Il pretendente

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IL PRETENDENTE

Un atto

Di TRISTAN BERNARD

PERSONAGGI

LA CAMERIERA

LA SIGNORA

RACOSSE

AUGUSTINAPOMIN

DURAND

Un salotto elegantemente ammobiliato. Alle pareti quadri di gran valore. Una cameriera sta terminando di spolverare. Entra la signora Ra­cosse, un po' troppo grassa e un po' troppo ma­tura, vestita troppo giovanilmente d'un abito troppo corto e troppo luccicante.

La signora Racosse       - (alla cameriera) Dove è il signore?

La Cameriera                - Nel suo ufficio, signora!

(La signora esce dalla, porta di destra. Il si­gnor Racosse entra poco dopo da quella di sini­stra. E' piccolo, magro, malinconico).

Racosse                         - Dov'è la signora?

La Cameriera                - E' andata a cercare di lei. Credevo che il signore fosse nel suo ufficio.

Racosse                         - Ero nel giardino d'inverno. Le piante appassiscono, sono malate... non le cu­rano! Non è arrivato nulla per me?

La Cameriera                - Sì, signore, questa... me l'ha data la portinaia.(Gli dà una busta).

Racosse                         - Ancora una tassa di contribuzione diretta! Mi faranno morire!(Esce da destra).

La signora                     - (rientrando da sinistra) Il si­gnore non è nel suo ufficio.

La Cameriera                - E' nella serra, signora.

La signora                     - Vengo ora dalla serra, non c'è.

La Cameriera                - E' nel suo ufficio, signora.

La signora                     - Siete insopportabile! Non sa­pete quello che dite!Cosa state a gironzolare qui in salotto? Andate dalla signorina! Deve aver bisogno di voi e ditele da parte mia che s'af­fretti.

(La cameriera esce. La signora si dirige alla porta di destra e quasi si urta nel marito che entra).

Racosse                         - Oh là! Dov'eri?

La signora                     - E tu?

Racosse                         - Ancora una tassa di contribuzione diretta. Mi faranno morire!

La signora                     - Oh, come sei noioso! E' una ossessione la stor/a delle due lasse! Pensa piut­tosto alla visita che attendiamo... Il matrimonio di tua figlia, spero, t'interessi più delle tue imposte.

Racosse                         - (tetro) Se continuano, ben presto non potrò più far sposare mia figlia. Non avrò più un soldo da darle.

La signora                     - Come puoi dire simili scioc­chezze? Fortunatamente tu stesso sai che non è vero!

Racosse                         - Il pensiero che questa gente ci ro­de attorno continuamente, come se si fosse mal­fattori... l'idea che suppongano si raccontino loro delle bugie...

La signora                     - Che ti può importare questo? Non hai la tua coscienza, tu?

Racosse                         - (con un po' d'esitazione) Eviden­temente!

La signora                     -  Hai sentito suonare?

Racosse                         - Non ho sentito, ma può darsi che abbiano suonato.

La Cameriera                - (entrando) C'è la signora sorella del signore.

La signora                     - Ebbene, fatela entrare, non fatela attendere.(La cameriera esce) Hai detto a tua sorella che sarebbe venuto qualcuno per la piccola ?

Racosse                         - No, non le ho detto nulla.

La signora                     - Non s'offenderà di non esser stata avvertita?

Racosse                         - Ma no, non ne abbiamo avuto il tempo... e poi, se un signore si presenta, non significa che il matrimonio si combini... (Entra Augustina. Sembra preoccupata).

Augustina                     - Buon giorno, Andrea! Buon giorno, Giulietta!... (A Racosse) Vengo da te per mostrarti ciò che ho ricevuto.

Racosse                         - L'avviso di una tassa? Anch'io! Non sei la sola!

Augustina                     - Ne sono impressionata. Questa gente ehe ci tormenta e che ha sempre l'aria di credere che noi li defraudiamo.

Racosse                         - Ma non hai la tua coscienza tu?

Augustina                     - (dopo un po' d'esitazione) Evi­dentemente!

Racosse                         - (concludendo) E allora?

Augustina                     - Tu non puoi immaginare i mez-zi che utilizzano per le loro investigazioni. Mi hanno raccontato una cosa spaventosa...

Racosse                         - Se vuoi credere a tutto ciò che raccontano!

Augustina                     - Chi mi ha raccontato questo, è una persona molto seria; ti prego di crederlo! Sembra che ci siano agenti segreti che s'introdu­cono nelle case, sotto tutti i pretesti. In una casa una cuoca era la spia. Presso un grande indu­striale era invece lo chauffeur... e anche la bon. ne inglese era una spia.

La signora                     - Io non credo a queste storie!

Racosse                         - Tu t'ostini a non credere mai a nulla fino al giorno in cui mi vedrai trascinato dinanzi ad un tribunale...

La signora                     - Ma non hai la tua coscienza, tu?

Racosse                         - Sì, ma non sempre basta!

Augustina                     - E ancora non ti ho detto tutto!

La signora                     - E che cosa c'è ancora?

Augustina                     - Sembra che ci siano agenti delle imposte che s'introducono nelle case ove c'è una figliuola da sposare, col pretesto di chiedere la sua mano...

Racosse                         - (terrorizzato, a sua moglie) Hai sentito ?

La signora                     - (impressionata suo malgrado) Ho sentito!

Augustina                     - Il pretendente interroga natu­ralmente il padre sulla sua fortuna. Evidente­mente questi presenta la situazione meglio che può, poi riceve un avviso dall'ufficio controlli che lo tassa conseguentemente...

(Silenzio. I coniugi Racosse si guardano).

Racosse                         - (ad Augustina) Bisogna dirti, a questo proposito, che proprio oggi noi attendia­mo qualcuno per la piccola...

Augustina                     - Qualcuno che conoscete?!

Racosse                         - (ad Agustina) Ebbene, no! L'al­tro giorno pranzavamo in una casa d'amici, ove ci presentarono un signore, al quale dissi poi di avere una figliuola da sposare, ed egli mi parlò d'un suo amico, un giovane industriale molto ricco...

Augustina                     - E’ così. Il signore in questione è certamente un agente delle imposte e il signo. re che attendete altrettanto... senza dubbio!(En­tra Renata elegantissima).

Renata                           - Buon giorno, zia mia!

Racosse                         - (precipitosamente) Vai a cam­biarti quell'abito!

Renata                           - Come, papà?

Racosse                         - E' una pazzia presentarti con un abito simile! E' una toilette da giovane miliar­daria! Bisogna dare l'impressione della sempli­cità!(Alla moglie) E anche tu sei ridicola con tutto quell'oro e quell'argento!

Renata                           - Ma se quel signore viene prima che io sia pronta... e ce ne vorrà del tempo per cambiarmi!...

Racosse                         - Va bene, allora gli diremo che sono abiti che avete vinti nel concorso delle pa­role incrociate.

Renata                           - Ma papà, io non ti capisco!

Racosse                         - In due parole capirai tutto! Il signore del quale t'abbiamo parlato, che do­vrebbe chiedere la tua mano, noi abbiamo tutto il diritto di credere...

Renata                           - Credere che?

Racosse                         - Che sia un agente del fisco... E' spaventoso... quando vedrà tutti i quadri che sono appesi.

Augustina                     - Un'automobile s'è fermata da­vanti alla vostra casa.

Racosse                         - (agitato) E' lui! E non abbiamo avuto il tempo di intenderci sul come trattarlo... ma infine...

La signora                     - Non siamo stupide! Sappiamo bene ciò che dovremo dire. (Picchiano) Chi è?

La cameriera                 - (entrando) Ci sono due si­gnori che desiderano parlare al signore e alla signora. Non li ho lasciati in anticamera, ma li ho fatti passare in salotto.

Racosse                         - (fra i denti) Vedranno i Renoir e i Cézanne.(Alla cameriera) Va bene, quando suonerò li farete entrare qui. Andate!(La came­riera esce. A sua moglie) Perchè hai fatto met­tere alla cameriera quel bel grembiulino di mer­letto? E' troppo ben vestita!

Augustina                     - Tutto ciò vi procurerà delle noie!

La signora                     - Ma no, si possono sempre tro­vare delle ragioni...

Racosse                         - E quali? quali?

Renata                           - E io cosa dovrò dire?

Racosse                         - Dirai che hai sempre vestito sem­plicemente, e soprattutto non parlare della no­stra automobile!

Augustina                     - Come se non sapessero ogni cosa!

Racosse                         - E cosa racconteremo allora?

La signora                     - Mi sembra ad ogni modo che non si possa farli attendere più oltre!Suoniamo.

Racosse                         - (suonando) Cosa potrei inventa­re? (La cameriera introduce due giovanotti).

Pomin                            - Mi presento da solo; signora, signo­re, signorina:... Giorgio Pomin, fabbricante di caucciù. Il mio amico poeta Durand, del quale voi avrete certamente letto i versi.

La signora                     - Certamente! Certamente!

Pomin                            - Gherardo Durand è figlio di Du­rand, il fabbricante di caldaie a vapore.

Racosse                         - Oh, lo conosco, lo conosco!

Pomin                            - E io potrei, signore, avere un breve colloquio con voi?

Racosse                         - Certamente. Davanti alle signore?

Pomin                            - Preferirei con voi solo, se non vi spiace! In questo tempo le signore potrebbero far visitare al mio amico il vostro giardino d'in­verno del quale mi hanno tanto parlato!

Augustina                     - (piano a Racossè) Stai attento!

Durand                          - i E la signorina permette che io la accompagni ?

Renata                           - Con piacere, signore.

La signora                     - Andiamo dunque.(Le tre signo­re e Durand escono).

Racosse                         - (a Pomin) Vi dirò subito che que­sta casa che abitiamo è della nostra famiglia sin dal 1840! Mio nonno l'ha acquistata per una sciocchezza. Allora vi era un giardino che noi abbiamo coperto facendone un giardino da inverno.

Pomin                            - Vi sarà costato ben caro questo ca­priccio!

Racosse                         - M'è costato, e da quella somma spesa non ricavo nulla!

Pomin                            - Avete dei quadri meravigliosi nei vostri salotti!

Racosse                         - (confidenzialmente) Vi dirò il no. me del piccolo pittore che mi ha dipinto questi quadri. Egli ha veramente ereditato la maniera dei grandi maestri...

Pomin                            - Ho visto anche la vostra bella auto­mobile! Una magnifica vettura!

Racosse                         - L'abbiamo vinta alla lotteria del ballo dei « lettini bianchi ». Ma non usciamo mai per economizzare la benzina.(Bussano) A-vanti!

La cameriera                 - Hanno suonato al telefono, ma ho detto che il signore non c'era.

Racosse                         - Va bene, va bene!(La cameriera esce) Voi trovate che la cameriera è elegante? Ma non siamo noi che la vestiamo così. E' la re­ginetta delle cameriere del quartiere e alla festa d'incoronazione le hanno regalato quel grazioso abito!

Pomìn                            - Signore, voi sapete perchè vi ho chiesto questo colloquio?

Racosse                         - Sì, signore; ma io sono un povero borghese, onestissimo uomo. Può darsi che vi abbiano raccontato delle storielle inesatte e trop­po favorevoli riguardo alla mia posizione finan­ziaria. So che non si tratta di un matrimonio di amore poiché voi non conoscete mia figlia. Vi devo dunque onestamente avvertire che la mia attuale situazione economica non mi permette di dare a mia figlia la minima dote.

Pomin                            - Ma voi avete quattro automobili...

Racosse                         - Ipoteche, ipoteche, signore! Ipo­teche fin sopra il tetto!

Pomin                            - Ebbene, signore, vi ringrazio di avermi parlato con tale franchezza, e anch'io vi esporrò con sincerità la mia situazione. Come voi stesso avete detto non si tratterebbe d'un matri­monio d'amore. Sono costretto, dato lo svilup­po che voglio dare alla mia industria, di unirmi ad una donna la cui fortuna mi permetta di rad­doppiare la mia. Credo quindi sia meglio che io mi ritiri.

Racosse                         - E non volete attendere il vostro amico?

Pomin                            - Sì, o meglio no... Gli direte che sono sceso a raggiungere mio padre che m'attende in auto all'angolo della strada per sapere l'esito di questo colloquio. Voglio avvertirlo subito che può tornare a casa.

Racosse                         - Va benissimo, signore.

Pomin                            - Antivederla, signore.

Racosse                         - Vi accompagno...

Pomin                            - Inutile, signore, inutile. Vado solo.(Esce).

Racosse                         - (solo) L'ho giuocato!(Entra Du­rand).

Durano                          - (esaltato) Signore, la mia domanda vi sorprenderà, ma senza preamboli vi chiedo: vi siete accordato con Pomin?

Racosse                         - No, signore. Se ne è andato ora. Appena ha saputo la mia posizione finanziaria...

Durand                          - Era quanto io pensavo! Conosco i suoi sentimenti e sapevo che esponendogli la verità avrebbe lasciato questa casa. Ma io, signo. re, sono tutt'altro uomo! Conversando con vo­stra figlia e le signore, m'è parso indubbio che il mio destino sia nella vostra famiglia. Io ho sempre sognato di sposare una povera fanciulla, graziosa, educata, la quale, grazie alla mia per­sonale fortuna possa condurre una vita elegante. Detesto i matrimoni di interesse. Mi piacciono le romantiche unioni di due cuori! Volete ac­cordarmi la mano di vostra figlia? Io sono già d'accordo con lei!(Si volge verso la porta. Re­nata Racosse entra e con un gesto semplice, pone la sua mano in quella di Durand. A questo punto entrano la signora Racosse ed Augustina).

La signora                     - Noi siamo al corrente e io ap­provo i progetti di mia figlia!

Racosse                         - E io stesso sono ben felice, data la situazione di questo signore e l'alta rispetta­bilità della casa Durand, caldaie a vapore.(Sotto voce ad Angustino) Ma cosa dirà questo poeta quando saprà che siamo ricchi?

Augustina                     - (piano) Se ne farà una ragione!

FINE