Il pornosabato dello Splendor

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IL RACCONTO DELL’ UOMO COL CAPPELLO

     IL RACCONTO DELL’ UOMO COL CAPPELLO

  IL PORNOSABATO DELLO SPLENDOR

                And he'll die without a wimper

                like every heroes dream.

                Just an angel with a bullet

                and Cagney on the screen.

                E morirà senza un gemito

                come sognano gli eroi.

                Un angelo con una pallottola

                e Cagney sullo schermo.

                (Tom Waits)

            Io sono di Sompazzo, un paese piccolo che una volta

            era ancora più piccolo. Ero giovane e i tempi erano diversi.

            Allora nel nostro paese il massimo del  peccaminoso erano   

            i calendari da barbiere e quelli da meccanico. Alcuni erano

            celebri, come il calendario delle gomme Fazioli, in cui miss

            Gennaio aveva un bikini di catene da neve e miss Luglio si

            abbronzava spalmandosi 1'olio dei freni. Noi ragazzi andava-

            mo a turno nell'officina per guardarlo, e c'era un raccogli-

            mento da Louvre. Una volta che un rappresentante porto da

            Roma la famosa foto di Marylin nuda sul velluto, ci fu nella

            zona la perdita di seicento ore lavorative, e bisogno dividerla

            in quattro per soddisfare le richieste.

            Andò avanti cosi fino a quando non si aprì a Sompazzo il

            primo locale veramente moderno e spregiudicato, il cinema

            Splendor.

            Quel Sabato famoso…. il pornosabato che cambio la

            storia del nostro paese. Alle due del pomeriggio già una cin-

            quantina di uomini si aggiravano nei paraggi del cinema

            dove si sarebbe proiettato Giochi proibiti di ragazze per bene.

            Alcuni portavano sciarpe fino sul naso nonostante fosse

            maggio inoltrato. La meta fu catturata e riportata a casa dalle

            consorti. Ad altri nove manco il coraggio e una volta arrivati

            davanti alla cassa cambiarono idea e dissero: – Ha mica visto

            Enea, che avevo appuntamento con lui qui davanti? – e fug-

            girono, Di modo ché quando Enea Baruzzi per primo entro

            nel cinema, gli chiesero se non si vergognava a fare aspettare

            tutti quegli amici. Dopo che Enea ebbe rotto il ghiaccio, en-

            tro un manipolo di arditi: io, Bigattone, Ettore, Dante, 1'i-

            draulico Talpa, il geometra Portogalli, i fratelli Miti, Spiedi-

            no, nonno Celso e per ultima la giornalaia Iris con il figlio

            Cesarino, perché era convinta che dessero ancora Bambi e

            nessuno ebbe il coraggio di dirle la verità.

            Calò il buio nella sala e fin dalla prima scena, il famoso

            duetto tra l'idraulico e la cameriera, fioccarono i commenti.

            L'idraulico Talpa obbietto che il suo collega del film aveva

            una chiave inglese sbagliata, ma fu zittito. Tutti si alzarono

            in piedi e iniziarono a esprimere il loro apprezzamento

            con ansiti e sibili potentissimi. Enea si lamento che 1'inter-

            prete maschile copriva continuamente l'interprete femminile

            e urlava "Via di li, facci vedere!" Nonno Celso che aveva vi-

            sto 1'ultima coscia nel 1936 e non si ricordava neanche più se

            era di tacchino, rimase a bocca aperta con le mani in tasca

            per quel giorno e per i sedici anni successivi. Dante il rappre-

            sentante faceva il vissuto e diceva che roba cosi a Roma si ve-

            deva tutte le sere per strada. La più in difficoltà era naturalmente

            Iris, alla quale Cesarino chiedeva in continuazione se

            era proprio Bambi.

            – Come no – rispondeva la mamma– Adesso arriva.

            Lo choc fu cosi forte che Cesarino, ancora oggi che ha

            quarant'anni, ogni volta che va a letto con la moglie lascia la

            porta aperta perché, dice, magari arriva Bambi.

            Finì il primo tempo, segnalato da un fittissimo lancio di

            birre dalla finestra del bar. Quando comincio il secondo

            tempo da dentro al cinema salirono urla disumane e applau-

            si. Si raduno un po' di gente in strada e Ritona la barista

            commento che, dal casino che stava succedendo, doveva es-

            sere proprio un gran film. E poco dopo, lei e le altre quattro

            amiche entrarono dentro. Dopo un minuto dalla finestra del

            cinema fecero segno agli altri di venire subito perché era

            roba dell'altro mondo. Ed entrarono i vecchi e anche le vec-

            chie e i bambini, tanto che il notaio e la sarta democristiana

            andarono a chiamare il prete.

            – Don Calimero – gridarono – Sodoma e Gomorra! Tut-

            to il paese e a vedere il film porcografico. Sono entrati anche

            le donne e i minori!

            Don CaIimero si precipito davanti allo Splendor e con or-

            rore senti provenire dall'interno una canea di fischi, urla ed e-

            sclamazioni di incitamento "Vai vai, vai cosi che ce la fai".

            Tornò di corsa in chiesa, prese il turibolo più grosso che

            aveva e si appresto a sgomberare la sala con i lacrimogeni.

            Apparve sulla porta del cinema roteando il sacro attrezzo

            e gridando:

            – Porci, mi meraviglio di voi! Tutti fuori di qui! Non per-

            mettero nella mia parrocchia questa ignobile esibizione di

            glutei e cosce e...

            Di colpo Don Calimero ammutolì, guardando lo scher-

            mo. Da verde divenne bianco poi rosso congestionato. Un'e-

            spressione di rapimento gli si dipinse sul volto. Poi con tutto

            il fiato che aveva in gola urlo:

            – Forza Coppiiiiiiiii!

            Era successo che, per sbaglio, 1'operatore aveva proietta-

            to, al posto del secondo tempo, il cinegiornale con la vittoria

            di Coppi al giro d'Italia. Ce lo facemmo proiettare tre volte,

            e sei volte 1'arrivo allo Stelvio.

            Il giorno dopo il commento fu:

            "Coppi e bestiale. Pensa, nel primo tempo scopa per

            un'ora di fila, poi salta in bicicletta e vince."