo sai che è sotto pressione. Il lavoro allo studio, il bambino. E noi. Voglio dire che per lui non è facile, per noi è una soluzione in attesa di un futuro, di una vita nostra. La sua vita qual è? Questa, fino alla fine? Arrabattarsi per racimolare i soldi sufficienti per continuare una vita senza soddisfazioni, senza prospettive di miglioramento? Non dobbiamo essere troppo duri, proviamo ad assecondarlo.

F – Io lo faccio già ma dovrei… non esistere per non infastidirlo!

E – Dai, facciamo un altro tentativo. Vedrai che si abituerà anche a noi

F – Capisco la moglie, poveretta!

E – Filippo!

F – E dai che lo pensi anche tu!

E – (si avvicina a Filippo, sottovoce) Se non lo dici in giro… solidarietà per Laura!

F – Comunque d’accordo, vada per un altro tentativo. (con enfasi) E mai più trascurerò di passare l’aspirapolvere di venerdì: Hasta la limpieza siempre. Limpieza o muerte!

E – Ti sentirà! (lo zittisce, ridono)

BUIO


Scena 4

E’ passato qualche giorno. Filippo sta cercando qualcosa in un cassetto del tavolo. Alberto, seduto in poltrona, prende dei dépliant dal tavolo.

A – chi li ha lasciati?

F – secondo te?

A - (leggendo) Offerta promozionale: ogni tre massaggi un peeling gratis. (con sarcasmo) Ma è un’occasione da non perdere, davvero! Fanno le cose in grande al SERN

F – Fanno che mi danno i soldi che servono a te! Pensi che il tuo lavoro sia meglio? Tutto il giorno a litigare con i tuoi colleghi architetti? O con i clienti? (sarcastico) Ancora  problemi con la progettazione partecipata? Il tuo ego ne esce troppo ridimensionato?

A – Fatti gli affari tuoi!

F - A me non dispiace quello che faccio. Se solo il contratto non si limitasse a pochi mesi “con possibilità di rinnovo”…

A – Di che ti lamenti? Tu almeno non hai un mutuo da pagare

F – Se è per questo nemmeno un appartamento… non trovo il coltello per affettare il pane.

A – (si è messo a leggere un giornale)

F – Il coltello per il pane…  non lo trovo. Potresti darmi una  mano? Visto che sono io a preparare la cena, potresti almeno stanare gli utensili della tua cucina…

A – (si alza meccanicamente e va verso un cassetto, estrae un coltello e lo porge enfaticamente a Filippo)

F – Questo? Ma questo sfiletta!

A – Scusa?

F – Questo coltello si usa per sfilettare…

A – Tu tagliaci il pane!

F – Con un coltello per sfilettare? Santo cielo, va bene non essere uno chef, ma…

A – Se non ti va di tagliare il pane con un coltello per sfilettare spezzalo, lo ha fatto anche Gesù Cristo e ha avuto un grande successo! Imitano ancora quel gesto…

F – Blasfemo! E incompetente! Fai tante storie se il frigorifero non è in ordine… nel TUO ordine… e poi non sai niente di cucina!

A – Forse perché non ho tempo di studiare l’Enciclopedia del Coltello…

F – Pignolo su tutto fino all’esasperazione (degli altri), e poi in cucina dimostri una sciatta ignoranza!

F – Mi stai stancando con le tue arie da chef! Sei uno chef fallito che lavora al salone che rigenera!

F – (mortificato lascia il pane e se ne va. Prima di ritirarsi in camera si gira verso Alberto) E’ che vuoi averla sempre vinta, a qualsiasi costo, anche quando è palese che non sai di cosa parli. Non distingui un ramaiolo da una schiumarola. (guarda A che resta zitto) Affondato, eh?! (se ne va soddisfatto. Arriva dalla sua stanza Edoardo. Ha un quaderno in mano.)

E – Cosa è successo?

A – Ma niente! Non gli andava di usare questo coltello, tutto qui.

E – (osservando il coltello) Doveva sfilettare?

F – (da fuori trionfante) Aha!

A – (gridando, per farsi sentire anche da Filippo) Fatti gli affari tuoi! Torna in camera e studia per diventare disoccupata, anzi per diventare una giovane lavoratrice sfruttata, tanto è questa la carriera che ti si prospetta davanti!

E – Perché mi mortifichi sempre? Che c’è di male a sperare di avere un futuro, di potere un giorno realizzare quello per cui sto lavorando giorno e notte?

Rientra Filippo

F – Lui mortifica tutti, probabilmente così si sente superiore e si dimentica che a non avere combinato niente nella vita è lui! Noi almeno abbiamo tanto tempo davanti, lui…

A – Io faccio presente che in questa casa vi ho accolto con rispetto e spirito di adattamento (Edoardo lo guarda incredulo)

F – Io faccio presente che nel giorno di riposo passo il mio tempo a preparare la vostra cena!

A – La mangi anche tu, non è che la prepari per noi!

F – Bene, d’ora in poi la preparerò solo per me!

E – Ehi, io cosa c’entro? Io apprezzo le tue cene e non ho detto niente…

F – Scusami, hai ragione. Cena per due!

A – Posso sopravvivere anche senza le tue pietanze copiate dai blog

F – E’ un insulto? Cosa c’è di male a ispirarsi ai blog?

A – (con stizza esagerata) Senza blog di cucina non saresti nessuno!

F – (davvero preoccupato) Stai farneticando, anche come insulti non hanno senso, dici parole a vanvera…

A – Io dico quello che penso!

F – Questo rende la cosa ancora più imbarazzante…

A – Al diavolo tu, la tua cena e i tuoi blog! (esce)

F – (perplesso) Tu hai capito di cosa abbiamo parlato?

E – Non saprei esattamente… mi è più facile interpretare. Ti assicuro che è più facile studiare il reticolo booleano…

F – Esatto! Cioè, immagino di sì… E’ dannatamente orgoglioso! Non accetta che qualcuno sappia fare meglio di lui, il signor “perfezione”! Ma in cucina crolla come il muro di Berlino!

E – Non l’ho mai sentito… come modo di dire…

F – Lo dicono in Germania…

E – E’ molto depresso…

F – Sì, lo capisco, ma io? Cosa dovrei dire, io? Crede che sia facile lavorare per sei giorni alla settimana….

E – Stop! Anche per me la vita non è esattamente una favola. Disoccupazione, contratti a tempo determinato… Ho sempre studiato, solo studiato, sempre studiato perché mi dicevano “Studia e ti farai una posizione, studia e potrai scegliere di fare un lavoro che ti piace”. E ora che ho quasi finito gli studi, bel futuro ho davanti. A volte vorrei che l’università continuasse. Ho paura di quello che succederà. O che NON succederà…

A – (entra, ha sentito. Ha capito di avere esagerato) Ecco, per quanto riguarda la discussione di prima…

E – Lascia stare, eravate un po’ nervosi tutti e due…

A – F – (insieme, piccati, prendendosela con Edoardo) Io non ero nervoso!

A – Sì, beh… volevo dire che… io apprezzo che tu passi del tempo a cucinare per noi. E’ molto generoso da parte tua…

F – (incredulo) E…?

A – Cosa? E niente, tutto qui.

F – Non stai per aggiungere una frase velenosa? Un insulto, un allusione al fatto che tanto io non ho nulla, che non ho una ragazza, nessun hobby di rilievo, pochi soldi e poche possibilità di spenderli?

A – (tranquillo) No.

F – (incredulo e un po’ pentito di avere detto quelle parole) Ah. Bene. Allora… grazie.

E – (estrae il telefonino) Selfie! Foto insieme, foto ricordo di un momento storico: siamo insieme e non state litigando. (fanno la foto)

A – io non litigo…(lo guardano) mi confronto… esterno, ecco!

F – Già, esterni molto… esterni davvero un casino! (Edoardo lo guarda male)

E – Lasciamo che Filippo torni in cucina. Primo e secondo?

F – primo e basta. Ma ben condito. Diciamo 250 calorie. Più del numero delle serate fatte dai Nomadi nel 2012!

E – Che paragone è?!

F – Per rendere l’idea…

E – E’ un paragone stupido, non sono grandezze omogenee…

F – (canzonandolo) “non sono grandezze omogenee”… Mica tutti studiano Fisica

E – Non si tratta di studiare Fisica ma di avere un cervello funzionante!

F – (con tono quasi infantile) Il tuo cervello funzionante non ci procurerà la cena. Torno in cucina.

E – Bravo!

Mentre Filippo sta preparando la cena fuori scena, Edoardo sta cercando di studiare. Alberto apparecchia meticolosamente, sfregando più volte i bicchieri e guardandoli in controluce.

E – (cercando di coinvolgere Alberto che continua ad apparecchiare) Voi non capite la magia della Fisica! Mi credete un fissato!

A – (resta in silenzio)

E – Non ho sentito “no”

A – Dovrei dirlo? E’ questo che ti aspetti?

E – Dunque mi credi un fissato?

A – (resta in silenzio)

E – Cercherò di farti capire…

A – (sarcastico) ci speravo tanto…

E - In passato quasi tutti i fenomeni energetici erano attribuiti agli dèi o a qualche spirito maligno.

A – La prendiamo alla larga…

E – Poi scienziati come Copernico, Keplero e Galileo posero delle sfide alle precedenti visioni del mondo in termini di astronomia e di orbite celesti, portando alla luce nuove informazioni, in particolare riguardo al fatto che i pianeti, inclusa la Terra, orbitano intorno al Sole, al contrario della precedente teoria secondo la quale tutto ruotava intorno alla Terra. Newton diede un ulteriore impulso all’illuminismo scientifico con la sua teoria sulla forza di gravità, che scoprì (così si racconta) quando fu colpito alla testa da una mela caduta dall’albero.

A – Stiamo scivolando nell’aneddotica, mi sembra un atteggiamento poco scientifico…

E - Inoltre, sviluppò il calcolo infinitesimale e le tre leggi del moto. Queste teorie funzionavano tutte abbastanza bene, per quanto se ne sapeva all’epoca. Ma ci sono molte cose che non sono in grado di spiegare.

A – Ce ne faremo una ragione…

E – (Chiudendo di scatto il libro, come “ispirata”) Ed ecco che Albert Einstein, uno degli scienziati più brillanti mai vissuti, dimostrò che E=mc2. Da allora tutto è cambiato! La scienza ha fatto un salto quantico grazie a questa conoscenza, lo capisci? Oggi abbiamo iniziato a utilizzare l’energia secondo modalità che prima erano possibili solo nei fumetti. Dick Tracey parlava al suo socio per mezzo del suo dispositivo da polso dotato di video bidirezionale, e oggi abbiamo cellulari altrettanto piccoli. Si potrebbero addirittura portare al polso, se andasse di moda. E che dire dei viaggi sulla luna? Ci aveva pensato Jules Verne, ma era solo fantasia. Poi è divenuta realtà. E forse un giorno avremo un Tricoder1 come quello che usava il medico di bordo di Star Trek e saremo perfino capaci di teletrasportare la gente da un luogo all’altro servendoci dei campi di energia. Ti chiederai come possa avvenire tutto questo…

A – In effetti qualche volta mi piacerebbe proprio sapere teletrasportare la gente da un luogo ad un altro…

E – Si chiama fisica quantistica!

A – Sei veramente noioso, non mi meraviglio che nessuno ti chieda mai di uscire insieme…

E – (offeso) Sono io che mi rifiuto di perdere tempo in serate “tra amici”. Preferisco studiare i quanti!

F – (entrando con una pentola) A tavola!

A – Dio ti benedica, mio salvatore! (annusando la pentola) Il profumo non è male…

E – (sedendosi a tavola, con un blocco per appunti) Cos’è?

A – (citando con enfasi le parole di Filippo, canzonandolo) Pasta corta mantecata alle zucchine. Me lo aveva preannunciato oggi pomeriggio lo chef.

F – No, scusa, non ti ho detto “pasta corta mantecata alle zucchine”…

A – Ah no? Mi era parso di sì…

F – “Pasta corta risottata alle zucchine”…

A – Appunto, è quello che ho detto!

F – Non direi proprio… tra risottare e mantecare ne corre…

A – Non faremo caso alla differenza

F – Non faccio fatica a crederlo….

A – In che senso?

F – No, niente, solo per notare la differenza bisogna avere un palato… un po’ più raffinato…

A – Del mio?

F – Di chiunque non distingua un formato di pasta dall’altro…

A – Ah ah! Io non distinguerei un formato dall’altro!

F – Per questo mi sono limitato a dire “pasta corta”, senza entrare nello specifico. Ma avrei potuto dire solo “pasta”, sarebbe stato sufficiente per te… oppure “cibo”…

A – Idiota!

F – Vogliamo la verifica?

A – Sei un povero idiota, davvero!

F – (lo guarda con occhi da sfida, un momento di silenzio poi esplode) Trofie, ziti e… bavette!!!

A – (alzandosi di scatto, collerico, se ne va).

E – (a Filippo, che gongola) Sei davvero stupido!

F – Lo hai visto, mi provoca! Perché non ammette di non capire niente di cucina?

E – Che cosa ci ricavi, me lo dici?

F – E’ per il suo bene… deve imparare ad accettare di sbagliare… Non è vero (sorride) mi diverte!

E – E piantala! Lo sai che cosa gli è successo?

F – Ha trovato tracce di sporco sul pavimento?

E – (Dandogli uno scappellotto) Suo figlio!

F – E allora?

E – La ex-moglie ha deciso di andare per sei mesi in Inghilterra. E Tom andrà con lei. Non lo vedrà per sei mesi, capisci?

F – Lo ha saputo oggi?

E – Già, per questo è così nervoso.

F – E’ sempre nervoso. E’ geneticamente nervoso. E’ programmato per essere nervoso!

E – Certo tu non sei conciliante…

F – E perché dovrei esserlo? Mi mortifica in continuazione!

E – E’ il suo modo di fare, lascialo perdere e non provocarlo.

F – Io non lo provoco!

E – Ma se ad ogni rata del mutuo pagata segni col gessetto un centimetro quadrato sul pavimento e ci incolli vicino un post it con scritto: “da oggi anche questo è tuo”…

F – (sorridendo beffardo) è una trovata simpatica… a me fa ridere

E – E’ una trovata umiliante per Alberto!  E monotona. Sei monotono, ecco! Non fai ridere

F – A me fa ridere… E poi senti chi parla di monotonia! Lo studente “la mia vita è nei libri di Fisica”. Non ti concedi un aperitivo, non ti abbandoni a vedere un film… Ormai non ti propongo nemmeno più di accompagnarmi al cinema.

E – L’ultimo film che mi hai proposto è stato scartato persino da mio fratello che l’ha giudicato troppo infantile!

F – E allora?

E – Mio fratello ha sei anni…

F – Certo, ed è tuo fratello, appunto! Immagino che a casa vostra a Natale vi regaliate provette, storte e alambicchi…

E – Studio Fisica, non alchimia…

F – Lo vedi che sei stronzo? Pensi che gli altri siano tutti stupidi!

E – Non lo penso di tutti…

F – Ah, ecco, lo pensi solo di me?! Bene, credo che andrò in camera mia (esce arrabbiato. Edoardo mette da parte il piatto, ormai freddo, e apre i libri).

Rientra Alberto. E’ rimasta in scena Edoardo che sta tentando di studiare. Alberto cerca di attirare la sua attenzione.

A – C’è riuscito. Filippo ha ragione. Sono un fallito, sono un uomo senza futuro. Non distinguo le trofie dalle bavette…

E – Non è grave, conosco persone che sono riuscite comunque a farsi una posizione nella vita...

A – E’ questo il punto: io non ho una posizione nella vita, io non ho una vita.

E – Da quando in qua ti compiangi? Sei un uomo combattivo, non vorrai crollare per una litigata tra coinquilini. Domani ti compro un pacco di trofie, cominciamo a distinguere i formati uno alla volta…

A – Le trofie non c’entrano. La mia vita non ha senso…

E – Argomento “allarme rosso”. Qual è il senso della vita? Troppo impegnativa come conversazione…

A – (senza energie) Almeno avesse avuto un altro uomo…

E – Devo studiare per l’esame di lunedì prossimo, Applicazioni di elettromagnetismo. Scusami

(Alberto resta seduto al tavolo guardando nel vuoto)

E – E devo ancora fare parecchio, quindi se non ti spiace… Va bene, vado in camera mia, tu resta pure…

A – Ha preferito restare sola, sola con un bambino di cinque anni piuttosto che restare con me (inizia a mettere in ordine le posate, lucidandole fino all’ossessione.

E – (chiudendo i libri, rassegnato) Lo avresti preferito?

A – Cosa?

E – Che ci fosse un altro. Avresti preferito che si fosse innamorata di qualcun altro?

A - Innamorata! Non ho detto questo! Una passione, una storia di qualche mese, per poi tornare da me…

E – (scherzando) In ginocchio, immagino… Ti manca? Tommaso, dico.

A – Io non ho mai pensato che sarei diventato padre. E’ successo e mi è sembrato meraviglioso. Quando ho tenuto tra le braccia Tom ho deciso che avrei dipinto il bagno!

E – Scusa, deve essere l’elettromagnetismo ma… faccio fatica a seguirti…

A – Niente sarebbe stato uguale a prima, dopo che Tom è arrivato in questa casa, e doveva esserci un segno che segnasse la svolta, capisci?

E – (perplesso) Ma lo sai, ha un senso! Dunque quello che vediamo adesso sulle pareti del bagno è un “verde Tom”?

A – (Orgoglioso) esatto! Insomma, credo si possa definire così, sì! Laura forse non lo ha mai capito…

E – Probabilmente erano molte le cose che non capivate l’uno dell’altra… Comunque vedi Tom regolarmente, giusto?

A – Lo sto perdendo. Perdo i suoi risvegli, la colazione con lui la domenica.

E – Credi che tu e Laura… insomma, potreste tornare insieme?

A – Mi ha tolto Tom, mi ha tolto la cosa più importante. Insieme a una considerevole quota del mio stipendio. No, è escluso.

E – avrà avuto dei motivi. Non mi dirai che tu sei stato un marito perfetto per sei anni…

A – “Ossessivo, maniacale, arrogante e incapace di considerare la prospettiva degli altri”. Mi definiva così. Quando era di buon umore. Ci crederesti? (continua a pulire e riporre le posate con meticolosità maniacale).

E – (imbarazzato) Beh… è difficile fare capire agli altri come siamo veramente…

A – Sai… la giacca che ho regalato a Tom per il suo compleanno?

E – Bella! Un po’ grande…

A – Con quello che costa deve durare qualche anno!

E – Una decina di sicuro! Sto scherzando…

A – Non avevo i soldi per comprarla…

E – e quindi? Non mi dire che…

A – ovviamente no! Sai quelle pubblicità   che ti arrivano per posta? (citando) Un prestito facile alle seguenti condizioni: Importo totale del credito 14.000,00 € Importo richiesto 14.000,00€ da rimborsare in 96 rate da 188,00€, Tan fisso 6,58% Taeg fisso 6,78%, importo totale dovuto dal consumatore 18.048,00€. Nel caso in cui, dopo 6 rate rimborsate regolarmente, il cliente decida di applicare dal 7° mese la rata minima applicabile di 172,00€, si troverà a rimborsare 6 rate da 188,00€, 101 rate da 172,00€ e 1 rata finale di 21,01€ Tan fisso 6,59% Taeg fisso 6,79%, importo totale dovuto dal consumatore 18.521,01€.Importo totale del credito 14.000,00 € Importo richiesto 14.000,00€ da rimborsare in 96 rate da 188,00€, Tan fisso 6,58% Taeg fisso 6,78%, importo totale dovuto dal consumatore 18.048,00€. Nel caso in cui, dopo 6 rate rimborsate regolarmente, il cliente decida di applicare dal 7° mese la rata minima applicabile di 172,00€, si troverà a rimborsare 6 rate da 188,00€, 101 rate da 172,00€ e 1 rata finale di 21,01€ Tan fisso 6,59% Taeg fisso 6,79%, importo totale dovuto dal consumatore 18.521,01€.sul Credito ai Consumatori presenti anche in questo sito. Salvo approvazione Findomestic Banca S.p.A

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E – (incredulo) Hai imparato a memoria le condizioni?

A – Sai quante volte le ho rilette?

E – Ma non dovevi farlo… come pagherai le rate?

A – Non lo so. Ce la farò…

E – Perché una somma così alta? 96 rate sono tante… e hai il mutuo da pagare. Non ti serviva tutto questo denaro…

A – Lo dici tu! La cinghia di trasmissione va sostituita…

E – (esitante) Parli della macchina, ora…

A – Ovviamente! E sai da quanto tempo non compro qualcosa per me in un negozio di abbigliamento? O non vado a teatro? Volevo potermi concedere qualcosa, ecco. Sono stanco, Edoardo. Davvero, a volte credo che non ne valga la pena.

E – Tom era felice quando ha visto la giacca…

A – (rasserenato) – Già, è vero. Tom! Hai visto le foto dello scorso mese, quando siamo stati al mare?

E – No.

(momento di silenzio)

E – E va bene, me le mostreresti?

A – Eccole (estrae una chiavetta usb dalla tasca). Le possiamo vedere sul computer portatile. C’è Tom alle prese con l’acqua che lo riporta a riva. E Tom che mangia un gelato quattro gusti e la nocciola gli cola sulla mano. Forse perché la nocciola si scioglie prima degli altri gusti… E Tom che dà da mangiare a un gatto nel cortile del nostro albergo…

Le luci si abbassano mentre Alberto continua a parlare di Tom. Maneggia un PC portatile o un tablet, appoggiato sul tavolo. Edoardo è rassegnato, ma non infastidito.

BUIO


Scena 5

Edoardo è seduto sul divano, sta studiando. Entra Filippo e scompare: cerca Alberto nel resto dell’appartamento, torna in scena.

F – Dov’è Alberto?

E – Non lo so. Credo sia ancora al lavoro.

F – No, non lo è. L’ho cercato nel suo studio due ore fa: non l’hanno visto oggi.

E – Strano. Alberto che non va al lavoro… Tu perché lo cercavi?

F – Mi serve la sua macchina stasera. Ho organizzato una serata non stop film a casa di un collega.

E – Organizzi serate a casa di altri?

F – Non di chiunque altro. Purtroppo Marco abita a dodici chilometri da qui.

E – Prendi l’autobus.

F – Quando avremo finito l’ultimo episodio dell’era glaciale non ci saranno più autobus in giro…

E – (sprezzante) Guardate l’Era glaciale?

F – Sì ma per approfondire le nostre conoscenze sulla preistoria. L’olocene è il mio periodo preferito!

E – Non sai nemmeno a quando risale! (lo guarda) Giusto?

F – Certo non sarà una serata paragonabile alla tua. Non dirmi che stasera schematizzi gli ultimi dodici capitoli studiati? No, perché se schematizzi io mi fermo. E’ un tale spasso, un’esperienza esaltante, un rinnovato piacere…

E – (tirandogli un quaderno) lasciami in pace!

F – Se tu avessi una macchina potrei chiederla in prestito a te…

E – Non ho i soldi per una macchina

F – Al salone in cui lavoro cercano personale per il fine settimana. Potresti pensarci…

E – Dovrei lavorare nei fine settimana per comprarmi una macchina e poterla prestare a te?

F – Era un’idea… devo assolutamente trovare Alberto. Anche se… non è male non averlo intorno.

E – Ieri sera lo ha detto anche lui.

F – Cosa?

E – Che sarebbe stato meglio per noi non averlo intorno.

F – A cosa si riferiva?

E – Non lo so, non è che vi ascolti sempre quando parlate…

F – Mi era parso, in effetti…

E – Diceva qualcosa di lui, di Tommaso e poi questo. Che senza di lui saremmo stati meglio.

F – (preoccupato) Era serio?

E – Era… era Alberto. Alberto è sempre serio. Insomma, sì, non mi sembrava che scherzasse. Ma questo mi distraeva dalle mie rappresentazioni grafiche delle relazioni fra grandezze fisiche, così gli ho chiesto di andarsene.

F – (sempre più preoccupato) E se ne è andato?

E – (stupito della domanda) Ovvio, sì, è andato in camera. Era un po’ giù, ora che ci penso.

F – (con tono di rimprovero) Era giù e tu lo hai mandato via?

E – Ma senti da chi devo sentire una lezione su come essere accoglienti nei confronti del prossimo!

F – Dico solo che forse… aveva bisogno di parlare…

E – E io di studiare!

F – Insomma, non è da Alberto stare fuori casa senza avvertire. E non andare al lavoro.

E – Magari ha lasciato un biglietto sul frigorifero.

F – Vado a vedere.

Torna con una busta.

F – Non c’era un biglietto sul frigorifero ma questa busta.

E – E’ Alberto: perché usare un pratico post-it quando puoi scrivere una lettera, cercare una busta, mettere dentro il foglio e piazzarla sul frigorifero? Quante calamite ha dovuto metterci sopra per reggerla?

F – Tre, di quelle piccole con le coccinelle…

E – lo immaginavo, una busta pesa…

F – E’ per noi

E – Bene, molto formale. Una missiva per dirci che farà tardi…

F – E se dicesse altro?

E – (tra spazientito e preoccupato) Aprila, mi hai trasmesso la tua tensione! E poi tornerò a studiare in pace!

F – (apre, inizia a leggere e sbianca)

E – Che c’è? Avanti, leggi ad alta voce…

F – (sintetizzando il contenuto) Dice… dice che è stanco di scendere le scale… credeva che prima o poi sarebbe risalito e invece si ritrova a venti piani sottoterra….

E – Il gusto della metafora…

F – E, come sappiamo, Laura porterà Tom in Inghilterra per sei mesi

E – Già! Povero Alberto…

F – Ma non la biasima, lei non ha lavoro e spera di trovare qualcosa da fare là. Abiterà da parenti

E – Scusa, ma perché mi riassumi il contenuto anziché leggere la lettera?

F – Credevo lo preferissi

E – Leggi, per favore

F – (leggendo) “Ho perso tutto: mio figlio, la mia dignità. La pace nel mio appartamento”. Credo si riferisca a noi due…

E – Già…

F – “E’ incredibile: da un giorno all’altro ti ritrovi senza soldi. Devi pagare il mutuo, altrimenti perdi la casa e devi pagare un affitto. Devi passare metà del  tuo stipendio alla tua ex-moglie e contribuire a mantenere tuo figlio, che non vedi mai. Che cresce lontano da te. Ha senso, questo? Per me non ne ha più. Preferisco lasciare. Ho preso quello che mi serve per fare ciò che ho deciso. Addio. Alberto.”

E – Cosa facciamo?

F – Avviso la polizia

E – Aspetta, forse aveva solo bisogno di stare da solo… c’è scritto altro?

F – Dice di avere preso con sé ciò che gli serve… a cosa si riferirà?

E – Credi che… che possa avere pensato di… (si guardano spaventati)

F - Controlla i coltelli!

E – (apre il cassetto e cerca) mi sembra che ci siano tutti… manca quello per sfilettare. Mio Dio, sarebbe una morte atroce uccidersi con un coltello per sfilettare…

F – Tranquillanti? Medicine? Manca qualcosa?

E – Non lo so, non ho la minima idea se ne tenga… Tranquillanti, dico. Altre medicine a cosa gli servirebbero?

F – Dovremmo mandare un messaggio a Laura

E – Per dirle cosa?

F – Che cerchiamo Alberto

E – E secondo te lei potrebbe aiutarci?

F – Non lo so, magari sa dov’è. E’ solo un’idea

E – Hai il suo numero?

F – No

E – Allora è un’idea stupida

F – Resto convinto che dobbiamo chiamare la polizia. Lo faccio subito (compone il numero sul cellulare)

A – (entra con aria distrutta)

E – F – Alberto!

E – Santo cielo! Abbiamo creduto che…

F – Stai bene?

A – No

F – Voglio dire, sei vivo!

A – Credo di sì… purtroppo!

F – (osservandolo) Hai un aspetto…  sei… insomma fai schifo!

E – (dando ad Alberto un colpo sulla nuca) Ma cosa diavolo hai cercato di fare? Volevi prenderci in giro? Ci siamo spaventati a morte!

A – Non volevo prendervi in giro! Volevo farla finita, davvero! Quello che ho scritto (indica la lettera rimasta aperta sul tavolo) è vero, parola per parola. Sono stanco. Ecco tutto. Non voglio più vivere.

F – Ma hai un bambino, lui ha bisogno di un padre!

A – Credi? Ma se mi vede solo ogni quindici giorni… e ora non lo vedrò per mesi

E – Ma sa che tu ci sei. E quando sarà cresciuto capirà che sacrifici stai facendo per lui, per assicurargli un futuro migliore…

A – Migliore del presente di suo padre… Peggiore non potrebbe essere…

F – Sarà orgoglioso di te!

A – Volevo fare harakiri Lo ha fatto anche Salgari, lo sapete?

F – Ma che idea! Lui era patito dell’esotico… io per te vedrei qualcosa di più classico… di più europeo…

E – Filippo!

A – Ma non ho potuto farlo… (estrae dalla tasca un coltello e lo ripone sul tavolo)

F – (a Edoardo) Ovvio, quello serve per sfilettare…

A –Non è colpa del coltello… non ce l’ho fatta…

F – (stringendogli le spalle) Per fortuna!

F – Non credere che non capisca come ti senti. (amaro) A volte mi chiedo che vita sia la mia!

E – E credete che la vita sia facile per me? Per un giovane che studia e non sa se mai potrà fare quello che sogna di fare, nella vita? Perché non ci sono posti di lavoro, i contratti fanno schifo, ti sfruttano? E la carriera universitaria? Certo, sempre che tu abbia la raccomandazione giusta!

F – Non ti ho mai vista così arrabbiato… di solito cerchi di mettere pace tra di noi… Con risultati deludenti, ma almeno ci provi…

E – La vita è difficile per tutti, cosa credete? Sapete cosa attende i giovani laureati? Dottori, sì, ma disoccupati! Il tasso di disoccupazione ad un anno dalla laurea è cresciuto di dodici punti in quattro anni per le magistrali e di quindici punti per lauree di primo livello! I neolaureati disoccupati sono il 26,5% di chi ha terminato la triennale, il 22,9% di quelli con laurea specialistica e il 24,4% di chi ha una laurea magistrale a ciclo unico.

A – Hai imparato a memoria le statistiche?

E – Sai quante volte le ho rilette…?

F – Certo, non è una bella prospettiva…

E – Voi almeno avete un lavoro. Io chissà se ne avrò uno…

F – Il mio lavoro! Il mio meraviglioso lavoro, sì, MA con contratto atipico. Si chiamano così. E ti strozzano, ti sfruttano. E ti affamano! E ti lasciano a casa quando vogliono…

E – (rivolta ad Alberto) Ma dobbiamo guardare avanti, giusto? Si cade e ci si rialza, si cade e ci si rialza, si cade…

F – …si cade un sacco di volte…

E – giusto, e ogni volta la vita ti schiaccia, ti passa sopra come  un rullo compressore. E allora: “viva il pendolo di Charpy”!

F – (a A, senza farsi sentire) Credo che stia farneticando… forse dovremmo preoccuparci…

A – Chiedile cosa significa…

F – Non voglio farlo…

E – (ha intuito) Non sto vaneggiando, sono lucida, drammaticamente lucida: resilienza, ecco la parola d’ordine!

F – Che cosa?

E – Resilienza! E’ la capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici. Sapere riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà. È la capacità di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza perdere la propria umanità.

A – (sarcastico) Una cosa facile!

F – E il pendolo di cui parlavi?

E -  Il pendolo di Charpy prova la resilienza dei materiali: metalli, per esempio. La prova di resilienza misura la tenacità! Quanto siamo tenaci?

A – Io credo di avere esaurito la mia tenacità… E poi io non sono un metallo!

F – Di certo non un metallo nobile…

A – Non esiste niente di serio, vero, per te?

F – Che cosa dovrei fare, prendere sul serio la mia vita di lavoratore 12 ore su 24 senza prospettive certe per il futuro? Senza potere pensare di farmi una famiglia perché non sono sicuro di poterla mantenere?

A – Anche tu sei un depresso?

F – No, perché io accetto la mia situazione, ecco tutto, e non la vomito addosso agli altri! Credi che sia divertente condividere con voi questo appartamento?

E – Grazie, le tue parole ci sono di grande conforto…

F – Voglio dire, credi che non sia un mio sogno avere una casa mia, una vita mia? Ma non col mio stipendio! Non per ora…

E – Sentite, faremo così: io lavorerò la domenica nel salone di Filippo e per un anno ti aiuterò a pagare il debito (ad Alberto)

A – Ma non è il tuo ambiente… perché dovresti farlo?

E – Non ho niente di interessante da fare, nel fine settimana… come sapete. E non è un regalo! Mi ridarai tutto, ti do solo un po’ di tempo… Diciamo che è un investimento per il mio futuro: quel denaro mi tornerà utile fra qualche anno, quando potrai rendermelo. Certo dovremo cambiare il mio giorno per la pulizia del pavimento degli spazi condivisi…

F – Ehi, questo è quasi un progetto di vita…

E - Un anno! Tra un anno faremo un bilancio e … chissà, forse saranno cambiate molte cose…

F – O forse no…

E – Ma un progetto ci vuole, o la vita… perde di senso

A – Hai ragione. Un progetto di vita… rateizzato!

E – Eduardo diceva che “ha da passà ‘a nuttata”!

F – Diceva anche che gli esami non finiscono mai…

E – Giusto, lasciamo perdere Eduardo. D’accordo allora? Un progetto per un anno, qui ed ora. Sediamoci e facciamo un elenco di microprogetti da realizzare. Insieme, d’accordo? Aiutandoci a vicenda.

F – Io ci sto

A – (con enfasi ed entusiasmo) Uno per tutti…

F – Evitiamo di essere banali, però…

A – E’ fatta!

E – Le cose andranno meglio! I giovani laureati non dovranno andare all’estero per trovare lavoro, i padri avranno stipendi sufficienti per mantenere i figli, anche dopo il divorzio, e nessun lavoratore sarà sfruttato! E Tom sarà tornato dall’Inghilterra

A – Lo credi davvero?

E – No

A – Lo vedi che ho ragione io!

E – No, non hai ragione. Intendo dire che le cose forse cambieranno, o forse no. Ma dobbiamo credere che qualcosa succederà, e fare di tutto perché succeda. Non possiamo passare la vita a compiangerci, giusto?

F – Giusto. Io non mi rassegno ad un posto precario, a una vita precaria. Cerco altro, cosa credete? Intanto però resto al SERN… con buona pace di Alberto

A – Resilienza! Non ci faremo schiacciare!

F – Resilienza ad oltranza!

E – Resilientii per sempre!

A – Ma qualcosa cambierà?

E – Io credo di sì. Lo voglio credere. Lo devo credere. Altrimenti dovrei pensare di fare quello che hai pensato tu…

A – Non dire sciocchezze!

E – Allora giurami che metti da parte l’idea anche tu!

A – Ok, parola di scout

F – (stupito) Sei stato negli scout?

A – Ovviamente no. Avrei dovuto dividere la tenda con qualcun altro. E come sapete bene io non amo dividere i miei spazi con nessuno. Anche se devo ammettere che… tutto sommato… ora non mi dispiace più tanto avere voi qui dentro…

E – E’ carino da parte tua

F – Sì è … gentile…

A – Cerco di dirvi… grazie, ragazzi.

E – E di che cosa?

A – Di esservi preoccupati per me. Di ascoltare le paranoie di un fallito…

F – Tu non sei un fallito! E’ un momento difficile, e ce ne saranno altri…

E – Non so se sia questa la frase giusta da dire…

F – E invece sì, perché non ci dobbiamo illudere: la vita… non è una cosa seria. Non è una cosa da prendere troppo sul serio. Insomma, non vedete quanti paradossi, quante assurdità? Quante situazioni assurde che nemmeno la Fisica (guardando Edoardo) potrà mai prevedere e spiegare. (ad Alberto) Io credo che tu debba imparare a giudicarla con più ironia. A non prenderti troppo sul serio. A scherzare. Questo a volte ci aiuta a superare i momenti di crisi. Non sempre, certo… Guardati: sei ridotto da far paura e hai in mano un coltello per sfilettare con cui volevi fare harakiri! Non lo trovi divertente?

A – Credo… di sì…

E – Ehi, ma allora sorridi, a volte!

A – Sì… sì… forse Filippo ha ragione. In fondo ho un lavoro che mi piace, un appartamento che prima o poi sarà mio e … due… coinquilini speciali…

F – Esiste anche la parola “amici”…

E – Direi che il termine è appropriato, amici!

F – Concordo! E stasera, cena a tre per festeggiare!

E – Festeggiamo la giornata della resilienza

F – Prosecco per aperitivo! (cerca una bottiglia, la stappa)

E – Of course!

A –E’ stata una giornata… importante!

E – Puoi dirlo! Entrerà nella storia!

F – Noi entreremo nella storia! E’ solo questione di tempo

A – (Prende e distribuisce i bicchieri. Quelli di cristallo. Brindando) A noi. Al pendolo di Charpy e alla resilienza! Resilienza a oltranza!

F – E – Resilienza, a oltranza!

(musica, BUIO)

FINE