Il pollo

Stampa questo copione

IL POLLO

3 atti brillanti in vernacolo fiorentino

di Massimo Valori

***

Personaggi:

Ubaldo Alfieri

Elvira, sua moglie

Anna, loro figlia

Alfonso, il domestico

Rosa, sua moglie

Giovanni Pelagatti

Piero Cavallotti

Marta Alfieri, sorella di Ubaldo

L’appuntato

Il carabiniere

Opera tutelata dalla SIAE, tutti i diritti riservati

1


A T T O                          P  R I      M O

La scena.

Salotto di casa Alfieri. La Comune in fondo a destra. Due porte sulla sinistra: quella sul davanti va in cucina, quella in fondo va alle altre stanze. Una porta sul fondo, sulla sinistra, sempre aperta, che conduce in giardino. Arredamento molto elegante, da gente ricca: suppellettili, quadri alle pareti. Al centro, un tavolo con tre sedie e una grande tovaglia, spessa, che arriva fino a terra. Sul tavolo, un vassoio d'argento. Sulla sinistra, un divanetto; uno specchio alla parete. Sulla destra, una poltrona con un tavolino; accanto, una spessa tenda alla parete, dietro ad essa una finestra sprangata. Sul fondo, una credenza con un telefono; una finestra aperta, che dà sul giardino; alla parete, un grande quadro.

*****

(Sono in scena Elvira, Anna e Ubaldo. Stanno per uscire.)

ELVIRA: (sui cinquant'anni, ben portati; vestita elegantemente) Allora, siamo pronti?

ANNA: (giovane, carina; c.s.) Io sì, mamma.

ELVIRA: (chiama) Alfonso! I' soprabito!

UBALDO: (stessa età di Elvira, impertinente; nervoso) Fatemi vede'... (controlla come sono vestite) Sì, sì, va bene.

ELVIRA: O perché 'un deve anda' bene?

UBALDO: O Elvira, te l'ho detto, no? Voglio che con Giovanni tutta la famiglia faccia bella figura. Anzi, guardiamo di fa' alla sverta, perché fra venti minuti arriva alla stazione...

ELVIRA: Meno male!

UBALDO: Come "meno male"!

ELVIRA: Ci credo! Gliè un mese che 'un tu fai che parla' di questo Giovanni! Tu ci hai fatto un capo... Aspettavo questo sabato a gloria, guarda! Almeno oggi viene, e 'un se ne parla più!

UBALDO: Lo so, lo so, ma... c'è quell'affare da concludere...

ELVIRA: Ma che affare sarà mai! 'Un t'ho ma' visto così premuroso!

UBALDO: Un affare 'mportante!

ANNA: Accipicchia! Neanche fosse Berlusconi! O babbo, o che compri canale 5?

UBALDO: Eh, cosa ne volete sape' voi, di come si fa a fa' sòrdi...

ELVIRA: Ecco, tu ha' detto proprio bene. Noi siamo più brave a spendili! E pe' 'un perde' i' vizio, sai che si fa? (ad Anna) Dopo esse' state dall'estetista, si va anche a fa' un giro pe' negozi!

UBALDO: Ecco, brave, andate a fa' un po' di spese! Almeno ho più tempo pe' sta' con Giovanni!

ELVIRA: Mica pe' nulla, Ubaldo: mi garberebbe vede' com'è, questo Giovanni!

ANNA: O mamma, o che se' gelosa?


2


ELVIRA: 'Un si sa mica mai! Di questi tempi...

ALFONSO: (il domestico; premuroso e deferente con i padroni, ma allegro e scanzonato in loro assenza;indossa un impeccabile frac; entra dalle altre stanze con il soprabito, infilandolo ad Elvira) Prego,

signora!

UBALDO: Alfonso, mi raccomando! Mi raccomando, che sia tutto pronto, pe' l'amor di Dio!

ALFONSO: Non si preoccupi!

ELVIRA: (a Alfonso, prendendo in giro suo marito) E deve veni' Giovanni! Lo sapevi?

ALFONSO: Come no! Saranno due mesi che il signore non parla d'altro!

UBALDO: Via, via! Sennò si fa tardi! Un lo voglio fa' aspetta'!

ELVIRA: Anna, andiamo! Sennò si rifinisce, qui' poer'omo!

ANNA: (chiama) Rosa! Si va via!

ROSA: (d.d.) Va bene!

UBALDO: (esce dalla Comune)

ELVIRA e ANNA: (si avviano per uscire)

ELVIRA: Ma neanche quando venne a fa' parte 'n casa era così nervoso! (via c.s.)

ANNA: O mamma, via... (via c.s.)

ALFONSO: (riordina; pausa)

ROSA: (la domestica, moglie di Alfonso; pettegola; entra dalla cucina) Ah, son bell'e usciti?

ALFONSO: Ora!

ROSA: Ma si po' sape' chi è quest'ospite che deve veni'?

ALFONSO: Mah! Io so solo che si chiama Giovanni! Ma dev'esse' una persona importante!

ROSA: Dai' cognome 'un si direbbe...

ALFONSO: Perché? O come fa di cognome?

ROSA: Pelagatti!

ALFONSO: 'Un sona mica tanto bene. E poi, con qui' cognome lì, poteva almeno venicci a aiuta' a pela' i' pollo!

ROSA: 'Un me lo rammenta'!

ALFONSO: I' sor Ubaldo me l'avrà detto settanta vorte! E gli piace i' pollo, e piglialo nostrale, e vai dai' tale, e pelalo perbene...

ROSA: Perché a me? E fallo alla cacciatora, e fallo arrosto, e 'n galantina... M'ha fatto veni' la nausea, m'ha fatto!

ALFONSO: Tu sapessi a me! I' primo che sento parla' di pollo, 'un lo so che gli fo! Lo spenno!

ROSA: Ma insomma, questo signor Giovanni che viene a fa'?

ALFONSO: Ah, 'un lo so.

ROSA: Dice che viene pe' un affare 'mportante, pe' un finanziamento pe' un orfanotrofio, una cosa 'ndove c'è dentro i' sor Ubaldo.

ALFONSO: Ma senti...


3


prendere, ma non trova nulla di suo gusto; cambia tono)

un'incisione sul vassoio)

ROSA: Ma sarà sposato?

ALFONSO: Che vo' che ne sappia?

ROSA: Ma dice di no, eh, 'un è neanche fidanzato...

ALFONSO: Ma mi spieghi perché tu me le domandi a me le cose? Tu sei più 'nformata di Novella 2000!

ROSA: No, facevo pe' sape' se anche te tu eri a conoscenza di quarche cosa...

ALFONSO: Io? Io so quello che tu m'ha' detto te! E poi, vero, pe' sapenne più di te, e ci vorrebbe un compiùte'! (via, alle altre stanze)

ROSA: Come saranno 'nsolenti questi mariti!... A me mi garba sape' quello che succede... O che c'è di male? Con questo Giovanni 'un si vive più qui dentro! (pausa) Chissà come sarà... Biondo... No, biondo no. Moro! Magari alto... Avrà... Già, o quant'anni avrà? (verso l'uscita)

O Alfonso, ma che lo sai quant'anni ha? (via c.s.)

(Scena vuota per qualche attimo)

PIERO: (giovane, sempre in apprensione; vestito male, scarpe vecchie e sdrucite; fa capolino dalla finestra; siguarda intorno, poi sparisce ed entra dal giardino; va verso la porta da dove sono usciti Alfonso e Rosa)

Speriamo che 'un vengano di qua... (si mette a osservare la stanza) Bella casa, però... Senti che odorino... (si avvicina alla porta di cucina e annusa) Bono... O se gli rubassi i' tegame? Per lo meno, la fame me la leverei! Son quattro giorni che 'un mangio! Via via, Piero, guardiamo quello che c'è di bono... (vede il quadro sulla parete di fondo) Ecco, questo, per esempio! Dev'esse' d'autore, questo gliè di valore!... Però... Però gliè un po' troppo 'ngombrante, come fo a portallo... E poi gli rimarrebbe i' buco voto alla parete, via... (vede il vassoio sultavolo e lo prende) Bello! Questo gliè d'argento, deve vale' un be' po'! Come c'è scritto? (legge "A Ubaldo, con riconoscenza. Cavalier Augusto Pallini". Alla faccia

della riconoscenza!... (pausa) Ma che gli dispiacerà se glielo piglio? Magari gliè un ricordo, una cosa che ci tengano... (rimette il vassoio a posto; si guarda intorno per vedere se c'è qualcosa da

Oh, insomma! Tanto a me fa' i' ladro 'un

mi riesce! Neanche quello mi riesce! O guardate se un ladro si deve mette' lì a di' "ma gli

dispiacerà, ma se n'avrann'a male"! Un ladro ruba, e basta! (si siede, sconsolato) Ecco, come

sempre! Rischio, entro nelle case, pe' fa' icché? Nulla! Come ieri! Entrai 'n una casa, bella

eh, e c'era la tavola apparecchiata pe' dodici, con tutte le posate d'argento! L'ho prese? No!

E perché? "Perché sennò poi co' icché mangiano?", mi son detto! Bravo, bravo Piero!

L'unica cosa che fui bono a rubare furono una diecina di caramelle! Che poi glieran'anche

ai' rabarbaro, 'un mi garban nemmeno...

ALFONSO: (chiama d.d.) Rosa! Rosa!

PIERO: (cerca un posto per nascondersi, poi sparisce dietro la tenda alla parete)

ALFONSO: (entra) Rosa! Se' qui? Eppure mi pareva d'ave' sentito...

ROSA: (entra, con un paio di scarpe in mano) Che volevi?

ALFONSO: Mi pareva d'ave' sentito chiacchiera' qui dentro.

ROSA: Sarà stata la televisione.

ALFONSO: Le televisioni spente stanno zitte, di solito. O te 'ndov'eri?

ROSA: A sistema' la roba di' sor Ubaldo!

ALFONSO: O se credevo tu fossi 'n cucina!


4


ROSA: Tu ci dovevi sta' te, in cucina!

ALFONSO: Diamine! Io dovevo sistema' la camera dell'ospiti!

ROSA: O Alfonso... (annusa) Ma 'un ti pare che...

ALFONSO: Gliè puzzo di bruciato!

ALFONSO e ROSA: (in coro) I' pollo!...

ALFONSO: (via in cucina)

ROSA: (posa le scarpe sul tavolo) Pe' l'amor di Dio! (via c.s.)

PIERO: (rifà capolino e vede le scarpe) Ecco, quelle mi mancherebbero, vedi! (le prende) Son proprio di' mi' numero! E anche nove! E di marca! Belle, proprio belle, sì...

UBALDO: (d.d.) Siamo arrivati, Giovanni! Vieni, vieni!

PIERO: Madonnina santa! (sparisce ancora dietro la tenda, con le scarpe)

UBALDO: (entra, chiamando) Alfonso! Alfonso...

GIOVANNI: (sulla cinquantina, elegante; carattere franco e cordiale; entra) Ah, bellino! Complimenti, tu ha' proprio una bella casa!

UBALDO: (c.s.) Alfonso!

ALFONSO: (entra, tutto sudato) Dica...

UBALDO: Vai a prende' le valigie di' signore!

ALFONSO: Subito! (fa per andare all'uscita)

UBALDO: O che è questo puzzo... di bruciato?

ALFONSO: Il pollo...

UBALDO: Come?

ALFONSO: Il fuoco, signore, il fuoco che abbiamo acceso per cuocere il pollo. Sa, viene meglio...

UBALDO: Ah, meno male. Vai, vai.

ALFONSO: (via dalla Comune)

UBALDO: Giovanni, vo' anda' a rinfrescatti? T'accompagno ai' bagno, eh? Ho già fatto prepara' la camera dell'ospiti!

GIOVANNI: Ma 'un tu ti dovevi da' tanto disturbo.

UBALDO: Ma che disturbo! Pe' l'amici, questo e altro! (via alle altre stanze)

GIOVANNI: (via c.s.)

ROSA: (rientra con un vassoio con il pollo tutto bruciato, quasi piangendo) Guardate qui che roba...

ALFONSO: (rientra con le valigie) Allora?

ROSA: (gli mostra il vassoio)

ALFONSO: Addio pollo!

PIERO: (fa capolino da dietro la tenda; sottovoce) Pollo? 'Un l'ho più visto neanche 'n fotografia, io, un pollo!

ROSA: E ora come si fa?


5


ALFONSO: Boh, che vo' che ti dica...

ROSA: Ma se gli si levasse i' bruciato...

ALFONSO: Costì, se tu levi i' bruciato, ci rimane i' vassoio e basta!

PIERO: (c.s.) In quelle condizioni 'un lo mangerei neanch'io!

ALFONSO: Bisognerebbe ave' una fame di tre giorni pe' mangiallo!

PIERO: (c.s.) No no, 'un basta mica sa'!

ROSA: Se s'andasse alla rosticceria?

ALFONSO: Eh, 'un sarebbe mica pensata male! Ascolta: sistemo le valigie e gli telefono, dai' telefono dello studio! Tanto, sarà sempre pollo, no?

ROSA: E di questo che se ne fa?

ALFONSO: Serbami un cucciolo! (via alle altre stanze)

ROSA: Dispettoso! Ma guardate qui! L'avevo preparato con tutta la mi' passione! Me lo 'mmaginavo di già, bellino dorato, con quella crosticina croccante, con tutte le patatine...

PIERO: (c.s., piagnucolando) O che me lo fa' apposta!

ROSA: Via via, sennò se ritorna i' sor Ubaldo tu lo senti! (via in cucina)

PIERO: (esce, sospirando; si guarda lo stomaco) O 'un brontola' più! Tanto mi sa che anche pe' oggi, poca vela!

UBALDO: (chiama, d.d.) Alfonso!

PIERO: E ridài! (si nasconde ancora dietro la tenda)

UBALDO: (entra, con dei documenti in mano) Alfonso!

ALFONSO: (entra) Dica...

UBALDO: Quando viene i' signor Giovanni, mi raccomando, eh, dagli un aperitivo. Anzi, vai giù a prende' una bottiglia di quello bianco, quello della riserva. Ora gliè proprio quello che ci vole! E fagli compagnia: io intanto vado a prende' dell'altri documenti che gli devo fa' vede'.

ALFONSO: Va bene. (via dalla Comune)

UBALDO: Ci siamo eh, Ubaldino, ci siamo. Il pollo gliè quasi cotto a puntino!

PIERO: (fa capolino, sottovoce) Anche troppo!

GIOVANNI: (entra) Ah, ora mi sento proprio meglio!

UBALDO: Vieni, vieni! Ho mandato Alfonso a prende' un vinellino che so io. Tu lo vorrai un aperitivo, no?

GIOVANNI: Ah, volentieri! E poi, guarda, 'un tu potevi sceglie' meglio. Eh, io ai' vino gli voglio un bene...

PIERO: (c.s.) Anch'io! Sarà un mese che 'un bevo un bicchier di vino!

ALFONSO: (entra con la bottiglia; poi inizia a stapparla)

UBALDO: Ah, eccolo! (controlla la bottiglia) Sì sì, bravo Alfonso, gliè proprio questo. Giovanni, se 'ntanto tu vo' comincia' a da' un'occhiata. (gli dà i documenti) Accomodati! (lo fasedere sulla poltrona vicino alla tenda) Io vado a prende' la pianta: la dovrei ave' lasciata nellostudio.


6


GIOVANNI: Ma si poteva fa' anche dopo...

UBALDO: Prima i' dovere e poi i' piacere, Giovanni! Gli affari preferisco discutili subito!

GIOVANNI: Come ti pare.

UBALDO: Allora io vado, eh? Con permesso. (via alle altre stanze)

GIOVANNI: Vai vai!

ALFONSO: (mentre stappa e versa) Sentirà che delizia, signor Giovanni! Ha un saporino fruttato... E poi è proprio alla temperatura giusta! (mette il bicchiere sul tavolino)

GIOVANNI: (guardando i documenti) O che gliè un intenditore, lei?

ALFONSO: Modestamente.

GIOVANNI: E dica un po'... Perché sa, a me i' vino mi garba, ma 'un me ne 'ntendo mica

tanto: coi' pollo arrosto, che vino ci sta?

ALFONSO: (fra sé) Mah, noi s'è adoprato tant'acqua...

GIOVANNI: Com'ha detto?

ALFONSO: Un rosso, signor Giovanni, un rosso deciso, per esempio un Chianti o un Brunello...

GIOVANNI: Vini toscani, via!

PIERO: (prende il bicchiere sul tavolino e sparisce nuovamente)

ALFONSO: Per me, sono i migliori del mondo!

GIOVANNI: Ah, anche per me!

ALFONSO: Ma non lo diciamo ai francesi, eh, perché sennò...

GIOVANNI: (ride; fa per prendere il bicchiere; non trovandolo, guarda Alfonso)

ALFONSO: Qualcosa non va?

GIOVANNI: Ecco... mi pareva d'ave' capito che c'era l'aperitivo!

PIERO: (rimette il bicchiere a posto, vuoto)

ALFONSO: E infatti...

GIOVANNI: Mah! (si rimette a guardare i documenti)

ALFONSO: (si avvicina al tavolino; vede il bicchiere vuoto e lo prende) Ah, ho capito! E' un bel mattacchione lei! E' buono, eh?

GIOVANNI: Icché?

ALFONSO: Il vino! (va a riempirlo di nuovo)

GIOVANNI: (ironico) Leggerino, per ora! (si rimette a leggere)

ALFONSO: (riporta il bicchiere sul tavolino) Non si preoccupi, ce n'è finché ne vuole!

GIOVANNI: Meno male!

PIERO: (come prima, fa sparire il bicchiere)

ALFONSO: Ma vedo che lei ha da fare. Se permette, la lascio solo! (sistema la bottiglia e altri duebicchieri su un vassoio)

PIERO: (rimette il bicchiere a posto)


7


GIOVANNI: Prego, prego. (prende il bicchiere, lo porta alla bocca, ma si accorge che è vuoto; guardaAlfonso) O pinguino!

ALFONSO: Dice a me?

GIOVANNI: Dico a lei, sì! Questo vino me lo dà o 'un me lo dà?

ALFONSO: (prende la bottiglia e va a versare) Gliel'ho detto ce n'è finché ne vuole; ma stia attento, perché questo vino è traditore!

GIOVANNI: E me ne son'accorto, 'un dubiti! (beve)

ALFONSO: Allora io vado, eh? (posa la bottiglia; via in cucina)

GIOVANNI: Ecco, vada vada! Fo da me!

UBALDO: (rientra, con altri fogli in mano) Eccola, l'ho trovata. (gliela consegna) Allora, che ti pare?

GIOVANNI: Tu lo sai, Ubaldo, io 'un ci capisco tanto 'n queste cose! Se gliè come tu mi dicesti, son pienamente d'accordo. Di te mi fido, sicché...

UBALDO: Ma sai, Giovanni, gliè una bella cifra... e così, senza garanzie...

GIOVANNI: Te l'ho detto: mi voglio fida' di' tu' naso! E poi, via: gliè una faccenda allettante, anche pe' uno che 'un ci capisce nulla! Noi si finanzia l'impresa che costruisce l'orfanotrofio, loro lo fanno, pigliano quattrini dallo Stato e ci rirendano i nostri con gli interessi. O 'un è così?

UBALDO: Sì, più o meno. Allora tu ti fidi, via?

GIOVANNI: O perché, 'un mi dovre' fida'? Ti conosco, e fin dalla prima vorta che tu mi parlasti di questa faccenda, fui subito d'accordo. 'Un capisco perché tu abbia tanti dubbi.

UBALDO: Ma sai... potrebbe anche anda' male...

GIOVANNI: O perché?

UBALDO: Mettiamo che falliscano, per esempio.

GIOVANNI: Ora, se uno le deve pensa' tutte, abbi pazienza! Chi 'un risica 'un rosica, dice i' proverbio. A meno che 'un tu sappia quarche cosa che io 'un so.

UBALDO: No no, Giovanni, dicevo così pe' dire. Sai, io sono uno che pensa sempre ai' peggio.

GIOVANNI: E se capita i' peggio, vorrà dire che ci si farà du' impacchi.

UBALDO: Impacchi?

GIOVANNI: Pe' i' bruciore, Ubaldo... (mima con la mano)

UBALDO: Accidenti! Un impacco da dugento milioni, lo sai quanto cotone ti ci vole!

GIOVANNI: E poi, tu lo sai, io sono uno che va all'arrembaggio!

UBALDO: Me lo ricordo, me lo ricordo.

GIOVANNI: Tu te lo ricordi, eh?

UBALDO: Ma tu rimediavi anche diverse labbrate, andando all'arrembaggio!

GIOVANNI: I' pericolo gliè i' mi' mestiere!

UBALDO: Allora gliè deciso?

GIOVANNI: Deciso! Lunedì vo 'n banca e do disposizioni! Vai tranquillo!


8


UBALDO: E allora facciamo un be' brindisi! (fa per chiamare) Alfon...

GIOVANNI: (interrompe) No! Lascialo fa'!

UBALDO: O perché?

GIOVANNI: (mescendo il vino) Perché i' vino che versa lui... 'un lo so, mi fa entra' i' nervoso! (bevono)

PIERO: (c.s.) Ecco, io mi domando se gliè giusto, i' mondo! A me pe' mangia' mi tocca fa' i' ladro anche se 'un mi riesce, e loro parlan di milioni da butta' dalla finestra! Bisognerebbe esse' capaci d'esse' ladri davvero quarche vorta!

GIOVANNI: Però, o Ubaldo! Mi spieghi come mai anche te tu ti se' buttato 'n questa faccenda?

UBALDO: Perché, o te?

GIOVANNI: Ma per me gliè un antro discorso, tu lo sai! Moglie 'un l'ho, 'un mi manca nulla, ho tutti que' sòrdi da parte e... 'nsomma, lascialli lì, in banca a 'un fa' nulla mi dispiace, ecco! Visto che c'è la possibilità di fa' di' bene e ricavanne de' frutti... Che dico male?

UBALDO: No no.

GIOVANNI: Ma te, ecco... tu hai anche una figliola da sposa', una famiglia da campa'! Con questa bella casa, tutti i tu' possedimenti... O chi te lo fa fa'?...

GIOVANNI: Ti consideran proprio poco, 'n famiglia!

UBALDO: (ride) Di' la verità!

GIOVANNI: Uno come te, onesto, perbene! Uno che ci si potrebbe mette' la mano sui' foco!

UBALDO: Sì sì... (imbarazzato, cambia discorso) O Giovanni, ma che 'un s'ha a be' più? (riempie ibicchieri)

GIOVANNI: Come no! A gola secca, mai! (bevono) E allora, via, con quest'affare tu cerchi di ruscola' quarche sordarello pe' conto tuo!

UBALDO: Bah! E provo! Si starà a vede'!

GIOVANNI: Come disse quello che andò alle Cascine senza sòrdi!

UBALDO: Come disse?

GIOVANNI: Si starà a vede'!

(Suonano)

ROSA: (d.d) Vado io! (entra; via alla Comune)

GIOVANNI: Lo sai, gliè proprio una bella casa questa, Ubaldo?

UBALDO: E ancora 'un tu ha' visto nulla! Vieni con me, si va 'n giardino! (chiama) Alfonso!...

ALFONSO: (entra) Sì?

UBALDO: Porta via, vai...

GIOVANNI: Oh, dopo lo rivoglio, eh...

UBALDO: 'Un tu cambi mai!

ROSA: (rientra con un sacchetto in mano)


9


UBALDO: Chi era?

ROSA: Il ragazzo della rosticc...

ALFONSO: (interrompendola) Della lavanderia! Era il ragazzo della lavanderia!

UBALDO: O come fai a sapello te, se gliè andata a apri' lei?

ALFONSO: Perché... perché l'aspettavo, ecco...

GIOVANNI: E che gli avrebbe riportato, 'n qui' sacchettino? Una pelliccia?

ALFONSO: Ehm... Bi... Biancheria intima, signor Giovanni...

GIOVANNI: O che 'un se le sa lava' da sé le mutande?

ALFONSO: Sì, ma... ecco... è roba di mia moglie... roba un po'... particolare, non so se mi

capisce... Francese... Gliela comprai l'anno scorso...

GIOVANNI: Ah! Ho capito! (ridacchia, facendo l'occhiolino; a Ubaldo) E sembra scemo, ma sotto

sotto...

UBALDO: Vieni vieni, andiamo! (via in giardino)

GIOVANNI: (via c.s.)

ALFONSO: (posato il vassoio, si siede sospirando e facendosi vento; a Rosa) C'è mancato poco, accident'a te! (gli fa il verso) "Il ragazzo della rosticceria!"

ROSA: O Alfonsino, o se m'è scappato!

ALFONSO: Te e codesta linguaccia! Ci potevan licenzia' tutt'e due! Meno male l'ho ritappata!

ROSA: Però tu potevi trova' una scusa un po' meglio! Tu m'ha fatto fa' anch'i' viso rosso! Che figura...

ALFONSO: Che figura? O Rosa, una figura a quella maniera noi 'un s'era ma' fatta 'n vita nostra, te lo dico io!

ROSA: A discorsi!

ALFONSO: A discorsi? Madonna, se ti 'hiappo...

ROSA: (scappa in cucina)

ALFONSO: (via c.s., lasciando il vassoio in scena)

PIERO: (esce, lasciando le scarpe sporgenti fuori dalla tenda; vede il vassoio e si avvicina) Un antro gocciolino... (beve) Madonna come gliè bono... (si avvicina al tavolo)

ELVIRA e ANNA: (d.d. dalla comune, chiacchierano)

PIERO: O Gesù! (entra sotto il tavolo)

ELVIRA: (entra) O chi c'è?

ANNA: (entra) Chi c'è? Nessuno, mamma!

ELVIRA: Eppure ero sicura d'ave' sentito chiacchiera' qui dentro!

ANNA: Saranno i ladri!

ELVIRA: Anna, 'un me le di' codeste cose, tu lo sai che ho paura! 'Un ci mancherebbe che quelli, guarda! Ma lo sai entrarono dalla signora Bellini e gli portaron via tutto l'oro che aveva!


10


(guarda la tenda, vede le scarpe sporgere e trasale) ANNA: Mamma!

ALFONSO: Che c'è, signora?

ANNA: O mamma, ma noi s'ha tutto 'n cassaforte!

ELVIRA: Gliè proprio quello i' punto! Se 'un trovan nulla, poi allora infieriscano!

ANNA: Che fanno?

ELVIRA: Infieriscono! Si sfogano! Si vendicano! Ti pigliano e... poi tu te lo 'mmagini da te, icché succede!

ANNA: Se tu ha' di codeste paure, lasciamo l'oro ne' cassetti!

ELVIRA: Diamine! 'Un ci penso neanche!

ANNA: E allora?

ELVIRA: (con intenzione) E allora, se capita, vorrà dire che mi sacrificherò.

ANNA: Mamma!

ELVIRA: E scherzo, grullina! (chiama) Alfonsooo!...

ALFONSO: (entra) Ha chiamato?

ELVIRA: Eri te ora a chiacchiera' 'n questa stanza?

ALFONSO: No, signora.

ELVIRA: Allora sarà stato i' mi' marito.

ALFONSO: Non credo. E' in giardino con il signor Giovanni.

ELVIRA: Ma allora chi era?

ANNA: O mamma, ti sarà sembrato!

ELVIRA: O Annina, vero! 'Un son mica diventata scema! Se ti dico che qui c'era qualcuno

vordi' che... O San Cristoforo!

ELVIRA: Zitti! Zitti! Fate finta di nulla! Alfonso, fai i' 113!

ALFONSO: Ma perché?

ELVIRA: Guardate là, la tenda! Li vedete que' du' piedi?

ALFONSO: (li vede) Oddio! Ci son davvero!

ANNA: (urla)

ELVIRA: (subito le mette una mano sulla bocca) Zitta, zitta, 'un ti fa' senti'! Alfonso, chiama!

ALFONSO: (esegue)

PIERO: (non visto, fa capolino piagnucolando)

UBALDO: (entra) Ah, eccole le padrone di casa!

ELVIRA: Zitto! 'Un ti movere!

UBALDO: Che c'è?

GIOVANNI: (entra) Che è successo?

ELVIRA: C'è ladri 'n casa!

UBALDO: Che?


11


(ad Anna)

ELVIRA: Guardate, gliè nascosto dietro la tenda!

GIOVANNI: (fa per andare verso la tenda)

UBALDO: Fermo! Che fai?

GIOVANNI: Lo sistemo!

ELVIRA: Ma sarà armato!

UBALDO:                         Vai di là, te!

ANNA: (via alle altre stanze)

ALFONSO: Fatto signora! C'era una macchina proprio qui vicino! Stanno arrivando!

GIOVANNI: Chie?

ALFONSO: I Carabinieri!

GIOVANNI: I Carabinieri? Ma siete sicuri che...

ELVIRA: Ma che 'un lo vede? Gliè là!

GIOVANNI: A proposito, 'un mi son presentato: sono Giovanni Pelagatti. (le tende la mano)

ELVIRA: Ma guardate se questo gliè i' momento di fa' le presentazioni! Piacere!

GIOVANNI: Pe' una signora come lei ogni momento gliè bono.

ELVIRA: (più dolce) Grazie.

GIOVANNI: E quella ragazza era la su' figliola?

ELVIRA: Sì, si chiama Anna.

GIOVANNI: Veramente bella, complimenti. Certo, ha preso tutto dalla su' mamma!

ELVIRA: (in sollucchero) Adulatore...

UBALDO: Oh, vo' due! 'Un siamo mica a un fìrme!

GIOVANNI: Scusa eh...

UBALDO: Il pericolo gliè i' tu' mestiere!

GIOVANNI: Appunto.

(Si ode la sirena, poi suonano)

PIERO: (fa capolino, pregando con le mani giunte)

ELVIRA: O chi sarà?

UBALDO: Saranno loro!

ELVIRA: Loro chi?

UBALDO: I Carabinieri!

ELVIRA: E sonano?

UBALDO: Ma scusa, pe' entra', e soneranno, no? Chi va a aprire?

(Silenzio)


12


GIOVANNI: Piano, piano, basta uno, eh!

ELVIRA: E se 'un s'apre?

GIOVANNI: E butteranno giù la porta!

ELVIRA: La porta? Ah no, eh? Alfonso, va' a apri'!

UBALDO: Già, vai, Alfonso, vai!

ALFONSO: Io, eh?

GIOVANNI: 'Un guarda' me, io 'un ho detto nulla!

(Suonano ancora)

ELVIRA: Alfonso, via!

ALFONSO: (piagnucolando) Io volevo fa' i' barrista!

UBALDO: Vai, vai!

ALFONSO: (si stende per terra e striscia fino alla Comune)

UBALDO: Ma guardate che coraggio!

ELVIRA: Senti chi parla!

ALFONSO: (esce dalla Comune)

GIOVANNI: Bellino, però! Sembrava un guastatore della guerra di' quindici!

ELVIRA: Ma che avranno circondato la casa?

UBALDO: Chie?

ELVIRA: I Carabinieri!

UBALDO: Boh! Ci sta!

ELVIRA: Avranno mandato anche un'elicottero?

GIOVANNI: O gente, e gliè un ladro, 'un è mica Vallanzasca!

ELVIRA: Che ne sa lei?

UBALDO: In ogni modo, ormai son arrivati! Vedrai ora preparano i' piano d'attacco, fanno l'irruzione... Anzi, stiamo attenti, perché ci sta che entrino anche dalla finestra!

ELVIRA: Com'alla televisione?

UBALDO: Oh, in questi casi 'un si scherza mica, eh!

APPUNTATO e CARABINIERE: (entrano, tranquillamente)

APPUNTATO: (si toglie il cappello) Buongiorno! E' qui che c'è da eseguire uno sfratto?

GIOVANNI: Vai! Li volevi?

UBALDO: Ma che sfratto! Ci s'ha ladri 'n casa!

APPUNTATO: Come?

ELVIRA: Ma sì! I' mi' domestico ha fatto i' 113 ora!

APPUNTATO: Per chiamare noi?


13


GIOVANNI: No, pe' chiama' i' "Telefono azzurro"! E c'è un ladro qui dentro, lo vole capi' sì o no?

APPUNTATO: E dov'è?

ELVIRA: Là, dietro la tenda!

APPUNTATO: (estrae la pistola e si appiattisce sul fondo)

CARABINIERE: (lo imita)

APPUNTATO: (fa un cenno con la testa al carabiniere)

CARABINIERE: (si butta per terra, fa una capriola e si para davanti alla tenda) Vieni fuori con le mani in alto!

APPUNTATO: (pausa) Sei circondato!

ELVIRA: Visto? Lo dicevo, io!

APPUNTATO: Esegui immediatamente, altrimenti saremo costretti a fare fuoco!

UBALDO: O che gli sparate?

ELVIRA: 'Un si potrebbe evitare? Sa, ci s'ha la tappezzeria nova!

APPUNTATO: E come dovremmo fare, secondo lei?

ELVIRA: Mah, 'un lo so!

GIOVANNI: (fra sé) Provate co' gli sputi!

UBALDO: O 'un l'avete circondato?

ELVIRA: In quanti siete?

APPUNTATO: Come in quanti siamo! In due!

GIOVANNI: (c.s.) L'hanno circondato! E hanno fatto un be' cerchio, sì!

APPUNTATO: (si avvicina alla tenda con circospezione; poi la apre risolutamente) Fermo e non ti muovere!

TUTTI: (rimangono stupiti nel vedere che non c'è nessuno)

GIOVANNI: Bomba liberatuttii!...

APPUNTATO: Ma... ma qui non c'è nessuno! C'è solo un paio di scarpe! (le raccoglie)

CARABINIERE: Appuntato! Forse è scappato dalla finestra!

UBALDO: Ba’, magari...

APPUNTATO: Come “magari”!

UBALDO: Gliè vent’anni che sto qui e ‘un m’è mai riuscito di aprirla, quella finestraccia...

APPUNTATO: Ma queste? (mostra le scarpe) Saranno del ladro?

ELVIRA: Che ladro! (le prende) Queste son ma di’ mi’ marito!

APPUNTATO: Spero che vorrete spiegarci!

UBALDO: Son mortificato, appuntato! Sarà stato i' mi' domestico a lascialle lì!

ELVIRA: Aspettate che lo veda! (chiama) Alfonsooo!

UBALDO: E poi, sa, i' timore, la paura... Si senton di' certe cose, ai' giorno d'oggi! Dovete scusarci. Forse... Forse siamo un po' nervosi!


14


APPUNTATO e CARABINIERE: (rimettono a posto le pistole)

APPUNTATO: Va bene, va bene. Dimentichiamo quello che è successo! Ma la prossima volta cercate di stare più attenti!

UBALDO: Grazie, appuntato, grazie! E anche a lei...

ELVIRA: Vi possiamo offrire qualcosa? Pe' i' disturbo?

UBALDO: Ma certo! Volete bere qualcosa?

APPUNTATO: Grazie, non beviamo in servizio. Andiamo, andiamo!

UBALDO: Scusate ancora! Io non so proprio come abbiamo potuto... forse...

APPUNTATO: Siete nervosi, già ce lo ha detto. Arrivederci! (esce dalla Comune)

CARABINIERE: (esce c.s.; poi rientra, fa il saluto militare ed esce c.s.)

UBALDO: Ma che figura! Sare' voluto sprofondare!

ALFONSO: (entra) Allora? L'hanno preso? Ha confessato?

ELVIRA: Eccolo! Le avevi lasciate te le scarpe lì?

ALFONSO: Che scarpe?

UBALDO: Le mi' scarpe! Glieran lì sotto la tenda! 'Un c'era i' ladro, c'era solo le scarpe!

ALFONSO: Ma voi scherzate!

GIOVANNI: (ride) Certo, pensa' che s'è scomodato la Benemerita pe' raccatta' un paio di scarpe!

ELVIRA: (ad Alfonso) Gliè tutta colpa tua!

ALFONSO: Ma signora, le giuro che...

UBALDO: E allora sarà stata la tu' moglie!

ALFONSO: Ma no, ma che gli sembra un posto quello dove lasciare un paio di scarpe?

Perché si sarebbero dovute mettere laggiù?

ELVIRA: 'Un lo so perché! I' fatto gliè che...

GIOVANNI: O gente, via! E' stata una disgrazia, e basta! 'Un è mica i' caso di fa' tanta confusione!

UBALDO: Forse gliè perché siamo nervosi.

GIOVANNI: Tu l'ha' bell'e detto, Ubaldo...

ELVIRA: O se s'andasse fori 'n giardino, 'ntanto? Ci si riavrebbe un po'!

GIOVANNI: Ecco, brava signora! Gliè la miglior cosa da fare!

TUTTI meno ALFONSO: (approvano e se ne vanno nel giardino)

ALFONSO: (esce, in cucina)

PIERO: (fa capolino da sotto il tavolo, si fa il segno della croce) Ti ringrazio! Signore ti ringrazio! Giuro, guarda, giuro che 'un ruberò più! E se vedo un ladro, lo denuncio! Giuro! O mamma che paura! Se 'un me la son fatta addosso questa vorta... (si guarda) Che poi, vero, 'un son mica tanto sicuro!

UBALDO: (d.d., canticchia)

PIERO: (stizzito) Ma passa sempre gente 'n questa stanza? (si nasconde di nuovo sotto il tavolo)


15


UBALDO: (entra, sempre canticchiando; si guarda intorno; prende il telefono e compone un numero) Pronto?... Son io!... Sì! Sì! Gliè fatta! Eh?... No, è che si pensava d'ave' ladri 'n casa... Sì, ma 'un c'erano... Ti racconterò! Fammi parla' delle cose importanti, 'nvece!... Lunedì!... Sì, lunedì ha detto dà disposizioni e poi... Ma sì! Bell'e fatto! Toh, il contratto di' conto corrente l'ho qui in tasca! Dugento milioni in Svizzera e si va 'n tasca agli orfanelli e a Giovanni Pelagatti!... Diamine! Cento a me e cento a te...

PIERO: (fa capolino e strabuzza gli occhi; poi rientra)

UBALDO: Gliel'ho anche un po' pompata, sa'?... Eh, gli ho fatto presente tutti i rischi, i pericoli, ma lui nulla!... Macché! Gliè un ingenuo, un credulone! Sa', gente di campagna! "Mi fido di te", m'ha detto!... Sì! Gliè cotto, te lo dico io! I' pollo gliè cotto a puntino, sta' tranquillo! Via ora ti saluto! E' meglio che non stia tanto ai' telefono... Va bene, ti richiamo io, eh?... Ma sì, brinda, brinda pure!... Io? Bell'e fatto!... Ciao!... Ciao... (canticchia fregandosile mani; chiama) Rosa!...

PIERO: (rifà capolino) Furfante che 'un è attro! E te lo darei io, te lo darei! E poi mi chiaman me ladro!

ROSA: (entra) Dica...

PIERO: (rientra)

UBALDO: Comincia a apparecchia', via!

ROSA: Mangiate qui?

UBALDO: Sì, sì, apparecchia.

ROSA: Subito! (va al tavolo centrale, toglie il vassoio e poi la tovaglia, scoprendo Piero rannicchiato sotto;poi va in cucina, non avvedendosene)

PIERO: E mi pareva mi fosse andata troppo bene!

UBALDO: Chi è?

PIERO: (calmo e rassegnato, si alza) Chi vuoi che sia, bischero.

UBALDO: (urla)  Eccolo! Eccolo! Lo sapevo io, lo sapevo! Aiuto! Aiutooo! Giovanni!

Alfonso! Elvira! Aiutooo!

PIERO: (c.s.) Ma cosa urli... (si siede tranquillo)

UBALDO: Zitto eh? Zitto e 'un si mova! Fra poco arriverà la forza pubblica!

ALFONSO: (entra) Ma che c'è?

ROSA: (c.s. con una tovaglia in mano) Che è successo?

UBALDO: (si para davanti a Rosa e Alfonso, in modo che non scorgano Piero) Rosa, vai di là!

ROSA: Ma dovevo apparecchiare...

UBALDO: Dopo, dopo... Vai di là!

ROSA: (a Alfonso) Oh, dopo tu mi racconti, eh... (via in cucina)

UBALDO: Alfonso! Richiama i Carabinieri!

ALFONSO: Ancora? O che c'è ora, un paio di ciabatte?

UBALDO: No, c'è i' ladro! Eccolo lì!

ALFONSO: (lo guarda incredulo) Lui?

PIERO: Sì, son io! Lo so, come ladro sono un po' miserino.


16


ALFONSO: Eh, davvero! Anch'io me lo credevo più...

ELVIRA e GIOVANNI: (entrano)

UBALDO: (interrompe) Insomma, Alfonso, lo vo' fa' i' 113 sì o no?

GIOVANNI: Un'antra vorta?

ALFONSO: (telefona, voltando le spalle)

UBALDO: C'era i' ladro, c'era! Eccolo!

PIERO: (china il capo in segno di saluto)

ELVIRA: O Madonna!

GIOVANNI: (fa per avvicinarsi)

UBALDO: Fermo! Potrebbe esse' armato!

PIERO: (si mette a cercare qualcosa in tasca)

UBALDO: Attenzione!

TUTTI meno PIERO e ALFONSO: (si buttano per terra)

PIERO: (estrae flemmaticamente una caramella, la scarta e se la mangia, con un'espressione di disgusto)

TUTTI meno PIERO e ALFONSO: (si rialzano)

GIOVANNI: Ci piglia anche 'n giro, ci piglia!

ELVIRA: Guardatelo! Che espressione truce!

PIERO: No, signora. Son le caramelle ai' rabarbaro! 'Un mi garbano, ma quando s'ha fame...

ALFONSO: (riattacca il telefono) Stanno arrivando!

ELVIRA: Ah sì?

ALFONSO: Non che fossero troppo convinti, ma insomma...

UBALDO: (a Piero) Tu ha' fame, eh? Vedrai, vedrai che te lo daranno da mangiare! E anche una bella stanza tutta per te! A Sollicciano!

PIERO: (sottolinea) Ah, credevo nell'orfanotrofio.

TUTTI meno PIERO: (non capiscono)

PIERO: (c.s.) M'hanno detto che danno i' pollo da mangiare, all'orfanotrofio.

ELVIRA: Ma che dice?

PIERO: (c.s.) E te lo danno cotto a puntino!

UBALDO: (si avvicina, cominciando a preoccuparsi)

GIOVANNI: Gliè diventato scemo!

PIERO: (c.s.) E poi ti portano a fare le vacanze in Svizzera!

ELVIRA: O che discorsi fa?

ELVIRA e GIOVANNI: (si mettono a chiacchierare insieme)

UBALDO: (si avvicina; sottovoce) O giovanotto! Che cosa sta dicendo?

PIERO: Quello che ho sentito di' qui dentro.

UBALDO: 'Un avrà... 'Un avrà mica l'intenzione di rovinammi, vero?


17


(si volta verso di lui)

PIERO: Io? Noo! No davvero!

UBALDO: Ecco, appunto.

PIERO: Basta che lei 'un rovini me.

UBALDO: Come sarebb'a di'? Lei vorrebbe che io... Ma è inaudito! 'Un ci penso nemmeno!

(Si ode la sirena)

ALFONSO: (va ad aprire)

PIERO: Allora, lo dico ai' sor Giovanni...

UBALDO: Zitto! Zitto pe' carità!

PIERO: Lo conosce i' modo pe' fammi sta' zitto.

UBALDO: Ma... ma... In che pasticcio mi son cacciato!

ELVIRA: Che c'è, Ubaldo?

UBALDO: Nulla, nulla, Elvira! Pensavo... Pensavo, perché 'un tu torni 'n giardino, 'ntanto...

(mentre parla, la spinge letteralmente fuori) Tutte queste emozioni... Giovanni, perché 'un gli faicompagnia, eh? (fa lo stesso anche con lui)

ELVIRA: Ma volevo vede' quando l'arrestavano!

UBALDO: Te lo racconto io!

ELVIRA: Bella soddisfazione!

UBALDO: Elvira, 'un discute'! Tanto 'un lo saprò come tu sei, poi tu ti senti male... Così intanto vu fate conoscenza...

GIOVANNI e ELVIRA: (poco convinti, escono in giardino)

ALFONSO: (entra) Sono arrivati!

UBALDO: Vai a chiude' la porta!

ALFONSO: Eh?

UBALDO: Alfonso, vai a chiudere la porta! O ci devo anda' io?

ALFONSO: Ma i Carabinieri...

UBALDO: Rimandali via!

ALFONSO: Ma... o lui? (indica Piero)

UBALDO: E non discutere, anche te! Sono o 'un sono io i' padrone?

PIERO: Ti garberebbe!

UBALDO: (a Piero) Silenzio, lei! (a Alfonso) Se' sempre costì?

ALFONSO: (perplesso) Va bene, va bene! Io 'un ci capisco più nulla! (esce dalla Comune)

UBALDO: (a Piero) Giovanotto! Intendiamoci subito!

PIERO: Dica.

UBALDO: Lei... lei... insomma lei 'un mi pole fa' una cosa simile!

PIERO: Ma io 'un gliela fo mica! Io son qui, calmo e tranquillo! Fra quanto si desina?


18


UBALDO: Come?

PIERO: O 'un ha detto alla cameriera d'apparecchia', prima?

UBALDO: 'Un avrà mica 'ntenzione di... Guardi, la smetta! La smetta perché sennò...

PIERO: Che fa? Chiama i Carabinieri? Son lì fori, basta fa' un fischio!

UBALDO: Giovanotto, occhio! Occhio, capito? Lei non sa chi sono io! Lei sta scherzando coi' foco!

APPUNTATO, CARABINIERE e ALFONSO: (entrano)

APPUNTATO: Buongiorno!

ALFONSO: Mi dispiace, signore, ma non ho fatto in tempo.

APPUNTATO: Signori, debbo dirvi che siete una famiglia molto, ma molto strana!

ALFONSO: Che se n'è accorto anche lei?

UBALDO: Alfonso! Va' di là!

ALFONSO: Sì, subito! (esce in cucina)

APPUNTATO: Vorrei tanto capire quello che sta succedendo!

PIERO: (fra sé) Ma neanche se tu vai a ripetizione!

UBALDO: Vede, appuntato... (non sa che dire)

PIERO: (c.s.) Voglio proprio vede' come gliela rigira, ora.

UBALDO: Vede... io le avevo telefonato perché avevo trovato i' ladro...

APPUNTATO: E sarebbe lui?

PIERO: E lo dico sempre io, che 'un sembro un ladro!

APPUNTATO: (al Carabiniere) Mettigli i ferri! La dichiaro...

UBALDO: (interrompe) No! No, 'un l'arresti!

APPUNTATO: Come no! Perché?

PIERO: Già! Perché?

UBALDO: Perché?

APPUNTATO: Ce lo deve dire lei, perché!

UBALDO:Perché... (rimugina) Perché... Ecco... mi son ricordato che... che oggi è l'anniversario della nascita di' mi' nonno Gedeone!

APPUNTATO: Non vedo che cosa...

UBALDO: Glielo spiego subito, appuntato! Ecco... pe' tradizione, la nostra famiglia, in questo giorno, fa una bona azione, e io... e la bona azione che oggi voglio fare io è di... di perdonare questo poveretto, e di non sporge' denuncia contro di lui!

PIERO: O nonno Gedeone!

APPUNTATO: E allora perché ci ha chiamato, mi scusi?

UBALDO: Ma gliel'ho detto! Me n'ero dimenticato!

APPUNTATO: (lo guarda; pausa) E' un po' strano, però, eh!

UBALDO: E' la pura verità, appuntato.


19


APPUNTATO: (alterato) E che, in questa casa si chiamano i Carabinieri così, come se fossero dei domestici? Ma si rende conto?

UBALDO: Ha ragione, appuntato, ha ragione! Forse siamo...

APPUNTATO: (interrompe) Un po' nervosi, lo so! Ce l'ha già detto! Lei ... lei lo fa venire ma a me, il nervoso! (pausa) Comunque, va bene! Voglio credervi! Ma sia ben chiaro che se veniamo chiamati un'altra volta, o arrestiamo il ladro, o denunciamo lei per calunnia! (alcarabiniere) Andiamo, va'!

APPUNTATO e CARABINIERE: (escono dalla Comune)

CARABINIERE: (rientra e fa il saluto militare; esce c.s.)

UBALDO: (si siede, asciugandosi il sudore)

PIERO: (ridendo) Nonno Gedeone! Lo sa che ha una bella fantasia lei?

UBALDO: Ma guardate che mi tocca fa'!

GIOVANNI, ELVIRA e ANNA: (entrano)

ELVIRA: Finalmente! (chiama) Rosa! Vieni a apparecchiare! (vede Piero) O lui? Che ci fa qui lui?

GIOVANNI: Ma i Carabinieri? 'Un l'hanno arrestato?

ELVIRA: Se ne vada!

PIERO: Me ne vado? No davvero! O che si manda via l'ospite così?

ELVIRA: Ospite?

PIERO: Ma sì! C'è da festeggiare i' compleanno di nonno Gedeone! Tutti in coro! (canta sololui) Tanti auguri a te... Tanti auguri a te... (continua)

TUTTI meno PIERO e UBALDO: (si guardano increduli)

FINE del PRIMO ATTO


20


A T T O                          S  E C O N D O

La scena.

La stessa scena del primo atto.

(Sono in scena Alfonso e Rosa. La famiglia Alfieri, Giovanni e Piero hanno appena desinato; loro stanno sparecchiando.)

ALFONSO: S'è rigirato i'mondo, Rosa, te lo dico io. S'è rigirato i' mondo!

ROSA: Roba da 'un crédisi!

ALFONSO: Che poi, quanto mangia! Ma l'ha' visto?

ROSA: Ah, pe' quello, mi dà una soddisfazione! Questi signoroni son tutti di boccuccia! E invece lui sempre a dire "bono, bono, complimenti, che ce ne sarebbe un antro po'". Poerino, glielo do proprio volentieri...

ALFONSO: E poi, dimmi te se quello sembra un ladro!

ROSA: Macché! Io me li immaginavo furbi, con quell'aria da banditi, la mascherina sull'occhi...

ALFONSO: Diamine, come la Banda Bassotti!

ROSA: Insomma, via, tu ha' capito!

ALFONSO: No no, gliè vero. Mascherina o no, quello più che un ladro sembra un ragioniere!

ROSA: Te l'ho a dire? A me quasi quasi mi sta simpatico.

ALFONSO: Anche a me.

ROSA: Fa quasi tenerezza. Ha fatto proprio bene il signor Ubaldo!

ALFONSO: A proposito! Ma che te lo sapevi di nonno Gedeone?

ROSA: No! 'Un l'avevo ma' sentito nomina'! E da quello che ho capito, anche la signora e la signorina 'un ne sapevan nulla!

GIOVANNI: (entra dal giardino)

ALFONSO: Signor Giovanni! Non rimane in giardino con gli altri anche lei?

GIOVANNI: No! Io, dopo desinare, bisogna che mi faccia una bella dormitina! Ho mangiato un po' troppo! (a Rosa) Gliè veramente una brava cuoca lei, sa?

ROSA: Grazie. Sono contenta che gli ospiti apprezzino la mia cucina!

GIOVANNI: E mica solo io! Anche quell'attro, da ieri, ha fatto certe mangiate!

ALFONSO: Il signor Piero?

GIOVANNI: Lui, sì! Certo, se gliè vero quello che dice, che 'un mangiava da quattro giorni...

ALFONSO: Sta riprendendo il tempo perso, eh?

GIOVANNI: Altro che! (pausa) Io 'un so voi, ma... 'nsomma, a me mi fa quasi pena!


21


ROSA: Lo stavo dicendo ora a mio marito!

ALFONSO: E' vero! A me, si figuri, non sembra neanche un ladro.

GIOVANNI: Ah, no, neanc'a me! E poi, si sente quando ragiona, ecco... 'un lo so, mi dà un'impressione...

ROSA: Ma che a voi ha detto qualche cosa?

GIOVANNI: Di che?

ROSA: Non so, del suo passato, della sua vita...

ALFONSO: Rosa, 'un cominciare, ora, via!

ROSA: O che c'è di male?

ALFONSO: (a Giovanni) Abbia pazienza, ma sa, son donne!

GIOVANNI: Sie, ci mancherebbe! E poi, 'un ci ha detto mica nulla! Perché, sa, un po' curioso e son'anch'io! Mi garberebbe sape' che fa, di do' viene, perché fa quella vita...

ROSA: Ecco, ecco, anche a me.

ALFONSO: (fra sé) Senti lì che coppia!

ROSA: E' mio marito che mi dice sempre che sono curiosa! O che c'è di male a sapere quello che succede?

GIOVANNI: Ma diamine! Si fa così, tanto pe' chiacchiera' un po'... Ma lo sa che gli successe a un mi' amico?

ROSA: Mi dica, mi dica... (con un po' i piatti in mano si avvia verso la cucina, ascoltando Giovanniattentamente)

GIOVANNI: (la segue) Una sera gliè tornato a casa e l'ha trovata tutta buttata all'aria! Sicché

disse "C'è stato e' ladri!", e telefonò a' Carabinieri! E allora...

ROSA e GIOVANNI: (escono in cucina lentamente, sempre chiacchierando)

ALFONSO: Senti là, oh! S'è dimenticato anche la dormitina! Gliè quasi peggio della mi' moglie! Oddio, pe' esse' peggio della mi' moglie ce ne vole, eh! Ha una lingua lei... A falla lessa ci si mangerebbe pe' una settimana! (via alle altre stanze)

PIERO e ANNA: (entrano dal giardino, anche loro lentamente, anche loro chiacchierando. Piero è inpigiama di lusso e giacca da camera)

PIERO: Trenta, pari pari. Perché, lei quanti me ne dava?

ANNA: Meno, meno. Venticinque sì e no!

PIERO: Mi prende 'n giro?

ANNA: No no, è la verità. O lei, quant'anni mi dà?

PIERO: Mah, 'un lo so... Ventidue?

ANNA: Sì, magari!

PIERO: Ventitré!

ANNA: Di più!

PIERO: Ventiquattro!

ANNA: Di più!


22


PIERO: Senta, me lo dica lei, sennò qui piano piano fo tombola!

ANNA: Ho ventisette anni.

PIERO: Addirittura! A sape' che ho solo tre anni più di lei, mi sento più giovane!

ANNA: Piero... ti dispiace se ci si dà di' tu?

PIERO: Volentieri! (si siedono)

ANNA: Ma te dove abiti?

PIERO: Boh! Un po' qua, un po' là. Fin'a poco tempo fa abitavo qui a Firenze, poi...

ANNA: Ah, sì?

PIERO: Sì, facevo l'Università, sai...

ANNA: Sei laureato?

PIERO: 'Un ho fatto 'n tempo. Facevo Economia e Commercio: mi mancava solo di fa' la tesi, ma... finirono i soldi!

ANNA: Come, ti finirono i soldi!

PIERO: Vedi, Anna... Io 'un ho famiglia.

ANNA: No?

PIERO: Sono orfano.

ANNA: Davvero?

PIERO: Davvero, fin dalla nascita.

ANNA: Fin dalla nascita?

PIERO: Eh, sì! Mi trovò un prete, in chiesa, e mi misero in un istituto.

ANNA: Ah, ti trovò in chiesa?

PIERO: Eh, a que' tempi usava. Fortuna che ancora 'un avevano inventato i cassonetti di' sudicio, sennò... chi lo sa!

ANNA: (ridendo) Ma te scherzi sempre?

PIERO: Sa' com'è, si ride pe' 'un piangere.

ANNA: Ma dimmi della laurea! Come mai poi 'un tu l'ha' presa?

PIERO: Semplice, Anna: mentre facevo l'Università, pe' mantenemmi agli studi lavoravo come cameriere. Non che facessi i' signore, ma mi bastavano. Poi un be' giorno mi licenziarono e... addio laurea!

ANNA: E perché ti licenziarono?

PIERO: Perché mi s'arrovesciò un vassoio di spaghetti ai' pomodoro.

ANNA: Ma, insomma, però son cose che succedono...

PIERO: Sì, ma i' problema fu che gli spaghetti andarono a fini' addosso alla ganza di' padrone, e sicché...

ANNA: (si mette a ridere)

PIERO: ... tu te lo puoi 'mmaginare: lui pe' non sfigurare, mi licenziò!

ANNA: (ridendo) Scusa, ma 'un ne posso fare a meno! 'Un tu sei mica tanto fortunato te, però!


23


PIERO: Fortunato io? Figurati che l'attro giorno m'attraversò un gatto nero; quando mi vide, scappò!

ANNA: E dopo esse' stato licenziato, che ha' fatto?

PIERO: Di tutto, ho fatto. Ma 'un è facile, ai' giorno d'oggi trova' un lavoro, specialmente pe' uno senza esperienza come me! Lavoricchiavo, qua e là.

ANNA: E non trovasti proprio nulla?

PIERO: Oddio, un lavoro lo trovai! Ma ci durai un giorno solo.

ANNA: Dove?

PIERO: Come domestico, da un signore che abitava da sé solo.

ANNA: E che gli combinasti?

PIERO: A lui? Nulla! Gliera lui che mi voleva combina'!

ANNA: Cioè?

PIERO: 'Nsomma, Anna, era uno... uno di quelli... pendeva da parte di là, ecco! 'Un so se ci siamo capiti.

ANNA: (si rimette a ridere)

PIERO: E dopo che gli ebbi portato la cena, lui voleva... voleva anche i' dopocena, 'nteso?

ANNA: (ridendo) Ma che li trovi tutti te?

PIERO: E tu lo sai come dice i' detto: né pe' scherzo, né per burla...

ANNA: Lo so, lo so.

PIERO: Fu lì, però, che mi venne pe' la prima vorta l'idea di ruba'. Qui' signore aveva una bella casa, piena di roba di valore lì a bella vista, e allora...

ANNA: Hai cominciato a rubare!

PIERO: Anna, quando uno gliè disperato e 'un sa più a che santo votassi, le prova di tutte! Ma questa... 'nsomma, 'un mi riesce, ecco! Ci ho provato, eh, ha' voglia se ho provato! Ma 'un ci riesco.

ANNA: Beh, meglio così.

PIERO: Eh, meglio così.

ANNA: Ma io l'ho detto subito che 'un tu eri un ladro!

PIERO: Gliè l'impressione che fo a tutti! Si vede che mi manca quarche cosa.

ANNA: O magari, tu ha' qualche cosa 'n più. (si avvicina a Piero)

PIERO: (si avvicina a Anna)

UBALDO: (entra dal giardino) Ah, gliè qui? Anna, ci potresti lascia' soli pe' quarche minuto?

ANNA: (dispiaciuta) Sì babbo. (esce alle altre stanze)

PIERO: (fra sé) Com'i' cacio su' maccheroni!

UBALDO: Volevo parla' con lei, giovanotto.

PIERO: Mi dica.

UBALDO: Dunque. Lei sa meglio di me che questa situazione, così com'è, 'un pole anda' avanti!


24


PIERO: Io 'un mi ci trovo mica male!

UBALDO: Ma io sì! E siccome siamo du' persone 'ntelligenti, son sicuro che si potrà trova' un accordo!

PIERO: Se lo dice lei.

UBALDO: Senta la mi' proposta: lei se ne va di qui, subito, dimenticando quelle futili sciocchezze che ha udito iermattina...

PIERO: E lei?

UBALDO: E io posso contribui' a farle dimentica' tutto questo con... un assegno, per esempio.

PIERO: Un assegno di quanto?

UBALDO: Facciamo... cinque milioni?

PIERO: Cinque milioni? Ma lei scherza! O pe' chi m'ha preso? (si tocca la fronte) O che ci ho scritto "Bischero" qui davanti?

UBALDO: Facciamo dieci?

PIERO: Facciamo la metà di quello che guadagna lei co' la storia dell'orfanotrofio!

UBALDO: Ma... saranno venti milioni!

PIERO: Ehilà, 'un faccia i' furbo con me, sa? Me lo ricordo bene, ieri, ai' telefono! "Cento a me e cento a te"! E cento diviso due fa cinquanta!

UBALDO: Cinquanta milioni? Ma lei gliè pazzo!

PIERO: Ha ragione! Perché, considerate le circostanze, avrei anche potuto chiede' di più! Ma sa, io m'accontento di poco.

UBALDO: Poco? Cinquanta milioni! Secondo lei son poco?

PIERO: Questione di punti di vista.

UBALDO: Ma si rende conto? 'Un posso mica lavora' pe' lei!

PIERO: (con enfasi) Lavorare? Lavorare? Ah, me lo chiama lavoro, usa' un espediente meschino pe' raggira' un amico, solo pe' guadagna' de' sòrdi facili? Gliè lavoro, quello? Gliè furto, caro mio! I ladri 'un son quelli come me! Son quelli come lei!

UBALDO: 'Un s'occupi di faccende che 'un la riguardano!

PIERO: Ah, 'un mi riguardano? E 'nvece mi riguardano, ai' cinquanta per cento! Le mi' condizioni son queste!

UBALDO: Non so chi mi tenga da piglia' qui' telefono...

PIERO: (interrompe) Chi la tiene? Glielo dico io chi la tiene! (fa il gesto col pollice e l'indice) Questi! I sòrdi! Dinero! Argiànt!

UBALDO: Stia zitto!

PIERO: E pensa' che la su' famiglia la ritiene un omo (marcato) dall'animo nobile! Ma si vergogni! (via in giardino)

(Trilla il telefono)

UBALDO: (preoccupatissimo, non se ne cura; accende una sigaretta e fuma avidamente)


25


ALFONSO: (entra; guarda Ubaldo; fra sé) O che aveva paura, di fa' una sudata, a risponde ai' telefono! (risponde) Pronto? Casa Alfieri!

ELVIRA: (entra)

ALFONSO: Buongiorno, signora Marta!... Bene, lei?... Sì, sì... Un attimo... (a Ubaldo) C'è la signora Marta al telefono!

UBALDO: (non lo sente neanche)

ELVIRA: (prende la cornetta) Dammi a me.

ALFONSO: (esce alle altre stanze)

ELVIRA:  Pronto?...  Marta!  Carissima!...  Bene!...  Sì!  O  come  mai...  Ah,  davvero?...

Benissimo!... Diamine, ma che disturbo! Faccio subito preparare la tu' stanza! Ci s'ha tante cose da raccontatti! Sì... Sì... Va bene! Ciao! Ciao, Marta! T'aspetto, eh!... Ciao... (riattacca;chiama) Alfonso!

ALFONSO: (entra) Dica.

ELVIRA: C'è da prepara' la camera della mi' cognata, stanotte resta a dormi' da noi!

ALFONSO: Certo, signora. (via c.s.)

UBALDO: Che ci s'ha ospiti?

ELVIRA: Ubaldo, ma che ti succede?

UBALDO: A me? Niente! Che mi dovrebbe succedere? (mette la sigaretta accesa sul posacenere sultavolino)

ELVIRA: 'Un tu ha' sentito neanch'i' telefono! Era Marta!

UBALDO: Ah! Marta chi?

ELVIRA: Ma come Marta chi! La tu' sorella! Gliè qui a Firenze pe' delle faccende che deve sbriga'; prima di cena viene qui e riparte domattina!

UBALDO: Ah! (cambia tono) Com'ha' detto?

ELVIRA: O Ubaldo, ma che mi diventi scemo?

UBALDO: La mi' sorella? La mi' sorella viene qui?

ELVIRA: O che... che 'un se' contento?

UBALDO: (forte, subito) No!

ELVIRA: Come no!

UBALDO: Cioè... 'nsomma... sì.

ELVIRA: Mah! No, sì... O Ubaldo, ma che hai?

UBALDO: (si mette a passeggiare per la stanza, nervoso; accende un'altra sigaretta)

ELVIRA: Vuoi che ti faccia fa' una camomilla? Un tè?

UBALDO: No! Sto bene!

ELVIRA: Ma tu se' d'un nervoso!

UBALDO: Chi, io? Ma io son calmo! Calmissimo! (mette la sigaretta accesa sul posacenere sultavolo)

ELVIRA: Accipicchia! Se così tu se' calmo, allora se ti fanno arrabbia' come diventi?


26


UBALDO: Insomma, Elvira, basta! Lasciami 'n pace, pe' piacere!

ELVIRA: Chiamala pace, codesta! (esce in giardino)

UBALDO: Le disgrazie, le disgrazie 'un vengan ma' sole! Anche lei ci voleva! (accende unaterza sigaretta) Bisogna che lo mandi via di casa! E subito! Certo, cinquanta milioni... Ma 'nche pasticcio mi son messo!

ALFONSO: (entra, con uno straccio in mano e va verso il tavolino; si avvede delle due sigarette accese edella terza che sta fumando Ubaldo; guarda per aria) Ci dev'esse' le zanzare qui dentro! O 'un erameglio uno zampirone? (a Ubaldo, mentre spegne le altre due) Vuole che dia un po' d'insetticida?

UBALDO: Come?

ALFONSO: Vuole che dia un po' d'insetticida?

UBALDO: (non risponde) Se mi cercano, sono nello studio! (esce alle altre stanze)

ALFONSO: Ba'... (pausa) Boh, se poi ti pinzano, affari tua!

GIOVANNI e ROSA: (entrano; lui parlando con enfasi, lei ascoltando attentamente)

GIOVANNI: Gliera stato i' su' figliolo! Ma capito che roba?

ROSA: O mamma! Con l'aiuto della nipote della cugina di quell'accanto!

GIOVANNI: Preciso! E a lui gliè toccato anda' a sta' dalla su' moglie!

ROSA: E la separazione?

GIOVANNI: Son ritornati insieme!

ROSA: Bah, meglio, via! Almeno, anche pe' i' figliolo piccino, in qui' collegio...

ALFONSO: (fra sé) Senti che telenovela, oh!

GIOVANNI: Davvero! Via, vo a fa' un pisolino.

ROSA: Vada, vada. E se vole chiacchiera' un pochino, mi chiami: se non ho da fare, almeno si passa un po' di tempo!

GIOVANNI: Diamine, volentieri! (esce alle altre stanze)

ALFONSO: Ecco, vai, prenotati pe' la seconda puntata!

ROSA: O che ci risei?

ALFONSO: Ecco, ma che 'un vi si secca la gola a chiacchiera' tanto 'n quella maniera?

ROSA: Piglia, piglia 'n giro, te! 'Nvece i' sor Giovanni gliè una persona dimorto alla mano e simpatico, anche! Mica come te, musone che 'un tu se' attro, che 'un tu vo' mai parla' di nulla!

ALFONSO: Io parlo di me! O cosa vuoi che me ne freghi a me della nipote della cognata della zia della nonna di su' amico!

ROSA: No, era la nipote della cugina di quell'accanto! Ma tu sapessi, Alfonso, tu sapessi!

ALFONSO: Ecco, se sapessi! Ma siccome a me di sape' 'un me ne 'mporta proprio nulla...

ROSA: Insolente! Tanto gliè inutile! Te 'un tu sarai mai un omo di mondo!

ALFONSO: Ah, no no! Se pe' diventa' omini di mondo bisogna imparallo tutt'a mente, io 'un ci son portato! (esce alle altre stanze)

ELVIRA: (entra) Ah, Rosa!


27


ROSA: Dica, signora.

ELVIRA: Te l'ha detto Alfonso che stasera c'è anche la mi' cognata?

ROSA: No, non me l'ha detto!

ELVIRA: Ha telefonato ora, resta a cena e a dormire. Pensaci te, eh?

ROSA: Va bene.

ELVIRA: Ascolta, ti volevo chiedere anche un'altra cosa... Ma Tommaso, i' ragazzo della mi' figliola, che s'è ma' visto 'n questi giorni?

ROSA: Tommaso? No, ma ha telefonato, stamattina.

ELVIRA: Ah sì?

ROSA: Sì, ha chiesto della signorina e poi hanno parlato... avranno parlato cinque minuti, sì e no.

ELVIRA: Mah, strano.

ROSA: Perché strano, signora?

ELVIRA: E' la prima vorta che stanno du' giorni senza vedessi! Di solito stanno sempre appiccicati! E, senti un po'...

ROSA: Dica.

ELVIRA: Ma te, 'un ti sei accorta di nulla, te?

ROSA: Riguardo a chi?

ELVIRA: Rosa, tanto siamo donne, no? A noi, certe cose e 'un ci scappano!

ROSA: Parla... parla della su' figliola?

ELVIRA: Sì.

ROSA: (pausa) A dire la verità, qualche cosina avre' visto, ma sa, io di solito sono una che 'un gli garba ciaccia' negli affari degli altri.

ELVIRA: Eh, ma quando ti pare...

ROSA: Io, signora?

ELVIRA: Va bene, va bene. E che avresti visto?

ROSA: Che ho visto... Mi sembra che la signorina faccia un po' di occhi dolci ai' signor Piero!

ELVIRA: Eh, gliè proprio l'impressione che ho avuto anch'io! Anche quando s'è mangiato i' gelato, 'un mi son garbati proprio punto! L'ha' visto, quando s'è mangiato i' gelato, che hanno fatto?

ROSA: Io? No!

ELVIRA: Lui ha preso i' cioccolato e lei la nocciola, no? Poi Anna gli ha chiesto se glielo faceva assaggia'! E lui gliel'ha fatto assaggia'!

ROSA: Du' vorte!

ELVIRA: Ah, allora tu l'avevi visto!

ROSA: Sì, ma... m'era passato di mente.


28


ELVIRA: (pensierosa) No no, 'un mi garban proprio punto. Perché sa', finché gli fa assaggia' i' gelato! Ma 'un vorrei... Senti, che me la chiami la mi' figliola, pe' piacere? Dev'esse' 'n camera sua!

ROSA: Sì, subito. (esce alle altre stanze)

ELVIRA: E te lo do io, i' gelato! Figuriamoci! Eh, se 'un ci si fosse noi mamme a leva' grilli di pe' i' capo alle figliole! Un ladro! Ci mancherebbe! Senza conta' poi che bravo ragazzo si ritrova pe' le mani! Tommaso, ecco, Tommaso gliè i' ragazzo adatto pe' lei. Ma un ladro, via... Un ci voglio nemmeno pensa'!

ROSA e ANNA: (entrano)

ANNA: Che volevi, mamma?

ROSA: (si prepara ad ascoltare)

ELVIRA: Anna, volevo parla' du minuti con te. Rosa, che ci lasceresti sole?

ROSA: (a malincuore) Vado, vado. (fra sé) Cominciava i' bello, ora... (via alle altre stanze)

ELVIRA: Bambina, parliamoci chiaro: a me qui' galeotto di là e 'un mi garba proprio punto!

ANNA: Di chi parli, mamma?

ELVIRA: Tu lo sai di chi parlo!

ANNA: Che... che dici di Piero?

ELVIRA: Già! Ora 'un è più neanche il signor Piero, eh? Gliè Piero! Vu vi date anche di' tu!

ANNA: O che c'è di male?

ELVIRA: C'è, c'è! Eccome se c'è! Anna, guardami un pochino!

ANNA: O via, mamma!

ELVIRA: Senti, Anna! Tu lo sai, io 'n queste cose 'un ci ho mai voluto mette' bocca!

ANNA: (con intenzione) No, macché!

ELVIRA: Ah sì? Ah, vorresti dire che io...

ANNA: Via, mamma! O se Tommaso garba più a te che a me!

ELVIRA: Tommaso mi garba! Sì, tu lo po' di' forte! Perché, a te no?

ANNA: Mah! E' bravo, però...

ELVIRA: Comunque 'un è questo i' punto di' discorso! I' punto gliè un antro! Anna: te lo voglio di' una vorta sola: a me, che la mi' figliola abbia messo l'occhi su un delinguente, 'un mi sta proprio punto bene!

ANNA: Piero 'un è un delinquente!

ELVIRA: Eh, tanto gliè venuto qui a vende' l'enciclopedie! Gliè un ladro, Anna! Un ladro! E te... te... Madonna, 'un ci posso neanche pensa'!

ANNA: Piero gliè un bravo ragazzo, invece! Gliè stato solo sfortunato! E se 'un l'avevan licenziato, s'era laureato, lo sai?

ELVIRA: Sì, a discorsi!

ANNA: Gliè vero! Me l'ha detto lui!

ELVIRA: Parole di delinguente!


29


ANNA: Tu se' 'ngiusta, mamma! Tu parli di lui e 'un tu lo conosci nemmeno!

ELVIRA: E lo conosco, vai! Appena lo vidi, lo 'nquadrai subito! O un lo vedi che viso a bandito che ha? Ha du' occhi...

ANNA: Se n'ha tutti due, d'occhi!

ELVIRA: Ma a quella maniera ce l'hanno quelli come lui, e basta!

ANNA: I su' occhi son proprio belli, ecco!

ELVIRA: Ah sì? Ah, son belli? E allora guarda come si fa: finché lui sta qui, e ti posso assicura' che ci starà pe' poco, 'un ti voglio vede' con lui pe' nessuna ragione! Ci siamo 'ntese? E ora, ritorna 'n camera tua e 'un ti movere finché 'un ti chiamo io!

ANNA: Ma mamma...

ELVIRA: Ha' sentito o no? Forza!

ANNA: Mamma, ma 'un ho mica più dieci anni!

ELVIRA: Di fisico no, ma di cervello, 'un lo so! Via! Marsch! Pedalare!

ANNA: (via alle altre stanze, a malincuore)

ELVIRA: Eh, questo gliè i' momento 'n cui una mamma deve sape' prende' 'n mano la situazione! E ora, vo subito a parla' coi' mi' marito! (va verso il giardino)

PIERO: (entra) Ah, signora! Cercavo Anna, che l'ha vista?

ELVIRA: Anna? Anna? Ascolti, carissimo: sarà bene che 'un la cerchi più lei, Anna! Che ha capito?

PIERO: Veramente...

ELVIRA: Ha capito o no?

PIERO: Ma guardi, signora, che noi s'è chiacchierato un po' e basta...

ELVIRA: E meno male! Ci mancherebbe attro, ci mancherebbe!

PIERO: (pausa; calmo) Ho capito, ho capito. D'altra parte, 'un gli posso da' tutti i torti.

ELVIRA: (sorpresa) Ah no?

PIERO: No, no di certo. Ai' su' posto probabilmente mi comporterei nello stesso modo. Anna ... Anna gliè una ragazza che vale oro quanto pesa. 'Un si merita mica uno spiantato come me.

ELVIRA: (confusa) Ecco, appunto...

PIERO: Anche se, vero, ci si conosce da neanche du' giorni. Ma certi rischi gliè meglio se 'un si corrono. Eh?

ELVIRA: (non sa che dire) Ehm... cioè... Io vo di là! (via alle altre stanze)

PIERO: (sospira) Anche Anna ci voleva!

ALFONSO: (entra) Oh, signor Piero! La credevo in giardino!

PIERO: C'ero, ma siccome c'ero da me solo, ero venuto a cerca' un po' di compagnia!

ALFONSO: Se vuole il signor Ubaldo, lo può trovare nello studio.

PIERO: (subito) No no!

ALFONSO: Non è che la trattino proprio come un ospite di riguardo, eh?


30


PIERO: 'Nsomma... Chi sì, chi no. I padroni di casa poi...

ALFONSO: Comunque, poteva anche essere andata peggio, via! Ha avuto una bella fortuna, lei, con il compleanno di nonno Gedeone!

PIERO: Già, nonno Gedeone!

ALFONSO: Ma lo sa che noi 'un se ne sapeva nulla?

PIERO: Eh, capita!

ALFONSO: Comunque... Glielo voglio proprio di'! (cambia tono, più confidenziale) Io e la mi' moglie siamo proprio contenti che lei sia qui! 'Un succede ma' nulla 'n questa casa! E poi, a me lei mi sta anche simpatico!

PIERO: Grazie.

ALFONSO: 'Un ce la vedo mica ne' panni di' ladro, io!

PIERO: Anch'io 'un ci sto punto bene! Ma gliè la vita!

ALFONSO: La mi' mamma diceva: "Finché c'è denti 'n bocca, 'un si sa icché ci tocca!" Ma l'importante gliè avere la coscienza a posto!

PIERO: Eh, già...

ALFONSO: Finché s'ha la coscienza a posto, si pole sta' tranquilli!

PIERO: Lei gliè tranquillo?

ALFONSO: Io? Io sì! Oddio, a parte la faccenda di' pollo... Perché, lei no?

PIERO: Mah, mica tanto.

ALFONSO: E perché? Perché gliè entrato quarche vorta a rubacchia' quarche cosa? (si guardaintorno; ancora più confidenziale) Ma cosa vuole ave' rimorsi di coscienza, a veni' a ruba' qui!Che tanto ne ruban pochini, loro! E poi, che ha preso quarche cosa?

PIERO: No. Mai nulla.

ALFONSO: E allora? Su con la vita! Tanto, un'occasione prima o poi capita sempre! Basta sapella chiappa' ai' volo! Via, signor Piero, bisogna che ritorni di là!

PIERO: Prego, prego, vada.

ALFONSO: (esce alle altre stanze)

PIERO: Magari fossero codesti, i' mi' problemi di coscienza!

UBALDO: (entra e si siede al tavolo dove è Piero; estrae un libretto di assegni e ne compila uno) Ecco!

Tenga!

PIERO: Che roba è?

UBALDO: Chiamiamolo il rispetto delle su' condizioni! Spero che sarà contento, ora!

PIERO: (serio, guarda l'assegno senza rispondere)

UBALDO: Che c'è, 'un gli va bene neanche quello?

PIERO: (c.s.)

UBALDO: E' i' cinquanta per cento! In condizioni normali, 'un gliel'avre' ma' dati, ma considerando le circostanze... E poi, ora ho anche parlato con la mi' moglie! Quindi, pe' cortesia, vada a rimettisi la su' roba e se ne vada! Sparisca una vorta pe' tutte! Va bene? Dico a lei! M'ha capito bene?


31


(porta le valigie di là ed esce alle altre stanze)

PIERO: (annuisce)

UBALDO: Mah! Io 'un capisco! Invece d'esse' contento! (esce in giardino)

PIERO: Contento! Contento un cavolo! (si avvicina alla parete di destra e si guarda allo specchio) E non mi guarda' a codesta maniera! Te che faresti, sentiamo un po'? (si mette a passeggiare perla stanza)

(Suonano)

ALFONSO: (entra, chiudendo la porta, e va alla Comune ad aprire)

UBALDO: (come Alfonso; rientra subito, prende Ubaldo e lo infila sotto il tavolo) Si nasconda, si

nasconda! C'è la mi' sorella!...

PIERO: Ma...

UBALDO: Forza, forza! 'Un c'è tempo da perdere! E poi se ne vada, eh? Se ne vada!

PIERO: (entra sotto il tavolo)

ALFONSO: (entra) C'è la signora Marta!

MARTA: (entra) Ubaldo! Allora? Come stai?

UBALDO: (va ad abbracciarla; subito, comincia a tirarla verso il giardino) Marta! T'aspettavo più tardi! Stai bene?

MARTA: Mi contento, via...

UBALDO: C'è Elvira era impaziente di vederti!

MARTA: Ma senti... Alfonso, la mi' roba...

ALFONSO: Vado subito! (via dalla Comune)

UBALDO: Vieni, si va di là, 'n giardino!

MARTA: Ma perché tu mi tiri in questa maniera?

UBALDO: Perché qui c'è cardo, 'un lo senti che afa! 'Un si respira! Si va 'n giardino, eh? (esce

in giardino, tirandosi dietro Marta)

MARTA: Se tu lo dici te! (esce c.s.)

PIERO: (fa capolino da sotto il tavolo)

ALFONSO: (rientra con le valigie)

PIERO: (esce da sotto il tavolo)

ALFONSO: (la sua attenzione è attirata da Piero che esce da sotto il tavolo; lo guarda mentre cammina; nonsi accorge che la porta attraverso la quale deve passare è chiusa e ci sbatte contro)

PIERO: Oh! Che s'è fatto male?

ALFONSO: No no...

PIERO: (ridendo) Mah, per me ha picchiato una bella botta!

GIOVANNI: (entra) Oh, caro Arsenio Lupin!

PIERO: Salve.

GIOVANNI: Sa, 'un se la prenda a male, eh? Io sono uno che scherza sempre.

PIERO: No, ci mancherebbe.


32


GIOVANNI: Ma 'un pensavo di trovalla qui; Ubaldo di là m'ha detto che sarebbe andato via!

PIERO: (poco convinto, annuisce)

GIOVANNI: Certo, gliè buffa la vita, eh? Ma se l'avesse letto sull'oroscopo che gli sarebbe capitata un'avventura di' genere, ma che ci avrebbe creduto?

PIERO: Ah, no davvero!

GIOVANNI: Gliè stato proprio fortunato lei a trova' una persona di buon cuore come i' signor Ubaldo.

PIERO: Sì?

GIOVANNI: Gliè proprio un amico lui, lo sa? Pensi che tempo fa gli proposero di finanzia' la costruzione d'un orfanotrofio, un affare di quelli che rendano. Lo sa che fece? Mi telefonò! Mi telefonò e mi disse "O Giovanni, ci vo' sta' anche te?" Io, lì per lì, 'un sapevo icché fa', poi quando mi disse che glieran pe' un orfanotrofio, allora dissi "Va bene!" Perché sa, e son orfano anch'io.

PIERO: Questa poi 'un la sapevo!

GIOVANNI: Son proprio contento di pote' fa' quarcosa pe' tutti i bambini soli, senza nessuno com'ero io! E allora ho detto "Quante ci vole?" "Dugento milioni!" "Va bene!" Ho fatto bene?

PIERO: Mah...

GIOVANNI: Pensa di no? Eh, 'un lo sa mica lei che vordi' esse' orfani!

PIERO: No no, lo so, lo so.

GIOVANNI: Come?

PIERO: Son orfano anch'io.

GIOVANNI: E allora? 'Un la considera una cosa fatta bene?

PIERO: Ma vede... (non sa che dire) Io... Lei... (cambia tono) Cambiamo discorso, pe' piacere!

GIOVANNI: (sospira) Gliè brutto ripensa' all'infanzia triste che s'è avuto, eh? Eh, caro Piero! (pausa; cambia tono) Lo sa che 'un l'avevo ma' conosciuto un ladro prima d'ora?

PIERO: (fra sé) Io 'un ne sare' tanto sicuro!

GIOVANNI: Eh?

PIERO: No, dicevo... Dovrebbe esse' contento!

GIOVANNI: Ma, ecco, che mi leva una curiosità?

PIERO: Se posso!

GIOVANNI: Tanto si fa così, no, pe' ragiona'! Dicevo, ma come fece a entra' qui dentro? O se noi 'un ci se n'accorse!

PIERO: Eh, quando arrivò lei, io qui c'ero di già!

GIOVANNI: Ah sì?

PIERO: Ero proprio 'n questa stanza!

GIOVANNI: Davvero? O 'n dove? Sotto la tavola?

PIERO: No, quello dopo! Ero là, dietro la tenda.

GIOVANNI: Dietro la tenda?


33


PIERO: A proposito. Bisogna che gli domandi scusa.

GIOVANNI: A me? Pe' icché?

PIERO: Iermattina, quando Alfonso gli dette i' vino...

GIOVANNI: Ah, sì, che prima 'un trovavo più i' bicchiere, poi lo trovai voto...

PIERO: E glielo bevvi io!

GIOVANNI: Come?

PIERO: Eh, gliera proprio lì a portata di mano!

GIOVANNI: (ride) O venvia!

PIERO: Gliè la verità!

GIOVANNI: (c.s.) Sicché, mentre io ero lì a sede', lei, eh... zà! Ma che ganzo gliè lei! Neanche fosse una commedia!

PIERO: Eh, davvero, pare proprio una commedia!

GIOVANNI: Ma guarda! Mi faccia prova', abbia pazienza, perché questa bisogna proprio che la racconti! (va verso la tenda e vi si nasconde)

PIERO: (va a sedere al tavolino) Gliè semplice, lei era qui al tavolino, il bicchiere era qui, e io...

GIOVANNI: (venendo fuori a tempo; forte, facendo l'atto di prendere il bicchiere) Zàaaa!... (ride)

PIERO: (facendo il verso) Zàaaaa... (ride)

GIOVANNI: Maremma... Quando la racconterò, 'un ci crederà nessuno! Che poi, gliè un posto bono questo, pe' nascondersi! (torna dietro la tenda) Guarda qui! E poi, mentre ero a sede' lì lei... (sbucando c.s.) Zàaaa!... (ride)

PIERO: (ride; fra sé) Ma guarda come si diverte!

UBALDO: (entra, non vedendo i presenti)

GIOVANNI: (sottovoce) Guarda, guarda! Zitto zitto, gli si fa uno scherzo!

PIERO: A chi? (vede Ubaldo e trasale) O Madonna! No, ma che scherzo...

GIOVANNI: O zitto, o via, ci si diverte un po'!

PIERO: Ma no...

GIOVANNI: O che ha paura, via!

UBALDO: (si volta)

GIOVANNI: (sparisce dietro la tenda)

UBALDO: (non ha visto Giovanni, ma vede Piero) O lei? O che ancora 'un è andato via?

PIERO: (fa l'atto di stare zitto; continua)

UBALDO: Ah no, eh? Ah no, eh? Pretende anche che stia zitto! Ma come: gli do cinquanta milioni perché si dimentichi finalmente quella storia dell'orfanotrofio e di' conto 'n Svizzera, poi torno e lei gliè ancora qui? Vada via subito, ha capito?

PIERO: O si cheti!

UBALDO: No, porco cane! 'Un mi cheto! Ma chi si crede d'esse' lei, brutto pezzente, delinguente ladro farabutto che 'un è attro?

PIERO: Oh, moderi i termini!


34


UBALDO: 'Un modero proprio nulla! Io, caro lei, 'n casa mia ho sempre fatto icché mi pare!

PIERO: Davvero?

UBALDO: Davvero!

PIERO: Come... come... (con enfasi) Come 'nvita' un su' amico qui pe' fregagli dugento milioni?

UBALDO: Gli ho bell'e detto che son cose che 'un la riguardano! Che gliene frega a lei se io ho trovato un pollo da spenna'?

PIERO: (pausa; lentamente) A me? A me 'un me ne frega nulla!

GIOVANNI: (esce) A lui no!

UBALDO: (sorpreso) Ba'... O Giovanni... O che ci facevi costì?

ALFONSO e ROSA: (entrano)

ROSA: Ma che succede?

GIOVANNI: Ubaldo, te lo voglio proprio di'! Questa faccenda di' pollo da spenna', a me 'un mi garba mica tanto!

ALFONSO: (a Rosa) Vai! Se n'è accorto! Ora ci licenzian tutt'e due! Accident'a quando si fece brucia'!

UBALDO: Ma... che pollo?

GIOVANNI: Tu lo sai, che pollo! Dugento milioni, l'orfanotrofio, i' conto 'n Svizzera... 'Un ci posso credere, Ubaldo! Sicché tu me lo volevi proprio mette' ni'...

UBALDO: (a tempo, per l'amor di Dio) O Giovanni, via! 'Un tu pensera' mica che io...

GIOVANNI: E 'un è questione di pensa', Ubaldo! Qui son le parole che parlan chiaro! Più chiaro di così!

UBALDO: Giovanni, vedi... A vorte l'apparenze...

GIOVANNI: Noe! Noe! 'Un son'apparenze, queste! Che poi (guarda Piero) basta domandallo alla bocca della verità!

UBALDO: Ora, via, Giovanni! 'Un tu ti fidera' mica delle parole d'un delinguente!

GIOVANNI: Costì tu ha' ragione! 'Un mi fido delle parole de' delinguenti, io! Ma bisogna vede' chi è, qui dentro, i' delinguente!

UBALDO: Calmati, via, Giovanni!

GIOVANNI: (a Piero) Gliè vero quello che t'ha detto Ubaldo?

PIERO: (pausa; indeciso, tira fuori l'assegno dalla tasca e lo dà a Giovanni)

GIOVANNI: (guarda l'assegno)

UBALDO: (si siede con le mani tra i capelli)

GIOVANNI: E te tu gli reggevi mano, eh? (gli batte una mano sulla spalla) Ma di fronte a cinquanta milioni, ti posso anche capi'. (fa per rendergli l'assegno)

UBALDO: (lo prende lui e lo strappa; chiama, sempre guardando Piero) Alfonsooo!

ALFONSO: E son qui.

UBALDO: Chiama i Carabinieri!

ALFONSO: Un'altra vorta? E mi danno di' tu, fra pochino, alla Centrale!


35


UBALDO: Chiamali, ho detto!

ALFONSO: E che gli dico?

UBALDO: Che c'è un ladro da arresta'!

ALFONSO: (esegue)

GIOVANNI: Ecco, bravo! Vendicati, ora!

UBALDO: Ascolta, Giovanni! Volevo dire...

GIOVANNI: Aspetta, aspetta! Vediamo se ho capito, eh?

UBALDO: O Giovanni, via...

GIOVANNI: (alza il tono e continua) Dunque: te tu metti su la storia dell'orfanotrofio pe' mettimi ni' mezzo...

UBALDO: Ma no, ma ascolta...

GIOVANNI: (c.s.) ...e tu c'eri riuscito! Ma gliè arrivato lui, che ha sentito ogni cosa! E, quando tu lo stavi pe' fa' arresta', t'ha detto che sapeva! E te tu ha' tirato fori la scusa di nonno Gedeone, della bona azione! Vero?

UBALDO: Ma Giovanni...

GIOVANNI: Vero o no?

UBALDO: (china il capo; fa un gesto della mano come per dire "suppergiù")

GIOVANNI: Poi, siccome gliera arrivata anche la tu' sorella, tu ha' cercato di liberattene, dandogli quell'assegno. Poi vu avete discusso, io ho sentito e... tombola! Gliè andata così?

UBALDO: (c.s.)

GIOVANNI: Bene, bene. Bravo Ubaldo! Tu m'ha dato proprio una grande prova, sì. 'Un è mica guardassi da' nemici, i' problema! Gliè guardassi dagli amici!

ALFONSO: (mentre telefona) Senta, 'un s'arrabbi con me, pe' piacere! 'Un ci capisco più nulla neanch'io!... E che gliè colpa mia se da du' giorni qui dentro hanno perso i' cervello tutti!...

'Nsomma, faccia lei... Io gliel'ho detto, eh? Arrivederci!

GIOVANNI: Che hanno detto?

ALFONSO: Che hanno detto? Che erano 'n pensiero, hanno detto!

UBALDO: Alfonso!

ALFONSO: Sì, subito... (via alle altre stanze)

GIOVANNI: Gliè bene, gliè bene che vengano. Rosa, pe' piacere, che va a preparare la mi' roba?

UBALDO: O che... Che vai via?

GIOVANNI: No, e resto qui a fammi piglia' 'n giro da te! Ma neanche dipinto ci rimango! Rosa, che me lo fa questo piacere?

ROSA: Certo, certo! Mamma mia... (esce c.s.)

PIERO: Sarà meglio che anch'io vada a preparammi.

UBALDO: (lo fulmina con un'occhiata)

PIERO: E 'une scappo, no! E 'un sono un codardo, (marcato) io!... (verso l'uscita)


36


(pausa; silenzio)

ANNA: (entra, ignara e sorridente) Oh, Piero! O che siete tutti qui? E' arrivata la mi' zia, venite di qua, vi presento. (a Piero) Ma che hai?

PIERO: (imbarazzato) Scusa, Anna, ma... ho da fare. (esce c.s.)

ANNA: Ma che c'è? Che è successo?

UBALDO: (pausa; guarda Anna, poi Giovanni)

GIOVANNI: Tu guardi me? O 'un se' te i' su' babbo? Vai!

ANNA: Che vuol dire? Che c'è, babbo?                                               Insomma, qualcuno mi vuole spiegare?

Che siete diventati tutti sordi? UBALDO: Gliè una storia lunga, Anna.

ANNA: Che storia? O spiegati, babbo! Vu mi fate paura, vu mi fate!

UBALDO: Ma no, ma che paura...

GIOVANNI: Comunque, se 'un tu vo' perde' tempo a spiegagliela, 'un importa. Vedrai che quando arriva i Carabinieri capisce subito!

ANNA: Carabinieri? I Carabinieri? Pe' chi? Pe' Piero?

UBALDO: Sì, Anna.

ANNA: Ma 'un avevi detto...

UBALDO: Avevo detto! Ma ora ho cambiato idea!

ANNA: Babbo!

UBALDO: (interrompe) Insomma, Anna! Vengano pe' arresta' Piero, e basta! Va bene?

GIOVANNI: Ah, tu lo dici te, che vengano pe' arresta' Piero e basta!

UBALDO: Come sarebb'a di'?

GIOVANNI: Sarebb'a di' che i' qui presente Giovanni Pelagatti ha intenzione di denunciatti pe' truffa!

ANNA: Oh mamma! Ma d'icché vu parlate? (va verso l'uscita; chiama) Mamma! Zia! Mamma! Venite di qua! (esce in giardino)

UBALDO: O Giovanni! Come?

GIOVANNI: Che credevi? Che te l'avre' fatta passa' liscia?

UBALDO: Giovanni! Giovanni no! Ti prego! Tu lo sai chi c'è di là! Se lo sa lei...

GIOVANNI: 'Un me ne frega nulla! Tu ci avevi a pensa' prima!

UBALDO: Ma Giovanni! In nome della nostra amicizia!

GIOVANNI: Senti che coraggio tu hai! Rammenta' la nostra amicizia!

UBALDO: 'Un me lo fare, Giovanni, 'un me lo fare!

GIOVANNI: Ma falla finita!

UBALDO: Giovanni!

(Suonano)

UBALDO: Ohiohi eccoli! Giovanni! Giovanni, pe' piacere! Ti giuro, guarda, ti giuro che...


37


(va verso l'uscita)

ALFONSO: (entra per andare ad aprire)

UBALDO: Fermo! 'Un apri'!

ALFONSO: Ah no, eh? Ah no, eh? (si toglie il frac e lo mette sulla sedia) Guardate come si fa! A

me vu m'avete bell'e divertito! Quando vi pare, vu andate voi! ANNA, ELVIRA e MARTA: (entrano) ELVIRA: Alfonso, ma... Non vai ad aprire?

ALFONSO: (molto forte) No!! (esce alle altre stanze)

ELVIRA: Uh, o che gliè preso? E andrò io!

UBALDO: Elvira no!

ELVIRA: Che?

UBALDO: 'Un apri', Elvira!

(Suonano ancora)

ELVIRA: Ma come, no, Ubaldo! E sonano, o che 'un lo senti? Scusate, eh... (va ad aprire)

UBALDO: (si mette in ginocchio) Giovanni, Giovanni ti scongiuro!

MARTA: Ubaldo, ma che fai? O lui chi è?

UBALDO: (si rialza e si abbandona su una sedia) Son rovinato! Son rovinato!

MARTA: Mah, rovinato 'un lo so! Così a naso, per ora ti posso di' che tu mi sembri scemo! (ad Anna) Ma che ha?

ANNA: O che lo so io che ha, zia!

MARTA: Ma lei chi è, si può sapere?

GIOVANNI: Giovanni Pelagatti, piacere!

MARTA: Ne so quanto prima!

GIOVANNI: E vedrà che fra pochino ci sarà chi glielo spiega!

ELVIRA, APPUNTATO e CARABINIERE: (entrano; l'appuntato, molto nervoso, ha un paio dimanette in mano)

MARTA: Uh! I Carabinieri?

ELVIRA: Ma chi li ha chiamati? Eh? Boh, io divento matta!

APPUNTATO: Allora, signori! Mettiamo subito i puntini sulle "i"!... (mostra le manette) Le vedete queste? Sono un paio di manette! E quando uscirò di qui voglio avere la soddisfazione di vederle finalmente ai polsi di qualcuno, altrimenti faccio venire il celerino e vi porto via tutti! Avete capito?

MARTA: Ma che modi! Ma che siamo, in un manicomio?

APPUNTATO: Forse, signora, forse! Lei è nuova?

MARTA: Di passaggio.

APPUNTATO: Sono contento per lei! Perché io, neanche il caffè verrei a prenderci qui dentro!

GIOVANNI: Siamo 'n due!


38


APPUNTATO: Allora! Cerchiamo di mantenere la calma: chi dobbiamo arrestare?

MARTA: Arrestare? Ci mancherebbe altro!

APPUNTATO: No. No! Nooo! Si comincia subito male! Noi siamo venuti qui per arrestare

un ladro e lo arresteremo, porco mondo! Allora: chi è?

PIERO: (entra, vestito come nel primo atto) Sono io.

TUTTI meno GIOVANNI, PIERO e UBALDO: (si stupiscono)

MARTA: E lui chi è?

APPUNTATO: Come? Ma... O non è quello di ieri, lei?

PIERO: Sì.

APPUNTATO: E ieri non era l'anniversario della nascita di nonno... nonno... (al carabiniere) Come si chiamava?

CARABINIERE: (forte, "da carabiniere") Gedeone, signor appuntato!

APPUNTATO: Già, nonno Gedeone! O non era il suo compleanno, ieri?

MARTA: Nonno chi?

APPUNTATO: Nonno Gedeone, signora!

MARTA: Nonno di chi?

APPUNTATO: Nonno del signore! (indica Ubaldo) Immagino che sia il padrone di casa.

MARTA: Nonno di' mi' fratello? (a Ubaldo) O quando mai s'è avuto noi un nonno che si chiamava Gedeone?

APPUNTATO: Signora, per piacere, non si metta a complicare le cose!

MARTA: Ma appuntato!

APPUNTATO: Silenzio! E si vergogni! Non ricordarsi dei cari estinti!

MARTA: Guardi, caro lei, che io i miei cari estinti me li ricordo proprio bene! Si chiamavano...

APPUNTATO: Insomma, basta! (al carabiniere, indicando Piero) Mettigli i ferri!

CARABINIERE: (esegue)

APPUNTATO: Oh, finalmente!

ANNA: (si mette a piangere)

GIOVANNI: Mi scusi, appuntato.

UBALDO: (lo tira per la giacca) Giovanni...

GIOVANNI: Avrei da fare una denuncia.

UBALDO: (c.s.) Giovannii...

APPUNTATO: Una denuncia? E a carico di chi?

GIOVANNI: A carico di...

UBALDO: (c.s.) Giovanniii...

MARTA: O Ubaldo, o falla finita! (ad Elvira) Ma che gliè rimbischerito, i' tu' marito?

GIOVANNI: A carico di Alfieri Ubaldo!


39


Che domenica bestiale...

ALFONSO e ROSA:

TUTTI meno ALFONSO, ROSA e MARTA:

UBALDO: Noo!

ELVIRA: Come?

MARTA: A carico di chi? Di Ubaldo?

APPUNTATO: Per quale reato?

GIOVANNI: Tentata truffa! Tentata truffa a' danni di' sottoscritto!

ELVIRA: Ma che dice?

MARTA: E la denuncio ma io, a lei!

(Confusione generale. Ubaldo prega Giovanni di ritirare la denuncia, Giovanni è irremovibile; Piero approva; Elvira e Marta difendono Ubaldo; Anna piange)

ALFONSO e ROSA: (entrano)

ROSA: O che lavoro è?

ALFONSO: Ah, guarda, 'un me lo domanda' a me! 'Un me lo domanda' a me!

APPUNTATO: Silenzio, silenzio...

(La confusione continua)

APPUNTATO: (forte, picchiando sul tavolo) Silenziooo!!

TUTTI: (eseguono)

APPUNTATO: Dunque, signori! A me sembra che qui, fra furti, denunce, truffe, ladri che non ci sono, ladri che non vanno arrestati e nonni che non si sa se esistono, la faccenda si sia molto, ma molto complicata. Vi prego dunque di seguirmi tutti in Centrale!

(Brusìo generale)

APPUNTATO: Silenzio! Sono già al limite! Se non esco di qui, va a finire che... che divento come voi! Seguitemi in Centrale!

ROSA: Ma... Anche noi?

ALFONSO: (timidamente) Io telefonavo e basta...

APPUNTATO: No, i domestici no! Signori, forza! Avete auto disponibili?

UBALDO: E ci vorrebbe ma un carro funebre! O Elvira, Elvirina...

APPUNTATO: Avanti, avanti. Non perdiamo tempo!


MARTA: Spero che qualcuno mi spiegherà!

ALFONSO: Eh, come se fosse facile!


(eseguono, borbottando; escono dalla Comune)

(esce c.s.)


(si siedono, sconsolati)

CARABINIERE: (rientra e fa il saluto militare; esce c.s.)

ALFONSO: (pausa; canta)


40


ROSA: E ora?

ALFONSO: O Rosa, o che vuoi che ti dica! Siamo rimasti soli!

ROSA: O Alfonso! 'Un ci toccherà mica anda' a servi' a Sollicciano?

ALFONSO: Mah, speriamo di no.

ROSA: (pausa) E che si fa?

ALFONSO: Che si fa... S'aspetta! Alla nostra ora si cena! A proposito, che c'è pe' cena?

ROSA: Ci sarebbe un po' di pollo avanzato di ieri.

ALFONSO: Pollo?

ROSA: Pollo, pollo. O 'un era bono?

ALFONSO: Sì sì, gliera bono. (pausa; si guardano; si alza) Ma sai icché? Io mangio un po' d'affettato.

ROSA: Sì sì, anch'io!

ALFONSO: Taglio un po' di prosciutto... Pane ce n'è no?

ROSA: Sì, ha' voglia...

ALFONSO: Tanto siamo soli... Perché i' pollo mi da' l'idea ci rimarrebbe sullo stomaco! Andiamo, Rosa, vai! (via in cucina)

ROSA: Andiamo, andiamo... (via c.s.)

FINE del SECONDO ATTO


41


A T T O                          T E R Z O

La scena.

La stessa scena del primo atto, solo molto più scialba e spoglia, senza nessun suppellettile di lusso. Sono passati

due anni.

(E' in scena Alfonso. Sta spolverando; poi si interrompe e si guarda intorno)

ALFONSO: Ma che spolveri, Alfonso! O 'un lo vedi 'un c'è nulla da spolvera'! Dice: o 'un è meglio? Mah, sarà anche meglio, ma io preferivo i tempi di quando 'un si riparava a furia di ripassa' tutti l'ammennicoli che era qui dentro! (pausa) Che poi, lo vedi, Alfonso, te tu dovevi fa' i' barrista! Lo sai come tu stavi, a quest'ora! Te tu se' sprecato a sta' qui a spolverà le mosche! Gliè una vita dura, eh, ma perlomeno si guadagna! E poi, vuoi mettere la soddisfazione di non dover più dire "Buongiorno signor padrone!" Che bellezza! Dice: ma anche i' cliente va rispettato, i' cliente ha sempre ragione! E se vole ave' ragione, io gliela do! Basta che poi paghi!

ROSA: (entra con la borsa della spesa) Ma cosa bubboli, da te solo!

ALFONSO: E bubbolo sì! O che son nato pe' vive' a questa maniera, io! Guarda qui come ci si ritrova!

ROSA: Ringrazia Iddio che ci hanno voluto tene' con loro lo stesso!

ALFONSO: Bah, tanto che vòi, qui si fa la bella vita...

ROSA: O Alfonso, e bisogna sapessi accontentare, giù! Un momento di crisi pole capita' a tutti, no?

ALFONSO: Un momento di crisi? Un momento? Accident'ai' momento! Son quasi du' anni, sono!

ROSA: (con intenzione) Ma 'un si sa mai, a questo mondo...

ALFONSO: Sì... E tu leggi ma troppi fotoromanzi, te!

ROSA: (pausa) Indovina chi viene a cena!

ALFONSO: Bello! Su che canale è?

ROSA: Icché?

ALFONSO: "Indovina chi viene a cena"! Gliè tanto che l'ho visto, mi garberebbe rivedello!

ROSA: Macché! No, Alfonso, 'un parlavo di' cine! Gliera una domanda! Indovina chi viene a cena!

ALFONSO: Qui?

ROSA: Qui, qui!

ALFONSO: Quarche barbone raccattato sotto stazione?

ROSA: No, Alfonso! Gliè una cosa seria!


42


ALFONSO: Ma fammi ridere! O chi vuoi che ci venga a cena qui? Poi, pe' mangia' icché? Affettato? 'Un si mangia attro, da du' anni in qua! Ti ricordi? E s'incominciò noi, quella sera della baraonda, e 'un s'è più smesso! Fra prosciutto, salame, mortadella, spalla e soprassata, fra pochino e ci viene la coda a ricciolo anche a noi, ci viene!

ROSA: E invece, tu sapessi quanta roba m'ha fatto compra' i' signor Ubaldo, pe' stasera! Anzi, quando tu saprai quello che ho comprato, vedrai che tu 'ndovini anche chi viene a cena!

ALFONSO: Sta a vede' che tu avra' comprato.

ROSA: Allora: (enumera, tirando fuori la roba dalla borsa della spesa) tortellini, macinato pe' fa' i'

ragù, formaggio di quello bono, un po' di frutta pe' fa la macedonia, insalata...

ALFONSO: (si butta in ginocchio) Miracolo!

ROSA: O Alfonso, via, se ti sente la signora!

ALFONSO: (si rialza, emozionato) Rosa, Rosa 'un mi piglia' 'n giro, via!

ROSA: Toh, guarda se ti piglio 'n giro!

ALFONSO: E costì che c'è?

ROSA: (estraendo il penultimo pacchetto) Quando tu 'ndovini quello che c'è rimasto qui dentro, tu 'ndovinerai anche chi c'è a cena!

ALFONSO: Mah, a vedello così sembrerebbe... sembrerebbe... (cambia espressione) Pollo?

ROSA: No!

ALFONSO: Ah, mi pareva!

ROSA: (estrae anche l'ultimo pacchetto) Due polli! Uno e due!

ALFONSO: Due polli? (si mette a sedere) O chi c'è a cena?

ROSA: O che 'un hai 'ndovinato, ancora!

ALFONSO: 'Nsomma, a pensa' ai' pollo, una persona mi sarebbe venuta a mente...

ROSA: (rimette la roba nella sporta) Eh!

ALFONSO: Ma 'un ci sta che sia lui!

ROSA: E 'nvece gliè proprio lui!

ALFONSO: I' Pelagatti?

ROSA: Giovanni Pelagatti!

ALFONSO: O Rosa, e t'hanno preso 'n giro!

ROSA: Noo! Neanch'io ci credevo! Ma la signora m'ha assicurato che gliè vero!

ALFONSO: I' sor Pelagatti a cena qui... dopo tutto quello che gliè successo? Dopo la denuncia, dopo che ha fatto piglia' se' mesi co' la condizionale ai' sor Ubaldo, con conseguente blocco di tutti i beni da parte della signora Marta, da cui son derivati du' anni d'affettato e giramenti di scatole, viene a cena qui?

ROSA: Sì!

ALFONSO: Quando lo dico, io, che son tutti ciucchi qui dentro!

ROSA: Mi sembrava strano anche a me, eh! Poi però la signora m'ha un po' spiegato, e allora... (fa per uscire)

ALFONSO: Che t'ha spiegato?


43


ROSA: M'ha spiegato un po' la situazione, e allora... (c.s.)

ALFONSO: No no no no no! Te ora tu mi racconti quello che t'ha spiegato!

ROSA: Come? (gongolante) O se te 'un tu vo' sape' ma' nulla, 'un t'importa mai di nulla...

ALFONSO: Va bene, ma... 'Nsomma... Un pochino solo, via!

ROSA: Lo vedi se ti ci ho chiappato, prima o poi!

ALFONSO: 'Nsomma, Rosa! 'Un mi fa sta' sulle spine! Che è successo?

ROSA: Gliè successo che i' sor Ubaldo e i' sor Giovanni si son riappacificati!

ALFONSO: Sie!

ROSA: Eh! Per amore, questo e attro!

ALFONSO: Amore? Ecco perche 'un era sposato! E i' sor Ubaldo... 'Un l'ha ma' dato a vede', però, eh...

ROSA: Macché, Alfonso! O lasciami finire! I' sor Giovanni s'è innamorato della signora Marta!

ALFONSO: Della signora Marta?

ROSA: Sìi! E anche lei pare... pare che ricambi, ecco.

ALFONSO: Senti senti!

ROSA: Ma 'un è da ora, eh, gliè da un be' pezzo! Solo che noi 'un se ne sapeva nulla perché sai, 'un è che ci fosse de' rapporti tanto boni...

ALFONSO: Eh, direi!

ROSA: Ora pare che abbiano l'intenzione di sposassi!

ALFONSO: Davvero?

ROSA: Sì! E allora, sai, alla signora Marta gli garberebbe riallaccia' un po' i rapporti co' i' su' fratello! E anche se, per ora, 'un ha la minima 'ntenzione di ritira' i' blocco de' beni di' sor Ubaldo, ha voluto fa' quarche cosa lo stesso! Siccome i' sor Giovanni cercava un socio pe' un affare 'mportante, Marta l'ha convinto a rivolgersi ai' sor Ubaldo!

ALFONSO: E i' Pelagatti?

ROSA: C'è voluto un po', ma poi ha accettato.

ALFONSO: Ha accettato? E se c'ero io, ai' su posto!

ROSA: E c'è l'amore! Quando c'è l'amore ni' mezzo, 'un si sa quello che pole succedere!

ALFONSO: E sai, e si rimbischerisce a caso, da 'nnamorati!

ROSA: Perché, o te?

ALFONSO: Io? Io no!

ROSA: Eh, te no! Tu eri digià bischero da prima!

ALFONSO: 'Nsomma, 'un cambia' discorso! Allora, i' Pelagatti ha proposto quest'affare ai' sor Ubaldo!

ROSA: E i' sor Ubaldo, che dici, ci s'è buttato a pesce!

ALFONSO: E ci credo! Ma che affare sarebbe?


44


ROSA: 'Un si sa! Per ora gliè una cosa che deve rimane' segreta; la signora 'un ne sa nulla, e anche i' sor Ubaldo, per ora, ha messo quattrini e basta! E gli ce n'è voluti, eh! Ti ricordi che dette fondo a tutt'i' su' patrimonio e mise anche l'ipoteca sulla casa?

ALFONSO: Sì sì, sarà du' o tre mesi.

ROSA: E sembra che le cose vadano a gonfie vele! I' sor Ubaldo ha digià guadagnato tanto da pote' riscatta' l'ipoteca sulla casa! E poi, la macchina nova, i vestiti novi della signora e della signorina tu l'avra' visti, no?

ALFONSO: Ora che ci penso, l'attra sera parlavano anche d'anda' 'n ferie alle Canarie! Ma credevo che scherzassero!

ROSA: E 'un sono scherzi! Son cose serie, Alfonso!

ALFONSO: Ma, pensavo... 'Un sarà che i' sor Giovanni gli vole fa' un chiapparello anche lui pe' vendicassi? Perché anche l'attra vorta lui doveva mette' sòrdi, e basta, ma lo doveva anche piglia' sotto la coda, però!

ROSA: O Alfonso, ma i guadagni ci sono stati! E poi, hanno bell'e fissato l'appuntamento dai' notaio, pe' riscatta' l'ipoteca! 'Un son mica discorsi!

ALFONSO: O senti i' Pelagatti! Sembrava tanto tontolone!

ROSA: Ma quest'affare 'un è mica merito di' Pelagatti!

ALFONSO: No, eh? Mi pareva!

ROSA: No, è in società co' uno, un muso! Uno di questi cervelloni che 'un se ne trova a giro!

E difatti, stasera a cena, l'ospiti son tre: i' sor Giovanni, i' su' socio e la signora Marta!

ALFONSO: Mah! Mi par di sognare! O che cambierà vento, Rosa?

ROSA: Speriamo! Via via, bisogna fa' presto! (va verso l'uscita)

ALFONSO: (rimane imbambolato)

ROSA: C'è tante cose da fare! Oh! Alfonso!

ALFONSO: (si scuote) Eh?

ROSA: Andiamo!

ALFONSO: Ero qui che pensavo... Ma che avanzerà nulla, stasera? (via)

ROSA: E ce n'è anche pe' noi, sì!

UBALDO e ELVIRA: (entrano dalle altre stanze)

UBALDO: Rosa! Che ha' comprato tutto?

ROSA: Tutto tutto, non si preoccupi!

UBALDO: Mi raccomando, eh, mi raccomando, Rosa! Conto su di voi!

ROSA: Stia tranquillo!

ELVIRA: O lasciala fare, Ubaldo! Vai, Rosa, vai.

ROSA: (via)

UBALDO: O Elvira! Eppure tu lo sai!

ELVIRA: Sì, e te l'ho bell'e sentiti fa' una vorta, codesti discorsi!

UBALDO: Eh? Va bene, ma gliè acqua passata...


45


ELVIRA: Sì sì, ma quando ci ripenso... E pensa' che gliè proprio lui che ci sta salvando da questa situazione! Io 'un lo so se l'avre' fatto, ai' su' posto!

UBALDO: Senti: quello che conta gliè che l'ha fatto, va bene? Voleva un socio, e io ci sono stato! In affari 'un si guarda mica a tante cose!

ELVIRA: Sta' a vede' che piano piano ti dovra' ringrazia'!

UBALDO: Che c'entra! Ringrazia' no, ma... Ma tu ammetterai che se gliè venuto a cerca' proprio me, un motivo ci sarà!

ELVIRA: C'è, c'è i' motivo! La tu' sorella! Sta' tranquillo che se 'un era pe' lei, lui qui 'un ci sarebbe ritornato tanto a corsa!

UBALDO: 'Un mi rammenta' la mi' sorella, pe' piacere! Digià, guarda, a pensa' di dove' cena' con lei stasera...

ELVIRA: Guarda 'nvece se tu la rabbonisci, un pochino!

UBALDO: Eh, ero qui che ci pensavo!

ELVIRA: Perché, che ha' paura di sciupatti, eh? Se tu ammettessi, invece, quarche vorta! Se tu ammettessi, che 'un tu se' lo stinco di santo che tu' dici d'essere! A lei gli basterebbe che tu dicessi "Guarda Marta, e ho sbagliato!", e sarebbe tutta contenta! Ma lui no! Lui duro!

UBALDO: Sì, duro!

ELVIRA: Eh, quando ti pare, duro!

UBALDO: In che senso?

ELVIRA: In dimorti sensi!

UBALDO: Elvira, guarda, pe' piacere...

ELVIRA: Sì sì, tanto a ragiona' con te si perde tempo e basta!

(Suonano)

ELVIRA: Ba'... O che ci son di già?

ALFONSO: (entra e va ad aprire)

UBALDO: Mi raccomando, Alfonso, perbenino...

ELVIRA: Ubaldo! O falla finita!

UBALDO: Allora, ELVIRA: te mettiti qui, eh?... No, no forse è meglio se ti siedi qui a tavola.

ELVIRA: O se facessi icché mi pare?

UBALDO: Noe! Dignità! Dignità ci vole! (accende una sigaretta e si atteggia a persona importante)

ANNA e ALFONSO: (entrano)

ANNA: (vede Ubaldo; ad Elvira) O che gliè preso?

ALFONSO: (esce)

UBALDO: Buongiorno... (vede Anna) Ba'... o che eri te?

ELVIRA: Che ci fai a casa a quest'ora?

ANNA: Ho preso mezza giornata di permesso.


46


ELVIRA: Perché?

UBALDO: Gliel'ho detto io! E' bene che si prepari ammodino anche lei, pe' ricevere l'ospiti!

ELVIRA: Ma come! E che gli ci vole mezza giornata alla tu' figliola pe' preparassi! E poi lei!

Gliè proprio bellina, anche così a acqua e sapone!

UBALDO: Fammi vede'... No, no! Un po' di trucco, un po' di colore, via!

ELVIRA: Chetati, te, che 'n queste cose 'un tu ci hai mai capito nulla! Lascialo fare, Anna, tu se' proprio bellina così. Che io poi domando e dico se gliera i' c7aso di fargli piglia' mezza giornata, ecco! Che cervello bacato!

ANNA: Lascia fare, mamma! Tanto avevo da anda' anche a fa' delle spese, sicché...

ELVIRA: Che spese?

UBALDO: O lasciala fare, se vole spendere! Tanto ormai...

ELVIRA: Eh, che vuoi, ormai siamo ritornati signori!

UBALDO: Quasi.

ELVIRA: Ma sentitelo! Mi fa una rabbia...

ANNA: Via, mamma! Son'andata a compra' i' regalo pe' Tommaso!

ELVIRA: Uh, davvero? Bene, bene.

ANNA: Allora io vo di là, vo a preparammi.

UBALDO: Ecco, brava, e mi raccomando...

ELVIRA: (interrompe) Ma la chiudi codesta boccaccia! O lasciala fare! Come se Giovanni e la tu' sorella 'un la conoscessero!

ANNA: (via alle altre stanze)

UBALDO: Loro due sì, ma...

ELVIRA: Come sarebb'a di'?

UBALDO: O Elvira! I' socio! I' socio gliè giovane e scapolo: me l'ha detto Giovanni! O 'un sarebbe l'ora che Anna trovasse un bravo ragazzo!

ELVIRA: Ce l'ha, ce l'ha i' bravo ragazzo! Tommaso!

UBALDO: O se 'un si vedan mai!

ELVIRA: Ma Anna gli ha telefonato oggi! Si mantengano sempre 'n contatto!

UBALDO: Sì, ma con qui' contatto lì... (fa un gesto come per dire "poca vela")

ELVIRA: Anche pe' quello mi garba, Tommaso! 'Un è uno di questi che s'attacca alle sottane... come tu facevi te, che tu m'eri fra i piedi tutte le sere!

UBALDO: Sentila, oh! O se pe' sta' una sera da me solo mi toccava anda' 'n mutua!

ELVIRA: 'Nsomma: Tommaso gliè proprio un bravo ragazzo! Perbenino, sempre a posto, serio...

ROSA: (entra) Signora.

ELVIRA: Dimmi.

ROSA: Volevo sapere se potevo cominciare a preparare per la cena.

ELVIRA: Sì sì, vai. Ah, Rosa!


47


ROSA: Dica.

ELVIRA: Gliè vero che oggi la mi' figliola ha telefonato a Tommaso?

ROSA: Sì!

ELVIRA: (a Ubaldo) L'ha' visto?

ROSA: L'ha chiamato per sapere dove ha messo la lista.

ELVIRA: Lista? Che lista?

ROSA: Ma che... loro non sanno nulla?

ELVIRA: No!

ROSA: Si sposa!

ELVIRA: Chi?

ROSA: Tommaso!

UBALDO: (trionfante) I' destino! Lo vedi, i' destino?

ELVIRA: Ma come, si sposa!

ROSA: Eh, sa com'è. Ha dovuto fare le cose in furia.

ELVIRA: Come? Come sarebbe a dire?

UBALDO: Sarebbe a dire che ha la frenata lenta, Tommaso! (ride) Perbenino, sempre a posto, serio...

ELVIRA: O Rosa, ma che ne se' sicura?

ROSA: Certo che ne son sicura! O non c'è andata ora la signorina a comprargli il regalo! Anzi, domani volevo andare anch'io a comprargli un pensierino...

UBALDO: (c.s.) E 'un è uno che s'attacca alle sottane! Lui l'arza, le sottane!

(Suonano)

ELVIRA: Vai, Rosa, vai.

ROSA: (via in cucina)

UBALDO: Certo, 'un lo facevo così farfallone, vero!

ELVIRA: Brutto furfante!

ALFONSO: (entra e va ad aprire)

UBALDO: Ah sì, eh? Ora gliè un furfante!

ELVIRA: E ci credo!

UBALDO: Senti: quello che so io è che 'un era i' ragazzo giusto pe' la nostra figliola!

ELVIRA: Codesto gliè poco, ma sicuro!

UBALDO: 'Un tu mi parevi di codest'avviso, cinque minuti fa.

ELVIRA: Sì, mettitici anche te, ora!

UBALDO: 'Nvece, lo vedi, magari i' socio di Giovanni potrebbe esse' quello bono!


48


ELVIRA: Sì, bono pe' te! Eh? Tu ha' bell'e fatto tutti i' calcoli, te! Coi' genero quattrinaio si risolverebbe tutti i problemi!

UBALDO: Secondo te io...

ELVIRA: (interrompe) Preciso! Tu ha' bell'e capito!

UBALDO: Elvira, mi meraviglio di te!

ELVIRA: Tanto 'un ti conoscerò!

UBALDO: Poco, tu mi conosci! Io penso solo ai' futuro di Anna! La quale, se 'un tu te lo ricordi, ha quasi trent'anni!

ELVIRA: Ventinove!

UBALDO: E allora? Se si sistemasse, da qui in avanti?

ELVIRA: 'Un mi parrebb'i' vero! Ma si deve sistema' con chi gli pare a lei!

ALFONSO: (entra, con gli occhi sbarrati)

UBALDO: Appunto, dicevo, ma che 'un entra nessuno?

ALFONSO: C'è...

UBALDO: Chi c'è?

ALFONSO: E c'è...

UBALDO: Ho capito! Chi c'è? La mi' sorella?

ELVIRA: Giovanni?

ALFONSO: (borbotta e gesticola per un po', poi esce alle altre stanze)

GIOVANNI e MARTA: (entrano, a braccetto)

GIOVANNI: Signori, buonasera!

MARTA: Buonasera!

ELVIRA: Oh, ecco i futuri sposini!

UBALDO: (fra sé) Eh, bellini!

ELVIRA: (dà una gomitata a Ubaldo) Buonasera!

(Elvira abbraccia Giovanni e Marta; Ubaldo stringe loro la mano, guardando verso la Comune)

ELVIRA: Scusate, ma c'è Alfonso che 'un si deve senti' tanto bene! Forse 'un s'aspettava di vedevvi insieme...

UBALDO: (a Giovanni) Che siete soli?

ELVIRA: Già, vu dovevi esse' 'n tre! I' tu' socio 'un c'è?

GIOVANNI: No no, c'è c'è! (va verso la Comune)

ALFONSO: (rientra e rimane sulla porta)

GIOVANNI: (dà un'occhiata nella Comune e poi annuncia) Signori, vi presento i' novo genio della

finanza: i' mi' socio 'n affari, il signor Cavallotti!

PIERO: (in giacca e cravatta; entra, titubante)


49


(Silenzio per qualche attimo)

ALFONSO: O Rosa, vieni a vede'!

ELVIRA: Ma lui...

UBALDO: Lui gliè...

GIOVANNI: I' signor Cavallotti, o 'un ve l'ho detto ora? Che siete sordi?

UBALDO: (si mette a sedere) Calma, Ubaldo, calma.

ROSA: (entra, con una pila di piatti in mano) Ma che c'è?

ALFONSO: Ferma! (le si para davanti e le prende i piatti di mano; poi si sposta) Guarda ora!

ROSA: (vede Piero; mette le mani sulle gote) Maria Vergine!

ALFONSO: (guarda i piatti) Meno male!

ELVIRA: Lui sarebbe...

GIOVANNI: Ma che 'un ve li lavate l'orecchi, la mattina? Lui gliè i' signor Piero Cavallotti, i' mi' socio 'n affari!

ELVIRA: Ma... Ma noi si sapeva che tu eri 'n società co' uno bravo, uno che ci aveva fatto guadagna' un monte di sòrdi...

GIOVANNI: O 'un è lui!

MARTA: O Giovanni, via, spiegaglielo, sennò...

GIOVANNI: (ride) Tu ha' ragione, amore, tu ha' ragione, ci siamo bell'e divertiti anche troppo... Vi spiego come gliè andata!

ELVIRA: (si siede vicino a Ubaldo) Sarà meglio!

ALFONSO: Se 'un lo vedessi co' mi' occhi...

ROSA: (interrompe) Zitto, zitto, fammi senti'!

GIOVANNI: Allora, tutto cominciò con quella storia famosa di du' anni fa! Vu dovete sapere che, quando s'era alla Centrale, parlai un po' con questo ragazzo, che mi raccontò la su' storia. Fra l'attre cose, mi disse che aveva 'nterrotto l'Università proprio quando doveva fare la tesi, e che avrebbe sfruttato i' tempo che avrebbe passato 'n carcere pe' scrìvila! Uscito dai' carcere, ha dato la tesi e s'è laureato coi' massimo de' voti in Economia e Commercio!

ELVIRA: Lui?

GIOVANNI: Lui, lui! Io c'ero sempre rimasto un po' 'n contatto, anche perché m'era sempre rimasto simpatico ... e un giorno mi parlò d'una su' idea pe' mette' su un'impresa. A me l'idea mi garbò, e gli dissi: "Te tu ci metti i' cervello; io ci metto i quattrini, e si starà a vede' 'n dove s'andrà a fini'!" Fatto sta, cari miei, che i profitti che s'è avuto hanno dell'incredibile! Nemmeno i' commercialista ci credeva, quando fece i' conto! E sapete che mi disse? Mi disse: "Giovanni, te tu hai pe' le mani un ragazzo che vale tanto oro quanto pesa!"

ELVIRA: Lui?

GIOVANNI: Lui, lui, o chie! E urtimamente, ha fiutato un investimento di quelli boni, l'investimento dove vu siete entrati anche voi, perché c'era bisogno d'un capitale notevole.


50


Sappiate, quindi, che noi s'è acquisito la maggioranza dell'azioni dell'"Avicola Toscana s.p.a."!

ROSA: "Avicola Toscana"? O che è?

ALFONSO: Polli, galline... Un allevamento!

ROSA: Però! Di meglio 'un poteva trova'!

ALFONSO: I' sor Giovanni gliè tutto ni' su' centro!

GIOVANNI: E, come lui aveva previsto, i' valore di queste azioni gliè salito alle stelle! 'Nsomma: questo ragazzo ci sta facendo diventa' tutti ricchi! (a Piero) Oh, ma ragiona un pochino anche te, eh! Che ha' perso la lingua?

PIERO: Che vuoi che dica, Giovanni.

GIOVANNI: Gliè bravo, eh! Ma bravo davvero!

MARTA: Ah, sì sì! 'Un ce n'è!

PIERO: Macché. Se 'un c'era Giovanni che mi dava fiducia...

GIOVANNI: Com'è modesto, eh? (a Ubaldo e Elvira) O voi? 'Un dite nulla?

ELVIRA: Mah, o Giovanni! Sa' e siamo rimasti un po'... Diglielo anche te, Ubaldo!

UBALDO: Fatemi capire bene. Io, Alfieri Ubaldo, avrei affidato tutti i miei fondi disponibili a lui?

GIOVANNI: E 'un tu l'avresti potuti affida' meglio! Se' contento?

UBALDO: Contento? Contento? Secondo te, dovre' esse' contento, a sape' d'ave' affidato i' mi' quattrini a un ladro!

MARTA: Ubaldo!

UBALDO: Ubaldo un cavolo! Giovanni, da oggi consideratemi come non più facente parte di questa faccenda!

ELVIRA: Ma Ubaldo!

UBALDO: Ci siamo capiti? Non voglio investire neanche una lira in un'impresa capitanata da un delinguente!

MARTA: Vergognati!

UBALDO: Vergognammi io? Vergognatevi voi, a venimmi a chiede' sòrdi senza dimmi chi c'era dietro a tutta la faccenda! Ma mi tiro 'ndietro, eh? Mi tiro 'ndietro! E domani vo dall'avvocato e, se ci son gli estremi, vi denuncio! Tutti!

MARTA: Che faresti, te?

UBALDO: Vi denuncio! O 'un è truffa, questa?

GIOVANNI: Una truffa che per ora t'ha fatto guadagna', però!

UBALDO: 'Un me ne frega nulla! Io domando e dico se una persona seria e onesta come me...

ELVIRA: (interrompe) Ma che fai un po' di silenzio, sì o no!

ALFONSO: Oh, diglielo!

UBALDO: (fulmina Alfonso e Rosa con un'occhiata)

ALFONSO: Scusi, scusi...


51


ALFONSO e ROSA: (via in cucina)

GIOVANNI: (si toglie la giacca; la mette sulla sedia e si siede accanto a Marta)

UBALDO: (ad Elvira) E te 'un ti prova'...

ELVIRA: (interrompe nuovamente) Chetati! Tanto anche se tu sta' zitto, si perde poco! Icché tu dici te son tutte bischerate!

UBALDO: Ma...

ELVIRA: (c.s.) Ubaldo, te tu lo sai se io ce l'ho con qui' ragazzo! 'Un l'ho ma' potuto vede'! Ma l'opinioni cambiano! Le persone, cambiano! O forse... Forse 'un son loro che cambiano, forse siamo noi che ogni tanto ci si dovrebbe leva' i prosciutto di sull'occhi, pe' vede le cose come sono! Tutti s'ha diritto a una possibilità a questo mondo! E noi a lui gli s'è data, anche se 'un si sapeva, ma gli s'è data! Gli s'è dato fiducia! E lui... Lui ci sta ripagando, della fiducia che gli s'è dato!

UBALDO: Per ora!

ELVIRA: Falla finita! E 'mpara quarche vorta a 'un calcola' sempre ogni cosa! Impara a cambia' opinione, ogni tanto!

UBALDO: Te tu l'ha bell'e cambiata l'opinione, eh?

ELVIRA: No! Cambiata, no. Sarebbe pretende' troppo! Ma... (guarda Piero) 'Nsomma, si starà a vede', ecco!

UBALDO: (fra sé) E pensa' che lo volevo fa' diventa' i' mi' genero!

ELVIRA: Perché te, 'un n'hai ma' fatti di sbagli te, nella tu' vita?

UBALDO: C'è sbagli e sbagli, a questo mondo! Intanto te, i sua tu te li se' bell'e dimenticati tutti, solo perché ci ha fatto guadagna' un po'! E poi son io, quello attaccato ai' denaro! Che poi, che vuoi sape' come l'ha guadagnati!

GIOVANNI: Regolarmente, l'ha guadagnati!

UBALDO: Speriamo!

ELVIRA: (a Piero) Lo scusi, ma... I' mi' marito gliè fatto a quella maniera.

PIERO: No, 'un importa.

ELVIRA: Ma lei lo lasci fare. Vada avanti pe' la su' strada. (un po' imbarazzata) Quello... Quello che gli posso di' da parte mia è che lei... Lei gode di tutta la mi' fiducia! E... (a Giovanni) Certo che, vestito così, 'un sembra più nemmen quello dell'altra volta, vero?

GIOVANNI: Lo vedi, Elvira? Lo vedi? L'apparenze! Mai fidassi dell'apparenze!

ELVIRA: (sospira) Però... se penso alla paura che ci fece!

GIOVANNI: I' passato è passato, Elvira!

ELVIRA: (pausa; annuisce) Gliè vero. Gliè vero! Inutile pensa' ai' passato, bisogna pensa' ma ai' presente! (gli tende la mano) Chiamami Elvira da qui in avanti.

PIERO: (si alza e le stringe la mano) Grazie.

MARTA: (commossa) O che mi fate piangere, ora...

GIOVANNI: (le da' il fazzoletto) Tieni, amore.

ANNA: (entra, molto elegante) Mamma...


52


UBALDO: Va' a cambiatti, sai!

ANNA: O babbo!

ELVIRA: (a Ubaldo) Chetati te! Ma che maniere!

UBALDO: Io... Io.... (non sa che dire ed esce alle altre stanze)

MARTA: Oh, ma gliè duro, eh? Gliera così anche da piccino!

ELVIRA: 'Un me lo di' a me, Marta, 'un me lo di' a me!

ANNA: (vede Giovanni e Marta, ma non Piero) Ba', o che siete già arrivati? Ciao zia! Come stai? Signor Giovanni!

MARTA: Anna! Quant'era che 'un ci si vedeva!

GIOVANNI: Buongiorno, Anna! Sempre più bella, la nostra signorina!

ANNA: (si accorge di Piero; stupefatta) Ma... Piero!

PIERO: O che ti ricordi sempre come mi chiamo?

ANNA: Piero ma... O che ci fai te qui?

GIOVANNI: Che ti dispiace?

ANNA: No no, ma... ecco...

MARTA: Sarà meglio spiega' la situazione anche a lei!

GIOVANNI: Maremma... Ora bisogna rifa' tutt'i' discorso daccapo!

MARTA: Uggioso... E glielo spiegherò io, contento? (prende a braccetto Anna) Tu sapessi, Anna!

ANNA: (emozionata) Piero, ma... O come mai?

ELVIRA: Scusate, o se s'andasse a parla' 'n giardino, 'un ci si starebbe meglio?

TUTTI meno GIOVANNI: (approvano e vanno verso il giardino)

MARTA: Giovanni, te non vieni?

GIOVANNI: Arrivo, tesoro, arrivo...

TUTTI meno GIOVANNI: (escono chiacchierando)

GIOVANNI: (osserva la stanza; si avvicina al tavolino, poi si avvicina alla tenda e fa il gesto di prendere ilbicchiere, come nel secondo atto) Zàaaaa!... (ride; poi si guarda ancora intorno) Certo, c'è passatauna bella ventata qui dentro! Guarda qui! 'Un c'è rimasto più nulla!

UBALDO: (entra; vede che c'è rimasto solo Giovanni)

GIOVANNI: Son tutti in giardino!

UBALDO: Ah!

GIOVANNI: E a te, ti son passati i bollori?

UBALDO: (lo guarda senza rispondere)

GIOVANNI: 'Un tu se' convinto, via!

UBALDO: No, Giovanni, 'un son convinto! Anche se prima... 'Nsomma, prima forse mi son fatto un po' prendere, ecco.

GIOVANNI: Così tu mi garbi!

UBALDO: Ma son sempre della solita idea, eh? 'Un ti fare illusioni!


53


GIOVANNI: Ma che devo fa' pe' convinciti che gliè un bravo ragazzo, eh? Guarda che ti

dico: io figlioli 'un n'ho, ma se l'avessi mi garberebbe che fossero come lui!

UBALDO: Ah, sì? Ti garberebbe ave' un figliolo delinguente? Uno che gliè stato 'n galera?

GIOVANNI: Ubaldo, Ubaldo, ma icché se ne sa noi! Icché se ne sa noi, di come vanno queste cose! Che la conosci, la storia di Piero, te? La conosci?

UBALDO: No.

GIOVANNI: Ecco, allora ti dirò che se tu la conoscessi, tu capiresti tante cose! Ma dimorte!

UBALDO: Comunque, 'un capirei come mai gliè diventato un ladro!

GIOVANNI: (pausa) Perché, o te che ha' fatto?

UBALDO: Io?

GIOVANNI: Te, sì! Cosa avresti fatto, se 'un ci fosse entrato lui ni' mezzo, che mi fece scopri' ogni cosa? Digià, guarda, 'un mi ci fa' pensa' perché sennò...

UBALDO: Ma 'un è mica la solita cosa!

GIOVANNI: Tu ha' ragione! Difatti la tua gliè peggio! Almeno, lui voleva ruba' pe' mangia'! Ma te? Te, che 'un ti mancava nulla, pe' icché rubavi?

UBALDO: Ma gliè un antro rubare, via!

GIOVANNI: Ma sentite che discorsi!

UBALDO: Sicuro! Vo' mette' quello che ho fatto io, o meglio, quello che provai a fa', perché poi 'un lo feci, e quello che faceva lui? Introdussi nelle case furtivamente, a quella maniera, via! E magari rapina', fruga' addosso alla gente...

GIOVANNI: Piero codeste cose 'un l'ha ma' fatte! E nonostante sia entrato quarche vorta nelle case, 'un ha ma' rubato nulla! E lo sa' perché? Perché lui ha una coscienza!

UBALDO: Anch'io ce l'ho una coscienza, e 'un mi permetterebbe mai neanche di pensa' d'entra' 'n una casa (marcato) pe' rubare!

GIOVANNI: I' bello gliè che ti pare d'ave' ragione!

UBALDO: No, caro! Io (marcato) ho ragione!

GIOVANNI: Eppure a vorte tu sembri quasi una persona 'ntelligente, Ubaldo. Ma quando tu dici di codeste cose...

UBALDO: O allora? Io son così! Son fatto così! O che mi faresti? Ammazzami!

GIOVANNI: Ecco, codesta gliè proprio la degna conclusione d'un discorso a bischero! Comunque, torniamo a noi. Che hai proprio 'ntenzione di ritiratti dall'affare?

UBALDO: (riflette; pausa) Forse... forse potrei aspetta' un po'...

GIOVANNI: Ubaldo, 'un ci siamo 'ntesi: sì o no?

UBALDO: Mah... (c.s.) No, via!

GIOVANNI: Bene! Bravo Ubaldo, così tu mi garbi! Oddio, vero, tanto gliera uguale...

UBALDO: Come, gliera uguale?

GIOVANNI: Uguale uguale no, ma la recessione dai' contratto che tu ha' firmato prevedeva i' pagamento d'una penale che te... 'nsomma...

UBALDO: Ah sì? Scommetto che gliè stato Piero a mette' codesta clausola, figlio d'un cane!


54


GIOVANNI: No caro, gliè stata la tu' sorella!

UBALDO: Figlia d'un cane anche lei!

GIOVANNI: Oh, ti ricordo che tu sta' parlando di' tu babbo!

UBALDO: Figlio d'un cane anche... cioè... 'nsomma...

GIOVANNI: E poi, abbi pazienza, o che 'un te lo ricordavi di questa clausola? 'Un l'avevi letto i' contratto? Che l'hai firmato così, senza neanche guarda'?

UBALDO: 'Un ti preoccupa', te.

GIOVANNI: Lo vedi come tu sei, a vorte! Tu fai un monte di confusione, e poi la causa di tutti i problemi tu se' sempre e solo te!

UBALDO: Oh, che hai 'ntenzione di veni' 'n casa mia a farmi le paternali?

GIOVANNI: No no! Anzi, guarda come si fa: vo di là, 'n giardino. M'aspettano! Ah, la giacchetta...

UBALDO: Che ti fa freddo?

GIOVANNI: No, ma sai: stamani sono stato 'n banca e ho preso venticinque milioni in fogli da cento. L'ho qui, toh! E sai, e bisogna che me li senta addosso!

UBALDO: Tante vorte ci mettesse le mani Piero!

GIOVANNI: No, e 'un c'è pericoli!

UBALDO: Oh, i quattrini fanno gola a tutti!

GIOVANNI: (con intenzione) Appunto! (via in giardino)

UBALDO: Tutti così, oh! Quando 'ncominciano a ave' più sòrdi di te, chissà chi gli par d'essere! (gli fa il verso) "Venticinque milioni in fogli da cento! L'ho qui, toh!" Ma cosa me ne frega a me!

ELVIRA: (entra) Ubaldo, o vieni di là anche te!

UBALDO: Ora, ora.

ELVIRA: O non essere scortese, via! C'è la tu' sorella ci vole parla' di' matrimonio, della cerimonia... Lo sai chi gli farà da testimone a Giovanni? Piero!

UBALDO: Ba'! Gliè proprio adatto! In galera c'è bell'e stato, sicché...

ELVIRA: Come?

UBALDO: Perché fra anda' a Sollicciano e sposa' la mi' sorella, 'nsomma, volevo dire...

ELVIRA: I' bello gliè che ti par d'esse' divertente con codeste battutine! Be' rispetto gliè codesto, sì!

UBALDO: Ha bell'e conquistato anche te, eh, i' sor Cavallotti! (gli fa il verso) "Chiamami Elvira"!

ELVIRA: Gli sto dando una possibilità, va bene?

UBALDO: Possibile che ci sia attro che io co' un po' di cervello, qui dentro?

PIERO: (entra, con un telefonino cellulare in mano; verso il giardino) Fo in un momento! (ai presenti)

Oh, scusate, eh...

ELVIRA: Fai, Piero, fai pure!

UBALDO: (c.s.) "Fai, Piero, fai pure"!


55


PIERO: (risponde) Sì?... Ciao!... Dimmi!... (cambia espressione) 'Un ho capito. Com'ha' detto?...

(arrabbiato) Chie?... Ma quando?.... E perché 'un vu m'avete avvertito?... Ma che vordi' se i'

telefonino gliera staccato, 'n codesti casi costì si manda uno e mi si cerca!... Ma come!... E quando son venuti?... (si siede, disperato) Oh Madonna...

GIOVANNI: (entra con la giacca al braccio; guarda Piero; a Ubaldo) Ma chi è?

UBALDO: Boh!

GIOVANNI: Chi è, Piero?

PIERO: Oh Madonna!... (continua la conversazione, sempre disperato)

UBALDO: Ora pronobis!

GIOVANNI: Piero, ma che è successo? Tu se' tutto pallido!

PIERO: (fa un gesto come per dire "Mamma mia!")

GIOVANNI: (mette la giacca sulla sedia; si preoccupa)

UBALDO: Che c'è, Giovanni?

GIOVANNI: O che lo so, io! 'Un l'avevo ma' visto 'n quelle condizioni!

UBALDO: (preoccupato anche lui) Ma che... Che sarà quarche cosa di male?

PIERO: E quando hanno detto che tornano?... O Madonna!...

UBALDO: E ridài! O Giovanni, ma che ha?

GIOVANNI: 'Un t'arrabbia', Ubaldo, e 'un lo so neanch'io!

PIERO: (chiude il telefonino senza salutare; lo rimette in tasca con gli occhi sbarrati)

GIOVANNI: Piero! Piero! Che hai?

ELVIRA: Ma che vuoi quarche cosa? Un cognacchino?

GIOVANNI: Sarà meglio!

ELVIRA: (chiama) Alfonso! Alfonsoo!

GIOVANNI: Piero, rispondi!

PIERO: (vuole parlare, ma non ci riesce)

ALFONSO: (entra) Che ha chiamato?

ELVIRA: Porta un cògnacche ai' signor Piero!

ALFONSO: (lo vede) O che ha fatto?

GIOVANNI: Mi garberebbe sapello anche a me!

ALFONSO: Vado subito! (via)

PIERO: (balbetta) La fi...

GIOVANNI: Eh?

PIERO: (c.s.) La fi...

UBALDO: Che vordi'?

GIOVANNI: Boh! "La fi"?

UBALDO: "La fi"... "La fi"... Se parla di donne, forse ho capito!


56


GIOVANNI: No, Ubaldo, e 'un parla di donne!

PIERO: (c.s.) La finà...

UBALDO: Come?

PIERO: (c.s.) La finà...

GIOVANNI: "La finà"?

UBALDO: Ha detto "La finà"?

ELVIRA: Sarà... Sarà la finale!

UBALDO: Già, la finale!

GIOVANNI: Che c'era, una partita alla televisione? Eh, Piero?

PIERO: (fa cenno di no col dito)

ALFONSO: (entra col bicchiere di cognac) Ecco, beva!

PIERO: (esegue, tutto d'un fiato)

(Giovanni, Ubaldo e Elvira parlano tra loro cercando di capire il significato delle sillabe pronunciate da Piero)

PIERO: (con voce strozzata) La Finanza!

UBALDO: Come?

PIERO: (c.s., riavendosi) La Finanza!

UBALDO: Ah, la Finanza! O 'un lo poteva di' subito! Eh, la Finanza! Ci voleva poco a capillo!

ELVIRA: E noi che 'un ci s'è pensato!

GIOVANNI: Davvero, fra tutt'è tre!

ELVIRA, GIOVANNI e UBALDO: (risovvenendosi, in coro) La Finanza?

PIERO: (annuendo) La Finanza, la Finanza.

GIOVANNI: Che ha fatto la Finanza?

PIERO: E'... E' venuta stamani all'ufficio!

GIOVANNI: E allora?

PIERO: E allora...

UBALDO: Che c'entra la Finanza? O che voi... Che noi... Insomma, che ce ne 'mporta a noi della Finanza?

PIERO: Ce ne 'mporta, ce ne 'mporta.

GIOVANNI: (con le mani tra i capelli) Mi sa che ce ne 'mporta pe' davvero!

UBALDO: Che vordi'? Eh? Oh! Spiegatevi!

GIOVANNI: Io 'un ho i' coraggio.

PIERO: (si è riavuto) No, Giovanni, no. Glielo spiego io. Anche perché gliè colpa mia.

UBALDO: Che gliè successo?


57


PIERO: Lei... 'Nsomma, lei lo sa come vanno queste cose, no? Quando siamo 'n affari, a

vorte... A vorte si cerca di fa' un po' furbi, pe' guadagna' quarche cosa 'n più...

UBALDO: (si mette a sedere, cominciando a capire)

PIERO: E finché va bene, va bene. Ma a vorte... A vorte ti pescano, e così...

UBALDO: E così?

PIERO: E così stamani gliè venuta la Finanza all'ufficio, ha controllato la contabilità e s'è accorta che... Che noi 'un s'era n'regola, ecco. Hanno messo i sigilli e hanno detto che tornano domani. E hanno 'ntenzione di stacci un be' pezzo! E quando vedranno che intrallazzo s'è fatto pe' la faccenda dell'"Avicola Toscana"...

UBALDO: Che... Che succederà?

PIERO: Eh!... Ci sta anche... Ci sta anche che ci arrestino tutti!

ELVIRA: Oh mamma!

UBALDO: Come tutti!

GIOVANNI: Eh, tutti, Ubaldo! O 'un c'eri anche te, dentro!

UBALDO: Io m'ammazzo! (fa per andare verso la finestra)

GIOVANNI e ELVIRA: (lo trattengono e lo rimettono a sedere)

ROSA: (entra, con una pila di piatti in mano) Quando volete, io apparecchio, eh!

UBALDO: Ma che vòi apparecchia', ma che vòi!

ROSA: O che è successo?

ALFONSO: Aspetta! (prende i piatti dalle mani di Rosa) Se ho capito bene, ci sta che vadano 'n galera tutti!

ROSA: (si mette le mani sulle gote) Maria Vergine!

ALFONSO: (guarda i piatti) E due!

UBALDO: In galera, in galera mi mettono! O Elvira, ma ha' capito? In galera! Bisogna telefona' all'avvocato!

GIOVANNI: Eh, davvero! Ora si va di là e gli si telefona subito!

UBALDO: Elvira... O Elvirina... E 'un voglio anda' 'n galera, io!

ELVIRA: E quello gliè i' meno!

UBALDO: Come gliè i' meno!

ELVIRA: Volevo dire... La nostra roba, che fine fa?

UBALDO: Oh mamma! Già, o gente! La nostra roba? La mi' macchina, la su' roba... S'ha sempre da paga'!

PIERO: Eh, vedrai... (fa cenno di no col capo)

UBALDO: Mi riammazzo! (si rialza e torna verso la finestra)

GIOVANNI e ELVIRA: (lo trattengono e lo mettono a sedere)

GIOVANNI: Sta' calmo! Sta' calmo, Ubaldo!

ELVIRA: Si troverà una soluzione... Gli si riporterà!

UBALDO: Ora che ci penso! Ma io ho messo anche l'ipoteca sulla casa!


58


PIERO: (allarga le braccia)

UBALDO: Mi ririammazzo! (c.s.)

GIOVANNI e ELVIRA: (c.s.)

ELVIRA: Ubaldino calmati, calmati pe' l'amor di Dio!

UBALDO: Siamo rovinati, Elvira! Siamo rovinati!

ELVIRA: Sì, ma sta' calmo!

ALFONSO: (a Rosa) Ho bell'e capito! Rosa, andiamo si va a prepara' l'affettato, vai!

ALFONSO e ROSA: (escono)

UBALDO: Ma io lo sapevo! Lo sapevo che a mette' tutto nelle mani d'un delinguente 'un si poteva anda' bene! Farabutto! Vigliacco! Assassino!

GIOVANNI: No, come assassino...

UBALDO: Sì, perché tanto m'ammazzo!

ELVIRA: O Ubaldo, smettila di fa' codesti discorsi, tu mi fa' paura!

UBALDO: M'ammazzo, ti dico, mi butto dalla finestra!

GIOVANNI: O chetati, brodo, e siamo ai' pianterreno!

UBALDO: Ah, già.

ANNA e MARTA: (entrano)

ANNA: Ma che è tutto questo baccano? Che succede?

UBALDO: Annina, Annina te lo dico io icché succede! Siamo rovinati! E i' tu' babbo va 'n galera! Ma mi vieni a trova' poi, 'n galera, vero? Tu vieni a trova' i' tu' babbo, vero?

ANNA: Ma che dici, babbo? O mamma, ma che succede?

(Marta, Anna e Elvira fanno capannello intorno a Ubaldo: Ubaldo spiega la situazione ad Anna, mentre Marta e Elvira cercano di calmarlo; Piero si avvicina a Giovanni che è in disparte e, a gesti, gli domanda il da farsi; Giovanni gli fa cenno che sta andando tutto a gonfie vele e gli fa cenno di uscire insieme a lui; i due si avvicinano furtivamente all'uscita e Giovanni picchia sulla spalla di Marta e, sempre a gesti, le fa capire che tocca a lei)

PIERO e GIOVANNI: (escono)

UBALDO: E la colpa, la colpa di tutto questo lo sai di chi è? Eh, Annina, lo sai di chi è la colpa di tutto questo? Gliè sua! (indica il punto dove era Piero) 'Ndov'è andato?

ELVIRA: Boh! O se era qui ora!

MARTA: Sarà andato a telefonare!

ELVIRA: Eh, ci sta! Madonna che tragedia, che tragedia!

MARTA: O Elvira, 'un mi ci fa pensa' digià guarda... O che mi piglia... (finge di sentirsi male)

ELVIRA: Marta... Pe' l'amor di Dio, Marta!

ANNA: Zia, che hai? (la sorregge) Portiamola fori, in giardino, mamma, facciamogli piglia' un po' d'aria!

UBALDO: E me, che mi lasciate qui solo?


59


nervosamente per la stanza)

ELVIRA: O chi vuoi che ti pigli! Lo vedi la tu' sorella si sente male!

UBALDO: Bene! Gliè i' diavolo che gli fa paga' tutto quello che m'ha fatto!

MARTA: (non vista dai presenti, fa le corna)

ELVIRA: Portiamola fori, vai, Annina!

UBALDO: Tanto gliè anche corpa sua, se sono 'n questa situazione!

ELVIRA, MARTA e ANNA: (escono)

UBALDO: Poero Ubaldo! Poero Ubaldo, in che condizioni tu sei! (si mette a passeggiare

Son rovinato! Son rovinato! Anche 'n galera mi tocca anda'! E dice la mi' moglie "Tanto quello gliè i' meno"! Eh! Sicuro! Tanto 'un ci va mica lei!

GIOVANNI: (appare alla finestra)

UBALDO: O Ubaldo, Ubaldo! Gliè tutta colpa di qui' sanguisuga!

PIERO: (appare anche lui alla finestra; sottovoce) Come m'ha chiamato?

GIOVANNI: (anche lui sottovoce) Sanguisuga!

PIERO: 'Nsomma, via! Credevo peggio!

UBALDO: Che poi... Tanto me lo 'mmagino! Loro 'un son mica stati bischeri come me! Loro 'un n'hanno messe ipoteche, 'un ave' paura!

GIOVANNI: (sottovoce) Diamine! O che siamo citrulli come te, noi!

UBALDO: (marcato) Che citrullo sono stato! Eh, e d'attra parte, o come avevo a fare! Con quell'attra tarpona di là... M'ha levato tutto, m'ha levato! Voleva che gli chiedessi scusa, capito! Ma scusa pe' icché? Io 'un ho da rende' conto a nessuno! E 'un sono un ladro, io!

PIERO: (sottovoce) Poco ci manca.

UBALDO: Pensa' che m'ero illuso! Tutta la roba che ho comprato! I vestiti, la macchina! O

chi la paga ora? Via via: m'ammazzo! (va verso la finestra)

GIOVANNI: (sottovoce) Eccoci!

GIOVANNI e PIERO: (si abbassano)

UBALDO: (si ferma e torna indietro) Ah già, siamo ai' pianterreno.

GIOVANNI e PIERO: (si rialzano)

GIOVANNI: (sospira; sottovoce) Meno male se n'è ricordato!

UBALDO: Qui ci vole una soluzione! Pensa, Ubaldo, pensa!

GIOVANNI: (sottovoce) Vedrai che ora abbocca.

UBALDO: Un'idea, ci vorrebbe, un lampo di genio! (guarda la giacchetta di Giovanni sulla sedia)

GIOVANNI: (sottovoce) Eccolo! Ci siamo, Piero!

UBALDO: Venticinque milioni 'n fogli da cento, aveva detto...

MARTA: (appare anche lei alla finestra; sottovoce) Che fa?

PIERO: (sottovoce) Becca!

GIOVANNI: (sottovoce) Che glie l'ha' detto?

MARTA: (c.s.) Sì, gliel'ho bell'e spiegato.


60


GIOVANNI: (c.s.) E loro?

MARTA: (c.s.) Son sempre là che ridono!

UBALDO: Tanto... Tanto pe' una vorta sola nella vita, 'un s'andrà mica all'inferno, no?

GIOVANNI e PIERO: (c.s. esultano)

GIOVANNI: (c.s.) Te lo dicevo ci cascava!

UBALDO: E poi... Poi 'un glieli piglio mica tutti!

GIOVANNI: (c.s.) Sarà, ma io 'un ci credo.

UBALDO: Ma no, via, gliè meglio piglialli tutti... (prende la giacca, la fruga, trova una busta gialla;dentro, oltre a dei fogli di giornale c'è solo un biglietto; lo apre e legge) "Sorridi, sei su Scherzi a

Parte!" O che vordi'?

ELVIRA e ANNA: (entrano)

ELVIRA: Che fai, Ubaldo?

UBALDO: (non sa cosa dire) Ehm... Pensavo... O che mi starà bene questa giacchetta a me?

GIOVANNI: Io dico di no!

UBALDO: Chi è?

GIOVANNI: Noi!

UBALDO: (si avvede della presenza di Giovanni, Piero e Marta) O quant'è che vu siete costì?

GIOVANNI: Abbastanza da vede' quello che tu ha' fatto!

UBALDO: Perché, o che... Che ho fatto?

GIOVANNI, PIERO e MARTA: (si tolgono dalla finestra)

ELVIRA: Vergognati, Ubaldo! Vergognati!

UBALDO: Ma 'un ho mica preso nulla, io!

ELVIRA: 'Un tu ha' preso nulla perché 'un c'era nulla da piglia'! Tu l'ha' fatta grossa, questa vorta! E Giovanni t'ha visto!

UBALDO: O come faceva a sapere...

GIOVANNI: (entra) Perché li conosco, i' mi' polli!

UBALDO: Quelli... Quelli dell'"Avicola Toscana"?

PIERO e MARTA: (entrano)

GIOVANNI: Tu ha' capito, Ubaldo!

UBALDO: (si siede)

MARTA: A questo punto, credo che sia ora che tu sappia che ti s'è preso 'n giro!

UBALDO: Come?

MARTA: Sì, caro. Stamani, all'ufficio e 'un c'è andato proprio nessuno. E anche se ci andassero, troverebbero che gliè proprio tutto 'n regola!

UBALDO: Allora... 'Un'è vero nulla?


61


GIOVANNI: No, Ubaldo, 'un è vero proprio nulla! E 'un era vero nulla neanche de' venticinque milioni! Ora, o che secondo te io vo a giro pe' i' mondo con tutti que' sòrdi in tasca?

UBALDO: Ba', a me mi pareva un po' strano!

GIOVANNI: Però, come tu ci se' andato nella mi' giacchetta a cercalli! Gliè bastato appasta' un pochino, prepara' l'esca co' l'amo e te... zà! Tu ha' abboccato subito!

MARTA: Che pesce bischero tu saresti!

UBALDO: Ma Piero, prima...

GIOVANNI: Gliè stato proprio bravo, Piero! S'era fatto anche le prove!

UBALDO: Ma che idee sarebbero codeste, eh? Se m'era preso un infarto! (a Elvira) E anche te...

ELVIRA: No, io e Anna 'un si sapeva nulla!

MARTA: Gliè stata un'idea mia! E gliè riuscita 'n pieno!

UBALDO: O bravi! Bravi! Che vi siete divertiti?

GIOVANNI: (serio) Eh no, caro! I' divertimento deve sempre 'ncomincia'. (pausa; marcato) Ladro! Ora, secondo te, io icché ti dovre' fa'?

UBALDO: (china il capo)

GIOVANNI: Questo gliè furto, Ubaldo. Tu lo sai. Tu ha' cercato di' rubammi venticinque milioni. Ora ti si pole proprio defini' un ladro in piena regola! Eh, Ubaldo? E la tu' coscienza? 'Un t'ha detto nulla la tu' coscienza? O forse la tu' coscienza aveva attro da pensa'?

UBALDO: (resta silenzioso; pausa)

GIOVANNI: T'ho fatto una domanda.

UBALDO: (pausa) Tu ha' ragione.

TUTTI meno UBALDO: Eh?

UBALDO: Che siete sordi? Ho detto che ha ragione.

MARTA: Cioè?

UBALDO: Cioè che 'n certi momenti... Ecco, uno 'un sa più quello che fa, 'nsomma! Io ero...

Ero 'mpaurito dall'idea di' carcere, di come avre' lasciato la mi' famiglia, di tutte le spese che s'era sostenuto... E io, con tutti i mi' discorsi... 'un ci ho pensato du' vorte, ecco. Ho sbagliato, lo so, ma ... (annuisce) lo riconosco, in certi momenti uno può anche perdere la testa, ecco. Se 'un ci si ritrova, 'n certe condizioni, 'un si pole mica ragiona'!

GIOVANNI: (prende Piero sottobraccio e lo porta vicino a Ubaldo) Giusto!

UBALDO: (guarda Piero; si alza; vorrebbe dire qualche cosa, poi gli tende la mano)

PIERO: (gliela stringe, poi si abbracciano; pausa)

MARTA: (riprende il fazzoletto) O che lavoro è, si fa attro che piangere, stasera!

UBALDO: (a Giovanni, stringendogli la mano) E scusa anche te, Giovanni. Questa vorta i' pollo sono stato io. (guarda i presenti; pausa) V'ho deluso, eh? (pausa) Lo so. Che vi devo di', e ho sbagliato! Perdonatemi! Di più... Di più 'un posso fa'.


62


MARTA: A me mi basta, Ubaldo. Ma mi c'è voluto du' anni pe' sentittelo di'! E se 'un s'era adoprato questo sotterfugio, io dico...

UBALDO: Vu avete fatto bene. Me lo son proprio meritato.

GIOVANNI: L'importante gliè che tu sia convinto di quello che tu dici.

ELVIRA: E che tu ti dia una carmata, da qui in avanti!

MARTA: Ma mi pare che siamo sulla strada bona. Perché io e lo conosco, i' mi' fratello. 'Un è mica cattivo, solo... Gliè un po' bischero, ecco!

UBALDO: Grazie.

PIERO: (si avvicina a Anna e si mettono a chiacchierare insieme)

MARTA: Comunque, questo tu' atteggiamento merita fiducia. Domani piglio l'appuntamento dai' notaio e si rimette le cose come stavano du' anni fa!

UBALDO: Davvero?

MARTA: E gliè di core bono la tu' sorella, ma che credi!

ELVIRA: Anche troppo bono!

MARTA: Specialmente da quando (si avvicina a Giovanni) ho conosciuto l'amore... (a Ubaldo) Ma 'un riprova' a fa' i' furbo, eh?

UBALDO: No no! Guarda, lo giuro...

GIOVANNI: Su nonno Gedeone!

UBALDO: Lo giuro e basta! Da qui in avanti si cambia musica! E 'un me ne fate fa' più di bischerate!

ELVIRA: Codesto sarà un problema!

UBALDO: Voglio rimette' i' conto 'n pari, eh? Da qui in avanti, solo bone azioni, e basta!

GIOVANNI: Ma 'ntendi bone azioni come quelle dell'"Avicola Toscana" o bone azioni...

UBALDO: (interrompe) No, voglio dire bone azioni, ni' senso di cose fatte bene!

GIOVANNI: Tu potresti comincia' anche subito. (indica a Ubaldo Anna e Piero)

ANNA e PIERO: (non si accorgono di nulla e continuano a chiacchierare insieme)

UBALDO: (li guarda) Tu ha' ragione! O 'ndove lo potre' trova' un genero meglio di quello? (aElvira) Signora mamma, che è d'accordo, lei?

ELVIRA: (li guarda anche lei) O se son proprio una bella coppiettina!

UBALDO: Lo vedi? Lo vedi? E te dura! Ma io te lo dicevo: i' socio di Giovanni gliè l'omo adatto pe' l'Anna! 'Un potrebbe trova' di meglio! E te dura!

ELVIRA: Ubaldo chetati!

GIOVANNI: Eh, ora siamo proprio a posto, sì!

UBALDO: Perché?

GIOVANNI: Perché, capito, galline, polli, galletti, capponi se n'ha quanti se ne vole, (indicaAnna e Piero) ma piccioni ancora 'un se n'aveva mica punti!

TUTTI meno ANNA e PIERO: (ridono)

ALFONSO: (entra; fra sé) Questa gliè una casa di ciucchi, o 'un lo dico sempre io!


63


GIOVANNI: (ad Alfonso) Dicevi?

ALFONSO: No, dicevo: ma che avranno da ridere tutti, se hanno da anda' 'n galera!

GIOVANNI: (ride) No, Alfonso, no! E ti si spiegherà! 'Un va nessuno 'n galera, gliè stato tutt'uno scherzo!

ALFONSO: Uno scherzo? Alla faccia dello scherzo!

ELVIRA: Uno scherzo a fin di bene, però! E ora che gliè finito tutto, se vu cominciassi a apparecchia', da qui avanti...

ALFONSO: Ho capito. (a Rosa, fuori scena) Rosa! Vieni a apparecchiare e metti via l'affettato!

ROSA: (d.d.) Perché?

ALFONSO: (c.s.) E 'un va nessuno 'n galera! E gliera uno scherzo!

ROSA: (d.d.) Maria Vergine! (rumore di piatti rotti)

ALFONSO: (allarga le braccia) O gente, l'ho salvati pe' tutta la sera, que' piatti, ma questa

vorta...

FI NE de l l a         COMMEDI A


64